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STORIE Ciclofficina migranti Anno 4 - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2014 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI INCHIESTA INTERVISTA Il libraio ciclista LA RIVISTA DELLA FIAB AMBIENTE | MOVIMENTO | CULTURA t HI-TECH Nuove trasmissioni t t Stile bici Dalla Fiat al Biciplan TORINO t Benvenuta Bicitalia DOSSIER t

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STORIECiclofficinamigranti

Anno 4 - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2014Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003

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bicicletta

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La bicicletta sta cambiando le città e il nostro stile di vita? Una domanda a cui, da qualche tempo, stanno cercando di rispondere sociologi, psicologi, tuttologi e sondaggisti. Ma c’è un mondo, apparentemente estraneo a quello dei ciclisti urbani, che ha già dato una risposta affermativa: quello della moda che da sempre è un termometro particolare ma attendibile per misurare tendenze e fenomeni in atto nella società. Quando grandi e popolari marchi, insieme a piccole griffe del lusso, dedicano agli accessori e all’abbigliamento del ciclista una parte delle loro collezioni, significa che la bicicletta è diventata parte integrante della vita cittadina e della sua cultura collettiva. E noi di BC, che alla bici vogliamo guardare nelle sue cento diverse - e qualche volta perfino contrastanti sfumature - proprio allo stile di chi pedala abbiamo dedicato l’inchiesta di questo numero, convinti come siamo che per parlare di cultura della bicicletta sia anche necessario tenere sotto controllo come essa cambi il nostro modo di presentarci, di raccontarci, di riempire di colore le città.Colore che viene anche da quella Massa Marmocchi che, una volta al mese - scortata da mamme, papà, fratelli maggiori e volontari - a Milano, Roma, Napoli, Bologna, solo per citare alcune città, ha cominciato a mobilitarsi per affermare il diritto anche dei più piccoli di arrivare a scuola in bicicletta, sicuri e tra tanti compagni. Manifestazioni che hanno subito solleticato la curiosità di giornali e tv, portando alla ribalta nazionale una pratica di realtà più fortunate - come Reggio Emilia - dove da una decina d’anni la Fiab è a fianco delle amministrazioni comunali nell’organizzare i Bicibus che, con scorta di vigili e volontari, ‘trasportano’ ragazzini e ragazzine, casco e pettorina ad alta visibilità, verso le campanelle di inizio lezione. Beato il mondo che non ha bisogno di eroi, scriveva Bertolt Brecht. Fortunato il mondo, potremmo parafrasare, dove andare in bici a scuola non farà più notizia.

Un mondo a coloriDIRETTORE RESPONSABILECOORDINAMENTO REDAZIONALE

MARKETING E PUBBLICITÀ

ASSISTENZA CLIENTI

PROPRIETÀ

EDITORE

HANNO PEDALATO CON NOI

Simona Ballatore. Giornalista pendolare, parte tutti i giorni dal suo paesello in provincia di Como a caccia di storie, zaino e reflex in spalla, sempre di corsa, spesso in bici, convivendo con problemini di equilibrio. A volte brontola, ma pedala.

Francesco Baroncini. Studi classici, panni ampiamente sciac-quati in Arno. Una colonna portante - anche per il fisico non pro-prio da scalatore - di BC. I pochi errori di grammatica, le virgole al posto giusto, le consecutio rispettate sono anche merito suo.

Walter Bernardi. Docente universitario per professione, filoso-fo e cicloturista per passione, pedala con disinvoltura tra i pen-sieri di Platone come sui tornanti del Mortirolo, cercando sem-pre di mettere in mezzo alle ruote della vita un po’ di filosofia.

Paola Di Marcantonio. Giornalista, 32 anni, osservatrice, con-vinta sostenitrice del multitasking, da un lustro è web editor per Marie Claire. Si ricorda di tutte le bici che le hanno rubato (perché ovviamente erano tutte bellissime). Alessandro Di Stefano. Studente di Scienze Politiche entrato in punta di piedi in redazione. La sua passione per la bici nasce quando inizia a desiderarne una sul Cammino di Santiago. Cicli-sta urbano perché gliel’hanno detto.

Alice Dutto. Conserva nel sottoscala la sua prima bici, una Gra-ziella bianca della nonna. Trent’anni giusti, vive a Milano da dieci, ma è ligure di sangue. Giornalista per caso, ambientalista per vocazione si occupa di ecologia e mobilità sostenibile.

Paola Formica. Illustratrice. A cinque anni il debutto con una mucca di pongo. Da allora disegna, colora, crea e sperimenta per grandi e bambini. Insegna alla scuola del Fumetto di Milano, su BC dà colore a quello che le foto non possono raccontare.

Marta Marini. 22 anni, milanese. Studentessa di filosofia part-time, nonché fotografa quando si ricorda di scendere dal mondo platonico delle idee. I suoi obiettivi? Un 55-200mm, e diventare insegnante. Sua la copertina di questo mese.

Matteo Scarabelli. Milanese di nascita, ciclista di adozione, ha viaggiato in bici a Berlino, San Pietroburgo, Damasco. In sella, pensa di aver scritto e fotografato le cose migliori della sua vita. Per questo vorrebbe riuscire a pedalare anche nella sua città.

Federico Vozza. Nasce, cresce, vive e adora la sua Torino. Tortu-ra il velocipede viaggiando continuamente con le ruote sgonfie. Quando non è in sella cammina veloce come una bicicletta. L’in-quinamento atmosferico è il suo peggior nemico.

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Anno 4 - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2014Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI

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Giancarlo Marini ○ [email protected] Michele Bernelli ○ [email protected] Savian ○ [email protected] Bernamonti ○ [email protected] Ravano ○ [email protected]

Fiab onlusvia Borsieri 420159 Milano

Vistosistampi srl Via Leopardi 14 , 20123 [email protected]

Bimestrale Anno 4 N.1 Gennaio-Febbraio 2014 Aut. Trib. Milano n. 80 del 10/2/2011 - Iscrizione R.O.C. N° 21009 del 18 aprile 2011Redazione: Vistosistampi, via Algardi 13, 20148 Milano - www.rivistabc.comGrafica: Loredana Cattabriga e Davide Lopopolo per Stampa: Reggiani spa, 21020 Brezzo di Bedero (Va)Abbonamento annuo non soci Fiab 24 euro - [email protected]: Marta Marini (cover); Jeremy Hughes (12 sin., 13 destra, 16-17); Joyce Preira Giacoman-tonio (17 basso); Maurizio Zocca (18, 20-21 alto); Simona Ballatore (26-27); Livio Senigalliesi (28-29); Provincia Siena (38); Provincia Ferrara (41, box BI2); Tortoioli/Regione Umbria (BI 8, alto); Emanuele Venezia (BI 10 box); Simonetta Bettio (BI 14 alto); Irene Zamboni (BI 17 box); Gionata Galloni (62-63), Paola Formica (disegno 70-71). Grazie a Claudio Pedroni per le altre immagini delle schede-dossier.

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Soggetti da copertinaUn grazie a Camilla Busatti che si è prestata come modella della

domenica, e a Recicli (www.recicli.com), BC point milanese che ha messo a disposizione una delle fisse della casa.

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BC AMPIO RAGGIO

62 SocietàTerra futura di Alice Dutto

66 Nuovi MondiNotizie e idee per la sostenibilità

68 DiversaMenteCultura e dintorni

70 Il raccontoL’ultima fugadi Claudio Negri

72 In bici con SocrateVallibona, il ciclismo incrocia la storia di Walter Bernardi

74 Scatto finale

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VIVeRe BC

6 News Italia Mondo

12 InchiestaStile libero di Paola Di Marcantonio

18 L’intervistaNei secoli fedeli di Giancarlo Marini

22 Sotto esame

La conversione di Torino di Federico Vozza

24 Hi-techCatena No-Oil di Matteo Scarabelli

26 StorieElementare, bici! di Simona Ballatore

28 StorieLa bici dopo la tempestadi Michele Bernelli

30 VetrinaBelli di nottedi Matteo Scarabelli

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VIAGGIARe BC

32 News turismo, territorio

35 DossierBicitalia a cura di Simona Ballatore e Michele Bernelli

52 ItinerariUn tuffo in mountain bike di Michele Bernelli

SPAZIO FIAB

54 Dalle associazioniCronache, agenda, iniziative dalle associazioni aderenti allaFederazione Italiana Amici della Bicicletta

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news

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vivere la bici

Bike -sharing, i sette Oscar mOndiali

Barcellona, Lione, Città del Messico, Montreal, New York, Parigi e Rio de Janeiro: sono le sette città dove il bike-sharing è meglio penetrato nella realtà cittadina. Sono i risultati di una ricerca condotta dall’Institute for transportation and development policy (Itdp) di New York che messo sotto osservazione 400 città in cinque continenti che hanno adottato il sistema della bici condivisa. Lo studio è incluso nella prima guida The bike-share planning guide, edita dall’Itdp, che contiene i migliori esempi di questo servizio che risolve in particolare il problema dell’ultimo miglio per chi arriva in città in treno o con gli autobus. Ad esempio i 22mila membri di Washington, è scritto nel rapporto, hanno ridotto di 4,4 milioni all’anno il numero di miglia percorse con l’ automobile, con notevoli vantaggi sull’ambiente e sulla salute pubblica e individuale.

a nantes chi pedala guadagna due vOlte

Guadagnare pedalando. L’ultima idea è dell’ingegnere francese Sébastien Bourbousson che ha pensato a una forma di pubblicità in movimento proponendo a chi utilizza quotidianamente la bicicletta di viaggiare con annunci sul telaio e sulle ruote in cambio di circa 200 euro al mese. Écovélo, società che ha deciso di commercializzare l’intuizione, metterà in circolazione 500 biciclette per il lancio ufficiale, previsto per settembre a Nantes. I ciclisti urbani possono già prenotarsi tramite il sito internet www.my-ecovelo.fr. Le biciclette saranno dotate di Gps per verificare gli spostamenti: sono state previste tre zone di remunerazione, più le aree saranno frequentate più il ciclista sarà pagato. Bourbousson ha curato anche l’aspetto sociale, offrendo il compito di equipaggiare e distribuire le biciclette a una comunità di sostegno a soggetti deboli.

svegliati e salta in sella!Il buongiorno si vede dalla bicicletta. A dirlo è Till Roenneberg, professore di cronobiologia all’Università Ludwig-Maximilians a Monaco di Baviera. L’uso continuo di un veicolo chiuso non facilita il sonno. Ecco perché abbandonare l’automobile per andare al lavoro in bici renderebbe meno stanchi e stressati. Roenneberg parla anche del social jet lag: i ritmi circadiani che regolano il rapporto tra il sonno e la veglia vengono spesso scombussolati da attività protratte fino a tarda notte. Il difficile è quindi garantire orari di lavoro personalizzati che si adattino al cronotipo di ciascuno. Nel frattempo però si può salire in sella.

in australia nasce il partitO-BiciclettaLa bicicletta vuole entrare in Parlamento. In Australia si sta lavorando per presentare alle elezioni del Nuovo Galles del Sud una lista direttamente ispirata alle rivendicazioni dei ciclisti quotidiani.L’Australia è il secondo Paese motorizzato al mondo, immediatamente dopo gli Stati Uniti, e i temi della mobilità sostenibile e ciclistica sono in fondo all’agenda dei programmi degli amministratori pubblici. L’Australian Cycling Party conta già, a pochi mesi dal suo lancio, quasi tremila membri e l’interesse da parte di numerose associazioni del mondo ambientalista sta crescendo: tutto ciò rende i promotori molto fiduciosi sull’esito delle urne. Già a settembre, in occasione delle politiche, era stata lanciata una campagna Vote4Cycling attraverso la quale migliaia di elettori hanno promesso il loro voto solo a quei candidati che si fossero dimostrati realmente interessati ai temi della mobilità ciclistica.

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La bici che ti trasporta, ovunque vai

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25 aprile, il disarmO cOrre anche in Bici

«Nessuna invasione è mai stata fatta in bicicletta», per dirla con Didier Tronchet. In compenso le due ruote hanno spesso lavorato silenziose nei movimenti di resistenza e liberazione. Premessa logica all’adesione data da Fiab all’iniziativa ‘Arena di Pace e Disarmo 2014’ che vedrà convergere il 25 aprile – anniversario della Liberazione - migliaia di cittadini nella piazza di Verona a dar voce ad una nuova campagna per la nonviolenza e la riconversione civile delle spese militari.L’associazione Fiab-Amici della bicicletta di Verona sta organizzando diversi gruppi che raggiungeranno in bici l’Arena muovendo da vari comuni della provincia, ma sono in cantiere anche carovane più impegnative che partiranno dal centro Italia passando anche dalle zone terremotate dell’Emilia. La giornata, presentata in gennaio a Roma dal missionario comboniano Alex Zanotelli (nella foto), coinvolge una galassia di associazioni laiche e religiose e ha avuto l’adesione di una serie di personalità della società civile. Per seguirne l’agenda: http://arenapacedisarmo.org

skycycle, tre metri sOpra il trafficO Piste ciclabili nel cielo di Londra per sfuggire al traffico. L’idea è venuta all’archistar Norman Foster che ,con il progetto SkyCycle, prevede la costruzione di 221km di percorsi sopraelevati lungo le linee ferroviarie della città. I primi 6 km in cantiere correranno da Stratford alla Liverpool Street Station e avranno un costo di circa 220

milioni di sterline. SkyCycle abbatterebbe i tempi di percorrenza e, a fronte di oltre 200 punti di ingresso, ciascuno dei dieci percorsi ospiterebbe 12mila ciclisti all’ora. Rimane lo scetticismo per alcuni precedenti come la California Cycleway , da Pasadena a Los Angeles, che non è mai stata ultimata. Allo studio di fattibilità ora il compito di trovare i fondi necessari.

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news

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vivere la bici

a BerlinO un cOndOminiO a misura di ciclista

Fahrradloft, letteralmente ricovero per la bicicletta. Nasce a Berlino un condominio totalmente ecosostenibile pensato per chi ha fatto della bici il suo mezzo di trasporto principale in città. Caratteristica principale è un ascensore

che conduce direttamente all’appartamento e a un ampio terrazzo che nello stesso tempo è luogo per il tempo libero e per posteggiare le due ruote che, in

questo modo, sono sempre sotto controllo. L’ispirazione è venuta dai Carloft, edifici in fase di costruzione in altre città della Germania, dove però sono le

macchine ad avere il privilegio di essere trasportate sull’uscio di casa. I lavori stanno per iniziare e saranno terminati per l’estate dell’anno prossimo:

intanto le 37 famiglie che hanno acquistato un appartamento, tutte votate a uno stile di vita diverso, hanno stilato un protocollo di comportamenti da

rispettare nel campo del risparmio energetico e della sostenibilità in generale.

il pOnte giOiellOdi eindhOven

Erano così tanti che finivano per fare da tappo alla circolazione su una delle arterie più trafficate di Eindhoven, soprattutto alle rotonde, all’entrata delle quali si creavano lunghe file di auto. Così l’amministrazione ha deciso di risolvere il problema con un ponte riservato alle biciclette che ha immediatamente conquistato l’attenzione di architetti e urbanisti.Tutto costruito intorno a un pilone centrale, bilanciato da contrappesi fissati all’anello bianco più interno, inaugurato a giugno, il ponte viene utilizzato mediamente da 5mila ciclisti al giorno, che ne hanno fatto una delle ciclabili più frequentate di tutta l’Olanda.

cOme pedala l’america latina

L’America Latina si muove sempre più su due ruote. A dirlo è Biciciudades 2013, uno studio dell’Inter-American Development Bank. Il report mostra che nella seconda regione più urbanizzata al mondo la mobilità dolce interessa tra lo 0,4 e il 10% della popolazione. Prima della classe è Cochabamba in Bolivia con il 10%. Seguono altre città tra i 100mila e i 2 milioni di abitanti. Tra le capitali, Città del Messico e Santiago con il 5%, rincorse da Buenos Aires e Bogotà col 2%: qui 450mila spostamenti quotidiani avvengono sui 376 km di piste ciclabili e oltre un milione di cittadini, in media, utilizzano di domenica i 126 km di percorsi cicloturistici intorno alla capitale. Delle 18 città medio-grandi e delle sei metropoli prese in considerazione dal report, quasi tutte sono dotate di piste ciclabili, ad eccezione di Asunciòn e Manizales. Il problema maggiore resta però l’assenza di una codice stradale a tutela dei ciclisti, presente solamente a Bogotá, Buenos Aires, Mexico City, Asunción, La Paz e Montevideo.

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Olanda: una Bici nOn Benvenuta

In Olanda c’è un’e-bike che sta scatenando polemiche. Forse perché la nuova Bluelabel Cruiser, realizzata in Germania, solo una bici non è. Può viaggiare a 50 km/h costanti per oltre 2 ore ed è libera, per legge, di circolare sulle piste ciclabili. Insorge contro questa quotidiana invasione di campo l’associazione dei ciclisti Fietsersbond che fa già pressione sul parlamento e sul governo. Sfruttando la sua natura ibrida, questa due ruote non è disciplinata dalla legge olandese che impone a tutti i mezzi in grado di superare i 25 km/h limiti precisi: utilizzo del casco, targa e assicurazione. La Bluelabel Cruiser costa quasi 3mila euro ed è stata acquistata da molti olandesi.

Biciclette cOntrO autOBus.lOndra studia cOme evitarlO

Sistemi radar e a radio frequenza per contrastare morti e infortuni che coinvolgono i ciclisti. Transport for London, ente responsabile del trasporto pubblico, ha incaricato tre aziende di testare dei dispositivi, da installare sui 7500 autobus urbani per metterli in condizione di evitare le collisioni con i ciclisti. La Fusion Processing di Bristol ha proposto un dispositivo radar che avverte il conducente con un messaggio sonoro (“bicicletta a sinistra”, per esempio), in grado di rilevare fino al 97% dei ciclisti. La Safety Shields System ha studiato dei software collegati a sensori o videocamere: in caso di rischio, l’autista riceve un forte bip che gli dà un margine di tre secondi per frenare. Convince di meno il terzo sistema di Cycle Alert: tessere Oyster da posizionare su bici e camion che si parlino a vicenda. Secondo molti esperti, infatti, comporterebbe un’errata sensazione di sicurezza.

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tutta in legnO e da mOntare:è la due ruOte mOdellO ikea

Si chiama Sandwichbike, sta in una valigia e si monta in mezz’ora. È una bicicletta tutta in legno che da gennaio è in commercio pronta ad affrontare, oltre che le insidie del traffico, anche quelle del mercato. Il suo ideatore, il designer olandese Basten Leijh ha dichiarato di essersi ispirato ai mobili Ikea e, in effetti, nel kit di montaggio si trova tutto: dai pedali al manubrio, dalle viti più piccole alla catena, oltre agli attrezzi necessari. Telaio e forcella sono costituiti da pannelli di compensato di faggio assemblati con cilindri in alluminio fresati. Smontata, la Sandwichbike misura 94 x 70 x 24 cm e su strada, 175 x 62 x 95. Può essere ordinata sul sito www.sandwichbikes.com

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vivere la bici

l’uOmO che pedala? intelligente e desideraBile

I ciclisti sono intelligenti, generosi e desiderabili. A dirlo è un ‘Implicit Test Association’ condotto da scienziati dell’associazione Mindlab e commissionato dalla British Heart Foundation. Obiettivo dello studio era penetrare nel subconscio di un campione rappresentativo della popolazione britannica e capirne l’approccio alle varie attività sportive. I risultati parlano da sé: chi pedala è ritenuto del 15% più intelligente della media. Il 23% degli intervistati preferisce frequentare un ciclista piuttosto che altri sportivi. Infine l’80% ammette che rimarrebbe colpito se il proprio partner avesse completato la London to Brighton ride, una manifestazione di beneficienza, di circa 90km, che impegna ogni anno oltre un migliaio di ciclisti.

gara di cargO a ritmO di samBa

Da Copenaghen a Rio: in Brasile si organizza, a maggio, la storica gara di bici cargo nata nella capitale danese nel 1942. Tutto è iniziato con Kristian Skjerring, un ministro del culto che voleva dare visibilità ai cosiddetti swajere, lavoratori in bicicletta che oscillavano nel traffico per il carico trasportato. Ogni anno la gara incoronava il ‘Re di Copenaghen’, un titolo che, più che un montepremi in denaro, garantiva un anno di fama e gloria. La competizione è stata poi abolita nel 1960 travolta dall’aumento di automobili e furgoni nelle strade. Ripresa nel 2009 in Danimarca, la Svajerløb ora si prepara a sbarcare a Copacabana, dove circolano, con una situazione simile a quella europea di allora, undicimila biciclette cargo. Nel caso ottenesse i risultati di partecipazione sperati, non si esclude che la gara possa riproporsi in altri paesi sudamericani.

a BangkOk si studiala Bici che mangia lO smOg

Una bicicletta per eliminare lo smog. È il progetto innovativo a cui stanno lavorando alcuni giovani designer di Bangkok. Lo studio di architettura Lightfog ha infatti concepito una bici fotosintetica capace di purificare l’aria mentre si muove. Il telaio è progettato per generare ossigeno attraverso un sistema di fotosintesi che avvia una reazione tra l’acqua e l’energia elettrica fornita da una batteria agli ioni di litio; una membrana nel mezzo del manubrio filtra l’aria trattenendo il particolato. Inoltre il telaio sfrutta l’energia fornita da una fuel cell a idrogeno per produrre ossigeno a partire da piccolo serbatoio contenente acqua. Più ecologica di così...

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Viaggi di qualitàin bicicle� a

VIAGGI 2014Valencia: natura e arte Salento verde-azzurro Puglia e Matera Sardegna: bici e barcaAlbania in primavera Albania, bici e mareDalle Dolomiti a VeneziaDresda – Berlino Parigi – LondraAlsazia, Friburgo e Basilea Borgogna: vigneti e abbazie

WEEKEND 2014Anello dei Colli EuganeiL’Eroica: percorso miticoAquileia e Laguna di GradoRavenna e le PineteAndar per Ville VeneteLaguna di Venezia: bici&canoa

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niente Bici al ministrO inglese:trOppO cara, il gOvernO dice nO

Una bicicletta invece dell’auto blu: l’ha chiesta il ministro inglese Norman Baker, che tutto si sarebbe aspettato tranne che un rifiuto motivato dal fatto che si trattava di un onere supplementare sui contribuenti, visto che questa spesa non era prevista in bilancio.«Ridicolo - ha detto l’esponente liberal-democratico in precedenza sottosegretario ai trasporti - ho fatto notare che un mezzo a due ruote è molto più veloce, economico e meno inquinante ma mi hanno risposto che, mentre l’auto è già pagata, una bicicletta sarebbe un costo aggiuntivo. Certo, potrei comprarmela da solo ma è una questione di principio».Così dal ministero degli Interni, che ogni anno spende circa 150mila euro in auto blu, è arrivato il no e poco importa che esista un regolamento ministeriale in base al quale gli spostamenti devono essere il più economico ed efficiente possibile.

Pratica, capiente, dal design accattivante. E anche comoda da aprire e chiudere con l’innovativo sistema che garantisce sicurezza, precisione e rapidità. La borsa Lifestyle di Norco, marchio tedesco leader nel mondo delle borse da bicicletta, distribuito in Italia da Konig (www.konig-bike.com), ha recentemente ricevuto il Reddot Design Award 2013, uno dei più importanti e qualificati riconoscimenti nel mondo del design. Leggera e resistente grazie alla qualità del suo nylon, disponibile in due versioni, da 7,5 e da 13 litri è dotata di una custodia interna imbottita per proteggere il computer o il tablet. Le numerose tasche interne ed esterne ne fanno un contenitore elegante e flessibile sia per recarsi al lavoro, sia per qualche gita o escursione durante il tempo libero.

nOrcO, la BOrsa è stile

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inchiesta

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vivere la bici

1956, Giro d’Italia. Uno scat-to immortala un ciclista che sfreccia via, davanti a una

schiera di modelle che osservano, ve-stite di tutto punto con tailleur dai colori sgargianti. È una fotografia di moda dell’artista Ugo Mulas a evocare la bicicletta a un già cittadino e frivolo fashion system. Di lì a poco: il boom economico. Indietro di un buon mezzo secolo. Il diciannovesimo secolo volge al ter-mine e la scrittrice e giornalista di moda dell’autorevole rivista letteraria Natura ed Arte Mara Antelling scrive: «Per questo genere di sport che si è in-trodotto negli usi, vediamo il costume tailleur diffondersi di più, e qualcuna arriva anche ad accettare per le gite in bicicletta, la gonna-calzone che pure è di una goffaggine spaventosa». Ed è ancora lei, nel suo scritto Il secolo XIX nella vita e nella cultura dei popoli a so-stenere che sia stata proprio la biciclet-ta, questa «specie di libertà di cui le donne si inebriano», a promuovere la moda del tailleur. La scrittrice non ap-prezza il ciclismo come sport perché la donna non ha pienamente conquistato una sua indipendenza sociale e perciò

«inaugurare l’emancipazione femmini-le indossando abiti virili» per lei non è una buona idea. Finalmente al 2014. La passerella è lunga. Da Consuelo Castiglioni che per Marni ha creato una collezione di

BC

borse tecniche di lusso, a tracolla e de-dicate alle cicliste urbane (vista la sua passione per la bicicletta) a Levi’s che con la collezione Commuter ha voluto omaggiare i ciclisti urbani moderni con capi di abbigliamento funzionali

Comodo, creativo, colorato. L’abbigliamento del ciclista urbano fa tendenza e influenza sempre più il mondo della moda. Grandi marchi e firme del lusso presentano nei loro cataloghi borse, giacconi, accessori rivolti a chi usa la bici. Perché pedalare «esprime bellezza».

di Paola Di Marcantonio Stile LIBERO

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andare in biciè un atto politicoe divertente.farlo con claSSeè ancora meglio

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ed eleganti. Fino a Stella McCartney, figlia di Paul, stilista di punta, che pro-pone una moda comoda e sostenibile in linea con chi va in bicicletta cercando il suo stile.

EVOLUZIONE URBANTutto fa pensare che moda e bici sia un binomio in costante evoluzione, stili-stica e non. Maria Luisa Frisa, diret-tore del Corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali all’Univer-sità Iuav di Venezia, spiega: «Dietro al boom della bicicletta in tutte le sue declinazioni di uso c’è sicuramente quella coscienza ecologica e salutista che è diventata parte importante del nostro stile di vita. Muoversi in città in bicicletta vuol dire non inquinare, fare ginnastica e fare tendenza». In effetti, che sia ‘posare’ come nello scatto di moda artistico degli Anni ‘50 di Ugo Mulas o ‘fare un gesto politi-co’ per migliorare la condizione delle

Stile LIBERO

donne come quello in epoca Vittoria-na sviscerato da Mara Antelling l’evo-luzione del binomio moda e bici tratta pur sempre di un’evoluzione stilistica che parte dall’osservazione e interpre-tazione dei segnali che si avvertono in strada per arrivare a operazioni di mar-keting strategico. Oggi più che mai, in tempi di crisi, la bicicletta è tornata e l’automatismo per le imprese di moda è «di verificare come questa tendenza sia vissuta da certi gruppi che influen-zano la massa. Per riportare tutto alle logiche dei marchi», spiega Joice Preira Giacomantonio, professionista che si occupa di tenere sotto osservazione le tendenze nella moda e negli stili di vita - in termine tecnico è una Trend Rese-archer e Cool Hunter - attiva nel blog Italian Cycle Chic (italiancyclechic.com). «Più in generale l’abbigliamento casual e sportivo ha influenzato e in-fluenza la moda. Nello stesso tempo c’è da dire che la moda è riuscita a dare

all’abbigliamento sport nuove possibi-lità di definizione. Un dare e avere di reciproca soddisfazione – precisa anco-ra Maria Luisa Frisa – anche se non è in realtà così innovativo il concetto di ‘andare in bicicletta vestiti non da bici-cletta’. Io che sono una vecchia signora vi assicuro che non è una novità!».

COMUNITA’ CHICEppure il movimento Cycle Chic è nato a Copenaghen solo nel 2007 gra-zie a Mikael Colville-Andersen, fon-datore di Copenhagenize Consulting, un’agenzia di consulenza che promuo-ve l’utilizzo della bicicletta attraverso campagne di comunicazione e video. Mikael apre dapprima un blog che fi-nisce col trasformarsi in un network, Cycle Chic, che raccoglie online (e ora in un libro) il maggior numero di testi-monianze visive di chi pedala con stile. Joice Preira Giacomantonio ci spiega come si sia avvicinata al movimento

In apertura,collezione H&M alla prova. Nelle altre immagini, la varietà di stili urban, in cui si colloca anche la recente moda del bike polo.

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inchiesta

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vivere la bici

partendo dalle ricerche di tendenze socioculturali che svolge per il suo la-voro. «Mi colpivano molto le persone eleganti in bicicletta e ho iniziato a fare delle foto in giro per le strade. Ho messo le foto su Flickr, nel gruppo di Colville-Andersen - il Cycle Chic origi-nal - e nel 2010 non appena il fotografo Luca Violetto ha aperto il blog Italian Cycle Chic ho iniziato a collaborare». Joice appartiene al sottobosco di cicli-sti urbani che vivono la bicicletta come uno stile, non solo di vita ma anche di estetica. Tra i dieci comandamenti del movi-mento Cycle Chic si legge: ‘scegliere l’eleganza sulla velocità, una bici che rifletta la propria personalità e la re-sponsabilità di rendere il panorama urbano esteticamente più piacevole’. Un decalogo per l ’urban biker che tiene insieme responsabilità etiche e precetti estetici. Eppure sono in molti a pensare, come Maria Luisa Frisa, che il panorama urbano non debba «esse-re reso più piacevole. La città è bella nella sua complessità e nelle sue con-traddizioni. Non carichiamo i ciclisti

di responsabilità! Trovo insopporta-bili e ridicoli tutti quegli accessori da bicicletta come i cestini. Propongo al massimo di prendere ispirazione dal-la austerità della ruota di bicicletta di Marcel Duchamp». Il suo è un modo ironico per porsi una domanda utile: ‘Fino a che punto sono

i nuovi movimenti di ciclisti a influen-zare le mode? O è la moda che detta le tendenze?’«Secondo me è proprio il contrario - precisa Joice Preira Giacomantonio - sono le tendenze comportamentali, culturali e di consumo che originano la moda. I trend partono dalle avanguar-

Maria Luisa Frida, docente universitaria alla Iuav di Venezia e storica della moda e delle sue tendenze. Sopra Joyce Preira Giacomantonio ciclista urbana e blogger di Cycle Chic.

per i bloggerdi cYcle cHicbiciclette e cicliStidevono renderepiù piacevoli i panorami urbani

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Lo stilista: «Comodi alla meta»cinque tasche come cinque porte aperte sul mondo. per avere tutto a portata di mano. così da sfrecciare via leggeri e comodi. Questo il punto di partenza di de Wallen (dewallenindustry.com), una collezione di denim (ma non solo) rigorosamente dedicata ai ciclisti urbani, dove ogni jeans è comodo perché si adagia su ogni genere di forma. l’idea è di filippo morandotti e niccolò marco romano, due ragazzi milanesi (nella foto in alto) che hanno scelto la strada di realizzare prodotti pratici e di qualità valorizzando creatività e mano d’opera italiana. l’ispirazione, a partire dal nome, viene da uno dei quartieri più cosmopoliti di amsterdam: un luogo dove esprimere se stessi pare essere più semplice che in italia. Soprattutto se pedalando.Perché avete deciso di cavalcare il binomio bici+moda?«recuperare la praticità della bici in contesti così moderni è sinonimo di un’evoluzione. in più le esigenze attuali dell’individuo che vuole essere pratico e alla moda si coniugano perfettamente in questo filone». Che ragione date al boom degli urban biker?«è un fenomeno che si sta diffondendo nelle grandi città in parallelo all’esigenza di potersi muovere rapidamente, comodamente e a impatto zero. moda e tendenze vanno di pari passo alla storia e si influenzano a vicenda».Aleggia la crisi, quindi, dietro tutto questo?«Sicuramente la crisi ci spinge a sfruttare al meglio gli strumenti che abbiamo, bici compresa. ma penso che sia più importante sostenere che l’utilizzo della bici è un ritorno alle origini. un modo per non inquinare e riscoprire un contatto con la natura».Sono i nuovi movimenti di ciclisti che influenzano le mode?«la moda è in continuo divenire e si lascia influenzare e contaminare da tutto ciò che la circonda. i trend nascono dalla visione ad ampio spettro del contemporaneo, dal recupero delle cose belle e dall’apprendimento della storia e dell’arte. la moda è infatti una forma di arte e si lascia contaminare da tutto...».Prendere Amsterdam come spunto: perché?«l’olanda per noi è fonte di ricerca e ispirazione ma noi siamo rimasti in italia, siamo italiani e crediamo che possa migliorare la situazione. vogliamo crescere insieme al nostro paese».L’idea è nata perché siete ciclisti urbani?«il primo obiettivo era di creare abiti comodi, alla moda e di alta qualità. poi

siamo entrambi appassionati di bici ed è anche per questo che i nostri jeans hanno dettagli utili, ma anche glamour, per tutti gli amanti dell’ urban biking».Tre accessori che non dovrebbero mai mancare a un ciclista urbano?«il lucchetto per proteggere la propria bici, uno smartphone per trovare le strade e una buona compagnia musicale di sottofondo».

die che innovano, i cosiddetti first adop-ters. È proprio questo il punto. Oggi in Italia ci sono movimenti di ciclisti per tutti i gusti, dalla galassia Fiab alla Critical Mass, da Salvaiciclisti, ai Tweed Ride con dresscode vintage, da-gli sportivi a noi Cycle Chic... Ma allo stesso tempo, il boom della bici urbana

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inchiesta

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vivere la bici

BC

è molto più che una moda. Numerosi indicatori confermano che il numero di italiani che fanno uso abituale della bici in città è più che triplicato nelle ultimi dieci anni. Il ciclismo urbano è una vera macrotendenza. E lo stile si adegua di conseguenza».

SEGNALI DI MODAIl principio è assodato: moda e bici-cletta stanno trovando diversi punti di congiunzione. Prova ne sono col-lezioni come quella che H&M ha re-alizzato in collaborazione con Brick Lane Bikes di East London, creata coniugando la funzionalità dell’abbi-gliamento da ciclismo con il meglio

dello street style cittadino.Undici capi disegnati da H&M e poi testati e ap-provati da Brick Lane Bikes, nome di spicco tra gli specialisti mondiali delle biciclette customizzate. O come altri progetti paralleli importanti come quello del marchio SUN68 e la sua collaborazione con il team di Bike Polo Milano e Il Bicycle Film Festival di cui il brand è stato sponsor a set-tembre o quello di Louis Vuitton che si è dato al ciclismo con una bicicletta pensata per chi gioca a polo e Gucci e la collaborazione con Bianchi. Fino ad arrivare all’esempio lampante di Scott Schuman, fondatore e guru dello street style che ha dedicato una parte del suo

Telai griffatibelle e impossibili. assomigliano a diamanti rari e introvabili per ricercatezza, originalità e stock. Sono le biciclette griffate, realizzate dai marchi di moda in edizione limitata e spesso frutto di sodalizi con storiche aziende ben note nel mondo del ciclismo. tutti vogliono firmare una bici: come le Bianchi by Gucci, due modelli proposti a 14.000 dollari, entrambe con l’iconico nastro verde- rosso- verde e pensate per essere versatili. non a caso Frida Giannini, la designer che le ha pensate, ha assicurato che si tratta di una bicicletta «adatta sia alle strade di città sia ai percorsi di campagna». altro esempio sono le biciclette numerate e decorate con l’iconica stampa leopardo, emblema del marchio Dolce&Gabbana (nella foto): hanno una speciale verniciatura realizzata a mano che rende ogni esemplare un pezzo unico. come uniche sono le biciclette realizzate da Clet Abraham, artista francese che in occasione della sua personale ospitata nel negozio milanese di Alviero Martini qualche tempo fa ha giocato con le parole nell’opera “bici.clet” creando un grande cartello di pista ciclabile rivisitato con l’iconica mappa geografica del marchio e una bicicletta molto accessoriata, rifinita nei dettagli, comoda ed elegante. o Louis Vuitton che si è ispirato al bike polo, sport di origini irlandesi nato alla fine dell’800 per la creazione della sua bicicletta realizzata per scendere in campo, in uno stile rètro, a scatto fisso e ricca di componenti esclusivi aggiuntivi per un costo da 8.000 euro in su. più economiche (2.500 euro) le biciclette Lacoste by Look: 200 pezzi leggeri e resistenti, con sella e manopole brooks, leggere e pulite grazie alla trasmissione integrata nel mozzo a cinghia. Se invece volete essere alla moda senza strafare rifornitevi da Tokyobike, una piccola società indipendente (tokyobike.it) che produce

biciclette, fondata nel 2002 in un tranquillo sobborgo di tokyo, Yanaka. Si basano sul concetto di ‘bike Slow’, ovvero di biciclette progettate per essere agili e facili da guidare con un’attenzione particolare al comfort rispetto alla velocità. per godersi sempre il viaggio, con stile.

il cicliSmo urbanoè diventatouna vera macrotendenZa.e il Suo Stilelo racconta

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Lo stile casual e colorato dei giovani ciclisti urbani ha stimolato anchela produzione di nuovi capi comodi e al tempo stesso eleganti.

blog su The Sartorialist (thesartoriali-st.com) a ciclisti originali immortalati per strada in compagnia dell’imman-cabile bicicletta. «Schuman fotografa nelle città del mondo e si è reso conto velocemente che le persone in bici (specie quelle della moda) potevano essere iconografia interessante per tutti quelli che visitano il suo blog», spiega Maria Luisa Frisa. Secondo Joi-ce Preira Giacomantonio «nelle sue foto c’è emozione e anche umanità al di là degli abiti. La bici oggi è ormai una questione di moda. Il fatto che lui si occupi anche di Cycle Chic arricchi-sce il movimento incentivando sempre più persone ad aderire e consolidando

la consapevolezza che andare in bici rappresenta oggi un motus symbol».

OLTRE L’EDONISMOCosa non dovrebbe mai mancare a un urban biker? «Una buona dose di senso del ridicolo» scherza Maria Luisa Frisa. L’essenziale è scritto nel libro da poco uscito (in Italia da De Agostini) Cycle Chic del fondatore Mikael Colville-An-dersen: «pedalare è un gesto che espri-me bellezza, la via più virtuosa per ri-appropriarsi di città ultra-congestiona-te». Forse basta questa consapevolezza, continua Frisa, perché «riappropriarsi della città non è il gesto edonistico di alcuni che credono che andare in bici-cletta e costruire piste ciclabili con i finanziamenti europei possa risolvere tutti i problemi. Ma la consapevolez-za di cosa voglia dire oggi immaginare il futuro della città. Molto semplice-mente c’è la necessità di trovare nuove fette di mercato sfruttando appunto le mappe dei nuovi atteggiamenti: il sen-timento ecologico, il desiderio salutista ma anche il neo francescanesimo da salotto». Non sappiamo come andrà a finire ma abbiamo capito che da gene-razioni andare in bicicletta è un atto politico, e anche divertente. E che con stile è ancora meglio. O

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l’intervista

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viverela bici

Bici e libro sono due oggetti antichi, intramontabili, affondano le radici nei ricordi d’infanzia, non si lasciano travolgere dalla frenesia quotidiana. Per Alberto Galla, presidente dell’Associazione italiana librai e ciclista urbano doc, entrambi chiedono un ritmo slow e una scelta di vita: mai fermarsi alla copertina.

di Giancarlo Marini

ll’appuntamento, davanti alla sua libreria nel centro di Vicenza, aperta dal bisnon-no nel 1880, Alberto Galla arriva pun-tualissimo. E naturalmente in bicicletta. Anzi, puntuale proprio perché in biciclet-ta. Per lui, presidente da due anni dell’Ali, l’Associazione italiani librai, pedalare in città è prima di tutto una scelta di como-

dità, di convenienza. «L’ho riscoperta a trent’anni, quando sono tornato a vivere in città. Ho ricominciato con un’elettrica. Era di un artigiano geniale che si occupava di tutt’altro, di legno e di mobili, ma che aveva avuto questa intuizione che poi ha la-sciato per strada. Un pioniere. Mi ricordo che era pesantissima, con due borse laterali enormi che contenevano le batterie. Oggi credo di essere il prototipo del ciclista urbano: abito a dieci mi-nuti di strada, uso regolarmente la bicicletta per andare e venire, per accompagnare a scuola mia figlia più piccola, anche lei in bici, per spostarmi in città. Ne tengo anche una, diciamo così, di servizio in libreria, nel caso, per qualche motivo, quel giorno sia stato costretto a uscire di casa in macchina».

ANEI SECOLI

fedeli»«

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Cinque storie da grandi penneEnrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, (Transeuropa). Amore, scuola, amicizia, musica: la vita,in bicicletta, di un tardo adolescente bolognese. Un esordio diventato un caso letterario.Raymond Carver, Biciclette, muscoli, sigarette in Vuoi star zitta, per favore? (Garzanti). Un litigio da bambini per una bicicletta scatena la rabbia degli adulti, che alle parole sostituiscono i pugni. L’altra America.Jerome K. Jerome, Tre uomini a zonzo, (Bur).Destinazione Foresta Nera e un’avventura che comincia prima di partire tra preparativi, revisione del veicolo, organizzazione del bagaglio.Achille Campanile, Battista al Giro d’Italia, intermezzo giornalistico in Opere, romanzi e scritti stravaganti 1932-1974, (Bompiani). Dalla fantasia di un grande umorista, inviato al Giro d’Italia, nel 1932, il personaggio di Battista, il cameriere gregario.Goffredo Parise, Il prete bello, (Mondadori). La campagna veneta, una donna innamorata del parroco, un ragazzo con la sua bici a fare da messaggero d’amore.

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Bici ripresa vuol dire anche bici abbandonata…«Come tantissimi altri ragazzi, appena ho potuto, l’ho tradita per un motorino. Era un Ciao, avevo 14 anni, quell’età in cui ci si incomincia a intristire. Aver abbandonato la bicicletta di sicuro non c’entra, è il passaggio naturale dall’infanzia all’ado-lescenza, dalla spensieratezza ai primi ostacoli che la vita ti mette di fronte. Comunque è una coincidenza che qualche pensiero lo fa nascere…».

Che ricordi ha della sua infanzia da ciclista?«Passavo tutta l’estate in campagna, appena fuori Vicenza e la bicicletta per noi bambini era tutto: l’indipendenza conqui-stata, la voglia di stare in gruppo, l’adrenalina a mille quan-do si vinceva la paura e ci si gettava a capofitto per qualche discesa, con il regolare contorno di capitomboli e ginocchia sbucciate. Erano biciclette senza cambio quelle con cui gira-vamo, spesso ereditate dai fratelli maggiori. Ma c’era anche chi poteva sfoggiare una Roma sport, la prima bicicletta da cross, con le sospensioni e la sella lunga. Morivamo tutti di invidia, io per primo. Mi sono rifatto poco dopo però, quando per il compleanno mi è arrivata una Graziella. L’invidiato sono diventato io».

Adesso la bicicletta per lei è solo comodità e praticità. Un po’ poco…«Ma no, ovvio, non volevo filosofeggiare troppo. Della bici mi affascina il ritmo slow della vita che rappresenta, la possi-bilità di non farsi travolgere dalle infinite urgenze cui siamo

quotidianamente costretti. È la scelta di riprendersi il tempo. Mi piace molto quella frase di Einstein ‘La vita è come la bi-cicletta. Per stare in equilibrio devi muoverti’. È una ricetta contro tutti gli immobilismi, le pigrizie, la tendenza a lasciare le cose come stanno. L’ho ripetuto spesso a mia figlia più pic-cola quando non riusciva a stare in sella, ma spero se lo ricordi anche più avanti».

IL CICLISTA-LETTORE CON IL LIBROHA UN RAPPORTO MOLTO FISICO:COME QUELLOCON LA SUA BICI

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l’intervista

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viverela bici

A proposito di negozi, la sua libreria è nel centro di Vicenza, in un’area pedonale. Dalla sua esperienza le zone a traffico limitato fanno bene o male ai commercianti?«Faccio parte del consiglio confederale di Confcommercio e questo è uno degli argomenti sempre caldi, ogni volta che un sindaco decide di chiudere alle auto una parte della città. Cer-

La bici contro il logorio della vita moderna, insomma. Anche in libreria? Che lettore è il ciclista?«Anzitutto è un lettore, e già questo non è poco… Un letto-re analogico, direi, più che digitale, ancora legato alla carta. In fondo ci sono molte somiglianze tra libro e bicicletta: sono oggetti antichi, che sono rimasti sostanzialmente uguali a se stessi, sono perfetti e hanno in comune l’ele-mento della facile accessibilità. Si impara a leggere più o meno alla stessa età in cui si comincia ad andare in bici-cletta. Il lettore ciclista è uno che non ha fretta, sceglie con calma, si fa consigliare, ha in mente un titolo, ma si guarda anche in giro. In libreria, insomma, non entra come al caf-fè, dove vale la regola della velocità di servizio e di consu-mo. Io davanti a una bicicletta da acquistare mi comporto in fondo nello stesso modo».

Senza fretta e senza un modello già deciso, per dirla con altre parole?«Esatto, non sono un cliente da grande distribuzione, da anni vado in un negozio di un piccolo artigiano appena fuori città. Acquistare una bicicletta per me ha un qualcosa di rituale. Non ho grandi conoscenze tecniche, quindi mi faccio consi-gliare e nello stesso tempo mi affido alle sensazioni: la tocco, mi allontano, torno a toccarla. Mi deve conquistare, un po’ come quando un lettore si lascia sedurre dalla copertina di un libro: prima di passare alla cassa se lo rigira tra le mani, lo sfoglia, lo soppesa, sente il profumo delle pagine e dell’in-chiostro».

NON CAPISCO LE BATTAGLIECONTRO LE ISOLE PEDONALI.

ESSERE LONTANI DAL TRAFFICOFA BENE ANCHE AL COMMERCIO

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te battaglie di retroguardia che ogni tanto vengono intraprese – per fortuna sempre di meno – non le capisco proprio. Vivere in una città più pulita, meno caotica fa bene a tutti, anche a chi gestisce degli esercizi commerciali e ci sono studi e ricer-che che lo confermano. È una questione di abitudine, di cam-bio di mentalità. Si deve provare a rivedere i nostri ritmi di vita, l’auto è in qualche modo anche figlia della nostra fretta, dei tempi sempre più contati. Non sono un fondamentalista e capisco che se uno deve fare la spesa una volta alla settimana per tutta la famiglia non può rinunciare all’automobile. Ma c’è anche l’alternativa di comprare poco per volta ogni giorno, nel negozio vicino a casa, con un cestino e due borse sulla bicicletta: è tutto tempo ritrovato e, in uno spazio senza traf-fico, senza macchine posteggiate ovunque, viene più voglia di riprendersi la città, e i quartieri. Certo i miei colleghi mi dico-no che è facile parlare, la spesa fatta da me sta in una tasca…».

La bicicletta libera la città, va bene. Ma libera anche la testa? Lei, come arriva in libreria dopo aver pedalato. C’è chi dice che in bici lavora, mette a fuoco gli impegni della giornata.«Non sono io, quando sono in sella stacco completamente da tutti i problemi e le grane. Faccio veramente tabula rasa. Ma

capisco bene cosa vuol dire. Mio padre racconta che nel ‘44 per raggiungere l’Università a Venezia treni non ce ne erano, così usava la bicicletta. Erano una quarantina di chilometri e con un suo compagno pedalando preparava gli esami. Io preferisco guardarmi intorno. Noi italiani siamo abituati troppo bene, viviamo in città straordinarie e le conosciamo pochissimo. Per raggiungere la libreria, da dove abito, devo fare Contrà Porti, una strada bellissima, un palazzo palladiano via l’altro. Ogni volta scopro un particolare nuovo, portali, campate, decorazioni, con le stagioni assumono dei contorni diversi. E in bicicletta riesco ad accorgermene».

Ciclista cittadino fino in fondo. E le vacanze?«La bicicletta la usiamo in casa e adesso che le mie figlie sono un po’ cresciute, un pensiero alla ciclo vacanza con mia mo-glie cominciamo a farlo sul serio».

E in borsa quale libro?«Se ti abbraccio non aver paura, di Fulvio Ervas. Si parla di una moto è vero, ma si avvicina molto alla mia idea del viaggio: il rapporto con se stesso, con gli altri, con il territorio che si attraversa. E se è riuscito così bene con la moto…» O

ABITIAMO IN CITTà BELLISSIMEE LA BICI CI AIUTA A RISCOPRIRLE.STRADE E PALAzzI OGNI vOLTAREGALANO QUALCOSA DI NUOvO

Da sinistra, shopping in isola

pedonale a Milano, Alberto Galla

nella sua libreria, l’antica Contrà Porti a Vicenza

chiusa al traffico.

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sotto esame

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vivere la bici

Da Mecca dei motori a laboratorio di ciclabilità. Con un Bike Pride ormai patrimonio della città e un ambizioso Biciplan maturato nel confronto con le associazioni locali.

di Federico Vozza

Da Capitale dell’auto a città a misura di pedoni e biciclette. Il passo più importante Tori-

no l’ha già fatto: è cambiata la men-talità dei torinesi. In tantissimi negli ultimi anni si sono accorti di vivere in una città con le caratteristiche giuste per pedalare. Lo testimoniano i nume-ri del bike-sharing che, inaugurato nel 2010, conta oggi circa 20mila abbonati e picchi di 9mila prelievi giornalieri. Ma la dimostrazione ancor più eviden-te che la città della Fiat sta cambiando i suoi connotati è il successo crescente della parata annuale dell’orgoglio a due ruote: il Bike Pride, nel giro di quattro anni, è passato dalle 3mila presenze alle quasi 30mila dell’ultima edizio-ne. Una comunità di ciclisti urbani sempre più nutrita ed esigente, con la quale l’amministrazione comunale ha iniziato a confrontarsi. Proprio a par-tire dall’agognato Biciplan approvato lo scorso ottobre dopo una gestazione durata due anni. Il piano, cui le asso-ciazioni cittadine hanno contribuito in modo importante, prevede la rea-lizzazione entro il 2020 di una rete ciclabile primaria e una secondaria. La prima, composta da dieci ‘direttrici’ e quattro ‘circolari’, metterà in colle-gamento i diversi quartieri attraverso i grandi corsi urbani e anche alcuni comuni della cintura con il capoluogo.

della bici: dalla segnaletica a nuove ra-strelliere, da campagne specifiche per il contrasto dei furti alla promozione di itinerari turistici in bici. Per far sì che il Biciplan non rimanga un libro dei sogni servono ovviamente ingenti risorse e va proprio in questa direzione l’impegno strappato dalle associazioni in fase di approvazione del piano: ogni anno verrà destinato alla sua attuazio-ne il 15% delle entrate provenienti dal-le sanzioni per violazione del Codice della strada e comunque una cifra non inferiore a due milioni di euro l’anno. Una vittoria per le migliaia di ciclisti che avevano lanciato la proposta pro-prio in occasione dell’ultimo Bike Pride. La Torino che pedala non si limita in ogni caso ad aspettare l’attuazione del piano e sollecita l’amministrazione a

La rete secondaria, invece, si sviluppa all’interno dei quartieri risponden-do all’esigenza di distribuzione e di collegamento tra le diverse direttrici. Una volta realizzate, la città avrà in dotazione 310 km di piste a fronte de-gli attuali 175 km. Ma il Biciplan non si limita all’infrastruttura e mette in cantiere per i prossimi sette anni una varietà di azioni per promuovere l’uso

La conversione di TORINO

Qui a sinistra il sindaco di Torino Piero Fassino in una stazione del bike-sharing che conta ormai20mila abbonati. In alto a destra una manifestazione ciclisticain piazza San Carlo.

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Il verdetto della FiabMolte ruote hanno girato da quel ‘bici assedio’ di Palazzo Madama del 1989, quando i soci di Bici&Dintorni si ritrovarono in bicicletta nel cuore di Torino in piazza Castello per chiedere maggior attenzione alla mobilità ciclabile.Dai 32 km di ciclabili del 1990 si è passati ai 61 del 2003, fino agli attuali 175, attraverso vari strumenti urbanistici che hanno dato origine al neonato Biciplan del 2013, frutto anche di una proficua collaborazione di Fiab con i tecnici del Comune, rallentata solo dal 2005 al 2008 quando è stato sospeso l’Ufficio biciclette. Una volta ripristinato, con struttura più funzionale, ha preso nuovo spunto la pressione sui centri decisionali con l’ingresso ai tavoli di realtà ambientaliste e delle nuove associazioni Fiab, Pedaliamo Insieme e Bike Pride.La notevole estensione delle piste non nasconde però qualche aspetto di criticità: la continuità, la sicurezza e la manutenzione in molti tratti mancano e la realizzazione delle ciclabili, per il mancato coinvolgimento delle associazioni, qualche volta non corrisponde ai reali bisogni di chi la bici la usa con regolarità.In ultima sintesi la collaborazione con le istituzioni ha portato, maggiormente negli ultimi anni, buoni risultati e ci attendiamo anche in futuro col Biciplan, vero asso nella manica per la mobilità ciclabile, fatti e non solo disegni, sul quale sarà nostra cura vigilare.

Coordinamento Torino Ciclabile- Fiab

fare fin da subito passi avanti sul fronte della sicurezza stradale. É ancora nella memoria collettiva la tragica scompar-sa di Gianmatteo Gerlando, giovane ciclista torinese investito da un’auto nel luglio 2012 mentre attraversava la strada su una pista ciclabile. La sua morte destò le coscienze dei torinesi anche se purtroppo negli ultimi mesi si sono verificati altri decessi sulle strade cittadine. Oltre ad un maggior impe-gno sul fronte della repressione delle infrazioni, le associazioni chiedono

che Torino diventi presto una città a 30 km/h. Come avvenuto a Mirafiori Nord - il caso vuole proprio a pochi passi dalla Fiat - dove, grazie alla rea-lizzazione di una zona 30, gli incidenti stradali hanno avuto una drastica ri-duzione e si sono risparmiati in appena due anni 500mila euro in costi sanitari. Per portare il numero di ciclisti abitua-li dal 3 al 15% entro il 2020, come pre-visto dal Biciplan torinese e dalla Carta di Bruxelles, si passa necessariamente anche da qui.«Il problema - ammettono i comita-ti - è che ci sono molti interventi che finiscono per essere scollegati tra loro. Eppure i miglioramenti, a cominciare dal potenziamento delle piste, sono evidenti». Manca però una lista per in-dividuare le priorità. E tra le principali iniziative da intraprendere ci sarebbe

quella relativa alle rastrelliere. Troppo poche, alcune vecchie ormai di 15 anni. Le location ideali per legare le bici re-stano così i pali della luce, i segnali stradali, gli alberi. Numerosi cittadini che viaggiano in treno, di fatto, si sono auto assegnati il proprio spazio per la bici in un cortiletto vicino alla stazio-ne, quasi una rastrelliera ad personam. Di postazioni del bike-sharing, invece, attualmente in città ce ne sono sette.Per farsi un’idea di quale sia il rapporto tra cittadini, mezzi a motore e biciclet-te, a settembre è stata realizzata un’ in-dagine sul campo. Molto artigianale, ma particolarmente efficace: contare i passaggi dei mezzi in un determinato incrocio in una determinata fascia ora-ria. In un’ora sono passate circa 2mila auto (una ogni 2 secondi), ma anche ol-tre 100 biciclette (due al minuto). O

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Per ora è ancora una scelta naïf, un vezzo meccanico che si con-cedono in pochi, soprattutto

gli amanti delle novità e delle solu-zioni innovative. Tra qualche anno, però, potrebbe diventare uno stan-dard della bicicletta, specialmente nella sua veste urbana. Protagonista di questa rivoluzione è la cinghia in poliuretano (di solito rinforzata con fibra di carbonio) che può sostituire la vecchia catena. A guardarla da vicino non è molto diversa da quella che c’è sotto il cofano delle automobili, quasi liscia all’esterno, con denti modellati per incastrarsi nelle apposite pulegge nella parte interna. La prima appari-zione a bordo di una bicicletta risale a oltre trent’anni fa, quando l’ultra pie-ghevole Picnica utilizzò una cinghia di Bridgestone, derivata da un mo-dello motociclistico. Oggi i modelli che hanno adottato questa soluzione si contano sulle dita di una mano. O quasi. C’è la Tilt, pieghevole di BTwin, la OldTown, e-bike dell’italianissima Wayel, e la Alfine 11, city bike di Bmc, che tra i grandi marchi è quello che ha puntato più decisamente sulla cinghia.In termini di prestazioni il confronto con la catena tradizionale sembra im-

pari perché la dispersione di energia della cinghia è nettamente superiore: secondo alcuni studi americani, in termini di efficienza, il gap tra i due sistemi è superiore al 30%. La questio-ne, comunque, è ancora controversa perché per diversi esperti lo scarto sarebbe molto più contenuto.In ogni caso, a favore della cinghia, ci sono vantaggi indiscutibili. Primo fra tutti la praticità visto che, al con-trario della catena, non ha bisogno di alcuna manutenzione. Quindi, oltre

a risparmiare tempo e denaro per la lubrificazione, non si corre neppure il rischio di sporcarsi i pantaloni mentre si pedala. La cinghia offre altri indi-scutibili vantaggi: è più leggera della

catena tradizionale (alcuni modelli sono al di sotto dei 100 grammi) e, soprattutto, molto più silenziosa. Inoltre, grazie ai rinforzi in car-bonio (o kevlar), può sostenere

carichi superiori, rivelandosi più resistente. Forse però l’aspetto più

interessante in ambito urbano è che, nonostante la manutenzione-zero di questa soluzione, la cinghia può van-tare una vita molto più lunga della ca-tena: nonostante non ci siano ancora dati attendibili, visti i numeri piutto-sto limitati, la durata media oscille-rebbe tra i 10 e i 14 mila chilometri.Messa in questo modo, sarebbe lecito aspettarsi una vera e propria invasio-ne di biciclette con questo genere di trasmissione. Ma un cambiamento così radicale richiede tempi medio-

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vivere la bici

hi-tech

Promette vita lungae manutenzione zero.La cinghia in poliuretano è, oltre che anti-grasso, più leggera e resistente. Ma rende meno, soprattutto con il freddo.

di Matteo Scarabelli

NO OILCatena

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lunghi. Anche perché ci sono diver-si problemi ancora da risolvere. Per esempio: dato che la cinghia è un pezzo unico, al contrario della catena che è fatta da tante maglie attaccate l ’una all ’altra, per sostituirla è ne-cessario ‘aprire’ il telaio, a meno che questo non sia stato disegnato specifi-camente per questa soluzione (oppure non abbia un carro posteriore molto alto, come nel caso di alcuni modelli pieghevoli, così da non ostacolare la rimozione della cinghia). Basta que-sto, probabilmente, per scoraggiare

i primi entusiasmi. Ma c’è dell’altro. Oltre alla sostituzione della corona e del pignone posteriore con le apposite pulegge, le biciclette “cinghiate” non possono usare il classico cambio con il deragliatore. Quindi l’unica alter-nativa al rapporto unico è il cambio interno al mozzo posteriore. Soluzio-ne di grande praticità ed efficienza, basti pensare che si può usare anche a ruote ferme, ma senz’altro non a basso costo. E un altro fattore nega-tivo riguarda la difficoltà di mettere correttamente in tensione la cinghia,

operazione che tra l ’altro richiede un movimento centrale eccentrico oppure i forcellini scorrevoli. Infine il freddo: con temperature prossime allo zero la cinghia perde molta del-la sua flessibilità, diventando molto meno efficiente. In casi estremi addi-rittura inutilizzabile. O

Alternativa cardanoTra le alternative possibili alla tradizionale trasmissione a catena c’è anche il cardano. Una soluzione che, da quando è stata introdotta per la prima volta, all’inizio del Novecento, fa sporadicamente capolino in campo ciclistico. Il cardano è composto da due accoppiamenti di corone ipoidi, una si trova all’altezza del movimento centrale, l’altro nel mozzo della ruota posteriore, collegate da un albero di trasmissione. Tutte queste componenti, che hanno il vantaggio di trovarsi a un’altezza superiore rispetto alla catena o alla cinghia, sono chiuse all’interno di un guscio che le protegge da polvere, acqua e fango. Per questa ragione il cardano non ha bisogno di manutenzione e risolve pure il problema dello sporco. Gli svantaggi sono il peso e l’efficienza, inferiore anche a quella della cinghia. Caratteristiche particolari che, se da una parte hanno impedito al cardano di far breccia nel mercato della bicicletta, dall’altra rappresentano la soluzione ideale in certe situazioni. Un esempio: il BikeMi, servizio di bike sharing milanese (nella foto). In questo caso, infatti, l’affidabilità, la resistenza e il basso livello di manutenzione richiesta contano molto di più della performance.

Tra i grandi marchi, Bmc è quello che ha puntato più decisamente sul poliuretano.Ma l’innovazione ha toccato anche pieghevoli (a sinistra, Tilt di BTwin)ed e-bike (in basso, OldTown di Wayel).

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Una critical massdi genitori e bambiniche pedala verso scuola. Un’esperienza natadal basso a Romae Milano diventa contagiosa abitudine.

di Simona Ballatore

Laura ha dato il là: un post, scrit-to sulla pagina Facebook della Critical Mass, un invito a noz-

ze. Poi tutto è stato spontaneo, conta-gioso. La 'Massa Marmocchi', com’è stata battezzata in quel di Milano, cre-sce. Laura Farinella, tre figli, sorride. Ogni giorno accompagna il più piccolo alle scuole elementari Italo Calvino, periferia milanese: pioggia o sereno, il suo mezzo preferito resta la bicicletta. Per arrivarci dovrebbe percorrere - le basterebbero sette minuti - un viale trafficatissimo. Un’impresa. «Quasi impossibile – conferma – quello che pesa veramente è la preoccupazione. Ho studiato vie alternative, passan-do da dietro, scendendo e salendo dai marciapiedi, anche se so che non si po-trebbe». Ma con i bambini come si fa se le piste ciclabili scarseggiano? Dopo piccole e grandi battaglie quotidiane, all’alba di un giorno di settembre ha avuto un’idea, ha preso in mano il com-puter e ha scritto un messaggio: «Mio figlio grande, 19 anni, frequenta i ra-gazzi della Critical Mass il giovedì sera – racconta - Mi è venuto in mente di chiedere loro di aiutarci, una volta ogni tanto a percorrere il viale in maniera sicura e festosa con i bambini. Non ave-vo idea di quel che sarebbe successo».

storievivere la bici

Ovvero che quella 'volta ogni tanto' si trasformasse in un appuntamento fis-so, a cadenza settimanale, e che dalla prima volta – il 2 ottobre – altre scuole scendessero in campo, in centro come in periferia, inventando percorsi, for-mule, unendosi ad altri istituti.

E così, un’esperienza già collaudata nei piccoli paesi e in altre città (come a Reggio Emilia dove il BiciBus coor-dinato dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con l'associazione 'Tuttinbici–Fiab' ha appena compiuto dieci anni di età) ha conquistato le me-

Elementare, BICI!

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tropoli: dove le amministrazioni loca-li sono più latitanti, ci si organizza dal basso, ci si autogestisce, scendono in campo i volontari, i genitori, cercando di sensibilizzare i 'piani alti'. A Roma il primo corteo scolastico è stato organiz-zato in settembre, in concomitanza con la Settimana Europea della Mobilità. Milano ha rilanciato nelle settimane successive. Il 29 novembre, per la pri-ma volta, il 'Bike to school day' si è fat-to nazionale, estendendosi a Bologna, dove la 'Massa Marmocchi' è Cinnical Mass (da cinno, che significa bambino in dialetto), a Caserta, a Napoli, a Me-stre. Nella Capitale hanno aderito oltre trenta scuole, conquistando il patroci-nio del Campidoglio, anche se l’evento è stato organizzato, gestito e coordina-to interamente da genitori, volontari e bambini.

SCORTA MILITANTEL’unione fa la forza, così la 'critical school' si riappropria delle strade, fa-cendo meno caso a quei clacson che fremono per imporsi. «È un’occasione per stare insieme ma anche una riven-dicazione sull’utilizzo degli spazi – ri-badisce Laura - e i volontari che ci scor-tano sono molto bravi, hanno tecniche rodate, ci sentiamo sicuri: i bimbi sono

sempre avanti, noi dietro». Una para-ta di campanelli e musica. «Andiamo avanti così – ribadisce il gruppo com-patto - Ci piacerebbe coinvolgere tanti genitori, speriamo che man mano pren-dano coraggio. Ci vuole costanza, non importa il freddo, abbiamo pedalato anche sotto l’acquazzone». Studi recenti hanno dimostrato che al momento d’ingresso e di uscita da scuola si registrano valori altissimi di smog: molti accompagnano i bimbi in macchina, alcuni si fermano davanti al portone senza spegnere il motore. «Fa molto più male del freddo, i miei figli non si ammalano mai» parola di mamma ciclomunita.

Nelle immagini, tutte scattate a Milano, centro e periferia conquistati allo stesso modo nei giorni del bike to school. Qui sopra e in basso a sinistra due istantanee nei pressi della centralissima scuola Sant'Orsola. Qui a fianco, genitori e bambini nella periferica viale Monza, con il supporto dei ragazzi della Critical Mass (in posa nella foto in basso).

Spostandoci nel cuore delle città non c’è il traffico dei viali di periferia ma gli ostacoli non mancano: «Dobbiamo fare i conti con le rotaie, con le mac-chine parcheggiate, con il porfido e soprattutto con chi presta poco atten-zione alle bici – sottolineano le milane-si Chiara Calaldi e Alessia Di Gian-camillo, figli al seguito – ma grazie a queste iniziative possiamo spostarci divertendoci, i bimbi solo felici. È un ottimo mezzo di locomozione la bici-cletta, non inquina e non potremmo farne a meno». La bandiera è una sola: tutti in bici a scuola, in tutta sicurezza; per garan-tirla sono scesi in strada anche ciclisti urbani volontari. «Da piccolo andavo a scuola in bici, per me era il quotidia-no, nulla di straordinario. Lo facevo da solo, percorrevo cinque chilometri. Mi piacerebbe che questa possibilità ci fosse anche per i ragazzi delle nostre città» racconta Rudy Reyngout, di ori-gine belga, mentre segue gli alunni con la sua Officina Ciclante. O

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Hamara, Sory, Justus.Tre odissee, un lieto fine chiamato Ciclofficina Mondo. Accade a Brescia, dove una onlus abbina accoglienza e avviamento al lavoro.

di Michele Bernelli

Le mani di Hamara si muovono agili, sicure, tra morsetti e pi-gnoni. Hanno iniziato bambine

a riparare biciclette, nell’officina del padre a Bamako, Mali, hanno ripreso a 23 anni nella Ciclofficina Mondo, inaugurata lo scorso novembre a Bre-scia. In mezzo una vita d’avventura, la Libia di Gheddafi come riparo agli scontri etnici del suo Paese, la fuga pre-cipitosa allo scoppio della guerra civile, lo sbarco a Lampedusa, il sospirato sta-tus di rifugiato politico.

L’apprendistatoLa vita di Hamara incrocia a Brescia quella di Adl Zavidovici, una onlus nata sull’onda delle emergenze uma-nitarie in Bosnia, e che dal 1996 si occupa di cooperazione, accoglienza, formazione al lavoro per migranti. E che per loro vede uno sbocco possibile anche in una ciclofficina. «A Brescia mancava – racconta Elio Rudelli, nella sede dell’onlus – e così abbiamo attiva-to un corso di 35 ore di manutenzione della bicicletta e di educazione strada-le. L'hanno frequentato una ventina di

storievivere la bici

migranti al termine abbiamo scelto le due persone più adatte e motivate».Viene dal Mali anche il secondo, Sory. È di Segou, la vecchia capitale dell’im-pero Bambara, 200 km a nord-est di Bamako. Anche lui imbarcato in fret-ta e furia – su un altro barcone - per Lampedusa, diventa ‘rifugiato’ come Hamara, e come lui frequenta il cor-so di Brescia. Nel suo Paese faceva il carpentiere, di metalli è già pratico, di biciclette lo diventa.Hamara e Sory, una volta selezionati, affrontano un tirocinio di sei mesi in azienda (Ruotalibera, di Gussago), per imparare i segreti del mestiere. Gli fan-no qualche lezione anche i dirigenti della Fiab di Brescia. Visitano l’Expo-bici di Padova, frequentano seminari sulla gestione del negozio. Con la supervisione di Adl Zavidovici formano la cooperativa Gekake (in lingua bambara significa “tutti uniti”) coinvolgendo come terzo socio Justus, 32 anni, da Nairobi: in Kenya faceva il contabile, in Italia ha iniziato racco-gliendo pomodori e olive, poi ha prefe-rito il commercio, tra spiagge, piazze,

mercati, ogni stagione il suo assorti-mento. E a novembre, su la saracinesca – affaccia su una vietta tranquilla, in centro, 500 m da Piazza della Loggia – e la nuova avventura ha avvio.

Vita di negozio«Qui in negozio tutti facciamo un po’ tutto» racconta Hamara; ma quando ci distrae il suono del campanello della

La bici dopo laTEMPESTA

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porta è Justus che si stacca dal bancone dove stiamo chiacchierando, si prende carico della cliente appena entrata, la accompagna tra le bici esposte, la tenta digitando veloce, su una vistosa calco-latrice, prezzi e sconti. Sory e Hamara, da buoni meccanici, ci parlano a strap-pi senza smettere il lavoro di fino sulle bici in riparazione.Un po’ alla volta si scioglie il clima, con

la confidenza si apre il libro dei sogni. C’è la speranza di Hamara di tornare in sella a correre come faceva in Mali, e prima di lui suo padre; c’è quella di Justus di fare l’ambulante su un cargo-trike, «proprio uno come questi», e in-dica la foto in copertina di BC.Justus è tornato al banco, la signora tornerà, forse, domani. Nulla di fatto per ora. «In tanti – si lamenta - voglio-no una bici, ma un po’ bruttina, e che costi poco. Così, dicono, non ce la fare-mo rubare». Nei primi mesi di attività, per una bici nuova se ne vendono dieci rigenerate in ciclofficina.«È presto per valutare la redditività dell’impresa – riflette Elio Rudelli – ma di sicuro abbiamo colmato un vuo-to, offrendo un servizio che gli altri

Nelle immagini, realizzate dal fotoreporter Livio Senigalliesi, Sory (a sinistra, t-shirt arancione) e Hamara al lavoro in ciclofficina.

due negozi del centro non hanno». La clientela è varia, come le bici in mo-stra, c’è anche la fissa della casa vicino all’elettrica di marca. Nel tempo breve della nostra permanenza si succedono una donna di Sri Lanka che non si dà pace per il cattivo funzionamento della sua e-bike, e un giovane di brescianis-sima cadenza per una messa a punto di una bici da corsa d’alta gamma. Uscendo incrocio un’altra clente. Con sé ha solo un verbale, la bici, danneg-giata in un incidente stradale, è in custodia al comando dei vigili urbani; chiede ai ragazzi di andarla a ritirare, verbale alla mano, per valutare i danni e fare un preventivo per l’assicurazio-ne. Un attimo di logica titubanza (loro son pur sempre migranti, i vigili forze dell’ordine…), poi si fanno spiegare la strada, escono in coppia. «Dopo vi rag-giungo anch’io» li rassicura Elio…

La panchina dei migrantiPer tutto il tempo, in un angolo del negozio, si sono scambiati posto e chiacchere, su una panchina, altri mi-granti. I gestori, tra intervista e lavoro, sembravano non curarsi di loro. Ma brevi parole, di quando in quando, la-sciavano capire che c’è alle spalle una storia comune che si è fatta fratellanza. È vero, le ciclofficine sono sempre luo-ghi dove la socialità dilata il tempo, chi ha fretta si accomodi pure all’uscita. In questo caso però c’è dell’altro: c’è che Ciclofficina Mondo è diventato una sorta di casa del popolo per la vasta co-munità dei migranti a Brescia. Ripara e rimette a lustro biciclette, e intanto riscalda cuori e accorcia distanze. O

TEMPESTA

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vivere la bici

vetrina

di Matteo Scarabelli

BELLI DI NOTTE

CasCo Con luCe integrata. Le luci della bicicletta hanno la batteria scarica? È sempre meglio avere una soluzione di emergenza: una buona idea è questo Foldable Premium, casco che, oltre a “chiudersi” a fisarmonica per occupare meno spazio nello zaino o in borsa, ha una luce di posizione rossa sulla parte posteriore (149 €). CARRERA

luCi alternative. Ventiquattro led per ogni ruota, ma se ne accendono soltanto otto alla volta: bianchi nella ruota anteriore e rossi in quella posteriore, per un totale di circa 600 lumen. Uno dei sistemi di illuminazione più originale ed efficaci in circolazione. Non passerete inosservati (170 €).REvoLights

energy Bike MusiC Box. Lettore mp3 (con radio fm) trasformabile in un piccolo fanale anteriore. Fissaggio semplice e sicuro, il lettore/fanale si rimuove facilmente dal manubrio per la ricarica (con presa usb) o per evitarne il furto. Lontano dal traffico, i 3 watt di potenza garantiscono un buona ascolto. Si acquista on-line (26 €).www.onECLiCk.it

Borse fluo. È uno zaino ma può diventare una borsa a tracolla (basta cambiare l’attacco degli spallacci), in entrambi i casi è visibile a 100 metri di distanza. Ha una doppia tasca all’interno ed è disponibile anche con la grafica del limite 30 kh/h che è mission e segno distintivo del marchio (36€). ZonA30

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Poco traffico e strade silenziose, ma anche visibilità limitata e automobili più (che mai) veloci e pericolose. Pedalare di notte, o al mattino molto presto, ha un fascino speciale. A patto, ovviamente, di farlo in condizioni di massima si-

curezza. Il che non significa soltanto essere visibili: la sicurezza by night comprende anche un lucchetto affidabile, un abbigliamento comodo e funzionale e gli accessori giusti per pedalare con la massima attenzione e con le mani ben salde sul manubrio. Ecco il kit di BC dedicato a chi non rinuncia alla bicicletta neppure quando è buio.

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antifurto Con Chiave a led integrato. Chi lascia la bicicletta in strada nelle ore notturne ha bisogno di un lucchetto affidabile. Come questo Abus Granit XPlus 540 che può vantare quattro brevetti, tra cui la chiusura indipendente su entrambi i lati e un cilindro con 1,2 milioni di combinazioni. Il led sulla chiave è una gran comodità quando si usa il lucchetto al buio (120 €). Abus

telaio fluo. Di giorno si “caricano”, di notte si “illuminano”. Sono gli originali telai di Trubbiani che, grazie a un sistema innovativo di verniciatura, al buio diventano luminescenti. Ideali per stupire gli amici di pedale (da 650 €).tRubbiAni

giaCCa Con dettagli fluo. Impermeabile e antivento, con le cuciture nastrate all’interno per il massimo della tenuta. Sulla tasca posteriore di questo Traveller Jacket c’è una fodera su misura per inserire il led (compresso nella confezione). Ha delle prese d’aria nella zona sottomanica mentre i polsini si possono regolare con la chiusura in velcro (140€). noRthwAvE

PortaBottiglie. Cena a casa di amici? Questo porta bottiglia è perfetto per trasportare un buon vino in tutta sicurezza. Tra l’altro la posizione è ideale per non incidere sulla guidabilità della bicicletta. Si adatta a qualsiasi tipo di telaio e non sfigura neppure sui modelli più chic (20 €). biCYCLE winE RACk

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PneuMatiCi Con Bande laterali Catarifrangenti. Copertura quattro stagioni, ideale anche per l’utilizzo invernale. Sui lati di questa Protek Star Grip c’è una banda luminescente che aumenta la visibilità laterale della bicicletta, spesso trascurata (alzi la mano chi sostituisce i catadiottri su ruote e pedali!) ma prevista anche dal Codice della strada (35 €) . MiChELin

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news turismo

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viaggiare

ProPosta tourDolomiti-Venezia, ottovolante nella storiaSul filo delle acque, dal Lago di Misurina alla laguna, tra fiumi carichi di passato e ferrovie dismesse, in un paesaggio intarsiato di paesaggi e centri d’arte.

ProGraMMa Durata: 8 giorni, 7 notti, 7 giorni in bicicletta - da sabato 13 a sabato 22 giugnosviluppo percorso: Ritrovo a Venezia-Mestre, transfer per il lago di Misurina; percorso su sviluppa su piste ciclabili e su strade secondarie a basso traffico. Alcuni brevi tratti su strade a traffico medio, due brevissimi tratti su strade trafficate, perlopiù pianeggiante con alcune lievi salite. Il fondo è in parte asfaltato e in parte di buon sterrato con un breve tratto di sterrato faticoso. tappe: Lago di Misurina - Termine di Cadore - Belluno (76 km), Belluno - Lago Corlo (64 km), Lago Corlo - Asolo (50 km), Asolo-Treviso (60 km), Treviso - Lio Maggiore (66 km), Lido di Venezia - Pellestrina – Venezia (60 km).Info: tel. 045 8346104 - www.simonettabiketours.it

e consente di pedalare con calma, ammirando i panorami prima arcigni della valle serrata, poi più larghi lungo il Piave fino a Termine di Cadore.Al margine superiore dell’Antica Repubblica di Venezia, Feltre con la sua nobiltà cittadina precede il passaggio per la Valsugana, lungo il corso del fiume Brenta. Siamo dalle parti della memoria irredentista, di glorie e sofferenze belliche, del famoso ‘ponte di Bassano’, bellissimo con le travature di legno scuro e carico di memorie (qui è ancora per tutti il ‘ponte degli alpini’); ma alle porte di Bassano del Grappa c’è anche il nitore rinascimentale di Villa Angarano, una delle splendide ville palladiane. Di villa in villa (dopo Asolo sfilano Villa Corner della Regina e Villa Emo) si traguarda Treviso, città murata, segnata da canali altrettanto suggestivi. Non c’è fretta, in bici; e allora anche se la meta da qui è Venezia ci si può concedere un detour che sfrutta il corso tranquillo del Sile per raggiungere la Laguna, procedere lungo il suo contorno, su lunghissime lingue di terra sospese sull’acqua fino a Lio Maggiore e Lio Piccolo, distratti dalle moltitudini di fenicotteri rosa.Lasciata la laguna e le barene, lo sbarco sul Lido di Venezia. Qui la terra finisce e comincia il mare aperto, non quello addomesticato della laguna. È la Venezia double-face, dal Lido in aristocratico liberty, a Malamocco, il nucleo più antico di Venezia rivolto verso il mare con le case veneziane del Cinquecento dai colori pastello e con le finestre a bifora, fino a Pellestrina, con le case dei pescatori dai colori sgargianti, le reti da pesca al sole e i pescherecci ormeggiati.

Al via le meraviglie della natura, cattedrali di roccia scolpite nel cielo. Al traguardo la civiltà dell’uomo, geometrie e architetture di una città sospesa sull’acqua. In mezzo, tra le Dolomiti e Venezia, un itinerario che scende da nord a sud svelando una antologia di bellezze del Veneto sul filo di due fiumi che hanno fatto la storia della regione, il Piave e il Brenta, e di un suggestivo fiume di risorgiva, il Sile. La corrente dell’acqua è una compagna fedele di pedalate sicure e gradevoli; gli innesti tra un fiume e l’altro, le digressioni che intarsiano l’itinerario, sono il vestito tailor made realizzato da Simonetta Bike Tours, che lo propone (vedi box) come antipasto della prossima estate.Il corridoio che raccorda Dolomiti e Venezia è connotato da ambienti molto diversi tra loro, ed egualmente vario, sul percorso, è il segno dell’uomo: ville

venete e edifici di pregio arricchiscono il paesaggio presidiato da tante belle cittadine ricche di arte e di storia.Il primo specchio d’acqua, che accoglie a nord, è quello dolce e saturo delle luci di montagna del lago di Misurina; a 1754 m, ci si specchiano le vette delle Dolomiti, in un’aria rarefatta che libera il respiro.Si volteggia per brevi tornanti sino a intercettare la bella ciclopista che segue il tragitto della vecchia ferrovia Dobbiaco-Cortina-Calalzo, ora riconvertita a ciclabile, tra boschi, vecchi caselli ferroviari, nello scenario delle splendide Dolomiti cadorine, fino all’aristocratica Cortina d’Ampezzo. Alla ciclopista si sostituisce poi la pedalata su un’altra strada cui il tempo ha ridato giustizia: la vecchia statale 51 di Alemagna, storico raccordo tra la pianura veneta e i paesi germanofoni, è stata abbandonata dal traffico a motore

In alto, Villa Angarano; a sinistra, la laguna veneta e le Dolomiti sul lago di Misurina.

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Un tour attraverso un distillato delle eccellenze olandesi, tulipani, formaggio, mulini, in quel riposante paesaggio agreste conteso nei secoli alla forza del mare. A fine aprile, quando le fioriture sono al loro splendore, un tour di quei luoghi non può prescindere

ZEPPELINBici più barca, vista tulipani

VaL D’aostaE-bikes solariverso il Paradiso

Uno strumento di facile consultazione e con informazioni aggiornate per percorrere in sella alla bicicletta uno degli itinerari ciclabili più affascinanti d’Italia. È lo scopo del roadbook sulla Ciclovia adriatica pugliese redatto dalla Regione Puglia in collaborazione con la Federazione Italiana Amici della Bicicletta per promuovere il cicloturismo anche come strumento di valorizzazione economica del territorio. «Con questa pubblicazione – ha dichiarato l’assessore regionale alla Mobilità Giovanni Giannini – vogliamo sensibilizzare Istituzioni ed enti locali a valorizzare l’utilizzo della bicicletta realizzando quelle necessarie infrastrutture ciclabili che possano costituire un ulteriore passo verso il processo di costruzione della rete ciclabile pugliese».Cento pagine, in italiano e in inglese, il volume fotografa la situazione della percorribilità in bicicletta della Ciclovia Adriatica nel tratto pugliese. In pratica individua il miglior percorso stradale per attraversare la Puglia da Nord a Sud, lungo l’Adriatica per lo più su strade a bassa intensità di traffico e toccando centri come Brindisi e Bari che sono terminali rispettivamente del percorso europeo Eurovelo n. 5 Ciclovia Romea-francigena (Londra-Roma-Brindisi) e di quello nazionale n. 10 BicItalia Ciclovia dei Borboni (Napoli-Bari). Oltre alle descrizioni dei percorsi, con indicazioni tappa per tappa, il road-book offre ai cicloturisti di tutto il mondo una cartografia semplice. Tra le informazioni veicolate ci sono lo stato della pavimentazione delle strade, la tipologia di sede stradale e le mappe in scala. Di recente rilanciato anche da Eurovelo, il roadbook è disponibile anche al download dal sito http://mobilita.regione.puglia.it

INIZIatIVELa Puglia in tasca con il nuovo roadbook

dal Keukenhof, con i suoi 6 milioni di bulbi in fiore a creare composizioni impressionanti. La proposta bici+barca di Zeppelin offre tappe di tutto comodo (tra 30 e 50 km al giorno), bordeggiando i canali, con i natanti sempre al seguito a offrire il massimo del comfort, cabine doppie con letti bassi e servizi privati. Partenza e arrivo da Amsterdam, e sul percorso altre città storiche olandesi, come Haarlem e Leida, accompagnatore locale ma con buona conoscenza dell’italiano. Due opzioni diverse: tour su 4 giorni (partenze il 19 e il 30 aprile), o su 5 giorni (partenze il 22 e il 26 aprile).Info: www.zeppelin.itTel. 0444 526021

Cresce il bike-sharing ad energia solare nelle valli del Gran Paradiso. Dall’estate saranno infatti disponibili nuove mountain-bike a pedalata assistita presso le 11 pensiline fotovoltaiche in cinque Comuni interessati della Val d’Aosta (Cogne, Valsavarenche, Rhemes-Notre Dame, Rhemes-Saint Georges, Introd).Si aggiungeranno alle 66 bici elettriche che dal 2012 vengono utilizzate dai cittadini. Tutto è partito con il progetto pilota Re.V.E.-Gran Paradis: l’obiettivo era il contenimento del traffico automobilistico nelle valli. Da allora, con 1500 registrazioni al servizio bike-sharing sono stati garantiti 6800 viaggi nelle estati 2012 e 2013, con un incremento del 37% degli spostamenti da un anno all’altro.Un investimento da 850mila euro, cui l’Ue ha contribuito con 340mila euro. Il successo di questo servizio innovativo ha contagiato anche i Comuni di Chamois e La Magdaleine, in Valtournenche, che si preparano ad accogliere servizi simili di bike-sharing.

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news turismoviaggiare

aBruZZosea Cycling: nel 2015 131 km vista mare

Riposarsi all’ombra del Big ben o della Tour Eiffel? Libertà di scelta con Girolibero, che propone l’Avenue Verte, nuova classica del cicloturismo europeo nella doppia versione (Parigi-Londra oppure Londra-Parigi). La verdissima campagna inglese e il nord della Francia, che incrocia la valle della Senna, raccordate dal piacevole diversivo della traversata sulla Manica. Inaugurata nel 2012, l’Avenue Verte offre a chi va da solo una rete di strutture di accoglienza bike friendly, ed è un percorso agevole particolarmente adatto a un’esperienza di gruppo. Girolibero, anche qui, è al servizio di chi vuol far da sé, mettendo la sua competenza nella costruzione di un viaggio individuale (da fine maggio a metà settembre); e accompagna, con guide già esperte del tracciato, settimane di gruppo, in luglio e agosto.Info: www.girolibero.itTel. 0444 323639

GIroLIBEroLondra-Parigi double face

Si scrive Abruzzo Sea Cycling, si legge pista ciclopedonale più estesa d’Italia. In cantiere ci sono 131 km di sentieri e tracciati che attraverseranno l’intera regione, passando per le province di Teramo, Pescara e Chieti, affacciate sul mare.Una volta ultimata, l’opera batterebbe il record di estensione finora appannaggio, con i suoi 125 km, dalla Ciclovia Destra del Po. L’intervento partirà dai 55 km di piste già esistenti che andranno potenziate e

integrate con l’allargamento del servizio wi-fi free a tutta la costa abruzzese. Verranno poi realizzati i restanti 76 km che completeranno la ciclovia.Per collegare l’intera tratta si prevede la realizzazione di tre ponti sui fiumi Saline Piomba e Vomano, con una spesa di 8,7 milioni di euro. Il costo totale di Abruzzo Sea Cycling è di quasi 40 milioni di euro con un finanziamento regionale di 6,2 milioni di euro. I lavori inizieranno a fine anno per concludersi nel 2015.

Anticipare il primo caldo d’estate programmando una settimana tra i boschi e gli spazi aperti dell’altopiano di Asiago. La tentazione viene da Jonas che organizza un tour che, giorno dopo giorno, alterna al mattino escursioni facili in bicicletta lungo ferrovie dismesse e sterrati sempre ben curati, e al pomeriggio visite ai luoghi storici di una enclave dell’etnia cimbra in terra veneta: il museo Cimbro, il museo dei Cuchi, il museo della Grande Guerra, il museo dell’acqua, l’osservatorio astronomico di cima Ekar e il palaghiaccio dell’Hodegart. Soste ghiotte anche tra le eccellenze enogastronomiche del territorio: il formaggio Asiago, i distillati di erbe, le grappe, mieli e marmellate, la storica torta Ortigara. Il primo appuntamento è per l’8 giugno, ma la ciclovacanza replica con partenze il 6 luglio, il 3 e il 31 agosto, il 21 settembre.Info:tel. 0444 303001 - www.jonas.it

JoNasasiago, il respiro dell’altopiano

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Diciotto grandi direttrici, 18mila chilometri di una grande rete di ciclovie nazionali, un palcoscenico da cui scoprire panorami e tesori d’Italia in bicicletta, una nuova risorsa al servizio del turismo del nostro Paese. Un progetto elaborato da Fiab, con il supporto del ministero dell’Ambiente, collegato alle reti europee di Eurovelo. Storia, potenzialità, strategie di sviluppo.E una mappatura dei percorsi.

a cura di Simona Ballatore e Michele Bernelli

BICITALIAUna rete di ciclovie che percorre l’Italia in

lungo e in largo, coast to coast. Diciottomila chilometri tracciati sulla cartina geografica, di cui oltre tremila già attrezzati, per rispondere

agli standard di qualità europei e a una domanda di cicloturismo crescente. Bicitalia è questo: un intreccio, ideato e promosso per oltre vent’anni da Fiab, oggi sostenuto anche dal ministero dell’Ambiente, che sta prendendo forma, legando insieme gioielli artistici e panorami straordinari. Da una parte ci sono percorsi già collaudati - come la Ciclopista del Sole dal Brennero a Santa Teresa di Gallura - dall’altra itinerari tutti da scoprire, come la Via dei Tratturi che unisce Vasto a Gaeta, da iniziare a sperimentare, nell’attesa di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. Il lavoro di mappatura è stato, e continuerà a essere fatto, ‘sul campo’, dai pionieri in bicicletta, via via che sulle loro gambe accumulano esperienze e informazioni. Non quindi semplici linee tracciate sulla carta, ma una testimonianza,

Dossierviaggiare

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un’indicazione su dove pedalare bene oggi e ottimamente domani. «Bicitalia - sottolinea Antonio Dalla Venezia, responsabile Fiab dell’area Cicloturismo - è un progetto importante dal punto di vista economico e sociale. Questi percorsi sono sia per i turisti sia per i residenti, recuperano e valorizzano il territorio. Il ruolo di Fiab è stato di proposta: abbiamo fatto da regia e collante perché per troppo tempo è mancato un soggetto che se ne occupasse. Abbiamo

chiesto alle Regioni di appoggiare la nostra idea e molte ci stanno seguendo. L’obiettivo è dare a questa rete un respiro veramente nazionale, che guardi all’Europa». E che diventi parte consistente di Eurovelo, la grande mappa di itinerari cicloturistici che attraversa tutto il continente.

Un tAssello Dopo l’AltroCiclovia non significa solo pista protetta, ma anche ex ferrovie riqualificate, alzaie, sentieri, antichi acquedotti recuperati come sta succedendo in Puglia, ponti romani, strade secondarie poco trafficate. Più che un’infrastruttura è una successione di infrastrutture compatibili. «Abbiamo messo insieme i segmenti esistenti, come i corridoi di Bolzano, Trento, Verona e Mantova per dar vita alla Ciclopista del Sole e abbiamo realizzato guide. Oggi concretamente si riesce ad andare dal Brennero a Firenze in bicicletta.L’obiettivo di Bicitalia è creare 18mila chilometri di rete, circa tremila sono già strutturati e alcuni sono di altissima qualità» spiega Claudio pedroni, pioniere di Fiab e coordinatore del progetto. Per completare questo mosaico servono più connessioni e una segnaletica che consenta a tutti di capire che l’infrastruttura c’è, esiste, ha una sua collocazione. «Il più bel regalo per un cicloturista - continua - è far vedere che qualcuno si preoccupa del suo orientamento. C’è un rapporto diretto fra il territorio e il ciclista, per questo si avverte la necessità di un’uniformazione a livello nazionale. Alcune Province hanno realizzato progetti bellissimi, ma non hanno strumenti amministrativi per guardare al di là del loro confine. Bicitalia deve essere un ombrello, dare un coordinamento sovraregionale per ragionare in termini di Italia, integrandosi alla rete Eurovelo». Non è solo un grande e ambizioso network, si propone come risorsa per comunicare quanto il territorio offre, promuovendo anche

A fianco, Luigi Crotti, titolare dell’agriturismo Corte Onida, certificato Albergabici.Sotto, Sabrina Meneghello, esperta di economia del turismo.

circuiti fuori dalle grandi direttrici che hanno una loro consistenza, un loro fascino, cercando di intercettare e far conoscere quanto di bello e ciclabile c’è oggi in Italia. «Coinvolgere chi si trova fuori dalla rete significa motivare amministrazioni locali e operatori, che magari ci daranno una mano per costruire una rete più ampia», conclude Pedroni. Perché un percorso da 30 chilometri è un episodio, magari piacevole, ma si ferma lì. Se invece quei trenta rientrano in un sistema, si comincia a scrivere un racconto di viaggio, pronto a trasformarsi in romanzo.

UnA finestrA sUll’eUropAChe valga la pena investire in questa direzione - sia sui percorsi già vivi che su quelli potenziali - è ormai assodato. Lo dicono le esperienze dei ‘vicini di casa’ che pedalano lungo il Danubio o sperimentano la Parigi-Londra; lo dicono i principali operatori economici. E lo conferma anche l’Europa. Secondo lo studio european Cycle route network eurovelo, condotto dalla Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento Europeo nel 2012, il cicloturismo ha raggiunto un giro d’affari di 44 miliardi di euro: 2,3 miliardi di viaggi, 20,4 milioni di pernottamenti. L’Italia paga un ritardo per quel che riguarda le infrastrutture e l’accoglienza, ma, a dispetto di un

BC Dossier Bicitaliaviaggiare

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Il treno (foto in alto a destra) può essere un volano importante per lo sviluppo del cicloturismo, anche se la rete nazionale non offre un servizio omogeneo per chi viaggia su due ruote.

territorio più ondulato rispetto ad altre nazioni può contare su un clima invidiabile, su gioielli paesaggistici e artistici che molti sognano e su un patrimonio enogastronomico ineguagliabile. Secondo la ricerca, le tratte italiane di Eurovelo – oltre 6mila chilometri - generano un fatturato di 2,05 miliardi di euro, di cui 1,51 miliardi per pernottamenti. Un volano per l’economia e per il ‘marchio’ Italia da potenziare e sfruttare al meglio: se le vacanze in bicicletta oggi si attestano intorno all’1%, con Bicitalia potrebbero quadruplicare.

il CirColo VirtUosoPrimo luogo comune da sfatare: il cicloturismo non è un turismo povero, tutt’altro. «Mentre un turista stazionario, che si concede per esempio una vacanza al mare - spiega sabrina Meneghello ricercatrice del Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia del Turismo) all’Università Ca’ Foscari di Venezia - spende in media 62 euro al giorno, il cicloturista si caratterizza per una spesa giornaliera che oscilla dai 90 ai 130 euro. Prenota spesso attraverso operatori specializzati, viaggia in coppia o in piccoli gruppi, vuole conoscere la zona e predilige percorsi a tappe che permettano la visita di attrazioni culturali e naturalistiche; ama pernottare in strutture ricettive

Numeri

18.000 l’estensione in chilometri della rete nazionale Bicitalia, che oggi conta diciotto itinerari; 3.000 i chilometri già attrezzati per rispondere a criteri di qualità; 6.000 quelli inseriti nel cir-cuito Eurovelo

44miliardi di euro, è il giro d’affari raggiunto dal cicloturismo in Europa secondo la studio European Cycle Route Network Eurovelo della Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento Europeo (2012)

2,05sempre in miliardi di euro, è il fatturato del cicloturismo in Italia

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Il Sentiero della Bonifica,tra Arezzo e Chiusi, in Toscana.In alto a destra, la mappadi Bicitalia.In basso, Trentino: Bicigrill per la sosta a bordo ciclabile.

I primi passi

Alla fine degli anni Ottanta qualche amministrazione par-ticolarmente sensibile iniziò a pensare a percorsi adatti a turisti in bicicletta, come Mantova con la sua rete attorno al Mincio. Ma è nel 1991 a Milano che venne ideata la madre di tutte le ciclovie: quell’anno Velocity, la manifestazione che si svolge a rotazione nelle città europee ed extraeuropee, approdò nel capoluogo meneghino. Lì fece il suo debutto la Ciclopista del Sole, pensata in contrapposizione all’Auto-strada del Sole che collegava il Nord Italia a Napoli. Dieci anni dopo, nel 2001, il Cipe deliberò il ‘Piano generale dei trasporti e della logistica’, che impegnava il Ministero dei Trasporti a sviluppare uno studio di fattibilità per una rete di percorribilità ciclistica nazionale che incentivasse il turismo sostenibile. Fu istituito un gruppo di lavoro e, nello stesso anno, venne organizzata la prima edizione della Bicistaffetta da Bolzano a Roma per promuovere Bicitalia, coinvolgendo le amministrazioni pubbliche. Dal 2013 Ecf, la federazione eu-ropea che raccoglie le associazioni dei ciclisti non sportivi, ha aperto il portale Eurovelo per la diffusione del cicloturismo europeo.

di qualità (dimore storiche, ville e castelli), collocate in contesti di pregio e ove sia possibile degustare prodotti tipici». Visitando il territorio attiva un circuito virtuoso con ricadute che contagiano più settori. Sullo scontrino del cicloturista doc si leggono le voci cartografia, ristorazione, prodotti locali (acquistati in loco e trasportati o prenotati e spediti a casa), biglietti per musei e parchi, beni e servizi connessi all’attività (dai ricambi alla manutenzione). Spese che dipendono dalla lunghezza dell’itinerario e dalla durata del soggiorno nella destinazione.L’offerta tradizionale segna una fase di stasi, le migliori prospettive sono relative ai segmenti emergenti, fra i quali il turismo attivo e ambientale.

MoViMento Al 6 per Cento«Dall’analisi integrata di diverse fonti risulta che il prodotto ‘cicloturismo’ genera circa il 6% dell’intero movimento turistico in Europa: i tedeschi sono i principali utenti, due milioni e mezzo (il 4% della popolazione) trascorrono la vacanza in bici e circa 22 milioni (il 44%) se la portano dietro. Austria, Danimarca e Francia sono invece i principali Paesi di destinazione, mentre l’Italia si colloca solo all’ottavo posto in

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questa graduatoria. Le destinazioni preferite sono il Trentino Alto Adige, il Lungo Po Ferrarese, il Lago di Garda e la Toscana. Una rete più strutturata potrà dare nuovo impulso» dice ancora Sabrina Meneghello. Molto frequentate sono soprattutto le destinazioni che permettono di effettuare esperienze varie e complesse, spesso

itineranti, con pernottamento in più località. Anche per questo una rete matura e articolata come Bicitalia potrà portare nuove soste e opportunità economiche sui territori. Oltre alla valorizzazione di percorsi secondari e ai benefici in termini di sostenibilità apportati dal sistema di mobilità alternativa, anche il patrimonio immobiliare può essere rivalorizzato dalla vicinanza di attrattive come piste ciclabili e servizi di ristoro. I viaggi in bicicletta, poi, non sono stagionali: spalmandosi soprattutto in primavera e autunno, anche per le temperature più adatte, permettono di distribuire meglio i flussi di turisti durante l’arco dell’anno. Strutture ricettive e territorio devono essere pronti a cogliere l’opportunità con locali aperti, musei visitabili e la disponibilità dei diversi servizi necessari. Guadagna il privato, guadagna anche il pubblico. Che deve però mettersi in gioco. «Gli interventi per la costruzione del prodotto cicloturistico hanno senso se gestiti e sostenuti dal settore pubblico - per le opere di pianificazione, segnaletica, infrastrutture, comunicazione e promozione - oltre che dal settore privato, che ha un ruolo chiave nell’offerta di servizi di qualità che vanno a comporre il pacchetto turistico», conclude la ricercatrice.

lA VoCe Di Un AlbergAbiCiIl privato può essere protagonista, contribuendo a rendere più funzionale la rete e traendone benefici. Una delle colonne

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La Rete Ciclabile Nazionale

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Bicitalia 2.0: pronti al battesimoBattesimo vicino per un sito nuovo, interattivo, ricco di infor-mazioni, che accompagna lo sviluppo del progetto Bicitalia. A buon titolo possiamo parlare di Bicitalia 2.0: il sito, riorga-nizzato anche da punto di vista grafico, accompagnerà sui percorsi di Bicitalia indicando per ciascuno i tratti battezzati come Ciclovie di qualità, già perfettamente attrezzati per il viaggiatore; collegherà a tutte le strutture di ospitalità inserite nel circuito Albergabici; aprirà finestre sull’Europa, mostrando i collegamenti della rete Eurovelo. L’impianto iniziale, sarà imple-mentato via via con il contributo dei ciclo-turisti che potranno postare indicazioni e immagini. Un prezio-so strumento per chi viaggia pedalando.

portanti di Bicitalia è Albergabici, un network, pensato da Fiab, di strutture ricettive che mettono a disposizione servizi ad hoc per i cicloturisti. Lungo il Mincio uno dei nomi storici è luigi Crotti, titolare dell’agriturismo Corte Onida aperto dodici anni fa. «Sono entrato nella rete Albergabici – racconta - perché sono un amante del territorio e della bicicletta. Quando ho deciso di aprire un agriturismo ho pensato subito a possibili sbocchi che coinvolgessero il mondo delle due ruote». Spalancare le porte a chi pedala vuol dire attrezzarsi,

Con Bicitalia, i paesaggi del Paese in una sola grande rete.Ciclopista lungo la costiera del Mediterraneo e, in basso,la ciclabile nello scenario alpino della valle dell’Adige.

offrire servizi, una colazione più sostanziosa, una piccola officina e un riparo per la bicicletta, guide. «Noi stiamo lavorando bene con un tour operator olandese, abbiamo iniziato a collaborare con uno danese. Sicuramente ci sono potenzialità da sfruttare, si possono mettere insieme nuove forme di trasporto, integrandole. Sono partito tanti anni fa perché credevo in questo progetto. Nei primi cinque anni non c’è stato molto movimento rispetto a quanto il territorio offre dal punto di vista turistico. Da sei anni a questa parte però è stato un crescendo continuo».Un esempio virtuoso, da questa piccola Toscana affacciata sul Mincio, di come la rete Bicitalia possa fare da volano per l’imprenditoria privata e le economie locali. O

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L’Italia in bicicletta, dal Brennero alle isole, sulla greenway nazionale

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 3000 chilometri Dal Brennero a Santa Teresa di GalluraRegIoNI attRaveRsate: Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Basili-cata, Calabria, Sicilia, SardegnaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Ciclovia del Mincio (da Peschiera del Garda a Mantova, km 45 asfalto, facile anche per famiglie; biciclette: tutte. Bici + treno: sì) - Il Sentiero del-la Bonifica (da Arezzo a Chiusi, km 61, greenway non asfal-tata, facile anche per famiglie; biciclette: sconsigliate bici corsa. Treno + bici: sì).INfo: Ciclopista del Sole, 2 volumi, di Claudio Pedroni, Edi-ciclo.

il paesaggio italiano, in una grande greenway nazionale. La Ciclopista del Sole è il paradigma di Bicitalia tutta: ciclabile

e ampiamente ciclata dal Brennero al piano, e poi progetto di comunione tra le Italie della bicicletta, le valli e i fiumi del Nord, l’appennino delle strade bianche e dei borghi di carattere, infine il mezzogiorno, un tesoro ancora da lucidare per il cicloturismo che verrà. Per chi arriva dal nord, il paradiso è subito lì lungo la val d’Isarco, sulla ciclabile dalla ex ferrovia del Brennero, a saliscendi fino a Bressanone e poi morbida sul fiume, i meleti da una parte e le acque cristalline dall’altra, un incanto che prosegue sull’Adige prima (nella foto) e nel paesaggio che si appiana lungo la Ciclovia del Mincio tra borghi e canali sino a farsi padano attorno a Mantova.Da lì si traguarda la pianura tra viabilità minore e brevi tratti dedicati, tra cui un assaggio di Ciclovia del Po, e da Bologna in poi servono gambe (o il servizio treno+bici) per valicare la linea gotica. In Toscana, si passa Firenze sognando la ciclabile dell’Arno, e si pratica la comoda ciclovia che da Arezzo porta a Chiusi sul canale di bonifica della val di Chiana.Dall’Umbria in giù la greenway è per ora corridoio, linea di tendenza, che sfrutta il corso del Tevere fino a Roma, l’Appia antica e la costa tirrenica fino alla Campania. Si fa avventuroso nel passaggio tra i due mari, per seguire in Calabria la più

morbida costa ionica. Il volano di sviluppo qui è nelle ferrovie dismesse, innesco a venire del cicloturismo. La Ciclopista del Sole sbarca in Sicilia e la circumnaviga in senso orario, a sud e poi a ovest; in Sardegna si biforca risalendo sulle due costiere.

Paesaggi di pianura, lungo le sponde del grande fiume

il grande fiume è il compagno di questo viaggio che si snocciola lungo l’alzata naturale, sentieri e itinerari più o

meno attrezzati su ambo le sponde, connessi l’uno all’altro per creare un’unica grande infrastruttura ciclabile. L’argine maestro del Po è una preziosa risorsa già dal tratto torinese, con i suoi viottoli nel parco delle Vallere e della Colletta, e oltre con la futura greenway dell’Oltrepò Pavese, la vecchia ferrovia Voghera-Varzi, in parte già recuperata. Il percorso è vario sia nel fondo stradale che nel grado di protezione: in terra emiliana a margine della statale 62, nel lodigiano su percorsi più tranquilli, immersi nella natura. L’itinerario migliore oggi passa da una sponda all’altra; con ruote adeguate si praticano anche interessanti fuoristrada, le carrarecce nella confluenza Sesia-Po, il tratto a ovest di Piacenza, o ancora le golene di Pomponesco nel Mantovano o di Sissa nel Parmense. Si attraversano piccoli borghi, prima in alto fiume – da Carmagnola a San Zenone al Po – poi appoggiati all’argine maestro ( foto in alto) , da Caorso a Contarina, fotografando porticati, scorci rosso mattone, castelli e cascine, incontrando il popolo del Po, scoprendo piatti semplici e saporiti. A Ferrara, sull’argine destro ( foto in basso), si pedala da Stellata al faro di Gorino: una lunga cavalcata dal cuore della pianura al Delta. Il panorama verde oscilla fra gli ambiti naturali della golena umida con pioppi, salici altissimi e rassicuranti querce e i coltivi più vari, dal mais al riso, dal frumento alla soia. Un paesaggio che cambia d’abito a ogni stagione, liquido nelle risaie allagate in primavera, luminoso di rosso oro al tempo della mietitura, verde intenso di medica al primo taglio di maggio, per offrire poi il profumo diffuso del fiore a luglio.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 1.300 kmDalla sorgente al DeltaRegIoNI attRaveRsate: Piemonte, Lombardia, Emilia Ro-magna, VenetoseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Destra Po a Ferrara, (130 km di asfalto, facile, qualche breve tratto aperto al traf-fico; biciclette: tutte. Treno+bici : solo Trenitalia su Ferrara)INfo: Ciclovia del Po, 2 volu-mi, di Claudio Pedroni e An-tenore Vicari, Ediciclo

BI 1 - CICLoPIsta DeL soLe BI 2 - CICLovIa DeL Po

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Francigena e varianti storiche, fino a Roma e oltre

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 1.800 kmDa Como a BrindisiRegIoNI attRaveRsate: Lombardia, Emilia Romagna, Li-guria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, PugliaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Da Pavia a Piacenza

(80 km, asfalto facile; in sede propria 90 %. Treno + bici: sì). Naviglio Pavese (da Milano a Pa-via; 36 km, asfalto facile; in sede propria 70 % . Treno + bici: sì).INfo: Guida alla via francigena in bicicletta, di Camilla Torelli, Ed. Terre di Mezzo.

«È la curiosità che, non meno della devozione, forgia il pellegrino», diceva il poeta britannico Abraham Cowley.

Con eguale motivazione si percorre l’antica via Francigena in bicicletta: da Como e, oltreconfine, lungo l’eurovelo 5 che arriva dal Nord Europa. Dal Lario si raggiunge Milano per poi dirigersi verso Pavia, lungo l’alzaia del Naviglio Pavese, in gran parte ciclabile; a tiro, una breve digressione dal canale, la monumentale Certosa di Pavia. Si inizia quindi a pedalare sulle orme dei pellegrini, ripercorrendo l’itinerario dell’arcivescovo Sigerico nel suo diario di viaggio fra Canterbury e roma. Da Pavia si seguono i segnali della via Francigena scendendo il Ticino, poi il Po in sponda sinistra. Si arriva così sull’argine maestro che si segue fino al nuovo ponte della via Emilia con bella ciclabile, passando a Piacenza, o si lascia traghettando per la sponda piacentina. A Fidenza, si è parte della storia davanti ai bassorilievi di pellegrini ( foto qui sotto) in cammino nella bella chiesa di San Donnino. Da Fidenza, ciao pianura, si sale – su strade secondarie - al passo della Cisa. Su questa direttrice si innestano altri tracciati legati a percorsi romei, varianti che si intersecano per poi scendere insieme verso la Capitale, attraversando la Toscana, dalle pievi della Lunigiana ( foto in basso) a Lucca, proseguendo per San Miniato, San Gimignano, Siena. E poi giù fino a Roma per virare verso sud est e imboccare il corridoio della via Prenestina e la ciclabile

per Fiuggi. Qui l’itinerario propone il recupero di lunghi tratti di via Appia, si sposa con la Ciclovia del Volturno e con l’ultimo tratto della Romea portandoci a Brindisi. Due le varianti per la meta: la tarantina, rispettosa dell’Appia, e la Valle d’Itria che, fra sacro e profano, attraversa l’area dei trulli.

Tra ferrovie dismesse e corsi d’acqua, il Nordest modello Asburgo

Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia: gioielli in rete, su un intreccio di percorsi di respiro

sovraregionale che guarda oltreconfine, connettendosi all’Austria e alla Slovenia. La proposta del Triveneto è fitta e articolata, a organizzarla provvedono una volta di più i fiumi: sempre più spesso dotati di argini ciclabili o strade parallele, facili da percorrere con le due ruote. Si è iniziato con l’Adige ( foto a fianco), con il Brenta in Valsugana e su un tratto del Livenza; ma oggi ciclovie fiancheggiano anche il Bacchiglione, il Sile, il Piave, il Tagliamento e l’Isonzo. L’itinerario dell’Adige è parte integrante della Ciclopista del Sole e di Eurovelo 7, ma ha una percorribilità sua con piste di qualità variabile dalla sorgente alla foce. Nel Veneto, le sette province si mettono in mostra proponendo percorsi pianeggianti e attrezzati, come accade per esempio dal lago di Garda a Venezia, o nell’anello del Veneto e per la Via del Mare. Fra Veneto e Trentino Alto Adige si estende anche una suggestiva greenway, orlata dalle monumentali Dolomiti: per una vecchia ferrovia dismessa, la Dobbiaco-Cortina, si raggiungono note località turistiche, attraversando parchi naturali e lambendo specchi d’acqua. Il fondo spesso è sterrato ma in buono stato. Un consiglio per i meno allenati: partire da Dobbiaco perché il tratto in salita verso Cimabanche (1.530 metri sul mare) presenta pendenze più lievi. E per chi è allergico alla montagna, c’è il Canale Biffis, un itinerario ciclopedonale che prende le mosse da Verona per raggiungere Rivoli Veronese e che è stato ricavato dalla strada di servizio del canale Enel: in sicurezza e da una posizione panoramica si risale la valle dell’Adige da Verona al sito della battaglia napoleonica del 1797.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 1.000 kmPercorsi lungo il corso dei fiumi Adige, Brenta, Livenza, Bac-chiglione, Sile, Piave, Tagliamento e Isonzo RegIoNI attRaveRsate: Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia GiuliaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Canale Biffis, itinerario ciclopedonale da Verona a Rivoli Veronese (25 km, asfalto, facile, ultimi 2 km in salite; in sede propria al 90%. Treno + bici: sì) - Valsugana (da Pergine Valsugana a Bassano del Grappa, 82 km, asfalto, facile; in sede propria al 50%. Treno + bici: sì).INfo: www.veneto.to

BI 3 - CICLovIe DeI PeLLegRINI BI 4 - CICLovIe DeI fIuMI veNetI

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Verso la Capitale sulle strade dimenticate dell’impero

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 800 kmDa Tarvisio a Roma RegIoNI attRaveR-sate: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Um-bria, LazioseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Ponteb-bana, da Tarvisio a Ge-mona (72 km, asfalto, facile. In sede propria al 90%. Treno + bici: sì).

tutte portano a Roma. Sì, ma qui l’obiettivo è valorizzare per la bici le strade antiche. Se molti dei percorsi di

Bicitalia toccano la Capitale o vi approdano, il numero cinque ne mutua anche il nome. La Ciclovia Romea è legata in parte alle vie Annia e Popilia, che in epoca romana congiungevano Aquileia a Rimini, e in parte al corridoio multimodale Tiberino-Adriatico che connette con il Nordest e la mitteleuropa. Nei fatti, è una possibile alternativa anche per i cicloturisti austro-germanici per entrare in Italia attraverso il passo del Tarvisio, oggi attrezzato con la ciclabile Alpe Adria, tracciata fino a Grado. La ciclovia targata Bicitalia non raggiunge però Grado: a Udine piega verso ovest, inanellando una serie di ciclabili, valorizzate da questo percorso che le cuce fra loro; si raggiungono Pordenone e Sacile lungo la ciclovia del Livenza, si abbraccia il Veneto toccando Oderzo e Treviso, poi si imbocca per diversi chilometri la ciclabile ricavata dalla ex

ferrovia Treviso-Ostiglia (facilmente percorribile il tratto iniziale, prudenza nel restante). Superata Piazzola sul Brenta si incrocia un’altra ciclabile di qualità per noventa Vicentina, che intercetta monumenti, ville, fontanelle. Su viabilità

minore si arriva all’Adige e poi al Po sulla ciclovia intitolata ai due fiumi per poi passare in Emilia, lungo le ciclovie ferraresi fino a Ravenna. Si prosegue fino a Lido di Savio dove, il mare alle spalle, si risale il fiume Savio sino al confine della Toscana: il primo tratto ciclabile ( foto in alto) arriva fino a Cesena, poi la ciclovia giace sulla provinciale che corre parallela alla E45 toccando Mercato Saraceno, Bagno di Romagna e Verghereto in prossimità del valico di Montecoronaro. Oltre, la valle del Tevere accompagna fino alla meta.

Da Trieste a Santa Maria di Leuca,con lo sguardo sempre sul mare

È la litoranea per eccellenza, fra spiagge dorate, il delta del Po e il mare cristallino pugliese. Si parte dalla più grande

piazza d’Italia affacciata sul mare: Trieste. Il primo tratto è inserito anche in Eurovelo 8: si incrociano lagune separate dal mare da isole sabbiose abitate. Atmosfere veneziane anche nei centri rivieraschi, e quindi il Delta del Po che si attraversa agevolmente per incontrare altre valli prima della serie di spiagge che va dall’Emilia Romagna alla Puglia, interrotta solo dal Monte Conero. Diversi tratti ciclabili (una piccola dote che cresce, tra Ravenna e Cervia, tra Pesaro e Fano) alleggeriscono già nel primo tratto il rapporto con la Statale 16. Più a sud, da Civitanova a San Benedetto fra viabilità costiera e ciclabili non si sfiora nemmeno la statale salvo alcuni ponti sui fiumi. In Abruzzo il corridoio prosegue con maggiore continuità e con il bel ponte ciclabile di pescara. Oltre Ortona, in attesa di pedalare sulla ex ferrovia costiera, è strada statale fino a Termoli. Poi la si abbandona per entrare in Puglia lungo strade più tranquille, incluso – fuori dai picchi estivi - il bellissimo giro costiero del Gargano (di cui è alternativa un agevole taglio pianeggiante che consente di proseguire oltre Manfredonia per le saline di Margherita di Savoia). A seguire la catena delle città costiere Barletta ( foto in alto), Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Bari, collegate da viabilità minore e tratti dismessi della Statale. Dopo Bari la principale risorsa è rappresentata dalle complanari alla statale. Si arriva così a Brindisi utilizzando tratti della consolare via Appia traiana rivitalizzata come ciclovia. Dopo Brindisi, rientrati dalla costa, si raggiunge Lecce su viabilità minore fra ulivi secolari, e da qui la costiera per Otranto e Leuca, con saliscendi a picco sul mare.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 1.300 chilometriDa Trieste a LeucaRegIoNI attRaveRsate: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, PugliaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Pesaro-Fano (13 km, asfalto, facile. In sede propria 100%. Treno + bici: sì).Saline di Margherita di Savoia (ciclovia da Trinitapoli a Barlet-ta, 26 km, asfalto, facile; In sede propria 40%. Treno + bici: sì).INfo: Road Book Ciclovia Adria-tica in Puglia

BI 5 - CICLovIa RoMea BI 6 - CICLovIa aDRIatICa

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Da un ombrellone all’altro, attraverso i silenzi d’Appennino

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 400 chilometri Da Rimini a ViareggioRegIoNI attRaveRsate: Emilia Romagna, ToscanaseLezIoNe CI-CLovIe DI Qua-LItà: Sentiero Arno Pisano (ci-clabile da Pisa a Cascina, 24 km, fondo naturale facile, in sede propria 100%. Treno + bici: sì).

Dalle spiagge dorate dell’Adriatico alla egualmente mondana vita di mare della Versilia, affacciata sul Tirreno.

La Ciclovia Romagna e Versilia collega le rinomate località turistiche balneari, Rimini su una sponda, Viareggio sull’altra. Stessa spiaggia, altro mare. L’itinerario si sviluppa dalla riviera romagnola: si impegna la ciclabile ( foto qui sotto) che risale il fiume Marecchia, dalle acque limpide e dai grossi ciottoli bianchi, fino a Ponte Verucchio. Un percorso che conquistò il poeta statunitense – italiano d’adozione - Ezra Pound e il poeta e sceneggiatore romagnolo Tonino Guerra. Si prosegue sulla vecchia Marecchiese fino alla località di Torello dove finalmente si può dire addio al traffico per imboccare la greenway fluviale fino a oltre Novafeltria che in estate si può raggiungere anche grazie a un ponticello mobile. Si risale ancora il Marecchia, ora sulla Statale 258, e ci si trova a un bivio: due le vie che ci consentono di raggiungere la valle dell’Arno, attraversando la valle del Tevere e incrociando la Romea. La prima opzione, più alta, prevede di lasciare la Marecchiese a Pennabilli per Casteldelci e le Balze da dove si può salire ancora alle sorgenti del tevere per poi scendere a Montecoronaro e Bagno e risalire ai Mandrioli; l’alternativa ricalca il Marecchia fino al passo di Viamaggio, toccando Pieve di Santo Stefano, salendo alla Verna e scendendo a Pieve a Socana. Su viabilità minore si arriva poi fino ad Arezzo

intercettando la traccia della Ciclopista del Sole fino a oltre Firenze. Da Montelupo si prosegue in direzione Pisa e una volta arrivati nella città delle torri pendenti si punta a Viareggio ( foto in basso), scavalcando il Serchio e attraversando la macchia di Migliarino.

Tra due promontori, passandoper il cuore verde d’Italia

Due promontori, una linea che attraversa il cuore dell’Italia,

da oriente a occidente, collegando i due mari. Un saliscendi per gambe esperte, con solo qualche tratto di ciclabili protette, ma un itinerario tutt’altro che impossibile da affrontare: strade minori, lontane dal traffico, permettono di godersi a pieno scorci paesaggistici dominati dalla natura ( foto a fianco). Il viaggio inizia dalla riviera del Conero, ci si arrampica sul fianco del gomito d’Italia, pedalando fra tornanti a picco sull’Adriatico e raggiungendo Loreto, con la sua Basilica della Santa Casa, e poi, circondati da ulivi, fino alla Recanati di Leopardi. A guidare nel cuore dell’Appennino umbro-marchigiano è l’acqua: quella del fiume Potenza con la sua valle, il parallelo Chienti su cui si staglia, in suggestivo paesaggio collinare, Camerino. Salutiamo le Marche e raggiungiamo Foligno, città dell’olio, cuore pulsante della Valle Umbra. Al riparo dal traffico di fondovalle, la Via degli Ulivi percorre a mezza costa la montagna fra Spello e la regina Assisi ( foto in basso). Poi si scollina al passo del Termine, passando per l’altopiano di Colfiorito, attraversando il Tevere e lambendo Perugia per raggiungere il lago trasimeno (quasi completo l’anello ciclabile sui 70 km del perimetro) e i suoi villaggi (nei pressi Corciano, fra i borghi più belli d’Italia). L’itinerario prosegue per le valli di Chiana e del Paglia per approdare a Orvieto, incontrare la via Cassia e le fontanelle che danno il nome ad Acquapendente.La Toscana si inizia a intravedere da Pitigliano: qui ci si può soffermare fra i sentieri del Tufo pedalando per 18 chilometri fino a Manciano per la via cava di Poggio Cani o dirigere verso il traguardo seguendo il fiume Albegna.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 400 kmDal monte Conero all’Ar-gentarioRegIoNI attRaveRsate: Marche, Umbria, ToscanaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Sentiero del Tra-simeno, da Castiglione del Lago a Passignano (20 km, fondo macadam; in sede propria 100%. Treno + bici: sì).

BI 7 - RoMagNa-veRsILIa BI 8 - CoNeRo-aRgeNtaRIo

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Da Roma all’Adriatico sulle tracce della consolare romana

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 300 chilo-metriDa Roma a San Benedetto del TrontoRegIoNI attRaveRsate: Lazio, MarcheseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Da Colli del Tronto al mare (km 18 fon-do misto facile; biciclette: sconsigliate bici da corsa, in sede propria 50%. Treno + bici: sì).

sulle tracce dell’antica Salaria, in bicicletta. Il nono percorso Bicitalia ricalca la strada consolare romana che

deve il nome all’oro bianco, trasportato lungo l’arteria, dal Campus salinarum a Fiumicino. La si percorre dalla Capitale al mare Adriatico, con attenzione e cercando di immaginare l’infrastruttura che verrà: se si escludono infatti alcuni tratti, manca ancora un tracciato continuo e protetto. Primo ostacolo da superare è il traffico, occhi aperti nel primo tratto, poi, dopo Settebagni, pedalare diventa più piacevole e tranquillo. Anche il panorama non tradisce: si attraversa in salita la Sabina, si raggiunge Poggio San Lorenzo, nel Reatino. Il tratto successivo fino a Rieti è pianeggiante per poi diventare più impegnativo man mano che ci si avvicina ad Antrodoco. A una manciata di chilometri da qui si trovano le caratteristiche terme di Cotilia, graziosa località molto frequentata in epoca romana. Si consiglia anche un fuoripista per percorrere le viuzze attorno al laghetto di Canetra. Il percorso si addentra poi nell’Alta Valle del Velino, dove si incontrano le omonime gole: si pedala per 14 chilometri godendosi il panorama suggestivo creato dal fiume Velino, che ha scavato gole profondissime, intervallate da cascate. Da qui si raggiunge il passo della Torrita, a 1.010 metri sul livello del mare, per poi attraversare la valle del Tronto e raggiungere Ascoli (nelle due foto), proseguendo sul lato nord del fiume. Da Colli del Tronto al mare si incontra un corridoio verde: 18 chilometri, a fondo misto, facilmente percorribili in

mountain-bike. Alcuni tratti di ciclabile sono già disponibili all’uscita di Ascoli e più avanti, in fondo naturale, da Pagliare a Porto d’Ascoli, dove si incontra il mare per poi costeggiarlo fino a San Benedetto del Tronto e la sua riviera delle Palme.

BI 9 - CICLovIa saLaRIa Da Capo Nord a Malta si pedala con euroveloDallo stretto di Gibilterra ad Atene, da Capo Nord a Mal-ta: un’Europa attraversata da oriente a occidente, da nord a sud, riscoperta in sella e in tutta sicurezza, viaggiando lungo percorsi che rispondono a criteri di qualità, sono segnalati e integrati agli itinerari nazionali, ma anche col-legati a strategici nodi di interscambio modali, come porti, stazioni, aeroporti. Nasce con questa filosofia Eurovelo, un network di quattordici percorsi a lunga distanza che conte-ranno – a progetto ultimato – 70mila chilometri pedalabili, 45mila dei quali sono già piena-mente funzionanti e attrezzati. La rete è ideata e gestita dalla Eurpean Cyclists’ Federation (Ecf) e in Italia vede nella Fiab il più fedele alleato. La Fede-razione Italiana Amici della Bicicletta - che è alla regia del progetto Bicitalia - è ufficial-mente anche Centro nazionale di coordinamento per lo svilup-po della rete ciclabile Eurovelo. La sfida è completare il quadro entro il 2020, dando uno slan-cio al turismo sostenibile ma anche alle economie locali dei paesi attraversati. Si stima infatti che, a piano ultimato, il network potrà generare un fatturato di decine di miliardi di euro l’anno, dando impul-so al mercato e creando un circuito virtuoso, a partire dal rispetto e dalla valorizzazione dell’ambiente e delle risorse storiche e artistiche presenti. Seimila dei chilometri tracciati nella cartina di Bicitalia fanno parte anche della rete europea. L’Italia, infatti, è al centro di tre grandi itinerari: a madre delle ciclovie italiche, ovvero la Ciclopista del Sole (BI 1), è parte integrante di Eu-rovelo 7, il corridoio che da Capo Nord raggiunge Malta; la Ciclovia del Po (BI 2) è strettamente connessa alla Ciclovia Mediterranea (EV 8) che si sviluppa dallo stretto di Gibil-terra ad Atene raggiungendo anche l’isola di Cipro; infine, la Via Romea-Francigena (EV 5) parte da Londra e approda a Brindisi, passando per Roma e percorrendo in buona parte la storica Via dei Pellegrini (BI 3).

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Un lento viaggio nel tempotra le civiltà del mezzogiorno

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 340 chilometriDa Bari a NapoliRegIoNI attRaveRsate: Puglia, Basilicata, CampaniaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Da Bari a Castel del Monte e ritorno per Trani Barletta (ciclo-via su viabilità mino-re, km 100, asfalto; mediamente impe-gnativo, biciclette tutte. Treno + bici: sì).INfo: www.viaggia reinpuglia.it

Ancora da mare a mare, ma questa volta sul filo conduttore della storia dell’Italia pre-unitaria, tra tesori stratificati

nei secoli e un paesaggio dalla morfologia più varia. La Ciclovia dei Borboni lascia Bari attraversando la Puglia che prima dei Borboni ha ospitato i Normanni, e che dal medioevo più luminoso ci porta le forme di Castel del Monte, sintesi formale di antichità classica, mondo islamico, culture del nord Europa (e per questo è patrimonio dell’umanità Unesco). Il percorso, che in Puglia si appoggia a un fitto reticolo di strade secondarie in buono stato ( foto in basso), quasi esenti dal traffico a motore, su standard da ciclovia di qualità, si increspa man mano che si avvicina alla Basilicata, dove si fa decisamente montuoso. Impossibile qui muoversi sul filo delle strade secondarie; ma la ridottissima densità del traffico veicolare dà il privilegio raro di una relativa tranquillità anche su provinciali e statali, lambendo centri storici a volte trascurati ma sempre custodi di tesori architettonici quali Venosa, Melfi, Ruvo del Monte, e raggiungendo la Campania più nascosta e selvaggia, quella dell’Irpinia con i suoi boschi e i prodotti del territorio. L’ultimo tratto, da Nola a Napoli, si muove sull’antica Via regia delle puglie alternando traffico e tratti di ciclabile in sede propria, due già ben attrezzati, a cui si potranno aggiungere tronconi della dismessa ferrovia circumvesuviana. In tutto 340 chilometri, per gambe allenate e viaggiatori con spirito

d’avventura; ma ad aver tempo vale la pena seguire la variante che partendo da Bari arriva a Matera, unica al mondo per la struttura abitativa dei suoi Sassi ( foto a fianco) dopo circa 80 km, e da lì segue il traino della via Appia Tarantina fino a Venosa dove si recupera il tracciato borbonico.

Una lunga danza a saliscendisulla dorsale d’Italia

sulle stesse rotte il turismo slow si muove spesso a piedi o a dorso di mulo, su percorsi a breve raggio. Una

ciclovia che svaria da un crinale all’altro ondeggiando tra i movimentarti versanti della disallineata orografia degli Appennini è evidentemente un ‘fuori standard’ rispetto anche ad alcuni parametri di Bicitalia/Eurovelo, e non è certo la prima scelta per un turismo familiare. Ma la bellezza e il carattere del paesaggio della dorsale appenninica sono un segno distintivo del nostro paese, anche se in questo caso la preparazione del ciclista e la bicicletta adatta a sedimi ruvidi sono indispensabili. La Ciclovia degli Appennini collega altipiani e parchi fino al tacco dello stivale. È un percorso di silenzi, di incontri ravvicinati con la natura, di arie rarefatte, da costruire a tavolino, senza aspettarsi strade spianate. Prende la mossa dal crinale ligure, si impenna ( foto in alto) fino ai passi della Lunigiana e Garfagnana ( foto in basso) nel parco dell’Appennino tosco emiliano (qui scendendo verso Lucca, trova una bella ciclabile lungo il Serchio), le foreste camaldolesi e le sorprendenti cime umbro-marchigiane passando per i Sibillini, dove una buona mountain bike porta su sentieri e sterrati di un altopiano di disabitata bellezza. Il resto è montagna e Italia remota fino in fondo, in Abruzzo il Gran Sasso e Majella da un lato e Velino e Sirente dall’altro, i monti del Matese e il Sannio, i monti di Calabria. Per tornare al piano, e trovare il mare si devono tenere a mente le due varianti della Ciclovia disegnate sul tacco della Puglia; la prima raggiunge il Gargano, l’altra Santa Maria di Leuca sulla dorsale dell’Acquedotto pugliese; e proprio qui, nell’entroterra brindisino, un primo tratto dell’acquedotto più famoso d’Italia è diventato ciclabile dal 2014.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 1800 chilometriDal Colle di Cadibona a Reggio CalabriaRegIoNI attRaveRsate: Liguria, Emilia-Romagna, To-scana, Umbria, Marche, Abruzzi, Molise, Puglia, Basilicata, CalabriaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: L’Acquedotto pugliese in bicicletta (da Fi-gazzano a Ceglie Messapi-ca, km 10, fondo macadam; biciclette: sconsigliate bici da corsa. In sede propria 100%. Treno + bici: no).

BI 10 - CICLovIa DeI BoRBoNI BI 11 - CICLovIa DegLI aPPeNNINI

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Tra laghi e colline, affacciatisulla balconata del Nord

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 1.100 chilometriDa Trieste a SavonaRegIoNI attRaveRsate: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, LiguriaseLezIoNe CICLo-vIe DI QuaLItà: Pi-sta ciclabile dei laghi Varese e Comabbio (47 km, fondo asfal-to 80 %; biciclette tutte. In sede pro-pria 90%. Treno + bici: sì).

la cavalcata delle Alpi, lungo tutti i passi più famosi, teatro delle tappe più impegnative del Giro d’Italia: il sesto

grado del cicloturismo, quello che accende da generazioni la passione per la bicicletta. Per entrare nel mito accostandosi alla barriera naturale d’Italia senza per forza trasformarla in palestra, si possono seguire corridoi più agevoli. È lo spirito del cicloturismo targato Fiab, ed è con questo obiettivo che è stata studiata la Ciclovia Pedemontana Alpina: si percorrono la pianura alta e i rilievi che annunciano l’approssimarsi dell’intero arco alpino dalla triestina Val Rosandra al Colle di Cadibona, in provincia di Savona, dove si incontra l’Appennino. Una linea che trova il raccordo nei grandi laghi prealpini, promessa di clima mite, colori tersi e borghi di carattere, e che consente di sostare all’ombra dei campanili delle cittadine più tranquille ai margini della brulicante pianura padana (qualche gioiello tra i tanti: in Veneto, Peschiera del Garda; in Lombardia Desenzano, foto qui sotto, Iseo e Como; in Piemonte Biella, Ivrea, Saluzzo, Cuneo). I grandi laghi vengono toccati di solito alla base, dove nascono emissari che spesso offrono percorsi a bordo fiume (un esempio è quello del Ticino); quelli minori sono orlati a volte da riposanti anelli ciclabili, doppio nel caso dei percorsi oggi collegati del lago di Varese e di quello di Comabbio ( foto in basso), dove il silenzio delle bici si intona a quello di acque dove gli unici natanti viaggiano mossi dai remi

o dal vento. Certamente, rinunciando alle vette per il piano, si devono anche mettere in conto tratti su un territorio fortemente antropizzato. Più diradati i segni dell’uomo in Piemonte, dove il percorso si increspa nei paraggi delle Langhe per poi raggiungere il traguardo in terra ligure.

Traversata est-ovest sulle anticherotte della transumanza

«e vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente». Così D’Annunzio, un secolo fa. La rete

dei percorsi della transumanza dei pastori è un tesoro del Paese più remoto e integro, rivalutata oggi dal turismo slow. Da Vasto, sulla costa adriatica, la ciclovia BI 13 incrocia i tratturi dei pastori molisani mentre fa rotta verso il Tirreno, che raggiunge a Gaeta unendo i due punti dove l’Italia è più stretta. Gambe allenate e spirito di avventura (e mountain bike adeguate) consentono digressioni dalla Statale 86 nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (prima di arrivare ad Isernia, si incrocia il tratturo del re, che segue il dorso della penisola sino in Puglia per uno sviluppo di quasi 300 km). Qui, tra Agnone e Pescolanciano, dove ora si pedala su statale - il sogno è quello di trasformare prima o poi in greenway il tracciato – distrutto dai nazisti nel 1944 e mai riattivato - dove tra le due guerre viaggiava il trenino elettrico della colomba bianca. Dopo Isernia si intercetta l’ancora acerbo Volturno, che cresce a mano a mano che lo si accompagna nella sua discesa verso il bacino del Liri e del Garigliano. Si pedala sulla Ciclovia del Volturno (nelle due foto); sono oltre 140 km dalle sorgenti fino a Capua, su strade a basso traffico soprattutto nel tratto da Capriati a Castel Campagnano, dove il cicloturista ha il conforto di una puntuale segnaletica dedicata, una alternanza di asfalto e sterrati, su un percorso al centro di una dolce vallata punteggiata da interessanti e poco noti segni della storia (castelli medievali, la Badia della Ferrara dell’XI secolo) fino al golfo tirrenico.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 300 chilometriDa Vasto a GaetaRegIoNI attRaveRsate: Abruzzo, Molise, Lazio, CampaniaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: La Ciclovia del Volturno (tratto da Capriati Voltur-no a Castel Campagna-no, ciclovia su viabilità minore, 70 km, asfalto e sterrato, impegnativo. Bi-ciclette: sconsigliate bici da corsa. Bici + treno: sì).INfo: www.cicloviadelvol turno.it

BI 12 - PeDeMoNtaNa aLPINa BI 13 - CICLovIa DeI tRattuRI

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Approdi del Mediterraneo in rete, un modello per l’Europa

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 400 kmDa Otranto a SapriRegIoNI attRaveR-sate: Puglia, Basilicata, CampaniaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Otranto Laghi Alimini e ritorno (35 km, fondo sterrato, impegnativo; biciclette consigliate mtb; in sede propria 100%. Treno + bici: no).

Dall’Adriatico allo Ionio per poi tuffarsi nel Tirreno. Il giro dei Tre Mari in bicicletta parte da Otranto, tocca Gallipoli

e approda a Sapri, in provincia di Salerno. Tre coste, tre regioni attraversate, tre scenari: le pianure apulo-lucane lasciano spazio ai primi contrafforti del Pollino, fino al mare cristallino del golfo. Un percorso che guarda anche al Cycle route network del Mediterraneo, la prima rete ciclabile del Sud Europa che intende mettere in comunicazione l’Italia alla Grecia.Per attraversare la penisola da una parte all’altra, si sa, servono gambe buone, ma il saliscendi regala scorci inediti. Il viaggio inizia ( foto qui sotto) nella terra del mare, del sole e del vento – il Salento, appunto – e dal Comune italiano che guarda più ad oriente e il cui borgo antico è patrimonio Unesco. Un sentiero ciclabile collega la bianca Otranto ai laghi Alimini, fra i bacini che incontrano il mare si è formata una zona umida e oasi di protezione faunistica. Lasciandosi alle spalle l’Adriatico si punta verso Nardò e Gallipoli. Si costeggia il mar Ionio per poi risalire su una strada secondaria, con traffico ragionevole, che porta a Taranto. Qui più che l’orografia, sono le auto il problema: l’uscita da Taranto verso ovest è un po’ problematica sia sulla Statale 7 che sulla 106, al momento per proseguire ci sono due opzioni: o si prende il treno per Metaponto o Policoro, in Basilicata, o si segue una rotta più

interna, passando per Massafra Palagiano. A Policoro si riprende la bici e con un percorso impegnativo ( foto in basso, nel Pollino), ma più tranquillo, si arriva al Tirreno e al golfo di Sapri, passando per le potentine Valsinni, Chiaromonte, Latronico e Rivello.

Traversata a nordovest, dal cantone alla riviera

Dagli austeri contrafforti dell’Ossolano, territorio

di frontiera e frontalieri, alle dolcezze della Riviera dei Fiori, la Francia in vista. La ciclovia rappresenta uno dei tracciati più prestigiosi nella direzione nord-sud, connettendo, attraverso il percorso svizzero 3 nel Cantone Ticino, l’itinerario centro-europeo Eurovelo 7 con il ‘gemello’ 8 in direzione ovest verso la Provenza e i paesi sul Mediterraneo. Lungo la Svizzera-Mare, sulla direttrice nord–sud, dal Cantone Ticino svizzero alla Riviera dei Fiori, scorre sotto gli occhi una successione sorprendente di paesaggi, punteggiati dalla trama di città storiche. Dai lussureggianti giardini del Verbano Cusio Ossola ( foto in basso, il lago d’Orta), alle specchiature cangianti del “mare a quadretti” disegnato dalle risaie del novarese e vercellese, ai movimentati profili di colli, borghi e castelli del Monferrato e delle Langhe, attraverso le città di Novara, Vercelli, Casale, Asti, Alba, il cuore del Piemonte storico e della cultura enogastronomica. E poi le anse del Tanaro, dove una ferrovia inutilizzata da undici anni attende di essere rivitalizzata dalla trasformazione in pista ciclabile, e i boschi dell’Alta Valle fino all’orlo della regione al Colle di Nava tra i profumi della lavanda e della ginestra. Si scende poi rapidi al mare nel tratto ligure lungo gli aerei crinali e le terrazze di ulivi del retroterra imperiese, per rilassarsi pedalando con aristocratica flemma sul sedime della ex ferrovia ( foto in alto) a ridosso delle spiagge e delle scogliere, nuovo gioiello della Riviera dei Fiori, tassello di una futuribile ciclabile Genova-Marsiglia, fino alle palme e ai giardini di San Remo.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 500 kmDa Locarno a VentimigliaRegIoNI attRaveRsa-te: Piemonte, LiguriaseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Parco Costiero Sanremo (da Ospedaletti a San Lo-renzo a Mare, 25 km, fondo asfalto, facile; biciclette tutte; in sede propria 100%. Treno + bici: sì).

BI 14 - CICLovIa DeI tRe MaRI BI 15 - svIzzeRa-MaRe

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Alla conquista di Roma oltre le terre degli Etruschi

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 750 chilometriDa Verona a RomaRegIoNI attRaveRsate: Veneto, Lombardia, Emilia Ro-magna, Toscana, LazioseLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Ciclovia Unesco, da Mantova a Sabbioneta (47 km, 90% su asfalto, facile; bici-clette tutte, escluso bici da corsa. In sede propria 40 %. Treno + bici: no).INfo: http://www.mantovasabbioneta-unesco.it

raggiungere il mare, pedalando il più possibile lungo la costa e circondati dalla macchia mediterranea. La Ciclovia

Tirrenica è stata pensata anche per quei turisti che provenendo dal corridoio Adige Isarco intendono raggiungere il centro Italia e la sua sponda occidentale, connettendo la romantica Verona alla Capitale, passando dalla Mantova dei Gonzaga. Da qui parte il percorso, tutelato dall’Unesco, per Sabbioneta, perla rinascimentale. L’itinerario prosegue su viabilità minore ( foto in basso, ponte di barche sull’Oglio) per Casalmaggiore, borgo affacciato sul Po. Dopo un tratto su strada trafficata, si entra nel Parmense iniziando ad arrampicarsi sull’Appennino tosco-emiliano ma lungo la dolce valle del Baganza. Si valica il passo della Cisa, tappa a Pontremoli per poi scendere in Val di Magra e in Lunigiana ( foto qui sotto), rilassandosi sul lungomare della Versilia prima di entrare nel Parco Migliarino San Rossore Massacciuccoli. Strade ampie, alcune molto trafficate come l’Aurelia, poi da Quercianella la superstrada regala un po’ di respiro per procedere oltre Rosignano, Vada, Follonica, dove si intercettano alcune piste ciclabili per Grosseto e sentieri nascosti, punti di vista privilegiati per scoprire la Costa degli Etruschi e la Maremma toscana e laziale. Per i meno allenati, lungo tutto l’itinerario sono presenti diverse stazioni ferroviarie che consentono quasi sempre il trasporto biciclette.

Da Grosseto risulta difficile attraversare il parco dell’Uccellina, con la macchia compatta di pineta, quindi si devia su una strada interna per Montiano proseguendo per Capalbio, Vulci e Tarquinia prima di raggiungere Civitavecchia, salutare gli Etruschi e incontrare i Romani.

BI 16 - CICLovIa tIRReNICa albergabici, una rete, una sceltaAprono le loro porte anche ai ciclisti di passaggio, che chie-dono ospitalità per una singola notte per poi rimontare in sella e proseguire la pedalata. Offrono un locale chiuso e sicuro per le loro compagne di viaggio a due ruote; dispen-sano mappe, guide, cartine. E poi hanno un’officina per far fronte a ogni imprevisto e al mattino salutano i viandanti con una abbondante colazione, per dare più energia alle loro gambe. Gli Albergabici Fiab sono fatti così, conoscono le esigenze del turista in bicicletta, condividono il suo spi-rito e desiderano offrire il miglior servizio possibile. Fiab li ha messi in rete, ha fis-sato gli standard di qua-lità, e cura la promozione degli esercizi che hanno aderito. Il ventaglio delle strutture ricettive è ricco: si contano duemila strut-ture, tra hotel, pensioni, bed & breakfast, cam-peggi, ostelli, agriturismi, rifugi montani, residence bike friendly. Basta scor-rere la lista nel portale de-dicato www.albergabici.it gestito dalla Fiab che, oltre a individuare i criteri imprescindibili per poter entrare a fare parte del network, ha dato al sito una veste nuova e 2.0: l’elenco può essere sfogliato anche con smart-phone e tablet, in movimento e ovunque ci si trovi. Oltre a garantire il minimo comun denominatore – ovvero la presenza di quei servizi che un Albergabici per essere tale non può e non vuole far mancare ai suoi ospiti – c’è chi applica sconti ai soci Fiab o offerte dedicate ai gruppi; e c’è chi indica se è raggiungibile facilmente in bicicletta da tut-ti e offre servizi in più: dall’accompagnatore esperto della zona pronto a scortare i viaggiatori facendo loro scoprire gioielli nascosti alla disponibilità di un’officina itinerante per prelevare i ciclisti in difficoltà; dalla lavanderia al “bici lavaggio”. Il cicloturista, oltre a lasciare traccia della sua esperienza o il racconto della sua avventura sul libro degli ospiti, è un fondamentale alleato per impreziosire questa rete, dando consigli alle strutture e contattando Fiab. L’ul-tima parola spetta a lui.

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Paesaggi manzoniani e il genio di Leonardo attraverso la Lombardia d’acqua

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 350 chilometriDallo Stelvio a CremonaRegIoNI attRaveRsate: Lombardia seLezIoNe CICLo-vIe DI QuaLItà: il sentiero della Val-tellina, da Grosio a Colico (94 km, asfal-to 50 %, facile; bici-clette tutte, escluso bici da corsa. In sede propria 40%. Treno + bici: sì).

iPromessi Sposi in mano, aperti al capitolo 17, per ripercorrere in bicicletta i paesaggi attraversati da Renzo, in fuga

da Milano verso l’Adda e oltre. Lo si fa in senso opposto, lasciandosi però avvolgere dalle atmosfere manzoniane e da quell’Adda che, come dice il Manzoni, “ha buona voce”. Il viaggio porta a Bormio e Grosio, su strade minori, prima di imboccare il Sentiero Valtellina, in parte lungo una pista ciclabile, in parte su strade intercomunali e provinciali. Si arriva così su quel ramo del lago di Como che “volge a Mezzogiorno”, raggiungendo il porticciolo di Colico: a cornice della Statale 36 è stata ricavata in più punti una passeggiata costiera per bici e pedoni, anche se manca ancora un tassello fondamentale - da Abbadia Lariana a Lecco - che costringe, fra curve e gallerie, a dedicare l’attenzione interamente alla strada, cercando di convivere con le auto. Ammirato il quartiere di Pescarenico, reso famoso dalla penna del Manzoni, si torna a pedalare in tranquillità, sulla sponda destra dell’Adda. Si segue il corso del fiume apprezzando il resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, il castello di Brivio, la suggestiva filanda Molinazzo e il traghetto di Imbersago, attribuito a Leonardo Da Vinci. L’itinerario lungo l’Adda ( foto qui sotto) intercetta il naviglio Martesana, in cui pure c’è lo zampino di Leonardo, “via verde” del’Est Milanese che da Milano a Trezzo d’Adda

è quasi interamente ciclopedonale, e il canale Muzza. E poi ancora su piste e strade secondarie ( foto in basso) fino a Lodi. Le ciclabili continuano fino a Castiglione d’Adda e Maleo. Da qui, si raggiunge il castello di Maccastorna o si punta verso Pizzighettone, Cremona, salutando l’Adda alla sua confluenza nel Po.

Sulle strade dove il paesaggioè diventato arte

é l’ultima nata in casa Bicitalia, e nel Dna della Fano-Grosseto si può leggere la filosofia della rete nazionale:

unisce gioielli naturalistici e alcune delle città più belle d’Italia. Lungo il tracciato vi sono anche potenziali greenway da valorizzare: come la consolare romana flaminia, che collegava la Capitale a Rimini, e ancora preziose ferrovie dismesse che ben si presterebbero alla loro riconversione in piste ciclabili senza cancellarne la storia, rivivendole in sella, per affrontare l’itinerario con un passo diverso. Il percorso, oltre ad alleggerire la viabilità tosco-marchigiana, è turisticamente strategico: si parte da Fano ( foto in alto), la città del Carnevale, per raggiungere la riserva naturale della gola del Furlo ( foto in basso), creata dal fiume Candigliano fra il monte Pietralata e il monte Paganuccio. Da qui ci si sposta a Cagli e Gubbio per poi addentrarsi in Toscana, incontrando Arezzo, Siena e Grosseto, con i loro paesaggi resi celebri già nel ‘300 dai maestri della pittura. Tracce di storia, patrimoni artistici incastonati fra colline e Maremma. Da Grosseto una pista ciclabile porta al borgo di Castiglione della Pescaia: la ciclabile costeggia la strada fino a trovare un altro compagno di viaggio più slow, il canale di San Rocco. Ci si addentra così nelle pinete costiere, anche qui con negli occhi la suggestione dei quadri macchiaioli: la pista attraversa a raso la statale per imboccare subito un’altra pista che conduce a una frazione di Marina di Grosseto, La Fiumara. Il tracciato, fresco e ombreggiato, costeggia parte dell’Oasi di San Felice culminando, dopo quasi dieci chilometri, ai piedi di Castiglione della Pescaia, la svizzera della Maremma, nell’ultimo tratto del fiume Bruna.

InformazIonI pratIcheLuNghezza: 400 chilometriDa Fano a GrossetoRegIoNI attRaveRsate: Marche, Umbria, Toscana

seLezIoNe CICLovIe DI QuaLItà: Grosseto - Castiglione della Pe-scaia, pista ciclabile da Grosseto a Castiglione della Pescaia (km 20 fondo asfalto facile; bici-clette consigliate: tutte. In sede propria 90 %. Treno + bici: no).

BI 17 - CICLovIa DeLL’aDDa BI 18 - faNo gRosseto

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la meta

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viaggiare

Una spiaggia da cartolina, una riserva naturale perfetta per le due ruote, un angolo di Peloponneso che si apre al cicloturismo. Ecco Costa Navarino.

di Michele Bernelli

La spiaggia di Voidokilia, dice il New York Times, è tra le 10 più belle al mondo. C’è da crederci,

dopo averla vista. Incastonata tra due promontori che la definiscono, è perfet-ta nella sua circolarità, come tracciata da un compasso, suggestiva per la cor-nice delle dune, morbida nelle sabbie bianche, singolare per il retroterra. La si scopre al termine di uno sterrato, che si stacca dalla litoranea e si allunga per chilometri nell’area protetta che com-prende, oltre alla spiaggia, la retrostan-te laguna di Gialova, con i suoi specchi d’acqua dolce, ambiente umido predi-letto dagli uccelli di passo.Traguardo perfetto, insomma, per un’esperienza di cicloturismo in una nazione, la Grecia, che offre ancora poco per gli amanti delle due ruote, ma che almeno qui in questo angolo co-stiero del Peloponneso, battezzato Co-sta Navarino, dove una battaglia navale

nel 1826 segnò la svolta nella guerra di indipendenza, ha buone carte da gio-care. Il clima, anzitutto, con primavere dorate e autunni dolcissimi, e che con-sente al cicloturista di muoversi fuori dal picco estivo (di gente e di caldo) su strade di traffico assai diradato. Una morfologia di territorio che a sud-ovest di Kalamata (la capitale delle olive, che disegnano anche sulla costa uno straor-dinario e compatto paesaggio agricolo) si fa relativamente piatto.Di strade ce ne son poche, in questo angolo di Grecia continentale; mentre fitta è la maglia dei sentieri e degli ster-rati a misura di mountain bike. E infat-ti la Navarino Outdoors che noleggia e accompagna sul luogo ha un ventaglio di proposte in grado di accontentare tutte le gambe. C’è la semplice pas-seggiata famigliare per raggiungere la spiaggia (14 chilometri di anello), c’è il giro completo della laguna di Gialova

In apertura, la spiaggia di Voidokilia dal promontorio di Paleokastro, e BC al collaudo dei percorsi nella laguna di Gialova. Qui sopra, la vicina Chryssi Akti. A destra, a Costa Navarino: dall’alto, il Centro Natura, la raccolta delle olive, il resort in notturna.

Un TUFFOin mountain bike

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Preparare il viaggioInformarsi - Sulla destinazione: www.costanavarino.com Sulla Grecia: www.visitgreece.grArrivare - Dall’Italia a Kalamata (50 km da Costa Navarino): via Atene con la compagnia Aegean (www.aegeanair.com); in stagione, volo diretto low cost da Milano Orio al Serio. Via nave, scalo a Patrasso e litoranea (circa 200 km) per Pylos.

(26 chilometri) a cui si può aggiungere, per testare i muscoli, la salita a uno dei promontori e godere una spettacolare vista sulla spiaggia e sul mare aperto. C’è anche la possibilità di farsi accom-pagnare per una giornata intera sulla impegnativa rete di percorsi all’inter-no, o anche solo prendere a nolo le mtb, che vengono fornite assieme a tutte le tracce GPS dei percorsi.

IL SOGNO DEL CAPITANONavarino Outdoors è uno dei tanti tasselli che compongono il mosaico di Costa Navarino. Metà sogno visionario, metà lungimirante piano d’impresa, concepito da ‘capitano’ Vassilis Con-stantakopoulos, nato povero su que-ste terre e diventato uno dei più ricchi armatori di Grecia, Costa Navarino è un progetto complessivo di valorizza-zione turistica del territorio. Un’idea del ‘capitano’ per dare alle sue terre una prospettiva nuova, un sogno di cui ha fatto in tempo a vedere la nascita, e che ora è sviluppato da un consorzio, Temes, con sede ad Atene (e capitali orgogliosamente greci, in buona par-te ancora di famiglia). Sostenibile (è stato recuperato il retroterra agricolo, tra olivo e vigneti, con antichi vitigni autoctoni, è stato creato un lago arti-ficiale per tutte le esigenze idriche del complesso). Consapevole (c’è un centro

didattico sull’habitat naturale di cui è partner l’Università di Stoccolma; ci sono laboratori di cucina di territorio, visite guidate all’arcaico Palazzo di Ne-store, che sovrasta la baia di Voidokilia, e all’annesso museo archeologico).Costruito in stile tradizionale della regione (la Messenia) è anche il resort turistico. Non è – va detto - per tutte le tasche, ma fuori dall’alta stagione ha tariffe che possono dare una spinta in più a prenderlo come punto di partenza per la scoperta della costa ovest del Pe-

loponneso. Anche se poi alcune attività – e tra queste quelle per i cicloturisti di Navarino Outdoors - sono a disposizio-ne anche di chi sceglie di soggiornare altrove sulla costa.

COSTA DA SCOPRIREUna decina di chilometri a sud di Co-sta Navarino c’è il pittoresco villaggio di pescatori di Pylos; a distanza doppia, in prossimità del capo che porta verso il Golfo di Messenia, si trova la cittadella fortificata di Methoni, di impianto ve-neziano, del XII secolo, chiusa sul mare dalla torre ottogonale di Bourzi costru-ita due secoli dopo dagli ottomani. Al largo, le calette dell’isola di Sapientzia. Doppiato il capo, si raggiunge Koroni, pure questa con la sua integra cittadel-la veneziana, su uno sperone roccioso che domina una lunga spiaggia. A nord di Costa Navarino la costa risale per circa 90 km fino allo sbocco della valle dell’Alfeo, da dove ci si addentra fino a raggiungere il celebre sito di Olimpia. Si viaggia su strade dal fondo non sem-pre impeccabile, ma tranquille. È una Grecia quasi sconosciuta, rispetto alle isole o alle grandi mete archeologiche. Accogliente come sempre. O

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Per effetto di una norma introdotta sperimentalmente per la prima volta nel 2006 (e ripresa in ogni legge di stabilità successiva senza che sia stato cancellato il suo carattere “sperimentale”), nella dichiarazione dei redditi siamo tutti chiamati a decidere a quale organizzazione (tra le associazioni di volontariato, fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni, associazioni sportive dilettantistiche, di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici) lo Stato deve versare il 5xMille della nostra Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche). Attenzione: questa scelta non ci costa nulla, non dobbiamo decidere se dare o no questa quota, ma solo indicare a quale organizzazione lo Stato dovrà versare una parte (il 5xMille appunto) della nostra imposta.

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Non passa giorno che non si legga di un drammatico incidente sulle nostre strade in cui sono coinvolti ciclisti e pedoni, quelli cioè che nel linguaggio comune vengono chiamati ‘utenti deboli della strada’.Non passa giorno, poi, che non si legga di spocchiose reprimende, spesso al limite dell’ingiuria, di automobilisti contro ciclisti, accusati delle peggiori malefatte sulla faccia della terra: non rispettano i semafori, schizzano come matti sui marciapiedi abbattendo vecchiette, parlano al cellulare mentre guidano il mezzo, si spostano dal bordo strada improvvidamente e si fanno mettere sotto dal malcapitato automobilista... e via sproloquiando (a proposito: non rispettano i semafori, vanno sui

marciapiedi, parlano al cellulare ...curioso, sembra la descrizione dell’automobilista medio). E non si creda che simili opinioni siano appannaggio di impenitenti automobilisti che userebbero l’auto dal bagno alla cucina: fior fiore di menti brillanti ed argute si scatenano di fronte alla «maleducazione delle signore bene in bicicletta», solo per ricordare quanto ha scritto Michele Serra.Persino molti dei ciclisti abituali – e ne conosco moltissimi anche tra i nostri soci - si lasciano spesso andare a considerazioni inopportune di fronte all’ennesimo dramma della strada e, mentre deplorano l’automobilista, aggiungono il fantomatico ‘si, ma...' e una sequela di luoghi comuni del tipo ‘...vanno in giro senza luci...’ da far impallidire Monsieur Lapalisse.Ebbene, fermiamoci un momento tutti: scendiamo dall’auto, dalla bicicletta, dalla moto, dallo scooter e persino dal monopattino e cominciamo a pensare a chi siamo.Siamo persone, con pregi e difetti e siamo cittadini con diritti e doveri.Siamo persone che hanno diritto a muoversi in sicurezza e hanno diritto a vivere in città sane; ma siccome non siamo soli abbiamo anche il dovere di condividere, a partire dallo spazio pubblico che è una proprietà comune a tutti quanti noi.Le strade sono uno spazio pubblico e come tale va messo a disposizione di tutti, senza categorie previlegiate: oggi abbiamo strade inaccessibili a cittadini non normodotati o dotati di bicicletta o di passeggino. Il nostro lavoro come associazioni è quello di far capire che stiamo solo cercando di riconquistare un diritto – quello di muoversi in bicicletta – ancora ampiamente negato e che non esistono mezzi di trasporto con maggiori diritti solo perché più grandi e pericolosi: esistono le persone e alle persone di deve rispetto.Nel frattempo torniamo anche ad insegnare e a praticare le norme di buona educazione e il rispetto per l’altro: poi, puoi usare il mezzo che vuoi, ma in bici è meglio!

Giulietta PagliaccioPresidente Fiab

2014, l’anno dei dirittiLa ricerca di finanziamenti è una priorità sia per le associazioni che per la Federazione e a questo tema saranno dedicati specifici corsi di formazione. Senza dimenticare però l’ obiettivo principale: crescere come soci e come presenza qualificata sul territorio.

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Per effetto di una norma introdotta sperimentalmente per la prima volta nel 2006 (e ripresa in ogni legge di stabilità successiva senza che sia stato cancellato il suo carattere “sperimentale”), nella dichiarazione dei redditi siamo tutti chiamati a decidere a quale organizzazione (tra le associazioni di volontariato, fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni, associazioni sportive dilettantistiche, di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici) lo Stato deve versare il 5xMille della nostra Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche). Attenzione: questa scelta non ci costa nulla, non dobbiamo decidere se dare o no questa quota, ma solo indicare a quale organizzazione lo Stato dovrà versare una parte (il 5xMille appunto) della nostra imposta.

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Per effetto di una norma introdotta sperimentalmente per la prima volta nel 2006 (e ripresa in ogni legge di stabilità successiva senza che sia stato cancellato il suo carattere sperimentale), nella dichiarazione dei redditi siamo tutti chiamati a decidere a quale organizzazione (tra le associazioni di volontariato, fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni, associazioni sportive dilettantistiche, di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici) lo Stato deve versare il 5 x mille della nostra Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche). Attenzione: questa scelta non ci costa nulla, non dobbiamo decidere se dare o no questa quota, ma solo indicare a quale organizzazione lo Stato dovrà versare una parte (il 5 x mille appunto) della nostra imposta.Fra tante scelte possibili, trovo giusto destinare questa quota alla Fiab perché penso che quella legata alla diffusione della bicicletta sia una rivoluzione ampiamente sottovalutata. Che siano ampiamente sottovalutate le conseguenze - sul piano sanitario e sociale - di una diversa politica della mobilità. Che sia utile e giusto dare risorse alla dedizione dei nostri volontari impegnati, contro la pochezza di tanti politici e di tanti tecnici, ad affermare un modello di mobilità opposto a quello caro ai Golia delle grandi case automobilistiche e della speculazione che si nutre di degrado e consumo del territorio. Siamo impegnati a comunicare che la bicicletta non è solo piacere, ma anche:• salute, benessere, forma fisica: persino quando è usata solo come mezzo di spostamento in città, diventa uno strumento formidabile contro lo stress, la sedentarietà e il sovrappeso che sono cause importanti delle malattie più gravi e diffuse; • qualità della vita, relazioni: restituisce alle città spazio, bellezza, luoghi di incontro, piazze, negozi di vicinato, umanità; • lotta all’inquinamento: se si moltiplica il numero dei ciclisti si riducono il rumore, le emissioni nocive, il consumo di territorio; • difesa della bellezza: fuori o dentro le città non si pedala nel degrado… • turismo lento e non invasivo: è riscoperta del viaggio, delle strade secondarie e dei centri minori; • risorsa economica: le ricadute economiche di una sua diffusione sono importanti per il servizio sanitario (1 euro speso nella prevenzione, nella promozione di stili di vita attivi, rende infinitamente di più di 1 euro speso nella cura …), per l’industria manifatturiera, per il turismo e per la riduzione dei costi economici (e sociali!) derivanti dalla congestione del traffico e dall’incidentalità; • difesa dei più deboli: una città amica della bicicletta è anche una città a misura dei bambini, degli anziani e dei disabili … • riduzione dei costi della mobilità: a vantaggio delle comunità e delle famiglie, anche di quelle meno abbienti e più esposte alla crisi e al rischio di esclusione. I nostri primi interlocutori, i politici, per lo più condividono queste convinzioni solo a parole. Coi fatti continuano a muoversi con orizzonti temporali sorprendentemente inadeguati, cercando un consenso immediato e reiterando, anche in fatto di mobilità, scelte palesemente anacronistiche. Ci danno però speranza le posizioni assunte recentemente da Anci, la nascita di un intergruppo parlamentare attento a queste tematiche e il momento favorevole che sta interessando la bicicletta. Dobbiamo saper cogliere queste opportunità. I soldi del 5 x mille sono indispensabili anche per questo. Ci servono ad aumentare l’efficacia della nostra comunicazione, a fare formazione e informazione all’interno e all’esterno della Fiab. A sostenere la crescita delle associazioni locali. A professionalizzarci nei ruoli più decisivi della nostra organizzazione. Per essere capaci di far crescere la pretesa di città migliori. Per tutto questo, scegli anche tu di destinare il tuo 5xmillewww alla Fiab onlus (CF 11543050154).

Paolo Fabbri (vicepresidente Fiab)

il 5 x Mille, una sCelta Che non CostaMa Che aiuta a diVentare Grandi

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Per i viaggi di gruppo il treno purtroppo è inutilizzabile, muoversi con le automobili è complicato e bisogna trovare il modo di tornare al parcheggio di partenza. Il caro vecchio autobus ci viene in aiuto con il rimorchio, un accessorio di tipo diverso, ormai diffuso in una quindicina di esemplari in Veneto, di tipo diverso, ma ancora scarsamente disponibile in molte altre regioni.Con un rimorchio per bus si possono fare gite giornaliere, viaggi settimanali, attivare servizi turistici in località vocate, ad esempio, al ciclismo in montagna.La potenzialità del rimorchio per il trasporto biciclette sono evidenti; ne esistono aperti lateralmente per un carico–scarico veloce in servizi di linea, chiusi con serrande se le biciclette richiedono protezione, oppure ad ingresso posteriore per gite di gruppo che richiedono di caricare e scaricare le bici tutte assieme.I rimorchi più moderni e diffusi sono a carrozzeria in alluminio, con doppia asse, con la possibilità di estrarre un piano di carico per una parte delle biciclette e appendere le altre ad appositi ganci sfalsati. Sono dotati di elementi, barre imbottite e/o cinghie di fissaggio per le bici per evitare danneggiamenti. Caricare 50 biciclette richiede circa 30 minuti; esistono anche rimorchi da 75 biciclette agganciabili ad autobus a due piani.Quanto costa un buon rimorchio allestito? Circa 15.000 euro, una spesa che una grossa società pubblica o privata di trasporti può affrontare e che potrebbe essere

ammortizzata con le richieste che non tarderebbero ad arrivare dalle diverse associazioni che potrebbero programmare più facilmente gite con il pullman per scoprire in bicicletta nuovi territori.

Marco Passigato Coordinatore area tecnica

Fiab

Con i riMorChi per autobusil CiCloturisMo è più FaCileViaggiare in bicicletta piace perché consente di scoprire territori nuovi e allargare i nostri orizzonti non solo alle province vicine, ma anche alle regioni e agli Stati più lontani.

Per i viaggi in bicicletta, anche di medio raggio, i rimorchi per trasportare le bici sono una soluzione ottimale che consente di superare diversi ostacoli logistici e organizzativi.

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Ho sempre avuto una grande passione per la bicicletta. Non parlo di corse o lunghi percorsi perché sono sempre stata una persona abbastanza pigra, ma pedalare era una cosa che mi faceva stare bene. Nel 1994 è nato Gioele ed a causa della sua patologia, mi sono trovata a fare le cose sempre più di corsa ma soprattutto la stanchezza accumulata non mi faceva neppure venire in mente di utilizzare la bici. Nel 1998 facemmo un viaggio in Germania per visitare una sanitaria specializzata nelle attrezzature per disabili da 0 a 14 anni. In questo grandissimo negozio mi apparve un ausilio che suscitò subito un sobbalzo nel mio cuore. Si trattava di un carrozzino a tre ruote che potevamo usare come semplice passeggino ma che avremmo potuto anche attaccare a una normale bicicletta! Esclamai subito «Lo voglio», non sapendo che aveva l’esagerato prezzo di quattro milioni delle lire di allora. Non vi sto a dire che delusione riconoscere che non potevamo permettercelo. La struttura sanitaria pubblica non ci avrebbe rimborsato assolutamente nulla.Però, poi, grazie all’aiuto di alcune persone siamo riusciti ad acquistarlo e le nostre giornate non finivano più quando era finita la terapia giornaliera, ma continuavano a spasso per la città con il nostro passeggino strafigo e non ci vergognavamo se la gente ci guardava e ci indicava con il dito. Qualche anno dopo Gioele è ovviamente cresciuto e nel passeggino magico non ci entrava più. Come potevamo sostituirlo? Dopo varie ricerche abbiamo trovato quella bicicletta speciale che attualmente usiamo. Durante l’inverno non riusciamo a usarla per il freddo, ma almeno sette mesi l’anno mettiamo da parte la noiosa auto e ci permettiamo tutti i giorni di fare la spesa, i servizi negli uffici e tutto quello che dobbiamo sbrigare in bicicletta.Vi chiederete :«Sì, ma che c’entra la Fiab?»Tutto è iniziato quando ho visto la locandina della biciclettata al Parco. Siamo andati dalla nostra amica Roberta a chiedere informazioni più dettagliate, arrivando alla conclusione che forse era un po’ rischioso fare alcuni tratti del percorso per quel tipo di bicicletta. Ma quando, dopo qualche giorno, ci è apparsa un’altra locandina della pedalata di una notte di mezza estate, non abbiamo più esitato e ci siamo avventurati di notte in un percorso che non avevamo mai fatto.Un po’ titubanti perché non conoscevamo nessuno tranne Roberta e Giovanni, ma l’accoglienza è stata molto calorosa, mi è stato regalato subito, dal presidente, il gilet catarifrangente e siamo partiti con lo spirito di avventura che sentivamo entrambi.È stata un’esperienza eccitante, perché per noi genitori di ragazzi diversamente abili, nulla, neppure un battito di ciglia, è scontato. Ci sono state date tutte le attenzioni e cure di cui avevamo bisogno e tutto è filato liscio come l’olio. Il fine era stare bene e divertirsi e questo è successo. Gioele era super eccitato, entusiasta, soddisfatto, insomma felice e quindi un altro obiettivo era stato raggiunto. Per questo devo ringraziare diverse persone che fanno parte della Fiab.Dopo alcuni giorni Angelo mi ha detto che avevano pensato di dare a Gioele la tessera onoraria e questo ci ha riempito di gioia. Inizialmente Gioele mi ha domandato che cosa fosse e dopo una mia semplice spiegazione mi ha risposto «sono fiero di fare parte di questo gruppo». Altro obiettivo raggiunto in sole due uscite: sentirsi fiero!Non voglio fare una sviolinata a nessuno perché non ce n’è bisogno ma dirvi grazie per aver reso possibile il raggiungimento di questi tre scopi obiettivi, questo ve lo devo.Non pensate di esservi liberati di noi perché abbiamo raggiunto questi traguardi. Non vi molleremo! Quindi: alla prossima! Barbara Lipparini

GrossetoGioele, la bici è felicità

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proVinCia di Ferrara/1Cartelli, servizi, ospitalità: destra po investe sul futuro

Il territorio della provincia di Ferrara è caratterizzato da un paesaggio facile, pianeggiante, dal verde dei campi e dall’azzurro dei canali e delle vie d’acqua che attraversano il territorio sino a raggiungere il mare. Ferrara e provincia da amica delle biciclette, vuole diventare destinazione turistica per il turismo in bicicletta.Dopo un’attenta analisi delle decine e decine di richieste che giornalmente arrivano alla mail [email protected], per capire cosa serve ai ciclisti su quegli itinerari è stata avviata un’indagine (http://www.ferrarabikelovers.it), in primavera e in autunno, lungo la Destra Po -120 km di percorso ciclabile da Stellata di Bondeno al Faro di Goro - che ha permesso di evidenziare alcuni interventi prioritari cui la Provincia di Ferrara ha dato pronto riscontro: realizzazione di aree di sosta attrezzate, posizionamento di rilevatori dei flussi ciclabili (che consentono di misurare la dimensione del fenomeno e la sua crescita), creazione di un corridoio ciclabile in fregio alla Sacca di Goro ed al Gran Bosco della Mesola (due riserve naturali di indiscussa e indiscutibile bellezza) che agevola il collegamento tra Ravenna e Venezia, predisposizione di segnaletica direzionale ed informativa sulla Destra Po, lungo il percorso Ferrara-Mantova, il percorso di costa tra Comacchio e i suoi sette Lidi, e a breve il tracciato Ferrara-Ostellato.Qurarantacinque operatori, dopo essersi dotati di biciclette da noleggiare in 19 punti e aver acquistato carrelli per il trasporto delle bici, si stanno attivando per organizzare servizi di trasporto bagagli per gli ospiti delle strutture ricettive, che, da parte loro, si stanno dotando di spazi appositi di ricovero per le bici, lavanderia tecnica, menù specifici. Il tutto supportato da una comunicazione mirata che conta sul sito per il turismo in bicicletta ferrarabike.com, su una campagna fotografica che trasmette le emozioni del territorio dalla sella di una bici, su un video ferrarafeelfree (http://www.youtube.com/watch?v=BsqA9XY6Qr8) che invita a scoprire la provincia di Ferrara come meta per chi vuole pedalare in libertà.Brevettata dalla Provincia e già richiesta da molti altri territori ed operatori, la Bike map da agganciare al manubrio permette di seguire l’itinerario, con informazioni su asfalto, tempi di percorrenza e hot spot turistici da non trascurare, dal museo al ristorante.

Una collana ormai che permette di scoprire l’itinerario delle Valli, quello di costa -parte del percorso Adriabike -, e ancora il collegamento tra Ferrara e Ro, per ammirare il mulino sul Po e la macinatura del grano, per poi girovagare attorno al Bosco della Mesola. L’innovazione spesso è tecnologica, altre volte di metodo, ma la qualità resta imprescindibile: la scelta della Provincia di Ferrara è stata quella di avvicinare il turista, di portare l’informazione turistica in movimento. Ecco perché Ferrara e Comacchio sono state dotate di un ufficio di informazione turistica mobile dove le stesse guide turistiche oggi pedalano la I-bike, corredata di materiale promozionale e informativo e strumentazione tecnica. L’informazione turistica va incontro al turista, lo accoglie nel vero senso della parola.Novità 2014: alcuni nuovi itinerari vedranno il territorio proposto da tour operator leader nel settore in Italia e all’estero.

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Ferrara Bike Lovers è un’analisi qualitativa dei flussi turistici, realizzata dalla Provincia di Ferrara nell’ambito del progetto Slow Tourism, finanziato dal Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013.La ricerca si è svolta in tre fasi:

• analisi della domanda di cicloturismo sulla Destra Po (primavera e autunno)

• analisi dell’offerta di cicloturismo sulla Destra Po

• live chat su Twitter.La Destra Po diviene nel periodo autunnale spazio di allenamento per abitanti della provincia di Ferrara e dei territori vicini, una sorta di palestra all’aria aperta, proprio vicino casa e gli escursionisti rappresentano la percentuale maggiore degli intervistati. In primavera, la Destra Po si trasforma: arrivano cicloturisti esteri da Olanda, Germania, Svizzera, Austria e Francia, viaggiano in coppia e in piccoli gruppi, pochi gli escursionisti e molti i turisti, che arrivano attratti dalla città d’arte e dalla natura lungo il fiume e nel Delta.Molti di loro arrivano in camper, hanno organizzato il viaggio autonomamente con il supporto di internet, hanno la propria bicicletta al seguito oppure scelgono il pernottamento nei B&B o negli agriturismi e sono disposti a noleggiare biciclette che assicurino buone prestazioni. Il pernottamento si aggira sui quattro giorni con una spesa media giornaliera di 108 euro.Si affidano ancora poco a palmari e navigatori, scelgono le mappe cartacee ben realizzate e seguono una cartellonistica che desiderano chiara, uniforme e non invasiva.L’offerta percepisce il cicloturismo e la Destra Po come un’opportunità di sviluppo, guarda a Germania, Olanda e Svizzera come a dei mercati target, e desidera che investa di più nella promozione del Po e del suo territorio, in particolare all’estero. Considera importante collaborare di più con agenzie, tour operator, associazioni ciclistiche nazionali e internazionali per predisporre pacchetti specifici, organizzare itinerari, visite guidate ed eventi per i cicloturisti, coinvolgere giovani, scuole, istituzioni, mettere in rete gli operatori privati, anche con gemellaggi fuori dalla provincia e, infine, sviluppare più strutture ricettive e servizi specifici per cicloturisti.La live chat - in 45 minuti 268 messaggi (tra tweet, retweet e reply) con hashtag #TFBL che raggiungono 20.312 followers e generano 89.287 impressions, dopo mezzora di chat #TFBL è topic trend Italia! – ci ricorda che:

1) Un percorso è perfetto per i cicloturisti se è bello, sicuro e con servizi.2) Il cicloturista è disposto a spendere di più per un albergo che offre servizi di qualità. Come ogni altro turista chiede una cena molto abbondante, snack take-away da portarsi in viaggio, attività per i più piccoli mentre i genitori vanno in bici.3) Per tutti è fondamentale il tema dell’intermodalità, unendo bici e treno, bici e barca, così da effettuare l’andata in un modo e il ritorno vivendo un’altra esperienza.4) I cicloturisti chiedono punti di sosta attrezzati, con fontanelle e assistenza, bici-grill disseminati sul territorio.

proVinCia di Ferrara/2 analizzare i flussi turistici per un’offerta sempre più mirata

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biCiViaGGiCicloturismo, a modo nostroIl piacere del viaggiare in gruppo, l’esperienza di un nuovo approccio al territorio. Sei proposte estive, tra Italia ed Europa.

Per il terzo anno consecutivo la Fiab organizza i Biciviaggi, vacanze in bicicletta rivolte ai soci e a chi, associandosi, vuole sperimentare un modo nuovo di fare vacanza.Solo l’esperienza diretta può far comprendere il piacere di un viaggio in cui la strada viene percorsa con le proprie forze e in cui il piacere supera di gran lunga la fatica del pedalare.I nostri viaggi sono accessibili a chi usa la bicicletta normalmente. Naturalmente è consigliabile arrivare allenati, per evitare fatiche inutili. Ma il ventaglio di proposte può soddisfare tutte le esigenze. 12 - 19 luglio 2014. l’anello delle dolomitiÈ un percorso circolare con partenza e arrivo a Bassano del Grappa, fino a giungere nel cuore delle Dolomiti e ridiscendere alla pianura attraversando le vallate del bellunese, della Pusteria, dell’Adige e la Valsugana. Di media difficoltà, si svolge all’80% su ciclabile, il resto su viabilità secondaria. Accompagnerà i partecipanti la consigliera nazionale Antonella Vial, con la collaborazione tecnica di Funactive. 19 - 26 luglio 2014. alla scoperta del sannio e dei sannitiL’antico Sannio, è una regione scarsamente abitata e quindi con grandi spazi, dove la natura è ancora intatta. Tantissimi i siti archeologici da visitare, sia Romani sia Sanniti, oltre a musei, chiese e castelli medioevali. Storia, cultura, arte ed enogastronomia: una miscela di alto gradimento per pedalatori come noi. Di media/alta difficoltà su strade secondarie prive di traffico. Accompagnerà i partecipanti Nando Galasso socio attivo di Fiab Varese ed esperto organizzatore di ciclovacanze, con la collaborazione tecnica di Due Ruote nel Vento.26 luglio - 2 agosto 2014. baviera romantica e CiclabileUn viaggio nel regno del cicloturismo europeo, dove quanto interessa ad un cicloturista gli viene dato in abbondanza. Piste ciclabili, accoglienza calorosa ed efficiente, paesaggi da presepe, cucina saporita ed abbondante e città incantevoli. Farà venir voglia di ritornare a pedalare in Germania. Biciviaggio facile su ciclabili o percorsi segnalati. Accompagneranno i partecipanti Michele Mutterle, segretario organizzativo Fiab e Remo Boscarin di Fiab Firenze, con la collaborazione tecnica di Girolibero. 2 - 9 agosto 2014. ungheria di terra e d’acquaAlla scoperta di un territorio poco noto ai viaggiatori italiani.Si pedala su ciclabili o su strade prive di traffico lungo il lago Balaton e il Danubio. Si visitano città deliziose come Györ, Kesztely, Veszprem, Estergom, Szentendre, fino alla capitale Budapest, che da sola vale il viaggio. La difficoltà è media, su percorso lievemente ondulato. Gli accompagnatori saranno Marco Passigato, consigliere nazionale, e Marco Tosi.

18 - 23 agosto 2014. la costa est della sardegnaLa costa orientale della Sardegna con un tour di otto giorni da Olbia ad Orosei e molte cose da vedere. Il mare di Sardegna è tra i più belli al mondo, con le spiagge così diverse una dall’altra e l’acqua limpida. Ma la Sardegna è anche paesaggio rurale, resti di antiche civiltà, città da scoprire e cucina tipica isolana. Viaggio facile, su strade secondarie. Accompagnerà i partecipanti Marco Gemignani, vice-presidente Fiab, con la collaborazione tecnica di Ichnusa Bike22 - 30 agosto 2014. taranta in bici Camp & MusicUna vacanza insolita in Salento, che unisce il viaggio in bicicletta al campeggio e alla scoperta degli aspetti ludici della tradizione salentina, la musica e il canto popolare, sperimentando dal vivo le danze e il suono degli strumenti legati al mondo della taranta. Un viaggio dedicato ai giovani e a chi è attratto dalla bellezza del Salento, dalle tradizioni e dalla danza popolare.

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palerMouna donna speciale

Alessandra Siragusa, ex deputato e assessore alla Pubblica istruzione in tutte le giunte di Leoluca Orlando, ci ha lasciato il 28 dicembre. Con lei in carica all’assessorato la nostra associazione Fiab Palermo Ciclabile aveva collaborato all’iniziativa “ Palermo apre le porte “ che coinvolge ancora oggi, in primavera, le scuole nell’adozione di monumenti. Alessandra era una politica lontana dai compromessi, apprezzata come pochi altri nel mondo della scuola e non solo. Una persona veramente speciale. Adesso resta solo il rimpianto, al quale la Fiab si associa.

ViCenZasolidarietà tra bambini

L’ospedale San Bortolo di Vicenza non è dotato di un reparto di terapia intensiva pediatrica. Così bambini e adolescenti, ricoverati d’urgenza per gravi traumi o patologie, vengono ospitati e curati nel reparto di terapia intensiva per adulti dove, ad esempio, le mamme non possono entrare. Non solo, ma in casi particolarmente difficili, la mancanza di attrezzature obbliga a trasferire i piccoli pazienti in ospedali delle città vicine.La Regione Veneto ha approvato la decisione della Direzione dell’ospedale dI dotarsi di un moderno e attrezzato reparto di Terapia intensiva pediatrica, ma i soldi dovranno essere reperiti da privati benefattori.

Servono 45omila euro. Per questo sono state coinvolte, dal direttore generale della Ulls 6, Angonese, le varie fondazioni e le associazioni tradizionalmente benefattrici del territorio; e, tramite i Lions Club vicentini, si arriva a Fiab Vicenza Tuttinbici, dove scatta l’idea: la solidarietà tra bambini. Così Bimbimbici, la fortunata iniziativa Fiab (nella foto), quest’anno a Vicenza sarà dedicata alla solidarietà verso i bambini e gli adolescenti più sfortunati.

in pilloleMonZa - Incidentalità in calo negli ultimi 14 anni a Monza, ma i ciclisti morti sono sempre troppi. Colpa delle troppe auto e della velocità eccessiva, afferma Fiab Monzainbici, che chiede, tramite il suo presidente Giuseppe Piazza, all’Amministrazione di abbassare il limite a 30Km/h e di prendere misure efficaci per la tutela dei ciclisti.

tosCana - Figlineinbici, nata come sezione di Firenzeinbici, non c’è più. Al suo posto c’è l’associazione autonoma Valdarnoinbici, che vuole rappresentare tutti i ciclisti della Valdarno. Auguri al neo presidente Christian De Lorenzo e a tutti i soci della Valdarno, fiorentini e aretini.

siraCusail biciclettaio e la ciclofficina

I biciclettai sono rimasti vittime della grossa distribuzione e di internet ma sono ancora indispensabili per lo sviluppo della mobilità ciclistica. Anzi, nella maggior parte dei casi rappresentano la storia della bicicletta. Il biciclettaio ricicla, salva le bici dalla discarica, trapianta ‘organi di bici’ e le fa tornare in vita .Il biciclettaio sta diventando per molti giovani un punto di riferimento per ripristinare la bici del nonno, della mamma. E non è solo moda. A Siracusa l’Aretusa Bike-Fiab con la sua Ciclofficina Popolare sta resuscitando il meglio della nostra passata produzione italiana degli anni Sessanta e Settanta. Non solo, con la sua Ciclofficina Popolare di frontiera accoglie e mette in movimento la ‘ferraglia’ degli immigrati e dei disoccupati Questi ciclisti urbani, che utilizzano la bici per andare a lavorare, sono l’energia spirituale dell’associazione e ci hanno donato l’orgoglio di essere biciclettai. L’arte del biciclettaio è un patrimonio culturale che va difeso per lo sviluppo della mobilità ciclistica in Italia. (Gianni Gallaro)

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societàampioraggio

Sono giovani, preparati, ricchi di idee e di voglia di fare. Se il settore agroalimentare italiano

continua a mantenere livelli di eccel-lenza nel mondo, lo deve anche a una nuova generazione di imprenditori agricoli che, nella terra, hanno trova-to una concreta possibilità di lavorare e di costruirsi un futuro: secondo una ricerca condotta da Coldiretti, oggi sono 162mila - il 10% del totale - le aziende italiane del settore guidate da under 40, 4200 nate solo nell’ultimo anno. E la conferma di questo interes-se arriva anche dal mondo della scuola e dell’università: nel 2013, infatti, uno studente su quattro alle superiori si è rivolto a istituti tecnici o professiona-li con indirizzo legato all’agricoltura e all’enogastronomia, e dal 2008 le iscrizioni alle Facoltà di Scienze agra-rie, forestali, alimentari hanno fatto segnare una crescita del 45%, la più alta in assoluto nel mondo dell’Uni-versità. Una tendenza che si sposa con una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità ambientale e dell’alimen-tazione sana, e che poco, per non dire nulla, ha a che fare con la crisi. Sempre secondo Coldiretti il 54% dei giovani,

per scelta consapevole, non per man-canza di alternative – racconta Vitto-rio Sangiorgio, delegato nazionale di Giovani Impresa Coldiretti – e solo in parte sono laureati o diplomati in ma-terie agrarie o veterinarie». A riportarli alla terra è la volontà di scappare dalle

oggi preferirebbe gestire un agrituri-smo piuttosto che lavorare in una mul-tinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13%). Ma qual è l’identikit dei nuovi agricoltori? «Sono giovani molto preparati in genere, di istruzione me-dio alta, che arrivano all’agricoltura

di Alice Dutto

Sono oltre 4milaleaziende agricoleunder 40 nate in Italia nell’ultimo anno, figlie di una nuova sensibilità ambientale e della ricerca di un domani meno precario. Imprese dovesi incontrano innovazione, eccellenze e tuteladelle tradizioni.

futuraTERRA

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gabbie dei call center e dei contratti a termine, per entrare in un mondo dalle enormi prospettive nel quale, di fronte a una disoccupazione giovanile al 40%, gli occupati sono saliti del 9%. «Tutti sono mossi dalla medesima ambizione: trovare spazio, vedere riconosciuto il merito, mettersi alla prova per crescere, per progettarsi un futuro che dipenda esclusivamente dalle loro capacità» sot-tolinea Sangiorgio.

POTENZIALE UMANOAgronomi, enologi, ma anche architet-ti, designer, laureati in legge, in econo-mia, in lettere classiche. Provenienze diverse ma grande preparazione e aper-tura mentale perché le imprese agricole sono «realtà complesse che chiedono professionalità alte per vincere la sfi-da con il mercato: servono – continua il delegato di Coldiretti – interpreti, informatici, uomini di marketing, commercialisti. Per stare in piedi è necessario sapersi muovere tra bandi comunitari, accesso al credito, export e presenza sul web». E poi c’è un fatto: i giovani che non hanno capitali alle spalle sono costretti a essere più innovativi, anche perché in Italia l’accesso alla terra è difficile. «I costi dei terreni sono molto alti: quel-li di pregio stanno tra i 20 e i 30 mila euro all’ettaro. Perciò, chi entra oggi in agricoltura o è in grado di fare dei sol-

Nel ritorno alla terra si mescolanosensibilità per i ritmi naturali della terrae un approccio imprenditoriale nuovo, attento alle nuove tecnologie e alla sostenibilità.

COLTIVARE OGGI ? sCELTA COnsApEVOLE, nOn mAnCAnzAdI ALTERnATIVE

di o ce li ha da parte – afferma Davide Ciccarese, agronomo urbano trentenne attivo a Milano – e l’unico modo per fare soldi è quello di proporre prodotti nuovi e di qualità e poi di saperli ven-dere». Ma nelle condizioni attuali non bastano nemmeno le idee originali. È necessario che gli agricoltori cambino ruolo e si trasformino da produttori a trasformatori. «Bisogna puntare sem-pre di più sul prodotto finito – affer-ma Valentino Mercati, presidente di Aboca, azienda erboristica da sempre attenta ai valori della sostenibilità – come raccontiamo sempre ai giovani che vengono presso di noi per visite o veri e propri stages. Chi coltiva la terra non deve solo produrre frutta, ma deve anche saper fare marmellate e succhi; deve creare valore aggiunto, perché è l’unico modo per evitare di essere ricat-tato dal mercato». E in questo i giova-ni sono più bravi rispetto alla vecchia guardia. Avranno anche meno anni, ma i nuovi contadini sono più innova-tivi, sanno usare bene le nuove tecno-logie e hanno un potenziale economi-co ben più alto rispetto ai loro colleghi più maturi: circa il 40% in più secondo la Confederazione italiana agricoltori. Per questi motivi, le imprese condotte da giovani sono anche più efficienti e redditizie rispetto a quelle dei “senior” (in media il 15% in più).

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società

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ampioraggio

Coldiretti, giuggiole e zucche crescono Ogni anno Coldiretti premia gli imprenditori agricoli “under 40” che si sono distinti per creatività e legame con il territorio. nell’ultima edizione sono stati premiati i giovani che hanno realizzato le idee più innovative, ma anche più funzionali: da chi è riuscito a ricavare una morbidissima spugna da bagno a partire da una zucca a chi ha creato la prima linea di mobili rivestiti con fibre di fico d’india, che altrimenti sarebbero state destinate alla discarica. E poi ancora, chi si è inventato il ragù di trota e chi ha riportato in vita antiche ricette con frutti scomparsi come il vino di giuggiole dell’Odissea, chi è riuscito a produrre una mozzarella di latte di pecora per gli intolleranti al latte vaccino e chi vende online cosmetici a base di stella alpina. Queste sono solo alcune delle tante idee che sono state premiate da Coldiretti. Fantasia e innovazione come risorsa per battere la crisi.

In alto Vincenzo Netti. La sua fattoria è autosufficiente dal punto di vista energetico. Al centro, Valentino Mercati, all’avanguardia con la sua azienda erboristica Aboca (a fianco, campo di melissa). In basso, Vittorio Sangiorgio, di Giovani Impresa Coldiretti.

FATTORIE INTELLIGENTII nuovi imprenditori non si fermano al classico agriturismo, ma creano vere e proprie “smart farm” puntando sulle energie rinnovabili (il 7,2% dei giova-ni contro il 4% dei senior). Pannelli solari sui tetti dei granai, piccoli im-pianti eolici e a biogas per trasforma-re i rifiuti in energia e produzione di biocarburanti per alimentare i mezzi meccanici, rappresentano, da una par-te, l’occasione per diventare autosuffi-cienti da un punto di vista energetico e, dall’altra, un’opportunità per diver-sificare le entrate e aumentare le fonti di guadagno. Chi lo ha fatto davvero è stato Vincenzo Netti, che ha trasfor-mato la vecchia azienda zootecnica

dei genitori in un’impresa agricola 2.0, multifunzionale e autosufficiente dal punto di vista energetico. «Nel 2007 mi è venuta l’idea di introdurre alcu-ne piccole tecnologie di produzione energetica alternativa, come un mini generatore eolico sul tetto della stalla e poi, nel 2010, un grande impianto fotovoltaico – racconta Vincenzo – e così siamo diventati autosufficienti e abbiamo potuto vendere l’elettricità in eccesso all’Enel». Da quel momento ha cominciato a sperimentare altre for-me di energia alternativa. «Coltivando colza e lino, che poi metto in rotazione con i cereali, ho prodotto - spiega - le prime forme di biocarburante con cui alimento le vetture dell’azienda. L’an-

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L’orto dietro casa Fare agricoltura in città si può. per Davide Ciccarese, 30 anni di milano, è un vero mestiere. nel 2007 ha fondato nostrale, un progetto per lo sviluppo agricolo delle comunità locali attraverso modelli di economia partecipata. E ora, insieme ad altri tre ragazzi, gestisce da alcuni anni orti urbani comunitari. spazi da curare che hanno una caratteristica in comune: si trovano tutti in periferia, da Quartoggiaro a Gratosoglio, passando per la Barona. Orti nelle scuole e per i disabili, laboratori e gite didattiche, pranzi popolari e aperitivi del contadino completano le attività svolte dall’associazione. Ciccarese su questi temi ha anche scritto dei libri, l’ultimo dei quali Il mostro in tavola (Lindau Anteprima, 14 euro), sui pericoli contenuti nel cibo.

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L’AGRICOLTuRA BIOè ACCEssIBILE AnChE pER GIOVAnI ChE nOn hAnnO ALLE spALLE GRAndI CApITALI

2013 e un giro d’affari di 2 miliardi di euro) il bio ha smesso di essere un fe-nomeno di nicchia ed è diventato una vera e propria abitudine di spesa, che il 76% degli italiani compie almeno due volte al mese. In più, entrare in questo settore è più semplice per chi non ha alle spalle grandi capitali. Cancellando l’utiliz-zo di concimi e fitofarmaci, infatti, i costi di gestione si riducono molto. Eppure, non è che non ci siano bar-riere all’ingresso, ma si tratta più di ostacoli relativi a conoscenza e capa-cità imprenditoriale che di denaro. «Di sicuro nell’agricoltura industriale servono più soldi da investire – con-ferma Rosa Maria Bertino, autrice di Tutto Bio 2014, l’annuario del biologico che si trova online e in libreria – ma le barriere all’entrata ci sono anche per chi vuole inserirsi nel bio . Devi avere una conoscenza approfondita dei mec-canismi della Natura, dei ritmi della terra, e poi devi conoscere bene le re-golamentazioni: c’è tanta burocrazia da affrontare».«Quando abbiamo pensato di fare l ’agriturismo, non avevamo capito fino in fondo le problematiche a cui andavamo incontro – racconta Ma-ria Pirrone, poco più che trentenne e titolare da dieci anni di un’impresa agricola biologica in provincia di Co-senza –. Facciamo piccole produzioni di nicchia che riserviamo ai nostri clienti. E poi facciamo formazione ai bambini delle scuole. Ultimamente partecipiamo anche ai mercatini con

i nostri prodotti e una particolare marmellata a base di varietà antiche di frutta. Abbiamo un discreto suc-cesso, ma di certo non basta». Come tanti giovani agricoltori, anche lei ha fatto del recupero della biodiversità locale e della tutela dei semi antichi la propria battaglia, recuperando varietà di pere e more antiche fondendole in una marmellata dall’evocativo nome “PerAmore”. Sa che per andare avanti c’è bisogno di farsi venire delle buone idee. «Ho già un nuovo progetto. Se la gente non viene da noi, ho pensato, andrò io a cucinare da loro. Offrirò un nuovo servizio di cucina biologica a domicilio. Non si è ancora visto nulla del genere, no?».Lavorare nel biologico è considerato una delle professioni del futuro, una di quelle ancora in grado di ridare un senso buono alla propria vita ed è an-che per questo motivo che molti tenta-no questa strada. «Le difficoltà ci sono – conferma Bertino – ma la carica che ti dà questo settore è impagabile. Al-cuni ragazzi mi hanno raccontato che non contano più le ore che passano a lavorare, perché ora sentono che stan-no finalmente costruendo il loro futu-ro nella giusta direzione e con i giusti valori». O

no scorso ho realizzato un impianto di generazione termica a biomassa uti-lizzando scarti legnosi e da spremitura delle olive per alimentare la caldaia e per riscaldare l’acqua calda sanitaria. In questo modo ho chiuso quasi com-pletamente il ciclo energetico azien-dale e l’ho portata vicino all’impatto zero». Rimane scoperta solo la notte, ma il prossimo obiettivo è proprio quello di installare un sistema che per-metta di accumulare l’energia generata durante il giorno anche nei momenti in cui non c’è luce. Per sua fortuna, Vin-cenzo ha potuto contare sull’appoggio dei genitori. «Ho fatto studi tecnici e per questo – commenta – ho avuto più facilità nello spiegare e dimostrare la bontà dei miei intenti. E poi, dopo che i miei si sono convinti, anche altri vicini della zona hanno cominciato a investire sulle rinnovabili». Insomma, il buon esempio ha fatto scuola.

IL FASCINO DEL BIOLa metà degli imprenditori che ha deciso di investire sul bio ha meno di 50 anni. E non è un numero a caso. Il biologico, infatti, rappresenta il giusto settore in cui entrare in questo mo-mento. Con una crescita continua dei consumi (+8,8% nei primi sei mesi del

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nuoviMondi

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ampio raggio

NoN solo goNdola, VeNezia ViNce iN Mobilità

Venezia è la città più eco-mobile d’Italia. A incoronarla è Euromobility, associazione che raggruppa esperti della mobilità, che ha realizzato una classifica su 50 città italiane ed ha premiato le politiche adottate nella Laguna: dall’efficienza del trasporto pubblico alle nuove misure per lo sviluppo della mobilità sostenibile.La Serenissima ospita inoltre l’area pedonale più estesa in Italia e offre a cittadini e turisti non solo strade poco trafficate

per il basso livello di motorizzazione, ma anche servizi in crescita di bike e car-sharing. Nella classifica seguono Bologna e Torino, mentre Milano è al sesto, e Roma arranca alla ventesima posizione. Tra i principali indicatori considerati dal rapporto rientrano i dati sui parcheggi di scambio e a pagamento, i dati sulla distribuzione di merci in città e quelli riguardanti iniziative di promozione e comunicazione a favore della mobilità sostenibile.

diesel e iNQUiNaMeNto, l’Ue laNcia l’allarMe

Cresce il consumo di diesel nei trasporti in Europa (il 69% di tutto il carburante consumato), a danno della salute. A lanciare l’allerta è l’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), che lo indica come una delle principali cause dell’elevata concentrazione di particolato nelle città. Un problema che tocca da vicino l’Italia, all’ottavo posto per quanto riguarda il numero di veicoli a gasolio. «Il diesel emette più polveri sottili e ossidi di azoto rispetto alla benzina», è scritto nel rapporto: sono gli stessi inquinanti che ci

mettono costantemente fuori legge, soprattutto nelle aree del Nord dove il traffico è più congestionato e la presenza di vecchie auto è ancora forte. D’altra parte l’Italia, in Europa, è ancora al top per numero di veicoli per mille abitanti: 610 nel 2011, subito dopo l’Islanda (645) e il Lussemburgo (658). Strategie vincenti per ridurre l’uso delle auto in città si sono rivelati i ticket per accedere al centro, che hanno portato ad una riduzione del 18% del traffico a Roma fra 2000 e 2005, del 23% a Bologna fra 2004 e 2006 e del 14% in nove mesi fra 2007 e 2008 a Milano.

a saVoNa il priMo testper il bUs elettrico

Arriva anche in Italia l’autobus elettrico. Potrebbe partire da Savona il progetto Primove, un bus senza fili basato sul principio del trasferimento di energia per induzione. La canadese Bombardier, un colosso nel campo della mobilità, ha ideato un veicolo dotato di batterie ultraleggere che vengono ricaricate, senza alcun intervento esterno, sopra apposite piastre situate lungo il percorso. Per ora si sta sperimentando il brevetto in Germania, ma si attende una gara pubblica per introdurre questa tecnologia anche nella città ligure. L’autobus elettrico è una soluzione che non cambia le abitudini di guida, né i tempi di percorrenza, ma riduce consumi, emissioni ambientali e inquinamento acustico.

UN booM per le ibride: agli italiaNi l’aUto piace greeN

In Italia gli automobilisti preferiscono le auto verdi. Un sondaggio della compagnia assicurativa Direct Line rivela che il 61% degli intervistati vuole una vettura che riduca al minimo le emissioni. E la conferma viene dal mercato: secondo uno studio della società di consulenza Deloitte nei primi nove mesi del 2013 la presenza di auto ibride è aumentata del 141% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; si vendono inoltre più auto elettriche (+64%) e vengono immatricolate più auto alimentate a metano (+30%).

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trasporto pUbblico, raVeNNa proVa l’idroMetaNo

A Ravenna ha circolato per otto mesi il primo bus alimentato a idrogeno e metano. Si chiama Mhybus, è l’esito di un progetto finanziato dalla Commissione Europea ed ha macinato 45mila km lungo la linea 8 del trasporto pubblico cittadino, risparmiando quasi 60 tonnellate di anidride carbonica. Si tratta

troppo rUMore dalle aUto: l’eUropa VUole abbassarlo

É una delle malattie delle nostre città, anche se tra le meno visibili. Il rumore delle auto, secondo una ricerca dell’Agenzia europea per l’ambiente, provoca malfunzionamento degli organi e malattie cardiovascolari. Per questo la Commissione Ambiente del Parlamento europeo

ha approvato un testo da sottoporre all’Assemblea che prevede di ridurre entro il 2025 da 74 a 68 decibel il rumore provocato dai motori, con un margine di 1-9 decibel per i veicoli più potenti. L’accordo abbassa il limite per i mezzi oltre le 12 tonnellate a 79 decibel dagli attuali 81.I deputati chiedono inoltre

solo elettricHe Nella capitale.il bHUtaN felice e sosteNibile

Thimphu, capitale dello stato himalayano del Bhutan, potrebbe passare alla storia come la prima città a mobilità totalmente elettrica. Il Primo ministro ha annunciato che, da marzo, i veicoli governativi verranno sostituiti con delle Nissan Leaf, elettriche al 100%. Il provvedimento verrà poi esteso sia ai 3500 taxi, da cui dipendono gran parte degli spostamenti quotidiani, sia alle vetture private, anche se, per farlo, bisognerà prima cambiare la legge che limita l’importazione di automobili straniere. In questo modo il Bhutan non solo migliorerà la qualità dell’aria, ma dipenderà sempre meno dai combustibili fossili che pesano sulla bilancia dei pagamenti. Lo stato himalayano da tempo ha adottato il Fil, Felicità interna lorda, come indice alternativo al Pil, il prodotto interno lordo, usato in gran parte del mondo.

che le nuove auto siano etichettate per fornire ai consumatori una serie di informazioni sui livelli di rumore, sul modello dei sistemi già esistenti per l’efficienza del carburante

e per i pneumatici. Infine, il testo obbliga sia i veicoli elettrici sia quelli ibridi a emettere un livello di rumore tale da garantirne l’udibilità, migliorando così la sicurezza stradale.

a loNdra la MetropolitaNa scalda i caloriferiRiscaldare casa utilizzando calore di scarto, in particolare quello della metropolitana. Così si risparmiano all’ambiente 500 tonnellate di CO2 l’anno, tagliando anche i costi delle bollette.

Succede a Londra, dove già 700 case sono state riscaldate sfruttando una rete metropolitana tra le più vecchie ed estese e dove si pensa di coinvolgere anche altre 500 abitazioni del

quartiere di Islington, a nord della città. Il progetto si basa sulla tecnologia geotermale e mira a recuperare il calore della metropolitana, convogliandolo nelle condutture di scambio che

alimentano il riscaldamento delle abitazioni. Londra però non è la prima città a guardare alla metropolitana come possibile fonte di riscaldamento. É già stato sperimentato a Parigi per il riscaldamento di un edificio situato nei pressi del museo Pompidou e collegato alla stazione.

di un Breda MenariniBus con motore Mercedes modificato pronto per essere esportato in altre città. I costi per adattare una flotta di dieci autobus a idrometano ammontano, secondo gli esperti, a circa 220mila euro. Il costo annuo supera di mille euro quello di un normale bus a metano, bilanciato da una riduzione dei consumi.

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ampio raggio

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Evoca la forme di una catena di bicicletta e si ispira al suo principio, è snodata, flessibile. La si può adattare in base allo spazio a disposizione e al numero di persone che è chiamata ad accogliere. Si chiama Bench, chiamarla panchina sarebbe riduttivo. È un’opera d’arte firmata dall’architetto e designer danese Kerstin Kongsted che ha fatto il suo debutto all’Aarhus Festival Week, in Danimarca, vetrina per artisti nazionali e internazionali. Un omaggio al mondo delle due ruote.

diversaMente

DESIGNSedersi a catena

I ricordi di Bashir, una strada tortuosa che attraverso l’occupazione russa e l’arrivo dei talebani si snoda tra le montagne di Afghanistan,

Iran, Turchia per arrivare all’esilio nella periferia industriale di Firenze, in compagnia di una vecchia bicicletta. La poesia come

TEATROBashir, una bici di poesia

C O N T R O P E D A L EQuando il morale è basso, quando il giorno

sembra buio, quando il lavoro diventa monotono, quando ti sembra che non

ci sia più speranza, monta sulla bicicletta e pedala senza pensare a nient’altro

che alla strada che percorri.Sir Arthur Conan Doyle scrittore inglese (1859-1930)

Il diavolo e l’acquasanta, la passione per la bicicletta e la fascinazione per il design vintage di auto e moto. Loro sono i catalani di Oto Cycles, e dalla loro officina artigiana di Barcellona escono come pezzi unici biciclette di

sapore retro’ come questi modelli di e-bikes ispirati ai motocicli dei tardi anni ’50. Ancora più fantasiosi i modelli nei quali introducono materiali riciclati, come i sacchi di iuta del caffè.www.otocycles.com

VINTAGEModelli unici per nostalgici

unico sollievo. È questo il tema de La bicicletta di Bashir spettacolo che Gianni Calastri ha messo in scena per Teatro di Nascosto, Hidden Theatre, un centro culturale toscano che, attraverso l’esperienza drammatica, vuole dare voce e palcoscenico alle storie individuali e collettive di quanti vivono situazioni di oppressione, guerre, esilio. Storie raccontate anche in prima persona dagli stessi protagonisti.Per informazioni:[email protected]

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Due ragazzi, due mondi, una mountain-bike argento. Prima contesa, poi condivisa. Per Guei, sedicenne che viene dalla campagna, quella bicicletta significa riscatto: essenziale per il nuovo impiego come pony express, è un mezzo di sostentamento, costato un mese di lavoro. Sudato. Per Jian, ragazzo di città che deve fare i conti con le ristrettezze della famiglia, è uno strumento

per essere accettato dai coetanei. Per averne una è disposto anche a rubare i soldi al padre. La comprerà al mercato delle pulci, dov’è finita la bici sottratta a Guei. Due vite si intrecciano sulla pellicola di Le biciclette di Pechino, diretta nel 2001 da Wang Xiaoshuai, disegnando in una Cina tra vecchio e nuovo. Dopo primi piani di ruote che scorrono davanti alla cinepresa, è la cinepresa

cIclO D’ESSAI le biciclette di Pechino

raccontate da autori esperti, accomunati dalla passione per la bicicletta. Fra le pagine, edite da Lotte Bech, Juan Carlos Dextre e Mike Hughes, si scopre l’impatto della bicicletta nella vita di milioni di cittadini, come sia integrata all’ambiente e al sistema dei trasporti, il legame con la qualità della vita e i metodi per andare a scuola e al lavoro in sella, in tutta sicurezza. Perché le buone pratiche si apprendono anche confrontandosi e buttando l’occhio oltreconfine. (http://cyclists-world.com/index.html).

lIBRIDimmi dove pedali e ti dirò chi sei

a salire in sella, lanciandosi nei vicoli, rivelando contrasti sociali irrisolti. Ad accompagnare lo spettatore fra il caos del centro e labirintiche viuzze è la colonna sonora, che ricalca le pedalate dei protagonisti. Due storie, due armonie. Il ritornello agrodolce, quasi ossessivo, che segue Guei si oppone alle spensierate note di Jian, senza le mani sul manubrio, la giacca al vento, ma torna

quando dopo inseguimenti e risse i due rivali diventano alleati, compiendo un rituale attorno alla bici, enfatizzato dalle dissolvenze. Un compromesso e il preludio di un’amicizia destinati a tramontare dopo l’ennesimo episodio di violenza che non li vede contrapposti e che si chiude con un gesto estremo per salvare quel che resta della bicicletta.

Simona Ballatore

Marco è un bambino modello, tutto casa, compiti e stragi di zombie alla play station. Mirka è una bambina singolare, che non va in macchina e parla con gli alberi. Perlomeno con uno: si chiama Asdrubale, insegna a Marco ad arrampicarsi tra i suoi rami, dove il sodalizio tra i due bambini crescerà, stagione dopo stagione.Ma per quanto ancora Asdrubale potrà restare a vegliare su di loro? Una grande città è piena di pericoli: dall’inquinamento alla siccità fino agli adulti… Gianni Biondillo, scrittore e ciclista urbano, è l’autore

di Il mio amico Asdrubale, (Guanda editore) favola dolce e divertente sul bisogno di uscire dalla gabbia delle nostre abitudini, sulla riscoperta della natura e sul potere dell’amicizia. E sulla bellezza di una città che non vuole morire di traffico.

BAMBINIAmico albero

Venticinque articoli scritti da ogni angolo del mondo, dall’India ad Amsterdam. Cyclist & Cycling Around the World raccoglie esperienze sulle due ruote

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il racconto

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ampio raggio

FUGAL'ultima

G ipo Carezza uscì dal branco scodinzolando di sella, pi-giando tendini e pedali nella

solitudine ventosa del primo. Dieci chilometri al traguardo, si poteva ten-tare davvero qualcosa e lui ci stava provando. Nessuno era stato pronto a rispondere, né forse aveva avuto voglia

Uno scatto improvviso, il disinteresse del gruppo per un anziano gregario. Una scalata solitaria contro tutti,tra gli abeti, verso una vaga rotta di stelle.

di Claudio Negri

di inseguirlo: del resto non godeva di molto credito: «È scappato Carezza? Bon, lasciamolo andare, tanto...».Si girò più volte, con rapide torsioni, ansimando un poco nell'ansia cineti-ca del volo. Lontano dal vassallaggio del plotone, quasi si pentì dell'azzar-do, parendogli la sua fuga una deroga incresciosa al quieto vivere. La strada cominciò a salire: lo aveva già percepi-to quando la pendenza era ancora vir-tuale, dall'odore dell'aria impennata e dalla guazza colorata di un’ erba più severa. Così la porta delle montagne si

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la montagnaera un demonedi granitoche gli afferravail cuore

Cronista di uomini e storieclaudio negri è nato a melzo nel 1957, dove continua a vivere con la moglie e una figlia. giornalista al Giorno, ha cominciato come corrispondente, raccontando la provincia con un occhio particolare che alla cronaca stretta legava le storie degli uomini e delle donne che ne erano protagonisti. dopo aver frequentato diverse redazioni si occupa di Sport dove racconta con uno sguardo ironico fatti e protagonisti del circo Barnum del pallone. il suo sogno era possedere una penna come quella di italo calvino, la natura gli ha regalato la verve e l'ironia di achille campanile. e in fondo gli va bene così.

spalancò e si richiuse dietro le sue spalle aguzze.Gipo smanettò sul cambio, cercando il rapporto per anda-re su di lena, senza impiccar-si a un Gòlgota di fatiche, ma

quando trovò il passo giusto si sentì nel contempo quasi estra-

neo alla corsa, che era rimasta indietro e aveva ormai un divenire differente al suo. Né parimenti si sentiva più vicino al traguardo, alla folla nelle scalmane e alla voglia di defilarsi in fretta in un sottobosco di pacche e di baci.Cosa pensava Gipo Carezza, passista sin lì mediocre, in solitaria e inedita avanscoperta tra le montagne? Forse alla rovina degli anni, al segnatempo di muschio che indica un Settentrione vuoto d'orizzonti, al remoto dialetto delle conchiglie nelle rocce di dolo-mia? O al gran premio della montagna di Cristo in croce, alla piaga del costa-to senza abbuono e in ombra d'emato-crito, alle pie donne come dolenti miss della tappa estrema?Intanto al fuggitivo passavano sotto il palmer, gessati sulla strada, gli in-citati cognomi degli altri, degli alti-sonanti scalatori, dei forti capitani. ‘Vai Bombelli, Samporni facci sogna-re, Gobbin superstar’. Urla di biacche e vernici. Oh bella: sul limitare di un breve e smorto falsopiano, Gipo lesse

anche il suo, di cognome. Sull'asfalto stava scritto: ‘Carezza, ma dove vuoi andare?’. E poi, un centinaio di metri più avanti: "Carezza, lo sai che sei vec-chio: perché questa trovata di andare in fuga così?’.Stupì, ma solo un poco: pareva che la montagna cercasse di dissuaderlo, scrivendogli in cuore il freddo scetti-cismo della vita minerale. Di pedalata in pedalata le scritte si fecero ancora più sarcastiche, maligne, disperanti. Non volle più leggere e si concentrò nello sforzo senza più nome e appello, ignorando quegli enormi ed increscio-si messaggi, a lui solo rivolti dalla so-litudine, dalla strada, dalla montagna, da un demone di granito che aveva afferrato il suo cuore. E il traguardo che non arrivava. Che non sarebbe più arrivato («Te ne stupisci?» stava pure

scritto sulla grana ingrata della strada e lui aveva finto di non vedere) così pe-dalando si allungò pian piano in nuo-ve certezze senza memoria.Imbruniva tra gli abeti, ma Gipo Ca-rezza, intriso di buio, proseguì la sua fuga per una vaga rotta di stelle. O

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La linea che separa la politica e lo sport della bici-cletta è sempre stata molto sottile. Non esisteva affatto all’alba del 3 gennaio 1944, davanti al fie-nile di un casolare in cima al passo di Valibona, al confine delle province di Prato e di Firenze, dove si svolse la battaglia tra partigiani e fascisti. Oggi su queste strade di montagna si corrono gran fondo di mountain-bike, ma allora nessuno avrebbe im-

maginato che si potesse arrivare a Valibona su due ruote! Quel giorno non c’erano biciclette a Valibona, ma tanti giovani, chi con la camicia nera e fez e chi con il fazzoletto rosso al collo. Alcuni avevano corso in bicicletta, altri avevano fatto il tifo. Ora si fronteggiavano imbrac-ciando un mitra per una sfida che metteva in palio la vita o la mor-te, la gloria o l’infamia. A dimostrazione della ferocia della battaglia, si possono vedere ancor oggi sul traliccio dell’alta tensione davanti al fienile i fori delle pallottole. E nel fienile è stato realizzato l’Ecomu-seo della Resistenza, dove sono raccolte testimonianze fotografiche e si organizzano manifestazioni. I partigiani erano diciassette, dodici italiani, un inglese, due russi e due slavi; Lanciotto Ballerini e Loreno Barinci.erano appassionati di ciclismo. Lanciotto era azionista e tifava per Aldo Bini, Loreno era comunista ma in tasca aveva le fotografie di Bartali, Coppi e Magni. Nessuno poteva immaginare che si sarebbero trovati davanti, armi in pugno, la camicia nera Fiorenzo Magni, de-stinato a diventare il famoso ‘terzo uomo‘ e di vincere tre Giri d’Italia e tre Giri delle Fiandre. Magni era di Vaiano ed era fascista, di Sesto Fiorentino e comunista come Barinci era un altro corridore dal futuro luminoso, Alfredo Martini, che militava nella Resistenza, ma andò lo stesso a testimoniare per Magni al processo dove era imputato. Alfredo mi ha raccontato la tensione che c’era nella sala del tribunale di Firenze, piena di ex-partigiani. «Entrai passando in mezzo a due ali di folla, la tensione era alta, tanti mostravano la loro avversione verso i fascisti. Io dissi quello che mi dettava la coscienza, che per quello che sapevo io Fiorenzo Magni era una persona perbene». Nel verbale il cancelliere si limitò a scrivere: ‘Opportunamente interrogato sul fatto, il teste risponde: Il Magni, che è corridore ciclista, fino al 25 luglio 1943 mi è parso ottima persona’. Purtroppo il Pre-sidente non fece qualche altra domanda al teste, perché Martini avrebbe potuto dire qualcosa di più preciso – come scriveva il suo avvocato – per quale ragione Magni ‘fosse stato costretto a vestire la divisa della Guardia Nazionale Repubblicana’, o come aveva fatto ad essere ‘sempre largo di aiuti verso elementi antifascisti’‘ La storia di Fiorenzo Magni prima che diventasse il terzo uomo, la storia del corridore in camicia nera travolto dagli eventi di Valibona, deve ancora essere scritta.

VALIBONA, il ciclismo incrocia la STORIA

Nella foto in alto il casolare di Valibona,

teatro della battaglia fra partigiani e fascisti del 3 gennaio 1944.

Qui sopra Fiorenzo Magni in una celebre immagine del

Giro del 1956: stringe tra i denti una camera d’aria per sopportare il dolore di una

clavicola appena fratturata. Un combattente, anche se

qualche volta dalla parte sbagliata.

Una pagina drammatica della Resistenza intorno a un casolare dove oggi si arriva in mountain-bike. Da una parte partigiani tifosi di Bartali e Coppi, dall’altra Fiorenzo Magni e le camicie nere.

di Walter Bernardiin bici con Socrate

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ampioraggio

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Tutte le bici portano a Roma

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bc fiab con coupon rosso:Layout 1 10/01/2014 09:42 Pagina 1

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scatto finale

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ampio raggio

Second Life (foto Cristian Savian)

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PRETENDERE SPAZIO PER LA BICICLETTA

Per questo anche nel 2014 destinerò il mio “5x1000” alla Fiab (CF 11543050154)

Diventa anche tu testimonial di FIAB. Invia la tua foto all’indirizzo 5x1000@�ab-onlus.itRitrovati sul sito www.�ab-onlus.it

signi�ca anche promuovere comportamenti, consumi e stili di vita, salutari e convenienti per i singoli e per la comunità. In un paese dove le politiche di mobilità, di difesa della salute e della qualità della vita sono così spesso deludenti e arretrate, noi della Fiab facciamo la nostra parte per costruire un cambiamento possibile, per migliorare le nostre città e la vita di tanti. Il nostro impegno, la nostra onestà, la cittadinanza attiva che esercitiamo con tanti volontari in tutta Italia, hanno bisogno di risorse.

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