bassa_voce_giugno_2006

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Edito da Communitas – www.communitasbs.it Nel settembre del 1965 si presentò davanti a Simon Wisenthal una signo- ra proveniente dalla Germania dopo aver viaggiato un'intera notte. Era la moglie ebrea di un ex generale tedesco delle S.S.. Con qualche sotterfugio il marito era riuscito a darle un'identità ariana, vi- sto che la signora era bionda e con gli occhi azzurri, e l'aveva così sottrat- ta alle persecuzioni razziali. Durante uno dei tanti bombardamenti, la signora conobbe in un rifugio Esther, una ragazzina ebrea incinta e decise di aiutarla. Doveva salvare quel bambino ad ogni costo. Si trasferì a Monaco con la ragazza. Scrisse al marito dicendo di sentirsi più sicura a Monaco, lì avrebbe visto nascere il loro secondo figlio (avevano già una bambina) era decisa di far credere a tutti che il bambino fosse suo. Così fu. Il bambino nacque e il marito ignaro mostrò a tutti con orgoglio l'erede maschio. Passò un po' di tempo, ma Esther la vera madre del bimbo non si rimetteva in salute e in seguito ad una grave complicazione morì. Nel- l'ospedale di Monaco dove Esther era stata ricoverata venne alla luce l'im- broglio. Il medico fece una telefonata e nemmeno due ore dopo la signo- ra fu arrestata dalla Gestapo, selvaggiamente picchiata e spedita nel lager più vicino. Il bambino fu ucciso sotto i suoi occhi. Aveva solo dieci settima- ne. Sammy Rosenbaum era un ragazzino ebreo che viveva nella città di Robka in Polonia. Viveva con i genitori e la sorella poveramente, ma era- no felici e molto religiosi. Nel 1940 le S.S. installarono nei boschi nei din- torni della città una cosiddetta "scuola di polizia". Era in realtà un centro di addestramento per i futuri assassini delle S.S.. Il comandante della scuola si chiamava Wilhelm Rosenbaum. Cinico, bru- tale faceva esercitare i suoi allievi massacrando centinaia di persone. Con- trollando le liste degli ebrei scoprì che esisteva una famiglia Rosenbaum ebrea. Come osavano questi ebrei portare il suo glorioso cognome tedesco? Era un venerdì mattino di giugno, due S.S. scortavano l'ebreo Rosenbaum la moglie e la figlia quindicenne. Appena svoltato l'angolo di una scuola, il capo della "scuola di polizia" impugnò il frustino, li picchiò per un tempo interminabile, poi estrasse la pistola e sparò. Inviò quindi un agente ebreo disarmato a prelevare il piccolo Sammy alla cava di pietra dove lavorava. Sammy capì immediatamente. Non pianse, non gridò, non tentò nemme- no di fuggire. Chiese dei genitori e della sorella e non ebbe risposta. "Sono morti, disse ad alta voce lo sapevo, sono morti a causa del nostro cognome".Pregò allora l'agente di passare da casa; entrò nella stanza do- ve i genitori avevano interrotto la loro colazione, sparecchiò la tavola e vi mise sopra i candelieri. I suoi cari erano morti e nessuno aveva pregato per loro. Accese le can- dele, due per il padre, due per la madre e due per la sorella. Era lui ora il solo uomo di casa; si mise davanti ai candelieri e recitò il Kaddish,. Prese altre due candele e le accese. Sammy sapeva di essere già morto e pregò anche per sè, poi tranquillamente uscì, si mise a sedere sul car- ro accanto al poliziotto che piangeva. Il poliziotto cercò di asciugarsi il vi- so col dorso della mano, ma le lacrime continuavano a cadere. Sammy non disse una parola, toccò il braccio dell'uomo come per consolarlo. Si avviarono verso la spianata del bosco dove Rosenbaum e i suoi allievi lo stavano aspettando. Sammy aveva nove anni. Il male dunque è in noi e fra di noi. E viene da chiederci cos'è e da che cosa viene determinato. Da sempre l'uomo cerca una risposta. La definizione che più si avvicina a noi è in negativo: il male come contrario del bene, come tutto ciò che non è desiderabile. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, re- cita una regola presente nelle grandi religioni. Il bene e il male stanno quindi nella ragione e nella coscienza umana. E il sonno di entrambi ge- nera mostri. Varcando con voi ragazzi il portone vuoto del campo di Auschwitz - Birke- nau mi sono sentito sprofondare in un non-luogo, senza spazio tempo. Quel silenzio assordante, quel vuoto totale mi ha annichilito l'anima. Un male oscuro e nero mi ha attraversato le ossa e tolto per un attimo il re- spiro. Poi piano piano gli spiriti di Esther, Sammy, Ruth, Ely, Symon e di tut- ti i Dibbuck di Birkenau, gli spiriti dei morti senza colpa, ci hanno sussu- rato: se ci dimenticate saremo condannati a vagare per sempre tra i fili spinati in questa terra senza cielo. Giancarlo Bertoletti Preside Iis Cossali - Orzinuovi anno II Mensile gratuito di informazione locale – n° 6 GIUGNO 2006 Editoriale - Viaggio/Studio di Communitas Auschwitz-Birkenau o del male assoluto In questo numero pag. 3 VILLACHIARA BORGO SAN GIACOMO Una esperienza di accoglienza In origine era Gabiano Ritorna il torneo di calcio pag. 4 MACLODIO - ORZIVECCHI POMPIANO Artisti in strada Gara di lettura - A Colpi di Testo Stefano Gavioli, "Miglior Operatore Agroindustriale '06" pag. 5 BARBARIGA - DELLO - SONCINO Teatro dialettale alla casa di riposo Uc- celli-Bonetti La mucca in piazza Padre Leone Occhio per un mese pres- so i famigliari a Gallignano pag. 6 ORZINUOVI La Nuvola apre il nido aziendale "Non- na Nini'" Antenati in festa nella scuola materna pag. 7 ORZINUOVI La Messa d’oro di Don Mario Bossoni Innamorati del Teatro Ciao Beppe pagg. 8/9 SPECIALE AUSHWITZ-BIRKENAU pag. 10 SPAZIO COMMUNITAS In bicicletta lungo il circuito delle Terre Basse Maggio 2006: l’Assemblea dei soci di Communitas pag. 11 CULTURA Lessico dell’Educare Costanza Mantovani alla Peschiera Il ricordo è cosa viva Judenrampe, luogo della selezione dei deportati - Foto Conti pag. 13 AMBIENTE L’Acero campestre Pensamenta prealpini pag. 14 QUINZANO - COMEZZANO In mostra i "caritì de la isitå" Agricoltura: tra tradizione e tecnologia pag. 12 GLOBALE/LOCALE Estate: sete di solidarietà Campi estivi

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pag. 13 AMBIENTE • L’Acero campestre • Pensamenta prealpini pag. 12 GLOBALE/LOCALE • Estate: sete di solidarietà • Campi estivi ORZINUOVI • La Nuvola apre il nido aziendale "Non- na Nini'" • Antenati in festa nella scuola materna VILLACHIARA BORGO SAN GIACOMO • Una esperienza di accoglienza Giancarlo Bertoletti Preside Iis Cossali - Orzinuovi pag. 14 QUINZANO - COMEZZANO • In mostra i "caritì de la isitå" • Agricoltura: tra tradizione e tecnologia In questo numero pag. 5

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Edito da Communitas – www.communitasbs.it

Nel settembre del 1965 si presentò davanti a Simon Wisenthal una signo-ra proveniente dalla Germania dopo aver viaggiato un'intera notte.Era la moglie ebrea di un ex generale tedesco delle S.S..Con qualche sotterfugio il marito era riuscito a darle un'identità ariana, vi-sto che la signora era bionda e con gli occhi azzurri, e l'aveva così sottrat-ta alle persecuzioni razziali.Durante uno dei tanti bombardamenti, la signora conobbe in un rifugioEsther, una ragazzina ebrea incinta e decise di aiutarla. Doveva salvarequel bambino ad ogni costo. Si trasferì a Monaco con la ragazza. Scrisseal marito dicendo di sentirsi più sicura a Monaco, lì avrebbe visto nascereil loro secondo figlio (avevano già una bambina) era decisa di far crederea tutti che il bambino fosse suo. Così fu.Il bambino nacque e il marito ignaro mostrò a tutti con orgoglio l'eredemaschio. Passò un po' di tempo, ma Esther la vera madre del bimbo nonsi rimetteva in salute e in seguito ad una grave complicazione morì. Nel-l'ospedale di Monaco dove Esther era stata ricoverata venne alla luce l'im-broglio. Il medico fece una telefonata e nemmeno due ore dopo la signo-ra fu arrestata dalla Gestapo, selvaggiamente picchiata e spedita nel lagerpiù vicino. Il bambino fu ucciso sotto i suoi occhi. Aveva solo dieci settima-ne. Sammy Rosenbaum era un ragazzino ebreo che viveva nella città diRobka in Polonia. Viveva con i genitori e la sorella poveramente, ma era-no felici e molto religiosi. Nel 1940 le S.S. installarono nei boschi nei din-torni della città una cosiddetta "scuola di polizia".Era in realtà un centro di addestramento per i futuri assassini delle S.S..Il comandante della scuola si chiamava Wilhelm Rosenbaum. Cinico, bru-tale faceva esercitare i suoi allievi massacrando centinaia di persone. Con-trollando le liste degli ebrei scoprì che esisteva una famiglia Rosenbaumebrea.Come osavano questi ebrei portare il suo glorioso cognome tedesco?Era un venerdì mattino di giugno, due S.S. scortavano l'ebreo Rosenbaumla moglie e la figlia quindicenne. Appena svoltato l'angolo di una scuola, ilcapo della "scuola di polizia" impugnò il frustino, li picchiò per un tempointerminabile, poi estrasse la pistola e sparò.Inviò quindi un agente ebreo disarmato a prelevare il piccolo Sammy allacava di pietra dove lavorava.

Sammy capì immediatamente. Non pianse, non gridò, non tentò nemme-no di fuggire. Chiese dei genitori e della sorella e non ebbe risposta."Sono morti, disse ad alta voce lo sapevo, sono morti a causa del nostrocognome".Pregò allora l'agente di passare da casa; entrò nella stanza do-ve i genitori avevano interrotto la loro colazione, sparecchiò la tavola e vimise sopra i candelieri.I suoi cari erano morti e nessuno aveva pregato per loro. Accese le can-dele, due per il padre, due per la madre e due per la sorella. Era lui ora ilsolo uomo di casa; si mise davanti ai candelieri e recitò il Kaddish,.Prese altre due candele e le accese. Sammy sapeva di essere già mortoe pregò anche per sè, poi tranquillamente uscì, si mise a sedere sul car-ro accanto al poliziotto che piangeva. Il poliziotto cercò di asciugarsi il vi-so col dorso della mano, ma le lacrime continuavano a cadere. Sammynon disse una parola, toccò il braccio dell'uomo come per consolarlo. Siavviarono verso la spianata del bosco dove Rosenbaum e i suoi allievi lostavano aspettando. Sammy aveva nove anni.Il male dunque è in noi e fra di noi. E viene da chiederci cos'è e da checosa viene determinato.Da sempre l'uomo cerca una risposta. La definizione che più si avvicina anoi è in negativo: il male come contrario del bene, come tutto ciò che nonè desiderabile. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, re-cita una regola presente nelle grandi religioni. Il bene e il male stannoquindi nella ragione e nella coscienza umana. E il sonno di entrambi ge-nera mostri.Varcando con voi ragazzi il portone vuoto del campo di Auschwitz - Birke-nau mi sono sentito sprofondare in un non-luogo, senza spazio tempo.Quel silenzio assordante, quel vuoto totale mi ha annichilito l'anima. Unmale oscuro e nero mi ha attraversato le ossa e tolto per un attimo il re-spiro. Poi piano piano gli spiriti di Esther, Sammy, Ruth, Ely, Symon e di tut-ti i Dibbuck di Birkenau, gli spiriti dei morti senza colpa, ci hanno sussu-rato: se ci dimenticate saremo condannati a vagare per sempre tra i filispinati in questa terra senza cielo.

Giancarlo BertolettiPreside Iis Cossali - Orzinuovi

anno II Mensile gratuito di informazione locale – n° 6 GIUGNO 2006

Editoriale - Viaggio/Studio di Communitas

Auschwitz-Birkenau o del male assoluto

In questo numero

pag. 3 VILLACHIARABORGO SAN GIACOMO• Una esperienza di accoglienza• In origine era Gabiano• Ritorna il torneo di calcio

pag. 4 MACLODIO - ORZIVECCHIPOMPIANO• Artisti in strada• Gara di lettura - A Colpi di Testo • Stefano Gavioli, "Miglior OperatoreAgroindustriale '06"

pag. 5 BARBARIGA - DELLO - SONCINO• Teatro dialettale alla casa di riposo Uc-celli-Bonetti• La mucca in piazza• Padre Leone Occhio per un mese pres-so i famigliari a Gallignano

pag. 6 ORZINUOVI• La Nuvola apre il nido aziendale "Non-na Nini'" • Antenati in festa nella scuola materna

pag. 7 ORZINUOVI• La Messa d’oro di Don Mario Bossoni• Innamorati del Teatro• Ciao Beppe

pagg. 8/9 SPECIALE AUSHWITZ-BIRKENAU

pag. 10 SPAZIO COMMUNITAS• In bicicletta lungo il circuito delleTerre Basse• Maggio 2006: l’Assemblea dei socidi Communitas

pag. 11 CULTURA• Lessico dell’Educare• Costanza Mantovani alla Peschiera• Il ricordo è cosa viva

Judenrampe, luogo della selezione dei deportati - Foto Conti

pag. 13 AMBIENTE• L’Acero campestre• Pensamenta prealpini

pag. 14 QUINZANO - COMEZZANO• In mostra i "caritì de la isitå"• Agricoltura: tra tradizione e tecnologia

pag. 12 GLOBALE/LOCALE• Estate: sete di solidarietà• Campi estivi

2GIUGNO 2006

VVOOTTIIAAMMOO NNOO AALL RREEFFEERREENNDDUUMM SSUULLLLAA RRIIFFOORRMMAA CCOOSSTTIITTUUZZIIOONNAALLEEIl 25 Giugno saremo chiamati ad esprimerci sulla riforma costituzionale voluta dal Centro-Destra ed imposta con un voto a maggioranza del Parlamento.

Le modifiche alla Costituzione introdotte dalla riforma mettono seriamente in discussione l'unità della Nazione ed i diritti fondamentali di equità ed ugua-

glianza dei cittadini.

Inoltre, creando artificiose sovrapposizioni nelle attribuzioni dello Stato e delle Regioni, oltre ad aprire la porta ad infiniti contenziosi tra Stato, Regioni ed En-

ti Locali, questa riforma pone le condizioni per una paralisi legislativa che otterrebbe il solo risultato di rendere ingovernabile e conflittuale il Paese.

Questa riforma infine minaccia l'indipendenza della Corte Costituzionale e ne mette in discussione l'autonomia.

E' una riforma che non rispetta in alcun modo gli equilibri stabiliti dalla Costituzione del '47 e che rappresenta il risultato di un disordinato e caotico tenta-

tivo di accontentare le spinte particolaristiche della Lega contemperandole con alcune richieste di facciata avanzate delle altre forze del Centro-Destra.

Ciò che fu il risultato del lavoro della Assemblea Costituente che vedeva rappresentate in sé tutte le ispirazioni politiche, ideali e sociali dell'Italia del dopo

guerra da uomini del calibro di Einaudi, De Gasperi, Parri, Terracini e tanti altri, è stato stravolto in un pomeriggio in una baita di montagna da quattro co-

siddetti "saggi" senza alcuna preparazione in campo costituzionale.

Riteniamo tutto questo offensivo ed inaccettabile: riteniamo che la Carta Fondamentale della Nazione meriti ben altro rispetto e che un suo eventuale ag-

giornamento debba essere il frutto del lavoro delle intelligenze migliori del Paese e di un voto a larga maggioranza del Parlamento.

Orzinuovi 2000, FNP Cisl Orzinuovi, SPI Cgil Orzinuovi, DS Orzinuovi, DS Orzivecchi, Margherita Orzinuovi, Popolari UDEUR Orzinuovi,

Associazione Culturale Communitas.

Pagina a pagamentoCommittente: Angelo Merigo

VILLACHIARA - BORGO SAN GIACOMO | 3GIUGNO 2006

15 maggio 2006. Un lunedì sera qualsiasi. Caldo. A Villachiara. Nel munici-pio. Una delle tante iniziative organizzate dall'amministrazione comunale inoccasione della manifestazione "Voler bene all'Italia - festa nazionale dellapiccola grande Italia" promossa da Legambiente, Enel e Corriere della sera,con lo scopo di tutelare l'ambiente e la qualità della vita nei piccoli comunidel nostro Paese e di valorizzarne lo straordinario il patrimonio d'arte e le tra-dizioni che custodiscono.Famiglie che entrano nella sala consiliare alla spicciolata. Bambini in braccioo tenuti ben stretti per mano. C'è anche una carrozzina. Saluti di circostan-

za. Un po' di imbarazzo. Ci si siede. Gli adulti si guardano intorno. Colpisce ilsoffitto in legno a vista con le enormi travi. Ma non è tanto l'ambiente nuovoad attirare la curiosità. Sono le persone. Si scrutano le facce dei presenti. Al-cune sono note. Altre no. Altre ancora sembra di averle già intraviste ma nonsi sa bene dove. Ci sono persone che sono nate ed hanno sempre vissuto aVillachiara, altre che sono appena giunte. Domande a bassa voce. "Sai comesi chiamano quei signori?" "Chi è quell'uomo seduto in seconda fila?" "Abi-tano alla Marla?" …Ecco si comincia.Il sindaco, Elvio Bertoletti, presenta l'iniziativa intitolata "Villachiara si presen-ta". Per dare un segno concreto di accoglienza alle nuove famiglie che nelcorso del 2005 si sono trasferite a Villachiara l'amministrazione ha organiz-zato un incontro con i nuovi abitanti del paese. Nel 2005, ben 63 persone,23 nuclei familiari, sono venute ad abitare a Villachiara. Ora il paese conta

1300 abitanti: bisogna risalire agli anni 60 per trovare un numero simile diresidenti.Il sindaco, oltre a porgere loro un saluto di benvenuto, illustra lo scopo dell'i-niziativa: far conoscere alle nuove persone che sono venute ad abitare a Vil-lachiara quali servizi e quali opportunità offre il paese.Un funzionario del comune presenta i vari servizi offerti dal comune e spiegal'organizzazione ed il funzionamento degli uffici comunali: orari di apertura,ufficio anagrafe, ufficio tecnico, tributi, polizia municipale, acqua, gas, rifiuti,la biblioteca comunale .Il presidente della scuola dell'infanzia, Luciano Zanoni, fornisce informazionisulla storia e sul funzionamento della scuola stessa. Un insegnante dellascuola elementare presenta l'offerta formativa della scuola a tempo pieno diVillachiara. Spiegazioni brevi ma utili per chi vuole conoscere meglio la nuo-va realtà in cui ha deciso di vivere. C'è silenzio ed attenzione in sala. Una vol-ta tanto sono le istituzioni che vanno incontro ai cittadini. Cercano di presen-tarsi. Di farsi conoscere. Di dialogare con essi. Mica male, l'idea. Non si sentesempre ripetere che sono le istituzioni al servizio dei cittadini e non il contra-rio?Alla fine il sindaco invita le nuove famiglie a ritirare alcuni piccoli doni offertidall'amministrazione comunale: un libro sulla storia di Villachiara, un cd-romsulla storia locale "Dalla necropoli romana di Villachiara al medioevo: nascitadi una comunità", una lampadina a basso consumo energetico. Un applau-so.Ed ecco il silenzio svanire ed i discorsi fluire. Le sedie si svuotano, si forma-no i capannelli di persone. Ci si mescola. Tanti gruppetti. Si iniziano i discor-si di sempre. La famiglia. I lavori da completare per la sistemazione della nuo-va casa. I figli. Il lavoro. Il paese di origine. Le speranze per il futuro. I progettidi vita. I ricordi… I discorsi di sempre.Discorsi uguali a tutte le latitudini del mondo.Ecco un'altra occasione per stare insieme. Tutti. Da chi non si è mai sposta-to da Villachiara a chi è appena arrivato. Anche il sindaco e gli assessori so-no in mezzo alla gente.Ci si incontra. Ci si conosce. Si allacciano i primi rapporti. Si diventa parte diuna comunità.Voler bene all'Italia, si chiamava appunto l'iniziativa.

Giuseppe Riccardi

Villachiara

Un’esperienza di accoglienza

Editore:Communitas - Associazione CulturaleSede in Orzinuovi, via Beethoven n. 6Sede Operativa: Via Cavour 31 Orzinuovi - BS

sito associazione: www.communitasbs.ite-mail associazione: [email protected] giornale: www.communitasbs.it/bassavocee-mail giornale: [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Brescian. 7/2005 del 28/02/05

Direttore Responsabile:Riccardo Caffi

Redazione: Carla Baronchelli, Stefania Biatta, Mauro Cinquetti, Fulvio Cominotti, Giorgio Ferrari,Valerio Gardoni, Angelo Zucchi

Progetto grafico:San Giorgio Editrice srl UnipersonaleVia Fieschi, 2/14 – 16121 Genovawww.sangiorgioeditrice.it [email protected]

Stampa: Color Art srl. - V. Industriale 24/26 Rodengo Saiano - BS

In distribuzione gratuita in 11.000 copie a:Orzinuovi, Villachiara, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano, Borgo San Giacomo, San Paolo, Lograto,Barbariga, Corzano, Dello, Mairano, Maclodio, Longhena, Brandico

Il torneo notturno di calcio per squadre a settegiocatori anima anche quest'anno le lunghe se-rate di inizio estate a Farfengo.La competizione, organizzata dal Circolo Anspisul campo dell'oratorio, è appena iniziata e pro-

seguirà fino alle finali, previste per la metà delmese di luglio. Sono iscritte la torneo ventisquadre, alcune delle quali schierano giocatoriex professionisti di serie B e C.Il calendario delle partite è destinato a subire

qualche modifica perché, nelle serate che ve-dranno impegnata la Nazionale italiana ai cam-pionati mondiali di calcio, le gare del torneo not-turno '06 a Farfengo saranno sospese.

B.V.

Ritorna il torneo di calcioFarfengo

Chi passa per Borgo S. Giacomo può vedere, sotto il car-tello che indica il nome del paese, una secondo cartelloche riporta la scritta "Sino al 1863 Gabiano". Tutti o qua-si tutti a Borgo S. Giacomo, sanno che il nome del loropaese non è sempre stato quello attuale. Infatti fino al

1863 si chiamava Gabiano (e per molto tempo ancheGabbiano). Ma per chi non è del paese è difficile capirecome mai Borgo abbia potuto avere per 18 secoli un no-me diverso.Questa è una delle pochissime località che in Italia abbiamutato completamente il proprio nome. Infatti la forza di

conservazione dei toponimi è sempre stata molto grande.Le conseguenze delle invasioni germaniche in fatto di to-ponomastica furono indubbiamente assai inferiori a quel-le verificatesi nel campo dei nomi di persona. Gli stessiRomani avevano conservato gli antichi nomi celtici.

Il momento in cui si ebbero i più numerosi cambiamentidi nome fu quello succeduto alla proclamazione del Re-gno d'Italia avvenuta nel 1861. Infatti, a partire dal 1862,appena costituito il nuovo Stato unitario, su sollecitazionegovernativa, per ovviare alle numerose omonimie, vi furo-no molte variazioni riguardanti i nomi di comuni e frazio-

ni. L'anno cruciale fu il 1863 in cui furono modificati par-zialmente ben 370 nomi di località e totalmente 21. Perlo più si trattava di aggiunte di un elemento che prende-vano motivo dal territorio o da qualche fatto storico, da unpersonaggio illustre o dal santo patrono. Si ebbero alloranella provincia di Brescia: nel 1862 Bagnolo Mella, De-senzano sul Lago, Montichiari sul Chiese, Paderno Fran-ciacorta, Palazzolo sull'Oglio, Pavone del Mella, Quinzanod'Oglio, S. Gervasio Bresciano, S. Zeno Naviglio, nel 1863Azzano Mella, Cazzago S. Martino, Limone S. Giovanni,Sabbio Chiese, Vezza d'Oglio, e nel 1867 Bassano Bre-sciano.Il cambiamento completo del vecchio nome avvenne so-prattutto per ripristinare un antico nome considerato piùimportante o perché l'originale denominazione era consi-derata disdicevole o indecorosa dagli abitanti. Nella nostraprovincia mutarono nome "Hano" divenuto Capovalle,"Goglione Sopra", "Goglione Sotto" divenuti Prevalle e,per l'appunto, "Gabiano" divenuto Borgo S. Giacomo. Maperché Gabiano cambiò nome? Si poteva pensare allaomonimia con altre località: c'erano infatti altri tre Gabia-no, di cui uno in provincia di Bergamo, un altro in provin-cia di Alessandria ed un altro ancora in provincia di Pia-cenza, come c'erano d'altro canto 14 Bagnolo, 12Paderno, 11 Monticelli, 10 Azzano, 7 Bassano, 7 Palazzo-lo, 7 San Zeno, 5 Quinzano, 5 San Gervasio, 4 Pavone, 2Acqualunga, 2 Farfengo, 2 Padernello.Invece il cambiamento non fu dovuto ad eventuali omoni-mie od al ripristino di un altro nome più antico, ma al fat-

to che il nome Gabiano era considerato indegno e degra-dante. Monsignor Guerrini, il famoso storico brescianoche scrisse su Borgo S. Giacomo nella prima metà del se-colo scorso (1937), incolpa di ciò il fatto che nella fraseo-logia dialettale popolare il termine "gabià", "gabì", indica-va i contadini bifolchi di basso rango. Basta inoltresfogliare i dizionari della lingua italiana del 1800, quindiperfettamente dell'epoca, per trovare per il termine "gab-biano" (parola che attualmente non si usa più) il significa-to di "uomo rozzo e zotico, minchione, babbeo" e si dice-va ad una persona per ingiuria. Quindi il significato delnome Gabiano o Gabbiano era diventato, storpiato dall'i-gnoranza popolare, quello di "paese dei gabì o dei gab-biani" nel senso di "paese dei bifolchi e degli zoticoni",oggetto di scherno da parte degli abitanti dei paesi limi-trofi, e questo era sembrato troppo disonorevole agli anti-chi Gabianesi tanto da spingerli ad approfittare immedia-tamente della possibilità offerta dal nuovo Governounitario italiano di mutare totalmente questo storico no-me. Si scelse quindi, con decisione del Consiglio Comu-nale del 10 novembre 1862 approvata poi con Regio De-creto dell'8 febbraio 1863, una nuova denominazione cheriprendeva il nome del patrono del paese, San Giacomo,preceduto dal termine Borgo, derivato dal tardo latino"burgus" mutuato a sua volta dal germanico "burgs", chein italiano ha acquistato il significato di "villaggio", "pae-se" sin dal sec. XIII.

Dario Ghirardi

In origine era GabianoBorgo San Giacomo

4 | MACLODIO - ORZIVECCHI – POMPIANOGIUGNO 2006

Stefano Gavioli, alunno 17enne dell'Istituto Giardino di Orzivecchi, è stato no-minato "Miglior Operatore Agroindustriale d'Italia". Lo studente di Maclodio,iscritto alla famosa "scuola del latte" orceana, si è aggiudicato il titolo (accom-pagnato ad un premio di 775 euro) al termine del Concorso Nazionale, che siè svolto presso l'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente di SanGennaro Vesuviano (Na), con il patrocinio del Ministero dell'Istruzione. Hannopartecipato al concorso le 18 scuole italiane per operatori agroindustriali,ognuna delle quali ha accompagnato all'ombra del Vesuvio lo studente che al-la fine dell'anno scolastico 2004 / '05 aveva conseguito la Qualifica con il pun-teggio più alto. Sceso a San Gennaro Vesuviano accompagnato dal prof. Ma-rio Silini, l'alunno dell'Istituto caseario di Orzivecchi ha affrontato alla grande leprove per l'assegnazione del titolo, che si sono svolte, nella prima settimanadi aprile, nell'arco di due mattinate ed hanno interessato tutte le discipline tec-niche e pratiche previste dal corso di studi, vale a dire Economia Agraria, Eco-logia, Chimica, Entomologia e Fitopatologie, l'Inglese applicato alle materie diindirizzo. I concorrenti hanno inoltre eseguito analisi di laboratorio (tre chimi-che ed altrettante microbiologiche) su campioni di alimenti. Nel pomeriggio

delle due giornate riservate alle prove gli studenti ed i professori che li hannoaccompagnati hanno potuto visitare la città di Napoli ed alcune realtà indu-

striali della Campania. Alla fine di maggio, dopo l'accurata valutazione delleprove sostenute da ogni partecipante, la commissione presieduta dall'ispetto-re scolastico Diego Bouché ha reso noti i risultati del concorso ed ha procla-mato vincitore lo studente del Giardino, che nel frattempo ha terminato con ot-timo profitto la classe Quarta presso L'Ipaa di Orzivecchi. Il concorso nazionaleper operatori agroindustriali si svolge ogni anno e viene organizzato dall'Ipaafrequentato dallo studente vincitore della precedente edizione, i cui studentinon possono però parteciparvi, onde evitare che la gara sia disputata due vol-te di seguito presso la medesima sede. Grazie alla preparazione professiona-le di cui Stefano Gavioli ha dato prova, per il prossimo anno scolastico l'onoredi organizzare il concorso nazionale spetterà quindi all'istituto Giardino. Il suc-cesso nazionale dello studente di Maclodio è stato riconosciuto anche dalLions Club Montorfano Franciacorta che gli ha conferito il premio al migliorstudente, assegnato alla memoria di Luigi Mattioli, ex socio Lions, scomparsonel settembre 2000, che fu preside dell'Ipaa di Bargnano, da cui dipende lasede coordinata di Orzivecchi.

R. C.

Maclodio

Una Gara di lettura? A "colpi di testo"? - E' propriocosì! Si è appena conclusa, presso la rinnovata Bi-blioteca Comunale di Pompiano, la "Gara di Lettu-ra" organizzata dalla Cooperativa Sociale "La Nu-vola" di Orzinuovi in collaborazione con laBiblioteca stessa e con il patrocinio del Comune diPompiano.La Gara, denominata COLPI DI TESTO, ha vistoprotagonisti gli studenti delle classi prime e secon-de (in due tornei separati) della Scuola Media diPompiano.I ragazzi si sono accanitamente sfidati attraversogiochi e domande su testi molto noti quali "Il Pic-colo Principe" e "L'occhio del Lupo" e su importan-ti autori contemporanei quali Chiara Rapaccini, Ro-berto Piumini oppure classici come Italo Calvino eRobert Louis Stevenson.Il progetto, giunto ormai alla quarta edizione e dicerto proiettato verso un futuro che riserverà in-contri ancora più stimolanti e meglio strutturati, èfinalizzato a stimolare i ragazzi a leggere per il pia-cere di leggere, attraverso la sfida ma anche attra-verso la collaborazione tra compagni.Contro taluni pregiudizi ben radicati tra gli adulti iragazzi hanno invece dimostrato di leggere con im-pegno anche grazie agli stimoli continui dati lorodagli insegnanti che hanno ben accolto l'iniziativa.Lo sccorso martedì 2 maggio i ragazzi e gli inse-

gnanti hanno avuto l'occasione di incontrare il no-tissimo scrittore Roberto Piumini (forse uno dei piùimportanti autori di narrativa per ragazzi) che, insie-me a Gianni Caviezel, ha messo in scena un diver-tentissimo spettacolo-incontro dal titolo "Il mattinodi zucchero". Piumini e Caviezel, da esperti tea-tranti quali sono, hanno giocato attraverso le can-zoni, il mimo, i disegni e la parola raccontata e i ra-gazzi hanno risposto interagendo con loro,cantando, giocando e divertendosi a loro volta…Un plauso particolare va dunque a tutti i parteci-panti per l'entusiasmo che hanno dimostrato sianella vittoria che nella sconfitta e per la rivincita…ci sarà sicuramente tempo l'anno prossimo!!! Sabato 20 maggio si è infine svolta presso l'audi-torium della scuola media di Pompiano la serata dipremiazione durante la quale ragazzi, insegnanti egenitori si sono ritrovati per i giusti riconoscimentima soprattutto per stare insieme, per una volta, an-che grazie a libri "amici", simili ma distanti anni lu-ce dai "minacciosi" testi scolastici oggetto dellevecchie, classiche, temute interrogazioni.Simone Casalini

Simone Casalini

Anche quest'anno Orzivecchi ha dato il benvenuto all'estate con la manifesta-zione "Artisti in strada": due giornate di festa ricche di appuntamenti che l'as-sessorato alla cultura, in collaborazione con la biblioteca di Orzivecchi e col cir-colo Verzelletti di San Paolo, hanno voluto dedicare anche ai bambini.Sabato 3 giugno, infatti, nella corte di Palazzo Martinengo, lo spettacolo dei bu-rattini ha entusiasmato i più piccoli, coinvolti poi nel "Palio della Porchetta",una gara a premi organizzata nel cortile con un divertente percorso preparatocon cura dagli organizzatori . La Domenica si è aperta con una vera e propriaboccata d'ossigeno per gli abitanti del paese, liberi di passeggiare a piedi perle vie del centro senza la preoccupazione di attraversare la provinciale 235 -per l'occasione la strada è stata chiusa al traffico - che sin dalle prime ore delmattino si è trasformata in zona di sosta per automobili e motociclette d'epo-ca. Mentre piazza Milano, con la sua nuova fontana, brulicava di gente indaf-farata nei preparativi di spiedo e porchetta, in via Martinengo e nelle vie adia-centi gli artisti esponevano senza fretta le loro opere, mettendo in mostraquadri, porcellane e oggetti d'arredo colorati, conversando allegramente con ipassanti curiosi e approfittando della soleggiata domenica per mostrare la lo-ro abilità con colori e pennelli. Qualcuno si è spinto un po' oltre, per ammira-re gli affreschi custoditi nella chiesa della Disciplina, aperta al pubblico in oc-casione della giornata di festa.Nel pomeriggio un altro avvenimento dedicato ai bambini: il giro turistico a bor-do del Trenino di Serido', uno spasso per i ragazzini, tutt'altro che spaventatidalle dimensioni del mezzo di trasporto.L'aria di festa ha contagiato tutti, creando le giuste premesse per gli altri ap-puntamenti, in programma a fine giugno, in occasione delle giornate dei San-ti patroni Pietro e Paolo.

Luisa Paccani

Stefano Gavioli vince il titolo di "Miglior Operatore Agroindustriale '06"

Gara di lettura - A Colpi di Testo (IV Edizione)Pompiano

Artisti in piazzaOrzivecchi

Maclodio,I giochi del Grest

La Pro Loco Maclodio, nel rispetto delle sue fi-nalità ( creare momenti di aggregazione e va-lorizzare la sua storia), per questa estate, in col-laborazione con il Parroco Don Nando Scolari,organizza una serata di giochi antichi coinvol-gendo ragazzi e adulti, animando la serata fi-nale del Grest a casa, il 14 Luglio.I giochi si svolgeranno sul campo della parroc-chia e saranno: la gimcana con le carriole:unagara a due carriole, un uomo ed una donna,l'uomo spinge la donna che deve eseguire deigiochi che trova lungo il percorso; la pallastrac-cia: tipo calcio fiorentino, meno aggressivo da-to che sono ragazzi e bambini a farlo; ed il pon-te de li inganni: una lunga passerella con tantetrappole da evitare da fare nel minor tempopossibile.Quest'anno abbiamo scelto di anticipare la fe-sta in quanto poi, passate la ferie, iniziamo conla preparazione per la grande manifestazionedel prossimo anno: la VI Rievocazione Storicadella battaglia.

Anna Rita Chionne

GIUGNO 2006BARBARIGA - DELLO - SONCINO | 5

LLaa CCoommppaaggnniiaa ddeell TTèè ddii BBaarrcceellllaannddii ffaa tteeaattrroo ccoonn llee ccaannzzoonnii iinn ddiiaalleettttoo

" Ghè 'n pòpo vistit cò l'aria dèl ciel, mulzì come l'acqua, lezèr come 'n vèel, elpar on ricam dè sèda e bombàs…" oppure " Non sono un traditore…" , aqueste parole segue la cantilena corale dei trenta ospiti della casa di riposo"Uccelli Bonetti" di Barbariga.La Fondazione, presieduta da don Fausto Botticini e Giovanni Varinelli, ha ac-colto agli inizi di aprile gli attori della Compagnia teatrale del Tè.Il direttore artistico, Mauro Umberto Barcellandi ha scritto il copione della rap-presentazione riproponendo le canzoni più conosciute del dialetto bresciano,a partire da "Quel mazzolin di fiori" fino a "La ècià là à al foss" e molte altre.Ha riunito un gruppo di otto attori, tra cui Lucia Verzelletti insieme ai qualiviaggia con un pullman bianco sul quale sono invitati a salire, prima dellospettacolo, anche gli ospiti delle case di riposo.La Compagnia del Tè si differenzia da altri gruppi teatrali per aver scelto diproposito il filone sociale dedicato agli anziani.La Fondazione "Uccelli-Bonetti" di Barbariga è stata capofila dell'iniziativa "Amùr, storie e sentiment Brèsa" promossa dall'Assessorato alle attività socioassistenziali e famiglia della Provincia di Brescia.Dopo Barbariga e altri paesi della Provincia, lo spettacolo entrerà nelle casedi riposo di Gambara, Castrezzato, Chiari e Calcinato.L'iniziativa, nata nel 2003, vuole favorire la memoria, il vissuto e il patrimonio

dell'anziano, considerati fondamentali per la crescita della comunità.La valorizzazione della memoria, delle parole e delle tradizioni locali vuol es-sere un ringraziamento a chi ha contribuito alla crescita del patrimonio cultu-rale e morale dei nostri paesi.Lo spettacolo è l'assemblamento di varie poetiche dialettali tratte da un'anto-logia che raccoglie le opere dei più noti poeti bresciani e le storie degli ospitidelle Case di riposo.La rappresentazione è corredata da proverbi, filastrocche, ninne nanne, poesie

e canzoni mai dimenticate dalle generazioni che ci hanno preceduto.Gli spettatori sono direttamente coinvolti e indotti a partecipare, nel limiti delpossibile, alle semplici, ma divertenti scene della narrazione.Si rievocano i ricordi e i momenti più felici di un tempo che probabilmente difelice aveva ben poco.Forse era proprio l'assenza di quasi tutto a dare valore al poco, come unasemplice canzone che accompagnava la ciclicità dei gesti lavorativi quotidia-ni.Le parole in vernacolo riportano ai sentimenti e ai contatti umani personali or-mai svaniti nel tempo, compagni silenziosi della solitudine che prima o poiattende tutti gli anziani."Il tempo fa passare l'amore e l'amore fa passare il tempo" è lo slogan con ilquale concludono, sereni, in coro i trenta scatenati anziani demodé di Barba-riga .

Vittorina Ferrari

Barbariga

Teatro dialettale alla casa di riposo Uccelli-Bonetti

Dello

La mucca in piazzaVi ricordate quando la mamma ci mandava a prendere illatte? Ci fu persino chi fece una celebre canzone, tantoquest'azione era di normale vita vissuta.Personalmente ricordo che con il mio pentolino munito diun manico circolare, molto adatto a farlo roteare, pienonaturalmente, altrimenti non c'era gusto,andavo in unavicina stalla in paese (una volta c'erano ancora) e, supe-rato l'ostacolo di un cane pastore a cui piaceva molto ilmio fondoschiena, arrivavo al bidone del latte, scoperto,ma coperto di mosche e, spostatele, prelevavo la mia dosegiornaliera.

Molte volte era ancora caldo ed era una goduria berlo così!Perché questi ricordi? Perchè a Dello è stato recentemen-te installato un distributore di "latte crudo".Cosa significa ciò? Significa avere una mucca a disposi-zione… senza cane carnivoro, senza mosche, senza oraridi mungitura, senza però perdere niente della qualità anti-ca.Anzi essa è nettamente migliore e rigidamente controlla-ta!Beh, qualcosa si perde ed è la temperatura, visto che lalegge, rigidissima, dell'Asl prevede una temperatura mas-

Padre Leone Occhio per un mese pres-

so i famigliari a GallignanoNel dicembre 1954, dopo un lungo viaggio in nave, erasbarcato in Brasile quale missionario formatosi pressoi saveriani di Cremona.Aveva 27 anni ed era pieno di entusiasmi per la suamissione e di nostalgie per l'abbandono della sua ter-ra e della sua famiglia.Nel suo diario del viaggio sono riportate le strofe deicanti che i giovani missionari intonavano sulla nave:"E' giunto, o mamma cara, oramai quel giornoio parto e forse mai farò ritorno:Io parto ma con te rimane Iddio.O mamma, addio!Vissuti siamo solo per quest'oraed or frementi spargere vogliamla semente che germoglierànuova vita per l'umanità.Bianca nave, tu ci portidove Cristo ci chiamò".Era uno spirito quasi di conquista religiosa che li ani-mava.Siamo nel 2006 ed il giovane baldanzoso ora è vicinoagli ottanta.L'esperienza della vita e tanti anni vissuti a contattocon la realtà di questo grande paese, multietnico e congrandi disparità tra ricchi e poveri, ha forse dato nuo-ve motivazione alla sua opera: ma non gli è tuttavia ve-nuta meno la carica missionaria.Infatti questo ritorno al paese natale è una delle pochevisite brevi che, con cadenza di alcuni anni, lo staccadal suo lavoro per dargli la possibilità di riprendere icontatti con i famigliari ancora in vita e conoscere irampolli della numerosa parentela.Potrà incontrare ancora due fratelli, fra cui il gemello,

e due sorelle degli undici figli che formavano la fami-glia: un altro fratello è sacerdote salesiano in Canada.Ma a Gallignano ha ancora tanti amici che lo avevanoconosciuto come gran lavoratore e giovane impegnatonelle organizzazioni cattoliche.E tutti vogliono incontrarlo per condividere le sue espe-rienze e per conoscere il suo pensiero sui problemi delmondo e su come da lontano si percepiscono i proble-mi dell'Italia.E chi lo conosce bene sa che Padre Leone non è tipoda tirarsi indietro. Nonostante non sia più un giovincel-lo ha sempre spirito di iniziativa e se non ha qualcosada fare per gli altri, si stanca e sente subito la nostal-gia del "suo Brasile". Nei suoi cinquant'anni di missio-ne l'ha percorso da Nord a Sud: da Belem e Abaetetu-ba (dove fu Vescovo il suo confratello Mons. AngeloFrosi di S. Bassano), a Belo Horizonte, a Nova Era, aFabriciano (dove ancora opera la volontaria SantinaCedri di Villacampagna) a Curitiba fino all'attuale resi-denza nella periferia di San Paolo.Pensiamo che gli incontri che i vari gruppi di animazio-ne stanno organizzando con Padre Leone, saranno in-teressanti.

Franco Occhio

Soncino

Più di 50 anni in Brasile

sima di 4° centigradi, questo a tutela del consumatore edella genuinità del prodotto.Il servirsi è facilissimo: basta avere una bottiglia, ma senon l'avete ve la mette a disposizione la… mucca moder-na, posizionarla nell'apposito vano sterilizzato che si chiu-de, inserire il giusto prezzo del servizio, che, per inciso, èinferiore a quello del latte venduto nel tetrapak al super-mercato, ed il gioco è fatto!L'iniziativa è di un giovane allevatore, quello del bosco(ricordate?) ed è stata fortemente voluta dall'amministra-zione comunale attraverso l'assessorato all'agricoltura,

convinta con ciò di offrire un servizio valido ed alternativoa chi volesse riprovare o provare, dipende dall'età, saporiantichi e genuini che purtroppo si vanno perdendo.La posizione è comodissima, in Piazza della Pace, e spe-riamo che questo nome indichi anche un ruolo forse impe-gnativo, ma reale: quello di "far pace" con i nostri ricordiche, una volta tanto, non ci faranno dire che " una voltaera meglio".

Giobbe

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PPrreemmeessssaaIl Nido Aziendale "Nonna Ninì" e la nuova sede amministrativa rappresen-tano per la Cooperativa Sociale "La Nuvola" il frutto di un lavoro che duraormai da 15 anni, che si rivolge in particolare alla cura dei minori, delle fa-miglie e delle persone con disabilità psichica e psico-fisica.I partner che ci hanno accompagnato, e che ci accompagnano ancora, inquesta avventura sono le Amministrazioni Comunali, le Aziende Ospeda-liere, l' A.S.L. dei Distretti Socio-Sanitari dell'Ovest Bresciano, le Fondazio-ni del territorio, le Scuole di ogni ordine e grado, alcune associazioni di vo-lontariato, nonché tutto il sistema cooperativo.L'Asilo Nido Aziendale (al quale possono iscriversi anche tutti i figli di la-voratori dipendenti e autonomi del territorio) e la nuova sede amministra-tiva sono quindi il punto di arrivo e insieme un nuovo punto di partenza delnostro fare "impresa sociale", in un'ottica di economia civile e solidale.Per questi motivi, la giornata dell'inaugurazione (il 9 giugno scorso) ha vo-luto essere sì un momento di presentazione del progetto dell'Asilo NidoAziendale ma anche un'occasione per condividere, con i cittadini e le isti-tuzioni, il cammino percorso e quello ancora da percorrere.

EESSTTAATTEE 22000066 DDAA ""NNOONNNNAA NNIINNII''""E dopo i festeggiamenti… subito al lavoro!Proprio così, perché gli spazi del Nido saranno, già a partire dal mese diluglio, animati dal progetto "Estate da Nonna Ninì": grest estivo per 8 oreal giorno con possibilità di scegliere solo la mattina o il pomeriggio. È ri-volto a bambini tra i 3 mesi e i 6 anni (anche per il mese di agosto perquelle famiglie che ne avessero bisogno), con momenti di gioco libero ostrutturato, laboratori creativi… e tante altre sorprese… La filosofia è quella di offrire spazi e servizi flessibili per le diverse età eesigenze dei bambini, dei genitori che lavorano e di tutte le famiglie, sot-to la guida qualificata degli educatori e degli operatori della cooperativa.Per l'iscrizione, che può essere anche settimanale, telefonare al numero0309941844, oppure al 3346650816.

IILL NNIIDDOO AAZZIIEENNDDAALLEEDal 12 giugno sono aperte anche le iscrizioni per il Nido Aziendale chepartirà a settembre: 27 posti (50% destinati ai figli dei dipendenti delleaziende del nostro territorio). L'Estate da "Nonna Ninì" può essere quindiil modo migliore per conoscere il Nido Aziendale…

IIMMPPAARRAA LL''AARRTTEEE inoltre presso la sede di "Nonna Ninì" si potrà trovare, sempre tra luglioe agosto, la nuova edizione del laboratorio creativo "Impara l'arte" (orga-nizzato in collaborazione con l'AGE di Orzinuovi). Laboratorio creativo peri bambini dai 6 anni in poi… nel segno del colore e dello stare insieme.

Rosangela DonzelliPresidente della Cooperativa

6 | ORZINUOVIGIUGNO 2006

MMaanniiffeessttaazziioonnee ddii cchhiiuussuurraa ddeellllaa SSccuuoollaa ddeellll''IInn--ffaannzziiaa GG.. GGaarriibbaallddii aall PPaallaazzzzeettttoo ddeelllloo SSppoorrtt

Venerdì 26 maggio al Palazzetto dello Sport diOrzinuovi si è svolta la festa di chiusura dell'an-no scolastico '05 / '06 della scuola materna "G.Garibaldi". La serata che ha raccolto il grandeentusiasmo dei genitori presenti si è svolta dal-le 19,30 alle 21 con il locale stracolmo di geni-tori, fratelli, nonni e parenti in festa.Il programma ha riassunto la cultura del periodopreistorico e si è articolato in tre momenti nei

quali circa 200 bambini emozionati hanno rap-presentato il mondo, gli usi e i costumi degli an-tenati. Il micronido e i bambini di tre anni hannoaperto la serata rappresentando la giornata e lascuola attraverso Gugù; il secondo gruppo,quello dei bambini di 4 anni, ha interpretato lamusica con canti ritmati e mimati.Il gruppo dei grandi ha espresso la teatralità nel-l'ambientazione preistorica, immedesimandosinel vivere attorno al fuoco, nelle caverne e nellacaccia. Il tutto intercalato da una allegra siglache riprendeva il tanto noto motivo degli Antena-

ti della Warner bros. Il momento di aggregazio-ne tra famiglie, genitori, bambini ed insegnanti siè concluso con un rinfresco allestito negli am-bienti della scuola materna in via Mazzini con ilcontributo di tutti.Bambini divertiti, genitori soddisfatti, insegnantigratificati dal buon esito dell'anno scolastico ingenerale e della manifestazione di chiusura inparticolare.

Le mamme

Antenati in festa nella scuola maternaOrzinuovi

Nella foto: Il nido aziendale e gli uffici

La Nuvola apre il nido aziendale “Nonna Nini'”Orzinuovi

Foto: Jenny

OOGGNNII MMEESSEEPPUUOOII TTRROOVVAARREE BBAASSSSAAVVOOCCEE

AANNCCHHEE IINN EEDDIICCOOLLAA

XVIII Festa di San CamilloLuglio 2006

Località Rossa di ConioloGiovedì 13

Serata LatinoamericanaIn collaborazione con la scuola di ballo "Zero in condotta"

Venerdì 14Ballo liscio con l'Orchestra "Marco Riboni" Specialità della serata : spiedo con polenta

Sabato 15serata danzante con l'Orchestra "Nuovi Mister"

Domenica 16ballo liscio con l'Orchestra "Sabrina Borghetti"

Lunedì 17Serata Latinoamericana

in collaborazione con "Elritmocaliente" di Joel de Cuba Animazione con ballerine cubane e spettacolo etnico

Estrazione della sottoscrizione a premi

ORZINUOVI | 7GIUGNO 2006

Questo è il parto di qualche mente affetta dalla passione per il teatro. Nonsolo l'articolo, ma anche lo spettacolo tenuto al cinema Jolly la sera del 5giugno 2006. Sì, perché se qualcuno era presente, ed è sopravvissuto ab-bastanza per raccontarlo, non può aver pensato altro.Certo, probabilmente il primo pensiero è stato "Non ci ho capito niente!",ma, come dice l'ormai santificato Giacomo Gamba (da noi affettuosamen-te chiamato Giacomino): "Se chi esce dal teatro dopo aver visto il nostrospettacolo dice di non aver capito nulla, allora significa che siamo statibravi".E lo siamo stati davvero. Non per la recita, non per gli applausi, ma per-ché tutti noi siamo un pochino cresciuti.E non c'è miglior modo di crescere che tornare bambini.Caratteristica che troppo spesso contraddistingue il mondo degli adulti èquella di ridurre tutti gli avvenimenti sul piano razionale, tutto ha una cau-sa e un effetto. Invece i piccoli hanno la magica capacità di non porsi trop-pi problemi sul perché delle cose. Noi siamo come loro. E come gli inna-morati.Ci siamo persi piacevolmente nell'assurdo, senza darci una meta precisa,senza chiederci spiegazioni.Abbiamo seguito il cuore, la nostra parte più irrazionale e per questo piùvera.E allora non domandateci quale significato avesse il nostro spettacolo per-ché non potremmo che rispondere che non ne aveva o che ne aveva trop-

pi, che ognuno può vedervi ciò che vuole o non vedervi nulla. Lasciate li-bera la vostra fantasia dagli schemi che l'età le ha imposto. Noi ci abbia-mo provato. Abbiamo trasformato giornali in cannocchiali, in mazze dagolf, in fazzoletti o cappelli, abbiamo riso in faccia al normale modo di pen-sare e tutto solo per il piacere di farlo, di lasciarsi andare.Ed ha funzionato. In una settimana abbiamo montato uno spettacolo ingrado di catapultarvi fuori dalle vostre certezze per un’ora per poi tornare,un poco intontiti, alla vita quotidiana.Se siamo riusciti in questo, abbiamo ottenuto il massimo che potessimodesiderare: permettervi di continuare a vivere con la coda dell'occhio leg-germente protesa verso quel lato di pazzia che non si dovrebbe mai di-menticare.Noi ci siamo innamorati. Per qualcuno è stato facile, per altri meno.Alcuni hanno solo dovuto sciogliersi un po', ma uno in particolare ha avu-to più fegato di tutti.Per seguire quell'alito di follia che gli spirava dentro ha rischiato.Noi abbiamo osato seguire i nostri sentimenti, voi sapreste fare altrettan-to?

Gli attori del corso di teatro dell'Istituto Cossali

dell'anno scolastico 2005/06

Innamorati del Teatro

"Ciao Beppe, grande amico, parecchi anni fa, forse per caso o forse grazie al destino, le nostre strade si sono in-crociate e da quel giorno in poi abbiamo iniziato un viaggio fantastico: gli anni della scuola condivisi e vissuti allagrande; una passione infinita, quella per lo sport, che ci ha dato e ti ha dato enormi soddisfazioni; tanti carissimiamici conosciuti strada facendo e una fidanzata, Laura, che sicuramente avresti voluto sposare tra qualche anno.

Nel ricordo di questi e di tanti altri indimenticabili momenti ti posso solo ringraziare, ti porterò sempre con me insie-me alla tua grande umiltà e alla tua grande simpatia, che non è mai mancata anche in quest'ultimo periodo.

Ci mancherai Beppe e tanto ma mi sento in dovere, da amico, di prometterti una cosa: nessuno ci impedirà mai dicontinuare il nostro fantastico viaggio".

Queste righe mi sono sembrate il modo migliore per salutarti; è stato difficile racchiudere tutti questi anni in pocheparole però ora ci sono alcuni momenti che mi piacerebbe ricordare insieme a te.La Cinquecento gialla con cui Alice ci portava a casa tua a giocare dopo l'asilo; i litigi tra i nostri compagni dellemedie, in cui hai sempre fatto da paciere; le grandi sfide a pallavolo e a basket con il ruba e tutti i compagni dellamitica 5 Geometri; i tanti viaggi in treno, io te e Luca, tutti i giorni per andare in Università a Milano.Oltre che essere stati compagni di classe per tanti anni siamo diventati col passare del tempo anche dei grandissi-mi amici; nelle giornate in cui lo sport, nostra grande passione, non ci impegnava per gli allenamenti, ricordo cheeravamo sempre a casa tua a giocare "al volo" oppure a basket con tuo cugino Massimo, il Brass e tanti altri amicie restavamo tutto il giorno a giocare e divertirci fino a quando non eravamo sfiniti o veniva buio.Le serate a Milano con i compagni di università in cui il divertimento era assicurato fino al mattino.E poi lo sport, era tradizione ormai il lunedì, quando ci si trovava a scuola o mentre si faceva la strada in bici insie-me che ognuno chiedesse all'altro com'era andata la gara e la partita della domenica e da li si commentava e sidiscuteva con gli altri compagni.Ultimamente quando ci si vedeva si parlava di calcio e soprattutto di Milan di cui eri un grande tifoso.Come vedi in tutti questi bellissimi momenti c'è del divertimento perché tu con il tuo modo di fare sempre allegro,simpatico, riuscivi a trasformare l'atmosfera con il sorriso sulle labbra.Adesso ti saluto Beppe e ti salutano anche il Ceco, GianMarco, il Giò, il Brass, Armando, Luca, il Giò Forbice e tuttiquelli che ti sono rimasti vicini perché il nostro saluto non è un addio ma è solo un arrivederci.

Fabio Treccani

Ciao BeppeOrzinuovi - Addio a Beppe Toninelli

Istituto “Cossali”

Mezzo secolo vissuto da sacerdote tra i giovani, sem-pre pronto a suggerire, organizzare e sostenere le ini-ziative dei parroci per la crescita religiosa della comu-nità. Don Mario Bossoni ha festeggiato a Orzinuovi i 50anni di sacerdozio.Domenica 11 giugno, nella chiesa parrocchiale di San-ta Maria Assunta, ha celebrato la messa d'oro, circon-dato dai confratelli con i quali ha finora collaborato nel-le attività parrocchiali e dai 12 sacerdoti orceaniordinati durante il lungo periodo del suo apostolato aOrzinuovi.La chiesa era gremita dalla marea dei parrocchiani aiquali don Mario ha fatto del bene e dai tanti fedeli chericordano riconoscenti la benefica opera da lui svolta a

Roccafranca, prima tappa del suo ministero, oltre chedagli amici e parenti di Coniolo, che lo attendono nellerispettive parrocchie per celebrare a loro volta la ricor-renza.Figlio di genitori poveri (il padre, salariato agricolo, ave-va sette figli, quattro maschi e tre femmine, da mante-nere), don Mario, classe 1933, è entrato in seminarioil 2 ottobre 1947, dopo aver frequentato le scuole me-

die a Orzinuovi. "Abitavo a Coniolo, alla cascina Badia,dove mio padre ha lavorato fino agli anni '60 - ricordail curato - e, nel pieno della guerra, ogni giorno anda-vo e tornavo a piedi da casa fino a scuola". Il 16 giu-gno 1956, nella rotonda del duomo vecchio, è stato or-dinato sacerdote dal vescovo di Brescia mons.Giacinto Tredici. Fu gran festa a Coniolo per la sua pri-ma messa.La mamma aveva allevato per l'occasione alcuni gras-si capponi; venne ucciso il maiale e si tenne un granbanchetto sotto il portico."La prima domenica di luglio, a 23 anni, entravo a Roc-cafranca come coadiutore del parroco don Attilio Tisi -aggiunge don Mario -.Ci sono rimasto 13 anni e sei mesi, prima di venir de-stinato alla parrocchia di Orzinuovi, dove ho trascorsoaltri 36 anni e sei mesi".Ha insegnato Religione per 30 anni agli alunni dellescuole medie di Roccafranca e di Orzinuovi.Nella prima parrocchia si è occupato della conduzionedell'oratorio maschile; agli inizi della seconda espe-rienza gli è stato affidato l'oratorio femminile, fino aquando giovani e signorine sono stati accolti insiemeall'oratorio Jolly. Dal '75 ha guidato la compagnia or-ceana di teatro dialettale per il recupero della culturalocale Non gli pesa la mancanza di una parrocchia af-fidata alle sue cure."La mia carriera - confida - si è conclusa il giorno del-l'ordinazione sacerdotale, perché sono sicuro che nonesiste dignità più grande dell'essere sacerdote e que-sto era dunque il mio traguardo".Ora si occupa della sagrestia e dell'anagrafe parroc-chiale, compito che comporta la sua presenza alla ve-glia funebre e al doloroso rito del funerale che accom-pagna il defunto all'ultima dimora.Il parroco don Franco Bertanza gli ha affidato la curadel gruppo liturgico parrocchiale e la gestione dei cor-si di preparazione alla prima comunione e alla cresima,rivolti ai bambini, ai catechisti e ai genitori.

R.C.

La Messa d’oro di Don BossoniOrzinuovi

Foto: Jenny

GIUGNO 20068 | SPECIALE - VIAGGIO/STUDIO DI COMMUNITAS

33 AApprriillee 22000066

OOrree 55::4455.. SSII PPAARRTTEE

Siamo sul pullman che ci porterà all'aeroporto di Orio al Serio. Non sap-piamo di preciso cosa ci aspetta, ma l'adrenalina è alta. Si parte: destina-zione Cracovia.

OOrree 1111::3300.. CCRRAACCOOVVIIAAEccoci all'aeroporto di Cracovia. Il viaggio è andato bene, ora il pullman ciporterà all'hotel. Osservando il panorama che ci avvolge la prima impres-sione è di desolazione. Siamo ancora immersi nella campagna. La terra,quasi totalmente priva di vita, non rivela alcuna sfumatura di colore. Le ra-re case che notiamo sono abbastanza buffe. Sono delle modeste costru-zioni grigie coronate da imponenti tetti in lamiera, dipinti di un rosso bril-lante.Entriamo a Cracovia. Che atmosfera triste! Gli edifici sembrano una conti-nuazione del grigiore dell'asfalto. E' tutto così fatiscente e abbandonato ase stesso! Dirigendoci a piedi verso l'hotel siamo colpiti da un cumulo dirifiuti, ammassati in mezzo alla strada. I polacchi non sono molto diversida come li avevamo immaginati: magri, biondissimi, dagli occhi azzurri.Ciò che colpisce è, piuttosto, la loro espressione. I loro sguardi sono vela-ti dalla tristezza e comunicano una sensazione simile alla rassegnazione.Siamo arrivati in hotel. Ora pranziamo e nel pomeriggio visiteremo la città.

OOrree 1155::0000IInniizziiaa llaa nnoossttrraa vviissiittaa ddeellllaa cciittttàà..Il tour comincia dalla chiesa di "S.Stanislao sulla roccia", santo protettoredi Cracovia.Da qui si vede la Vistola, il fiume della città, tanto cara ai suoi abitanti. Ilcorso d'acqua scorre ai piedi della collina di Vavel, sede degli antichi repolacchi. Il panorama è illuminato dal sole. Il cielo grigio sembra squarcia-to da una nota di vitalità e di colore.Eccoci ora di fronte alla cattedrale. Qui Papa Giovanni Paolo II ha ricevu-to l'ordine ed è diventato vescovo. La guida ci spiega che in questa chie-sa erano incoronati i re polacchi e tuttora sono qui conservati i sarcofaghidei più importanti re, tra cui Casimiro il Grande, fondatore della città. Arri-viamo, ora nella piazza di Cracovia. Mentre acquistiamo qualche souvenirnel mercatino dei prodotti artigianali, la nostra attenzione è attirata da unsuggestivo squillo di tromba: è il cambio dell'ora. Questa è, infatti, unatradizione locale che viene mantenuta per i turisti. Nella piazza ci ha col-pito la chiesa di S.Maria Assunta famosa per il maestoso "Altare Maria-no", alto tredici metri e formato da due ali che, secondo la tradizione, so-no aperte alle 12 e richiuse alle 18 ogni giorno.

IILL QQUUAARRTTIIEERREE EEBBRRAAIICCOOOOrraa ppaassssiiaammoo aallllaa vviissiittaa ddeell qquuaarrttiieerree eebbrraaiiccoo:: KKaazziimmiieerrzz..Esso è stato fondato nel 1335 per volontà di Casimiro III il grande della ca-sata degli Iagelloni.Il quartiere era riservato alle abitazioni degli ebrei che erano liberi di spo-starsi in città per le attività commerciali.Il vero ghetto, destinato alla concentrazione e all'isolamento degli ebrei, sitrova a sud della Vistola ed è stato creato nel 1941, durante la secondaguerra mondiale. Siamo giunti nel centro del quartiere ebraico e ci trovia-mo di fronte alla più antica sinagoga dell'Europa orientale. Qui è stata gi-rata una scena del film "Schindler's List". Lo storico Marcello Pezzetti cinarra ora le vicissitudini vissute dal popolo ebraico. Questa gente arrivòin Polonia dopo la prima crociata, a causa di un pogrom. Nella nuova re-gione furono accolti in quanto andavano a costituire i ceti medi di una so-cietà polarizzata tra possidenti e miseri. Furono gli ebrei a creare i primibanchi di pegno: i Lombard, proibiti dalla Chiesa. Fu proprio per imposi-zione del clero che, nel 1400, fu stilato un editto di espulsione degli ebreidalla città. Tale atto rimase in vigore fino al 1700, secolo d'oro per la sa-pienza religiosa ebraica.Infatti gli ebrei, riammessi in città, codificarono tutti i riti della loro religio-ne. Cracovia rimase per molto tempo un attivo centro religioso, finché lasituazione non andò peggiorando, in particolare nel periodo che separa ledue guerre mondiali. All'Inizio del secondo conflitto la Polonia fu spartitadai nazisti con i sovietici e Cracovia divenne la capitale del governatoratogenerale e decise per la ghettizzazione. Gli ebrei di Cracovia erano circa70.000; di questi, 25.000 furono costretti a trasferirsi nel ghetto in unasettimana. Il ghetto era stato costruito in una posizione strategica, in quan-to era raggiunto dalla rete ferroviaria e aveva confini naturali ben definiti:il fiume Vistola. Le deportazioni dal ghetto iniziarono nel marzo del 1942.Ora il ghetto non esiste più perché è stato incendiato dai nazisti per di-struggere le prove della loro colpevolezza.Dopo una breve sosta in hotel torneremo nel quartiere ebraico per cenareal ristorante "Ariel", in cui potremo gustare una tipica cena ebraica.

OOrree 2200::3300.. CCEENNAA AALL RRIISSTTOORRAANNTTEE EEBBRRAAIICCOOPasseggiare la sera per le strade di Cracovia non è molto rassicurante; nel

quartiere ebraico l'atmosfera è differente, è più tranquilla. Il ristorante èveramente caratteristico.L'ambiente è piccolo, ma ospitale. Non c'è un minimo spazio che non siadecorato con quadri o con oggetti della tradizione ebraica. Ci sono stelledi David dipinte, impagliate, stilizzate; poi le menorah (i candelabri a settebracci) sono molto numerose. La cena merita di essere descritta.Come primo piatto abbiamo assaggiato una zuppa di gulasch, compostadi zuppa di verdure con pezzi di carne, il tutto condito con un'abbondantedose di cannella. La seconda portata è il pollo speziato alle prugne, concontorno di barbabietole, patate e carote. Il dessert è una mousse di for-maggio con della panna acida montata. La cena è accompagnata da can-zoni della tradizione Jiddish, suonate dallo "Jasha Lieberman Trio". Abbia-mo scoperto che questo trio, costituito da un violinista, un violoncellista eun suonatore di fisarmonica, dalla straordinaria abilità tecnica, gode di fa-ma internazionale.Ora rientriamo in albergo per la notte.

44 AApprriillee 22000066

OOrree 66::4455.. AAUUSSCCHHWWIITTZZI nostri stati d'animo oscillano tra la curiosità e il timore: partiamo per Au-schwitz.L'attenzione di tutti noi è concentrata sul paesaggio; i nostri sguardi sonoalla ricerca di filo spinato, di binari, di torrette di vedetta, ma non vediamoniente di tutto questo. Sembra un normalissimo centro industriale. Ora ilpullman si ferma. Seguiamo lo storico Pezzetti che ci porta presso dei bi-nari: la Judenrampe. E' questo, infatti, il luogo in cui venivano fatte le se-lezioni. Sulla ferrovia è stato ricostruito un vagone che permette ai visita-tori di immedesimarsi e di comprendere com'era l'arrivo dei treni, carichidi deportati. Lo storico ci spiega che ci troviamo in una zona di frontiera,non solo tra l'Est e l'Ovest, ma anche tra le terre propriamente tedeschee quelle appartenenti al governatorato. In questa zona è stata fatta una de-viazione ferroviaria presso uno dei dodici binari che attraversano questalocalità. Il luogo scelto per le selezioni doveva, infatti, essere isolato. In unprimo momento la selezione era per i prigionieri politici polacchi, in segui-to fu una pratica eseguita solo sul popolo degli ebrei, la cui presenza incittà non era gradita dai tedeschi. Così, con il pretesto del lavoro in fabbri-ca, furono deportati migliaia di ebrei e di questi solo il 20% era realmen-te mandato al lavoro. L'ultima modifica fu apportata nel maggio del 1944quando, dopo l'invasione dell'Ungheria, fu realizzata una nuova deviazio-ne della rete ferroviaria che arrivava direttamente nel campo di sterminio.Questo per distruggere i 400.000 ebrei ungheresi. Andiamo ora in quelcampo: a Birkenau.L'aria di Auschwitz è gelida e pungente, penetra attraverso gli indumentie sembra colpire gli uomini nel loro intimo, come se fossero totalmente in-difesi. E' questo freddo che ci permette di calarci nella memoria, di sen-tirci legati a tutte quelle persone disarmate e fragili che hanno vissuto sul-la loro pelle l'odio di un'epoca.

BBIIRRKKEENNAAUU:: CCAAMMPPOO DDII SSTTEERRMMIINNIIOORiemergendo da questi pensieri ci troviamo di fronte a Birkenau. Au-schwitz è il nome che, in generale, è utilizzato per indicare i tre campi:Auschwitz (campo di concentramento), Buma (campo di lavori forzati) eBirkenau (campo di sterminio). E' questo, infatti, il luogo più tremendo cheprevedeva la messa a morte immediata dei deportati. Questo campo haun'estensione pari a dieci volte Auschwitz e nel complesso si estende per40 kmquadrati. Lo sguardo non riesce a percepire il confine ultimo del re-cinto. Molte baracche non ci sono più perchè sono state smantellate dal-la popolazione locale. Resistono ancora le baracche delle donne e quellein legno, che sono delle vecchie stalle adattate sul finire della guerra,quando le risorse economiche andavano esaurendosi. Nel campo esiste-vano diversi crematori usati per bruciare i cadaveri degli ebrei, dopo aver-li uccisi nelle camere a gas. Nel momento di maggiore attività i forni nonerano sufficienti e così furono scavate anche delle fosse comuni per sep-pellire i cadaveri. Arriviamo al primo forno crematorio di cui non restanoche ruderi perché la costruzione è stata fatta esplodere dai nazisti percancellare le prove della strage. Lo storico ci spiega com'era progettatol'edificio: sotto il livello del suolo c'erano gli spogliatoi da cui si accedevaalle camere a gas. In esse, accanto alle colonne portanti, furono costruitedelle false colonne, circondate da una grata, in cui veniva gettato lo zyk-lon-B: un veleno che causava la morte per soffocamento in pochi minuti.Al termine di ogni gassazione la camera doveva essere perciò reimbian-cata. All'uscita delle camere a gas si trovava un montacarichi che permet-teva di trasportare i cadaveri al livello del suolo, cioè ai forni crematori.In tutto il campo c'erano 36 forni che dovevano bruciare un ingente nu-mero di corpi, infatti, nelle camere a gas potevano essere ammassate fi-no a 1500 persone.Pezzetti ci mostra dei dipinti realizzati da Oler, un addetto a tagliare i ca-pelli dei cadaveri, che rappresentano in modo fortemente realistico le sce-ne di orrore cui assisteva quotidianamente.Visitando il campo notiamo la zauna: la baracca dell'immatricolazione. Qui

i deportati venivano spogliati, rasati, disinfettati ed era loro tatuato il nu-mero sul braccio. A fianco si trova il Kinderblock: la baracca con i bambi-ni. Era abbastanza raro che dei bambini sopravvivessero in un campo disterminio perché di solito venivano uccisi non appena arrivavano. In que-sto caso venivano tenuti in vita alcuni bambini per utilizzarli nelle speri-mentazioni. Lo storico ci ha raccontato l'esperienza agghiacciante di duesorelline napoletane, internate in quel "kinderblock" e sopravvissute. Lamadre di queste bambine era fuggita, con tutta la famiglia, da Napoli po-chi giorni prima della liberazione del Sud d'Italia per essere poi catturatadai nazisti e deportata con le figlie a Birkenau. Nel campo le due sorelleerano state scambiate per gemelle e per questo tenute in vita. Quando leSS radunarono i bambini per metterli alla morte dicendo loro che sareb-bero andati ad incontrare la mamma, queste due sorelle, al contrario de-gli altri, in parte grazie al suggerimento di una guardia e in parte perchénon riconoscevano più nella creatura emaciata e sofferente che ogni tan-to incontravano nel campo la loro madre, non accettarono l'invito delle SS.Con loro c'era anche un cugino che, all'ultimo, si lasciò vincere dal desi-derio di rivedere la madre e fu mandato a morire con gli altri bambini. Ledue bimbe sono sopravvissute, ma non hanno mai saputo né giustificarené perdonarsi quel rifiuto della loro madre. Questo racconto ha scosso tut-ti nel profondo, tanto che si è generato un silenzio straziante. In questoKinderblock notiamo dei dipinti per i bambini realizzati dagli altri depor-tati per cercare di mantenere la normalità. E', infatti, dipinta una scuolacon degli alunni che portano dei libri. Pezzetti ci racconta che su quelle as-si di legno adibite a letti e chiamate "coia" dormivano fino a dieci perso-ne, tutte appoggiate sul fianco.

AARRBBEEIITT MMAACCHHTT FFRREEIIDopo aver completato individualmente la visita del campo ci spostiamo adAuschwitz.Questo campo era una vecchia caserma militare, in seguito adibita a luo-go di reclusione.L'impatto iniziale non è quindi tanto tremendo quanto quello di Birkenau.

Il cancello d'ingresso è sovrastato dalla celebre espressione "Arbeit ma-cht frei" (Il lavoro rende liberi): macabro sarcasmo!. D'altro canto questafrase ci fa capire che lo scopo del campo era di concentrare gli addetti ailavori forzati, che erano per lo più prigionieri politici. Notiamo, infatti, chequi si trova il famoso "muro della fucilazione", così chiamato perché era illuogo dell'esecuzione dei prigionieri.Accanto ad esso si trova il blocco11 in cui è stata fatta la prima sperimen-tazione della camera a gas. Nel sotterraneo di questa costruzione, in unluogo isolato e nascosto, si trovavano circa 500 russi e 200 polacchi chefurono le prime vittime dello Ziclon-B.I prigionieri erano stati chiusi ermeticamente nelle celle, erano poi stativersati 2 o 3 kg di gas nei corridoi. Dopo 12 ore nelle prime stanze nonrimanevano che cadaveri, ma nelle ultime c'erano ancora uomini agoniz-zanti. I nazisti decisero così che lo Zyklon-B funzionava, ma il luogo no.Idearono così le camere a gas in cui il veleno era emesso dalle pseudodocce. Le persone al loro interno si spegnevano in dieci minuti, un tempopiù breve, ma un'eternità pensando alla sofferenza di quegli uomini.Ci spostiamo ora al crematorium che si trova al di fuori del recinto delcampo. I forni sono rimasti attivi dal 1940 al 1942. All'epoca l'edificio eracircondato da una muraglia per nascondere le operazioni. Qui erano por-tati gli ebrei dei ghetti con dei carri; il loro arrivo era indicato dalla musi-ca, per dare un'impressione di normalità. Lo storico ci spiega che questocrematorio ha avuto una storia molto travagliata. In origine era un magaz-zino per le munizioni, poi sono stati inseriti la camera a gas e i forni cre-matori e infine è stata smantellata la camera a gas. Con la liberazione, inazisti hanno fatto esplodere la struttura che è stata però ricostruita dairussi per ricrearne le condizioni originarie. Lo storico ci ha informati chequesta ricostruzione è stata utilizzata come prova dai negazionisti, coloroche sostengono che la Shoah non sia realmente esistita. La loro tesi è cheil crematorium sia stato edificato dai russi per nascondere la menzogna.Visitiamo ora il resto della struttura. Tutte le nazioni coinvolte nella vicen-da di Auschwitz hanno elaborato la loro memoria, creando dei musei neiblocchi del campo. Rimaniamo molto colpiti dal blocco francese, significa-tivo e all'avanguardia, al contrario ci delude un po' quello italiano che spe-riamo venga rinnovato. Termina così la nostra visita del campo.

RRIIFFLLEESSSSIIOONNIITornando al pullman esprimiamo commenti positivi riguardo quest'espe-rienza che ci ha arricchiti, non solo dal punto di vista culturale, ma ancheda quello umano. Pensiamo che questo sia il luogo da cui partire per po-ter conoscere l'Europa moderna perché Auschwitz ha segnato un puntodi svolta nel panorama storico-politico del Novecento che non deve esse-re dimenticato.E' necessario analizzare attentamente quanto è accaduto perché non av-venga mai più.Ci accingiamo, al fine, a rientrare in hotel e domattina ritorneremo ad Or-zinuovi.

Erica Nembrini

Perchè non avvenga mai più - Diario di viaggio nella ShoahIl racconto degli studenti del "Cossali"

SPECIALE - VIAGGIO/STUDIO DI COMMUNITAS | 9GIUGNO 2006

Una numerosa famiglia italiana, la famiglia X, di religione ebraica, premia-ta per il notevole numero della prole "a maggior gloria della patria" dalleleggi razziali, un giorno, nell'estate del '44, viene invitata a seguire duesoldati delle SS, che con modi estremamente amichevoli la invitano a sa-lire su un vagone bestiame, già colmo di altri patrioti di simil sangue. Il tre-no parte, e dopo alcune ore di viaggio comodo e rilassante si ferma a de-stinazione. Il portellone si apre e la nostra famiglia X viene condotta contutti gli altri viaggiatori in un campo di concentramento, probabilmentequello di Fossoli. Da qui, la nostra famiglia, dopo una decina di giorni, la-scia la sua comoda, confortevole e ben riscaldata baracca e viene accom-pagnata su uno splendido vagone bestiame, appena disinfestato, simile aquello su cui aveva viaggiato pochi giorni prima. Lascia il campo senza lanonna materna, morta dopo essere caduta su una baionetta abbandona-ta sul terreno da un bolscevico nemico della nazione. Il viaggio dura 4 lun-ghi giorni. La famiglia X ha modo di godere delle comodità offerte dall'a-genzia viaggi, ma deve convivere con i soliti piccoli inconvenienti tipici deilunghi viaggi. Il primo è la mancanza di spazio abbondante nel vagone, oc-cupato da 60 persone, che costringe i viaggiatori a fare salutari turni perstare seduti e per dormire. Quest'ultima azione è facilitata però dall'ottimostato di semibuio, in cui si trovano immersi, giorno e notte, i nostri turisti.Un altro piccolo inconveniente è la poca capienza della toilette del vagone(un ottimo secchio della krupp smaltato di fresco), da cui possono eson-dare le acque nere contenutevi in caso di scossoni, ondeggiamenti o bru-schi movimenti del convoglio. Le soste, che non sono troppe, allietanosempre i nostri viaggiatori: è il momento in cui tutti i turisti scendono aprendere aria e, per espletare i propri bisogni naturali, con molta disinvol-tura un migliaio di persone si denudano, si lavano nei limpidi fossi vicinialla ferrovia, si rivestono e risalgono in carrozza pervasi da freschezza, le-tizia e leggerezza. Inoltre, durante le soste, possono praticare del sanoesercizio fisico per smaltire l'abbondante ed ottimo cibo che mangiano re-

golarmente cinque volte al giorno. Il convoglio che marcia allegramenteper le grandi pianure dell'Europa centrale sta per arrivare a destinazione.Sul nostro vagone c'è fermento, si discute sulla meta e sul lavoro che gliaffettuosi nazisti vorranno affidare. Il treno arriva. I tedeschi sono così gen-tili che hanno deviato la ferrovia nel campo, in modo che i vecchi non deb-bano fare troppa strada a piedi. Le comode "sliding doors" dei vagoni ven-gono aperte e dei simpatici soldati con voce squillante e modi garbati madecisi invitano la folla ad un'efficiente selezione. Da una parte gli uominigiovani e forti, dall'altra i vecchi, i bambini e le donne. Anche la nostra fa-miglia X, un po' a malincuore, ma felice di poter servire ed aiutare la gran-de patria nazista a completare la vittoria, deve dividersi; fortunatamentesono pochi gli uomini e buona parte della famiglia rimane unita. Il gruppo,ora guidato da mamma X, si incammina dietro una lunga, ma ordinata fi-la. Durante il cammino, le premurose SS indicano, con grande disponibi-lità, la strada da seguire a tutti coloro che si sentono smarriti; e ricambia-no i ringraziamenti dei nostri ebrei con calorose carezze, bonariescudisciate e cordiali parole di benvenuto. La lunga colonna viene portatain un grande salone dove tutti sono invitati a spogliarsi e a lasciare i vesti-ti ognuno al proprio attaccapanni numerato. Poi vengono aperte le portedi un altro salone e umane CroceeSseSsine invitano tutti a fare una caldadoccia liberatoria. Intanto, il padre di famiglia X con molti altri si incammi-na verso quella che sarà la sua casetta per un po' di tempo. Durante lospostamento scopre che le SS, nelle pause di riposo, si concedono a sa-lutari attività sportive come il tiro al piattello, con la trascurabile differen-za, rispetto all'uso italiano, che, in quello germanico (per non sprecare delmateriale utile) vengono adoperati neonati di puro ebreo al posto dei piat-telli. Il nostro padre di famiglia X, da buon patriota, non può non essere or-goglioso del suo ultimo figlio, che a soli 4 mesi di vita ha potuto servirecon onore ed abnegazione la sacra causa ludica. Arrivato alla sua dolcecapanna, dopo aver preso possesso della sua spaziosa (un metro per due)

cuccetta tripla, si reca all'agevole lavoro che la Krupp ha destinato per lui.Il nostro padre di famiglia X, numero di matricola 53426, morirà per pocafede nella causa nazista, ma con la speranza di rivedere i suoi cari, settemesi dopo la sua entrata nel Lager.Questa è una delle tante storie uguali che ci possono venire in mente du-rante una passeggiata per il campo di Auschwitz-Birkenau. Gli ebrei furo-no definiti "l'erba cattiva da estirpare prima che soffochi quella buona";paragonati a dei virus che, incapaci di sopravvivere autonomamente, do-vevano attaccarsi ad un altro popolo, succhiarne l'essenza e distruggerloper poter continuare ad esistere. Vennero uccisi, grazie a queste convin-zioni, sei milioni di uomini che avevano l'unica "colpa" di essere ebrei. Ilsimbolo e l'incarnazione più tristemente celebre di questo mostruoso ge-nocidio è proprio il campo di sterminio di Auschwitz, in cui persero la vitaun milione di ebrei. Nella sua sterminata apertura abbiamo il tempo di ri-flettere su tutte queste storie, sempre uguali e sempre diverse. Ma la ve-ra diversità non sta nella trama del racconto, ma nell'imporsi della neces-sità morale e storica del ricordare le tragedie anche fuori dal filo spinatodel campo, così che queste non vadano perse, non dileguino in un colpe-vole oblio. Il ricordo è tutto.Infine, una piccola nota: non è vero che Auschwitz è un luogo desolato,

triste, in cui non c'è mai il sole, in cui piove sempre. Il campo non è checome tutto il resto della Polonia. La desolazione che vediamo è la desola-zione del nostro cuore quando rivive l'immane tragedia.Ricordiamoci di portare sempre con noi un po' di quella desolazione che

abbiamo provato in quei luoghi, così da non ripetere gli stessi errori, danon far rinascere gli stessi inutili rancori, e non dimenticare mai che tuttisiamo uguali.

Giovanni Carini

Un’allegra villeggiatura

"Il valore di un popolo non è uguale a quello di un altro popolo". Queste parole di Hitler mi fanno rabbri-vidire e spero che suscito lo stesso sentimento anche in voi. Come si può arrivare a dire una cosa tan-to terribile? Chi definisce il valore di un popolo? E su quali basi? C'erano scienziati che cercavano unfondamento biologico alla divisione in razze degli uomini. "Cose d'altri tempi" mi vorrei rispondere. Inve-ce appartengono ad un passato così recente che sentiamo alitarci sul collo le sue convinzioni disarman-ti. Le leggi che proibivano, ad esempio, i matrimoni tra razze diverse, appartengono a pochi decenni fa.E non possiamo alleggerire le nostre responsabilità dicendoci che la colpa è di Hitler e dei tedeschi chelo hanno seguito.Leggi simili sono state promulgate anche in Italia, dal re Vittorio Emanuele III e i nostri nonni o genitorivi sono stati sottoposti.La vita era improntata alla difesa di una razza che non esiste. Addirittura i bambini erano inglobati in que-sta assurda ideologia di conservazione della purezza.Sui libri di scuola veniva detto che un matrimonio misto e la procreazione di un meticcio offendono "ladignità della razza", e che un figlio nato da tale unione è inferiore fisiologicamente, moralmente e spiri-tualmente.Questo veniva insegnato nella nostra bella Italia, mentre gli "inferiori" pativano l'inferno. Immaginate so-lo per un attimo: ora mentre state leggendo tranquilli nella vostra casa, qualcuno che non conoscete ob-bliga tutta la famiglia a partire, vi carica su un camion con le vostre valigie, poi su un treno, in un vago-ne merci, stipati come bestie. Un viaggio lunghissimo, otto, forse dieci giorni passati lì, al freddo, costrettia non avere privacy nemmeno per le vostre funzioni biologiche più imbarazzanti.Giungete a destinazione tra la puzza e avendo negli occhi l'immagine di quel vostro compagno, che, stre-mato è morto in piedi fra gli altri "passeggeri". Scendete dal treno e vi trovate in mezzo alla neve.Stringete i vostri averi mentre alcuni soldati vi passano in rassegna, dividendovi e caricandovi su altri ca-mion.Se siete fortunati arriverete in un campo di concentramento, costretti a lavorare duramente, a mangia-re quasi nulla e ad abbandonare ciò che avete, scarpe comprese, sostituite da calzature che vi scortica-no i piedi. Senza capelli, con una divisa di tela leggera, differenziati solo dal numero che portate sul brac-cio. Forse arriverete vivi fino alla liberazione, o forse morirete di stenti oppure per ordine di qualcuno. Se

invece siete sfortunati arriverete in un campo di sterminio. Immaginate Birkenau.Vi entrerete direttamente in treno. Appena scesi verrete di nuovo divisi. Pochissimi verranno destinati allavoro. La maggioranza, a piedi, attraverserà il campo dirigendosi ad una costruzione con un alto cami-no. Scendete delle scale arrivando ad uno spogliatoio . Vi toglierete i vestiti ricordando il numero del vo-stro posto e poi, nudi, vi dirigerete verso una stanza e i vostri polmoni si riempiono di gas tossico facen-dovi morire. E non in modo veloce: dieci minuti.Dieci minuti in cui il panico si impossessa di voi, in cui, nella furia ceca di trovare una via di fuga, vischiacciate, uccidendovi a vicenda.Ai vostri corpi verranno tagliati i capelli e sarà tolto tutto ciò che di prezioso hanno, compresi i denti d'o-ro.Verranno portati nel locale dei forni crematori e poi bruciati, uno a uno.Parte di voi verrà utilizzata come fertilizzante, mentre ciò che volerà via dal camino, vedrà altri uominiavvicinarsi alla morte, bambini torturati da medici folli, come Mengele, che cercano di cambiare loro ilcolore degli occhi o della pelle. E altre persone ancora trascinarsi nel fango, mentre coloro che si riten-gono geneticamente superiori vendono i vostri vestiti, i vostri occhiali, i bagagli, le scarpe e anche i ca-pelli.Ma questo a molti di noi non sarebbe successo, questo era il destino degli ebrei, definiti da Hitler come"maestri dell'avvelenamento internazionale e della corruzione razziale".Magari saremmo stati gli aguzzini e avremmo venduto i nostri amici. Non possiamo permetterci di rite-nerci estranei ai fatti successi, al contrario dovremmo sempre portare in noi la vergogna per questo pas-sato che continua a ripetersi.Volete forse negare la differenza con la quale osservate gli extracomunitari? Anzi, osserviamo. Spessomi spavento accorgendomi di avere molti pregiudizi anche alla luce di un avvenimento tanto sconvolgen-te quanto la Shoah. E non penso di essere l'unica.Quindi guardiamoci alle spalle e ricordiamoci di ciò che ha fatto quell'uomo che dava un diverso valoread ogni vita.

Rachele Zanotti

La vergogna del passato

Foto: Conti Foto: Conti

L'Associazione Culturale Communitas ringrazia quanti hanno contribuito alla realizzazione del "Progetto Memoria" e del viaggio ad Auschwitzin particolare: Presidenza del Cons. Reg. della Lombardia, Provincia di Brescia, i comuni di: Barbariga, Borgo San Giacomo, Orzinuovi, Orzi-vecchi, Pompiano, Rudiano, , San Paolo, Villachiara, la banca Cred Coop di Pompiano e della Franciacorta, la Banca popolare di Crema(Ag.Pompiano), le Cooperative Eko Polis di Brescia, la Coop la Nuvola e la Coop Serena

10 | COMMUNITASGIUGNO 2006

In bicicletta lungo il circuito delle Terre BasseNel bel mezzo della stagione estiva, assai favorevole alle escursioni fra il ver-de dei campi, ecco profilarsi la seconda ciclo-passeggiata promossa daCommunitas, sostenuta da BassaVoce e messa in calendario dagli Amici del-la Bici "Corrado Ponzanelli" di Brescia, che con la loro proverbiale esperien-

za forniranno ancora una volta il presupposto per il successo di partecipazio-ne, oltre a garantire le provvidenziali assistenze operative ad iniziative diquesto tipo: assistenza e sorveglianza negli attraversamenti stradali, ripristi-ni meccanici, riparazioni di forature.Aderisce all'escursione la cooperativa "IlBorgo" di Soncino.Il punto di ritrovo è previsto alle 9 a Fenili Belasi (Capriano d/C) presso il par-cheggio a lato del semaforo antistante la Banca. Si sperimenterà il circuito"Terre Basse", un anello di 45 Km. che toccherà i centri abitati compresi ne-gli ambiti territoriali dei sette comuni della Bassa che si sono costituiti nellaomonima Associazione. Oltre all'evoluta scelta di operare in forma sovracco-munale per la gestione di alcuni aspetti amministrativi, "Terre Basse" ha inanimo di perseguire la valorizzazione delle bellezze naturalistiche-paesaggi-stiche e storico-artistiche del territorio mediante la segnalazione di percorsisia ciclo-pedonali che, su altri tracciati, da effettuarsi anche con mezzi mo-torizzati.Molti gli aspetti che vivacizzeranno le sensazioni visive ed olfattive dei parte-cipanti. Innanzitutto il bel paesaggio della Bassa con le sue rigogliose coltu-re ormai giunte in gran parte a maturazione, costeggiando i copiosi corsid'acqua che l'attraversano e che costituiscono l'origine delle rese produttiveda record europei che qui si raggiungono, e ristorati dalle fronde ombroseche seguono le ripe ben piantumate. Una delle seriole l'attraverseremo ad-dirittura a "mò di guado", ma ovviamente senza "full immersion". Consiglie-rei, come lo scorso anno per il percorso nell'area dei fontanili, di calzare san-dali per gioire di tutte le occasioni in cui ci si troverà prossimi alle frescheacque. Altre piacevoli sensazioni saranno innescate dall'interessante pae-saggio agrario e costruito che attraverseremo. Non ci sfuggiranno le diversitàdei campanili e dei loro diversi suoni nelle scampanate, nonché dei vari im-pianti urbanistici, della gran ricchezza di architetture rurali e di palazzi di

campagna, della miriade di ponticelli e di manufatti irrigui. Attraverseremocontrade ancora ben salvaguardate di almeno sei piccoli nuclei abitati che lastragrande maggioranza dei partecipanti non avrebbe mai saputo che esiste-vano e che ovviamente rimpiangeranno poi il tempo vissuto senza sapereche a pochi chilometri da casa si potevano trovare queste ricchezze di au-tentica ed aulica architettura rurale padana.Come nel 1999, sul tratto che poi divenne la ciclabile Brescia - Cremona, gliAmici della Fondazione Civiltà Bresciana della Bassa e del Parco dell'Oglio,grazie al supporto logistico-organizzativo degli Amici della Bici di Brescia spe-rimentarono una proposta che divenne concreta realtà nei successivi due an-ni, così si auspica che il circuito che percorreremo il 2 luglio venga anch'es-so segnalato e perfezionato nei prossimi anni. Sarebbe un altro dei percorsiprovinciali che favorirà la conoscenza del nostro straordinario patrimonio am-

bientale e culturale, oltre ad una formidabile infrastruttura da utilizzare per iltempo libero, attività ginniche con effetti benefici sullo spirito e sulla salute.

CCaarraatttteerriissttiicchhee ddeell ppeerrccoorrssoo ee llooccaalliittàà aattttrraavveerrssaattee.. Lunghezza 45 Km. circa con almeno 4 Km su sterrato e solo 1,5 Km. su stra-da ad intensità di traffico (gli esperti sbandieratori del braccio operativo del-l'organizzazione provvederanno a segnalare la nostra presenza).Partenza ore 9,00 da Fenili Belasi (area di sosta a lato del semaforo di Feni-li Belasi, antistante il Banco di Brescia, numeri civici dal 37 al 51), al Km 9,45

della S.P. IX Quinzanese.Pranzo al sacco presso i giardini di Brandico, previsto allo scoccare del fati-dico mezzodì .In alternativa ci sono bar e trattorie di ottima qualità.Ripresa itinerario alle 13,00 con ulteriore sosta verso le 16,30 alla Pieve diCorticelle.Arrivo al punto di partenza a Fenili Belasi fra le 18,30-19,00.FFeenniillii BBeellaassii ((CCaapprriiaannoo) Ore 9,00 ritrovo con descrizione dell'interessante nu-cleo costituito dall'architettura rurale e palazzi signorili .Percorso in argine sinistro del Mella e attraversamento dei laghetti ora adibi-ti a pesca sportiva .PPoonntteeggaatteelllloo ((AAzzzzaannoo)) importante nucleo rurale con castello.PPiieevveeddiizziioo ((MMaaiirraannoo)). Località caratterizzata da ben tre palazzi tra cui primeg-gia palazzo Soncini .MMaaiirraannoo. Imponente campanile (il più alto della Bassa) con bellissima parroc-chiale. Casa quattrocentesca.LLoonngghheennaa. Bella contrada su cui s'affacciano due palazzi, una bella architet-tura tradizionale ed un isolato "casino" di campagna .BBrraannddiiccoo. Sosta pranzo presso i giardini con ripresa del percorso in due lo-calità significative: Ognato e Castelgonelle .CCoorrzzaannoo. Palazzo Maggi uno dei più importanti e significativi del '500 bre-sciano (e non solo). Dopo il "guado" si passerà da Cassevico, architettura ru-rale in parziale abbandono, poi due località:- Meano. Castello con monumentale comignolo e bellissime corni-ci in cotto alle finestre . Interno affrescato dal Ferramola (non lo visiteremo);- Bargnano, famoso per l'Istituto "V. Dandolo", ma piacevoli alcuniscorci ancora presenti.FFrroonnttiiggnnaannoo ((BBaarrbbaarriiggaa)). Parrocchiale, progettata nientemeno che dall'abateMarchetti e casa Beluschi-Fabeni. Si attraverserà poi l'intera contrada di Bar-bariga .DDeelllloo,, QQuuiinnzzaanneelllloo,, BBoollddeenniiggaa,, CCoorrttiicceellllee e sosta culturale alla Pieve. L'arch.Giacomo Quadrini, presidente di Terre Basse e della commissione provincia-le per il territorio, illustrerà l'importante realtà, il restauro e gli scavi.Azzano Mella e termine del percorso a Fenili Belasi.

arch. Dezio Paoletti

RRiippoorrttiiaammoo uunnaa bbrreevvee ssiinntteessii ddeellll''aappppuunnttaammeennttoo aann--nnuuaallee ccoonn ii ssooccii ddeellll''AAssssoocciiaazziioonnee CCuullttuurraallee CCoommmmuu--nniittaass ppeerr iinnffoorrmmaarree ggllii aasssseennttii iinn mmeerriittoo aalllloo ssvvoollggii--mmeennttoo ddeeii llaavvoorrii aasssseemmbblleeaarrii ddii VVeenneerrddìì 2266 mmaaggggiioo..CCoonnvvooccaazziioonnee pprreevviissttaa aallllee oorree 1199 ee 4455 pprreessssoo llaa""LLooccaannddaa ddeell VVeeggnnoott"" aa PPaaddeerrnneelllloo.. FFaassii pprreelliimmiinnaa--rrii:: aaccccoogglliieennzzaa ddeeii ssooccii ee rriinnnnoovvoo ddeell tteesssseerree ppeerrll''aannnnoo 22000066.. SSvvoollggiimmeennttoo ddeellll''AAsssseemmbblleeaa:: iill PPrreessiiddeennttee FFrraannccee--ssccoo AAnnsseellmmii,, ddooppoo uunnaa pprreesseennttaazziioonnee ssiinntteettiiccaa ddeelllleemmoollttee iinniizziiaattiivvee ssvvoollttee ddaallll''AAssssoocciiaazziioonnee,, nneellllaa ssuuaarreellaazziioonnee hhaa mmeessssoo iinn eevviiddeennzzaa ii ppuunnttii ddii ffoorrzzaa ee lleeddiiffffiiccoollttàà iinnccoonnttrraattee nneell pprriimmoo aannnnoo ddii vviittaa ddii CCoomm--mmuunniittaass.. SSii èè rriivvoollttoo aappeerrttaammeennttee aaii ssooccii cchhiieeddeennddooccoollllaabboorraazziioonnee,, ppeerrcchhéé llee iiddeeee ee llee ffoorrzzee ccoonnddiivviisseeppoossssaannoo nneell tteemmppoo rraaffffoorrzzaarree ll''aazziioonnee ee ffaarr ccrreesscceerreeii lleeggaammii ttrraa llee ddiivveerrssee rreeaallttàà llooccaallii ccoonn ccuuii ll''aassssoocciiaa--

zziioonnee hhaa ssiinnoorraa llaavvoorraattoo ssuuii tteemmii ccuullttuurraallii,, ssoocciiaallii eeaammbbiieennttaallii.. HHaa ssoottttoolliinneeaattoo ll''iimmppoorrttaannzzaa ddeellllaa ccoommuu--nniiccaazziioonnee ee ddeellllaa ccoonnddiivviissiioonnee ddeeggllii oobbiieettttiivvii eesspprrii--mmeennddoo iill bbiissooggnnoo ddii ppootteennzziiaarree ggllii aattttuuaallii ccaannaallii uuttii--lliizzzzaattii,, ssoopprraattttuuttttoo iill ssiittoo iinntteerrnneett ee iill ggiioorrnnaallee ""BBaassssaaVVooccee"",, cchhee ppeerr ddiivveennttaarree eeffffiiccaaccii ssttrruummeennttii ddii ddiiffffuu--ssiioonnee ddii nnoottiizziiee ee pprrooggeettttii rriigguuaarrddaannttii iill tteerrrriittoorriioo hhaann--nnoo bbiissooggnnoo ddii vvooccii nnuuoovvee.. LLoo ssgguuaarrddoo aall ffuuttuurroo rreessttaa pprriioorriittaarriioo ppeerrcchhéé ssee mmooll--ttee ccoossee ssoonnoo ssttaattee ffaattttee,, aallttrree ssoonnoo iinn ffaassee ddii ssttuuddiiooppeerr ddaarree ccoonnttiinnuuiittàà aallll''aattttiivviittàà ssvvoollttaa eedd aapppprrooffoonnddiirreeqquueessttiioonnii ddii pprriimmaarriiaa iimmppoorrttaannzzaa ssoocciioo--ppoolliittiiccaa:: aamm--bbiieennttee,, iissttrruuzziioonnee,, ssaanniittàà,, ttaannttoo ppeerr cciittaarrnnee aallccuunnee..

Prima che la serata sociale proseguisse con il rinfre-sco organizzato alla Locanda, i soci hanno approva-to il bilancio consuntivo 2005 che rappresenta la

gestione iniziale dell'associazione.I soci hanno quindi riconfermato l'attuale ComitatoDirettivo e dei Probiviri.

Al termine dei lavori e della semplice e convivialecena, la serata si è conclusa nella caratteristica cor-nice del Castello di Padernello, con lo spettacoloteatrale "Processo a Galileo" di Giacomo Andrico: daun appassionante lavoro di studio e approfondimen-to condotto tra le luci e le ombre della complessastoria del Seicento, gli attori sono riusciti a far rivive-re i momenti culminanti del processo che ha vistoimputato Galileo Galilei, le cui teorie scientifiche fu-rono considerate eretiche e pertanto condannatedalla Chiesa.In questa elegante e geniale ricostruzione della ve-rità, ci si può sentire infinitamente piccoli di fronte ai

temi dell'etica, della scienza e della fede, ma nellostesso tempo e per gli stessi motivi, essere cattura-ti dalla voglia di conoscenza e dall'entusiasmo dellaricerca: per citare le parole del nostro PresidenteAnselmi si può tornare a desiderare "un mondo piùcolorato, più felice, più giusto".

Luisa Paccani

Maggio 2006: L'Assemblea dei soci di Communitas

I laghetti in argine sinistro del Mella fra Fenili Belasi ( Capriano d/ C. ) ed ilponte della S.P. IX ( quinzanese ).

Il guado nel tratto fra Castelgonelle ( Brandico ) e Corzano.

Casa Beluschi-Fabeni, già Avogadro, a Frontignano ( Barbariga ).Bell'esempio di architettura signorile d'età rinascimentale-barocca, uno degliultimi esempi ricordanti l'età medievale ( il fossato con sovrastante ponted'accesso).

Domenica 2 luglio, seconda biciclettata di Communitas

SPAZIO CULTURA | 11GIUGNO 2006

Gioco"Ho conosciuto molto più dei miei figli giocando con loro e osservan-doli giocare, che non dai libri che parlavano di loro, in generale". Cosìmi raccontava Sergio, una sera, mentre ritornavano da una partita dicalcio. E continuava: "Giocando o osservando ho capito Michele e lasua timidezza; Giorgia e la sua spavalderia; Sara e Alessandro, e la lorovoglia di divertirsi con i libri e con la musica".Come la promessa è la caratteristica del tempo dell'infanzia, il gioco èla caratteristica del tempo della fanciullezza (6- 10 anni). In fondo, apensarci bene, ogni uomo, ogni donna è anche il risultato dei giochiche ha fatto; di come ha giocato nella vita; e come ha fatto della vitaun 'bel' gioco.Per i bambini di oggi sono ormai finiti i tempi dei marciapiedi e dei cor-tili, dei tellini e degli schettini, della libertà di giocare con poche cose,e magari farsi un po' male in strada perché ci si sbucciava le ginoc-chia.I bambini di oggi, hanno come spazio di gioco la casa e la scuola, com-plici gli inverni che non finiscono mai, le polveri sottili, le famiglie 'affet-tive' e le mamme sempre più apprensive stanno per tanto tempo alchiuso. E se non è possibile portarli fuori a scatenarsi all'aria apertaquanto si vorrebbe, meglio pensare positivo: tenere fermo il corpo puòvoler dire svegliare la mente.Quali sono i 'nuovi' giochi dei nostri figli? I loro interessi si stanno spo-

stando sempre più sulla playstation che, comunque la si pensi, insie-me ai videogiochi, al computer e al gameboy, sono compagni irrinun-ciabile per molti ragazzi. È vero che c'è un pregiudizio da parte dellascuola e anche dei genitori verso questi giochi. Tuttavia i nostri cuccio-li crescono immersi in un bagno di suoni e di immagini che non ha pre-cedenti: il gioco virtuale sta sostituendo il vecchio gioco di fantasia. Ètuttavia antistorico proporre loro solo giocattoli di legno e proibire la TV.Quindi giochiamo con loro alla play, ma anche facciamo sperimentareloro altri giochi: per esempio il puzzle (che aguzza ingegno e percezio-ne e permette di creare ordine dal caos); i giochi musicali; i giochi crea-tivi (disegnare, manipolare, esprimersi attraverso il colore, creare conmateriale di riciclo).Nel gioco è racchiuso presente, passato, futuro; nel gioco si sperimen-ta papà, mamma, gli altri; nel gioco si scopre il mondo, Dio, i sogni.Se i nostri figli nel passaggio all'adolescenza fossero attrezzati a vive-re la vita come un gioco serio -perché li abbiamo abituati a giocare, arispettare delle regole, a stare con gli altri, a sognare, forse anche a rin-graziare- avremmo adempiuto al nostro compito di genitori, di genera-tori della vita. In fondo un bambino che non ha imparato a giocare, siritroverà sprovveduto per il più bel gioco che Dio ha inventato: la vita,con le sue tappe, le prove, gli altri, il mondo.

antonio consonni

Lessico dell’Educare 5

Costanza Mantovani alla Peschiera di PompianoI fiori, i colori e la svolta informale della pittrice dellese

Costanza Mantovani vive ed opera a Dello. Ha presentato i suoi quadri aOrzinuovi, Iseo, Brescia, Bergamo, Imperia. Vittorio Sgarbi ha consideratola sua pittura "Efficace: che attrae e impegna l'attenzione e provoca par-tecipazione (specialmente affettiva) di chi osserva, capace di vedere la lu-ce della natura".Nel mese di maggio, su invito del sindaco di Pompiano Maria Angela Ma-rinoni, ha esposto alla Peschiera la rassegna intitolata"Emozioni e colori".Ha presentato nature morte, fiori gialli e fiori rossi di campagna, cespuglidi laghetti fermi nella pianura e mondine rivolte al sole con cappelli di pa-glia e solitarie ginestre liguri che fuoriescono dalla terra umida vicina almare, ma lontana dal frastuono della sua risacca. E' rapita non dalla vo-ce del mare, ma, come quando opera a Dello, dai colori della terra e del-la vegetazione.Dipinge la mattina e la sera, coglie la luce dei momenti di passaggio, del-la transizione tra ciò che sta per avvenire e ciò che non sarà più, la meta-morfosi del chiaro e dello scuro.La Mantovani ha iniziato con la mondina, facendola lei stessa. Porta nellapittura i ricordi della fatica e del lavoro, delle ore passate ricurva sotto ilsole, di quando le donne di un tempo arrotondavano il bilancio familiareapplicandosi nel lavoro dei campi. Ricorda quando la madre partiva dalcentro del paese per raggiungere a piedi la cascina del Lombardo, incompagnia dei tre figli piccoli, affidati al bordo del campo, custode diun'infanzia breve nel tempo. La sua visuale giovanile ha visto la fatica del-la donna, la fatica contadina che oggi occupa solo lo spazio della memo-ria e dei ricordi. Al sacrificio della madre ha voluto rimanerne fedele nel-le emozioni e nei colori. Nella sua vita di donna si è dedicata all'artigianatodella confezione, promuovendo così la sua creatività femminile.Ha smesso, almeno in parte di vestire le donne, per vestire di colori la suafantasia. La mondina non è stata tuttavia abbandonata, ma è divenuta ilfotogramma delle sue rappresentazioni.Gesti e paesaggi semplici che rimandano alla magia di un mondo che nonesiste più. Le sue produzioni spaziano dai campi fioriti alle donne con i fio-ri, ai campi di grano agli alberi collocati a metà strada tra ciò che è a por-tata di mano e ciò che diventa inafferrabile.Da ultimo la svolta della Mantovani che si dirige verso la pittura informa-le. Movimento e tormento dell'animai suoi, conflitto di colori tra il rosso eil rosa, il giallo e il blu, il bianco e il nero con le linee curve che tengono

il legame con l'evanescenza della realtà difficile a volte da interpretare oda vivere. Ha variato la forma, ma non la semplicità della pennellata deisentimenti, legati dalle linee arzigogolate delle circonferenze e delle ellis-si. Sfugge la realtà nella svolta informale, ma spesso è la stessa realtànella quale viviamo che non si presta più ad essere chiara e lineare.

Vittorina Ferrari

Il ricordo è cosa vivaQuando qualcuno che amiamo ci lascia, vi è un lungo, intenso istante dadedicare al dolore ed al silenzio: lì dimorano l'indicibile ed il mistero stes-so dell'assoluto.Ma quando il fiato torna a dare ai pensieri la forma della parola è nostrodovere e diritto raccontare coloro che abbiamo amato, per non abbando-nare all'oblio gli istanti e la meraviglia della nostra e della loro vita.

Io, oggi, voglio raccontare di un amore germogliato anni fa, tra i banchi delLiceo Arnaldo, che ho avuto la fortuna di frequentare in anni indimentica-bili. Questo amore ha portato e porta ancora, per me, il nome del profes-sor Matteo Guerini, insegnante di storia e filosofia nella sezione E.

Sin dalla prima lezione il Guerra (così lo chiamavamo tra noi studenti) haavuto l'audacia di mostrarsi per intero, con la propria umanità, le propriepassioni, i propri limiti: di lui tutti noi ricorderemo la bicicletta , carica sulretro di una vecchia borsa di cuoio, e le parole, spese sempre generosa-mente, per accendere un dubbio, consolare un dolore, o dare forma allarabbia. Maiuna volta ci siamo nascosti; non è stato possibile.Ci stanava dai silenzi egoisti della nostra adolescenza feroce e confusa,per portarci nei luoghi della memoria collettiva e del sapere condiviso; manon ha mai osato mostrarci quale fosse la strada da seguire per raggiun-gere noi stessi.Ci ha solo raccontato di un tempo sognato, che bisognava sognare: iltempo del pensiero speso a conoscere e viaggiare, per immaginare il fu-turo; il tempo del coraggio e della fantasia, per continuare a sperare e co-struire; il tempo delle domande che cercano sempre risposta.

Ora che gli anni sono passati ed abbiamo imparato che molti interrogativirestano sempre in agguato, pronti a lasciarci senza fiato davanti al lorobuio, lui se ne è andato, in un bel pomeriggio di primavera: la sua biciclet-ta lo ha tradito ed è precipitato nel silenzio.Ma ancora ricordo quando, inatteso e sperato, mi capitava di sentirlo, dalontano, chiamarmi per via, per sapere come andavano gli studi, o le in-terminabili letture notturne; là, dall'altro lato della strada, mentre pedala-va per la città con il coraggio, la fantasia, il sapere e le domande che ci hadonato e che ancora mi abitano.

Auguro ad ogni ragazzo e ragazza di incrociare, almeno per un istante,nella propria vita, una bicicletta come quella della mia adolescenza, cari-ca di muscoli, cuore e cervello, ghiotta di chilometri e di parole; ed una vo-ce confusa dietro le spalle, amata e cara, che conosca il loro nome, persempre.

A Matteo Guerini, 23 aprile 2006

Ti ho chiesto un giorno:"insegnami la numerosità dei numerila geometria piana dei sentimentila direzione del tempo".

"Ma io - tu mi hai risposto -conto ancora con le dita della mano sinistracopio l'amore dai bambinie sento il tempo soprattutto da fermocome il primo baciola prima interrogazione di filosofiail primo vagito del ventrel'ultimo salutoquello dato di fretta sulle scaleché lì sono la numerosità dei numerila geometria piana dei sentimentila direzione del tempo".

Ottavia Taini

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12 | GLOBALE/LOCALEGIUGNO 2006

Estate: sete di solidarietà

Dal Brasile il Guaranito una bevanda frizzante, dalla ricetta esclusiva (invetro o lattina in alluminio riciclato). Coniuga le proprietà più note del gua-ranà a proprietà dissetanti e rinfrescanti.Ha un gusto non troppo dolce e con personalità, nella quale emerge de-cisamente l'aroma di questo frutto della foresta tropicale.Guaranito sostiene un progetto di enorme valenza sociale, ambientale e dipreservazione dell'unicità e della simbiosi di identità tra la terra indigenadel guaranà e i suoi ancestrali abitanti.Con zucchero di canna proveniente dal Costa Rica, da Coopeagri, cheriunisce coltivatori di canna da zucchero che gestiscono la terra in comu-ne.

CCoocckkttaaiill GGuuaarraalliibbrree Ingredienti: 4/10 di rum bianco, 6/10 di Guaranito, ghiaccio, lime. Mesco-late rum, Guaranito e abbondante ghiaccio. Guarnire con uno spicchio dìlime.

GGuuaarraattiinnaaIngredienti: 1 cucchiaio di sciroppo di granatina, Guaranito, 1 limone. Pre-parare direttamente con abbondante ghiaccio e dosando il Guaranito aseconda che vogliate il cocktail più o meno dolce. Mescolare e guarnirecon una fettina di limone.

TTeerreerriittoo mmuuyy bboonniittoo!! llaa nnuuoovvaa bbeevvaannddaa ffrriizzzzaannttee aallll''eerrvvaa mmaattee

Tererito è una dissetante bevanda frizzante a base di estratto di erva ma-te, ispirata alla tradizione sud americana, dove le infusioni ottenute con lefoglie di quest’erba vengono consumate calde nella caratteristica zuccavuota, oppure servite fredde miscelate con succo di agrumi (il cosiddettoTererè).Il suo gusto armonioso, in cui spicca la leggera nota aromatica dell’ervamate, la rende particolarmente piacevole ed assolutamente inconfondibi-le, ottima da accompagnarsi ad uno snack veloce ed in ogni momento dipausa.Tererito è un prodotto all’86% (acqua esclusa) con ingredienti del com-mercio equo e solidale: l’erva mate dal Brasile (Semterra), lo zucchero dicanna dal Costa Rica (Coopeagri).

AA ttuuttttaa bbiirrrraa vveerrssoo uunn mmoonnddoo mmiigglliioorreeCChhiiaarraa oo ssccuurraa,, ccoonn rriissoo ddaallll’’IInnddiiaa ee qquuiinnooaa ddaallllaa BBoolliivviiaa,, aanncchhee llaa bbiirrrraa ddii--vveennttaa eeqquuaa ee ssoolliiddaallee..

Cosa succede quando l’esperienza dei maestri birrai fiamminghi incontramaterie prime eque e solidali, prodotte e commercializzate nel rispetto deidiritti dell’uomo e dell’ambiente? Succede che nasce una birra speciale, ricca di storia e di biodiversità. Unanuova occasione per gustare un prodotto ad alta qualità e dignità e perrendere equo e solidale anche il tradizionale rito della birra.La birra altromercato viene prodotta da un’antica “brouwerji” belga situa-ta nei pressi di Gent, le cui origini risalgono al XVII° secolo.Realizzata con metodi classici e garantita dalla tradizione belga, è carat-terizzata in particolar modo dalla doppia fermentazione: una prima che haluogo durante il normale processo produttivo; una seconda che si com-pleta in bottiglia, donando alla birra un sapore speciale e una distintivatorbidità d’aspetto.Negli ingredienti, ai classici orzo e malto si affiancano riso, quinoa e zuc-chero di canna del commercio equo e solidale, per un totale in valore pa-ri al 62% (acqua esclusa).Ne risulta una birra di struttura e corpo importanti, disponibile sia nellaversione chiara, più delicata al palato, sia in quella scura, dal gusto piùpersistente.Una birra equa e solidale con un particolare valore aggiunto: l’alto tassodi biodiversità, grazie alla presenza della quinoa dalla Bolivia e del risodall’India.La quinoa, pianta coltivata da oltre 5000 anni sugli altipiani delle Ande, èda sempre cibo essenziale e pianta sacra per le popolazioni andine, gra-zie alle numerose proprietà nutritive contenute nei suoi semi tondi, similia quelli del miglio.Dall’India viene invece il riso, parte del quale proviene da Navdanya, realtàfondata dall’economista e scienziata Vandana Shiva per proteggere la bio-diversità – intesa come base del sostegno culturale e materiale del popo-lo indiano e rappresentata innanzitutto dalla coltivazione sostenibile del ri-so – e per difendere le sementi tradizionali dall’invasione di quelletransgeniche.

I Volontari della Bottega dei Popoli

PPRREESSSSOO LLAA ""BBOOTTTTEEGGAA DDEEII PPOOPPOOLLII""TTRROOVVII AANNCCHHEE

SSUUCCCCOO DDII PPOOMMPPEELLMMOO RROOSSAA DDII CCUUBBAAEE

NNEETTTTAARREE DDII FFRRUUTTTTAA EESSOOTTIICCAA IINN LLAATTTTIINNAA

CCEERRCCAANNSSII VVOOLLOONNTTAARRIIPPEERR IILL PPEERRIIOODDOO EESSTTIIVVOO

VVIIAA CCAAVVOOUURR 3311 -- OORRZZIINNUUOOVVIITTEELL 003300994433557755

Dissetati alla Bottega dei Popoli

Vacanze alternative coi campi di lavoroSi parte con l'intenzione di vivere delle esperienze con giovani di altrenazioni, aiutare gli altri e scoprire luoghi incantevoli da salvaguardare.Si finisce poi per mettere alla prova soprattutto se stessi.Le attività previste sono le più disparate ma tutte tenute insieme da ununico filo rosso: quello di aiutare e fare crescere la sensibilità di chi par-tecipa verso le necessità degli altri e dell'ambiente. Le offerte sono mi-gliaia. Si va dalla organizzazione dall'affollatissimo festival di trombetti-sti in Serbia (vedi SCI) alla ristrutturazione di infrastrutture interne edesterne di un eco-villaggio in Spagna. Dalla riorganizzazione dei giardi-ni di una scuola in Turchia al monitoraggio dei rapaci che attraversanolo Stretto di Messina (vedi Legambiente) e al campo antibracconaggiodel Wwf. Si paga una quota di partecipazione e si deve essere pronti alavorare fino a cinque o sei ore al giorno. Non più di trenta ore a setti-mana. Per il resto molto è delegato alla capacità del gruppo di lavoroche si forma.I campi più "frequentati" sono quelli legati all'arte, alla cultura e all'am-biente. WWF e Legambiente propongono progetti di ripristino ambien-tale, in particolare di sentieri che sono antiche vie di collegamento dalprofondo significato storico e culturale . Quanto alle destinazioni, se siva fuori dall'Italia, le mete preferite sono quasi sempre Gran Bretagna,Spagna e Irlanda.Ma anche Italia. Da quest'anno si potrà scegliere di dare il proprio con-tributo in campi che mirano a rivalutare e fare conoscere le risorse chei nostri piccoli comuni spesso celano nel proprio interno. Senza dimen-ticare anche l'impegno contro le ecomafie, ovvero tutti quei campi incui le attività sono mirate a combattere contro quei i reati compiuti dal-la criminalità organizzata ai danni dell'ambiente.www.wwf.it/vacanzenaturawww.legambiente.comwww.lipu.itwww.gruppiarcheologici.org/campi-archeologici.aspwww.archeogat.it I campi internazionali di volontariato In crescita sono anche i giovani che partecipano ai progetti di volonta-riato europeo all'interno dell'European Voluntary Service, il programmadell'Unione europea che prevede iniziative che durano qualche settima-na ma anche dodici mesi nei diversi paesi del Vecchio continente. Icampi internazionali hanno alla base un'idea di solidarietà e di coope-razione internazionale: attraverso un'attività concreta e l'incontro di gio-vani di tutto il mondo, i campi permettono di vivere, nella quotidianità diuna esperienza concreta, i valori del dialogo, della convivenza, della pa-ce. I campi nascono e si diffondono come proposta concreta per gli en-ti e le comunità locali; propongono attività sociali senza fine di lucro,coinvolgono i giovani e le forze sociali del territorio dove si svolgono.www.lunaria.org , www.sci-italia.it , www.informagiovani.it/campi ,www.attivarci.it , www.iboitalia.org , www.manitese.it ,www.oikos.org/campi/default.htm , www.universitaricostruttori.it ,www.afsai.it , www.giovaniemissione.it/

Chi vuole condurre un'esperienza nonviolenta di una settimana ospiti.peacelink.it/mir/campi_estivi_2006.pdfChi cerca occasioni di approfondimento in uno splendido scenariomontanowww.agapecentroecumenico.org

Chi vuol viaggiare autonomamente e risparmiare sull'alloggio, troveràutili indicazioni nella guida "Alloggi economici in Europa per Back-packers" descritta nella pagina Web www.eurocultura.it/guide-alloggieco.php Qui www.eurocultura.it/guide2.php le modalità per averla.

AMBIENTE | 13GIUGNO 2006

L’Acero CampestreAcer campestre L

Il nome del genere : lat. àcer duro, vigoroso, aspro, era usato da Ovidio ePlinio per indicare il forte legno di questa e di altre piante del genere, uti-lizzato nell'antichità per fabbricare lance.Lo specifico campèstre è riferito alla larga diffusione di questa pianta nel-le campagne, anche come tutore vivo delle viti.

Nomi dialettali locali: òpol, àser

DESCRIZIONE: l'acero campestre, noto anche come acero oppio o testuc-cio (da testa, o capitozza, per il sistema di allevamento cui andava sog-getto) è un piccolo albero o a volte un grosso arbusto, alto 7-14 (20) m,con tronco breve, spesso contorto, a volte plurimo, ramoso, a cortecciagrigiastra o giallo-rosea, dapprima rugosa, poi fessurata in placche che sistaccano lasciando scoperto lo strato corticale sottostante bruno-rossa-stro. Sistema radicale superficiale, privo di fittone perpendicolare, forma-to da radici ramose e tortuose.Chioma espansa, globosa, che raggiunge diametri di 5-7 m.Rami opposti, dritti, nodosi, lunghi; quelli di un anno hanno la cortecciaverde-bruna con minuscole lenticelle longitudinali aranciate e talvolta conlarghe ali suberose. Le foglie, opposte, hanno un lungo picciolo spessorossastro, e lamina larga 3-12 cm, palmata con 5 lobi ottusi o subacuti,base con margini arrotondati, cordata, verde scuro superiormente, piùpallida di sotto e assume una splendida colorazione giallo dorato in au-tunno. I fiori, piccoli e verdi, compaiono da aprile a maggio contempora-neamente alle foglie e sono raccolti in corimbi terminali eretti, pubescen-ti.I frutti maturano in settembre-ottobre, sono samare alate saldate e diver-genti a 180°, verdi e poi rossastre prima della maturazione, portate ingrappoli pendenti. Cresce nelle radure dei boschi mesofili e montani di la-tifoglie, nelle boscaglie ripariali, nei querceti, nei cedui. Predilige le stazio-ni assolate o di media ombra e i terreni freschi ma non umidi, adattando-si a quelli argillosi.L'acero campestre ha un accrescimento rapido nei primi due o tre anniche poi declina ed in seguito, nell'albero di alto fusto, la crescita è piutto-sto lenta per cui la produzione legnosa è molto modesta; nei cedui inve-ce è alquanto superiore Raggiunge la maturazione a 60-70 anni ma puòvivere fino a 150-200.Il legno roseo biancastro o roseo bruniccio, per le dimensioni solitamenteridotte dei tronchi si impiega per fabbricare manici di attrezzi e di utensi-li, bastoni da passeggio, rivestimenti interni di vagoni ferroviari, parti di bi-

liardi, tavole per incisioni, casse armoniche per strumenti musicali ad ar-co, calci da fucile, lavori al tornio, intarsi. Le radiche sono ricercate per labella marezzatura. E' un buon combustibile e fornisce carbone di qualità.

DISTRIBUZIONE: l'areale si estende a gran parte dell'Europa e raggiungel'Asia occidentale; in Italia è presente in tutte le regioni; dal piano sale si-no a 1000 (in Sicilia fino a 1600) m. Manca o è molto raro in alta monta-gna e nelle zone più aride della fascia mediterranea.Diffuso in tutto il territorio provinciale, è frequente nella zona collinare emontana inferiore e più sporadico in pianura dove per lo più è frammistoalla vegetazione ripariale dei fiumi e dei maggiori corsi d'acqua.

IMPIEGHI VARI: in passato si allevava a capitozza per sostenere le viti, par-ticolarmente in Emilia ed in Toscana. Sopporta bene le frequenti potaturee il morso degli animali (le foglie sono un buon foraggio) e perciò è uti-lizzato per fare siepi. L' allevamento con sistema a capitozza originaria-mente era effettuato per impedire che il morso degli animali danneggias-se i giovani germogli di ricaccio.E' un albero che si presta al rimboschimento anche in zone aride e pocofertili e riveste una certa importanza come pianta mellifera.Gli aceri occupano un posto di primo piano fra gli alberi decorativi spo-glianti, sia per il bel portamento, sia per le tinte meravigliose assunte nelperiodo autunnale dalle loro foglie.Così come molte piante di questo genere, anche l'acero campestre è ric-co di microscopici canali che trasportano abbondante linfa zuccherina(strappando una foglia o un'altra parte di tessuto verde si vede gemereuna linfa lattiginosa).Tale particolarità viene sfruttata in alcuni Paesi per ricavarne sciroppi,zuccheri e mosti per fermentazione.

Ennio Zanotti

Lungo le rive dei fossi

Pensamenta prealpini

SSeerraa ddii PPrriimmoovveerree ssuu lloo GGuugglliieelloommoo

Venendo il giorno al suo morire … o spirito malghesedei miei padri … transumami ancora dal piano a lamontagna che amo … il rampegar nel core, aere finodi misterio, cielo da toccare, casa de lo Deo … ricordiancestrali di diluvi, di acqua tanta, troppa … devastan-te … vita nata dall'acqua, l'homo dal mare … ma èlassù che ci siamo aggrappati … sopravvissuti … èlassù che ci salveremo ancora ??Da Passabocche con la compagnia dolce del mio mi-santropismo su per i boschi del primo roccolo ai pro-pilei del Guglielmo … una tirata tra gli alberi svernatifino al Medeletto … salute a voi due, amici faggi !! …di legno matusa, centenaro … uno di fronte all'altrostanno immobili da sempre … ad aspettare il prossi-mo soffio di vento … sempre … anemoni candidi di

biancore più della neve a sprazzi … altri rossi, stria-ti, rosa … di ciclamini, primule, campanule … boffa-re di sudore nel sole a sera di ombre smorte sullo spi-golo corduto della Garavina … erica nuova a goderel'ultima spera … su,su fino al Goletto della Madonni-na … sentinella di praterie sparate di crocus a brac-che, bianchi, viola … la Ceriola in mezzo all'Iseo al-lungato verso la piana … l'Orfana montagna comebalena spiaggiata giace … e su ancora per le creste… balcone magico sulla Poccia a cuore di Gale …sulla malga dei Gnari di Pisogne … il rifugio Almici… il Redentore, Avalon delle nebbie … finalmente inPedalta !! … nell'organino ancora una sonata da tirarfuori … ad orecchio … concerto nature per la natu-ra in ascolto … aria fina, sottile … di primavera …leggera, leggera … così l'anima, il cuore, il pensiero… serenità di pace, star bene così come si è … echissà … chissà se i nostri politici azzeccagarbugli,inciuciati, bugiardi, compromessi … malati di padre-ternismo … chissà se proprio qui a duemila metri, al-l'aperto… vento, sole, pioggia, neve, ghiaccio … seigiorni la settimana, su e giù mattina e sera, domeni-ca riposo come Buon Dio comanda, zaino in spalla …te lo do io il portaborse !! … con il solo cavallo di SanFrancesco … e utta !! … chissà se proprio quassùdovessero venire a legiferare … chissà … dura lexsed lex … ma finalmente equa, saggia, utile, buona… ad personam no !! … per tutti !! … e che si bec-cassero pure di venti … trentamila leuri il salario …sudato, finalmente !! … chissà se quassù ci salvere-mo un'altra volta ancora … chissà ?? …

Giuliano Aradori

14 | QUINZANO - LOGRATOGIUGNO 2006

In mostra i "caritì de la isitå"È aperta a Quinzano dal 26 maggio e resterà aperta per un mese la mo-stra organizzata dal GAFO (Gruppo Archeologico Fiume Oglio) sulla storiadella leva obbligatoria. L'iniziativa dal titolo "Storia di una tradizione. I trédè de la isitå: dal biroccio all'automobile" è allestita nei locali della ex-se-de municipale di piazza Aldo Moro grazie all'impegno delle signore delgruppo e con la consulenza tecnica di Matteo Rebellato e Alessandro Dol-fini che hanno curato la stampa del materiale, il supporto della mostra ehanno reso scenograficamente accattivanti gli ambienti.A Quinzano in modo particolare, ma anche in altri paesi, i tre giorni dellavisita di leva sono sempre stati occasione di festa e di particolare "baldo-ria" per i "coscritti". Le immagini fotografiche testimoniano di una foltapartecipazione popolare a questa manifestazione, divenuta una tradizionenel corso degli anni. I "tre giorni" oltre alle consuete visite prevedevanomolteplici momenti di festa, la partecipazione alla S.Messa, la visita al Ci-mitero e al monumento dei Caduti, una tappa all'asilo per portare le ca-ramelle ai bambini e alla casa di riposo per fare visita agli anziani. Tutta lapopolazione era coinvolta.Sono oltre 200 le foto esposte, molti i gadgeds in mostra, che facevanoda contorno all'evento (fiori colorati di carta, fazzoletti, cappellini…), unparticolare spazio (nell'ingresso e sotto i portici) è dedicato all'esposizio-

ne dei mezzi di trasporto utilizzati nelle varie epoche dai coscritti per at-traversare il paese e, acclamati dalla gente, andare al distretto militare a

Verolanuova: si va dal classico calesse (il "birucì"), al carro, alla biciclet-ta, alla Vespa, alla mitica Cinquecento… tutti addobbati di fiori di carta-pesta e scritte.La foto più antica esposta risale alla classe 1923 alla quale seguono, conpoche lacune, le foto di quasi tutte le classi di coscritti quinzanesi fino al1985, ultima classe della "leva obbligatoria". Sono poi esposte anche lefoto della classe 1987 che lo scorso settembre, nonostante sia finita pertutti l'era della visita di leva, a Quinzano ha voluto continuare la gioiosatradizione, trasformandola in una festa per le vie del paese che ha vistocoinvolte per la prima volta in tutte le iniziative anche le ragazze. È signi-ficativo notare il notevole divario, nell'abbigliamento, ma anche nell'aspet-to dei giovani diciottenni di un tempo rispetto a quelli di oggi.Alcuni pannelli riportano note sulla storia della leva obbligatoria in Italia enel mondo. Una sezione particolare è dedicata al drammatico problemadella "leva coatta" di tanti "bambini soldato" drogati e costretti a imbrac-ciare le armi, con documenti, testimonianze e riflessioni.La mostra è aperta nei giorni di venerdì dalle 20.30 alle 23.00, sabato edomenica dalle 10 alle12 e dalle 15 alle 22. L'ingresso è libero.

Mauro Cinguetti

Quinzano

Agricoltura: tradizione e tecnologiaTTrree ggiioorrnnii ppeerr ffaarr rriivviivveerree ll''aaggrriiccoollttuurraa ddeellllee nnoossttrree rree--ggiioonnii

21, 22, 23 Luglio 2006, presso diverse aree del cen-tro comunale di Comezzano-Cizzago, il Comitato"Agricoltura e Progresso", in collaborazione con l'Am-ministrazione Comunale di Comezzano-Cizzago, con ilpatrocinio della Regione Lombardia e della Provinciadi Brescia e in collaborazione con le associazioni dicategoria e le principali ditte del settore agro-alimen-tare, proporrà la seconda edizione di AGRICOLTURAIN FESTA. Saranno tre giorni di festa dedicati all'A-GRICOLTURA, il settore produttivo che oggi è più dialtri, quel desiderato ponte tra tradizione e modernità.La manifestazione procederà su tre binari paralleli.Venerdì 21 Luglio si percorrerà il primo, che si po-trebbe definire: AGRICOLTURA E ATTUALITA'. Dopo

l'apertura della manifestazione ed il taglio del nastro,si terrà un convegno presso la sala polifunzionale delcomune, intitolato "Latte in Lombardia: voglia di Fu-turo", verterà sulla risorsa "LATTE": Quali sono leprospettive di reddito futuro per il nostro Latte? Vi in-terverranno i presidenti di Coldiretti, Confagricoltura eCIA, oltre che la Vice Presidente della Regione Lom-bardia, Dott.ssa Viviana Beccalossi, l'Assessore all'a-gricoltura della Provincia di Brescia, dott. Sergio Gra-zioli.Il secondo binario è: AGRICOLTURA E FUTURO inCAMPO.

Nella giornata di Sabato 22 Luglio e Domenica 23Luglio, in un'area prospiciente la strada provincialeVia Rudiana, verranno messe all'opera le ultime e piùefficienti macchine agricole, oggetto di una vera e

propria "verifica in campo". In questa occasione verràcoinvolto il Centro Nazionale Ricerche (CNR) Istitutoper le macchine e il movimento della terra, che pre-mierà la macchina più innovativa e l'Università degliStudi Agraria di Milano, Istituto Zootecnia, esamineràla produzione agronomica del terreno.Infine, c'è il terzo momento della manifestazione,AGRICOLTURA: tra TIPICITA' e GENUINITA':un esposi-

zione in piazza di prodotti agro-alimentari tipici e mo-derne attrezzature zootecniche, cui parteciperà anchel'Istituto Dandolo di Bagnano-Corzano.Sabato sera ci sarà inoltre la possibilità di vedere al-l'opera i Norcini Bresciani, con degustazioni ottimeper tutti. Non mancherà un momento che vedrà glianimali protagoniste e gli allevatori in competizione:la 1° MOSTRA-CONCORSO DEL SUINO PESANTE.Il tutto sarà inserito i un contesto di festa, con la pos-sibilità di condividere momenti conviviali ed ascoltaremusica in aree apposite adibite.Saranno tre giorni di occasioni per tutti, grandi e pic-coli, addetti e non, per dimostrare come l'agricoltura,in fondo, non sia un settore "confinato tra passato ecampagna", ma un settore vivo che ci nutre di genui-nità e nutrirà i nostri figli

Mara Gavazzoni

Comezzano-Cizzago

I "tre giorni" della classe 1942 in piazza tra la folla a Quinzano(foto archivio Gafo - studio rEdAT)

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