Bachelor chronicle n°10

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Pagina 1 In mezzo alle cattive notizie, ce n’è una che lascia intravedere un barlume di positività. Prima un po’ di numeri: secondo i più recenti dati di Unioncamere, nel 2012 il sistema delle imprese italiane ha mo- strato, nel complesso, una faticosa te- nuta, anche se nel primo trimestre 2013 il sistema produttivo è risultato essere in piena emer- genza. Dove sta la buo- na notizia? Ec- cola: le donne hanno offerto nel 2012 un contributo de- terminante per l’ampliamento della base im- prenditoriale italiana. Infatti alla fine di di- cembre dello scorso anno le imprese rosa erano aumentate di oltre 7.000 unità rispetto al 2011, con un incremento dello 0,5%. Un dato supe- riore rispetto a quello generale, per cui le imprese italiane nel 2012 erano cre- sciute dello 0,3%. Oggi le imprese a conduzione femmini- le incidono sul totale delle attività per il 23,5%. Le Regioni che vanno meglio in questo senso? La Lombardia in primis, a seguire Toscana, Lazio, Valle d’Aosta. Quelle che presentano, al contrario, dei dati negativi sono il Molise ed il Friuli Venezia Giulia. Stabili sono la Basilicata, il Piemonte e le Marche. Attualità Imprenditoria femminile: una nuova tendenza in atto Anno 1, Numero 10 The Graduate Chronicle Il mensile di Bachelor Selezione Laureati L'Italia mantiene la leadership in Euro- pa per il maggior numero di imprendi- trici e lavoratrici autonome: 1.524.600, pari al 16,3% delle donne occupate nel nostro Paese, rispetto alla media euro- pea del 10,3%. In particolare le impren- ditrici artigiane sono 364.895. Inoltre i dati di Unioncamere segnalano 188.000 imprese di donne un- der 35, che incidono per il 12,8% sul totale delle azien- de “rosa” e risultano particolar- mente dif- fuse nel Mezzogior- no, dove sono quasi 81.000. Le donne, anche le più giovani, sono caratterizzate da grande pragmatismo. E in un momento difficile per l’occupazione dimostrano di non avere paura di mettersi alla prova e di avviare una propria impresa. Non solo la nascita, ma anche la tenuta delle imprese femminili non possono che essere una notizia più che positiva visto che, secondo ormai celebri studi della Banca d’Italia, se l’Italia riuscisse a portare la quota del lavoro femminile dal 50% al 60% (come fissato dagli ac- cordi europei di Lisbona), il Pil aumen- terebbe del 7%. Continua a pag. 8 Attualità Imprenditoria femminile: una nuova ten- denza in atto………………………………….…….p.1 Editoriale Chi l’ha detto che il business sia dato solo dal denaro?.....................………..…………...p.2 Gli annunci del mese………………………..p.3 L’intervista Dal Brasile all’Italia: la storia di Renata...p.4 Società La ricerca della stabilità nell’instabilità…p.6 Un focus su... L’employability nell’Inghilterra degli anni ’20……………………………….……………….………p.7 Tempo libero Università: luogo di studio e...di sport!.......................................................p.8 Pausa relax I consigli della redazione………………………p.9 La domanda del mese………………………p.8 Ottobre 2013 Indice In questo numero parliamo di:

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E’ uscito il nuovo The Graduates Chronicle del mese di ottobre! L’unico magazine dedicato ai laureati!

Transcript of Bachelor chronicle n°10

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In mezzo alle cattive notizie, ce n’è una che lascia intravedere un barlume di positività. Prima un po’ di numeri: secondo i più recenti dati di Unioncamere, nel 2012 il sistema delle imprese italiane ha mo-strato, nel complesso, una faticosa te-nuta, anche se nel primo trimestre 2013 il sistema produttivo è risultato essere in piena emer-genza. Dove sta la buo-na notizia? Ec-cola: le donne hanno offerto nel 2012 un contributo de-terminante per l’ampliamento della base im-prend i tor ia le italiana. Infatti alla fine di di-cembre dello scorso anno le imprese rosa erano aumentate di oltre 7.000 unità rispetto al 2011, con un incremento dello 0,5%. Un dato supe-riore rispetto a quello generale, per cui le imprese italiane nel 2012 erano cre-sciute dello 0,3%. Oggi le imprese a conduzione femmini-le incidono sul totale delle attività per il 23,5%. Le Regioni che vanno meglio in questo senso? La Lombardia in primis, a seguire Toscana, Lazio, Valle d’Aosta. Quelle che presentano, al contrario, dei dati negativi sono il Molise ed il Friuli Venezia Giulia. Stabili sono la Basilicata, il Piemonte e le Marche.

Attualità Imprenditoria femminile: una nuova tendenza in atto

Anno 1, Numero 10

The Graduate Chronicle

Il mensile di Bachelor Selezione Laureati

L'Italia mantiene la leadership in Euro-pa per il maggior numero di imprendi-trici e lavoratrici autonome: 1.524.600, pari al 16,3% delle donne occupate nel nostro Paese, rispetto alla media euro-pea del 10,3%. In particolare le impren-ditrici artigiane sono 364.895. Inoltre i dati di Unioncamere segnalano

1 8 8 . 0 0 0 imprese di donne un-der 35, che i n c i d o n o per il 12,8% sul totale delle azien-de “rosa” e r i s u l t a n o particolar-mente dif-fuse nel Mezzogior-no, dove sono quasi 81.000. Le donne, anche le

più giovani, sono caratterizzate da grande pragmatismo. E in un momento difficile per l’occupazione dimostrano di non avere paura di mettersi alla prova e di avviare una propria impresa. Non solo la nascita, ma anche la tenuta delle imprese femminili non possono che essere una notizia più che positiva visto che, secondo ormai celebri studi della Banca d’Italia, se l’Italia riuscisse a portare la quota del lavoro femminile dal 50% al 60% (come fissato dagli ac-cordi europei di Lisbona), il Pil aumen-terebbe del 7%.

Continua a pag. 8

Attualità Imprenditoria femminile: una nuova ten-denza in atto………………………………….…….p.1

Editoriale Chi l’ha detto che il business sia dato solo dal denaro?.....................………..…………...p.2

Gli annunci del mese………………………..p.3

L’intervista Dal Brasile all’Italia: la storia di Renata...p.4

Società La ricerca della stabilità nell’instabilità…p.6

Un focus su... L’employability nell’Inghilterra degli anni ’20……………………………….……………….………p.7

Tempo libero Università: luogo di studio e...di sport!.......................................................p.8

Pausa relax I consigli della redazione………………………p.9

La domanda del mese………………………p.8

Ottobre 2013

Indice In questo numero parliamo di:

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Non fraintendetemi, da che mondo e mondo l’obiettivo ultimo del contesto economico, sia esso composto da picco-le, medie e grandi aziende, è quello di fare profitto. Giustissimo e indiscutibile, ma che cosa consente alle aziende e alle persone che vi lavorano di andare avanti e di impegnarsi, nonostante il momento di difficoltà nel quale il mercato sembra aver perso la sua bussola? Nel 1931 Abert Einstein nel suo libro “Il mondo come io lo vedo” disse: “Non pos-siamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le perso-ne e le nazioni, perché la crisi porta pro-gressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le sco-perte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stes-so talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che e-merge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformi-smo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi peri-colosa, che è la tragedia di non voler lot-tare per superarla”. D’accordo con Einstein mi ritrovo a pen-sare, come giovane neolaureata all’inizio della sua attività professionale, che il vero business non sta nel denaro, il quale è da intendersi come fine ultimo, bensì nelle relazioni che a loro volta generano valore. Se pensiamo al concetto di capacità im-prenditoriale, intesa come la capacità di un soggetto economico di riconoscere e cogliere le opportunità esterne e di sfrut-tarle in modo tale che i prodotti finali possano essere venduti ad un prezzo

superiore al loro costo di produzione, ci rendiamo conto che ciò che genera un’opportunità, e il sentore che consente a un individuo di rico-noscerla come tale è la relazione interpersonale. Senza di essa non esisterebbe il passaggio di in-formazioni, e senza informazio-ni non esistereb-bero le opportu-nità senza le quali non esisterebbe lo sviluppo. R i c o n o s c e r e un’opportunità non è affatto semplice come sembra, inoltre, ciò che peggiora ulteriormente la situazione è il fatto che negli ultimi anni imprenditori, collaboratori e persone alla ricerca di un lavoro, etc. sono tutti i giorni continua-mente bombardati di notizie tutt’altro che rosee. Sentire e leggere ogni singolo giorno di fatti negativi di fenomeni eco-nomico-sociali, mette a durissima prova lo stato emotivo di chiunque, neo e gio-vani laureati, disoccupati, imprenditori etc. Il mio intento nello scrivere questo arti-colo non è quello di banalizzare la situa-zione o di giudicare le scelte o le afferma-zioni di qualcuno, ma è quello di informa-re i lettori di questo mensile che a volte è opportuno, per il bene di noi tutti, creare dei filtri che consentano di affrontare in maniera più sicura e grintosa l’aura nega-tiva che ci circonda, mettere da parte il cinismo indotto dall’esterno e dare spazio alle relazioni, alle idee, ai progetti.

L’editoriale

Chi l’ha detto che il business sia dato solo dal denaro?

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The Graduate Chronicle

Non ne siete convinti? Ragioniamoci insieme:

Una logica semplice, reale e soprattut-to oggettiva. Sono le relazioni e il capi-tale umano a creare valore economi-co, non il denaro in sé. Alla base della relazione vi è l’individuo e l’individuo è l’unico detentore di un proprio background. Tale background si co-struisce sulla base di esperienze for-mative, personali, professionali, che costituiscono il potenziale di una per-sona. Tale potenziale differisce da persona a persona, ecco perchè quan-do persone diverse entrano in relazio-ne si innesta il circolo virtuoso sopra descritto. È il valore aggiunto di ogni persona a fare la differenza. Ecco per-ché credo che il business non sia ge-nerato dal denaro, ma dalle relazioni, il cui risultato è la creazione di valore che porta al profitto. È sul nostro po-tenziale che dobbiamo concentrare i pensieri, non sugli effetti negativi del-la crisi!

Manuela Bellani Sales Account

Relazioni interpersonali

Scambio e acquisizio-ne di informazioni

Nuove idee

Nuovi progetti

Valore

Profitto

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Gli annunci del mese

Scopri se c’è la posizione giusta per te!

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Anno 1, Numero 10

Posizione ricercata: Stage Biosciences Marketing I requisiti richiesti: brillante laureato magistrale in Scienze naturali, Biologia, Matematica o Fisica, Ingegneria Biome-dica interessato/a e motivato/a a fare un’esperienza nell’ambito del marke-ting. Le mansioni: Il cliente è un’azienda multinazionale leader nel settore tec-nologico medicale che si concentra sul miglioramento della somministrazione del farmaco, sul miglioramento della

diagnosi delle malattie infettive e dei tumori e sulla promozione dello svilup-p o d i n u o v i f a r m a c i . Lo stagista, inserito all'interno della divisione Marketing Biosciences sup-porterà il team di riferimento nella im-postazione e nell’elaborazione del nuo-vo listino prodotti nonché nella gestio-ne e manutenzione di quello esistente. Collaborerà inoltre alla preparazione e all’organizzazione dell’attività congres-suale, alla creazione di nuovo materiale promozionale e al processo di custo-mizzazione dei prodotti della divisione.

Luogo di lavoro: Milano Hinterland Ovest

Posizione ricercata: Junior strategic marketing analyst I requisiti richiesti: giovane laureato/a in Ingegneria Gestionale o in Economia, preferibilmente ad indirizzo marketing, che sia interessato al marketing B2B e che abbia possibilmente svolto un’esperienza analoga di 6/12 mesi. Le mansioni: Il cliente è una media im-presa italiana del settore metalmeccani-co e si occupa della costruzione e vendi-ta di componenti metallici per l’industria e p e r l ' a r c h i t e t t u r a . Il candidato si occuperà di: • Monitoraggio di piani strategici e ana-lisi del fatturato per paese e prodotto; • Ricerca di nuovi partner commerciali per ampliare la forza vendita indiretta a livello internazionale; • Monitoraggio e supporto alla forza v e n d i t a i n d i r e t t a ; • Piani di comunicazione annuali e ge-stione del materiale promozionale (brochure, volantini, sito web..); Luogo di lavoro: Milano

Per visionare e candidarti a queste e ad altre posizioni, accedi alla homepage

del sito di Bachelor, www.bachelor.it

Posizione ricercata: Junior Logistic Assistant I requisiti richiesti: neolaureato/a in Ingegneria preferibilmente con indiriz-zo di specializzazione in ambito Supply-Chain, interessato ad un’esperienza altamente formativa nel settore della logistica. Le mansioni: Il cliente è un’azienda italiana della Grande Distribuzione Or-ganizzata. La risorsa individuata seguirà un percorso formativo strutturato di circa 24 mesi, finalizzato alla conoscen-za dell’azienda e del modello di Busi-ness. Verrà inserita all’interno della direzione Logistica e affiancherà i Re-sponsabili dei vari settori operativi con responsabilità crescenti relativamente alle seguenti attività: • Verifica della merce in ingresso, ela-borazione ordini e preparazione spedi-zioni; • Verifica della corretta applicazione delle procedure (movimentazione, stoccaggio, prelievo);

Presidio dell’applicazione delle nor-me in materia di igiene e sicurezza sul lavoro;

Monitoraggio KPI e ottimizzazione dei processi logistici e delle risorse a disposizione;

Pianificazione e controllo del lavoro svolto da società terze;

Rapporti con le altre Direzioni(Vendite, acquisti) relativamente alle tematiche di approvvigionamento.

Luogo di lavoro: Milano

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L’intervista Dal Brasile all’Italia, un’importante scelta di vita: la storia di Renata

The Graduate Chronicle

Questo mese ha avuto luogo la XXV edi-zione del corso di formazione in “Ricerca e Selezione del Personale in grande a-zienda” organizzato dall’Alta Scuola di Formazione Bachelor. In questa speciale occasione, caratterizzata da tante novità e ricca di esercizi e nuove lezioni, abbia-mo avuto un’allieva di nazionalità brasi-liana con un’esperienza alle spalle che ci ha incuriosito particolarmente. Il suo nome è Renata Viana Gonçalves, laurea-ta in Economia Aziendale nel suo paese d’origine e con esperienza pregressa nel settore HR in multinazionali importanti. A soli 26 anni, la dottoressa Viana ha sposato un ragazzo italo brasiliano e si è trasferita in Italia nel mese di gennaio. In Brasile lavorava in area HR in Unile-ver, ma in Italia non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro ed è per questo motivo che ha deciso di iscriversi al no-stro corso di formazione. Dottoressa, in Brasile aveva iniziato una carriera che avrebbe potuto por-tarla lontano, come mai ha deciso di venire in Italia? Io e mio marito siamo stati fidanzati per dieci anni ma nell’ultimo anno e mezzo lui si era trasferito qui in Italia e noi vive-vamo una storia a distanza. Sono venuta in Italia per la prima volta nel 2011 du-rante le vacanze di Natale. Attualmente viviamo a Como e ricordo che quando avevo visto quella piccola cittadina ad-dobbata a festa, me ne ero subito inna-morata. In seguito, abbiamo deciso di sposarci, e, a dicembre 2012, in Brasile, siamo diventati marito e moglie. A quel punto, a gennaio mi sono trasferita a Como e lì ha avuto inizio la mia avventu-ra italiana. Qual è la difficoltà maggiore che ha incontrato nel nostro Paese? La lingua. Non bisognerebbe mai trasfe-rirsi in un altro paese senza conoscere nemmeno una parola della lingua che si parla. Ho fatto questo errore e ne ho pagato le conseguenze. Mi sentivo come una bambina, come se qualcuno mi te-nesse stretta per la gola. Io, che ho sem-

pre tante cose da dire, non potevo parla-re perché non sapevo come farlo e que-sto era terribile per me. Poi ho frequen-

tato un corso di italiano, non di quelli organizzati da un’istituzione scolastica, era un corso che si teneva presso il co-mune di Como dove c’erano persone di ogni nazionalità che parlavano le lingue più disparate e io non sapevo come rap-portarmi. E’ stato davvero difficile, ma io l’ho vissuta come una sfida, ce la dovevo fare, dovevo superarla. L’italiano, anche se simile al portoghese, è difficile. Una parola la leggi diversamente da come la scrivi e da come la pronunci. Un’ulteriore difficoltà è stata che ho a-spettato per quattro mesi il permesso di soggiorno e finché non ce l’avevo non potevo fare nulla. Non potevo cercare lavoro, non potevo seguire un corso di italiano, niente di niente. Questo mi ha costretto a stare in casa per tanto tempo proprio durante i mesi invernali, quando in Brasile ci sono 27 gradi! Ritornerebbe in Brasile? No, anche se mi manca tanto la mia fa-miglia e mi mancano gli amici. Non ci tornerei perché ormai io ho preso la mia decisione, sono sposata, ho mio marito qui con me. In Brasile, è vero, avrei potuto continuare a lavorare ed i primi mesi in Italia, quando mi arrivava-no le e-mail con le offerte di lavoro a San Paolo, mi veniva il magone perché pen-savo a quello che mi stavo perdendo. Così avevo deciso di non controllare più gli annunci su Linkedin e di accettare

questa mia attuale situazione. Volevo essere forte e vincere la mia sfida. Inol-tre, quando un domani avrò dei bambi-

ni non dovrò pre-occuparmi di non farli uscire di casa per-ché è trop-po perico-loso. Io credo che far cresce-re qui i miei figli sia l’ideale

piuttosto che nel mio paese dove c’è ancora troppa violenza per strada. Cosa le piace di più dell’Italia e degli italiani? Io amo l’Italia, è bellissima. Como è stupenda e amo viverci, ma a Milano mi sento a casa perché è più simile a San Paolo. C’è traffico, c’è caos ed è quello a cui io ero abituata. Anche se è tutto diverso, i palazzi sono diversi, le perso-ne, ci sono tantissime differenze. Qui in Italia c’è storia quella che io ho sempre visto solo sui libri. Anche gli italiani e i brasiliani sono diversi non tanto nell’aspetto, quanto per la cultura. Quello che mi piace degli italiani è che si ritagliano sempre un momento per stare con la famiglia e con gli amici e questo è molto bello. Gli italiani vedono sempre il bello, e pensano sempre a godersi i momenti della vita e questo mi piace. Ad ogni modo la cosa che amo di più dell’Italia sono i dolci ma soprattutto il gelato. Cosa le piace, invece, di Milano? A Milano c’è tutto, Milano dà tantissi-

mo. Tu cammini per strada e non sai

mai cosa puoi aspettarti, cosa puoi tro-

vare.

Il mese scorso è venuta a trovarmi

un’amica dal Brasile e mentre passeg-

giavamo nella zona del Duomo ci siamo

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Anno 1, Numero 10

ritrovate davanti all’entrata di un museo dove c’era un’esposizione di quadri di Andy Warhol ed era gratuita. Milano è così, ci sono opportunità ovunque. Le persone sono eleganti, vestono in modo elegante, hanno un modo elegante di porsi. In Brasile, invece, le persone sono molto informali. Che differenze trova tra il mercato del lavoro italiano e quello brasiliano? In Brasile i ragazzi che non vanno all’università non trovano lavoro e sono tutti per strada. La cultura, quindi, è quella di studiare, e anche se la qualità e la quantità di studio è minore rispetto a quella che avete nelle università italiane. Adesso la situazione in Brasile è molto migliorata lavorativamente parlando, e sta migliorando sempre più. Nel mio paese l’avanzamento di carriera è molto più veloce, qui in Italia sembra che anche se hai una laurea sarebbe meglio avere anche un master perché è più completo. In Brasile no, non si perdono altri mesi o anni per un master, dopo la laurea si lavora e si diventa manager in poco tem-po. Vedo che la situazione che avete

L’intervista

qui rallenta tutti i processi, perché i ra-gazzi italiani riescono a farsi una famiglia molto tardi, in quanto se hanno portato a termine gli studi universitari, non pos-sono permettersi di sposarsi ed avere figli perché comporta costi che non pos-sono affrontare.

Trovo che questo sia triste soprattutto per quelli come me che sognano la fami-glia, i figli e la stabilità.

Ylenia Sannino Alta Scuola di Formazione Bachelor

Gli allievi della XXV edizione della Two Weeks Training in "Ricerca e Selezione del Personale”, svolta dal 14 al 25 ottobre 2013.

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Società La ricerca della stabilità nell’instabilità per superare il momento di crisi

The Graduate Chronicle

Il lavoro, oltre al significato puramente etimologico derivante dal termine latino “labor” (fatica), possiede diverse inter-pretazioni in base all’ambito a cui si le-ga. Infatti, in ambito economico e socia-le, “lavorare” significa occupare il tempo nel fare qualcosa di produtti-vo, traendone un vantag-gio generalmente econo-mico. Per quanto riguar-da, invece, l’ambito spiri-tuale, il lavoro è quella forza, unita alla consape-volezza di sé, che per-mette di realizzare la propria natura potenzia-le, portando a termine compiti etici che possano fornire un beneficio spiri-tuale e morale a se stes-si, all’ambiente sociale e a quello naturale. Credo sia interessante riflettere sulla seconda interpretazione e, in particola-re, sulla consapevolezza di sé in quanto, quando essa è debole oppure negativa, l’approccio al lavoro cambia. Essendo quest’ultimo un elemento sul quale la nostra società si basa, cambia di conse-guenza il nostro approccio alla vita. Og-gi, l’ambito professionale ha acquisito una struttura complessa e la caratteristi-ca principale è la flessibilità, necessaria per adattarsi all’evoluzione continua del mercato del lavoro e, tutta questa situa-zione accompagnata dalla crisi, provoca una percentuale maggiore di esclusione dal mercato del lavoro rispetto a quella degli anni precedenti al 2007. Cosa provoca tutto ciò nei lavoratori o aspiranti tali? Ciò che l’informazione ci trasmette è soprattutto insicurezza, instabilità, la sensazione di confrontarsi con qualcosa di incontrollabile che eli-mina le certezze relative al nostro futu-ro. In un contesto caratterizzato da pau-ra e frenesia è inevitabile non esserne influenzati e, di conseguenza, risentirne. L’uomo per propria natura si adatta pe-rò è anche vero che ci sono diverse mo-dalità di adattamento: c’è chi reagisce in

modalità di adattamento, c’è chi reagi-sce in modo più dinamico, in quanto, magari, possiede una personalità più consolidata e forte. Però c’è anche chi, non riuscendo a reagire, subisce la situa-

zione, vivendo il momento di incertezza in modo passivo, accettando compro-messi e seguendo la linea dell’ “accetto quello che mi capita”. Personalmente non riesco a biasimare chi, per varie ragioni, non riesce a con-formarsi con tutto ciò che la società o-dierna richiede poiché è normale trovar-si dentro a circostanze che ci portano a “gettare la spugna”, oppure a dire “non ce la faccio”, “non lo accetto”. Oggi si sente spesso parlare di “meritocrazia”: un concetto importante, ma che richiede un’analisi più approfon-dita, che va al di là del significato del termine. Il merito può essere accostato ad una scalata professionale direttamen-te proporzionale al grado di impegno che una persona mette nello svolgere il pro-prio mestiere, però non si può parlare in generale di “meritare il lavoro”, in quan-to il lavoro non è un merito, ma un dirit-to. Purtroppo, ad oggi, questo diritto sembra essere in pericolo, visto che spesso accade di perdere il lavoro, oppu-re di non riuscire a trovarlo. Non è possi-bile, per noi, controllare le dinamiche del mercato, però è possibile modificare il nostro approccio alla situazione vivendo

mercato, però è possibile modificare il nostro approccio alla situazione viven-do la flessibilità come un’occasione di continua crescita professionale che ci dà la possibilità di non specializzarci

esclusivamente in una attività, ma di svolgerne molteplici per poi trovare la propria strada. Il Curriculum non è un insieme di dati anagrafici, formativi e competenze, è la nostra storia e, spesso, chi lo legge vuole conoscerla e sapere perché abbiamo fatto certe scelte, op-pure perché siamo interessati ad una determinata professio-ne. Quindi, se qualcuno dovesse chiedermi come affrontare la situazione di incertezza nella quale siamo inevitabilmente inseriti, Io direi di costruire la propria storia, facendo scelte motivate e dirigendosi verso un

obiettivo. Questo ci consente di avere una nostra stabilità nell’instabilità. Il contesto attuale ci porta spesso a dover ripartire, a doverci costantemente ri-mettere in gioco e, per assicurarci una ripartenza “di qualità”, è necessario fare leva sui propri successi e su ciò che si è imparato in precedenza, piuttosto che concentrarci su quelli che conside-riamo come fallimenti. La domande devono essere “Da dove riparto? Cosa ho imparato? Cosa mi interessa?” e non “Dove ho sbagliato? Cosa non devo fare? Perché ho fallito?”. Il punto è por-si degli obiettivi avendo la consapevo-lezza di poter fare affidamento sulle proprie attitudini, aspirazioni e motiva-zioni. In questo senso mi sembra signifi-cativo concludere con una frase di Pri-mo Levi, estratta dal’opera “La chiave a stella”: «Io credo proprio che per vivere contenti bisogna per forza avere qual-che cosa da fare, ma che non sia troppo facile; oppure qualche cosa da deside-rare, ma non un desiderio così per aria, qualche cosa che uno abbia la speranza di arrivarci».

Paolo Branco Sales Account

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Anno 1, Numero 10

Un focus su... L’employability nell’Inghilterra degli anni ‘20

Qualunque giovane che sia alla ricerca di un’occupazione sente parlare quotidia-namente di potenziale. Il concetto è piuttosto semplice: un neolaureato, di solito, non possiede competenze profes-sionali specifiche e non ha un background lavorativo che lo caratterizzi, quindi un selezionatore dovrà necessa-riamente basarsi su “altro”. Ora, questo “altro” è il potenziale, cioè l’insieme delle carat-teristiche proprie di una persona che faranno pro-pendere la scelta del sele-zionatore verso di lei piuttosto che verso un altro candidato. Difficil-mente ci si baserà solo ed esclusivamente sulla, seppur brillante, carriera universitaria, si valuteran-no la personalità e gli interessi personali, il mo-do di porsi e di esprimersi e le reali motivazioni che l’hanno spinto a candi-darsi per una determinata posizione la-vorativa. Questo processo non è un trend del momento, Virginia e Leonard Woolf negli anni ’20 hanno dimostrato come l’investire nel potenziale di un gio-vane scrittore fosse il modo migliore per far crescere la propria attività editoriale. Fidarsi dell’istinto li ha portati a pubbli-care opere di scrittori, in quel tempo emeriti sconosciuti, come Katherine Mansfield, T.S. Eliot, Henry James – per il quale si dice che avessero previsto una sorta di “sussidio” che gli permettesse di scrivere invece che lavorare come opera-tore di sportello per potersi mantenere- e di autori che consentissero ai letterati inglesi di dare uno sguardo allo scenario mondiale; eccone alcuni: H.G. Wells , Freud e Italo Svevo. Per la nostra coppia di recruiter ante litteram l’aver scartato James Joyce, percepito dalla Woolf come un giovane autore alquanto monotono, è stata una delle “cantonate” più grosse mai prese e questo perché il potenziale del neo scrittore era stato semplicemen-

te letto male. Sicuramente il fatto di es-sere così moderni era dovuto alla loro appartenenza al gruppo di Bloomsbury. L’innovazione, la modernità e la critica verso i periodi vittoriano ed edoardiano sono caratterizzanti dell’ambiente e dei membri del gruppo; se ci soffermiamo un istante sull’operato dei loro membri

possiamo facilmen-te renderci conto che la caccia al po-tenziale non era materia unica della nostra coppia lette-raria. Un esempio l a m p a n t e dell’influenza che il gruppo ha avuto sul panorama inglese dell’epoca è dato dalla sorella di Vir-ginia, Vanessa, che è stata la prima “critica d’arte” ad introdurre nel fer-reo ambiente Bri-tish giovani artisti

di rottura rispetto ai canoni pittorici dell’epoca come Picasso e Cezanne. Ma è tutto ciò che circonda le attività del salotto di Bloomsbury ad essere sintomo del fermento culturale che li ha caratte-rizzati e resi, in una certa misura, famosi. Chiunque venisse inserito all’interno del gruppo era, per natura, un possessore di enorme potenziale e quindi era in grado di poterlo scorgere nei giovani artisti con cui aveva modo di interagire. Io credo che l’essere capaci di condividere e di confrontarsi con altri “giovani di poten-ziale” li abbia portati a migliorarsi e ad essere delle vere e proprie avanguardie per il loro tempo, tanto da riuscire ad infrangere alcune delle barriere create dall’ambiente culturale londinese. L’insegnamento che noi giovani possia-mo ricavare è che, anche in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo, non dobbiamo fare altro che investire su noi stessi perché siamo la nostra mag-gior risorsa.

Magda Fiorin

La Biografia Virginia Stephen nasce a Londra il 25

gennaio 1882. L’infanzia e l’adolescenza

sono dominate dall’ambiente colto e

agnostico di casa Stephen, dalla figura

dolce e tirannica del padre e dai rap-

porti, essenziali per tutto il corso della

vita di Virginia, con i fratelli Vanessa e

Thoby. La nostra autrice manifesta già

in tenera età la propensione e l’amore

per la letteratura. Il 5 maggio 1895

muore la madre di Virginia e questo

segna l’inizio delle crisi nervose che

caratterizzeranno tutta la sua vita. Nel

1897 inizia a tenere dei diari che, con

periodi di stallo, la accompagneranno

per tutta la vita. Il 22 febbraio 1904

muore il padre e questo coincide con il

primo tentativo di suicidio; nello stesso

anno pubblica il suo primo articolo e

inizia a frequentare assiduamente il

gruppo di Bloomsbury, appena forma-

tosi. Qui ha modo di conoscere le per-

sonalità di spicco della cultura londine-

se, tra cui il futuro marito Leonard Wo-

olf che sposerà il 10 agosto 1912. Nel

1913 ha una nuova crisi nervosa culmi-

nante con un nuovo tentativo di suici-

dio, cui seguirà un lungo periodo di

degenza. Nel 1917 Virginia e il marito

fondano la Hogarth Press che dà nuovo

slancio all’attività letteraria dell’artista.

Gli anni tra il 1925 e il 1929 sono, con

ogni probabilità, quelli che segnano

maggiormente l’attività di Virginia gra-

zie alla pubblicazione dei suoi più gran-

di capolavori: Mrs Dalloway, The Com-

mon Reader e A Room of One’s Own.

Purtroppo la malattia mentale che

l’affligge continua a peggiorare e culmi-

na nel 1941 con la scoperta

dell’impossibilità futura di scrivere; il 28

marzo lascia una lettera al marito e

pone fine alla sua vita gettandosi nel

fiume Ouse.

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Tempo libero Università: luogo di studio e… di sport!

The Graduate Chronicle

L’università è universalmente ricono-sciuta come luogo di studio, il posto ideale dove apprendere, farsi una cultu-ra e prepararsi al mondo del lavoro. Tuttavia, non tutti sanno che all’università è possibile anche tenersi in forma, fare attività fisica e agonistica, e non solo per coloro che frequentano la facoltà di Scienze Motorie. Il CUSI, Centro Universitario Sportivo

Italiano, è un'associazione di promozio-

ne sociale della pratica sportiva a livello

universitario riconosciuta dal Comitato

Olimpico Nazionale Italiano, che, dal

1946, si occupa di organizzare i diversi

sport all’interno degli atenei italiani. Il

CUSI consiste, in breve, nel coordina-

mento dei diversi CUS, i Comitati per lo

Sport Universitari, che operano local-

mente a livello delle strutture universi-

tarie (poli universitari). Ogni anno, quin-

di, sono i 48 CUS sparsi sul territorio

italiano che organizzano dei veri e propri

campionati inter-universitari per tutti gli

studenti che desiderano partecipare. A

Milano, ad esempio, opera il CUS Mila-

no, che raggruppa e organizza al suo

interno l’attività sportiva per tutti e set-

te gli atenei milanesi. Durante l’anno, gli

Atenei milanesi si sfidano con le proprie

squadre, in 10 discipline: Volley maschi-

le e femminile; Calcio a 11; Calcio a 5

femminile; Basket maschile e femminile;

Tennis; Atletica; Rugby a 7; Beach

Volley. All’inizio di ogni anno, nei primi

giorni di Ottobre, si tengono delle vere e

proprie selezioni per scegliere gli

studenti/atleti che entreranno a far par-

te delle varie squadre d’ateneo e che, in

quell’annata, andranno a difendere i

colori della loro Università.

Cliccate qui per visualizzare tutte le foto delle finali dei

campionati universitari mila-nesi 2012-2013!

Un'altra parte consistente

dell'attività del CUSI è l'orga-

nizzazione di manifestazioni

sportive nazionali a livello

universitario, primi fra tutti i

Campionati Nazionali Uni-

versitari, organizzati per la

p r i m a v o l t a

a Bologna nel 1947, e, che

da allora si svolgono ininter-

rottamente ogni anno. I

Campionati Nazionali Uni-

versitari sono vere e proprie

olimpiadi, la massima e-

spressione del movimento

sportivo universitario agoni-

stico a livello nazionale, un

grande momento di incontro

agonistico fra gli studenti di

tutte le università Italiane.

Ogni anno centinaia di stu-

denti si sfidano in moltissime

discipline sia di squadra che

individuali, dal pugilato alla

scherma, dal Calcio al Rugby, conqui-

stando medaglie e premi che vanno ad

accrescere il medagliere finale del CUS di

appartenenza. I CNU si svolgono ogni

anno in una sede diversa e mettono a

confronto i migliori atleti universitari di

età compresa tra i 18 ed i 28 anni, cia-

scuno in rappresentanza del proprio CUS

e del proprio ateneo locale, nelle discipli-

ne sportive ufficiali. I CNU vengono sud-

divisi in un'edizione invernale, per lo sci

alpino e lo sci di fondo, ed in un'edizione

primaverile. Non ci resta che fare un

grandissimo in bocca al lupo a tutti gli

atleti/studenti che parteciperanno

quest’anno alle diverse discipline. Che

vinca il migliore e buon divertimento!

Federica Sangalli

Web Marketing and Communication

...continua dalla copertina Da segnalare anche il contributo positi-vo al saldo delle nuove imprese che viene dato dal numero di imprese gesti-te da stranieri. Infatti nel 2012 in Italia sono quasi 480.000 le imprese create da cittadini stranieri, il 7,8% del totale, con un incremento di 24.329 unità, cioè il +5,8% in più, rispetto all’anno prece-dente. Si pensi che nello stesso periodo le im-prese avviate all’attività da cittadini italiani non hanno superato le 19.000 unità. Imprese al femminile e nuovi imprendi-tori stranieri: che sia questo il futuro del mercato del lavoro? Di certo questi sono spunti, indizi di un cambiamento forse già in atto e di cui prendere sem-pre più coscienza.

Daniela Arlenghi

Cestri Bachelor

Page 9: Bachelor chronicle n°10

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Anno 1, Numero 10

Pausa relax I consigli della redazione: un mix di generi e stili, per alleggerire lo studio o il lavoro!

Top 5 Songs

1.“Radioactive” - Imagine Dragons (2012) Insieme a “It’s time”, la canzone più rap-presentativa del gruppo indie/rock statu-nitense.

2. “Walk on the wild side” – Lou Reed (1972) In ricordo del celebre artista e cantante dei Velvet Underground, recentemente scomparso. 3. “Watch out for this”- Major La-zer (2013) Progetto nato dalle menti del dj super-star Diplo e del produttore Switch. Il pez-zo è il primo brano estratto dal disco dei due artisti, protagonisti della scena elet-tronica. 4.“Where is my mind” - Placebo (2003) Cover della celebre hit dei Pixies, resa celebre poiché inserita nella colonna sonore ai Fight Club.

5. “En e Xanax”- Samuele Bersani (2013) Estratta dal nuovo album del cantautore bolognese, racconta di due persone che hanno il coraggio di mostrare l'uno all'al-tra le proprie paure e debolezze.

Top 5 Libri

1. Fermate gli sposi! - Sophie Kin-sella, Mondadori (commedia) È tornata Sophie Kinsella, come sempre con un libro leggero, simpatico, compa-gno perfetto per ogni ragazza pendolare.. Piccolo plus: la protagonista è una recrui-ter!

2. Il segno dei quattro – Sir Arthur Conan Doyle, Mondadori (giallo) Il secondo romanzo del papà di Sherlock Holmes, pubblicato nel 1890. Un classico dei romanzi gialli, pietra miliare per i fan del genere.

3. Uomini che lavorano con le don-ne. Diversity & Inclusion per crea-re valore in azienda — Andrea Bianchi, Gruppo 24 Ore (economia e società) A proposito di occupazione femminile e del valore economico che essa crea (vedi pag.1).

4. The Help — Kathryn Stockett, Mondadori (drammatico) Libro o film non importa, è una storia intensa, pregna di significato, che fa ri-flettere ma anche sorridere su un tema sempre d’attualità, ma con i giusti toni.

5. Fine di una storia—Graham Gre-e n e , O s c a r M o n d a d o r i (drammatico) Un vero “giallo dell’anima”, oggi più che mai attuale: l'inafferrabile presenza del divino nel mondo e l'inquietudine dell'uo-mo, eternamente costretto in un condizio-ne di contraddittorietà.

Top 5 Film

1.The words (Brian Klugman e Lee Sternthal, 2012,drammatico) Un'aspirante attore raggiunge il succes-so sfruttando il diario di uno sconosciu-to.

2. Il mistero di Sleepy Hollow (Tim Burton, 1999, thriller) Il classico film di Halloween, ambienta-to nel 1799. Il poliziotto Ichabod Crane viene inviato nel paese di Sleepy Hollow per indagare su una serie di omicidi commessi da un cavaliere senza testa.

3. Cattivissimo me 2 (Pierre Cof-fin e Chris Renaud, 2013, anima-zione) Nel nuovo divertente episodio in cui è protagonista l’ex super cattivo Gru, c’è un po’ di tutto: c'è la spy-story, la love-story, ci sono i minion e gli zombie, c'è la bimba che vuole una mamma, ed un super cattivo, naturalmente!

4.Thelma & Louise (Ridley Scott, 1991, drammatico) Questo film è un grande classico che parla di una splendida amicizia e che mostra gli sconfinati paesaggi america-ni.. da vedere o rivedere!

5. Marigold Hotel (regia di John Madden, 2012, commedia) Una vedova, una casalinga, un giudice , un funzionario statale, una pluridivor-ziata e un single impenitente col vizio delle donne. Cos’hanno in comune? Lo stesso volo per l’India e lo stesso hotel, il Marigold.

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The Graduates Chronicle

La domanda del mese

Care aziende, pensate di assumere giovani laureati?

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Buongiorno. Ho una curiosità: cosa ri-spondono solitamente le aziende alla domanda: “Pensate di inserire neolaure-ati presso la vostra struttura?”. Grazie,

Sara

Occupandoci di selezione di laureati ab-biamo la possibilità di osservare diretta-mente l’interesse che le aziende hanno nell’introdurre risorse nel loro organico, oppure, più in generale, se è presente l’intenzione di ampliare o meno il pro-prio personale Sicuramente il periodo che stiamo vivendo non è dei migliori però, nonostante il comune pensare in negativo, possiamo dire che abbiamo notato una seppur lieve volontà di rea-zione. Ciò riguarda soprattutto le Piccole e Medie imprese le quali dimostrano di essere molto orientate verso una logica di investimento: su ogni risorsa che viene inserita hanno in mente un progetto ini-zialmente formativo e, successivamente, di crescita. Sembra assurdo però, ad og-gi, le Grandi imprese sono più “ferme” ed applicano una logica di riduzione dei costi che ricade in modo significativo sul personale. Abbiamo, quindi, due tipi di

reazione alla crisi: si possono ridurre i costi ed aspettare un miglioramento generale della situazione, oppure si deci-de di attuare delle strategie più attive e lungimiranti per tentare non solo di so-pravvivere ma, soprattutto, di crescere. C’è un ulteriore elemento che riguarda le PMI, ovvero che, tali tipologie di azien-de, sapendo di non poter ricevere un significativo sostegno a livello governati-vo, hanno deciso di “fare da sé” e, quin-di, di muoversi autonomamente pianifi-cando strategie che prevedono attività basate esclusivamente sulle proprie for-ze, senza sperare di poter fare affida-mento su aiuti esterni. Il nostro contribu-to, a tal proposito, risulta essere signifi-cativo, in quanto ci viene richiesto di cercare non solo dei laureati, ma dei “Talenti” che possano contribuire a tra-sportare le realtà aziendali oltre la crisi e verso la crescita. Nello specifico, i profili più richiesti,sono quelli ingegneristici: il mercato ha subito dei rallentamenti quindi logicamente si è più orientati ver-so la produzione, dunque verso profili tecnici. Quando la situazione si sblocche-rà probabilmente ci sarà una più consi-

stente richiesta di laureati in economia e nel marketing. Dal cambiamento, anche se in negativo, si impara sempre qualcosa: la stessa crisi può aiutarci a capire che,le situazioni sfavorevoli so-no superabili se non vengono affronta-te con passività e, inoltre, quando af-frontiamo e superiamo degli ostacoli ci rendiamo conto di essere più forti di quello che credevamo. Emblematica in tal senso è una frase di William James: “Quasi tutti gli uomini vivono fisica-mente, intellettualmente o moralmen-te entro il cerchio d’una parte assai ristretta del loro essere potenziale. Fanno uso d’una piccolissima porzione della loro coscienza possibile e in gene-rale delle loro risorse spirituali, più o meno come un uomo che contraesse l’abitudine di usare e muovere, del suo intero organismo, soltanto il dito mi-gnolo. Situazioni d’emergenza e crisi ci dimostrano che possediamo risorse vitali assai superiori a quanto suppo-nessimo”.

Paolo Branco Sales Account

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