Babel 11 - Mirror's Edge

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na volta il mondo era brutto, puzzolente e sporco. Poi sono arri- vati i cattivi e lo hanno reso bello e pulito, mortacci loro. La logica dell’ordine e della poli- zia, neanche fossimo in Matrix, non rassicura l’animo umano ed EA è qui per ricordarcelo. I Pony- Express di un futuro improbabile e avvilente, sfrecciano alla velo- cità della luce tra candidi gratta- cieli e scale colorate. Un gioco in fuga dalla realtà, sempre sull’orlo del baratro e con un fucile pian- tato alle tempie. Faith corre, scappa anzi. Qualche volta cam- bia il nemico, qualche volta non è lei la lepre, ma Mirror’s Edge non si stanca mai di lanciarsi nel vuoto. Gli occhi attenti di un run- ner con l’acqua alla gola vedono colori che altri non vedono. La giusta via è sempre rossa, come Bertinotti, e la fugace occhiata può dire molto più di una guida ufficiale. Così ti lasci prendere dal ritmo forsennato, avanzi senza neppure sapere dove andare, agguanti la prima cosa che somiglia ad una via di fuga e continui a pensare al futuro. Non si torna indietro in Mirror’s Edge, mai. Si è liberi di proseguire scegliendo dove, e so- prattutto come, ma quello che è stato è stato. Non c’è il tempo per guardarsi alle spalle, figuria- moci per tornare sui propri passi. Dieci livelli, nove più un cicciotto prologo per la precisione, e un solo respiro per tutta l’avventura. Ti lasci cadere, ti lasci traspor- tare e in un battibaleno sei ai ti- toli di coda. Stordito, intontito, stupefatto. Puoi fare cose che non credevi possibile, puoi arri- vare fin dove non sognavi di arri- vare, puoi vivere nel lato oscuro dello specchio o puoi farti bastare la sua facciata per bene. Ma quello che d’impatto sembra in- novazione e fantasia, è un trucco di gusto per camuffare ingra- naggi collaudati. Lo sentivo di esserci già stato in quella meravigliosa città, an- nusavo gli odori di un videogioco passato, ma non riuscivo a capire quale. Troppo ben nascosto nel- l’immaginario di un universo ste- rilizzato e castrato. Ma poi ho rallentato Faith, l’ho spogliata dei suoi gesti a tutta birra e ho visto Tomb Raider, solo quindi anni dopo. C’è tutto un mondo tra le gesta di Lara Croft prima ma- niera e la maratona di Dice, non esageriamo, ma si nutrono en- trambi della stessa linfa. Uno viaggia in Ferrari, l’altro poteva permettersi solo una seicento, eppure son scuole di pensiero di- verse di una identica filosofia. Lo stesso gusto per la scalata, lo stesso piacere nel trovare ciò che serve dell’ambiente circostante. Su treni e binari diversi, i due giochi inseguono i medesimi obiettivi. L’orologio è svizzero, imme- diato e impeccabile per tutto il tempo… o quasi. Mirror’s Edge si lascia ammaliare da una fregola sparacchina che non gli compete proprio a due passi dal tra- guardo. Gli scontri corpo a corpo e fucile contro fucile, evitabili per quasi tutta l’avventura, diventano necessità e obbligo. I nemici che potevi evitare con solo qualche ‘salto volante carpiato a tre quarti con capriola mortale’ di- ventano muri di cinta invalicabili. Non che sia difficile gestire il tutto, anzi, ma proprio si tirano i capelli le due anime di questo gioco. La prima è libera, sfida il pericolo e grida alla libertà. La seconda è vigliacca, ti dà un cal- cio in bocca e ti spara alle spalle. Punti di vista, io preferisco il vento in faccia. Gli avrei regalato almeno tre li- velli in più d’ossigeno a questo gioco e avrei rifinito degli inter- mezzi tra il grezzo e il minimali- sta. L’illusione dura troppo poco e il meglio è quello che non si rie- sce ad assaggiare al primo giro. Il Time Trial sembra nato per lui, solo è materiale per equilibristi, non per tutti. Ma conto i pezzi e mi godo l’esperienza. Meglio nove livelli da leone che diciotto da pecora. 8 MIRROR’S EDGE a cura di Vincenzo “Vitoiuvara” Aversa REVIEW Selvaggia 360 ps3 pc U console pc 360 ps3 sviluppatore ea dice produttore ea versione pal provenienza svezia La protagonista parla con le di- sturbanti melo- die vocali di Asia Argento. Pur non es- sendo preve- nuto, devo ammettere che un grammofono avrebbe fatto meno danni

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na volta il mondo erabrutto, puzzolente esporco. Poi sono arri-vati i cattivi e lo hanno

reso bello e pulito, mortacci loro.La logica dell’ordine e della poli-zia, neanche fossimo in Matrix,non rassicura l’animo umano edEA è qui per ricordarcelo. I Pony-Express di un futuro improbabilee avvilente, sfrecciano alla velo-cità della luce tra candidi gratta-cieli e scale colorate. Un gioco infuga dalla realtà, sempre sull’orlodel baratro e con un fucile pian-tato alle tempie. Faith corre,scappa anzi. Qualche volta cam-bia il nemico, qualche volta non èlei la lepre, ma Mirror’s Edge nonsi stanca mai di lanciarsi nelvuoto. Gli occhi attenti di un run-ner con l’acqua alla gola vedonocolori che altri non vedono. Lagiusta via è sempre rossa, comeBertinotti, e la fugace occhiatapuò dire molto più di una guidaufficiale.

Così ti lasci prendere dal ritmoforsennato, avanzi senza neppuresapere dove andare, agguanti laprima cosa che somiglia ad unavia di fuga e continui a pensareal futuro. Non si torna indietro inMirror’s Edge, mai. Si è liberi diproseguire scegliendo dove, e so-prattutto come, ma quello che èstato è stato. Non c’è il tempoper guardarsi alle spalle, figuria-moci per tornare sui propri passi.Dieci livelli, nove più un cicciottoprologo per la precisione, e unsolo respiro per tutta l’avventura.Ti lasci cadere, ti lasci traspor-tare e in un battibaleno sei ai ti-toli di coda. Stordito, intontito,stupefatto. Puoi fare cose chenon credevi possibile, puoi arri-vare fin dove non sognavi di arri-vare, puoi vivere nel lato oscurodello specchio o puoi farti bastarela sua facciata per bene. Maquello che d’impatto sembra in-novazione e fantasia, è un truccodi gusto per camuffare ingra-naggi collaudati.

Lo sentivo di esserci già statoin quella meravigliosa città, an-nusavo gli odori di un videogiocopassato, ma non riuscivo a capire

quale. Troppo ben nascosto nel-l’immaginario di un universo ste-rilizzato e castrato. Ma poi horallentato Faith, l’ho spogliata deisuoi gesti a tutta birra e ho vistoTomb Raider, solo quindi annidopo. C’è tutto un mondo tra legesta di Lara Croft prima ma-niera e la maratona di Dice, nonesageriamo, ma si nutrono en-trambi della stessa linfa. Unoviaggia in Ferrari, l’altro potevapermettersi solo una seicento,eppure son scuole di pensiero di-verse di una identica filosofia. Lostesso gusto per la scalata, lostesso piacere nel trovare ciò cheserve dell’ambiente circostante.Su treni e binari diversi, i duegiochi inseguono i medesimiobiettivi.

L’orologio è svizzero, imme-diato e impeccabile per tutto iltempo… o quasi. Mirror’s Edge silascia ammaliare da una fregolasparacchina che non gli competeproprio a due passi dal tra-guardo. Gli scontri corpo a corpoe fucile contro fucile, evitabili perquasi tutta l’avventura, diventanonecessità e obbligo. I nemici chepotevi evitare con solo qualche‘salto volante carpiato a trequarti con capriola mortale’ di-ventano muri di cinta invalicabili.Non che sia difficile gestire iltutto, anzi, ma proprio si tirano icapelli le due anime di questogioco. La prima è libera, sfida ilpericolo e grida alla libertà. Laseconda è vigliacca, ti dà un cal-cio in bocca e ti spara alle spalle.Punti di vista, io preferisco ilvento in faccia.

Gli avrei regalato almeno tre li-velli in più d’ossigeno a questogioco e avrei rifinito degli inter-mezzi tra il grezzo e il minimali-sta. L’illusione dura troppo poco eil meglio è quello che non si rie-sce ad assaggiare al primo giro.Il Time Trial sembra nato per lui,solo è materiale per equilibristi,non per tutti. Ma conto i pezzi emi godo l’esperienza. Meglionove livelli da leone che diciottoda pecora. 8

MIRROR’S EDGE

a cura di Vincenzo “Vitoiuvara” Aversa

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Selvaggia

360 ps3 pc

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console pc 360 ps3 sviluppatore ea dice produttore ea versione pal provenienza svezia

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La protagonistaparla con le di-sturbanti melo-die vocali diAsia Argento.Pur non es-sendo preve-nuto, devoammettere cheun grammofonoavrebbe fattomeno danni