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IOT / BLOCKCHAIN / EDGE COMPUTING / COGNITIVE COMPUTING / ESPERIENZE IMMERSIVE / QUANTUM COMPUTING DATA DEEP DIVE Cognitive computing Questi risultati sono il frutto di uno studio indipendente condotto su 1.200 influencer nel settore IT provenienti da una combinazione di aziende di grandi e piccole dimensioni in tutta Europa.

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IOT / BLOCKCHAIN / EDGE COMPUTING / COGNITIVE COMPUTING / ESPERIENZE IMMERSIVE / QUANTUM COMPUTING

DATA DEEP DI V E

Cognitive computingQuesti risultati sono il frutto di uno studio indipendente condotto su 1.200 influencer nel settore IT provenienti da una combinazione di aziende di grandi e piccole dimensioni in tutta Europa.

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Che cos’è il cognitive computing e com’è realmente impiegato oggi?

L’intero concetto di un computer che pensa autonomamente viene considerato dai più come spaventoso: non a caso, siamo bombardati da libri e film che narrano di intelligenze artificiali che si impadroniscono del mondo. Pertanto, i sondaggi incentrati sull’impatto potenziale della computazione cognitiva devono tener conto dei pregiudizi e dei labili confini tra la singolarità tecnologica e un sofisticato motore di analisi dei dati.Quasi tutti hanno un’opinione sull’intelligenza artificiale anche se non la comprendono davvero e questo influenza la percezione dell’intero concetto del cognitive computing.

Mentre i luminari come Elon Musk si concentrano sull’intelligenza artificiale e sulla futurologia (Musk ha recentemente annunciato che si sta dedicando allo sviluppo di un prodotto in grado di trasformare ogni essere umano in un superuomo1), per il prossimo futuro il ruolo del cognitive computing nella vita di tutti i giorni sarà indubbiamente più ordinario, ma al contempo di estrema utilità. Infatti, poiché consente a un computer costruito con algoritmi di apprendimento automatico di “imparare” da grandi quantità di dati, identificando schemi e suggerendo possibili azioni, la computazione cognitiva può potenzialmente risolvere problemi alquanto complessi.

“Il cognitive computing è essenzialmente automazione al cubo e influirà su operazioni

ripetitive e dispendiose in termini di tempo”.

– partecipante al sondaggio

Watson di IBM è uno dei computer cognitivi più noti: ha fatto la sua prima apparizione pubblica importante nel 2011, partecipando al programma televisivo statunitense Jeopardy!, dove ha sconfitto due campioni leggendari2 e ha vinto il primo premio di un milione di dollari. Watson è già impiegato nelle previsioni meteorologiche3 e nell’assistenza sanitaria, dove, tra le altre cose, si occupa della scoperta di nuovi farmaci4. Il cognitive computing è un campo in rapido sviluppo: DeepMind di Google, CognitiveScale e i Cognitive Services di Microsoft sono solo alcuni dei prodotti delle aziende che studiano e sviluppano macchine in grado di pensare. Data la mole di dati generati in quasi tutti i settori (al ritmo attuale5, ogni giorno creiamo 2,5 quintilioni di byte di dati), avremo sicuramente bisogno di computer cognitivi per venirne a capo. Altrimenti, che senso ha una tale quantità di dati?

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Che impatto avrà questa tecnologia sui luoghi di lavoro nei prossimi cinque anni?

Un terzo dei partecipanti al sondaggio ritiene che, nei prossimi cinque anni, il cognitive computing sarà la tendenza tecnologica che avrà il maggiore impatto sul lavoro. È un’ipotesi fondata, se si prendono in considerazione la rapida ascesa dell’apprendimento automatico e la proliferazione dei dati attraverso dispositivi e reti IoT. Tuttavia, non è così facile determinare se questo impatto sarà positivo o negativo, perché nella maggior parte dei casi sarà entrambe le cose.

L’idea che l’automazione attraverso macchine sempre più intelligenti eliminerà posti di lavoro continua a fare notizia. Secondo un recente studio OCSE6, il 47% dei posti di lavoro negli Stati Uniti e il 35% dei posti di lavoro nel Regno Unito sono “ad alto rischio”, quindi è comprensibile che le persone considerino la tecnologia cognitiva una minaccia. Tuttavia, è anche un’opportunità per incrementare i posti di lavoro esistenti. In combinazione con i dati IoT, ad esempio, il cognitive computing può potenzialmente generare informazioni su qualsiasi cosa, dall’analisi del traffico ai difetti di progettazione nelle turbine eoliche, per poi suggerire

INTERNET DELLE COSE

EDGE COMPUTING

BLOCKCHAIN QUANTUM COMPUTING

COGNITIVE COMPUTING

ESPERIENZA IMMERSIVA

49%39%

35%29%

25%23%

*In base alla percentuale di professionisti che ha valutato l’ impatto di ognuna di queste tecnologie con 5 o 6 su 6

“Una macchina in grado di ragionare e dedurre senza farsi distrarre o

influenzare dal vortice delle emozioni sarà ovviamente più

efficiente; inoltre, in futuro, senza l’intelligenza artificiale non

funzionerà nulla”. – un partecipante al sondaggio

Quali tendenze tecnologiche avranno il maggiore impatto sui luoghi di lavoro nei prossimi cinque anni?*

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soluzioni. Grazie al cognitive computing molti lavoratori, indipendentemente dal settore di appartenenza, potranno svolgere più facilmente le proprie attività lavorative, diventando allo stesso tempo più dinamici e innovativi.

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Il cognitive computing aumenterà la produttività?

Il sondaggio non lascia spazio a dubbi in merito al tema della produttività. Un eclatante 45% degli intervistati crede che il cognitive computing aumenterà la produttività, ma naturalmente sono necessarie delle precisazioni. Per cominciare, il cognitive computing renderà superflui alcuni ruoli amministrativi più ordinari. Nella maggior parte dei casi non coinvolgerà ruoli di maggiore rilievo. Le aziende ricorreranno alla tecnologia cognitiva per risolvere problemi complessi e aumentare la competitività attraverso l’innovazione, migliorare la sicurezza o personalizzare ulteriormente prodotti e servizi. Gran parte di questo lavoro porterà all’incremento della quantità di impieghi attuali, se non addirittura alla creazione di nuove occupazioni oltre a quelle già esistenti.

Non soMinore produttività Maggiore produttività Produttività invariata

“Se non si comprende appieno la tecnologia, a risentirne sarà la produttività

a causa della curva di apprendimento; inoltre, i costi proibitivi di tale tecnologia renderanno a loro volta la mia azienda

meno produttiva rispetto a quelle che se la possono permettere”. – un partecipante al sondaggio

15%

15% 45%

35%

Che impatto avrà il cognitive computing sulla produttività all’interno dei contesti lavorativi?

I partecipanti al sondaggio provenienti da aziende di grandi dimensioni sono più inclini a ipotizzare un balzo in avanti nella produttività (51%); questa percentuale aumenta ulteriormente nelle aziende francesi di grandi dimensioni (59%). Il motivo non dovrebbe sorprenderci: semplificando, un maggior numero di dati si traduce in analisi più accurate e migliori informazioni e azioni. Un grande supermercato, ad esempio, sarebbe in grado di comprendere meglio i clienti di una cittadina rispetto a un piccolo negozio di alimentari: è tutta una questione di scala.

Naturalmente, le aziende potranno fare usi diversi dei dati e dell’intelligence che ne deriverà e senz’altro sarà l’interpretazione umana a determinare l’utilità o il successo dell’analisi cognitiva. Ciò

significa che aumenterà la produttività delle singole persone, o che, al contrario, saranno le aziende nel loro insieme ad essere più produttive, agili ed efficienti? Solo il tempo ci darà delle risposte. Come indicato da oltre un quarto dei partecipanti al sondaggio, nei prossimi cinque anni la produttività rimarrà probabilmente invariata e in generale potrebbero avere ragione. Sicuramente dovremmo considerare la questione delle competenze: l’apprendimento di nuovi sistemi, nonché la creazione e la gestione di nuovi processi da parte dei lavoratori e dei dipartimenti, richiederanno tempo. Quindi, per certi versi, la produttività potrebbe diminuire per poi risalire, almeno entro un arco di cinque anni. Quasi certamente alcuni tipologie di lavoro assisteranno prima a questo cambiamento. In particolare, la ricerca nel settore sanitario è un ambito che accoglierà sempre di buon grado l’incremento della produttività, aspetto che, almeno per il momento, sembra attirare grande attenzione.

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Cosa frena la tecnologia?

La carenza di dati non sembra essere un problema. Il 21% dei partecipanti al sondaggio punta piuttosto il dito contro la mancata comprensione della tecnologia.

Complessivamente, quasi il 50% dei partecipanti al sondaggio concorda che a trattenere il cognitive computing sono le azioni dell’alta dirigenza relative all’implementazione o il comportamento dei dipendenti nei confronti della tecnologia. I motivi sono chiari.

In primo luogo, il cognitive computing è ancora una novità e le applicazioni non sono immediatamente disponibili. L’implementazione dei sistemi di cognitive computing sarà costosa e rivoluzionaria, quindi richiederà valutazioni e pianificazioni accurate, in particolare nelle aziende affermate, con sistemi legacy.

“In gran parte, la forza lavoro si opporrà al cognitive computing per paura di essere sostituita e di non

comprenderlo appieno, e quindi non si sforzerà di interagire con esso”.

– un partecipante al sondaggio

14%21%24% 18%

Mancanza di comprensione della tecnologia

Non soAtteggiamento dei dipendenti nei confronti della tecnologia

Processi aziendali interni

24%

Risposta dell’alta dirigenza

Quale fattore ha la maggiore probabilità di impedire l’integrazione del cognitive computing nel contesto lavorativo?

I sistemi cognitivi possono, ad esempio, moltiplicare la produzione e i profitti? Dove sono i casi d’uso?

In secondo luogo, le imprese con processi ad alta intensità di manodopera e una forza lavoro minacciata dal digitale dovranno affrontare un lungo programma di riqualificazione o di acquisizione di talenti, una sfida che si prospetta lunga e complicata.

È difficile stabilire una strategia con obiettivi validi e raggiungibili, soprattutto se incide sull’occupazione e richiede nuove competenze. Il cognitive computing sarà di certo più appetibile quando verrà chiarito per tutti e quando miglioreranno le soluzioni basate sul cloud specifiche per il settore.

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Quali conclusioni possiamo trarre?

Il tasso di adozione dipenderà dai settori verticali. Nella sanità e nella sicurezza informatica, ad esempio, il cognitive computing sta già facendo passi da gigante e, come suggerisce Howard Roberts, esperto di tecnologia di HP, “la tecnologia è arrivata a un punto di svolta”.

Grazie alla capacità di elaborare quantità incredibili di dati, gli elementi del cognitive computing, come l’apprendimento automatico, saranno sempre più indispensabili. L’apprendimento automatico viene già impiegato nei sistemi di rilevamento delle frodi o in oncologia; inoltre, i produttori di software di sicurezza ne stanno valutando le possibilità di utilizzo nei sistemi avanzati di rilevamento del malware.

“È comprensibile che le persone siano spaventate dal cognitive computing, in quanto lo associano all’automazione e alla perdita di posti di lavoro”, afferma Roberts, “ma in realtà assisteremo a un impiego sempre più diffuso di strumenti cognitivi integrati nei sistemi di riconoscimento facciale e delle immagini, ad esempio. Il cognitive computing si svilupperà a ritmi diversi in differenti settori, ma è già qui e sta facendo cose incredibili. Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci di formare gli utenti e di riqualificare la forza lavoro per consentirne la diffusione e per sfruttare al meglio le opportunità che si verranno inevitabilmente a creare”.

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Appendice

Questa ricerca è stata realizzata da Spiceworks per conto di HP. I ruoli dei 1.200 partecipanti variano dall’assistenza alle posizioni dirigenziali; le aziende sono comprese tra 50 e 5.000 dipendenti, con sede nel Regno Unito, in Francia, in Germania, in Italia, in Spagna, nei Paesi Nordici e nel Benelux. In seguito, è possibile trovare la ripartizione dettagliata.

1. https://www.cnbc.com/2018/09/07/elon-musk-discusses-neurolink-on-joe-rogan-podcast.html

2. https://www.youtube.com/watch?v=P18EdAKuC1U

3. https://www-05.ibm.com/uk/weather/

Link:

Ripartizione dei partecipanti al sondaggio in base alle dimensioni dell’azienda

Ripartizione dei partecipanti al sondaggio in base al Paese Ripartizione dei partecipanti al sondaggio in base alla posizione lavorativa

Dimensioni dell’azienda

<500

500+

Set di dati

588

612

Paese

Regno Unito

Francia

Germania

Italia

Spagna

Paesi nordici

Benelux

Set di dati

200

200

200

200

200

100

100

Posizione lavorativa

Titolare/Amministratore delegato/Presidente

Vice presidente IT/Responsabile IT

Direttore IT

Manager IT

Architetto di rete

Amministratore di rete

Addetto all’assistenza

Consulente tecnico

Altro

Set di dati

120 (10%)

108 (9%)

204 (17%)

300 (25%)

24 (2%)

192 (16%)

72 (6%)

108 (9%)

72 (6%)

4. https://www.healthcareglobal.com/technology/four-ways-which-watson-transforming-healthcare-sector

5. https://www.forbes.com/sites/bernardmarr/2018/05/21/how-much-data-do-we-create-every-day-the-mind-blowing-stats-everyone-should-read/#3766c0fa60ba

6. https://www.oecd-ilibrary.org/fr/employment/automation-skills-use-and-training_2e2f4eea-en

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