AZIENDA Struttura PDTA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI ......l’ecografia (US), la mammografia (MX),...
Transcript of AZIENDA Struttura PDTA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI ......l’ecografia (US), la mammografia (MX),...
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 1 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
PDTA DELLA PAZIENTE
CON CARCINOMA DELLA MAMMELLA
GESTIONE E TRATTAMENTO
Cognome e Nome Unità di appartenenza Firma
Approvazione
Scientifica
Prof. Pietro Giorgio Calò S.C. Chirurgia generale ed
endocrinochirurgia
In originale
firmato
Prof. Andrea Figus S.C. Chirurgia Plastica e
Microchirurgia
In originale
firmato
Prof. Gavino Faa S.C. Anatomia Patologica In originale
firmato
Prof. Luca Saba S.C. Diagnostica per Immagini In originale
firmato
Dott. Gianluigi Loi S.S.D. Medicina Nucleare In originale
firmato
Prof. Mario Scartozzi S.C. Oncologia Medica
In originale
firmato
Prof.ssa Anna Maria Paoletti S.C. Ginecologia e Ostetricia In originale
firmato
Dott. Giuseppe Ortu S.C. Direzione Medica In originale
firmato
Dott.ssa Rita Pinna S.C. Direzione Professioni Sanitarie In originale
firmato
Approvazione
Metodologica Dott. Nazareno Pacifico Gruppo Tecnico Aziendale (GAT)
In originale
firmato
Revisione Data Descrizione delle modifiche
0 Novembre
2018
1
Cognome e Nome Unità di appartenenza
Coordinatore
Gruppo di lavoro Prof. Andrea Figus
Chirurgia Plastica e Microchirurgia
COMPONENTI
GRUPPO DI
LAVORO
Dott. Alberto Ravarino
Dott.ssa Stefania Farris
Dott. Alberto Tatti
Prof. ssa Carola Politi
Dott.ssa Monica Pedron
Dott. Gianluigi Loi
Prof.ssa Massa Elena
Dott. Francesco Atzori
Inf. Paola Mereu
Inf. Federica Caria
Anatomia Patologica Chirurgia Generale ed Endocrinologica
Chirurgia Generale ed Endocrinologica
Diagnostica per immagini
Direzione Medica
Medicina Nucleare
Oncologia Medica
Oncologia Medica
Referente infermieristico
Referente infermieristico
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 2 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
INDICE
1. Oggetto 3
2. Scopo e obiettivo 3
3. Letteratura specifica 4
4. Definizioni e abbreviazioni 4
5. Patologia/condizioni cliniche considerate dal percorso 5
6. Il Percorso di massima 6
6.1. Criteri di ingresso nel percorso e macro-fasi del percorso 6
6.1.1. Prima Fase: ACCESSO DIRETTO
6.1.2. Prima Fase : ACCESSO INDIRETTO 6
6.1.3. II Fase: DIAGNOSTICA 6
6.1.4. III Fase: VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE 7
6.1.5. IV Fase: PAZIENTE CANDIDABILE A TRATTAMENTO CHIRURGICO 10
6.1.6. V Fase – PAZIENTE CANDIDABILE A TRATTAMENTO MEDICO 11
6.1.7. VI Fase – PAZIENTE CANDIDABILE A TRATTAMENTO RADIOTERAPICO 11
6.1.8. VII Fase - TRATTAMENTO DI RECUPERO E RIABILITAZIONE 11
6.1.9. VIII Fase TRATTAMENTO PSICONCOLOGICO 12
6.1.10. CURE PALLIATIVE 12
6.1.10. LA PAZIENTE FINISCE IL PERCORSO O CONTINUA CON IL FOLLOW-UP 12
7. Indicatori 12
8. ALLEGATI 13
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 3 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
DISTRIBUITO A
Tutte le Unità Operative della AOU Cagliari
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE NEL PERCORSO
S.C. CHIRURGIA GENERALE (Prof. Pietro Giorgio Calò)
S.C. CHIRURGIA PLASTICA E MICROCHIRURGIA (Prof. Andrea Figus)
S.C. ANATOMIA PATOLOGICA (Prof. Gavino Faa)
S.S.D. MEDICINA NUCLEARE (Dott. Gianluigi Loi)
S.C. DIAGNOSTICA PER IMMAGINI (Prof. Luca Saba)
S.C. ONCOLOGIA MEDICA (Prof. Mario Scartozzi)
S.C. GINECOLOGIA E OSTETRICIA (Prof.ssa Anna Maria Paoletti)
S.C. ANESTESIA RIANIMAZIONE Ambulatorio Cure Palliative (Dott.ssa M. Cristina Deidda)
S.C. DIREZIONE MEDICA (Dott. Giuseppe Ortu)
S.C. DIREZIONE PROFESSIONI SANITARIE (Dott.ssa M. Rita Pinna)
Responsabile Scientifico: Prof. Andrea Figus
Referente dell’attività del Percorso : Dott.ssa Stefania Farris
1. OGGETTO
Il PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) del tumore della mammella
(Allegato 1. Epidemiologia) definisce una sequenza predefinita, articolata e coordinata di
prestazioni, ambulatoriali e/o di ricovero, che prevede la partecipazione integrata di
diversi specialisti e professionisti nell’inquadramento clinico, diagnostico e terapeutico
della paziente con carcinoma della mammella.
2. SCOPO/OBIETTIVO
Il PDTA della paziente con carcinoma della mammella definisce le modalità operative
e procedurali per la diagnosi e il trattamento terapeutico e assistenziale del carcinoma
della mammella per le pazienti affette da tale patologia che afferiscono all’AOU di
Cagliari.
Gli scopi specifici di tale approccio sono:
1) Garantire, alle pazienti affette patologia neoplastica della mammella,
un’assistenza multi-specialistica, con standard qualitativi elevati, basati sulle più
recenti evidenze scientifiche e cliniche disponibili.
2) Garantire alle pazienti un approccio personalizzato, che tenga conto delle
caratteristiche biologiche del tumore e dei bisogni ciascuna, per ottenere migliore
sopravvivenza e qualità di vita.
3) Uniformare, razionalizzare ed omogeneizzare le procedure al fine di garantire una
migliore accessibilità al Servizio di Cura.
4) Monitorare e ridurre i tempi dell’iter diagnostico-terapeutico del tumore della
mammella e gestire con tempestività tutte le fasi del percorso, nel rispetto delle
linee guida nazionali e internazionali.
5) Diminuire gli eventi avversi correlati al trattamento del tumore della mammella.
6) Migliorare la qualità di vita delle pazienti.
7) Ridurre i costi di degenza e i costi sociali correlati alla fase diagnostica,
terapeutica e assistenziale.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 4 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
3. LETTERATURA SPECIFICA DI RIFERIMENTO PER GLI
ASPETTI CLINICI, ASSISTENZIALI, ORGANIZZATIVI
Linee guida Neoplasie della Mammella dell’Associazione Italiana Oncologia Medica
(AIOM) 2018
Linee guida EUSOMA, 2013
4th ESO-ESMO International Consensus Guidelines for Advanced Breast Cancer
(ABC 4) 2018
Linee guida Breast Cancer National Comprehensive Cancer Network (NCCN) 2016-
Versione 1
• European guidelines for quality assurance in breast cancer screening and diagnosis.
Fourth Edition, 2006
• European guidelines for quality assurance in breast cancer screening and diagnosis.
Fourth Edition Supplement, 2012
Documento aggiornato e condiviso nel dicembre 2015 nell’ambito del GIPaM
(Gruppo Italiano dei Patologi della Mammella) SIAPeC-IAP (Società Italiana di
Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica – Divisione Italiana della International
Academy of Pathology)
Documento di consenso sulle procedure diagnostiche preoperatorie nelle lesioni
mammarie GISMa (gruppo italiano screening mammografico) 2016
Linee Guida AIMN- Ass. Italiana Medicina Nucleare
Linee Guida EAMN – European Association Nuclear Medicine
Early and Locally advanced breast cancer: diagnosis and management. NICE
guideline (NG101) published July 2018
Oncoplastic Breast Reconstruction: Guidelines for best practice. ABS and BAPRAS
published November 2012 and review November 2014 ISBN 978-0-9567937-2-0 Linee guida Accreditamento dei Centri di Senologia Diagnostica
Charta Senologica 2004, Società di Italiana di Radiologia Medica Impact of immediate versus delayed axillary node dissection on surgical outcomes in breast
cancer patients with positive sentinel nodes: results from American College of Surgeons
Oncology Group Trials Z0010 and Z0011. Olson JA Jr1, McCall LM, Beitsch P, Whitworth
PW, Reintgen DS, Blumencranz PW, Leitch AM, Saha S, Hunt KK, Giuliano AE; American
College of Surgeons Oncology Group Trials Z0010 and Z0011. J Clin Oncol. 2008 Jul
20;26(21):3530-5
4. DEFINIZIONI E ABBREVIAZIONI
PDTA: Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale
CAS: Centro Accoglienza Senologica
IdP: Infermiere di Processo
MDT: team multidisciplinare
FNA: Fine Needle Aspiration
MX: Mammografia
ROLL: Radioguided Occult Lesion Localization
HER2: Human Epidermal (growth factor) Receptor 2
IORT: Intra-Operative Radiotherapy
QUART: Quadrantectomia Radioterapia
TAC: Tomografia Assiale Computerizzata
RM: Risonanza Magnetica
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 5 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
BI-RADS: Breast Imaging Reporting and Data System
BLS: Biopsia linfonodo sentinella
RLS: Ricerca linfondo sentinella
CAC: Complesso Areola Capezzolo
CB: Core biobsy
DIEP: Diep Inferior Epigastric Perforator
PAP: Profunda Artery Perforator
SGAP: Superior Gluteal Artery Perforator
IGAP: Inferior Gluteal Artery Perforator
5. PATOLOGIA/CONDIZIONI CLINICHE CONSIDERATE DAL
PERCORSO
Al PDTA possono accedere le pazienti secondo i diversi criteri:
Pazienti con sospetto clinico/radiologico di neoplasia mammaria
Pazienti con diagnosi accertata di carcinoma mammario di nuovo trattamento
Pazienti con diagnosi accertata di carcinoma mammario con pregresso
trattamento
Pazienti con recidiva di malattia
Pazienti con malattia metastatica.
6. IL PERCORSO di MASSIMA 6.1. Criteri di ingresso nel percorso e macro-fasi del processo (Allegato 2 a/h)
6.1.1. I fase: ACCESSO DIRETTO
La paziente accede al PDTA attraverso le seguenti modalità:
Paziente inviato dal Medico di Base
Paziente viene inviato da uno specialista di altra disciplina
Paziente contatta autonomamente il CAS
La paziente viene accolto da un servizio dedicato chiamato Centro di Accoglienza
Senologia (CAS), che la prende in carico l’accompagnata in tutte le fasi diagnostiche,
terapeutiche e assistenziali degli stadi della malattia neoplastica.
a. Caratteristiche del CAS
Email dedicata per esterni: email: [email protected]
Numero telefonico dedicato per coordinamento interno aziendale: 0705109
7777
Localizzazione : Ambulatorio G005 (EX 140), Piano 0, Policlinico Duilio
Casula, Monserrato, Cagliari
Infermieri di processo che seguono la paziente in tutte le fasi del percorso.
Nel CAS l’infermiere di processo si occupa di raccogliere i dati anagrafici del paziente
(cartella dedicata), quelli riguardanti il suo stato di salute (check list di riferimento), e le
fasi da seguire. Fornisce informazioni sul Percorso e sui Servizi presenti nel PDTA
(Allegato 3) e verifica la completezza della documentazione già in possesso della
paziente.
Il CAS garantisce l’equità di accesso, la continuità assistenziale, con presa in carico
attiva, complessiva ed integrata all’interno del PDTA, con un monitoraggio ed
aggiornamento effettivo del PDTA individuale di ciascuna paziente.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 6 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
L’infermiere di processo comunica la data e il luogo di inizio del percorso diagnostico
specifico per ciascuna paziente con sospetta o già accertata neoplasia (servizi specifici
dedicati per il PDTA ( Allegato 4).
Concluso l’iter diagnostico e/o in attesa di trattamento, la situazione clinica della paziente
viene discussa dal Team Multidisciplinare (MDT), che si riunisce settimanalmente, che
valuta congiuntamente la fase della malattia, l’indicazione terapeutica ed il trattamento
più idoneo. La paziente, che conclude la fase diagnostica con esami negativi per
neoplasia della mammella, esce dal percorso.
L’IdP, presente nelle riunioni del MDT, organizza la fase successiva del percorso
terapeutico assistenziale, come stabilito dal gruppo multidisciplinare.
Esistono differenti stadi di malattia o differenti stadi diagnostici che possono interessare
il paziente al momento dell’entrata nel PDTA della Mammella nella azienda e che
vengono riassunti come segue:
PAZIENTE IN VALUTAZIONE INIZIALE E STADIAZIONE
PAZIENTE IN VALUTAZIONE TERAPEUTICA
PAZIENTE IN TRATTAMENTO CHIRURGICO O MEDICO
PAZIENTE CON MALATTIA AVANZATA
PAZIENTE CON RECIDIVA DI MALATTIA
6.1.2. I fase : ACCESSO INDIRETTO
Le pazienti con sospetto clinico/radiologico di neoplasia mammaria accedono al PDTA
della Mammella direttamente attraverso gli ambulatori specialistici coinvolti all’interno
dell’Azienda e vengono poi indirizzati al CAS e inseriti nel corretto percorso diagnostico
e/o terapeutico.
Gli ambulatori di riferimento sono i seguenti:
- CHIRURGIA GENERALE (SENOLOGIA)
- ONCOLOGIA
- RADIOLOGIA
- CHIRURGIA PLASTICA
- GINECOLOGIA
6.1.3. II Fase: DIAGNOSTICA
Nella valutazione diagnostica, di una paziente con lesione mammaria, viene stabilita la
natura, la dimensione e la sede di quest’ultima nel modo più preciso possibile,
determinando il sospetto di malignità e la presenza di eventuali metastasi.
In questa fase è contemplato l’ausilio di metodiche strumentali (Allegato 5), come
l’ecografia (US), la mammografia (MX), la risonanza magnetica nucleare (RM), e
laddove necessario la scintigrafia nucleare, la linfoscintigrafia, la Radioguided Occult
Lesion Localization (ROLL), la biopsia del linfonodo sentinella (BLS) e la tomosintesi
(TAC).
Se è necessario, contestualmente agli esami di cui sopra, ci si può avvalere, per la
diagnostica tissutale, dell'esame citologico tramite ago-aspirato e\o della micro biopsia
con esame istologico o della biopsia tranciante con aspirazione con sistemi VABB e la
determinazione dei fattori prognostici (espressione ER, RP, Ki67 HER2).
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 7 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Ogni indagine senologica di I o di II livello conduce alla stesura di un referto che
permette di assegnare il reperto scaturito dall'esame diagnostico ad una delle classi BI-
RADS secondo la classificazione Breast Imaging-Reporting and data System1.
Figure professionali coinvolte nella fase II
a. L’infermiere di processo coordina l’accesso alla fase II, raccoglie dati e
coordina le fasi successive
b. Esame Radiologico/Medicina Nucleare
Medico Radiologo/Medico Nucleare = predispone e coordina esame,
compila referto
Infermiere Radiologia/Medicina Nucleare = assiste paziente, compila
cartella integrata, ritira referto, consegna cartella integrata e referto all’IdP.
c. FNAC/ Core biopsy
Radiologo = predispone e coordina esame, effettua prelievo
Chirurgo Senologo predispone e coordina esame, effettua prelievo nelle
macrobiopsie.
Infermiere = assiste paziente, gestisce campioni bioptici, ritira i referti e li
consegna all’IdP
Anatomopatologo = analizza campioni bioptici, compila referto
Il corretto inquadramento diagnostico del carcinoma della mammella si traduce in una
identificazione precisa delle caratteristiche del tumore, che sulla base degli esami
strumentali e cito/istopatologici, si traduce in:
a. Definizione dello stato clinico e patologico della malattia secondo il sistema TNM
b. Definizione dell’istotipo e del grado di differenziazione
c. Definizione dell’immunofenotipo e sottotipi genico-molecolari
6.1.4. III Fase: VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE
La paziente, che ha terminato la fase II con la documentazione raccolta dal CAS, viene
inserita dall’Infermiere di processo nella lista dei pazienti che il team multidisciplinare
deve valutare. L’MDT è formato da professionisti sanitari dedicati, per la corretta presa in
carico della paziente, e presieduto da un coordinatore, con incarico di 2 anni:
Professionisti coinvolti nel MDT:
Infermiere di processo
Anatomo Patologo
Chirurgo Senologo
Chirurgo Plastico
Oncologo
Medico nucleare
Radiologo
Radioterapista
Ginecologo
1 Classificazione Breast Imaging-Reporting and data System
1. negativo = continua screening secondo linee guida
2. reperti benigni = continua screening secondo linee guida
3. reperti probabilmente benigni = follow up a 6 mesi
4. reperti sospetti = biopsia
5. reperti altamente sospetti per malignità = biopsia
6. malignità accertata mediante istologia = trattamento
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 8 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Per alcune pazienti vengono coinvolti nell’MDT altri professionisti:
Professionisti di integrazione all’MDT:
Terapia Antalgica e Cure palliative
Fisiatria
Psico-oncologia
Genetista
Altri ad hoc
Vengono discussi in ordine cronologico i seguenti gruppi di pazienti:
1. Pazienti ancora in iter diagnostico di sospetta malignità (incluso sottogruppo
pazienti con suscettibilità genetica)
2. Pazienti con accertata diagnosi in valutazione terapeutica
3. Pazienti dopo trattamento chirurgico o medico
4. Pazienti in fase di malattia avanzata
5. Pazienti con sospetta recidiva locale o sistemica
Al termine di ciascun incontro dell’MDT, viene redatto un referto da parte del
coordinatore con il sussidio del CAS nel quale viene riportato l’esito della discussione
dell’MDT e le indicazioni per ogni singolo caso clinico.
L’esito dell’MDT viene riportato in cartella e il CAS coordina l’iter conseguente del
paziente.
Le riunioni dell’MDT si tengono settimanalmente nell’aula della Direzione Medica del
Policlinico di Monserrato.
6.1.5. IV Fase: PAZIENTE CANDIDABILE A TRATTAMENTO CHIRURGICO
IdP contatta la paziente per fissare l’appuntamento per la comunicazione del referto
dell’MDT.
La paziente viene inserita nelle attività ambulatoriali del Chirurgo Senologo e del
Chirurgo Plastico a seconda dell’esito dell’MDT. Tutte le pazienti vengono
informate circa la possibilità di avere una ricostruzione mammaria immediata sia nel
caso di rimodellamenti successivi a chirurgia conservativa sia nel caso di indicazione
alla mastectomia con o senza linfoadenectomia e/o radioterapia.
La paziente viene informata dal Chirurgo Senologo e/Plastico e sulla diagnosi e/o al
trattamento. Lo stesso medico è disponibile anche successivamente per chiarimenti e
consigli sul trattamento della malattia e per chiarimenti sul percorso assistenziale che
il paziente seguirà.
Se la Paziente acconsente al trattamento proposto, viene informata del trattamento
chirurgico e raccolto il Consenso Informato. Viene inserita in lista d'attesa (sistema
informatico ADT-Sisar e lista d'attesa cartacea) dal Chirurgo Senologo e dal
Chirurgo Plastico, nel caso in cui sia prevista la Ricostruzione mammaria immediata.
La paziente inserita in lista di attesa, secondo PRIORITA' DI RICOVERO in
CLASSE A (entro 30 giorni) per patologia neoplastica accertata e/o avanzata, viene
inviata al servizio di pre-ospedalizzazione per gli accertamenti preoperatori.
L’IdP fornisce alla paziente una brochure contenente informazioni pratiche circa il
suo trattamento chirurgico e l'ospedalizzazione (Allegato 6).
PRE-OSPEDALIZZAZIONE
La paziente esegue il pre-ricovero entro giorni 15 giorni su indicazione del chirurgo
Senologo o del Chirurgo Plastico. L’IdP si accerta che tutta la documentazione sia
completa e che sia a disposizione del team chirurgico e infermieristico della pre-
ospedalizzazione.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 9 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
L'attività di pre-ospedalizzazione si svolge dal lunedì al venerdì dalle ore 7:30 alle
ore 13.30 presso l'ambulatorio di 140, piano 0 del Policlinico “Casula” di Monserrato
(sono 4 posti dedicati al PDTA mammella).
Nel corso della pre-ospedalizzazione, vengono eseguiti gli esami di valutazione
preoperatoria:
Esami ematochimici, esame emocromocitometrico e prove di coagulazione
per intervento chirurgico
ECG e consulenza cardiologica (entro 7 giorni dall’inizio della pre-
ospedalizzazione)
Rx Torace (solo su specifica richiesta, in relazione all’età e alle co-
morbidità del paziente);
Consulenza anestesiologica
Angio-TAC (solo su specifica richiesta se indicazione a ricostruzione
mammaria immediata microchirurgica).
Viene compilata la CARTELLA CLINICA da parte del team chirurgico che ha in
carico il paziente, con annessa la documentazione relativa allo stato clinico della
paziente.
Viene discusso il CONSENSO INFORMATO (personalizzato per patologia e co-
morbidità del paziente)
L’infermiere di processo informa e coinvolge la paziente sul ricovero, data e
modalità e percorso assistenziale durante la degenza.
Al termine della pre-ospedalizzazione la paziente viene convocata per il ricovero e il
trattamento chirurgico entro 20 giorni.
RICOVERO
Tutte le pazienti vengono convocate dal team chirurgico (mediante chiamata
telefonica) 5 giorni prima del ricovero e del trattamento chirurgico. Il programma
operatorio settimanale viene elaborato secondo criteri di priorità e secondo le
disposizioni del Surgery board (discussione del gruppo multidisciplinare)
settimanale.
Il RICOVERO, entro 30 giorni dalla diagnosi, avviene su 6 posti letto dedicati al
trattamento della patologia mammaria in condivisione tra la S.C. di Chirurgia
Generale e Endocrinologica e la S.C. di Chirurgia Plastica e Microchirurgia il giorno
prima dell'intervento chirurgico (Allegato 7), fatte salve situazioni particolari
(controllo di esami preoperatori – es. controllo routine ematochimica o profilo
coagulativo - o preparazione della paziente). Al momento del ricovero la paziente
viene accolta dal personale infermieristico del Blocco “D” che riceve informazioni
relative alla organizzazione del Reparto (orari per le visite, etc) ed alla preparazione
per l’intervento chirurgico della giornata successiva.
Nell'immediato postoperatorio la paziente riceve terapia analgesica e antibiotica
profilattica per 48 ore (nei casi di intervento chirurgico ricostruttivo con protesi e o
lembi liberi) e valutato con cadenza stretta e regolare dal personale medico e dal
personale infermieristico per accertare eventuali complicanze chirurgiche mediante
esame obiettivo ed esami laboratoristici o radiologici ove indicato.
Il personale infermieristico conosce (check list di sintomi da osservare e riferire),
osserva e segnala al medico la presenza di sintomi o segni di complicanze nelle ore
successive all'intervento. Convoca urgentemente il medico di guardia o curante al
letto del Paziente in caso di:
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 10 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
abbondante perdita ematica dai drenaggi;
segni di possibili raccolte fluide
presenza di persistenza di dolore;
comparsa di ipotensione o ipertensione arteriosa, ridotta saturazione, dispnea,
vomito
segni clinici di anemia
Nella prima giornata postoperatoria il chirurgo informa la paziente delle condizioni
cliniche, dell’intervento chirurgico ed alla messa in evidenza di eventuali criticità
rilevate nel corso dello stesso. In caso di raccolte ematiche piccole si attende che si
risolva spontaneamente o con l’aiuto di lievi compressioni locali attraverso
medicazioni, se la raccolta ematica è abbondante o le perdite determinano un
abbassamento dell’emoblobina e se le condizioni cliniche lo richiedono, si
predispone la sala operatoria per la ri-esplorazione delle aree anatomiche interessante
dalla procedura chirurgica e l’eventuale perfezionamento dell’emostasi, laddove
indicato.
Prima della dimissione viene effettuato un controllo delle ferite e la eventuale
rimozione dei drenaggi che possono essere mantenuti anche dopo la dimissione in
accordo con un programma individuale di monitoraggio stretto a domicilio e
ambulatoriale.
GESTIONE SPECIALISTICA POSTOPERATORIA e DIMISSIONE
La paziente, al momento della dimissione dal reparto dopo la degenza, che in media
varia da 1 giorno fino a 1 settimana, in base alla procedura a cui è stata sottoposta,
dopo colloquio medico, riceve la lettera di dimissione. con le informazioni sul
trattamento della ferita nel postoperatorio e Sono rilasciati recapiti telefonici nel
caso di necessità.
In questa occasione la paziente viene informata dal personale Medico ed
Infermieristico sulla gestione della ferita chirurgica e le principali abitudini di vita da
assumere (alimentazione libera ma leggera, astensione dalla guida di autoveicoli,
riposo dalle attività lavorative impegnative). Vengono prenotate visite di controllo
clinico e di eventuale medicazione per tutte le pazienti a distanza di 7 giorni
dall'intervento chirurgico (Ambulatorio con accesso garantito e dedicato con
specifica agenda gestita direttamente dal Reparto Chirurgico di chirurgia senologica
o Plastica a seconda che vi sia stata o meno una procedura ricostruttiva). Viene
lasciato un riferimento (telefonico e logistico) per il trattamento per gli eventuali
inestetismi o problematiche inerenti la cicatrizzazione della ferita.
L’infermiere di processo raccoglie a questo punto tutta la documentazione che ha
accompagnato il paziente, dal primo accesso all’ambulatorio fino al controllo post-
dimissione, passando per gli accertamenti diagnostici, la valutazione
multidisciplinare, il prericovero, il ricovero e l’intervento chirurgico.
Entro 30 giorni dall'intervento chirurgico tutte le pazienti vengono convocate (o un
delegato nel caso siano impossibilitate a presenziare al colloquio) per la
comunicazione del REFERTO ISTOLOGICO e di eventuali ulteriori passaggi
diagnostici/terapeutici proposti dall’MDT.
6.1.5. V Fase – PAZIENTE CANDIDABILE A TRATTAMENTO MEDICO
Alla valutazione dell’MDT e dopo la dimissione successiva al trattamento chirurgico, per
ogni paziente sono valutate le indicazioni di terapie adiuvanti e/o altre indagini
strumentali necessarie per i trattamenti terapeutici che vengono comunicati al CAS e
all’IdP (ad esempio: chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia, re intervento per
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 11 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
esempio interessamento all’esame istologico definitivo di interessamento di neoplasia dei
margini di resezione chirurgica Allegato 8)
Se la neoplasia inizialmente non è operabile, come primo approccio, viene proposta un
trattamento medico, come la terapia neoadiuvante. La terapia neoadiuvante si adotta
anche per le neoplasie resecabili ma che possono beneficiare di una riduzione del volume
della massa tumorale in modo da rendere l’intervento meno demolitivo, o comunque
qualora la biologia tumorale renda già chiara l’indicazione alla terapia sistemica.
In sede di valutazione multidisciplinare (riunione MDT) viene decisa la necessità di
ulteriori indagini (e.g. indicazione a RMN se sospetto di malattia multicentrica). Sempre
in questa sede viene deciso se eseguire la ricerca del linfonodo sentinella o lo
svuotamento ascellare.
Per i pazienti candidabili a terapia neoadiuvante, la biopsia del linfonodo sentinella deve
essere eseguita in caso di negatività clinica e strumentale (ecografica) del cavo ascellare.
La biopsia del linfonodo sentinella può essere eseguita prima della terapia neoadiuvante o
al momento della chirurgia definitiva (che con la tecnica OSNA, disponibile nella nostra
Azienda, permette la valutazione immediata e la possibilità terapeutica della dissezione
ascellare contestualmente al trattamento chirurgico del tumore primario).
La visita oncologica e le terapie adiuvanti e neoadiuvanti chemioterapica e ormonali
vengono eseguite eseguita presso il Reparto di Oncologia Medica Blocco Q Policlinico
Duilio casula, Monserrato, Cagliari.
Figure professionali coinvolte nella fase IV
a) IdP coordina accesso a fase IV, raccoglie dati e coordina le fasi successive
b) Visita Oncologica
-Oncologo = predispone e coordina visita, compila referto
-Infermiere Oncologia = assiste paziente, compila cartella integrata, ritira
referto, consegna cartella integrata e referto all’IdP
c) Terapia Neoadiuvante o Chemioadiuvante
-Oncologo = predispone e coordina terapia
-Infermiere = assiste paziente, gestisce e somministra terapia, fornisce
nuovo appuntamento
6.1.6. VI Fase – PAZIENTE CANDIDABILE A TRATTAMENTO RADIOTERAPICO
(Allegato 9)
Le pazienti che devono praticare un trattamento radioterapico vengono inviate al servizio
di radioterapia dell’Ospedale “Businco”.
6.1.7. VII Fase - TRATTAMENTO DI RECUPERO E RIABILITAZIONE
La riabilitazione risulta fondamentale per il trattamento degli esiti e delle complicanze della
malattia. Il setting riabilitativo è utile per informare le pazienti sulle possibili strategie di recupero
funzionale e prevenzione del linfedema, anche tramite libretti informativi; è finalizzato inoltre a
sostenere la paziente durante il percorso di cura. L’intervento riabilitativo viene attivato in caso di
quadrantectomia o mastectomia con o senza linfadenectomia ascellare, ricostruzione immediata o
differita ed ogni qualvolta il medico specialista dell’equipe chirurgica-oncologica-radioterapica o
il medico di Medicina generale lo ritenga necessario.
Il trattamento riabilitativo nel post operatorio nelle pazienti affette da carcinoma mammario, è
focalizzato su questi aspetti:
1. la prevenzione/cura delle patologie di spalla (limitazioni funzionali, riduzione della mobilità
articolare del cingolo scapolo omerale fino alla congelatio spalla, alterazioni posturali,
scapola alata),
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 12 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
2. gestione del linfedema quale grave complicanza del trattamento chirurgico e radioterapico
(fibrolinfosclerosi, linfangite, ma anche aderenze e fibrosi capsulari periprotesiche, aderenze
peri e cicatriziali),
3. gestione della fatigue.
6.1.8. VIII Fase TRATTAMENTO PSICONCOLOGICO
È previsto l’invio al servizio di psico-oncologia, per le pazienti che lo richiedono,
durante il percorso di malattia, ma anche il supporto psicologico al partner per favorire
una maggiore comunicazione all’interno della coppia e con figli minori. Viene prevista
una supervisione degli aspetti comunicativo-relazionali all’interno del team
multidisciplinare, degli interventi psico-educazionali multidisciplinari per pazienti e
partner, la promozione attività sociali, la collaborazione/integrazione con il volontariato
etc.
Le fasi particolarmente critiche per le pazienti sono:
la diagnosi e la condivisione piano terapeutico: processo di decision-making,
immediato post-chirurgico;
l’adattamento ai cambiamenti dell’immagine corporea, terapia pre e/o post-
operatoria: adattamento agli effetti collaterali,
l’impatto sul benessere psicologico e sulla qualità di vita, processo del counseling
genetico, gestione eventuale condizione di ereditarietà, richiesta di chirurgia
profilattica preventiva, survivorship: recupero traiettoria di vita e riabilitazione psico-
sociale.
6.1.9. Le Cure palliative
La paziente, nei casi previsti dalle linee guida, viene presa in carico dall’ambulatorio di
cure palliative, situato al Primo piano dell’Ospedale San Giovanni di Dio a Cagliari.
Le Cure Palliative sono cure attive rivolte al controllo del dolore, di tutti gli altri sintomi
che può manifestare un paziente affetto da una malattia oncologica o cronica progressiva
che non risponde più ai trattamenti clinici. Sono cure volte ad aiutare il paziente e i suoi
familiari per superare disagi di carattere psicologico-emozionale-sociale e spirituale in
modo da migliorare la qualità della vita (Allegato 10).
6.1.10. La Paziente finisce il percorso o continua con il Follow-up
La Paziente viene affidata all’Oncologo e prosegue il suo percorso con il follow-up. Il
medico oncologo continua il monitoraggio e coinvolge l’MDT nelle situazioni di recidiva
o di malattia sistemica. La paziente viene seguita con scadenze trimestrale, semestrali o
annuali dal chirurgo senologo o dal chirurgo plastico per il follow-up chirurgico ed
eventuali revisioni chirurgiche o successivi interventi (ad esempio: revisioni cicatriziali,
simmetrizzazione delle mammelle, ricostruzione del complesso areola-capezzolo,
lipofilling).
7. Indicatori
Allo scopo di valutare l'implementazione del percorso e la pratica clinica per un monitoraggio e/o
miglioramento della diagnosi e trattamento del Paziente affetto da neoplasia della mammella nella
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, si individuano i seguenti indicatori di processo e
di risultato che verranno periodicamente verificati.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 13 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
FASE INDICATORI STANDARD
SOGLIA / VALORE DI
RIFERIMENTO
Indicatori
Generali di
processo
Frequenza degli incontri del team multidisciplinare
settimanale Settimanale
Pazienti discussi nell’MDT 90%
Pazienti inserite nel percorso/anno Attesi 150
Pazienti con referto citologico/istologico positivo visitate
entro 10gg dall'esecuzione della procedura (inizio
percorso)
90%
Pazienti sottoposte ad intervento entro 30 giorni dalla
prenotazione dell'intervento
80 %
Pazienti sottoposte a re-intervento entro 90 giorni dopo
intervento chirurgico conservativo
10 %
Pazienti sottoposte a ricostruzione immediata per
intervento demolitivo per carcinoma infiltrante
70%
Pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico entro 30
giorni dall’indicazione
80%
Pazienti sottoposti a intervento chirurgico dopo
chemioterapia neoadiuvante entro 40 giorni
90%
Pazienti sottoposti a radioterapia antro 12 settimane
dall’indicazione
80%
Indicatori di
performance
chirurgica
Pazienti sottoposte ad intervento chirurgico attesi 150
% delle Pazienti con emorragia/sanguinamento entro 24-36 ore dall'intervento
<10%
Pazienti dimessi entro 48h dopo intervento conservativo e
linfonodo sentinella
70%
8. Allegati
Allegato 1. Epidemiologia tumore della mammella
Allegato 2 (a/h). Criteri di ingresso nel percorso e macro-fasi del processo
Allegato 3: Brochure informativa PDTA
Allegato 4. Numero di attività ambulatoriali settimanali dedicate per specialità
Allegato 5: Esami Strumentali
Allegato 6. Brochure infermieristica su ricovero
Allegato 7. Trattamento chirurgico
Allegato 8. Trattamento medico
Allegato 9. Trattamento Radioterapico dopo mastectomia
Allegato 10. Cure Palliative
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 14 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 1 . Epidemiologia tumore della mammella
Si stima che nel 2017 in Italia sono stati diagnosticati poco più di 369.000 nuovi casi di tumore
maligno di cui circa 192.000 negli uomini e 177.000 (46%) nelle donne. Escludendo i tumori
della cute (non melanomi), negli uomini prevale il tumore della prostata che rappresenta il 18% di
tutti i tumori diagnosticati; seguono il tumore del colon-retto (16%), il tumore del polmone
(15%), della vescica (11%) e delle vie urinarie (5%). Tra le donne il tumore della mammella
rappresenta il 28% delle neoplasie femminili, seguito dai tumori del colon-retto (13%), del
polmone (8%), della tiroide (6%) e del corpo dell’utero (5%). Nelle donne il cancro della
mammella rappresenta la neoplasia più frequente in tutte le classi di età, sebbene con percentuali
diverse (41% nelle giovani vs 22% nelle anziane)
Il tumore della mammella è la prima causa di morte oncologica per le donne in tutte le fasce
di età rappresentando il 29% dei decessi tra le giovani (0-49 anni), il 21% tra le adulte (50-69
anni) e il 16% tra le donne in età superiore a 70 anni.
Nel 2017, sono oltre 3 milioni e trecentomila (3.304.648) gli italiani che vivono dopo una
diagnosi di tumore, che rappresentano il 5,4% dell’intera popolazione italiana (uno su 19). Un
milione e mezzo sono maschi (1.517.713), pari al 46% del totale e al 5,1% della popolazione
maschile, e 1.786.935 femmine (54% dei casi prevalenti e 5,6% della popolazione femminile). La
diagnosi di tumore della mammella è di gran lunga la più frequente nelle donne prevalenti:
sono 766.957 ad aver avuto questa esperienza, quasi la metà (43%) del totale.
La sopravvivenza a 5 anni è aumentata rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni
precedenti sia per gli uomini (54% nel 2005-2009 contro il 51% nel 2000-2004, il 46% nel ’95-
’99 e il 39% nel ’90-’94) sia per le donne (rispettivamente 63% vs 60%, 58% e 55%). Su questo
risultato positivo complessivo ha influito il miglioramento della sopravvivenza per alcune
delle sedi tumorali più frequenti: colon-retto (attualmente 65% per entrambi i sessi),
mammella femminile (87%), prostata (91%).
Fattori di rischio Il rischio di ammalare di carcinoma della mammella aumenta con l’aumentare dell’età, con una
probabilità di sviluppo di cancro al seno del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del 5,5% tra 50
e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21).Tabella 14 Questa associazione
con l’età potrebbe essere legata al continuo e progressivo stimolo proliferativo endocrino che
subisce l’epitelio mammario nel corso degli anni, unito al progressivo danneggiamento del DNA
e all’accumularsi di alterazioni epigenetiche con alterazione dell’equilibrio di espressione tra
oncogeni e geni soppressori. La curva di incidenza cresce esponenzialmente sino agli anni della
menopausa (intorno a 50-55 anni) e poi rallenta con un plateau dopo la menopausa, per poi
riprendere a salire dopo i 60 anni: tale andamento è legato sia alla storia endocrinologica della
donna sia alla presenza e alla copertura dei programmi di screening mammografico.
Incidenza
Si stima che nel 2017 sono stati diagnosticati in Italia circa 50.000 nuovi casi di carcinomi della
mammella femminile. Non considerando i carcinomi cutanei, il carcinoma mammario è la
neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (28%) è un
tumore mammario. Considerando le frequenze nelle varie fasce d’età, i tumori della mammella
rappresentano il tumore più frequentemente diagnosticato tra le donne sia nella fascia d’eta 0-49
anni (41%), sia nella classe d’età 50-69 anni (35%), sia in quella più anziana +70 anni
(22%).Tabella 7 Il trend di incidenza del tumore della mammella in Italia appare in leggero
aumento (+0,9% per anno) mentre continua a calare, in maniera significativa, la mortalità (-2,2%
per anno). Analizzando le fasce di età più giovani, si osserva che nella fascia di età 35-44
l’incidenza appare stabile, ma qui la mortalità cala (-2,2% per anno). L’ampliamento della
popolazione target dello screening mammografico in alcune regioni (tra cui Emilia-Romagna e
Piemonte), rende ragione dell’aumento significativo dell’incidenza nella classe di età 45-49, dove
peraltro la mortalità si abbassa dell’1,6%. Nella fascia di età oggetto di screening sul territorio
nazionale (50-69 anni), l’’incidenza è stabile e la mortalità cala dell’1,8%. Nelle ultrasettantenni
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 15 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
si osserva un aumento dell’incidenza dell’1,4% e una stabilità della mortalità. La malattia
presenta un’ampia variabilità geografica, con tassi più alti, fino a 10 volte, nei Paesi
economicamente più avanzati. L’incidenza del carcinoma mammario ha presentato una flessione
in molte aree del mondo intorno al Duemila. La significativa riduzione di incidenza osservata
negli USA nel 2003 nelle donne con età ≥50 anni, e prevalentemente per i tumori
ormonoresponsivi, è stata messa in relazione alla riduzione di prescrizioni di terapia ormonale
sostitutiva in menopausa dopo la pubblicazione dei risultati dello studio WHI4 (che avevano
evidenziato un’aumentata incidenza di tumori invasivi mammari e di malattie cardiovascolari con
l’uso di una terapia ormonale contenente estro-progestinici). In Italia tale iniziale riduzione di
incidenza, considerando la minore diffusione della terapia ormonale sostitutiva tra le donne in
menopausa, viene principalmente riferita all’effetto di saturazione dell’incidenza determinata dai
primi round dei programmi di screening mammografico,5 che nella seconda metà degli anni ’90
hanno interessato ampie aree del Paese. Le differenze tra macro-aree osservate nel periodo 2008-
2013, che confermano una maggiore incidenza al Nord (162,2 casi/100.000 donne) rispetto al
Centro (143,2 casi/100.000 donne) e al Sud-Isole (124,5 casi/100.000 donne), esprimono la
somma dei diversi fattori in gioco, dalla diversa diffusione dello screening mammografico alle
disomogeneità nella presenza dei fattori di rischio precedentemente indicati.
Mortalità
Anche per il 2017 il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore
nelle donne, con 12.201 decessi (fonte ISTAT). È’ la prima causa di morte nelle diverse età della
vita, rappresentando il 30% delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 22% tra i 50 e i
69 anni e il 15% dopo i 70 anni. Si osserva una continua tendenza alla diminuzione della
mortalità per carcinoma mammario (-2,2%/anno), attribuibile alla maggiore diffusione dei
programmi di diagnosi precoce e quindi all’anticipazione diagnostica e anche ai progressi
terapeutici. Le differenze di mortalità osservate tra le diverse macro-aree italiane sono abbastanza
limitate, con un tasso standard di 37,6 casi ogni 100.000 al Nord, 31,8 casi al Centro e 34,1 casi al
Sud-Isole. Sopravvivenza La sopravvivenza a 5 anni delle donne con tumore della mammella in
Italia è pari all’87%. Non presenta eterogeneità elevata tra fasce di età: la sopravvivenza a 5 anni
è pari al 91% nelle donne giovani (15-44 anni), 92% tra le donne in età 45-54 anni, 91% tra le
donne in età 55-64, 89% tra le donne in età 65-74 anni, leggermente inferiore, 79%, tra le donne
anziane (75+). Si evidenziano livelli leggermente inferiori nel Meridione: Nord Italia (87-88%),
Centro (87%) e Sud (85%). La sopravvivenza dopo 10 anni dalla diagnosi è pari all’80%.
Prevalenza Complessivamente in Italia vivono 767.000 donne che hanno avuto una diagnosi di
carcinoma mammario, pari al 43% di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di
tumore e pari al 23% di tutti i casi prevalenti (uomini e donne). Tra queste donne, la diagnosi è
stata formulata da meno di 2 anni nel 15% dei casi, tra 2 e 5 anni nel 20%, tra 5 e 10 anni nel
26%, oltre i 10 anni nel 40%. La proporzione di questa casistica è maggiore nelle donne con età
oltre i 75 anni (5.455 persone ogni 100.000 abitanti, il 17% in più della classe 60-74 e oltre il
doppio rispetto alle 45-59enni) e nel Nord Italia (2.495/100.000 nel Nord-Ovest, 2.332/100.000 nel
Nord-Est, 1.749/100.000 nel Centro e 1.356/100.000 nel Sud-Isole).
Sardegna
Il tumore della mammella è la neoplasia più diffusa nel sesso femminile ed il secondo per
incidenza nel totale della popolazione, dopo il tumore del colon-retto: nel 2016 si calcola siano
stati diagnosticati in Italia circa 50.000 nuovi casi di tumore mammario, contro i circa 52.400 del
tumore colo-rettale che, pero riguarda entrambi i sessi. La probabilità di ammalarsi di tumore
della mammella aumenta progressivamente con l’età. In base ai dati del registro tumori sono
stimabili in Sardegna un numero di nuovi casi pari a circa 1.200-1.300 per anno. I casi
prevalenti (persone viventi a cui è stato diagnosticato un carcinoma mammario) si stima siano in
Sardegna circa 15.000, numero che, per buona parte, risulta ancora in follow up (9-10.000 circa
a 10 anni dalla diagnosi) e che, quindi, gravita sui servizi di senologia clinica.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 16 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 2a. LA VALUTAZIONE E STADIAZIONE DELLA PAZIENTE
PAZIENTE
MMG
SPECIALISTA
CAS
LESIONE MALIGNA O
SOSPETTA
ESAME CLINICO
+ /- ECOGRAFIA
ESCE DAL
PDTA
ESAMI
DIAGNOSTICI E/O
STADIAZIONE
BI-RADS 1-2
VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE
(1)
BI-RADS 4-5
RICHIEDE
MICROISTOLOGIA
E/O CITOLOGIA?
LESIONE
MALIGNA?
FOLLOW UP
BI-RADS 3
ESCISSIONE?
LESIONE
MALIGNA?
MICROISTOLOGIA
E /O CITOLOGIA
PAG 2
SI
SI
SI
SI
SI
NO
NO
NO
NO
SI
NO
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 17 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 2b. LA PAZIENTE IN VALUTAZIONE TERAPEUTICA
TUMORE
OPERABILE COME
PRIMO APPROCCIO?
CANDIDABILE ALLA CHT
NEOADIUVANTE?
MALATTIA
METASTATICA?
TUMORE
RESECABILE
?
NO
PAG 1
VALUTAZIONE
MULTIDISCIPLINARE
(2)
VISITA ONCOLOGICA
+ STADIAZIONE
TERAPIA
NEOADIUVANTE
RIVALUTAZIONE
STRUMENTALE
VALUTAZIONE
MULTIDISCIPLINARE
(2)
PAG 3
PAG 4
SI
SI
NO
SI
SI
NO
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 18 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 2c. PAZIENTE IN TRATTAMENTO CHIRURGICO O MEDICO
PAG 2
VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE
RADIOTERAPIA?
RADIOTERAPIA
MASTECTOMIA
SENZA
RICOSTRUZIONE
MASTECTOMIA E
RICOSTRUZIONE
IMMEDIATA
ANALISI ISTOLOGICA ED
IMMUNOISTOCHIMICA
VALUTAZIONE
MULTIDISCIPLINARE (3)
CHIRURGIA
CONSERVATIVA
NECESSITA’
TERAPIA
ADIUVANTE?
TERAPIA ADIUVANT
FOLLOW UP
VALUTAZIONE
MULTIDISCIPLINARE (3)
NECESSITA’
CHIRURGIA
RICOSTRUTTIVA???
CHIRURGIA
RICOSTRUTTIVA
RIPRESA DI
MALATTIA?
PAG 5
SI
SI
SI SI
NO
NO
NO
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 19 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 2d. PAZIENTE CON MALATTIA AVANZATA
VALUTAZIONE
MULTIDISCIPLINARE
(4)
TRATTAMENTO
LOCO-
REGIONALE?
CHIRURGIA CANDIDABILE
A
TRATTAMENTO MEDICO?
TERAPIA MEDICA
CURE PALLIATIVE
FOLLOW UP
SI
SI NO
NO
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 20 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 2e. PAZIENTE CON RECIDIVA DI MALATTIA
PAG 3
VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE
(5)
TRATTAMENTO
LOCO-
REGIONALE?
CHIRURGIA
CANDIDABILE
A
TRATTAMENTO MEDICO?
TERAPIA MEDICA
CURE PALLIATIVE
FOLLOW UP
SI
NO
SI
NO
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 21 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 22 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 23 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 24 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 3: Brochure informativa PDTA
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 25 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 4. Numero di attività ambulatoriali settimanali dedicate per specialità:
10 Chirurgia Generale e Endocrinologica
4 Chirurgia Plastica
8 Oncologia medica
12 Ecografia
8 Mammografia
6 RM
2 Ginecologia
2 Ambulatorio di Cure Palliative
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 26 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 5: Esami Strumentali
A) Esami strumentali Diagnostici
In accordo con le principali società Scientifiche Nazionali (SIRM, FONCAM) ed Internazionali
(RCR, ACR) i protocolli diagnostici da applicare presso la struttura complessa di Diagnostica per
immagini , al fine di coniugare efficacia ed efficienza nelle principali situazioni cliniche nel
rispetto dell’evoluzione delle conoscenze e delle tecnologie, sono i seguenti:
In presenza di sospetto clinico di carcinoma (nodulo, retrazione-ispessimento cute-capezzolo,
Paget ecc.):
La mammografia (MX), preferibilmente digitale con tecnica FFDM, è indagine di elezione
e preliminare a qualsiasi ulteriore test diagnostico.
Da associare ad ecografia (US) nell’ambito della tripletta diagnostica(MX+US+FNAC/B) o
in caso di MX non risolutiva (es. densità diffusa o focale).
In casi selezionati utile completamento diagnostico con Mammografia 3D-Tomosintesi ed
agobiopsie VABB guidate in eco/stereotassi o Tomobiopsy.
US esame preliminare in donna giovane (specie se a basso sospetto clinico), in gravidanza o
allattamento. Risonanza magnetica (MRM) e scintigrafia (MN) da riservare a strutture altamente
specialistiche quali , secondo protocolli validati e continuamente aggiornati alla luce delle nuove
conoscenze e tecnologie, in grado di gestire l’eventuale successivo iter diagnostico • sospetto
clinico di carcinoma in portatrici di protesi: sarebbe opportuno che tale tipologia di soggetti
(portatrici di protesi) fossero studiate con MRM per la particolare validità diagnostica di tale
esame nella specifica popolazione.
MX ed US, sebbene raccomandate, possono presentare, in particolare la prima, evidenti
limitazioni diagnostiche:
dolore/tensione generalizzato ciclico e non: preliminare valutazione clinica ed anamnestica.
MX puo essere indicata in rapporto all’età, alla storia familiare/personale; US non indicata
di routine
flogosi acuta: US indicata come primo esame in particolare per valutare eventuali ascessi e
come supporto per manovre interventistiche.
MX nel sospetto clinico o strumentale di carcinoma
secrezione: preliminare valutazione clinica ed anamnestica. In caso di sospetto clinico è
indicata MX, es. citologico del secreto ed eventuale galattografia.
Non evidenza clinica per US che puo risultare indicata nell’impossibilità ad eseguire
galattografia. MRM ancora in fase di validazione in questa situazione clinica.
stadiazione pre terapia:
- MX ed US indicate per stadiazione locale.
- MRM indicata nel sospetto (non certezza) clinico/strumentale di
multicentricità/multifocalità o bilateralità e nel monitoraggio delle chemioterapia
neoadiuvante per carcinomi localmente avanzati.
- CT total body e scintigrafia ossea, o se del caso PET nei tumori con elevata probabilità di
metastasi a distanza,
- Rx mirati per metastasi a distanza solo su decisionalità multidisciplinare
follow-up di pz con neoplasia:
- MX annuale (eventuale associazione US).
- MRM a chiarimento di specifici problemi;
- PET nella valutazione della risposta metabolica alla terapia e caratterizzazione di lesioni
dubbie alle altre indagini.
La mammografia rappresenta sicuramente l’esame strumentale principale per la diagnosi di
neoplasia mammaria, eventualmente integrata con ecografia mammaria e con lo studio ecografico
dei cavi ascellari pre-operatoria.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 27 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Il mammografo digitale deve prevedere le seguenti caratteristiche:
• ingrandimenti diretti con microfuoco
• Tomosintesi e/o dual energy per esecuzione in casi selezionati di mammografia con MdC
• supporti stereotassici per agobioopsie
• monitor dedicati per la refertazione, con possibilita’ di rielaborazione dati (post-processing)
L’ecografia deve essere eseguita con ecografo di ultima generazione e con sonde dedicate
ad alta frequenza (>=10Mhz); è preferibile che sia previsto un programma di
rielaborazione immagini in 3D.
Deve inoltre prevedere moduli eco-colorDoppler e possibilmente anche di
elastosonografia.
La RMN mammaria è da considerare una metodica integrata nella ricerca di un carcinoma
occulto, nella stadiazione loco-regionale (multicentricità, multifocalità, infiltrazione del
muscolo pettorale, linfonodi regionali), in caso di neoplasia localmente avanzata o di
chemioterapia neo-adiuvante.
Tale metodica è anche l’indagine più sensibile per valutare l’estensione del tumore
invasivo ed ha permesso di evidenziare altri focolai neoplastici inattesi nel 16% delle
pazienti.
La RM deve possedere i seguenti requisiti:
• intensità di campo 1.5-3 Tesla
• bobine dedicate
• sequenze dedicate per spettroscopia
• sistema di localizzazione stereotassica per biopsie vuoto-assistite e/o localizzazione
prechirurgica
Tali metodiche strumentali devono inoltre consentire la possibilità di effettuare procedure
interventistiche di caratterizzazione cito-istologica e di localizzazione prechirurgica.
Una stadiazione pre-operatoria con esami strumentali (ecografia epatica, rx torace, scintigrafia
ossea) non è strettamente necessaria in assenza di sintomi e/o segni di malattia sistemica nelle
pazienti a basso rischio di recidiva (N-).
Nelle pazienti a più alto rischio di recidiva (N+, T3-T4) o con segni clinici o di laboratorio
sospetti per la presenza di localizzazioni secondarie è indicata una stadiazione biochimica e
strumentale completa con marcatori tumorali (CEA, CA 15-3), radiografia standard o TC del
torace, ecotomografia o TC o RMN epatica e scintigrafia
La ricerca scintigrafica del lindonodo sentinella (RLS) trova indicazione nei tumori T1 e
T2 con linfonodi ascellari clinicamente/ecograficamente negativi.
L’applicazione della tecnica per neoplasie più voluminose (T3-T4) è controversa. Sono
presenti in letteratura limitate evidenze scientifiche che riportano valori di accuratezza
accettabili in termini di “False Negative Rate” (FNR), anche per i tumori ≥ 5 cm (1).
Pertanto, in considerazione del basso livello di evidenza, gli esperti dell'ASCO non
raccomandano l'utilizzo routinario della del Linfonodo Sentinella (RLS) nei T3-T4.
Tuttavia, gli stessi esperti sottolineano che è possibile offrire la tecnica della RLS nel
singolo paziente appartenente a questa categoria quando, sulla base del giudizio clinico
espresso in un contesto multidisciplinare, i benefici attesi dall'esame superino per
importanza i potenziali limiti della metodica se applicata a questo sottogruppo di pazienti
(2,3). Tumori multicentrici/multifocali
La RLS puo essere offerta alle pazienti con pregressa biopsia diagnostica o escissionale e
nelle pazienti con pregresso intervento chirurgico mammario e/o ascellare
La RLS trova indicazione nelle pazienti affette da carcinoma mammario operabile prima
di una terapia sistemica neo-adiuvante (NACT). La procedura puo essere offerta anche
alle pazienti dopo NACT, ma in questo caso la tecnica risulta meno accurata in termini di
FNR. Per questo motivo, nonostante vi siano crescenti evidenze in letteratura che
dimostrano che la BLS dopo NACT possa essere considerata accettabile, non dovrebbe
essere utilizzata come pratica di routine ma preferenzialmente in protocolli clinici
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 28 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
controllati e/o sulla base del giudizio clinico espresso in un contesto multidisciplinare,
quando i benefici attesi dall'esame superino per importanza i potenziali limiti della
metodica, se applicata a questo sottogruppo di pazienti.
Altro argomento oggetto di controversia è l’applicazione della BLS in pazienti con
iniziale malattia metastatica linfonodale che dopo NACT risultano essere sottostadiati
(yN0).
Controindicazioni:
• Forme infiammatorie di tumore della mammella
• Presenza di infezione locale o franco processo infiammatorio nel sito di
somministrazione del radiofarmaco.
• Incapacità del paziente a cooperare con la procedura
• La presenza di linfonodi ascellari palpabili rappresenta una controindicazione relativa
essendo il 40% dei pazienti indenni da malattia linfonodale metastatica. La BLS potrebbe
essere applicata in questi pazienti dopo esame ecografico ed eventuale valutazione
citologica/bioptica. In ogni caso nel corso della ricerca radioguidata del Linfonodo
Sentinella, la presenza intraoperatoria di linfonodi ascellari palpabili implica la loro
rimozione chirurgica e valutazione istopatologica, anche (e soprattutto) nel caso non
risultassero radioattivi (4).
• La gravidanza è una controindicazione relativa, non assoluta per la bassa dose di
esposizione al feto N.B. 1) L’esame non è controindicato in gravidanza quando i benefici
attesi dall’esame superino per importanza il rischio di danni fetali da radiazione, peraltro
molto modesto. Tuttavia, come tutti gli esami che utilizzano radiazioni ionizzanti, la
ricerca del linfonodo sentinella in gravidanza deve essere “giustificata” da un effettivo
beneficio per la paziente, senza eccessivo rischio di esposizione per il feto, adottando tutti
gli accorgimenti tecnici al fine di ridurre al minimo possibile l’attività somministrata (per
esempio utilizzando protocolli single-day ecc.). È quindi importante valutare
l’opportunità di eseguire l’esame caso per caso in un contesto multidisciplinare, tenendo
conto di altre variabili clinico-prognostiche e chirurgiche che possono guidare la
decisione (stadiazione della malattia, ecc.). 2) Precauzione: nel caso di donna in
allattamento è raccomandata la sospensione dell’allattamento per le 24 ore successive
all’esame scintigrafico.
Procedure pre-esame:
• Verifica dell’appropriatezza del quesito clinico • Raccolta delle informazioni
anagrafiche, clinico-anamnestiche e strumentali inerenti il quesito clinico. • Verifica e
valutazione di esami di imaging inerenti la patologia di base • Verifica di corretta
comprensione da parte del paziente delle caratteristiche dell’indagine richiesta e sue
modalità di svolgimento • Non è richiesta una particolare preparazione del paziente
Radiofarmaci:
• Colloidi di albumina umana marcati con 99mTc:sono radiofarmaci che vengono iniettati
(con diverse possibili modalità di somministrazione) perilesionalmente nella mammella
sede del tumore, e rilevati intraoperatoriamente a livello linfonodale mediante l’utilizzo di
una sonda per chirurgia radioguidata. Una volta immessi nel sistema linfatico, hanno
una cinetica di distribuzione la cui velocità è inversamente proporzionale alle dimensioni
delle particelle; più lenta per i macrocolloidi (diametro maggiore di 200 nanometri) più
rapida per i nanocolloidi (<100 nm). Attraverso i vasi linfatici afferenti, i radiocolloidi
raggiungono i linfonodi dove rimangono intrappolati mediante processi di fagogitosi
attiva da parte dei macrofagi che rivestono gli spazi sinusoidali. Questo permette al
radiocolloide di poter essere rilevato all’interno del linfonodo fino a più di 24 ore dalla
sua somministrazione. Il radiocolloide più frequentemente utilizzato in Europa è stato il
Nanocoll®, perché il primo ad essere messo in commercio con l’indicazione all’uso.
Nanocoll®, oggi è affiancato da altri 2 medicinali con i nomi commerciali di Nanotop® e
Nanoalbumon®, autorizzati in Europa e anche in Italia, per la stessa indicazione, cioè la
diagnosi del Linfonodo Sentinella nel tumore della mammella
•99mTc-Tilmanocept (Lymphoseek®) è un nuovo radiofarmaco, registrato
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 29 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
recentemente con A.I.C, avente come bersaglio biologico il “Linfonodo Sentinella”. Il
99mTc-Tilmanocept si lega specificamente alle proteine dei recettori di legame per il
mannosio (CD206), che risiedono sulla superficie dei macrofagi che sono presenti in
concentrazioni elevate a livello linfonodale. Il tilmanocept è una macromolecola
composta da più unità di acido dietilentriamminopentacetico (DTPA) e mannosio,
ciascuna sinteticamente legata ad uno scheletro di destrano da 10kDa. Il mannosio agisce
da substrato per il recettore, mentre il DTPA serve da agente chelante per la marcatura
con tecnezio. Il diametro medio di tilmanocept è 7 nm e queste piccole dimensioni
molecolari consentono una rapida e costante clearance del radiofarmaco dal sito
d’iniezione.
Modalità di somministrazione del radio farmaco:
Profonda: peri-tumorale, intra-tumorale. • La somministrazione intra-tumorale del
radiofarmaco non è raccomandata perché implica l’utilizzo di attività e volumi
eccessivamente elevati. Inoltre questa modalità di somministrazione si associa ad una
lenta cinetica di distribuzione del radiofarmaco dalla sede di somministrazione (in taluni
casi ad assenza di drenaggio linfatico). • L’iniezione peri-tumorale è considerata la
modalità di riferimento per la visualizzazione del drenaggio linfatico della lesione
mammaria in quanto il radiofarmaco è iniettato nelle immediate vicinanze del sistema
linfatico che drena direttamente la linfa proveniente dal tumore. Inoltre consente la
visualizzazione delle stazioni linfonodali extra-ascellari, con particolare riferimento ai
linfonodi della catena mammaria interna. Nei casi di lesioni non palpabili è necessario
effettuare l’iniezione del radiofarmaco sotto guida radiologica (ecografia oppure
stereotassica).
Superficiale: intradermica, subdermica, peri-areolare/subareolare • L’iniezione
intradermica/subdermica (dose singola sulla proiezione cutanea della sede del tumore), la
peri-areolare (dose singola nel quadrante mammario sede del tumore e nel caso di lesioni
multifocali) la subareolare (dose singola o frazionamento della dose in più aliquote nei 4
punti cardinali dell’areola, utilizzata nelle forme multicentriche/multifocali e nei casi di
pregresso intervento chirurgico mammario) rappresentano certamente le modalità di
somministrazione del radiofarmaco più comunemente utilizzate perché presentano
numerosi vantaggi: a) facilità di esecuzione e rapido drenaggio dal sito d’iniezione; b)
rapida visualizzazione del/i linfonodo/i sentinella; c) migliore accuratezza della tecnica in
termini di “Identification Rate” d) utilizzabili nei casi di lesioni non palpabili. Il limite
maggiore delle modalità superficiali di somministrazione del radiofarmaco è
rappresentato dalla scarsa possibilità di rilevare linfonodi extra-ascellari.
Protocollo di Acquisizione Considerazioni generali: l’imaging linfoscintigrafico preoperatorio, sia
con modalità planare che con tecnica SPECT/TC, ha lo scopo di studiare il drenaggio linfatico del
tumore, individuare le stazioni linfoghiandolari a rischio di metastasi (ascellari e della catena
mammaria interna), ed individuare nell’ambito di ognuna di essa il/i Linfonodo/i Sentinella. La
SPECT/TC non sostituisce la linfoscintigrafia planare per l'identificazione del/i Linfonodo/i
Sentinella piuttosto deve essere considerata una modalità complementare, l’interpretazione di
entrambe le modalità è necessaria per un’ottimale pianificazione dell’intervento chirurgico La
SPECT/TC migliora l’accuratezza della metodica sia in termini di sensibilità, sia fornendo precise
informazioni riguardo la localizzazione topografica del/i Linfonodo/i Sentinella. La SPECT/TC
è particolarmente indicata nei casi di a) assente/scarsa visualizzazione del Linfonodo Sentinella
all’imaging planare; b) casi di inaspettato/aberrante drenaggio linfatico c) migliore
caratterizzazione delle stazioni linfonodali extrascellari.
Apparecchiatura :
Fase preoperatoria: in Medicina nucleare Gamma camera a grande campo fornita di collimatore
a fori paralleli per bassa energia ad alta risoluzione (LEHR), • Acquisizione di immagini planari
statiche La localizzazione spaziale del linfonodo sentinella puo essere facilitata dall’uso di una
sorgente radioattiva puntiforme che traccia il profilo del corpo. Utilizzando una sorgente
radioattiva puntiforme si traccia sulla cute con inchiostro indelebile la proiezione cutanea del/i
Linfonodo/i Sentinella nelle varie proiezioni. In casi particolari è completata dall’acquisizione
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 30 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
con tecnica SPECT/TC .
Report preoperatorio : Analisi qualitativa o visiva. L’analisi ha lo scopo di valutare la
distribuzione e la direzione del drenaggio linfatico ascellare, il numero dei rispettivi linfonodi
radioattivi visualizzati. Sulla base del rapporto tra le vie linfatiche evidenziate e il numero di
linfonodi radioattivi si individua/individuano il/i Linfonodi Sentinella. Valutare eventuale
visualizzazione di stazioni linfonodali extrascellari. Lo studio SPECT/TC migliora
l’interpretazione ed incrementa l’accuratezza diagnostica dell’esame fornendo l’esatta
localizzazione topografica del/i Linfonodo/i Sentinella rispetto alle strutture anatomiche
circostanti
Ricerca intraoperatoria: • La ricerca intraoperatoria del linfonodo sentinella prevede 4 fasi: 1)
conteggio radioattivo esterno a cute integra, 2) conteggio sulla breccia ( discrezionale) 3)
Identificazione ed asportazione del/i linfonodo/i sentinella, 4) Check del letto di resezione.
Conteggio radioattivo esterno. La tecnica chirurgica prevede un conteggio radioattivo esterno,
mediante sonda per chirurgia radioguidata inserita in una guaina sterile da parte del chirurgo, che
pratica una piccola incisione nella regione cutanea dove è massima la registrazione dei conteggi
radioattivi. Identificazione ed asportazione del/i Linfonodo/i Sentinella. La ricerca del
“linfonodo sentinella” viene eseguita, muovendo delicatamente la sonda per chirurgia
radioguidata all’interno della breccia chirurgica al fine di identificate la regione con la massima
radioattività, corrispondente al linfonodo sentinella più “caldo”. Una volta rimosso, i conteggi
“ex-vivo” del linfonodo più radioattivo forniranno un “cut off” relativo di riferimento, in modo da
asportare i soli linfonodi con radioattività ≥ di questa soglia. Raccomandato cut off al 10% .
Check del letto di resezione. Fase finale e conclusiva della procedura intraoperatoria: il letto di
resezione viene sondato di nuovo per verificare che la radioattività residua sia al di sotto del “cut
off” di riferimento.
Report finale: Poiché la fase intraoperatoria della procedura di biopsia del linfonodo sentinella è
intrinsecamente legata all’atto medico-nucleare preliminare (referto pre-operatorio della
linfoscintigrafia), l’intera procedura di chirurgia radioguidata si conclude in sala operatoria con la
stesura da parte del Medico Nucleare del Report Finale della Ricerca del Linfonodo sentinella che
è diverso a seconda della presenza o meno del medico nucleare in sala operatoria. Se la
procedura di rilevazione intraoperatoria del LS è eseguita dal medico nucleare, lo stesso
specialista provvederà sulla base dei conteggi a stendere il report finale. Se tale fase è delegata al
chirurgo (es. frequente per carenza di organico della Medicina Nucleare) quest'ultimo agirà in tal
caso in regime di “Attività Medico Nucleare Complementare” (DL.187/00, Art. 7.4). Al termine
dell'intervento fornirà al medico nucleare il report dello stesso con indicazione dei conteggi delle
diverse fasi della procedura . Eventualmente tale report potrà essere ulteriormente e ottimamente
completato dalla consegna in Medicina Nucleare del referto istologico della Anatomia
Patologica da cui poter dedurre la più precisa e puntuale corrispondenza tra le strutture
identificate nella fase preoperatoria della metodica ed il loro effettivo o meno coinvolgimento
patologico .
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 31 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
B) Indagini isto-cito-patologiche
L’agospirato e l’esame citologico con Fine Needle Aspiration (FNA) si esegue in caso di
lesioni palpabili di dubbio sospetto clinico e lesioni non palpabili riscontrate
incidentalmente alla MX o con caratteristiche dubbie alla mammografia e all’ecografia.
Categorie diagnostiche:
C1 Inadeguatezza del campione citologico
C2 Lesione benigna
C3 Lesione dubbia, probabilmente benigna
C4 Lesione sospetta per malignità
C5 Lesione neoplastica maligna
Tale procedura viene eseguita nei seguenti ambulatori:
Ambulatorio di RADIOLOGIA SENOLOGICA sito al piano 1, Policlinico Duilio casula,
Monserrato, Cagliari.
L’esame microistologico Core-Biopsy viene eseguito preferibilmente in lesioni solide con
microcalficazioni palpabili e non palpabili.
Il vantaggio è la documentazione dell’eventuale infiltrazione stromale della neoplasia,
che consente di fornire una diagnosi differenziale istologica, la possibilità di valutare
l’assetto recettoriale, il fattore di proliferazione Ki-67 e l’oncogene HER2. L’analisi
istologica viene valutata da B1 a B5 analogamente alla citologica.
Categorie diagnostiche:
B1 Tessuto normale / Inadeguato
B2 Lesione benigna
B3 Lesioni ad incerto potenziale di malignità
B4 Lesione sospetta per malignità
B5 Lesione neoplastica maligna
La Vacuum-assisted breast biopsy viene eseguita preferibilmente in caso di
microcalcificazioni sospette in lesioni non solide.
Le indagini istologiche vengono eseguite presso SC di Anatomia Patologica presso
Presidio Ospedaliero San Giovanni di Dio, Cagliari.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 32 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 6. Brochure infermieristica su ricovero
FASE DI RICOVERO IN REPARTO DI DEGENZA.
Gentile signora/e, questa semplice guida nasce per rendere più agevole il periodo in cui sarà
ospite della nostra Azienda.
Qui di seguito troverà una serie di informazioni per lei e per i suoi parenti che speriamo potranno
esservi utili.
Localizzazione del reparto di ricovero.
Il reparto dove lei verrà ricoverato si trova al 3° piano del Policlinico di Monserrato, Blocco D, è
un reparto di chirurgia generale che al suo interno ha sei posti dedicati esclusivamente alla
senologia.
Le camere sono doppie con TV e bagno riservato alla stanza.
PROFFESSIONISTI COINVOLTI
Lei verrà seguita da:
- Un’equipe medica di senologia che quotidianamente verrà a visitarla e alla quale potrà
rivolgersi in qualunque momento per chiarimenti e/o consigli riguardanti l’intervento, il
programma terapeutico previsto per il Suo caso e andamento del decorso della malattia;
- Un’equipe infermieristica composta dalla Coordinatrice che ha soprattutto funzione di
coordinamento e gestione del reparto (distinguibile da una divisa bordeaux); il gruppo
infermieristico in grado di fornire elevati standard assistenziali e costantemente presenti
e vigili per supportarla, sostenerla e guidarla durante tutto il periodo di degenza
(distinguibili da una divisa azzurra);
- Gli operatori socio sanitari, OSS, che svolgono funzioni alberghiere, igienico-
ambientali di accompagnamento (distinguibili da una divisa verde).
Ogni professionista è distinguibile dal nome stampato sulla divisa.
COSA PORTARE PER IL RICOVERO
Nel preparare la sua valigia non dimentiche di portare
- Pigiama con aperura anteriore e maniche comode;
- Mutandine di cotone;
- Toilette personale;
- Materiale per la cura e la custodia di eventuali protesi;
- Terapie farmacologiche in corso;
- Documentazione clinica personale;
- Tessera sanitaria
- Documento di identificazione
COSA NON PORTARE PER IL RICOVERO
- Eccessive somme di denaro
- Oggetti preziosi
RICORDIAMO CHE ALL’INTERNO DELL’AZIENDA NON E’ CONSENTITO
FUMARE
GLI ORARI DI VISITA DEI PARENTI SONO COSI ARTICOLATI :
- MATTINA dalle 13 alle 14,30
- SERA dalle 17,30 alle 19
SI CONSIGLIA DI PROGRAMMARE LE VISITE DEI PARENTI IN MODO DA NON
AFFOLLARE LA STANZA DI DEGENZA
IL GIORNO DELL’INTERVENTO
Il giorno dell’intervento la paziente deve restare digiuno anche di liquidi e non si deve
allontanare dal reparto.
Prima di essere accompagnato in sala operatoria la paziente deve fare doccia e depilare le aree
sede di intervento chirurgico. In reparto il personale infermieristico o gli OSS provvedono a
fornire i presidi monouso forniti dall’azienda (camice, calzari, cuffietta). Non è possibile andare
in sala operatoria con biancheria intima, anelli, collane, pearcing, orecchini o protesi che non
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 33 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
devono essere lasciati incustoditi (riposti nel comodino o affidati ai proprio famigliari) E’
necessario rimuovere smalti o trucchi non permanenti.
Poco prima di essere accompagnato in sala operatoria l’infermiere e il medico provvedono al
letto della paziente alla compilazione della scheda SISPAC , una scheda che ha lo scopo di
garantire un percorso di sicurezza in chirurgia (anagrafica, terapie pre-operatorie,scheda
anestesiologica post intervento………..).
E’accompagnata/o in sala operatoria da una equipe dedicata (le sale operatorio si trovano al 1°
piano). Dopo l’intervento un’altra equipe, ha il compito di riaccompagnarla in camera do
degenza dove verrà presa in carico dai medici e dagli infermieri di corsia dove vegoni valutati i
parametri vitali, controllata la ferita e i drenaggi, verranno somministrate delle fleboclisi
idratanti, e se necessario, farmaci per la nausea e per il dolore.
IL GIORNO DELL’INTERVENTO UN PARENTE POTRA’ ASSISTERE IL PROPRIO CARO
SENZA LIMITAZIONI DI ORARIO, MA COMPATIBILMENTE ALLE ESIGENZE DEL
REPARTO DOVRA’ USCIRE DALLA STANZA PER NON INTRALCIARE IL LAVORO
DEGLI OPERATORI. INOLTRE, L’AUTORIZZAZIONE DEVE ESSERE CONCORDATA
CON IL COORDINATORE DEL REPARTO.
Non si deve alzare dal letto senza il parere dal personale sanitario.
La mobilizzazione sarà concordata e condivisa tra lei e il personale sanitario
IL GIORNO DOPO L’INTERVENTO Dal giorno dopo l’intervento potrà alimentarsi con una dieta leggera post-operatoria salvo
diverso parere del personale sanitario .
La mobilizzazione sarà concordata e condivisa tra lei e il personale sanitario.
Continua la valutazione dei drenaggi e il controllo della ferita chirurgica .
IL GIORNO DELLA DIMISSIONE La paziente riceve dal chirurgo la lettera di dimissione in cui sono comunicati appuntamenti e
ambulatori dove si deve recare
PRIMA DI ANDARE VIA SI RICORDI DI CONTROLLARE LA STANZA . CONTROLLI
SEMPRE , LETTO, ARMADIO, PRESE E BAGNO IN MODO DA NON DIMENTARE
EFFETTI PERSONALI UN REPARTO.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 34 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 7.
Trattamento chirurgico
1)PROFILASSI ANTITROMBOTICA
Eparina a Basso Peso Molecolare (EBPM) negli interventi di durata >45 minuti e in
pazienti con età >40 anni
(Gould MK et al.American College of Chest Physicians. Prevention of VTE in
Nonorthopedic Surgical Patiens. Antithrombotic Therapy and Prevention of Thrombosis,
9th
ed: American College of Chest Physicians Evidence-Based Clinical Practice
Guidelines. Chest 2012; 141(2 Suppl): e227S-277S.
2)PROFILASSI ANTIBIOTICA
La profilassi antibiotica prevista consiste in somministrazione di amoxicillina e acido
clavulanico endovena 1.2g la mattina dell’intervento (claritromicina 500mg endovena
se allergia a penicilline) nelle pazienti candidate a intervento ricostruttivo
(espansori/protesi e lembi liberi). In a casi differenti discussione con microbiologia
clinica per eventuali trattamenti specifici.
3)INTERVENTO CHIRURGICO - DEMOLIZIONE
L’atto chirurgico, per la maggior parte delle pazienti rappresenta il primo trattamento con
finalità di controllo locale della malattia e stadi azione dei linfonodi ascellari. La scelta
del tipo di intervento a livello mammario (radicale o conservativo) dipende della
localizzazione e dal rapporto tumore/ dimensione della mammella, delle caratteristiche
mammografiche, dalla preferenza della paziente e dalla presenza o meno di
controindicazioni alla radioterapia, dall’espressione del desiderio da parte della paziente
di intraprendere una gravidanza.
La chirurgia conservativa (tumorectomia e quandrantectomia) associata agli interventi di
oncoplastica prevede la resezione mammaria, associata o meno a resezione cutanea e/o
ad asportazione della fascia del muscolo grande pettorale in corrispondenza della
neoplasia, ed eseguita in modo da avere tutti i margini indenni da interessamento
neoplastico. Il pezzo operatorio deve essere orientato (almeno 3 margini) per consentire
all’anatomo-patologo e/o radiologo una precisa valutazione dei margini di resezione,
posizionamento di clips radio-opache nel letto tumorale per consentire un corretto
trattamento radioterapico.
Qualora i margini di resezione fossero interessati dalla neoplasia si procede o alla
mastectomia o solo ad ampliare il margine qualora fosse interessato focalmente e solo
uno: tale decisione viene discussa dal Team multidisciplinare. Nei tumori infiltranti è
associata la biopsia del LNS e/o dissezione ascellare.
La chirurgia demolitiva comprende la mastectomia radicale (sec. Halsted), mastectomia
radicale modificata (sec. Patey, Madden, etc), mastectomia totale o semplice,
mastectomia sottocutanea, mastectomia skin sparing e mastectomia nipple sparing.
Mastectomia radicale: rappresenta un intervento altamente mutilante, prevede
l’asportazione in blocco della mammella con un’abbondante losanga di cute, dei muscoli
grande e piccolo pettorale e del tessuto linfoadiposo interpettorale e ascellare.
L’indicazione è attualmente limitata ai casi localmente avanzati, con infiltrazione
neoplastica del muscolo grande pettorale
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 35 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Mastectomia radicale modificata: comprende l’asportazione della ghiandola
mammaria e linfectomia ascellare I-II e talvolta III livello qualora siano presenti
linfonodi clinicamente od istologicamente positivi nel II livello.
Mastectomia semplice: consiste nell’asportazione di tutta la mammella, senza la
rimozione del tessuto linfoadiposo ascellare.
Mastectomia con risparmio di cute (skin sparing mastectomy): prevede
l’asportazione della ghiandola e del complesso areola capezzolo (CAC)
Mastectomia con risparmio del complesso areola capezzolo. Può essere effettuata
solo in caso di negatività profonda del capezzolo e di assenza di malattia del CAC
La chirurgia del cavo ascellare è rappresentata dalla biopsia del linfonodo
sentinella (BLS) e dalla dissezione ascellare.
La BLS viene eseguita in tutti i casi di neoplasia T1-T2 con linfonodi ascellari
clinicamente ed eco graficamente negativi. E’ controindicato nel carcinoma
infiammatorio e nei carcinomi localmente avanzati con linfonodi ascellari
palpabili ed ecograficamente metastatici. Il linfonodo individuato mediante
tracciante radioattivo e/o colorante vitale viene sottoposto a valutazione istologica
estemporanea secondo OSNA. La procedura deve essere eseguita entro 20 minuti
dall’asportazione del linfonodo e il risultato viene comunicato dopo circa 40’
verbalmente e con referto cartaceo. Se il linfonodo è interessato da
macrometastasi si procede alla dissezione ascellare immediata, salvo casi
particolari discussi nel team multidisciplinare e in considerazione dello studio
ACSOG Z0011 e del repert di Giuliano su follow up di dieci anni.
In caso di micro metastasi del linfonodo sentinella la dissezione ascellare non viene
eseguita, salvo casi particolari discussi dal team multidisciplinare
Nelle pazienti candidate a chemioterapia neoadiuvante la biopsia del linfonodo sentinella
e’ affidabile. Prevede uno studio della regione ascellare ( negativa alla palpazione e
esame ecografico). Puo’ essere eseguita prima o al termine della chemioterapia. In caso di
positività del linfonodo sentinella si esegue dissezione ascellare. Nella maggior parte dei
casi noi eseguiamo la biopsia linfonodo sentinella al termine della chemioterapia e
durante l’intervento demolitivo e ricostruttivo e intervento conservativo
Nelle pazienti candidate alla chemioterapia neoadiuvante con positivita’ clinica ed
ecografica dei linfonodi ascellari che al termine della chemioterapia presentano una
negativizzazione clinica ed ecografica dei linfonodi ascellari la biopsia del linfonodo
sentinella non è una procedura sicura( tasso di falsi negativi superiori al 10%) la paziente
deve essere informata delle limitazioni di questo approccio. Le pazienti sono sottoposte a
dissezione ascellare, salvo casi discussi nel team multidisciplinare.
La dissezione ascellare deve prevedere minimo 10 linfonodi per essere considerata
corretta e adeguata per la stadiazione .E’ previsto quando non viene identificato il
linfonodo sentinella, quando il linfonodo sentinella è interessato da macrometastasi
all’esame istologico, interessamento clinico ed ecografico di metastasi linfonodali
ascellare e nel tumore infiammatorio.
Complicanze post-chirurgiche
Necrosi dei lembi di mastectomia
Dolore in sede di ferita responsivo agli analgesici
Infezione e/o infiammazione della ferita chirurgica
Cicatrizzazione patologica (cicatrici cheloidee e/o ipertrofiche)
Sieroma
Ematoma
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 36 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Parestesie all’ascella e all’arto superiore omolaterale che regrediscono
dopo alcune settimane con la mobilizzazione (talvolta richiesta
consulenza fisiatrica e cicli di fisioterapia)
Linfangite dell’arto superiore
Linfedema dell’arto superiore
Lesioni dei nervi toraco dorsale e/o toracico lungo con conseguente
reperto di scapola alata.
4)INTERVENTO CHIRURGICO – RICOSTRUZIONE
L’ intervento di ricostruzione mammaria deve essere discusso dal Chirurgo Plastico
con la paziente precedentemente all’intervento demolitivo, tenendo in considerazione
il tipo di mastectomia, l’età della paziente, le sue condizioni cliniche locali e generali e
l’eventuale indicazione alla radioterapia. La paziente deve essere informata delle
modalità di esecuzione, delle cicatrici, dei rischi, dei benefici e dei risultati offerti
dalla ricostruzione. Il timing della ricostruzione mammaria può essere immediato o
differito. La ricostruzione immediata deve essere sempre proposta e programmata
come prima scelta alla paziente, salvo controindicazioni e/o decisione della paziente.
La ricostruzione mammaria prevede l’utilizzo di diverse tecniche e di diversi materiali,
quali tessuti autologhi, le protesi o di entrambi i tessuti.
a) Protesi mammarie e ADM (Acelluar Dermal Matrix)
Le tecniche che prevedono l’impiego di protesi mammarie sono tendenzialmente
tecniche non particolarmente invasive per le pazienti. Le protesi possono
essere inserite al posto di una mammella asportata immediatamente al
termine dell’intervento demolitivo oppure lo spazio per il loro inserimento
deve essere ottenuto mediante una preventiva espansione cutanea e
muscolare della regione mammaria. La necessità di un’espansione
preventiva dipende a diversi fattori, quali il volume della mammella
asportata e di quella contro laterale sana, l’aspetto e la forma di
quest’ultima, oltre che ovviamente i desideri specifici delle paziente anche a
riguardo di un eventuale trattamento correttivo della mammella contro
laterale. L’espansione cutanea prevede un periodo di circa 3-4 mesi durante
i quali le pazienti si sottopongono a periodici riempimenti transcutanei
dell’espansore che, una volta giunto al volume programmato, viene lasciato
in sede circa 1-2 mesi prima di essere sostituito con una protesi definitiva.
La necessità di eseguire una radioterapia post-operatoria della regione
mammaria rappresenta una controindicazione relativa all’impiego delle
protesi mammarie ed alla esecuzione di una espansione cutanea. Il rischio in
questi casi è rappresentato dalla possibilità di contratta tura capsulare,
sclerosi ed ulcerazione cutanea con estrusione della stessa protesi.
Negli ultimi anni si è diffuso l’utilizzo di un’ADM, costituita da derma di origine
animale, che viene suturata al solco sottomammario ed al muscolo pettorale
per ricreare una tasca completa che ospiti la protesi. Tale patch oltre a
costituire una valida barriera tra la protesi e la cute sovrastante presenta la
capacità di integrarsi naturalmente alla cute sovrastante, aumentandone
spessore e trofismo.
b) Lembi microchirurgici
L’ utilizzo di lembi autologhi, ed in particolare con i lembi microchirurgici,
rappresenta il gold standard per la ricostruzione mammaria in termini di
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 37 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
risultati estetici, naturalezza, durata della ricostruzione nel corso del tempo,
bassa morbilità del sito donatore, compliance alla radioterapia.
Gli svantaggi relativi di questi lembi sono rappresentati da una ospedalizzazione
più lunga, una riabilitazione post-operatoria più lunga, maggior numero di
cicatrici chirurgici.
Questo tipo di ricostruzione richiede una alta competenza microchirurgica.
Lembo DIEP (Deep Inferior Epigastric Perforator)
Il Lembo DIEP prende il nome dall'acronimo inglese Deep Inferior Epigastric
Perforator che descrive i vasi che nutrono questo lembo cutaneo-adiposo
prelevato dall'addome che si basa infatti sui vasi perforanti della arteria e
vena epigastrica inferiore profonda della parete addominale. Il disegno
operatorio è sovrapponibile a quello della addominoplastica (intervento per
la riduzione dell'eccesso cutaneo-adiposo dell'addome) ma una volta
prelevato il lembo insieme ai vasi che lo nutrono, esso viene trasferito in
corrispondenza dell'emitorace della mammella da ricostruire confezionando
un'anastomosi (ricongiungimento) dei vasi del lembo con i vasi locali
riceventi (vasi mammari interni, toracodorsali, circonflessi della scapola).
L'addome da dove è stato prelevato il lembo viene suturato stirando la cute
residua in modo da ottenere un profilo piatto con una residua cicatrice
mimetizzabile con gli indumenti intimi. Il lembo viene modellato e suturato
sulla regione mammaria in modo da ricostruire la mammella ridonando il
volume, la forma e la proiezione della mammella controlaterale.
Contestualmente è possibile ricostruire anche il complesso areola-capezzolo
(C.A.C.). La mammella ricostruita dopo un periodo di immediata
valutazione clinica si stabilizza e già dopo 2-4 settimane è possibile tornare
alle attività comuni. I vantaggi di tale ricostruzione sono rappresentati dal
fatto che la mammella viene ricostruita con un singolo intervento chirurgico
(della durata variabile di circa 6-8h), l'addome della paziente viene stirato in
modo da ottenere anche un profilo piatto. La paziente avrà un risultato
stabile anche se andrà incontro nel tempo a dimagrimenti o ad aumenti
ponderali perchè la mammella ricostruita si comporterà in maniera
sovrapponibile a quella controlaterale. La paziente conclude con la
ricostruzione finalmente il percorso curativo del tumore della mammella con
sollievo psicologico fondamentale. Questo intervento non è praticabile nelle
donne che riferiscono interventi chirurgici pregressi in corrispondenza della
regione di prelievo oppure se posseggono cicatrici che hanno distorto la
vascolarizzazione anatomica. Le pazienti con altre patologie che non
possono sopportare un'anestesia generale con intubazione orotracheale per
più di 5 ore. Nelle pazienti molto magre che non posseggono un eccesso
cutaneo "pancetta" sufficiente a ricostruire il volume mammario.
Lembo SGAP ed IGAP (Superior/inferior Gluteal Artery Perforator)
Il tessuto autologo utile per la ricostruzione mammaria può essere prelevato dalla
regione glutea se l'addome non è indicato come sito donatore (come capita a
volte in donne che sono molto magre), se la paziente rifiuta cicatrici in
regione addominale Il Lembo libero di Gluteo Superiore (SGAP) od
Inferiore (IGAP) permette di mimetizzare la cicatrice lineare arciforme nel
regione glutea. Si confeziona un’anastomosi tra i vasi dell’arteria glutea
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 38 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
superiore od inferiore e gli stessi vasi riceventi utilizzati per il lembo
DIEP.
Lembo PAP(Profunda Artery Perforator)
Si tratta di un lembo basato sui vasi perforanti che irrorano la cute della regione
posteriore della coscia subito al di sotto del solco gluteo.
Tale lembo sta sempre più diventando uno strumento fondamentale per la
ricostruzione autologa delle mammelle in tutte quelle pazienti con carente
tessuto addominale o con pregresse cicatrici chirugiche addominali (che non
permettono l'utilizzo del Lembo DIEP).
Il Lembo PAP è raccomandato nella ricostruzione di mammelle di piccole e medie
dimensioni e/o quando i tessuti addominali donatori siano inadeguati. La
cicatrice residua si mimetizza perfettamente nel solco gluteo inferiore.
Latissimo del Dorso
Si tratta di un intervento di ricostruzione che prevede l’allestimento di un lembo
peduncolato muscolare o muscolo cutaneo basato sul muscolo Latissimus
del dorso, che viene isolato e ruotato anteriormente per il ripristino della
salienza mammaria con ausilio o meno di una protesi mammaria.
Lipofilling
Si tratta di un intervento chirurgico atto al reintegro o la ripristino del volume
della mammella in toto o di quadranti interessati da deformità di vario
genere. L’intervento consiste nel prelievo ed il trasferimento di tessuto
adiposo da una regione donatrice alla regione ricevente, ovvero quella
mammaria. Parte del tessuto adiposo innestato va incontro a riassorbimento
e per tale motivo è necessario ricorrere a molteplici sedute per conseguire i
risultati desiderati.
o Complicanze post-chirurgiche
Necrosi parziale o totale dei lembi microchirurgici
Infezione e/o ulcerazione cutanea con esposizione dei presidi protesici
Complicanze meccaniche delle protesi
BIA-ALCL (Breast Implant Associated- Associated Anaplastic Large Cell
Lymphoma)
Dolore in sede di ferita non responsivo agli analgesici
Infezione e/o infiammazione della ferita chirurgica
Cicatrizzazione patologica (cicatrici cheloidee e/o ipertrofiche)
Seroma
Ematoma
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 39 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 8
Trattamento medico
VISITA ONCOLOGICA E STADIAZIONE
Per la stadiazione vengono eseguiti di routine: Rx torace, ecografia addome superiore. In caso di
alto rischio di malattia sistemica: TAC, scintigrafia ossea total body e marcatori (CA 15-3 e
CEA). L’indicazione ad eseguire esami più approfonditi come PET/TC viene decisa in sede di
valutazione multidisciplinare.
Per le pazienti ad alto rischio di malattia sistemica la stadiazione deve avvenire prima
dell’intervento, per le altre pazienti puo essere eseguita anche dopo l’intervento. In caso di terapia
neoadiuvante la stadiazione va eseguita prima dell’inizio del trattamento. Al momento della visita
oncologica, oltre alla revisione degli esiti degli esami di stadiazione, verrà ridiscussa la proposta
terapeutica emersa in sede di valutazione multidisciplinare. Viene inoltre valutata la necessità di
counseling oncogenetico e di preservazione della fertilità. Tutte le pazienti pre-menopausali con
diagnosi di neoplasia della mammella candidate a terapie potenzialmente gonadotossiche devono
essere informate sul rischio di infertilità legato ai trattamenti. Le pazienti desiderose di attuare
possibili interventi di preservazione della fertilità devono essere inviate per counseling presso
l’Unità di Ginecologia dell’AOU di Cagliari dove esiste un centro specializzato per la fertilità.
TERAPIA NEOADIUVANTE
In caso di terapia neoadiuvante, è consigliabile effettuare tutta la chemioterapia prima
dell’intervento. Per le neoplasie HER2 positive si raccomanda l’uso di chemioterapia in
combinazione a trastuzumab +- pertuzumab.
Nelle pazienti candidate a terapia neoadiuvante, prima dell’inizio del trattamento, deve essere
posizionato un repere che consente di localizzare la sede della malattia.
Tale procedura risulta di fondamentale importanza nei casi in cui ci sia una risposta completa al
trattamento; la presenza del repere infatti consente di stabilire con precisione la sede della lesione
durante le procedure di localizzazione pre-chirurgica.
RIVALUTAZIONE STRUMENTALE
Il monitoraggio della risposta a terapia neoadiuvante si effettua di solito con l’esame obiettivo.
Per lesioni non palpabili o nei casi di sospetta progressione si ripete l’esame strumentale più
significativo per la diagnosi (ecografia, mammografia o RM). Nella valutazione finale (al termine
della terapia neoadiuvante) viene ripetuto l’esame senologico completo +/- RM.
VALUTAZIONE POST NEOADIUVANTE
Al completamento del programma di terapia neoadiuvante in sede multidisciplinare viene valutata
la risposta clinico-strumentale e si discute l’approccio chirurgico più adeguato e le eventuali
procedure ricostruttive. Nelle pazienti in cui è stata posta l’indicazione a eseguire test genetico
per mutazione BRCA, l’esito del test deve possibilmente essere disponibile al momento della
pianificazione chirurgica.
INDICAZIONE PER TERAPIA ADIUVANTE
I criteri di massima di indicazione al trattamento sono di tipo clinico, biologico e patologico: età,
stadio TNM, presenza di recettori ormonali, HER2, grading, KI67, istotipo e, qualora disponibili,
i profili di espressione genica [www.aiom.it, linee guida 2017]
TRATTAMENTO ADIUVANTE
Per terapie adiuvanti si intendono chemioterapia, ormonoterapia, terapia a bersaglio molecolare o
la combinazione di queste terapie.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 40 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Si rivalutano gli aspetti legati alla preservazione della fertilità e alle eventuali implicazioni della
valutazione oncogenetica, se eseguita.
Per quanto riguarda la scelta della chemioterapia, sono numerose le opzioni terapeutiche di
dimostrata efficacia nell’ambito degli studi clinici e condivisi dalle società scientifiche
(www.aiom.it)
Se indicazione chemioterapia + ormonoterapia, quest’ultima viene generalmente iniziata al
completamento della chemioterapia. In donne in pre-menopausa le possibili raccomandazioni
includono: tamoxifene +/- LH-RH analogo per 5 anni, o LH-RH analogo + inibitore
dell’aromatasi per 5 anni (in base al rischio e al profilo di tossicità). In post-menopausa le opzioni
includono: inibitore dell’aromatasi per 5 anni oppure tamoxifene per 2 o 3 anni seguito da
inibitore dell’aromatasi. In pazienti a basso rischio o con controindicazioni di ordine clinico (es
osteoporosi), tamoxifene per 5 anni rappresenta comunque una valida alternativa. Nelle donne ad
elevato rischio si può considerare tamoxifene per 10 anni (se ancora in premenopausa dopo 5 anni
di tamoxifene) oppure 5 anni di tamoxifene seguiti da 5 anni di inibitore dell’aromatasi (se post-
menopausa dopo i 5 anni di tamoxifene).
TUMORI IN FASE AVANZATA
In pazienti con recidiva di malattia si ridiscute in sede multidisciplinare il percorso terapeutico
più opportuno e la necessità di approcci specifici a seconda della sede di metastasi. In caso di
presenza di metastasi scheletriche si procede ad una valutazione multidisciplinare che coinvolge
oncologo, ortopedico, radiologo, fisiatra e radioterapista, e si valuta l’indicazione a terapia
farmacologica specifica (bisfosfonati, denosumab vedi nota 79 AIFA) oltre che trattamenti
radioterapici, di chirurgia ortopedica e riabilitativi.
In pazienti con ripresa di malattia a livello del SNC è opportuna valutazione congiunta con
neurochirurgo/radioterapista per decidere il programma di trattamento locale (radioterapia,
radioterapia stereotassica, cyberknife, chirurgia).
Se recidiva loco-regionale è opportuno coinvolgere il chirurgo senologo, il chirurgo plastico e il
radioterapista.
In caso di malattia oligometastatica viscerale, si valuterà l’indicazione ad approccio volto alla
radicalizzazione di malattia, in associazione al trattamento sistemico coinvolgendo i chirurghi di
riferimento (chirurghi toracici, chirurghi generali).
BIOPSIE DELLE RECIDIVE
Qualora tecnicamente fattibile, è sempre opportuno effettuare la biopsia di una delle sedi di
metastasi per conferma istologica e ri-caratterizzazione biologica della malattia.
TERAPIA MEDICA FASE AVANZATA
La scelta della terapia medica tiene conto di
- Caratteristiche biologiche,
- PS delle pazienti,
- Sede ed estensione delle metastasi (in particolare presenza di metastasi viscerali o metastasi
ossee sintomatiche),
- Intervallo libero da malattia,
- Pregressa terapia adiuvante.
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 41 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 9
Trattamento Radioterapico dopo mastectomia
In base ai dati della letteratura, si ritiene indicato l’impiego della RT dopo mastectomia nei
seguenti casi:
L’irradiazione della parete toracica e delle stazioni di drenaggio linfonodale è indicata nei
seguenti casi:
a) Nei T3N+ e nei T4 qualsiasi N. Nei T3N0, in base ai fattori di rischio, il trattamento potrebbe
essere somministrato sulla sola parete toracica o non essere effettuato
b) Tumore di qualsiasi dimensione con estensione alla parete toracica, al muscolo pettorale, alla
cute, indipendentemente dallo stato linfonodale
c) Tumore di dimensioni fino a 5 cm (T1-2) con metastasi ai linfonodi ascellari in numero uguale
o superiore a 4.
d) Presenza di margini positivi, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio, anche se i dati
della letteratura non sono conclusivi.
Nelle pazienti con malattia T1-2 e un numero di linfonodi positivi da 1 a 3, sono stati identificati
fattori prognostici (età inferiore a 40-45 anni, dimensioni tumorali uguali-superiori a 3,5-4 cm,
negatività recettoriale, presenza di invasione linfovascolare, grading elevato, rapporto tra numero
di linfonodi positivi e numero di linfonodi escissi -nodal ratio- superiore al 20%-25%) in presenza
dei quali, senza RT, il rischio di recidiva locoregionale può superare il 20%, con conseguente
impatto negativo sulla sopravvivenza globale.
Pertanto, pur in assenza di risultati di studi clinici randomizzati, si suggerisce di informare
adeguatamente la paziente sull’indicazione ad un trattamento radiante postoperatorio.
Nelle pazienti con malattia T 1-2 e un numero di linfonodi positivi da 1 a 3,il rischio di recidiva
loco-regionale è compreso tra il 13% e il 16% e non vi è sufficiente evidenza per raccomandare
l’impiego routinario di un trattamento radiante postoperatorio.
Dopo RT la riduzione del rischio relativo di recidiva loco-regionale è della stessa entità in
pazienti con 1-3 o 4 o più linfonodi positivi, ma il vantaggio assoluto è inferiore nel primo
gruppo, a causa del minor rischio di recidiva.
Di contro, il trattamento radiante postoperatorio ha determinato, in alcune serie, un maggior
vantaggio in termini di sopravvivenza globale in pazienti con 1-3 linfonodi positivi, a più basso
rischio di sviluppare metastasi a distanza, rispetto a quelle con 4 o più linfonodi positivi.
Sono stati identificati fattori prognostici che, in pazienti N1 possono aumentare il rischio di
recidiva al di sopra del 20% e avere un impatto sulla sopravvivenza globale:
- dimensioni tumorali superiori a 3,5-4 cm,
-assenza di recettori per gli estrogeni,
-presenza di invasione linfovascolare,
- età inferiore a 40-45 anni,
- numero di linfonodi escissi e percentuale di linfonodi positivi superiore o uguale 20-25%.
Pertanto, tenendo presente che l’argomento è ancora controverso, pur in assenza di risultati di
studi clinici randomizzati specificamente disegnati per questo sottogruppo di pazienti, in presenza
dei fattori di rischio sopra indicati, alcuni autori suggeriscono di proporre e discutere con la
paziente la possibilità di effettuare un trattamento radiante postoperatorio.
In ultimo, per quanto riguarda i linfonodi della catena mammaria interna non vi è ancora
sufficiente evidenza per raccomandarne o sconsigliarne l’irradiazione.
Frazionamento, dose e tecnica:
Si utilizza sia il frazionamento standard con una dose totale di 50 Gy /2Gy die in 25 frazioni.
Le tecniche utilizzate sono:
Campi tangenziali filtrati con cuneo compensatore in casi di residuo mammario, o campi diretti di
elettroni.
Qualora sia prevista l’irradiazione della catena mammaria interna, si utilizza la tecnica IMRT
(radioterapia ad intensità di dose modulata).
Struttura PDTA Aziendale
AOU Cagliari REV. n.0. 14.11.2018
Pag. 42 di 42
AZIENDA
OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA
DI CAGLIARI
Allegato 10
Cure Palliative
Le Cure Palliative sono cure attive rivolte al controllo del dolore, di tutti gli altri sintomi che può
manifestare un paziente affetto da una malattia oncologica o cronica progressiva che non risponde
più ai trattamenti clinici. Sono cure volte ad aiutare il paziente e i suoi familiari per superare
disagi di carattere psicologico-emozionale-sociale e spirituale in modo da migliorare la qualità
della vita.
Le cure palliative rispettano la vita e considerano il morire come un processo naturale. Il loro
scopo non è quello di accelerare o differire la morte, ma quello di garantire la migliore qualità di
vita, sino alla fine". (Dallo Statuto dell'’Associazione Europea per le Cure Palliative)
VENGONO APPLICATE DUE MODALITA’ DI CURE PALLIATIVE :
Quelle esclusive di fine vita e quelle precoci contemporanee alle cure attive
(Chemio/radioterapiche)
MODALITA’ A: riferita a pazienti oncologici con malattia avanzata/metastatica in fase
di cessazione di terapia antitumorale specifica, affidati alle cure palliative nei mesi che
precedono la morte (Cure Palliative Esclusive) .
MODALITA’ B: sulla base del documento dell’American Society of Clinical Oncology
(ASCO) pubblicato nel 2012, la combinazione delle cure antitumorali specifiche e delle
cure palliative dovrebbe avvenire precocemente nel decorso della malattia per ogni
paziente con malattia metastatica e/o con sintomi rilevanti (Cure Palliative precoci o
simultanee).
Le pazienti candidate alle Cure Palliative simultanee sono:
Pazienti affetti da tumore in fase metastatica, anche in concomitanza alle terapie specifiche
antitumorali
Pazienti sintomatici o paucisintomatici con un Indice di Karnofsky compreso tra 50 e 80
che necessitano di una presa in carico globale di cure palliative
Familiari in difficoltà nel percorso di accettazione della consapevolezza della prognosi del
congiunto (non consapevolezza della progressione di malattia e della non efficacia dei
trattamenti)
Pazienti e familiari che necessitano di un supporto nella pianificazione del percorso di cura.
Finalità: Il contemporaneo trattamento della migliore terapia attiva antineoplastica associata alle
cure di supporto fisiche-ralazionali hanno permesso di offrire ai pazienti, affetto da una malattia
neoplastica a cattiva prognosi, il trattamento più idoneo a garantirgli il migliore rapporto
tossicità/efficacia, una migliore QoL, ed un beneficio reale e di supporto familiare.
Raccomandazione AIOM (Società italiana oncologia medica) e SICP (Società italiana cure
palliative) 2018: “Il modello integrato(Cure palliative simultanee concomitante alle terapie
oncologiche attive) dovrebbe sempre essere preso in considerazione come prima opzione per i
pazienti in fase metastatica o sintomatici, ove è disponibile un team di cure palliative
(RACCOMANDAZIONE POSITIVA FORTE)
Raccomandazione ASCO 2017: Un approccio palliativo combinato alle cure antitumorali
specifiche, dovrebbe essere precocemente garantito a tutti i pazienti con malattia metastatica e/o
con sintomi rilevanti.