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Ambasciata d’Italia Addis Abeba Ufficio di Cooperazione 21/02/2014 AVVISO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DIREZIONE GENERALE PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO Iniziativa di Emergenza per la Riduzione del Rischio nei Settori Acqua, Igiene Ambientale e Salute nel sud del Paese AID 9386 - III FASE LINEE GUIDA 1 Iniziativa di Emergenza per la Riduzione del Rischio nei Settori Acqua, Igiene ambientale e Salute nel sud del Paese AID 9386 - III Fase - LINEE GUIDA

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Ambasciata d’ItaliaAddis Abeba

Ufficio di Cooperazione

21/02/2014

AVVISO

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERIDIREZIONE GENERALE

PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

Iniziativa di Emergenza per la Riduzione del Rischio nei Settori Acqua, Igiene Ambientale e Salute nel sud del Paese

AID 9386 - III FASE

LINEE GUIDA

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Iniziativa di Emergenza per la Riduzione del Rischio nei Settori Acqua, Igiene ambientale e Salute nel sud del Paese AID 9386 - III Fase - LINEE GUIDA

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Ambasciata d’ItaliaAddis Abeba

Ufficio di Cooperazione

ALLEGATI

A: Parametri di valutazioneB: Chiarimenti AmministrativiC: Formato per la Proposta diConcept PaperD: Formato per la proposta di Progetto finale E: Format per il Piano FinanziarioF: Lettera d’IncaricoG1 Modello per Polizza fideiussoria 2% G2: Modello per Polizza fideiussoria anticipoH1 Modello comunicazione dati per richiesta nulla osta

antimafiaH2 Schema Controlli antimafiaI: Disciplinare d’IncaricoL: Dichiarazione di Esclusività M: Formato standard rapporto intermedio e finale

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INIZIATIVA DI EMERGENZIA IN ETIOPIA

Iniziativa di emergenza per la riduzione del rischio nei settori Acqua, Igiene ambientale e Salute nel sud del Paese

AID 9386 – III FASE

LINEE GUIDA PER LA FORMULAZIONE E PRESENTAZIONE DELLE PROPOSTE DI

PROGETTO/CONCEPT NOTESDA PARTE DELLE ONG

Premessa

Di seguito si enunciano le modalità, stabilite dall’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba/Unità Tecnica Locale di Cooperazione (UTL) in accordo con l’Ufficio VI e l’UTC della DGCS, per la formulazione e presentazione di proposte di progetto preliminari/concept paper da parte delle ONG e che costituiscono le ‘Linee Guida’ del’Iniziativa di Emergenza sopra riportata.

Sarà cura della DGCS, per il tramite dell’Ambasciata d’Italia in Addis Abeba/UTL e del personale tecnico del Programma Emergenza comunicare eventuali modifiche o integrazioni sopravvenute nella normativa vigente richiamata nelle presenti Linee Guida.

Si fa presente che verranno a breve fornite istruzioni operative per l’applicazione della normativa in materia di tracciabilità dei flussi finanziari (legge 136/2010 e s.m.i).

Il documento denominato ‘Chiarimenti amministrativi’ integra e completa tali Linee Guida.

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INDICE DELLE LINEE GUIDA

1. La Fase I e IIdell‘”Iniziativa di emergenza per la riduzione del rischio nei settori Acqua, Igiene ambientale e Salute nel sud dell’Etiopia” Aid 9386

2. Le caratteristiche dellaFase III dell’Iniziativa di EmergenzaAid 93862.1 Premessa2.2 Linee strategiche generali per l’esecuzione dei progetti2.3 Settori di intervento

2.3.1 Acqua, Ambiente, Territorio, Gestione delle risorse naturali2.3.2 Protezione dei rifugiati e sfollati2.3.3 Tematiche trasversali ai settori d’intervento

2.4 Aree di intervento2.5 Indirizzi di intervento2.6 Coordinamento e integrazione con altri programmi 2.7 Modalità di realizzazione degli interventi

3. Criteri di ammissibilità3.1 Ammissibilità organismo proponente

3.2 Ammissibilità delle proposte progettuali preliminari4. Selezione, valutazione e approvazione delle proposte progettuali

preliminari (concept notes)5. Definizione deiprogetti definitivi6. Finanziamento dei progetti

a. Lettera d’Incaricob. Disciplinare d’Incarico

7. Modalità di erogazione8. Rapporti di monitoraggio intermedio e finale e altra reportistica9. Rendicontazione 10. Piano finanziario e compensazioni delle voci di spesa11. Responsabilità ed impegni delle ONG per la realizzazione dei progetti

concordati12. Assistenza tecnica / Consulenza internazionale

Allegati

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1. LAFASE I E II DELL‘“INIZIATIVA DI EMERGENZA PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO NEI SETTORI ACQUA, IGIENE AMBIENTALE E SALUTE NEL SUD DELL’ETIOPIA”AID 9386

Rispettivamente il 31 marzo 2011 e il 10 agosto 2013 si sono concluse le prime due fasi dell”Iniziativa di emergenza per la riduzione del rischio nei settori Acqua, Igiene ambientale e Salute nel sud dell’Etiopia” (AID 9386) per un valore complessivo di 2.450.000 Euro, così ripartiti:Prima faseEuro €1.150.000 ed seconda Euro 1.300.000. Tali finanziamenti hanno costituito il contributo diretto all’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba per la realizzazione di programmi di emergenza nei settori acqua, igiene ambientale e salute nel sud del Paese. Gli interventi sono stati realizzati attraverso il coinvolgimento di 5 ONG idonee per ogni fase, selezionate attraverso apposito bando, secondo quanto previsto dalla legge 80/2005. Le Iniziativa erano rivolte al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione residente in alcune aree del sud Etiopia, attraverso attività di contenimento dell’emergenza e di riduzione dei rischi in due settori principali: acqua, igiene ambientale e salute.In particolar modo la seconda fase si èresa necessaria a seguito della grave crisi che ha colpito il Corno d’Africa nell’estate del 2011. Questa era orientata ad affrontare l’emergenza contingente e ad ampliare le migliori pratiche emerse nella realizzazione della Fase I del programma di emergenza in tema di miglioramento dell’accesso a fonti idriche sicure e sostenibili e della loro gestione e di riduzione delle patologie legate all’acqua e a migliorare i servizi sanitari disponibili per la popolazione d’intervento e i rifugiati. Il programma avevadunque un duplice obiettivo: affrontare la crisi acuta ma anchepreparare la popolazione a mitigare gli effetti di future crisi econtribuire a prevenirle aumentando la sicurezza ambientale dell’intero territorio nel medio/lungo periodo.Questa seconda fase dell’Iniziativa AID 9386ha dunque consentito la realizzazione, per mezzo di un gruppo selezionato di ONG idonee operanti in Etiopia, di progetti di assistenza umanitaria che hanno incluso anche attività di riduzione del rischio e di ricerca di soluzioni sostenibili ad alcune delle cause cheavevano contribuito alla crisi specifica e ad una ricorrenza/cronicizzazione delle emergenze nel Paese.

Sedi di intervento dell’Iniziativa di emergenza sono state alcune aree di tre regioni dell’Etiopia (Oromia, SNNPR e Regione Somala), dove operano stabilmente le ONG idonee selezionate quali enti esecutori.

2. LE CARATTERISTICHE DELLA FASE IIIDELL’INIZIATIVA DI EMERGENZA AID 9386

Come necessario e importante sviluppo delle prime due fasi, il DG ha approvato con delibera n. 145 del 1 Agosto 2013il finanziamento di un fondo in loco d’importo pari ad Euro 500.000 per la realizzazione della terza fasedell”’Iniziativa di Emergenza per la riduzione del rischio nei settori Acqua, Igiene ambientale e Salute nel sud dell’Etiopia” Aid 9386. L’iniziativa intende rispondere ai principi di efficacia degli aiuti, in particolare per quanto riguarda la promozione dei principi di ownership del Paese beneficiario e di allineamento con le strategia settoriali etiopiche e di armonizzazione con gli altri donatori.

L’iniziativa in parola è strutturata quindi in accordo con le Linee Guida della Cooperazione Italiana allo Sviluppo (2013-2015) e il nuovo Programma Paese Etiopia 2013-2015, essa si allinea alle strategie di intervento dei maggiori donatori umanitari presenti nel Paese nonché risponde alle

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richieste del governo etiopico. L’iniziativa identifica il settore prioritario secondo i principi della Good Humanitarian Donorship Initiative adottata in occasione del Comitato Direzionale dell’8/06/2012.L’iniziativa sarà orientata ad affiancare e complementare con la sua specificità (presenza visibile sul terreno attraverso le ONG, contatto diretto con i beneficiari e le autorità locali) e anche attraverso piccoli interventi in gestione diretta la strategia del Nuovo Programma Paese triennale in Etiopia, nel quadro degli interventi in tema di food security e aumento della capacità di adattamento e di risposta agli shock climatici (acqua rurale e urbana, ambiente, e livelihood), ma anche di supporto alle comunità agro-pastorali. Gran parte dell’iniziativa sarà dunque destinata ad azioni di emergenza finalizzate al rafforzamento della resilienza nel settore Acqua e Ambiente, Territorio e Gestione Risorse Naturali, e pur nella limitatezza delle sue risorse, opererà in accordo con: l’Humanitarian Requirement Document 2013 del Governo etiopico (revisione Agosto 2013) e le Linee Guida per l’Aiuto Umanitario della Cooperazione Italiana (in linea con GHD). Essa sarà in coordinamento diretto con le diverse iniziative del settore: quella americana delGlobal Alliance for Action for Drought Resilience and Growth, quella inglese su base triennale del DFID, la Piattaforma dell’IGAD “Regional Disaster Resilience and sustainability e anche con i programmi WB e African Development Bank su drought resilience”e infine con il programma italiano in Afar sulla resilience – in fase di formulazione – (con una dotazione di 12 M di euro a credito d’aiuto più l’assistenza tecnica). Con particolare attenzione a questi ultimi poiché parte del già citato Programma Paese.

L’iniziativa rifletterà il position paperdell’Humanitarian Country Team Ethiopia e le strategie sul tema di Echo-DEVCO per l’Etiopia. Infine, particolarmente importante, si allineerà con la strategia globale EU di Resilience Policies e il programma SHARE, nel quadro del dialogo in atto sul processo di integrazione tra politiche umanitarie e di sviluppo (LRRD – LinkingRelief, Recovery and Development), tema prioritario del semestre di Presidenza Irlandese appena concluso (giugno 2013) e del Piano di azione della Commissione sulla resilience, tema che é stato al centro anche della recente field visit dei Gruppi di Lavoro del Consiglio UE CODEV e COHAFA.

Tematiche trasversali saranno il gender, in particolare come contributo al “gender-mainstreaming” trans- settoriale del GoE e lo sviluppo delle risorse umane, mentre uno stretto intercambio con le autorità locali sarà propedeutico ad uno sviluppo delle capacità istituzionali in favore di un sempre più efficace coordinamento delle attività in corso e soprattutto come supporto per la pianificazione futura.

Il coordinamento, la facilitazione dei rapporti con le Autorità e con altre agenzie/organizzazioni operanti sul territorio, l’assistenza tecnica ed il monitoraggio delle attività saranno assicurati dall’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba, dall’Unità Tecnica Locale (UTL) e dall’Unità del Programma di Emergenza costituito presso la medesima UTL e dagli esperti inviati dalla DGCS.

L’Iniziativa verrà realizzataattraversola partecipazione di ONG idonee, ai sensi della Legge 80/2005 che, all’art. 1, comma 15-sexies1attribuisce al Capo Missione la facoltà di stipulare

1Art. 1, comma 15-sexies, della Legge 80/2005: “Per la realizzazione degli interventi di emergenza di cui all'articolo 11 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, e successive modificazioni, mediante fondi accreditati alle rappresentanze diplomatiche, il capo missione può stipulare convenzioni con le organizzazioni non governative che operano localmente”.

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convenzioni con Organizzazioni Non Governative (ONG) per la realizzazione degli interventi di emergenza (art. 11 Legge n. 49/87), fornendo a livello locale uno strumento di semplificazione amministrativa e gestionale dei fondi destinati ad attività di cooperazione accreditati alle rappresentanze diplomatiche.Conformemente allaProposta di Finanziamento, l’Iniziativa di emergenza in parola, prevede la seguente distribuzione di budget tra i due settori di intervento previsti:

Settori d’intervento Importo previsto in Euro

Acqua e Ambiente, Territorio e Gestione Risorse Naturali 240.000

Protezione dei rifugiati e sfollati 220.000

Costi di Gestione 40.000

Totale 500.000

I suddetti importi, definiti in via previsionale nel corso della formulazione della Proposta di Finanziamento, sono suscettibili di variazioni, debitamente motivate, che consentano di rispondere in modo più adeguato alle necessità riscontrate sul territorio.

2.1. Premessa

L’Etiopia, è il secondo paese più popoloso dell’Africa Sub-Sahariana con una popolazione di circa 85 milioni di abitanti2 ed ha un ruolo centrale nella geopolitica del Corno d’Africa, è economicamente basato in prevalenza su agro-pastorizia e servizi. Tra le civiltà più antiche al mondo, è anche uno dei Paesi più poveri. Il reddito medio pro capite del Paese è di 370 USD, sostanzialmente inferiore alla media regionale di 1.257 USD3.Infatti, pur vantando un elevato tasso di crescita economica media annua - la sua economia ha infatti sperimentato un importante crescita nell’ultimo decennio, attorno al 9,9% rispetto alla media regionale del 5.4% - e pur attraendo importanti investimenti esteri, persistono profondissime sacche di povertà. L’Etiopia nell’Human Development Index4 2012 è solo al 173 posto. Tra le cause del persistere di un quadro tanto preoccupante possiamo individuare l’elevata pressione demografica (ritmo di crescita del 2,6% annuo), l’ancora consistente divario tra contesto urbano e realtà rurali e, in particolar modo, le ostili condizioni climatico-ambientali di vaste aree del Paese. La popolazione rurale, che rappresenta ancora oggi la maggioranza degli etiopici, è dedita ad un’economia di sussistenza, di carattere agro-pastorale e, pertanto, fortemente dipendente dall’andamento delle piogge stagionali, dalla produttività dei pascoli e raccolti e dalla resa delle connesse attività produttive.La vulnerabilità di milioni di Etiopici è esacerbata da eventi meteorologici erratici (spesso causa di inondazioni e siccità) che affliggono ciclicamente larghe aree del Paese, dando un carattere contradditorio di permanenza e ripetitività all’emergenza. L’ultimo evento è stato la grave siccità del 2011 che ha colpito l’intero Corno d’Africa e a riguardato quasi 13 milioni di persone. Il rischio

2United Nation, 2011.3 Gross National Income, Atlas Method. World Bank4 UNDP, 2013.

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d’insicurezza alimentare è alto sia per la popolazione pastorale che per quella agricola, dovuta a cause naturali e strutturali. Questo colpisce soprattutto il segmento di popolazione più vulnerabile e che ha meno strumenti e conoscenze per difendersi. Il risultato di questi eventi ricorrenti ha come effetto non solo la crisi immediata e i relativi problemi di sussistenza ma altresì il deterioramento del territorio e del capitale umano e socio-economico di queste aree.

Anche se non così numerosi come in altri Paesi africani, in Etiopia vi sono casi di scontri interni e molte tensioni lungo i confini che sfociano in manifestazioni violente. L'Etiopia confina con sei paesi e, nonostante i problemi che si trova ad affrontare con ognuno di questi e al suo interno, accoglie, in proporzioni diverse, i rifugiati in fuga da scontri, estremismo, carestie e povertà. L’Etiopia è al centro di una regione, il Corno d’Africa, in cui problemi politici, sociali e ambientali provocano continui ed intensi movimenti di confine. Dopo un periodo di relativa tranquillità in cui si era registrata un’inversione di tendenza, negli ultimi anni, dal 2009 a oggi, il numero dei rifugiati è triplicato, per arrivare alla cifra attuale che di oltre 410.000 persone. Purtroppo, data l’estensione e l’intensità dei conflitti, in particolare in Somalia, in Sudan/Sud Sudan e in maniera diversa in Kenya, nei prossimi mesi, la previsione é di un incremento di rifugiati all’nterno dei confini etiopici. La Somalia in primo luogo è fonte di preoccupazione e di instabilità e la causa principale di flussi di rifugiati e insieme a loro di militari e di gruppi radicali. Ma rifugiati arrivano nel Paese anche dagli altri stati confinanti: Eritrea, Sudan, Sud Sudan e Kenya.

2.2. Linee Strategiche Generali per l’esecuzione dei progetti

La presente Iniziativa di emergenza, concepita in un’ottica di rafforzamento dellefasiprecedenti, consentirà alla Cooperazione Italiana, alla luce dell’esperienza maturata con le fasi precedenti, di affiancareil governo etiopico e la comunità internazionale nella realizzazione d’interventi di assistenza umanitaria in alcune aree particolarmente disagiate nel sud dell’Etiopia e, allo stesso tempo, di estendere il proprio raggio d’azione, se possibile, in aree particolarmentevulnerabili coma l’Afar.In linea con la strategia di gestione dell’emergenza messa a punto dal Disaster Risk Management and Food Security Sector del Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale dell’Etiopia (DRMFSS/MoARD), obiettivo generale dell’Iniziativa è quello difavorire il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione che vive in alcune specifiche aree critiche del sud/sud-est dell’Etiopia (Oromia, Regione Somala e SNNPR) e in altre aree vulnerabili (Afar) attraverso il consolidamento del territorio e il rafforzamento della propria capacità di adattamento e di risposta (di resilienza) alle crisi umanitarie nei settori dell’acqua e dell’ambiente, nonchè a favorire l’integrazione dei programmi di emergenza e post-emergenza con le iniziative di sviluppo, per aumentarne il grado di sostenibilità e l’impatto a lungo termine.

Nello specifico, la terza fase dell’Iniziativa a favore della popolazione vulnerabile e dei rifugiati avrà come obiettivo, compatibilmente con i fondi disponibili, quello di favorire il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, attraverso un miglior accesso a fonti d’acqua sicura e protetta da parte della popolazione e a uso agro-pastorale e una rafforzata la capacità di risposta alle emergenze idriche ma in particolar modo di rafforzare la capacità a livello locale di prevenzione del rischio e di risposta a potenziali nuove situazioni di emergenza e di attività di conservazione e uso del territorio e di supporto allo sviluppo di pratiche per la conservazione e il rafforzamento ambientale.

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L’interventosarà, pertanto, articolato attraverso iniziative nei settori: (i) Acqua, Ambiente, Territorio e Gestione delle Risorse Naturali; (ii) Rifugiati. Le attività saranno concentrate nel sud/sud-estdell’Etiopia: Oromia, Regione Somala (anche sud-est potenzialmente come nella seconda fase) e SNNPR, con particolare attenzione alle zone più colpite dalle crisi cicliche con possibilità di estensione all’Afar. Come sopra indicato, la Cooperazione Italiana intende avvalersi dell’esperienza e della collaborazione delle ONG regolarmente accreditate in Etiopia e già operanti in loco per la realizzazione di dette attività.

2.3Settori di intervento

2.3.1. Acqua, Ambiente, Territorio, Gestione delle risorse naturaliL’acqua è da sempre fonte di vulnerabilità cronica in Etiopia. Le fonti naturali sono scarse o non protette o con acqua non potabile, con conseguenze importanti sulla salute della popolazione. I pozzi non sono sufficienti o abbandonati per scarsa manutenzione, non vi sono linee distribuzione adeguate, i sistemi di raccolta e conservazione scarsi, limitati e non sicuri. Infine un regime pluviometrico ciclicamente molto inferiore alla media completa un quadro decisamente allarmante. A questi problemi persistenti si sommano quelli di carattere periodico. Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, si é aggiunto il fenomeno atmosferico della Niña (e la conseguente gravissima siccità) che ha compromesso l’accesso e l’utilizzo di fonti di acqua sicura ad uso umano ed animale, soprattutto nelle aree pastorali delle regioni del sud Oromia, Somali Region e SNNPR. La siccità dell’estate 2011 ha colpito in tutta la regione più di 13 milioni di persone (oltre 6 milioni in Etiopia). Gli intervalli tra un evento che richiede aiuto umanitario di emergenza (siccità, carestie, alluvioni e anche conflitti) e l’altro sono sempre più brevi e dimostrano come siano inadeguati i mezzi e le risorse per aumentare la capacità di reazione e resilienza della comunità che vengono sistematicamente colpite e come invece siano la sola possibilità per il Paese e per i donatori di uscire dal circolo vizioso delle emergenze ricorrenti e dagli alti costi che queste comportano.Il rischio d’insicurezza alimentare, come già riportato, è alto sia per la popolazione pastorale che per quella agricola, dovuta sia a cause naturali che strutturali. Il segmento di popolazione più colpito è anche il più vulnerabile e quello che ha meno strumenti e conoscenze per difendersi. La ricorrenza di questi eventi ha come effetto, oltre alla devastante crisi immediata, il deterioramento progressivo del territorio e del capitale umano e dei mezzi di sussistenza di queste aree, nonché dell’aumento delle tensioni tra i differenti gruppi che possono sfociare in conflitti violenti.La vulnerabilità di alcune aree dell’Etiopia, già fragili in tempi normali, viene quindi– a scadenze regolari – esacerbata dagli eventi meteorologici erratici che inducono siccità, alluvioni, etc. Vi sono aree agro-pastorali delle lowlands in Oromia, in Somali, in Afar e in SNNPR che stanno vivendo in queste settimane la terza siccità consecutiva (2011/12/13), probabilmente anche a causa del riscaldamento globale, in un processo purtroppo irreversibile (FAO Ethiopia 2013). La popolazione e l’ambiente subiscono un impoverimento progressivo con gravi implicazioni socio-economiche da un lato e un sempre più ridotto accesso all’acqua, all’energia, alle risorse ambientali in genere e anche al cibo, dall’altro.

2.3.2. Protezione dei rifugiati e sfollatiQuesti problemi di accesso alle risorse e di impoverimento del territorio uniti ai numerosi conflitti – interclanici, politici o di appartenenti a gruppi politico-religiosi radicali – che si verificano nei paesi confinanti con l’Etiopia hanno la conseguenza di migrazioni consistenti dentro i confini del Paese, che si trova ad affrontare i problemi che derivano dal dover accogliere in modo adeguato rifugiati

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per periodi che si fanno sempre più lunghi in aree già molto complesse e compromesse in termini di sussistenza. In mancanza di strumenti adatti, i rifugiati finiscono involontariamente a sfruttare il territorio in maniera impropria e a contendersi con i locali le già molto esigue risorse ambientali, con il risultato aggiuntivo di aumentare l’instabilità interna del Paese. I rifugiati, sono divisi tra i campi ufficiali e le aree “informali” in cui vivono insieme alle popolazioni ospitanti, al Sud ad esempio in Borena (Oromia), come nella zona nord-orientale, in Afar.

L’interesse del programma negli interventi in favore dei rifugiati in Etiopia è il supporto parallelo a rifugiati e host communities, comunità che spesso versano in condizioni anche più critiche dei rifugiati stessi. Solo con il rafforzamento delle relazioni sociali tra rifugiati e comunità ospitante si potrà migliorare la situazione di protezione delle categorie più vulnerabili, si potranno ridurre i conflitti interni incoraggiando entrambi ad utilizzare servizi comuni (scuola, centri sanitari, punti d'acqua, etc.) e si potrà rendere l'intera area più sicura e vivibile, fattore fondamentale per la stabilità dell'intera regione e quindi del Paese. Prevedere opportunità di livelihood activities collegate alla protezione ambientale avrebbe il triplo vantaggio del miglioramento ambientale (ad es. raccolta e riciclo di rifiuti e di utilizzo di energie alternative), di disinnescare i conflitti interni e anche di interrompere il circolo vizioso dell'assistenzialismo cronicizzante.

2.3.3. Tematiche trasversali ai settori d’intervento

L’attenzione alle tematiche di genere: le donne, dovranno essere tra le principali beneficiarie delle attività previste. Esse sono le responsabili tradizionali della raccolta e della conservazione dell’acqua per il consumo domestico, attività cui dedicano la maggior parte del loro tempo a scapito della loro formazione e crescita personale. Se correttamente formate, le donne sono le prime promotrici di buone pratiche igienico-sanitarie e ambientali, essenziali per la cura della persona e dell’ambiente e, con la giusta formazione, potranno anche avere un ruolo di guida per la realizzazione di piccole attività generatrici di reddito. Le donne dovranno essere direttamente coinvolte nelle azioni del programma, favorendo in tal modo l’acquisizione da parte delle stesse di una maggior consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo ed un consolidamento della propria posizione in seno alla comunità di appartenenza. Le attività di sensibilizzazione saranno rivolte anche ai leader comunitari e agli uomini in generale, in modo da favorire l’inizio di un processo culturale che possa portare ad un progressivo superamento delle diseguaglianze di genere.

Lo sviluppo delle risorse umane: il programma intende potenziare le capacità istituzionali locali nella gestione dei servizi e nel coordinamento degli interventi sul territorio, principalmente attraverso attività di formazione teorica e on the job e la condivisione di esperienze. Il fine è di favorire un migliore uso delle risorse disponibili, con il duplice scopo di contrastare le emergenze e pianificare, nel medio-lungo periodo, una migliore amministrazione delle risorse naturali per un’azione efficace di contenimento del rischio e prevenzione delle crisi future.

2.4 Aree di intervento Alla luce dei bisogni individuati dal Governo etiopico e dalla comunità internazionale nelle aree del Paese maggiormente esposte al rischio della crisie del posizionamento delle ONG idonee già

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presenti sul territorio, si è identificato il focus dell’intervento in alcune zone del Sud e del Sud Est dell’Etiopia, appartenenti alle Regioni Oromia, Somala e SNNP e anche dell’Afar. Le località possibili di azione saranno in continuità con le prime due fasi dell’intervento: il sud dell’Etiopia, con una particolare attenzione alle woredas (distretti) giudicati prioritari dalle mappe UNOCHA, con la sola aggiunta dell’Afar. Rispetto alle precedenti fasi si intende dunque estendere le potenziali aree nelle quali le ONG potranno presentare proposte anche alle aree più disagiate dell’Afar. Questa scelta è dettata dalla condizione preoccupante dell’area, come denuncia il coordinamento umanitario etiopico nell’ultima revisione del HRD dell’agosto 2013 in cui viene riportato che in questa area persiste un carenza d’acqua (dovuta al fallimento delle piogge stagionali chiamate sugum),con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e radicalizzando il problema nelle aree cronicamente water – insecure.

Ma l’inserimento è dovuto anche dall’interesse che su questa zona ha potenzialmente la cooperazione italiana, in accordo con il nuovo programma Paese 2013/2015, che comprende un programma di resilience in Afar in fase di formulazione (12 M di euro a credito d’aiuto più l’AT). Questa scelta, preme sottolineare, non ha lo scopo di ampliare la geografia dell’intervento, al contrario è fatta in un’ottica di concentrazione delle attività di emergenza nelle aree in cui la Cooperazione italiana è già presente (o potrà esserle) sul canale bilaterale in un’ottica di ottimizzazione ed efficienza degli sforzi italiani sul territorio etiopico5.

2.5 Indirizzi di interventoAlla luce di quanto rilevato, il presente Programma sarà diretto, come precedentemente riportato, a due settori principali: (I) Acqua, Ambiente, Territorio e Gestione delle Risorse naturali, e (II) Protezioni rifugiati e sfollati, settori di tradizionale esperienza della Cooperazione Italiana in Etiopia e anche di gran parte delle ONG idonee operanti nel Paese.L’iniziativa, pur prendendo avvio e in continuità con le precedenti, cerca di compiere un ulteriore passo verso l’autonomia dei beneficiari attraverso la messa a punto di servizi sostenibili. Per questo particolare attenzione nella valutazione verrà posta nella scelta di tecnologie semplici, efficienti, sostenibili, facilmente riproducibili e con bassi costi di manutenzione e gestione. Questa incoraggia dunque il trasferimento alle istituzioni locali (uffici locali per l’Acqua)e alle comunità beneficiarie (comitati di gestione dell’acqua) delle conoscenze, competenze e metodologie operative che possano contribuire a migliorare la loro capacità a rispondere in autonomia alle crisi che ciclicamente si presentano, a causa di condizioni climatiche e ambientali sfavorevoli. Infine saranno valutate positivamente le azioni che siano dirette a prevenire l’impoverimento ambientale e socio-economico che deriva dalle crisi umanitarie, attraverso il rafforzamento di una migliore gestione e di una pianificazione territoriale efficace,tali da rendere più efficienti le risorse disponibili.

Le risorse disponibili saranno indicativamente ripartite come di seguito illustrato:

I. Acqua, Ambiente, Territorio e Gestione delle Risorse naturali (240.000 Euro):

5Alla luce dei fondi disponibili, sarà possibile finanziare un numero contenuto di progetti, certamente non tali da coprire tutte le aree indicate. Solo al termine della fase di selezione delle proposte di intervento, pertanto, sarà possibile definire con maggior precisione l’area di interesse del Programma, in ogni caso compresa entro i limiti già stabiliti ed indicati nel testo.

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Come riportato anche nella revisione del HRD (agosto 2013) il principale obiettivo degli interventi in questo settore è quello di incrementare l’accesso all’ acqua e in particolar modo a acqua potabile sicura. Tali progetti contribuiranno a migliorare la qualità della vita della popolazione sotto il punto di vista nutrizionale e sanitario ma contemporaneamente dovranno avere lo scopo di ridurre il rischio di un ulteriore impoverimento del territorio e di aumentarela capacità di adattamento e di risposta agli shock climatici (acqua rurale e urbana, ambiente, e livelihood), delle comunità beneficiarie e, in generale, dovranno mettere in campo azioni di emergenza finalizzate al rafforzamento della resilienza. L’Iniziativa intende assicurare una migliore copertura idrica e favorire un miglior accesso a fonti d’acqua sicura e protetta attraverso l’impiego di sistemi idonei e tecnologicamente riproducibili e sostenibili, scelti a seguito di studi di fattibilità idro-geologica e valutazioni del contesto di intervento e un migliore accesso a fonti d’acqua sicura e protetta da parte della popolazione e a uso agro-pastorale.Vista la natura dell’Iniziativa, volta in particolar modo alla prevenzione del rischio, gli interventi dovranno avere una garanzia di sostenibilità anche ambientale e rafforzare la capacità di risposta alle emergenzeidriche ricorrenti.

Nell’ottica del miglioramento delle condizioni igieniche dei territori d’intervento, l’iniziativa si propone la diffusione di strutture igieniche di base adeguate e dotate di sistemi sostenibili e di produzione di energia alternativa.

Il programma si prefigge inoltre il potenziamento delle capacità delle Istituzioni competenti e della comunità nella gestione e manutenzione degli schemi idrici, d’igiene ambientale e in particolar modo al rafforzamento delle competenze e degli strumenti nella prevenzione del rischio e di risposta a potenziali nuove situazioni di emergenza nonché nelle attività di conservazione e uso del territorio. Basilari saranno infine le attività a supporto dello sviluppo di pratiche per la conservazione e il rafforzamento ambientale.

II. Protezione dei rifugiati e sfollati (220.000 Euro)

I principali attori umanitari sono concordi nel ritenere l’Etiopia attore dal ruolo chiave nel delicato equilibrio regionale per l’assistenza ai rifugiati. Da rilevare il carattere dinamico dei rifugiati presenti nel Paese: in Etiopia ci sono rifugiati da tutti i Paesi vicini ed è uno dei posti con il numero complessivo di rifugiati più alto in Africa, allo stato attuale sono circa 410.000 e vi sono costantemente nuovi arrivi. E’ un problema contemporaneamente acuto e protratto nel tempo, in cui la pressione data dalle emergenze di nuovi arrivi si unisce alle necessità differenti di rifugiati ospitati da lungo tempo. Per queste caratteristiche peculiari si ritiene importante affiancare alle soluzioni più tradizionali lo sviluppo di iniziative più innovative che contribuiscano alla costruzione di una maggiore capacità di resilience anche per i rifugiati, attraverso il rafforzamento delle capacità personali, di livelihood e di migliore gestione e cura del territorio che li ospita e della sue risorse. Tali attività saranno anche uno strumento di prevenzione del conflitto tra rifugiati e comunità ospitante. L’iniziativa dunque sosterrà azioni che: favoriscano ai rifugiati e alle comunità ospitanti un miglior accesso a fonti d’acqua sicura ad adeguati servizi igienico-sanitari; che promuovanol’elaborazione di una strategia ambientale pilota per un campo e le zone

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circostanti e sostengano il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rifugiata attraverso la costituzione di piccole attività generatrici di reddito per la conservazione ambientale. Infine saranno valutate particolarmente positivamente le azioni volte al miglioramento delle relazioni sociali tra rifugiati e comunità ospitante.

Sono state inoltre identificate due aree trasversali di intervento, ad integrazione dei suddetti settori principali. Si tratta di: (i) Promozione della condizione femminile (ii) Sviluppo delle risorse umane. Quindi attraverso la terza fase del Programma di Emergenza si mira anche a:

(i): promuovere il coinvolgimento e la partecipazione delle donne alla vita comunitaria ed ai processi decisionali a livello locale.

(ii): formare e/o aggiornare il personale di enti e strutture pubbliche beneficiari per favorire la trasmissione di saperi e competenze tra quadri ed addetti al settore.

2.6 Coordinamento e integrazione con altri programmi

La presente iniziativa è frutto di un esercizio partecipato e coordinato e si allinea alle strategie di interventodelle Agenzie Internazionali e dei maggiori donatori umanitari presenti in Etiopia nonché risponde alle richieste del governo etiopico (vedi § 2). Tutte le azioni finanziate dovranno mirare ad attivare il massimo coinvolgimento e la collaborazione delle Autorità locali, regionali e federali fin dalla progettazione dell’intervento e ricercheranno la costruzione di sinergie con altre organizzazioni (internazionali e locali) e/o le Agenzie UN sul territorio impegnate in interventi simili o complementari.In particolarele proposte di progetto rivolte – interamente o in parte - ai rifugiati dovranno essere in piena corrispondenza con le prioritàdefinite da UNHCR e ARRA nell’ambito dei settori indicati nel presente documento. Tra le opportunità di collaborazione che si potrebbero individuare rientrano le seguenti:

a. Costruzione di sinergie con programmi di emergenza finanziati da altri donatori (es. UE, ECHO, DFID, OFDA, etc) e/o realizzati dal sistema delle Nazioni Unite (es. UNOCHA, UNHCR, FAO, etc.);

b. Collaborazione con altre iniziative sostenute dalla Cooperazione Italiana sul territorio, attraverso il canale bilaterale o multilaterale;

c. Integrazione con altre iniziative realizzate dalle ONG idonee in loco. d. Collaborazione con altre iniziative di ONG internazionali, istituzioni private, università o

programmi di cooperazione decentrata italiana presenti sul territorio.

Considerata l’entità delle risorse limitate a disposizione, il Programma eviterà un’eccessiva parcellizzazione e dispersione dei fondi, in favore di un approccio atto a facilitare la complementarietà e l’integrazione tra le iniziative finanziate sul territorio.

II.7 Modalità di realizzazione degli interventi

Le proposteche si riferiscono al presente programma dovranno mirare all’ottimizzazione delle metodologie e dei risultati conseguiti nel corso della precedente iniziativa di emergenza

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nonché, ove possibile, a mitigare gli specifici fattori negativi che possono minare il benessere dei beneficiari prioritari. Queste inoltre dovranno prevedere una strategia di uscita che favorisca la continuità delle azioni, al fine di creare i presupposti per il consolidamento di programmi di sviluppo a livello locale con un forte coinvolgimento dei beneficiari, nonché delle istituzioni locali preposte a garantire la sostenibilità degli interventi.

Le attività di emergenza saranno realizzate in gestione diretta dall’Ambasciata d’Italiaad Addis Abeba che potrà avvalersi anche di ONG idonee, ai sensi della Legge 80/2005, art. 1, comma 15-sexies.

Il coordinamento delle attività di emergenza, l’assistenza tecnica e il monitoraggio saranno assicurati dall’Unità Tecnica Locale di Addis Abeba/Coordinamento Iniziativa di Emergenza, eventualmente assistita da esperti inviati dalla DGCS.

3. CRITERI DI AMMISSIBILITÁ

Le ONG che vorranno concorrere allo svolgimento del Programma in oggetto dovranno rispettare i criteri di ammissibilità qui di seguito riportati, inerenti sia l’Organismo proponente che i contenuti delconcept paper (ALLEGATO C).

3.1. Ammissibilità dell’organismo proponente

Possono presentare proposte progettuali preliminari per il presente Avviso le Organizzazioni non Governative6che:

- siano idonee ai sensi della legge n. 49/87;

- che siano in grado di operare nel territorio etiope sulla base della normativa locale e che siano regolarmente accreditate presso la Charities and Societies Agency.

- che abbiano maturato, come singola ONG, al momento della presentazione della proposta progettuale all’Ambasciata, esperienza e/o progetti relativi ai settori e alle aree oggetto del Programma di emergenza.

3.2. Ammissibilità delle proposte progettuali preliminari

6 E’ possibile presentare progetti congiunti in associazione temporanea con altre ONG idonee che operino localmente. Ogni ONG compartecipe facente parte dell’eventuale consorzio/associazione temporanea dovrà dimostrare di essere in possesso di tutti i requisiti di ammissibilità elencati al punto 3.1.

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Saranno ammesse alla procedura di selezione di cui al presente Avviso soltanto i concept paper7 che abbiano i seguenti requisiti:

a. Conclusione delle attività del potenziale progetto entro il terminemassimodimesi 8 (otto) dalla stipula del Disciplinare d’Incarico8;

b. Esplicita approvazione ed autorizzazione da parte delle Autorità regionali e locali di riferimento ed inquadramento delle attività proposte nell’ambito delle priorità stabilite dal Governo etiopico; nel caso di proposte riguardanti i rifugiati l’endorsement e l’approvazione dovranno essere siglati da UNHCR e/o ARRA;

c. Conformità alle finalità, agli obiettivi, ed ai settori principali e trasversali indicati nelle premesse del presente documento.

4. SELEZIONE, VALUTAZIONE E APPROVAZIONE DELLE PROPOSTE DI PROGETTO PRELIMINARI (CONCEPT PAPER)

L'Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba e l’Unità Tecnica Locale di Cooperazione allo Sviluppo (UTL), in accordo e coordinamento con la DGCS e coadiuvata dagli esperti inviati in missione dalla DGCS, sonoresponsabili delle procedure di selezione, valutazione e approvazione dei progetti preliminari(altrimenti detti concept paper) e successivamente delle proposte progettuali.

I concept paper (redatti secondo il modello di cui all’Allegato C)in formato cartaceo, dovranno essere presentati dagli organismi proponenti all’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba /UTLentro le ore… ora etiopica del… in formato cartaceo al seguente indirizzo:

Ambasciata d’Italia – UTL/Programma di Emergenza AID 9386 – III Fase c/o l’Unità Tecnica Locale di Cooperazione allo Sviluppo (UTL): Villa Italia Kebena – Addis AbebaN.B: In caso di invio tramite posta farà fede il timbro postale.

I concept paper dovranno essere contemporaneamenteinviati anche in formato PDF via posta elettronica entro la stesa ora e lo stesso giorno del formato cartaceo, sopra riportati, specificando nell’oggetto “ConceptPaper_IniziativaEmergenza_AID 9386 III fase_Etiopia_sigla ONG”, all’indirizzo e-mail:………………… .

7 Le ONG possono presentare un solo concept paper,massimodue nel caso che presentino anche un concept paper in consorzio con altra ONG idonea.

8Il termine per la durata delle attività di progetto è stato stabilito anche tenendo conto che, ai sensi dell’Ordine di Servizio n. 11 del 13 giugno 1996 e dalla Delibera n. 50 del 6 giugno 1996 per l’adozione delle “Disposizioni di attuazione in materia di interventi di emergenza”, la durata del Programma di emergenza [nel suo complesso] non può comunque superare i 12 mesi dall’inizio delle attività operative [sancito dalla data di approvazione del Piano Operativo Generale – POG – dell’Iniziativa di emergenza].

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Tali concept paperdovranno scaturire da un’approfondita conoscenza dei bisogni sul territorio, delle priorità territoriali e del quadro degli interventi in corso.

Le propostepreliminari dovranno dar prova dell’accordo delle Autorità locali e non potranno essere in contraddizione, duplicazione o in contrasto con altre iniziative realizzate da altri enti/organizzazioni sul territorio. Si fa presente che le ONG che saranno selezionate per la realizzazione dell’Iniziativa di cui al presente Avviso, come per la precedente Iniziativa di Emergenza, dovranno sottoscrivere un Accordo con tutte le Autorità locali coinvolte.

Saranno privilegiate la competenza tecnica e le positive esperienze già maturate dalle ONG, premiando quelle che hanno attuato “best practices” e favoriscano l’ownership delle iniziative, promuovano l’adozione di un approccio partecipativo e propongano misure volte ad assicurare la sostenibilità dell’intervento in termini di riduzione del rischio di future crisi. Sono valutate positivamenteforme di cofinanziamento da parte della medesima ONG proponente e/o di altri donatori9.

I concept paper saranno classificati da un’apposita Commissione, attribuendo a ciascuna, sulla base di criteri preventivamente comunicati, un punteggio complessivo, derivato dalla somma dei punteggi assegnati a ciascunadelle sezioni dei parametri di valutazione (vedi Allegato A)applicabili a questa prima fase di selezione (verrà assegnato punteggio zero aiparametri non riferibiliai concept paper)10La Commissione valutatrice, che verrà nominata in loco dall’Ambasciatore d’Italia ad Addis Abeba, sarà composta da rappresentanti dell’UTL (inclusi gli esperti DGCS eventualmente inviati in missione sul Programma) e dell’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba. La Commissione provvederà a valutare e classificare le proposte progettuali entro 7 giorni lavorativi dal termine ultimo per la presentazione delle proposte stesse. Gli esiti di questa prima fase di valutazione verranno comunicati a tutte le ONG proponenti entro 1 giorno lavorativo dalla decisione della Commissione.

Vista l’entità moderata del finanziamento, solo le 4 proposte che avranno ottenuto i punteggi più alti saranno ammesse a finalizzare i progetti definitivi.

A seguito dei risultati della prima fase di selezione, in base anche alle osservazioni fatte sui concept paper fatte dalla Commissione ein stretto coordinamento con l’UTL/Programma di Emergenza,l’ONG provvederà a stilare i progetti definiti. Questi(redatti secondo il modello di cui all’Allegato D) dovranno essere presentati entro 15 giorni lavorativi dalla comunicazione dell’Ambasciata/UTL - Programma di Emergenza in merito all’esito positivo della valutazione del concept paper, e eventualmente verificati sul campo da esperti DGCS. L’UTL/Programma di Emergenza presso l’Ambasciata d’Italia ad Addis Abebae gli esperti DGCS inviati in missione assicureranno l’orientamento e l’assistenza tecnica alle ONG per il processo di revisione delle versioni finali dei progetti. Ciò al fine di pervenire ad un’esauriente formulazione tecnico-economica delle proposte progettuali definitive (vedi successivo § 5), in modo che il

9Qualora tra le componenti progettuali oggetto di diversi finanziamenti sussista un rapporto di interdipendenza, dovrà essere fornita prova documentale che abbia valore di impegno da parte dei cofinanziatori.

10secondo la formula per ogni sezione: (Σa,b,c,…) * il peso assegnato / il punteggio massimo.

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complesso degli interventi rappresenti un insieme integrato e armonico, incrementando risultati e impatto del Programma. La stessa Commissione effettuerà quindi la valutazione definitiva delle proposte progettuali complete, entro 5 giorni lavorativi dalla presentazione delle proposte definitive stesse, alla luce dei parametri di cui all’Allegato A, attribuendo a ciascuna un punteggio. La Commissione approverà le proposte giudicate idonee (ossia che abbiano superato la soglia minima di punteggio predeterminata e preventivamente comunicata) e stilerà una graduatoria delle stesse. La comunicazione a tutte le ONG degli esiti della valutazione avverrà entro 1 giorno lavorativo dall’approvazione delle proposte definitive. I progetti definitivi potranno anche essere esclusi se non corrispondenti alla fattibilità espressa nel progetto preliminare o verificata sul campo da parte dell’UTL/Programma di Emergenza e/o non conformi alla documentazione richiesta e prevista dalle normative in materia.

Nella valutazione del progetto definitivo sarà dato particolare rilievo alla capacità della ONG di mettere in atto economie di scala con risorse provenienti da altre fonti, tali da mantenere i costi amministrativi contenuti entro il 20 % (che ad ogni modo non dovranno superare il 25% v. All.A).

Le proposte, una volta approvate in via definitiva dalla Commissione, saranno finanziate nell’ambito dei fondi disponibili secondo l’ordine di graduatoria,seguendo le procedure in vigore,. L’Ambasciata, coadiuvata dall’UTL/Programma di Emergenza, procederà quindi ad espletare le procedure necessarie per il loro immediato avvio.

L’elenco dei progetti selezionati dovrà essere pubblicato, entro trenta giornidall’approvazione definitiva dei progetti, sul Portale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri (www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it) nella sezione “Avvisi e bandi” e sul sito della Cooperazione Italiana ad Addis Abeba (www.itacaddis.org).L’elenco dovrà indicare per ciascun progetto: l’ONG, il titolo, il settore d’intervento e l’ammontare finanziato.

5. DEFINIZIONE DEI PROGETTI DEFINITIVI

Il documento di progetto definitivo, pur sinteticamente, dovrà fornire tutte le informazioni necessarie a consentire una sua corretta valutazione finale. Esso dovrà pertanto comprendere:

La Proposta Tecnica formulata utilizzando l’apposito modulo, comprensivi di Matrice del Quadro Logico e Crono programma (Allegato D);

Il Piano Finanziario formulato secondo l’apposito modulo (Allegato E); Termini di Riferimento (TdR) per il personale espatriato11; Estremi del certificato di idoneità MAE ai sensi della legge 49/87 (è ammessa

l'autocertificazione ai sensi degli artt. 43 e 46, comma 1, lett. i del D.P.R. 445/2000); Copia del certificato di registrazione della ONG presso le Autorità etiopiche;

1111I TdR dovranno essere strettamente pertinenti al Progetto e contenere una derubricazione puntuale ed esaustiva delle mansioni previste per la figura professionale espatriata in questione. Inoltre dovranno contenere indicazioni concernenti: (i) il titolo di studio richiesto e gli anni trascorsi dal rilascio dello stesso; (ii) eventuali altri titoli di specializzazione; (iii) grado di conoscenza della/e lingue straniere; (iv) grado di esperienza lavorativa nel settore di competenza professionale; (v) documentate esperienze in interventi di cooperazione, in particolare interventi di emergenza in Paesi in via di sviluppo o in altri Paesi potenzialmente beneficiari di tali interventi.

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Documentazione attestante l’impegno al finanziamento del progetto da parte di eventuali soggetti cofinanziatori (vedi § 9).

6. FINANZIAMENTO DEI PROGETTI

La procedura di finanziamento delle proposte di progetto selezionate viene avviata attraverso due fasi successive:

a. firma della Lettera d’Incarico;b. stipula del Disciplinare d’Incarico.

a. Lettera di Incarico

La Lettera d’Incarico (Allegato F)è un documento unilaterale dell’Ambasciata, con cui si incarica l’ONG ad eseguire il progetto e che viene firmata per accettazione dalla ONG stessa. La Lettera d’Incarico consente alla ONG di istruire il procedimento per l’acquisizionedelle necessarie polizze fideiussorie, ma non sancisce in alcun modo l’inizio delle attività o l’eleggibilità 12 delle spese che potranno decorrere solo dalla firma del Disciplinare d’Incarico.

Solo dopo la firma della lettera di incarico, la ONG potrà predisporre la documentazione accessoria da inviare all’Uff. VIdella DGCS, comprendente:

polizze fideiussorie previste dell’art. 3 del Disciplinare d’Incarico13 (Allegati G1 e G2) entro e non oltre 60 giorni dalla firma della Lettera d’Incarico. Nel caso in cui le polizze fideiussorie non venissero presentate entro il suddetto termine, la Lettera d’Incarico decadrà retroattivamente;

1212 I costi relativi al rilascio delle polizze fideiussorie saranno riconosciuti anche se antecedenti alla stipula del Disciplinare.

1313Le polizze fideiussorie devono pervenire all'Ufficio VI della DGCS in originale ed essere prodotte secondo i modelli allegati (All. G1 e G2) e rilasciate in Italia da Istituti autorizzati, ovvero iscritti negli appositi elenchi tenuti dalla Banca d’Italia (per le banche ed gli intermediari finanziari) e dell’ISVAP (per gli enti assicurativi); in particolare, gli intermediari finanziari devono essere iscritti all’elenco speciale tenuto dalla Banca d’Italia ex art. 107 del T.U. in materia bancaria e creditizia (decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 e s.m.i.). L’Ufficio VI darà comunicazione alla Sede (l’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba) dell’avvenuta presentazione delle fideiussioni con Messaggio, inoltrandone copia alla stessa. Le fideiussioni non conformi verranno restituite alla ONG per la regolarizzazione.

Le modalità per lo svincolo delle polizze fideiussorie sono le seguenti: l’ONG invia all’Ufficio VI della DGCS via fax (allo 06/36914194) una lettera su carta intestata e firmata

dal proprio rappresentante legale, con cui, a seguito dell’avvenuto pagamento dell’ultima tranche relativa al progetto, richiede lo svincolo delle polizze;

la Sede con Messaggio indirizzato all’Ufficio VI della DGCS, attesta il buon esito della verifica del rapporto contenente lo stato finale del progetto, la buona esecuzione dello stesso e la regolarità amministrativo-contabile del corrispondente rendiconto della ONG, nonché l’avvenuto pagamento della tranche finale;

l’Ufficio VI DGCS con nota indirizzata alla ONG interessata e, per conoscenza, all’Istituto che ha emesso la polizza restituisce gli originali delle polizze autorizzandone lo svincolo. La Nota viene anticipata via fax sia all’ONG che all’Istituto.

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documentazione necessaria al rilascio della Certificazione anti-mafia prevista dall’art. 4 del Disciplinare d’Incarico14 (Allegato H1);

Inoltre da inviare alla Sede:

CV15 e dichiarazione d’esclusività del personale espatriato (Allegato L);

numero del conto corrente esclusivamente dedicato al progetto in loco o in Italia. Nel caso di apertura di un conto corrente dedicato in Italia, si sottolinea che il trasferimento dei fondi dovrà avvenire comunque verso un conto corrente in loco appositamente dedicato al progetto, al fine di permettere la corretta tracciabilità dei trasferimenti. Non sono in nessun modo permessi giroconti su conti terzi.

1414La procedura per gli adempimenti relativi alla certificazione antimafia è la seguente:- l’ONG invia all’Ufficio VI il modello di cui all’ALLEGATO G1, debitamente compilato, allegando altresì fotocopia del documento di riconoscimento del legale rappresentante della ONG;- l’Ufficio VI inoltra la richiesta alla Prefettura competente, avvisando contestualmente la Sede con messaggio;- l’Ufficio VI informa la Rappresentanza diplomatica dell’inoltro e, successivamente, della risposta della Prefettura con un messaggio. Ai sensi del combinato disposto degli artt. 83, comma 3, lett. e) e 91, comma 1, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.: - per i contratti di opere e lavori pubblici il cui importo superi i 150.000 euro e fino a 5.000.000 euro e per i contratti di beni e servizi il cui importo superi i 150.000 euro e fino a 200.000 euro, è necessario acquisire le comunicazioni antimafia (di cui all’art. 84, comma 2, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.) dalla Prefettura competente; - per i contratti di beni e servizi il cui importo sia pari o superiore ai 200.000 euro è necessario acquisire le informazioni antimafia (art. 84, comma 3, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.) dalla Prefettura competente. Ai sensi dell’art. 88, comma 4, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i., il Prefetto rilascia la comunicazione antimafia entro quarantacinque giorni dal ricevimento della richiesta.Ai sensi dell’art. 89, comma 1, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i., fuori dai casi in cui è richiesta l’informazione antimafia, i contratti dichiarati urgenti sono stipulati previa acquisizione di apposita dichiarazione, ex art. 38 del D.P.R. 445/2000, con la quale l’interessato attesti che nei proprio confronti non sussistono le cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all’art. 67 del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.. La comunicazione antimafia ha una validità di sei mesi dalla data dell’acquisizione (art. 86, comma 1, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.). Ai sensi dell’art. 92, comma 3, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i., decorso il termine di quarantacinque giorni dalla ricezione della richiesta, ovvero, nei casi d'urgenza, decorso il termine di quindici giorni dalla ricezione della richiesta, le amministrazioni procedono anche in assenza dell’informazione antimafia. In tale caso, i contributi, i finanziamenti, le agevolazioni e le altre erogazioni di cui al comma 1 sono corrisposti sotto condizione risolutiva e le amministrazioni revocano le autorizzazioni e le concessioni o recedono dai contratti, fatto salvo il pagamento del valore delle opere già eseguite e il rimborso delle spese sostenute per l'esecuzione del rimanente, nei limiti delle utilità conseguite. La informazione antimafia ha una validità di dodici mesi dalla data dell’acquisizione, salvo che non ricorrano modificazioni dell’assetto societario o gestionale dell’impresa (art. 86, comma 2, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.).Ai sensi dell’art. 86, comma 3, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i. i legali rappresentanti degli organismi societari, nel termine di trenta giorni dall’intervenuta modificazione dell’assetto societario e gestionale dell’impresa, hanno l’obbligo di trasmettere al Prefetto, che ha rilasciato l’informazione antimafia, copia degli atti dai quali risulta l’intervenuta modificazione relativamente ai soggetti destinatari di verifiche antimafia di cui all’art. 85 del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.. La violazione dell'obbligo di cui al comma 3 è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da 20.000 euro a 60.000 euro (art. 86, comma 4, del D.Lgs 159/2011 e s.m.i.).

l’ONG invia all’Ufficio VI una richiesta su carta intestata, dalla quale risultino la denominazione dell’ONG, la sede legale, gli estremi del decreto di idoneità, la denominazione e l’importo del progetto e l’elenco dei membri del Consiglio direttivo (ivi incluso il Presidente) con l’indicazione dei rispettivi dati anagrafici;

l’Ufficio VI inoltra la richiesta di informazioni alla Prefettura competente per territorio e contestualmente avvisa con Messaggio la Sede dell’avvenuta richiesta;

l’Ufficio VI informa la Sede della risposta della Prefettura con Messaggio.

Ai sensi dell’art. 1, comma 2, lett. e), del D.P.R. 252/1998, la certificazione antimafia non è richiesta per i provvedimenti, gli atti, i contratti e le erogazioni il cui valore complessivo non superi i 154.937,10 Euro.

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delega di firma ed autorizzazione ad operare il conto corrente bancario del progetto in loco a favore del Capo Progetto.

b. Disciplinare di Incarico

Il Disciplinare d’Incarico(Allegato I) è un Accordo formale tra Ambasciata ed ONG, che regolamenta le modalità di esecuzione del progetto, dei pagamenti, della reportistica ed altre condizioni. La sottoscrizione del Disciplinare d’Incarico rappresenta l’inizio formale delle attività e, di conseguenza, l’eleggibilità delle spese e la durata del progetto (fatta eccezione per i costi delle fideiussioni v. nota 12).

Il Disciplinare potrà essere sottoscritto soltanto successivamente all’invio alla Sede da parte dell’Ufficio VI del Messaggio che attesti l’avvenuta presentazione delle polizze fideiussorie e il rispetto degli adempimenti in materia di documentazione anti-mafia.

Il Disciplinare contiene indicazioni inerenti il numero delle tranche attraverso le quali saranno erogati i finanziamenti. L’erogazione dei fondi avverrà tramite trasferimento bancario presso il c/c (intestato specificamente al Progetto) della ONG esecutrice (o, nel caso di Associazione temporanea, della ONG capofila).

Il Disciplinare fornisce inoltre indicazioni specifiche in ordine a:- modalità di erogazione;- presentazione dei rapporti e modalità di rendicontazione.

Nel caso in cui un soggetto diverso dal rappresentante legale della ONG venga incaricato del compimento di uno (es. firma del Disciplinare d’Incarico) o più atti in nome e per conto della ONG, tale soggetto dovrà dimostrare di essere munito degli appositi poteri, conformemente alla normativa italiana vigente in materia, e a quanto disposto nello statuto o altra eventuale disciplina interna della ONG stessa.

7. MODALITÁ DI EROGAZIONE

Ai sensi dell’art. 11, comma 2, del D.P.R. 252/19982: “Decorso il termine di quarantacinque giorni dalla ricezione della richiesta, ovvero, nei casi d'urgenza, anche immediatamente dopo la richiesta, le amministrazioni procedono anche in assenza delle informazioni del prefetto. In tale caso, i contributi, i finanziamenti, le agevolazioni e le altre erogazioni di cui al comma 1 sono corrisposti sotto condizione risolutiva e l'amministrazione interessata può revocare le autorizzazioni e le concessioni o recedere dai contratti, fatto salvo il pagamento del valore delle opere già eseguite e il rimborso delle spese sostenute per l'esecuzione del rimanente, nei limiti delle utilità conseguite”.15

15La consegna del CV è necessaria al fine di verificare la corrispondenza delle qualifiche ed esperienze professionali del personale per la gestione del progetto sia locale che espatriato con le indicazioni menzionate nei Termini di Riferimento. L’Ambasciata d’Italia/UTL si riservano il diritto di non accettare quei CV che non dovessero corrispondere a quanto specificato nei TOR

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Come stabilito nell’Art. 5 del Disciplinare d’Incarico, i pagamenti dovuti alla ONG verranno effettuati dall’Ambasciata in Euro tramite trasferimento bancario sul conto corrente indicato dalla ONG.

7.1.1. Una prima rata pari al 50% del totale verrà trasferita entro 8 giorni lavorativi dalla firma del Disciplinare, purché la ONG comprovi l’avvenuta presentazione delle prescritte fideiussioni nonché l’inizio delle attività programmate mediante documentazione certificata dalla locale Unità del Programma di Emergenza.

7.1.2. Una seconda rata pari al 40% del totale, da erogarsi entro 8 giorni lavorativi dalla data in cui l’Ambasciata, verificato il rapporto contenente lo stato di avanzamento del progetto, attesti la regolarità amministrativo-contabile del rendiconto intermedio recante l’ammontare dei costi effettivamente sostenuti dalla ONG in ordine al progetto stesso. Tali costi devono essere pari ad almeno l’80% dell’anticipo del finanziamento di cui al punto 1. L’Ambasciata si impegna ad effettuare le verifiche in questione nel termine di 10 giorni lavorativi dalla ricezione della documentazione predisposta dalla ONG. Detto termine deve intendersi sospeso nel caso in cui la documentazione fornita risulti irregolare o incompleta, e ricomincia a decorrere dalla data di regolarizzazione.

7.1.3. Una terza rata pari al 10% del totale, da erogarsi entro 8 giorni lavorativi dalla data in cui l’Ambasciata attesta la regolarità amministrativo-contabile del corrispondente rendiconto recante l’ammontare dei costi complessivi effettivamente sostenuti dalla ONG per la realizzazione del progetto, dopo aver verificato il rapporto contenente lo stato finale del progetto, la buona esecuzione, l’attestazione di avvenuto collaudo o regolare esecuzione. In tale occasione si specifica altresì che la ONG dovrà consegnare un verbale attestante la donazione dei beni mobili presi in carico e dei beni immobili eventualmente ripristinati durante la realizzazione del progetto ai beneficiari individuati nella scheda di progetto. L’Ambasciata si impegna ad effettuare le verifiche in questione nel termine di 30 giorni lavoratividalla ricezione della documentazione predisposta dalla ONG. Detto termine deve intendersi sospeso nel caso in cui la documentazione fornita risulti irregolare o incompleta, e ricomincia a decorrere dalla data di regolarizzazione.

La polizza fideiussoria a garanzia dell’anticipo non sarà richiesta nel caso in cui la ONG rinunci espressamente all’anticipo. In tal caso l’Ambasciata e la ONG sottoscriveranno un apposito atto integrativo da allegare al Disciplinare d’Incarico, nel quale verranno descritte nel dettaglio le modalità dei pagamenti che avverranno a stati di avanzamento, dietro rendicontazione delle attività. In tale ipotesi, il Disciplinare e il relativo atto integrativo potranno essere sottoscritti soltanto successivamente all’invio del Messaggio dell’Ufficio VI che attesti l’avvenuta presentazione della polizza fideiussoria del 2% e il rispetto degli adempimenti in materia di documentazione antimafia.

N.B.: Non sono ammesse varianti onerose al progetto

8. RAPPORTI

La predisposizione di rapporti periodici puntuali ed accurati è fondamentale per garantire che i fondi messi a disposizione siano spesi in maniera efficace, efficiente e trasparente. Inoltre, l’acquisizione di rapporti oggettivi, che evidenzino i punti di forza e di debolezza dell’azione, è di basilare importanza per apprendere dalle esperienze e migliorare le programmazioni future in ambito umanitario.

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Per valutare l’operato dell’ONG, il personale dell’UTL/Ufficio di Programma potrà realizzare visite di monitoraggio e di valutazione in loco al fine di predisporre rapporti interni all’organizzazione. Il monitoraggio e la valutazione verranno condotti in uno spirito di collaborazione con l’ONG, prevedendo anche la consultazione dei beneficiari.

Come stabilito nell’Art. 7 del Disciplinare d’Incarico, durante la realizzazione dell’intervento, l’ONG dovrà presentare all’Ambasciata, tramite l'Unità del Programma di Emergenza: (i) un rapporto intermedio contenente lo stato di avanzamento del progetto ed (ii) un rapporto finale, entrambi corredati dal rendiconto finanziario recante l’ammontare delle spese sostenute per il Progetto. I rapporti dovranno essere redatti in lingua italiana utilizzando il formato standard (Allegato M).

I rapporti dovranno consentire un chiaro raffronto fra i progressi realizzati rispetto ai risultati attesi dal progetto approvato, descrivendo in maniera accurata in che modo le attività preliminarmente previste siano state effettivamente sviluppate sul campo.

Attività: Rispetto alle attività, la descrizione dovrà fare rifermento alla tipologia e quantità delle attività effettivamente svolte - misurate con appositi indicatori di realizzazione - specificando luoghi d’esecuzione, partner coinvolti, cronologia, numero e tipologia dei beneficiari coinvolti nonché eventuali ritardi e attività cancellate, aggiuntive o svolte diversamente da quanto previsto.

Risultati: E’ inoltre fondamentale puntualizzare quali risultati siano stati effettivamente raggiunti, misurandoli adeguatamente con specifici indicatori, sia in fase di esecuzione – ove possibile – sia a chiusura del progetto. Gli indicatori di prodotto, di risultato e di impatto sono estremamente utili per consentire una valutazione oggettiva dell’effettivo raggiungimento dei risultati, permettendo una misurazione concreta della capacità di risposta del progetto rispetto ai problemi identificati ed ai bisogni della popolazione beneficiaria. E’ essenziale, quindi, che già nella proposta progettuale tali bisogni vengano opportunamente definiti attraverso indicatori di contesto (base line) che diano un’immagine chiara delle problematiche su cui si intende operare. Il focus sugli impatti consente una gestione orientata ai risultati, prevista anche nell’ambito dell’efficacia degli aiuti. Ciò significa che, soprattutto a chiusura del progetto, sarà fondamentale verificare non solo “cosa” si è realizzato, ma soprattutto quali “benefici” l’azione abbia prodotto sulla popolazione target.

Il rapporto intermedio dovrà rispettare i criteri stabiliti dall’Ambasciata/UTL - Programma di Emergenza. Il rapporto, contenente lo stato di avanzamento del progetto, dovrà comprendere la descrizione: delle attività svolte, del personale impiegato per la gestione, dei servizi forniti, dei servizi affidati a terzi, della percentuale di lavoro svolto in relazione ai costi sostenuti. Oltre alla ricapitolazione e l’analisi dei dati finanziari ed amministrativi il rapporto dovrà documentare il livello di realizzazione ed una valutazione delle attività del periodo di riferimento, le evoluzioni rispetto ai risultati attesi e rispetto a quanto previsto, gli effetti attuali sui beneficiari diretti e indiretti nonché la visibilità e apprezzabilità attuale degli effetti prodotti dal progetto.Lo stato d’avanzamento generale delle attività andrà presentato sotto forma di cronogramma, sovrapponibile a quello allegato al progetto approvato.Il rapporto finale, completo di rendicontazione e descrizione delle attività svolte, i cui contenuti, simili a quelli del rapporto intermedio, documenteranno il complesso delle attività progettuali, dovrà essere consegnato all’Ambasciata/UTL - Ufficio del Programma di Emergenza entro 30 giorni dalla

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fine delle attività. L’Ufficio di cui sopra preparerà, entro i termini previsti dall’art.7 del Disciplinare d’incarico, un verbale di certificazione che permetterà il saldo finale all’ONG.L’ONG dovrà inoltre presentare un rapporto nel caso si verifichino condizioni di straordinarietà (es.: interruzione temporanea delle attività dovuta a causa di forza maggiore).

9. RENDICONTAZIONE

La rendicontazione progettuale dovrà essere presentata seguendo la tempistica indicata all’art. 7 del Disciplinare d’Incarico e dovrà contenere:

la descrizione dell’iniziativa ed il codice progetto; la documentazione riepilogativa delle spese effettivamente sostenute nel periodo di

riferimento (frontespizio, piano finanziario, prima nota cronologica e distinta spese per linee di budget);

giustificativi di spesa intestati alla ONG, che dovranno essere presentati in originale, tradotti in italiano e con la copertina correttamente compilata (titolo del progetto, descrizione di spesa, importo, valuta utilizzata con relativo tasso di cambio). Tutti i summenzionati giustificativi di spesa dovranno corrispondere alle voci di spesa previste dal piano finanziario del progetto. Tutta la documentazione relativa alle fatture dovrà essere numerata in ordine progressivo (lo stesso numero andrà riportato sulla prima nota completa);

documentazione bancaria (estratti conto bancari, movimenti effettuati nel periodo, tutti i bordereaux di cambio);

contratti del personale; tutti i contratti dovranno essere accompagnati da una traduzione per estratto in lingua

italiana; autorizzazioni ad eventuali varianti. Le autorizzazioni dovranno indicare quanto

specificatamente previsto e quanto modificato; spese ‘Auto’: dichiarazione che tutti i viaggi sono stati effettuati per uso esclusivo di

servizio; spese di ‘Telefonia’: dichiarazione attestante che tutte le comunicazioni sono state

effettuate solo per uso esclusivo di servizio;

La rendicontazione periodica, così come precedentemente esposto, dovrà essere accompagnata dai rapporti intermedio e finali.

L’UTL/Programma di Emergenza e gli esperti esterni DGCS effettueranno con regolarità visite e missioni di monitoraggio per verificare l’andamento dell’intervento. Tali visite comprenderanno rilevazioni sugli aspetti finanziari, operativi e procedurali del progetto e verifica dell’andamento del progetto.

L'UTL/Programma di Emergenza preparerà, entro i termini stabiliti dal ricevimento/accettazione del rapporto finale, un verbale di certificazione che permetterà il saldo finale all’ONG. In tale fase potranno avvenire ulteriori sopralluoghi di verifica da parte dell’UTL/Programma di Emergenza.

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10. PIANO FINANZIARIO E COMPENSAZIONE DELLE VOCI DI SPESA

L’Art. 10 del Disciplinare D’Incarico stabilisce che saranno ammesse delle compensazioni contabili al piano finanziario non soggette ad autorizzazione preventiva, qualora tali compensazioni siano effettuate tra voci di spesa all’interno dello stesso settore d’intervento (macrovoce) ed in modo tale che le compensazioni non superino in eccesso più del 15% l’importo originariamente previsto per la singola voce. Le variazioni dovranno ad ogni modo essere tempestivamente comunicate e non dovranno comunque modificare né il piano generale del progetto né i suoi obiettivi. Per compensazioni di valore superiore a quello sopra indicato o tra macrovoci sarà necessaria la preventiva autorizzazione della Sede (Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba) a seguito di specifica richiesta. Relativamente al piano finanziario (Allegato E), si sottolinea che le voci inserite sono a titolo di esempio e che l’ONG potrà modellare il suddetto proponendo il proprio grado di dettaglio delle spese.

11. RESPONSABILITÁ ED IMPEGNI DELLA ONG PER L’ESECUZIONE DEI PROGETTI CONCORDATI

Ad ogni ONG assegnataria di una quota dei fondi del Programma mediante la procedura di cui sopra è richiesto di:

assicurare la preparazione degli accordi necessari con tutte le Autorità locali coinvolte (nel caso di importazioni fare riferimento alle procedure di esenzione emanate dal Governo locale o dalla struttura preposta dallo stesso per gestire la situazione di emergenza in corso);

rispettare la normativa italiana vigente16 (anche ad eventuale integrazione di quanto previsto nel presente Avviso e nella documentazione fornita dall’UTL/Programma di emergenza) per gli eventuali acquisti di beni e servizi nonché lavori civili di semplice esecuzione tecnico-professionale strettamente accessori, funzionali e strumentalmente indispensabili al progetto, necessari alla realizzazione dell’intervento;

stipulare i necessari contratti con le imprese, i fornitori locali e il personale tecnico che opereranno nei progetti;

provvedere alle necessarie attività di supervisione; curare il trasporto di tutte le forniture, coordinandosi con l’UTL/Programma di Emergenza,

richiedendo se necessario assistenza; fornire, quando richiesto dall’UTL/Programma di Emergenza, informazioni tecniche

sull’andamento dei progetti e/o dati descrittivi e finanziari; fornire, quando previsto, rapporti periodici descrittivi e finanziari; contribuire alla visibilità delle iniziative e collaborare con l’UTL/Programma di Emergenza

nella preparazione della documentazione allo scopo necessaria; partecipare alla valutazione dei progetti;

16 Si rimanda al riguardo ai “Chiarimenti Amministrativi” (ALLEGATO A).

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rispettare eventuali norme e misure di sicurezza indicate dall’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba;

far riferimento alla Lettera ed al Disciplinare di Incarico per ogni altra responsabilità.

12. ASSISTENZA TECNICA / CONSULENZA INTERNAZIONALE

Nel caso in cui le risorse umane e le competenze professionali non siano reperibili in loco, viene autorizzato l’impiego di consulenti internazionali limitatamente ai fini progettuali.

Nell’eventualità che il Consulente svolga la propria attività anche nell’ambito di altri progetti, ciò dovrà essere espressamente dichiarato dalla ONG proponente, che dovrà imputare al progetto unicamente la quota parte del compenso previsto, fermo restando che l’Ambasciata /UTL lo ritenga compatibile con il normale funzionamento del progetto.Relativamente all’impiego di consulenti internazionali l’ONG dovrà includere, in allegato alle proposta di progetto i TdRdettagliati relativi alla consulenza prevista nel documento di progetto.Prima della firma del Disciplinare d’Incarico, la ONG si impegna a produrre:

la Dichiarazione di Esclusività del rappresentante della ONG proponente da cui risulti l’esclusività del rapporto professionale del consulente a operare sullo specifico progetto per il tempo indicato nel documento di progetto, oppure la dichiarazione della ONG proponente relativa alla partecipazione del consulente ad altri progetti (Allegato L);

il CV relativo alla consulenza indicata nel documento di progetto. L'Unità del Programma di Emergenza verificherà la compatibilità del CV17presentato con i Termini di Riferimento specifici alla consulenza in oggetto.

Il personale espatriato impiegato sui progetti dovrà comunicare formalmente, all’Unità del Programma di Emergenza, arrivi e partenze dal Paese.

L’eventuale sostituzione del consulente dovrà essere concordata con l'Unità del Programma di Emergenza e la ONG si incaricherà di proporre un nuovo CV ed una nuova dichiarazione di esclusività relativa al candidato subentrante.I compensi dei consulenti vanno stabiliti secondo parametri retributivi medi solitamente applicati dalle Organizzazioni Non Governative Internazionali.

1717La consegna del CV è necessaria al fine di verificare la corrispondenza delle qualifiche ed esperienze professionali del personale espatriato con le indicazioni menzionate nei Termini di Riferimento.

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