avvero non comprendevo come mio padre potesse sopportare...

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Davvero non comprendevo come mio padre potesse sopportare tutta quella gente che girava per le

stanze del palazzo del Basileo di Bisanzio; in fondo non conosceva nessuno di quei cinquecento uomini di chiesa giunti sin nell’antica città di Costantinopoli per parlare di cose che, credo, fossero totalmente incomprensibili anche per loro; ma si sa, le meraviglie della città della sapienza e dei suoi giardini non si osservano ogni giorno… Mio padre era un puro di cuore, ma, come tutti i puri, era anche un debole, voleva riportare la pace tra le religioni, voleva ardire ove papi del calibro di Atanasio I il Cremastoto avevano miseramente fallito, e, diciamocelo francamente, Bisanzio era sotto la longa Manus Ecclesiae da non più di trent’anni, quando venne sottratta ai goti e ai longobardi da Innocenzo I il Trinitario…era un po’ da pazzi pensarla fulcro del cristianesimo….beh, quanto mi sbagliavo… D'altronde Lui non poteva sbagliare, perché Lui era il sommo pontefice d’oriente, Lui era Niceta, Vescovo in carica di Bisanzio, eletto da Dio ( ..e dall’imperatore, per controllare le mosse del papato), ma Lui era anc e troppo ingenuo per capire c e dell’essenza di nostro Signore interessava poco alla chiesa che ambiva invece terreni e possedimenti, con la stessa brama con cui i mercanti braccarono Maometto errante dalla Mecca.

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Io, tuttavia, restavo dietro le file, ad osservare questi leoni professanti con tanto ardore la candida povertà e, in realtà , giunti in luoghi dimenticati dalle carte geografiche con scorte quasi reali che, probabilmente, si sarebbero sbranati, non appena avrebbero dato il via al Grande Concilio Di Niceta, che più tardi sarebbe stato ribattezzatocome “ il breve concilio” e mio padre “ il breve patriarca”, data la sua prematura dip rtita dal regno degli uomini. Se solo avesse saputo cosa avrebbe poi significato il suo concilio…. Per me invece significò solo il distogliermi dalle mie riuni ni; quel pover uomo, intento come sempre a sconfiggere le eresie e a stabilire se l’ascesa di nostro signore il salvatore fosse stata trina o monoeclettica non poteva sapere che, in realtà, la serpe la coltivava lui stesso in suo seno, in suo figlio. Oh, ma…ti sto forse annoiando? Guarda c e se così fosse sto anche zitto, lo facevo per alleviare la tua permanenza in queste segrete, oh, lascia che ti slacci queste catene, mi spiacerebbe se tu ti ferissi....

- Dicevo: Mentre lui pensava al suo concilio io mi occupavo dello studio dell’Umbra….-come scusa?- …è un “posto” parallelo al nostro mondo, un ambiente nel quale strani esseri giocano e si nascondono…è complicato da spiegare, ma, non preoccuparti, non è un posto per una bambina come te…

I maghi e metici a Bisanzio abbondavano e, con la scusa del concilio, arrivavano a vederne le conseguenze, ne andava in gioco anche della loro vita… E con loro arrivò anche l’ora del mio “ camminare da solo” Non appena conobbi i due più potenti stregoni della storia, da un lato Tremere…si, quello che dorme lì, in quel sarcofago- Non appena arriveranno i ribelli loporteranno a Vienna, così sono i patti- e l’altro è Goratrix, un grande alchimista che fu in grado di trasformare il sangue umano in sangue immortale e, prima ancora, anche grazie al mio aiuto, in sangue di lunga vita…bei ricordi….

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No dai, non piangere ora, non ti faccio del male, non ho nessuna intenzione di fartene principessina, guarda, se prometti di non urlare ti tol o la benda dalla bocca, ma NON farmi arrabbiare, sono piuttosto irascibile e non mi conosci bene, potrei fare cose che neppure immagini nei tuoi peggiori incubi…

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Sono nato il 9 di Ottobre del 1026, a Bisanzio, figlio, come ho già detto del vescovo di Costantinopoli, vita facile la mia, sempre a corte, sempre nel lusso…poi, mentre mi trovavo a fare esperimenti con le tenebre sotto il tempio di Santa Agata, incontrai (o meglio, Lui trovò me) Grimgroth, un potente esoterista, egli mi fece entrare nella setta dei maghi ermetici, forse per le mie attitudini, non so, sta di fatto che aiutai lui e Goratrix a lavorare al sangue maledetto degli Tmiske, e ne ottenni in cambio una sovrannaturale lunga vita non-vampirica, fino al 1219, quando, finalmente, scoprimmo il segreto dei Vampiri e diventammo tutti dei dannati. Fu a quel punto che ognuno fece una scelta diversa, Tremere, preso dalla follia di onnipotenza, decise di conquistare il mondo delle tenebre, uccidendo però migliaia di vampiri e Goratrix, che non v leva vedere la sua scoperta ridotta in una micidiale arma se ne andò con alcuni adepti, io, da una lato appoggiai Goratrix, ma dall’altro avevo Grimgroth al servizio del Maestro, pertanto, restai lì, sotto al concilio dei sette, senza tuttavia negare i miei principi, questi eventi fecero di me una sorte di spia, di infiltrato ufficiale e portato al potere da coloro che stavo spiando…

Oh, senti, i bolscevichi stanno marciando…vedrai che qui non ti troveranno, appena arrivati i ribelli porteranno Tremere a Vienna, così le apparenze saranno salvate e... ho già preso contatti che tu debba essere portata a Parigi, non piangere, solo non dire nulla, se Grimgroth o il consiglio dei sette mi scopre sono morto…definitivamente. Ora vado, ma ci pensi???!!! hanno fatto scoppiare una rivoluzione solo per normali interessi di politica vampirica....che spreco! Smetti di piangere su, tieni questo fazzoletto, sarà un ricordo, spero piacevole. Grazie piccola Zarina e… ...Buona Fortuna Anastasia.

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9 Ottobre 2003

Non so quanto tempo sia che non metto mano alla penna per scrivere qualcosa, anche se, in realtà, neppure ora

sto scrivendo di mio pugno, è il computer che sta lentamente rielaborando dei semplici colpi dati a minuti tasti. Non ho mai del tutto preso confidenza con questa “magia” che assume oggi il nome di tecnologia; non per stupidità, ma semplicemente perché amo ricoprire quella maschera del vecchio immortale legato alle tradizioni del passato, mi allieta. In ogni caso, sarà meglio che io ora inizi a scrivere di fatti rilevanti e non di semplici deliri di un vecchio vampiro. Ho deciso di appuntare in queste pagine parti del mio diario ( che ora ha assunto le onorevoli dimensioni di 3 volumi) con annotazioni, racconti e situazioni di eventi più o meno recenti. Il reale motivo di questa mia scelta non lo conosco, forse voglio solo che, a seguito di una mia eventuale e definitiva dipartita da questo mondo che per troppo tempo mi ha ospitato, qualcuno, trovando queste pagine, si interroghi sulla reale conoscenza del mondo che lo circonda e, forse, riesca a tener vivo il mio ricordo, in modo che io continui a vivere almeno come idea nella mente delle persone. Oggi è il 9 Ottobre dell’anno 2003 e sulle mie spalle gravano 974 anni di vita nell’oscurità, 781 albe in cui il sole non bacia più la mia pelle , quando il gran ciambellano Iolek mi svegliava aprendo le tende per annunciarmi l’odierna lezione di arabo.… Ora sto festeggiando il mio compleanno a casa, a Vienna, in Kerlen Strass, una vecchia residenza signorile del 1700. Non sono solo, fortunatamente, con me c’è Agenore, il mio vecchio servitore, è sempre stato con me, anche dopo che gli donai l’immortalità a causa della tubercolosi che l’aveva afflitto. Agenore era un servitore degli stregoni ermetici a Bisanzio, faceva un po’ da facchino e un po’ da donna di casa, ma io lo presi in simpatia e pensai che forse anche lui potesse godere di un minimo di rispetto, anche solo in quanto essere umano.

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Chiaramente questa mia mossa mi causò non pochi problemi, mai si era visto uno stregone occultista che familiarizzava con un ex-mercante caduto in disgrazia con 3 figli e una moglie gravemente malata;…in ogni caso sono sempre stato sicuro di me e i miei principi li ho sempre rispettati. Oh, ancora una volta ho divagato troppo, è un mio grande difetto, come quello di essere troppo disinvolto o diretto, c’è chi addirittura mi ha definito un malkav...ma di Esperanta parleremo più tardi.… In ogni caso ora riporterò parti del mio diario sistemate in versione comprensibile e leggibile, spero che da questo si possa ricostruire la mia personalità e il mio carattere, Buona fortuna amico lettore e...…Buona Notte.

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Andrea Van Hofen

(`-1026 v-1219)

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Il Breve concilio...

3 Settembre 1044 Oggi mio padre ha inaugurato il nuovo concilio, arriva gente da tutte le parti e i miei interessi riguardo l’occultismo sono stati accantonati per un po’, mi spiacerebbe se mio papà apprendesse dei miei interessi non proprio leciti.. Ho conosciuto Guglielmo, conte di Poitiers e duca di Aquitania, è una persona alquanto simpatica, abbiamo parlato a lungo, dal momento che né io ne lui ci ritenevamo interessati alla presentazione dei piani per la gestione del concilio ( mio padre quando ci si mette sa essere davvero noioso). […] […] Guglielmo si è rivelato particolarmente interessato al mio cognome, avendo notato l’origine prussiana del termine pur trovandosi di fronte ad un ragazzo nato e cresciuto a Bisanzio. Ho spiegato lui che mio padre e la mia famiglia vengono in effetti dalla Prussia ma poco prima che io nascessi mio padre decise di assumere l’incarico di vescovo del Basileo di Bisanzio e trasferirsi in questi meravigliosi posti assumendo religiosamente il nome di Niceta, il “vincitore”. Fu allora che Guglielmo mi rivelò di essere un messo della santa inquisizione romana, all’epoca ancora non si chiamava così, era un semplice movimento contro le forme di eresia pagana promosso da Innocenzo II . Guglielmo era stato eletto vescovo inquisitore dalla curia apostolica romana per fare ricerche sempre più approfondite in merito alle leggende riguardo i demoni dell’ombra, […] i vampiri e i licantropi, che, a detta di lui, non sarebbero poi tanto leggende…spero non venga mai a sapere dei miei interessi ..[…] Mi venne spiegato che la chiesa di Roma stava costituendo un ordine nuovo, che avrebbe combattuto una crociata interna alla chiesa, una guerra per delineare sempre maggiormente ove si trovavano il limite minimo e i confini massimi del suo immenso potere. Per fare questo era necessario costituire una assemblea, che prendesse decisioni senza dipendere direttamente dal papa, ma utilizzando quest’ultimo come supervisore imparziale. Di lì a qualche decina di anni Guglielmo sarebbe stato uno tra i fondatori del sistema delle commissioni de fide che sarebbero poi divenute nel 1239 il perno portante della santa inquisizione. Io ascoltavo in silenzio, stando attento ad ogni dettaglio, non avevo mai saputo queste cose e tali per cui la chiesa romana appariva ora ai miei occhi sotto un'altra luce, maggiormente oscurata e coinvolta in faccende demoniache che, sicuramente, la rendevano ora alquanto interessante e coivolgente.

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4 Settembre 1044 ...in vincla coniectis..

Stamane è iniziato il concilio, se ripenso alle centinaia di carrozze che sono arrivate ancora mi viene la nausea…in ogni caso tutto sembrava essere iniziato bene fino a che qualcuno si è messo a proclamare l’essenza Panegetica di nostro signore e chiaramente la curia romana è uscita dai gangheri minacciando scomuniche, Guglielmo, che si trovava tra gli ambasciatori di Roma, è uscito dall’aula arrabbiatissimo. […] Quello stesso giorno ricevemmo notizia che Guglielmo era stato vittima di un attentato e era restato gravemente ferito. Corsi pertanto nelle sue camere per accertarmi della sua salute positiva. Lo trovai mio malgrado alquanto dolorante, il colpo era arrivato dritto al centro del petto, parlava difatti a stento e pareva proprio che ogni respiro fosse un’azione assai dolorosa. Quando entrai, era seduto a bordo letto con le mani tra i capelli, la ferita era visibile, in quanto, seppur fasciata, permetteva al sangue di trasparire. […] mi sono immediatamente fiondato per farlo sdraiare, ma lui, invece che sdraiarsi, mi usò come leva per issarsi e assumere una posizione verticale. “ Signor vescovo….lei dovrebbe sdraiarsi…” “ Non preoccuparti mio giovane ragazzo…so quello che faccio…come so che non mi rimane…più molto da vivere” “ Suvvia Guglielmo! Non dica eresie!” “ Sapessi quante ne vengono dette dentro la chiesa, mia caro Andrea! Sapessi quante!…In ogni caso ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante… Ti consegnerò ora una lettera, in questo foglio si trovano le istruzioni per la costituzione delle commissioni dei fide e per quella che diventerà la santa inquisizione….dovrai far sì che essa arrivi a Isabella Iohanita Iblahar, ella si sta per sposare con Carlo Philipe de Vivar, essi sono molto legati alla chiesa e alla casata reale di Spagna, in tal modo otterremo ciò di cui abbiamo parlato ieri…ricordi?” “ Ma…signor vescovo…io non posso muovermi da Bisanzio…” “ Oh, lo farai mi buon amico…lo farai…prevedo futuri stravolgimenti nella tua vita, ora prendi questo…e vai!” […] Mi diede la lettera e si accasciò a terra, spirando. Chiamai gli archiatri di corte, ma tutto fu vano, il 4 settembre 1044 moriva a Bisanzio l’unico inquisitore che mai mi sia stato amico.

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Il concilio, salvo qualche altro imprevisto di Spionaggio e controspionaggio clericale, sembrava essersi concluso nel modo migliore. Scoprii più tardi che nell’attentato a Guglielmo non centravano i suoi avversari politici, ma bensì la stessa curia romana, alla base di tali giochi di poteri stava proprio quel plico di fogli che conservavo ben riposto nella mia cassaforte palatina. Anche la vita sembrava riprendere a scorrere fluida e normale…

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5 Ottobre 1044 Strane figure

Erano all’incirca le quattro quando io e Numilio ci accorgemmo che avevamo passato tutta la notte nelle segrete del tempio a compiere i nostri esperimenti, ma d'altronde, come negarlo, eravamo così affascinati dalla magia, dalla sua chiara ma incerta verità […] “ Andrea, -Disse Numilio col suo solito accento orientale- Non credi che sia il caso che tu ti faccia trovare in camera quando Jolek verrà a svegliarti?” “ Santa madre di tutte le perdizioni! è vero! E’ meglio che mi affretti!” Mi alzo e di tutta fretta indosso il mantello, senza neppure guardarmi attorno e, non appena volgo lo sguardo in avanti... “ Fermo! Giovane ragazzo!” Ma chi diavolo…. Mi trovo davanti ad una figura alta, avvolta in un lungo abito nero che le tenebre delle cisterne rendevano ancora più sinistra e tenebrosa.. “ E tu chi diavolo sei? “ Nessuna risposta, l’uomo avanza verso di me, mette in luce parte del suo viso, abbastanza vecchio, sarà sulla quarantina, barba, volto austero. “ Senti, non ho tempo da perdere, se sei stato inviato da mio padre, digli pure che arrivo, mi assumo ogni resp...….” “ Mi spiace, ma forse tuo padre non lo vedrai più…” “ Ma com...…” Mi venne ordinato di tornare a casa, di scrivere un messaggio a mio padre ove dichiaravo il mio suicidio, la cosa che più mi sconvolse fu che lo feci. Seppi molti anni più tardi che quella stessa mattina egli si suicidò per la mia dipartita.

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Grimgroth mi portò al porto, era una notte molto buia e carica di profezie, notai subito che c’era qualcosa di insolito, da Bisanzio partivano poche imbarcazioni della foggia di quella che mi trovavo dinnanzi: alta almeno 40 piedi, lunga 130 e interamente elaborata di mogano nero e palissandro, le velature bianche risultavano quasi intruse in quell’insieme di eccessivo decorativismo che, qualche secolo più tardi, avrei ritrovato solo nelle grandi basiliche barocche spagnole. L’uomo al mio fianco, che fino a quel momento non aveva proferito parola se non: “ da questa parte” o “ muoviamoci” , alzò con un maestoso e significativo gesto il braccio destro, mostrandomi, da sotto la lunga manica della tunica nera, proprio quella nave che, qualche secondo prima, aveva causato in me tanta perplessità e sinistro timore. “ Ma…cosa….” E, voltandomi verso la mia guida di quella sera scoprii che quest’ultima si era volatilizzata, come un sogno…o un’allucinazione. In compenso mi trovavo tra le mani un biglietto di imbarcazione e, poco lontano dal mio piede una saccoccia di stoffa nera che, intuii, fosse per me. Mi ero ormai accorto che fare troppe domande sarebbe stato inutile e anticostruttivo, era meglio prendere le cose come venivano, quindi misi la borsa a tracolla, salii la stretta passerella e mi imbarcai. Non passò molto tempo che vennero sciolti gli ormeggi e issate le vele, il tempo giusto per notare, però, che sull’imbarcazione stavano caricando decine di casse bianche, dalle quali usciva uno strano terriccio scuro.. […] Mi domando cosa si trovi in quelle casse … indagherò domani. […]

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6 Ottobre 1044

E’ stata una nottata parecchio strana quella di cui ora vado a parlare…Come dicevo sopra, restai in attesa che qualcuno si accorgesse della mia presenza a bordo per parecchio tempo; fino a quando, ormai in alto mare, si avvicinò a me un uomo, piuttosto basso, spalle larghe, ben curato in volto, salvo per una profonda cicatrice che lo passava dallo zigomo destro fino al collo, lungo la linea della giugulare. “ Tu devi essere Andrea, figlio del vescovo di Bisanzio…” “ Ego sum….e…Lei?” “ Il mio nome è Etrius…ma bando ai convenevoli, è ora che tu capisca cosa sta succedendo…seguimi e ti mostrerò prima di tutto il tuo alloggio e poi….beh, lo scoprirai..” La sua voce era suadevole e dolce, come se, mentre parlasse, delle dolci mani angeliche accarezzassero il mio viso, dandomi una sensazione di etereo rilassamento. Mi condusse nel castello di poppa, dove potei appurare la ricchezza e la sfarzosità dell’arredamento, tutto rigorosamente basato sull’accosatamento di tinte scure.. Il mio alloggio era molto ampio, un grande letto intarsiato vestiva con lenzuola rosse e, al centro della stanza, fissato al pavimento, si trovava un grande tavolo fratino vecchio di almeno 50 anni. Tutte le finestre erano drappeggiate di nero e, alle pareti si trovavano quadri raffiguranti scene bibliche. Poggiai la mia roba e mi volsi verso il mio Virgilio: “ Perché mi trovo qui?” “ Vedi, giovane ragazzo -disse avviandosi verso la porta- siamo stati informati delle tue abilità in merito al mondo dell’ombra, sai di cosa parlo vero?” “ si…credo di si…” “ scoprirai che qua non sei il solo…siamo tutti coinvolti in questo genere di ricerche…ti abbiamo portato in questo posto affinché il maestro ti scruti e capisca se tu, realmente, possa essere utile al compimento della nostra causa…” “ Quale…” Inutile, nel frattempo eravamo scesi sotto coperta e Etrius si era già avvicinato ad un grandissimo portone ligneo.. “ shhh…ora stai buono e non parlare a sproposito….” La porta si aprì e mi ritrovai in una grande stanza, illuminata scarsamente da tremolanti lucerne ad olio, sul fondo dello stanzone stavano riposti 7 seggi tre a destra e tre a sinistra di uno centrale più antico e maestoso. Si aprì una porta sulla destra e fecero il loro ingresso sei persone, una di esse si sedette nello scranno centrale, indossava una lunga tunica nera e rossa che riluceva al fuoco delle lucerne. Fu allora che Egli parlò:

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“ Etrius!” La sua voce era rauca, come se non fosse sua, come se quel gutturale suono venisse direttamente dalle più remote aule dell’inferno. Etrius si destò, con aria che pareva anche impaurita, tenendo gli occhi bassi: “ si, maestro…” “ L’avete portato?” “ si maestro…Lui è qui” “ Avvicinati ragazzo! “ -L’ uomo a me- Mi avvicinai… “ Credi davvero di saper manipolare le ombre???? Credi davvero che tutto quello che ti circonda sia possibile controllarlo??? Povero, misero, ragazzo! Non puoi fare proprio nulla! Sei debole! DEBOLE!!!” “ Credevo fosse stati voi a prelevarmi da casa….” Sfoggiai un sorriso malizioso, sicuro...in quell’occasione mi parve fuori luogo ma da quel giorno fu il segno e simbolo del mio potere. “ Impertinente!” E, senza che me lo aspettassi, anzi, senza nemmeno vederne il movimento, mi ritrovai sotto l’ombra del suo braccio che, teso al soffitto, era pronto a schiaffeggiarmi….e lo fece, non si mosse neppure, ma io mi ritrovai contro la parete di fondo…. Ero trattenuto da una qualche invisibile forza, non riuscivo a muovermi, ma sentivo distintamente la voce di quel signore così irascibile che, incessantemente martellava la mia mente… “ Coraggio! Mostrami il tuo potere!!! Avanti! Dimostrami che Etrius e Grimgroth non si sono sbagliati!” “ Io…non…posso…” “ Non puoi? Davvero? Povero sfortunello!!! La tua bacchetta magica non funziona più?…” Alchè la mia ira fu compiuta, radunai tutte la forze che mi restavano ed evocai gli spiriti dell’umbra….. “ Evoco voi, potenti creature dell’inferno! Che la mia vita sia protetta, che il mio incubo sia, ora e per sempre, incubo comune!” E vidi, dagli angoli della stanza, fuoriuscire forme evanescenti e di tetro aspetto, si muovevano lentamente, quasi a tastare, o annusare, l’aria che li circondava, fu allora che capii. Quelli erano gli spiriti dell’umbra, che tanto avevo sognato di evocare e che mai avevo potuto…eccoli, forme malsane di un potere a me ancora sconosciuto, un potere che di lì a qualche secolo sarebbe divenuto pregio e disgrazia della mia maledizione.

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Le forme nere si avvinghiarono al maestro e, senza proferire verbo, lo fermarono come invisibili creature ataviche, il maestro le frantumò come una costruzione di fango si disintegra al sole e sorrise…mi si avvicinò, mi invitò ad alzarmi e disse: […] “vieni Andrea, con un po’ di pratica dovrò temerti tra qualche anno, hai creato un nuovo potere senza saperlo, sarà esso, per te, motivo di vanto e distinzione….nell’immortalità…” “ Nell’…imm…immortalità?!” “ Già mio giovane amico, Grimgroth ti istruirà a dovere e poi…poi scoprirai cosa diventerai, per ora riposati…è quasi notte..”[…] Non capivo nulla di ciò che era appena accaduto, intuivo solo fosse qualcosa di importante e, scoprii più tardi, era proprio così, avevo dimostrato di poter essere temuto e ciò che spaventava maggiormente era la mia completa innocenza nel farlo…ero ora, e per sempre…uno stregone ermetico.

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6 Ottobre 1219 Sto disimparando a scrivere, Ricordo quando passavo ore e ore su questo diario e lo completavo con più e più annotazioni riguardo questo o quel dettaglio che, magari, durante la giornata avevo tralasciato; e ora guardo indietro, facendo scorrere lentamente le pagine e….5 Ottobre 1119! Sono più di cento anni che non appunto una riga! Inaudito! Come se un uomo in due vite non riuscisse neppure a vergare un “ caro diario” su un pezzo di cartapecora! D'altronde sono stati cento anni piuttosto intensi i miei, con l’alienazione della medesima cosa da fare…per anni…e anni e anni; non mi biasimerete, o posteri, se il mio cinismo e la mia pazienza con la gente si sia di molto regredita. Cento brevi anni senza rivedere la luce del sole, eternamente confinato in queste sudice catacombe a ricercare…beh, a cercare il potere degli immortali. Ma procediamo con ordine: Centosettantacinque anni esatti fa venni accolto in una setta particolarmente “ pericolosa” direbbe qualcuno, centosettantacinque anni fa feci la mia comparsa tra i maghi ermetici, in quel ramo della casata chiamata Tremere, dal nome del maestro, colui che anche ora ci guida verso il potere ultimo. Quella sera pioveva, lo ricordo distintamente, e Tremere mi consegnò a Grimgroth affinché io potessi completare il mio percorso nel mondo dei “ non dormienti”; affinché mettessi la mia abilità al servizio di un fine ben più grande di un semplice giochetto di prestigio con quattro candele. Rimembro ora: la mano di Grimgroth sotto quella lunga manica di un mantello che pareva calzargli davvero molto largo, la sua panciotta risaltava alquanto, da questa osservazione visiva venni distratto unicamente dalla sua voce che, con un austriaco alquanto stentato e chiaramente inflesso di Italiano disse: “ Ragazzo, ora sei dei nostri, tempo qualche alba e sarai pronto per iniziare la nostra ricerca” la sua mano si posò sulla mia spalla sinistra e mi sentii calmo, rilassato, come se fossi a casa, alla mia vera casa. Ci trovavamo in un porto, credo fosse quello di Luna, in Romania, e il suo passo fu deciso nel dirigersi verso un grande capanno in legno, sul molo, ove centinaia di navi si trovavano ora ormeggiate per partire, presto, verso Bisanzio e il Medioriente o anche solo per scaricare i prodotti che poi le carovane avrebbero trasportato fino ai monti Urali. Non si voltò neppure, Grimgroth, quando la nave con la quale eravamo appena arrivati riprese al largo come governata da uno spirito d’altri tempi, come se si fosse appena posata sulla parte destra dello Stige e ora, con placida e stanca tranquillità ripartisse, per compiere la sua atavica funzione psicopompa; si limitò a sbiascicare qualcosa come: “ a Vienna miei amici, ci si rivedrà a Vienna”. E camminando ci trovammo di fronte ad un portone malconcio, quadrato, tipico dei magazzini portuali che ancora puzzava di sardina sotto sale. Entrò. Lo seguii. Richiusi la porta dietro di me giusto in tempo per notare il termine di una lite tra due scaricatori con l’accoltellamento di uno dei due, rabbrividii e accelerai l’operazione di chiusura dell’anta lignea.

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Ricordo il buio in quella stanza, casse ammassate e ombre, fino a che da dietro una di queste casse per il trasporto delle merci se ne uscì una figura, non troppo alta, grassottella, i suoi lineamenti erano indecifrabili a causa di quella poca luce e ancora maggiormente indecifrabili i suoi occhi. Avanzò tenendo le mani ben conserte sul ventre, come in una preghiera indirizzata alla terra. “ Finalmente siete giunti, l’attesa cominciava ad estenuarmi, per non parlare dell’odore nauseabondo di sardine che c’è in questi luoghi.” “ Goratrix! Diletto amico mio!” Grimgroth sorrise alquanto nel rivedere ( almeno, potevo intuire che già lo conoscesse) l’amico. Si scostò da me e con quattro passi nella sua direzione lo raggiunse per poi abbracciarlo come fossero fratelli. Goratrix ricambiò, alchè il suo sguardo si fece inquisitore su di me. “ Lui è il novellino…” “ E’ lui” aggiunse Grimgroth quasi divertito dalla mia situazione impacciata e imbarazzata. “ Ragazzo!- Goratrix a me- sai che la strada che hai appena intrapreso è pericolosa e può rivelare sorprese di dimensioni inimmaginabili? Potresti anche morire!” Lui si rivolse a me con aria seriosa, ma, per un motivo che ancora ignoro, coglievo un vago sorriso in quella frase, una battuta paterna più che altro….o una presa in giro di Tremere forse; già, pareva quasi una parodica imitazione del maestro ( come lo chiamavano loro)... Risposi con la massima naturalezza e un sorrisetto malizioso in viso: “Ho affrontato la chiesa di Roma riunita a casa mia…cosa c’è di peggio?” L’uomo sorrise e, avanzando mi afferrò il capo, facendomi un buffetto sul capo con le nocche della mano. Atto totalmente inaspettato…chiaramente. “ Benvenuto nella congrega di stregoni più inutili della storia!”. Così dicendo si avviò ad una scaletta che dava ai piani superiori. Salimmo e ci ritrovammo su una specie di soppalco, tre pagliericci, un tavolo e centinaia di strani alambicchi e testi saccenti. “ Qua inizieremo le nostre ricerche Andrea, qua le inizieremo poi, quando avremo acquisito sufficienti nozioni, andremo a Vienna ove, speriamo, i nuovi laboratori saranno pronti. Domande figliolo?” “ Una sola…ma cosa cerchiamo alla fine?” “Domanda lecita, cerchiamo: L’immortalità. Ne abbiamo bisogno per poter allungare la nostra permanenza su questo mondo e quindi aumentare il potere delle nostre magie.” “ Capisco e…da dove partiamo?” Grimgroth allora andò ad un lato del tavolo e prese una piccola ampolla verde, vuota. “ Qui dentro racchiuderemo il sangue di un immortale, come già fece Tremere a suo tempo, e lo studieremo per bene. “ Un immortale….” “ Un Vampiro.” “ Oh un…..eh!? ma i vampiri non esistono!” …

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Passai i successivi anni a elaborare processi magico-alchemici per roprtare allo stadio mortale alcuni campioni di sangue cainita, nel frattempo ebbi occasione per studiare ed analizzare quello che traspariva dalla politica e dell’organizzazione vampirica. Mi accorsi che nulla conoscevo di quello che era il mondo reale, un mondo cinico, crudele e spietato, benchè noi maghi fossimo chiusi per bene nella nostra torre d’avorio... Capii che il mondo della stregoneria era qualcosa di estremamente filosofico e teoretico e non un semplice abra-cadabra banalissimo...era arte, studio e applicazione...era...coscienza di se. Lavorammo sodo, specialmente i primi mesi, lavorammo in squadra e, al di là delle grosse sconfitte che ricevevamo, ci divertivamo parecchio....eravamo una piccola famiglia, io, lo zio Grimgroth e lo zio Goratrix....( detto ora, sembrerebbe...anzi...lo è....una bestemmia....ma questo era quanto). La prima impresa che ricordo aver compiuto con Grimgroth fu la cattura di un lupino. All’epoca non sapevo neppure cosa fossero e, credo, neppure i miei maestri ne avevano mai visto uno, dal momento che le loro descrizioni non coincisero col reale aspetto del mostro. L’ho ancora impressa quell’immagine. Ci eravamo muniti di una rete, di lance in argento e Goratrix aveva elaborato una strana sostanza viscidosa chiamata il “ perdo vitam”, ero scettico in merito, non era a mio avviso possibile rinchiudere una formula orale in un liquido....ma Goratrix era chi era...e lo fece. Camminavamo titubanti nella foresta nera, nei pressi di Sibiu, bella cittadina, sul fiume Mures e Atranash...Le foglie si muovevano a stento, come se temessero di essere scoperte in questo loro gesto. Il vento passava tra i miei capelli e il brivido che ne conseguiva era gelidamente soprannaturale, come se centinaia di dita adunche scivolassero macabre sulla mia schiena. Ad un certo punto il braccio di Goratrix mi bloccò da sinistra, come a intimarmi l’arresto immediato. Mi fermai. Appena la mia vista si adattò all’ombra che mi circondava notai innanzia a me due occhi rossi, delle dimensioni di due Grossi Rubini....era Lui, era la bestia che stavamo braccando. Il suo respiro rimbombava nelle nostre orecchie come centinaia di tamburi che suonano all’unisono una sgradevole e melanconica nenia....ma non era il suo respiro...era il battito del suo cuore rabbioso che cozzava sinfonicamente con i nostri, colti non dalla rabbia, ma dalla paura. Scagliai istintivamente la lancia in argento contro la bestia che, quasi fosse stato avvisato la sera prima, levò un ringhio micidiale e, afferrato l’oggetto con gli artigli di cui la sua zampa era dotata, la disintegrava come fosse pane secco. Mi voltai e scappai mentre Goratrix mi intimava di stare fermo...di bloccarmi all’istante...ma come potevo? Io ero solo un ragazzo all’epoca....ero solo un moccioso a confronto. La mia corsa non durò molto, mano a mano che fuggivo continuavo a voltarmi e notavo che la bestia mi era perennemente alle spalle, correvo arrancando tra il buio dei rovi...non capendo ormai più quale fosse la mia meta...fino a che....non lo vidi più. Dietro di me non v’era più nulla....solo il bosco, la foresta...i rovi....e nient’altro....l’avevo seminato! Iniziai a rallentare la mia folle corsa....come a pensarmi ormai al sicuro. Iniziai a camminare lentamente, volgendo sempre lo sguardo indietro e...... sbattei contro qualcosa. Il colpo mi fece cadere indietro, seduto. Riaprii gli occhi, mi sistemai con una mano i capelli che mi impedivano di vedere cosa avessi di fronte e.....notai che su una mano gocciolava una strana sostanza trasparente....

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come colla....o.....bava! Alzai istintivamente gli occhi poco sopra la mano e mi trovai a pochi centimetri dalle fauci del lupino. Sentivo il suo putrido alito, un misto tra sangue rappreso ( di cui le zanne erano assai intrise) e cadavere marcescente. Rabbrividii....freneticamente mi spostai, pur restando seduto, di qualche metro più indietro, facendo unicamente leva sulle braccia. Cozzai contro una pianta. Lui fu rapido nel raggiungermi. Avevo nuovamente la sua gigantesca fauce a poci centimentri dai miei occhi. Sentivo il suo repiro forte e ansimante....e poi....mi parlò....Quel respiro affannoso, stentato e terrorizzante sembrava montare fonemi di un qualche senso, e disse: “ Tu ti mostri giovane.....ma sento che non lo sei...” Titubante risposi all’appello: “ Io....ho....100 anni mio signore....io....” “ Come può la tua pelle essere candida e fresca pur avendo tu tanti anni di vita?” Anche stavolta risposi: “ E’...è la potenza di sangue....grazie alla sua manipolazione noi Stregoni siamo riusciti a donarci un’innaturale lunga vita.” “ Tu dunque...sei uno stregone, e per giunta anziano!” “ Si io sono.....- e pensai- ...uno stregone....-pensai di nuovo- anziano!” Presi tutte le forze che possedevo, appoggiai un palmo sul torace del Licantropo e gridai: “ Creo summo Motus!” L’essere venne scagliato a parecchi metri da me, contro un altofusto che, chiaramente, sotto il rigido colpo si spezzò a metà, degenerando al suolo. Scappai e, dopo pochi metri, ritrovai i maestri....avevano assistito all’intera scena, erano ora allibiti.... “ Andiamocene” disse Goratrix. “ Prima che i licantropi scoprano che è stato maltrattato Hoort, il loro principe rumeno. Più avanti nel tempo avrei ricordato con rammarico quel gesto, quando avrei poi rincontrato Hoort, ma entrambi eravamo cresciuti, e il nostro incontro fu allora alla pari. I tempi successivi furono assai complicati e ricchi di avvenimenti, il mio aspetto era sempre il medesimo ma la mia coscienza e la mia mente si evolvevano e crescievano in modo direttamente proporzionale al lento incedere degli eventi. Le nostre ricerche erano ormai avanzate parecchio e la soluzione di tutti i nostri problemi sembrava oramai prossima quando, il 19 Novembre 1188 arrivò una missiva direttamente da Vienna. I laboratori Viennesi erano ultimati. Con il tesoro dell’ordine di Ermes eravamo riusciti ad acquistare un’intero quartiere della capitale Asburgica, erano tutte le zone limitrofe alla basilica cattolica di Santa chiara e, come ben si può intendere, le catacombe sotto di essa. Facemmo alla svelta i bagagli, curandoci in particolar modo di assicurare a lunga durata le ampolle contenenti il sangue dei primogeniti e del Principe dei licantropi. Uscimmo dall’improvvisato laboratorio Rumeno sul porto di Luna e ci si parò innanzi un immenso veliero nero, proprio come quello che, anni addietro, aveva rapito me dalla normale condizione umana. Ora ne conoscevo anche il nome: era il Nero Annunciatore.

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Il viaggio durò più o meno 5 giorni, che passammo quasi interamente a vegliare le casse tanto preziose. Dovemmo passare per il porto veneziano, uscendo pertanto dallo stretto dei Dardanelli, aggirando poi il Peloponneso. Passare per la Romania sarebbe stato troppo pericoloso, gli Tmisce avevano difatti preso possesso dei territori limitrofi a Bucarest e sapevano del nostro viaggio; trasportando il sangue del loro primogenito avremmo rischiato troppo. Il nostro fosco veliero cozzò dolcemente contro i pali di attracco del porto di San Marco a Venezia alle ore 9 del 24 novembre 1188. Le casse vennero scaricate e una carrozza già ci attendeva pronta a portarci oltr’Alpe.

S A T O R A R E P O T E N E T O P E R A R O T A S

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5 Novembre 1548

Purtroppo le pagine originali del mio diario non esistono più, salvo per questa data, impressa su quella che era la pagina sottostante del testo. In ogni caso ricordo perfettamente quel giorno, segnò la mia non vita in modo indelebile…. Una premessa prima di tutto, il concilio di Trento era già iniziato da qualche mese e già tutti percepivano le forze maligne che, una volta mischiatesi, avrebbero formato la più potente arma di massa cattolica mai vista; nonostante ciò, c’era ancora qualche fratello che non si preoccupava affatto, sostenendo di essere sicuramente più potente di un semplice concilio. Io mi trovavo a Roma in quella terribile notte, ero nell’urbe per gestire una serie di affari tra i Giovanni, che volevano insediarsi nel porto e la cappella di Grimgroth, che mi aveva affidato la gestione temporanea della cappella trovandosi lui impegnato nel gestire gli Assamiti sul confine prussiano. Stavo giust’appunto rincasando da Villa Colonna ( a due passi dalla tana del lupo) quando incrociai sulla mia strada un uomo, indossava un mantello nero e si appoggiava ad un bastone, chiaramente io ero incappucciato e indossavo come lui un mantello, il mio blue. Mi scruta, mi supera; sento dopo breve tempo una voce, distinta, chiara: “ Non ha paura un giovane ragazzo ad andarsene a zonzo tutto solo in una fredda notte Romana?” alchè io: “ Non sono una strega, non dovrei temere nulla di questi tempi”. Dovrebbe invece, dovrebbe….Andrea…. Troppe volte ho sentito pronunciare il mio nome, e ogni volta da qualcuno di pericoloso….” Chi siete?” “ Il mio nome è Luigi, Luigi Colonna, sono il segretario di gabinetto di Sua eminenza il Cardinale Carlo Borromeo….” -Silenzio, stupore, Paura- “ Carl…Carlo…Bo…” “ …Borromeo…e se ora ha la cortesia di seguirmi…” “ Io non la seguo davvero in nessun posto…” - Si, vampiro cretino, se all’epoca fossero esistiti i film avrestii saputo che in ogni bella scena, non va mai come tu creda…difatti- Detto fatto mi ritrovo con un crocefisso d’oro puntato agli occhi e….mostrato con una fede realmente convinta, mai fino ad allora qualcuno osò tanto nei miei confronti e mai io avevo provato un dolore così lancinante. Non potevo reagire, ero come immobilizzato, ma la mia mente era lucida e potevo perfettamente intuire, capire e…udire. Venni sollevato da un essere che aveva molto di bestiale e poco di umano, mi caricò a spalle, come normalmente si fa con i sacchi di farina, ballonzolavo su e giù, rigidamente bloccato da quella mano immensa, che, con un unico palmo mi cingeva per l’intera lunghezza della vita. Notai statue che lentamente scorrevano a destra e a sinistra e i palazzi su cui erano posti parevano straordinariamente maestosi e poi….e poi una piazza, immensa, semicircolare, al centro una immensa fontana e….una chiesa, grandissima, romanica….san Pietro.

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Attraversammo per l’intera lunghezza lo straordinario spazio di quella che era la basilica che avevo sempre temuto persino soltanto a pronunciarne il nome. Superammo il colonnato ovest e ci addentrammo nella cittadella romana, salimmo qualche vetusta scalinata e nel giro di breve tempo, non so come, mi ritrovai a terra, supino, sopra di me vedevo un altissimo palazzo con statue e effigi pontifice. Mi alzai, attorno a me il nulla, il vento soffiava leggero e la malinconia di quei luoghi si mischiava all’erba che, clandestina, cresceva serpeggiante sui cornicioni e sui capitelli, fintamente forgiati su fattura classica. Un portone, davanti a me, alto e maestoso, un ancestrale quanto pericoloso portone in legno mi divideva da quelle che, intuivo, sarebbero state le risposte che cercavo. Spinsi uno dei due battenti e mi aspettai qualcosa come una botta in testa o un esercito di guardie pronte a puntarmi contro i loro crocifissi piuttosto che ampolle di acqua benedetta o altre sciocchezze. Invece nulla, vuoto, un vampiro stava aggirandosi per le aule di san Pietro completamente libero e nessuno lo stava fermando…ero sciocco al tempo, molto sciocco… Entrai, una lunga sala spoglia e più simile ad un magazzino di opere d’arte romane e greche mi si parava dinnanzi, mostrandomi, al suo terminare, una ampia e saccente scalinata marmorea sulla vetta della quale troneggiava una figura alta e impettita, da un lato poggiava la mano su un corrimano e con l’altra si appoggiava tremante ad un bastone, era interamente avvolta in un abito rosso fuoco e la papalina sotto la quale traspariva la grossa e calva testa mi fece intuire ben presto di trovarmi al cospetto di un cavaliere di Cristo o…come lo chiamano di questi tempi, di un cardinale. “ Io…..-Dissi- Cos…” “ Spero che il viaggio ti sia piaciuto, scusa i modi brutali ma…non saresti mai giunto sin qui di tua spontanea volontà” Dicendo questo scese due scalini, aggrappandosi e sorreggendosi a entrambi i suoi sostegni. “ Io sono il cardinale Carlo Borromeo, Messo inquisitorio per la santa chiesa apostolica romana e, attualmente, membro ad interim del concilio della santa inquisizione carolingia o come la conoscete nel mondo dell’umbra: L’arcanum” Ebbi un fremito, ero visibilmente impaurito, ero di fronte non solo ad un inquisitore, gente che ammazza quelli come me soltanto guardandoli ( o meglio, lo credevo fino ad allora) ma persino all’inquisitore per eccellenza, colui che approvò e ampliò il Malleus maleficarum, libro nero per tutti i confratelli, anche per coloro che sono maggiormente legati alla fede cattolica. “ seguimi prego…” E così dicendo mi voltò le spalle - doveva essere sicuro di sé e del suo potere, mai altrimenti voltare le spalle ad un vampiro- risalì i gradini percorsi poco tempo prima e si avviò alla rampa immediatamente successiva, aspettandomi, si voltò ancora, come a incitare la mia solerzia. Andai, salii titubante le scale e vidi una porta aperta davanti a me, a due battenti, il cardinale impugnava una maniglia e, con l’altra mano, mentre impugnava il bastone mi faceva cenno di avanzare avanti a lui. Andai.

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Di fronte a me un‘ ampia sala, spoglia, nessun drappeggio, nessuna arma, nessuna guardia ne libreria, una grande e bianca stanza vuota senza finestre. Sul fondo una grande scrivania in legno, molto sobria di per sé, uno scranno dietro di essa e, sul muro retrostante, a rendere l’ambiente il meno piacevole possibile, troneggiava un crocifisso di dimensioni impressionanti, che, col dito perennemente intimidatorio, minacciava tutti coloro fossero entrati da quella porta. Nient’altro nella stanza, salvo un inginocchiatoio, sulla destra, verso il muro perimetrale. Il cardinale sedette allo scranno e fece segno di accomodarmi, non vidi alcuna sedia, fino a quando, con un perentorio gesto del braccio, il mio cicerone mi mostrò silenziosamente una sedia appoggiata alla parete di fondo, che, francamente prima non avevo visto, apparve, come dal nulla. “ Mio giovane ragazzo- iniziò- la cultura è molto importante sai?” “ S..Si…” “ è una fonte di potere inestimabile una volta che sai come usarla…è Il potere.” - sorrise- “ Non temere, non ho intenzione di ucciderti, non ancora per lo meno, se ti o fatto arrivare sino a me è proprio perché sono io ad aver bisogno di un favore da te, chiaramente un favore non retribuito, si intende..” Sgranai li occhi “ Voi? Ma non siete..” “ Fortemente convinti di uccidervi tutti quanti senza preavviso? Si! Ma vedi, vi sono alcuni giochi di potere che richiedono una mano esperta, vi sono azioni che necessitano di rigide premesse prima di essere fatte” “ Come…” “ Dovrai istruirmi, fortificarmi in merito, offrimi tutto quello che sai, dammi la tua arcana e vetusta conoscenza e io ti donerò la libertà e la possibilità di vendicarti su di noi.” Ora seguimi… Ci incamminammo in una porticina molto angusta ma che si intonava perfettamente con la severità del luogo, e lungo un corridoio stretto, scendemmo lentamente antichi gradini ricavati nella viva roccia e, alla fine, mi ritrovai come in un mondo parallelo, eravamo sotto san Pietro e vedevo…un immenso complesso battisteriale, vedevo un antro ampissimo, al centro del quale si ergeva una grande costruzione tonda, non eccessivamente vecchia ma….stanca…sembrava stanca di essere lì. Entrammo e, come sempre non notai protezioni di alcun tipo. “ Si fida così ciecamente da non possedere guardie, vostra eminenza?” - dissi in un perfetto latino ecclesiastico- “ Quale sorpresa! Un conoscitore di lingue antiche” “ E’ abitudine, mio padre era vescovo, era il vescovo di Bisanzio” i suoi occhi si illuminarono, “ vuoi dire che tu sei….incredibile, ordino la cattura di un vampiro potente e mi ritrovo con un vampiro potente e altolocato; in ogni caso, no, non ho alcun timore, se un abitante delle tenebre è così sciocco da ribellarsi proprio qui e a me, non era sicuramente degno di vedere oltre… In ogni caso….eccoci…” Aprì l’ oscura soglia e mi si parò innanzi agli occhi uno spettacolo orribile e raccapricciante: gigantesche gabbie e ampi androni pieni interamente di strane bestie morte ormai da tempi immemori, strane mutazioni di sangue decoravano gli angoli bui della stanza e, sulle pareti, erano appoggiate alte librerie che reggevano vasi e apolle con strani liquidi tra il verde e il rosso sangue.

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Il cardinale proseguì come a non volersi soffermare in inutili spiegazioni. Camminammo tra quelle stanze per almeno cinque minuti; dopo di chè, giunti in fronte ad una nuova e altisonante soglia ( ormai ci avevo fatto l’abitudine) il cardinale decise di spostarsi di lato e di permettere a me solo il varco di suddetta porta. “ Cosa c’è qui dietro?” “ Entra mio pragmatico amico….entra” e così dicendo spinse uno dei due battenti bronzei, rivelando uno breve spazio in cui io potessi infilarmi. Entrai. Le porte dietro di me si chiusero e tutto ciò che vidi fu il buio. Pensai fosse il caso di utilizzare il potere del sangue per “ vederci” più nitidamente. V’erano gabbie appese alle volte scure della stnza, nelle quali si trovavano esseri umani, animali, strane malformazioni e… vampiri, cainiti come me. Molti tra questi esseri si allugavano come a passare attraverso le sbarre, protendevano il loro braccio come a volermi idealmente toccare…ma senza riuscirci. Urlavano, strepitavano di dolore oppure mugugnavano strane maledizioni a Dio. Nemmeno nelle prigioni saracene vidi mai tanta crudeltà, più in là, poi, su un tavolo, stava poggiata una grande urna argentea che tintinnava al suono di una goccia che ivi cadeva a ritmo regolare da…..da un corpo di bambina, sospesa e sgozzata ad almeno tre metri da terra. Una bambina bionda e ricciola, che ora, di sicuro, non poteva più cogliere la bellezza dei suoi capelli. Qualcuno o qualcosa mi chiamò…. “ Am…amico…ehi…tu…” Mi voltai. Da una delle gabbie basse, un uomo…un fratello mi chiamava…ingobbito e basso, era calvo salvo per una ciocca di capelli raggruppati a codino dietro la nuca e saldamente sostenuti da un anello dorato. I suoi lineamenti erano asiatici, giapponesi direi…mi fece pena. “ Senti, liberaci tu che puoi, comunica tutto questo al tuo clan, non impiegheranno molto a mandare un’armata a Roma…” la sua voce era rauca e tremante e i suoi movimenti quasi meccanici, come se fosse sull’orlo della frenesia. “ Credi forse che a Viienna tutto questo non si sappia? Stolto! Non mi meraviglierei affatto se tutto questo fosse ordine proprio di Etrius o di chi per lui. Qual è il tuo nome?” “ Filippo, Filippo Yung-Lao, sono l’ex priscus di Tokio, sono stato catturato qualche mese fa….qua ti nutrono con sangue annacquato per vedere se sia ancora possibile introdurre liquidi nel corpo dei non-morti” Nel frattempo spezzai i serragli della gabbia. Lui uscì sorpreso. “ Uno stregone che fa questo…per un demone…..devono averti fatto davvero del male qua dentro…” “ Non più di quanto me ne hanno fatto i Tremere, garantisco” Mi avviai verso l’urna col sangue della bambina, la sollevai e mi voltai. “ Ma cosa fai??? Quello serviva per un’esperimento….se lo venissero a sapere…” “Bevi!” Lui non si fece remore, come diceva Dante più che l’amor potè il digiuno .

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Quando si fu ristabilito anche il suo aspetto ne venne ricompensato; parlammo a lungo e a lungo mi spiegò tutto ciò che di quei luoghi sapeva. Restò piacevolmente sorpreso della mia amicizia con Goratrix e della mia ovvia non appartenenza ai Viennesi. Gli spiegai che non sapevo i reali motivi della mia permanenza in quei luoghi, mi avevano chiesto di fare da spia, ma non cosa avrei dovuto fare Ora. Mi venne detto anche che gli ecclesiastici, per farsi ubbidire, utilizzavano un potere motlo simile a quello di ascendente, allora mi ricordai di ciò che mi aveva detto Calderon un tempo a riguardo…” noi Tremere, abbiamo mille modi per superare l’ascendente” Ora ricordavo, Grimgroth mi aveva fato leggere qualcosa del genere….mi serviva solo un libro di rituali Tremere…si, a Roma, e poi sarebbe stato bello essere una fatina irlandese….eppure… Filippo mi guardò, come se avesse letto ogni mio pensiero…” c’è quel libro….è nell’altra stnanza, quella da cui sei venuto, ne parlava il cardinale qualche tempo fa… Senza rispondergli nemmeno andai alla porta e la trovai, come era naturale, chiusa. “ Non la aprirai così facilmente…” Era una voce femminile, non so da che parte venisse. Mi guardai attorno. Spaesato. Da un angolo remoto della stanza, ad un certo punto, come se fosse stata generata dalle tenebre stesse apparve una donna, sulla quarantina. Indossava un abito sobrio grigio scuro, come quelli delle vecchie maestre delle elementari, scarpe con tacchi di media altezza ma tozzi quanto bastava affinché ogni passo risultasse uno sparo nella mente. Lei era bionda, piuttosto alta, capelli lunghi rigorosamente raccolti in una lunga treccia. Occhi azzurri. Avanzava tranquillamente verso di me, curandosi bene di porre il piede sinistro ben marcato innanzi al destro e viceversa, con un movimento ritmato e cadenziato, come se incrociasse le gambe ad ogni passo, dondolandosi a destra e sinistra con le mani chiuse in un atto di preghiera all’incirca sul ventre. “ …è protetta da forze che tu ancora ignori Andrea, nonostante le tue potenzialità” “ Se l’avessi voluta aprire l’avrei già fatto…” dissi in tono alquanto irriverente, tipico di quando ho paura e quella donna….ad ogni respiro che compiva sentivo un’accetta acuminata che mi tagliava di netto il collo. “ Non ti sfido a farlo solo perché sono certa di quello che dico, in ogni caso, permettimi di presentarmi, il mio nome è suor Adrastea di Navarra”. Il nome non mi diceva nulla, e anche se così fosse stato poco avrei potuto fare. “ Arriviamo subito al sodo ragazzo, io e il cardinal Borromeo esigiamo da te alcuni favori in cambio della tua vita…” “ Non-Vita sorella. NON-vita” “ Qualunque cosa sia per me ha davvero poco valore, pertanto chiamala pure come ti pare” “ Voglio che tu, dopo un breve rientro nel mondo dell’ombra ci riferisca Tutto quello che puoi sapere circa la pozione dei Gangrel esperimentata da…da…come si chiamava…” “ Giratrix…” dissi io a occhi bassi, fissavo il pavimento ma in realtà osservavo l’infinito, ripensavo a Goratrix, a quanto mi mancavano la sue battute cretine su Tremere, a quanto eravamo un grande famiglia un tempo, a quando ancora potevamo permetterci di odiare il sole, essendo restati tutto il giorno nei laboratori a lavorare…tutti assieme. “ Andrea? Sta bene?”

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“ Chiaramente no sorella, comunque prosegua, voglio sentire il motivo della mia rinuncia almeno” “ Dovrà spiegarci i metodi di evoluzione e formazione di voi cainiti, cosa provate, come riconoscervi, tutto” “ Certo, poi credo che vorrà anche il sacro Graal…” Partì un colpo da parte sua, la sua mano, fulminea, mi colpì “ Blasfemo!” non parlare di cose che ignori! “ Il suo colpo mi ferì, dal momento che inavvertitamente mi morsi un labbro. Un rivolo di sangue si fece presente alla ferita, subito la richiusi leccandola, mentre con occhio tirannico osservavo la donna da sotto i capelli che nella foga si erano interamente riversati sulla fronte, indi sugli occhi. “ Fai come vuoi, piccolo irriverente! Pagherai per tutto ciò, verrai a chiederci di accettare il tuo aiuto dopo qualche mese che non ti nutrirai!” “ Piccolo? Mia signora, ho almeno sette volte gli anni che avete voi! E non temo la morte, ho vissuto abbastanza” “ In ogni caso scoprirai la sofferenza…” Dalla stessa porta che poco prima avevo tentato di aprire si fecero innanzi due guardie, alte e grosse più o meno quanto l’energumeno che sin lì mi aveva trasportato. Mi presero dalle braccia e mi sollevarono, venni gettato in una gabbia in ferro, dove restai….per parecchio tempo. Passarono mesi in realtà in quella gabbia, venni nutrito dai topi che Filippo riusciva a procurarsi, non essendo lui nella mia stessa posizione, e con questo intendo a 5 mt da terra. Lui ne acchiappava due o tre e me ne lanciava uno, io, con le poche forze che ancora avevo mi allungavo per afferrarli e spesso ci riuscivo. Un giorno, e non è un errore, dal momento che saranno state le tre del pomeriggio, la porta di fondo si aprì lentamente, come se chi la stesse aprendo temesse le ire della stanza antistante. Entrò un omuncolo, basso, rotondetto, barbetta incolta e volto simpatico e sorridente, indossava un saio francescano e la corda bianca attorno alla sua vita mostrava il fatto che si trattava di un novello sacerdote dell’ordine. Portava sotto un braccio un grande tomo e nella mano opposta una matita nera. “ S..Signore io…soso…soson…so.sono Guglielmo, Frate Guglielmo di Caveres” fece un inchino tremante. “ Non sono il tuo dio…” dissi tra lo stanco e il seccato “ puoi anche non inginocchiarti” . “ Non posso fare altrimenti” disse quasi offeso dal mio modo di reagire a queste sue piccole ma rispettose azioni, alchè capii la mia maleducazione e mi ricomposi, mi inginocchiai nella gabbia e lo guardai bene in volto, mentre mi parlava. “ Sono uno studioso di scienze occulte e storie arcane e mistiche -proseguì- ho studiato i pochi tratti biografici che la riguardano e che ci sono stati tramandati dai secoli e credo di conoscere molto bene la sua vita, o non-