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DannyZ
AUTOSTIMA
EXPLOSION Un’esplosione di autostima in 21 giorni
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INDICE
Prima Parte
Premessa iniziale…………………………………………………………………………….. 3
La risposta del giovane pittore………………………………………………………….. 5
Cos’è l’autostima…………………………………………………………………………….. 7
Bassa autostima: la “calimerite”………………………………………………………. 8
I danni della bassa autostima al cervello…………………………………………… 9
21 giorni di Autostima Explosion………………………………………………………. 12
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3
Premessa iniziale. Benvenuto o benvenuta da Danny Z. Sono entusiasta di presentarti Autostima
Explosion: la colonna portante del programma NeuroBooster.
NeuroBooster è costituito per il 50% dall’ascolto dei brani e per il restante 50%
dalle tecniche che troverai in queste pagine.
Lo scopo dei brani è quello di creare il terreno interno ideale sul quale gettare i
“semi” del cambiamento. Quindi considera i brani “booster” come dei
super-fertilizzanti per il tuo terreno interno e la parte pratica di questo
documento come la zappa e il piccone per estirpare erbacce e smuovere il
terreno.
Ma adesso basta con le metafore contadine …sono ansioso di presentarti
Autostima Explosion, il condensato pratico delle migliori tecniche al mondo per
superare i limitanti effetti della bassa autostima.
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Una forte fiducia nel tuo valore e nel tuo potenziale è infatti una delle qualità
più importanti da possedere non solo per “emergere” nella vita, ma anche per
stare bene con te stesso e con le altre persone.
Ho deciso quindi di racchiudere le migliori tecniche per aumentare la sicurezza
personale in una sola risorsa perché personalmente frustrato dal comprare libri
su libri sull’autostima, sorbirmi centinaia di pagine di teorie e casi studio per
trovarmi il più delle volte solo due o tecniche pratiche a libro. E spesso
inefficaci.
Autostima Explosion attiverà e aumenterà in modo esponenziale gli effetti
positivi generati dai moduli.
Poiché l’autostima è fortemente collegata anche alla salute e al modo di
relazionarti con le altre persone, la messa in pratica degli esercizi che troverai
in Autostima Explosion avrà importanti ripercussioni benefiche anche durante
l’ascolto di Vitalità e Carisma Booster.
Per rendere la messa in pratica il più semplice possibile, Autostima Explosion è
realizzato sotto forma di un programma della durata di 21 giorni da
accompagnare all’ascolto dei moduli.
Qualche tempo fa sul IperMind ho condiviso una storia sulla fiducia in se stessi
che è molto piaciuta ai lettori. Ho deciso di riportarla all’inizio di questo
percorso per chiarire la mia personale definizione di autostima.
Buona lettura
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La risposta del giovane pittore
Un giovane che voleva
diventare pittore si recò
da un gran maestro.
Questi gli chiese di
dipingere un quadro e di
portarglielo. Quando il
quadro fu terminato, il
giovane pittore lo portò al
maestro, il quale gli
domandò:
“Che te ne pare? La tua opera è riuscita?”
“Aspetto che sia lei a dirlo” rispose, insicuro.
“Ancora non ci siamo!”
Il giovane, tristissimo, tornò nella sua stanza e cominciò un altro quadro.
Quando lo finì, ritornò dal vecchio.
“Che te ne pare? La tua opera è riuscita?”
“Aspetto che sia lei a dirlo.”
“No, ancora non ci siamo!”
E così, per qualche anno, la stessa scena si ripeté ogni volta.
Un giorno, finalmente, il giovane sentì di aver dipinto un quadro di valore.
Tutto contento, lo portò al maestro. Questi lo esaminò attentamente e poi,
come sempre, gli domandò:
“Che te ne pare? La tua opera è riuscita?”
“Questa volta sì, credo che sia riuscita, ma aspetto che sia lei a dirlo.”
“Devo pensarci, studiare il tuo quadro. Torna domani.”
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Il giovane, euforico, andò nel caffè dove si riunivano gli altri allievi del maestro
e commentò con loro la sua opera. Un ragazzo gli disse:
“Non so perché tu sia così soddisfatto, ho appena parlato con il vecchio e lui
non ha fatto altro che demolire il tuo quadro. Dice che non ha il minimo
valore.”
Il giovane pittore, furibondo, corse a casa del maestro. Non appena lo vide
gridò: “Come può parlare così del mio quadro? È ingiusto! Sono sicuro che lei
sa quant’è riuscito. È un’opera d’arte! Non le permetto di demolirlo! Non le
permetto di parlar male di un quadro che amo!”
Il vecchio sorrise e rispose:
“Adesso sì che ci siamo, finalmente!”
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Cos’è l’autostima?
Come ogni programma che si rispetti, prima di partire con la parte pratica
facciamo un po’ di introduzione su cosa significhi autostima e quali
conseguenze comporti una bassa stima di sé.
Nel 1890 William James, psicologo e filosofo Americano, definì l’autostima
come “la percezione mentale che una persona ha delle proprie qualità”.
L’autostima è composta dall’insieme dei giudizi più o meno inconsapevoli che
abbiamo sulle nostre capacità e su quello che percepiamo essere il nostro
valore in relazione alle altre persone.
Purtroppo la fiducia in sé stessi sembra essere rara. Infatti, secondo analisi
recenti circa l’85% delle persone ha problemi di scarsa autostima e vive di
conseguenza al di sotto delle sue potenzialità. Poiché fai parte di questo
percorso io vorrei che tu rientrassi in quel restante 15%
“Se dai scarso valore a te stesso, sta sicuro che il mondo non alzerà il prezzo.”
#Bassa autostima. La calimerite
È un’ingiustizia però…ce l’hanno tutti con me perché sono piccolo e nero”?
Conosci Calimero? Il pulcino nero protagonista di caroselli
e pubblicità di detersivi, quello che ripeteva sempre la
frase “È un’ingiustizia, ce l’hanno tutti con me”. Pensando
alla sua espressione mogiarella e al modo in cui parlava a
sé stesso non ho potuto non notare in lui un’analogia con
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le persone che hanno una bassa autostima.
In particolare questa sindrome (che tra l’altro ho scoperto esiste davvero), “la
calimerite” mette in luce uno dei tratti più evidenti, e pericolosi, delle persone
che soffrono di bassa autostima: l’atteggiamento della vittima.
Caratteristiche tipiche di una bassa autostima.
Paragonarsi agli altri percependoli come più capaci, fortunati o di
successo
Il vittimismo (o calimerite).
Atteggiamento rinunciatario. Il vittimismo va a braccetto con una
scarsa determinazione nell’affrontare le sfide e una facile arrendevolezza
Intensa autocritica. Così come Calimero tende a focalizzarsi sulle
ingiustizie e sul fatto che gli vanno tutte storte, le persone con bassa
autostima tendono a focalizzarsi sui propri difetti e dare scarso valore alle
proprie capacità, opinioni ed idee
Scarsa assertività. Difficoltà a far valere le proprie opinioni e farsi
rispettare.
Eccessivo desiderio di piacere agli altri. Ipersensibilità a quello che
pensano le altre persone di loro, ovvero ricerca di approvazione
Sensazione di non essere capace
Paura di sbagliare e commettere errori
Come dici? Hai riconosciuto in te più di una di queste caratteristiche? Bhè non
preoccuparti perché sei approdato nel posto giusto.
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Come si sviluppa l’autostima?
Così come ci sviluppiamo fisicamente e mentalmente, ci sono periodi in cui
sviluppiamo l’autostima senza renderci realmente conto di cosa sia e di quanto
sia importante.
Ci sono quindi periodi che possono essere più critici per lo sviluppo
dell’autostima, per esempio nel periodo pre-adolescenziale e nei primi anni
dell’adolescenza.
Cosa succede al cervello di chi ha bassa autostima?
Recenti ricerche scientifiche condotte dalla Dottoressa Sonia Lupien hanno
mostrato come i cervelli delle persone con bassa autostima, fotografati
tramite risonanza magnetica, appaiono più ristretti (atrofia corticale)
confrontati a quelli di persone con una buona considerazione di sé. Inoltre, le
persone con bassa autostima hanno performance peggiori ai test di memoria
e di apprendimento.
Ma una delle scoperte più sorprendenti è che l’atrofia corticale, che si
pensava irreversibile, è invece reversibile. Infatti, alcune ricerche sugli
animali e sugli uomini hanno mostrato che arricchendo l’ambiente e cambiando
alcuni fattori le strutture cerebrali possono tornare a livelli ottimali.
Quando ho letto per la prima volta questo articolo sono
rimasto molto colpito da queste informazioni ma anche
estremamente motivato perché questo studio ci dice
una cosa importantissima. L’autostima può essere
allenata e il nostro cervello rinforzato.
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Per farlo però nel modo migliore è opportuno conoscere i giusti stratagemmi e
azioni da mettere in atto quotidianamente per migliorare. Ed è ciò che scoprirai
a breve.
Riepilogando, ecco un parziale elenco per cui è importante avere una buona
autostima:
Per evitare autosabotaggi inconsci.
Per non essere frenato dalla paura di fallire
Per non avere la sensazione di non valere abbastanza
Per non dubitare costantemente delle tua capacità.
Per smettere di paragonarti agli altri o invidiarli.
Per avere buone relazioni.
Per sentirti felice e appagato con te stesso.
Per migliorare la tua situazione lavorativa
Per stare meglio con te stesso
Per essere più motivato e deciso ad agire
Direi che ce n’è abbastanza per passare alla parte pratica di Autostima
Explosion!
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AUTOSTIMA
EXPLOSION Un percorso in 21 giorni
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Di manuali sull’autostima le librerie sono piene, ma la maggior parte di questi
libri si dilunga in spiegazioni e teorie, altri forniscono qualche tecnica ma non
sempre sono facili da applicare, a volte ci si trova disorientati e per via di
questo si abbandona il percorso.
Con Autostima Explosion invece avrai a tua disposizione un percorso
semplice ed efficace, in cui saprai cosa fare giorno per giorno, facile da
applicare e da seguire. E non solo, la potenza di questo programma sta nel
fatto che oltre alle tecniche potrai avere a tua disposizione un valido alleato
quotidiano, una stampella che ti faciliterà nel percorso: l’ascolto dei moduli di
NeuroBooster.
Lo scopo dei brani è quello di creare il terreno migliore per mettere in pratica
le tecniche e potenziarne gli effetti, per questa ragione ti consiglio di ascoltare
prima il brano e poi mettere in atto la tecnica del giorno.
L’ascolto attivo del brano insieme alla lettura del capitolo e alla messa in
pratica della tecnica del giorno daranno alla tua mente un orientamento così
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positivo che credo sia difficile poterlo paragonare a qualsiasi altro strumento al
mondo sull’argomento. Inutile dirlo che per ottenere risultati è però richiesto il
tuo impegno.
Come si struttura il percorso?
Il percorso si sviluppa in un periodo di 21 giorni. 21 giorni per 21 azioni
accresci autostima e fiducia personale.
Ogni tecnica, in genere, non ti richiederà più di 5-10 minuti al giorno. So che
l’ascolto attivo del brano ti impegnerà già 30 minuti e che non hai molto tempo
per te stesso, quindi ho impostato le tecniche di questo programma perché
siano semplici e veloci da applicare. Insomma poche scuse alla messa in
pratica
Per 21 giorni avrai quindi a tua disposizione una tecnica pratica giornaliera che
ti aiuterà a rafforzare il muscolo dell’autostima.
Sei pronto per partire? Cominciamo.
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4 REGOLE DA SEGUIRE
1)Non è necessario seguire il programma ad un ritmo serrato di un esercizio al
giorno, non devono essere 21 giorni continuativi.
Il programma consigliato, da abbinare all’ascolto di un brano, ha una durata di
4 settimane, per 5 giorni alla settimana (2 giorni di riposo, preferibilmente nel
week-end).
2) Ascolta il brano prima di mettere in pratica l'esercizio e se non hai
abbastanza tempo per entrambi dai la priorità alle tecniche. L’ideale sarebbe
ascoltare prima il brano e poi fare l’esercizio. Per quanto riguarda il momento
della giornata non è importante, c’è chi si trova meglio a farlo alla mattina, chi
alla sera. Trova la tua modalità ideale.
3) Condividi la tua esperienza.
Condividere la propria esperienza è quello che ha fatto la differenza per la
maggior parte dei partecipanti in termini di motivazione, costanza e carica
per proseguire al meglio.
Quindi alla fine di ogni giorno troverai il link al post dedicato nel gruppo
facebook di NeuroBooster. Qui ti aspetteranno le altre Ipermenti pronte ad
ascoltare la tua esperienza. Questo ti permetterà di confrontarti con altre
persone, ti sentirai meno solo e potrai eventualmente ricevere supporto e
sostegno da me e dagli altri partecipanti al percorso. Ho preparato delle
domande guida che renderanno la condivisione un’attività semplice e veloce.
Se non l’avessi ancora fatto richiedi subito l’iscrizione al gruppo facebook
utilizzando il pulsante presente nella tua area riservata di NeuroBooster.
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4) Ogni sera tieni traccia nel diario del successo dei cambiamenti positivi
sperimentati durante la giornata a livello mentale, emozionale e
comportamentale.
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21 GIORNI di AUTOSTIMA
# Firma un contratto con te stesso.
1# Migliora la tua immagine interna. La tecnica dello specchio magico.
2# Cambia la voce nella tua mente. Gioca con il criticone interno.
3# Fatti le domande giuste. Google inside.
4# Valorizza te stesso. Crea la tua pubblicità personale.
5# Vivi in modo consapevole. La conta dei pensieri.
6# Accetta te stesso. Lo specchio dell’accettazione.
7# Sii responsabile. Tecnica del completamento di frasi.
8# Sii più assertivo. La maschera dell’assertività.
9# Trova il tuo scopo. La tecnica dell’epitaffio di vita.
10# Scopri i tuoi valori più profondi in 3 passi.
11# Prova auto-compassione. Lettera da un amico.
12# Prenditi un rischio. Espandi la tua zona di comfort.
13# Sii te stesso. Scopri il tuo sé autentico.
14# Trova le tue passioni. Le 4 domande stana-passioni.
15# Aumenta la tua autoefficacia. La self-efficacy di Bandura.
16# Affronta una paura. La linea verso la libertà.
17# Migliora te stesso. Il diario del miglior te stesso del futuro.
18# Puoi sbagliare. Fallimenti di successo.
19# È solo una storia. Cerimonia degli indiani Navajo.
20# Perdona te stesso. Abbraccia le tue emozioni.
21# Non arrenderti mai. La storia di Zamperini.
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CONTRATTO CON TE STESSO
Prima di partire, lascia che ti faccia le raccomandazioni del caso.
Come ti ho accennato qualche pagina fa perché il programma abbia effetto è
richiesto il tuo impegno.
Per fortuna gli psicologi hanno scoperto un principio noto come coerenza.
Quando fai un contratto, anche solo con te stesso, puoi aumentare di
tantissimo le tue possibilità di trasformare le tue intenzioni in azioni. E se
questo contratto viene dichiarato pubblicamente l’effetto è ancora più potente
.
Per assicurarti di aumentare la tua autostima leggi bene quanto scritto sotto,
riscrivilo su un quadernino, compilalo e firma il contratto. Se vuoi puoi
anche personalizzarlo e renderlo più specifico per te. Questo step è
importantissimo per avere i migliori risultati, ti consiglio vivamente di non
saltarlo.
Io __________________(nome e cognome) prometto a me stesso di leggere
questo documento e mettere in pratica le 21 tecniche per accrescere la mia
autostima, oltre ad ascoltare i brani di NeuroBooster. Farò questo perché sono
intenzionato a migliorare me stesso, scoprire ed esprimere il mio vero valore e
ottenere di più dalla mia vita.
Data__/__/____ Firma
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Uno degli elementi che maggiormente influenzano l’autostima è la tua
immagine interna.
L’immagine interna è il modo in cui rappresenti te stesso nella tua
immaginazione. La ragione per cui può influenzare la tua autostima in un modo
così potente è che agisce come una profezia che si auto-avvera, dicendoti come
comportarti.
Inoltre, il modo in cui pensi a te stesso influenza anche quello che le persone
provano nei tuoi confronti. Infatti, gran parte di quello che provi per te stesso
traspare a livello del tuo linguaggio non verbale influenzando il modo in cui gli
altri ti guardano. Ricorda: le altre persone scelgono come trattarti in base al
modo in cui tu tratti te stesso.
L’immagine interna si è formata attraverso i primi messaggi che ti sono stati
inviati quando eri un bambino, alcuni positivi, altri meno. Se ad esempio ti
dicevano “sei un ingrato”, “sei un egoista”, “sei un pasticcione” avrai assorbito
tutte queste suggestioni negative. Negli anni della scuola magari c’era un
compagno più bravo che ti faceva sentire inferiore, nella pubertà è arrivato
l’imbarazzo per alcune parti del corpo che cambiavano,…
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Tutte queste esperienze hanno contribuito a creare un’immagine di te stesso
che non è ottimale.
Nei primi anni ’70 un chirurgo plastico di nome Maxwell Maltz notò che
alterando l’aspetto fisico dei suoi pazienti attraverso la chirurgia spesso creava
un notevole aumento di fiducia e a volte anche dei cambiamenti nella
personalità.
Tuttavia, alcuni dei suoi pazienti non sperimentarono benefici psicologici dopo
l’intervento chirurgico, non importava quanto fossero straordinari i
cambiamenti fisici. Il dottor Maltz concluse che la chirurgia estetica non
funzionava quando l’immagine interna era povera o segnata da “cicatrici
interne”.
Così insegnò a questi clienti una semplice tecnica di visualizzazione che creò
drammatici cambiamenti nella loro immagine interna. Insegnando a questi
pazienti che avevano un’immagine interna negativa ad immagine se stessi nel
modo ideale, notò come fossero diventati più felici e più in pace con se stessi
nel giro di qualche giorno.
Immagine Negativa (della bassa autostima)
Secondo un modello sviluppato da Paul McKenna esistono tre immagini interne:
negativa, desiderata e autentica.
L’immagine negativa è la rappresentazione interna tipica di chi non possiede
molta fiducia in se stesso. Quella di chi nel tempo ha collezionato sentimenti di
inadeguatezza, convinzioni limitanti e fallimenti che hanno contribuito a creare
un’immagine interna negativa.
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Secondo questo modello ogni tratto negativo che identifichi come tuo non è
realmente tuo, ma appartiene all’immagine negativa che ti sei costruito quando
eri un bambino.
Per smascherare questa parte di te rispondi a queste domande:
Quale caratteristica di te vorresti non fosse mai scoperta?
Quali aspetti di te pensi che gli altri non apprezzino?
Il potente esercizio che seguirà, liberamente riadattato dal libro di Paul
McKenna, ti aiuterà a creare una rappresentazione interna di te positiva e sana
che sia come un magnete per le altre persone.
#La tecnica dello “Specchio Magico”.
1) Preparazione.
Mettiti di fronte a uno specchio e chiudi gli occhi.
Prendi qualche respiro profondo e rilassati. Assicurati di
essere in un ambiente tranquillo, e anche che non ci
sia nessuno che può vederti …
2) Ricorda un complimento sincero.
Richiama alla mente un episodio specifico in cui hai ricevuto un complimento
da qualcuno che stimi e rispetti. Ricorda il complimento e la sincerità della
persona che te lo ha fatto, presta particolare attenzione ai sentimenti di fiducia
dell’altra persona.
Attenzione. I complimenti possono far sentire a disagio le persone con bassa
autostima e per questo ad alcuni potrà risultare difficile rievocarne uno. Se non
dovesse venirti subito in mente un complimento non disperare, ma lascia che
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la mente rimanga alla ricerca durante il giorno e potresti ricevere una sorpresa
durante la giornata ;).
3) Amplifica le Sensazioni Positive.
Rivivi l’impatto emotivo che il complimento ha suscitato in te e nota nel tuo
corpo dove avverti queste piacevoli sensazioni. Raddoppia la loro intensità ed
espandile in tutto il corpo.
Ora chiediti: “Se queste sensazioni avessero un colore, quale sarebbe?”
Assegna quindi a esse un colore, immaginalo mescolarsi con le sensazioni e
diffondersi dentro di te.
4) Attiva lo Specchio Magico.
Quando queste sensazioni raggiungono l’intensità massima apri gli occhi e
guardati allo specchio. Trasferisci queste sensazioni all’immagine che
osservi. Visualizza attorno a te un alone con il colore assegnato alle sensazioni
mentre internamente pronunci la seguente frase. “Io mi amo e mi accetto
completamente e totalmente.”
Mentre fai ciò potresti accorgerti di sorridere spontaneamente.
5) Integra nella tua vita.
Ogni tanto durante la giornata riporta nella tua mente l’immagine di te
stesso davanti allo specchio, il colore, le sensazioni associate e ripeti la frase
interna.
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Condivisione time
Hai completato l’esercizio? Complimenti, ora condividi subito la tua esperienza
nel post dedicato cliccando sul link sottostante!
>>>Condivisione giorno 1
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Tutti i giorni le nostre menti sono inondate da migliaia di pensieri.
Parliamo a noi stessi con una percentuale di 150-300 parole al minuto, o
anche 50.000 pensieri al giorno. Probabilmente anche ora, mentre stai
leggendo questa pagina nella tua mente è attiva quella vocina che commenta
quello che legge. Di ciao a questa vocina Gli esperti chiamano questa vocina,
dialogo interno. La Mayo Clinic ha definito il dialogo interno come:
“Un fiume infinito di pensieri non detti che corrono nella tua mente… e possono
essere pensieri positivi o negativi”.
Quando il dialogo interno è negativo assume le sembianza di un vero e proprio
criticone, tanto da essere soprannominato il criticone interno.
I buddisti chiamano questa voce interiore “la scimmia chiacchierona”. Si tratta
di una scimmia che siede sulla tua spalla, parla tutto il giorno e non dice cose
particolarmente utili. “Non puoi fare quello”, “non ci riuscirai”, ecc.
“Se senti una voce nella tua testa che ti dice “non puoi dipingere”, allora
dipingi con tutti i tuoi mezzi e questa voce si zittirà”. Vincent Van Gogh
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Vuoi essere Tigro o Ih-oh?
Per ricordarci che possiamo scegliere chi vogliamo essere nella vita Randy
Pausch nella sua “Last lecture” aveva utilizzato due famosi personaggi di
Winnie the Pooh: Tigro e Ih-Oh.
“Tigro è energico, ottimista e si diverte”. Puoi notare anche il tipo di postura
aperta e la comunicazione non verbale di sicurezza mostrata da Tigro.
“Ih oh invece è triste, flemmatico e pessimista”. Anche qui puoi notare dal suo
linguaggio del corpo diverse cosine..
Prova ad immaginare il dialogo interno che potrebbero avere questi due
personaggi. Chi dei due è guidato dal criticone interiore? E chi ha un dialogo
interno positivo? Fatto? Ora chiediti. Chi dei due ha più possibilità di realizzare i
propri sogni nella vita? Chi dei due sarà cercato con più facilità dagli amici?
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# Gioca con il criticone interno
Questa vocina interna ha delle caratteristiche paraverbali che normalmente
ignoriamo ma che possono avere un forte impatto sull’autostima, quindi
proviamo ad analizzarle e modificarle.
Oggi ci limiteremo a familiarizzare con questa vocina e a giocare con lei,
durante il percorso però ti capiterà di incontrare altre tecniche più specifiche
per affrontarla. Ora prenditi alcuni istanti per identificare tutti i differenti
aspetti della tua fastidiosa voce interna e modificarli.
1)Da dove proviene?
Da dentro alla tua testa o da un’altra parte del corpo o fuori dalla tua testa? Se
la voce proviene da dentro la testa molto probabilmente l’identificazione con
essa sarà più forte e l’impatto emotivo maggiore. Prova a spostare la voce al
di fuori della tua testa, magari facendola partire dal gomito o dal pollice.
2)Quanto è alto il volume?
Il volume è collegato alla distanza da cui questa voce ti parla. Se si trova più
lontano da te il volume sarà più basso e la tua risposta emotiva sarà meno
intensa.
Prova a regolare il volume della voce immaginando di avere una grossa
manopola di regolazione del volume di fronte a te e sentila allontanarsi sempre
più.
3)Come è il ritmo?
Un ritmo veloce è spesso associato a situazioni di urgenza in cui dobbiamo
sbrigarci a far qualcosa, mentre un ritmo lento si associa a stati di
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rilassamento, riposo e attività piacevoli. Nota la velocità a cui questa voce ti
parla e rallentala se necessario.
4)Come sono timbro e tonalità?
È una voce nasale, gutturale, squillante, dolce, severa, esile, profonda, calda,
maschile o femminile, ha un particolare accento.
Nota se ci sono delle caratteristiche di questa voce che trovi fastidiose o che ti
fanno sentire a disagio, prova poi a modificare questi aspetti in altri che trovi
naturalmente più piacevoli.
5)Com’è l’inflessione emotiva?
Critica, sarcastica, rassegnata, depressa, stanca, frustrata, irritabile. Ad
esempio la voce di Ih-oh probabilmente suonerà rassegnata e stanca e questa
non è l’inflessione migliore per motivarsi.
Prova a modulare il tono della voce e rendila più dolce, incitante e magari
divertente. Puoi anche darle il tono di un personaggio che solitamente ti fa
ridere. Con me funziona bene quella di Paperino
Condivisione time
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>>>Condivisione giorno 2
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La direzione verso la quale dirigi la tua mente ha un impatto molto profondo
sulla qualità della tua vita e sul tuo benessere interno. Il tuo focus mentale,
infatti, determina le tue scelte, i tuoi pensieri e i tuoi comportamenti.
Raramente però si è consapevoli del modo in cui dirigiamo l’attenzione e
purtroppo spesso lo facciamo in modo controproducente e negativo auto-
sabotando i nostri sforzi e limitando le nostre possibilità.
Dubbi interni, insicurezze e paure varie hanno spesso origine da un
inconsapevole orientamento mentale negativo, che porta a evocare i
peggiori scenari futuri e a rimuginare su tutti i modi in cui le cose potrebbero
andare storte.
E’ quindi di estrema importanza assumere maggior controllo sul tuo focus
mentale e imparare a dirigerlo in modi più utili e costruttivi.
Il potere delle domande
Il modo più potente per dirigere l’attenzione è attraverso le domande che fai a
te stesso. Esse guidano la tua mente a muoversi in una direzione.
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Quando ti fai una domanda, la tua mente va automaticamente a cercare una
risposta. Purtroppo, questo succede anche quando la domanda è
controproducente.
Per esempio se ti chiedi “perché non ho un appuntamento?”, otterrai una
risposta tipo “sono troppo timido” o “sono un perdente”.
O ancora peggio, il tuo inconscio potrà andare alla disperata ricerca nel tuo
database mentale di qualcosa che supporti la sua tesi e trovare qualche
informazione che alimenti una convinzione limitante.
#Il tuo Google interno.
Pensa alle domande in questo modo: immagina che il tuo cervello sia il famoso
motore di ricerca, in cui è contenuta la risposta ad ogni domanda.
Qualunque cosa chiederai a te stesso avrà sempre una risposta. Se ad esempio
ti chiedi “come mai sono così fortunato?”, il tuo cervello andrà alla ricerca
di qualsiasi riferimento a sostegno del fatto che si è fortunati.
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La natura delle domande genera la natura delle risposte. Per ottenere riposte
di qualità è importante formulare domande di qualità che vadano a stimolare
nuove soluzioni e possibilità.
Tutte le domande potenzianti contengono nella loro struttura una
presupposizione positiva. Più la domanda ha un’intenzione positiva, migliore
sarà la risposta che si presenterà e di conseguenza il risultato che si avrà.
Una domanda standard utile per aiutarti a formulare domande potenzianti
efficaci potrebbe essere la seguente:
Quali domande relative a (situazione specifica) potrebbero generare delle
risposte capaci di motivarmi e aprirmi a nuove possibilità?
Esempio.
Supponiamo che desideri fare quotidianamente dell’attività fisica ma che temi
che questa richieda troppi sforzi e sacrifici. Una domanda potenziante utile in
questo caso potrebbe essere: In che modo posso fare quotidianamente
esercizio fisico divertendomi e senza sforzo?
Sottoposta a una domanda simile la tua mente potrebbe generare risposte di
questo tipo: ascoltando buona musica e creando un ambiente confortevole
all’esercizio; immaginandomi con il mio peso forma in sorridente e in perfetta
salute; pregustandomi le sensazioni di soddisfazione che proverò al termine dei
15 minuti di esercizi quotidiani.
Fatti le domande giuste.
Al fine di accrescere la tua autostima, delle domande particolarmente utili che
puoi farti sono le seguenti:
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Quali caratteristiche mi piacciono delle altre persone che ho in comune
con loro?
Se qualcuno avesse le mie stesse caratteristiche cosa mi piacerebbe di questa persona?
Quali sfide ho superato?
Quali competenze o talenti possiedo?
Cosa apprezzano gli altri di me?
Cambiando le domande che ti fai quando gestisci la tua vita, cambierai
immediatamente il tuo focus, e avrai la possibilità di accedere a nuove risorse
all’interno di te e produrre risultati di maggior qualità.
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A metà anni 60 il sociologo Morris Rosenberg definì l’autostima come la
capacità di valorizzare se stessi. Purtroppo però, spesso abbiamo la tendenza a valorizzare più gli aspetti esterni
che il nostro valore interno. Non valorizziamo quello che siamo ma quello che
facciamo.
Secondo la dottoressa Kristin Neff il problema è che la nostra società si
focalizza troppo sul migliorare se stessi in rapporto agli altri. Per usare le sue
parole “la nostra cultura competitiva ci dice che dobbiamo essere speciali e
sopra la media per sentirci bene con noi stessi, ma non possiamo essere tutti
sopra alla media allo stesso tempo”.
Cercare di valorizzarsi confrontandosi agli altri significa combattere una
battaglia persa in partenza. Infatti ci sarà sempre qualcuno più ricco, più
attraente o di successo di te.
Inoltre, diversi studi hanno mostrato che basare il nostro valore su fattori
esterni può essere molto pericoloso per la nostra salute mentale. Uno studio
dell’Università del Michigan ha trovato che gli studenti del college che basano il
loro valore su fonti esterni (incluse performance accademiche e approvazione
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da parte degli altri) riportano più stress, rabbia, problemi nello studio e conflitti
nelle relazioni. Inoltre possono avere problemi con l’abuso di alcol, droghe e
disturbi alimentari.
Lo stesso studio ha trovato che gli studenti che basavano il loro valore su
fattori interni, non solo si sentivano meglio ma ricevevano anche voti più alti
e avevano minor probabilità di sviluppare problemi con alcol, droghe e disturbi
alimentari.
La domanda sorge spontanea: come aumentare la percezione del tuo valore
interno senza paragonarsi agli altri?
Come valorizzare se stessi?
Qual è quello strumento grazie al quale riusciresti a valorizzare anche uno
scopettino per il bagno e farlo sembrare un’irresistibile strumento di igiene per
la tua casa senza il quale poter sopravvivere?
Esatto, la pubblicità
Oggi voglio proporti un esercizio che sfrutta i principi delle campagne
pubblicitarie e metterlo al tuo servizio per aiutarti a valorizzarti e a “vendere”
te stesso al meglio.
Pensa alla Apple.
Se c’è una cosa che questa azienda sa fare alla perfezione è quello di saper
valorizzare in modo spettacolare le sue creazioni tant’è che per molte persone
diventano quasi oggetti di culto.
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Ancora non mi capacito di vedere già 2 settimane prima del lancio di un nuovo
prodotto il solito giapponese accamparsi con la tenda all’ingresso dello store
Lo scopo di questa tecnica non è, ovviamente, quello di vendere te stesso ma
semplicemente creare un’opportunità per esplorare la tue caratteristiche
positive, diventare maggiormente consapevole del tuo valore e dei tuoi punti
di forza. E ricordarteli il più spesso possibile.
Fermati un attimo, per soli 5 minuti metti da parte la modestia e rifletti su te
stesso. Quali sono i tuoi punti di forza? Di cosa puoi essere fiero di te o di ciò
che hai fatto? Cosa ti contraddistingue, cosa ti rende unico? Ricordi qualcuno
dei tuoi piccoli o grandi successi?
Immagina di dovere trasmettere in 60 secondi il meglio di te stesso
attraverso una breve inserzione pubblicitaria su una rivista.
Per facilitarti al massimo utilizza il modello che ti ho preparato e crea ora il tuo
spot personale!
#Crea la tua pubblicità personale
Ciao, mi chiamo ________________________________________________
le 3 caratteristiche che preferisco di me stesso sono _____________________
_______________________________________________________________
Se dovessi scegliere una cosa per la quale sono orgoglioso di me stesso
sarebbe ________________________________________________________
Le persone potrebbero sentirsi fortunate ad essermi vicine perché___________
_______________________________________________________________
Il mio scopo principale nella vita è:___________________________________
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Un esempio
Ciao, mi chiamo DannyZ, le 3 caratteristiche che preferisco di me stesso
sono: determinazione, curiosità, sensibilità.
Se dovessi scegliere una cosa per la quale sono orgoglioso di me stesso
sarebbe: il modo implacabile in cui cerco di superare le mie limitazioni
personali e ottenere ciò che desidero nel rispetto delle altre persone.
Le persone potrebbero sentirsi fortunate ad essermi vicine perché: posso
aiutarle a migliorarsi, evitando i tranelli e gli sbagli che solitamente si
incontrano nel percorso e che io ho fatto tutti
Il mio scopo principale nella vita è: raggiungere uno stato di costante e gioiosa
libertà e imperturbabilità interna
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Secondo Nathaniel Branden, uno dei maggiori esperti sull’autostima, autore del
libro “The Six Pillars of Self-Esteem” essa è fondata su 6 pilastri: vivere
consapevolmente, praticare l’auto-accettazione, essere responsabili, essere
assertivi, vivere con uno scopo nella vita, praticare l’integrità personale. Da
oggi questi principi ti accompagneranno per i prossimi 6 giorni.
Oggi parliamo del primo pilastro: Vivere consapevolmente.
Vivere consapevolmente significa avere la possibilità di comprendere in modo
più profondo chi sei. Riconoscere i tuoi pensieri, le tue emozioni, i tuoi
comportamenti e il modo in cui questi influenzano te e gli altri. Secondo Daniel
Goleman l’auto-consapevolezza è la principale competenza dell’intelligenza
emotiva.
Ricordi quando qualche giorno fa ti ho parlato del dialogo interno e
dell’effetto che può avere sul tuo umore e sulla tua autostima?
Quando il criticone interno è al comando della tua voce interna esso è formato
per lo più da pensieri automatici negativi che si attivano senza il tuo volere
e che finiscono spesso per danneggiare il modo in cui ti percepisci.
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Riconoscere i tuoi loop di pensieri distruttivi, il cui unico effetto è quello di farti
star male e farti sentire poco sicuro di te, ti permette di diventare tu il
comandante del tuo vascello mentale, scegliendo di portare l’attenzione su
cose che possono farti sentire più sicuro di te.
#La conta dei pensieri
Questa tecnica è una bomba nella sua semplicità e mi sorprende che nei più di
60 libri letti ultimamente sull’argomento sia stata proposta in una sola
occasione. La procedura consiste nel chiudere gli occhi e contare i pensieri che
affiorano nella tua mente per 5 minuti. Limitati a contarli, senza applicare su
essi nessun tipo d’intervento.
Potrai testare l’efficacia di questa tecnica costatando che il numero di
pensieri contati ridurrà gradualmente con la pratica di questo esercizio.
L’esercizio di oggi consiste nell’applicare la tecnica “conta i pensieri”. Tieni
presente che l’obiettivo non è interrompere il pensiero ma
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semplicemente rallentarlo e ridurre il pensiero spazzatura.
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Oggi vediamo il secondo pilastro dell’autostima secondo Branden:
l’accettazione.
Per introdurti questo concetto c’è una storia che mi piace molto e che vorrei
condividere con te oggi. Buona lettura
Il vaso crepato
Un’anziana signora asiatica aveva due grandi vasi,
entrambi appesi all’estremità del palo che portava sul
collo. Uno dei due vasi aveva una crepa su un fianco
mentre l’altro era perfetto ed era sempre pieno
d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a
casa, mentre il vaso crepato arrivava pieno solo per
metà.
Per 2 anni, questo successe regolarmente tutti i giorni con la donna che
portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua. Il vaso perfetto era orgoglioso
dei suoi risultati, mentre il povero vaso crepato si vergognava delle sue
imperfezioni ed era dispiaciuto di poter fare solo la metà rispetto a quello per
cui era stato costruito.
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Dopo 2 anni di quello che lui percepiva essere un amaro fallimento, parlò alla
donna: “Mi vergogno di me stesso perché questa crepa sul mio fianco ha fatto
fuoriuscire l’acqua lungo la strada fino a casa tua.” L’anziana signora sorrise
“hai notato che ci sono dei fiori sul tuo lato del sentiero, ma non
sull’altro lato?”
Questo perché ho sempre saputo della tua imperfezione e così ho piantato i
semi sul tuo lato della strada e ogni giorno mentre tornavo verso casa l’acqua
che portavi li annaffiava.
Grazie a te per 2 anni ho potuto raccogliere questi bellissimi fiori per decorare
la tavola. Se tu non avessi avuto questa imperfezione, non ci sarebbe
questa bellezza ad abbellire la casa.
Piaciuta la storia del vaso crepato?
Auto-accettarsi significa accettare se stessi con i propri pregi e anche difetti
ed essere consapevoli di avere un valore unico. Significa essere ok con tutti gli
aspetti di se stessi e non sentire la necessità di voler cambiare qualcosa di se o
della propria vita.
Spesso le persone dimenticano i propri talenti e le proprie qualità e allo stesso
tempo ignorano o negano le parti di se stesse che non gli piacciono e questo ha
delle pessime conseguenze sulla propria autostima e felicità.
“Scelgo di valorizzare me stesso, di trattarmi con rispetto, di lottare per il mio
diritto ad esistere”
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#Tecnica “lo specchio dell’accettazione.”
Eh si, gli specchi sembrano andare molto quando si parla di autostima
Come esercizio per oggi quindi mettiti di fronte a uno specchio intero e
osserva la tua faccia e il tuo corpo. Nota i tuoi sentimenti mentre fai questo
esercizio. Probabilmente preferirai guardare alcune parti di te e altre meno.
Alcune persone trovano difficile guardare alcune parti di sé perché hanno un
rapporto conflittuale con esse.
Forse i segni del tuo volto invecchiato potrebbero metterti a disagio e troverai
difficile restare connesso alle sensazioni che evocano in te. Il primo impulso
potrebbe essere quello di scappare, negare, rifiutare questi aspetti di te stesso.
Invece quello che farai è restare a guardare questi aspetti di te qualche
secondo in più di quanto vorresti e ripeterti questa frase:
“Qualsiasi difetto o imperfezione, accetto me stesso completamente e senza
riserve”
Rimani focalizzato e ripetiti questa frase per 1 o 2 minuti senza andare di
fretta. Potresti anche trovare il tuo criticone interiore pronto a protestare al
sentire queste parole… come dargli torto, ti racconta altre storie da una vita
Rassicuralo che accettare non significa piacere, probabilmente avrà ancora da
ridire ma fa niente tanto sai come affrontarlo ;)
Con questo esercizio potrà emergere una caratteristica tipica della bassa
autostima: l'intensa auto-critica. Inoltre fa attenzione perché con lo specchio
potresti notare non solo aspetti fisici che non accetti ma anche aspetti
caratteriali che emergono dal tuo linguaggio del corpo (esempio: vedo le spalle
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ricurve che trasmettono insicurezza).
La tua autostima non è il risultato della tua attrattività fisica, come alcune
persone credono in modo naive, ma la tua disponibilità a vedere e accettare te
stesso. Il tuo atteggiamento verso la persona che guardi allo specchio ogni
mattina è solo un esempio dei diversi aspetti dell’auto-accettazione.
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Il 3°pilastro dell’autostima secondo Branden consiste nell’essere
responsabili. Essere responsabili significa rispondere alle sfide della vita non
come vittime ma come individui che assumono il controllo e la responsabilità
della propria condizione per cambiarla e dove non è possibile cambiarla
accettarla.
Le persone con una sana autostima infatti hanno un approccio attivo alle
situazioni della vita. Quando si trovano di fronte ad un problema non
cominciano a lamentarsi per quello che gli è successo ma si fanno domande
come: “Cosa posso fare per migliorare le cose?” In breve si prendono la
responsabilità della loro vita.
L’atteggiamento passivo tipico di chi soffre di bassa autostima è la Calimerite,
ovvero il vittimismo. La tendenza a lamentarsi e a sentirsi vittima delle
circostanze è un atteggiamento molto pericoloso perché quando dai la colpa a
qualcosa o qualcun altro per i problemi nella tua vita, diventi una vittima delle
circostanze e non puoi fare più nulla per cambiare la tua situazione.
Inizia a realizzare che…
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Sei tu responsabile per:
…il raggiungimento dei tuoi sogni.
…le tue scelte.
….il livello di consapevolezza nel tuo lavoro.
….il livello di consapevolezza nelle tue relazioni.
…il comportamento con le altre persone.
…il modo in cui gestisci il tuo tempo.
…la tua felicità.
…il tuo livello di autostima.
La tecnica del completamento di frasi.
Nel libro “The six pillars of self-esteem” Branden propone la tecnica di
completamento di frasi per aumentare l’autostima nei sei pilastri, io ho
deciso di utilizzare questo strumento solo per il pilastro della responsabilità.
Il completamento di frasi è una tecnica volta a far emergere quelle risorse
nascoste che possiedi da qualche parte dentro di te ma di cui non sei
pienamente consapevole.
La procedura consiste nel completare una frase aggiungendogli 4-5 finali
diversi, grammaticalmente corretti. C’è solo una regola da seguire: scrivi il più
velocemente possibile e non stare a pensarci su, dev’essere una scrittura di
getto che impedisca al tuo rigido criticone interiore di attivarsi prima che tu
abbia completato la frase. Dedica 2-3 minuti alla scrittura di ogni frase.
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5 frasi da completare per essere responsabile.
L’esercizio del giorno consiste nel completare ognuna di queste frasi con 4-5
finali diversi.
- Essere responsabile per me significa….
- Quando evito di prendermi le responsabilità per il raggiungimento dei miei
obiettivi…
- A volte sono passivo per…
- Se evito di prendermi la responsabilità per la mia felicità…
- Mi sento responsabile quando…
Se dovessi trovare difficile il completamento di frasi, un modo per completare
questa tecnica è trasformare le frasi in domanda e chiedersi, ad esempio:
“cosa succede quando evito di prendermi la responsabilità per il
raggiungimento dei miei obiettivi?”
Esempio. Quando evito di prendermi le responsabilità per il raggiungimento
dei miei obiettivi delego agli altri la responsabilità del mio futuro, non realizzo
ciò che vorrei, ecc.
Vivere in modo responsabile è strettamente collegato a vivere attivamente. È
attraverso le azioni, infatti, che puoi costruire un atteggiamento responsabile.
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Il 4°pilastro dell’autostima per Branden è l’assertività. Saper comunicare in
modo assertivo, infatti, è un’abilità chiave in chi possiede una buona
autostima. L’assertività è la capacità di esprimere e far valere le proprie
opinioni rispettando i bisogni e i limiti degli altri.
La scala dell’assertività.
Il tipo passivo: la vittima.
Una persona poco assertiva è di solito riluttante ad esprimere le proprie idee
per paura di dire stupidaggini, di sbagliare e per paura di non ricevere
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l’approvazione degli altri. Queste persone non riescono a far valere le proprie
opinioni, sono spesso vittime dei prepotenti e frequentemente non riescono ad
ottenere ciò che vorrebbero nella vita perché credono di non valere
abbastanza.
Spesso hanno un linguaggio del corpo chiuso, caratterizzato da una postura
ricurva in avanti, una mimica facciale inespressiva, occhi bassi e scarso
contatto oculare, il ritmo della comunicazione paraverbale è lento, esitante e
debole.
Il tipo aggressivo: il prepotente.
Queste persone entrano spesso in conflitto con gli altri, non rispettandoli. Le
persone aggressive sono spesso egoiste, sanno cosa vogliono ottenere e non
valutano i bisogni degli altri per soddisfare i propri. Gli aggressivi riescono a
farsi valere più delle “vittime” ma a discapito del benessere delle altre
persone e a volte della propria salute.
Il loro linguaggio del corpo è spesso caratterizzato da una posizione di attacco
in cui si lanciano sguardi minacciosi e si alza facilmente la voce.
Il tipo assertivo.
Un comportamento assertivo consiste nell’esprimere le proprie opinioni e punti
di vista in modo fermo e nel rispetto delle altre persone.
Come reagire ad una critica in modo assertivo
Quando si riceve una critica (che magari viene percepita come critica ma è solo
un’osservazione) può succedere di rispondere in modo aggressivo alzando la
voce, irrigidendosi e scattando sulla sedia usando parole non troppo carine nei
confronti di chi ha parlato (stile aggressivo), oppure si può incassare il colpo
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in silenzio andandosene con la coda tra le gambe sviliti e mortificati (stile
passivo). Questi sono 2 esempi di comportamenti non assertivi.
Il comportamento assertivo difronte alla critica dovrebbe invece
comprendere le ragioni e il punto di vista dell’altro; esprimere la propria
opinione in modo autonomo, dopo aver ascoltato l’altro; non giustificare il
proprio comportamento, ma difenderlo se lo si è ritenuto giusto o scusarsi
quando ci si rende conto di aver sbagliato.
#La maschera dell’assertività
Per sperimentare la differenza tra aggressivo passivo e sviluppare una
comunicazione assertiva ti propongo di indossare la maschera
dell’assertività
La tecnica del giorno è dunque questa: chiudi gli occhi, indossa la maschera
dell’assertività e immagina di essere criticato per qualcosa che hai detto o
fatto. Cerca di comprendere le ragioni e il punto di vista di chi ti critica e
difendi il tuo comportamento in modo assertivo se lo ritieni giusto oppure
scusati se ti rendi conto di avere sbagliato.
Esempio di risposta assertiva ad una critica.
“Capisco che tu possa aver avuto una giornata difficile e che dover gestire certi
colleghi al lavoro richieda molta energia, anche a me capita spesso, però non
credo che sia la scelta migliore quella di scaricare lo stress sulle altre persone.
Il rispetto e la gentilezza sempre” (ovviamente questa frase dovrebbe essere
detta con un tono fermo e tranquillo).
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Il 5°pilastro dell’autostima secondo Branden consiste nel vivere con uno scopo
nella vita.
Troppo spesso, infatti, molte persone vivono la loro vita con quella che Anthony
Robbins chiama la “sindrome del Niagara”. Secondo questa metafora la vita
è come un fiume e molte persone saltano nel fiume della vita senza aver mai
realmente deciso dove vogliono andare. Così in poco tempo
vengono trascinati via dalla corrente: eventi, paure, sfide senza avere mai il
controllo della loro vita.
Esistono diversi strumenti per evitare la sindrome del Niagara ed individuare il
proprio scopo nella vita, nello specifico oggi ti propongo una tecnica molto
potente: “scrivi il tuo epitaffio di vita”.
#Scrivi il tuo epitaffio di vita
Che tu lo voglia o meno hai un tempo limitato da passare su questa terra
perciò con questa tecnica ritagliati del tempo per pensare a che tipo
di eredità vorresti lasciare per quelli che verranno dopo di te. Questo è il tuo
messaggio finale da lasciare al mondo.
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Quindi prenditi un po’ di tempo per pensare a cosa ti caratterizza, quali sono
le tue passioni, cos’hai realizzato, cosa ti piacerebbe realizzare e dire a chi
verrà dopo di te.
4 consigli per scrivere il tuo epitaffio di vita
Prima di iniziare a scrivere sul tuo quaderno ricordati queste 4 regole per
scrivere il tuo epitaffio di vita.
1)Dev’essere breve e conciso.
Molti epitaffi sono di al massimo una o due frasi. Anche quelli con 4-6 frasi
sono molto brevi. Ti consiglio di scriverne uno che sia intorno alle 100 parole.
Questa limitazione può essere vantaggiosa perché ti dà la possibilità di
riassumere la tua vita ideale in poche parole.
2)Trasmette forti sensazioni.
Può essere celebrativo, divertente, spiritoso, oppure ironico. Comunque è
importante che sia sincero e sentito. Per le nostre finalità non è necessario
che sia eccessivamente sentimentale o addirittura malinconico.
3)Scegli il narratore.
Può essere scritto in prima persona oppure con la voce di qualcuno che
ti conosce molto bene. I migliori epitaffi hanno una voce: quella di un parente,
un amico, la persona stessa, un vicino o anche la voce di
un animale domestico
4)A chi è indirizzato?
Rifletti sul a chi indirizzare questo messaggio che lascerai. Puoi scegliere per
esempio di scriverlo pensando di parlare con un passante, dei bambini,…
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In realtà questo epitaffio è particolare perché non servirà ai posteri ma a te e
in questa vita.
Esempio.
DannyZ nella sua lunghissima e ricca esistenza ha immaginato la vita ideale
che avrebbe voluto creare, superato con coraggio e successo le paure, i
condizionamenti negativi e le convinzioni limitanti che avrebbero potuto
impedirla.
Nel suo percorso ha anche cercato di aiutare altre persone a raggiungere
questo scopo.
Ha inoltre atteso una vita per dei superpoteri che non sono mai arrivati. O
forse si
Dopo l’esercizio, rifletti.
Una volta finito l’esercizio osserva ciò che hai scritto e rifletti su alcune
domande.
1) Cosa dice l’elogio che hai scritto riguardo ai tuoi desideri e ai tuoi sogni?
Riguardo ai tuoi obiettivi, relazioni con amici e familiari e riguardo al tuo
carattere?
2) Cosa direbbe il tuo epitaffio se qualcuno lo scrivesse oggi? Cerca di essere
più onesto possibile. Quanto sarebbe diverso da quello che vorresti dicesse?
3) Quali specifiche azioni intraprenderai, o cosa ti fermerai a fare ora, per
assicurarti che i tuoi sogni si trasformino in realtà prima che la tua vita volga
al termine?
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Il 6°pilastro dell’autostima secondo Branden consiste nel praticare l’integrità
personale. Integrità significa integrare convinzioni, principi e comportamenti.
Quando il tuo comportamento è coerente con i tuoi valori abbiamo l’integrità.
I valori sono quei principi, soprattutto morali, che guidano le nostre azioni.
Sono legati a quello che desideriamo e vogliamo e perciò sono la prima fonte di
motivazione nella vita delle persone. Inoltre, sono strettamente interconnessi
con le convinzioni insieme alle quali costituiscono l’identità.
Se i tuoi comportamenti sono coerenti con i tuoi valori sentirai la sensazione
di far qualcosa di positivo e condurrai una vita appagante. Mentre, se non sei
coerente con questi valori proverai un senso di violazione o incoerenza. Ad
esempio, un uomo che ha come valore supremo la famiglia e deve passare
tutta la sua giornata a lavorare vivrà un conflitto interno che lo porterà a
sentirsi a disagio.
I valori spesso sono inconsci, le persone non sanno perché agiscono in un
modo ma semplicemente sentono di dover agire così. Vista la loro importanza
nella vita la Pnl offre diversi modi per intervenire su essi; oggi ti propongo una
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semplice ma efficace procedura in tre passi per scoprire quali sono i tuoi valori
più profondi.
#Scopri i tuoi valori più profondi in 3 passi.
L’esercizio del giorno consiste nello scoprire i tuoi valori guida in 3 passi.
1)Identifica i tuoi valori guida.
Come primo passo identifica una decina di valori rispondendo a queste
domande e appena le risposte emergono buttale giù su un foglio.
Rispondi a queste 4 domande esplora valori:
1. Cos’è importante per me nella vita?
2. Che cosa mi motiva?
3. Cosa mi fa alzare dal letto la mattina?
4. Che cos’è giusto per me?
Esempi di valori possono essere: creatività, famiglia, amicizia, amore,
bellezza, libertà, successo, giustizia, sensibilità, curiosità, ricchezza,
accettazione, potere.
Quali sono i tuoi valori guida?
Capire i valori chiave di una persona, significa capire i valori che
maggiormente esprimono la sua identità. Ad esempio i valori chiave
dell’identità di un ingegnere potranno essere logica, precisione, coerenza;
mentre quelli di un artista creatività, unicità, personalizzazione.
2)Stabilisci una gerarchia di valori.
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Una volta identificati una decina di valori stabilisci una gerarchia tra essi. Per
farlo dovrai paragonare ogni valore della tua lista tra loro rispondendo alla
domanda: “cos’è più importante per me nella vita?”.
È più importante _________ o _________? Fai questo per ogni valore nella
lista fino a che non avrai stabilito un ordine.
3)I valori nelle aree della vita.
Inoltre, i valori sono compartimentali e spesso abbiamo valori diversi per
lavoro, relazioni e famiglia. Conoscere i valori nelle diverse aree della propria
vita è importantissimo per sapere come avere una relazione soddisfacente,
sapere cosa cerchi nel tuo lavoro ideale e capire cosa conta di più per te nella
vita.
- I valori nelle relazioni.
È importante che nelle relazioni i valori supremi dei partner coincidano e siano
rispettati perché la violazione dei valori principali può indurre a troncare un
rapporto, o a scegliere un partner piuttosto che un altro. Cos è più importante
per te in un rapporto personale?
Esempi: amore, divertimento, crescita, sincerità, attrazione, passione,
comprensione, romanticismo, affetto, stima, sostegno, ascolto, fiducia,
stabilità, sicurezza, libertà, senso dell’umorismo, dolcezza, rispetto,
condivisione, stimoli, trasporto.
- I valori nel lavoro.
È importante che un team di lavoro sia guidato da un valore comune perché
possa esserci il raggiungimento dell’obiettivo.
Qual è l’elemento più importante nel lavoro e nell’ambiente lavorativo?
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Esempi: creatività, guadagno, realizzazione, crescita, apprezzare le persone
con cui lavoro, rispetto, motivazione, entusiasmo, comodità.
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Oggi parliamo di come l’ auto-compassione possa aiutarti a migliorare il
rapporto con te stesso. Spesso, infatti, le persone con scarsa autostima non
sono capaci di provare compassione per se stesse.
La compassione per se stessi.
Solitamente pensiamo alla compassione come a un atto da rivolgere verso
un’altra persona, raramente pensiamo che la compassione possa essere diretta
oltre che verso gli altri anche verso se stessi.
Un dato interessante di alcune ricerche sull’argomento è che le persone più
auto-compassionevoli tendono ad essere meno ansiose e depresse. È un
importante fattore protettivo verso il pessimismo. L’Auto-compassione è
collegata infatti ad un miglioramento del benessere generale, una diminuzione
di ansia e depressione, e, tieniti forte, ad un aumento dell’autostima.
Secondo i buddisti è possibile raggiungere l’illuminazione sviluppando due
qualità: saggezza e compassione. Esse sono spesso paragonate a due
occhi che lavorano insieme per vedere più in profondità.
I 3 elementi dell’autocompassione
Kirstin Neff, autrice di “Self Compassion: stop beating yourself up and leave
insecurity behind” afferma che l’auto-compassione è composta da 3
componenti:
1)Auto-gentilezza.
La cultura occidentale spesso ci insegna ad essere gentili con gli altri, ma
nessuno ci dice di essere gentili con noi stessi. Trattare se stessi con
gentilezza significa smettere di emanare rigidi giudizi sul nostro conto ma
trattarci nello stesso modo in cui tratteremmo il nostro migliore amico.
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2)Umanità.
Umanità significa che siamo mortali, vulnerabili, imperfetti. Spesso ci
sentiamo come se fossimo l’unica persona che soffre, che
commette errori, che si sente rifiutata. Ma queste esperienze fanno parte della
rosa di esperienze che provano tutti gli esseri umani.
Tutti gli esseri umani soffrono e commettono errori. Perciò l’autocompassione
consiste nel riconoscere che l’esperienza umana è imperfetta, che non siamo
infallibili e che dobbiamo amarci con le nostre imperfezioni.
3)Mindfulness.
L’auto-compassione richiede anche un approccio più equilibrato nella gestione
delle proprie emozioni negative. Questo atteggiamento equilibrato consiste nel
guardare la propria situazione da un punto di vista più ampio, con apertura e
trasparenza, così che siano trattenuti nella consapevolezza mindfulness.
#Lettera da un amico.
Ecco la tecnica del giorno.
Parte 1. Cosa ti fa sentire inadeguato?
Pensa a qualcosa che tende a farti sentire inadeguato: il tuo aspetto fisico, il
tuo lavoro o qualche insicurezza nelle relazioni, ecc. Tutti abbiamo qualcosa di
noi stessi che non ci piace o che ci fa sentire insicuri.
Come ti fa sentire questo aspetto di te stesso? Quali emozioni emergono
quando pensi a questi aspetti di te stesso?
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Parte 2. Il consiglio compassionevole di un amico.
Ora pensa ad un amico immaginario che ti ama e ti
accetta incondizionatamente, è gentile e compassionevole con te. Immagina
che questo amico possa vedere tutti gli aspetti di te stesso, inclusi quelli che
non ti piacciono e nonostante questo ti voglia bene lo stesso. Rifletti su cosa
questo amico prova per te e come tu possa sentirti amato ed accettato
esattamente per quello che sei, con tutte le tue umane imperfezioni.
Questo amico riconosce i limiti della natura umana, comprende la tua storia
e le milioni di cose che ti sono successe nella vita.
Parte 3. Lettera da un amico
Ora, scrivi una lettera a te stesso dalla prospettiva di
questo amico immaginario, focalizzandoti
sull’inadeguatezza che tendi a vedere e giudicare in te
stesso.
Cosa potrebbe dire questo amico delle tue debolezze dalla
sua prospettiva di illimitata compassione? Come potrebbe trasmetterti la
profonda compassione che prova per te, specialmente per il disagio che senti
quando ti giudichi duramente?
Cosa potrebbe scriverti per ricordarti che sei solo un essere umano, che tutte le
persone hanno forze e debolezze? E se questo amico potesse suggerirti dei
possibili cambiamenti, come potrebbero questi suggerimenti
contenere sensazioni di comprensione e compassione incondizionata?
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Scrivendo a te stesso dalla prospettiva di questo amico
immaginario, infondi la tua lettera con un forte senso di accettazione,
gentilezza, premura e desiderio per la tua felicità.
Dopo aver scritto la lettera, mettila giù per un momento. Poi torna e leggila di
nuovo, assimilando veramente le parole. Mentre rileggi la lettera senti la
compassione scorrere dentro te calmandoti e rassicurandoti.
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“Ogni nave in porto è sicura ma questo non è lo scopo per cui è stata costruita.
J. A. Shedd”
La paura ha un impatto più diretto e più immediato sull’autostima di qualsiasi
altra emozione. In genere questa paura si manifesta come evitamento.
Evitare le situazioni che ci creano disagio può rendere la vita più facile ma può
anche diventare molto limitante e far perdere molte occasioni.
La tecnica che ti propongo per affrontare la paure è molto semplice e consiste
nel prendersi ogni giorno un rischio su qualcosa che ti spaventa. Ogni rischio
che ti prenderai, ogni volta che ti sposterai dalla zona in cui ti senti in salvo e
al sicuro diventerai più forte e più sicuro.
Potrei fare un elenco infinito di prove a cui ho sottoposto il mio povero e
sensibile sistema nervoso . Pur di sfidarmi “aprivo” nuove zone di comfort in
aree nelle quali non avevo neppure un vantaggio diretto.
Uno dei miei sbagli, soprattutto quando praticavo il “flooding”, la
desensibilizzazione più estrema, era quello di espormi direttamente nelle zone
più avanzate di rischio, che nell’esempio dell’immagine sarebbe stato
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l’equivalente del “rischio 3”, con il risultato spesso di restare sopraffatto e
rinforzare la paura che avrei dovuto ridurre.
Anche sulla base della mia esperienza ti consiglio caldamente quindi
l’approccio più graduale proposto da questa tecnica.
#Espandi la tua zona di comfort.
Il semplice esercizio di oggi è quindi questo: individua un piccolo rischio che ti
spaventa e affrontalo . Nei prossimi giorni ricordati di utilizzare ogni
occasione che ti si presenterà per continuare ad espandere la tua zona di
comfort.
Esempio.
Se sei timido e non sai come approcciare le ragazze, il rischio 1 potrebbe
essere quello di guardare le ragazze negli occhi quando cammini,
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il secondo quello di sorridere e salutarle, il terzo di quelle di invitarle a
prendere un caffè
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Sii te stesso, tutti gli altri sono già stati occupati. Oscar Wilde
Essere se stessi ed affermare la propria unicità è fondamentale per avere una
sana stima di sé. Purtroppo questo non è sempre facile, soprattutto vivendo in
una società che ci vorrebbe tutti uguali.
Essere se stessi, sentirsi diversi spesso ha un prezzo alto e può anche portare
l’essere emarginati dal gruppo.
Non sempre è facile riconoscere quando si sperimenta un falso senso di
autenticità. Per questo ti propongo un piccolo test di consapevolezza.
Quanti di questi 6 sintomi ti capita di sperimentare?
Ridere a battute che non trovi divertenti
Nascondere la tua vera opinione per assecondare quella più popolare
Dire di si quando vorresti dire di no
Scusarti quando non ce n’è bisogno
Forzarti a fare cose che non vorresti fare per accontentare qualcun altro
Comprare qualcosa per sentirti più “figo”
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Se hai annuito leggendo 5 frasi su 6 sei gravino ma non preoccuparti puoi
ancora fare qualcosa
Perché è importante essere se stessi?
L’autenticità è correlata con molti aspetti del benessere psicologico, tra cui
l’autostima.
Nel 2000 i ricercatori Michael Kernis e Brian Goldman condussero uno studio
sulle differenze individuali nell’autenticità. Grazie a questo studio trovarono
che un senso di autenticità è accompagnato da molteplici benefici.
Le persone che ottennero punteggi più alti sotto il profilo
autenticità affrontavano meglio le difficoltà attraverso strategie di coping più
efficaci, piuttosto che fare ricorso a alcol o abitudini distruttive. Inoltre, spesso
queste persone riportano di avere relazioni soddisfacenti, un forte senso di
valore interno, uno scopo nella vita, affrontano le sfide della vita con fiducia
in se stessi e possiedono la giusta determinazione per perseguire i propri
obiettivi.
Sii Te Stesso
Come fai ad essere te stesso se
prima non sai chi sei? Domanda più
che legittima . Essere se stessi
infatti è un processo che prevede 2
fasi: conoscere se stessi e
scegliere di essere se stessi.
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#Scegli di essere te stesso.
Eccoci arrivati all’esercizio del giorno, ricordi le 3 immagini interne di Paul
McKenna di cui ti avevo già parlato il primo giorno del programma?
Secondo un modello tratto dal libro di Paul McKenna “Cambia vita in 7 giorni”
non esiste un’unica immagine di sé, ma tre. Però solo una rappresenta
veramente chi sei. Le tre immagini interne sono: sé desiderato, sé negativo e
sé autentico.
Oggi mettiamo a confronto il sé desiderato, quello influenzato da
condizionamenti sociali e dalla paura di essere giudicati; con il sé autentico
cioè il tuo vero sé. Per farli emergere ci sono tre domande a cui dovrai
rispondere.
Sé Desiderato. Sé Autentico.
È l’immagine che vorresti che gli altri
vedessero quando ti guardano.
È la parte di te più autentica e libera
dai condizionamenti sociali, dai giudizi
e dalle etichette.
Come vorresti che ti vedessero
gli altri?
Quali aspetti di te speri che le
persone notino per primi?
Cosa vorresti che gli altri
sapessero su di te?
Come sei quando nessuno ti
guarda?
Se non avessi paura di sbagliare
cosa faresti diversamente?
Chi vorresti essere se fossi
libero dalle paure?
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La prossima volta che ti accorgerai di trovarti una situazione nella quale
emerge un comportamento del sé desiderato sostituiscilo con un
comportamento più in linea con il tuo sé autentico.
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Pensa ad una persona che ha una sana autostima. Te la immagini stravaccata
sul divano con le babbucce ai piedi e le patitine sulla pancia o come una
persona dinamica con diversi interessi e curiosità e che magari ha diversi
hobbies?
Una persona con interessi e hobbies è una persona che sa cosa gli piace e cosa
le dà soddisfazioni e che sta seguendo le sue passioni.
Nel libro “The Passion Test” di Janet e Chris Attwod gli autori suggeriscono di
fare una lista delle proprie passioni e poi scegliere le 5 più importanti.
L’esercizio di oggi consiste nel rispondere alle domande che seguono, in parte
estratte dalla lettura di questo libro, per compilare la lista delle tue
passioni.
Rispondi velocemente per non permettere alla tua mente razionale di
interferire con il processo e lasciare libero accesso alla mente intuitiva. Utilizza
queste 4 domande per estrarre almeno una delle tue passioni principali.
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1) Cosa ti piace fare?
Pensa ad un’attività che non ti stancheresti mai di fare e che saresti disposto a
fare anche gratis. Un’attività che mentre la fai ti fa dimenticare persino che
ogni tanto dovresti mangiare e dormire ; per cui hai speso tutti i tuoi
guadagni senza pensarci due volte.
Ora puoi creare un’affermazione che descriva la tua passione principale. Ad
esempio, leggere, approfondire e sperimentare tutto ciò che riguarda la
crescita personale.
Ripeti questa domanda fino a che non hai individuato 5 attività che non ti
stancheresti mai di fare.
2) Stai vivendo questa passione?
Una volta identificate 5 passioni, dai ad ognuna di esse un punteggio da 0 a 10,
dove 0 significa che non stai vivendo la tua passione e 10 che la stai vivendo al
massimo. E assegna ad ognuna di esse la priorità.
Chiudi gli occhi per un minuto e immagina come sarebbe la tua vita se vivessi
completamente le tue passioni. Come cambierebbero le tue giornate? Che
impatto avrebbe questa passione sulla tua vita a livello di motivazione?
3) Cosa provi quando fai un’attività che ti piace?
Questa domanda serve ad identificare le sensazioni e lo stato d’animo che ti
motiva. Che sensazioni sperimenti e dove? Quando sei intento a fare qualcosa
che ti piace oppure immagini di essere assorbito da una tua passione, quali
sensazioni avverti? E dove le provi nel tuo corpo? Fai una descrizione
sensoriale.
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Es. percepisco una sensazione simile a un formicolio leggero crescermi nelle
braccia e nella pancia.
4) Cosa faresti se sapessi che oggi è l’ultimo giorno della tua vita?
Ricordi la 3° lezione di Steve Jobs nel suo discorso per i laureati?
Nel suo famoso discorso, riportava che quando aveva 17 anni lesse una
citazione che suonava circa così: “Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse
l’ultimo”.
Questa frase lo impressionò al punto che per i successivi 33 anni ogni mattina
si guardò allo specchio chiedendosi “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita
vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E quando la risposta era “no” per
troppi giorni di fila, capiva che avrebbe dovuto cambiare qualcosa.
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Spesso le persone con bassa autostima tendono a valutarsi come poco capaci.
Lo psicologo Albert Bandura era convinto che una componente essenziale per
sentirsi realizzati fosse credere che si potesse fare o come ha detto Obama
“Yes, we can”.
Bandura ha definito la self-efficacy (auto-efficacia) come la convinzione di
una persona di essere capace a fare una determinata attività.
Bandura fa riferimento all’autoefficacia come una funzione di auto-regolazione
della mente che ci dice quando provare e quando fermarci. Se non credi che
qualcosa sia possibile avrai più possibilità di arrenderti presto e farai meno
tentativi.
L’autoefficacia aumenta quando un individuo diventa più sicuro che potrà
completare un compito. Alcuni compiti, come risultati scolastici o capacità
atletiche tendono a rinforzare la self efficacy quando si è piccoli; altre attività
come il parlare in pubblico tendono a rinforzare il senso di efficacia quando si
cresce o comunque durante l’età adulta.
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Bandura ha affermato che ci sono diverse fonti per l’autoefficacia:
Padronanza
Modeling
Persuasione
Fattori fisiologici
#Mi sento capace
1)Parti da una cosa che sai già fare.
Se sai di saper fare una cosa la approcci automaticamente con maggiore
fiducia. Quindi chiediti: Che cosa so già fare bene?
Ciò che per te può essere estremamente facile, attività semplici come far da
mangiare o dormire possono andare bene, può essere estremamente difficile
per altre persone.
2)Cosa vorresti saper fare?
Chiediti: “Cosa vorrei saper fare? E più nello specifico quali how-to mi
aiuterebbero ad aver più fiducia in questa capacità?”
Ad esempio: vorrei migliorare le mie capacità di copywriting, quali how-to
potrebbero aiutarmi? Come migliorare le abilità di storytelling, come inserire
nel testo parole emotive, come sfruttare le leve persuasive per catturare
l’attenzione del lettore, ecc.
3)Trova dei modelli a cui ispirarti.
Cerca almeno 2-3 modelli da cui prendere ispirazione e su cui modellarti.
Delle persone che sanno fare benissimo quello che tu vorresti imparare a fare.
Possono essere amici, familiari o personalità pubbliche.
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Frequenta queste persone per capire cosa gli fa avere successo. Se si tratta di
una rock star sarà un po’ difficile frequentarla però puoi leggere le sue
interviste, osservare i comportamenti che l’hanno portata ad ottenere certi
risultati, ecc.
4)Far finta di…
Una volta capite quali sono le loro strategie di successo puoi fare come i
bambini che giocano a “Far finta di” imitando gli adulti. Chiaro non si tratta di
scimmiottare i loro comportamenti, ma sarà qualcosa di simile a un gioco di
ruolo.
Inoltre, ricorda che l’autoefficacia si sviluppa tantissimo con tanta pratica e
tante esposizioni, quindi non essere timido e buttati. A tal proposito, domani
ti consiglierò un esercizio per affrontare le paure.
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Le persone con problemi di autostima si ritrovano spesso ad affrontare alcune
paure tipiche. Essere sicuri di sé significa agire nel modo più efficace. Agire
nonostante la paura. Avere fiducia in se stessi significa fare ciò che è
necessario ora per realizzare degli obiettivi tra qualche tempo, anche se quello
che dovrai fare ora potrà farti sentire leggermente a disagio.
Ecco una lista di situazioni in cui le persone vorrebbero sentirsi più sicure:
- Chiedere un appuntamento a qualcuno
- Fare un esame
- Rispondere di no
- Colloquio di lavoro
- Cambiare lavoro
- Parlare davanti ad un gruppo di persone
- Fare nuove amicizie
- Imparare qualcosa di nuovo
- Iniziare o interrompere una relazione
- Affrontare un rifiuto
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La storia dei 2 falchi
Una volta un re ricevette in regalo due magnifici falchi. Erano falchi
pellegrini, i più begli uccelli che avesse mai visto. Diede i suoi preziosi falchi al
suo capo falconiere per allenarli. I mesi passarono e un giorno il capo
falconiere informò il re che, anche se uno dei falchi era maestosamente volato
altissimo nel cielo, l’altro uccello non s’era mosso dal suo ramo dal giorno in cui
era arrivato.
Il re convocò guaritori e stregoni da tutte le terre per prendersi cura del falco
ma nessuno riuscì a farlo volare. Presentò allora il caso ai membri della sua
corte, ma il giorno successivo, il re vide attraverso la finestra del palazzo che
l’uccello non si era ancora mosso dal trespolo.
Avendo provato ogni cosa, il re pensò tra se e se “forse ho bisogno di qualcuno
che conosca meglio la campagna per capire la natura di questo problema.” Così
chiamò la sua corte e disse “andate e portate un contadino”. In mattinata, il re
fu elettrizzato di vedere il falco volare alto sopra i giardini del palazzo e disse ai
membri della corte “portatemi la persona che ha fatto questo miracolo!”
La corte velocemente andò dal contadino e lo accompagnò di fronte al re. Il re
quindi gli chiese “dimmi, come hai fatto a far volare questo falco?” Con la testa
inchinata il contadino disse “è stato molto facile sua
altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui l’uccello era seduto”.
Morale. Siamo tutti nati per volare, per sprigionare l’incredibile potenziale che
possediamo come esseri umani. Ma a volte ci sediamo sui nostri comodi rami
casalinghi, abbarbicati alle cose che per noi sono familiari. Le possibilità sono
infinite, ma per molti di noi, rimangono inesplorate. Ci conformiamo alla
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familiarità, al comfort e all’ordinario. Così per molte persone le vite sono
mediocri invece che eccitanti, emozionanti e elettrizzanti.
Quello che è successo al pennuto di questa bellissima storia è ciò che succede
alla maggior parte delle persone quando non riescono ad allontanarsi da quella
che gli esperti chiamano zona di comfort.
#La linea verso la libertà.
La tecnica è tratta dal libro “Feel the fear and do it anyway” della psicologa
Susan Jeffers.
Crea un grafico che va da dolore a potere. Ti servirà solo un pezzo di carta e
una matita.
Per potere qui s’intende uno stato nel quale si ha la capacità
di reagire alle varie situazioni della vita in modo libero e sicuro.
Per dolore invece s’intende una condizione di blocco nella quale ci si
sente incapaci di effettuare i cambiamenti che si desiderano. Una
condizione psicologica interna contraddistinta dai vari “ma” e “se”.
Guardando lungo il continuum dolore-potere molte persone posizioneranno
se stesse da qualche parte in mezzo al grafico. Questo perché non sono
completamente messe fuori gioco dalle paure ma non provano neanche un
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gran senso di potere ed eccitazione che permetterebbe loro di fare un veloce
scatto in avanti verso gli obiettivi. Piuttosto è come se stessero affrontando la
scalata di una montagna portandosi 2 mega-zaini e un cocomero .
Usando questo grafico come cornice di riferimento potrai iniziare a fare
chiarezza sul punto in cui ti trovi nel percorso verso la tua libertà.
L’esercizio di oggi consiste quindi nel seguire questi 5 passi per disegnare la
tua linea della libertà.
1) Disegna un grafico dolore-potere.
Disegna un grafico dolore-potere ingrandito e posizionalo sulla tua parete.
Già il semplice atto di fare questo ingrandimento ti farà sentire più potente.
Ricorda che il trucco per spostarsi dal dolore al potere sta nell’agire!
Una volta che il grafico si troverà sulla tua parete servirà come reminder
costante per indicarti dove andare nella vita. Inoltre avere sempre ben visibile
questo grafico ti aiuterà a motivarti per andare nella giusta direzione.
2) Prendila con autoironia.
Per non prenderti troppo sul serio e affrontare nel giusto modo questa sfida
puoi scrivere da qualche parte nel grafico delle frasi come questa: “non sarò
come quel falco pellegrino ”.
3) Posiziona la puntina.
Metti una puntina nel posto del grafico in cui pensi di trovarti in questo
momento della tua vita. Pensi di essere nel mezzo, dove ti senti a volte apatico
e paralizzato e altre volte più in controllo? O pensi di trovarti all’estremità
sinistra del grafico, dove la maggior parte delle volte ti senti bloccato?
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Oppure sei già sul lato giusto dove la maggior parte delle volte ti senti pieno
d’energia pronto ad andare verso la paura, e solo poche aree della tua vita
necessitano ancora di un po’ di lavoro. Quest’ultima condizione è assai rara
perché nella vita ci sono sempre nuove sfide da affrontare.
4) Tieni d’occhio i tuoi progressi.
Ogni giorno guarda il grafico e chiediti: “sono nello stesso posto o mi sono
spostato?” E una volta risposto a questa domanda sposta la puntina. Se tieni
in mente la direzione verso la quale vuoi andare ti aiuterà a prendere decisioni
su ciò che vuoi fare nella tua vita.
Prima di prendere qualsiasi azione chiediti: “con questa azione mi sposto
verso la posizione del potere?” se non è così pensaci due volte prima di
farlo.
5) Gioca con “la linea verso la libertà”.
Rendi l’uso di questo grafico divertente, rendilo un gioco. Se hai dei figli aiuta
anche loro a creare il loro grafico e magari potrebbe diventare un gioco da
fare con tutta la famiglia come esperienza di crescita.
6) Una linea verso la libertà per ogni area.
Potresti voler fare grafici diversi per le diverse aree della tua vita. Per essere
veramente potente devi essere al comando di tutti gli aspetti della tua vita:
lavoro, relazioni, casa, corpo ecc. Spesso le persone sono molto forti in alcune
aree della loro vita e delle schiappe in altre :-).
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Oggi ti parlerò di una tecnica per esplorare la versione migliore di te stesso
nel futuro, sarà un po’ come giocare con una sfera di cristallo e dare una
sbirciatina nel tuo futuro, un futuro in cui sei migliorato.
Questo esercizio prende spunto da uno dei primi studi della psicologia positiva
condotto dalla professoressa Laura King. Nell’esperimento la professoressa
King chiedeva ai partecipanti di visitare il suo laboratorio per 4 giorni
consecutivi.
Ogni giorno chiedeva ai partecipanti di scrivere per 20 minuti una descrizione
del loro «miglior sé possibile del futuro». I risultati mostrarono un
significativo miglioramento dell’umore per coloro che avevano svolto l’esercizio.
#Il diario del miglior te stesso.
L’esercizio originale chiedeva di ritagliarsi 20 minuti di tempo per scrivere sul
diario, ma visto che siamo all’interno di un percorso pieno di altri esercizi il
tempo da dedicare alla scrittura sul diario sarà di 5 minuti.
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1.Trova un posto tranquillo.
Trova un posto tranquillo dove tu possa scrivere indisturbato. Siediti per un
momento con gli occhi chiusi, rilassati e osserva il tuo respiro. Quando ti senti
centrato puoi passare al punto 2.
2.La finestra temporale.
Seleziona una finestra temporale di 3, 5 o 10 anni da adesso. Inizia a
scrivere qualsiasi cosa ti venga in mente su come e quanto sarai migliorato nel
tempo futuro che hai scelto.
Per farlo pensa a degli aspetti di te che vuoi migliorare. Poi immagina che
dopo aver lavorato sodo con determinazione e pazienza tu sia finalmente
riuscito a migliorare te stesso e che ogni cosa sia andata meravigliosamente
bene.
Scrivi per 5 minuti su come immagini la tua versione migliorata tra qualche
anno. È importante che tu fornisca dettagli specifici. Anche se all’inizio potresti
sentirti bloccato, non preoccuparti perché una volta che avrai iniziato ti troverai
immerso nel flusso di questa attività.
3.Fissa nella tua mente ciò che hai scritto.
Finito di scrivere fermati, siediti tranquillo e consenti a ciò che hai scritto di
fissarsi nella tua mente, poi metti da parte il tuo lavoro.
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La paura di sbagliare fu identificata nel 1960 dallo psicologo della Stanford
University John Atkinson, il quale condusse una serie di esperimenti sui
bambini per testare la loro motivazione.
Atkinson notò che i bambini avevano due tipi di atteggiamenti di fronte a un
compito: c’erano quelli che si focalizzavano sul vincere il premio e
approcciavano il compito con un atteggiamento che chiamava “need for
achievement” e quelli che si focalizzavano sul loro inevitabile fallimento e che
avevano un atteggiamento che Atkinson definì “paura di sbagliare”, basato sul
desiderio di evitare l’umiliazione pubblica.
Il fallimento danneggia il modo in cui siamo riconosciuti e accettati dagli altri e
di conseguenza va a incidere sulla nostra autostima. Questa è la ragione per
cui la paura di sbagliare può essere così forte.
Quindi come prima cosa è importante realizzare una cosa: Il fallimento non è
una caratteristica della persona. Anche se quello che hai fatto non ha dato
il risultato che speravi o hai sbagliato, questo non significa che sei un
fallimento.
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Riconoscere che sbagli ed errori non dipendono solo da te rende l’idea del
fallimento meno scoraggiante. È fondamentale vedere gli avvenimenti in modo
oggettivo per identificare i fattori che influenzano negativamente i risultati e
poi correggerli.
Prova a chiederti: quale fattore al di fuori del mio controllo contribuisce
a non far funzionare X?
Sbagliando si impara. Fallimenti di successo.
È facile trovare persone di successo che hanno imparato dal fallimento. Le
persone che hanno successo, infatti, non sono quelle che non falliscono mai ma
quelle che sanno che se tentano di ottenere qualcosa e non riescono ad averla
hanno comunque avuto un’esperienza istruttiva.
Per esempio, nel 1985 Steve Jobs fu costretto a lasciare l’azienda che aveva
contribuito a fondare a causa di divergenze di vedute con l’allora CEO di Apple,
John Sculley. Poi, nel 1997 Jobs tornò e fu determinante per fare della Apple
una delle aziende di maggior successo della storia.
Un altro esempio di persona di successo che ha imparato dal fallimento è
Michael Jordan.
“Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette
volte a meno di 10 secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di
novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni
mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte
volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”
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#Trasforma un fallimento in un’opportunità di
crescita
Soffermati un attimo sui 5 maggiori presunti fallimenti della tua vita. Che cosa
hai imparato da quelle esperienze?
Puoi scegliere di vedere il fallimento come “la fine del mondo”. Oppure puoi
vederlo come un’incredibile opportunità di apprendimento così come spesso è.
L’esercizio del giorno consiste quindi nel pensare a uno dei tuoi 5 maggiori
presunti fallimenti e porti queste domande:
Cos’ho imparato da questa esperienza che mi potrà tornare utile in
futuro?
Perché è successo?
Come potrei fare per prevenire che succeda la prossima volta?
Cosa potrei fare meglio la prossima volta?
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Spesso siamo vittime delle nostre lamentele. Lamentarsi ha un aspetto
seducente e spesso siamo portati a farlo per diverse ragioni: ci fa credere di
sfogarci, magari ci aiuta a fare gruppo contro un nemico, apparentemente
sembra essere quasi liberatorio. Ma il lagnarsi è una subdola e pericolosa
abitudine.
Gli indiani Navajo hanno una cerimonia per affrontare questa brutta
abitudine.
La tua storia è solo una storia.
Tutti coloro che hanno qualcosa da lamentare possono venire nel cerchio tre
volte per raccontare la loro storia e lì possono essere ascoltati. Alla quarta
occasione tutti si girano dall’altra parte e dicono “adesso basta, la tua storia è
solo una storia. Non esiste nessuna reale verità in essa, è solo un’illusione.
L’abbiamo sentita già tre volte e non vogliamo darle potere. Lascia andare
questa storia e poi dirigiti verso ciò che è vero.”
Oggi individua una tua lamentela classica e lasciala andare alla maniera degli
indiani Navajo
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Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu. Lewis
Non saper perdonare è come essere appesi a un
gigantesco uncino alla cui estremità opposta è appesa la
persona che ti ha ferito. L’uncino è estremamente doloroso
e ti accompagna sempre. L’unico modo per liberarsene
consiste nel perdonare colui che ti ha ferito.
Questa metafora suggerita da Stephen Hayes lascia intuire il pesante e
doloroso fardello che si porta sempre dietro chi prova del risentimento o del
rancore verso chi lo ha ferito.
A volte la persona da perdonare però siamo proprio noi stessi.
Quante volte ti sei colpevolizzato, sei stato critico con te stesso, ti sei giudicato
per qualcosa che hai fatto male o non hai fatto. È arrivato il momento di fare
pace con te stesso e a questo scopo non c’è nulla di più potente del perdono.
Puoi usare la tecnica che seguirà per perdonare una persona che ti ha ferito in
passato o per perdonare te stesso per uno sbaglio del passato.
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# Abbraccia le tue emozioni e perdonati.
1) Individua una situazione del tuo passato in cui senti di avere fatto uno
sbaglio, una circostanza verso la quale nei tuoi confronti provi una o più delle
seguenti emozioni: rancore, rabbia, senso di colpa, disapprovazione...
2) Senti l’emozione pienamente e poi identifica di quale emozione si tratti.
3) Abbraccia le sensazioni, accettale e lascia che siano perfette così come
sono. Pronuncia internamente la seguente affermazione: “chiedo aiuto per
provare amore per ognuna delle mie emozioni, abbracciarle all’interno del mio
cuore e accettarle amorevolmente come parte di me stesso.”
4) Prova un sentimento di amore per te stesso per il fatto di avere scelto di
sperimentare queste emozioni come un modo per dirigerti verso la guarigione.
5) Concludi pronunciando con decisione la seguente dichiarazione di
perdono e lascia che le parole risuonino internamente.
“Io perdono completamente me stesso e mi accetto come un essere
amorevole, generoso e creativo. Lascio andare il bisogno di trattenere ogni
emozione e ogni pensiero nocivo connesso al passato. Ritiro la mia energia dal
passato e rilascio tutte le barriere contro l’amore e l’abbondanza che so di
possedere in questo momento. Creo la mia vita e sono autorizzato a essere di
nuovo me stesso, per amarmi incondizionatamente e sostenermi
semplicemente per come sono, in tutto il mio potere e magnificenza.”
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Siamo giunti all’ultimo giorno di questo percorso e per questo motivo ho deciso
di lasciarti non con una tecnica ma con una storia.
La crescita personale, infatti, non è fatta solo di tecniche e stratagemmi, a
volte quello che ci serve è una spinta a migliorarci. Ci sono storie che hanno la
forza in sé per darci uno scossone, e l’impatto è ancora più forte quando si
tratta di una storia vera, una di quelle storie che si fatica a credere possibile e
che ci fa mettere in discussione i nostri piccoli problemi quotidiani.
Sto parlando della storia di Zamperini.
Zamperini non solo rappresenta l’emblema del messaggio “non arrendersi”
ma ha anche scritto un libro che si chiama proprio “Don’t give up, don’t give in:
lessons from an extraordinary life”, (recentemente tradotto anche in italiano)
che ti consiglio caldamente di leggere. La grande lezione della sua vita è
la perseveranza. Non arrendersi mai.
Quindi va da sé che sia una delle persone più qualificate che ci possano essere
per parlarti della capacità di non arrendersi e del resistere di fronte alle
avversità. Altroché i discorsi dei vari guru della motivazione le cui difficoltà più
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grosse consistono nel trovare il modo per convincere le persone che
camminando sui carboni ardenti miglioreranno la loro vita.
Perché ti voglio raccontare questa storia?
Perché ho visto in Zamperini un rarissimo esempio di forza d’animo, tenacia e
resilienza. Dalla sua storia si possono estrapolare alcuni elementi di un
atteggiamento mentale indistruttibile, indomabile e che non si sarebbe piegato
neanche di fronte ai ricatti più lusinghieri.
La forza di resistere nonostante tutto. Il coraggio. La voglia di vivere e di
lottare. Con questa storia vorrei trasmetterti questi valori e condividere con te
la loro importanza nella vita.
La storia di Zamperini. Sopravvissuto agli squali del
Pacifico e alle torture dei giapponesi.
Zamperini fu un atleta olimpico e durante la seconda guerra mondiale venne
arruolato in aviazione. Durante un’azione militare in volo sulle acque del
Pacifico, l’aereo su cui volava insieme ad altri 6 soldati precipitò in mare. Lui e
altri due sopravvissero allo schianto ma rimasero naufraghi, senza acqua né
cibo nel mezzo del Pacifico infestato da squali per 47 lunghissimi giorni.
Durante questo tempo interminabile Louis si dimostrò un combattente e lottò
per vivere arrivando anche a mangiare un Albatros e un piccolo squalo,
uccidendoli a mani nude. Roba da rendere appetibile anche il risultato dei miei
esperimenti in cucina.
Dopo 47 giorni il naufragio ebbe fine ma le pene che sarebbe stato costretto a
sopportare erano anche peggiori di quelle patite in mare. Zamperini e il suo
amico erano finiti in un’isola giapponese. Vennero quindi deportati in un campo
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di prigionia in cui furono sottoposti a terribili torture e da cui uscirono solo
dopo 2 anni.
Resistere nonostante tutto
“Determinazione, costanza, rifiuto di accettare la sconfitta quando la situazione
sembrava ormai disperata mi permisero di sopravvivere in guerra.”
Un giorno “the bird”(il suo aguzzino) volle sfidarlo con una punizione umiliante.
Reggere una pesante trave di legno sopra la testa mentre era debilitato ed
emaciato a causa delle torture e dello stile di vita che aveva dovuto subire tutti
i giorni per circa 2 anni. Nonostante ciò, Zamperini resistette per 37 minuti (un
compagno di prigionia lo cronometrò).
La prossima volta che ti ritroverai a pensare di mollare la palestra dopo solo 2
giorni oppure a scoraggiarti al primo esame andato male, porta alla mente
questa immagine
La storia di Zamperini è a dir poco leggendaria ed è la dimostrazione pratica di
uno spirito indomabile, della resilienza e della capacità di un uomo di non
arrendersi mai.
Chiunque debba affrontare un momento difficile o voglia affrontare la vita con
maggior positività può trarre dei profondi insegnamenti e ispirazione dalla vita
di quest’uomo che ha vissuto intensamente fino all’ultimo battito.
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CONCLUSIONE.
Congratulazioni! Sei arrivato alla fine dei 21 giorni di Autostima Explosion. Mi
complimento con te per la tenacia e la perseveranza che hai dimostrato di
possedere per giungere sin qui. Caratteristiche queste ultime associate a chi
possiede una buona autostima. E ho detto tutto
Ho preparato per la fine di questo percorso un piccolo post celebrativo. Mi
piacerebbe molto sapere com’è andata questa avventura, quindi se ti va vieni a
festeggiare la fine di questo viaggio cliccando sul link sottostante.
>>>Celebration Time
Probabilmente avrai già notato i primi risultati positivi nella tua vita, ma
ricordati che perché questi aumentino e si solidifichino non dovrai mai
abbandonare totalmente il programma ma continuare a dargli una
rispolveratina all’occorrenza.
Un abbraccio