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Sentieri d’autore l Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali

48 • Sasso di Selvapiana 35649 • Croda di Tacco e Cima di Padola 360

SEI • ANTELAO E MARMAROLE 36750 • Monte Trànego 37451 • Monte Ciauderona 37952 • Col Negro 38553 • Monte Froppa e Cima Salina 38954 • Croda Rotta 39455 • Monte Meduce 39956 • Col Lantedesco 40357 • Monte Ciarido 408

SETTE • DOLOMITI FRIULANE 41558 • Cima Emilia e Cima Both 42259 • Crodòn di Giaf e Monfalcon di Forni 42760 • Cresta del Leone 43261 • Cima di Brica e Cima Val dell’Inferno 43862 • Crodòn di Brica 44463 • Cima Urtisiel Est e Cime di Lavinal 44864 • Cima di Suola 45465 • Monte Miaron 459

l Indice

INDICE

• Prefazione 5• Introduzione 6• Le Dolomiti 10• Il territorio delle Dolomiti Orientali 13• La struttura del paesaggio dolomitico 23• Storia geologica delle Dolomiti Orientali 26• Flora e fauna 30• Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco e aree protette 32• Cenni storici 36• Guida alla consultazione 40• In caso di emergenza: come effettuare una

chiamata di soccorso 44• Informazioni e recapiti utili 44• Avvertenze 45• Bibliografia 47• Gli autori 48• Ringraziamenti 49

UNO • LE ALPI FELTRINE 511 • Buse del Pavione 582 • Sasso di Scarnia 633 • Colsent 684 • Monte Covolada 725 • Zimon de Terne 77

DUE • AGORDINO E ZOLDANO 836 • Cima di Col Reàn 947 • Cima Coldai 1018 • Civetta 1079 • Moiazza 11410 • San Sebastiano 12111 • San Sebastiano-Tàmer 12712 • Pelmo 13313 • Spiz de San Piero 139

TRE • LIVINALLONGO, FANES E SENES 14514 • Col di Lana 152

15 • Settsass 15816 • Sass de Stria 16217 • Piccolo Lagazuoi 16718 • Gran Lagazuoi 17219 • Col dei Bos 17720 • Piz d’Lavarela 18221 • Taè e Taburlo 18822 • Croda del Becco 194

QUATTRO • DOLOMITI AMPEZZANE 20123 • Monte Mondeval e Piz del Corvo 21024 • Lastoi de Formin 21525 • Croda da Lago 22026 • Nuvolau 22527 • Averau 23028 • Cinque Torri 23529 • Tofana di Rozes 24030 • Tofane 24631 • Col Rosà 25232 • Punta Fiammes e Pezzories 25633 • Sorapìs 26234 • Cime di Marcuóira 26835 • Pale di Misurina 27336 • Col Rotondo dei Canope 278

CINQUE • DOLOMITI DI SESTO 28537 • Monte Piana 29438 • Cime Eötvös e Ciadin de la Neve 29939 • Cime Ciadin dei Tocci e Torre Wundt 30540 • Le Cianpedele 31041 • Tre Cime di Lavaredo 31542 • Monte Mattina e Torre dei Scarperi 32143 • Monte Paterno e Croda Passaporto 32644 • Cima Una 33245 • Croda dei Toni 33846 • Monte Popera, Monte Giralba, Cima Undici 34447 • Croda Sora i Colesei 352 La parete meridionale della Tofana di Rozes, montagna simbolo dell’Ampezzano.

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Sentieri d’autore l Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali l Le Dolomiti

LE DOLOMITI

Convenzionalmente col termine Dolomiti si identifica quella porzione delle Alpi Orientali delimi-tata a nord dalla Val Pusteria, a est dal Fiume Piave, a sud dal Fiume Brenta e a ovest dai fiumi Isarco e Adige. In senso più lato, considerando le affinità geologiche e paesaggistiche, vengono incluse anche le Dolomiti di Brenta (situate a ovest dell’Adige) e le Dolomiti Friulane (poste a est del Piave). Devono il proprio nome al geologo francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che, verso la fine del XVIII secolo, si avventurò fra questi monti e per primo scoprì che erano in gran parte costituiti da un minerale particolare che verrà poi appunto chiamato dolomite. Si tratta di un carbonato doppio di calcio e magnesio (formula CaMg(CO3)2) quasi sempre origi-natosi in ambiente di mare caldo e ipersalino (analogo all’arcipelago delle Bahamas attuali), in cui avvenne la sostituzione di atomi di Ca con atomi di Mg nel fango calcareo del fondale. La dolomia, la roccia costituita prevalentemente da dolomite, è tipicamente chiara, ma sovente contiene piccole impurezze che danno tonalità scure, gialle o rossastre. Nell’accezione geografica convenzionale le Dolomiti vengono divise in Occidentali e Orientali dal corso del Torrente Cordevole. Ricche di leggende legate ai nomi delle cime, le Dolomiti mostrano visioni sublimi con vari con-trasti di forme e di colori: ampi fondovalle, valichi aperti, imponenti moli di rocce strapiombanti, torri e guglie simili a campanili, scogliere che variano dal grigio al colore intenso dell’aurora. L’origine stessa del nome “Monti Pallidi”, per il colore latteo che assumono illuminate dalla luce lunare, deriva da una leggenda ladina che narra del figlio del re del Regno delle Dolomiti che aveva sposato la Principessa della Luna. Il principe non poteva sopportare la luce lunare, mentre l’amata si ammalava alla vista delle scure montagne, di conseguenza i due giovani dovevano vivere separati. Un giorno il principe incontrò il Re dei Salvani, uno gnomo in cerca di una terra per il suo popolo. In cambio del permesso di vivere sulle sue montagne egli promise al giovane di rendere lucenti le vette del suo regno. Così, in una notte di luna piena, gli gnomi tessero la luce lunare e ne ricoprirono tutte le rocce delle montagne. I due giovani poterono così vivere felici e le Dolomiti presero il nome di Monti Pallidi. Invero, al luminoso biancore delle cime mantenuto durante il giorno, si sostituiscono le tonalità surreali che vanno dal giallo all’arancione e dal rosa-rosso al viola che le pareti assu-

mono all’alba e al tramonto, quando si infiammano durante l’Enrosadira (l’cöce di crep, cioè il rosso delle crode per i Ladini). Tale fenomeno, unico e caratterizzante, si presenta su tutte le Dolomiti ed è dovuto al riflesso della luce solare sulla dolomia e sulle impurità di ossidi di ferro che riflettono i raggi inclinati del sole. O, più fantasticamente, alla maledizione lanciata dal Re Laurino sul suo giardino di rose, una delle più note leggende del magico mondo dolomitico. In ogni caso una meravigliosa magia che colora in modo surreale le crode dolomitiche all’alba e al tramonto, creando magiche suggestioni impossibili da dimenticare per chi ne ha potuto godere almeno una volta nella vita.Come già detto, con il nome di Dolomiti Orientali storicamente si identifica quella porzione di territorio montano che si protende dal corso del Torrente Cordevole fino al Fiume Piave.

Disegno di Marco Romelli.

VERONA

TRENTO

VICENZA

PADOVA

BOLZANO

BELLUNO

MERANO

Pergine

Rovereto

Arco

Tione

Desenzano

Peschiera

Mezzocorona CavalesePredazzo

S. Martino di Castrozza

Fiera di Primiero

Ora

Fonzaso Feltre

Bassano del Grappa

Cittadella

Conegliano

Agordo

Canazei

Malles

Vipiteno

Cortina d’Ampezzo

Forno di Zoldo

Longarone

Cencenighe

Pieve di Cadore

Auronzo

Bressanone

ComelicoS. Stefano di Cadore

Monte Bald

o

Piccole Dolomiti

Altopiano di Asiago

PaganellaDolomiti di Brenta

La Presanella

Gruppo Ortles-Cevedale

Catena del Lagorai

Cima d’Asta

Pordenone

Pale di San Martino

Dolomiti Friulane

Làtemar

G. del Catinaccio

Gruppo della Marmolada

Monti Sarentini

Sciliar

G. del Sassolungo

G. del Sella

Odle

Tofane

Palla BiancaPan di Zucchero Gran Pilastro

Tre Cime di Lavaredo

Collalto

Cima Tosa Cimon della Pala

Punta Penia

Sassolungo Piz Boè

Gran Fuchetta

Croda Rossa d’Ampezzo

Cristallo

Sorapis

Marmarole

Antelao

Pelmo

Cunturines

BosconeroCivetta

Moiazza

SchiaraSan Sebastiano

Punta Tre Scarperi S. Candido

LienzBrunico

1

3

4

5

6

7

2

1

Passo del Brennero

Passo Resia

Passo

Sella

Passo Pordoi

Passo

della Mendola

Pa

sso del Giovo

Passo M. Croce di Comelico

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Sentieri d’autore l Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali

Il Col Rosà (2160 m) è una modesta ma ele-gante elevazione nettamente staccata dal corpo principale delle Tofane dal verde Passo Posporcora. Il suo profilo triangolare accom-pagnato da stratificazioni inclinate appare pressoché inconfondibile da ogni posizione e denota un isolamento geografico che lo por-ge a punto panoramico di primissimo livello. Escursione adatta agli amanti dei percorsi “fuo-ri moda”, sprovvista di punti di appoggio e di fonti d’acqua.

ACCESSOIl parcheggio di Sant’Uber-to si raggiunge da Cortina d’Ampezzo in direzione Dobbiaco. Dopo la località Fiames proseguire per circa 3 km ca. e, su un tornante, entrare nello slargo con parcheggio (indicazioni per Ra Stua). Eventualmente si può parcheggiare anche al Centro Visitatori del Parco Naturale Dolomiti d’Ampez-zo situato sulla sinistra poco dopo Fiames.

ITINERARIOPP V 1 Dal parcheggio di Sant’Uberto seguire il sent. 401-10 (indicazioni per Val di Fanes) e scendere fino al punto in cui il Ru de Fa-nes confluisce nel Boite. Attraversare il ponte e, in falsopiano, seguire la rota-bile immersa in un bosco

di alti pecci e rari abeti bianchi. Con una breve risalita si giunge al Pian de Lòa, seguire quin-di la segnaletica (sent. 10), sempre su stradina che costeggia il torrente. Il Taburlo e il Taé, posti sulla sinistra orografica della valle, chiudono l’o-rizzonte con le loro immani pareti di dolomia stratificata. Il bosco è molto umido e innume-revoli sono le presenze botaniche presenti. Avanzando appare la parete settentrionale del Monte Vallon Bianco e finalmente si raggiunge

Dolomiti Ampezzane l Col Rosà

COL ROSÀAttorno alla Montagna del Genio del Boite

GRUPPO MONTUOSO: Tofane

PUNTO DI PARTENZA: Sant’Uberto (1440 m)

QUOTA MIN / MAX: 1308 m / 1720 m

DISLIVELLO: 750 m

LUNGHEZZA: 10,6 km

TEMPO TOTALE: 4 h

DIFFICOLTÀ: E

TIPO DI PERCORSO: sterrata, sentiero

PUNTI DI APPOGGIO: nessuno

ATTREZZATURA: normale dotazione escursionistica

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre

FREQUENTAZIONE: bassa

ACQUA: no

CIME DA SALIRE: Col Rosà (2160 m, EEA II 4)

SENSO DI MARCIA: antiorario

Il Col Rosà dalla Valle del Boite,in località Fiames.

031

PP

1

2

3

4

5

Col Rosà

Passo Posporcora

Podestagno

Sant’Uberto

Ponte Òuto

)(

Ponte deiCadorìs

Fiames

Centro Visitatori

Alb. Fiames

Pian de Ra Spines

Orti di Tofana

Cana

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Pian di Lòa

Cascatedi Fanes Ri

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Fane

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201

208

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401

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01

Ferr.

Bove r o

0 4 5 6 10,67 8 91 2 3

1300

1600

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1500

1700

Passo Posporcora

Pian de Lòa

bivio sent. 417

bivio sent. 401

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Sentieri d’autore l Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali

con un tratto iniziale su zoccolo roccioso privo di assicurazioni. La ferrata sale inizialmente su diedro, traversa a sinistra e rimonta tutto lo spi-golo fino allo spallone di mughi sotto la vetta. Altri tre pioli senza corda e si è in cima al Col Rosà (1,15 h, EEA II 4). Per la discesa seguire i bolli rossi verso nord (sent. 447) su pietraie e poi in zona più ripida. Rientrati nel bosco si esce poi sulla sterrata (sent. 417) che riporta al Camping Olimpia (1,45, E).

il leggendario Ponte Òuto (ponte alto, 1380 m, 45 min, E), sospeso sulla abissale forra del Ru Travenanzes.1 V 2 Proseguire per poco sulla carrareccia principale finché si incrocia e si segue la devia-zione per la Val Travenanzes e la Forcella Po-

sporcora (sent. 401). La mulattiera sale in un bosco misto di pecci e larici, supera una limpida pozza d’acqua e rimane a ovest del Rio Trave-nanzes, con vista verso i contrafforti nord occi-dentali delle Tofane (Orte de Tofana). Superato il Casòn dei Lagusiei (1470 m), si raggiunge il Ponte dei Cadorìs (1483 m, 25 min, E), antico luogo di frequentazione dei regolieri di Vinigo e Peaio di Cadore.2 V 3 Proseguire sul sent 401 e, quando questo curva decisamente a destra per la Val Travenan-zes, seguire le indicazioni per il Passo Pospor-cora (sent. 408). La traccia sale ripida e molto panoramica fino al Passo Posporcora (1711 m, 1,15 h, E), punto più elevato dell’escursione. Il panorama verso le cime che contornano la Val Travenanzes è splendido, mentre nel versante opposto lo sguardo si distende fino alla conca di Cortina, con singolari scorci verso Pomagagnon e Cristallo.3 V 4 Scendere sul versante opposto, con ripi-de serpentine, dapprima fra i mughi e poi fra larici e abeti rossi, fino al fondovalle, incrocian-do una strada bianca (sent. 417) che costeggia il Boite (Pian de Ra Spines, 1301 m, 45 min, E). 4 V 5 Seguire la lunga strada bianca di fon-dovalle verso sinistra (sent. 417), superando in leggera salita tutto il versante orientale del Col Rosà (30 min, E). 5 V PP Nei pressi del Centro Visitatori del Par-co proseguire in leggera salita sempre su stradi-na (sent. 10) e fare rientro al punto di partenza (20 m, E).

CIME DA SALIREPer gli amanti dei percorsi attrezzati, dal Passo Posposcora inizia la Via Ferrata Ettore Bovero, percorso breve ma piuttosto esposto e atletico,

Dolomiti Ampezzane l Col Rosà

DA VEDERE IN ZONAUna sosta contemplativa è consigliata al Ponte Òuto ossia il ponte alto. Non è difficile comprendere l’origine del nome, basta infatti affacciarsi ad osservare la forra sul Ru Tra-venanzes per capire quale sia la profondità dell’intaglio scavato dal fluire delle rumorose acque del torrente stesso.

CENNI STORICILa leggenda narra che su un’isoletta nel Boi-te, proprio sotto il Col Rosà abitasse un mu-gnaio. Sua figlia un giorno si avventurò verso Felizòn e venne salvata da una donna vestita di verde che la sottrasse alla forza di un’im-provvisa piena. La ragazzina rimase per anni in una grotta riparata e si fidanzò col figlio della donna. Un giorno il mugnaio, grazie all’aiuto di due nani, riuscì a scoprire dove era na-scosta la giovane e la liberò, dandola in sposa a uno straniero che gestiva con lui il mulino. Un giorno il vecchio fidanzato si presentò in incognito e iniziò a lavorare nel mulino, stando-sene sedici ore al giorno immerso in acqua e utilizzando tecniche fino ad allora sconosciute. I due mugnai approfittarono oltremodo della situazione dopo essersi accorti che con un rigagnolo d’acqua puntato in faccia il giovane non poteva liberarsi e lavorava ventiquattro ore al giorno. La giovane donna, che aveva due figli, fu mossa da compassione e liberò l’ex fidanzato che si prese la rivincita in modo silenzioso ma violento. Il giorno successivo una tempesta innalzò brutalmente il livello del Boite, tanto che i mugnai riuscirono a salvare solo i due bimbi, figli della donna, mentre la donna stessa e l’intero mulino sparirono travolti dalle acque del torrente.

PPV 1 Canyon al Ponte Òuto (foto Andrea Pizzato).

PPV 1 La possente sagoma del Taè.3V 4 Poco sotto il Passo Posporcora.

1V 12 Il Casòn dei Lagusiei dopo una nevicata.

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Sentieri d’autore l Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali

Il modesto nodo del Crodòn di Brica (2243 m), a nord del corpo principale del Pramaggiore, raccorda questo gruppo con i più settentrionali Monfalconi, in un contesto dove bizzarre for-mazioni rocciose e morbidi pascoli, perlopiù abbandonati, si fondono generando paesaggi difficili da dimenticare. Escursione non troppo impegnativa in ambiente moderatamente fre-quentato solo nei mesi centrali dell’estate.

ACCESSOIl parcheggio di Pian Meluzzo viene raggiunto da Cimolais, attraverso i 13 km della Val Cimo-liana. La strada, in parte sterrata, è soggetta a smottamenti in caso di piogge consistenti. Nel dub-bio contattare il Rif. Porde-none.

ITINERARIOPP V 1 Dal parcheggio di Pian Meluzzo (1163 m) seguire la mulattiera (sent. 361-362) che, verso nord est, avanza pianeggiante sul fondo della Val Meluzzo, ai piedi dei Monfalconi che incombono a nord. Supe-rare, dopo pochi minuti, la pianeggiante radura della Casera Meluzzo (1169 m), proseguire fino a raggiun-gere in breve il bivio fra il sent. 361 e il 362, da dove appare anche il Monte Pra-maggiore (30 min, E).1 V 2 Tenere la sinistra (sent. 361), rimanendo sulla

Val Meluzzo. Quello che oramai è un sentiero passa sulla sinistra del corso d’acqua (destra orografica) e, stando al limite del bosco, porta con lieve pendenza al Cason dei Pecoli (1363 m, 1 h, E).2 V 3 Proseguire sul sent. 361 che, sempre con bella vista sul Campanile Gambet, sale ora più ripido fra mughi e larici, portando alla testata superiore della Val Menon, dove la pendenza diminuisce. In circa 1,15 h si raggiunge la ma-gnifica piana dove sorge la Casera Val Binon (anche Valmenon o Valbinon in cartografia, ge-stita in estate, 1802 m, E). La vista verso il vicino Crodòn di Brica è davvero notevole.

GRUPPO MONTUOSO: Pramaggiore

PUNTO DI PARTENZA: Pian Meluzzo (1163 m)

QUOTA MIN / MAX: 1163 m / 2088 m

DISLIVELLO: 1027 m

LUNGHEZZA: 14,9 km

TEMPO TOTALE: 6,45 h

DIFFICOLTÀ: E

TIPO DI PERCORSO: sentiero

PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Pordenone (vicino al punto di partenza, ma non lungo l’itinerario), Casera Val Binon, Cason di Brica

ATTREZZATURA: normale dotazione escursionistica

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre

FREQUENTAZIONE: bassa

ACQUA: sì (Casera Val Binon)

CIME DA SALIRE: nessuna

SENSO DI MARCIA: orario

Il Crodòn di Brica dal Canpuròs.

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Dolomiti Friulane l Crodòn di Brica

CRODÒN DI BRICAAl centro delle Dolomiti Friulane

PP

1

2-8

3

4

5

6

7

Rif. Pordenone

Lago diMeluzzo

CaseraMeluzzo

V a l P o s t e g a e

V a

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M e

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CampanileGambet

Cima Stalla

CrodaCimoliana

x xx x

Cason dei Pecoli

Crodòn di Brica

Forc. Valdi Brica )(

CasoneCanpuròs

Casera Val Binon

Cason di Brica

Cima Brica

CimaVal dell’Inferno

CasoneVal dell’Inferno

(ruderi)

Cresta del L eone

Cima BiancaCima Monfalcon

di Montanaia

Campaniledi Val

Montanaia

V a l B i n o n

361

361

361

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353

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349

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362

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T ruoi dai Sclops

0 4 5 6 11 14,97 8 9 10 13121 2 3 1100

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Casera Val Binon

Canpuròs

Cason dei Pecoli Cason dei Pecoli

Cason di Brica

Forc. Val di Brica

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Sentieri d’autore l Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali

3 V 4 Proseguire sul sent. 369 che si alza lenta-mente fra radi larici e mughi, per uscire quindi su un più ripido, ma breve, ghiaione che aggira sulla destra un gradino roccioso. In breve si esce così sulla magnifica spianata carsica, in passato

adibita a pascolo, del Canpuròs (o Camporos-so, 1945 m, 30 min, E), adagiata sotto al Crodòn di Brica.4 V 5 Seguire il sent. 369 a destra (sud), al-zandosi dapprima fra larici, poi fra mughi e pietre fino alla caratteristica Forcella Val di Bri-ca (2088 m, 25 min, E). Sul valico si innalza la singolare struttura rocciosa denominata la “Fantulina”. 5 V 6 Scendere dalla forcella verso sud est, con il sentiero che compie un largo arco fra le ghiaie sottostanti alle Cime Fantulina. In circa 20 min si raggiunge un bivio con delle ottime indicazioni (E).6 V 7 Scendere a destra sul sent. 379, attra-versare un bel tratto boschivo e calare fino a raggiungere il Cason di Brica (1745 m), sparta-no bivacco in legno dedicato dalle sezioni CAI di Rovigo e Forni di Sopra all’alpinista rodigino Giancarlo Milan (30 min, E).7 V 8 Scendere ancora nel bosco della Val di Brica, con pendenza che aumenta sempre più e con la traccia che passa dalla sinistra alla de-stra orografica del profondo impluvio. Le ultime impegnative pendenze conducono nei pressi del Cason dei Pecoli (1363 m), dove conflui-scono anche i sentieri che calano dalla Valme-non e dalla Val Monfalcon di Forni (45 min, E).8V PP Seguire a ritroso il sent. 361 fino al pun-to di partenza (1,30 h, E).

ABBINAMENTIL’escursione può essere abbinata al giro della Cima di Brica (almeno 8,30 h, E, vedi descrizio-ne nell’it. precedente). Il percorso può essere effettuato in entrambi i sensi di marcia.

Dolomiti Friulane l Crodòn di Brica

2 V 3 Il Campanile Gambet.

DA VEDERE IN ZONALa visione più singolare che cattura l’attenzione durante questa escursione è sicuramente quella della Fantulina (fanciulla in dialetto locale), un’esile e spiralata struttura rocciosa che, vista con certe prospettive, ricorda proprio una giovane e snella donna.

CENNI STORICIIl Comune di Forni di Sopra e l’Ente Parco Naturale Do-lomiti Friulane hanno adi-bito la Casera Val Binon a presidio e modello per edu-care alla conservazione del territorio, prevenendo azioni volte alla modificazione dello stesso (realizzazione di nuo-ve strade, piste, manufatti, ecc.). Dal 2017 la struttura è gestita nel periodo estivo, divenendo così un nuovo e piccolo rifugio. 3 V 4 Uno sguardo verso la Casera Val Binon.4 V 5 La Fantulina, nei pressi di Forcella Val di Brica.

5 V 6 La discesa nella meravigliosa Val di Brica.

Crodòn di Brica

Forcella Val di Brica

Val di Brica