Auto-Aiuto_02-2009

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AUTO AIUTO FINALMENTE VACANZE I 20 ANNI DELL’ASSOCIAZIONE Assemblea Generale dei Soci 2009 Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo- namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 2/2009

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Giornale dell'Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici - Bolzano (Italia)

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AUTO AIUTO

FINALMENTEVACANZE

I20ANNI DELL’ASSOCIAZIONE AssembleaGeneraledeiSoci2009

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo-namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 2/2009

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AUTO AIUTO

IMPRESSUM

Opuscolo informativo quadri-mestrale dell‘Assiociazione Pa-renti ed Amici di Malati Psichici

Registrato al tribunale di Bolza-no: Nr. 17/95 R.St. del 3.7.1995

Editore:Assiociazione Parenti ed Amici di Malati PsichiciVia G. Galilei, 4/a39100 BolzanoTel. 0471 260 303 Fax 0471 408 [email protected]

Responsabile:Prof.ssa Carla Leverato

Redazione:Martin Achmüller, Laura Kob, Lorena Gavillucci, Carla Leverato Margot Gojer Traduzione:Lorena Gavillucci, Carla Leverato Martin Achmüller

Foto:Carmen Premstaller, Martin Achmüller, Alessandra Masiero, Margot Gojer, Birgitt Hafner, Archivio

Impostazione e veste grafica:Carmen Premstaller

Stampa:Karo Druck, Frangarto

La redazione ringrazia per la preziosa collaborazione tutti co-loro che hanno contribuito alla pubblicazione di quest‘edizione. Si riserva il diritto di effettuare abbreviazioni ai testi.

Indice

Editoriale

Settimana di autocoscienza in Toscana

Finalmente estate - finalmente tempo di vacanze!

Una vacanza al giorno

Disagio psichico e media

L’angolo dell’ascolto Perchè non mi guardi?

Parliamone insieme Spiritualità e depressione

Assemblea ordinaria 2009

Biancaneve - una fiaba un po’ diversa

“La gioia di vivere” Un libro di Stefano Di Carlo

Novità

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Con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige Ripartizione alle Politiche Sociali

Con il sostegnodella Città di Bolzano

A lla maggior parte delle persone la solitudine non piace, fa paura.

Stare insieme con gli altri è spesso fa-ticoso e difficile.

E allora è proprio inevitabile star male sempre?

Se ci sembra che gli altri non ci capi-scano mai, motivo per cui ci ritiriamo nel nostro guscio dove stiamo ancora peggio, che altra soluzione c’è?

C’è. Ci hanno provato gli accompagnato-

ri del “Giovane Gruppo” di Bressanone, che hanno organizzato la “settimana di autocoscienza in Toscana”, durante la quale i partecipanti hanno potuto prendere appunto consapevolezza del proprio modo di rapportarsi con gli altri in una situazione di normale

vita quotidiana, a contatto con la na-tura fra le stupende colline della cam-pagna toscana.

Ma anche i soggiorni di vacanza del-l’Associazione Parenti ed Amici di Ma-lati Psichici, se pur in modo più soft o forse più sottinteso perseguono lo stesso obiettivo: non isolarsi, ma sta-re con gli altri in modo soddisfacente per tutti, imparando a comunicare, in ambiente “normale”, cioè non da ria-bilitazione terapeutica, dove ognuno si può accorgere che il suo comporta-mento è proprio “normale”. Quella dei soggiorni è stata la prima delle inizia-tive a favore dei sofferenti e delle loro famiglie e dopo vent’anni la attuale perfetta organizzazione, che va dalla pubblicazione di un opuscolo da far concorrenza a qualsiasi agenzia di viaggi, alla scelta dei luoghi, alla for-mazione degli accompagnatori, al cli-ma di vacanza e insieme di sicurezza che essi sanno creare durante i sog-giorni, permettono di affermare che essa è diventata il fiore all’occhiello dell’Associazione.

Si tratta in definitiva di attività anti-stigma per eccellenza, che meglio di qualsiasi conferenza, dimostra con i fatti che non è affatto vero che i ma-lati psichici siano persone da evitare perché pericolose e violente, persone di cui si deve aver timore.

Se poi anche i media, come da tem-

po l’Associazione auspica e come è emerso durante il laboratorio per i giornalisti interessati ad approfondire le tematiche sociali, contribuiranno, come negli ultimi tempi già è succes-so, a far sì che la malattia psichica non faccia più paura, perché presentata come è realmente attraverso il raccon-to di casi positivi e non soltanto con storie sensazionali che favoriscono il rafforzarsi degli stereotipi emarginan-ti a danno delle persone che soffrono di un disagio psichico, si sarà fatto un gran passo in avanti sulla strada della loro integrazione sociale.

Da queste e dalle altre informazioni che si trovano in questa edizione del-la nostra rivista emergono in modo molto chiaro la cura e l’impegno in-cisivo del Direttivo dell’Associazione nel programmare e portare avanti le iniziative che contribuiscono a miglio-rare la situazione di vita dei sofferenti e delle loro famiglie: i soggiorni di va-canza, le “olimpiadi” estive e invernali, i vari incontri e le varie manifestazioni informative e di sensibilizzazione del-la popolazione, i positivi e costruttivi contatti con i media, la presenza e rappresentanza negli organismi pro-vinciali, nazionali ed europei...

Tutto fa ben sperare... per i prossimi venti anni almeno!

Cari lettori!Carla Leverato

EDITORIALE

AUTO AIUTO

Il successo del progetto pilota dell’an-no scorso ha dato luogo alla seconda edizione della “settimana di auto- coscienza in Toscana” quest’estate.

Vacanze in Toscana? - Ma che bella novità!Dinamiche di gruppo in una fattoria? - Il solito fanatismo ecologico!Autocoscienza dialogando con gli al-tri? - Fantastico! Non sarebbe meglio chattare on line?Tutto questo insieme e per giunta con gente che sa tutto di psichiatria? - Ma forse non è tutto poi così scontato.

P roprio tutta questa bella mesco-lanza di impressioni hanno speri-

mentato, e poi non si sono pentite di aver rischiato, otto persone della zona dell’ Alto Adige. Tutte quante una vol-ta erano convinte che la malattia psi-chica fosse qualcosa che colpisce solo gli altri e che comunque non fosse di questo mondo, finchè invece non si sono scontrati con essa. A chi è tocca-to presto, ancor prima degli esami di maturità, a chi più tardi, magari dopo aver ottenuto successo nella profes-sione e aver formato una famiglia, a chi senza il minimo preavviso, a chi un

po’ alla volta, ma in modo persistente. Prima o poi tutti quanti hanno fatto anche una o più esperienze di ricove-ro in psichiatria.

Ma tutti ne sono anche usciti ed hanno ripreso a vivere, con tutte le forze e con tutti gli aiuti: psicoterapia, farmaci, regolari controlli medici e poi il “Gruppo Giovane”, che è un punto di incontro settimanale esistente dal maggio 2006 a Bressanone, dove si è „fra di noi“ e dove si può parlare di tut-to, ma non all’ insegna di „consulenza“, „terapia“ o „controllo medico“.

“Dialogo di gruppo“ si chiama inve-ce e quello che succede è qualcosa di raro e prezioso anche per i „normali“: poter parlare senza paura, ascoltare con rispetto, esprimersi, dire di no, ri-conoscere e tenere separati e rimette-re insieme l’ “io“, il “tu“, il „noi“, e senza troppa ansia o fatica.

L’idea di questo gruppo e la sua orga-nizzazione sono di uno psichiatra del Servizio Psicologico di Bressanone, che convoca anche il gruppo e insie-me con due altre colleghe è presente agli incontri. Però essi non sono lì in veste di „esperti“ nel loro ruolo fisso di medico o di psicologo. Essi siedono con gli altri in cerchio e si preoccupa-

no soltanto che nessuno resti escluso dal dialogo e che nessuno domini a spese dell’altro, che vi sia spazio an-che per il silenzio e che il linguaggio dei gesti, degli sguardi, la posizione del corpo sulla sedia, tutto sia osser-vato e controllato, perché tutto ha un valore.

Il gruppo è aperto: non ha un ter-mine, come non lo hanno i decorsi di molte malattie psichiche, però ha uno sguardo aperto sul futuro, con relativi progetti di vacanza e curiosità verso il nuovo, che insieme sono diventati per il „Gruppo Giovane“ la settimana di autocoscienza in Toscana. L’idea si è realizzata per la prima volta nel luglio del 2008. Quest’anno otto parteci-panti e i tre accompagnatori del grup-po sono partiti il 25 di luglio da Bres-sanone verso Barberino Val d’Elsa nel cuore della Toscana per un soggiorno auto-organizzato. Meta del viaggio la fattoria della signora Sardella, edifi-cio più vecchio di qualsiasi struttura psichiatrica europea e di sicuro più bello e in miglior posizione, fra pendii coltivati a viti ed ulivi, troneggiante in cima ad una collina, dalla quale si scorgono in lontananza le stupende torri di San Gimignano.

Settimana di autocoscienza in ToscanaIngo Stermann

Foto: Birgitt Hafner

AUTO AIUTO

Un idillio. Però insieme ci sono anche l’angoscia del viaggio, le zanzare, le di-verse opinioni e sensazioni circa caldo e freddo, ordine e pulizia, la distribu-zione dei compiti in cucina, per non parlare del russare, dei dormiglioni e dei mattinieri, delle varie preferenze per la colazione e le diverse opinioni a proposito di noleggio di biciclette o piuttosto di automobile.Tutto ciò era previsto nel „progetto“ ed era oggetto di discussione nelle riunioni mattuti-ne e pomeridiane del gruppo.

Ecco che cosa succede in una setti-mana di autocoscienza: io così come mi incontro con te così come sei nella quotidiana normalità, e insieme fac-ciamo esperienza del nuovo intorno a noi. La frutta ha un sapore diverso, il letto scricchiola in modo strano, e poi ci sono le colline intorno per chilo-metri e il cielo enorme al di sopra che riescono a far sognare un’anima sudti-rolese, mentre un’altra invece si sente a disagio perchè le mancano le mon-tagne dalle quali si sente protetta.

Nelle riunioni di gruppo tutte que-ste impressioni estremamente indi-viduali possono trovare il loro spazio ed anche il loro diritto di esserci. Così si può finalmente capire quanti tabù e condizionamenti ci portiamo dietro su quello che si può dire e quello che non si può, e come è invece liberato-rio e liberante avere altri ascoltatori e potersi esprimere spontaneamente al di là della buona educazione e delle tradizioni familiari: sperimentare che

è normale e che si può dire quello che ritenevo del tutto folle e da non dire, che qualcuno ti ascolta, si imme-desima e reagisce in modo del tutto diverso da quello che credevi. Antiche paure possono incominciare a trabal-lare e sparire. Il nuovo non incute più soltanto o paura o coraggio, ma può anche diventare un insospettato pia-cere. Con mia sorpresa devo forse constatare che insieme con altri rie-sco ad avere più chiarezza che quan-do sono solo, e al contrario, che dopo una giornata con il gruppo, alla sera posso anche preferire stare da solo e non trovarlo più angosciante, ma anzi bellissimo.

Qualcosa del genere può capitare in una settimana di autocoscienza e tutto ha un costo in energie. Queste però ritornano, quando, dopo un paio di giorni, si incomincia, proprio sullo sfondo del „lavoro“ di gruppo a vede-re il paesaggio intorno con altri occhi. La fatica dell’impegnarsi nel „tu“ del-l’incontro e nel „noi“ dell’esperienza di gruppo conduce ad un’altra perce-zione del mondo che mi circonda, più aperta e caleidoscopica.

Perciò a metà settimana abbiamo anche fatto una gita di un giorno. Più a sud attraverso paesaggi ondulati come il mare, attraverso campi come tavolozze di colori, fino al maestoso antico convento di Sant’ Antimo, dove oggi i Benedettini fanno nuovamente risuonare le loro giovani voci. Lì sot-

to gli alberi abbiamo riposato senza dimenticare la riunione di gruppo. Al pomeriggio visita alla città di Siena con le sue vie vecchie di centinaia di anni e la sua piazza a forma di conchi-glia. E poi si incomincia ad intravedere la fine. Le conversazioni e gli incontri nel gruppo scavano più a fondo, ma poi bisogna nuovamente porre l’at-tenzione alla realtà, al fare i bagagli, al pagare il conto e al viaggio di ritorno. Tutti comunque ce la fanno e il 1° ago-sto verso mezzanotte i partecipanti si ritrovano nuovamente a Bressanone. Una settimana senza incidenti, senza eccessi di alcool e di droga alla Rimini o alla Riccione, senza ignobili scon-tri tra camping rivali. Senza psicosi. Normale o addirittura meglio: io e tu e noi nei contatti interpersonali, in mezzo al mondo. Concretamente: nel cuore della Toscana. Molti ci vogliono tornare.

Arrivederci in Toscana nell’estate del 2010? Non si sa mai.

ACCOMPAGNATORI:

Dott. Ingo Stermann, psichiatra nel Servizio Psicologico di Bressa-none, da due anni coordinatore del Servizio di Salute Mentale dell’in-fanzia e dell’adolescenza, dott.ssa Katrin Tasser e dott.ssa SabineUnterthiner, ambedue psicologhe del Servizio Psicologico di Bressa-none.

Tutti e tre fanno parte del “Grup-po Giovane” di Bressanone che esi-ste da tre anni.

La settimana di autocoscienza come esperienza di gruppo non ha scopo terapeutico, non deve esse-re nè posto di consulenza nè di “de-posito di problemi”. Non si separa neanche dalle persone cosiddette normali, ma si basa sulla convinzio-ne che ogni persona, “matta” o “ra-gionevole”, possa e voglia comuni-care con o senza parole. Il dialogo rimane comunque difficile per tutti ed è questione di esercizio e di una cultura da costruire assieme.

Foto: Birgitt Hafner

AUTO AIUTO

F inalmente estate, finalmente tempo di vacanze! E, fin qui, tutti

d‘accordo. Ma la vacanza »vera«, quel-la che fa davvero bene al corpo e allo spirito, quel periodo che permette a tutti di ricaricare le »batterie« per-sonali nel quadro di un anno vissuto nella sua pienezza e non »a spicchi«, richiede qualche piccolo accorgimen-to in più per regalarci i risultati tanto attesi.

Cosa possiamo intendere con que-sto termine, vacanza? La riflessione è di Silvano Polinetti, operatore presso il Centro di Salute Mentale di Merano, che in estate, come accompagnatore, segue con gioia i gruppi organizzati dalla nostra Associazione.

„La maggior parte delle persone iden-tifica questa parola con quel periodo in cui si interrompono gli impegni consue-tudinari per dedicarsi completamente al relax, al riposo, al divertimento, al godere delle cose nel senso più ampio del termine. E qui mi viene da fare una considerazione: chi ha come impegno consuetudinario il fronteggiare una malattia (nel nostro caso una malattia mentale) non ha forse anche il diritto ad un periodo di ferie? Questa domanda, questa realtà si può estendere anche a coloro che, dalla malattia, sono comun-que coinvolti, e sono i parenti, gli amici, i conoscenti...” - dice Polinetti.

Anche l‘affrontare una situazione di sofferenza „è generalmente un impe-gno a tempo pieno, per cui trovare uno spazio e del tempo in cui ci si allontana per un breve periodo da questa soffe-renza, cercando di dimenticarla, diven-ta quasi un imperativo, sicuramente un diritto di ognuno.“

Così la vacanza raggiunge il suo sco-po quando si riesce „anche per un solo momento, a dimenticare di essere una persona malata, ad attenuare lo stato di sofferenza, sia tuo, sia di chi ti sta ac-canto. E‘ una grande conquista.”

Quindi l‘estate, come altri periodi dell‘anno, con l‘aiuto però delle gior-nate più lunghe e del caldo, permette di »staccare«, valorizzando le ferie nel contesto di un anno di vita durante il quale maturano esperienze condivise e obiettivi comuni. Può succedere a chiunque che anche la vacanza si tras-formi in una fonte di stress.

Perciò Silvano Polinetti promuove appieno i soggiorni organizzati dal-l‘Associazione, la loro programmazio-ne e realizzazione per le quali „devo-

Finalmente estate - finalmente tempo di vacanze!Lorena Gavillucci - Intervista con Silvano Polinetti

no essere presi in considerazione molti aspetti: la ricerca di località gradite e diverse per offrire alle persone possibi-lità di scelta (sempre con attenzione al-l‘aspetto economico), dove gli accom-pagnatori hanno il compito di essere punto di riferimento, di essere a disposi-zione in caso di necessità, creando così un clima di sicurezza.“

Il segreto, per così dire, di questo modo di proporsi sta nell‘uso del vec-chio »buon senso«. Ovvero occorre essere propositivi e non impositivi, creare i presupposti perchè tutto di-venti davvero riposo e divertimento, valutare correttamente le singole si-tuazioni, relazionarsi in maniera posi-tiva e costruttiva.

„L‘importante è non considerare l‘uten-te come una persona con soli bisogni, ma anche con risorse da utilizzare per il proprio benessere. Qui l‘accompagna-tore deve fungere da stimolo, capire i bisogni così da poter intervenire, sempre nel limite del possibile, per la buona riuscita, appunto, di una vacanza »vera«.”

AUTO AIUTO

Q uando questo foglio sarà stam-pato sarà estate inoltrata, per

molti tempo di vacanze, per molti altri le vacanze saranno già terminate.

La vacanza, lo dice il termine stesso, è sempre intesa come parentesi tra due periodi di attività, come stacco dalla routine quotidiana, momento di evasione per eccellenza, di riposo, di relax, di rigenerazione, momento sicuramente piacevole.

Vacanza coincide anche con tempo libero, un tempo che sentiamo come più nostro.

Non è infrequente che al rientro dal-le vacanze ci si senta perfino più tristi all’idea di dover riprendere il solito “tran-tran”, che quella sensazione di tempo che ci appartiene si dissolva e lasci il posto alla fatica, alla pesantez-za del quotidiano, che talvolta sembra perfino letteralmente espropriarci del nostro tempo.

Ma perché la vacanza deve essere un fatto così episodico?

Nelle 24 ore di ogni giornata è pos-sibile ritagliarsi anche una breve vacanza? E’ possibile dirsi ”adesso i problemi, le cose da fare, gli impegni,

possono attendere: questo momento è mio, faccio questa cosa che mi pia-ce e tutto il resto viene dopo, tra un quarto d’ora o tra tre ore”?

Prendersi una breve vacanza, uno spazio piacevole e rigenerante, senza alcun senso di colpa e goderselo tut-to! Può voler dire anche sdraiarsi su un divano e non fare assolutamente niente, semplicemente fare quel che piace e per un po’ “staccare la spina”, anche il telefono se serve.

La vacanza non significa solo oriz-zonti lontani e paesaggi diversi, è an-che, forse soprattutto, un luogo inte-riore di libertà e di piacevolezza.

Credo che prendersi ogni giorno questa mini-vacanza possa aiutare moltissimo. Se ci ricarica, se ci fa stare meglio, se, di conseguenza, ci fa stare anche meglio con gli altri, non è che magari è anche un nostro diritto/do-vere garantire a noi stessi ed al nostro ambiente tutto questo?

Ma siamo in grado di garantircelo?Siamo nelle condizioni di partire

ogni giorno per questa breve crociera dell’anima? O ci sono catene e con-dizionamenti che ci inchiodano lì, al

Una vacanza al giorno...Luce

tempo espropriato, ad un fare senza significato e senza gratificazione?

In realtà non esiste il “tempo espro-priato”.

Il tempo è sempre nostro, nessuno ce lo può effettivamente togliere, ma capita spesso che la nostra percezio-ne sia tutt’altra e che viviamo la no-stra giornata come un qualcosa che non ci appartiene, che è determinato nei ritmi e nei contenuti non da noi, ma da forze e situazioni esterne e non ci resta nemmeno l’energia per pren-derci una salutare pausa.

Se le cose stanno così è opportuno che riflettiamo un momento e ci chie-diamo chi o che cosa ci possa aiutare a “venirne fuori”, a riappropriarci del nostro tempo ed a spezzare questo meccanismo coercitivo, perché è pro-prio come essere intrappolati nelle sabbie mobili.

L’aiuto c’è, si può trovare; se si stan-no leggendo queste righe si è già sul-la strada per trovarlo, per lo meno per avere l’indicazione di dove cercare.

E allora facciamo in modo che ogni giorno il mondo, dalle … alle…, legga il nostro avviso: “chiuso per ferie” !

AUTO AIUTO

L ’importanza di creare una figura di giornalista mediatore tra il conte-

sto sociale e l’informazione è emersa chiaramente nell’intervento del dott. Alessandro Svettini, responsabile del Centro di Riabilitazione psichiatrica e recovery “Gelmini” di Salorno. Nel la-boratorio organizzato recentemente a Bolzano dalla Federazione Provin-ciale delle Associazioni Sociali è stato trattato e discusso il tema del disagio psichico.

Intorno alla malattia mentale si sono creati luoghi comuni, stereotipi, stig-ma, marchio: tutti sinonimi di soffe-renza, egli ha spiegato. Si formano e nessuno si preoccupa di verificarne l’effettiva corrispondenza con la real-tà. Iniziano con una reazione emotiva di paura e/o di rabbia, pare poi non abbiano mai fine, nonostante tutte le prove contrarie.

Dolorosissimo per chi ne è portatore e per tutta la sua famiglia è lo stigma che accompagna la malattia psichica: i malati stessi vengono in ogni caso considerati pericolosi, violenti, impre-vedibili, incurabili e persino responsa-bili della propria situazione.

Nella migliore delle ipotesi il malato psichico viene ridicolizzato. E’ probabi-le che nessuno di noi si sia mai accorto con quanta facilità definiamo “matto” qualsiasi persona abbia un compor-tamento che consideriamo fuori dal normale e “da pazzi” qualsiasi cosa strana che non ci piaccia, che susciti sgomento, rabbia, paura o comunque altre emozioni con connotati negativi.

Dallo stigma all’emarginazione: si viene emarginati, ci si sente emargina-ti, ci si emargina - un cerchio continuo, sempre più doloroso. Lo stigma non solo riduce la qualità e le opportunità della vita, ma può ben essere definito una malattia che si aggiunge alla pri-ma e contribuisce a peggiorarla.

Stigma e diagnosi non hanno niente in comune. La diagnosi riconosce le differenze e descrive i sintomi per in-dicare come sopperire a tutto ciò che compromette il funzionamento per-sonale e sociale della persona malata:

con i farmaci per sopprimere i sintomi e con la riabilitazione per favorire il reinserimento sociale.

Lo stigma invece cataloga ed emar-gina, impedisce di fatto l’integrazio-ne sociale. Perché mai si dovrebbero favorire i “matti” con un’opportunità lavorativa e abitativa? Dimenticando che abitazione e lavoro sono diritti fondamentali di tutte le persone.

N ella lotta allo stigma l’Associa-zione Parenti ed Amici di Malati

Psichici si è da sempre impegnata. Ma non basta. Sono ancora da sfatare i luoghi comuni, gli stereotipi sempre così diffusi nell’opinione pubblica. Oc-corre però anche un’azione che parte dalla coscienza di sé del malato stes-so, per far crescere la sua fiducia nella propria capacità di divenire autore di cambiamenti e di rivendicare i propri diritti.

Determinante soprattutto può di-ventare il ruolo dei media nel modi-ficare i luoghi comuni, come al mo-mento lo è nel rafforzarli.

Infatti lo stereotipo più comune che percepisce sempre i malati di mente come violenti, si è negli ultimi anni notevolmente accresciuto ed ogni atto di violenza solo in apparenza non altrimenti giustificabile viene ad essi attribuito, senza nessuna verifica.

Vengono così del tutto ignorati sia

i progressi della medicina nel campo delle cure che i dati di realtà riguar-danti la stragrande maggioranza dei pazienti psichiatrici, nei quali non esi-ste traccia di violenza.

Anche gli omicidi - spesso attri-buiti ai malati mentali - in realtà, da un’indagine inglese risultano essere commessi in minima percentuale da questi (su 600 – 700 omicidi l’anno 33 risultano commessi da persone affet-te da disturbi mentali.)

Statisticamente parlando il 99,97% dei pazienti psichiatrici non commet-te gravi atti di violenza. E’ invece da considerare la violenza rivolta verso pazienti psichiatrici, che sono inoltre spesso vittime di furto e talvolta di danno alla proprietà.

Anche nel caso di notizie sensa-zionali, quali ad esempio un infan-ticidio, i media sottolineano l’orrore del fatto in sé. Il titolo sarà senz’altro “Madre impazzita uccide il proprio fi-glio”. Nessun accenno sulle cause, sul problema a monte che ha scatenato il dramma: una depressione post par-tum non curata. Perché è considerato già discriminante aver bisogno di cure psichiatriche.

Attualmente nei film trasmessi in te-levisione, cartoni animati per bambini compresi, predominano le scene di violenza, e chi la commette è mala-

Disagio Psichico e MediaCarla Leverato

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AUTO AIUTO

to mentale, stravagante, demoniaco, pericoloso. Anche il 75% delle storie riguardanti la malattia mentale che si trovano sulla carta stampata si foca-lizzano sulla violenza.

In realtà tra malattia mentale e vio-lenza c’è una scarsa relazione.

I fattori di rischio per la violenza sono invece: l’abuso di sostanze, il sesso maschile, la giovane età, il basso livello socio-economico.

Nel paziente psichiatrico la violenza avviene per l’acuirsi di sintomi psico-

U na delle cose che fanno più soffrire chi ha bisogno di aiuto è

il non essere, non sentirsi considerati.Un amico del Gruppo di Auto Aiuto

mi racconta un’esperienza vissuta e sul suo viso si legge un’ espressione di intenso disagio ed anche di delusione e di rabbia.

“Se vado dal medico è perché sto male e quando mi sento tanto male mi costa un’enorme fatica anche soltanto fare una telefonata. Per non parlare di quel-lo che significa per me alzarmi dal letto, vestirmi, rendermi presentabile, che se fosse per me uscirei piuttosto in pigia-ma, arrivare fino all’ambulatorio... e poi la cosa peggiore, aspettare...

Tutto questo mi fa sentire addosso tut-ta la solitudine del mondo. E poi sento di non valere niente. Mi devo arrangia-re, devo organizzarmi ecc. ecc., ma con quali forze se non ne ho?

Ma non è ancora finita. Quando final-mente posso entrare dal medico, questo non mi guarda, mi scrive una ricetta, mi da consigli generici che nemmeno ascolto e poi me ne ritorno a casa più stanco di prima.”

Purtroppo sento spesso discorsi di questo tipo.

Che cosa fa sentire tanto male? Un depresso quasi mai ha autosti-

ma, pochissima è la considerazione di sé, delle sue capacità, delle sue pos-sibilità.

Sempre è convinto di non essere sti-mato ed amato.

Da dove gli venga questa certezza lo sa soltanto chi soffre, ma di sicuro i messaggi che finora ha ricevuto, o ha creduto di ricevere sono stati: tu non vali e pertanto non sei degno di stima e di amore.

Se poi questa conferma gli viene anche da chi è lì apposta per aiutarlo, questo è veramente troppo.

Da dove viene questa impressione?

Innanzitutto dalla mancanza di con-tatto visivo. E’ con lo sguardo che co-munico all’altro non solo le mie inten-zioni, ma anche e soprattutto come lo considero, come a lui o lei mi voglio rapportare. Gli dico se lo ritengo de-gno di attenzione, se mi preoccupo veramente di lui, o all’estremo oppo-sto se lo considero una non-persona, della quale proprio non mi importa, e che mi tocca sopportare, purché non mi disturbi, non invada il mio campo.

Questo lo posso provare se il medi-co non alza lo sguardo dalla ricetta che sta scrivendo o dallo schermo del computer, sul quale chissà mai cosa ha annotato e sta annotando di me.

Come sarebbe bello se invece alzas-se lo sguardo quando entro nell’am-bulatorio, per salutarmi con un sorri-so, se continuasse a guardarmi in viso quando mi chiede come sto, se con un ultimo sorriso mi allungasse la ri-cetta...

E’ proprio così difficile o impossibile che questo succeda?

A voi che cosa capita di solito? Se ce lo volete raccontare ci farà piacere ascoltarvi.

Carla Leverato

L’angolo dell’ascoltoPerchè non mi guardi?

tici o per effetto di sostanze e in en-trambi i casi in situazioni di assenza di programmi di trattamento o di perdi-ta di contatto con i servizi.

Un diverso ruolo dei media potreb-be contribuire a trasmettere l’idea che il malato psichico non è né inguaribi-le né soltanto pericoloso, attraverso storie di vita positive e casi che sotto-lineino anche le capacità e le poten-zialità che queste persone dimostra-no di possedere. Ci sarebbero anche da citare casi in cui i pazienti dopo le

cure ottengono una migliore qualità di vita o la guarigione. Senza contare che anche il lavoro dei servizi di cura ne otterrebbe vantaggio. L’aiuto della stampa potrebbe efficacemente far sì che nessuno si vergogni di dover ricorrere a cure psichiatriche o psi-cologiche, che in Alto Adige offrono molto.

Si realizzerebbe così un positivo in-contro fra mondo del sociale e mon-do dei media.

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AUTO AIUTO

Come mai ci sono persone religiose, o più generalmente parlando persone con grande spiritualità che si ammala-no di depressione?

Suppongo che lei si riferisca soprattut-to alla “disperazione” o alla “mancanza di senso della vita” di cui tanto si parla.

Esattamente. Si parla infatti tanto del “vero senso della vita” o dell’”entrare in contatto con se stessi”. Si tratta di espressioni senza senso?

Per prima cosa mi sento di dover chia-rire che se si parla di depressione si par-la di una malattia e che disperazione e vuoto di senso sono soltanto singole sensazioni spesso vissute dal malato. Un atteggiamento religioso o spirituale non preserva da una malattia.

Ma non si dovrebbe almeno cavarsela più facilmente?

Attenzione: anche un antidolorifico non elimina le cause, ma allevia soltan-to il dolore; e se lei sa trasmettere alla persona sofferente una sensazione di

umana partecipazione e di sicurezza, questa si potrà sentire accolta, ma non senza dolori o guarita.

Allora la psichiatria serve solo per combattere i sintomi?

No, al contrario! Si cerca di influenzare il metabolismo dei neurotrasmettitori nel cervello, che sono responsabili di questo ambito di sentimenti. E inol-tre non si opera certamente solo con i farmaci. E’ proprio la psicoterapia che cerca di condurre la singola persona sofferente in contatto con il suo nucleo fondamentale, il suo vero essere – ma tutto ciò non su base religiosa o spiri-tuale.

Oppure pensi a tutto quello che circon-da il malato psichico: se nella sua fami-glia, nel posto di lavoro, insieme con gli altri… si potesse sentire accettato come a volte può succedere in una vera comunità religiosa o spirituale – egli si potrebbe sentire nonostante tutto più accolto e al sicuro.

Però non capisco che cosa significhi tutto ciò riferito al malato psichico.

Una gran parte delle persone associa a “malato psichico“ sopratutto l’idea di matto e violento e che da simili persone è meglio stare a distanza. Esse vengono stigmatizzate ed emarginate, e non cer-to accolte ed integrate. In questo modo i malati psichici sperimentano esatta-mente il contrario di quanto la religione o la spiritualità o l’umanità dovrebbero trasmettere: non aiuto e sostegno dalle altre persone ma isolamento.

Questo è un interessante parallelo fra religione e medicina. C’è un rapporto fra mancanze dei sacerdoti e mancanze dei medici?

Io vedo soprattutto una spiacevole somiglianza fra sacerdoti e medici: i sacerdoti hanno assunto sempre più la funzione di manager e sempre meno quella di cura delle anime. I medici si devono preoccupare sempre più del sistema e sempre meno delle persone. In primo piano non ci sono la salute e l’aver cura del malato, ma le statistiche, i rendiconti e il rendimento. E se ci si allontana dalla religione le offerte spi-rituali vengono propagandate e offerte all’insegna delle moderne conoscenze e delle attrattive alla moda. Molti si pre-sentano come „apostoli della salute“ perché hanno scoperto che rende. Tro-vo che sia una strada pericolosa.

Allora sono soltanto moderni fenome-ni di un evolversi dei tempi?

L’uomo è da sempre andato alla ricer-ca della verità, del senso della vita, della felicità, della realizzazione, della gioia, della conoscenza di se...

In questo periodo viene continuamen-te suggerito quale sport è „in“, quale oc-cupazione per il tempo libero, quali let-ture... l’importante è adeguarsi e quello che conta è darsi da fare.

Il singolo deve continuamente dimo-strare chi o che cosa lui sia. Così si allon-tana da se stesso e perde la sua base. Lo stare in „buona“ compagnia è diventa-ta cosa molto rara.

Martin Achmüller

Parliamone insieme...Spiritualità e depressione

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AUTO AIUTO

E ‘ della presidente „storica“, Margit Morini, uno dei ricordi più signifi-

cativi dei primi anni di vita dell‘Asso-ciazione: di quel periodo in cui i mala-ti “tedeschi” venivano mandati a Hall in Austria, i malati “italiani” a Pergine, divisi dalla lingua, ma uniti nell‘aliena-zione di enormi ospedali psichiatrici, nello sradicamento dal proprio con-testo socio-familiare, nell‘assenza di servizi adeguati sul territorio.

E questo ricordo, fra i tanti, sicura-mente dà la misura di come qualco-sa sia cambiato. E‘ cambiata la legge, con la riforma psichiatrica del 1978, si è affrontato il salto culturale che com-porta il fatto di coinvolgere le famiglie nel percorso terapeutico, si è usciti allo scoperto, persone come tutte le altre, portatrici di una malattia piutto-sto che di un‘altra e di un disagio, che è soprattutto sociale.

Sullo stigma, infatti, la battaglia appare ancora lunga. Così come sui servizi dedicati ai bambini e ai giova-nissimi, sulla disponibilità e vicinanza alle famiglie da parte degli operatori e dei servizi stessi – che accanto ad esempi encomiabili fa registrare qual-che ‚vuoto‘, tanto più pesante perchè legato alla fragilità della persona - cri-ticità messe in luce nel suo intervento

da Martin Achmüller, al quale dobbia-mo – a lui, a Margot Gojer, a Carmen Premstaller - una singolare rielabora-zione della favola di Biancaneve.

L a presidente Siglinde Jaitner ha aperto l‘assemblea con un minu-

to di silenzio in ricordo di chi ci ha lasciati nel corso dell‘anno trascor-so, il vescovo, monsignor Wilhelm Egger, Helmut Falkensteiner, pre-sidente del Centro di Riabilitazio-ne “Bartgaishof” e Wilhelm Falk, presidente della “Lichtung”. Pre-senti molti amministratori e funzionari degli enti pubblici, per i nostri soci è stata anche un‘occasione importante per sottolineare aspetti della vita quotidiana che richiedo-no un‘attenzione costante, in primo luogo le possibili-tà di inserimento lavorati-vo, sempre troppo poche, senza le quali rischia di naufragare senza appello ogni percorso di autono-mia e di riabilitazione.

Per il resto, l‘assemblea 2009 è andata nel miglio-re dei modi. Il consunti-vo economico dell‘anno 2008 e la relativa rela-

Assemblea ordinaria 2009Lorena Gavillucci

zione sull‘attività sono stati approvati all‘unanimità, con un giusto ricono-scimento all‘impegno del consiglio di amministrazione, delle operatrici, dei volontari e dei collaboratori tutti. L‘As-sociazione conferma anche quest‘an-no le tante iniziative, dai soggiorni estivi agli incontri sportivi, ai momen-ti di festa e di aggregazione, dalla par-tecipazione agli organismi nazionali e internazionali del settore alla cura dei rapporti con i media, all‘informazione serena, ma seria, garantita da questa rivista e da tanti appuntamenti pub-blici quali Giornata Mondiale della Salute Mentale, 2° Salone della Salute ecc.)

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era una volta...

...nel cuor dell’inverno, il 18 febbraio 1989, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cie-lo come piume, una regina che cuciva, se-duta accanto a una finestra dalla cornice di ebano. E così, cucendo e alzando gli oc-chi per guardar la neve, si punse un dito, e caddero nella neve tre gocce di sangue.

l rosso era così bello su quel can-dore, ch’ella pensò: “Avessi una bambina bianca come la neve, rossa come il san-gue e dai capelli neri come il legno della finestra!” Poco dopo diede alla luce una figlioletta bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come l’ebano; e la chiamarono Biancaneve.

li anni passarono, Biancaneve cresce-va ed era una fanciulla amabile, graziosa e intelligente e attenta a tutti bisogni del-le persone.

osì ben presto si accorse che la mamma raramente rideva e che invece era spesso piuttosto triste e malinconica. Ma ogni

volta che Biancaneve le chiedeva se non stesse bene, la mamma le rispondeva con dolcezza: „Ma no, bambina mia! Non pre-occuparti: sono solo un po’ stanca!“

ian piano Biancaneve incominciò a non credere più alle parole della mamma, ma non sapeva comunque nè che cosa fare nè con chi potesse parlare. Certamen-

te non con le persone del paese. Queste non avrebbero certamente capito e avrebbero solo pensato e parlato male della sua mamma.

iancaneve era triste e sempre più preoccupata.

pesso se ne andava nel bosco, dove almeno poteva starsene sola a pensare.

Martin Achmüller, Margot Gojer, Carmen Premstaller

Alessandra Masiero, acquarelli

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osì un giorno si accorse di alcune piccole figure che le ricor-davano la sua mamma: gentili e premurose, ma anche tristi. Biancaneve le seguì e vide che mangiavano delle piccole pal-line bianche che cadevano dal cielo sugli alberi e sui cespugli. E subito dopo sembravano rasserenate, quasi felici. Si accorse però anche che l’effetto magico aveva breve durata.

n altro giorno incontrò invece delle figure che portavano sulle spalle dei sacchi pesanti. Bianca-neve le seguì e con meraviglia vide che ad un certo punto si fermavano, aprivano i sacchi e ne tiravano fuori grossi sassi.

ualche sasso veniva gettato con rabbia nel bos-co il più lontano possibile, altri venivano deposti con cura vicino a sè. Ma la cosa più strana era che la maggior parte dei grossi sassi veniva rimessa dopo un certo tempo nei sacchi.

iù dentro nel bosco incontrò altre figure: queste sedevano in cerchio sui ceppi, parlavano un po’ tra di loro e poi ciascuno se ne andava per conto pro-prio.

iancaneve era molto meravigliata e si chiedeva se non fosse tutto soltanto un sogno. Spesso avrebbe desiderato avvicinar-si e chiedere loro che cosa facessero. Ma poi non ne aveva il coraggio. Aveva paura di disturbare e magari anche di essere presa in giro e cacciata via. Come avrebbero potuto capire la sua preoccupazione per la sua mamma?

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n giorno Biancaneve si rifugiò come al solito nel bosco e disperata cadde in ginocchio. E mentre piange-va e ad alta voce supplicava: „Per fa-vore qualcuno mi aiuti!“ ecco, o mera-viglia, le apparve una bellissima fata, vestita con un meraviglioso abito. La fata porse a Biancaneve un bellissimo specchio dorato dicendo: “Prendilo, guardalo con cuore puro e con fidu-cia. Ti indicherà la strada.“

eravigliata ma fiduciosa Bian-caneve guardò nello specchio e disse: “Specchio specchietto nella mia mano, davvero mi aiuti? Mi sembra strano!“

E lo specchio rispose: “Biancaneve, tu mi chiami?Dietro 7 monti presso i 7 nanic’è un bel palazzo di vetro.Corri là, non guardar indietro!Lì troverai un’Associazionecon un lungo, lungo nomeche da venti anni ormaicon grandissimo impegnooffre ai membri il suo sostegno.Se ci provi, ce la farai!“

subito Biancaneve si mise in cammino verso la casa dei set-te nani, dietro le sette montagne . Bussò alla porta dicendo ad alta voce: “Sono Biancaneve, mi potete aiutare?“

subito la porta si aprì silenziosamente e una voce gentile ris-pose: “Entra, Biancaneve! Noi siamo l’Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici e siamo qui per aiutarti.”

iancaneve aveva trovato aiuto. I sette nani le spiegarono che cosa significava lo strano comportamento delle figure incontrate nel bosco: Le palline bianche che cadono dal cielo sugli alberi e sui cespugli sono i rimedi magici contro la tris-

tezza. Le pietre nei sacchi sono i pesi che ciascuno di loro deve portare, e le figure che stanno sedute in cer-chio comunicano tra loro e condividono sentimenti e preoccupazioni.

nani parlarono anche di altre strade che era possi-bile percorrere e dissero che erano proprio lì a disposi- zione per aiutare Bianca-neve e la sua mamma a trovare quella migliore per lei.

se il drago Burocra-zio non ha ingoiato l’Associazione dal nome lungo, questa è ancora lì a disposizione di chi ne ha bisogno!

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AUTO AIUTO

H o appena terminato di leggere un bel libro. Ho voglia di consi-

gliarlo a tutti, sia a quelli che subisco-no la depressione (o la combattono senza grandi risultati), perché potrà essere loro d’aiuto, sia agli altri, che forse potranno capire che cosa signi-fica soffrirne.

Di solito, quando si dice un “bel li-bro”, si parla di un romanzo avvincen-te, ben scritto, pieno di colpi di scena e con personaggi affascinanti, con una storia ben congeniata, magari a lieto fine.

In questo caso parlo di un saggio, cioè di uno di quei libri che trattano e approfondiscono un argomento: un libro utile, ma solitamente noioso, un po’ pesante, adatto agli studiosi e co-munque ad un pubblico ristretto.

In questo caso, pur essendo un sag-gio, “La gioia di vivere” è il più bel libro sulla depressione che abbia letto, e ne ho letti tanti… Il dott. Di Carlo (psico-logo, psicoterapeuta) ha utilizzato uno stile discorsivo, un mezzo espressivo inusuale per l’argomento trattato, ed è riuscito, con metafore, racconti, sto-

rielle, a renderlo comprensibile anche a chi non è “del mestiere”.

L’autore inizia cercando un nome che definisca il terapeuta, attraverso diversi tentativi (strizzacervelli, me-dico dell’anima, indovino, venditore di fumo, ecc.), e ci permette di capi-re qual è il suo ruolo nel cammino di guarigione di una persona depressa.

C’è poi “La sfilata dei depressi” che è un colpo di genio! Per la prima volta vedo chiaramente in quanti aspetti si manifesta la depressione, descritta in modo fantasioso e nello stesso tempo con precisione professionale.

Mi sono commossa nel capitolo “Il cielo dentro il cuore”, dove l’auto-re utilizza i suoi ricordi personali per mandarci un messaggio di speranza.

Mi sono anche divertita nel capitolo “Come scavarsi la fossa”, dove un argo-mento serio viene trattato con ironia, non per sminuire la gravità del tema, ma per farcene vedere un altro aspet-to. (D’altra parte, quando il depresso incomincia a ridere di sé, vuol dire che sta guarendo).

“La gioia di vivere” di Stefano Di CarloAnna Bologna

Negli ultimi tre capitoli ci sono del-le “istruzioni per l’uso”, cioè dei sug-gerimenti di autocura, che ognuno, se vuole, può sperimentare su di sé. I messaggi che il dott. Di Carlo ci man-da sono i seguenti:

si può guarire dalla depressione, anche se di vecchia data

non sono necessari anni di cure: la terapia breve strategica ottiene risultati in breve tempo

per guarire devi cambiare qual- cosa nelle tue abitudini quotidiane (se fai quel che hai sempre fatto, otterrai quel che hai sempre otte- nuto)

non basta guarire, puoi anche esse- re felice se hai uno scopo nella vita. Se non ce l’hai puoi scoprirlo. Co- raggio, ce la puoi fare!

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Titolo: La gioia di vivereAutore: Dott. Stefano Di CarloCosto: 15,00 EuroED. Aureliawww.dicarlostefano.it

Punto di Sostegnonei momenti difficili della vitaconsulenza e informazioni

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici, Bolzano - www.auto-aiuto.it

Lu - Ve ore 10.00 - 11.00 0471 262 [email protected]

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AUTO AIUTO

GIORNATE ITALO-TEDESCHE DI PSICHIATRIA

„Suicidio e strategie di prevenzione“Data: 8 e 9 ottobre 2009Luogo: Accademia Cusano, BressanoneOrganizzatore: SIP regionale e Accademia CusanoLa partecipazione è gratuita! Informazioni e iscrizione: Accademia Cusano, Tel. 0472 832 204 o [email protected]

Novità e eventi interessanti:

THEFOrGOTTENCHILDrEN

CONFERENzA INTERNAzIONALE

„The forgotten Children - I figli dimenticati“ in Lituania Organizzatore: EUFAMI in collaborazio-ne con Lietuvos Sutrikusios Psichikos Žmonių Globos Bendrija (LSPŽGB)Data: 26 e 27 novembre 2009Tema: Figli di persone con proble-mi psichici. Si terrano relazioni e workshop in lingua inglese.Informazioni: www.eufami.org

2° SALONE DELLA SALUTE

Sani & Vital Una parte della Fiera d’Autunno dal 18 al 22 novembre 2009, in collaborazio-ne con il Dipartimento alla sanità, sarà dedicata al tema “salute”. La nostra As-sociazione sarà presente giovedì 19 e venerdì 20 novembre 2009 offrendo informazioni sulla Salute Mentale. Venite a trovarci!

GIORNATA MONDIALE DELLA SALU-TE MENTALE

Inizia con lo spettacolo teatrale „One Reel” che avrà luogo la sera del 9 ot-tobre nel Teatro Comunale di Gries (Bolzano). Il giorno 10 ottobre sui prati del Talve-

CERCASI VOLONTARI

Il 17 ottobre 2009 si terrà il 2. Giorno di Volontariato, che offre l‘occasione di attivarsi nel volontariato sociale. „Qual-cosa di buono – anche per un giorno“: questo è il motto della giornata. È adat-to per chi vuole conoscere da vicino associazioni e spazi ed ancora non l‘ha mai fatto, oppure vorrebbe fare sem-plicemente una “prova” di volontariato. Anche la nostra Associazione parteci-pa con un progetto e cerca volontari che aiutano ad organizzare la festa an-nuale “Thank you party!” nel Centro di Riabilitazione “Gelmini” a Salorno. Ulteriori informazioni: www.giornodivolontariato.it

Novità „Aquarius“Nel maggio del 2009 si è tenuta a Bol-zano l’Assemblea Ordinaria della Coo-perativa Sociale „Aquarius“. La dott.ssa Fernanda Mattedi Tschager, ex direttri-ce dei Servizi Sociali del Comprensorio Oltradige/Bassa Atesina è stata eletta per il nuovo Direttivo come rappre-sentante della nostra Associazione.

Novità „EUFAMI“Nel giugno 2009 si è tenuta l’Assem-blea dei soci dell’EUFAMI (European Federation of Associations of Families of People with Mental Illness) a Bled in Slovenia. Dott. Alessandro Svettini, re-sponsabile del centro di riabilitazione “Gelmini” di Salorno, membro del no-stro Direttivo, ora fa parte anche del Direttivo Europeo (EXCOM).

Painting:Arnereynaert©www.rein-art.beallrightsreserved

ra a Bolzano si terrà un concerto Jazz. Le Associazioni saranno presenti con uno stand informativo. In alcuni ospedali i Comprensori Sa-nitari faranno una giornata di porte aperte. La giornata finirà nel Teatro Comunale di Gries con un concerto della „Klez-mer-Band“.