Australia: le genti aborigenePer conoscere il popolo del “sogno”

Quando centinaia di navi, alcune guidate dal grande James Cook, gettarono le ancore nei vari porti naturali del territorio australiano, in nome del re d’Inghilterra, non fecero altro che razziare le coste, e poi l’interno, alla ricerca di ricchezze e metalli preziosi che non trovarono… scoprirono invece degli aborigeni, che giudicarono selvaggi e ignoranti, dato che vivevano in tribù nomadi e vagavano senza fissa dimora attraverso foreste tropicali e deserti del vasto territorio.

Vivevano una vita grama, precaria, ignorando agricoltura ed allevamento.. erano tribù che pareva vivessero all’età della pietra, trovando sostentamento solo nella caccia e nello sporadico raccolto.

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Ovviamente, come ogni razzaaborigena del mondo, anchequesta è stata decimata daicolonizzatori europei chesbarcarono nel XVIII secolo:dai 300.000 abitanti di queltempo, oggi gli aborigeni sonoridotti a poco più di 70.000,raccolti in riserve o costrettia lavorare come bracciantiagricoli.

Pochi si sono spinti nelle città,e qui purtroppo, li abbiamovisti, emarginati, deditiall’alcoolismo, abbrutiti,dato che non sono riusciti adinserirsi in un mondo cosìdiverso da quello in cui eranonati e cresciuti!

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Gli invasori infatti, non si

erano resi conto che questi

“selvaggi”, in apparenza

alquanto brutti, dal viso

largo e prognato, con grosse

bocche, naso largo e

carnoso, occhi infossati e

cranio grosso, erano, in

realtà, meno selvaggi di

quello che apparivano.

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Erano organizzati con norme rigide e complesse, in grandi famiglie, in un “totemismo”, cioè in una organizzazione in cui tutti coloro che appartenevano ad uno stesso Totem, formavano appunto un’unica grande famiglia, un clan, con le sue leggende, il suo ciclo di riti e misteri, che viveva però in pace con le altre famiglie, gli altri clan.. data anche l’incredibile estensione del territorio.

Venuta a contatto nella riserva del Parco di Uluru Kata Tjuta, con una di queste famiglie, sono rimasta affascinata dalla loro forte spiritualità, dal loro patrimonio ricco di riti e misteri che contrasta con l’apparente estrema semplicità di vita e cultura.

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Mi pare interessante parlarne dato che questa organizzazione totemica è particolarissima, legata alla parentela di sangue, all’interno del clan-famiglia.

Per esempio, la paternità fisiologica, in una nascita, non è riconosciuta dagli aborigeni perché il concepimento non è altro che la reincarnazione magica dell’antenato-totem paterno di cui sono depositari alcuni luoghi sacri frequentati dalla madre, come una grotta, una pozza d’acqua, una roccia..

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Gli aborigeni, ancora oggi,anche se è passato del tempoe vivono nelle riserve, sonorimasti ancora legati alle loroleggende ataviche e credonoin una realtà primordialechiamata “l’età del sogno”,nella quale vivono e operanotutti i loro progenitorimitici, i loro “antenati totem”,e allora ogni clan ha il suosogno, il suo ciclo di canti eleggende da celebrareperiodicamente in unsito sacro con riti ripetutida millenni.

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Uno di questi luoghi sacri è la

famosa roccia di Uluru (vedi il mio

articolo su “destinazioni”, in questo

sito).

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Il “tempo del sogno” degli

aborigeni, cioè tutte le

leggende di quando nacque

la terra ad opera degli

antenati-totem, non solo

deve essere preservato,

ma anche raccontato e

rivissuto attraverso riti,

danze e suoni..

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...per esempio, con il famoso Digieridu, l’aerofono dal bocchino di ceraindurita, in grado di emettere suoni di lunga durata simili ad un registrod’organo, oppure note cupe e angolose somiglianti a quelle di un grandetamburo.

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Ogni aborigeno dunque deve vivere una sua graduale approssimazione ai segreti della realtà mitica del “sogno” che occupa, pian piano tutta la sua esistenza… quindi vive vari stadi di evoluzione spirituale che si esprime dall’adolescenza in vari riti di iniziazione e poi man mano con cerimonie sempre più complesse e spesso avvolte dal mistero che portano le menti dei saggi a salire oltre nel cielo, fin sopra le stelle e a vivere interamente il “sogno”degli antenati.

Visitando, nella zona attorno a Cairms, il Kota Tjuta Cultural Centre, all’interno del parco Uluru Kota Tjuta ho potuto anche assistere ad alcune manifestazioni nel rievocare il sogno degli antenati-totem, attraverso canti e musiche cerimoniali sacre, rappresentazioni mimate e cantate che erano delle vere e proprie liturgie..

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Mi sono resa conto che sitrattava solo di uno spettacoloeppure mi è risultatocoinvolgente perché i vari mitie le leggende non erano solorecitate con profonda serietà,ma rivissute da ciascunaborigeno, con il desiderio difar conoscere il proprio tempodel sogno…

...e allora, gli antenati-totem cisono apparsi avvolti da quellanuvola d’amore che ha semprefatto in passato e che continuatuttora a fare da sfondo allaloro vita.