Aus Open: 8 look che spaccano (o no?)ctpovegliano.prenotatennis.it/660/SM 03-2016 Parte 1.pdf · 8...

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GLI ALTRI CONTENUTI Pezzi... di ricambio Pag.3 - Batch-point: io, io: asino mio... Pag.5 - Focus: Maria Sakkari Pag. 12 - I numeri della settimana Pag.14 - Il tennis in tv Pag. 16 Circuito Fit-Tpra: come cambia lo Slam Pag. 17 La regola del gioco: nel dubbio, facciamo due palle? Pag.21 Anno XII - n.3 - 27 gennaio 2016 LA RIVISTA Bobby Riggs, la grande scommessa Puntò su di sé, vinse Wimbledon e 100.000 dollari nel 1939 Pag.10 IBI 2016 al via a Firenze Novità, premi e calendario delle Pre-qualificazioni Pag.4 #IBI16 www.internazionalibnlditalia.com www.federtennis.it PRE-QUALIFICAZIONI 2016 ROMA, Foro Italico | 2-15 maggio Perché Djokovic aspetta la palla così I vantaggi della posizione d’attesa a gambe molto divaricate Pag.18 Rafa non c’è più? Parlano i tecnici Fuori al 1° turno a Melbourne da dove può ricominciare Nadal? Pag.8 Aus Open: 8 look che spaccano (o no?) Tinte forti e tagli particolari: così si va in campo “vestiti da Slam” Pag.19

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GLI ALTRI CONTENUTIPezzi... di ricambio Pag.3 - Batch-point: io, io: asino mio... Pag.5 - Focus: Maria Sakkari Pag. 12 - I numeri della settimana Pag.14 - Il tennis in tv Pag. 16 Circuito Fit-Tpra: come cambia lo Slam Pag. 17 La regola del gioco: nel dubbio, facciamo due palle? Pag.21

Anno XII - n.3 - 27 gennaio 2016LA RIVISTA

Bobby Riggs,la grande scommessa

Puntò su di sé, vinse Wimbledon e 100.000 dollari nel 1939

Pag.10

IBI 2016 al via a FirenzeNovità, premi e calendario delle Pre-qualificazioni

Pag.4#IBI16

www.internazionalibnlditalia.com www.federtennis.it

PRE-QUALIFICAZIONI 2016ROMA, Foro Italico | 2-15 maggio

Perché Djokovicaspetta la palla così

I vantaggi della posizione d’attesa a gambe molto divaricate

Pag.18

Rafa non c’è più?Parlano i tecniciFuori al 1° turno a Melbourneda dove può ricominciare Nadal?

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Aus Open: 8 look che spaccano (o no?)

Tinte forti e tagli particolari: così si va in campo“vestiti da Slam”Pag.19

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prima pagina

Pezzi… di ricambio

DI ENZO ANDERLONI - FOTO GETTY IMAGES

Nessun italiano ancora in gioco nella seconda settimana de-gli Australian Open e subito partono i mormorii. Ci manca

tanto Flavia Pennetta. Roberta Vinci ha salutato con un tweet struggente gli Open d’Australia. E i ricambi dove sono?Calma. Siamo abituati troppo bene. Il nostro team maschile è solido. Andreas Seppi si è battuto benissimo con l’im-battibile Djokovic. Fognini ha avuto una giornata così così contro un gioca-tore tosto e anomalo come Gilles Mul-ler e Bolelli contro Tomic ha giocato alla pari, anche da acciaccato. Sara Errani non ha brillato, Camila Gior-gi ha beccato al primo turno Serena Wil-liams. Hanno rispettivamente 28 e 24 anni, sono la n. 19 e n. 36 del mondo. Con una splendida Roberta Vinci ancora in pista, e una prossima rientrante Karin Knapp, siamo ancora decisamente com-petitivi per svariate stagioni. E dietro ci sono tanti giovani, maschi e femmine, che stanno lavorando e crescendo bene. Il problema del ricambio esiste, ma non è italiano: è mondiale. Da questi Australian Open ci si aspettava qualche squarcio di futuro, pur con tutto il be-

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dell’ 8 gennaio 2004

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David Ferrer, i Feliciano Lopez, tutta gente ben preparata sotto ogni aspetto) e che i Nick Kyrgios, Borna Coric, Ale-xander Zverev, ma anche i Kei Nishikori, Grigor Dimitrov, Bernard Tomic, David Goffin sbattano ancora il muso contro i primi della classe alimenta i borbottii. Solo Milos Raonic, dopo una stagione interlocutoria (causa acciacchi vari), si è presentato in Australia cresciuto come uomo e giocatore. La sua battaglia con Wawrinka, vinta in 5 set, è l’unico vero scrollone alle alte sfere. Questa è la realtà del nostro sport. I ri-cambi ci sono, in Italia e nel resto del mondo. Arriveranno. La scalata è lunga e difficile. Come ha detto Maria Shara-pova, dopo aver battuto in due set ti-rati la stellina svizzera Belinda Bencic, “questi sono destinati a prendere il no-stro posto. Ma non ancora”. Dunque, perché avere fretta? Godiamoci sereni la vecchia classe, a partire dalla nostra, che è un gran bello spettacolo. E lascia-mo tempo ai ricambi di consolidarsi, supportandoli con un ambiente sereno e carico di fiducia. Un confronto prema-turo con i monumenti del tennis di og-gi, troppo carico di attese, rischierebbe di farli a pezzi. Doverli rimettere insie-me allungherebbe inutilmente l’attesa.

ne che vogliamo a Roger e Rafa, a Nole e Andy, a Serena, i quattro Fab Four più la superstar che hanno innalzato la popo-larità del nostro sport a livelli planetari. Visti i seri scricchiolii di Nadal, che dal Roland Garros 2015 ha lasciato il posto nel quartetto a Stan Wawrinka, ci stia-mo abituando all’idea che il nuovo deve avanzare. Istintivamente vorremmo che cominciasse a farlo presto. Il fatto che degli ultimi 8 Grand Slam 6 se li siano presi Djokovic e Serena Williams accresce questo senso di blocco ai vertici. Il fatto poi che tanti ultratrentenni con-tinuino a tener stretto il loro posto nelle alte sfere (non solo Federer, ma anche i

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circuito mondiale

Rafa non c’è più?A fine 2015 Nadal aveva dato segnali incoraggianti, ma agli Australian Open la rotta si è invertita. Per la seconda volta in carriera è uscito al 1° turno in uno Slam, ma a Wimbledon 2013 era infortunato. Ora è diverso: non è detto che torni quello che conoscevamo

DA MELBOURNE, ANGELO MANCUSO

FOTO GETTY IMAGES

L’ombra del campione che era-vamo abituati ad ammirare. Nadal è uscito a testa bassa dalla Rod Laver Arena, scu-

ro in volto come non mai, battuto in cinque set da Fernando Verdasco. Un paio di anni fa non avrebbe mai perso dopo essere stato in vantaggio prima due set a uno e poi 2-0 nel quinto. Ma quello era un altro Rafa: dello splendi-do “fighter” capace di stritolare i rivali è rimasto ben poco. Una sconfitta che fa male, molto male, perché il primo a non aspettarsela era proprio lui. Non pensava di poter perdere così al pri-mo turno degli Australian Open: non gli era mai accaduto in tutta la carrie-ra. L’ultimo vincente di Verdasco, una risposta al servizio sul match point, gli ha sbattuto in piena faccia la tri-ste realtà. Eppure negli ultimi mesi del 2015 il mancino spagnolo era apparso in crescita e si era accesa in lui e nel suo staff l’illusione di un ritorno in grande stile. Sarebbe stato l’ennesimo. La sconfitta di Melbourne dice esatta-mente il contrario: forse, è giunto il

momento di rassegnarsi. Forse Nadal non tornerà mai più quello di prima.

Se il fisico molla...Contro Verdasco è arrivato a due punti dalla vittoria: 6-5 0-30 nel quarto par-ziale, dopo che l’avversario aveva fal-lito un set point sul 5-3 e servito sul 5-4. Il vero Rafa avrebbe dato la spal-lata decisiva, almeno nel “quinto”, in cui ha avuto la palla del 3-0. Da quel 30-40 del terzo game, il suo rivale ha infilato 6 giochi consecutivi, 25 punti su 34 punti. Un crollo: il maiorchino ha confermato di avere problemi a chiu-dere le sfide come nella passata sta-gione. “L’ansia mi toglie il tempo sulla palla”, aveva confidato alla vigilia del-

lo Slam down-under. Sta provando a cambiare qualcosa nel suo tennis: cer-ca di accorciare gli scambi giocando più dentro al campo, ma sembra aver esaurito le energie fisiche e mentali. Colpa di un tennis muscolare, usuran-te per un atleta che compirà 30 anni il prossimo 3 giugno e gioca al top senza risparmiarsi da quando ne ave-va 17. Senza contare i tanti infortuni: schiena, polso e le martoriate ginoc-chia. I più attenti ricordano che certi dubbi risalgono addirittura al 2005, quando giovanissimo iniziò a domi-nare, soprattutto sul rosso, correndo come un ossesso. “Quanto durerà?”, ci si chiedeva. Con pause più o meno lunghe è durato dieci anni vincendo 9 Roland Garros, record ineguagliabile (14 i titoli dello Slam in totale). Basta ricordare la durata della carriera di al-cuni giocatori assimilabili a lui: Bjorn Borg, Sergi Bruguera e Juan Carlos Ferrero. Giocatori di fatica come lui, con varie gradazioni di talento. Se il fisico molla un attimo, è finita.

Dov’è finito il re dei passanti?Un tempo il suo strapotere atletico

Cosa serve a Nadal per cambiare direzione? Alcuni dicono che sarebbe

utile staccarsi da zio Toni. Per altri, come il coach di Serena Williams Patrick

Mouratoglou “sarebbe un errore”

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circuito mondiale

spazzava via gli avversari: ora i suoi colpi non vanno oltre la metà del campo e non fanno male. Non come prima. Dando un’occhiata alle stati-stiche, è clamoroso che Verdasco ab-bia vinto 25 dei 27 punti quando è sceso a rete. Un tempo Nadal era il re dei passanti: li tirava dalle posizioni più impossibili. Adesso non ci arriva più, e quando ci arriva sbaglia la mi-sura di metri. Solo una volta in pas-sato era stato eliminato all’esordio in uno Slam: era accaduto a Wimble-don nel 2013, quando a batterlo fu il belga Darcis. Ma stava male (le solite ginocchia) e infatti si fermò per pa-recchi mesi. Ora invece il problema è nella sua testa. E’ confuso, non è più lui. Le sue parole post partita sono un disco rotto, sembra quasi voglia autoconvincersi di una realtà che non esiste. “Ho lavorato tanto prima degli Australian Open - ha sottoline-ato - so che ho fatto tutto il possi-bile per essere pronto. Ma non era la mia giornata, vado avanti. Devo continuare ad allenarmi, a ripetere le stesse cose degli ultimi 4, 5 mesi. Faccio del mio meglio in ogni singola partita. A volte basta, altre no”.

Ultima chiamataQualcuno gli suggerisce di cambiare coach, o almeno aggiungere un nome nuovo al suo staff tecnico. Intanto ad ogni sconfitta vengono ritoccati nu-meri già negativi: è il terzo Slam di fila in cui non raggiunge neppure gli ottavi. Gli ultimi tre Major sono sta-ti la peggior serie della sua carriera: secondo turno a Wimbledon (ko con Dustin Brown), terzo agli US Open, fuori all’esordio a Melbourne. Non è tutto: quello con Verdasco è il secon-

do incontro consecutivo che perde al quinto set. Un fantastico Fognini lo aveva superato agli ultimi US Open rimontando due set. Inoltre negli ul-timi sei match su questa distanza, ne ha persi quattro. Proprio questa statistica è la più preoccupante, il segno di un tramonto sportivo. Gli

“Nadal è cupo”, “Ci crede ancora” “Allarghi il team, non lasci Toni”Da Jim Courier a Patrick Mouratoglou, pas-sando per Barazzutti, Wilander e Gallwey. Ecco 5 pareri illustri sul momento di Rafael Nadal. E sul suo (possibile) futuro.

Jim Courier, ex numero uno del mondo oggi commentatore tv“Tanti giocatori hanno capito che bisogna es-sere aggressivi e farlo giocare fuori posizione. Però se io fossi il suo coach, come prima cosa gli ricorderei la sua grandezza. A volte sembra essersene dimenticato”.

Patrick Mouratoglou, coach di Serena Williams“In passato Nadal metteva molta intensità ed era quasi impossibile da sfondare, mentre adesso il suo gioco di gambe non è più quello di prima. E più sa-rà stressato, più sarà lento. Tuttavia non credo che lasciare zio Toni sia una buona idea. Al massimo, potrebbero inserire una nuova persona nel team”.

Mats Wilander, ex numero uno al mondo e oggi commentatore tv“Ritrovare la fiducia senza battere Djokovic può essere difficile. Se Rafa smetterà di creder-ci, smetterà anche di giocare a tennis. Lui non è in grado di veleggiare tra la quinta e la decima posizione Atp. A oggi, ci crede ancora. Ma per quanto tempo durerà?”.

Corrado Barazzutti, capitano azzurro di Coppa Davis e Fed Cup“Il suo tennis è molto legato all’aspetto atle-tico. Rafa fa più fatica di Federer e anche se ha 5 anni in meno dello svizzero è più logoro”.

Timothy Gallwey, ex capitano della squadra di tennis dell’Università di Harward e au-tore del best seller “Il gioco interiore del tennis”“Nadal non è felice, non sorride più, è cupo per-ché sente troppo la pressione, ha bisogno di ri-trovare fiducia, avverte la tensione nei momenti decisivi e questo lo condiziona e gli fa perdere forza e lucidità”.

Nadal non perdeva al primo turno in uno Slam da Wimbledon 2013, quando fu sconfitto da Steve Darcis. Ma all’epoca era infortunato e dopo quel match rimase fermo per mesi. Questa volta no

resta una sola prova d’appello e si chiama Roland Garros: fallisse an-che sulla sua amata terra, laddove ha costruito il suo mito (sul rosso vanta la percentuale mostruosa del 92% dei match vinti), scorrerebbero i titoli di coda di una straordinaria carriera.