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1 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it Attività di laboratorio | kit didattico Come mangiamo? Materiale: Diete sostenibili: missione impossibile? (Scheda PDF e materiali di approfondimento) Tempo richiesto: 1h 20 minuti in classe, attività da svolgere a casa, 1h in classe. Target: studenti della scuola secondaria di 2° grado Materiale necessario: schede didattiche sui diversi tipi di consumo (vedi allegati) Obiettivi: Comprendere la complessità del legame tra cibo e sostenibilità, dalla produzione al consumo Comprendere l'impatto che le scelte individuali hanno sulle condizioni di vita collettive Riflettere sul possibile nesso che esiste tra la qualità nutrizionale di un alimento e il suo impatto ambientale Discipline coinvolte: educazione civica; educazione alimentare; sostenibilità; economia. La multidisciplinarità dell'attività permette di impostare degli approfondimenti mirati con gli insegnanti delle discipline toccate. Alcuni esempi: - approfondimento sulle Scienze Ambientali e studio chimico-fisico dell’effetto serra (sostenibilità ambientale); - approfondimento sull’Economia dello sviluppo, gli aiuti e i traguardi raggiunti (sostenibilità sociale); - approfondimento sulla Storia del colonialismo e le ragioni storiche alla base di alcuni problemi di disuguaglianza a livello mondiale (sostenibilità sociale). DESCRIZIONE L'attività riguarda il rapporto tra le scelte alimentari dei consumatori e l'impatto che queste hanno a livello globale. Il percorso si sviluppa su diversi livelli: individuale, di gruppo, a scuola e a casa. I ragazzi affrontano delle indagini divisi in gruppi che lavorano in maniera autonoma e presentano poi i risultati al resto della classe. In questo modo ogni studente sarà in grado di maturare delle opinioni critiche. Il quaderno in classe L’attività è organizzata in gruppi che lavorano in classe (1h), a casa (tempo richiesto a discrezione di ogni gruppo) e poi di nuovo in classe (1h) con l’obiettivo di costruire un "quaderno di classe", che racconti il lavoro svolto dagli studenti attraverso una raccolta di riflessioni, appunti, foto, interviste, risorse significative sul tema affrontato nel laboratorio.

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Attività di laboratorio | kit didattico Come mangiamo? Materiale: Diete sostenibili: missione impossibile? (Scheda PDF e materiali di approfondimento) Tempo richiesto: 1h 20 minuti in classe, attività da svolgere a casa, 1h in classe.

Target: studenti della scuola secondaria di 2° grado

Materiale necessario: schede didattiche sui diversi tipi di consumo (vedi allegati)

Obiettivi:

Comprendere la complessità del legame tra cibo e sostenibilità, dalla produzione al consumo

Comprendere l'impatto che le scelte individuali hanno sulle condizioni di vita collettive

Riflettere sul possibile nesso che esiste tra la qualità nutrizionale di un alimento e il suo impatto ambientale

Discipline coinvolte: educazione civica; educazione alimentare; sostenibilità; economia. La multidisciplinarità dell'attività permette di impostare degli approfondimenti mirati con gli insegnanti delle discipline toccate. Alcuni esempi:

- approfondimento sulle Scienze Ambientali e studio chimico-fisico dell’effetto serra (sostenibilità ambientale);

- approfondimento sull’Economia dello sviluppo, gli aiuti e i traguardi raggiunti (sostenibilità sociale);

- approfondimento sulla Storia del colonialismo e le ragioni storiche alla base di alcuni problemi di disuguaglianza a livello mondiale (sostenibilità sociale).

DESCRIZIONE

L'attività riguarda il rapporto tra le scelte alimentari dei consumatori e l'impatto che queste hanno a livello globale. Il percorso si sviluppa su diversi livelli: individuale, di gruppo, a scuola e a casa. I ragazzi affrontano delle indagini divisi in gruppi che lavorano in maniera autonoma e presentano poi i risultati al resto della classe. In questo modo ogni studente sarà in grado di maturare delle opinioni critiche.

Il quaderno in classe

L’attività è organizzata in gruppi che lavorano in classe (1h), a casa (tempo richiesto a discrezione di ogni gruppo) e poi di nuovo in classe (1h) con l’obiettivo di costruire un "quaderno di classe", che racconti il lavoro svolto dagli studenti attraverso una raccolta di riflessioni, appunti, foto, interviste, risorse significative sul tema affrontato nel laboratorio.

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I ragazzi possono produrre una presentazione in Power Point, caricare il loro materiale sul sito della scuola o raccogliere il loro materiale in una piattaforma Tumblr. Anche il classico "cartellone" può essere utilizzato dagli studenti, se si preferisce, o si può lasciare a loro la proposta di nuovi formati, come il video-documentario o il blog. Se si vuole ottenere un lavoro omogeneo, specie in campo digitale, è importante che tutti i gruppi producano lavori nello stesso formato, altrimenti si può lasciare spazio alla creatività degli studenti.

SVOLGIMENTO DELL’ATTIVIT À

Fase preliminare | Suddivisione in gruppi di lavoro (~15 minuti)

Dividere la classe in massimo 6 gruppi da 4/5 studenti ciascuno.

Per l’organizzazione dei gruppi di lavoro si suggerisce di assegnare (o permettere ai ragazzi di scegliere) i seguenti ruoli (possono esserci anche più ruoli uguali nello stesso gruppo):

il ricercatore è la persona che si preoccupa di approfondire il tema con risorse esterne (ricerca in internet/biblioteca/riviste, altro);

il giornalista è la persona che si preoccupa di raccogliere le testimonianze dei soggetti significativi (stakeholder) e organizzare l’intervista;

l’esperto digitale/il "cartellonista" è la persona che si occupa della presentazione Power Point, o del caricamento dei contenuti preparati dai componenti del gruppo su Tumblr o su altra piattaforma digitale (come il sito della scuola), o della preparazione del cartellone (aiutato dagli altri membri del gruppo).

In alternativa, ogni gruppo può lavorare ai vari compiti in maniera collettiva.

Fase 1 | Le diete sostenibili (~20 minuti) Lo scopo della prima fase dell’attività è stimolare nei ragazzi una riflessione sul proprio stile alimentare per aumentare la consapevolezza come consumatori e poter scegliere in maniera critica i prodotti alimentari, i produttori e i canali di distribuzione. Ogni gruppo legge e discute la definizione della FAO sulle diete sostenibili con il supporto della doppia piramide alimentare ideata dal Barilla Center for Food and Nutrition (Allegato 1 - Scheda Introduttiva). Al termine della discussione ogni membro del gruppo riflette sulla dieta che ha osservato nella giornata precedente all'attività e risponde alle seguenti domande:

1. La mia dieta (colazione, pranzo, cena ed eventuali spuntini) è sostenibile? 2. La mia dieta rispetta il vero valore economico dei prodotti, tenendo conto del lavoro dei

produttori?

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3. Potrei adottare uno stile alimentare migliore dal punto di vista ambientale, nutrizionale e sociale o i tre aspetti sono inconciliabili? Come?

Fase 2 | Prodotti, produttori e canali di distribuzione (~45 minuti) 1. Ogni gruppo sceglie una categoria dall’elenco proposto al termine del paragrafo (un tema

non può essere scelto da più gruppi), lo approfondisce attraverso una delle schede stampabili messe a disposizione nel kit (Allegato 2 - Schede tematiche) e ne discute tenendo come focus dell’attività “l’impatto della nostra alimentazione su noi stessi, sull’ambiente e sugli altri”.

2. Il gruppo individua una realtà locale che lavora sulla tematica scelta (es. orti urbani, mercato contadino, bottega del commercio equo e solidale, mense, produttori locali, supermercati, altro) e organizza un’intervista a un soggetto significativo.

NOTA per l’organizzazione dell’intervista: il gruppo definisce 2 o 3 domande da porre al soggetto, i tempi dell’intervista (durata di massima), gli strumenti da utilizzare per raccogliere le informazioni utili (ripresa video, foto, audio, quaderno con penna, altro) e la strategia per riuscire a fissare un incontro con l’intervistato (come contattarlo, dove incontrarlo).

Elenco delle categorie:

Commercio equo e solidale

Prodotti locali

Prodotti stagionali

Grande distribuzione organizzata

Ristorazione collettiva

Prodotti biologici

Fase 3 | Presentazione alla classe dei progetti di intervista (~15 minuti) Ogni gruppo presenta rapidamente alla classe: la tematica scelta e il soggetto da intervistare.

Fase 4 | Ricerca, intervista e produzione del quaderno (da svolgere a casa) In questa fase il gruppo produce il quaderno di ricerca sulla sostenibilità del sistema di produzione e/o distribuzione alimentare scelto facendo emergere il relativo impatto sociale, economico e ambientale. In particolare i ricercatori di ogni gruppo approfondiscono il tema scelto attraverso l’esplorazione di documenti (risorse presenti nel kit didattico, visione di video, ricerca nel web, ricerca in biblioteca, lettura di articoli di giornale/riviste) con l’obiettivo di individuare del materiale utile da inserire nel quaderno di classe. I giornalisti si preoccupano di effettuare l’intervista e di rielaborare il materiale raccolto per la sua pubblicazione nel diario digitale o sul cartellone.

Gli esperti digitali/"cartellonisti" creano un cartellone o una presentazione Power Point o una pubblicazione su piattaforma Tumblr con il materiale prodotto dai compagni. Possono essere

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inclusi i risultati della prima fase dell’attività di classe illustrando e le considerazioni emerse dal gruppo sulla sostenibilità delle scelte alimentari individuali. Ognuno di noi infatti può scegliere uno stile alimentare che ci porti verso un futuro sostenibile. In alternativa, tutti i membri dei gruppi lavoreranno in team per portare avanti ogni tipo di lavoro.

Fase 5 | Presentazione dei lavori alla classe (~40 minuti) I gruppi presentano il proprio lavoro alla classe, uno alla volta.

Ogni presentazione deve durare circa 5 minuti, dal momento che sarà possibile per ogni studente

approfondire il risultato del lavoro altrui in un secondo tempo (le produzioni resteranno a

disposizione di tutti online, offline o sui cartelloni).

Fase 6 | Riflessione finale (~20 minuti) Nella fase conclusiva i ragazzi sono guidati dall’insegnante in una riflessione finale che può essere

stimolata dalle seguenti domande:

esiste una dieta sostenibile sotto ogni punto di vista (nutrizionale, ambientale, sociale)?

se esiste, è basata sul consumo di un'unica tipologia di prodotti/produttori e la scelta di un

unico canale di distribuzione?

cosa si potrebbe migliorare nella vostra dieta?

Questa riflessione non mira a determinare lo stile alimentare migliore rispetto agli altri, piuttosto

vuole mettere in luce come un'alimentazione sostenibile non si possa raggiungere seguendo

un'unica via, ma sia invece frutto dell'incontro di scelte differenti, anche talvolta in contrasto le

une con le altre.

In questa fase l'insegnante guida il dibattito e le idee dei ragazzi vengono appuntate alla lavagna

per costituire la conclusione dei lavori: se le presentazioni sono state caricate su un'unica

piattaforma infatti, la trascrizione delle riflessioni costituirà l'ultimo tassello per completare

l'opera. Altrimenti, ognuno degli studenti può scrivere sul proprio quaderno la conclusione

collettiva cui è giunta la classe, unita alla sua personale riflessione.

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ALLEGATO 1 | SCHEDA INTRODUTTIVA

La FAO definisce le diete sostenibili come diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono accettabili culturalmente, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane. Secondo la FAO (Food and Agricolture Organization), le diete sostenibili possono ridurre l’utilizzo di acqua e minimizzare le emissioni di CO2, promuovere la biodiversità alimentare e valorizzare gli alimenti tradizionali e locali grazie alle loro numerose varietà, ricche anche dal punto di vista nutrizionale. DOPPIA PIRAMIDE ALIMENTARE Mangiando consumiamo cibo. E per produrre questo cibo, consumiamo una parte dell’ambiente in cui viviamo. È come se lasciassimo un’impronta sulla Terra, rendendola non più utilizzabile per altri scopi. Nemmeno per produrre nuovi alimenti. Ma non tutti gli alimenti lasciano la stessa Impronta.

Se accostiamo la Piramide Ambientale alla Piramide Alimentare, ottenendo così una Doppia Piramide, notiamo subito, alla prima occhiata, che la “Natura fa le cose per bene”. Infatti, gli alimenti per i quali è consigliato un consumo più frequente, come frutta, ortaggi, pasta, sono proprio quelli che hanno una Impronta Ecologica

meno estesa, cioè un impatto minore sull’ambiente. Viceversa, gli alimenti con un’Impronta Ecologica più “larga”, cioè che hanno un impatto maggiore sull’ambiente sono anche quelli per i quali viene raccomandato un consumo meno frequente. FONTE: Sito Barilla

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ALLEGATO 2 | SCHEDE TEMATICHE

L’EQUO E SOLIDALE (FAIR TRADE)

Il Fair Trade contribuisce ad uno sviluppo sostenibile complessivo attraverso l'offerta di migliori condizioni economiche e assicurando i diritti per produttori marginalizzati dal mercato e per i lavoratori, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.

Il Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale: il suo scopo è promuovere giustizia sociale ed economica e sviluppo sostenibile attraverso il commercio, la formazione, la cultura, l'azione politica. Il Commercio Equo e Solidale è una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe del Mondo, importatori e consumatori. Il Commercio Equo e Solidale vuole riequilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati. Garantisce, infatti, ai produttori un giusto guadagno e condizioni di lavoro dignitose.

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Le organizzazioni del Fair Trade che aderiscono a WFTO (WorldFairTradeOrganization), la federazione mondiale del commercio equo e solidale, sono coinvolte attivamente nell'assistenza tecnica ai produttori, nell'azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni e nello sviluppo di campagne volte al cambiamento delle regole e delle pratiche del commercio internazionale. WFTO definisce i criteri generali che gli operatori di commercio equo sono vincolati a rispettare, e un CODICE DI CONDOTTA condiviso, in un'ottica di verifica del corretto operato di tali organizzazioni e di trasparenza verso i consumatori e gli altri interlocutori.

LINEE GUIDA

Garantire ai piccoli produttori nei Paesi in via di sviluppo un accesso diretto e sostenibile al mercato, al fine di favorire il passaggio dalla precarietà ad una situazione di autosufficienza economica e di rispetto dei diritti umani

Rafforzare il ruolo dei produttori e dei lavoratori come primari stakeholders (portatori di interesse) nelle organizzazioni in cui operano

Agire ad ampio raggio, anche a livello politico e culturale, per raggiungere una maggiore equità nelle regole e nelle pratiche del commercio internazionale.

IL PREZZO TRASPARENTE del CAFFÈ di ALTROMERCATO

Altromercato, la principale organizzazione di fair trade presente in Italia, riconosce ai produttori dei Paesi in via di sviluppo un prezzo equo, in genere più elevato di quello del mercato, per le materie prime impiegate nei vari prodotti. Nel prezzo trasparente sono evidenziati il prezzo equo percepito dal produttore, i costi intermedi (di trasporto, dazi, tasse, ecc.) e i contributi di copertura costi del circuito equo solidale, Ctm altromercato e le Botteghe del Mondo. Questi ultimi sono variabili, con diversa incidenza a seconda della famiglia merceologica e devono garantire la sostenibilità di tutta la rete. In questo modo si cerca da un lato di giustificare il prezzo solitamente più elevato rispetto ai prodotti "normali" e dall'altro si mette in evidenza il fatto che aumentare il prezzo pagato direttamente ai produttori non incide se non in misura marginale sul prezzo pagato dal consumatore.

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ALLEGATO 2 | SCHEDE TEMATICHE

COMMERCIO LOCALE

Chilometro Zero, Mercati contadini, Gruppi di Acquisto

L'acquisto di alimenti a produzione locale mira ad accorciare la filiera produttiva andando direttamente dal

produttore al consumatore, con un vantaggio economico per entrambi poiché vengono abbattuti i costi di

intermediazione.

È interessante notare come diverse realtà rispecchino questo principio in maniera differente. Le più comuni

manifestazioni di questo genere di commercio sono i mercati contadini, i prodotti cosiddetti "a km 0", i

gruppi di acquisto, ossia gruppi di consumatori che comprano insieme determinate merci direttamente dai

produttori, ed i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), che hanno inoltre tra le linee guida anche il rispetto di

alcuni principi etici. Dal punto di vista ambientale, tuttavia, è aperto il dibattito relativo all'impronta

ecologica che una scelta di questo tipo può lasciare: non è infatti ancora stato dimostrato che l'acquisto di

prodotti appartenenti alla cosiddetta filiera corta risulti vantaggioso dal punto di vista della produzione di

anidride carbonica rispetto alla grande distribuzione organizzata che si avvale del trasporto a lunga distanza

di ingenti quantitativi di merci.

BREVE ANALISI di UN CASO: i GRUPPI di ACQUISTO SOLIDALE

Tra i gruppi di consumatori che si organizzano per acquistare beni per lo più alimentari direttamente dai produttori si distingue una particolare tipologia organizzativa, quella dei Gruppi di Acquisto Solidali, che annovera tra i suoi principi l'equità, la sostenibilità e la solidarietà delle proprie scelte. Proprio i principi di natura etica fanno di questo particolare gruppo di acquisto un caso di studio interessante in quanto l'aspetto solidale prevale su quello economico guidando i consumatori verso scelte di acquisto critico che rispettino l'ambiente, le relazioni umane e le tradizioni e che si estendano non solo ai membri del GAS, ma anche ai produttori, ai lavoratori e ai popoli dei Paesi in via di sviluppo secondo delle linee guida che si dividono in quattro filoni:

sviluppare e mettere in atto il consumo critico;

creare e sviluppare solidarietà e consapevolezza;

socializzare;

l'unione fa la forza. I Gruppi di Acquisto Solidali hanno una struttura molto variabile, dalle cooperative alle associazioni, passando per i gruppi informali. A livello fiscale l'attività dei GAS è ritenuta "non commerciale" e "senza scopo di lucro" e la legge finanziaria del 2008 (art.1, comma 268) ne riconosce le finalità etiche, di solidarietà sociale e sostenibilità ambientale.

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ALLEGATO 2 | SCHEDE TEMATICHE

PRODOTTI STAGIONALI

Il consumo di prodotti stagionali (e molto spesso locali), provenienti da piccoli o gradi produttori e distribuiti da piccoli o grandi reti commerciali, rappresenta una scelta alimentare compatibile con una gestione delle risorse che tenga conto della salvaguardia ambientale. La produzione agricola secondo il naturale ciclo delle stagioni non necessita infatti di serre ad alto dispendio energetico (e quindi alta produzione di CO2); inoltre l'uso di pesticidi per proteggere i prodotti agricoli di stagione è minore: le piante di serra sono infatti più deboli e necessitano di protezione maggiore. Le proprietà nutritive degli alimenti di stagione sono più elevate, in quanto sono giunti spontaneamente a piena maturazione rispettando i tempi e le condizioni naturali. I cibi di stagione sono inoltre più economici perché la loro disponibilità è maggiore e, fattore non trascurabile, sono più gustosi. Scelte alimentari di questo tipo richiedono una conoscenza della stagionalità alimentare che i consumatori spesso hanno perso. TABELLA dei PRODOTTI di STAGIONE

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ALLEGATO 2 | SCHEDE TEMATICHE

PRODOTTI BIOLOGICI

L’agricoltura definita come biologica o "bio" è quella portata avanti con attenzione particolare nei confronti dell’ambiente e della sostenibilità dei processi. I prodotti realizzati con ingredienti provenienti da agricoltura biologica, vengono certificati da un’etichetta che, per legge, in Europa è applicabile solo ai prodotti costituiti per più del 95% da ingredienti bio. Gli obiettivi dell’agricoltura biologica sono principalmente: l’autosufficienza delle aziende agricole, la salvaguardia della fertilità naturale del suolo, senza dover ricorrere a fertilizzanti sintetici; evitare ogni forma di inquinamento derivante dalle tecniche agricole; produrre alimenti di grande qualità nutritiva e in quantità sufficiente. Di conseguenza nelle aziende biologiche vengono utilizzati fertilizzanti organici, non si utilizzano pesticidi ma spesso si ricorre alla lotta biologica (cioè a introdurre nei campi predatori naturali dei parassiti delle piante) e si segue la rotazione delle culture per non impoverire i suoli. In Italia più di un milione di ettari (una superficie corrispondente circa a ⅓ della Valle D’Aosta) di terreno

oggi è coltivato secondo standard biologici e gli italiani consumatori di cibo biologico sono circa il 60% (dati ISPRA 2015). Si è riscontrato negli ultimi anni come in Italia questi prodotti facciano fatica a diffondersi nella grande distribuzione. Alcune grandi catene di supermercati hanno la propria linea biologica sebbene questi prodotti si trovino principalmente in negozi specializzati oppure vengano commercializzati direttamente dai produttori agricoli.

I prodotti biologici, in media, risultano più cari di quelli provenienti da

agricoltura tradizionale, questo perché le rese sono inferiori, visto che i prodotti non vengono trattati con sostanze artificiali e vengono rispettati i ritmi naturali.

ALLEGATO 2 | SCHEDE TEMATICHE

«Logo di produzione biologica

dell’Unione Europea», in vigore dal

1° luglio 2010

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GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA

Con questo termine (spesso abbreviato in GDO) si intende il sistema di vendita delle grandi reti dei supermercati, che spesso fanno capo a un unico gruppo proprietario o ad associazioni, come ad esempio i consorzi. In quest’ultimo caso, i supermercati hanno lo stesso marchio ma ciascuno si gestisce in modo autonomo. Il primo supermercato appartenente alla GDO in Italia è stato inaugurato a Milano nel 1957 e apparteneva al marchio che oggi si chiama Esselunga. La GDO rappresenta una modalità di vendita al dettaglio, cioè diretta al consumatore finale, che si è evoluta partendo dai piccoli negozi tradizionali, passando per i supermercati singoli, fino ad arrivare a questi grandi gruppi distribuiti spesso in più regioni, se non in tutto il territorio nazionale. La grande distribuzione ha il vantaggio di poter mantenere costi concorrenziali, perché le spese, per esempio quelle di trasporto, vengono ammortizzate facilmente, visto l’alto guadagno tipico delle economie di scala. Di contro c’è da dire che il percorso che porta i prodotti dal luogo di produzione a quello di vendita (filiera alimentare) è lungo e ricco di passaggi: ogni passaggio rappresenta un costo in termini economici, ma soprattutto ambientali.

BREVE ANALISI di UN CASO: la GRANDE DISTRIBUZIONE ITALIANA

Sebbene rispetto ad altri Paesi industrializzati l'Italia sia rimasta tradizionalmente più legata ad una distribuzione alimentare basata su piccoli distributori locali, il sistema della GDO alimenta circa il 57% delle vendite complessive della moderna distribuzione italiana.

I due “giganti” della GDO sono i gruppi cooperativi Coop e Conad, che insieme detengono più del 25% del fatturato complessivo del settore. In più, in quest’ambito operano quasi una decina di catene più piccole con una presenza significativa su larga parte del territorio nazionale, e numerose altre catene con un forte radicamento territoriale. Se da un lato è fuori di dubbio che le merci debbano percorrere tragitti talvolta anche molto lunghi prima di arrivare a destinazione, di contro va riconosciuto che un commercio "centralizzato" pone l'onere del trasporto sulle

spalle del distributore e il consumatore percorre così brevi tragitti prima e dopo l'acquisto. È infatti aperto il dibattito sull'effettiva (in)sostenibilità ambientale di un sistema simile: milioni di consumatori che si recassero presso il più vicino produttore agricolo avrebbero un impatto ambientale non inferiore a quello della Grande Distribuzione Organizzata. Altra questione dibattuta è quella relativa agli sprechi alimentari, finora notevoli, dovuti alle politiche commerciali proprie della GDO (merce sempre fresca e sempre disponibile). Ad oggi per fortuna questo trend sta cambiando e stanno nascendo diverse iniziative contro lo spreco proprio all'interno della GDO, con donazioni di prodotti che non possono essere venduti ad associazioni in favore di persone bisognose.

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Inoltre, i prodotti in vendita nei supermercati devono subire una serie di controlli qualitativi che i prodotti venduti presso i piccoli distributori spesso non sono tenuti a superare. Questo perché il rapporto fiduciario tra il piccolo distributore ed il consumatore pone il commerciante come garante della qualità di un prodotto, anche dove un controllo sarebbe, se non strettamente necessario, almeno auspicabile.

ALLEGATO 2 | SCHEDE TEMATICHE

LA RISTORAZIONE COLLETTIVA

La ristorazione collettiva consiste nella preparazione e distribuzione di pasti per un gran numero di persone

in situazioni di vario genere: dalle mense aziendali a quelle scolastiche, dalle comunità carcerarie a quelle

religiose passando per la ristorazione ospedaliera.

Si possono distinguere due sistemi di produzione e distribuzione dei pasti: quello convenzionale e quello

differito. Nel primo caso le mense saranno dotate di cucine e i pasti saranno preparati immediatamente

prima del consumo; nel secondo le mense faranno affidamento su “cucine centralizzate” per la

preparazione dei pasti che saranno trasportati molto caldi (più di 65°) o molto freddi (meno di 4° o meno di

18°) presso le “cucine satellite” nei locali della mensa dove i pasti saranno poi ultimati e serviti. Le

temperature molto alte o molto basse sono necessarie per impedire la proliferazione microbica e

determinano una diversa durata di conservazione dei cibi, dalle poche ore ai diversi mesi.

In ogni caso, tutti i centri di preparazione, produzione e distribuzione dei pasti dovranno rispettare il

protocollo HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points - Analisi dei Pericoli e Controllo dei Punti

Critici) per la prevenzione dai pericoli di contaminazione alimentare.

Dal punto di vista della sostenibilità, la gestione delle risorse alimentari e dei trasporti sarà la chiave per il

rispetto dell’ambiente e delle persone, e questo fattore è inevitabilmente connesso con la disponibilità

economica delle organizzazioni che si occupano della ristorazione collettiva.

BREVE ANALISI di UN CASO: la RISTORAZIONE SCOLASTICA

Con l'aumento della scolarizzazione e il diffondersi delle iscrizioni da un lato dei bambini più piccoli negli

asili nido e scuole materne, dall'altro dei giovani all'università, la ristorazione scolastica ha subito un

notevole incremento.

I pasti serviti nelle scuole devono rispondere a precise norme nutrizionali per soddisfare il fabbisogno degli

studenti nelle diverse fasce d'età, sia come quantità, sia come qualità, per questo i menu e le porzionature

vengono disposti da dietologi professionisti, seguendo le linee guida del Ministero della Salute.

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L'obiettivo è che il consumo dei pasti a scuola sia anche un

momento di educazione alimentare e di prevenzione di

patologie dovute a (o aggravate da) un'alimentazione

scorretta, come l'obesità, il diabete e le malattie

cardiovascolari.

La tendenza degli istituti scolastici è quella di garantire

pasti nutrizionalmente corretti privilegiando la cosiddetta

"filiera corta", al fine di rispettare la stagionalità dei

prodotti, ridurre gli sprechi e avere un minore impatto

sull'ambiente riducendo il trasporto degli alimenti.