Atti convegno alternanza 27 10 2006 - istruzione.varese.it scuola lavoro... · ... TRA SAPERI...

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UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE VARESE

2006

Redazione: Emanuela Chiarenza Realizzazione editoriale e stampa: IPC “G. Falcone” - Gallarate

Progetto grafico e copertina: Mario Voria

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INDICE

“AMBIENTI DI APPRENDIMENTO COME LUOGHI D’INCONTRO TRA SAPERI FORMALI E

INFORMALI”

Dario Nicoli - Docente di Sociologia dell’Organizzazione

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

“LA GOVERNANCE DELL’ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO NELL’ESPERIENZA

LOMBARDA”

Giuliana Pupazzoni – Dirigente ufficio delle Politiche Formative - U.S.R. Lombardia

“I MODELLI ORGANIZZATIVI E FORMATIVI NELL’ESPERIENZA DELLE SCUOLE DI

VARESE: L’ALTERNANZA E L’EDUCAZIONE PERMANENTE”

Emanuela Chiarenza – Referente Alternanza - U.S.P. Varese

Benedetto Di Rienzo – Dirigente Scolastico ITC “E. Tosi” Busto A.

Claudio Merletti - Dirigente Scolastico IPC “G. Falcone” Gallarate

Gianmario Mercante - Dirigente Scolastico ISIS Gallarate

Daniela Tam Baj - Dirigente Scolastico ISIS “E. Stein” Gavirate

Claudio Merletti - Dirigente Scolastico IPC “G. Falcone” Gallarate

Riflessioni dei Dirigenti Scolastici Ricapitolazione di senso e prospettive

Francesca Franz – Referente E.D.A. - U.S.P. Varese

“MODELLO RELAZIONALE E DI COMUNICAZIONE TRA I SOGGETTI DELL’ALTERNANZA”

Alba Ciserani UNIVA

Umberto Rega API

Lucio Tubaro Pianificazione Sviluppo Risorse Umane della B. TICINO

ORGANIZZAZIONI SINDACALI

“DALLE ESPERIENZE AI NUOVI ORIZZONTI DELLA FORMAZIONE IN ALTERNANZA”

On. Mariangela BASTICO

Viceministro della Pubblica Istruzione

Allegati

Biografia

L’integrazione degli atti avverrà tramite pubblicazione online al sito:

www.varese.istruzione.lombardia.it

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PREMESSA

Emanuela Chiarenza Referente alternanza

Ufficio Scolastico Provinciale-Varese

La recente normativa in materia di istruzione e formazione si caratterizza, tra gli altri aspetti, per la volontà di valorizzare le esperienze che favoriscano nel discente l’integrazione di “sapere, saper fare e saper essere” e l’interazione con più soggetti sociali riconosciuti come portatori di saperi formativi nell’organizzazione scolastica.

L’attuale configurazione del sistema scolastico e del sistema di mercato del lavoro, ha reso necessario ridefinire l’offerta formativa in modo da assicurare una qualità ottimale delle risorse umane e migliorare il livello di occupabilità per giovani e persone che vogliono entrare o rientrare in qualifiche professionali ed ha comportato una progressiva ridefinizione e riarticolazione dei percorsi scolastici e di formazione post secondaria ed universitaria, attraverso una maggior rilevanza delle attività pratiche consolidate di tirocini, stage, apprendistato, di formazione professionale e l’attuale formazione in alternanza.

La formazione in alternanza, si differenzia dalle attività pratiche ricordate, in quanto consente a tutti i sistemi scolastici, anche liceali, di ripensare e superare la dicotomia tra formazione teorica e fase applicativa: la valenza formativa dell’alternanza, tra periodi di studio in aula e momenti di formazione in azienda, come apprendimento attraverso l’esperienza pratica, perviene a “metodologia ” purchè vengano garantiti alcuni parametri applicativi che ne favoriscano l’efficacia formativa.

L’Ufficio Scolastico Provinciale di Varese, riscontrando i positivi risultati raggiunti dagli istituti di istruzione secondaria che hanno aderito alla prima fase della sperimentazione avviata dall’USR della Lombardia, ha condiviso e sostenuto l’impostazione dell’attività in alternanza tra sistema scolastico e mondo del lavoro, proprio nel suo valore aggiunto di “metodologia”, che va oltre le spinte sociali e culturali contingenti, per durare nel tempo, riconoscendone la forza innovativa e di cambiamento che la riflessione tra soggetti professionisti apporta.

Uno stimolo di riflessione che, pur avviandosi dall’esterno del sistema scolastico, è stato reinterpretato ed approfondito da staff compositi, in contesti culturali e professionalizzanti, come è la scuola, in continua crescita culturale e in dialettico confronto con altri soggetti territoriali.

Allo stesso tempo alle associazioni di categoria viene assegnato un ruolo istituzionale per le diverse fasi di progettazione, attuazione dei percorsi in alternanza, a conferma della crescente capacità dei sistemi istituzionali di interpretare le esigenze delle imprese e dei territori, in linea con l’impegno di fornire risposte attraverso iniziative concrete quanto innovative.

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Sovente i dati numerici rendono più concreti gli esiti di un’esperienza e nel limite di una lettura quantitativa permettono di “vederne” l’entità.

Sebbene i dati riportati si riferiscano agli istituti che hanno avviato la formazione in alternanza nell’anno scolastico 2005/2006, è rilevabile come l’iniziativa abbia avuto un ampio coinvolgimento di allievi in azienda.

Considerando che il rapporto studente azienda è stato mediamente da 1 a 3 allievi per azienda, si evince come il territorio abbia risposto positivamente all’iniziativa, offrendo un supporto prevalentemente individualizzato nella fase attuativa.

N. STUDENTI Classe 2

N. STUDENTI Classe 3

RETE GAVIRATE (13 Istituti) vari indirizzi 250 Media 216

IPSIA PARMA Meccanico 10 15

COLLEGIO ARCIVISCOVILE Alberghiero 13 14

ITIS FACCHINETTI Informatico 120 24

IPSIA VOLTA Meccanico 9 9

IPC VERRI Gestione az. 107 40

IIS OLGA FIORINI Moda 17 16

526 334

Un cambiamento che inerisce il campo dei sistemi formativi verso una maggiore

accessibilità e apertura al mondo esterno, ispirato ai traguardi fissati per il 2010 dalla Conferenza di Lisbona (2000), si configura come articolazione di obiettivi strategici fondamentali.

Una spinta che risulta evidente proprio per il proliferare di leggi focalizzate su interventi a favore dell’alternanza scuola-lavoro, legittimando e supportando una diversa concezione dell’educazione, della formazione e dell’apprendimento.

L’impellenza di un cambiamento volto alla convergenza delle finalità formative e professionali della scuola alle esigenze impiegatizie del mondo del lavoro, si riscontra anche nel nuovo Governo che fin dal suo primo atto orientativo, ne affronta la tematica.

Una pausa, per gli istituti secondari di secondo grado, sull’avvio della riforma liceale, a vantaggio di una maggiore riflessione sugli istituti tecnico-professionali che, pur registrando un calo di iscrizioni, mantengono un ruolo cruciale nella formazione professionale.

Una crisi a volte attribuita anche da una perdita valoriale sociale del diploma e delle qualifiche, che occorre rivalorizzare attraverso valutazioni standard condivise anche a livello europeo, affinché venga supportata una proficua mobilità lavorativa.

Una riorganizzazione del percorso formativo che passi attraverso piani di studio più flessibili, comprendenti anche percorsi in alternanza.

La “ Direttiva Generale , all’art. 9, sull’azione amministrativa e sulla gestione per l’a nno 2006”, del 25/09/2006, oltre a sollecitare tutti i soggetti interessati a favorire “condizioni perché le istituzioni scolastiche possano stipulare apposite convenzioni con le imprese e con le associazioni rappresentative..” sottolinea come i progetti d’alternanza siano percorsi formativi da non circoscrivere solo agli istituti tecnici-professionali, ma prevede la realizzazione in “ogni ordine di istruzione compresi nella fascia di età 15-18 anni”.

Al fine di assicurare agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età la possibilità di realizzare percorsi in alternanza , in osservanza di quanto previsto dall’art. 18 della legge 196/1997, come modalità e dunque come “metodologia dell’alternanza” di un percorso formativo progettato, attuato e valutato dall’istituzione scolastica e formativa in stretta collaborazione con le imprese, gli istituti coinvolti sono stati indotti alla riorganizzazione del progetto formativo e al coinvolgimento di tutto il Consiglio di Classe.

L’esperienza Provinciale, sottolinea l’attenzione delle istituzioni scolastiche ai cambiamenti sociali e legislativi in atto e la sensibilità del corpo docente alle esigenze dei discenti e alla ricerca di metodologie didattiche più efficaci.

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Una “metodologia dell’alternanza”, dunque, spunto di riflessione e sperimentazione, realizzata dalle istituzioni scolastiche varesine che hanno aderito all’ “invito a presentare progetti di alternanza scuola/lavoro”, secondo il bando emanato dall’ U.S.R.- Formazione Integrata.

Una rete di rapporti istituzionali e professionali caratterizzata da soggetti che a più livelli assumono nuovi, mutevoli e flessibili ruoli, affidando l’attività progettuale a figure professionali, il tutor scolastico e il tutor aziendale, impegnati ad affinare e condividere una comunicazione efficace e pragmatica, che favorisca una valutazione condivisa, affinché l’attività in alternanza completi la conoscenza di base con l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro.

Presupposti per riflessioni metodologiche didattiche che conducano dal sapere al saper fare coinvolgendo, ineludibilmente, il saper essere attraverso lo sviluppo della motivazione e dell’autostima, orientate ad una formazione permanente dettata dai continui e repentini cambiamenti in ambito lavorativo. L’impegno dei soggetti coinvolti ad attivare la formazione in alternanza secondo la “metodologia dell’alternanza”, ha valorizzato le risorse territoriali e ridefinito i ruoli istituzionali rimandando, tuttavia, alle scuole tutta la responsabilità educativa della loro programmazione e della verifica degli esiti conseguiti dagli allievi.

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AMBIENTI DI APPRENDIMENTO COME LUOGHI DI INCONTRO TRA SAPERI

FORMALI E INFORMALI

Potenzialità formative dell’alternanza scuola lavoro

Dario Nicoli Docente di sociologia dell’organizzazione

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Alternanza L’alternanza scuola-lavoro rappresenta una pratica formativa in grado di sviluppare processi di apprendimento attivi, centrati sull’esperienza. Occorre evitare però di considerarla come una mera interruzione del “normale” percorso degli studi al fine di alternare esperienze esterne perché in questa logica rimarrebbe la scissione del disegno formativo in due parti inconciliabili. Una corretta pratica di alternanza richiede invece una cooperazione tra i due organismi coinvolti, la scuola e l’impresa, in modo da condividere la progettazione, la gestione (alternata) dei processi di apprendimento, infine la verifica e la valutazione, entro una concezione unitaria del piano formativo al cui centro c’è lo studente. Da un punto di vista pedagogico, il termine alternanza si basa sui seguenti fattori:

• attenzione ai processi di apprendimento del soggetto, a come la persona sviluppa e consolida le proprie competenze;

• concezione dell’apprendimento come elaborazione e costruzione dell’esperienza; • riconoscimento del ruolo formativo della situazione di lavoro; • enfasi sulle funzioni diverse dalla docenza (progettazione, tutoring, ecc.).

Il suo svolgimento richiede quindi il superamento delle prassi pedagogiche che concepiscono ancora l’attività di apprendimento come una istruzione che avviene trasferendo i saperi ai destinatari tramite sequenze di lezioni che compongono un programma strutturato formalmente secondo un approccio disciplinare di tipo autoreferenziale ed astratto. In tale logica, l’esito dell’insegnamento è concepito come profitto scolastico che risulta dal confronto dei risultati ottenuti dagli studenti con i risultati attesi, normalmente espressi in obiettivi resi in modo tale da poter essere rilevati empiricamente. Al contrario, chi intende dar vita a processi di alternanza è chiamato ad adottare un approccio metodologico basato sui seguenti caratteri:

- enfasi sulla costruzione della conoscenza piuttosto che alla sua riproduzione, - consapevolezza della naturale complessità del mondo reale evitando così eccessive

semplificazioni, - progressione sulla base di compiti autentici e contestualizzati, non astratti, - offerta di ambienti di apprendimento assunti dal mondo reale, basati sui casi, - offerta di rappresentazioni multiple della realtà,

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- alimentazione di pratiche riflessive, - lavoro dello studente finalizzato alla costruzione di conoscenze dipendenti dal contesto

e dal contenuto, - stimolo della costruzione cooperativa della conoscenza, attraverso la negoziazione

sociale. Tale metodologia mira non solo a ciò che uno studente sa, ma a ciò che “sa fare con ciò

che sa” fondato su una prestazione reale e adeguata dell’apprendimento che risulta così significativo, poiché riflette le esperienze reali ed è legato ad una motivazione personale. In tal modo si sostiene una prospettiva finalizzata alla riflessione critica sul sapere, sul fare e sull’agire, allo sviluppo dell’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale. L’esito del processo formativo è dato dalle competenze che identificano non tanto una dotazione data una volta per tutte e predefinita, quanto una disposizione particolare del soggetto ad essere protagonista della cultura del lavoro come partecipazione responsabile e dotata di senso ad un’esperienza di crescita personale e collettiva nell’ambito delle realtà di riferimento. Metodologia Le azioni formative che si sviluppano nell’ambito della metodologia dell’alternanza mirano alla maturazione nella persona di vere e proprie competenze. Queste rappresentano una caratteristica della persona, mediante la quale essa è in grado di affrontare efficacemente un’area di problemi connessi ad un particolare ruolo o funzione. Per tale motivo, sarebbe preferibile parlare di persona “competente” piuttosto che di competenza. La competenza non si identifica né con una performance, né con una semplice somma di performance, ma è un insieme di conoscenze, abilità, comportamenti, ecc., esercitato (e trasferibile) in un contesto reale. Una persona è competente se queste performance le esercita davvero per risolvere problemi reali, nella vita e/o nel lavoro. La competenza vera non si valuta con prove, ma con l’osservazione strutturata in situazione. La persona competente è in grado di mobilitare le risorse possedute (capacità, conoscenze, abilità) al fine di condurre ad una sua soluzione un compito-problema. La competenza non è pertanto riducibile né a un sapere, né a ciò che si è acquisito con la formazione. Essa richiede necessariamente una prova concreta, nella quale il titolare si impegni in modo autonomo e responsabile. Non esiste un rapporto puntuale fra ciascun elemento delle risorse e ciascuna competenza. La stessa risorsa può servire ad una pluralità di competenze. Ed esistono svariati assi per queste combinazioni, attorno ai quali si costruiscono le competenze. La capacità di combinare queste risorse è la competenza di una persona di costruire le competenze che le sono necessarie. Il processo di apprendimento si costruisce tramite il piano formativo personalizzato, che indica la situazione di partenza, le capacità/potenzialità, i punti forti ed i punti deboli e quindi propone il modo personale di affrontare il piano formativo di massima. Tale piano è definito per Unità di apprendimento, ovvero le strutture di base dell’azione formativa. Esse si riferiscono a precise persone, in relazione ad uno specifico contesto. Vengono elaborate coerentemente con la normativa ed i documenti preparatori – che costituiscono vincoli, criteri e proposte di riferimento, ma non certo dei programmi - a partire dalla lettura del contesto in cui l’azione si svolge ovvero i destinatari, le organizzazioni di lavoro coerenti con l’ambito culturale proprio dell’azione formativa, il territorio con le sue risorse ed i suoi vincoli. Occorre superare la logica delle unità didattiche, perché ancora centrate su una prestazione tradizionale: l’interrogazione, il test, il compito scritto. Al loro posto, si introducono i laboratori e le pratiche svolte all’esterno dell’istituzione scolastica, che si costruiscono sulla base di situazioni di apprendimento rilevanti e significative.

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Le pratiche di alternanza sono esperienze formative che il team dei formatori è chiamato a “creare” e che consentono allo studente, nel confronto con problemi di cui coglie il senso, di porsi in modo attivo alla ricerca di una soluzione adeguata, superando gli ostacoli che via via incontra, mobilitando in tal modo un processo di apprendimento autonomo, personale, autentico. In tal modo la conoscenza passa necessariamente per l’azione per poi giungere ad una piena formalizzazione attraverso il linguaggio. Tale metodologia mira a perseguire una visione unitaria della cultura a partire dall’esperienza evitando la meccanica trascrizione degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi specifici di apprendimento in chiave di didattica disciplinare. In tal modo, il percorso formativo è strettamente connesso alla struttura del lavoro intesa come ambito simbolico, operativo e relazionale nel quale si sviluppa l’attività umana come dinamica di “creazione sociale”. Ciò comporta la necessità di delineare i modi del rapporto tra formazione e lavoro. Il lavoro, in particolare il tipo di lavoro emergente dall’attuale dinamica sociale ed economica (che possiamo definire in modo sintetico post-tayloristica e post-burocratica), è portatore di una “formatività” implicita che va innanzitutto riconosciuta e poi valorizzata verso la massima promozione delle risorse umane. Gestione dei processi di apprendimento La natura dei percorsi di alternanza scuola-lavoro è pertanto da rintracciare nei seguenti punti:

- nella centralità della persona all’interno dei processi che tali percorsi rendono possibili, che significa porre il primato della risorsa umana – riferita ad una persona matura, responsabile, critica nel pensare, nel fare e nell’agire – come fondamento e condizione prima per lo sviluppo sociale e quindi economico;

- nella unitarietà del sapere superando la tradizionale gerarchizzazione e separazione tra theorìa e téchne, tenendo anche conto che l’attuale scenario della società cognitiva esige un processo circolare tra saperi, esperienze, educazioni nella prospettiva del life long learning;

- nella affermazione della priorità dei compiti/problemi e dei progetti, piuttosto che delle discipline di studio, nella costruzione dei piani di studio personalizzati che mirano alla acquisizione di competenze che consentono alla persona di svolgere un ruolo attivo e protagonista nella realtà sociale e lavorativa.

Tutto il processo è proteso a porre lo studente in una condizione attiva e responsabile, a sostenere il suo desiderio di apprendere mediante la sfida dei compiti/problema, a mettere in gioco le proprie risorse, in primo luogo le capacità personali, ma anche le conoscenze e le abilità, suscitando in tal modo le richieste nei confronti dei docenti/formatori. Si tratta di un modo di procedere che viene ancor più enfatizzato con l’inserimento nel percorso formativo di occasioni di esperienza reale, che consentono in più di potersi inserire in un contesto “competente”, ovvero di mobilitare il “formatore implicito” l’organizzazione di lavoro come fenomeno insieme culturale e sociale. A tale riguardo, l’organizzazione di lavoro propone una varietà di situazioni di apprendimento che qualificano il percorso formativo della persona. Tali situazioni possono essere affrontate secondo molteplici modalità di apprendimento: osservazione, intervista, lettura e studio dei materiali, affiancamento, applicazione, compito reale, project work. Questa metodologia richiede il pieno rispetto delle caratteristiche specifiche delle situazioni di apprendimento attivate, l’assunzione delle rappresentazioni che gli studenti si danno delle attività proposte, la considerazione dei processi cognitivi, delle operazioni mentali, delle riflessioni di ordine generale che tali esperienze suscitano negli studenti, la costruzione di un cammino e delle differenti fasi in cui esso si compone, che consente di giungere alla piena riuscita delle attività intraprese. Ciò pone lo studente nella condizione di formulare, prevedere e padroneggiare i propri obiettivi e le proprie strategie di apprendimento al fine di “dare forma” alla propria visione, al proprio sapere, alle

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proprie competenze. In questo senso, ogni situazione di apprendimento deve porre lo studente nella situazione del progettare, di proiettare se stesso nel futuro. E’ un metodo che presuppone una pedagogia del progetto interdisciplinare in grado di valorizzare le competenze professionali dei formatori, evitando di proporre loro – sotto forma di manuale – situazioni precostituite, pronte all’uso, che presumono di conoscere già in anticipo ciò che gli studenti devono fissare nella mente. Occorre superare l’idea – tanto diffusa presso l’ambiente pedagogico in genere – secondo cui i “tecnici” si occupano dei progetti concreti mentre i “teorici” si pongono i problemi di cultura generale a cui rimandano le attività stimolate dai progetti. Al contrario, ogni componente del team condivide la metodologia del progetto e pone le sue competenze al servizio del successo formativo dello studente, di modo che l’interdisciplinarietà diventa tutt’uno con la prospettiva progettuale. L’intera strategia dell’alternanza apre una prospettiva nuova, nella quale il processo di formazione appare come un disegno a grandi linee, che richiede di essere perfezionato a partire dalle condizioni concrete – e per certi versi uniche – del contesto in cui si sviluppa, creando una vera e propria comunità di apprendimento condivisa tra scuola, impresa e territorio.

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La governance dell’alternanza scuola/lavoro

nell’esperienza lombarda

Giuliana Pupazzoni Dirigente Ufficio Integrazione delle Politiche Formative

Direzione Scolastica Regionale per la Lombardia

Negli ultimi anni si è molto dibattuto sulla necessità di un più stretto collegamento e di una valorizzazione dei rapporti tra scuola e mondo del lavoro, tra sapere e saper fare, per superare quello che da sempre è considerato uno dei punti critici del sistema scolastico italiano. Anche i risultati delle recenti indagini internazionali OCSE e PISA, evidenziando la crescente contraddizione tra bisogni formativi e livelli di acculturazione, esprimono un’esigenza indifferibile di avvicinamento tra scuola, formazione e lavoro.

Una via per realizzare, in modo sistematico, questo collegamento è prefigurata dall’introduzione dell’alternanza scuola/lavoro nel nostro sistema educativo.

Proposta come metodologia innovativa e di ampia portata, l’alternanza esige che tutti i soggetti, istituzionali e non, coinvolti a qualunque titolo nel complesso sistema dell’educazione e della formazione, cooperino e condividano l’orizzonte generale, strategico e di senso, entro il quale l’esperienza si colloca. Appare peraltro evidente l’estrema difficoltà di far convergere su obiettivi comuni e concreti i soggetti più diversi, mediante la costruzione di una rete di consensi attorno a un progetto di cui va condiviso fino in fondo il senso, per integrare strumenti e risorse.

Eppure, soltanto la creazione di un sistema condiviso intorno a un obiettivo comune potrà garantire stabilità e organicità alle scelte, al di là dei differenti linguaggi, delle diverse convenienze e dei continui mutamenti nell’attuale scenario di riferimento.

L’attenzione costante alla stagione storica di cambiamenti che si snoda dagli anni ‘90 ad oggi diventa dunque la chiave di volta per la costruzione di un sistema di governance, che, attraverso la difficile interpretazione del principio di sussidiarierà, ridefinisca le competenze e individui le diverse titolarità dello Stato e delle Regioni.

A partire dall’attenta riflessione sui mutamenti in atto, le istituzione pubbliche e le scuole sono sollecitate a rivedere in profondità la propria mission e i propri obiettivi, in stretto rapporto con gli altri interlocutori del sistema, definendo progressivamente i limiti della sfera di competenze proprie e altrui.

Nel quadro indicato, il compito di promuovere e assicurare le politiche territoriali e gli strumenti operativi di concertazione e di coordinamento per garantire il raccordo con gli altri organismi istituzionali e con le parti sociali, è oggi assegnato alle Regioni.

In questo scenario, l’alternanza scuola lavoro ha costituito per la Direzione Scolastica

Regionale un’occasione privilegiata per sperimentare nuovi rapporti interistituzionali e un banco di prova per concorrere all’attivazione di nuovi modelli di governance, fondati sullo sviluppo di sinergie e di un nuovo partenariato.

Nella realtà territoriale infatti, ai soggetti tradizionalmente titolari del sistema educativo - sistema scolastico e sistema della formazione – si affiancano oggi, oltre alle istituzioni regionali e locali, diversi e molteplici soggetti socio economici che, come il settore no profit, il mondo delle imprese e le loro associazioni, a vario titolo hanno a che fare con le giovani generazioni o con le tematiche attinenti all’esercizio dei diritti di cittadinanza.

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Tali soggetti, chiamati ad assumere nuove responsabilità nel campo della formazione in presenza delle problematiche relative alle esigenze del lifelong learning, si trovano a fronteggiare la complessità della domanda sociale in un mondo sempre più globalizzato, nel quale si verifica per contro una crescente frammentazione delle fonti di informazione. Ecco perché, se si rende oggi necessaria una risposta non più riferibile ad un unico soggetto, ma complessa e concertata tra tanti protagonisti, il ruolo della scuola si trasforma da quello tradizionale di unico attore che trasmette i saperi a quello di bussola, in grado di orientare i giovani nella ricca e variegata offerta globale.

Da qui discende, per la Direzione Scolastica, il compito di raccogliere, valorizzare e

irrobustire, nel territorio regionale, la ricca esperienza e le buone pratiche che le istituzioni scolastiche e i docenti hanno, a volte con molta fatica, sviluppato, e di presidiare lo sviluppo di un partenariato che, dopo aver concordato gli obiettivi e le finalità comuni, individui competenze, ruoli e funzioni, definisca procedure e modalità operative, mettendo in campo tutte le risorse umane e strumentali necessarie a corrispondere agli interessi dell’utenza sempre più ampia e differenziata del sistema formativo.

Non si parte certo da zero. E’ da sottolineare infatti che il contesto lombardo si è caratterizzato nell’ultimo quindicennio per un certo dinamismo, sviluppando una serie di iniziative di studio del mercato del lavoro e interventi finalizzati all’integrazione: “Terze Aree” negli Istituti Professionali, promozione e sostegno agli stages (con monitoraggi e attività di studio e di ricerca comune), convenzioni con le Associazioni imprenditoriali, rapporti con gli Assessorati Istruzione e Lavoro, le Università e le Associazioni, sviluppo di sinergie, ricerca di convergenza sugli obiettivi.

L’alternanza è stata avviata nel 2003-04 e nel 2004-05 da un numero ristretto di scuole, dal

momento che la Direzione Scolastica ha scelto inizialmente di privilegiare il carattere di sperimentazione metodologica, di tarare metodi e contenuti, di puntare sulla distinzione, ritenuta fondamentale, tra l’esperienza degli stage e quella dell’alternanza formativa.

Dopo i due primi anni di esperienza - nel corso dei quali le scuole si sono cimentate con i problemi della progettazione, dall’orientamento alla individuazione dei segmenti formativi, alla valutazione delle competenze, all’uso del portfolio – sulla base dei risultati del lavoro svolto e di quanto nel frattempo emerso, si è deciso, attraverso l’emanazione di un bando , di allargare l’esperienza a un maggior numero di scuole.

Fin dall’inizio la Direzione Scolastica ha costituito un Gruppo regionale di coordinamento dell’alternanza, che ha realizzato di fatto integrazione tra le istituzioni scolastiche e i diversi soggetti interessati (Confindustria Lombardia, Assolombarda, Unioncamere Lombardia, Apilombardia, Confartigianato Lombardia, CNA Lombardia, Formaper – azienda speciale Camera di Commercio di Milano, Associazione di volontariato sociale Sodalitas, Polo qualità Milano) e creato le condizioni per rendere possibile l’alternanza.

Il mondo imprenditoriale e quello delle professioni, soggetti finora tradizionalmente esclusi dal protagonismo formativo, hanno così assunto delle responsabilità nel campo della formazione, hanno interagito con i soggetti tradizionali del sistema educativo, hanno attinto alle risorse e alle competenze specifiche del proprio ruolo e del proprio ufficio, individuando e offrendo le proprie potenzialità formatrici.

La pratica dell’alternanza si dimostra pertanto anche uno strumento prezioso per sviluppare

e consolidare i processi di integrazione. La Direzione Regionale ha altresì individuato nello sviluppo della governance a livello

territoriale uno strumento prezioso di realizzazione di tali processi e ha affidato “la gestione dell’alternanza” a gruppi provinciali costituiti da Referenti di ciascun CSA, Dirigenti scolastici delle scuole del territorio, rappresentanti delle Associazioni territoriali di competenza, Camere di Commercio, Parti sociali e altri soggetti individuati a livello locale, con il compito di sviluppare il sistema sul territorio, dare indirizzi operativi locali, gestire i progetti in conformità con gli indirizzi operativi centrali, scambiare e coordinare informazioni e dati con il centro.

E’ evidente che la piena realizzazione della governance sul territorio regionale è legata a una presenza attiva e autorevole della Regione.

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E’ stata infine realizzata una complessa attività di formazione che, mantenendo il carattere originario di ricerca-azione, ha impegnato i referenti su tematiche a carattere metodologico e teorico, verificandone sul campo la validità.

Il piano di formazione è stato esplicitamente finalizzato a sollecitare le scuole a superare una concezione ancora astratta delle discipline, a invogliare le imprese ad assumere una intenzionalità formativa e a collaborare, al di là delle convenienze immediate, all’educazione della persona in tutta la ricchezza dei suoi elementi, ad attrezzare i tutor a individuare e a co-progettare segmenti formativi significativi sul piano cognitivo, oltre che su quello delle competenze relazionali e trasversali; a consolidare e disseminare l’esperienza effettuata negli anni precedenti.

L’attività di formazione si è sviluppata attraverso un percorso interattivo finalizzato

all’acquisizione della metodologia necessaria per la progettazione e la realizzazione di percorsi in alternanza.

I dati 2005-06 relativi all’adesione delle scuole sono significativi: attivati 120 nuovi progetti di alternanza, di cui 14 nei licei, 57 negli istituti tecnici e 49 negli

istituti professionali; coinvolti nell’esperienza 5.271 studenti nella classe seconda, 2.617 nella classe terza e 432

nella classe quarta, oltre1.993 studenti della seconda classe dei percorsi triennali sperimentali; formati complessivamente 150 tra docenti e referenti dei CSA. Al di là delle aspettative iniziali, l’alternanza si è rivelata via via, oltre che terreno fertile di

integrazione e di confronto tra le professionalità e le organizzazioni dei diversi ambiti e contesti, anche un laboratorio di riflessione su temi cruciali della scuola, come quello della didattica orientativa e dell’esercizio della cittadinanza attiva.

La metodologia dell’alternanza costituisce infatti una preziosa occasione di orientamento e

di riorientamento per i giovani, poiché propone loro di integrare il valore conoscitivo degli studi teorici con una dimensione pratica e applicativa, permettendo loro, per questa via, un produttivo contatto con la realtà lavorativa e con i suoi operatori. Ne derivano una rappresentazione più realistica del sistema lavoro, una verifica nel concreto delle proprie attitudini e vocazioni e lo sviluppo di capacità progettuali e decisionali che costituiscono la condizione e gli strumenti di una scelta consapevole ed equilibrata del proprio futuro personale e professionale.

Il coinvolgimento formativo proposto al mondo del lavoro permette d’altra parte a quest’ultimo di farsi carico non solo della formazione giovanile ma anche della responsabilità sociale che deriva da un corretto orientamento dei giovani, superando la tentazione di attrarre prematuramente gli adolescenti al lavoro, ad occupazioni fruibili immediatamente, ma instabili e precarie.

L’alternanza ha dato inoltre e può dare nuovo significato e spessore anche alla pratica dei docenti in relazione allo sviluppo della didattica curricolare orientativa.

Attraverso un'offerta formativa qualificata e coinvolgente e situazioni di apprendimento

motivanti e funzionali, come quelle programmaticamente costruite nell’alternanza, i docenti possono meglio cogliere e potenziare attitudini e capacità dello studente e consentirgli di maturare scelte di vita e di lavoro più consapevoli.

La metodologia dell’alternanza è inoltre fortemente connessa con uno dei diritti

fondamentali della cittadinanza, l’occupabilità, intesa come possibilità di entrare nel contesto lavorativo e di rientrarvi una volta usciti, disponendo di una formazione continua e ricorrente, per aggiornare e riallineare le proprie competenze, in termini di conoscenze e abilità.

Per quanto riguarda, in particolare, l’alternanza nei licei, ritenuta vera cartina di tornasole

della efficacia formativa dell’esperienza, è stata effettuato un percorso di formazione avente per oggetto la specificità della progettazione per competenze in scuole non immediatamente finalizzate

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alla costruzione di un profilo professionale. Tale iniziativa è gestita dai Poli Qualità di Milano e Mantova, in collaborazione con l’IRRE Lombardia.

L’Ufficio Scolastico Regionale è tuttora impegnato a diffondere e a rendere trasferibile e

praticabile la metodologia dell’alternanza e i suoi strumenti operativi e a sollecitare la scuola, nelle sue diverse articolazioni, a prendere atto della complessità degli attuali processi economici e sociali e della necessità di superare il disciplinarismo e le rigidità didattiche e organizzative, in funzione di una visione dell’insegnamento e dell’apprendimento più corrispondente alla realtà e più aperta all’innovazione.

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CONSELLING E DIFFUSIONE DELLA “METODOLOGIA DELL’ALTERNANZA”

Emanuela Chiarenza Referente alternanza

Ufficio Scolastico Provinciale-Varese L’esperienza Varesina: il futuro ancorato a consolidate esperienze.

Il territorio varesino è caratterizzato da un sistema scolastico di istruzione secondaria,

soprattutto tecnico-professionale, che vanta una lunga tradizione di collaborazione con il mondo aziendale da sempre caratterizzato da medie e piccole imprese che spaziano dal settore tessile-chimico al meccanico-elettrotecnico fino al terziario e di servizi, in continua espansione.

Quando nell’a.s. 2003/2004 l’USR proponeva la sperimentazione della “metodologia dell’alternanza”, per la provincia di Varese parteciparono, inizialmente l’ITC Tosi di Busto e successivamente l’IPC Falcone e l’ITIS di Gallarate.

L’amministrazione scolastica provinciale, ravvisando l’occasione per ripensare la dicotomia tra formazione teorica e momento applicativo, ha favorito, nello scorso anno scolastico (2005/2006), il supporto e la diffusione delle buone pratiche scolastiche già avviate, dando un impulso significativo alla condivisione e alla realizzazione degli obiettivi operativi, riportati dall’“Invito a presentare progetti di alternanza scuola/lavoro”, e diffusi attraverso la pubblicazione: “Scuola e lavoro: l’esperienza dell’alternanza in L ombardia” La Nuova Italia.

La complessità dell’esperienza ed il coinvolgimento di più enti ha indotto la costituzione del “Nucleo Provinciale di supporto tecnico scientifico alla formazione in alternanza scuola-lavoro” così composto:

Dirigente CSA: dr. Antonio Lupacchino Provincia: dr. Ernesto Banfi ITC Tosi Busto Arsizio: d.s. pf. Benedetto Di Rienzo IPC Falcone Gallarate: d.s. pf. Claudio Merletti ITCG Dell’Acqua Legnano: d.s. pf. Salvatore Forte Liceo Classico Cairoli: d.s. pf. Maurizio Tallone Collegio Arcivescovile di Saronno: Direttore Don Viscardi Fabio ISIS Olga Fiorini Busto Arsizio: Direttore dr. Mauro Ghisellini UNIVA: dr.ssa Alba Ciserani Apilombarda: dr. Umberto Rega CCIAA: dr. Luca Pascarelli CISL Varese: Gianluigi Restelli CGIL Varese: Ivana Brunato UIL Varese: Marco Molteni Coordinamento e referente CSA: dr.ssa Emanuela Chiarenza a cui sono state attribuite le seguenti competenze:

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• coordinare e sviluppare le strategie di progettazione e integrazione, • sviluppare il sistema sul territorio, • dare indirizzi operativi locali, • scambiare e coordinare informazioni e dati con l’Ufficio Scolastico Regionale. Fin dal suo insediamento, avvenuto il 17 novembre 2005, i membri del Nucleo Provinciale

condividevano alcuni principi: • la valenza formativa del mondo del lavoro che assume pari dignità dell’azione erogata

dalla scuola; • la funzione della scuola di coordinamento e di integrazione, nel proprio percorso

didattico, degli apprendimenti acquisiti in azienda a completamento del percorso formativo personalizzato;

• il ruolo dei tutor interni ed esterni, ridefinito attraverso la conoscenza dei due sistemi e la condivisione dei “codici linguistici” a supporto dell’azione formativa concordata;

• la mediazione delle associazioni delle rappresentanze di categoria che favorisca la realizzazione della formazione in alternanza;

• lo status di studente del soggetto in formazione in ogni fase del percorso, anche quella svolta nel mondo del lavoro.

I Dirigenti Scolasti che, precedentemente, avevano avviato la sperimentazione, puntualizzavano gli snodi cruciali dell’esperienza, interpretati dal Nucleo come linee di orientamento dell’attività di formazione in alternanza:

mantenere l’impostazione di sperimentazione a garanzia, rispetto le esperienze pregresse, di un approfondimento della rilevanza didattica, affinché si pervenga ad effettivi cambiamenti metodologici-didattici condivisi dal consiglio di classe;

• considerare l’impatto di tale ampliamento sulla reale possibilità di assorbimento delle aziende del territorio, alle quali è richiesto un impegno atipico non indifferente;

• tenere in considerazione i progetti di scuole che hanno una rete stabile con aziende e associazioni, dando garanzia di consolidata esperienza;

investire i fondi su progetti che possano essere supportati da tutti i soggetti coinvolti, affinché diventino modelli generalizzabili.

Le esperienze in atto e l’incontro programmatico del Nucleo Provinciale, hanno orientato le

differenziate azioni di supporto dell’amministrazione attivate a vantaggio dei molteplici soggetti coinvolti.

Attraverso una specifica Conferenza di Servizio sono state illustrate, ai Dirigenti Scolastici degli Istituti secondari di secondo grado, le caratteristiche della “metodologia dell’alternanza”, gli orientamenti delineati dal Nucleo Provinciale di Supporto, l’impegno richiesto per un’attività sperimentale e il possibile supporto che i rappresentanti di categoria (UNIVA – API - CCIAA), avrebbero potuto offrire agli istituti coinvolti.

L’attività metodologico didattica coinvolge in prima persona i docenti per i quali risultava necessario un percorso di formazione che affrontasse la “metodologia dell’alternanza” nei suoi aspetti organizzativi, modelli didattici e valutativi, anche attraverso una modulistica che agevolasse la condivisione, la progettazione e l’attuazione, favorendo il risparmio economico e l’impegno delle risorse umane coinvolte.

Proseguendo le azioni a vantaggio delle scuole direttamente coinvolte all’iniziativa, ma offrendo momenti di confronto aperto a tutto il personale interessato, si è proceduto con l’organizzazione del seminario provinciale, 13 gennaio 2006 ITC “E. Tosi”, “PROGETTARE E GESTIRE PERCORSI DI FORMAZIONE IN ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO” che, avvalendosi dell’esperienza maturata dal Dirigente e da alcuni docenti dell’ITC Tosi e dalla presenza di esperti dell’USR-Lombardia e dell’ISTUD, ha favorito la diffusione della “metodologia dell’alternanza” attraverso riflessioni ed esercitazioni su possibili strategie di realizzazione.

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Formazione a supporto del cambiamento

L’attività di formazione organizzata per gli istituti del varesotto, prendeva l’avvio da quanto previsto all’art. 11 del Bando e da ulteriori indicazioni fornite dall’USR-Lombardia, per svilupparsi attraverso un percorso finalizzato all’acquisizione della metodologia necessaria per la progettazione e la realizzazione di percorsi di formazione in alternanza.

L’USR e il “Polo Qualità”, organizzarono la formazione del “gruppo esperto” , attraverso l’analisi di un “caso” di progettazione strutturato secondo il percorso “processi di lavoro/ definizione delle competenze/definizione degli obiettivi formativi”. Tale analisi, condotta con metodologia laboratoriale, individuava i punti critici, i punti di forza, gli errori possibili di un progetto.

Il “gruppo esperto” del CSA di Varese risultava essere così composto: Lidia Colombo – ITC TOSI Busto Arsizio Maria. Rosaria Ramponi– ITC TOSI Busto Arsizio Enzo Sarman – IS Gallarate Claudia Zanon - PSSCT “Falcone” Gallarate Emanuela Chiarenza – referente alternanza CSA Varese

I formatori sono stati individuati tra i docenti delle scuole che avevano avviato la sperimentazione, offrendo modelli metodologici concretamente sperimentati e garantendo una tempestiva e costante consulenza alle scuole coinvolte.

Il percorso di aggiornamento, dunque, mirava ed offrire tempi, modalità e strumenti idonei ad un efficace cambiamento nella prassi scolastica, prendendo l’avvio dalle buone pratiche scolastiche già in essere sul territorio.

Tuttavia il “gruppo esperto”, in fase organizzativa, ha cercato di individuare le variabili che avrebbero potuto inibire l’efficacia del percorso che si andava elaborando.

I formandi: • sono docenti che da anni si occupano di stage e tirocini, intrecciando rapporti consolidati col

mondo aziendale del territorio; • provengono da istituti, soprattutto professionali e tecnici, che hanno seguito i percorsi formativi

del sistema qualità, predisponendo pratiche organizzative e scelte metodologiche condivise dal Consiglio di Classe di appartenenza;

• negli ultimi anni sono stati soggetti a spinte, non sempre organizzate e condivise, volte al cambiamento che hanno condotto a disorientamento;

• la preparazione professionale e la prassi scolastica dei docenti liceali, distano da studi orientati all’alternanza scuola lavoro.

Ulteriori possibili condizionamenti individuati:

• l’obbligatorietà della frequenza e l’argomento, del tutto affine a prassi scolastiche consolidate, “attenuano” la motivazione ad apprendere e sperimentare nuove procedure da confrontare con prassi percepite soddisfacenti;

• la normativa a cui si fa riferimento, è poco condivisa dagli operatori scolastici; • l’avvio del corso ad anno scolastico inoltrato, trova le attività progettuali a momenti differenti di

realizzazione, alcuni istituti sono giunti anche a conclusione. Dal focus sul soggetto in formazione si è passati a riflettere su quello del cambiamento

atteso: avviare i docenti alla consapevolezza della necessità di utilizzare nell’insegnamento, metodologie didattiche più confacenti alla realtà sociale e alle caratteristiche del discente, che presuppongono una diversa “lettura” del sistema scolastico.

L’attuale ruolo istituzionale e sociale della scuola non è più interpretabile come sistema chiuso, autoreferenziale, ma come sistema aperto e soggetto giuridico interagente con altre agenzie formative, grazie all’autonomia che la normativa gli riconosce, offrendo l’opportunità di valorizzare l’attività in contesti lavorativi attraverso la sua integrazione in percorsi formativi scolastici.

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Tutto ciò significa riconoscere nella formazione in alternanza una specifica metodologia centrata sulle competenze, un graduale passaggio da una programmazione per obiettivi ad una orientata sul soggetto, che si articola per competenze trasversali e professionali.

Una spinta al cambiamento didattico e alla riorganizzazione dei saperi, dunque, che incide sull’attività valutativa, più attenta ai processi di apprendimento e alle prestazioni messe in campo per la risoluzione della situazione problematizzante in cui agisce il discente, per giungere alla certificazione di competenze conseguite al termine di un percorso formativo.

Le scelte intraprese dal “gruppo esperto”, sia in fase progettuale sia nel corso della realizzazione, sono state orientate dalla formazione regionale seguita e dalle richieste sollecitate dai discenti.

La presenza di utenti esperti e la necessità di capitalizzare le buone pratiche realizzate dagli istituti coinvolti, ha indotto i formatori a proporre strumenti di riflessione sul proprio operato partendo da un linguaggio comune, condiviso e “sperimentando” possibili modelli e strumenti didattici.

Nell’ipotesi di progettare una formazione che potesse soddisfare una realtà così complessa e realizzare delle finalità volte al cambiamento all’interno dei Consigli di Classe: “riflettere sui processi produttivi per riconoscerne le prestazioni, articolare le prestazioni in competenze valutabili e certificabili”, il percorso doveva procedere secondo modalità reticolari, offrendo strumenti e tempi di studio consoni alle contingenti realtà professionali e relazionali.

Proprio per queste caratteristiche, in alcune fasi sono stati coinvolti solo i referenti di progetto per supportare la loro funzione organizzativa e gestionale, offrendo strumenti “collaudati” prima del loro impiego con i docenti dei Consigli di Classe; in altre fasi il gruppo si è ampliato coinvolgendo alcuni docenti dei Consigli di Classe interessati alla sperimentazione, divenendo occasione di condivisione e di confronto sia sugli strumenti da utilizzare sia sulle buone pratiche didattiche già in atto o in evoluzione.

Le proposte formative si sono sviluppate attraverso lo “studio di caso” e le intrinseche esercitazioni di gruppo a supporto della competenza professionale del docente con funzione di referente di progetto e dei docenti coinvolti nella fase di realizzazione e di valutazione.

Il percorso formativo, ha avuto un avvio regionale comune, 22 febbraio 2006 presso l’ ITC “Schiapparelli” di Milano, per affrontare la problematica nei suoi aspetti più teorici, mentre la fase provinciale è stata caratterizzata dall’attiva collaborazione della Dr.ssa Alba Ciserani – UNIVA che, coinvolgendo imprenditori e professionisti della pianificazione del personale, ha offerto l’occasione di ripensare la dicotomia tra formazione teorica e momento applicativo e di confrontarsi con i soggetti che interagiscono con i ragazzi all’uscita del percorso scolastico, illustrando le modalità di selezione e le attività che si organizzano affinché i ragazzi possano accostarsi alle prove con adeguatezza.

Il confronto ha messo in luce, da un lato le “lacune formative” dei ragazzi e la necessità di riposizionare i profili professionali in uscita rispetto alle nuove attività lavorative, dall’altro la peculiarità del percorso scolastico che deve formare il soggetto in evoluzione in tutti i suoi aspetti e non strettamente funzionale al mondo del lavoro.

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La sperimentazione dell’alternanza nel sistema scolastico varesino. La Commissione, individuata tra alcuni membri del Nucleo Provinciale, ha validato e

graduato i progetti presentati dalle scuole rispetto agli “indicatori di qualità” art. 7 del bando, individuando i progetti ammissibili e finanziabili sotto elencati:

RETE GAVIRATE 2 e 3 vari indirizzi

IPSIA PARMA 2 e 3 Meccanico

COLLEGIO ARCIVISCOVILE 2 e 3 Alberghiero

ITIS FACCHINETTI 2 e 3 Informatico

IPSIA VOLTA 2 e 3 Meccanico

IPC VERRI 2 e 3 Gestione az. IIS OLGA FIORINI 2 e 3 Moda

La costituzione della Rete di Gavirate, iniziativa unica in ambito regionale, ha offerto ulteriori spunti di riflessione e di arricchimento in fase progettuale, scaturibile dal confronto di esperienze diverse.

Tale iniziativa di Rete ha coinvolto i seguenti istituti:

ISIS GAVIRATE "Edith Stein" Scuola Capofila

ISIS VALCERESIO Bisuschio

ISIS "Città di Luino"

ITCG TRADATE "Don Milani"

ISIS VARESE "Daverio"

ISS "Manzoni" Varese

IPSIA GALLARATE "Ponti"

IPSIA VARESE

ITIS VARESE

Coop. Licei "Sacro Monte"

ITPA “Montale” Tradate

La sperimentazione pone particolare attenzione all’impatto della crescente richiesta di

collaborazione scuole-aziende, in un tessuto produttivo caratterizzato da piccole e medie imprese, a tal fine i dati relativi alle aziende segnalate come ospitanti, sono stati confrontati con i referenti di categoria UNIVA ed API per convalidarne la possibile attuazione.

Dall’analisi dei progetti è emersa una diversificazione delle aziende, degli enti o delle associazioni coinvolti, che sottolinea come molti istituti, soprattutto professionali e tecnici, abbiano relazioni stabili con il mondo economico industriale presente nel territorio. Linee che hanno accomunato i progetti realizzati.

Tutti gli Istituti hanno predisposto per le classi seconde, coinvolte nella loro totalità di allievi, percorsi ed attività di Orientamento avvalendosi del contributo dei referenti delle associazioni, articolando gli interventi di esperti in aula, predisponendo visite aziendali, incontri informativi sulle tematiche lavorative e sulla sicurezza, secondo la consuetudine d’istituto. Quando possibile, le scuole hanno affiancato il percorso con colloqui individuali dei psicopedagogisti con discenti e famiglie.

Tra le esperienze attivate si possono individuare due realtà organizzative che si differenziano dal contesto generale:

l’Istituto Facchinetti che, al fine di ottimizzare le risorse erogate a vantaggio di una maggiore dialettica metodologica, ha mantenuto lo stesso numero degli allievi del progetto

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approvato, coinvolgendo sia l’indirizzo informatico sia il tessile, motivando come segue la scelta adottata: o Offrire la possibilità di partecipare a tutti gli studenti e i docenti ad una sperimentazione ritenuta

di notevole valenza formativa. o Rendere paritario il rapporto fra le diverse specializzazioni. o Favorire la circolazione e la condivisione delle competenze derivanti dal corso di formazione

previsto dal progetto. o Potenziare le competenze già acquisite da alcuni docenti della filiera tessile nei corsi di

formazione precedentemente organizzati (40 ore Stage per Docenti dell’anno scorso) o Valorizzare e rendere visibile la formazione tessile, presente da oltre 50 anni presso l’Istituto,

come sostenuto dal CSA di Varese nella giornata seminario-studio al Tessile di Busto. La scuola è sede di Rete del progetto “Rete per il Tessile”.

e la Rete di Gavirate, le cui dinamiche verranno esposte dalla Dirigente Scolastica Daniela Tam Baj. Il monitoraggio intermedio

Come accennato precedentemente, durante il percorso di aggiornamento, ai docenti è stata offerta l’opportunità di riflettere su quanto si stava o si era realizzato nel proprio istituto e di confrontarsi con i colleghi in merito a problematiche emergenti, a possibili soluzioni e ad eventuali successi riscontrati da quanti avevano già concluso anche l’attività di valutazione del percorso in alternanza dei propri studenti.

La task force dei formatori, individuato i seguenti focus della “metodologia dell’alternanza” • ORGANIZZAZIONE (chi progetta)

Figure riferimento Partner

• METODOLOGIA ALTERNANZA (come si realizza) Modalità/criteri individuazione studenti Coinvolgimento famiglie Tutor aziendale formativo Consiglio calasse coinvolto gestione o valutazione?

• FORMAZIONE IN AZIENDA (cosa- strumenti) Documenti dello studente

• CAMBIAMENTI APPORTATI Controllo attività Adattamenti Revisione prossimo anno scolastico

• CONCLUSIONI

ha predisposto un questionario (allegato 1 ) per la rilevazione di dati quantitativi e di considerazioni pedagogico ed organizzative su quanto realizzato nel corrente anno scolastico, al fine di migliorare l’offerta formativa futura.

I risultati ottenuti, riportati nell’allegato 2 , hanno consentito le seguenti riflessioni generali: L’organizzazione dell’attività si concretizza attraverso l’apporto di tre figure professionali: il

referente di progetto, il tutor scolastico e il tutor aziendale, preposti a sincronizzare il percorso in alternanza con quello curricolare.

La “metodologia dell’alternanza” presuppone il coinvolgimento di più soggetti e dai dati emersi risulta che:

• gli studenti sono individuati prioritariamente dai docenti del Consiglio di Classe e solo in alcuni istituti la richiesta nasce dai diretti interessati;

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• si favorisce l’esperienza dell’alternanza per i ragazzi motivati a tale attività e dal rendimento scolastico medio-alto;

• le famiglie ricevono, nella maggior parte dei casi, una comunicazione scritta da parte dell’Istituto, raramente vengono coinvolte direttamente attraverso un colloquio individuale orientativo ed informativo;

• il tutor aziendale svolge il ruolo di facilitatore dell’inserimento dell’allievo nel processo lavorativo e di promotore formativo secondo quanto concordato con il tutor scolastico;

• il tutor scolastico a volte coincide con il docente che progetta l’iniziativa, in altri casi è un professionista differente che riscontra maggiori difficoltà nel coinvolgere il Consiglio di Classe soprattutto in fase gestionale, mentre nella fase di condivisione e valutazione non può esimersi da tale ruolo. L’efficacia della formazione in alternanza risiede, dunque, in un proficuo coordinamento

delle attività svolte dal discente in classe e in azienda, prestazioni che possono essere progettate e valutate da esperti appartenenti ad organizzazioni differenti, in quanto facilmente individuabili e valutabili.

Gli strumenti di registrazione delle attività in fase progettuale, esecutiva e valutativa assumono, in questo contesto, un’elevata rilevanza in quanto veicolano e facilitano il confronto tra i soggetti coinvolti: discente, tutor aziendale e tutor scolastico.

La maggior parte degli Istituti organizzano: Progetti Formativi, differente è l’esplicitazione delle prestazioni concordate con il tutor aziendale; Schede di valutazione per il tutor aziendale, il tutor scolastico e di autovalutazione dei discenti, diversificate a seconda dell’impostazione metodologica adottata dall’Istituto (modulare, tradizionale, sperimentazione riforma) strumenti, dunque, che favoriscono una valutazione esaustiva del percorso in alternanza.

Una variabile significativa risulta essere il rapporto interpersonale tra i soggetti, che interagiscono tramite colloqui periodici e/o telefonate anche quotidiane, al fine di rimuovere difficoltà, supportare e coordinare le attività in azienda nel suo evolversi.

I docenti sperimentatori, pur segnalando le discrepanze temporali tra le azioni attivate dall’USR e dal CSA e il complesso impegno richiesto per la realizzazione della “ metodologia dell’alternanza ” , riconoscono una rilevanza formativa dell’esperienza così significativa rispetto gli obiettivi formativi trasversali: stima di sé, organizzazione dei propri impegni, partecipazione alla vita scolastica e, rispetto l’acquisizione di alcune competenze professionali, da ritenerla una attività da riproporre.

Vengono, perciò sottolineati alcuni possibili adeguamenti progettuali: • Revisione delle scelte metodologiche e contenutistiche di alcune discipline professionali. • Necessità di riorganizzare i tempi della didattica rispetto ai periodi di alternanza. • Confronto dei profili professionali sollecitati dal mondo del lavoro e delle proposte disciplinari,

in una logica collaborativa proiettata alle prevedibili richieste future e non di subordino alle contingenti esigenze di mercato.

In prospettiva futura:

11 scuole confermano la disponibilità a ripetere l’esperienza alternanza nel prossimo anno scolastico 2 scuole si dicono disponibili se l’ attività sarà finanziata 2 scuole chiedono indicazioni più chiare e tempi più funzionali

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Il modello dell’I.T.C. “E.Tosi” di Busto Arsizio: progettazione e valutazione

Benedetto Di Rienzo Dirigente Scolastico

L’Istituto Tecnico Commerciale Enrico Tosi di Busto Arsizio sta svolgendo attività di formazione in alternanza scuola-lavoro dall’anno scolastico 2003-04 durante il quale in via sperimentale si è avviata la progettazione di questo nuovo percorso formativo.

La stessa fase di progettazione ha costituito un momento significativo e distintivo in quanto si è svolta in un tavolo di concertazione a cui hanno partecipato le associazioni territoriali e imprenditoriali portando le esigenze e le richieste del mondo del lavoro.

Il progetto che ne è derivato si caratterizza per alcune peculiarità. Innanzitutto l’adesione da parte degli allievi avviene su base volontaria, gli studenti possono

scegliere se svolgere un percorso di studi triennale con o senza la formazione in alternanza. E’ chiesto loro di operare questa scelta dopo aver svolto in classe seconda un percorso di orientamento molto articolato e coordinato da una psicopedagogista. Come ulteriore verifica della decisione assunta, agli inizi di giugno gli studenti svolgono un colloquio motivazionale a cui partecipano, oltre al docente coordinatore del progetto e al coordinatore del consiglio di classe, la piscopedagogista e un rappresentante del mondo del lavoro. Si tratta di un ulteriore momento di confronto sulle aspettative che lo studente ha nei confronti dell’esperienza che andrà a svolgere negli anni successivi (utile anche ai rappresentanti aziendali) e sulle reali motivazioni che lo hanno condotto a operare questa scelta.

In questa fase l’allievo può ancora modificare la scelta effettuata in gennaio. La classe si forma quindi con studenti che sono altamente motivati nei confronti di un percorso di studi triennale in cui è previsto un periodo di formazione con una didattica diversa di cui conoscono obiettivi, modalità di svolgimento e di valutazione, impegno richiesto e risultati conseguibili.

L’altra caratteristica distintiva riguarda le modalità di valutazione. Il nostro istituto adotta

una didattica di tipo modulare, pertanto sia in classe terza che in quarta la formazione in alternanza costituisce un modulo a parte che viene valutato sulla base delle attività svolte a scuola e in azienda. Al modulo viene quindi attribuito un voto a cui concorre in modo determinante la valutazione espressa dal tutor aziendale circa le competenze acquisite dallo studente. Tale voto si aggiunge alle altre valutazioni espresse dalle discipline coinvolte.

Perché questa valutazione sia significativa per il docente dell’area disciplinare è evidente la necessità di definire in modo accurato le funzioni aziendali in cui lo studente sarà inserito e le competenze che potrà acquisire durante il periodo di permanenza in azienda che ha un ruolo formativo specifico.

Si tratta di un aspetto particolarmente significativo su cui il tutor aziendale viene informato in modo puntuale in fase di definizione del progetto formativo.

Dalle modalità di valutazione descritte deriva la necessità di concordare con il tutor di

ciascuna realtà aziendale specifiche attività su cui è possibile attivare modalità formative e non solo

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di puro "tirocinio". Gli ambiti d'intervento sono individuati nei diversi anni scolastici (classe terza e quarta) sulla base delle competenze disciplinari già possedute e di quelle che l'allievo acquisirà in quello specifico anno. Risulta quindi evidente che tale modalità di realizzazione porta a progetti formativi aziendali con alcune competenze di base comuni per tutti, ma con molti aspetti specifici e personalizzati sulle singole aziende.

Un ulteriore aspetto di significatività riguarda la struttura organizzativa che l'istituto si è dato in relazione alla realizzazione di questo progetto. Due docenti sono coordinatori delle attività, pertanto costituiscono figure stabili di sistema, con compiti specifici relativi alle relazioni con il mondo imprenditoriale. E' un elemento che garantisce stabilità e facilità di contatto nei rapporti con le aziende che hanno un unico riferimento presso l'istituto. Compito dei docenti coordinatori è quello di individuare le aziende con cui collaborare per i diversi indirizzi di studi su cui si realizza l'alternanza, definire i contenuti generali del progetto formativo validi per tutti, concordare attività e competenze dei progetti formativi individualizzati, seguire le procedure di validazione della progettazione e di valutazione del progetto. Sono ovviamente affiancate nelle fasi di realizzazione dai referenti dei consigli di classe, con attività di coordinamento delle attività che si svolgono all'interno della sua classe in preparazione alla formazione in alternanza, e dai tutor scolastici che seguiranno lo studente quando si trova in azienda con compito di verifica dell'andamento dell'attività rispetto al progetto formativo preventivato. Tale struttura organizzativa è certamente impegnativa per la scuola ma è particolarmente apprezzate dalle imprese e garantisce stabilità al progetto.

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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO Il modello Falcone

Claudio Merletti Dirigente Scolastico

Il Falcone di Gallarate inserisce l’alternanza nella più generale realizzazione di un sistema autonomo forte di istruzione professionale, la cui idea motrice consiste nell’auto realizzazione dello studente; lo abbiamo allegoricamente intitolato Parsifal (poco modestamente: paradigma sistema Falcone) sottintendendo come graal la ricerca/costruzione del sé. Il sistema istituto è un po’ ansioso e ansiogeno, pervaso da una percezione di necessità vitale di raccordo con i movimenti e le tensioni del territorio, dei soggetti, dell’economia; così si è con un certo impeto immerso nei cambiamenti possibili, interpretando l’autonomia come ruolo e gioco del racconto aperto della formazione e dell’istruzione adolescenziale: dal 2007/08 la sperimentazione ex intesa Miur Regione Lombardia del 2003 investirà tutte le classi prime.

L’alternanza è, e in questo sta la differenza con lo stage, dimensione intenzionata di cambiamento profondo della scuola: intanto estensivamente riguarda l’insieme maggioritario di docenti, classi e studenti (da mille su millecinquecento).

L’alternanza così intesa, si presenta da noi in svariate forme: L’autoimpresa formativa (attraverso l’alienazione diretta di beni e servizi, prevista dal regolamento sull’autonomia scolastica) La simulimpresa Il settore dei surrogatori, laddove riesce ad unire progettualmente ed operativamente impresa e docenti interni L’alternanza da bando regionale, oggetto del nostro convegno. Il patrimonio, ovviamente già storicamente molto curato in un professionale, di relazioni ed

interazioni con il sistema impresa e lavoro del territorio dalla forma stage, come insieme di assaggi e saggi delle competenze dei profili dei nostri studenti, con l’alternanza interroga e tendenzialmente riforma la natura pedagogica, curriculare e didattica dell’istituto.

Il ciclo dell’alternanza (quella del bando regionale) , nel percorso di ogni studente, assume

come idonea e ragionevole l’ impostazione iniziale regionale, ma per noi necessariamente si muove nel periodo formativo della qualifica (triennio iniziale, tra l’altro anche come portato della sperimentazione regionale). In sintesi tempi e senso dell’alternanza risultano i seguenti

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Nel modello Falcone è la scuola il soggetto forte dell’intera operazione: lo sguardo dell’azienda e del lavoro è ovviamente imprescindibile, ma vale in quanto “compreso” e metabolizzato dai docenti nelle discipline formative, culturali e professionali (per loro natura interdisciplinari).

Molto sinteticamente i contenuti e le metodologie disciplinari sono, di massima così riassumibili, nella nostra esperienza

TTeemmppii ee ccoonnsseegguuiimmeenntt ii

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MAPPA PER CO-PROGETTAZIONE COMPETENZE (TURISTICO)

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Sempre schematicamente il senso dell’esperienza, per la funzione di

autoorientamento dello studente può così essere rappresentata

Gli esiti dell’alternanza, al Falcone, oltre ad essere certificati dal Consiglio di Classe secondo modulistiche condivise a livello regionale, sul piano disciplinare confluiscono in termini di voti decimali a registro da parte dei docenti competenti.

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L’esperienza della rete per l’alternanza scuola/lavoro facente capo all’I.I.S. “Edith Stein” di Gavirate

Daniela Tam Baj Dirigente Scolastico

Le fasi di avvio e sviluppo Nel settembre 2005, a seguito di una serie di incontri informali promossi dall’IIS di Gavirate, dalla Cisl Scuola e dalla Cisl UST (soprattutto dall’allora Segretario Gianluigi Restelli recentemente scomparso), venne redatta una bozza di progetto di rete per l’alternanza finalizzata a capitalizzare gli esiti:

• di un percorso formativo intensivo (160 ore), realizzato dal Nodo Territoriale Scolastico di Gavirate, in collaborazione con il Prof. Castoldi dell’Università di Torino, sull’autovalutazione d’Istituto;

• di una ricerca sulle tendenze di fondo della riforma del nostro sistema formativo. Al centro della bozza si collocava il documento sull’idea di qualità dell’alternanza - successivamente sottoscritto da tutti i partner della rete e denominato “finalità ed orientamenti operativi della rete: per un’alternanza autentica”- caratterizzato dai seguenti punti salienti:

• perseguire una strategia mirata all’apprendimento autentico realizzato mediante compiti di realtà sulla base di problemi che mobilitano gli studenti e stimolano l’acquisizione di saperi;

• riconoscere pienamente, accanto alle situazioni d’aula, il ruolo formativo della situazione di lavoro in rapporto al conseguimento degli obiettivi curricolari declinati in termini di competenze;

• contrastare l’insuccesso formativo e la dispersione scolastica diversificando l’offerta formativa al fine di meglio corrispondere alla varietà degli stili cognitivi;

• costruire una “comunità formativa” territoriale tramite il coinvolgimento di tutti gli attori che concorrono al perseguimento delle finalità educative, culturali e professionali del sistema educativo di istruzione e formazione inteso in senso lato;

• sviluppare nel tempo modelli di alternanza sempre più efficaci attraverso l’adozione di pratiche autovalutative e di ricerca – azione di rete e d’Istituto;

• istituire una rete fondata sulla logica del servizio e finalizzata a sostenere l’iniziativa pienamente autonoma e responsabile dei singoli Istituti e dei relativi partner.

In questo contesto il bando del 10 ottobre 2005 ha incentivato e ampliato le opportunità di sviluppo della rete la cui istituzione formale è coincisa con l’adesione al concorso regionale dei seguenti 13 Istituti:

• l’IIS “Edith Stein” Gavirate • la Cooperativa Licei Sacro Monte Varese • l’ITCG “Don Milani” Tradate • l’IPSIA Varese • l’ITIS Varese

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• l’ITPA Tradate • l’IPSIA “Ponti” Gallarate • l’IIS “C.A. Dalla Chiesa” Sesto C • l’Liceo Scientifico “Galileo Ferraris” Varese • l’ISISS “F. Daverio” Varese • l’I.S.I.S. “Città di Luino” Luino • l’ISIS VALCERESIO Bisuschio • l’Istituto Superiore Statale ”A. Manzoni” Varese.

Alla rete di scuole hanno quindi aderito le seguenti associazioni: • CISL • API • CONFESERCENTI • UNIVA • ASSOCIAZIONE ARTIGIANI • UNIASCOM • ENTI BILATERALI PER IL COMMERCIO E IL TURISMO

A seguito dei vincoli posti dalla normativa regionale, pur avendo partecipato al progetto di rete, hanno dovuto successivamente abbandonare il Liceo Ferraris di Varese e l’IIS Dalla Chiesa di Sesto Calende. Gli studenti complessivamente coinvolti sono stati 194 per le classi terze e 219 per le seconde. Lo sviluppo del progetto ha corrisposto alle linee guida regionali ed alle indicazioni fornite nell’ambito del percorso formativo, gestito dall’USR e dal USP di Varese e svolto presso l’ITC Tosi di Busto Arsizio, cui le scuole della rete hanno potuto concorrere con propri contributi. gli esiti Dal monitoraggio condotto dalla rete – che ha raccolto i dati contenuti nei questionari dei tutor scolastico e aziendale e degli allievi – sono emersi i seguenti punti forti:

• l’elevata soddisfazione di tutte le principali parti interessate • il miglioramento del raccordo tra scuola e azienda e lo sviluppo di forme di apprendimento

più complete e motivanti • la costituzione - malgrado l’eterogeneità iniziale del gruppo - di un’entità di lavoro

discretamente organica, motivata e caratterizzata da una soddisfacente condivisione di procedure, strumenti e relative pratiche.

Sono stati altresì riscontrati, con qualche significativa eccezione, i seguenti punti deboli: • l’insoddisfacente coinvolgimento dei Consigli di Classe, degli altri colleghi e delle relative

discipline • lo stress e le sovrapposizioni di iniziative, incontri ecc. che hanno caratterizzato e

notevolmente condizionato le attività di progettazione e sviluppo anche a fronte della scarsità delle risorse disponibili.

Infine, in sede di confronto sulle difficoltà specifiche1 incontrate da singole scuole e dai relativi allievi, è chiaramente emerso, quale ulteriore punto debole, quello della scarsa considerazione della peculiarità dell’indirizzo liceale misconosciuta dai format di progettazione e dalla normativa regionale vigente.

1 e pertanto, in quanto caratterizzano solo qualche scuola della rete, prive di riscontro statistico

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indirizzi assunti e decisioni operative per l’a.s. 2006/‘07 A seguito della riflessione sugli esiti, il Comitato di Indirizzo della rete ha quindi ritenuto necessario riproporre l’alternanza per l’attuale anno scolastico con le seguenti caratteristiche:

• trasformazione del progetto in processo ordinario, inserito a pieno titolo nell’offerta curricolare delle scuole della rete

• pianificazione degli interventi a partire dai mesi di settembre - ottobre • reperimento delle necessarie risorse umane e finanziarie anche con mezzi ordinari da non

intendersi, in ogni caso, come sostitutivi dell’incentivo istituzionale esterno che, all’opposto, andrà ricercato e sollecitato anche in relazione ai risultati conseguiti dalla rete in generale ed ai lavori realizzati da alcune scuole in particolare

• continuazione - con l’obiettivo di una gestione consapevole dei cambiamenti introdotti mirata ad ottenere miglioramenti effettivi, duraturi e additivi - dell’attività autovalutativa con cui si è conclusa l’attuale sperimentazione focalizzando i mutamenti di processo su un’area critica preventivamente individuata con il concerto di tutti i partner

• rapporto costante e costruttivo con tutte le Istituzioni scolastiche (USR e USP in particolare) finalizzato a cogliere tutte le opportunità offerte dalla riproposizione di progetti e relativi finanziamenti ministeriali, regionali e/o provinciali.

Sulla base degli indirizzi sono state assunte le seguenti decisioni operative: • presentare, entro la fine di ottobre ’06, su format proposto dal USP di Varese e in conformità

della normativa regionale vigente, la nuova progettazione di rete e gli annessi aspetti finanziari

• includere nel progetto di rete, limitatamente ai Licei, eventuali ipotesi motivate in deroga alla normativa regionale e orientate ad una maggiore compatibilità con il profilo d’indirizzo

• sviluppare le attività previste a partire da novembre • far precedere, allo sviluppo di ciascuna fase della progettazione d’Istituto, il riesame e la

verifica delle procedure e della modulistica adottate lo scorso anno al fine di favorirne l’omologazione tra le scuole, l’assestamento e l’eventuale parziale revisione

• realizzare un breve percorso di ricerca - azione (12 – 16 ore max) sull’area maggiormente critica individuata, sulla base dei dati raccolti, nello scarso raccordo tra l’esperienza dell’allievo in azienda e in aula. Il percorso – previo accordo con l’USR – USP di Varese volto ad evitare, in una logica di sussidiarietà, iniziative ridondanti – dovrà essere finalizzato a pianificare interventi per l’a.s. 2007 – ’08 volti al superamento della logica degli stage nella direzione di un’alternanza più autentica.

l’esperienza della rete: significato e prospettiva La logica che ha governato i lavori della rete è risultata, al tempo stesso, tipica/normale e piuttosto semplice, cioè improntata ai principi - solo apparentemente retorici e, in realtà, evidentemente connessi alla vitalità di una qualsiasi rete - quali:

• la leadership funzionale e diffusa in base alla quale “ciascun partner è sempre potenzialmente in grado di esercitare, sia pure in un campo limitato e puntando sui punti forti della propria identità, la leadership”

• l’incontro creativo di esperienze in base al quale da un insieme di differenti competenze, saperi e pratiche in atto (diversità), cui viene fornita la possibilità di un dialogo libero da pretese egemoniche, possono effettivamente emergere nuovi approcci e una rinnovata capacità di affrontare problemi vecchi e nuovi in modo originale

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• lo sviluppo di relazioni essenzialmente informali centrate sulla crescente comprensione e condivisione non tanto di concrete procedure2 quanto di alcuni valori, approcci e competenze essenziali

• la fiducia reciproca in base alla quale ci si può aspettare il sostegno dei partner senza che questo comporti la rinuncia di alcuno alla propria scelta/iniziativa libera e responsabile

• il rispetto e considerazione dell’identità e dell’esperienza pregressa di ciascuno evidenziati dall’ascolto reciproco e dal conseguente sviluppo di relazioni e pratiche fortemente aderenti alla realtà.

2 in genere soggette, quando altamente efficaci, allo specifico organizzativo e al relativo contesto che caratterizzano ciascun partner

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PERCORSI DI RIENTRO IN FORMAZIONE. L’ESPERIENZA DELLA RETE VARESINA PER L’ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE E L’EDUCAZIONE DEGLI ADULTI

Francesca Franz Referente E.D.A.

Ufficio Scolastico Provinciale-Varese PREMESSA IL QUADRO NORMATIVO Dall’anno scolastico 2005/2006 è in atto a Varese un percorso di rientro in formazione rivolto alla popolazione adulta e realizzato mediante un Accordo, o meglio, due accordi di rete sottoscritti rispettivamente nel 2005 e nel 2006. Il C.S.A. di Varese (ora Ufficio Scolastico Provinciale) ha accolto le indicazioni ministeriali, in parte già presenti nella direttiva 22 del febbraio 2001, pervenute con la nota del Direttore generale Maria Grazia Nardiello del settembre 20043, in merito all’attuazione del piano per l’E.D.A. 2004/2005 definito in linea con gli obiettivi stabiliti dal Consiglio di Lisbona per il 2010, primo tra i quali l’innalzamento delle competenze di base e il conseguimento, da parte del maggior numero di persone, di un titolo di studio. L’invito era volto a orientare più incisivamente l’attività dei Centri Territoriali Permanenti4 verso una stabile collaborazione con gli istituti di istruzione secondaria superiore sedi di corsi serali mediante:

� la costituzione di accordi di rete con i C.T.P. e, nel caso di percorsi integrati, anche con i Centri di formazione professionale, per realizzare interventi concordati anche per le attività di informazione, accoglienza e orientamento

� la stipula di accordi con le altre istituzioni del territorio che possono concorrere al successo formativo degli adulti e arricchire la sfera di certificazione delle competenze

� il ricorso a metodologie di apprendimento innovative ed all’utilizzo dell’e-learning.

In linea con le indicazioni fornite dalla stessa nota, l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, oltre allo stanziamento riservato ad ogni C.T.P., assegnava ai C.S.A. per l’anno scolastico 2004/2005 5 un finanziamento specifico per sostenere l’offerta formativa dei C.T.P. e degli Istituti Superiori sedi di corsi serali e, in particolare, la costituzione e diffusione di reti per “consolidare le competenze di base e innalzare i livelli di istruzione della popolazione adulta”. Inoltre sottoscriveva con l’I.R.R.E. Lombardia6 un Protocollo di intesa per la realizzazione del progetto “Sostegno allo sviluppo dell’istruzione degli adulti”, finalizzato alla realizzazione di un piano di formazione a tutto campo rivolta a dirigenti, docenti e operatori dei C.T.P. e degli Istituti Superiori sedi di corsi serali. La Conferenza Nazionale sull’E.D.A., tenutasi a Roma il 31.01.05, confermava come obiettivi prioritari del piano 2005-2006 il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze acquisite dagli adulti per favorire il conseguimento di un titolo di studio.

3 Oggetto: Educazione degli Adulti- a. s. 2004/2005, prot. n. 1221 del 16.09.06 4 Istituiti con l’O.M. 455/97 5 Decreto n. 708 del 26.11.04 6 18 maggio 2005

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LE AZIONI Nell’aprile 2005 il C.S.A. di Varese, intendendo già da tempo realizzare un sistema integrato tra l’E.D.A. e l’Istruzione serale, costituiva un tavolo di lavoro provinciale aperto a tutti i C.T.P. e agli Istituti Superiori Serali, con lo scopo di progettare percorsi modulari di rientro in formazione per adulti, finalizzati al conseguimento del diploma di Scuola Media Superiore. Il gruppo di lavoro è stata un’occasione importante di confronto tra docenti impegnati in diverse realtà territoriali e formative, di condivisione di problematiche e aspettative, di progettazione integrata, di analisi e di ripensamento dell’intero impianto dell’ Istruzione Superiore Serale. La netta e progressiva flessione delle iscrizioni ai Serali, rilevata da anni, confermava infatti l’urgenza di rendere l’intero sistema più funzionale e aderente alle caratteristiche dell’utenza, più efficace negli esiti intermedi e finali, più “economico” nell’utilizzo delle risorse, in primo luogo professionali, e più legato al mondo del lavoro. Riferimenti d’obbligo nella stesura del progetto sono stati i progetti SIRIO (dal 1996/97) e POLIS (dal 1999/2000), oltre a precedenti esperienze di “monoennio integrato” CTP–IPSIA-ENAIP realizzate nell’anno scolastico 2001/2002. IL PROGETTO 2005/2006 E IL PRIMO ACCORDO DI RETE Il progetto elaborato dal gruppo di lavoro ha coinvolto nel primo anno il Centro Territoriale Permanente e l’Istituto Tecnico Industriale Statale di Varese per gli indirizzi Meccanico e Informatico. Il percorso formativo completo per il conseguimento del diploma prevedeva due “monoenni” e un quinto anno SIRIO. Di notevole rilevanza “gli assi portanti” che ne caratterizzavano la fisionomia rispetto al serale “tradizionale”: • una ricerca metodologica disciplinare mirata sull’adulto partendo da una riconsiderazione dei profili

professionali • la personalizzazione del percorso in termini di durata (distinzione tra “tempo oggettivo” e “tempo

soggettivo” di formazione) • la valorizzazione, capitalizzazione e certificazione dei crediti formali, informali, non formali (formativi e

lavorativi) sia in ingresso (accoglienza) che in itinere e la certificazione delle competenze • una struttura modulare, flessibile, funzionale, sia di tipo didattico (centrata sui saperi, sulle competenze,

sulle “mappe disciplinari” – sugli stili cognitivi) che di tipo organizzativo (centrata sui tempi, sugli spazi, sui gruppi, sul “team-teaching” …)

• il potenziamento e la facilitazione dell’accesso, dei rientri e delle uscite (opzioni d’ingresso plurime - percorsi diacronici- moduli di compensazione - uscite laterali sulla Formazione Professionale)

• il coinvolgimento attivo dei soggetti in formazione (patto formativo – trasparenza e condivisione – auto-apprendimento guidato – e.learning - …)

• la riduzione “oggettiva” del percorso ( anche come “risultato” dei punti precedenti) rispetto ai modelli tradizionali.

Compatibilmente con le risorse professionali e finanziarie disponibili si dava avvio, con un Accordo di rete siglato il 26/7/2005, al percorso “A” del I “Monoennio” comune (primo segmento) in cui il C.T.P. metteva a disposizione risorse professionali in orario di servizio e si impegnava a sostenere il coordinamento delle attività, la gestione della fase di accoglienza, l’orientamento, il riconoscimento, la certificazione e il bilancio delle competenze acquisite, il tutoring e la docenza in moduli di alfabetizzazione funzionale. L’accordo riconosceva inoltre come momento fondamentale l’adesione dei soggetti coinvolti al piano di formazione per dirigenti e docenti dei C.T.P. e degli Istituti con corsi serali finalizzato alla costituzione di Laboratori territoriali per l’innovazione didattica, organizzativa e metodologica in materia di percorsi destinati all’istruzione degli adulti. Il monitoraggio sulle fasi del percorso metteva in evidenza, a conclusione dell’anno scolastico, una sostanziale tenuta e un soddisfacente raggiungimento dei risultati attesi e focalizzava “punti di attenzione” su cui riflettere per la progettazione delle fasi successive:

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• La domanda era nettamente superiore all’offerta • La presenza di tutte le fasce di età con prevalenza di quella 18/25 • Il 96 % dei frequentanti risultavano occupati • La rilevanza della componente straniera (25% degli iscritti) • La significativa presenza femminile (20% dei frequentanti) • Il cospicuo possesso di crediti formali di Istruzione Superiore (53% tra gli “accolti”) • Un apprezzabile possesso di crediti formali di Formazione Professionale (27% degli “accolti”) • Il contenuto possesso della sola Licenza Media (20% degli “accolti”). Nel corrente anno scolastico è attivato il secondo “monoennio” che prosegue il percorso formativo avviato nel 2005/2006. IL PROGETTO 2006/2007 E IL SECONDO ACCORDO DI RETE L’integrazione con le attività di formazione previste dall’I.R.R.E. Lombardia, sulla base del Protocollo d’intesa stipulato con l’U.S.R., ha avuto inizio nell’ottobre dello scorso anno con la costituzione del Laboratorio territoriale di Varese al quale hanno partecipato docenti degli Istituti Superiori sedi di corsi serali e dei C.T.P. . La formazione, condotta con incontri in presenza e moduli on line su piattaforma INDIRE, ha condotto alla stesura di un progetto di rientro in formazione, assunto come piano di lavoro dai soggetti che hanno sottoscritto il nuovo Accordo di rete di durata triennale il 13 luglio 2006 : il Dirigente del C.S.A. di Varese e i Dirigenti Scolastici del Centro Territoriale Permanente, capofila della Rete, e degli Istituti Superiori di Varese sedi di corsi serali: l’Istituto Tecnico Industriale Statale, l’Istituto Professionale Statale, l’Istituto Statale d’Istruzione Secondaria Superiore “Daverio” che comprende l’Istituto Tecnico Commerciale e l’Istituto Tecnico per Geometri. L’accordo assegna a tutti i soggetti partecipanti impegni precisi e definiti e assicura la gestione del progetto mediante l’intervento di organismi specifici: il Gruppo Operativo di Progetto, il Coordinamento dei Dirigenti Scolastici e il Comitato Tecnico Scientifico. Il C.S.A. di Varese (ora U.S.P.), che ha seguito tutte le fasi operative che hanno condotto ai due Accordi incontrando periodicamente i dirigenti e i docenti, ha assegnato quest’anno alla rete risorse professionali aggiuntive, assicurando in tal modo la copertura dell’organico necessario all’avvio dei “monoenni” appena avviati dall’I.T.I.S., per i due indirizzi di meccanica e informatica, e, congiuntamente, dal Daverio e dall’I.P.S.I.A. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROSPETTIVE FUTURE La rete varesina può dirsi pienamente in linea con le nuove prospettive dell’E.D.A. presenti all’articolo 68 del Disegno di Legge per la Finanziaria 2007 che, al punto 9, così recita: “Ferme restando le competenze delle Regioni e degli Enti locali in materia, in relazione agli obiettivi fissati dall'Unione Europea, allo scopo di far conseguire più elevati livelli di istruzione alla popolazione adulta, anche immigrata con particolare riferimento alla conoscenza della lingua italiana, i centri territoriali permanenti per l'educazione degli adulti e i corsi serali, funzionanti presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, sono riorganizzati su base provinciale e articolati in reti territoriali e ridenominati "Centri provinciali per l'istruzione degli adulti". Ad essi è attribuita autonomia amministrativa, organizzativa e didattica, con il riconoscimento di un proprio organico distinto da quello degli ordinari percorsi scolastici, da determinarsi in sede di contrattazione collettiva nazionale, nei limiti del numero delle autonomie scolastiche istituite in ciascuna regione e delle attuali disponibilità complessive di organico. Alla riorganizzazione di cui al comma 1, si provvede con decreto del ministro della Pubblica istruzione, sentita la Conferenza unificata a norma del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281”. Il quadro futuro è dunque un’ulteriore conferma della validità sostanziale delle azioni intraprese e di un investimento di risorse finanziarie e professionali destinato, come speriamo, a dare i suoi frutti nel tempo. L’esperienza condotta finora ha messo in luce tre nodi essenziali da cui dipende, a nostro parere, la tenuta del progetto: in primo luogo la necessità improrogabile di sostenere una “filosofia di rete” basata sulla flessibilità, sulla circolarità delle esperienze, sulla disponibilità a condividere le risorse e a superare qualsiasi

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logica legata al particolarismo. Lavorare in rete significa assumere anche l’ottica dell’altro, senza perdere i contorni della propria specificità. In secondo luogo la consapevolezza che qualsiasi percorso di rientro in formazione comporta inevitabilmente l’adozione di una nuova metodologia di insegnamento basata sulla didattica breve e sulla modularità, il che significa garantire ai docenti laboratori permanenti di ricerca-azione . In terzo luogo il riconoscimento delle competenze acquisite in vari contesti di apprendimento, formale, informale e non formale, nella convinzione che l’apprendimento sia un processo continuo in cui nulla va disperso e che in ogni fase della vita sia possibile l’accesso all’istruzione e alla formazione.

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Riflessioni dei Dirigenti Scolastici Ricapitolazione di senso e prospettive

Claudio Merletti Dirigente Scolastico

La carrellata di risposte dei dirigenti delle scuole impegnate nell’alternanza, nel 2005/06, in provincia di Varese fornisce, aldilà della retorica ovvia del “cosa fatta capo ha”, materiali davvero ricchi di rappresentazioni di realtà, interpretazioni e problemi che nell’insieme segnano porte e percorsi della possibile crescita sempre più sinergica di formazione lavoro nel nostro territorio. Ne tentiamo una sintesi sia di senso, configurazione e prospettiva generale. La sfida dell’alternanza Ricorre nelle riflessioni dei dirigenti la centratura consapevole sul senso profondo, su interrogazione vera che l’alternanza pone alle scuole: di adeguatezza e modernizzazione del territorio alle autonomie degli istituti. A differenza degli stage, che immergono nella realtà lo studente, lo bagnano di lavoro ne saggiano costumi, abilità e competenze, l’alternanza è feedback poderoso dell’intero processo formativo del sistema scuola. Questo per tutti, come cifra unificante. Uniforme e abiti su misura Ma, come è ovvio che sia, i riscontri dei dirigenti restituiscono un’immagine plurale di interpretazioni dell’alternanza, non esiste l’uniforme dell’alternanza. Ogni istituto costruisce percorsi propri e pone fuochi specifici in termini di problemi e prospettive. Emergono, per così dire, specificità stratificate, differenze non solo soggettive legate alle storie dei singoli istituti, ma anche più generali, in qualche modo (il campione è davvero troppo limitato) portatrici delle diversità degli ordini di appartenenza (che in fondo sono le diverse funzioni formative generali degli istituiti del nostro territorio). E sono differenze di centrature e di estensione della stessa alternanza. Così l’ITC “E.Tosi” di Busto, cui va il merito della funzione storicamente centrale di alcuni elementi del modello attivato, a livello regionale e provinciale, sottolinea la necessità di rigore procedurale e metodologico, in un rapporto scuola azienda che vede quest’ultima agire una delega ed un ruolo molto intensi in chiave anche direttamente formativa, con la conseguenza della concentrazione in universi qualitativamente alti e perciò limitati di imprese. E forse non è un caso che accomuna i dirigenti dell’istruzione tecnica la rilevazione della scarsità di aziende raggiungibili Diversa le traiettorie di istituti professionali, come IPC “G.Falcone” di Gallarate, IPSIA di Varese e IPSIA di Busto, dove il patrimonio storico di stage proprio dell’istruzione professionale, consente una retroazione dell’alternanza più estesa, sia per i numeri coinvolti (studenti, classi, aziende), sia per le domande di ricostruzione metodologica didattica di strutture scolastiche, per l’appunto professionale). Altra, ancora la formula dell’ ISI “A. Manzoni” di Varese, che nell’alternanza riscopre, valorizza e riformula, nell’esperienza dell’indirizzo “socio psicopedagogico”, la tradizione dei vecchi e gloriosi tirocini del magistrale. Vestito ancora diverso, il su misura dell’ ISI “E. Stein” di Gavirate, con percorsi, sul versante dell’operatore sociale, che incrociano enti e istituzioni, più che aziende tout court. Gli attori Studenti, impresa/lavoro e scuola: dai contributi dei Dirigenti Scolastici emergono realtà, indizi, bagliori di ruoli e copioni rimessi in movimento dall’alternanza. La pressoché generalizzata accoglienza buona, spesso entusiastica degli studenti (e delle famiglie) catalizza considerazioni ricorrenti sulla valenza formativa dell’esperienza Anzitutto come occasione di dispiegamento della responsabilità individuale: l’alternanza come luogo ove si allenta la tutela necessariamente artificiale, da prolungamento di maternage della scuola; dove le intelligenze multiple possono giocare pienamente nella

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realizzazione dello studente. Ne derivano annotazioni ripetute su funzioni reali centrali dell’alternanza come quella orientativa, o di ricostruzione dell’autostima o di resoconto/riscontro della funzionalità formativa reale del corso scolastico. Impresa e lavoro, con l’alternanza, sono chiamati a rigenerare il proprio rapporto con la formazione delle risorse umane, con il centro del centro della sua origine, a ripercorrere a ritroso (in sentieri e logiche parzialmente simili a quelli del ritorno del cliente alla produzione nei sistemi di qualità totale) il territorio culturale tecnico e concettuale che separa lavoro e scuola. Il tutor aziendale è, da questo punto di vista il custode dei confini e del ponte di accesso: il suo sguardo segna l’intera operazione, condizione la responsabilità piena dell’istituto scolastico. Nei resoconti dei dirigenti emerge spesso la difficoltà di rapporto con il sistema impresa lavoro, come se tutto sommato, ma forse è inevitabile agli inizi , prevalga un modello scuola impresa/lavoro esclusivamente legato all’interesse personale e soggettivo del singolo tutor quando non del singolo imprenditore (mancherebbero quasi completamente le imprese medie e grandi ; poche, almeno nel secondario, le aziende disponibili, …) La scuola risulta in tutte le riflessioni dei dirigenti la protagonista reale dell’intero processo, con rilievi, consapevolezze e suggestioni molteplici. L’alternanza è così colta come contesto del sistema istituto, con la forza ristruttrante del contesto su ruoli e sistemi negli universi comunicativi. La ristrutturazione assume l’orizzonte del cambio culturale (quello necessariamente dei tempi lunghi, di modificazione profonda di atteggiamenti, metodi, …soprattutto dei docenti), ma già declina impellenze e procedure, quali la flessibilità organizzativa didattica della scuola, la coprogettualità dell’azienda, lo sguardo valutativo aperto dalla visuale del lavoro, la riconsiderazione dei contenuti curriculari sulle emergenze tecnologiche, tecniche e comunicative degli ambienti del lavoro. In definitiva la scuola, con l’alternanza, avvia una sorta di nuovo rito formativo: prova a divorare le realtà del lavoro per farsene modificare in profondità senso e natura. Prospettive La provincia di Varese, con la regia dell’U.S.P. (ex C.S.A.), ha consentito la più considerevole prova, a livello regionale, di studenti, docenti, dirigenti, grazie anche alla sinergia con le rappresentanze dell’impresa (Univa, Api, …) e sindacali dei lavoratori. All’interno delle cornici e delle proposte dell ‘Usr Lombardia, ne è emerso un quadro variegato quanto potenzialmente consistente di laboratori di innovazione concreta dei processi formativi scolastici. Sui centri qualitativamente più significativi dell’esperienza, quali la coprogettazione ed i resoconti di sistema, la definizione delle specifiche progettuali dei diversi settori scolastici e la formazione del personale (scuola e azienda, anche insieme), nel quadro delle evoluzioni normative e degli indirizzi generali della politica scolastica del ministero e dell’Usr, il sistema provinciale risulta, a mio avviso, attrezzato per fare interamente la propria parte.

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UNIONE DEGLI INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI VARESE

U.N.I.V.A.

Alba Ciserani7 Responsabile Area Formazione e Scuola,

Unione degli Industriali della Provincia di Varese

Il contesto di riferimento La formazione in alternanza scuola-lavoro, così come prevista dall’ articolo 4 della Legge 53/03, è stata oggetto di attenzione da parte del sistema confindustriale che ne ha sostenuto l’introduzione nel sistema di istruzione e formazione, partecipando attivamente alle prime fasi di sperimentazione.8 L’avvio della sperimentazione è stata quindi accompagnata dalle Associazioni confindustriali lombarde che hanno inizialmente contribuito alla redazione delle Linee Guida per la progettazione dei percorsi di formazione in alternanza scuola-lavoro arrivando a formulare anche un “Decalogo” condiviso, che identifica alcuni punti fermi sui percorsi di formazione in alternanza scuola-lavoro, a cui si è ispirata l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, nell’ambito delle proprie prerogative e competenze, per favorire la realizzazione dei progetti. In sintesi: 1. E’ fondamentale costruire progetti di qualità che rispondano alle esigenze dell’azienda,

ma che contemplino anche un elevato valore formativo riconosciuto dalla scuola. 2. Occorre inquadrare i progetti di alternanza scuola-lavoro nell’ambito della responsabilità

sociale d’impresa, tenendo conto delle differenze tra piccola e grande impresa. 3. E’ necessario coinvolgere le Associazioni territoriali per favorire la diffusione e la

disponibilità di strumenti condivisi e comuni per la rilevazione delle competenze da sviluppare attraverso le esperienze di alternanza scuola-lavoro. Il coinvolgimento è raccomandato soprattutto nella fase di prima sperimentazione per assicurare una qualità omogenea dei progetti; occorre, in particolare, presidiare la fase di individuazione delle competenze da sviluppare attraverso l’esperienza a scuola e in azienda.

4. Il ruolo che sarà assegnato agli studenti durante l’esperienza in azienda deve essere espresso in termini di competenze attese (competenze-obiettivo) per consentire la valutazione e l’accertamento dell’acquisizione delle competenze stesse successivamente. Le competenze richieste dall’azienda diventano per la scuola il punto di partenza per la costruzione coerente, da parte del consiglio di classe coinvolto, di un percorso preparatorio più teorico.

5. E’ raccomandabile l’uso di una metodologia comune per la rilevazione delle competenze da sviluppare nell’esperienza di alternanza scuola-lavoro.

6. I progetti in alternanza scuola–lavoro dovrebbero in linea di massima presentare un’articolazione pluriennale (dal 2° anno al 4°/5°) costruita in base ad una sequenza logica di preparazione all’esperienza in azienda, tale da attribuirle senso e significato. Il coinvolgimento di tutta la classe, sembra poco praticabile, per lo meno presso un’unica

8 Sperimentazione avviata in Lombardia dall’Ufficio Scolastico Regionale in alcune scuole, a cui ha fatto seguito l’emanazione della regolamentazione con il D.Lgs 77 del 15 aprile 2005, “Definizione delle norme generali relative all'alternanza scuola-lavoro, a norma dell'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n.53.”

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azienda. Il percorso preparatorio all‘esperienza in azienda può però essere rivolto a tutta la classe (2° e 3° anno).

7. Gli studenti devono essere realmente motivati all’esperienza in azienda, spesso infatti verrà richiesto loro un impegno personale forte e l’uso di tempi aggiuntivi rispetto al normale calendario scolastico. Gli studenti devono essere scelti congiuntamente dalla scuola e dall’azienda ospitante partendo dalla candidatura autonoma degli studenti interessati a questa esperienza, con l’accordo delle rispettive famiglie di appartenenza. Le aziende in generale potranno ospitare un numero limitato di studenti, anche in relazione all’impegno richiesto per seguirli adeguatamente.

8. Occorre prestare attenzione non solo alla fase di orientamento e di preparazione/progettazione dell’esperienza di alternanza, ma anche alla sua realizzazione ed alla restituzione dei risultati per darle significato, curando la motivazione degli studenti e responsabilizzando il tutor/referente della scuola.

9. E’ opportuno concorrere all'attuazione di progetti di Impresa Formativa Simulata, promuovendo il raccordo con i progetti di formazione in alternanza scuola-lavoro.

10. I tutor aziendali e i tutor scolastici prima di iniziare la progettazione dei percorsi di alternanza devono acquisire la consapevolezza del ruolo atteso e la conoscenza degli strumenti e delle metodologie a loro disposizione (anche con l’eventuale sostegno di appositi corsi di formazione).9

I soggetti e il ruolo delle Associazioni

Possiamo individuare fondamentalmente due gruppi di soggetti coinvolti nella metodologia della formazione in alternanza scuola lavoro:

⇒ il consiglio di classe e i docenti tutor, ⇒ le imprese, le associazioni imprenditoriali e gli enti istituzionali; ⇒ gli studenti e le loro famiglie

Tutti i soggetti devono condividere un linguaggio comune e concordare sugli obiettivi che si intendono raggiungere al termine del percorso pluriennale. A tal fine le Associazioni possono svolgere un ruolo “mediano”, facilitando il processo di lavoro in tutte le sue fasi di progettazione, promozione, realizzazione e valutazione dei percorsi di formazione in alternanza scuola-lavoro. A titolo di esempio va considerato che – nell’esperienza condotta in particolare con una scuola del territorio della provincia di Varese in fase di sperimentazione 10- l'intera progettazione è stata realizzata da un gruppo di lavoro partecipato dai soggetti del primo gruppo (docenti, associazioni, e tutor) che:

- ha condiviso i punti di partenza e il linguaggio utilizzato, - ha istruito i tutor scolastici ed aziendali - ha illustrato alle famiglie ed agli studenti il percorso formativo in alternanza - ha definito in termini di competenze, per le diverse discipline, il percorso formativo dello

studente e al suo interno ha individuato quali competenze era possibile far acquisire in "azienda"

- ha costruito con un lavoro comune gli strumenti che hanno accompagnato il percorso formativo e che hanno consentito di individuare:

o le competenze degli studenti nel momento in cui entrano in azienda o le competenze che gli studenti possono acquisire durante la formazione in

alternanza o le attività aziendali che è possibile svolgere in accordo con le competenze finali

9 Molto positiva a tal fine è risultata l’esperienza del progetto “Stage docenti” promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e realizzato a Varese nel 2004-2005, con l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese e ISTUD. 10 Sperimentazione avviata con l’ITC “Tosi” di Busto Arsizio (VA) a partire dall’anno scolastico 2002-2003, con le classi seconde e proseguita poi con le classi terze e quarte.

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o la scheda di valutazione delle competenze acquisite o il modulo didattico con l’elencazione delle competenze acquisite e della

valutazione finale e la certificazione delle stesse Per quanto riguarda il secondo gruppo di soggetti, (quello delle famiglie e degli studenti), nel corso dell'esperienza condotta in questi primi anni sono emersi alcuni aspetti critici di cui tener conto nella progettazione di dettaglio dei percorsi formativi di ciascuno studente, che in alcuni casi sono veri e propri problemi pratici legati all’età dello studente e alle sue aspettative, alla necessità di trovare un’azienda “adatta” con cui personalizzare i percorsi formativi in base alle attitudini, agli interessi, alla capacità di apprendimento di ciascuno studente. Assume dunque rilevanza il colloquio con gli studenti alla fine del secondo e all'inizio del terzo anno scolastico, durante il quale la scuola, insieme ai partner, dovrà appurarne la reale motivazione l’interesse e le aspettative. Lo scopo è capire quali sono gli studenti in grado di affrontare una situazione di questo tipo, posto che anche le aziende si assumono una responsabilità "formativa" accettando lo studente e quindi è bene mandarvi solo persone fortemente motivate e che ritengono di trarre effettivi benefici dall’esperienza. In secondo luogo è bene tener conto delle caratteristiche personali, degli interessi e delle attitudini di ogni singolo studente, destinandolo all’azienda più in linea con il suo profilo e che ne sappia valorizzare le capacità. Per tutti i soggetti coinvolti sono quindi auspicabili interventi mirati di informazione e formazione, a cui l’Associazione può utilmente cooperare, si tratta in pratica di organizzare: - momenti di informazione di base per creare consenso e conoscenza della possibilità

formativa di alternanza (rivolgibile sia al consiglio di classe sia alle imprese per il tramite delle associazioni);

- informazione/formazione specialistica per il tutor scolastico e il tutor aziendale, che precede ed accompagna i progetti fornendo l’occasione per approfondire la metodologia della formazione in alternanza scuola lavoro ed entrare nel merito dei diversi contesti lavorativi/luoghi di apprendimento.

Il coinvolgimento delle aziende e la funzione del tutor La ricerca di collaborazione tra scuola e azienda si fonda su un rapporto di fiducia che si deve innanzitutto instaurare tra i soggetti della relazione. Spesso accade infatti che l’impegno aziendale – e di riflesso l’affidamento di uno studente da parte della scuola – avvenga in assenza di esperienze pregresse. La fiducia rappresenta quindi il primo ed essenziale presupposto per realizzare con piena responsabilità il coinvolgimento dei soggetti (interni ed esterni alla scuola). Ciò significa infondere nell’interlocutore aziendale la consapevolezza di avere fatto la giusta scelta, contando sul fatto che l’azienda potrà:

- agire con un partner affidabile – la scuola - rappresentata, in primo luogo, nella persona del Dirigente Scolastico e del docente referente del progetto, e, operativamente, anche dal tutor scolastico che oltre a relazionarsi con lo studente è in prima persona coinvolto nella relazione con l’azienda;

- contare sulla condivisione del progetto e sulla puntualità delle comunicazioni: a tal fine è essenziale la presenza di un referente scolastico in grado di gestire eventuali complessità;

- sviluppare una relazione duratura nel tempo. Occorre poi considerare che la figura del tutor aziendale assume particolare rilievo durante la permanenza in azienda dello studente, ma non solo: per questo è importante che tale ruolo venga ricoperto da una persona disponibile a dedicare parte del proprio tempo allo studente ed all’intero progetto, che di norma è di durata pluriennale.

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Il ruolo agito dai tutor aziendali negli stage è stato, per lo più quello di favorire l’inserimento dei ragazzi nel contesto operativo e assisterli nel corso della permanenza in azienda, individuando le risorse funzionali al progetto formativo e coinvolgendo i colleghi. A ciò si sono aggiunte alcune funzioni distintive del tutor aziendale nella formazione in alternanza. Il ruolo atteso del tutor aziendale nella formazione in alternanza è in un certo senso più impegnativo rispetto allo stage: in primo luogo l’aspettativa aziendale è quella di non limitare ad un’esperienza episodica la presenza dello studente in azienda, ma di costruire attorno al progetto di alternanza relazioni stabili e durature con la scuola, ossia relazioni coerenti e funzionali ai processi di selezione, inserimento e sviluppo delle risorse umane in azienda. Infine, nell’alternanza, il tutor è chiamato a co-progettare la “formazione sul campo” in relazione al contesto aziendale, operando una vera e propria analisi dettagliata delle attività possibili ed eseguibili dallo studente in azienda, con riferimento al suo livello di conoscenze e competenze in ingresso ed in uscita. Infine una funzione rilevante e totalmente nuova rispetto allo stage, è quella di valutare le competenze acquisite, in modo analitico e riconoscibile dalla scuola, sulla base degli strumenti elaborati in fase di progettazione (mappa delle competenze).

Una proposta di lavoro

Dall’esperienza maturata, emergono alcune criticità a cui prestare particolare attenzione nel processo di progettazione, promozione, realizzazione e valutazione dei percorsi di formazione in alternanza scuola - lavoro relative ai gruppi di soggetti coinvolti: i docenti, i tutor, le famiglie, le Associazioni. Riportiamo di seguito alcuni esempi che servono anche a sottolineare le differenze tra metodologia della formazione in alternanza e la pratica degli stage. Per quanto riguarda il consiglio di classe occorre fare attenzione alla progettazione della mappa delle competenze “in uscita” dal percorso di formazione in alternanza e alla loro collocazione all’interno di una o più discipline scolastiche In generale al tutor scolastico è richiesta una maggiore disponibilità per collaborare con il tutor aziendale e partecipare agli incontri organizzativi (preliminari all’accoglienza dello studente in azienda) e di progettazione (condivisione mappa delle competenze, definizione progetto formativo individuale,ecc). Non va infine sottovalutata la necessità di fornire una tempestiva e adeguata informazione ai partner esterni alla scuola (associazioni) affinché si realizzi un adeguato supporto alla realizzazione degli interventi di orientamento, selezione degli studenti (sulla base della motivazione espressa riguardo alla scelta di partecipare alla formazione in alternanza scuola-lavoro), progettazione, realizzazione della formazione “sul campo” , valutazione delle competenze acquisite e ritorno in aula. Famiglie e studenti devono conoscere il mondo del lavoro e le sue richieste, ma devono anche essere accompagnati nella conoscenza delle motivazioni del ragazzo. A tal fine è indispensabile un’informazione mirata ed un coinvolgimento delle famiglie sia nel momento della "scelta" del percorso formativo, sia durante l'attività di alternanza perché abbiano consapevolezza degli obiettivi formativi che si intendono raggiungere, delle modalità di valutazione e certificazione adottati e dell'impegno che i diversi soggetti coinvolti hanno assunto. La proposta di lavoro che l’Associazione rivolge alle scuole pertanto si fonda sulla necessità di condividere la “regia” dei progetti, procedendo ad un graduale coinvolgimento delle imprese che non potrà prescindere da una consultazione preliminare ed in itinere dell’Associazione stessa, finalizzata sia alla condivisione del progetto (obiettivi, tempi, strumenti e modalità), sia al confronto con altre esperienze e alla verifica ed eventuale ri-progettazione nel follow up.

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ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE INDUSTRIE

della Provincia di Varese A.P.I.

Umberto Rega Responsabile Formazione e Scuola

Api Varese Ci sembra essenziale affrontare, innanzitutto, il nodo delle relazioni e comunicazioni tra scuola e impresa, con l’intento di capitalizzare le esperienze vissute tra le scuole e le associazioni di categoria. Il momento della comunicazione tra queste due realtà, per quanto mediato dall’opera che le associazioni di categoria svolgono, necessita di ulteriori sviluppi e di azioni a supporto dell’alternanza. Le sperimentazioni più o meno diffuse sul territorio in merito all’implementazione delle “metodologia dell’alternanza” hanno permesso di preparare personale e creare strumenti per far fronte alle specifiche esigenze che l’alternanza pone a scuole ed imprese. Sulla scorta dei progetti sperimentali realizzati in questi anni, possiamo affermare che il momento più critico è stato sicuramente la creazione della rete tra i vari soggetti e la sua durata nel tempo. L’alternanza ha messo in luce una maggior attenzione delle scuole verso il rapporto con l’impresa: i progetti formativi sono concordati singolarmente e si tenta di farli coincidere il più possibile con le esigenze/aspettative delle aziende. I contatti tra scuola e impresa, viste le implicazioni “valutative” che l’alternanza implica, sono stati più frequenti ed incentrati più sulla qualità che non sulla quantità. Oggi ripartiamo da alcuni punti fermi:

• Personale scolastico formato e preparato che ha saputo far sintesi delle varie esperienze vissute negli anni e valorizzare le competenze necessarie alla gestione dell’alternanza

• Coinvolgimento di un buon numero di indirizzi di studio orientati sia al mondo manifatturiero che a quello dei servizi

• Creazione di reti scolastiche per la realizzazione delle attività • Creazione di reti di sostegno • Ruolo del Nucleo provinciale costituito presso l’U.S.P. Ufficio Scolastico Provinciale (ex

CSA) • Individuazione di buone prassi

Il futuro

Nell’ottica di una reale integrazione, i rapporti tra scuola e impresa non possono esaurirsi al termine delle esperienze di alternanza o stages estivi, ma devono poter durare nel tempo. Partendo da quanto consolidato in questi anni, appare necessario:

• rendere stabili le reti che si sono costituite • dare sistematicità al momento di comunicazione tra scuola e impresa.

La risposta a una semplice domanda ci permette di inquadrare al meglio il problema: un’impresa che volesse contattare un istituto per ricerca di personale o anche solo per

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proposte di stage/alternanza, ha un riferimento certo all’interno della scuola? Esiste un ufficio a cui rivolgersi? A questa domanda stanno tentando di dare soluzione le associazioni di categoria e la Camera di Commercio di Varese, attraverso la realizzazione di un’azione di supporto all’alternanza che si attuerà nel corso dell’anno scolastico 2006/07. Il progetto si affianca alle esperienze già in corso e non le sostituisce; esso è un’azione di supporto all’alternanza. Promotori:

• Camera di Commercio • Formas • Associazioni di categoria:

o ACAI o API o Associazione Artigiani o CNA o UNIVA

Obiettivo generale del progetto è - dopo avere costruito una rete di riferimento stabile sul territorio - quello di favorire l’attivazione di modelli di alternanza scuola-lavoro da realizzarsi sotto la responsabilità delle istituzioni scolastiche o formative prescelte; detti modelli saranno dalle stesse progettati, attuati e valutati, in collaborazione con la Camera di Commercio di Varese e gli altri partner promotori del presente progetto, al fine di consentire agli studenti degli istituti di istruzione secondaria di 2° grado che abbiano compiuto il quindicesimo anno di età la possibilità di svolgere in alternanza, in parte o del tutto, la formazione fino al diciottesimo anno, attraverso modalità che assicurino loro l’acquisizione di conoscenze di base e trasversali, nonché il conseguimento di competenze spendibili nel mercato del lavoro. Più in dettaglio, gli obiettivi del progetto sono i seguenti:

1. informare i docenti sul sistema economico locale 2. formare gli studenti in materia di sicurezza sul posto di lavoro 3. collocare studenti del 5° anno in stage presso le aziende 4. promuovere la realizzazione di uffici placement presso le scuole

In particolare, i percorsi formativi si dividono in due tipologie: 1. Formazione referenti scolastici per l’ alternanza:

� fornire metodologie e strumenti per la progettazione integrata, che consenta di approfondire la conoscenza del contesto economico provinciale varesino e del mondo del lavoro locale, nonché di comprendere meglio la realtà aziendale delle imprese del territorio (la loro organizzazione, le loro strategie, il loro posizionamento, etc. etc.);

� fornire ai partecipanti strumenti per aiutarli a gestire efficacemente il contatto con le aziende del territorio, tramite la creazione di un ufficio placement.

2) Percorsi informativi e orientativi per gli studenti: attraverso iniziative di informazione e orientamento si intende facilitare il primo approccio dello studente con il mondo del lavoro, attraverso sia un progressivo percorso di conoscenza orientativa dell’Azienda/Impresa, sia favorendo l’acquisizione di una massa critica di informazioni precise e corrette della innovativa metodologia dell’alternanza scuola-lavoro ex art. 4 L. 53/03. Al riguardo, si ipotizza la realizzazione di workshop/incontri seminariali orientativi sul contesto economico provinciale varesino e sul mondo del lavoro, nonché corsi in materia di sicurezza sul lavoro, di organizzazione del lavoro in azienda e di qualità. Tali obiettivi, tuttavia, potranno essere perseguiti anche attraverso altre tipologie di intervento,

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quali visite aziendali e testimonianze/interviste con rappresentanti significativi del mondo aziendale/imprenditoriale.

Azioni ipotizzate: • Rilevazione delle sperimentazioni già svolte • Individuazione e coinvolgimento delle scuole: in particolare, ci si è concentrati sugli

istituti che presentano percorsi di studio indirizzati al settore manifatturiero � ITC � ITIS � IPSIA

• Formazione dei docenti delegati • Formazione degli studenti • Apertura sportelli placement presso le scuole e la Camera di Commercio • Realizzazione di alternanza/stage estivi per gli alunni del 5° anno

I risultati attesi, ai quali si punta con l’insieme delle iniziative proposte, sono:

• costruzione di una rete di riferimento stabile sul territorio varesino, formata da rappresentanti del mondo delle imprese, del mondo della scuola, delle associazioni sindacali;

• messa a punto dei percorsi in alternanza, per creare modelli di qualità da replicare e diffondere;

• riduzione, in prospettiva, del mismatching domanda-offerta di lavoro per specifiche professionalità;

• messa a punto di un sistema di monitoraggio e valutazione dei risultati raggiunti per l’attivazione di processi di miglioramento.

46

ALLEGATI

PROGETTARE E GESTIRE PERCORSI DI FORMAZIONE IN ALTERNANZA SCUOLA LAVORO

Gruppo Esperto Ufficio Scolastico Provinciale - Varese

MONITORAGGIO INTERMEDIO

ALLEGATO 1

SCHEDA ANALISI DEI PERCORSI DI ALTERNANZA a.s. 2005-2006

Scuola:

Progetto approvato:

Figure di riferimento attivate per il percorso di alternanza

� referente /responsabile � tutor scolastico � tutor aziendale � comitato tecnico organizzativo interno � comitato tecnico-scientifico � équipe pedagogica � altro

Partner coinvolti:

� aziende � enti e associazioni � istituzioni territoriali � reti di scuole � altro

Esiste una convenzione/accordo scritto? (anche più di una risposta)

� sì, con la singola impresa � sì, con un’associazione territoriale � sì con una istituzione � no

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Ad oggi il percorso di alternanza è stato realizzato: � in parte � integralmente

Se è stato realizzato parzialmente indicare in quale fase si trova:

� studenti (tutti o in parte) ancora in alternanza

� fase di attribuzione della valutazione didattica in consiglio di classe

� fase di restituzione dei dati al consiglio di classe e/o al collegio docenti

� fase di verifica e certificazione delle competenze ottenute

Descrizione del progetto: - Indirizzo di studi _____________________________________________________ - Figura professionale __________________________________________________

Classe seconda: − n. classi __________ n. allievi ________

− Modalità di attuazione: � classe intera � gruppo di studenti …../…..(stud/ classe)

− N. tutor scolastici coinvolti _________

− N. aziende coinvolte _________

− Ore previste complessivamente _______

Classe terza: − n. classi __________ n. allievi ________ − Modalità di attuazione: � classe intera � gruppo di studenti …../…..(stud/ classe) − N. tutor scolastici coinvolti _________ − N. aziende coinvolte ________ − Ore previste complessivamente ________

Modalità di individuazione studenti � Richiesta individuale degli studenti � Richiesta delle famiglie � Decisione (condivisa dagli allievi) del Consiglio di classe � Decisione (condivisa dagli allievi) della Dirigenza Scolastica � Altro (specificare)

Criteri di scelta degli studenti (se non è impegnata la classe intera)

� Particolarmente motivati al percorso in alternanza � Non motivati allo studio � Di rendimento scolastico basso � Di rendimento scolastico medio-alto � Particolarmente indirizzati dalle famiglie

Modalità di coinvolgimento delle famiglie � Incontri collettivi generali � Incontri individuali (su richiesta della famiglia) � Incontri con i genitori nel corso dei consigli di classe � Comunicazioni e informazioni scritte (circolare della Dirigenza) � Altro (specificare)

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Associazioni o enti coinvolti nella progettazione e nel monitoraggio del percorso Progettazione Monitoraggio

� � Associazioni imprenditoriali a livello regionale � � Associazioni imprenditoriali a livello territoriale � � Associazioni di volontariato � � Enti Locali

� � Altro ( specificare) _______________________ Tutorato L’impresa/ente partner ha individuato un tutor aziendale con compiti di collegamento e accoglienza L’azienda/ente ha individuato un tutor con compiti formativi specifici

Il Consiglio di classe è stato coinvolto: Nella condivisione e nella valutazione finale Nella gestione � Sì, tutto � � Sì, parzialmente �

� Solo i docenti direttamente impegnati � ATTIVITÀ SVOLTE PRIMA DELLA FORMAZIONE IN AZIENDA Classe seconda: − N. ore svolte ____________ in orario curricolare − N. ore svolte ____________ in orario extra curricolare − Discipline coinvolte: ___________________________________________________ − Tematiche affrontate: _________________________________________________ − Esperti esterni coinvolti: ________________________________________________ − Tematiche affrontate: __________________________________________________ − Ricaduta didattica sulle programmazioni disciplinari (revisione programmi; modifica attività

curriculare…) _______________________________________________________________________ − Ricaduta didattica sulla valutazione � di ciascuna disciplina coinvolta � di tutte le discipline del curriculum scolastico − E’ stato rilasciato attestato? � sì � no Classe terza: N. ore svolte ____________ in orario curricolare N. ore svolte ____________ in orario extra curricolare Discipline coinvolte: ___________________________________________________ Tematiche affrontate: _________________________________________________ Esperti esterni coinvolti: ________________________________________________ Tematiche affrontate: __________________________________________________ Ricaduta didattica sulle programmazioni disciplinari (revisione programmi; modifica attività curriculare…) ____________________________________________________________________ Ricaduta didattica sulla valutazione � di ciascuna disciplina coinvolta � di tutte le discipline del curriculum scolastico E’ stato rilasciato attestato? � sì � no

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FORMAZIONE IN AZIENDA − N. ore totali svolte da ogni alunno _____________ − N. ore giornaliere svolte ____________ − Periodo dal ____________ al _____________ − Come è stato individuato il tutor scolastico? Di quale disciplina? − Quali documenti accompagnano lo studente in azienda? � Convenzione � Progetto formativo � Scheda presenza / attività giornaliera � Scheda valutazione tutor aziendale � Scheda valutazione tutor scolastico � Scheda autovalutazione � Attestato finale � Altro ____________________________ − Come avviene il controllo dell’attività? � tramite colloqui diretti in azienda col tutor aziendale � tramite telefonate � Altro ____________________________ − Sono state apportate modifiche al progetto in itinere Sì � no � se sì indicare quali Per quali motivi? - Sono previste modifiche al progetto per il prossimo a.s.? Sì � no � Se sì, indicare cosa si presume, si desidera modificare

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ATTIVITÀ SVOLTE DOPO LA FORMAZIONE IN AZIENDA Classe seconda: − N. ore svolte ____________ in orario curricolare − N. ore svolte ____________ in orario extra curricolare − Discipline coinvolte: ___________________________________________________ − Tematiche affrontate: _________________________________________________ − Esperti esterni coinvolti: ________________________________________________ − Tematiche affrontate: __________________________________________________ − Ricaduta didattica sulle programmazioni disciplinari (revisione programmi; modifica attività

curriculare…) ____________________________________________________________________

− Ricaduta didattica sulla valutazione � di ciascuna disciplina coinvolta � di tutte le discipline del curriculum scolastico − E’ stato rilasciato attestato? � sì � no Classe terza: − N. ore svolte ____________ in orario curricolare − N. ore svolte ____________ in orario extra curricolare − Discipline coinvolte: ___________________________________________________ − Tematiche affrontate: _________________________________________________ − Esperti esterni coinvolti: ________________________________________________ − Tematiche affrontate: __________________________________________________ − Ricaduta didattica sulle programmazioni disciplinari (revisione programmi; modifica attività

curriculare…) ____________________________________________________________________

− Ricaduta didattica sulla valutazione � di ciascuna disciplina coinvolta � di tutte le discipline del curriculum scolastico − E’ stato rilasciato attestato? � sì � no

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VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONE Modalità di valutazione − Strumenti utilizzati ______________________________________________________ − Ricaduta sulla valutazione dello studente _____________________________________ − Ricaduta sulle discipline __________________________________________________ − Modalità di accertamento delle competenze acquisite _________________________________________________________________________ − Modalità di coinvolgimento del CDC _________________________________________________________________________ Modalità di certificazione - Strumenti utilizzati � portfolio � Scheda di certificazione delle competenze condivisa Sc/Az � Scheda di certificazione solo della scuola � Altro (specificare) ________________________________ CONCLUSIONI La sperimentazione ha avuto una ricaduta sulla programmazione disciplinare?

� No, perché ______________________________________ � Sì, perché _____________________________________

La sperimentazione ha avuto una ricaduta sulla didattica per i docenti? � No, perché ______________________________________ � Sì, perché _____________________________________

E’ stato possibile (e in che modo) verificare l’equivalenza o la differenza formativa tra le competenze acquisite solo in aula e le competenze acquisite attraverso l’alternanza?

� No, perché _____________________________________ � Sì, perché _____________________________________

La sperimentazione ha avuto una ricaduta sugli studenti della classe non direttamente impegnati nell’esperienza? − Durante l’attività svolta prima della formazione in azienda

� No, perché ______________________________________ � Sì, perché _____________________

− Durante la formazione in azienda � No, perché ______________________________________ � Sì, perché ______________________________________

− Durante l’attività successiva alla formazione in azienda � No, perché ______________________________________ � Sì, perché ______________________________________

Positività riscontrate

Ritenete che “il gioco sia valso la candela”? � Sì � No � Sì, a condizione che _____________________________________

I DOCENTI

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ALLEGATO 2

SINTESI DELLA RILEVAZIONE DELL’ANALISI DEI PERCORSI FORMATIVI

LIVELLO ORGANIZZATIVOFigure di riferimento

1918 18

7

1 1 1

0

5

10

15

20

Figure riferimento

Figure r if erimento 19 18 18 7 1 1 1

referente

/responsabile

tutor

scolastico

?tutor

aziendale

comitato

tecnico interno

? comitato tecnico-

s cientif ico

équipe

pe dagogica altro

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LIVELLO ORGANIZZATIVOPartner

17

12

76

1

PARTNER

PARTNER 17 12 7 6 1

aziende enti e is tituzioni reti di scuole altro

17

6

4

sì, con la singolaimpresa

sì, con un’associazioneterritoriale

sì con una istituzione

LIVELLO ORGANIZZATIVOAccordi con enti

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METODOLOGIA ALTERNANZAIndividuazione studenti

7

1

14

1

0

2

4

6

8

10

12

14

16

1

Richiesta degli studenti

Richiesta delle famiglie

Decisione del Consiglio di classe

Decisione della Dirigenza Scolastica

METODOLOGIA ALTERNANZAIndividuazione Studenti

7

2

0

5

00

1

2

3

4

5

6

7

8

1

Motivati a l percors o in a l ternanza

N on m otivati a l lo studio

D i rendim ento sc olas tico bas s o

D i rendim ento sc olas tico m edio -a l to

Partico larm ente ind irizza ti da llefam igl ie

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METODOLOGIA ALTERNANZARuolo tutor aziendale

10

11

com piti di collegam ento/accogl ienza

com piti formativi

METODOLOGIA ALTERNANZACoinvolgimento Famiglie

8

1

8

16

Incontri collettivi generali

Incontri ind ividuali

Incontri con genitori nei CDC

Comunicazioni sc ritte

56

Gestione cdc

0

1

2

3

4

5

6

7

1

si tutto

sì parzialmente

solo i docenti impegnati

Condivisione e valutazione cdc

0

2

4

6

8

10

1

si tutto

sì parzialmente

solo i docenti impegnati

METODOLOGIA ALTERNANZACoinvolgimento cdc

FORMAZIONE IN AZIENDADocumentazione utilizzata

1516 16

15

89

7

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

Serie1

Ser ie1 15 16 16 15 8 9 7

Conv enzion e Progetto

f ormativo

Scheda

pres enza / attività

Scheda

v alutazione tutor aziendale

Scheda

valutazione tu tor scolastico

Scheda autovalutaz ione A ttestato f inale

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FORMAZIONE IN AZIENDAControllo attività in azienda

17

12

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1

tramite c olloqui diretti inazienda col tu tor aziendale

tramite telefonate

5

7

0

9

3

1

3

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

Serie1

Serie1 5 7 0 9 3 1 3

Sì NO se nostudenti ancora in

alternanza

fase attribuzione valutazione

didattica inCDC

fase restituzione al cdc o collegio

fase certificazione delle competenze

PERCORSO REALIZZATO

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MODIFICHE

Non previste perché

Primo incontro col mondo del lavoro

Già adeguate alle richieste delle aziende e dei profili professionali

Previste perché

Revisione metodologia e contenuti di alcune discipline

Necessità ricalibrare i tempi della didattica e dei periodi di alternanza

Adeguamento richieste aziende – confronto profili disciplinari

POSITIVITÀ RISCONTRATE

Buona motivazione degli studentiSerietà impegno studentiMiglioramento livello di autostimaArricchimento conoscenze e competenzeSignificativo impatto col mondo del lavoroNuovi stimoli per i docentiSoddisfazione attività da parte dei genitoriPositivo scambio conoscenze scuola/aziendaAttivazione nuovo, positivo modello di scuola

59

BIBLIOGRAFIA E SITOLOGIA AA.VV, Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso

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