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ATTI XXXVII ASSEMBLEA 25 febbraio -2 Marzo 2013 ISTITUTO SALESIANO MADONNA DI LORETO Casa di Spiritualità - LORETO Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi Unione Conferenze Ministri Provinciali Famiglia Francescana d’Italia

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ATTIXXXVIIASSEMBLEA

25 febbraio -2 Marzo 2013ISTITUTO SALESIANO MADONNA DI LORETO

Casa di Spiritualità - LORETO

Con Francesco...cattolici e apostolici:una sfida per noi, oggi

Unione Conferenze Ministri ProvincialiFamiglia Francescana d’Italia

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– Coordinamento editorialeFr. Paolo Fiasconaro, OFMConv.

– Richiesta di copie presso:Ufficio Stampa - Unione ConferenzeLungotevere Farnesina, 1200165 ROMACell. 347 7789969E-mail: [email protected]

Stampato “pro manuscripto”a cura dell’Unione Conferenze Ministri Provinciali Francescani

fuori commercio

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L’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI richiama il popolodi Dio a riflettere sul bisogno di ogni credente di vivere il dono dellaprima virtù teologale nella piena consapevolezza di trasmetterlaanche a ogni uomo e donna del nostro tempo. Mediazione concretadi questa istanza è l’evangelizzazione intesa come trasmissionedella fede, con nuovi linguaggi e nuove strategie operative in gradodi incidere nel vissuto di ogni credente.

La Chiesa e noi frati, figli di S. Francesco, siamo chiamati a que-sto compito, convinti che la nuova evangelizzazione passa da unaconvinzione profonda di conversione del cuore. Il Sinodo deiVescovi ha approfondita questa problematica e i Ministri ProvincialiFrancescani d’Italia nella XXXVII Assemblea di Loreto si sonoconfrontati su questa tematica aiutati dai tre relatori fratel EnzoBiemmi, fr Ugo Sartorio e Marco Tarquinio.

Sono stati questi i temi presentati nella settimana assembleareche riportiamo in questo volume degli Atti e rileggono, attraversogli approfondimenti dei relatori, aspetti variegati della nuova evan-gelizzazione e l’apporto di noi francescani.

Il volume riporta nella parte iniziale i saluti dei Provinciali fran-cescani delle Marche che hanno ospitato l’assemblea a Loreto.Seguono la prima relazione di Fratel Enzo Biemmi e la seconda di frUgo Sartorio. La sintesi della relazione del Direttore di “Avvenire”Marco Tarquinio, viene riportata nel Verbale dell’assembleadell’Unione.

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PREFAZIONE

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Altro materiale del volume sono: la relazione e il Verbaledell’Assemblea generale del Movimento Francescano Italiano, leindicazioni sull’Assistenza dell’Ofs e chiude la prima parte ilVerbale della XXXVII Assemblea con il racconto delle singole gior-nate, le sintesi delle relazioni e gli adempimenti statutari con l’ele-zione del Segretario e il passaggio della presidenza di turno.

Nell’appendice vengono riportati alcune notizie utili di facileconsultazione: le assemblee annuali, gli Statuti, l’elenco deiMinistri provinciali e la foto-cronaca delle giornate.

fr. Paolo FiasconaroSegretario

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XXXXXXVVIIII AASSSSEEMMBBLLEEAA GGEENNEERRAALLEE

Con Francesco...cattolici e apostolici:

una sfida per noi, oggi

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PROGRAMMA

LUNEDÌ 25 FEBBRAIO 2013

In giornata arrivi e sistemazione

ore 18.30 Saluto del Presidente di turno dell’Unionefr Giancarlo Corsini, OfmConvSaluto del Presidente di turno dei Provinciali delle Marchefr Ferdinando Campana, OfmPresentazione del programma della settimanafr Paolo Fiasconaro, Segretario dell’UnioneCelebrazione del Vespro - Presiedefr Giulio Criminesi, OfmCap

MARTEDÌ 26 FEBBRAIO 2013

ore 7.30 Lodi e celebrazione eucaristica - Presiedefr Giancarlo Corsini, OfmConv, Presidente di turnodell’Unione

ore 9.15 RELAZIONE: “Per una evangelizzazione davvero nuova”Fratel Enzo Biemmi, della Congr. della Sacra Famiglia.Catecheta ed esperto nel Sinodo dei Vescovi per la NuovaEvangelizzazione

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ore 11.00 Discussione in assemblea con il Relatore

ore 16.00 RELAZIONE: “Educare alla fede alla luce del Concilio”fr Ugo Sartorio, OfmConv, Direttore generale delMessaggero di S. Antonio

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Discussione in assemblea con il Relatore

ore 19.30 Vespro - Presiedefr Mauro Gambetti, Vice Presidente CimpConv

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MERCOLEDÌ 27 FEBBRAIO 2013

ore 7.30 Lodi e celebrazione eucaristica - Presiedefr Francesco Patton, Presidente Conferenza Compi Ofm

ore 9.30 Laboratori in tre gruppi di studio: Nord, Centro, Sud

(1a Parte) Riflessione sulle tematiche delle relazioni

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(2a Parte) Scambio esperienziale tra i Ministri Provinciali

ore 16.00 ASSEMBLEE PER SINGOLE CONFERENZE

ore 19.30 Serata di fraternità nelle comunità francescane delle Marche

GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO 2013

ore 7.30 Lodi e celebrazione eucaristica - Presiedefr Vincenzo Brocanelli, Definitore generale Ofm

ore 9.15 ASSEMBLEE PER SINGOLE CONFERENZE

ore 16.00 ASSEMBLEE PER SINGOLE CONFERENZE

ore 19.15 Celebrazione Mariana nella SANTA CASA di Loreto

VENERDÌ 1 MARZO 2013

ore 7.30 Lodi e celebrazione eucaristica - Presiedefr Alessio Maglione, Presidente Conferenza TOR

ore 9.15 ASSEMBLEE PER SINGOLE CONFERENZE

ore 15.30 Proiezione del video “Benvenuti a Loreto” a cura dellaNova T di Torino

ore 16.00 Presentazione del volume “La Regola di Frate Francesco.Eredità e sfida”, a cura di P. Maranesi e F. Accrocca.Contributo di 12 studiosi delle Famiglie Francescane, incontinuità ideale con il Capitolo Internazionale delle Stuoiedel 2009fr Pietro Maranesi, OfmCap

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ore 16.30 Presentazione del progetto francescano “Amedeo Minghicanta la fede”fr Paolo Fiasconaro e M° Amedeo Minghi

ore 17.00 ASSEMBLEA CONGIUNTA dei Ministri Provin- ciali coni Consigli di Presidenza del Movimento ReligioseFrancescane (MO.RE.FRA.) e dell’Ordine FrancescanoSecolare (OFS)

RELAZIONE: “Quale contributo dei Francescani nell’at-tuale situazione sociale in Italia. Interrogativi per unanuova evangelizzazione”Dott. Marco Tarquinio, Direttore di “Avvenire”Discussione in assemblea con il Relatore

ore 19.00 ASSEMBLEA GENERALE - VITA DELL’UNIONE

• Verifica e risonanze sulla XXXVII Assemblea• Tema e luogo della XXXVIII Assemblea del 2014• Relazione economica del Segretario• Elezione del Segretario generale dell’Unione• Varie ed eventuali• Passaggio della Presidenza di turno

ore 20.00 Cena comunitaria in ristorante tipico a Civitanova Marche,offerta dai Provinciali marchigiani

SABATO 2 MARZO 2013

ore 7.30 Lodi e celebrazione eucaristica - Presiedefr Francesco Colacelli, neo Presidente di turno e Presidentedella CimpCap

Partenze

ore 9.00 (solo i Consigli di Presidenza)

ASSEMBLEA GENERALEDEL MOVIMENTO FRANCESCANO ITALIANOCoordinafr Prospero Rivi, Ofm Cap, Segretario Generale MO.FRA.

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MOTIVAZIONI

Nell’Anno della Fedeindetto da Benedetto XVI,i Ministri Provinciali Francescani d’Italiasi confrontano per accoglierein questo momento storicola sfida di vivere la propria identitàcon radicalità e gioiarimotivando un nuovo mododi «fare evangelizzazione»nell’ottica di una prospettiva educativatracciata dal Concilioe aperta alla cultura del Vangelo“sine glossa”.

Ci aiuteranno i Relatorie lo scambio esperienzialea riflettere sull’importanzadella trasmissione della fede,dell’annuncio del Vangeloe del grande apporto dei nostriOrdini Francescani,chiamati ancora oggia testimoniare con la vitail primato di Dio,mettendo al centro la Parola,tornando all’essenzialee, come Francesco, vivendo la minoritànella sequela di Cristo Crocifissopovero ed umile.

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SALUTO DEL PRESIDENTE DI TURNODELL’UNIONE

Viviamo questo nostro incontro nell’Anno della Fede. In realtàalcuni di noi si ricordano che già nel 1967 Paolo VI aveva indettoun Anno della Fede. In quegli anni, chiuso da poco il Concilio, siviveva una situazione difficile, sembrava che i contenuti della fede,i credenda, venissero meno sotto l’impeto del nuovo: un nuovo nondefinito, non conosciuto, non pensato e che per certi versi mettevapaura. Si doveva riaffermare la fides quae. Oggi a distanza di quasicinquant’anni ciò che sembra in gioco è la fides qua, l’atto stessodella fede.

Si tratta dunque di radicare la nostra vita sul Vangelo, di edifica-re la casa sulla roccia perché stia salda e non vacilli sotto l’urto dellasecolarizzazione in questa stagione di afasia della fede.

Sentiamo l’urgenza di ritrovare e di approfondire le motivazionidella fede come fondamento del pensare e dell’agire e nello stessotempo sentiamo il desiderio e l’impegno di vivere secondo la formadella Chiesa come ci ha insegnato il Serafico Padre san Francesco.

In tutti vi è la consapevolezza che la vita vissuta secondo il cari-sma è il nostro modo di essere nella Chiesa, è la prima forma diannuncio del Vangelo. Vivere la consacrazione e testimoniarla conuna vita fraterna significativa è già narrazione del Vangelo.

Il capitolo sedicesimo della Regola non bollata ci ricorda pro-prio questo. Il primo modo di dire il Vangelo è allora far parlare lavita, testimoniare. Se le parole non sono accompagnate dal segnodella vita passano senza lasciare traccia.

fr Giancarlo Corsini, Ofm Conv

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Da Francesco impariamo non solo i contenuti da narrare, chesono quelli di sempre, contenuti nella Parola della rivelazione maapprendiamo anche lo stile narrativo. Narriamo Gesù con un atteg-giamento di minorità, di piccolezza, e nello stesso tempo con unostile cortese, amabile, pieno di rispetto.

Siamo altresì convinti che solo se saremo evangelizzati potremoevangelizzare come ci ricordava Paolo VI nella stupendaEsortazione apostolica Evangeli nuntiandi.

A Loreto in questi giorni saremo aiutati da alcuni esperti, che cioffriranno certamente dei buoni stimoli e che poi approfondiremonei gruppi di lavoro e nelle singole Conferenze.

A tutti un cordiale e fraterno saluto. Benvenuti a casa perché laCasa di Loreto è la casa di tutti. È la Casa della Madre che ci atten-de ed è contenta di accoglierci e stare con tutti noi.

A tutti pace e bene.

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PRESENZA DEL FRANCESCANESIMONELLE MARCHE

Presenza del francescanesimo nelle Marche

La Provincia della Marca di Ancona è stata una delle prime 6Administrationes costituite nell’Ordine nel 1217. Nella Marca diAncona san Francesco vi giunse insieme a Frate Egidio nel primoviaggio missionario del 1208. Vi ritornò altre cinque volte, quelledocumentate storicamente (1212: San Severino Marche-Ancona;1213: San Leo nel Montefeltro; 1215: Pontelatrave-Sarnano-AscoliPiceno; 1217: Ancona-Sirolo-Forano-Osimo-San Severino Marche).Dalle Marche Francesco ebbe molti compagni della prima ora, tra iquali: Frate Pacifico il Re dei versi (1212); Beato Rizzerio da Muccia(1215); Beato Pellegrino da Falerone (1215).

Fu una sede di sviluppo notevolissimo del francescanesimo nellaprima ora, sia nel versante della Comunità, sia nel versante degliSpirituali; 3 Ministri Generali nel primo secolo: Crescenzio da Jesi(1244-1247), poi Vescovo; Girolamo Masci da Ascoli (1274-1279),poi Papa; Giovanni Minio da Morrovalle (1296-1304), poiCardinale. Tre dei 4 Papi francescani sono di questa Regione:Nicolò IV (1227; 1288-1292), Sisto V (1520; 1585-1590), ClementeXII (1705; 1769-1774).

Alla fine del XIII secolo e all’inizio del XIV qui si svilupparono ifrati Spirituali, guidati sia da Angelo Clareno (Pietro da Fossombrone),sia legati ai compagni di San Francesco (Beato Corrado da Offida,Beato Pietro da Treia), sia autonomi (Beato Liberato da Loro Piceno).

Frate Ugolino da Montegiorgio scrisse negli anni ‘20 del ‘300 gli

fr Ferdinando Campana, OfmPresidente di turno dei Provinciali delle Marche

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Actus Beati Francisci, poi tradotti nei Fioretti (con vari Capitoli suifrati marchigiani); qui, nella piana di Colfiorito, sotto la giurisdizionedei Duchi Da Varano di Camerino, nacque il movimento dei “fratidella vita devota”, poi dell’Osservanza, all’Eremo di San Bartolomeodi Brogliano, ad opera del beato Paoluccio de’ Trinci; il XV secoloebbe qui, con San Giacomo della Marca e i suoi discepoli un periododi grande espansione apostolica e penetrazione sociale nel mondo del-l’economia con i Monti di Pietà e con associazioni e opere di carità;qui all’inizio del ’500 nacquero i Frati Cappuccini (Eremodell’Acquarella ad Albacina di Fabriano, poi a Camerino), ufficial-mente nel 1527; nei secoli successivi si ebbero, poi, straordinarie figu-re di santi e beati, tra cui S. Serafino da Montegranaro; S. Giuseppe daCopertino; S. Pacifico da S. Severino, Santa Veronica Giuliani.

Le Clarisse hanno 2 Sante e 3 Beate; i Francescani Secolari 5 Beati.La caratteristica storica del francescanesimo marchigiano è la san-

tità molto diffusa lungo i secoli (43 tra Santi e Beati riconosciuti dallaChiesa, appartenenti ai tre Ordini); la presenza capillare di Chiese,Conventi e Monasteri in ogni paese e quindi la vicinanza molto forteal popolo; la diffusione di eremi e luoghi di preghiera molto signifi-cativi; la presenza in Santuari molto frequentati; lo slancio missiona-rio in tutti i continenti: da qui partirono nel corso dei secoli vari mis-sionari: soprattutto in America Latina (Bolivia, Argentina, Brasile),Cina e Tibet, Turchia, Etiopia, Libia, Zambia, Benin, Albania.

Oggi i Francescani sono particolarmente presenti nei Santuari:Loreto; Osimo; Ascoli Piceno; Monteprandone; Madonna delLambro; San Liberato; Offida; Treia; San Severino Marche; OstraVetere; Mombaroccio; Fossombrone; Fano; San Marino, CuoreImmacolato di Maria. Per questo accolgono la maggior parte deifedeli per le confessioni.

Hanno la responsabilità di varie Parrocchie, tra cui le più significa-tive: Ascoli Piceno; S. Benedetto del Tronto; Macerata 2; Osimo;Falconara M.; Ancona; Jesi 2; Urbino; Pesaro; San Ginesio, Mogliano.

Operano nella pastorale della Salute negli Ospedali di Pesaro;Ancona; Ascoli Piceno; Loreto.

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Promuovono opere sociali e di carità: Opere Caritative Francescane;Croce Bianca; ecc.

Curano la cultura e le biblioteche: Urbino; Falconara M., Ancona;Fermo.

COLLABORAZIONE INTERFAMILIARE

La collaborazione interfamiliare è abbastanza intensa: ci siincontra periodicamente e secondo la necessità tra MinistriProvinciali e tra Definitori.

è celebrato in comune il centenario della prima venuta di SanFrancesco nelle Marche (2008-2009), con varie iniziative ed unConvegno culturale.

Nel passato sono state svolte due edizioni del CAPITOLO DELFRANCESCANESIMO MARCHIGIANO: tre giornate di incontrie riflessione, tra le varie componenti del francescanesimo (I Ordinee TOR, OFS e GiFra, simpatizzanti, con intervento di Clarisse invideoconferenza). Se ne prevede un altro a breve.

Il MOFRA: non è costituito e non si raduna da anni; Il MOREFRA: non è costituito e non si raduna da anni.

DALLA SITUAZIONE ATTUALE A PROGETTI FUTURI

Le tre Province dei frati del I Ordine stanno sperimentando ilcalo numerico dei frati, la crisi vocazionale e l’invecchiamento daltempo del Concilio. Chi più e chi meno, chi prima e chi dopo haattraversato le vicende della crisi che ha segnato la storia recentedegli Ordini religiosi e della Chiesa in Italia e in Europa.

Le singole Province condividono i cammini di inter-provinciali-tà propri di ogni Conferenza nazionale, soprattutto con le Provincedel Centro Italia.

I Frati Conventuali e i Cappuccini hanno un cammino formativoiniziale in comune con le altre Province dell’Italia centrale; i FratiMinori solo il Noviziato (Alla Verna e ora a San Damiano).

Nell’anno 2013 i Frati Conventuali e i Cappuccini celebrano ilCapitolo Provinciale.

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I Frati Minori si stanno dedicando al Progetto Terra dei Fioretti,ossia alla riscoperta del patrimonio spirituale della tradizione con lascelta di luoghi e di fraternità di eremo e di preghiera. Da qualcheanno hanno chiesto e condiviso la collaborazione di frati di altreProvince, come quelli della Polonia e dell’Africa (Togo e Congo),con forme di affidamento di Parrocchie o di integrazione nelle fra-ternità. Hanno affidato recentemente tre Case ai Francescanidell’Immacolata.

I Frati Minori Conventuali hanno istituito in Osimo, dove c’è unnotevole centro spirituale con il Santuario di San Giuseppe daCopertino, il Postulandato interprovinciale. Il progetto di integra-zione delle Province dell’Italia centrale, porterà a breve all’unionedi alcune Province.

I Frati Minori Cappuccini hanno a Camerino il Noviziato inter-provinciale. La loro presenza nella Regione è segnata particolar-mente dal Santuario della Santa Casa di Loreto, che coinvolge molteenergie e che richiede l’aiuto di altri religiosi di altre Province, oltreche quello di Frati e Suore della Fraternità di Betania.

Il TOR ha assunto da qualche anno in solido la Parrocchia di SanGinesio, con la conseguente chiusura della Casa di Belforte delChienti. Servono, però, anche la Parrocchia di Camporotondo sulFiastrone.

Le Clarisse, con 23 Monasteri, sono unite in 3 distinteFederazioni. Recentemente sono stati chiusi tre o quattro Monasterie qualche altro è in procinto di esserlo a breve. Alcuni Monasterisono molto vivi e con giovani vocazioni, altri sono alquanto ridottinel numero delle sorelle, per lo più anziane.

L’OFS prosegue il cammino unitario di vita e di formazione.L’assistenza è a volte un po’ difficile da assicurare dato il numeroelevato di fraternità presenti nella Regione.

La GiFra è piuttosto ridotta nel numero delle fraternità e neicomponenti.

Vi auguro a nome dei miei confratelli Provinciali delle Marche,una buona settimana nella nostra terra marchigiana.

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PRIMA RELAZIONE:“PER UNA EVANGELIZZAZIONEDAVVERO NUOVA”

Premessa

– Mi è stato chiesto di parlarvi della nuova evangelizzazione,alla luce del Sinodo dei Vescovi tenutosi a Roma nel mese di otto-bre. Provo a dirvi alcune cose emerse dal Sinodo su questo tema, mafiltrate dalla mia sensibilità. Non vi offro quindi un resoconto ogget-tivo dei risultati del Sinodo, ma quello che io ne ho tratto. Infatti«con il tempo ho imparato che le testimonianze sono quasi sempresincere e raramente vere» (Ruggeri Giuseppe, Ritrovare il concilio,Giulio Einaudi Editori, 2012, 7).

– Vado anche al di là di una semplice sintesi di quanto emerso.Ne faccio un rilettura attraverso la mia sensibilità.

– Articolo la mia riflessione in quattro passaggi: le rappresenta-zioni di “evangelizzazione” emerse tra i partecipanti; le “conversio-ni” avvenute durante il Sinodo; la vita religiosa come “luogo” dievangelizzazione; tre tratti dello stile di nuova evangelizzazione.

1. Tre rappresentazioni (immaginari) di evangelizzazione emer-si nel sinodo

Il Sinodo dei Vescovi è stata una assemblea di Chiesa di respiro

fratel Enzo Biemmi, FSF*

* Catecheta, esperto nel Sinodo dei Vescovi per la nuova evangelizzazione(Ottobre 2012) e relatore al Convegno Nazionale CISM (Novembre 2012).

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continentale. Essa va guardata prima di tutto da questo punto divista: un formidabile spazio di ascolto, di racconti, di condivisionedi esperienze diversificate. Sono emerse diagnosi differenti sullacultura attuale e visioni differenti di Chiesa. È stato un laboratoriodi educazione alla complessità e alla parzialità dei differenti punti divista. E non è stato difficile riconoscere rappresentazioni diversesull’evangelizzazione e sulle condizioni che la possono renderenuova. Ponendoci da questo osservatorio, dal punto di vista cioè dichi vuole prima di tutto capire cosa passa nella variegata mentalitàecclesiale quando viene pronunciato il temine “evangelizzazione”,noi possiamo individuare tre immaginari che stimolano a riflettere ea verificarsi.

a) L’evangelizzazione come testimonianza diretta senza filtri (visio-ne “carismatica”)

Un piccolo aneddoto è più eloquente di qualsiasi spiegazione. Laprima sera del Sinodo a tavola avviene un dialogo animato tra unlaico messicano, fondatore di un movimento che si occupa di for-mare i nuovi evangelizzatori, e una signora francese impegnata inun’associazione per l’evangelizzazione della famiglia. «Ho unsogno – le spiega il laico –. Sogno che questo Sinodo non sia undibattito sul tema e non si chiuda con un documento. Sogno cheusciamo tutti nella piazza san Pietro e nei sobborghi della città diRoma, annunciamo Gesù Cristo e in queste tre settimane convertia-mo tremila romani».

Come si può notare si tratta di un immaginario di evangelizza-zione che poggia tutto su due perni: l’esperienza soggettiva deltestimone e la fiducia intrinseca nella Parola che egli annuncia. Sitratta spesso di un neoconvertito o comunque di una persona prota-gonista di una forte esperienza spirituale. L’annuncio viene a coin-cidere con l’esperienza di fede vissuta dal testimone e viene fatto aprescindere dalle persone alle quali ci si rivolge. Che ci siano tre-mila romani o tremila esquimesi, è lo stesso. Niente a che fare contutte le attenzioni al destinatario che noi da anni abbiamo messo in

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atto nella catechesi, la catechesi antropologica o esperienziale. Laregola d’oro della catechesi, richiamata sia dal Documento Base, siadal Direttorio Generale per la catechesi (“fedeltà a Dio e fedeltàall’uomo”) si contrae in questo modo: la fedeltà a Dio è di per sestessa fedeltà all’uomo. Appare debole nell’evangelizzatore la con-sapevolezza dello scarto inevitabile tra la propria esperienza e lafede, tra il proprio vissuto e quello di chi ascolta. È forte l’impattotestimoniale, perché il soggetto è totalmente implicato nelle paroleche pronuncia. L’entusiasmo e la fiducia connotano questa rappre-sentazione.

b) L’evangelizzazione come riaffermazione della verità della fede(visione “dogmatica”)

Se la prima concezione di evangelizzazione poggia sull’espe-rienza soggettiva della fede, la seconda è tutta concentrata sul suolato oggettivo. È una posizione che in genere parte da una diagnosinegativa della cultura attuale, la quale, allontanandosi dal cristiane-simo andrebbe verso la sua progressiva disumanizzazione.L’insuccesso attuale dell’evangelizzazione è attribuito almeno inparte alla catechesi post-conciliare, troppo attenta a rispondere alleesigenze delle persone e poco rigorosa nel presentare il messaggiocristiano nella sua organicità e completezza. Per superare il gap trala cultura e la fede è necessario tornare a proclamare con chiarezzae forza la verità e i valori ad essa connessi (i dogmi e la morale).Come si può notare, in questa prospettiva (come nella prima) non èmesso in atto un reale ascolto della cultura e dei destinatari, ma restain ombra anche l’implicazione della testimonianza personale dellafede. Il perno dell’evangelizzazione è la trasmissione del depositodella fede, preoccupazione così forte da non lasciare più percepirequanto questo “deposito” tocchi la vita di colui che lo annuncia.

c) L’evangelizzazione come inculturazioneLa terza rappresentazione può essere riassunta nel termine incul-

turazione. È provenuta dall’apporto non solo dei continenti come

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l’Africa, l’Asia e l’America latina, ma anche dall’Europa, soprattut-to dal centro-nord Europa. L’invito che arriva da Vescovi che vivo-no in una cultura segnata dalla laicizzazione delle istituzioni e dallasecolarizzazione delle mentalità è di portare uno sguardo di speran-za sul mondo e di non pensare che una cultura secolarizzata siameno adatta al Vangelo di una cultura sociologicamente cristiana.Che significa annunciare il Vangelo in questa situazione?L’evangelizzazione appare come un processo complesso di assun-zione non ingenua di alcuni elementi culturali per un annuncio udi-bile, credibile, pensabile. Questo richiede un ripensamento delVangelo stesso (il Vangelo di sempre ma sempre ricompreso dallacomunità che lo annuncia), una sua nuova riformulazione e un suorinnovato annuncio. In questo caso è il termine “dialogo” a prevale-re: un dare e un ricevere che arricchiscono sia il testimone che coluiche ascolta la Parola. Questa posizione rende l’atto di evangelizza-zione più complesso, richiede una reinterpretazione sia del soggettoche annuncia, sia del contenuto annunciato. Fa del destinatario nonsolo l’oggetto di un’azione ecclesiale, ma il soggetto che in qualchemodo contribuisce a dare forma alla stessa evangelizzazione.Avviene in uno spazio di “debolezza” e di libertà.

Qualche domanda. Le due posizioni prevalenti durante il Sinodosono state la prima e la terza. Ci saremmo potuti attendere che pre-valesse la seconda (quella più dottrinale), vista anche la coinciden-za con i 20 anni del Catechismo della Chiesa Cattolica e l’enfasiufficiale per farne lo strumento principale dell’anno della fede. Difatto gli interventi al Sinodo sul CCC sono stati molto limitati. Sipuò affermare che i Padri sinodali erano consapevoli che la sfidadell’annuncio non può essere risolta da un libro scritto, per quantonormativo. Ha registrato invece molto interesse la prima posizione,quella della testimonianza diretta, legata ad esempio ai movimenti.Risulta essere per i Vescovi una prospettiva seducente, in quantoproduce conversioni e anche vocazioni. Ma al di là dei risultati con-creti è una prospettiva che affascina per la sua innegabile forza spi-

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rituale. Ma gli inviti a una via più lenta, più capace di ascolto, piùdialogale sono stati moltissimi. Le prime due posizioni sono preva-lentemente unidirezionali, che si parta dalla testimonianza spiritua-le o che si parta dalla dottrina della fede. La terza si lascia interpel-lare da quanto avviene, accetta di assumere la situazione nella qualeci si trova, rimette in gioco la comprensione ecclesiale del Vangelo,si sottomette a una sua riformulazione per renderlo culturalmenteabitabile.

Tutte e tre le posizioni vanno ascoltate per quanto richiamano diessenziale. Senza l’implicazione del testimone non c’è annuncio cheraggiunga il cuore delle persone; senza fedeltà alla tradizione non siannuncia il Vangelo, ma se stessi ; ma senza mediazione culturale ilVangelo non sarà sentito né come “bella notizia” né come “appelloalla conversione” da parte di nessuno.

2. Tre evoluzioni o conversioni avvenute nel corso del Sinodo(parzialmente compiute)

Una seconda questione riguarda il senso attribuito al termine“nuova”.

La questione di cosa intendiamo per evangelizzazione “nuova” èsicuramente centrale. I Lineamenta e l’Instrumentum laboris giàriconoscevano la non univocità del senso del termine. Sono bastatii primi giorni del Sinodo per chiarire la nozione dal punto di vistaconcettuale: per nuova evangelizzazione, hanno detto i Padri sino-dali, si intende prevalentemente l’annuncio del Vangelo nei paesi diantica cristianità, dunque a persone battezzate ma che hanno lascia-to spegnere la loro fede. Va notato che, per tutto il Sinodo, ci sonostati voci che hanno auspicato di allargare il tema anche alla primaevangelizzazione, cioè all’annuncio “ad extra”, a coloro che nonconoscono il Vangelo. Il Papa, nella sua omelia di chiusura, ha inqualche modo recepito le due prospettive, ma è rimasta come preoc-cupazione dominante la prima.

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Al di là della chiarificazione concettuale, si è capito subito chec’era una questione più importante della chiarezza pur necessariadei concetti. Cosa può rendere veramente “nuova” l’evangelizza-zione, seconda o prima che sia? È questa la questione di fondo.Come dobbiamo diventare nuovi noi (i testimoni) perché l’evange-lizzazione diventi nuova? Nel corso del Sinodo sono avvenuti suquesto punto tre spostamenti, tre conversioni di prospettiva che deli-neano le condizioni stesse della novità dell’evangelizzazione.

a) Il superamento di un approccio estrinsecista o funzionale: evange-lizzazione nuova come ritorno al Vangelo da parte della Chiesa

Il risultato più consistente e maggiormente condiviso del Sinodoè stato il superamento di una concezione strumentale: di pensarecioè che il rinnovamento dell’evangelizzazione consista nel cam-biamento dei metodi e delle strategie o anche di un semplice rinno-vato impegno da parte degli evangelizzatori.

Se le parole della Chiesa non passano nell’attuale contesto non èprimariamente perché le persone non capiscono o sono più cattivedi quelle di altri tempi, né perché i metodi di evangelizzazione sonosuperati (lo sono, ma è una questione seconda), ma perché le paro-le del Vangelo non parlano più alla Chiesa stessa. La crisi dellacomunicazione della fede rinvia la Chiesa ad un rinnovato ascolto.Il problema dell’evangelizzazione non è un problema catechistico,ma ecclesiologico.

Benedetto XVI aveva utilizzato il termine “tattica” per evitareogni fraintendimento: «Non si tratta qui di trovare una nuova tatti-ca per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò cheè soltanto tattica e di cercare la piena sincerità… portando la fedealla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparente-mente è fede, ma in verità è convenzione e abitudine» (Discorso aicattolici impegnati nella Chiesa e nella società, viaggio inGermania, 25 settembre 2011).

In questa prospettiva la crisi dell’evangelizzazione e l’esigenzache torni “nuova” inviano decisamente nella direzione di una veri-

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fica della fede della Chiesa stessa. Il Sinodo ha indicato chiaramen-te questo senso di nuova evangelizzazione attraverso l’appello allaconversione, di tutti e ciascuno dei suoi membri. E ha ricuperato iltermine “santità”. La nuova evangelizzazione postula un rinnova-mento della Chiesa, un anno della fede per lei. Il messaggio delSinodo al popolo di Dio è profondamente segnato da questa pro-spettiva:

«Guai però a pensare che la nuova evangelizzazione non ciriguardi in prima persona. In questi giorni più volte tra noi Vescovisi sono levate voci a ricordare che, per poter evangelizzare ilmondo, la Chiesa deve anzitutto porsi in ascolto della Parola.L’invito ad evangelizzare si traduce in un appello alla conversione.

Sentiamo sinceramente di dover convertire anzitutto noi stessialla potenza di Cristo, che solo è capace di fare nuove tutte le cose,le nostre povere esistenze anzitutto. Con umiltà dobbiamo ricono-scere che le povertà e le debolezze dei discepoli di Gesù, special-mente dei suoi ministri, pesano sulla credibilità della missione»(Messaggio, 5).

b) Il superamento di una prospettiva soggettiva individuale: evan-gelizzazione nuova come riforma della Chiesa

Ma ci potrebbe essere un rischio, quello di ridurre la conversio-ne a una questione individuale e di non saperla coraggiosamenteestendere alla figura di Chiesa, al modo con il quale essa sta almondo.

I Lineamenta del Sinodo auspicavano un «autocritica del cristia-nesimo moderno, che deve sempre di nuovo imparare a comprende-re se stesso a partire dalle proprie radici» (n. 7). E invitavano ad unaconseguente ridefinizione della figura stessa di Chiesa: «C’è biso-gno che la pratica cristiana guidi la riflessione in un lento lavoro dicostruzione di un nuovo modello di essere Chiesa, che eviti gli sco-gli del settarismo e della “religione civile” e permetta… di conti-nuare a mantenere la forma di una Chiesa missionaria» (n. 8). Per“settarismo” si intende il ripiegamento della Chiesa su se stessa, iso-

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landosi dalla storia e dalla cultura. Per “religione civile” si intendeil ritorno nostalgico alla situazione passata di un cristianesimosociologico, caratterizzato dalla coincidenza tra civile e cristiano.

Il ricupero di spiritualità (l’evangelizzazione come auto evange-lizzazione) non deve condurre dunque ad una scorciatoia spirituali-sta. La sequenza nel rapporto vangelo/Chiesa/cultura si delinea insintesi così: crisi dell’evangelizzazione = crisi della Chiesa; nuovaevangelizzazione = ritorno della Chiesa al Vangelo, alle sue radici;riformulazione, a partire da questo ritorno, della figura del cristia-nesimo e del volto della Chiesa; coraggio dell’annuncio in uno stiledi testimonianza audace.

Occorre riconoscere che il Sinodo ha in qualche modo “addo-mesticato” l’invito presente nei Lineamenta e nell’Instrumentumlaboris. All’evangelizzazione come “domanda della Chiesa su sestessa” è stata data una risposta (convinta e sincera, certo) preva-lentemente personale e spirituale: l’appello alla conversione dei sin-goli membri. La richiesta di “riforma” (perché di questo si tratta) siè semplificata in una risposta personale di “conversione”. Che que-sto sia un aspetto decisivo della questione, nessuno lo mette in dub-bio. Non va dimenticata, però, l’altra faccia della questione, quellaricordata da Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi e richiamata da alcu-ni Padri sinodali: la Chiesa ha continuo bisogno di essere evange-lizzata ed è evangelizzatrice non solo con quello che dice ma nel suomodo di vivere, di organizzarsi, di esercitare l’autorità, di utilizzarele proprie risorse umane ed economiche, di valorizzare al suo inter-no i differenti carismi e ministeri, di stabilire le relazioni, di giudi-care la cultura e di entrare in dialogo con le donne e gli uomini dioggi, di sentirsi una “Chiesa nel mondo contemporaneo” e non unaChiesa “di fronte” al mondo contemporaneo, ecc… La “conversio-ne” spirituale soggettiva deve anche coraggiosamente diventare“riforma strutturale”, perché il Vangelo sia comunicato dalla Chiesain maniera coerente sia dalle sue parole sia dalla figura che essa sidà nella storia.

Ciò che fa ostacolo al vangelo nella gente, credenti compresi,

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non è la fragilità delle singole persone, dei preti o dei Vescovi o deicristiani. L’ostacolo più grosso viene dalle strutture ecclesiali, daisuoi funzionamenti interni.

Vale la pena ricordare qui una affermazione chiavedell’Enciclica di Giovanni Paolo II Ut unum sint del 1995: «Nelmagistero del Concilio vi è un chiaro nesso tra rinnovamento, con-versione e riforma. Esso afferma: “La Chiesa peregrinante è chia-mata da Cristo a questa continua riforma di cui essa stessa, in quan-to istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno…”» (9). Il nessorinnovamento – conversione – riforma risulta determinante perchéla Chiesa sia “sacramento”, cioè segno e strumento. Nel nostro caso,il rinnovamento dell’evangelizzazione (“nuova”) richiede innanzi-tutto la conversione dei singoli credenti (auto evangelizzazione) eprende corpo come riforma della figura di Chiesa, affinché tutto inessa parli del Vangelo, affinché le parole siano visibili nella formadi vita e il modo di vivere sia esplicitato nelle parole. Non è altroche la conseguenza per la Chiesa dello stesso stile di Dio: «eventi eparole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute daDio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrinae le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano leopere e illustrano il mistero in esse contenuto» (Dei Verbum, 2).

c) Il superamento di una prospettiva unidirezionale. Evangelizzazionenuova nel segno della reciprocità.

Nel Sinodo è emerso un terzo senso della novità dell’evangeliz-zazione in quanto nuova. Potremmo inconsapevolmente pensareche noi abbiamo il Vangelo e il problema sia quello di farlo passareagli altri. Si pone qui la delicata questione del rapporto con le cul-ture: lo sguardo che la Chiesa porta sulla cultura e il processo diinculturazione che mette in atto. Una delle evoluzioni o conversio-ni avvenute all’interno del Sinodo è stata questa: il passaggio da unaChiesa che sta alla finestra della storia, la giudica e ne stabilisce laterapia, a una Chiesa che sta dentro la storia come compagna diviaggio, pronta a mettere a disposizione il dono del Vangelo ma

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altrettanto pronta a ricevere una parola di Vangelo che il Signoreriserva per lei nelle donne e negli uomini di oggi, credenti o meno.

Questo senso della reciprocità è basato sulla convinzione cheDio agisce attraverso la Chiesa come via canonica, ma non lasciacircoscrivere il suo amore nei confini della Chiesa stessa.Misteriosamente ma potentemente lo Spirito è stato effuso in tutti icuori.

È il ricupero della prospettiva di Gaudium et Spes: la Chiesa hatanto da dare ma anche da ricevere.

Onorare la prospettiva di Gaudium et Spes significa comprende-re da parte della Chiesa quanto la cultura sia non solo oggetto dievangelizzazione, ma contenga in se stessa, grazie all’azione delloSpirito che la precede, una parola di Vangelo per lei. Avviene unreale dialogo, nel quale la Chiesa si appoggia alla cultura, ad alcunisuoi elementi e grazie a questi rivede se stessa e ricomprende ilVangelo differentemente e quindi impara a viverlo differentemente,a pensarlo e a proporlo in maniera inedita. Il Vangelo di sempre, maveramente “nuovo”. Infatti solo se la fede si appoggia su alcuni ele-menti della propria cultura può ripensarsi, riformularsi, rendersiplausibile e ragionevole, culturalmente vivibile. Appoggiandosi cosìalla cultura per rendere ragione di se stessa, la fede “salva” la cul-tura (la integra nel dinamismo della salvezza) e si situa essa stessacome ragionevole, possibile e desiderabile nel proprio contesto.

Da questo atteggiamento deriva una lettura che va oltre la con-sueta lista di aspetti negativi e positivi, e che diventa interrogativoportato su di sé e ricerca (almeno embrionale) di “punti di appog-gio” culturali che invitano la Chiesa non solo a operare un giudizioevangelicamente critico su quanto accade, ma a riflettere su una suariformulazione più evangelica. Questa concezione nel rapporto conla cultura è stata recepita nel messaggio:

«Questo sereno coraggio sostiene anche il nostro sguardo sulmondo contemporaneo. Non ci sentiamo intimoriti dalle condizionidei tempi che viviamo. Il nostro è un mondo colmo di contraddizio-ni e di sfide, ma resta creazione di Dio, ferita sì dal male, ma pur

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sempre il mondo che Dio ama, terreno suo, in cui può essere rinno-vata la semina della Parola perché torni a fare frutto.

Non c’è spazio per il pessimismo nelle menti e nei cuori di colo-ro che sanno che il loro Signore ha vinto la morte e che il suo Spiritoopera con potenza nella storia» (Messaggio, 6).

Queste tre conversioni di mentalità (ritorno al vangelo, riformadella Chiesa, dialogo con la cultura in un atteggiamento di recipro-cità) possono rendere veramente nuova l’evangelizzazione. Essesono più preziose di un ricettario dell’agire pastorale. La domandaseria “cosa dobbiamo fare per evangelizzare” scava qui nel profon-do la sua risposta: chi vogliamo essere?

L’evangelizzazione è nuova nella misura in cui parte da un rin-novato ascolto del Vangelo (conversione), “riformula” il volto dellaChiesa in modo che diventi icona del Vangelo (riforma), ci porta astare volentieri e in modo dialogale dentro la nostra storia e la nostracultura (inculturazione).

3. La vita religiosa come “luogo” di nuova evangelizzazione

Operate queste tre chiarificazioni diventa più chiaro che ciò cheè primario nell’evangelizzazione non sono tanto le parole espliciteannunciate, ma la testimonianza personale e comunitaria messa inatto. Questa è la domanda decisiva: non cosa fare di nuovo, macome essere in se stessi luoghi e spazi di vangelo.

Possiamo allora introdurre la nozione di vita religiosa come“luogo” di evangelizzazione. A questo proposito ci viene una indi-cazione preziosa (una vera sorpresa) già dal Messaggio del Sinodo,al numero 7.

Il testo, dopo i primi 6 numeri di introduzione, fa entrare sor-prendentemente in scena, ponendoli a specchio, i due “luoghi” (cosìsono definiti) in cui il Vangelo si manifesta, prende corpo, si dona:la vita nella famiglia e la vita consacrata. La vita familiare è defini-

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ta come il luogo in cui il Vangelo entra nella quotidianità e mostrala sua capacità di trasfigurarne il vissuto nell’orizzonte dell’amore.Questo avviene certo, dice il testo, attraverso gesti tipicamente cri-stiani (segni della fede, prime verità, preghiera), ma soprattuttoattraverso l’esperienza dell’amore dato e ricevuto. Se la vita fami-liare è il “luogo primo” di esperienza ordinaria del Vangelo, ilsecondo è quel luogo complementare che mostra in anticipo il com-pimento del cammino della vita e “relativizza” (rende relative allacomunione finale con Dio) tutte le esperienze umane, anche quellepiù riuscite (“segno di un mondo futuro che relativizza ogni bene diquesto mondo”, dice il testo).

Al di là delle intenzioni del messaggio, questa entrata inedita,pone l’annuncio del vangelo dentro la vita nella sua concretezza,prima di ogni sua specificazione ministeriale. Ci sono dunquedue luoghi naturali del Vangelo: famiglia e vita consacrata. Sonoi due luoghi “forma”. Essi sono reciprocamente significativi, inquanto indicano l’uno all’altro che il Vangelo è per questa vita(la famiglia) e che questa vita è destinata al suo compimento,non è chiusa dentro gli orizzonti della figura di questo mondo(vita consacrata).

È importante che famiglia e vita consacrata siano definiti “luo-ghi” e non come agenti, cioè spazi di esperienza: fanno sperimenta-re il vangelo come esperienza e come promessa. Prima di essereluoghi in cui se ne parla, sono luoghi in cui si vive la grazia delVangelo con due sottolineature complementari e inscindibili.Verrebbe da dire che solo due cose sono necessarie per scoprire ilVangelo: venire al mondo dentro una famiglia che lo vive; avere ildono della testimonianza di quelle altre persone e famiglie che nesegnalano il compimento, non fuori i limiti della storia, ma all’in-terno di essi.

In questa feconda prospettiva proviamo ora a precisare in qualesenso la vita religiosa possa essere luogo di nuova evangelizzazio-ne. Indico tre tratti che ci possono specificare per essere “luoghi” dievangelizzazione.

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1 A questo proposito vale la pena ricuperare l’intervento al Sinodo di RowanDouglas Williams, arcivescovo di Canterbury e primate della ComunioneAnglicana. Egli ha fondato tutto il compito della Chiesa sul legame inscindibile traevangelizzazione e contemplazione. Ha chiarito come la contemplazione è benlungi dall’essere semplicemente qualcosa che fanno i cristiani: è la chiave dellapreghiera, della liturgia, dell’arte e dell’etica, la chiave di un’umanità rinnovata cheè in grado di vedere il mondo con libertà, la libertà dalle abitudini incentrate su disé, avide, e dalla distorta comprensione che ne deriva. «Per dirla chiaramente, – ha

a) Custodire un’assenzaDiventiamo “luogo” quando assicuriamo per noi e a favore di

tutti lo spazio della cura di Dio. Custodiamo un’assenza, perchéimpediamo che tutto il tempo sia pieno di cose, di attività, di paro-le. Proteggiamo lo spazio vuoto, incavo, dell’attesa. Nelle comuni-tà religiose è sempre avvento, attesa di colui che continuamente civiene incontro. L’immagine delle lampade accese è adeguata. Siamoluoghi di vangelo, per noi e per tutti, quando siamo uomini di desi-derio. Il termine desiderio, secondo Galimberti, viene dal De bellogallico. I desiderantes erano i soldati che stavano sotto le stelle adaspettare quelli che, dopo aver combattuto durante il giorno, nonerano ancora tornati. La radice è sidera, stelle. Da qui il significatodel verbo desiderare: stare sotto le stelle ed attendere. Il desiderio èl’attesa di un incontro, di un ricongiungimento, di una relazione. Iltermine “primato di Dio” è da noi il più utilizzato ma forse inade-guato, come l’altro della radicalità. Ogni forma di vita cristiana hanel suo centro il primato di Dio. Ci possiamo tranquillamente con-gedare (è ormai ora) da ogni schema tra ministeri e carismi nell’or-dine del “più” e del “meno”, del minimo indispensabile e del radi-cale. Il peggior servizio che possiamo fare alla vita religiosa è dicollocarla nella linea del “più”: “più da vicino, più radicalmente…”.Abbiamo bisogno, a questo proposito, di una nuova teologia dellavita religiosa. Il nostro specifico è di vivere la vita cristiana cometutti i discepoli del Signore, evidenziandone una dimensione: quel-la relativa al desiderio, all’attesa, alla cura dell’interiorità, alla con-templazione1.

La vita religiosa offre la novità del Vangelo quando protegge la

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sottolineato – la contemplazione rappresenta l’unica risposta definitiva al mondoirreale e folle che i nostri sistemi finanziari, la nostra cultura pubblicitaria e lenostre emozioni caotiche e incontrollate, ci incoraggiano ad abitare. Imparare lapratica contemplativa significa imparare ciò di cui abbiamo bisogno per viverefedelmente, onestamente e amorevolmente».

2 BIANCHI E., La differenza cristiana, Einaudi, Torino 2006.3 « Accanto all’ecologia della natura c’è dunque un’ecologia che potremmo

dire “umana”, la quale a sua volta richiede un”‘ecologia sociale”» (Benedetto XVI,La persona umana, cuore della pace, Messaggio per la celebrazione della XL gior-nata mondiale della pace, 2007).

vita dall’intasamento delle cose e delle abitudini e la tiene aperta aldono che sempre le viene incontro e che solo la rende vita piena.Ecco perché è essenziale che i nostri ritmi di vita, gli ambienti dellenostre comunità, tutte le nostre attività diventino spazi di custodia diuna assenza.

b) Segnare una differenzaQuesta seconda dimensione riguarda la possibilità di sperimen-

tare e di far sperimentare nella vita religiosa la differenza cristiana,come dice Enzo Bianchi2. Riguarda uno stile di vita sobrio, che sibasa sull’essenziale, che si protegge dal superfluo, che vive nellapovertà evangelica. È una conseguenza del punto precedente. Si stain attesa e si manifesta durante l’attesa che solo Dio riempie lanostra vita, lui solo è all’altezza del nostro desiderio. Anche il celi-bato per il Regno e l’obbedienza mostrano la differenza cristiana.Questo è un segno quanto mai eloquente in un mondo che torna acercare ciò che è essenziale. Va nella linea di quella “ecologia dellapersona” di cui ha parlato il Papa3. Non possono essere le cose adare senso alla nostra vita. Qui possiamo anche ricuperare il signi-ficato autentico di fuga mundi, non come disprezzo del mondo, macome indicazione per il mondo da noi amato di quanto ci umanizzae di quanto invece ci disumanizza.

c) Mostrare una promessaIl terzo tratto riguarda la fraternità. Noi diventiamo luogo di evan-

gelizzazione nuova se mostriamo che sappiamo vivere insieme, cioè

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se già da ora mostriamo quello che sarà il mondo nel sogno di Dio, unmondo di figli e fratelli. In questo senso la vita di fraternità è custo-dia di una promessa. La fraternità reale che stabiliamo senza sce-glierci è luogo per vivere di una promessa e quindi diviene speranzaper tutti. Il convivere nella vita religiosa non è per scelta, ma per chia-mata. Veniamo da storie diverse, da formazioni e sensibilità diverse,abbiamo caratteri diversi, siamo tutti segnati da limiti, difetti, piccolemanie. Siamo semplicemente umani. La composizione ormai interna-zionale delle nostre comunità aumenta la posta in gioco. La perfezio-ne delle relazioni non sarà mai raggiunta nelle nostre comunità, maquesta è la ferita del segno, il luogo pasquale della testimonianza.Siamo chiamati non a testimoniare l’armonia del paradiso terrestreprima del peccato originale, ma la convivenza dentro i limiti, le dif-ferenze, le fragilità, le povertà individuali e collettive. Le nostrecomunità, sempre più multietniche, sono un formidabile laboratoriodi questa fraternità della differenza. Non siamo chiamati a mostrarecomunità ideali, ma comunità umane, luoghi di accoglienza e riela-borazione dei limiti. È così che si è profeti nella storia.

In sintesi. La vita religiosa diventa luogo e tirocinio di evange-lizzazione nuova quando custodisce una assenza e protegge unaapertura; segna una differenza a favore di una vita che ricuperala sua umanità; mostra nella fraternità delle differenze la pro-messa affidabile del traguardo verso cui tutti, per grazia, cam-miniamo.Queste tre dimensioni ci fanno luoghi di vangelo e non soloparole di vangelo.

4. La nuova evangelizzazione come stile

Ma c’è un altro punto che mi pare importante: quello dello stilecon il quale si evangelizza, perché conta il modo e non solo il con-tenuto. Potremmo dire che non basta evangelizzare, ma bisognaevangelizzare in modo evangelico. La fede cristiana ha un suo stile

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4 Questi tre tratti sono debitori della stimolante riflessione del catecheta gesui-ta belga André Fossion, che ha riflettuto a più riprese sulla ricerca di una spiritua-lità dell’evangelizzazione. Particolarmente stimolante è stato una sua recente con-ferenza tentua alla Facoltà teologica di Milano dal titolo Annonce et pro positionde la foi aujourd’hui. Enjeux et défis. Seguo fondamentalmente le sue intuizioni.

dal quale non deve abdicare neppure per essere più efficace. Questoappello è venuto in modo esplicito da alcuni Padri. Lo stile è unaquestione di spiritualità e abbiamo più che mai bisogno in questomomento di una spiritualità dell’evangelizzazione.

Segnalo tre tratti dello stile che vanno salvaguardati nel compitodell’evangelizzazione4.

a) Vedere Dio in tutte le coseL’espressione è di Sant’Ignazio di Loyola. Vedere Dio in tutte

le cose significa vedere che egli agisce in tutti i cuori. I cristianihanno occhi per vedere dove Dio agisce al di là di tutti i circuitiecclesiali. Il tema del Sinodo (“nuova evangelizzazione per la tra-smissione della fede”) è stato a buon diritto considerato inade-guato da alcuni Padri sinodali. Noi non trasmettiamo la fede,hanno detto. Solo il Signore Gesù la comunica e il suo Spirito èl’unico evangelizzatore competente. Noi ci mettiamo a disposi-zione di un processo che non ci appartiene, sul quale non abbia-mo il controllo. L’icona biblica di Filippo e l’eunuco, evocata nelSinodo, è quanto mai istruttiva. Quando Filippo sale sul carroscopre che è già stato preceduto dallo stesso Spirito che lo hamandato e che egli, Filippo, incontra nell’inquietudine di quel-l’uomo e nel testo della Scrittura dal quale l’eunuco è stato atti-rato. Lo Spirito ha una falcata di vantaggio sulla Chiesa, come gliAtti degli Apostoli inequivocabilmente documentano. È semprepiù in là. È bello dunque interpretare l’evangelizzazione comeuna azione di riconoscimento, di rivelazione e di svelamento.L’evangelizzatore “riconosce” Dio già presente. Il destinatariodell’annuncio si scopre abitato e custodito da una Presenza (“sve-lamento”), grazie alla testimonianza dell’evangelizzatore e al

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5 Vale la pena richiamare un testo di Madre Teresa di Calcutta. «Il nostro pro-posito è di portare Gesù e il suo amore ai più poveri tra i poveri, indipendentementedalla loro estrazione morale o dalla fede che professano. Il nostro metro per soc-correrli non è la loro fede, ma il loro bisogno. Noi non tentiamo mai di convertireal cristianesimo quelli che aiutiamo, ma nella nostra azione portiamo testimonian-za della presenza d’amore di Dio, e se per questo cattolici, protestanti, buddisti oagnostici diventano uomini migliori - semplicemente migliori - siamo soddisfatti.Crescendo nell’amore saranno più vicini a Dio e lo troveranno nella sua bontà...Alcuni lo chiamano Ishwar, altri lo chiamano Allah, altri semplicemente Dio, matutti dobbiamo renderci conto che è lui che ci ha fatti per cose più grandi: per amaree per essere amati. Ciò che conta è amare». Ci troviamo qui nel campo della pro-fezia. Siamo un passo più avanti del compito di evangelizzazione, o meglio, siamonell’esito finale dell’evangelizzazione. Siamo già profeticamente nel futuro di Dio,dove tutte le religioni avranno terminato il loro compito e con esse anche la Chiesa.La fede infatti passa, e anche la speranza. Solo la carità rimane.

dono delle Scritture (“rivelazione”). In questo gioco di riconosci-mento – rivelazione – svelamento avviene il miracolo di unaevangelizzazione vicendevole. In fondo si tratta di far scoprireche il dono di Dio è già nel cuore di queste persone, in modo chepossano, come Giacobbe, svegliarsi dal sonno e dire: «Il Signoreera qui e io non lo sapevo!» (Gen 28,16).

Come cristiani siamo chiamati, mentre annunciamo il Vangelo(ai ragazzi, ai giovani di oggi, agli adulti non vicini alle nostrecomunità) a lasciarci stupire dall’azione che lo Spirito Santo riescea fare nei cuori. Solo se vediamo la sua presenza nelle persone sare-mo in grado di annunciare loro il Vangelo, di dare nome, cioè, a que-sta presenza che li ama e li guida.

b) Amare bastaLa parola decisiva del Vangelo, la più convincente, è la carità. È

anche l’obiettivo ultimo della Chiesa: inserirsi nella corrente dell’a-more di Dio per l’umanità. Il terreno dell’amore è la parola ultimadel Vangelo5.

In genere pensiamo che la carità sia il passo preliminare per pre-parare il terreno dell’annuncio, sia una specie di preevangelizzazio-ne. Essa è anche e soprattutto l’obiettivo ultimo dell’evangelizza-zione, il suo esito finale. La carità basta, perché la carità è Dio.

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c) Fare dell’annuncio del Vangelo il più grande atto di amorePerché allora annunciare il Vangelo? Proprio perché è il più

grande atto di amore che possiamo fare. È nota l’affermazione diPaolo VI nell’Evangelii Nuntiandi, richiamata dall’InstrumentumLaboris.

«Non sarà inutile che ciascun cristiano e ciascun evangelizzato-re approfondisca nella preghiera questo pensiero: gli uomini potran-no salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio,benché noi non annunziamo loro il Vangelo; ma potremo noi sal-varci se, per negligenza, per paura, per vergogna – ciò che s. Paolochiamava “arrossire del Vangelo” – o in conseguenza di idee false,trascuriamo di annunziarlo?» (EN 80).

Una buona interpretazione di questo testo è la seguente: Dio puòsalvare e salva al di là del nostro annuncio; ma se noi non annun-ciamo, potremo essere salvi? Non nel senso che non evangelizzan-do manchiamo a un dovere, ma nel senso che il nostro non evan-gelizzare manifesta che per noi il Signore Gesù non è il bene piùprezioso. E allora è legittima la domanda sulla nostra salvezza.L’amore è dare agli altri la cosa più preziosa. È un’altra prospetti-va dell’evangelizzazione, davvero nuova: né per necessità (Dio ègeneroso, sa come salvare tutti), né per dovere, ma per eccesso digioia e di gratitudine per quello che siamo per grazia diventati. Ciòche motiva l’evangelizzazione e la rende nuova, in fin dei conti, èil suo scaturire non dalla necessità di salvare, né dal dovere di farlo,ma da un’intrinseca “necessità”: la gioia di donare quanto abbiamodi più prezioso.

La vita religiosa si è sempre posta su questo crinale, dell’annun-cio implicito e inequivocabile dell’amore che basta a se stesso; del-l’annuncio esplicito come atto massimo di carità, come condivisio-ne di ciò che abbiamo di più prezioso, perché la nostra gioia siapiena (1Gv 1,1-4). La carità come Parola a tutti comprensibile; laParola come massimo della carità. Lo ricordava la Novo millennioineunte, 50: «La carità delle opere assicura una forza inequivocabi-le alla carità delle parole».

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Sintesi. Evangelizzare in maniera evangelica significa allorarimanere fedeli a questo stile: vedere Dio in tutti, amare gratui-tamente e senza altri fini, donare il Vangelo come l’atto più altodi amore.

Conclusione. Due tratti di Chiesa emersi: umiltà e carità

Nel sinodo sono risuonate spesso due parole: umiltà e carità.Alcuni vescovi, in particolare quelli di area orientale o che si trova-no a guidare delle Chiese in forte minoranza, hanno invitato a esse-re una Chiesa più umile. L’umiltà ha due facce: quella della consa-pevolezza dei propri limiti; quella che nasce dalla convinzioni chenon siamo proprietari del Vangelo, ma solo servi, e che l’unico cheapre i cuori è lo Spirito Santo. La carità è l’amore per l’uomo, lapassione e la compassione per tutte le persone. Umiltà e carità misembrano proprio le due coordinate della nuova evangelizzazione.

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SECONDA RELAZIONE:“EDUCARE ALLA FEDEALLA LUCE DEL CONCILIO”

Confesso che di fronte a un tema come quello che mi è statoassegnato è forte (e forse in parte inevitabile) il rischio, se non dellagiustapposizione, almeno della parziale disarticolazione delle trevoci in causa: educazione, fede, Concilio. Difficile, o almeno nonimmediato, coglierle in unità, dentro una prospettiva che le lega.«Alla luce del Concilio» apre spazi immensi; il tema della fede èampiamente dibattuto; di educazione si parla parecchio, a mio pare-re in modo ancora troppo moralistico, episodico e settoriale, dentroe fuori la Chiesa. Aiuta a fare sintesi quanto monsignor Crociatascrive introducendo il commento a più voci (Educare, impegno ditutti) al testo Cei degli Orientamenti pastorali della Chiesa Italiana2010-2020: Educare alla vita buona del vangelo (= EVBV):«Bisogna considerare che la scelta dell’educazione segna un appro-fondimento di quella missione evangelizzatrice che rappresenta lacifra riassuntiva del cammino pastorale della Chiesa in Italia dalConcilio a oggi»1. La questione educativa, inoltre, mette in causatutti, poiché se famiglia, scuola e società in genere se la passanomale, anche la Chiesa si trova di fronte a non poche difficoltà. Se lecose stanno così «l’emergenza educativa è una causa comune per

Fr Ugo Sartorio, OfmConv*

* Direttore del “Messaggero di Sant’Antonio”, giornalista, editorialista, Autoredi numerose pubblicazioni.

1 M. Crociata, Prefazione a AA.VV., Educare, impegno di tutti. Per rileggereinsieme gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana 2010-2020, a cura di P.Triani, Ave, Roma 2010, pp. 8-9.

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2 P. Sequeri, La tradizione della fede e il riscatto dell’educazione, in AA.VV.,Evangelizzazione e educazione, a cura di A. Bozzolo e Roberto Carelli, Las, Roma2011, pp. 452-453.

3 Riprendo qui alcune riflessioni sviluppate nel mio intervento Questione edu-cativa. I nomi e gli snodi, in AA.VV., La relazione educativa nella postmodernità.Itinerari tra scienze, culture e sapienza, a cura di B. Aprile, EMP 2012, pp. 15-31.

l’umanità occidentale…, una causa alla quale il cristianesimo nonintende sottrarsi. È nella logica della religione dell’incarnazione: ilcristianesimo non opera unicamente per la Chiesa, la causa dell’u-mano gli appartiene»2.

Cenni sulla questione educativa3

Disagio educativo

L’educazione non è mai stata cosa tranquilla, per il semplicefatto che ogni generazione di giovani ha avuto i suoi sussulti, le suetrasgressioni, i suoi confronti a muso duro con il mondo degli adul-ti, le sue lacerazioni. In passato, però, questa conflittualità interge-nerazionale alla fine doveva fare i conti con la solidità di una fasciaadulta consapevole del suo ruolo, convinta di poter e dover darerisposte e con la ferma volontà di orientare le nuove generazioni nelsolco di una tradizione riconosciuta come buona e affidabile e di unmondo di valori condivisi. Oggi non è più così. Tutti conosciamoalla perfezione i luoghi comuni che attribuiscono alla condizionegiovanile i tratti anche intensi del disagio, fino al nichilismo estre-mo; ma conosciamo anche le latitanze educative del mondo adulto,di quegli adulti – e sono molti – che si sono dati alla macchia, chehanno gettato la spugna, mettendo in atto un vero e proprio tradi-mento educativo. Ai nostri giorni, dunque, va ritematizzata l’etàadulta, dalla quale si rifugge. È infatti in atto un processo che inve-ste ogni livello di età, chiedendo ai fanciulli di diventare presto ado-lescenti, ai giovani di fare gli adolescenti e agli adulti di regredireall’età, e soprattutto allo stile, adolescenziale (nella forma del puer

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4 Cf. P. Sequeri, Contro gli idoli postmoderni, Lindau, Torino 2011, pp. 15-22.5 N. Galantino – A. Matteo, La sfida educativa in un mondo che cambia. Gli

Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020, in«Rassegna di Teologia», 52 (1/2011), p. 29.

6 F. Stoppa, La restituzione. Perché si è rotto il patto tra le generazioni,Feltrinelli, Milano 2011, p. 18.

7 Cf. G. Angelini, Educare si deve, ma si può?, Vita e Pensiero, Milano 2002,pp. 10-12.

8 «Il tempo dell’educazione non è finito», si legge in EVBV, 7.

aeternus) che prevede godimento a oltranza senza assunzione alcu-na di responsabilità4. Con quali conseguenze? «Un adulto che nonama essere adulto cancella quella differenza, che l’età, la natura, l’e-sperienza predispongono, e che è la condizione autentica di ognidialogo. Ove non ci sia asimmetria – che la diversità dell’adultodovrebbe rappresentare – non ci può essere dialogo educativo»5.

Un altro paradosso evidente consiste nella compresenza di lati-tanza e ansia educativa: se non è mai esistita una generazione diadulti così rinunciatari rispetto all’educazione, è anche vero cheforse non è mai esistita una generazione di padri e madri così «inpena per l’identità a rischio delle giovani generazioni»6. Ma anchequando c’è effettivo interessamento, si attiva spesso quel cortocir-cuito che il teologo moralista Giuseppe Angelini descrive nel suolungimirante saggio Educare si deve, ma si può?: da una parte igenitori – nel contesto di quella che egli chiama la «famiglia affet-tiva», sulla scorta della diagnosi che ne fa Talcott Parsons – cerca-no di dare ai figli fiducia a oltranza, mentre poi concretamente(soprattutto le madri, che individuano con maggiore tempestività ecompetenza i rischi ai quali i figli sono esposti) lanciano in conti-nuazione allarmi imprecisi e carichi di ansia, finendo con lo smen-tire – agli occhi dei figli prima infastiditi e poi abilissimi a innalza-re barriere difensive – la credibilità del primo messaggio7.

Questo significa che l’educazione è finita? Certamente no! Un filo-sofo dell’educazione, Duccio Demetrio, ha pubblicato un volume daltitolo curioso: L’educazione non è finita. Idee per difenderla, nel qualesostiene che se l’educazione non è finita8 è però certamente sfinita.

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9 D. Demetrio, L’educazione non è finita. Idee per difenderla, RaffaelloCortina, Milano 2009, p. 50.

«Lo sfinimento educativo degli educatori non va inteso soltanto dalpunto di vista delle inutili cure elargite; della discesa in campo comedifensori civici della prole zigzagando tra impegni, doppio lavoro efaccende di ogni sorta. Con tutto il corredo di sbalzi d’umore, che inun batter di ciglio trasformano le lodi in minacce. C’è uno sfinimentoontologico ben più preoccupante: ci si chiede a che pro? Perché sidebba rinunciare alle piccole e grandi gioie della maturità, a quel pocotempo libero che invece viene devoluto a chi nemmeno ti ascolta»9.

La delusione montante tra gli adulti circa l’inutilità dello sforzoeducativo si può toccare con mano, si fa domanda di fondo, esi-stenziale più che funzionale. Inoltre, a fronte dello sfinimento edu-cativo, va riformulato il senso proprio e specifico dell’educazione.Nel termine educazione troviamo tre indicazioni di percorso: e-ducere, edere, ducere. Nel sentire comune prevale nettamente lavisione estemporanea neoromantica: ogni uomo verrebbe al mondogià equipaggiato di tutto, per cui il compito dell’educatore sarebbequello di estrarre le cose belle che albergano in ognuno. Tradizionee autorità vengono semplicemente bypassate e l’educazione si tra-sforma in pura (e impossibile) autoeducazione, modello educativospeculare a quello della conformazione in auge nel passato. Insiemea educere, fortunatamente, c’è edere, cioè nutrire, prospettiva cheorienta al superamento di ogni autarchia educativa. E infine ducere,poiché viene educato solo colui che si lascia condurre da un altroche si presume più esperto, che abbia le mani in pasta con la vita.

Anche nella Chiesa

Anche l’educazione cristiana, l’educazione alla fede, è segna-ta da queste molte incertezze su cosa sia davvero educazione. C’èuna grande dose di ansia e di preoccupazione che non semprediventa occupazione e impegno sul campo, per cui non raramen-

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10 E. Bianchi., La fede è un rischio, in «MicroMega», n. 2 (2000), p. 83.

te si sceglie la scorciatoia rappresentata dal linguaggio moralisti-co e giudicante. Anche la Chiesa, a volte, va verso le nuove gene-razioni con atteggiamento giovanilistico, abusando – come avvie-ne nella società civile, d’altronde – di slogan poco veritieri e deiquali i giovani, per primi, diffidano: dire ad esempio che il futu-ro è dei giovani è una bugia, un inganno. I giovani, da soli, nonsono il futuro né della società né della Chiesa. Considerando lalongevità delle generazioni anche di età avanzata, lo sono – inproporzione – più gli anziani. In verità, lo sono gli uni e gli altriinsieme, soprattutto se gli anziani sapranno cedere quote di pote-re ai giovani senza negare loro quote di fiducia, e se questi, a lorovolta, evitando lo strappo generazionale, sapranno coinvolgeregli anziani nei processi decisionali e nella costruzione del futurodi tutti. Le generazioni future saranno compresenti molto più alungo di quanto accadeva in passato, quando le generazioni sem-plicemente si succedevano.

Dobbiamo altresì riconoscere che anche nell’educazione allafede del popolo cristiano, talvolta i pastori si sono dimenticati dinutrire (edere) oppure di condurre (ducere), confidando nell’estem-poraneità dell’e-ducere. Oppure, al contrario, hanno insistito unica-mente sull’edere e sul ducere, trascurando e penalizzando la sog-gettività credente.

Vi è infine quello che tutti sappiamo bene e fatichiamo a prati-care, perché ci sfida. L’educazione è relazione testimoniale, nellaquale innanzitutto diciamo chi siamo noi, come singoli cristiani ecome Chiesa. È a tutti evidente che «la fede è questione di relazio-ni»10 nelle quali esponiamo, condividendola e proponendola adaltri, la nostra identità.

«Educare è introdurre una persona nella vita, è introdurre al con-tatto con la realtà, è introdurre a una Presenza in forza della qualesperimenti la sua vita e viva il contatto con la realtà come un desti-no buono, come una vita aperta alla felicità. L’educazione è innan-

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11 G. Colzani, Autonomia della persona e sapienza comunitaria: l’educazionein un mondo post-moderno e globale, in AA.VV., La relazione educativa nellapostmodernità., cit., p. 268.

12 Sono illuminanti, su questo punto, i contributi di A. Bozzolo, Sull’idea di evan-gelizzazione, pp. 328-355 e R Carelli, Sull’idea di educazione, pp. 356-395, in AA.VV.,Evangelizzazione e educazione, cit. Si vedano anche AA.VV., Il senso dell’educazionenella luce della fede, a cura di A. Toniolo e R. Tommasi, EMP, Padova 2011.

13 R Carelli, Sull’idea di educazione, cit, p. 357.

zitutto una relazione tra persone, una comunicazione da persona apersona: non si educa perché si parla dell’educazione, perché si fis-sano delle regole, perché ci si prende cura del crescere di una per-sona – che non si faccia male, che studi, che lavori… – ma perchési vive insieme a lui, faccia a faccia»11.

Il raccordo evangelizazzione-educazione12

Si tratta di un nodo molto dibattuto e ampio, vista la polisemiadel termine evangelizzazione e la disseminazione dell’idea di edu-cazione, sul quale è obbligatoria almeno una breve sosta. Non è pen-sabile, innanzitutto, che l’educazione sia qualcosa che sopraggiun-ge dall’esterno all’evento cristiano. Il Dio di Gesù Cristo si rivelaproprio mentre educa. Quindi, «con umile franchezza, il credenteritiene che la luce della rivelazione, che è sempre inseparabilmentegiudizio e salvezza, offra il miglior punto di vista per chiarire, conogni cosa umana, anche il mondo dell’educazione, e poter cosìdiscernere, nel sincero confronto con quanto è maturato nel cammi-no della storia e nella pluralità delle culture, ciò che va assunto e ciòche va lasciato cadere, ciò che può essere valorizzato e ciò che nonha valore»13. Dobbiamo dunque necessariamente scartare ogni pro-spettiva restrittiva e miope, come quella che rapporta educazione efede considerando la prima il mezzo per arrivare alla seconda: quan-do diciamo «educare alla fede» – espressione che si trova nel titolodi questo intervento – dobbiamo stare attenti a non cadere nell’e-strinsecismo di una grandezza rispetto all’altra o in qualche formadi subordinazione: non si tratta di una differenza da coordinare,bensì di un’unità da articolare. Purtroppo quella dell’estrinsecismo

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14 R. Guardini, Fondazione della teoria pedagogica, in Id., Persona e libertà,La Scuola, Brescia 1987, p. 62.

è una via piuttosto praticata, nei due sensi: da una parte non mancachi tenta l’avventura impossibile di proporre il Vangelo senzamediazione culturale alcuna, mentre dall’altra si vuole educareestromettendo in toto la dimensione religiosa e prescindendo dalfatto che l’educazione è propriamente rivolta all’uomo in quantoessere spirituale, in grado quindi di trascendere se stesso.

In una prospettiva credente non è possibile essere evangelizzato-ri ma non educatori o educatori senza essere (in qualche modo)evangelizzatori, poiché se così fosse si produrrebbe unicamenteun’evangelizzazione settaria e un’educazione riduttiva. Il nocciolodel problema va individuato nel rapporto tra «crescita nella fede» e«maturità umana», nel coordinamento tra cristiano e umano, realtàche non si completano ma piuttosto si coappartengono. Il pericolo èquello di fare della fede una realtà isolata e sigillata in se stessa,mentre l’educazione cristiana ha insieme necessità del Vangelo maanche di tutte le risorse di pensiero, esperienze e cultura. Così comel’educazione ha bisogno del Vangelo e quando è autentica ad essoconduce, indicazione preziosissima (e oggi per nulla scontata) cheritroviamo nelle parole di un grande intellettuale ed educatore,Romano Guadini. Egli scrive: «Se il Dio vivente c’è, allora c’èanche per l’educazione. […] La realtà del Dio vivente, il fatto stori-co della rivelazione e dell’incarnazione mettono definitivamente albando ogni autonomia pedagogica. Ma con ciò l’attività pedagogi-ca non è cancellata, o negata: è relativizzata»14.

Educare oggi alla fede

Educare alla fede, prima che alle sue conseguenze

Siamo qui restituiti al compito primario, originario, sorgivo cheinveste la Chiesa tutta. Se c’è un passo di Porta fidei che è stato cita-

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15 In «Avvenire», 25 settembre 2012, p. 6.

to più di altri, certamente si tratta di questo: «Capita ormai non dirado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conse-guenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando apensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. Ineffetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso vieneperfino negato» (n. 2). Se togliessimo dai nostri discorsi e documen-ti di Chiesa ciò che pertiene alle conseguenze della fede (sociali, cul-turali, politiche) forse non ne rimarrebbe molto. Il radicalismo che civiene richiesto nell’Anno della fede è dunque quello che si concen-tra sulle radici della fede, sui processi che la generano, sulla sua pos-sibilità di attecchire e svilupparsi in terreni quanto mai inospitali.

Cosa voglio dire? Non è più sufficiente fare appello, nella nostraEuropa e nella nostra Italia, alla pur profonda eredità cristiana. Ladebolezza della fede di molti credenti e l’espulsione della questionedi Dio dal vivere quotidiano dei più, richiedono una ripartenza mis-sionaria. Ripartenza dalla fede, però, una fede prima personalmenteprofessata e vissuta per essere poi pubblicamente proclamata e incar-nata. «Credere – ha affermato il cardinal Bagnasco nella Prolusionedel 24 settembre alla sessione autunnale del Consiglio episcopalepermanente – non è fare qualcosa o molto per Dio; è anzitutto spa-lancare il cuore per accoglire il dono della grazia, per lasciar “entra-re” il Dio tre volte santo; è arrendersi al Signore, stare davanti a lui,a piedi nudi, per essere coinvolti nella sua volontà»15. Il che signifi-ca che non si tratta primariamente di attivare iniziative sociali e uma-nitarie nelle quali i cristiani sanno distinguersi per impegno e abilità,e neppure di puntellare le labili speranze dei nostri contemporaneialle prese con una crisi economica senza precedenti. E questo perchésenza fede la carità anche fervorosa rischia di essere colta – e troppevolte è già successo – come mera filantropia o come esibizione apo-logetica della forza delle proprie convinzioni. Nel Vangelo diGiovanni leggiamo la seguente domanda che alcuni pongono a Gesù:«Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio».

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16 Benedetto XVI, Discorso al Consiglio del Comitato centrale dei cattolicitedeschi, Hörsaal del Seminario di Freiburg im Breisgau, 24 settembre 2011.

Conosciamo bene la risposta: «Questa è l’opera di Dio: che crediatein Colui che egli ha mandato» (Gv 6,28-29). Quelle dei cristiani sonosempre opera fidei, e diversamente si tratta soltanto di costruzioniidolatriche, per cui l’Anno della fede, in qualche modo, capovolge ladomanda usuale, quella che solleviamo a fronte della nostra incon-cludenza: «Quali sono i frutti della nostra fede?», nell’altra, menoabituale: «Quali sono le radici del nostro operare?».

È giunta l’ora, improrogabile, di ribadire un presupposto, quellodella fede, che non è più né ovvio né scontato, e del quale bisognaprendersi cura. Ogni cristiano, cioè, è responsabile, di fronte allacomunità credente e a ogni uomo, innanzitutto della qualità della suafede personale. Il vero problema non è tanto la fede degli altri, dellaprossima generazione, di chi non crede, ma la «mia» fede come pos-sibile e sostenibile dentro un mondo che ha estromesso Dio e quindila passione della domanda sul senso delle cose. Possediamo noi,dunque, una fede, una spiritualità all’altezza del nostro molto fare?Forse le parole rivolte da Benedetto XVI alla Chiesa tedesca sul rap-porto fede-strutture valgono anche per la Chiesa italiana:

«In Germania la Chiesa è organizzata in modo ottimo. Ma, die-tro le strutture, vi si trova anche la relativa forza spirituale, la forzadella fede nel Dio vivente? Sinceramente dobbiamo però dire chec’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito. Aggiungo: Lavera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Senon arriveremo a un vero rinnovamento nella fede, tutta la riformastrutturale resterà inefficace»16.

Se oggi si parla apertamente e diffusamente dell’incepparsi dellatrasmissione della fede, questo significa che è povera o incerta lafede che vuole comunicarsi. Se in giro vi fosse più fede in GesùCristo come unico e universale salvatore, non si porrebbero poi tantiproblemi al suo effettivo e concreto annuncio. La vera questione,

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17 W. Kasper, La nuova evangelizzazione: una sfida pastorale, teologica e spi-rituale, in W. Kasper e G. Augustin (edd.), La sfida della nuova evangelizzazione.Impulsi per la rivitalizzazione della fede, Queriniana, Brescia 2012, p. 27.

infatti, non è come annunciare la fede, anche se una riflessionemetodologica può aiutare, bensì perché farlo.

«Non ci siamo chiusi troppo nelle nostre parrocchie e comunità?Non ruotiamo troppo attorno a noi stessi? Esiste una passione mis-sionaria, cioè la volontà di crescere anziché di raggrinzirsi? Quelliche sono fuori, ci interessano realmente? Abbiamo ancora il corag-gio di parlare ad altri della fede, oppure non siamo più nemmeno noitanto sicuri della nostra causa, per cui preferiamo non rischiare?»17.

Queste sono le domande centrali alle quali siamo chiamati arispondere. Tra l’altro, parlando del perché dell’annuncio,l’Instrumentum laboris per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione,al n. 37 riprende le celebri parole di Paolo VI:

«Non sarà inutile che ciascun cristiano e ciascun evangelizzato-re approfondisca nella preghiera questo pensiero: gli uomini potran-no salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio,benché noi non annunziamo loro il Vangelo; ma potremo noi sal-varci se, per negligenza, per paura, per vergogna – ciò che s. Paolochiamava “arrossire del Vangelo” – o in conseguenza di idee false,trascuriamo di annunziarlo?» (Evangelii nuntiandi, 1975, n. 80).

E subito dopo l’IL aggiunge: «Più di una risposta ha avanzatol’idea che questa domanda diventi oggetto esplicito della riflessio-ne sinodale». Probabilmente la richiesta è quella di scavare ladomanda sul perché dell’evangelizzazione, soprattutto là dove essaincrocia il discorso sul rinnovamento della Chiesa. Va dunque recu-perata fiducia in una missione che prima di essere compito è sor-gente di identità, che nasce dalla gratitudine per il dono ricevutoprima che da qualche obbligo, che interpella e chiama a conversio-ne innanzitutto i cristiani, che prima di esprimere ciò che la Chiesafa si manifesta come il processo che fa essere la Chiesa. Non è mai

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18 A. Bello, Lessico di comunione, Ed. Insieme, Molfetta 1991, p. 185. 19 Si avverte una sintonia profonda di questo testo con quanto affermato da

Benedetto XVI nel suo viaggio in Germania parlando del compito missionario:«Non si tratta di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piutto-sto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità… por-tando la fede alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemen-te è fede, ma in verità è convenzione e abitudine» (Incontro con i cattolici impe-gnati nella Chiesa e nella società, Freiburg im Breisgau, 25 settembre 2011).

sufficien temente chiarita una cosa: «Nello stile del vangelo, la con-versione primordiale è quella di chi annuncia la fede, non quella dichi la riceve»18. Per dirla tutta, quello della nuova evangelizzazio-ne non è un problema di identità della catechesi da ristabilire o diannuncio mancato, quanto piuttosto questione ecclesiologica,meglio ecclesiologica e insieme spirituale secondo le precise paro-le dell’Instrumentum laboris al n. 39:

«L’esigenza della trasmissione della fede… deve divenire unadomanda della Chiesa su di sé. Questo consente di impostare il pro-blema in maniera non estrinseca, ma pone in causa la Chiesa tuttanel suo essere e nel suo vivere. Più di una Chiesa particolare chiedeal Sinodo di verificare se l’infecondità dell’evangelizzazione oggi,della catechesi nei tempi moderni, sia un problema anzitutto eccle-siologico e spirituale. Si riflette sulla capacità della Chiesa di confi-gurarsi come reale comunità, come vera fraternità, come corpo enon come azienda»19.

Educare alla fede: nutrire e risvegliare

Se la fede non va data per scontata, viste le molte, troppe erosio-ni a cui è sottoposta per cui rischia di perdere peso specifico (ricor-do che oggi i cristiani non vanno solo contati, ma ancor più pesati),si dovrà procedere, in ogni attività ecclesiale a un doppio approccio,di cui ormai si parla da anni. La fede, che pure va nutrita, va al con-tempo accesa, suscitata, rimotivata. Insomma, va riannunciato ilVangelo, o una sua densa codificazione kerigmatica, in grado dirisvegliare e quasi riattivare la fede. Sia nella catechesi e ancor piùnell’annuncio, la fede non va più presupposta ma proposta.

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20 Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Lettera ai presbiteri e ai catechi-sti nel quarantesimo del Documento Base Il Rinnovamento della catechesi, 4 apri-le 2010, n. 10.

21 Tertulliano, Apologetico, 18,4. 22 Cei, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 30 mag-

gio 2004, n. 6.23 Eccone il testo: «Il rapido mutamento della situazione sociale e culturale del

nostro paese, come, in genere, dell’occidente, pone alle nostre Chiese nuovi e impe-gnativi compiti in ordine alla missione evangelizzatrice. È venuta meno un’adesionealla fede cristiana basata principalmente sulla tradizione e sul consenso sociale. E,mentre si sono ridotti molti fenomeni di critica pregiudiziale al fatto religioso, l’areadell’indifferenza continua purtroppo ad aumentare. Una delle maggiori sfide a cuideve rispondere la nuova evangelizzazione è la situazione di pluralismo culturale, eora in misura crescente anche etnico e religioso, che caratterizza la società italiana.

Di fronte a questa realtà complessa appare anzitutto urgente promuovere una

«Molti ritengono che la fede non sia necessaria per vivere bene.Perciò, prima di educare la fede – si legge nel documento per il qua-rantesimo del Documento Base –, bisogna suscitarla: con il primoannuncio dobbiamo far ardere il cuore delle persone, confidandonella potenza del Vangelo, che chiama ogni uomo alla conversionee ne accompagna tutte le fasi della vita. Il primo annuncio, infatti,non è solo quello che precede l’iniziazione cristiana, ma è unadimensione trasversale di ogni proposta pastorale, anche di quellerivolte ai credenti e ai praticanti»20.

Correttamente gli Orientamenti per il decennio, al n. 26, citanoil motto di Tertulliano: «Cristiani si diventa, non si nasce»21, espres-sione che dice dell’esistenza di una «dimensione propriamente[aggiungerei perennemente] educativa nella vita cristiana», la qualeperò non può più fare conto sul darsi spontaneo di un cristianesimoin eredità. Ne consegue che «di primo annuncio vanno innervatetutte le azioni pastorali»22. Ricordo che probabilmente il primo testodella Cei che parla di pastorale di «prima evangelizzazione» nellaforma della missio ad gentes in contesto italiano è il n. 31 diEvangelizzazione e testimonianza della carità (8.12.1990)23.

Si tratta di prospettive già ben individuate, che da circa un paiodi decenni si travasano ormai da un documento all’altro e vengo-

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pastorale di “prima evangelizzazione” che abbia al suo centro l’annuncio di GesùCristo morto e risorto, salvezza di Dio per ogni uomo, rivolto agli indifferenti o noncredenti. Si tratta di un campo in buona parte nuovo per le nostre comunità, la cuipastorale continua spesso a percorrere vie che non danno al primo annuncio lo spa-zio e l’importanza oggi indispensabile, se si vuole condurre o ricondurre moltiuomini e donne all’incontro e all’adesione convinta e personale a Cristo, e alla con-seguente vita di fede nella Chiesa».

24 Riportiamo il contesto dell’espressione, al n. 10 del documento: «Nuovaevangelizzazione è allora sinonimo di missione; chiede la capacità di ripartire, dioltrepassare i confini, di allargare gli orizzonti. La nuova evangelizzazione è il con-trario dell’autosufficienza e del ripiegamento su se stessi, della mentalità dello sta-tus quo e di una concezione pastorale che ritiene sufficiente continuare a fare comesi è sempre fatto. Oggi il “business as usual” non basta più. Come alcune Chieselocali si sono impegnate ad affermare, è tempo che la Chiesa chiami le propriecomunità cristiane ad una conversione pastorale in senso missionario della loroazione e delle loro strutture».

no via via confermate e rinforzate. Eppure, se dovessimo misura-re le energie che la pastorale dedica alla gestione ordinaria dellavita parrocchiale e quelle spese per il primo annuncio, ci trove-remmo di fronte a una sproporzione macroscopica. Negli anni ’90,nella valutazione dell’impasse di certa pastorale stanca e ripetiti-va, non certo generativa, ebbe per qualche tempo fortuna l’espres-sione del pastoralista dehoniano Enzo Franchini pastorale forma-to bonsai, nel senso che molti pastori sembrano rassegnarsi a «farecon pochi, con sempre meno, quello che un tempo si faceva conmolti», accogliendo come irreversibile il destino di miniaturizza-zione della vita pastorale soprattutto parrocchiale. Senza lasciarsiperò provocare da possibili cambiamenti di rotta. Senza ipotizza-re nuovi stili pastorali.

Se i Lineamenta per il Sinodo parlano della necessità di superare ilbusiness as usual24, epressione idiomatica inglese che significa «comesempre», o, in forma diretta «si è sempre fatto così», vuol dire che uncerto passato non è ancora passato e che parte della pastorale non èoltre la routine che non macina più. Il rischio è quello di mortificare lafede, di spegnerla, di farla implodere, di opacizzare la lampada soprail moggio e di togliere sapore al sale. Non è più tempo di una Chiesache cammina in avanti ossessionata dallo specchio retrovisore.

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25 D. Pirri, Dalla sacrestia a Gerico. Verso la nuova evangelizzazione, Ave,Roma 2012, p. 45.

26 C. Taylor, La secolarizzazione fallita e la riscoperta dello spirito, in «Vita ePensiero», 6 (2008), p. 31.

Esemplifico la pastorale del business as usual con le parole didon Dino Pirri nel suo recente bel volume Dalla sacrestia a Gerico.Verso la nuova evangelizzazione. Egli scrive:

«A volte è desolante constatare che quando invitiamo ai “nostri”incontri i bambini, i giovani, i fidanzati, i genitori… essi sanno giàcosa diremo loro e cosa dovranno fare. Le solite parole, le solitecose, il solito incontro, nel solito luogo al solito orario. E poi comeli convinco che il Vangelo è novità?»25.

Educare alla fede significa insieme nutrire e risvegliare, nondimenticando mai di nutrire prima noi stessi e di essere davvero“svegli”, anche perché oggi lo sfondo su cui viene a cadere il semedell’annuncio è per lo più l’indifferenza.

Educare alla fede, oltre l’indifferenza

La gran parte dei contemporanei, soprattutto in Occidente, vivesenza grandi passioni, oppure vive di passioni tristi. Le ideologie,pretenziose prefigurazioni del futuro, sono morte e sepolte, e il crol-lo finanziario ed economico degli ultimi anni ha inquinato la possi-bilità di positive proiezioni per il domani. «Nel mondo secolarizza-to – annota il filosofo canadese Charles Taylor – è accaduto che lagente dimenticasse le risposte alle principali domande sulla vita. Mail peggio è che sono state dimenticate anche le domande»26. Ci si ècosì installati nel presente, abitandolo e sfruttandolo fino in fondoper quanto può dare, trasformandosi in consumatori docili e sazi eanestetizzando le grandi domande dell’esistenza. Noia collettiva,sterilità delle pulsioni, inerzia valoriale, superficialità diffusa: que-sto sembra essere il plancton che nutre le nuove generazioni e habuona presa su quelle che dovrebbero essere adulte ma sono pur-troppo irretite dal mito dell’eterna giovinezza. Alla recente riunione

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27 In «Avvenire», 29 settembre 2012, p. 17.28 E. Bianchi, Nuovi stili di evangelizzazione, San Paolo, Cinisello Balsamo

(MI) 2012, p. 36.

del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, a San Gallo inSvizzera, l’Arcivescovo di Malines-Bruxelles e presidente dell’epi-scopato belga, monsignor André Joseph Leonard, ha rilevato che«l’indifferenza è il nemico più insidioso»27. Mentre l’agnostico favalere nei confronti della questione di Dio una sorta di equidistanzatra soluzione positiva e negativa, e mentre l’ateo ha bisogno di Diose non altro per negarlo, l’indifferente rimuove radicalmente ogniinterrogativo su Dio e sceglie la deriva del qualunquismo, opzioneche interpreta e indica lo stanco epilogo della modernità. Nessundialogo è possibile, però, con una posizione che rappresenta laliquefazione della domanda e il disinteresse totale nei confrontidella risposta, per cui «l’indifferenza religiosa pone la Chiesa difronte allo spettro della propria possibile insignificanza e inutili-tà»28. Nessuna attesa di redenzione, né divina né garantita da altrisurrogati della trascendenza, ma calma piatta e gestione routinariadel presente, nel quale ci si trastulla con i molti idoli che il mercatomette a disposizione: pezzi di fango verniciati di cielo.

Ora però, questa categoria di indifferenza ha bisogno di essereindagata. Essa rappresenta, in qualche modo, il precipitato, l’esitoculturale di una omologazione del vivere secondo il sentire comu-ne. Dove la religione è affare privato e il credere un vezzo di perso-nalissima inclinatura, un gusto tutto individuale, più estetico cheetico, per abbellire il giardino dell’interiorità.

La prima cosa da dire è che oggi l’indifferenza non è solo religio-sa, ma si dispiega a trecentossessanta gradi, per cui quella religiosa èsolo una variabile di una generalizzata cultura dell’indifferenza.Come seconda cosa va riconosciuto che una certa dose di indifferen-za è utile anestetico contro l’assalto dei giorni, il logorio di vite dicorsa, la continua tensione richiesta dal lavoro e lo stress impostodalla vita relazionale. Insomma, l’indifferenza è anche una maschera

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29 Cf. L. Alici, Differenze senza differenza. L’idolatria nell’epoca postsecolare,in «Hermeneutica», n.s. (2012), pp. 9-36.

30 Sul significato della differenza cristiana, cf. E. Bianchi, La differenza cri-stiana, Einaudi, Torino 2006; U. Sartorio, Fare la differenza. Un cristianesimo perla vita buona, Cittadella, Assisi 2011; T. Radcliffe, Il cristianesimo fa la differen-za?, in «Concilium», 47 (2/2011), pp. 26-36.

31 G. Savagnone, Introduzione a Dino Pirri, Dalla sacrestia a Gerico, cit.,pp. 12-13.

per sopravvivere. Mai come ai nostri giorni si è parlato di empatia,quando poi sono davvero pochi coloro che la praticano davvero, ingenere per professione. L’indifferenza, inoltre, propizia l’idolatria, èpreludio all’opzione idolatrica29: se infatti l’ateismo nega la risposta(Dio non esiste) e l’indifferenza azzera la domanda (non ha sensointerrogarsi su Dio), l’idolatria è l’anestetico per soffocare il dolorederivante dal fatto che la domanda dell’uomo è stata rimossa.

Volendo tracciare un parallelo, si potrebbe dire che l’indifferenzacontemporanea, la quale investe tra gli altri anche l’ambito religioso,si avvicina di molto all’accidia. Come i monaci antichi fuggiti neldeserto invece di incontrare Dio incontravano spesso l’accidia (acedia,termine traducibile con «indolenza», «vuoto intellettuale», «perdita difervore e di passione», «smarrimento nella monotonia della quotidia-nità»), così gli uomini d’oggi – si guardi in modo esemplificativo allacondizione giovanile, ma non solo – sono afflitti da «assenza d’inte-ressi», «monotonia delle impressioni», «vuoto interiore», ecc. Ricordouna frase famosa di Kierkegaard che suona così: «La nave è ormai inmano al cuoco di bordo e le parole che trasmette il megafono delcomandante non riguardano più la rotta, ma il menù del giorno dopo».L’indifferenza, oltre a ingiallire ogni presente, annulla ogni proiezione,e questo perché niente, in verità, fa la differenza30. Se questo è vero,

«il nemico da battere, oggi, non è più come ai tempi dei primicristiani, l’ostilità di una società pagana, che però – sia pure percombatterlo – si interessava al nuovo messaggio: è, piuttosto, l’in-differenza di una società che si definisce post-cristiana e che sem-bra aver sentito ripetere troppe volte le parole del Vangelo per poter-sene ancora stupire»31.

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32 Cf. E. Biemmi, Il secondo annuncio. La grazia di ricominciare, Dehoniane,Bologna 2011. Ecco la definizione che l’autore dà di secondo annuncio: «La mag-gioranza delle persone che frequenta con regolarità, in maniera sporadica o solo inqualche passaggio veloce della vita (battesimi, prime comunioni, cresime, matri-moni e funerali) sono già state iniziate alla fede. Conoscono il cristianesimo e laChiesa, forse troppo e male. Danno la fede per scontata oppure ne hanno una rap-presentazione parziale, confusa, se non addirittura distorta. Molti cristiani vivonouna fede di abitudini; altri si limitano a qualche gesto e rito. Molti si sono allonta-nati e si tengono a prudente distanza. È per questo motivo che, per evitare confu-sioni mentali e pastorali, dobbiamo inserire nel nostro linguaggio ecclesiale lanozione di secondo annuncio. Infatti, il problema principale delle parrocchie ita-liane è duplice. Da una parte si tratta di riportare i credenti (più o meno credenti) ariscoprire la novità profonda del vangelo, a non darla per scontata, a ritornarecostantemente al “primo amore”, al “primo stupore”. Dall’altra occorre andareincontro a chi si è allontanato dalla fede per varie ragioni: per dimenticanza, pertrascuratezza, per ostilità, per distacco fisiologico, per esperienze negative con laChiesa e i suoi rappresentanti, per influsso di altre culture o religioni» (pp. 36-37).

33 Cf. E. Biemmi, La nuova evangelizzazione, in «Credere Oggi», XXXII(5/2012) n. 191, p. 18.

34 Cf. F. Garelli et alii, Religione all’italiana. L’anima del Paese messa a nudo,Il Mulino, Bologna 2011; AA.VV., C’è campo. Giovani, spiritualità, religione, acura di A. Castegnaro, Marcianum Press, Venezia 2010; M. Introvigne e P.L.Zoccatelli, Gentili senza cortile. «Atei forti» e «atei deboli» nella Sicilia Centrale,Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2012; E. Pace, Diversi cattolici. Le dinamichedel pluralismo religioso nel cattolicesimo italiano, in AA.VV., Un cantiere senzaprogetto. L’Italia delle religioni. Rapporto 2012, a cura di P. Naso e B. Salvarani,Emi, Bologna 2012, pp. 23-31.

Cosa fare? Imboccare decisamente la via del primo annuncio,che di fatto in Italia prende la forma concreta del secondo (primo)annuncio32, che è poi la declinazione italiana della nuova evange-lizzazione. Da noi, in verità, il lemma nuova evangelizzazione nonha avuto molta fortuna, e dopo una fiammata d’interesse a metàdegli anni ’90, quando c’è stata una vera e propria esplosione dipubblicazioni, l’attenzione si è spenta. E questo a motivo dell’«ano-malia italiana caratterizzata da una relativa continuità della doman-da religiosa (di riti particolarmente) dentro una mentalità ormai pro-fondamente secolarizzata»33. Nel cattolicesimo italiano – questodicono le indagini sociologiche34 –, si registra quindi una continui-tà nella discontinuità, ed è a partire dalla prima che va recuperata laseconda, anche se questo richiede una fondamentale attenzione: «Il

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35 E. Biemmi, Il secondo annuncio, cit., p. 38.36 A. Dulles, Vatican II and evangelization, in AA.VV., The New

Evangelization. Overcoming the Obstacles, edited by Steven Boguslawski e RalphMartin, Paulist Press, New York/Mahwah, NJ 2008, p. 7.

secondo annuncio parte dal punto in cui si trovano le persone, e nondal punto in cui ci troviamo noi»35, poiché abbiamo a che fare conpersone che sono nella postcristianità non prive di una conoscenza(anche se sommaria e spesso pregiudiziale) del cristianesimo.

Alla luce del Vaticano II

Dopo cinquant’anni e molte aspettative andate deluse, il rischioè quello di guardare al Vaticano II con un certo disincanto, e soprat-tutto di usarlo per contendere invece che per apprendere nuovi stilidi Chiesa che pure ha fatto emergere. Certo l’aria è cambiata e vatenuta in conto la forte accelerazione che si è verificata in pochidecenni. La prima domanda che ci poniamo, allora, è questa: checosa ci distanzia dal Concilio Vaticano II, che cosa nell’assise con-ciliare è solo incipiente? Poi cercheremo di rispondere a un secon-do interrogativo: in che termini possiamo dire che il Vaticano II èancora davanti a noi, da accogliere e realizzare pienamente?Naturalmente in riferimento al nostro tema, educare alla fede.

I germogli del Concilio Vaticano II

L’azione missionaria verso i battezzatiSi può notare innanzitutto come «nei testi che hanno a che fare

con l’evangelizzazione, il Vaticano II non parli della questione deicattolici non evangelizzati, eccetto forse che in un passaggio. NelDecreto sull’attività missionaria della Chiesa, il Concilio allude enpassant al problema della “scristianizzazione”»36. Si tratta del n. 6di Ad gentes che recita: «I gruppi umani in mezzo ai quali si trovala Chiesa spesso per varie ragioni cambiano radicalmente, donde

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37 Cf. Ch. Theobald, Il concilio Vaticano II di fronte all’ignoto. L’avventuradi un discernimento collegiale dei segni dei tempi, in «Concilium», 48 (3/2012),pp. 72-81.

possono scaturire situazioni del tutto nuove. In questo caso laChiesa deve valutare se esse sono tali da richiedere di nuovo la suaazione missionaria». Sappiamo che nel Concilio, specialmente inGaudium et spes ai nn. 19-21, il termine di confronto è soprattuttol’ateismo, quindi la negazione diretta di Dio. Per tutti gli altri, perchi crede ed è battezzato, è sufficiente un percorso di catechesi,magari aggiornato nella metodologia. Inoltre, anche se Ad gentesavvia quel percorso che porterà negli anni al rientro delle «missio-ni» nell’unica «missione» della Chiesa che ha come soggetto l’inte-ro popolo di Dio, si tratta solo di un inizio. Ci vorranno l’Evangeliinuntiandi (1975) e ancor più la Redemptoris missio (1990) per unalettura a fondo della complessa e nuova situazione che si va deli-neando. Per il Vaticano II catechesi e missione sono due attivitàancora ben distinte. Il Vangelo si annuncia a chi è fuori dalla Chiesa,e al Vangelo si educa chi appartiene alla comunità cristiana, secon-do una prospettiva di tutta evidenza garantita da un solido catecu-menato sociale.

Frattura tra fede e vita nei battezzatiAltra cosa che distingue lo spirito del Concilio da quello dei

nostri giorni è il cosiddetto ottimismo di fondo dell’assise concilia-re, cioè il suo guardare al mondo con sostanziale positività. La let-tura dei segni dei tempi fa parte di questa strategia di valorizzazio-ne degli eventi della storia là dove questi tradiscono la presenzadella mano di Dio e contribuiscono quindi alla costruzione delRegno. Per rendersene conto basta rileggere il n. 11 di Gaudium etspes, dove si arriva a proporre un discernimento collegiale dei segnidei tempi37.

«Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere con-dotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca didiscernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui

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38 L. Sartori, La Chiesa nel mondo contemporaneo. Introduzione alla«Gaudium et spes», EMP, Padova 1995, p. 15.

39 Ivi, p. 49.

prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, qualisiano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infat-ti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sullavocazione integrale dell’uomo, orientando così lo spirito verso solu-zioni pienamente umane».

Dà una certa ebbrezza rileggere questo testo, che riflette unmodello di Chiesa e di dialogo con il mondo privo di inibizioni.Anche se, come testimonia il teologo padovano Luigi Sartori, l’as-sunzione del nuovo rapporto rappresenta più «il punto di arrivo».Se è chiaro il modello di relazione Chiesa-mondo che viene abban-donato, il nuovo che avanza (descritto ai nn. 40-45, il cuore deldocumento) «resta ancora molto da decifrare»38. È commentandoGaudium et spes n. 43 dove si afferma che «la dissociazione, che sicostata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidia-na, va annoverata tra i più gravi errori del nostro tempo», cheSartori individua il processo in atto di corrosione della fede inne-scato dai processi di una secolarizzazione compiuta. Egli scrive:«Si arriva a riconoscere che il vero problema ereditato dal passatonon è quello politico o della separazione tra Chiesa e Stato a livel-lo di poteri [secondo l’ecclesiologia gerarcologica, ndr], ma quellodella frattura tra fede e vita nei credenti, quindi di non armoniadentro le coscienze»39.

Il Concilio Vaticano II davanti a noi

La Bibbia per parlare alla postmodernitàDopo aver notato come su alcuni temi di fondo il Concilio riflet-

ta il clima della prima metà degli anni ’60 e quindi sia figlio del suotempo, bisogna subito aggiungere che alcune sue intuizioni sonoancora oggi insuperate o, se si vuole, da inverare. Il capitolo VI

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40 Cf. B. Maggioni, «Impara a conoscere il volto di Dio nelle parole di Dio».Commento alla «Dei Verbum», EMP 2001, p. 125.

41 C.M. Martini, Crescita nella libertà e fede cristiana, in AA.VV., Libertàdella fede e mutamenti culturali. III Forum del Progetto Culturale, a cura delServizio nazionale per il Progetto Culturale della Cei, Dehoniane, Bologna 2000,p. 34.

42 Benedetto XVI, Esortazione postsinodale Verbum Domini, 30 settembre2010, n. 96.

della Dei Verbum su La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa restaeredità preziosa e in gran parte da valorizzare. Questo capitolo, rite-nuto secondario, applicativo, pratico, ha riguadagnato con il tempola sua centralità. Se è vero che la rivelazione, la fede, ma anche lateologia e l’esegesi, terminano la loro corsa nella vita, questo capi-tolo rappresenta la vendemmia di tutta la costituzione dogmaticasulla divina rivelazione40. Nella lettera apostolica Tertio millennioadveniente (10 novembre 1994), la prima domanda che GiovanniPaolo II pone in merito alla recezione del Concilio Vaticano II è: «Inche misura la Parola di Dio è divenuta più pienamente anima dellateologia e ispiratrice di tutta l’esistenza cristiana, come chiedeva laDei Verbum?» (n. 36).

A ciò vanno aggiunte le considerazioni del cardinal Martini:«La Bibbia si rivela come il libro più adatto per parlare alla post-

modernità ed educarla alla libertà… La Bibbia è lo strumento del futu-ro della Chiesa e della società. La consegna del Vaticano II, al c. 6 dellaDei Verbum, sul rapporto personale di ogni cristiano con la Scrittura, èun compito che, di fatto, ci sta davanti anche nel secolo XXI; compitosenza il quale non sarà possibile riconciliarci col nostro tempo»41.

«L’esigenza di una nuova evangelizzazione, così fortemente sen-tita dal mio venerabile Predecessore – afferma Benedetto XVI inVerbum Domini – deve essere riaffermata senza timore, nella cer-tezza dell’efficacia della divina Parola»42.

Recuperare lo specifico della conoscenza e dell’annuncio quali-ficato della parola di Dio sarà una delle sfide decisive per un’edu-

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43 B. Maggioni, Il prete uomo della Parola, Cittadella, Assisi 2010, p. 16.44 Cf. Ch. Theobald, Il cristianesimo come stile. Un modo di fare teologia nella

postmodernità, 1-2, Dehoniane, Bologna 2009.

cazione alla fede che faccia leva sulla singolarità del messaggiocristiano, sia per i ministri ordinati che per i religiosi e i laici. «Sevogliamo rifare il tessuto lacerato delle nostre comunità – lacerateperché indebolite e confuse nella fede – non si può che iniziaredalla Parola»43.

Cristianesimo come stileOggi la categoria di «stile»44 è vezzeggiata dai teologi. Ci si

rende sempre più conto che la proposta cristiana è costituita sì dacontenuti, verità, dogmi, ma si trasmette innanzitutto attraversorelazioni che richiamano la qualità evangelica, l’agire ospitale eliberante di Gesù. D’altra parte, la raccomandazione che si trovanella prima lettera di Pietro (cf. 1Pt 3,15-16) di rendere ragionedella propria speranza «con dolcezza, timore di Dio e buonacoscienza», non è in alcun caso trascurabile. Anche se il cristiano sitrova a vivere come pecora in mezzo ai lupi (cf. Mt 10,16 e Lc 10,3)deve guardarsi dalla tentazione di farsi lupo, di passare dalla mitez-za che non sembra pagare all’arroganza che di sicuro non paga. Ilpassaggio da una concezione «dogmatica» a una concezione «stili-stica» del cristianesimo, non significa certo sminuire ciò che nellafede è elemento oggettivo, bensì ritrovare una concordanza non for-zata o estrinseca tra forma e contenuto. Senza ridurre il cristianesi-mo a fissa dottrina, se ne coglie la capacità di suscitare stili di vitain grado di abitare in modo condiviso e insieme originale il mondo,con riferimento all’esistenza di Gesù – soprattutto alla sua «santitàospitale e messianica» – e con capacità di apprendimento dalla sto-ria, visto che la forma della vita cristiana non può essere definitauna volta per tutte. Scrive ancora il cardinal Martini:

«La missionarietà, nel mondo occidentale, consiste soprattuttonello stile. Nel mondo occidentale c’è diffidenza verso la Chiesa; idogmi, le credenze, non presentano l’immagine di una Chiesa lumi-

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45 C.M. Martini, Il brivido santo della vostra fede. Protagonisti e metodi dellanuova evangelizzazione, Centro Ambrosiano – Elledici, Milano – Leumann (TO)2005, p. 152.

46 G. Routier, Il Vaticano II come stile, in «La Scuola Cattolica», 136 (2008),pp. 5-32.

47 Testo in «Documentation catholique», 58 (1976), p. 34. Ricorda e commen-ta questa espressione G. Lafont, La Chiesa nel travaglio delle riforme.“Immaginare la Chiesa cattolica”, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2012, pp.274-275.

nosa per l’etica evangelica. È qui dove il buon esempio assumevalore missionario primordiale. Perché chiamare le persone a far ciòche facciamo malamente può avere un buon risultato solo per qual-cuno, grazie a Dio, ma non avvicinerà mai le folle. Le folle potran-no muoversi soltanto quando, pazientemente, si accorgeranno che leobiezioni che si sono accumulate da secoli sulla Chiesa, sull’eticaevangelica, sono false. Quindi la prima azione missionaria è lo stiledelle comunità»45.

Il Concilio Vaticano II, come evento intenzionalmente pastorale,non ha aggiunto verità da credere, ma ha riflettuto sulla globalitàdella vicenda cristiana nel mondo contemporaneo, su come esserecristiani oggi, nella prospettiva dello «stile»46. Non è dunque possi-bile giocare a sminuire il Concilio Vaticano II perché non ha pro-mulgato dogmi, anzi. C’è una frase che Paolo VI scriveva a monsi-gnor Lefebvre nel lontano 1976: «Il secondo Concilio Vaticano nonè meno autorevole, anzi per taluni aspetti più importante delConcilio di Nicea»47. Tutti conosciamo la decisività del Concilio diNicea per i successivi diciassette secoli di cristianesimo. Forse cheil Concilio Vaticano II porterà frutti per i prossimi duemila anni?

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In occasione dell’Anno della Fede è stato ideato un progettomusicale-catechetico mettendo in scena uno spettacolo nell’Opera“I cercatori di Dio” Si tratta di un originale viaggio nel quale il notocantautore Amedeo Minghi, attraverso immagini,narrazioni e can-zoni, aiuterà il pubblico nei concerti a conoscere da vicino alcuniGiganti della Fede che hanno testimoniato con la vita il dono dellafede: Abramo, Gesù Cristo, Maria, San Paolo, San Frncesco, padreMassimiliano Kolbe, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II,padre Pino Puglisi. In una serata di festa e di fede, il cantautore pro-porrà anche i suoi successi e sarà una buona occasione di “nuovaevangelizzazione” per il popolo di Dio credente e non credente.

(Riportiamo la lettera inviata ai 25.000 Parroci delle Diocesi italiane)

Caro confratello Parroco,

Con la presente Le sottopongo una interessante iniziativa reli-giosa e culturale di grande richiamo, in risposta alla Nota Pastoraledella Congregazione della Dottrina della Fede che invita i “Pastori,attingendo ai nuovi linguaggi della comunicazione, ad impegnarsiper promuovere eventi anche a livello popolare e accessibili ad unampio pubblico sul tema della fede, dei suoi principi e contenuti...attraverso la conoscenza dei Santi, autentici testimoni della Fede”.

Per attuare questo invito mi sono avvalso della collaborazionedell’amico Amedeo Minghi, noto cantautore da quarant’anni pre-sente nel panorama della musica leggera italiana, artista di indi-

PROGETTO “AMEDEO MINGHICANTA LA FEDE”NELL’OPERA “I CERCATORI DI DIO”

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scussa popolarità che nel tempo è stato sempre vicino ad un percor-so di fede, testimoniato dai successi “Jerusalem”, “Un uomo venu-to da lontano” e “Non abbiate paura”.

È nata così l’Opera dal titolo “I CERCATORI DI DIO”. È unoriginale viaggio in compagnia di alcuni “Giganti della Fede”, testi-moni credibili della storia della salvezza e dell’umanità. Una buonaoccasione di evangelizzazione in grado di coinvolgere i fedeli avivere momenti intensi di riflessione attraverso un cantautore“laico”, che aiuterà il pubblico credente e non credente a riscoprire,valorizzare e vivere il dono della Fede.

L’idea è stataccolta con entusiasmo dal Pontificio Consiglio per laPromozione della Nuova Evangelizzazione, dal Pontifico Consiglioper la Famiglia, dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalle FamiglieFrancescane d’Italia che ne hanno concesso i loghi ed il patrocinio.

Siamo convinti che “una serata di festa e di Fede” sarà una buonaopportunità di mediazione catechetica in occasione di FESTEPATRONALI, EVENTI CITTADINI DA LEI PROMOSSI INQUESTO ANNO DELLA FEDE ED ANCHE PER IL FUTURO.

Il Tour: L’Opera “I CERCATORI DI DIO”, della durata di due ore,con ospiti e Orchestra dal vivo, prevede anche i grandi successi diAmedeo Minghi. Da aprile a novembre si possono utilizzare i teatri, lepiazze, i Sagrati delle Cattedrali, dei Santuari e delle Chiese dove artee fede si fondono per elevare il canto di fede e di lode al Creatore

Non manca a Lei in questo anno difficile di crisi economica, dicoinvolgere sponsors, Comitati, Vescovi, Istituzioni e Pro-Loco,per non farsi sfuggire una importante occasione a favore del popo-lo di Dio a Lei affidato. Inoltre a corredo o a al posto del concerto ènostro desiderio diffondere l’evento tramite il libro più CD comesupporto catechetico negli incontri parrocchiali, nei gruppi e movi-menti.

Grato della benevole accoglienza della presente, un augurio sin-cero di Buona Pasqua 2013.

Roma, 30 marzo 2013P. Paolo Fiasconaro, OFM Conv.

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LETTERA CONGIUNTAPER IL RILANCIO DI “AVVENIRE”

L’Unione delle Conferenze dei Ministri Provinciali e laDirezione generale del quotidiano “Avvenire” hanno inviato unalettera congiuta ai Ministri Provinciali e alle comunità francescaneper sensibilizzarli a rilanciare il quotidiano “Avvenire” essendooggi uno strumento mediatico di informazione e formazione ingrado di dare una lettura seria e imparziale della vita sociale, poli-tica, ed ecclesiale della convivenza umana non solo italiana, ma ditutto il mondo.

(Riportiamo quì di seguito la lettera)

Ai Ministri Provinciali e Comunità Francescane d’Italia, desideriamo presentarVi una proposta, nata insieme tra la

Famiglia Francescana d’Italia e gli amici di Avvenire, volta a porta-re con più efficacia nelle comunità uno strumento di informazionequotidiana ispirata ai valori cristiani, della quale Avvenire è davve-ro l’unico rappresentante nel panorama mediatico italiano. Ciòsignifica, in pratica, aiutare Avvenire a proporre la sottoscrizione dinuovi abbonamenti al quotidiano (sia cartaceo che on line) per tuttele Comunità Francescane Italiane. Infatti, da un esame dei nostritabulati, risulta che su 850 Comunità Francescane presenti in Italia,solo 200 sono abbonate ad Avvenire.

Ti evidenziamo che la proposta permetterà inoltre ad Avveniredi sostenere economicamente le attività di una Provincia Religiosao dell’Unione Conferenze dei Ministri Provinciali, destinando adesse una quota rilevante degli abbonamenti che verranno sotto-

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scritti dalle comunità, come di seguito descritto: 48 euro per ogninuovo abbonamento sottoscritto dalle comunità francescane.L’abbonamento speciale per le comunità ha un prezzo di 248euro e comprende tutte le edizioni di Avvenire per un anno dalmartedì alla domenica + l’edizione digitale del quotidiano apartire dalle 6 del mattino e un anno di archivio storico sempreonline.

Per questo motivo Vi chiediamo la disponibilità ad ascoltare unresponsabile del quotidiano Avvenire che Vi contatterà nelle prossi-me settimane. Se, per qualsiasi motivo, desideraste sin d’ora infor-mazioni o chiarimenti potrete rivolgerVi al Dott. Fabio Ungaro,responsabile del progetto, al numero 02-6780324 o inviando una e-mail a [email protected].

Vi ringraziamo per l’attenzione e Vi salutiamo fraternamente.

Roma, 25 Febbraio 2013

Fabio UngaroResponsabile del Progetto

P. Paolo FiasconaroSegretario Generale

Famiglia Francescana d’Italia

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INDICAZIONIsulla formazione dei Religiosi alla conoscenzae assistenza dell’OFS - Gi.Fra in Italia

INTRODUZIONE

La Conferenza degli Assistenti spirituali all’OFS ed alla GiFrad’Italia (CASIT) ha rielaborato le «Indicazioni per la formazionedei Religiosi alla conoscenza e assistenza dell’OFS e della GiFra»,proposte dalla Conferenza degli Assistenti spirituali generali (CAS),adattandole alla realtà italiana dei francescani, religiosi e secolari.

Esse possono essere utilizzate nei vari «Piani di formazione»per una conoscenza reciproca all’interno della FamigliaFrancescana, per comprendere la missione specifica dell’OFS,della GiFra e degli Araldini nella Chiesa e nel mondo, e per unapreparazione sistematica di coloro che sono chiamati al seviziodell’Assistenza spirituale.

Tale necessità è richiesta dall’appartenenza alla stessa Famigliaspirituale. Le varie componenti «devono unire le loro forze, inatteggiamento di collaborazione e di scambio di doni, per parteci-pare più efficacemente alla missione ecclesiale… portando inattesie fecondi approfondimenti di alcuni aspetti del carisma e ridestan-done un’interpretazione più spirituale e spingendo a trarne indica-zioni per nuovi dinamismi apostolici» (Vita Consecrata, 54-55).

La Regola e le Costituzioni dell’OFS, a più riprese, ribadisconoil principio dell’appartenenza alla stessa Famiglia spirituale, lacomunione vitale e reciproca e il dovere della cura pastorale e del-

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l’assistenza spirituale da parte del Primo Ordine (OFM, OFMConv,OFMCap) e del Terz’Ordine Regolare (TOR):

«In segno concreto di comunione e di corresponsabilità, iConsigli ai diversi livelli, secondo le Costituzioni, chiederannoReligiosi idonei e preparati per l’assistenza spirituale ai Superioridelle quattro Famiglie religiose francescane, alle quali da secoli ècollegata la Fraternità Secolare» (Regola OFS, 26).

La richiesta al Primo Ordine e al TOR di offrire «religiosi idoneie preparati» per l’assistenza spirituale è rilevante; non è corretto,infatti, né nei confronti dei Religiosi né nei confronti dei nostriFratelli e Sorelle Secolari, assegnare Frati al ministero dell’assi-stenza spirituale senza una previa e dovuta formazione.

Tra OFS, Prim’Ordine e TOR c’è un triplice e sostanziale rapporto:

1. Origine comuneL’origine comune si basa sulla persona e sul carisma di san

Francesco d’Assisi, fondatore del Movimento francescano.

2. Condivisione del comune carismaLa Regola dell’OFS richiama la «comunione vitale e reciproca»

tra i secolari e tutti i rami della Famiglia francescana, per renderepresente, in forme e modi diversi, il carisma del comune SeraficoPadre nella vita e nella missione della Chiesa (Regola OFS, 1).

3. Assistenza spirituale e pastorale In forza di questa «comunione», secondo una tradizione secola-

re, ai superiori del Primo Ordine e del TOR spetta assicurare l’assi-stenza spirituale tramite «religiosi idonei e preparati» e mediante lavisita pastorale alle Fraternità dell’OFS (Regola OFS, 26).

Orientamenti dei Capitoli generali dell’OFSL’OFS deve contare su di un’assistenza spirituale dinamicamen-

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te coordinata con le altre componenti della Famiglia Francescana.«Le persone consacrate ricorderanno, pertanto, di dover essereinnanzitutto guide esperte di vita spirituale; coltiveranno in questaprospettiva il talento più prezioso: lo spirito» (Vita consecrata, 55).

Il Capitolo generale OFS di Fatima (1990) così si esprimeva:«Per quanto riguarda il ruolo proprio di animazione degli Assistentispirituali è necessaria una formazione, cioè una preparazione parti-colare dei Frati riguardo all’OFS. Questa preparazione deve esserecosciente e incorporata nel programma di formazione – iniziale epermanente – di tutti i Frati. Anche se non tutti sono, o saranno,Assistenti spirituali è certamente necessario che tutti conoscano,capiscano e affermino il ruolo veramente essenziale dell’OFS per larealizzazione della loro stessa vocazione personale» (cfr.Conclusioni del Capitolo Generale OFS, Fatima 1990, in BollettinoCIOFS, XII, n. 2, 1990 p. 6).

Il Capitolo generale OFS di Roma (1996) ribadiva: «LaPresidenza del CIOFS, in collaborazione con i Consigli nazionali,cercherà i tempi ed i modi per ... stimolare una più profonda forma-zione di tutti i Frati riguardo all’OFS, affinché possano aiutare i fra-telli a vivere meglio la loro forma di vita» (cfr. Koinōnia, 1996, n.4; Statuto per l’assistenza, art. 5.4; Cost. OFS, art. 95.3).

Il Capitolo generale OFS del 2002, tenuto ancora a Roma, riaf-fermava «l’importanza di dare attuazione piena al dettato dellaRegola circa l’idoneità e la preparazione degli Assistenti, siaReligiosi che laici, auspicando un significativo inserimento diopportuni temi storici, teologici e spirituali nei programmi di for-mazione iniziale e permanente dei Religiosi, delle Religiose e deiSecolari» (Cf. Atti, p. 210).

Impegno dei Superiori maggiori Gli Ordini religiosi francescani, a cui compete l’altius modera-

men, hanno recepito ed evidenziato il principio della «comunione

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vitale e reciproca» nella loro legislazione e con Lettere ed interven-ti vari, i Ministri generali e provinciali, esortano i Frati a conosceremeglio l’OFS e la GiFra, con una adeguata preparazione per gliAssistenti spirituali.

La Conferenza dei Ministri generali, infine, ha approvato loStatuto per l’assistenza spirituale e pastorale all’OFS (Roma, 2002e 2009), che regola la cura spirituale e pastorale nei confronti deiFrancescani secolari e che tutti i Frati dovrebbero conoscere.

1. PROGRAMMI DELL’INSEGNAMENTO SULL’OFS-GIFRA

1.1. Nella formazione iniziale

A. Postulandato– Francesco, fondatore di Tre Ordini.– Storia: 1. Introduzione generale sulla Famiglia Francescana.2. Primo Ordine dei Frati Minori (OFM, OFMConv, OFMCap). 3. Secondo Ordine, l’Ordine di S. Chiara. 4. Terzo Ordine dei «Fratelli e Sorelle della Penitenza»:– Ordine Francescano Secolare e Gioventù Francescana.– Terz’Ordine Regolare, maschile e femminile.5. Altri movimenti francescani: Istituti Secolari, ecc.

– Esperienza:1. Contatti con una Fraternità OFS, GiFra e Araldini.2. Visita di Francescani secolari alla casa di formazione.3. Visita di postulanti alle Fraternità secolari, GiFra e Araldini.4. Celebrazione delle principali feste francescane insieme.

B. Noviziato– Approfondire quello che è stato fatto durante il postulandato.– Parlare della vocazione secolare francescana vista nella con-

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divisione del comune carisma, in comunione vitale e recipro-ca, nella missione della Chiesa: «Va’ e ripara...».

– Nel trattare la storia della Famiglia Francescana si parli deiPenitenti e delle origini del Terz’Ordine.

– Lettura delle Regole del I, II e III Ordine (Regula Bullata,1223; Regola di S. Chiara, 1253, e Regola dell’Ordine di S.Chiara, detta urbaniana, 1263; la Seraphicus Patriarcha diPaolo VI, 1978, per l’OFS e la Franciscanum vitae proposi-tum di Giovanni Paolo II, 1982, per il TOR).

– Introduzione allo Statuto per l’assistenza spirituale e pastora-le all’OFS.

– Esperienze: partecipare ad alcune riunioni di Fraternità,Lettura orante della Parola, momenti di preghiera, celebrazio-ni nella vita della Fraternità dell’OFS, GiFra e Araldini.

C. Post-noviziato – Sacra Scrittura e francescanesimo.– Storia della Famiglia francescana nelle sue linee essenziali

attraverso i secoli; presenza e sviluppo; rapporti con il PrimoOrdine e TOR; nascita di nuovi Ordini e Congregazionidall’OFS.

– Natura, identità, struttura e organizzazione dell’OFS secondola nuova Regola e le Costituzioni generali dell’OFS, sottoli-neando la sua indole secolare e la sua unità.

– Natura, identità, struttura e organizzazione della GiFra secon-do le Costituzioni generali dell’OFS e gli Statuti della GiFrae degli Araldini.

– Mettere l’accento sulla visione della Chiesa come popolo diDio e di comunione (LG, GS, Documento del Sinodo 1985).

– Approfondire il ruolo dei fedeli laici, la corresponsabilità ecollaborazione tra chierici e laici, Religiosi e Secolari nellamissione della Chiesa (Evangelii nuntiandi, Christifideleslaici, Lettera dei Ministri generali ai fedeli laici francescani).

– Nello studio della dottrina sociale della Chiesa (dalla Rerum

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novarum in poi) prestare attenzione specifico ai doveri e alleresponsabilità dei laici.

– Approfondire l’indole e la collegialità dell’assistenza spiritua-le e pastorale all’OFS e alla GiFra, e l’identità dell’Assistente,mediante lo Statuto per l’assistenza spirituale e pastoraleall’OFS.

– Lettura: Regula non Bullata (1221), Memoriale propositi(1221), Supra Montem di Niccolò IV (1289), Misericors DeiFilius di Leone XIII (1883), e Seraphicus Patriarcha di PaoloVI (1978).

– Fare esperienze pastorali d’insieme, guidate dall’Assistente spi-rituale, e partecipare a riunioni di Fraternità, Lettura orantedella Parola, momenti di preghiera, celebrazioni nelle varie fasidella vita della Fraternità dell’OFS, della GiFra e degli Araldini.

Giova ricordare che quanto proposto in questo paragrafo nondeve essere inteso come un’aggiunta di altre materie al programma,ma tende a complementare, anche nelle dimensioni indicate, lematerie del curriculum vigente come: storia, spiritualità, ecclesiolo-gia, dottrina sociale, ecc.

1.2. Nella formazione permanenteRealizzare la comunione reciproca, in forza del comune carisma

e come segno di testimonianza nella Chiesa, secondo le indicazionidelle Costituzioni generali e degli Statuti generali del Primo Ordinee del TOR e delle Costituzioni generali dell’OFS:

– programmare e celebrare insieme la Lettura orante della Parolae le principali liturgie, specie nelle festività francescane, e fareesperienze comunitarie di preghiera;

– progettare e realizzare insieme attività pastorali, caritative esociali con iniziative «coraggiose» secondo le necessità deitempi e dei luoghi;

– studiare insieme, Frati e Secolari, i documenti sulla teologiadel laicato;

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– organizzare incontri comuni, assemblee, capitoli spirituali,esercizi spirituali;

– negli incontri di formazione e nella celebrazione di Capitoli,programmare momenti di presenza dei secolari anche con unmessaggio o testimonianza.

2. FORMAZIONE DEGLI ASSISTENTI SPIRITUALI

È necessario che i nuovi Assistenti abbiano la possibilità di pre-pararsi per il loro compito specifico. Non pare superfluo avere unascuola di preparazione specifica al livello regionale o nazionale.

2.1. Argomenti da trattare Gli argomenti da trattare saranno quelli indicati in precedenza

sotto la voce «formazione iniziale», oppure:– Sacra Scrittura e francescanesimo.– Storia e fonti dell’OFS.– Visione sull’identità specifica dell’OFS.– Ecclesiologia e l’OFS.– Spiritualità francescana secolare.– Valori francescani dell’OFS.– Il Francescano secolare nella Chiesa e nella società.– OFS, Gioventù Francescana e Araldini.– Formazione dei Frati riguardo all’OFS, GiFra e Araldini.– Aspetti pratici dell’assistenza all’OFS, GiFra e Araldini.– Membri che vogliono aderire ad una Fraternità OFS e Amici

di san Francesco.

2.2. Aggiornamento Per l’aggiornamento degli Assistenti si suggeriscono:– Il Corso di formazione/informazione annuale sull’Assistenza,

sulle varie problematiche, su quanto avviene nell’OFS, nellaGiFra e nel settore Araldini.

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– La lettura delle riviste ed di organi di informazione dei variOrdini riguardanti l’OFS, la GiFra e l’assistenza in campoNazionale e Internazionale.

– La conoscenza e scambio di programmi e di iniziative traAssistenti generali, nazionali, regionali e locali.

3. RESPONSABILI O AGENTI

3.1. Ministri generali e Provinciali– Promuovano l’interesse dei Frati nei confronti dell’OFS, GiFra e

Araldini, la comunione tra i Religiosi ed i Francescani secolari.– Curino la formazione dei formatori e l’interessamento dei

Religiosi nei riguardi dell’OFS, della GiFra e del settore Araldini.– Provvedano perché l’OFS-GiFra-Araldini abbia spazio nei

programmi di formazione, iniziale e permanente, dei Religiosi.– Nelle visite alle Fraternità dei Frati e nei Capitoli si informino

sull’OFS-GiFra-Araldini e sulla qualità dell’assistenza.

3.2. Assistenti spirituali– Siano i primi a promuovere, organizzare e animare corsi e

incontri formativi, a livello regionale, d’intesa con i Superiorimaggiori e i Responsabili della formazione.

– Segnalino formatori, Religiosi e laici, adatti per questa parti-colare formazione dei Frati a tutti i livelli.

– Curino momenti di esperienze guidate, specialmente con iFrati di voti temporanei.

– Cerchino, nelle visite pastorali, di avere contatti con le Case diformazione informando sulla vita e l’impegno dei Francescanisecolari.

3.3. Formatori dei Religiosi– Sappiano mostrare ai giovani Religiosi «la bellezza della

sequela del Signore ed il valore del carisma» (Vita consecrata,66) condiviso con l’OFS, la GiFra ed il settore Araldini.

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– Offrano «opportunità di crescita nell’adesione al carisma e allamissione» della Famiglia Francescana (ivi).

– Siano «esperti nel cammino della ricerca di Dio», intrapresainsieme con i Francescani secolari, «per essere in grado diaccompagnare anche altri in questo itinerario» (ivi).

4. INDICAZIONI METODOLOGICHE

4.1. Metodo esperienziale– Usare, a tutti i livelli, una metodologia esperienziale: integrare

i programmi formativi con esperienze concrete seguite dariflessioni guidate sulle esperienze fatte.

4.2. Collaborazione da parte dei formatori– Il servizio di formazione sia svolto in équipe.– Ne facciano parte formatori e responsabili dell’OFS e delle

altre componenti della Famiglia francescana.– Si favorisca un interscambio di idee e materiale didattico tra

formatori della stessa area.

4.3. Collaborazione da parte dei formandi– Momenti comuni, ai vari livelli, con i formandi delle altre

componenti della Famiglia Francescana.

4.4 Formazione a distanza– Si utilizzino i moderni mezzi di comunicazione (tramite web e

videoconferenza), che offrono nuove possibilità di formarsi odi collaborare anche rimanendo in posti diversi.

4.5. Materiale didattico– Sia cura degli Assistenti spirituali nazionali e regionali racco-

gliere e aggiornare il materiale specifico per la formazionedegli Assistenti: Fonti, documenti, testi del Magistero, Statutoper l’assistenza, manuali, dispense, tracce di storia, riviste,

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pubblicazioni varie, posters, depliants, video, musicassette,pagine sull’Internet, ecc..

– Il materiale sia messo a disposizione degli educatori e deiFrati.

– Eventualmente vengano preparati tutti i sussidi necessari, nonesistenti o difficilmente reperibili.

CONCLUSIONE

Le Costituzioni del Primo Ordine e del TOR indicano chiara-mente che la piena espressione del carisma francescano richiede unrapporto dinamico dei Frati con i Francescani secolari. Per esempio,l’articolo 95.1 delle Costituzioni dei Frati Cappuccini afferma quan-to segue: «Nell’ambito della Famiglia francescana, un posto parti-colare occupa la Fraternità o Ordine Francescano Secolare, che necondivide e ne promuove il genuino spirito e che deve essere consi-derato necessario alla pienezza del carisma francescano».

Questo articolo ed altri passaggi simili nella legislazione deglialtri Ordini sottolineano il principio della «comunione vitale e reci-proca», che si trova nella Regola dell’Ordine Francescano Secolare(Cf. art. 114,2 delle Costituzioni OFMConv; art. 60 delleCostituzioni OFM; art. 157 delle Costituzioni del TOR e cap. 1 dellaRegola OFS ).

È ragionevole dire che l’assistenza spirituale, che i Frati offronoall’OFS, alla GiFra e agli Araldini, svolge un ruolo cruciale nel pro-muovere l’espressione della pienezza del carisma francescano.Spetta a tutti Frati assicurare che questa assistenza sia la miglioreche può essere offerta, sia per l’OFS, GiFra, Araldini, come per lanatura stessa dei loro propri Ordini.

(Indicazioni presentate in Assemblea dal Presidente diturno della CASIT fr Giancarlo Li Quadri Cassini)

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Presentata in Assemblea da fr Prospero Rivi, Segretario Mo.Fra

Care Sorelle e cari Fratelli in Cristo e nei suoi servi Francesco eChiara, il Signore vi dia pace!

I temi su cui verte la mia relazione annuale sono quelli annun-ciati nella lettera di convocazione. Cercherò di esporli brevemente,chiedendo sempre il vostro parere per giungere a prendere le deci-sioni opportune.

In primo luogo, dobbiamo decidere a chi va la Presidenza diturno (cf. Statuto art. 13)

1. Lo stato attuale del MoFra

Questo mio primo anno di servizio come segretario è servito acercare di capire quali potevano essere i miei compiti. In ciò mi èstato di notevole aiuto la grande esperienza e la disponibilità frater-na del p. Fiasconaro.

Vorrei spendere comunque due parole sullo stato attuale delMoFra italiano, con le luci e le ombre proprie di un cantiere anco-ra in costruzione (è il delicato passaggio dall’intuizione folgorantedel compianto p. Ernesto Caroli ad una istituzione organizzata chesia in grado di dare continuità ad un progetto certamente ispiratodallo Spirito).

RELAZIONEDEL SEGRETARIO DEL MOVIMENTOFRANCESCANO ITALIANO

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Dopo il lungo e diligente servizio prestato da fr. Mariano Steffan,come sapete il compito di Segretario è caduto sulle mie spalle. Laprima sfida è stata quella di prendere coscienza che la più luminosastagione del Mofra era ormai da tempo alle nostre spalle: quella ani-mata dalle geniali intuizioni di fr. E. Caroli, guidata dalla sua straor-dinaria capacità organizzativa e supportata dalle notevoli risorseeconomiche di cui godeva la Segreteria del Mofra grazie alle cospi-cue entrate dovute alle numerose e pregevoli iniziative editoriali(diritti d’autore su FF e Dizionari vari).

Sul piano dell’animazione dell’intera famiglia francescana,basterà ricordare le imponenti celebrazioni ad Assisi degli anni ’70,’80 e ’90. (Vi ho portato il libretto che ripercorre a grandi linee gliscopi e le tappe del Mofra dalle origini alla fine degli anni ’80).

Dopo di lui alla segreteria si sono avvicendati per brevi periodifr. Flavio Roberto Carraro, fr. Giuseppe Celli, fr. GianfrancoBerbenni e, per nove anni, fr. Mariano Steffan.

Di fatto, il delicato passaggio dall’intuizione del fondatore all’i-stituzione non è ancora terminato. Intendo dire che la creatura gene-rata dal p. Caroli ha bisogno di dotarsi di una più robusta strutturaorganizzativa che le consenta di procedere spedita. Tra gli scopidell’Assemblea generale annuale vi è quello di contribuire a deli-neare meglio il volto di questo prezioso strumento di animazione ediffusione del francescanesimo italiano.

2. Le ultime Assemblee

Nell’Assemblea del 2010 ad Assisi è stato approvato il testo defi-nitivo dello Statuto del Mofra nazionale: ve ne ho procurato copiaperché lo abbiate sotto mano. Si è pure sollecitata la nascita deiMofra nelle varie Regioni.

Nell’Assemblea del 2011 a Palermo si è preso in esame l’AccordoMofra-EFR sui diritti d’autore a cui si sono fatte alcune proposte di

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modifica; inoltre si è sollecitato di nuovo il sorgere dei Mofra regio-nali facendo tesoro e indicando come possibili percorsi quelli giàavviati e in parte collaudati da alcune Regioni-pilota(Triveneto,Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia). Ho in pro-gramma un primo incontro fra i sei segretari regionali…

Lo scorso anno a Napoli si è deciso di portare la sede della segre-taria e dell’archivio Mofra presso il centro OFS di via Mura Aurelie26 in Roma, si è parlato del Festival Francescano e dell’ipotesi difare i passi necessari presso la CEI per il riconoscimento del Mofracome organismo di coordinamento dei francescani italiani...

3. I principali obiettivi

In sintesi, dall’inizio del mio servizio, questi sono stati gli obiet-tivi principali che avevo davanti:

• Rivedere la bozza di accordo economico tra il MoFra nazio-nale e il Consorzio delle Editrici Francescane Riunite (EFR),che risaliva al 10/06/2010 ma che non era stato ancora firmatodal Presidente del MoFra; esso si presentava assai svantaggio-so per il MoFra, poiché prevedeva la rinuncia ai diritti d’auto-re per le principali opere pubblicate da EFR (formato Maior eMinor delle Fonti Francescane), opere per le quali in prece-denza il MoFra deteneva il copyright; tali diritti rappresentava-no la maggior entrata per il MoFra stesso. Ora è avvenuta la riapertura dei canali di finanziamento dellaesangue Cassa del MoFra, con la revisione e l’entrata in vigo-re dell’accordo tra il MoFra e il Consorzio delle EditriciFrancescane Riunite (EFR), accordo sottoscritto dal Presidentedi turno p. Giancarlo Corsini e dal Segretario il 28 giugno 2012(ne avete copia insieme allo statuto). Esso ha decorrenzaretroattiva dal 1° gennaio 2010 e resterà in vigore sino al 31dicembre 2015. Pur confermando la rinuncia temporanea al

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copyright, a fine giugno 2012 il Consorzio EFR ha ceduto allaSegreteria del MoFraal prezzo forfettario di € 5759 (= 5.159 +600 per spese di spedizione tramite corriere da Padova aFrascati) i seguenti volumi:

� Copie n°. 785 del DIZIONARIO BONAVENTURIANO(3 € cd invece di 40)

� Copie n°. 374 del vol. II dei MISTICI FRANCESCANI(2 € cd invece di 48)

� Copie n°. 544 del vol. III dei MISTICI FRANCESCANI(1 € cd invece di 48)

� Copie n°. 378 del vol. IV dei MISTICI FRANCESCANI(4 € cd invece di 80)

Abbiamo così un “potenziale” piccolo patrimonio. Sarà premuradella Segreteria (ma non solo!) far sì che tali preziose opere sianomesse a disposizione delle tante fraternità francescane del nostro Paesead un particolare prezzo di favore. Il “pacco-offerta” è stato sino adoggi codesto: i 4 volumi li diamo al prezzo di 80 € (invece dei 216 delprezzo di copertina: 1/3 del loro valore); presi singolarmente, il prez-zo di ogni volume è di 20 €. Il ricavato sino ad oggi è stato di 3.200 €.

A Napoli, nell’Assemblea MoFra del marzo scorso, erano statiinvitati alcuni degli organizzatori del Festival Francescano che ilMoFra dell’ Emilia-Romagna ha fatto partire nel 2009 e che ha vistola sua 4a edizione a Rimini tra il 28 e il 30 settembre 2012. In quel-la sede (a Napoli), da parte dell’Assemblea è stato formulato uncaldo auspicio che dal 2013 tale iniziativa – pur restando legata alMoFra di quella Regione sul piano organizzativo – possa divenireespressione di tutti i francescani d’Italia, l’evento annuale più signi-ficativo per far conoscere il carisma della nostra Famiglia spiritua-le, che – a detta di Papa Ratzinger – resta anche oggi il più ricco eil più fecondo tra i tanti carismi suscitati dallo Spirito nella Chiesa.

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Si vorrebbe rendere effettivo tale auspicio con due percorsi: � far sì che all’interno del Consiglio organizzativo del

Festival entrino alcune persone competenti individuate eproposte dal MoFra Nazionale (ad es.: il Presidente di turnoo un suo rappresentante, il Segretario nazionale, una reli-giosa per il MoReFra e il Ministro nazionale dell’OFS o unsuo rappresentante);

� coinvolgere di più le varie componenti del MoFra nellaeffettiva partecipazione ai tre giorni dell’evento, che offrepreziose occasioni per conoscerci meglio tra noi e far cono-scere ad extra il ricco patrimonio spirituale e culturale delnostro carisma; - chiederci poi come garantire anche noi uncontributo economico al Festival. Qui occorre un pronun-ciamento chiaro dell’Assemblea.

• Un altro punto su cui decidere riguarda l’opportunità o meno difare i passi necessari per il riconoscimento da parte della CEIdel MoFra come Associazione di coordinamento di tutti iFrancescani d’Italia. Nei giorni scorsi ho incontrato DonGiuseppe Baturi, responsabile del settore giuridico della CEI, econ lui ho esaminato il percorso che andrebbe fatto se si voles-se giungere a tale riconoscimento, che egli valuta molto positi-vamente.Più avanti si vedrà se fare poi il passo successivo del ricono-scimento da parte dello Stato del MoFra come Ente morale conPersonalità giuridica (ONLUS) (sino ad ora si è appoggiato allasegreteria della CIMPCap).

Qui di seguito avete la breve relazione economica, che chiudereicon la domanda su quanto chiedere e come raccogliere il contribu-to alla Segreteria da parte delle varie componenti del Mofra. IlMoReFra ha stabilito 1 € ogni persona e il p. Steffan mi dicevaqualche giorno fa che lo stesso era stato deciso per il Mofra…, ma

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al mio ingresso come segretario la cassa si era esaurita per i lievita-ti costi del IV vol. dei Mistici...

Questo il bilancio economico dal marzo 2011 ad oggi:

Entrate dal Consorzio EFR per diritti d’autore del 4° vol. deiMistici: € 13.798

Entrate dalla vendita dei volumi suddetti: 3.200 (n° 40 “pac-chi-offerta”)

TOTALE ENTRATE: 16.998.

Uscite: al Consorzio EFR per acquisto volumi di cui sopra:5.759,00

Uscite per spese di spedizione Archivio Mofra da Villafranca aFrascati: 237,00

Uscite per spese di segreteria (viaggi a Villafranca, Milano,Verona, 2 volte a Padova, Pesaro + spese postali e telefono): €675,00.

TOTALE USCITE: € 6.131 ATTIVO: € 10.867

Frascati, 27 febbraio 2013

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VERBALE DELL’ASSEMBLEADEL MOVIMENTO FRANCESCANOITALIANO (Loreto, 2 marzo, 2013)

Presso la Casa dei Salesiani di Loreto si è tenuta il 2 marzol’Assemblea generale del Movimento Francescano Italiano. Eranopresenti le tre componenti Francescane del Mo.Fra, quindici delConsiglio di Presidenza dell’Unione Conferenze MinistriProvinciali, tre componenti del Consiglio di Presidenza delMo.Re.Fra e otto del Consiglio Nazionale OFS/Gi.Fra. In totaleventisei unità che per la prima volta (dopo la revisione dello Statutonel 2010) ha partecipato così numeroso all’incontro.

L’Assemblea è iniziata con un breve saluto del Presidente di turnoMo.Fra fr Giancarlo Corsini, Ofm Conv e la presentazione dell’o.d.gda parte del Segretario generale fr Prospero Rivi, Ofm Cap,Segretario eletto nell’ultima Assemblea di Napoli (marzo 2012).

PASSAGGIO DELLA PRESIDENZA DI TURNO DEL MO.FRA.

Il Segretario rileva che dopo 7 anni di Presidenza di turno tenutasempre dalla componente del Primo Ordine e TOR, è opportuno chel’Assemblea adempia l’attuazione della rotazione così come previstodallo Statuto. La presidenza dovrebbe assumerla il Mo.Re.Fra., ma laPresidente Madre Carmen Cimaroli, pur essendo disposta ad assume-re la Presidenza, comunica che a breve sarà rinnovato tutto il Consiglionazionale e ritiene sia opportuno assumere l’incarico tra due anni.

fr Paolo Fiasconaro*, Verbalizzante

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* Ofm Conv, Segretario generale dell’Unione

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L’Assemblea prende atto della motivazione e designa laPresidenza di turno 2013/2015 alla componente dell’OFS nella per-sona del Ministro Nazionale Remo Di Pinto, che assume subito l’in-carico e presiede l’Assemblea.

RELAZIONE DEL SEGRETARIO

Fr Prospero Rivi presenta in Assemblea la relazione del suoprimo anno di attività. In apertura egli ringrazia della disponibili-tà il Segretario dell’Unione fr Paolo Fiasconaro, anche per la suadecennale esperienza e i consigli ricevuti in questo primo anno dimandato. Ha ricordato anche la grande passione e la lungimiranzadel fondatore del Mo.Fra. fr Ernesto Caroli che con la sua profe-tica intuizione ha dato vita al nostro movimento, che deve prose-guire il suo cammino sulla scia delle importanti iniziative spiri-tuali, culturali ed editoriali che sono la preziosa eredità di quelnostro confratello.

Fr Prospero ha ripercorso il cammino di questi quarant’anniricordando i vari Presidenti e Segretari, le varie assemblee e sopra-tutto l’assemblea del 2010 quando è stato snellito lo Statuto, con ilrilancio della regionalizzazione del Mo.Fra. e la soluzione di tutta laproblematica gestionale ed editoriale che in passato ha causato note-vole confusione a discapito degli obiettivi carismatici del movi-mento. In particolare il Segretario ha riferito sul nuovo accordo trail Mo.Fra. e il Consorzio degli Editori Francescani Riuniti(EFR) avvenuto in un incontro a Padova il 28 giugno 2012, duran-te il quale si sono finalmente chiarite le rispettive posizioni e si è sti-pulato un nuovo accordo che prevede la rinuncia fino al 2015 di tuttii diritti d’autore per le opere di cui si detiene il copyright, il paga-mento da parte del Consorzio di € 1.500,00 annue alla segreteriaMo.Fra. a titolo di rimborso spese e la possibile collaborazione sunuove proposte editoriali (vedi accordo). Inoltre in quell’incontrol’EFR ha ceduto al prezzo forfettario di € 5579,00 tutta la giacenzain magazzino delle opere già stampate e invendute (2081 volumi traMistici e dizionari Bonaventuriano). Questo potenziale patrimonio

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già in nostro possesso – ha detto fr Prospero – potrà costituire labase per il nostro futuro sul piano economico e gestionale.

Fr Prospero ha riferito su quanto espresso nell’Assemblea diNapoli riguardo al Festival Francescano organizzato dal Mo.Fra.Emilia-Romagna, giunto alla quarta edizione. Nell’incontro si eraauspicato che il Festival diventi espressione di tutti i Francescanid’Italia con l’inserimento nel comitato scientifico di alcuni compo-nenti del Mo.Fra. nazionale, concedendo anche il patrocinio da lororichiesto.

Infine il Segretario ha riferito di un incontro tenuto presso laSegreteria della Cei per iniziare i passi di un riconoscimento delMo.Fra. come Associazione pubblica di fedeli appartenente allevarie realtà Francescane, trovando grande disponibilità da parte delsuo interlocutore.

A conclusione ha presentato la situazione economica e le pro-blematiche relative a tutta la precedente gestione rilevando che vachiarito il rapporto tra il Mo.Fra. e la Cimp Cap che ha gestitofiscalmente fin dal 2004 la cassa Mo.Fra.

La gestione precedente ha esaurito tutta la cassa avendo finan-ziato la stampa del IV Volume dei Mistici, con prezzi lievitati e laconseguente pesante gestione dei rimorsi agli esperti.

Attualmente, pur tra queste difficoltà e grazie all’accordo conl’EFR, con le entrate dei diritti d’autore, l’incameramento dei volu-mi e il contributo annuale dato dal Consorzio, si ha un fondo cassadi € 10.867,00

PROPOSTE OPERATIVE

Conclusa la relazione del Segretario si è aperta l’ampia discus-sione sui singoli punti, arrivando ad alcune decisioni assembleariche determinano chiaramente il nuovo cammino intrapreso.

Da tutti si è convenuto che nel passato la problematica economi-ca, editoriale e gestionale del Mo.Fra. è stata la preoccupazionemaggiore e questa ha occupato quasi tutti i tempi delle assemblee adiscapito di un rilancio carismatico nell’attuazione degli obiettivi

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contenuti nello Statuto. In futuro si tratta di elaborare orientamentioperativi comuni alla natura e alla finalità del Mo.Fra. stesso.

Su questa linea, al fine di dare maggiore vitalità al Movimento,bisognerà iniziare un nuovo percorso di crescita finalizzato a coor-dinare meglio le sue tre componenti (frati, Suore e laici), perchécamminino insieme, fedeli testimoni dell’unico carisma di un fran-cescanesimo aperto alla Chiesa e alla società. Questi obiettivi vannoattuati tramite una segretaria efficiente che sappia dialogare con ilmondo esterno, con le Regioni e con le singole realtà utilizzando inuovi strumenti della comunicazione (sito, Ufficio Stampa, comu-nicati, ecc.).

In particolare si è deciso:1) Piano organizzativo: trasferimento della Segreteria con rela-

tivo archivio presso la sede dell’OFS. in Roma, Via delleMura Aurelie, 9 e il versamento di € 300,00 mensili comequota d’affitto.

2) Piano di collaborazione: Sul Festival Francescano: dopoavere ascoltato il Direttore del Festival fr Giordano Ferri,Ofm Cap, e l’ottima incidenza del Festival nel tradurre unfrancescanesimo vivo, attuale e in cammino con la gente,l’Assemblea ha preso atto della richiesta del patrocinio inse-rendo nel comitato scientifico del Festival 4 componenti delMo.Fra. nazionale, al fine di dare un sostegno concreto suicontenuti e su alcuni ambiti specifici di collaborazione insitenella natura del Mo.Fra. Queste le persone designate: frProspero Rivi, (Segretario del Mo.Fra.); fr Francesco Patton(Unione); Suor Gabriella Bortot (Mo.Re.Fra.); Remo DiPinto (OFS). L’Assemblea ha deliberato di devolvere alFestival un contributo simbolico di € 2000,00 prelevato dallacassa del Mo.Fra.

3) Piano Gestionale. In seguito all’incontro del Segretario conl’ufficio giuridico della CEI, l’Assemblea ha deciso di non

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proseguire l’iter per arrivare poi al riconoscimento giuridico ecivile del Mo.Fra. (i tempi non sono maturi), ma limitarsi aderigere il Mo.Fra. come Associazione semplice con una pro-pria autonomia gestionale e cessando ogni rapporto fiscalecon l’associazione della Cimp Cap. Inoltre si è ribadito che ilMo.Fra. è un organismo di coordinamento di alcune attività einiziative comuni sul piano carismatico e in occasione dieventi particolari, sganciandola da attività economiche e dallagestione di beni e servizi.

4) Piano Carismatico: L’Assemblea ha deciso di dedicareannualmente una giornata di approfondimento e riflessionesulla natura e finalità del Mo.Fra., cominciando con la primagiornata del Festival Francescano a Rimini il venerdì 27 set-tembre 2013. Gli altri adempimenti giuridici e organizzativi sipossono realizzare nell’ultimo pomeriggio dell’annualeassemblea delle Famiglie Francescane d’Italia che si terrà aSan Giovanni Rotondo dal 14 al 21 marzo 2014.

5) Piano economico: Si è fatta una verifica della cassa attuale edalla previsione dei costi di Segreteria, sede e servizi multi-mediali, la somma di spesa annuale prevista è di € 7000,00.Inoltre buona parte della cassa potrebbe essere costituita dal-l’attuale giacenza dei volumi che potrebbero essere venduti apacchetto per un importo che oscilli da 50 a 70 €.Naturalmente il pacchetto va presentato in occasioni di radu-ni, assemblee ed eventi delle tre componenti francescane.

Con la preghiera di rito si è chiuso l’incontro.

Loreto, sabato 2 marzo 2013

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VERBALEDEL CONSIGLIO DI PRESIDENZADELL’UNIONE (Roma, 22 novembre 2012)

Carissimi,

Vi invio il Verbale del Consiglio di Presidenza dell’Unione chesi è tenuto in Roma il 22 novembre u.s. È stata studiata e program-mata la prossima 37a Assemblea generale che si terrà a Loreto dal25 febbraio al 2 marzo 2013.

È vivo desiderio del Consiglio che siano presenti all’Assembleatutti i Ministri provinciali e in caso contrario un proprio Delegato.Vi ricordo di segnare nelle vostre agende le date e le singoleConferenze si terranno nel pomeriggio del mercoledì 27, il giovedì28 e parte del venerdì 1 marzo.

Il programma dell’Assemblea vi sarà inviato dopo le festivitànatalizie.

Nell’augurVi un buon inizio d’Avvento, fraterni saluti.Fr Paolo Fiasconaro

VERBALE CONSIGLIO DI PRESIDENZA DELL’UNIONERoma 22 novembre 2012

Il giorno 22 novembre 2012 si è tenuto in Roma presso ilCollegio Seraphicum il Consiglio di Presidenza dell’Unione

fr Paolo Fiasconaro*

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* Ofm Conv, Segretario generale dell’Unione

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

Conferenze Ministri Provinciali Francescani d’Italia. All’ordine dlgiorno diversi argomenti relativi alla verifica dell’ultima assembleadi marzo a Napoli, l’organizzazione e i contenuti della prossima 37a

Assemblea che si terrà a Loreto dal 25 febbraio al 2 marzo 2013.Per presentare i suoi primi mesi di attività, all’incontro è stato

inviato anche il nuovo Segretario nazionale Mo.Fra fr ProsperoRivi, Ofm Cap, eletto lo scorso marzo a Napoli dall’AssembleaMo.Fra.

In apertura dei lavori il Presidente di turno fr Giancarlo Corsini,Ofm Conv, ha dato il suo saluto ricordando ai presenti che la bellez-za della diversità dei nostri cammini è un valore e ci aiuta a cresce-re nella comunione e nella condivisione in una visione plurale del-l’unico carisma che ci appartiene come figli di Francesco.

È seguita la relazione del Segretario generale fr Paolo Fiasconaroe si è fatta una breve verifica della 36a Assemblea di Napoli sul temadel Centenario di S. Chiara, sui contenuti offerti e sulla giornata vis-suta con le Clarisse e le Madri Presidenti Federali, esperienza rac-contata nel libro degli Atti del convegno e giudicata positiva nellesue articolazioni. Il Segretario ha illustrato l’attività e il cammino diquest’anno, soffermandosi sulla collaborazione data al nuovo corsodel Mo.Fra italiano, sulla partecipazione al Convegno nazionale delMo.Re.Fra in Assisi e al Convegno nazionale della Cism in Siciliadove erano presenti 22 membri dell’Unione. Ha riferito anche sulriassetto e i rapporti con gli Editori Francescani Riuniti (EFR) e sullapresenza al quarto Festival Francescano tenuto a Rimini.

CAMBIAMENTO TESTATA DELL’UNIONE

Il Consiglio ha preso atto della proposta del Presidente CompiOfm fr Francesco Patton, di cambiare la dizione dell’attualetestata “Unione Conferenze Ministri Provinciali FamiglieFrancescane d’Italia” in “Unione Conferenze Ministri ProvincialiFamiglia Francescana d’Italia”. Dopo breve discussione il

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Consiglio di Presidenza approva all’unanimità la proposta dicambiamento.

PROGRAMMAZIONE E TEMATICHEDELLA 37a ASSEMBLEA DI LORETO

Il Segretario ha riferito che già da qualche mese, su proposta deiPresidenti, sono stati contattati i due relatori nelle persone di fr UgoSartorio, Direttore del Messaggero di S. Antonio e fratel EnzoBiemmi, esperto nell’ultimo Sinodo dei Vescovi e relatore alConvegno nazionale Cism. Si è scelta anche la tematica generaledella settimana assembleare: “Con Francesco... cattolici e apostoli-ci, una sfida per noi oggi”. Si è deciso di tenere nell’ultima giorna-ta del venerdì l’assemblea congiunta dei Ministri provinciali con idue Consigli nazionali Mo.Re.Fra e Ofs e una relazione formativadi un laico che interpelli le nostre realtà francescane e quale contri-buto possiamo offrire in questa attuale e difficile situazione sociale.

Per quanto riguarda l’organizzazione delle singole giornate si èsteso il programma dettagliato stabilendo di concludere l’assembleacon una liturgia mariana presso il Santuario della Santa Casa. IlSegretario incontrerà i Ministri provinciali delle Marche per la logi-stica e i servizi organizzativi. Per motivi di capienza è stata già scel-ta la Casa dei padri Salesiani di Loreto.

RELAZIONE DEL SEGRETARIO NAZIONALE MO.FRA

Il Segretario fr Prospero Rivi, nella sua relazione ha tracciatouna panoramica dei primi otto mesi di inizio mandato. Egli ha rife-rito degli incontri avuti con i Segretari delle tre realtà (Unione,Mo.Re.Fra e Ofs) nei quali si è tracciato il cammino di questo annodi transizione. Ha illustrato la situazione giuridica, fiscale e contrat-tuale con gli Editori Francescani Riuniti che è stata chiarita in un

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incontro tenuto a Padova. Ha riferito anche sul nuovo rapporto dicollaborazione del Mo.Fra nazionale con il Festival Francescano,specialmente sul bisogno di dare una connotazione nazionale all’e-sperienza quadriennale dell’iniziativa dell’Emilia Romagna. Infinefr Prospero sta portando avanti la pratica con la CEI per ottenere ilriconoscimento come Ente morale con personalità giuridica ed isti-tuzionale del Mo.Fra italiano, al fine di avere la propria autonomiagestionale. Ha concluso la sua relazione sulla necessità di rilanciareil Mo.Fra nelle Regioni mettendo in atto alcune strategie operativee anche sul trasferimento della sede Mo.Fra da Frascati a Roma.

Nella discussione sul Festival Francescano si è ribadito che ilMo.Fra nazionale intende dare un contributo sui contenuti e sualcuni aspetti organizzativi, pur rimanendo una iniziativa delMo.Fra dell’Emilia Romagna, esperienza esportabile in altreregioni italiane.

A conclusione dell’incontro, la Segreteria ha omaggiato ai pre-senti il nuovo libro di Benedetto XVI sull’Infanzia di Gesù.

Con la preghiera di rito si è chiuso l’incontro.

Roma, 28 novembre 2012

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VERBALEXXXVII ASSEMBLEA DELL’UNIONE(Loreto, 25 febbraio - 2 marzo 2013)

Dal 25 febbraio al 2 marzo 2013 si è tenuta a Loreto pressol’Istituto dei Salesiani la XXXVII Assemblea di Ministri provincialidella Famiglia Francescana d’Italia. Erano presenti quasi tutti iMinistri (assenti otto). L’Assemblea dello scorso anno aveva stabilitodi trattare la tematica della nuova evangelizzazione in occasionedell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI. Nel Consiglio diPresidenza del 22 novembre 2012 tenuto in Roma era stato definito iltema“Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi”e stabilito il programma dettagliato delle sei giornate di Loreto. Sonostati designati anche i relatori e sopratutto definito il programma del-l’ultimo pomeriggio da vivere insieme ai Consigli di Presidenza delMo.Re.Fra e dell’OFS. Successivamente il Segretario, in un incontrotenuto ad Ancona con i tre provinciali francescani marchigiani, hadefinito l’aspetto organizzativo e la logistica.

Lunedì 25 febbraio – L’ACCOGLIENZA DEI PROVINCIALIDELLE MARCHE

Accolti dalla piena disponibilità e fraterna condivisione dalla comu-nità dei Padri Salesiani, alle ore 18:30, dopo il saluto di benvenuto daparte del Direttore dei Salesiani don. Abram, il Presidente di turno frGiancarlo Corsini Ofm Conv, ha aperto la XXXVII Assemblea.

fr Paolo Fiasconaro*

* Ofm Conv, Segretario generale dell’Unione

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Nel saluto iniziale ha ricordato che la settimana vissuta insiemea Loreto è un ritorno a casa... nella Santa Casa, accolti da Maria.Siamo arrivati per vivere la grazia dell’Anno della Fede, già cele-brato nel 1967 ed oggi nel 2013, dopo il Sinodo dei Vescovi sullaN.E, e spinti da una forte motivazione centrata dal bisogno di vive-re la radicalità evangelica secondo il nostro carisma francescano.Non a caso, quasi inconsapevolmente, i tre Ordini francescanihanno posto come progetto prioritario per i frati e le comunità iltema “Ripartiamo dal Vangelo”. È una esigenza vitale oggi rimo-tivare la crescita della fede vissuta con il nostro fratello e dentro unaesperienza di Chiesa. Forse ci manca una passione ecclesiale e diannuncio e noi francescani vogliamo offrire alla Chiesa la grazia diS. Francesco che dice “i frati si vogliano bene” raccontando lanostra esperienza di vita.

È seguito il saluto di fr Ferdiando Campana Ofm e Presidente diturno dei Provinciali delle Marche. Egli ha esposto in maniera sinte-tica la presenza francescana in terra marchigiana sin dal primo viaggiodi S. Francesco con fr Egidio nel 1208 e successivamente negli altricinque viaggi fino al 1917. Sono stati tanti i compagni di S. Francescoprovenienti dalle Marche e lo sviluppo dei tre Ordini è stato semprevivo nei numerosi conventi, santuari, chiese e monasteri francescani.Le Marche sono una terra di Santi francescani (43 tra Santi e Beati) ela caratteristica storica è la santità vissuta lungo i secoli.

Oggi vi sono tre Province religiose (Minori, Conventuali,Cappuccini), due Conventi del TOR e i frati sono impegnati in varitipi di apostolato, nelle Parrocchie e nelle Missioni presenti nei cin-que continenti. Vi sono 23 monasteri di Clarisse, l’Ofs è abbastanzapresente e diversi sono gli Istituti femminili francescani. Nella suarelazione fr Ferdinando ha presentato alcuni dati statistici della pre-senza dei frati e a conclusione ha augurato ai Ministro di vivere que-ste giornate insieme nella terra della “Virgo Lauretana”. A conclu-sione della serata il Segretario dell’Unione fr Paolo Fiasconaro,dopo un breve resoconto dell’attività annuale, ha presentato il pro-gramma delle singole giornate e sopratutto le novità di questa

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assemblea con i laboratori per aree, la liturgia mariana nella SantaCasa e l’incontro nell’ultimo pomeriggio dei ministri con i Consiglidi Presidenza del Mo.Re.Fra e dell’Ofs.

La giornata si è conclusa con la celebrazione del Vespro presie-duto da fr Giulio Criminesi, Ministri provinciale dei Cappuccinidelle Marche.

Martedì 26 – I CONTENUTI CON BIEMMI E SARTORIO

L’intera giornata è stata dedicata ai contenuti dell’assemblea conle due relazioni di Fratel Enzo Bienni e Ugo Sartorio (vedi Atti). Inmattinata fratel Enzo, esperto nel Sinodo dei Vescovi sulla N.E,nella sua relazione “Per una evangelizzazione davvero nuova” hacentrato il suo intervento facendo una rilettura del Sinodo deiVescovi in relazione alle rappresentazioni ed evoluzioni o conver-sioni avvenute nel corso del Sinodo ed anche in riferimento alla vitareligiosa come luogo e come stile della N.E. (vedi relazione). Èseguita una interessante discussione assembleare e numerose sonostate le domande rivolte e nelle risposte sono state chiarite diversetematiche.

Nel pomeriggio fr Ugo Sartorio Ofm Conv e Direttore delMessaggero di S. Antonio, ha tenuto la relazione “Educare alla fedealla luce del Concilio”. Fr Ugo ha aperto il suo intervento soffer-mandosi sulla questione educativa oggi all’interno della Chiesa edella società secolarizzata. Ha spiegato il rapporto tra educazione edevangelizzazione in riferimento alla crisi dei valori nella Chiesa e nelmondo ed anche sulla trasmissione della fede alla luce del VaticanoII e di tutta l’azione missionaria della chiesa. A conclusione ha indi-cato il Concilio Vaticano II che parla ancora oggi alla post-moderni-tà, indicando il nostro cristianesimo come stile evangelico di vita datradursi nella prassi della vita del credente. (vedi relazione).

Dopo l’intervento di fr Ugo i Ministri hanno instaurato un inte-ressante dialogo fraterno con il relatore e gli stimoli e gli approfon-

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dimenti hanno arricchito il confronto e chiarite alcune questionivitali esistenti all’interno della Chiesa.

Mercoledì 27 - I LABORATORI PER LO SCAMBIO ESPE-RIENZIALE

L’intera mattinata è stata dedicata ai laboratori divisi in tre gruppi:Nord, Centro e Sud. Era la prima volta che si è realizzata questa espe-rienza, ritenuta una esigenza di scambio esperienziale. Nella primaparte i Ministri si sono confrontati su alcune domande poste dai rela-tori, dopo averli ascoltati il giorno precedente. Nella seconda partedella mattinata i Ministri hanno ascoltato in televisione il discorso diBenedetto XVI nell’ultima udienza del mercoledì (giorno prima delledimissioni) e subito dopo nei gruppi hanno dialogato, raccontando lapropria esperienza sul ruolo del Ministro animatore delle fraternità,sulle problematiche della conduzione delle Province, delle unifica-zioni e delle prospettive future della propria area geografica.

Nel pomeriggio sono iniziati i lavori per singole conferenze e inserata i Ministri si sono recati in visita nelle comunità viciniori: iMinori nella comunità di Loreto, i Conventuali e Tor nella comuni-tà di Osimo e i Cappuccini nella comunità di Camerino.

Giovedì 28 – I LAVORI NELLE CONFERENZE E L’INCONTROCON MARIA

Nell’intera giornata sono continuati i lavori per singole confe-renze e alle ore 19:00 i Ministri partecipano nella Basilica dellaSanta Casa alla liturgia mariana presieduta dal Arcivescovo diLoreto Giovanni Tonucci con recita del Santo Rosario. A conclu-sione della liturgia i Ministri si fermano in preghiera silenziosadentro la cappella della Santa Casa, proprio nella stessa ora (ore20:00) quando il Papa Benedetto XVI cessava il suo MinisteroPetrino in seguito alla sue dimissioni annunciate l’11 febbraio. Èstato un momento di commozione e di intensa preghiera in unionecon la Chiesa universale.

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La cena abbondante e a base di pizza viene offerta dai fratiCappuccini Penitenzieri della Santa Casa, presenti l’Arcivescovo eil Rettore con la comunità.

Venerdì 1 marzo – I FIGLI DI FRANCESCO NEL PENSIERODI MARCO TARQUINIO

L’intera mattinata viene dedicata ai lavori delle singole confe-renze che si concludono all’ora di pranzo.

Nel pomeriggio presenti i Consigli di Presidenza del Mo.Re.Frae dell’Ofs, alle ore 15.45 viene proiettato il documentario“Benvenuti a Loreto” a cura della Nova T. Subito dopo il cantauto-re Amedeo Minghi insieme a fr Paolo Fiasconaro, presentano il pro-getto sull’Anno della Fede con l’Opera “I Cercatori di Dio” e vieneproiettato il video del successo del cantautore “un uomo venuto dalontano” su Giovanni Paolo II. Conclude la prima parte del pome-riggio fr Pietro Maranesi Ofm Cap. che presenta il volume “LaRegola di Frate Francesco. Eredità e sfida” curata in collaborazionecon Felice Accrocca e contiene 12 contributi di francescanisti.

Alle ore 17:00 l’Assemblea accoglie il Direttore del quotidiano“Avvenire” Marco Tarquinio che tiene una interessante relazionesul tema “Quale contributo dei francescani nell’attuale situazionesociale in Italia. Interrogativi per la nuova evangelizzazione”.

Egli affronta la tematica facendo una panoramica spietata a 360°della situazione sociale in Italia mettendo in evidenza la triste real-tà di una società smarrita, di un “paese che si sta mangiando il suofuturo”, di un individualismo esasperato a discapito del bene comu-ne, di scandali indecenti, di sperpero di denaro pubblico, di unapolitica che allontana la gente e di squilibri sociali che umiliano ladignità della persona umana.

In riferimento al ruolo dei Francescani in questa società e nelmomento storico attuale, Tarquinio è stato abbastanza esplicito ecarico della sua maturità cristiana e francescana. Egli nell’individua-re cosa i Francescani possano fare oggi all’interno della nostra socie-

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

tà, ha invitato i frati a raccontare il volto vero dell’essere cattolici eapostolici come Francesco. Su questo versante i Francescani oggihanno una chance in più rispetto ad altri Ordini religiosi, perchè sonopercepiti dalla gente con più simpatia e più vicini al popolo. La sto-ria di Francesco insegna che vi è un altro modo di vivere la ricchez-za. Sono stati i Francescani a introdurre nell’economia i Monti diPietà e il microcredito, inteso come alberello che ferma l’inizio dellaslavina e luogo di aggregazione per aiutare i poveri e gli indigenti.Inoltre i Francescani insegnano a stare nel creato, rispettandolo eproteggendolo. Oggi c’e molto bisogno del carisma francescano per“ammansire i tanti lupi che vogliono sbranare la dignità dell’uomo”.I francescani sono chiamati oggi, più che mai, a combattere per unaumanità degna di essere vissuta e promuovendo i valori non nego-ziabili. In questo – ha concluso Tarquinio – il nostro giornale“Avvenire” oggi è la segnaletica per uscire dal pantano, dalla melma,dalla vergogna e solo la dolcezza di Francesco ci aiuta a dirlo e rac-contare con equilibrio la “verità dei fatti” tramite le nostre pagine.

Molto interessante il dialogo con il Direttore di Avvenire che harisposto alle tante domande relative alla politica,al ruolo dei giorna-listi, agli scandali, alla moralità pubblica e ai problemi interni dellaChiesa.

VITA DELL’UNIONE

Alle ore 19:00 si è tenuta l’Assemblea generale conclusiva sullavita dell’Unione.

In apertura il Presidente della Casit fr Giancarlo Li QuadriCassini, Ofm ha presentato ai Ministri le “Indicazioni sulla forma-zione dei religiosi alla conoscenza e assistenza dell’Ofs e dellaGifra”. Nel documento stilato dalla Casit vengono descritti gliorientamenti, i programmi di formazione per gli Assistenti, per iMinistri e le indicazioni metodologiche per l’assistenza. Egli hainvitato i Ministri ad una maggiore animazione dei frati verso unaqualificata assistenza dell’Ofs – Gi.Fra nelle nostre fraternità.

È seguita una breve verifica dell’assemblea e delle giornate di

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Loreto, sopratutto sulla novità dei laboratori giudicati positivi e daproporre per il futuro. Si è rilevato che l’ultimo pomeriggio delvenerdì è risultato un po pesante, ma la motivazione di questoincontro stabilito nel Consiglio di Presidenza dell’Unione è stata lapresenza dei Consigli di Presidenza Mo.Re.Fra e Ofs, convocati pervivere insieme un forte momento di condivisione.

È seguita la comunicazione del Presidente della CommissioneLiturgica Interfrancescana fr Ferdinando Campana, che ha fatto ilpunto della situazione ancora statica e siamo in attesa del nuovoMessale che ancora deve essere approvato dalla Cei.

Infine è stata presentata dal Segretario la relazione economica eattualmente vi è un fondo cassa € 8.027,00

ELEZIONE DEL SEGRETARIO DLL’UNIONE

Nelle singole Conferenze dei giorni precedenti ogni Ordine hadiscusso e designato il nome da proporre in Assemblea per la suc-cessione del Segretario generale. Il Presidente ha invitato i Presidentidelle Conferenze dei Minori, Cappuccini, Tor e Conventuali a pre-sentare il proprio candidato. I Minori hanno comunicato che in que-sto momento non hanno un nome da proporre e assieme alle altrecomponenti dei Cappuccini, Tor e Conventuali, tutti si sono espressiper la riconferma del Segretario uscente fr Paolo Fiasconaro per ilprossimo triennio. Egli, accentando l’incarico, ha espresso il deside-rio che sarebbe opportuno iniziare la turnazione del Segretario gene-rale tra i Segretari delle Conferenze.

TEMA, LUOGO E DATA DELLA XXXVIII ASSEMBLEADEL 2014

Sul tema da proporre per il prossimo anno, l’assemblea ha datomandato al Consiglio di Presidenza di individuare la tematica. LaConferenza dei Minori ha suggerito il tema del “servizio dell’auto-rità del Ministro in relazione all’ubbidienza”. Sara il C.d.P. a defi-nire il tema e la scelta dei relatori.

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

Per il luogo è stato accolto all’unanimità la proposta dei provin-ciali pugliesi di tenere nella Regione Puglia l’Assemblea del 2014 epossibilmente a S. Giovanni Rotondo.

La data è stata fissata per la seconda settimana di Quaresima dalunedì 14 a sabato 22 marzo 2014.

CONCLUSIONE

Il Segretario a conclusione dell’Assemblea ha ringraziato coloroche in questi giorni ci hanno accolto e risolto i problemi logistici. Inparticolare i tre provinciali delle Marche per il dono significativodella statuetta della Madonna di Loreto e la cena offerta in un risto-rante di Civitanova Marche. Ha ringraziato anche i padri Salesianidell’Istituto, l’organista fr Maurizio e i giovani postulanti deiConventuali di Osimo per il servizio liturgico.

È seguito il passaggio della Presidenza di turno dal Presidentedella Cimp Conv fr Giancarlo Corsini al Presidente della Cimp Capfr Francesco Colacelli.

Alle 20:15 i Ministri in bus hanno raggiunto CivitanovaMarche per la cena, insieme ai graditi ospiti dell’Ofs, delle Suoredel Mo.Re.Fra e del Direttore di Avvenire Marco Tarquinio con laconsorte.

Nella mattinata di sabato 2 marzo si è tenuta l’Assemblea gene-rale del Movimento Francescano Italiano presieduto dal Segretariofr Prospero Rivi e presenti i tre Consigli di Presidenza dell’Unione,Mo.Re.Fra e Ofs. Durante l’incontro ha assunto la Presidenza diturno Remo Di Pinto, Ministro Nazionale Ofs.

Roma, 2 marzo 2013

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Appendice

1. Assemblee Annuali dell’Unione2. Statuto dell’Unione3. Statuto del Movimento FrancescanoItaliano

4. Elenco Ministri Provinciali dell’Unione

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LE ASSEMBLEE ANNUALIDAL 1972 AL 2013(*)

I - Assisi - Sacro Convento - 7-8 marzo 1972Tema: Motivi e scopi di una collaborazione

II - Ariccia - Casa “Divino Maestro”22-25 ottobre 1973Tema: Collaborazione di tutto il Movimento Francescano inItalia per un più valido servizio alla Chiesa.

III - Roma - Casa Kolbe - 9-12 dicembre 1974Tema: Recupero della preghiera comunitaria e dellacontemplazione.

IV - Loreto - Casa S. Francesco13-16 ottobre 1975Tema: Carisma francescano ed evangelizzazione.

V - Assisi - Sacro Convento21-27 settembre 1976Tema: Francesco Padre di molte genti. Varietà del carismafrancescano e varietà di espressione.

VI - Assisi - 12-17 gennaio 1977Tema: Esperienze di preghiera e di contemplazione di tutti ifrati.

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VII - Padova - Ist. Teologico Francescano28-31 marzo 1978Tema: Collaborazione delle Famiglie Francescane: esperienzee prospettive.

VIII - Foligno - Oasi San Francesco13-15 dicembre 1979Tema: Corresponsabilità allargata a tutto il MovimentoFrancescano.

IX - L’Aquila - 18-20 maggio 1980

X - Padova - Casa del Pellegrino - 6-8 aprile 1981Tema: La vocazione francescana.

XI - Assisi - S. Maria degli Angeli23-25 marzo 1982Tema: un decennio di fraternità e di collaborazione.

XII - Grottaferrata - Villa Cavalietti26-28 marzo 1983Tema: Responsabilità dei Ministri Provinciali nella vita eformazione dell’OFS.

XIII - Galloro - Casa S. Cuore - 11-13 aprile 1985Tema: Prospettive di collaborazione nella formazione inizialee alcuni problemi urgenti.

XIV - Roma - Centro Nazareth - 7-9 maggio 1986Tema: Francescani e gruppi ecclesiali: tra identificazione algruppo e riferimento alla «istituzione».

XV - Assisi - 14-17 giugno 1989Tema: Collaborazione come espressione di comunione fraternae presupposto di più valido servizio al Regno di Dio.

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

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XVI - Chiusi della Verna - Pastor Angelicus14-17 giugno 1992Tema: La formazione: prospettive di collaborazione nellafamiglia francescana.

XVII - Manfredonia - Convento dei Cappuccini28 febbraio - 6 marzo 1993Tema: La responsabilità formativa nell’inculturazione delcarisma francescano in Italia.

XVIII - Loreto - Casa San Francesco27 febbraio - 5 marzo 1994Tema: La responsabilità pastorale nell’inculturazione delcarisma francescano in Italia.

XIX - Torreglia - Casa S. Cuore5-11 marzo 1995Tema: Antonio uomo evangelico.

XX - Assisi - Cenacolo Francescano25 febbraio - 1 marzo 1996Tema: Lo Spirito di Assisi alle soglie del Terzo Millennio.

XXI - Palermo - 16-22 febbraio 1997Tema: Vita Consacrata Francescana in Italia.

XXII - Cagliari - 15-21 febbraio 1998Tema: Francescani per evangelizzare la storia.

XXIII - Armeno (NO) - 7-13 febbraio 1999Tema: Dall’esperienza alla Paternità di Dio alla fraternitàriconciliata.

XXIV - Assisi-Roma - 6-9 aprile 2000Tema: Giubileo dei Francescani.

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Appendice

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XXV - Cassano - 25-31 marzo 2001Tema: 25 anni di vita dell’Unione: memoria e profezia.

XXVI - Camposampiero (PD) - 3-9 marzo 2002Tema: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

XXVII - Loreto - 16-22 marzo 2003Tema: La fraternità francescana: profezia di comunione.

XXVIII - Assisi - 7-13 marzo 2004Tema: Dalla contemplazione alla comunione.

750° della morte di Santa Chiara

XXIX - Frascati - 21-26 febbraio 2005Tema: Eucaristia: sacramento di comunione

Anno della Eucaristia

XXX - Amantea (CS) - 13-18 marzo 2006Tema: “Io ho fatto la mia parte, la vostra, Cristo ve la

insegni” (FF. 1239)

XXXI - Arenzano (GE) - 4-10 marzo 2007Tema: “...ma l’Altissimo stesso mi rivelò...” (FF. 110)

I cardini di una intuizione

XXXII - Assisi - 17-23 febbraio 2008Tema: “Si faccia luminosa in noi la conoscenza di Te...”

(FF. 267)L’esperienza spirituale di S. Francesco: attualità econfronti - Esercizi Spirituali

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

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XXXIII - Roma - 16-19 febbraio 2009Tema: “La Trinità, fondamento della comunione

francescana: ottocento anni dalla ‘grazia delleorigini’” (1209/2009)

CAPITOLO INTERNAZIONALE DELLE STUOIEAssisi - Roma, 15-18 Aprile 2009

XXXIV - Assisi - 1-6 marzo 2010Tema: “L’eredità del Centenario: con Francesco per

evangelizzare nella storia”

XXXV - Capaci (PA) - 21-26 marzo 2011Tema: “Lo Spirito di Assisi - Memoria e profezia”

XXXVI - Napoli - 5-10 marzo 2012Tema: “Chiara, pianticella di Francesco e sorella nostra”

XXXVII - Loreto - 25 febbraio - 2 marzo 2013Tema: “Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida

per noi, oggi”

*) Nella cronologia delle Assemblee annuali mancano il1984 - 1987 - 1988 - 1990 - 1991, anni nei quali non sisono svolte Assemblee.

Pertanto dal 1972 al 2013 si sono tenute 37 assembleeannuali.

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Appendice

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Anno1972 - Fr. Vitale Bommarco ofm conv.

- Fr. Stanislao Re ofmFr. Ubaldo Martucci ofm cap. -Fr. Giuseppe Catini tor

1973 - Fr. Giuseppe Muccioli ofmconv

1974 - Fr. Giuseppe Muccioli ofmconv

1975 - Fr. Salvatore Benassi ofm1976 - Fr. Salvatore Benassi ofm1977 - Fr. Gesualdo Onofri ofm cap1978 - Fr. Vincenzo Coli ofm conv1979 - Fr. Giulio Berrettoni ofm conv1980 - Fr. Giulio Berrettoni ofm conv1981 - Fr. Alfonso Pietrangeli ofm cap1982 - Fr. Angelo Gentile tor1984 - Fr. Giulio Berrettoni ofm conv1985 - Fr. Ubaldo Terrinoni ofm cap1986 - Fr. Angelo Gentile tor1989 - Fr. Ennio Tiacci ofm cap1992 - Fr. Massimiliano Marsico ofm

conv1993 - Fr. Fidenzio Volpi ofm cap1994 - Fr. Arcangelo Zucchi ofm1995 - Fr. Massimiliano Marsico ofm

conv

1996 - Fr. Massimiliano Marsico ofmconv

1997 - Fr. Dino Dozzi ofm cap1998 - Fr. Ugo Stefani ofm - Fr. Fedele

Pradella ofm1999 - Fr. Placido Pircali ofm conv2000 - Fr. Antonio Ascenzi ofm cap. -

Fr. Calogero Peri ofm cap2001 - Fr. Lino Temperini tor2002 - Fr. Francesco Bravi ofm2003 - Fr. Pier Giorgio Vitelli ofm

conv2004 - Fr. Giovanni Ferri ofm cap2005 - Fr. Alessio Maglione tor2006 - Fr. Luigi Ortaglio ofm2007 - Fr. Pier Giorgio Vitelli ofm

conv2008 - Fr. Aldo Broccato ofm cap2009 - Fr. Aldo Broccato ofm cap

(Gennaio / Ottobre)2010 - Fr. Antonio Maria Tofanelli

ofm cap (Ottobre 2009 /Marzo 2010)

2010 - Fr. Alessio Maglione tor2011 - Fr. Francesco Patton ofm2012 - Fr. Giancarlo Corsini ofm conv2013 - Fr. Francesco Colacelli ofm cap

SEGRETARI GENERALI

Anno

1972/1989 - Fr. Ernesto Caroli ofm1989/1995 - Fr. Umberto Sciamè ofm cap1996/1998 - Fr. Agostino Mallucci ofm conv1998/1998 - Fr. Paolo Fiasconaro ofm conv

PRESIDENTE DI TURNO DELL’UNIONE

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STATUTO DELL’UNIONE(approvato il 9 marzo 2002)

I. ISTITUZIONE E FINE

1. Nell’ambito delle Province religiose Italiane del Primo edel Terzo Ordine Regolare di S. Francesco è istituita laUnione Conferenze Ministri Provinciali FamiglieFrancescane d’Italia.

2. Il fine dell’Unione è:a) promuovere una più efficace e mutua collaborazione

nello spirito di comunione dell’unico ideale francescano;b) approfondire la spiritualità francescana;c) testimoniare una vitale presenza del carisma francescano

nella Chiesa e in Italia.

II. MEMBRI ED ORGANISMI

3. Membri dell’Unione sono tutti i componenti delleConferenze dei Ministri Provinciali delle singoleFamiglie Francescane d’Italia (COMPIofm, CIMPConv,CIMPCap, CONFITor).

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4. L’Unione si articola nei seguenti organismi:a) l’Assemblea generaleb) il Consiglio di Presidenzac) la Segreteriad) le Commissioni

III. L’ASSEMBLEA GENERALE

5. L’Assemblea generale è costituita da tutti i membri didiritto delle singole Conferenze e si riunisceordinariamente una volta l’anno.

6. Spetta all’Assemblea:a) esprimere e decidere iniziative di comune interesse;b) favorire esperienze circa la formazione e le varie attività

pastorali incrementando il coordinamento dei segretariatio settori delle singole Conferenze;

c) istituire eventuali Commissioni e nominare il Presidente;d) approvare il bilancio economico presentato dal Consiglio

di Presidenza e determinare il contributo dei membridell’unione per le spese di organizzazione;

e) nominare il Segretario, che può essere scelto anche aldi fuori dei segretari delle Conferenze;

f) approvare a maggioranza qualificata le eventuali propostedi modifica dello Statuto richieste da almeno un terzodei membri dell’Assemblea;

g) trattare eventuali problematiche particolari che sipresentano durante il corso dell’anno.

IV. IL PRESIDENTE

7. Il Presidente dell’Unione è uno dei Presidenti delle

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singole Confernze e inizia il proprio servizio secondo ilseguente turno: ofm, ofmconv, ofmcap, tor.

8. Il Presidente di turno inizia nell’ufficio per un anno(dall’una all’altra assemblea).

9. Spetta al Presidente:a) convocare e presiedere l’Assemblea Generale e il

Consiglio di Presidenza;b) rappresentare l’unione presso altri orgamsmi ecclesiali e

francescani;c) mantenere i rapporti con la conferenza dei Ministri

Generali delle quattro Famiglie Francescane su eventualiquestioni che comportano le loro competenze;

d) nominare, sentito il parere del Consiglio rappresentantio delegati dell’Unione per particolari organizzazioni ecircostanze;

e) assicurare l’attuazione delle deliberazioni stabilitedall’Assemblea.

10. Il Vice Presidente dell’unione è il Presidente dellaConferenza cui spetta la presidenza per l’annosuccessivo.

11. Il Vice presidente sostituisce il Presidente di turnoimpedito temporaneamente e diventa Presidente “adcomplendum annum” qualora l’ufficio di presidentedivenisse vacante.

12. Il Consiglio è l’organo esecutivo dell’Unione e vieneconvocato, in via ordinaria almeno una volta l’anno.

13. Il Consiglio di Presidenza è composto dai Presidenti,

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Appendice

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Vice Presidenti delle Conferenze e dal segretariodell’Unione. Hanno diritto, di partecipare senza voto, isegretari delle singole Conferenze.

14. Al Consiglio di Presidenza, sotto la direzione delPresidente, spetta:

a) organizzare tutta l’attività dell’Unione secondo ledirettive espresse e decise dall’Assemblea;

b) preparare l’ordine del giorno dell’Assemblea Generale;e) presentare all’Assemblea eventuali proposte e comunicare

le decisioni, prese al suo interno, per i casi urgenti chenon consentono il rinvio all’Assemblea generale;

d) curare il buon andamento della Segreteria Generale e ilfunzionamento delle Commissioni costituite

e) esaminare il bilancio economico.

VI. LA SEGRETERIA

15. La Segreteria è composta dal Segretario dell’unione edai Segretari delle singole Conferenze.

16. Spetta alla Segreteria:a) organizzare l’Assemblea generale;b) preparare le riunioni del Consiglio di Presidenza;c) stimolare il funzionamento delle Commissioni.

17. Spetta al Segretario:a) dirigere il lavoro della Segreteria;b) redigere i verbali dell’Assemblea e delle riunioni del

Consiglio di Presidenza;c) trasmettere le comunicazioni ufficiali, curare la corrispon-

denza ed ordinare l’archivio;

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d) tenere l’amministrazione;e) presentare il bilancio economico ogni anno al Consiglio

di Presidenza e ogni tre anni all’Assemblea.Il Segretario dura in carica tre anni e può essere ricon-fermato.

VII. LE COMMISSIONI

18. Le Commissioni, costituite dall’Assemblea, sono com-poste da membri tra i componenti dell’Unione e daesperti.

19. La nomina del Presidente delle Commissioni spetta al-l’Assemblea.

N.B. - II presente Statuto era stato redatto, per la prima volta,il 31 marzo 1978. Riveduto e corretto dai Segretari Nazionaliil 3 luglio 1993 nella riunione tenuta a Roma presso la “CasaP. Kolbe” di via San Teodoro 42. È stato consegnato ai MinistriProvinciali nell’Assemblea Generale tenuta a Loreto nei giorni27 febbraio - 5 marzo 1994. Durante i lavori della suddettaassemblea, lo Statuto, esaminato e corretto, è stato approvato“ad experimentum”. Nell’Assemblea Generale di Torreglia (PD)nei giorni 5-11 marzo 1995, lo Statuto, ancora riveduto ecorretto, è approvato “definitivamente” dai ministri provinciali.Nell’Assemblea tenuta a Camposampiero (PD) dal 3 al 9 marzo2002, è stato ridiscusso e approvato con qualche aggiunta.

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STATUTO DEL MOVIMENTOFRANCESCANO ITALIANO(aggiornato nel 2010)

I. NATURA, COMPOSIZIONE E FINALITÀ

Art. 1Il «Movimento francescano italiano» (Mofra) è l’insieme dei

soggetti che condividono il carisma elargito dallo Spirito a sanFrancesco e a santa Chiara per contribuire all’edificazione dellaChiesa e alla sua missione nel mondo.

Art. 2Il Mofra è costituito da:a - i frati del Primo Ordine (Ofm, Ofm conv, Ofm cap);b - le monache del Secondo Ordine (Clarisse, Clarisse Urb,

Clarisse Cap), tenuto conto della loro condizione di claustra-li;

c - i frati e le monache del Terzo Ordine Regolare (Tor);d - le religiose degli Istituti femminili appartenenti al

Movimento religiose francescane (Morefra);e - i fratelli e le sorelle dell’Ordine francescano secolare (Ofs) e

della Gioventù francescana (Gifra);f - i membri degli Istituti secolari d’ispirazione francescana (Isf);

Art. 3Il Mofra si propone:a - di favorire la mutua conoscenza, la comunione fraterna e l’at-

tiva collaborazione fra tutti i suoi componenti;

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b - di testimoniare il Signore attraverso una vitale presenza uni-taria del carisma francescano;

c - di promuovere nella chiesa e nella società la diffusione ilVangelo e del messaggio francescano, anche attraverso imezzi della comunicazione sociale (stampa e strumenti mul-timediali).

Art. 4La sede del Mofra normalmente coincide con la residenza del

Segretario.

II. ORGANISMI OPERATIVI

Art. 5Il Mofra, nella realizzazione dei suoi obiettivi, opera tramite

l’Assemblea generale, il Consiglio direttivo, il Presidente e laSegreteria.

A. L’Assemblea generaleArt. 6

L’Assemblea generale è costituita dai Consigli di Presidenzanazionali:

a - COMPI, CIMP Conv, CIMP Cap, ConfiTorb - Coordinatrice delle Federazioni Clarissec - MoReFrad - OFSe - Segretario generale

Art. 7È compito dell’Assemblea generale:a - garantire l’attuazione degli obiettivi del Mofra;b - elaborare e approvare orientamenti operativi consoni alla

natura e alla finalità del Mofra;

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c - promuovere iniziative giudicate di comune interesse;d - eleggere i componenti della Segreteria del Mofra;e - approvare il bilancio economico presentato dal Consiglio

direttivo;f - determinare il contributo annuale dei membri per le spese di

organizzazione;g - approvare, a maggioranza dei due terzi dei votanti, proposte

di modifica dello Statuto.

Art. 8L’Assemblea generale:a - è convocata dal Presidente almeno una volta ogni due anni ed

è da esso presieduta;b - elegge e delibera normalmente a maggioranza assoluta dei

partecipanti.

B. Il Consiglio direttivo

Art. 9Il Consiglio direttivo è l’organismo che dirige il Mofra nell’e-

spletamento delle sue finalità.

Art. 10Il Consiglio direttivo è costituito:a - dai Presidenti dell’Unione Famiglie Francescane (COMPI,

CIMP Conv, CIMP Cap, ConfiTor), del MoReFra, dell’OFSe della GiFra;

b - dal Segretario geenrale;c - dai Segretari dell’Unione, del MoReFra, dell’OFS.

Art. 11Sono compiti del Consiglio:a - preparare l’Assemblea generale, curarne lo svolgimento e

attuarne le delibere;

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b - realizzare iniziative consone alla natura e alle finalità delMofra;

c - promuovere e riconoscere la costituzione e l’animazione delMofra nelle regioni;

d - costituire eventuali Commissioni di studio.

Art. 12Il Consiglio direttivo:a - è convocato e coordinato dal Presidente;b - si riunisce almeno due volte l’anno e quando il Presidente,

sentita la segreteria, lo ritenga opportuno.

C. Il Presidente

Art. 13Assume l’ufficio di Presidente del Mofra, a rotazione e secondo

il seguente ordine:a - il Presidente dell’Unione delle Conferenze dei ministri pro-

vinciali del 1° Ordine e del Tor;b - la Presidente del Morefra;c - il/la Presidente nazionale OFS;

Art. 14È compito del Presidente:a - convocare e presiedere l’Assemblea generale e il Consiglio

direttivo a norma del presente Statuto;b - dirigere e assicurare la realizzazione delle finalità del Mofra

e dei compiti del Consiglio direttivo.

Art. 15Il Presidente rimane in carica per un biennio. In caso di sca-

denza del mandato all’interno del suo Ente, subentra il suo suc-cessore.

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

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D. La Segreteria

Art. 16La Segreteria è costituita:a - dal Segretario generale;b - dai Segretari dell’Unione, del MoReFra, dell’OFS;

Art. 17La segreteria svolge un servizio operativo e organizzativo, in

armonia con le sue finalità.

Il Segretario

Art. 18Il Segretario è eletto dall’Assemblea su proposta del Presidente,

tenendo presente la sua disponibilità, anche di tempo, all’animazio-ne del Mofra.

Art. 19Sono compiti del Segretario:a - promuovere l’animazione del Movimento francescano;b - curare e coordinare l’attuazione delle varie iniziative appro-

vate dalla Assemblea e dal Consiglio direttivo;c - coordinare le attività della Segreteria;d - curare la stesura dei verbali dell’Assemblea e del Consiglio

direttivo, la corrispondenza, le comunicazioni ufficiali e l’ar-chivio;

e - gestire l’amministrazione economica;f - presentare annualmente il bilancio economico al Consiglio

direttivo e, ogni due anni, all’Assemblea per la dovuta appro-vazione;

g - riscuotere il contributo annuale ed eventuali donazioni.

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Appendice

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

Art. 20Nell’espletamento dei suoi compiti, il Segretario è coadiuvato

dal Vicesegretario e dai tre collaboratori, di cui all’art. 16/c.

Art. 21Il Segretario dura in carica quattro anni con possibilità di riele-

zione.

Il Vicesegretario

Art. 22Il Vicesegretario è eletto dall’Assemblea su proposta del

Presidente.

Art. 23È compito del Vicesegretario collaborare con il Segretario in

tutte le sue attività e sostituirlo in sua assenza.

Art. 24Il Vicesegretario dura in carica quattro anni con possibilità di

rielezione.

Il Mofra a livello regionale

Art. 25A livello regionale gli organismi operativi del Mofra vengano

costituiti sul modello di quello nazionale, con analoghi compiti efunzioni.

Art. 26Il Consiglio direttivo regionale è costituito almeno da un rappre-

sentante del primo Ordine e del Tor, dal Morefra e dall’OFS e Gifra.

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ELENCOMINISTRI PROVINCIALI DELL’UNIONE(aggiornato al 2 Marzo 2013)

Fr. BARTOLINI BrunoConvento S. AntonioVia G. Guinizzelli, 340125 BOLOGNA

Fr. BOCHICCHIO EmanueleConvento SS. TrinitàVia Convento, 184081 BARONISSI (SA)

Fr. BRAVI FrancescoConvento S. AntonioVia C. Farini, 1020154 MILANO

Fr. CAMPANA FerdinandoConvento S. Francesco Via San Francesco, 5260035 JESI

Fr. ESPOSITO AgostinoMonastero Santa ChiaraViale S. Chiara, 49/C80134 NAPOLI

Fr. FANTACCINI PaoloConvento S. FrancescoVia A. Giacomini, 352132 FIRENZE

Fr. IANNUZZI SabinoConvento S. Maria delle GrazieViale San Lorenzo, 882100 BENEVENTO

Fr. LANZILLOTTA FrancescoConvento S. AntonioVia E. Borelli, 3588100 CATANZARO

Fr. LEOPIZZI TommasoConvento S. AntonioVia Imp. Adriano, 7980134 LECCE

Fr. NOTO GiuseppeConvento di Terrasanta Via Terra Santa, 7990141 PALERMO

FRATI MINORI (COMPIofm)

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

Fr. OTTAVI BrunoConvento Porziuncola06088 S. Maria degli Angeli (PG)

Fr. PATTON FrancescoConvento S. FrancescoBelvedere S. Francesco, 138100 TRENTO

Fr. ROSSI GiovanniConvento S. Maria in AracoeliScala dell’Arce Capitolina, 1200186 ROMA

Fr. SCABIO AntonioCuria Prov. OFMVia p. Egidio Gelain, 530175 MARGHERA (VE)

Fr. SERRI CarloConvento S. M. del ParadisoContrada Osservanza65028 TOCCO CASAURIA (PE)

Fr. SOLINAS MarioConvento S. MauroVia S. Giovanni, 28309127 CAGLIARI

Fr. TINAJ GazmendConvento S. FrancescoL. Vasil ShantoRruga Ndre MjedaSHKODER - ALBANIA

Fr. TOMIRI GiuseppeConvento S. PasqualeP.zza San Pasquale, 471100 FOGGIA

Fr. TRIVELLIN GabrieleConvento S. AntonioVia S. Antonio da Padova, 710121 TORINO

Fr. VACCARI MarioConvento S. VisitazionePiazza Ferreira, 3/A16135 GENOVA

Fr. SARDELLA Donato (Segretario)Curia Generalizia OfmVia S. Maria Mediatrice, 2500165 ROMA

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Appendice

Fr. BUONAMANO FrancoConvento S. FrancescoP.za S. Francesco, 1006034 FOLIGNO (PG)

Fr. BUSÀ AngeloBasilica S. FrancescoVia del Parlamento, 3290133 PALERMO

Fr. CAPPELLETTO GianniBasilica del SantoP.za Basilica del Santo, 1135123 PADOVA

Fr. CELESTINO FrancescoConvento San BernardinoVia del convento, 187032 AMANTEA (CS)

Fr. CORSINI GiancarloConvento S. FrancescoVia S. Francesco delle Scale, 860121 ANCONA

Fr. DI LEMBO GiorgioConvento S. AntonioV.le Regina Margherita, 14865123 PESCARA

Fr. GAMBETTI MauroPiazza S. Francesco, 1Sacro Convento06082 ASSISI

Fr. PELLEGRINI MicheleConvento Mater EcclesiaeVia G. Gentile, 9070126 BARI

Fr. SANNA SalvatoreConvento S. FrancescoPiazza Duomo, 1009170 ORISTANO

Fr. SCARLATINO NicolaConvento San Francesco P.za S. Francesco, 15602 7 SAN MINIATO (FI)

Fr. SCOGNAMIGLIO EdoardoConvento S. LorenzoVia Tribunali, 31681038 NAPOLI

Fr. TRANI VittorioConv. S. GiacomoLungotevere Farnesina, 1200165 ROMA

Fr. FIASCONARO Paolo (Segretario)Conv. S. GiacomoLungotevere Farnesina, 1200165 ROMA

FRATI MINORI CONVENTUALI (CIMP Conv)

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

Fr. BALDINI StefanoVia Cappuccini, 150144 FIRENZE

Fr. COLACELLI FrancescoPiazza Immacolatella, 671100 FOGGIA

Fr. CRIMINESI GiulioVia Cappuccini, 4363023 FERMO (AP)

Fr. DI VITA AngeloP.zza S. Francesco, 3384125 SALERNO

Fr. GAMBARO Gian PieroPiazza Cappuccini, 161122 GENOVA

Fr. GENUIN RobertoPiazzetta S. Carlo, 230170 MESTRE

Fr. GHISINI MatteoVia Bellinzona, 640135 BOLOGNA

Fr. IZZO LeonardoVia S Francesco, 19280035 NOLA

Fr. MARCHESE VincenzoPiazza Cappuccini, 190129 PALERMO

Fr. MOTTURA MichelePiazzale Monte dei Cappuccini, 310131 TORINO

Fr. MURGIA SalvatoreV.le S. Ignazio, 9409123 CAGLIARI

Fr. PALMISANO GianfrancoVia Veneto, 2700187 ROMA

Fr. PESENTI SergioViale Piave, 220129 MILANO

Fr. RANIERI CarmineVia Borgo Rivera, 267100 L’AQUILA

Fr. SALADINO LuigiViale Regina Margherita, 2698100 MESSINA

Fr. SARTORI ModestoPiazza Cappuccini, 138100 TRENTO

Fr. TANEBURGO Pier GiorgioVia Gen. Bellomo, 9470124 BARI

Fr. TOFANELLI Antonio M.Via S. Francesco, 2106082 ASSISI (PG)

FRATI MINORI CAPPUCCINI (CIMP Cap)

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Appendice

Fr. TOMASONI Antonio Via S. Francesco, 1315100 ALESSANDRIA

Fr. URSO Giovanni BattistaConvento PP. Cappuccini – S. AntonioVia S. Antonio, 388046 LAMEZIA TERME (CZ)

Fr. ZAGARELLA VincenzoPiazza Cappuccini, 296100 SIRACUSA

Fr. SIRO Matteo (Segretario)Via Cardinal Massaia, 2600040 FRASCATI - RM

Fr. MAGLIONE AlessioConvento S. AntonioVia S. Paolo, 2 06081 ASSISI (PG)

Fr. BENANTI Paolo (Segretario)Convento S. AntonioVia S. Paolo, 2 06081 ASSISI (PG)

Fr. CUCINOTTA Massimo Santuario Ecce Homo Via Crucis, 198049 CALVARUSO (ME)

TERZ’ORDINE REGOLARE (CONFI Tor)

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

CONSIGLIO DI PRESIDENZA DELL’UNIONECOMPIofm PATTON FR. FRANCESCO - Presidente

IANNUZZI FR. SABINO - Vice PresidenteSARDELLA FR. DONATO - Segretario

CIMPconv CORSINI FR. GIANCARLO - PresidenteGAMBETTI FR. MAURO - Vice PresidenteFIASCONARO FR. PAOLO - Segretario

CIMPcap COLACELLI FR. FRANCESCO - PresidenteRANIERI FR. CARMINE - Vice PresidenteSIRO FR. MATTEO - Segretario

CONFItor MAGLIONE FR. ALESSIO - PresidenteCUCINOTTA FR. MASSIMO - Vice PresidenteBENANTI FR. PAOLO - Segretario

SEGRETERIA GENERALE DELL’UNIONESegretario: FR. PAOLO FIASCONARO

Convento San GiacomoLungo Tevere Farnesina, 1200165 ROMATel. 06 6875758 int. 41 • Fax 06 68216019Cell. 347 7789969E-mail: [email protected]

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Foto dagli Archividella Segreteria dell’Unione - Roma

Fotocronaca

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Fratel Enzo Biemmi nella prima relazione

Fr Ugo Sartorio nella seconda relazione

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

I Provinciali delle Marche nell’apertura dell’A

ssem

blea

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Il Direttore dei Salesiani Padre Abram nel saluto ai convegnisti

Il Direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio nella conferenza ai Provinciali e al MO.FRA

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

Laboratorio per lo scambio esperenziale tra i Ministri

Panoramica dell’aula assembleare

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Il Definitore Generale Ofm fr Vincenzo Brocanelli presiede la celebrazio

ne eucaristica

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

DOMENICA24 FEBBRAIO 2013

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

VENERDÌ1 MARZO 2013

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

L’apertura dell’A

ssem

blea del MO.FRA

con il Presid

ente uscente fr Giancarlo Corsini

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Il Presidente dell’Unione presenta il Direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio

Il Segretario Generale del MO.FRA fr Prospero Rivi è il neo Presidente Remo Di Pinto

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Atti della XXXVII Assemblea Generale - 2013

In preghiera nella Basilica della Santa Casa di Loreto

I Ministri nella Cappella della Santa Casa con il Vescovo Tonucci (28 febbraio, ore 20)

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XXXVII Assemblea - Con Francesco... cattolici e apostolici: una sfida per noi, oggi

Il depliant dellaXXXVII Assembleadell’Unione

2255 ffeebbbbrraaiioo // 22 mmaarrzzoo 22001133IIssttiittuuttoo SSaalleessiiaannoo MMaaddoonnnnaa ddii LLoorreettoo -- CCaassaa ddii SSppiirriittuuaalliittàà -- LLOORREETTOO

UUnniioonnee CCoonnffeerreennzzee MMiinniissttrrii PPrroovviinncciiaalliiFFaammiigglliiaa FFrraanncceessccaannaa dd’’IIttaalliiaa

Con Francesco...cattolici e apostolici:

una sfida per noi, oggi

XXXXXXVVIIII AASSSSEEMMBBLLEEAA GGEENNEERRAALLEE

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INDICE

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Presentazione Pag. 3

Programma » 7

Saluto del Presidente di turno dell’Unione » 11

Saluto del Presidente di turnodelle Marche » 13

Prima relazione: Per una evangelizzazionedavvero nuova » 17

Seconda relazione: Educare alla fedealla luce del Concilio » 37

Progetto Amedeo Minghi canta la Fede » 61

Lettera congiunta per il rilancio di “Avvenire” » 63

Indicazioni sull’assistenza Ofs » 65

Relazione del Segretariodel Movimento Francescano Italiano » 75

Verbale dell’Assemblea Movimento FrancescanoItaliano » 81

Verbale del Consiglio di Presidenza dell’Unione » 87

Verbale XXXVII Assemblea dell’Unione » 91

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Appendice

Assemblee Annuali dell’Unione » 101

Statuto dell’Unione » 107

Statuto del Movimento Francescano Italiano » 113

Elenco Ministri Provinciali dell’Unione » 119

Fotocronaca » 125

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Finito di stampare nel mese di Marzo 2013dalla tipolitografia Luxograph srl - Palermo