ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline,...

7
106 V ittime uccise a fucilate, a colpi di baionetta e di coltello, braccia mozzate, smembrate, o spezzate, gambe spezzate, nasi e orecchie recisi, occhi cavati, genitali tagliati, vittime lapidate, don- ne violate e uccise, seni amputati, persone impiccate o bruciate vive, un bambino dato in pasto ai maiali, vittime impalate, scuoiate, o percosse con bastoni o con i calci dei fucili fino a ucciderle. Il Professor R. A. Reiss, esperto di medi- cina legale incaricato dal Primo Ministro serbo di condurre un’indagine sui crimi- ni di guerra ha così descritto i numero- si casi di violenza perpetrati dalle forze austro-ungariche contro la popolazione civile in Serbia, nel 1914. Il suo racconto riflette in maniera impressionante i con- tenuti delle pubblicazioni britanniche e francesi del tempo, segnatamente il Li- ATROCITÀ e PROPAGANDA Jo FOX La propaganda sulle atrocità si è concentrata sugli atti più violenti perpetrati dagli eserciti tedesco e austro-ungarico, mettendone in risalto la barbarie e tentando di giustificare il conflitto anche per mezzo di falsi dossier RETROSPETTIVE

Transcript of ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline,...

Page 1: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

106

Vittime uccise a fucilate, a colpi

di baionetta e di coltello, braccia

mozzate, smembrate, o spezzate,

gambe spezzate, nasi e orecchie recisi, occhi

cavati, genitali tagliati, vittime lapidate, don-

ne violate e uccise, seni amputati, persone

impiccate o bruciate vive, un bambino dato

in pasto ai maiali, vittime impalate, scuoiate,

o percosse con bastoni o con i calci dei fucili

fino a ucciderle.

Il Professor R. A. Reiss, esperto di medi-

cina legale incaricato dal Primo Ministro

serbo di condurre un’indagine sui crimi-

ni di guerra ha così descritto i numero-

si casi di violenza perpetrati dalle forze

austro-ungariche contro la popolazione

civile in Serbia, nel 1914. Il suo racconto

riflette in maniera impressionante i con-

tenuti delle pubblicazioni britanniche e

francesi del tempo, segnatamente il Li-

ATROCITÀ e PROPAGANDA

Jo FOX

La propagandasulle atrocità si è

concentratasugli atti più violenti

perpetrati dagli eserciti tedesco e austro-ungarico,

mettendone in risaltola barbariee tentando

di giustificareil conflitto anche per

mezzo di falsi dossier

RETROSPETTIVE

Page 2: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

107

vre Rouge des Atrocités Allemandes e il

Rapporto Bryce. Pieni di dolorosi dettagli,

questi documenti contengono una de-

scrizione dei singoli atti di violenza con-

tro la popolazione civile, le truppe e i pri-

gionieri di guerra; parlano dei saccheggi,

dell’uso di armi “proibite dalle norme e

dalle convenzioni di guerra”, della distru-

zione di antiche librerie, cattedrali, case e

villaggi, così come di stupri, mutilazioni e

torture. Illustrazioni vive e testimonian-

ze dirette accompagnano la descrizione

dei ‘crimini senza nome’, mentre Liegi,

Louvain, Dinant, Anversa, Reims, Ar-

ras e Senlis furono trasformate in “città

martiri”, devastate da un nemico inuma-

no intransigente che mieteva vittime in-

distintamente tra bambini e anziani, tra

uomini di Dio e tra feriti e inermi. Queste

sono state le immagini che hanno domi-

nato la propaganda iniziale della Grande

Guerra e sono state un araldo potente di

coloro che volevano giustificare il con-

flitto e il necessario sacrificio.

La natura della propaganda sulle atrocità

La propaganda sulle atrocità ha opera-

to a diversi livelli, mutando nel tempo,

presente com’era in libri, giornali, fogli,

schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così

come sulle cartoline, targhe, tazze e me-

daglie.

I bollettini ufficiali del governo presenta-

vano le “prove” della violazione, da parte

delle truppe tedesche, delle Convenzio-

ni del 1899 e del 1907. Le testimonianze

oculari di vittime e carnefici rendevano

la lettura obbligatoria e persuasiva; inol-

tre, nonostante i metodi d’indagine fos-

sero lontani dagli standard giuridici, i

Page 3: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

108

resoconti forniti sembravano basarsi su

fatti inconfutabili. I rispettati esperti, a

capo delle indagini, conferivano alle ac-

cuse ancor maggiore legittimità. Bryce,

ad esempio, fu Ambasciatore britannico

presso il Governo degli Stati Uniti, mem-

bro della Camera dei Lord e affermato

giurista. Mentre i resoconti adottarono

prevalentemente un tono obiettivo, dal-

le testimonianze furono estratte alcune

storie oscene per costituire in nucleo di

articoli di giornale sensazionalistici, mo-

stre (come quella di Louis Raemaekers a

Londra nel 1915), o libri popolari. Ciò con-

tribuì a creare un contesto di propaganda

mutevole e capace di rafforzarsi autono-

mamente. William Le Queux scrisse, nei

dettagli, della sofferenza degli “onesti e

pii abitanti” del Belgio, alla mercé di una

“grande banda di emuli di Jack Lo Squar-

tatore … sprizzanti Nietschismo militare”

ed eccitati da una “barbarie primordiale”.

Secondo Le Queux, nonostante le storie

sulle atrocità fossero inizialmente una

risposta all’invasione del Belgio nel 1914,

esse facevano perno su sentimenti an-

ti-tedeschi consolidati. Tali sentimenti

venivano rafforzati da campagne pub-

blicitarie ufficiali e ufficiose di più ampio

respiro che aizzavano la cultura tedesca

contro la civiltà e moralità cristiana, ri-

uscendo a creare un ambiente interpre-

tativo degli eventi seguenti. L’assassinio

di Edith Cavell, l’affondamento del Lu-

sitania, la dichiarazione di una guerra

condotta senza restrizioni mediante

sottomarini U-boot, i raid dei dirigibili

Zeppelin e l’utilizzo di gas contro le trin-

cee nemiche sembrarono confermare la

fondamentale depravazione del carat-

tere tedesco e rafforzarono la gerarchia

dei nemici. Alle atrocità tedesche veniva

riservato un posto in prima fila, mentre

il massacro del popolo armeno da parte

dei Turchi passò quasi inosservato. La

potenza delle storie sulle atrocità deri-

vava in parte dalla possibilità di esistere

anche fuori contesto, come atti isolati di

barbarie e depravazione morale, o come

una serie di comportamenti collettivi

premeditati che condannavano una na-

zione. Le notizie scioccanti consentivano

ai promotori della propaganda di giusti-

ficare la guerra, incoraggiare gli arruola-

menti, raccogliere fondi per i prestiti di

guerra e spingere gli Stati Uniti fuori dal

loro stato di neutralità. L’impatto di tale

propaganda fu durevole e sopravvisse

fino al 1918 e oltre.

Atrocità e propaganda

Page 4: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

109

Page 5: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

110

La risposta tedesca

Le insinuazioni sulle atrocità si dimo-

strarono difficili da confutare e ogni

tentativo in questo senso non fece che

generare ulteriore pubblicità. Le giustifi-

cazioni offerte dalle autorità tedesche e

austroungariche sembravano essere solo

una conferma della loro colpevolezza. Il

“Manifesto del ‘93”, firmato da scienziati,

studiosi e artisti tedeschi, tra cui quattor-

dici vincitori di Premio Nobel, rigettava

le accuse di ‘colpe di guerra’ e legittimava

le rappresaglie dei soldati tedeschi con-

tro i franco-tiratori illegali, ovvero forze

irregolari, affermando che le truppe te-

desche avevano agito all’interno dei li-

miti stabiliti dal diritto internazionale. La

propaganda tedesca, mentre evidenzia-

Atrocità e propaganda

Il cuore del soldato tedesco

Ora ti riporto a casa dai tuoi genitori.Bevi prima dal biberon e quando sarai grande racconta di come mi sono comportato.Un eroe tedesco non è mai un barbaro

Page 6: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

111

va un passato fatto di sforzi accademici

e prosperità sociale, puntò il dito contro

l’ipocrisia della “perfida Albione” (la Gran

Bretagna), il cui Impero brutale aveva

commesso innumerevoli atrocità contro

le popolazioni oppresse di Irlanda, India,

Egitto e Africa.

Il “Libro Bianco” del Ministero degli Este-

ri tedesco cercò di assolvere le truppe

tedesche dipingendole come le vittime di

una guerra popolare illegale e implacabi-

le condotta da civili belgi, ma la strategia

fallì nel suo intento. L’Académie française

condannò il Manifesto, mentre il “Libro

Bianco”, altamente selettivo e infarcito di

prove non convincenti, sembrò confer-

mare i crimini tedeschi, salvo essere de-

molito in seguito dal Livre Gris belga del

1916. I tentativi del governo austrounga-

rico di giustificare le azioni delle proprie

truppe incapparono in critiche simili.

Reiss condannò le “scuse tardive delle

autorità austriache, che non stavano in

piedi”. Nel rispondere alle accuse Allea-

te, la propaganda tedesca e austrounga-

rica assunse una postura unicamente

reattiva, ovvero non riuscì a sfruttare

le violazioni degli stessi Alleati del dirit-

to internazionale, concedendo loro un

vantaggio morale e, in ultima analisi, la

possibilità di giustificare lo scoppio della

guerra in maniera più convincente.

Le conseguenze

Nel periodo tra le due Guerre, le ricerche

sulla natura della propaganda suggeriro-

no che l’atrocità delle storie fu creata a

tavolino dagli Alleati per giustificare la

guerra e incoraggiare gli arruolamenti.

Nonostante, più di recente, storici come

John Horne e Alan Kramer abbiano

chiarito l’importanza del mito dei fran-

chi tiratori nella forma mentis della Di-

fesa tedesca del tempo e sottolineato le

violazioni del diritto internazionale che

hanno portato alla morte di circa 6000

cittadini belgi nel 1914, i dubbi sulla veri-

dicità delle dichiarazioni degli Alleati e la

memoria dei franchi tiratori sono rimasti

vivi per diversi anni.

Quando le forze tedesche occuparono

nuovamente il Belgio nel 1940, i monu-

menti alla resistenza civile risalenti al

1914 furono distrutti e i ricercatori rovi-

starono negli archivi francesi e belgi per

individuare prove dell’esistenza di un

esercito popolare. Il ricordo della Grande

Guerra divise i propagandisti liberal-de-

mocratici durante la Seconda Guerra

Mondiale: alcuni invocavano l’esperien-

za del 1914 per dimostrare la continua

minaccia posta dalla Germania a un’Eu-

ropa pacifica (ad es. Black Record

di Lord Vansittart, 1941), mentre altri

sottolineavano l’unicità del nazismo. Pur

alla ricerca di un’ “altra Edith Cavell” per

le proprie campagne, la loro attività fu

intrinsecamente limitata dalla memoria

popolare di “false” atrocità perpetrate nel

1914. Di conseguenza, ebbero paura di

offrire il fianco all’accusa di aver dipinto

in maniera esagerata le atrocità naziste

nell’Europa del 1941, con il risultato che

l’atroce destino degli Ebrei e delle altre

vittime fu ampiamente ignorato, mentre

l’attenzione del pubblico venne indiriz-

zata altrove.

Traduzione di Paolo CAPPELLI

Page 7: ATROCITÀ e PROPAGANDA...schizzi, poster, film, lucidi, vignette, così come sulle cartoline, targhe, tazze e me-daglie. I bollettini ufficiali del governo presenta-vano le “prove”

112