Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati...

234
- 1 - Atlante dei Centri Abitati Instabili Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria della Liguria II. Provincia di Genova II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli, N. Del Seppia, A. Serani con la collaborazione di M. Falcini, F. Rapetti e G. Masetti Regione Liguria 2004 Consiglio Nazionale delle Ricerche Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche Università degli Studi di Pisa Dipartimento di Scienze della Terra Unità Operativa 2.13

Transcript of Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati...

Page 1: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 1 -

Atlante dei Centri Abitati InstabiliAtlante dei Centri Abitati Instabilidella Liguriadella Liguria

II. Provincia di GenovaII. Provincia di GenovaP.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli, N. Del Seppia, A. Serani

con la collaborazione di M. Falcini, F. Rapetti e G. Masetti

Regione Liguria

2004

Consiglio Nazionale delle RicercheGruppo Nazionale per la Difesadalle Catastrofi Idrogeologiche

Università degli Studi di PisaDipartimento di Scienze della Terra

Unità Operativa 2.13

Page 2: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 2 -

Il volume è stato stampato a cura della Regione Liguria.Lo studio e i rilevamenti sono stati compiuti con fondi del C.N.R. – G.N.D.C.I. assegnati all’UnitàOperativa 13 (Pisa) (Responsabile Prof. P.R. Federici) della Linea 2 “Previsione e prevenzione deglieventi franosi a grande rischio” (Responsabile Prof. P. Canuti), Programma Speciale: Studio dei CentriAbitati Instabili.

Page 3: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 3 -

AUTORI

Paolo Roberto Federici - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.E’ il Responsabile dell’Unità Operativa 2.13 (Pisa). Ha progettato le ricerche e il volume.Ha coordinato e partecipato ai lavori sul terreno. E’ autore del testo e ha sovraintesoalla elaborazione dell’opera.

Marco Capitani - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.Si è occupato del rilevamento, dell’approntamento delle carte geomorfologiche e dellerelative schede della Val Bisagno, Val Fontanabuona e Valle Scrivia.

Alessandro Chelli - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Parma.Si è occupato del rilevamento, dell’approntamento delle carte geomorfologiche e dellerelative schede della Val d’Orba, Val Polcevera e Valle Stura.

Nicola del Seppia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Siena.Si è occupato del rilevamento, dell’approntamento delle carte geomorfologiche e dellerelative schede della Val d’Aveto, Valle Sturla, Val Graveglia e Valle Scrivia.

Alessandro Serani - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.Si è occupato del rilevamento, dell’approntamento delle carte geomorfologiche e dellerelative schede della Val Petronio, Valle Scrivia, Val Trebbia e della Riviera.

A Giulio Masetti si deve lo studio dei centri di Ascona e Santo Stefano d’Aveto;a Marco Falcini e Franco Rapetti lo studio climatico.

Page 4: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 4 -

Page 5: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 5 -

Il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio

Nazionale delle Ricerche, nell’ambito del Programma speciale S.C.A.I. “Studio dei

centri abitati instabili”, prende in esame a livello nazionale le situazioni di instabilità

dei versanti che interessano in particolare centri abitati.

Dopo il primo volume dell’Atlante dei centri abitati instabili della Liguria, relativo al

territorio della Provincia della Spezia, la Regione Liguria pubblica il secondo volume

riguardante la Provincia di Genova che, come il precedente, contiene gli studi

effettuati dall’Unità Operativa dell’Università di Pisa.

La maggiore estensione del territorio e la presenza di numerose situazioni di interesse

dell’indagine hanno prodotto l’individuazione di una quarantina di “centri abitati

instabili” meritevoli di studio e numerose segnalazioni di situazioni potenzialmente

critiche.

I rilevamenti cartografici originali e le valutazioni contenute nelle schede descrittive

costituiscono una sintesi di un forte approfondimento conoscitivo di fenomeni già in

parte noti nel tempo per gli effetti prodotti, integrandosi con i contenuti della

pianificazione di bacino in oggi operativa.

Evidenziando l’estrema attenzione degli enti locali per gli ambiti più fragili del

territorio che necessitano di opportuni ed adeguati interventi di sistemazione e

mitigazione del rischio, è di interesse per la Regione Liguria pubblicare le risultanze

di tale ricerca nelle sue progressive tappe di realizzazione; il prossimo volume

riguarderà il territorio provinciale del savonese, per il quale gli studi sono già in avanzato

corso.

Franco OrsiAssessore al Territorio e Ambiente

Page 6: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 6 -

Il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del

Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è stato costituito con decreto del 12

Dicembre1984 dal Ministero per il Coordinamento delle Iniziative per la Ricerca

Scientifica di concerto con il Ministro dei Lavori Pubblici ed il Ministero della

Protezione Civile.

Il GNDCI negli ultimi 15 anni ha promosso, sviluppato e coordinato ricerche

interdisciplinari, sia di base che applicate, finalizzate al miglioramento delle

conoscenze scientifiche e tecniche nel settore della difesa dalle catastrofi geologiche,

idrauliche e idrogeologiche e alla realizzazione di prodotti scientifici utili nella

pianificazione territoriale.

L’attività di ricerca del GNDCI è articolata in 4 linee di ricerca; la Linea 2 riguarda:

Previsione e prevenzione di eventi franosi a grande rischio. All’interno di ciascuna

Linea di ricerca numerosi sono i programmi e i progetti volti alla realizzazione delle

finalità scientifiche anzidette su temi a carattere territoriale e/o disciplinare.

Il Progetto SCAI della Linea 2 ne costituisce un esempio, particolarmente interessante

alla luce degli sviluppi normativi che, a partire dal suo inizio, coincidente con la

costituzione del GNDCI, sono intervenuti per regolamentare l’attività di amministrazione

e gestione territoriale in aree urbanizzate soggette a fenomeni di instabilità dei

versanti. Il Progetto SCAI ha posto infatti tra i suoi scopi la determinazione dell’estensione

delle situazioni di pericolosità derivanti da fenomeni franosi in corrispondenza di centri

abitati, in un’ottica che oggi è quella nella quale devono porsi gli Enti Locali (Regioni,

Autorità di Bacino, etc.). Il Progetto SCAI può dirsi precursore dell’attuale strategia

politica e amministrativa.

Il presente volume, che illustra le situazioni dei dissesti presenti nei centri abitati della

Liguria nel territorio della Provincia di Genova, costituisce un esempio dell’attività del

GNDCI in questo ambito e rappresenta dunque una ulteriore conferma della validità

della politica scientifica perseguita dal GNDCI fin dalla sua costituzione.

Prof. Ing. Lucio UbertiniDirettore del Gruppo Nazionale per laDifesa dalle Catastrofi Idrogeologiche

Page 7: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 7 -

Il Progetto SCAI (Studio dei Centri Abitati Instabili) è uno dei più importanti impegni

presi dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche ed anche

uno dei più delicati per le implicazioni che dagli studi sui centri urbani possono derivare,

in particolare nel campo della valutazione del rischio. Tuttavia, al di là di questo, al

Gruppo Nazionale è sembrato suo dovere affrontare con decisione il tema con

l’unico scopo di compiere un servizio utile alla società civile.

Il Progetto dell’Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria rientra in questa linea

di pensiero e di lavoro volta a fornire agli Enti Locali un patrimonio di conoscenze

e di dati preziosi. Al suo compimento l’Atlante contribuirà grandemente ad una migliore

pianificazione degli interventi del territorio.

Il volume sui Centri Abitati della Provincia di Genova rileva la situazione di numerosi

centri urbani con uno schema, ormai consolidato, di presentazione degli studi sui singoli

Centri per mezzo di schede che esaustivamente riferiscono delle condizioni della loro

stabilità. Forti delle esperienze precedenti il Prof. P. R. Federici ed i suoi Collaboratori

hanno prodotto un quadro completo della situazione; il lavoro si distingue per la

accuratezza dei rilievi e delle carte geomorfologiche che sono già strumenti operativi

immediati, per l’individuazione dei processi generatori di “rischio”, per l’ampiezza

della presentazione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche della regione

studiata e per l’introduzione del tema, illustrato con speciali tavole, delle grandi frane

del Passato che in Liguria hanno una primaria importanza e che costituiscono

“lezione” per gli eventi probabili del futuro.

Lo scrivente, in qualità di Responsabile della Linea “Previsione e prevenzione di eventi

franosi a grande rischio”, entro cui il Progetto SCAI viene svolto, è lieto di presentare

questo volume, che mostra, ancora una volta, l’efficacia della produttiva collaborazione

fra Enti Territoriali e di ricerca nell’ambito di Programmi di studio quali quelli del CNR

– GNDCI.

Prof. Paolo CanutiResponsabile della Linea 2

del GNDCI

Page 8: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 8 -

Page 9: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 9 -

1 – Premessa

Il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (G.N.D.C.I.)nell’ambito delle sue quattro Linee di Ricerca e in particolare della Linea 2 “Eventi franosi a grande rischio” dette il viaal Programma Speciale S.C.A.I. Studio Centri Abitati Instabili.

L’unità Operativa 2.13 Pisa aderì a questa iniziativa per le aree di sua competenza, la Liguria e la Sardegna centro-settentrionale. I lavori di rilevamento geomorfologico e gli studi sulla franosità applicata ai centri urbani sono ormai terminatie quindi c’è la possibilità di rendere noti i risultati per un loro utilizzo da parte della comunità scientifica, degli Enti Localie di tutti coloro che con quel grave problema devono confrontarsi.

Dopo il 1° volume dedicato alla Provincia della Spezia, si è ora in grado di presentare il 2° che riguarda la Provinciadi Genova, la più estesa della Liguria. Esso segue l’impianto del volume precedente, salvo alcune semplificazioni negliEstratti delle Schede di rilevamento, ed è accompagnato da un cospicuo numero di carte a colori o in bianco e nerodi centri effettivamente sottoposti al pericolo da frana e da un certo numero di casi da segnalare agli enti di competenzaper una loro sorveglianza.

Si ringraziano in primo luogo Marco Falcini e Franco Rapetti dell’Università di Pisa per la stesura dell’importantecapitolo sui Lineamenti climatici e Giulio Masetti per lo studio dei centri abitati di Santo Stefano d’Aveto e Ascona.

Si ringraziano: la dott. Giovanna Gorziglia del Settore Politiche dell’Assetto del Territorio della Regione Liguria, peril costante sostegno alla realizzazione dell’opera, il dott. M. Lombardi, il dott. S. Oddone, il dott. A. Tomaselli dellaProvincia di Genova, per la disponibilità e la messa a disposizione dei dati in possesso dell’ente locale, i Sindaci e ifunzionari dei Comuni della Provincia e delle Comunità Montane per l’ausilio sia tecnico che logistico che spesso hamolto facilitato il lavoro sul terreno.

Si desidera, in particolare, ringraziare per le loro disponibilità nel mettere a disposizione materiale tecnico e cortesiaper le preziose informazioni, indicazioni e i suggerimenti forniti: dott. E. Pesenti; dott. M. Trimboli della Società di Geotecnicae Geomeccanica (S.G.G.); dott. B. Piombo e geom. M. Vigo della Comunità Montana Alta Val Polcevera; geom. Alismodella Comunità Montana delle Valli Sturla e Orba; geom. M. Costa del Comune di Borzonasca; geom. L. Odano e Sig.L. Melandri del Comune di Tiglieto; dott. A. De Stefanis degli Studi Associati di Ricerche e Consulenze Geologiche geoSARC;dott. E. De Stefanis, dott. D. Bottero e dott. F. Poggi della Regione Liguria; dott. P. Timossi della Comunità Montana AltaValle Scrivia; dott. F. Olivari, Assessore del Comune di Camogli; geom. S. Piergallini della Comunità Montana Alta ValTrebbia; ing. A. Lucano del Comune di Busalla; dott. C. Baracco, libero professionista di Genova, il prof. S. Nosengodell’Università di Genova.

Fruttuose discussioni sulla geologia della Provincia sono state fatte con il Prof. M. Marroni, il dott. L. Pandolfi ed ildott. A. Ellero dell’Università di Pisa. Alla dott. L. Antompaoli, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università diSiena, si deve la redazione degli originali d’autore delle carte geomorfologiche.

Fig.1 - Ubicazione dell’area di studio.

Page 10: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 10 -

2. Introduzione

Il volume raccoglie gli studi eseguiti sui centri abitati instabili della Provincia di Genova, ossia una monografia piùcompleta possibile di quei centri abitati di dimensioni superiori alle unità urbane, negli annali di statistica indicati comeNuclei Elementari, che sono stati coinvolti, subendo danni, da fenomeni di instabilità dei versanti.

Il problema di questi centri si è posto ufficialmente fin dagli inizi del secolo scorso, quando fu emanato unprovvedimento legislativo, la Legge 445 del 9 Luglio 1908, nella quale è contenuto un elenco di “abitati instabili” daconsolidare o abitati “da trasferire” e ricostruire in un’altra sede a causa del loro dissesto idrogeologico. La legge riguardavale regioni Basilicata e Calabria, ma l’elenco poteva essere ampliato ed esteso ad altre regioni, come poi è avvenuto,con decreti specifici sia dello Stato che degli Enti Locali. Così, tra gli altri, si sono avuti provvedimenti legislativi nel 1916,1952, 1955 e 1956.

E’ da rimarcare che con la Legge 2 Febbraio 1974 n. 64 sono stati meglio specificati gli interventi nei Comuni aventicentri abitati instabili inseriti nell’elenco della legge del 1908, avendo individuato negli Uffici del Genio Civile e poinelle Regioni i soggetti preposti a emettere pareri di compatibilità in merito agli strumenti urbanistici.

Infatti, con il D.P.R. 15 Gennaio 1972, N.8 (Suppl. ord. G.U. 29 Gennaio 1972, n.26) si era avuto il “Trasferimentoalle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di urbanistica e di viabilità, acquedotti elavori pubblici di interesse regionale e dei relativi personali ed uffici”; in esso alla voce m) del comma 2 (giurisprudenza)sono indicate “le opere di consolidamento e trasferimento degli abitati”.

Ai sensi della L. 445/1908 sono stati via via inseriti:

1) Comune di Borzonasca• località Prato Sopralacroce, classificato con D.M. del 17 Agosto 1955

2) Comune di Camogli• fraz. S. Rocco - Mortola, classificato con D.P.R. n. 1290 del 24 Ottobre 1967

3) Comune di Lumarzo• fraz. Pannesi, classificato con D.M. del 6 Giugno 1955

4) Comune di Rondanina• fraz. Retezzo, deliberazione C.R. n. 71 del 23 Aprile 1980

5) Comune di S. Olcese• fraz. Chiesa;• fraz. Vicomorasso;• fraz. Torrazza;• deliberazione C.R. n. 58 del 20 Maggio 1981

6) Comune di S. Stefano d’Aveto• capoluogo, classificato con D.M. del 28 Gennaio 1956

Il lavoro sul terreno e i contatti con gli enti locali hanno però mostrato, come già in Provincia della Spezia, che unacosa è l’elenco dei centri ufficialmente dichiarati instabili attraverso vari decreti e una cosa è l’effettiva situazione distabilità. Infatti, con le nostre ricerche si sono via via aggiunti uno dopo l’altro numerosi altri centri abitati meritevoli diattenzione e diversi sono poi stati acquisiti fra quelli sottoposti al pericolo da frana, altri sono stati inseriti tra quelli danon trascurare per i potenziali pericoli di dissesto che potrebbero interessarli, altri ancora anche fra quelli in precedenzaindiziati sono stati riconosciuti non correre sostanziali pericoli.

Sono stati così riconosciuti come instabili o potenzialmente instabili oltre 40 centri abitati, mentre altri vengono segnalati,come detto in precedenza, in quanto meritevoli di attenzione. Si veda in proposito la figura 2.

Va sottolineato che in molti casi le Amministrazioni Locali hanno effettuato in un passato remoto o recente interventidi mitigazione del rischio, con azioni tendenti a diminuire il pericolo da frana per questo o quel centro e/o la lorovulnerabilità. Le varie schede riportano perciò gli interventi eseguiti.

Gli studi che hanno permesso di redigere questo volume sono stati condotti con le abituali metodologie collaudatenel Programma Speciale S.C.A.I..

Le ricerche d’archivio attraverso la consultazione di varie fonti, scientifiche e non, scritte od orali presso le comunitàabitanti i centri della Provincia e la collaborazione oltre che con la Regione e la Provincia di Genova con i singoli comunihanno permesso di costruire una raccolta di dati di partenza già buona per iniziare gli studi specifici. Il lavorosistematico sul terreno ha poi permesso successive integrazioni fino alle ultime fasi della ricerca.

Page 11: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 11 -

Fig.2 - La Provincia di Genova e i centri abitati instabili.

Le

me

gli

o

Arz

en

o

Pra

to

Va

lle

pia

na

Za

no

ni

Pra

to-S

op

rac

roc

e

S.

Ste

fan

o d

’Av

eto

As

co

na

Vic

om

ezza

no

Vic

os

op

ran

o

Alp

ep

ian

a

Ma

gn

as

co

Ce

ris

ola

Co

sta

Fig

ara

Be

rtig

aro

Te

mo

ss

i

Ca

mp

ori

Zo

lezzi

Ca

mp

os

as

co

S.

Co

lom

ba

no

Ce

rte

no

li

Ca

ss

ott

an

aG

arb

ari

ni

Av

en

oL

ite

gg

ia

Sa

n R

oc

co

-Mo

rto

la

Ca

na

le

Ca

ss

ing

he

no

Va

lle

Ro

ve

gn

o

Og

nio

La

zze

ruo

leB

oa

si

Va

lle

bu

on

aC

rav

ias

co

Fo

rca

Pa

nn

es

i

Mo

ran

eg

o

Se

lla

Ma

rsig

lia

S.

Ma

rtin

o

Fo

nta

na

Pin

o S

op

ran

o

Ro

nd

an

ina

Re

tezzo

Ca

sa

bia

nc

a

Su

ss

isa

S.

Olc

es

e C

hie

sa

Tu

llo

Vic

om

ora

ss

o

To

rra

zzaO

rero

Cro

ce

tta

d’O

rero

Pe

de

mo

nte

Po

nte

ros

so

Sa

vig

no

ne

Pie

tra

fra

cc

ia

Min

ce

to

Mig

na

ne

go

Mig

lia

rin

a

Co

sta

giu

tta

-Pa

ve

to

Iso

ve

rde

Bo

rgo

Fe

rra

nd

i

P

ara

va

nic

o

Tig

lie

to

Ma

so

ne

Ac

qu

ab

on

a

Pic

ca

rell

o

Ga

rba

rin

o

T.Cerusa

T.Leiro

T.Varenna

T.Polcevera

T.O

rba

T.Stura

F. S

crivi

a

T. V

obbi

a

T. B

reve

nn

a

T. L

accio

T.Bis

agno

T.Sturla

T.LentroT.

Nerv

i

T.Recc

o

T.Lav

agn

a

T.Stu

rla

T.Penna

T.G

rave

glia

T.Bargonasco

T.P

etr

on

io

F. Trebbia

T. A

veto

M.

S.N

ico

lao

8

47

M.

Ba

stia

76

0

M.

Ze

no

ne

10

53

M.

Ch

iap

po

zzo

112

6

M.

Za

tta

1

40

4

M.

Pe

nn

a

1

74

1

M.

Bu

e

17

77

M.

Ro

tte

n

12

22

M.

Bo

sa

sca

1

53

7M

. C

arm

o

16

40

M. A

nto

la

15

97

M.

Cro

vo

75

5

M.

Zu

cca

ro

76

7

M.

De

lle F

ign

e

117

2

M.

Co

lma

85

6

Bric P

reb

uro

n

8

18

M.

Re

isa

11

83

M.

Scig

ue

llo

PIEMONTE

EMILIA-ROMAGNA

Ge

no

va M

ar L

igur

e

Se

str

i P

on

en

te

Are

nza

no

Co

go

leto

Vo

ltri

Re

cco

S.

Ma

rgh

erita

L

igu

re

Ca

mo

gli

Po

rto

fin

o

Ra

pa

llo

Ch

iava

ri

La

va

gn

a Se

str

i L

eva

nte

M.

Ca

rpe

na

rdo

6

93

M.

Bia

nco

97

2

M. A

cu

to

5

37

M.

Ra

ma

ce

to1

34

5M

. V

erz

i7

74

M.

Ca

uca

so

12

50

M.

Pa

glia

ro11

80

M.

De

gli

Ab

eti

1

54

2

Pa

sso

de

lla R

occa

12

46

Fo

nta

nig

ord

a

M.

Bo

cco

10

92

M.

La

va

gn

ola

1118

M.

Rin

ud

o

12

39

M.

Ba

nca

9

28

Vo

bb

ia

Ro

nco

Scrivia

Ne

nn

o

Ca

se

lla

Ro

ssig

lion

e

Ca

mp

oL

igu

re

Me

le

Bo

lza

ne

to

Bric R

on

din

ino

60

8

Ba

va

ri

M.

Ba

stia

84

6

M.

Co

rdo

na

8

02

Bo

glia

sco

So

riM

. C

ara

va

gli

62

7

M.

La

sa

gn

a

75

6

Ca

rasco

Bo

rzo

na

sca

M.

Pe

zze

17

32

M.

Cu

cco

1

05

1

M.

Po

sa

sso

11

82

To

rrig

liaM

. S

cie

tto

115

0

M.

Du

so

14

51

Mo

nto

gg

io

M.

Ca

ste

llazzo

94

0

M.

Pe

nso

1

06

5

Bu

sa

lla

M.

Pe

nn

ello

9

95

M.

Rio

nd

o

71

3

M. A

rge

nte

a

1

08

6

Rio Lerc

a

Rio Nergone

M.

Pe

nn

on

e8

01

M.

Gia

llo

96

8

M.

Ott

ine

7

24

T.Pon

sem

a

N

CE

NT

RI A

BIT

AT

I IN

STA

BIL

I

Km

4

812

16

0

Ca

ma

rza

Are

zzo

Ba

sti

a

Ma

so

ne

Ca

rpe

na

ra

Ca

se

llin

e

Ca

mp

eg

li

Fo

nta

ne

Studiati

Segnalati

F.

Scrivia

11

03

Ma

ss

oM

iss

an

o

Lib

iola

Ne

iro

ne

Le

Ca

sc

ine

Va

lle

gin

a

Cro

ce

fie

sc

hi

Page 12: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 12 -

La metodologia di lavoro sul terreno è stata quella di un accuratissimo rilevamento geomorfologico applicatoall’instabilità dei versanti eseguito con un meticoloso lavoro a grande scala, avente per base la Cartografia Tecnica Regionalecon specifici ulteriori ingrandimenti di scala a seconda del caso.

Per quanto riguarda la cinematica dei fenomeni gravitativi, la sua conoscenza si è basata soprattutto sul rilevamentosul terreno e contemporaneamente su un esame fotointerpretativo (anche la copertura aerea è stata garantita dalla Regione),confrontando i dati di tutti i voli disponibili e integrandolo con notizie storiche, a dire il vero piuttosto scarse.

Quando possibile sono stati utilizzati dati geologico tecnici e il tutto inserito nel suo contesto geomorfologicostrutturale. Il compito in alcune vallate è stato facilitato dall’esistenza di rilevamenti geologici recenti di qualità elevata.

Un notevole peso ha assunto l’osservazione sistematica sullo stato delle infrastrutture e degli edifici civili e religiosie delle eventuali fratture visibili, spesso controllate anche un anno dopo, data la lunghezza del tempo dedicato a questostudio.

I dati ricavati sono confluiti in succinte monografie di ogni centro comprendenti: un estratto della scheda dirilevamento, con dati sintetici sulla localizzazione, consistenza dell’abitato, ecc.; una sintesi delle conoscenze geologiche,geomorfologiche, dei fenomeni di instabilità e dei loro effetti, nonché delle eventuali opere di intervento effettuate; unacarta geomorfologica di grande dettaglio a colori, redatta secondo una legenda standard che fa riferimento a quellaelaborata dal Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorfologica e dal Servizio Geologico Nazionale, con unapiù precisa distinzione in uso presso la Regione Liguria.

Alcuni centri sono stati inseriti in un contesto morfo-evolutivo più generale entro schemi geomorfologici (in bianco ein nero) della franosità ereditata. Nelle schede ogni centro è indicato con il proprio nome e accompagnato da un numeroche corrisponde al codice ISTAT.

3 – La Provincia di Genova

La Provincia di Genova è la maggiore delle province liguri con i suoi 1824,13 km2 di superficie ed è anche quellache, grazie alla presenza della conurbazione del Capoluogo regionale, ha la maggiore densità di popolazionedistribuita in 67 Comuni.

Il territorio provinciale è soprattutto montuoso, con scarsi fondi vallivi pianeggianti e limitato a sud da una lunghissimacosta rocciosa sul Mar Ligure, mentre a nord non ha veri confini naturali, ma determinati più spesso da motivi storici.La barriera montuosa è in realtà attenuata dalla presenza di bassi vallivi specialmente nel tratto centrale, cosicché attraversodi essi sono penetrate le grandi direttrici di traffico nord-sud che assieme a quella lungo la costa rappresentano gli assiportanti umani ed economici del territorio.

Confina oltre che con la Provincie di Savona e della Spezia, con quelle di Asti e di Alessandria (Piemonte), di Pavia(Lombardia), di Piacenza e di Parma (Emilia Romagna).

3.1. – Lineamenti geologici

La Provincia di Genova corrisponde ad un territorio di grandissimo interesse geologico. Infatti, in essa si trovano siala terminazione meridionale della catena alpina sia la terminazione nord occidentale della catena appenninica.

Per quanto riguarda l’orogeno alpino, ad ovest di Genova è presente, sottoforma di varie unità tettoniche sovrapposte,il Gruppo di Voltri, composto esclusivamente da ofioliti e calcescisti di pertinenza alpina; lungo il bacino del Polceverae dintorni in una strettissima fascia, nota come Zona Sestri-Voltaggio, affiorano Unità ofiolitifere e una Unità triassico-liassica essenzialmente dolomitica e calcarea, molto raddrizzata; a est di Genova affiorano le Unità tettoniche Liguriinterne ed esterne di pertinenza appenninica e i terreni dell’Insieme Subligure. Le Unità della Zona Sestri- Voltaggio poggianosopra il gruppo di Voltri, ma a oriente sono ricoperte dalle Liguridi.

Al di sopra, sia pure con limitati affioramenti in discordanza sulle varie unità tettoniche alpine ed appenniniche, giaccionoi sedimenti del Bacino Terziario del Piemonte, che quindi salda le varie strutture piegate. Essi sono il prodotto dellatrasgressione marina iniziata nell’Oligocene Inferiore e legata all’evoluzione tardiva degli orogeni. Sul versantemarittimo stanno, con il medesimo significato, i Conglomerati di Portofino dell’Oligocene, che a loro volta rappresentanoi primi sedimenti clastici deposti sopra i flysch cretacei dopo il piegamento e una successiva fase erosiva.

Lembi di Pliocene Medio marino sono localmente presenti a Genova, a pochi metri s.l.m., mentre mano a mano checi si sposta verso occidente essi si trovano a quote sempre più alte; non vi sono invece affioramenti di Pliocene nellaLiguria Orientale. Il Quaternario è diffuso soprattutto nei fondi vallivi, nei litorali e sui versanti.

Infine bisogna ricordare che nei pressi di Arenzano affiora sotto forma di un minuscolo isolato “massiccio” un complessopolimetamorfico di gneiss, anfiboliti e migmatiti con intrusi granitoidi di età ercinica. E’ considerato alloctono.

Nella figura 3 viene presentato lo schema geologico-strutturale della Provincia di Genova. Nella lettura si tenga presenteche per necessità di spazio alcune formazioni geologiche sono state raggruppate, come si nota nella relativa didascalia.

Page 13: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 13 -

Seg

ni co

nven

zio

nali

sovrascorrimento di importanza minore

contatto stratigrafico

contatto stratigrafico incerto

ss

s

sovrascorrimento principale

ss

ss

faglia

faglia incerta

4

9

s

ssssss

ss

ss

s

s

ss

s

sss

s

ss

ss

ss

ss

ss

s

ss

ss

ss

sssss

s

s

sss

ss

ss

sssss

ss

ss

s

ss

ss

ss

ss

ss

ss

ss

s

ss

ss

ss

ss

s

s

ss

ss

ss

s

ss s s s s s

ss

s s s

s

s

s

ss

ss

s s

s

s

s s

s

s

s ss

s ss

s

s

s ss

ss

s

s

sss

s

s

s

s

ss

s

s

s

sss

s

s

s

s

sss

s

s

s

s

s

s

s

ss

s

s

s

s

s

s

ss

s

s

ss

s

s

ss

s

ss

s

s

s

s

s

ss

s

s

s

s

sss

s

s

s

s

s

ss

ss

s

ss

sss

s

s

s

s

s

s

s

ss

ss

ss

ss

ss

s

s

ss

s

s

sss

ss

ss

s

ss

ss

s

ss

s

s

s

s

s

s

s

s s

sss

ss

s sss

s

ss

s

ss

s

s

ss

s

s

s

s

s

ss

ss

ssss

s

s

sssss

sss

sssss

ss

s

s

ss

ss

s

s

s

s

ss

s

s

s

s

s

ss

s

s

sss

ss

s

s

ss

s

s s s

ss

s ss

ss

s

s

s

s

s

s

s

ss s s

s

s

s

ss

s

s

s s

s

s

s

s

ss

s

ss

s

ss

s

ss

ss

ss

ss

s

s

s

ss

s

s

ss

ss

ss

s

ss

ss

s

s

ss

ss

sss

s

s

sss

ss

s

s

sss

ss

s

s

ss

s

s

s

s

ss

s

s

s

ssss

s

ss

sss

s

ss

ss

s

s

s

s

s

sss

ssss

s

s

ss

s

s

s

ss s s s

s

ss s

s

ss

s

ss

ss s

s

s

ss

ss

s

ss

s

s

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

19

18

17

14

17

2

2

2

2

2

13b 13

a12

26c26

c

26c

26c26

c

26c

26a

26a

26a

25

25

25

25

24

24

24

24

29

23

23

23

11

11

20

20

20

16

16

16

16

16

16

26b

28

22

22

22

22

22

15

15

15

15

21

21

21

21

21

6

6

6

5

5

5

5

5

4

3

3

3

3

3

3

3

10

10

8

8

7

7

22

22

31

31

31

32a

32a

32a

32b

32b

32b

17

3

35

3030

30

30

36

34

26d

MA

RL

IG

UR

E

N

60

10Km

Fig. 3 - Schema geologico

-strutturale della Provin

cia di G

enova.

Esso corrisponde alla Carta Geologica della Liguria, scala 1:200.000,

di S. G

iammarino, G. G

iglia, G

. Capponi, L. C

rispini, M

. Piazza, LA

C,Firenze 2002. Ad essa so

no state apportate alcune modifiche riguardanti la

nomencla

tura, anche in seguito ad accorpam

enti di formazioni, e inoltre so

no state introdotte

nell’Insieme Ligure Interno le Unità Tettoniche Portello, Vermallo e Due Ponti, di recente riconosciute

LEGEN

DA: 1.Depositi continentali e lito

rali: depositi alluvio

nali, alluvio

nali terra

zzati, falde e coni detritici,

coperture superficia

li, depositi periglacia

li; 2. D

epositi tardo e post-orogeni del Bacin

o Terziario del Piem

onte: C

onglom

erati di Savignone, Formazione di M

olare,

Conglomerati di Portofino; 3-6.Gruppo di Voltri (U

nità Voltri – Rossig

lione, U

nità Beigua, Unità Erro – Tobbio): Ca

lcescisti del Turchino, quarzoscisti e quarziti (3);

Anfiboliti eclo

gitiche di Vara (4); Serpentinoscisti, serpentiniti, m

etagabbri, prasiniti (5); Lherzoliti, harzburgiti, duniti (6); 7-8. Unità Monte Gazzo – Isoverde: Formazioni di Torbi,

Lencisa

e Gallaneto (7); Do

lomia di M

onte Gazzo (8); 9-10. U

nità Cravasco – Voltaggio: Filla

di con calcari cristallini, Ca

lcari e Diaspri (9); Serpentiniti, m

etagabbri, metabasalti (10); 11-13.

Unità di M

onte Figogna: A

rgille

del Passo della Bocchetta(11); C

alcareniti e diaspri (12); Metabasalti, metagabbri, serpentiniti (13 a, b)

Insieme Ligure Interno: 14. Unità Valpolcevera: Torbiditi del Flysch di Busalla; 15-16. U

nità di M

onte Antola: Torbiditi del Flysch Antola (15); A

rgilliti di Montoggio (16); 17. Unità Portello:

Formazione di M

. Lavagnola, Formazione di Ronco e Argille

a Palom

bini; 18. Unità Vermallo: Formazione di C

assingheno; 19. Unità Due Ponti: Formazione di C

anale; 20-23. U

nità del Monte Gottero: Argilliti di Giaiette (20); Arenarie

del M

onte Gottero (21); G

ruppo degli Scisti della Val La

vagna (22); A

rgille

a Palom

bini (23); 2

4-26. U

nità del Bracco – Val Graveglia: A

rgille

a Palom

bini (24); C

alcari a Ca

lpionelle e diaspri (25); Basalti (Diabasi Auct.), complesso

gabbrico, ultram

afiti e brecce ofiolitiche (26 a, b, c, d); 27-29. Unità di C

olli – Tavarone: Formazione di C

olli – Tavarone (27); G

ruppo degli Scisti della Val La

vagna (28); A

rgille

a Palom

bini (29)

Insieme Ligure Esterno: 30-33. U

nità di O

ttone – S. Stefano: Torbiditi del Flysch di O

ttone e del Flysch di M. O

rocco (30); A

rgilliti a blocchi di M

onte Veri (31); Co

mplesso di C

asanova e brecce di S. M

aria (32 a, b); Ofioliti (33)

Insieme Subligure: 34-36. U

nità di C

anetolo: Arenarie della Val d’Aveto (34); A

rgille

e calcari e Flysch di Vico

(35); U

nità Monte Penice

(36).

Page 14: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 14 -

Qui di seguito si dà un quadro delle Unità tettoniche e una succinta descrizione delle formazioni ad esse appartenenti.Oltre che alle conoscenze personali si è fatto riferimento alla letteratura più aggiornata, privilegiando nelle denominazioni,quando controverse, e nella collocazione geometrica quanto riportato nella categoria ufficiale CARG. In mancanza diquesta si è fatto ricorso appunto alla letteratura, con ovvie verifiche sul terreno.

Neoautoctono e Bacino Terziario del Piemonte

Conglomerati di Savignone (CGS): bancate più o meno massicce di paraconglomerati ben cementati, ricchidi matrice sabbioso-ciottolosa con intercalazioni di corpi conglomeratici o sabbioso-pelitici lenticolari. Clastieterometrici e poligenici. Ambienti di conoide. Età: Oligocene. (1)

Formazione di Molare (FMO): conglomerati e brecce con elementi di grandezza variabile, spesso superiorea 10 cm, anche di qualche m3, costituiti soprattutto da serpentiniti, prasiniti e calcescisti. Si alternano anchearenarie, marne e siltiti, brecce monogeniche di calcari dolomitici triassici, calcari corallini, ligniti in lenti. Età: Oligocene.

Conglomerati di Portofino (CGP): ciottoli di taglia da piccola a media immersi in una matrice sabbiosa. Essisono prevalentemente di natura sedimentaria (elementi del Flysch ad Elmintoidi e suo complesso di base), ma nonmancano esemplari di rocce magmatiche. Età: Oligocene.

Gruppo di Voltri e Zona Sestri-Voltaggio

Sebbene il cosidetto Gruppo di Voltri sia suddivisibile in più unità sovrapposte, si ritiene che i loro componentifacessero parte di un’unica serie stratigrafica, con alla base serpentinoscisti con lenti di eclogiti e ammassi di gabbrieclogitici e al di sopra una successione con basalti-prasiniti, quarzoscisti manganesiferi e scisti silicei, calcaripicchiettati, filladi e calcescisti. Mentre le serpentiniti sono derivate dalle peridotiti del mantello, i gabbri dalle relativesequenze intrusive e i basalti dagli omologhi magmi oceanici, le formazioni sovrastanti sono a loro volta simili odequivalenti allo strato sedimentario della crosta oceanica. Dovrebbero avere età Giurassica medio-superiore.Per semplificare, le varie unità possono essere raggruppate come segue:

a) Unità Erro-Tobbio (ΩET): costituita da lherzoliti, con subordinate harzburgiti più o meno serpentinizzate e duniti,con caratteri metamorfici simili a quelli del Gruppo di Voltri.

b) Unità con dominanza di calcescisti, quarzoscisti e quarziti; metabasiti, metagabbri e serpentiniti (U. Alpicella, U.Ortiglieto, U. Palmaro-Caffarella, U.Voltri Rossiglione) (CCT).

c) Unità costituite da serpentinoscisti, serpentiniti antigoritiche, metagabbri eclogitici e prasiniti, talvolta con qualchelembo della copertura di calcescisti e quarzoscisti (U. Beigua, U. Ponzema, U. S. Luca-Colma) (Ω).

A occidente del Gruppo di Voltri affiora l’Unità di Montenotte, a sua volta costituita da serpentiniti, gabbri, basalti,brecce ofiolitiche, scisti silicei, marmi, calcarei micacei e filladi.La zona Sestri-Voltaggio, già considerata limite geologico tra Appennino e Alpi oppure come una struttura a faglie

trascorrenti, è costituita da tre Unità tettoniche sovrapposte con una distribuzione allungata da Nord a Sud, che emergonoad oriente sotto il Flysch dell’Antola, ma poggiano a ovest sulle Unità ofiolitiche del Gruppo di Voltri. Il piano disovrascorrimento tettonico è stato però raddrizzato fino alla verticale. Le Unità sono: a) M. Gazzo-Isoverdeb) Cravasco-Voltaggioc) M. Figogna.

Unità Monte Gazzo - Isoverde

E’ considerata di pertinenza piemontese.

Formazione di Torbi (TOR): argilloscisti neri con livelli di calcareniti e di calcari di ambiente emipelagico instraterelli. Età: Giurassico Medio-Superiore.

Calcari di Lencisa (CLE): al di sopra di livelli di brecce, una potente sequenza di calcari scuri in banchi ancheplurimetrici, con spalmature di ossidi di ferro. Verso l’alto si ha un arricchimento in argilla e compaiono calcareniti.Età: Lias Inferiore-Medio.

Calcari di Gallaneto (CGA): calcari grigio-azzurri in strati sottili alternati sottilmente a marne e argillitinerastre in cicli ripetuti. Verso l’alto sono presenti livelli erosivi. Età: Trias Superiore (Retico).

Dolomia di M. Gazzo (DMG): dolomie grigie in banchi metrici, con sottili intercalazioni di marne giallastre,criptocristallini e saccaroidi. Verso l’alto compaiono filoni sedimentari di argille e brecce intraclastiche. Età: Trias Superiore(Carnico-Norico).Verso l’alto compaiono brecce evaporitiche e carniole discontinue e di spessore variabile, con detriti e cavità riempite

di terra rossa di tipo bauxitico (Norico ? – Retico ?).

(1) - Le sigle tra parentesi corrispondono a quelle della legenda geologica.

Page 15: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 15 -

Unità Cravasco - Voltaggio

E’ considerato un lembo sradicato dell’Unità di Montenotte, per i simili caratteri stratigrafici e metamorfici.

Filladi ad intercalazioni di calcari cristallini (MCC): filladi e metapeliti nerastre con bande millimetrichedi quarzo cristallino con intercalazioni di calcari cristallini tipo palombini. Età: Cretaceo Inferiore.

Calcari di Voltaggio (CAV): calcari grigi talora bianchi, cristallini, quarzo-micacei. Verso l’alto compaiono livellidi scisti e filladi. Età: Cretaceo Inferiore.

Diaspri (DIA): scisti silicei ricchi in ematite, con livelli di radiolariti o ftaniti, talora livelletti di metaarenitiofiolitiche. Età: Giurassico Superiore.

Metabasalti (Ω): caratteristica facies a cuscini, talvolta metabasiti scistose, metarodingiti a tessitura blasto-ofitica.Età: Giurassico Superiore.

Metagabbri (Ω): talora a tessitura gneissica. Sono presenti filoni basaltici e talora brecce gabbriche. Età: GiurassicoMedio-Superiore.

Serpentiniti (Ω): per lo più cataclastiche talora con relitti di lherzolite. Età: Giurassico Medio-Superiore.

Unità Monte Figogna

Argille a palombini del Passo della Bocchetta (APA): Metargilliti con strati discontinui di calcari micritici,calcari arenacei e marne (Cretaceo Superiore ?).Secondo alcuni autori, la formazione passa gradualmente a delle emipelagiti argilloso-scistose con intercalazioni

di arenarie quarzose in strati sottili (Argilliti di Montanesi). Queste ultime a loro volta passano a delle torbiditi siltoso-arenacee medio-fini (Formazione di Mignanego Auctt.) (Flysch di Busalla). Alcuni autori ritengono che l’Unità MonteFigogna possa avere la sua copertura con il Flysch di Busalla; lavori recentissimi hanno collocato invece questo Flyschfra le Liguridi interne.

Calcareniti (CAL): grigie o biancastre, in strati sottili e regolari, con indizi di gradazione, in strati di modestospessore. Corrispondono ai Calcari di Erselli. Età: Cretaceo Inferiore-Medio.

Diaspri (DIA): scisti silicei, ftaniti, raramente radiolaritici, rossi talvolta verdastri, spessori sempre modesti. Età:Giurassico Superiore.

Metabasalti (Ω): basalti spilitici a cuscini, ialoclastiti, filoni basaltici, spesso porfirici molto spessi, brecce basaltiche.Età: Giurassico Superiore.

Metagabbri (Ω): talora con tessitura primaria conservata. Età: Giurassico Medio-Superiore.

Serpentiniti (Ω): presentano frequentemente relitti di lherzoliti e harzburgiti. Talora vi sono filoni basaltici e anchedioritici. Possono trovarsi brecce serpentinitiche a cemento calcitico (oficalci). Età: Giurassico Medio-Superiore.

Unità AppenninicheInsieme Ligure Interno

Si distinguono varie unità tettoniche, la cui posizione dall’alto verso il basso è : a) Unità Valpolcevera (Flysch diBusalla), b) Unità Monte Antola; c) Unità Portello, d) Unità Vermallo, e) Unità Due Ponti, f) Unità M. Gottero, g) UnitàBracco-Val Graveglia, h) Unità Colli-Tavarone. La principale caratteristica, già accennata, è quella della loro origineoceanica, dimostrata dalla posizione, non modificata successivamente, delle grandi masse di ofioliti sotto la coperturasedimentaria.

Unità Monte Antola

Formazione di M. Antola (FAN): sequenze di strati da medi e molto potenti di torbiditi carbonatichecaratterizzate da alternanze ritmiche di calcareniti, calcari marnosi, marne, marne calcaree. Gli intervalli intertorbiditicisono costituiti da sottili strati di argilliti emipelagiche. Età: Campaniano Superiore – Maastrichtiano.

Argilliti di Montoggio (AMG): emipelagiti argillose di colore verde, grigio e rosso con rare intercalazioni ditorbiditi pelitico-arenacee e subordinatamente di strati medi e fini di areniti da medie a fini. Età: Santoniano – CampanianoInferiore.

Page 16: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 16 -

Unità Valpolcevera

Flysch di Busalla (FBU): Torbiditi pelitico-arenacee costituite da argilliti scure e siltiti; torbiditi calcaree,sostituite da calcareniti, marne, marne calcaree e argilliti (Cenomaniano-Campaniano).

Unità Portello

Formazione di M. Lavagnola (MLV): torbiditi silico-clastiche in strati sottili, argilliti grigio scure, generalmentecaratterizzate da assenza di strutture sedimentarie: Età: Paleocene.

Formazione di Ronco (ROC): Metapeliti scistose scure con livelli di scisti calcarei e banchi calcarei detriticidi tipo torbiditico. Età: Campaniano Inferiore-Medio.Alcuni autori considerano questa formazione il Membro superiore del Flysch di Busalla che per i caratteri risulta

assimilabile agli Scisti della Val Lavagna appenninici.

Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcareo-marnose in strati medi, costituite da calcilutitisilicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l’alto della formazione compaionomarne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Santoniano-Campanianobasale.

Unità Vermallo

Formazione di Cassingheno (CAS): torbiditi silico-clastiche con pebbly sandstones e blocchi franati ingenere dalla copertura sedimentaria della sequenza ofiolitica e dalla stessa principalmente riferibili alla formazionedelle Argille a palombini; slumping e bioturbazioni. Età: Paleocene ?.

Unità Due Ponti

Formazione di Canale (CAN): alternanze ritmiche di strati da sottili a plurimetrici di litoareniti con clasti prevalentie peliti argillose e, meno presenti, da areniti ibride con peliti calcareo-marnose. Nella parte alta intercalazioni dipebbly-mudstone. Età: Santoniano sommitale-Campaniano.

Unità Monte Gottero

Argilliti di Giaiette (AGT): argilliti varicolori e , in netto subordine, calcareniti, siltiti e quarzoareniti in stratimedi e sottili, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistostromi derivati dal disfacimento di una successionesedimentaria a basamento ofiolitico. Età: Paleocene p.p.. La formazione si pone in discordanza stratigrafica sulleArenarie del Gottero.

Arenarie del M. Gottero (FMG): torbiditi arenaceo-pelitiche costituite da arenarie quarzoso-feldspatiche (grovacchefeldspatiche), argilliti e siltiti in strati medi e spessi; sono frequenti strati arenacei amalgamati e intercalazioni lenticolaridi argilliti varicolori, argilliti marnose e marne. Età: Maastrichtiano superiore – Paleocene p.p..

Gruppo degli Scisti della Val Lavagna

Scisti zonati (SZO): siltiti, areniti fini, argilliti e marne in strati gradati sottili e medi. Torbiditi ed emipelagiti diambiente marino profondo con depositi da colata di detrito. Età: Campaniano superiore – Maastrichtiano inferiore.Ardesie di Monte Verzi (AMV): marne, marne calcaree e calcari marnosi in strati gradati da medi a molto

spessi, generalmente con base arenitica fine a composizione ibrida, con intercalazione di peliti non carbonatichein strati molto sottili. Subordinatamente sono presenti areniti a composizione arkosica alternate a peliti in strati gradatidi spessore da medio a sottile. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano.Scisti manganesiferi (SMG): argilliti scure manganesifere, siltiti ed areniti fini in strati gradati medi e spessi.

Verso l’alto intercalazioni di areniti medie e grossolane a composizione subarkosica e peliti in strati gradati medi.Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano Inferiore.

Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcareo-marnose in strati medi, costituite da calcilutitisilicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l’alto della formazione compaionomarne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Aptiano-Campaniano basale.

Unità Bracco - Val Graveglia

Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcareo-marnose in strati medi, costituite da calcilutitisilicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l’alto della formazione compaionomarne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Aptiano-Campaniano basale.

Page 17: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 17 -

Calcari a Calpionelle (CCA): alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi e spessi separati da stratimolto sottili di emipelagiti argillitiche. Le torbiditi calcaree sono costituite da calcilutiti talvolta con base calcarenitica.Sono inoltre presenti marne e marne calcaree in strati medi e spessi. Età: Berriasiano-Santoniano.

Diaspri (DIA): alternanza regolare di radiolariti e subordinate ftaniti in strati medi e sottili; alla base della formazionesono presenti intercalazioni di siltiti ed arenarie ofiolitiche in strati medi e sottili. Età: Calloviano Medio-Superiore -Titoniano.

Basalti (Diabasi Auct.) (Ω): rocce a struttura granulare da media a fine, di colore scuro per lo più verdastro,con microstruttura ofitica, spesso si trovano con giacitura a pillows, talvolta brecciati. La formazione è attribuibileal Giurassico Superiore.

Complesso gabbrico (Ω): Mg – gabbri (troctoliti, gabbronoriti e olivingabbri), generalmente con strutture isotropa,spesso pegmatoide. Sono presenti “shear zones” con struttura gneissica occhiadina e filoni basaltici. Il complessoè attribuibile al Giurassico Medio-Superiore.

Ultramafiti (Ω): lherzoliti e, in netto subordine, harzburgiti, duniti e pirosseniti con strutture tettoniche eprotogranulari. Le ultramafiti sono parzialmente o totalmente serpentinizzate. Presenti filoni basaltici. Il contatto conla copertura sedimentaria è talvolta marcato da livelli metrici di oficalciti (Breccia di Levanto); allineamenti diultramafiti serpentinizzate sono spesso localizzati lungo i contatti tettonici principali e le faglie. Le ultramafiti sonoattribuibili al Giurassico Medio-Superiore.

Unità Colli - Tavarone

Formazione di Colli-Tavarone (CLT): comprende argilliti varicolori e in netto subordine, calcareniti, siltiti equarzoareniti in strati medi e sottili, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistoliti e olistostromi provenientidal disfacimento di una successione sedimentaria a basamento ofiolitico. Età: Paleocene p.p..

Gruppo degli Scisti della Val Lavagna

Scisti manganesiferi (SMG): argilliti scure manganesifere, siltiti ed areniti fini in strati gradati medi e spessi.Verso l’alto intercalazioni di areniti medie e grossolane a composizione subarkosica e peliti in strati gradati medi.Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano Inferiore.Ardesie di Monte Verzi (AMV): marne, marne calcaree e calcari marnosi in strati gradati da medi a molto

spessi, generalmente con base arenitica fine a composizione ibrida, con intercalazione di peliti non carbonatichein strati molto sottili. Subordinatamente sono presenti areniti a composizione arkosica alternate a peliti in strati gradatidi spessore da medio a sottile. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano.Scisti zonati (SZO): siltiti, areniti fini, argilliti e marne in strati gradati sottili e medi. Torbiditi ed emipelagiti di

ambiente marino profondo con depositi da colata di detrito. Età: Campaniano Superiore – Maastrichtiano Inferiore.

Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti siliceetalvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l’alto della formazione compaiono marnee marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Aptiano-Campaniano basale.

Alla base possono trovarsi ofioliti.

Insieme Subligure

Si tratta di Unità molto composite che sostanzialmente si trovano sopra la Falda Toscana,anche se suoi frammentisono intercalati alle torbiditi del macigno sotto forma di olistostromi.

Si può interpretare come l’espressione dei corpi alloctoni, temporalmente i primi, originati dalla migrazione versoest di un’avanfossa prossima al bordo interno del bacino del Macigno Toscano.

Unità Canetolo

Flysch di Vico (FVI): torbiditi calcareo marnose in strati da medi a spessi con banchi di areniti fini; sono presentipeliti emipelagiche grigioverdi e nere. Età: Eocene Inferiore-Medio.

Argille e calcari (ACC): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei e spezzoni di bancate calcareomarnose e calcareniti bioclastiche; i calcari ed i calcari-marnosi con patina di alterazione ocracea sono compatti ea grana finissima con frattura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm e sono notevolmentedeformati e spesso “boudinati”: il tutto è assai tettonizzato. Età: Paleocene (?) – Eocene Medio.

Page 18: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 18 -

Unità Monte Penice

Flysch di Monte Penice (FMP): Torbiditi carbonatiche costituite da calcari marnosi e marne. Età: PaleoceneSuperiore – Oligocene.

Unità Val d’Aveto

Arenarie della Val d’Aveto (FAV): arenarie torbiditiche di color verdastro a composizione silicoclastica instrati spessi e molto spessi; conglomerati in strati spessi con clasti arrotondati di rocce metamorfiche e magmatiche,in subordine sedimentarie. E’ presente l’importante componente detritica andesitica di serie calcalcalina di marginecontinentale. La base è data da strati medi e spessi di argilliti rosso-verde con intercalazioni di torbiditi arenaceo-pelitiche. Età: Oligocene Inferiore. La formazione è equivalente alle Arenarie di Petrignacola (APE).

Insieme Ligure Esterno

E’ costituito da varie unità tettoniche variamente disposte, ma in generale sono presenti delle grandi falde di “Flyschad Elmintoidi” a dominante calcarea, che lungo superfici di scollamento sovrastano i “Complessi di base”, prevalentementeargillosi e con olistoliti ofiolitici. Le unità di M. Orocco e di Ottone hanno complessi di base ad affinità oceanica.

Unità Ottone – S. Stefano

Flysch di Ottone (FOT): torbiditi calcareo marnose grigio scure a base arenitica, in strati da medi a molto spessie banchi. Intercalazioni di torbiditi arenaceo pelitiche in strati medi sottili. Talora alla base sono presenti breccepoligeniche ad ofioliti. Età: Campaniano (cfr. Marne di Sopralacroce).

Argilliti a blocchi di M. Veri (AMV): brecce costituite da frammenti di strato appartenenti alla formazionedelle Argille a palombini in matrice argillitica. Sono presenti masse non dissociate di Argille a palombini, olistolitidi brecce ofiolitiche, di ofioliti e della relativa copertura sedimentaria. Si trovano anche intercalazioni di breccemonogeniche, a supporto di matrice, costituite da clasti angolari e subangolari di calcari riferibili alla formazionedelle Argille a palombini in matrice argillitica. Le Argilliti a blocchi di M. Veri sono presenti come intercalazioni all’internodel Flysch ad Elmintoidi. Età: Campaniano Medio-Superiore.

Complesso di Casanova (CCN): è costituito da più litotipi fondamentalmente brecce monogeniche epoligeniche e arenarie grossolane. Nella porzione inferiore del complesso sono presenti scaglie ofiolitiche. Le brecce(Brecce di S. Maria) sono monogeniche e poligeniche a supporto di matrice pelitica, costituite da clasti angolari esubangolari di calcari e calcareniti riferibili alla formazione delle Argille a palombini; sono presenti olistoliti di brecceofiolitiche. Le arenarie (Arenarie di Casanova) comprendono sequenze torbiditiche formate in prevalenza daarenarie ofiolitiche a grana media o arenarie quarzoso-micacee fini con subordinate argilliti e argilliti siltose. Sonopresenti bancate calcareo marnose in strati spessi e molto spessi. Età: Campaniano.

Ofioliti (Ω): ultramafiti serpentinizzate, gabbri, granitoidi, basalti, sotto forma di olistoliti di dimensioni dadecametriche a chilometriche.

Unità Monte Orocco

Flysch di M. Orocco (FOR): torbiditi calcareo marnose grigio scure a base arenitica, in strati da medi a moltospessi e banchi. Intercalazioni di torbiditi arenaceo pelitiche in strati medi sottili. Età: Campaniano – Maastrichtiano.

3.2. Evoluzione paleogeografica e tettonica

Sulla base dei dati di superficie, Appennini e Alpi sono state considerate due catene orogeniche distinte, che sigiustappongono nei pressi della Zona Sestri-Voltaggio. Questa sarebbe, secondo l’interpretazione più classica il limitefra esse, anche se un’altra interpretazione la considera un’importante linea trascorrente. In effetti la Zona Sestri-Voltaggio è il limite delle associazioni metamorfiche alpine di alta pressione e bassa temperatura verso oriente, poichéle formazioni appenniniche raggruppate nelle falde di ricoprimento Liguridi sono caratterizzate da assenza dimetamorfismo alpino. Le formazioni a ovest della linea sono in sostanza le terminazioni meridionali delle Alpi, dellequali hanno i caratteri strutturali, tra cui la vergenza dovuta alla deformazione paleogenica. Le formazioni ad est dellalinea hanno acquisito vergenze orientali dopo le fasi deformative neogeniche, che si sono sovrapposte alle precedentiverso ovest di tipo ed età alpina (Paleocene-Eocene).

Suturata dai sedimenti del Bacino Terziario del Piemonte, è pensabile che la struttura apparentemente bidimensionale

Page 19: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 19 -

delle catene sia risolvibile a scala crostale. I dati geofisici uniti agli altri di superficie conducono tuttavia a consideraredomini distinti il complesso alpino, il complesso appenninico e il complesso padano. Essi sono separati da discontinuitàcrostali che si ritengono attive fin dall’Oligocene, lungo le quali sono avvenuti prima lo scorrimento del basamento alpinosulle Liguridi e poi di questo insieme sulla crosta insubrica. Secondo R. Polino (1994) dunque il limite Alpi-Appenninoè il frutto di un’evoluzione spaziale di quelle superfici di discontinuità che si sono evolute e posizionate nel tempo nell’ambitodi un unico sistema orogenico.

Per quanto riguarda la parte occidentale della Provincia di Genova, dominata dalle ofioliti, essa è il frutto di quellaparte dell’orogeno alpino derivato dall’evoluzione dell’oceano ligure-piemontese, un classico bacino posto fra icontinenti europeo e africano, ove i sedimenti si deposero sopra lo strato basaltico. I domini europei (delfinese ecc.)non sono sostanzialmente presenti così come non si rinvengono lembi insubrici.

I materiali oceanici “sopravvissuti” alla subduzione durante l’avvicinamento e la collisione dei due continenti nonchéquelli “continentali” più vicini sono stati deformati in più fasi fra 90 e 40 milioni di anni fa dando origine ad una megastrutturaa falde di ricoprimento traslate ad ovest verso l’avampaese europeo. Ogni falda o Unità tettonica possiede unapropria serie stratigrafica con relativa età e una propria posizione geometrica nell’edificio alpino.

Le Unità ofiolitifere hanno sempre forte impronta metamorfica, anche se variabile da una all’altra. L’età delle ofiolitisi deduce sulla base dei terreni sedimentari che li ricoprono direttamente, laddove presenti (diaspri, calcari, ecc.), chesono di età compresa fra il Giurassico Superiore e il Cretaceo Inferiore. Si può quindi ritenere che l’apertura del bacinooceanico ligure-piemontese si collochi nel Giurassico Medio. La progressiva scomparsa delle ofioliti è dovuta all’instaurarsidi piani di subduzione immergenti verso l’Insubria in tempi via via più recenti.

Va ricordato che si pensa che proprio dall’oceano ligure-piemontese provengano anche la maggior parte delle faldedi ricoprimento formate dai flysch ad Elmintoidi cretaceo superiori-terziari, con i loro “complessi di base”. Flysch ad Elmintoidisi trovano nella Liguria occidentale, ma le formazioni appenniniche sono a loro volta tutte sormontate dall’Unità del Flyschdel M. Antola, che occupa vaste estensioni a est di Genova e che è stata sicuramente deformata e strutturata in età alpinain quanto ricoperta dai depositi del Bacino Terziario Piemontese. Oltre l’Antola, l’Appennino Settentrionale presenta altremontagne costituite da flysch ad Elmintoidi, spesso caratterizzati da morbide pieghe, anche plurichilometriche. Ciò significache per la chiusura del bacino ligure-piemontese, i flysch ad Elmintoidi sono andati a costituire assieme ad altri litotipile Liguridi, che sono state traslate verso Est e coinvolte nella genesi della catena appenninica.

Si danno qui informazioni più dettagliate sulla paleogeografia e la tettonica dell’Appennino, considerato che le sueformazioni occupano la maggior parte della Provincia di Genova. Si danno anche alcune informazioni sui legami conil dominio toscano, anche se qui non affiorante, indispensabile per la comprensione dell’evoluzione e della posizionedelle Liguridi.

La genesi della catena appenninica è connessa all’evoluzione paleogeografica (apertura e successiva chiusura) dellaTetide. Momenti importanti sono stati, nel Trias superiore, una forte subsidenza del margine continentale africano conla formazione di sedimenti dolomitico-evaporitici e nel Lias la costruzione di una piattaforma carbonatica che ebbe finenel Sinemuriano con una sua sommersione e fratturazione. Successivamente si ebbe lo sviluppo di facies calcaree pelagichee poi per un aumento della profondità, nel Dogger-Malm, di facies silico-radiolaritiche. E’ questo il segnale dell’aperturaoceanica che ha causato la nascita del bacino Ligure-Piemontese, che ha permesso così la sedimentazione di Diasprie di Calcari a Calpionelle anche sul margine continentale africano (Placca Apula o Adria).

Nel Cretaceo-Eocene si depositarono uniformemente sul dominio Toscano le marne pelagiche della Scaglia Rossa.Nell’Oligocene Medio(?)- Superiore si ha infine la sedimentazione delle torbiditi arenacee del Macigno, il flysch chechiude la serie Toscana probabilmente nel Miocene Inferiore.

I primi corpi geologici dell’evoluzione dell’oceano Ligure-Piemontese, le ofioliti, sono presenti in masse colossali nelleLiguridi Interne (per es. Unità Bracco-Val Graveglia) come nuclei di pieghe coricate e provviste della loro coperturasedimentaria (Diaspri e Calcari a Calpionelle, Argille a palombini). Con il Campaniano Superiore-Maastrichtiano compaionole potenti torbiditi arenacee degli scisti della Val Lavagna e del Gottero, che si concludono con le argilliti varicolori nelPaleocene.

Per le Liguridi Esterne, che sono completamente scollate dal loro substrato, la storia sedimentaria è ricostruibile solocon l’Albiano e Campaniano inferiore con i complessi di base argillosi, ma ricchi di materiali detritici ofiolitici e sedimentari.L’elemento più vistoso sono le intercalazioni di masse ofiolitiche, anche grandi, segno dell’instabilità dei vicini rilievi oceanicidi natura ofiolitica (Ruga del Bracco).

Con il Campaniano-Paleocene si ha la diffusione delle torbiditi a dominante calcarea dei Flysch ad Elmintoidi. Versol’Emilia la sedimentazione continua fino all’Eocene ed oggi i Flysch ad Elmintoidi scollati sono fra loro indipendenti ecostituiscono varie unità tettoniche.

La storia evolutiva dell’Appennino settentrionale si attua con una serie complessa di fasi tettogeniche che si possonosintetizzare in due principali.

La prima deformazione corrisponde all’insieme delle “fasi liguri”, così dette in quanto si sono espresse nel dominiointerno, con una fase di raccorciamento, formazione di pieghe isoclinali e sovrapposizione di falde, seguita da unaseconda ulteriore compressione e ripiegamento dei contatti tettonici e poi da una terza con formazione di retrocarreggiamenti.Le fasi liguri si sono verificate prima della sedimentazione del Bacino Terziario del Piemonte, la potente serie terrigenatrasgressiva delle Langhe, dell’Alto Monferrato e della zona Lemme-Staffora dell’ Oligocene.

Page 20: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 20 -

La seconda deformazione corrisponde alle cosiddette “fasi toscane”, che comportano, nella strutturazione delmargine apulo, la sovrapposizione delle Liguridi già deformate sulle unità Sub-Liguri, che si sovrappongono a loro voltaa quelle toscane. La deformazione termina in Toscana nel Tortoniano superiore com una diversa fase, la deposizionedei sedimenti trasgressivi del cosiddetto Neoautoctono. Questa sedimentazione è stata possibile poiché alle fasi tettogenichesi sono succedute alcune fasi tardo-postorogeniche, che si sono manifestate in regime estensionale con la genesi di fratturenormali associate e tali da compartimentare la regione appenninica in alti e bassi morfologici.

Definite le grandi architetture, gli edifici montuosi hanno continuato a sollevarsi dando perciò il via alle fasineotettoniche che, tra l’altro, hanno permesso la forte erosione subaerea che è andata a produrre i materiali che si ritrovanoin gran parte nei depositi tardo-orogeni posti alla periferia. Infatti i sedimenti del Bacino Terziario del Piemonte e glialtri padani, nonché gli affioramenti sul versante marittimo dimostrano che il mare paleogenico ha invaso soloparzialmente la periferia e le insenature delle masse montuose in sollevamento in seguito alle trasgressioni e regressionimarine terziarie e quaternarie. Il sollevamento è continuato fino ad oggi, con rilevanti condizionamenti dell’equilibriostatico delle masse rocciose e dei versanti.

3.3 Lineamenti climatici

I caratteri climatici del territorio provinciale sono determinati dagli andamenti stagionali della circolazione atmosfericagenerale e locale, dalla configurazione orografica del territorio, completamente collinare e montuosa, e dall’ampio eprofondo contatto con il mare. I rilievi presenti nella Provincia hanno altitudini, dimensioni e orientamenti tali da influirein modo determinante sui caratteri climatici dell’area, interponendosi come una barriera sia ai venti tiepidi e umidi provenientidai quadranti meridionali, sia a quelli freddi settentrionali. Tali condizioni determinano una elevata pericolositàpluviometrica, che si traduce, in conseguenza della vulnerabilità di alcune parti del territorio, specialmente di quelleche si insinuano lungo le aste terminali dei torrenti, in un rischio idrogeologico di forte intensità, presente del resto lungotutta la fascia costiera ligure e della Toscana settentrionale, fino al Massiccio Apuano.

Nel semestre freddo lo stato dell’atmosfera è dominato dall’attività delle perturbazioni atlantiche, le quali, nel loromoto di traslazione verso levante, attraversano la regione, potenziate dalle ciclogenesi sottovento alle Alpi che si generanosul Golfo di Genova, con intensità più elevate nei mesi invernali. In tale periodo si verificano condizioni di tempogeneralmente perturbato, accompagnate da abbondanti precipitazioni, in alcune circostanze di elevata intensità. Neimesi estivi l’azione di schermo esercitata sulle perturbazioni occidentali dagli anticicloni delle Azzorre e del Sahara,e l’attenuazione della ciclogenesi sul Golfo di Genova, determinano invece condizioni atmosferiche stabili, accompagnateda cielo soleggiato, temperature elevate e lunghi periodi di siccità meteorologica.

L’analisi climatica, che si riferisce al trentennio 1970-1999, è stata condotta sulla base dei dati rilevati nelle stazionitermopluviometriche di Genova Università (21m l.m.m.), Mignanego (250 m l.m.m.), Isoverde (270 m l.m.m.), M.te Cappellino(600 m l.m.m.), Scoffera (678 m l.m.m.), mentre per l’elaborazione della carta delle isoiete sono stati utilizzati tutti idati pluviometrici disponibili.

Insolazione e radiazione solare. Le stazioni eliografiche che presentano un adeguato numero di anni di osservazionisono quelle di Genova e di Chiavari del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare (tab. 1).

Tabella 1 – Soleggiamento effettivo (ore) (F) e relativo (F%); radiazione solare (G) e relativa (G%) (Ly/giorno).

Stazione G F M A M G L A S O N D Anno

F 118 125 166 187 226 242 298 269 202 173 102 110 2218Genova F% 45 46 48 49 53 56 68 66 58 55 39 44 52

G 105 158 245 331 402 441 466 402 299 203 113 100 334G% 36 38 41 41 42 43 47 46 44 42 34 39 41

Chiavari F 116 130 168 184 211 238 279 268 214 173 111 102 2194F% 44 48 49 49 49 55 64 66 61 55 43 41 52

Nelle due stazioni l’insolazione annua è stata di 2218 ore a Genova e di 2194 ore a Chiavari, con i valori piùelevati verificatisi in Luglio e in Agosto. Le modeste differenze riscontrate tra le due località sono probabilmente da metterein relazione alla maggiore nuvolosità orografica di Chiavari, che si trova sopravvento a rilievi di notevole altitudine,come il M.te Ramaceto (1345 m l.m.m.) e il M.te Zatta (1404 m l.m.m.), distanti una quindicina di chilometri dalla costa.

Page 21: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 21 -

A Genova il regime stagionale dell’insolazione ha fatto registrare il massimo principale in Estate (809 ore), quello secondarioin Primavera (579 ore), mentre in Autunno e in Inverno sono state misurate 477 e 353 ore di Sole. Nel capoluogo provincialeil valore medio annuo della radiazione solare è stato di 334 cal/cm2/giorno, con valori minimi e massimi di 100 e di466 cal/cm2/giorno registrati in Dicembre e in Luglio.

Temperatura dell’aria. I principali fattori che influenzano la distribuzione della temperatura dell’aria sono la distanzadal mare e l’altitudine. Per quanto riguarda il primo fattore risulta che nelle stazioni a clima marittimo l’Autunno è piùcaldo della Primavera, mentre in quelle continentali accade l’opposto (stagionalità termica).

In Liguria la marittimità decresce rapidamente dalla costa verso l’interno, come è indicato dalla variazione del valoredell’indice termoisodromico (O), dipendente dalle temperature medie mensili di Ottobre e di Aprile e dell’escursionetermica annua, secondo la relazione: O = 100 x (TX – TIV)/A. A Genova il valore medio ultracentenario dell’indice èstato di 18,6 (Cortemiglia, 2002) e quello dell’ultimo trentennio di 21,2, a fronte del valore di 14,5 relativo aMignanego (250 m l.m.m.), ubicato lungo la valle del T. Polcevera a circa 13 km dal mare.

Tabella 2 – Temperature medie mensili delle minime, delle massime e medie (1970-1999)

Stazione G F M A M G L A S O N D Anno A

min 6,5 6,7 8,8 11,0 14,7 18,0 21,0 21,4 18,4 14,4 10,0 7,4 13,2 14,9Genova max 11,4 11,9 14,2 16,3 20,2 23,5 26,7 27,3 24,1 19,8 15,0 12,3 18,6 15,9

med 8,9 9,3 11,5 13,7 17,4 20,8 23,9 24,3 21,2 17,1 12,5 9,9 15,9 15,4

M.te min -0,1 0,5 3,0 5,5 9,3 12,4 15,3 15,5 12,4 8,4 3,8 0,9 9,1 15,6Cappellino max 5,5 7,0 10,3 13,1 17,1 20,6 24,1 24,3 20,5 15,2 9,7 6,7 14,5 18,8

med 2,7 3,8 6,7 9,3 13,2 16,5 19,7 19,9 16,5 11,8 6,7 3,8 10,9 17,2

Nel periodo osservato la temperatura media annua a Genova Università è stata di 15,9 °C (tab. 2), con estremimensili di 8,9° in Gennaio e di 24,3 °C in Agosto; è opportuno osservare l’eccezionale mitezza del valore annuo e diquello del mese più freddo, che trovano riscontro solo lungo la fascia costiera tirrenica centro-meridionale.

Il numero medio di giorni con gelo (tmin ≤ °C), di quelli di gelo (tmax ≤ °C) e dei giorni tropicali (tmax ≥ 30 °C), aconferma della mitezza del clima termico del capoluogo ligure, è stato molto basso, rispettivamente di 4,0, 0,2 e di8,3 giorni.

Nel periodo 1833-2001 il campo di variazione delle temperature medie annue è risultato compreso tra i valori minimie massimi di 14,3° (1956) e di 17,1° (1863; 1868); le temperature medie mensili hanno fatto registrare valori estremidi 1,9° (Febbraio 1956) e di 27,5° (Agosto 1873) (Cortemiglia, 2002). A M.te Cappellino la temperatura media annuaè stata di 10,9°, con estremi mensili di 2,7° in Gennaio e di 19,9 °C in Agosto.

Nella classificazione del clima termico italiano (Pinna, 1969) la stazione di Genova cade nel tipo temperato-caldoe quella di M.te Cappellino nel temperato-fresco.

La diminuzione della temperatura con l’altitudine è molto rapida, secondo un gradiente termico verticale medio annuosuperiore a 0,6 °C/100 m.

In corrispondenza del capoluogo ligure, e per qualche chilometro all’interno della valle del T. Polcevera, è presenteun’area racchiusa dall’isoterma media annua di 15,5 °C.

La fascia costiera rimanente, se si eccettua il promontorio di Portofino, è delimitata dall’isoterma di 15,0°; procedendoverso l’interno le isoterme si infittiscono e presentano un andamento quasi parallelo al profilo della costa, segnalandouna rapida diminuzione delle temperature fino a raggiungere, sui rilievi più elevati del territorio provinciale, valori inferioria 7,0 °C.

Precipitazioni. Le precipitazioni annue, in conseguenza della configurazione morfologica del territorio, risultano ovunquemolto elevate, passando dai 1350 mm di Genova, ai 1511 mm di M.te Cappellino, ai 1796 mm di Scoffera.

Negli anni più piovosi del trentennio sono stati registrati 2073 mm a Genova (1977), 2117 mm a M.te Cappellino(1970), 2817 mm a Isoverde (1977).

In tutte le stazioni il mese più piovoso è risultato Ottobre e quello con la siccità meteorologica più elevata Luglio. Ilregime pluviometrico stagionale, calcolato sulla media dei valori delle stazioni considerate, è di tipo submediterraneo(AIPE), caratterizzato da un massimo principale in Autunno (37% del totale annuo), da un massimo secondario in Inverno(25%) e da una sensibile siccità meteorologica in Estate (15%); tale regime è peraltro tipico di tutta la fascia costieratirrenica, dalla Riviera Ligure di Levante fino alla Calabria settentrionale. Tuttavia, per la sostanziale equivalenza tra leprecipitazioni invernali e quelle primaverili, la Liguria segna la transizione tra i regimi a carattere mediterraneo a quellipiù continentali presenti nella Pianura Padana.

Page 22: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 22 -

Tabella 3 – Precipitazioni medie (mm) e loro campo di variazione (1970-1999)

Stazione G F M A M G L A S O N D Anno

med 153,4 80,4 104,7 101,6 80,9 61,2 34,5 86,5 139,2 241,1 139,9 126,6 1350,1min 6,2 0,6 0,2 18,6 4,6 2,4 0,6 16,0 8,2 7,8 0,1 20,6 822,8

Genova data 1993 1999 1997 1970 1989 1976 1975 1978 1970 1985 1988 1989 1973max 404,8 288,8 317,6 306,4 242,4 154,2 270,8 278,8 551,2 612,6 346,4 349,2 2073,4data 1977 1972 1983 1989 1984 1880 1987 1984 1992 1990 1994 1983 1977

med 144,3 84,1 108,2 118,1 103,2 76,7 47,4 103,6 163,7 263,4 163,8 134,2 1506,3M.te min 4,0 0,2 3,0 27,2 7,4 7,8 0,6 18,4 2,8 28,0 0,8 46,8 1030,0Cappellino data 1981 1999 1997 1980 1979 1981 1984 1974 1978 1971 1981 1998 1973

max 350,6 249,4 270,8 375,2 286,2 214,4 135,4 257,4 667,0 772,6 412,2 295,2 2117,4data 1996 1972 1985 1989 1984 1997 1977 1996 1993 1970 1997 1983 1970

Il territorio provinciale è interessato, soprattutto nella tarda Estate e nei primi mesi dell’Autunno, da precipitazionilocalizzate di elevata intensità e di breve durata; tali eventi, legati alla dinamica di celle temporalesche di piccola dimensionema di elevato contenuto di energia, sono di difficile prevedibilità e, riversandosi su un territorio in alcune zone a marcatavulnerabilità, determinano condizioni di grave rischio idrogeologico.

Di non minore interesse applicativo sono gli afflussi meteorici prolungati nel tempo, che investono ampie porzionidi territorio, legati a perturbazioni estese a lenta evoluzione, classificati per durate da uno a cinque giorni consecutivi.

Le massime precipitazioni da una a ventiquattro ore, per la stretta relazione temporale che presentano con i tempidi risposta dei bacini idrografici solcati dai torrenti presenti nel territorio provinciale, sono di grande interesseapplicativo.

I torrenti Polcevera e Bisagno, in conseguenza della modesta lunghezza dei loro corsi, della morfologia e della piccolaestensione dei loro bacini, hanno infatti tempi di risposta di poche ore rispetto al verificarsi di precipitazioni di forteintensità (tab. 4).

Fig. 4 - Carta delle precipitazioni medie annue del quindicennio 1951-1965 della Provincia di Genova.

Page 23: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 23 -

Tabella 4 – Campo di variazione delle massime precipitazione (mm) da un’ora a ventiquattro ore (1970-1999)

Stazione 1 h 3 h 6 h 12 h 24 h

Genova max mm 108,8 187,4 245,0 426,0 451,0data 08/X/77 30/VII/87 23/IX/93 27/IX/92 27/IX/92

min mm 24,4 33,8 40,0 50,2 71,2data 04/VIII/1988 23/IX/1989 03/III/1989 03/III/1989 03/III/1989

M.te Cappellino max mm 79,0 160,0 280,0 480,0 732,0data 24/IX/94 08/X/70 08/X/70 07/X/70 07/X/70

min mm 16,0 26,0 40,0 52,6 68,6data 13/VIII/1974 24/IV/1974 03/II/1974 06/IV/1986 15/XI/1986

Si osserva che i valori registrati a Genova Università superano quelli di M.te Cappellino, posto nel bacino del TorrentePolcevera e distante dalla costa circa 15 km, fino alla durata di 3 ore. Per durate superiori, fino a ventiquattro ore, sononettamente prevalenti gli afflussi verificatisi a M.te Cappellino, dove, il 7 Ottobre 1970, sono stati registrati 732,0 mm.Nel corso di quell’evento in ventiquattro ore in alcune aree del bacino del Polcevera furono misurate precipitazioni dieccezionale intensità, fino a 948,4 mm a Bolzaneto e 932,6 mm a Valleregia.

La distribuzione dei massimi valori annui registrati nel trentennio consente, con l’applicazione delle statisticherelative ai valori estremi (Gumbel, 1958), di determinare le precipitazioni attese (Tr) in un determinato intervallo di tempo,in questo caso stabilito in 100 anni (tab. 5).

Tabella 5 – Precipitazioni attese in 100 anni (mm) da un’ora a ventiquattro ore

Stazione Tr 1 h 3 h 6 h 12 h 24 h

Genova 100 anni 145,4 252,1 316,5 449,7 534,1M.te Cappellino 100 anni 100,2 182,8 276,7 435,2 612,8

Da tale elaborazione, pur considerando la modesta lunghezza del campione utilizzato, risulta l’eccezionalità delvalore misurato nell’intervallo di ventiquattro ore a M.te Cappellino, che presenta un tempo di ritorno molto maggioredi 100 anni.

Le precipitazioni da uno a cinque giorni consecutivi, determinando una prolungata imbibizione dei suoli delterritorio provinciale, spesso di scadenti caratteristiche meccaniche, sono causa di una elevata pericolosità geomorfologica,innescando o favorendo movimenti di colamento e le altre forme di erosione rapida del suolo. Dal confronto tra le tabelle5 e 6 emerge che l’incremento dei valori oltre il secondo giorno consecutivo è molto modesto; ciò conformemente alleevidenze che emergono dallo studio delle sequenze temporali di precipitazioni di forte intensità e della durata di piùgiorni consecutivi.

Tabella 6 – Massime precipitazioni per periodi di più giorni consecutivi

Stazione 1 giorno 2 giorni 3 giorni 4 giorni 5 giorni

Genova mm 451,0 452,0 454,6 454,6 488,8data 28 /IX/92 8-9/X/70 7-9/X/70 7-10/X/70 24-28/IX/92

M.te Cappellino mm 535,6 769,4 770,8 771,0 771,0data 8/X/70 8-9/X/70 7-9/X/70 7-10/70 7-11/X/70

Nella parte centrale della fascia costiera del Golfo di Genova si osservano afflussi meteorici annui superiori a 1300mm e valori tra 1000 e 1100 mm nelle sue parti laterali, verso Arenzano a Ponente e Moneglia a Levante (1970-1999).Procedendo all’interno del territorio le precipitazioni annue aumentano rapidamente, secondo un gradiente pluviometricoverticale medio annuo stimabile in 45 mm/100 m, per raggiungere i valori più elevati negli alti bacini dei torrenti Trebbiae Aveto, posti nella parte centro-orientale del territorio provinciale, dove esse superano 2000 mm. A nord-ovest, versoi bacini del Tànaro e dello Scrivia, in vista del bacino padano, gli afflussi si riducono fino a valori prossimi a 1000 mm(fig. 4).

Page 24: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 24 -

Bilancio idrico-climatico. Le abbondanti precipitazioni e le temperature relativamente fresche che interessano le collinee le basse montagne presenti nel territorio provinciale, già a ridosso dalla fascia costiera, determinano elevati livelli diumidità del suolo. L’applicazione del bilancio idrico-climatico di Thornthwaite & Mather (1957) alle stazioni di GenovaUniversità e M.te Cappellino, relativo all’anno medio, a quello di massima siccità meteorologica e a quello più piovosodel periodo, mostra infatti che anche negli anni di minore piovosità, specialmente nelle stazioni di collina e dimontagna, l’indice di umidità globale (Im = (S – D) x 100/EP) è maggiore di zero, indicando tipi climatici da subumidoalle varie classi dei tipi umidi, fino al tipo perumido (Im > 100) (tab. 7).

Tabella 7 – Parametri del bilancio idrico-climatico di Thornthwaite & Mather (1970-1999)

Stazione Tipo Anno P EP AE D S Im Form. climatica

medio 1970-99 1350,1 828,5 715,5 113,0 634,5 63,0 B3 B’2 r b’4Genova arido 1973 822,8 853,2 683,7 169,6 139,1 -3,6 C1 B’2 s b’4

umido 1977 2073,4 831,0 725,4 105,6 1348,0 149,5 A B’2 r a’

medio 1970-99 1510,7 666,8 663,0 33,8 877,7 126,6 A B’1 r b’4M.te Cappellino arido 1973 1030,0 675,6 635,5 40,1 394,5 52,4 B2 B’1 r b’3

umido 1970 2117,4 664,5 558,7 105,9 1558,7 218,6 A B’1 r b’3

I parametri idro-climatici medi di Genova indicano un valore dell’evapotraspirazione potenziale (EP) annua di 828,5mm, un deficit idrico (D) di 133,0 mm e un surplus (S) di 634,5 mm. Il deficit si manifesta nei mesi da Maggio ad Agosto;nel mese di Settembre si completa la ricostituzione della riserva idrica del suolo e da Ottobre ad Aprile vi è surplus. Idati relativi a M.te Cappellino, indicativi di ampie porzioni del territorio provinciale di media e alta collina, indicanouna umidità idrico-climatica molto elevata, anche nell’anno di minima piovosità del periodo osservato (1973), se si considerache in tale anno l’indice di umidità globale ha superato il valore di 50, corrispondente al tipo umido B2. Nell’anno dimassima piovosità (1970) l’indice di umidità globale ha raggiunto il valore di 218,6 mentre il deficit idrico è stato diappena 105,9, presente solo nei mesi di Giugno, Luglio e Settembre.

Lungo la fascia costiera l’evapotraspirazione potenziale è maggiore di 800 mm annui, ad eccezione di quanto accadenei tratti di costa a ponente e a levante del promontorio di Portofino, dove essa assume un valore compreso tra 700 e800 mm, così come nelle aree costiere di media collina; nelle aree centro-settentrionali di montagna si raggiungonoinvece valori intorno a 600 mm. Lungo la fascia costiera il deficit idrico è inferiore a 150 mm annui mentre nelle areesettentrionali del territorio provinciale esso può scendere a valori inferiori a 50 mm; in tali zone il surplus idrico puòinvece superare 1200 mm. I tipi di clima, tutti compresi nel campo dei climi umidi (da B1 a B4) e di quelli perumidi (A),sono distribuiti per fasce di umidità crescente dalle aree costiere a quelle di collina e di montagna.

3.4 Lineamenti morfologici

Le masse montuose caratterizzano tutto il territorio della Provincia di Genova e le pianure sono praticamenteassenti, cosicché Alpi ed Appennino costituiscono una vera barriera fra il mare e il continente. Tuttavia a est di Genovanon vi sono cime degne di nota per la loro altezza, anche se dotate di versanti acclivi. L’originalità dell’area risiedenella estrema vicinanza del bacino padano al Mar Ligure, ridotta a pochi chilometri, e inoltre nella notevolissima depressionemorfologica dei corridoi di collegamento, tanto che i valichi del Giovi e del Turchino scendono a 472 e 532 mrispettivamente. Ad ovest si hanno dorsali e vette più rilevate, tra cui M. Antola (1597 m), M. Carmo (1640 m), M.Maggiorasca (1799 m), M. Penna (1736 m) e M. Aiona (1692 m).

Una conosciuta caratteristica di questa parte dell’Appennino è la disposizione a quinte di teatro con andamento NO-SE delle catena, che ogni tanto si spostano con la loro posizione assiale progressivamente verso l’esterno. E’ possibileche questo sia un motivo essenzialmente strutturale e riferibile o alle conseguenze dell’attività di linee trasversali o il fruttodi torsioni delle unità tettoniche. Qui non vi sono più soltanto brevi tratti montuosi che scendono vertiginosamente versoil mare, ma anche fondi vallivi longitudinali, il più importante dei quali è la Val Fontanabuona; anche l’Alto Scrivia el’Alto Bisagno seguono questa direzione.

Sul mare vi sono brevi corsi d’acqua trasversali e con disposizione reticolare a pettine sia ad est che ad ovest diGenova (tratti terminali del Petronio, Entella, Recco, Nervi, Bisagno e poi Polcevera, Varenna, Leino). Verso la PianuraPadana i corsi d’acqua hanno andamento antiappenninico, alcuni tratti profondamente incassati e profili spessointerrotti da salti. Se ci si sposta lungo una circonferenza “padana” si può dire che si è in presenza di una rete idrograficaradiale. Quindi fiumi conseguenti le ampie superfici verso l’esterno, fiumi conseguenti le pieghe nell’interno orientale,fiumi trasversali a pettine lungo le coste.

Una nota comune della morfologia ligure è la discordanza tra orografia ed idrografia, che significa la mancata

Page 25: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 25 -

coincidenza tra le linee delle più alte vette e la linea spartiacque. E’ nel territorio piacentino che si segnalano alcunealte vette (M. Lesima, 1724 m, M. Ragola, 1710 m) in posizione non vincolante lo spartiacque principale dell’Appennino.

Si ritiene che un ampio gioco di catture fluviali possa aver alla lunga generato questa situazione. Oltre a quanto sipuò ricostruire dai dati di terreno, si può citare il conosciuto caso della cattura in atto dell’Alto Aveto da parte del T.Lavagna per mezzo del suo attivissimo affluente Malvaro. In sostanza balza evidente una netta dissimmetria fra i versantipadano e tirrenico. Ciò è senz’altro dovuto alla differente inclinazione dei versanti padano e marittimo delle catene: ilprimo ha mediamente pendenze fra i 10° e 5°, mentre il secondo può superare facilmente 20°. Soprattutto a occidentesembra chiaro che un bascullamento abbia interessato, a seguito del sollevamento, una antica superficie di spianamentoposta fra il profondo Mar Ligure e la Pianura Padana. Il sollevamento a basculla è stato accompagnato da faglie o dallarimobilizzazione di fratture preesistenti. E’ così rimasto a meridione uno spazio limitato e molto acclive, nel quale si èimpostata la rete a pettine di brevi torrenti.

Il sollevamento recente potrebbe spiegare anche la spettacolare trama dei meandri incastrati dell’Alta Valle Trebbia.Va ricordato che nell’Appennino è conosciuta una importante fase di sollevamento nel Pleistocene Medio. Se ilfenomeno fosse dovuto a sovrimposizione bisognerebbe rilevare che in realtà in queste aree orientali non vi sono traccedi depositi di un’antica superficie plio-pleistocenica che sarebbe stata la sede di primitive geometrie a meandri poi ribaditicon il successivo approfondimento. E’ vero però che vi sono numerosi i resti di morfologie suborizzontali frutto di ciclierosivi di spianamento, poste sugli interfluvi e tra loro raccordabili.

Un importante ruolo morfologico è stato giocato dalla morfoselezione, derivante dalla presenza di differenti assettistrutturali (linee di sovrascorrimento tettonico, presenza di pieghe a fianchi inversi, faglie ad alto angolo ecc.) e dallapresenza di litotipi assai diversi tra di loro. Non si dimentichi il numero e l’eterogeneità delle unità tettoniche presenti.Un classico esempio è dato dalla personalità offerta al paesaggio dalle masse di “pietre verdi” presenti nelle Liguridisia quando sono in serie stratigrafica sia quando sono in realtà giganteschi olistoliti. Esse emergono bruscamente dallapiù morbida morfologia dei Complessi di base e dei flysch, con forme dirupate, spesso dovute a grandi collassi e scolpiteanche a livello di mesoforma da morfosculture sferoidali, che ricordano bene prodotti analoghi di ambiente tropicale.

Ad est di Genova la continuità delle pietre verdi fa si che il paesaggio sia costituito da un numero limitato di grandimasse montuose cupoleggianti, aride, spoglie, ricoperte da una estesa copertura detritica, con poche incisioni vallivema con fianchi ripidi. Una importante caratteristica è l’uniformità delle parti più elevate con dorsi tendenti all’appiattimento.Una probabile spiegazione è che si tratti di residui di spianamento, probabilmente frutto delle regressioni paleogenichesuccessive e poi sbloccati dai sollevamenti. Del resto, si è visto, superfici di spianamento sono state citate anche ad est.Forme morbide, continue, intensamente boscate, spesso occupanti zone depresse perché erose come il Passo del Turchinodanno i calcescisti, interposti fra masse ofiolitiche.

Mentre il modellamento glaciale o altrimenti periglaciale ha avuto una modesta influenza nel paesaggio, grandissimainvece ne ha avuto la degradazione dei versanti con la morfogenesi gravitativa, tanto che le gigantesche frane relitte,le grandi frane recenti e le frane attive sono uno degli elementi dominanti il paesaggio della Provincia di Genova. Frai fattori predisponesti le frane stanno le azioni erosive dei torrenti e dei fiumi che con la loro azione lineare hanno scavatovalli talora profondissimamente incise con sequenze di (già citati) meandri incastrati e vari ordini di terrazzi (Trebbia,Aveto, Lavagna), ma che hanno anche deposto grandi conoidi alluvionali antiche e recenti. Attualmente morfogenesigravitativa e fluvio-torrentizia sono le responsabili maggiori del modellamento del paesaggio.

L’ultimo elemento importante della morfologia della Provincia di Genova è la costa. Essa ha un’arcuatura che seguea distanza la linea spartiacque sicché si è ritenuta la conseguenza del grande ripiegamento delle unità strutturali alpino-appenniniche. Tuttavia gli studi recenti ammettono che il Mar Ligure si sia instaurato tra l’Oligocene superiore e il Mioceneinferiore. Le coste sono state fortemente modellate dalla neotettonica, che ad est ha assunto un carattere estensionale.L’articolazione è poi anche il frutto della morfoselezione, data la numerosità dei litotipi presenti, cosicché si ha una elevatafrequenza di frastagliatura. Ma anche qui la morfogenesi gravitativa ha avuto un ruolo significativo nel modellamentodel paesaggio e sull’insediamento umano. A ovest la piattaforma è limitatissima e fa passaggio prima a una scarpatacontinentale scoscesa e poi ad una piana sottomarina posta tra 2000 e 2750 m di profondità, mentre a est si ha passaggioad una piattaforma continentale più estesa. Questi lineamenti sono una conseguenza dei grandi movimenti crostali delleplacche europee e apula.

3.5.1 – La diffusione dell’instabilità dei versanti

I centri abitati soggetti al rischio di frana sono distribuiti un po’ in ogni parte del territorio provinciale, come era daattendersi sulla base della insistita presenza dei fattori predisponenti i fenomeni gravitativi e l’occorrenza delle cause.Si pensi alla natura dei numerosissimi litotipi presenti nelle unità Liguri sia Interne che Esterne e sia nelle unità Alpine,la complessità strutturale con le continue linee di sovrascorrimento che hanno moltiplicato le unità tettoniche, le diversefasi di strutturazione tettonica durante l’orogenesi, la sovrapposizione di deformazioni fragili a quelle duttili che hannoulteriormente scompaginato le formazioni geologiche e ancora gli elevati valori di acclività di un territorio che è in praticauna montagna che si affaccia sul mare e che presenta fortissimi dislivelli fra gli alti e i bassi strutturali e morfologici. Sepoi si considera che le principali cause di instabilità, la sismicità, le precipitazioni e l’erosione al piede dei versanti,

Page 26: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 26 -

sono tutte attive, ci si rende conto come sia tutto un “insieme” ad essere favorevole alle manifestazioni gravitative.D’altra parte la Liguria è una regione dalla forte densità di popolazione e la sua lunga storia ha portato alla genesi

di numerosi centri abitati compatti che si sono distribuiti sui fianchi dei versanti lontano dagli angusti fondivalle. La difficoltàdi ospitare una densa popolazione in un territorio tanto impervio ha fatto sì che, come già aveva osservato Rovereto(1927), molti centri siano andati a fondarsi proprio sui grandi corpi di frana (i "fondi di terra") che punteggiano i versantimontuosi liguri. Nella maggior parte dei casi i corpi franati, che in corrispondenza delle contropendenze prima dellefronti ospitano i nuclei abitati, sono gli unici luoghi ove le pendenze perdono i loro valori più elevati e talvoltaimpossibili per l’occupazione antropica. La coincidenza di centri abitati e corpi di grande frane relitte è veramente notevole.

Alcune aree mostrano un particolare addensamento di centri abitati instabili. Esaminando la carta della figura 2 siosservano da oriente a occidente alcune aree dove l’instabilità dei centri è particolarmente diffusa:

a) l’alta Valle Sturla (bacino del F. Entella), dove sono presenti l’Unità Ottone – S. Stefano e l’Unità M. Gottero.

b) l’alta Valle Aveto (bacino del Trebbia), dove sono presenti le Unità Subliguri delle Arenarie della Val d’Aveto e di Canetolo e l’Unità Ottone – S. Stefano.

c) l’alta Valle Trebbia, dove sono presenti l’Unità M. Gottero e l’Unità Ottone – S. Stefano.

d) la Valle Fontanabuona (bacino dell’Entella), dove c’è il dominio degli Scisti della Val Lavagna delle Unità Liguri Interne.

e) l’alta Val Bisagno, caratterizzata dalla presenza dell’ Unità M. Antola.

f) la Val Polcevera, dove affiorano l’Unità M. Antola, il Flysch di Busalla, l’Unità Cravasco-Voltaggio.

g) l’alta Valle Scrivia, dove si trovano il Flysch di Busalla, l’Unità M. Antolae il Bacino Terziario del Piemonte.

Minori addensamenti si trovano a Oriente (Val Petronio, Val Graveglia) e a Occidente (Gruppo di Voltri) e lungo laRiviera.

3.5.2 – La classificazione delle frane e il rischio da frana

Quest’importante fenomeno geomorfologico ha avuto numerosissimi interpreti e nel corso degli anni sono stati presentatimolti tentativi di classificare le differenti tipologie delle frane. Negli ultimi anni ha avuto maggior diffusione laclassificazione di Varnes (1978), con le successive revisioni, di Carrara, D’Elia e Semenza (1987), Cruden e Varnes(1996); questa ha avuto larga applicazione negli studi del G.N.D.C.I (si veda la Tavola 1 “Tipologia dei movimenti diversante”). Per le caratteristiche, le dimensioni e l’attività il riferimento è stato il “Glossario internazionale per le frane”(Canuti e Esu, 1996), derivato dai risultati del Gruppo di Lavoro per l’Inventario Mondiale delle Frane (WP/WLI, 1993a e b) (si veda anche in Cruden e Varnes, 1996) e utilizzato anche per “Le considerazioni sulla valutazione del rischiodi frana” da Canuti e Casagli (1996).

La classificazione delle frane si articola in sei classi principali: crolli, ribaltamenti, scorrimenti traslativi, scorrimentirotazionali, espandimenti laterali, colamenti, oltre alle frane complesse. Oggi, l’espandimento laterale è ritenuto piùverosimilmente una manifestazione di una deformazione gravitativa profonda di versante e in effetti anche in Provinciadi Genova si può arrivare, osservando certi versanti, a questa conclusione. Più oltre si parlerà esplicitamente di questotema. Ogni classe è suddivisa in tre sottoclassi (roccia, detrito, terra) con riferimento al materiale interessato. Per quantoriguarda lo stato di attività, come per tutti i fenomeni, si fa riferimento a tre possibilità: frane attive, quiescenti, inattive.Una frana viene, dunque, considerata attiva quando il processo gravitativo è in atto al momento del rilevamento, inattivaquando non è in atto alcun processo gravitativo e siano da escludersi il rinnovarsi delle cause che lo avevanoprovocato, quiescente, una frana che non mostra segni di attività al presente (per esempio da un anno), ma che potrebbeessere riattivato per il ricomparire delle cause (climatiche, sismiche, ecc.) che lo avevano innescato.

Quando si ha una riattivazione e questo succede con il riutilizzo della superficie di scorrimento precedente si haverosimilmente la replica del meccanismo precedente; in questo caso si può parlare di stile multiplo. L’esame dello stiled’attività di una frana permette di individuare il meccanismo di movimento e il contributo all’evoluzione cinematica, nellospazio e nel tempo. Spesso gli elementi morfologici che contraddistinguono i corpi franosi evidenziano come essi sianocaratterizzati da stili di attività dovuti alla combinazione di due tipologie di movimento, per esempio scorrimento rotazionalee colamento, l’uno attivo preferibilmente nelle porzioni di testata dei corpi, l’altro sin dal piede. E’ lo stile di attività delle

Page 27: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 27 -

frane di stile complesso che chiaramente presentano più ardui problemi di interpretazione e la necessità di costruireprogrammi d’intervento bonificatorio assai articolati e dispendiosi. La rappresentazione dei vari tipi di rischio,determinati da fenomeni naturali, è un’esigenza sentita a diversi livelli, da pubbliche amministrazioni e da enti vari prepostialla gestione del territorio, anche e soprattutto per quanto riguarda le frane e la stabilità dei versanti in genere; in questiultimi anni la comunità scientifica sta impegnandosi nel cercare di dare una risposta esauriente in quanto il rischio èlegato a numerose variabili, spesso imprevedibili o comunque non acquisibili in tempi e a costi ragionevoli.

Il problema della stabilità (o instabilità) dei versanti è stato affrontato in epoche diverse con metodologie assaidifferenziate. Mentre la stabilità dei versanti a sviluppo longitudinale limitato può essere determinata mediantevalutazioni analitiche, acquisite attraverso indagini geognostiche e geotecniche, ottenibili a costi ragionevoli, i problemisi accentuano se la medesima valutazione viene estesa ad aree di grandi dimensioni, volendo mantenere i costicomplessivi dell’indagine entro livelli economicamente accettabili anche per le piccole entità amministrative locali, nell’ambito,ad esempio, della formulazione dei normali strumenti urbanistici.

Attualmente non esistono definizioni universalmente accettate dei termini usati nella valutazione del rischio:un'esauriente disamina del problema, relativamente ai fenomeni franosi, è stata eseguita di recente da Canuti &Casagli (1996). Si deve inoltre ricordare che la Commissione nominata dalla United States Society for Risk Analysis(1981) ha concluso che non è possibile definire univocamente la terminologia, raccomandando di non codificare un’unicadefinizione di “rischio” che viene definito in base al campo di applicazione specifico. Infatti, molto spesso si confondonoi termini di “pericolosità” e “rischio”, per indicare sia la probabilità di accadimento di un fenomeno, sia il danno daesso eventualmente conseguente (Hutchinson, 1992), ma, ormai, si delinea una certa omogeneità nel definire pericolositàe rischio e i termini ad essa collegati. Intensità o Magnitudo (M): è una caratteristica specifica del fenomeno considerato,come ad esempio il volume e la velocità di traslazione di una frana; Pericolosità o Probabilità di occorrenza (P): è laprobabilità che il fenomeno preso in considerazione avvenga in un determinato periodo di tempo, uguale a quello stabilitoper la determinazione della magnitudo M; Vulnerabilità (V): rappresenta il grado di perdita di un dato elemento o insiemedi elementi a rischio (edifici e interi paesi) ovvero sia danneggiato in parte o totalmente, temporaneamente odefinitivamente, qualora il fenomeno atteso si manifesti effettivamente; la vulnerabilità, come la probabilità, è espressain una scala da 0 (nessun danno) ad 1 (danno totale). Rischio specifico (Rs): è costituito, per un dato elemento a rischio,dal prodotto della Vulnerabilità (V) per la Probabilità (P); Varnes e Altri (1984), per “rischio specifico” (Rs) intendonoil grado atteso di perdita, dovuto ad un particolare fenomeno naturale, ed è pari a Rs = P x V; dove la Pericolosità P èla probabilità di occorrenza in uno specificato periodo di tempo e in una determinata area di un fenomeno potenzialmentedannoso. Rischio totale (Rt): rappresenta la perdita di vite umane o il danno, economico o sociale, ai beni, alle attivitào all’ambiente. È dato dal prodotto del Rischio specifico (Rs) per l’elemento o gli elementi a rischio. Se E rappresentail valore totale della popolazione, delle proprietà, delle attività economiche, compresi i pubblici servizi, ecc., presentientro una determinata area, il Rischio totale Rt = (E x Rs) è il numero atteso di vite umane, di persone colpite, di dannia proprietà o di distruzione di attività economiche, dovuto ad un fenomeno di una pericolosità data.

3.5.3 Le grandi frane relitte

Uno degli elementi fondamentali della morfologia della Provincia di Genova (e della Liguria) è data dalla presenzadi giganteschi corpi di frana che in certi casi ricoprono interi versanti, ora mantenendo quasi integre le serie stratigraficheora con una evidente caoticità.

Il fenomeno aveva già attirato in passato l’attenzione degli studiosi e in particolare di Rovereto (1927), per il fattoche su questa grandi frane o meglio negli accumuli della porzione medio-bassa del corpo traslato, che hanno una naturaleminore acclività, sono stati fondati numerosi insediamenti umani. Le dimensioni davvero sorprendenti e la sostanzialestabilità hanno, in certi casi, simulato l’autoctonia di queste masse al punto da considerarle normali versanti montuosi.Benché sia problematico calcolare il volume della massa spostata è possibile affermare che essa va da molto grandead estremamente grande, con valori > 1·106 m3 e in alcuni casi anche > 5·106 m3.

Esse sono state variamente denominate; il termine più diffuso è quello di “Paleofrane”, per il fatto che, come dicel’etimo, esse sono il prodotto di fenomeni gravitativi del Passato. Il termine mantiene una evidente dose di genericità.In questo studio si preferisce usare le dizione “Grandi frane relitte”, sinonimo del termine “Paleofrana” usato nello studiosui centri abitati instabili della Provincia della Spezia, ma caratteristiche, tipologia, stile ecc. sono le medesime.

Proprio perché sono grandi frane relitte, il modellamento subaereo successivo alla loro messa in posto, che ha comportatotalvolta un parziale smembramento attraverso l’incisione torrentizia, può mascherare la traslazione. Inoltre, sempre acausa della loro vetustà anche le nicchia di distacco è molto mascherata dagli incessanti rimaneggiamenti e tuttaviacon una attenta indagine si possono rinvenire lembi delle antiche corone e comunque una improvvisa rottura del pendiopuò rilevarne la presenza.

L’uomo, poi, che, come si è detto, molto spesso ha colonizzato i grandi corpi di frana relitti, in quanto aree a minoracclività in una regione, quella ligure, caratterizzata dalle fortissime energie di rilievo, e ha contribuito a mascherareulteriormente il loro aspetto autentico con continui addolcimenti delle contropendenze e la lavorazione agricola. E ilcaso più tipico è quello degli scorrimenti rotazionali, mentre i grandi crolli rivelano immediatamente la natura del versante.

Page 28: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 28 -

Dall’osservazione delle grandi frane che ammantano i versanti montuosi non vi sono incertezze nell’affermare cheesse sono frane sviluppatesi in un passato remoto, in un contesto morfotettonico e probabilmente anche climatico e sismicodifferente da quello nel quale si equilibrano i versanti attuali, dai quali in un passato recente o attualmente possono derivarefrane di minori dimensioni. Si riporta a titolo di esempio il caso della frana di Liteggia, in Val Fontanabuona, che hapreso origine in un recente passato ed è tuttora attiva nell’ambito di un grande corpo relitto adagiato sul versante meridionaledel M. Tugio (si veda la fig. 5). Talvolta, frane di dimensioni limitate possono manifestarsi anche all’interno delle grandifrane relitte, soprattutto quando queste avevano posto la fronte nei fondivalle che ora possono essere in fase dierosione da parte dei fiumi che le percorrono. Ma queste sono il frutto di una morfodinamica certamente più moderatarispetto a quella che ha originato le grandi frane del passato, che, si ripete, sono stabili.

Fig. 5 - Schema geomorfologico del territorio di Liteggia. Legenda: cs) Falde e coni detritici, originati anche da frane di crollo e lembi residuali difrane antiche e relitte; Unità di Monte Antola - FAN) Formazione del Monte Antola; Unità Portello - MLV) Formazione di Monte Lavagnola; Gruppodegli Scisti della Val Lavagna - AMV) Ardesie di Monte Verzi; 1. Sovrascorrimento tettonico; 2. Corone di frana e/o di degradazione retrogressi-va; 3. Frane recenti e attuali; 4. Frane relitte e antiche; 5. Colate detritico-fangose incanalate (debris e muddy-debris flow deposits) con termini ditransizione e/o con alternanze e passaggi laterali a depositi originati da trasporto in acque correnti.

q

qq

qq

q

qqq

qqqqqqqqqq

qq

2

3

4

5

qqq 1

100 0 100 200m

N

FAN

MLV

AMV

cs

Page 29: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 29 -

Un ruolo determinante è stato giocato nella dinamica delle grandi frane dalla attività tettonica. Se il campo di stressregionale, che con i sovrascorrimenti e le pieghe modifica l’architettura e di conseguenza il mosaico dei versanti, è capacedi predeterminare le condizioni di instabilità, sono i movimenti verticali neotettonici a produrre i dislivelli topograficinecessari a creare il disequilibrio dei versanti, tanto più se alla base di essi finisce poi con l’agire linearmente e incisivamentela rete idrografica.

Il formidabile incremento dell’energia di rilievo legata ai sollevamenti differenziali tardo e post-orogeni è quindi ilprimo fondamentale fattore preparatorio delle grandi frane del passato. Si può comunque ritenere indispensabile ancheil raggiungimento di certi valori dell’acclività dei versanti. Varie fonti riportano come favorevoli pendenze comprese tra18° e 49°-50°, con valori più bassi per le grandi frane profonde, con valori superiori per le grandi frane superficiali.

Tra le cause della genesi delle grandi frane c’è stata la sismicità, che si può ritenere fosse più intensa allorché si sonoavuti i movimenti differenziali che hanno provocato i grandi dislivelli fra le parti più elevate delle catene e i bassimorfostrutturali.

Quello che si può presumere è che proprio l’intensità dei sismi nel deformare le superfici topografiche deve aver agitosull’acclività dei versanti. In presenza di improvvisi aumenti delle accelerazioni della gravità (orientate normalmente alpendio), che per confronto con i grandi terremoti attuali dovrebbero aver superato 0,5 g, si devono essere manifestastele rotture della roccia che hanno causato gli scivolamenti gravitativi di grande magnitudo. Gli effetti di rottura delle massesono evidenti quando si riesce a riscontrate nel terreno la presenza nella parte alta dei versanti dello sdoppiamento dellecreste e delle trincee. Una tale affermazione è corroborata dal fatto che un elevato numero di grandi frane hainteressato la parte medio-alta dei versanti.

E’ convinzione comune che anche il fattore climatico debba aver avuto un ruolo significativo dapprima con ipassaggi da regime biostasico a rexistasico e viceversa e poi con la persistenza di periodi di intensa denudazione deiversanti quando per esempio interessati da condizioni periglaciali capaci di provocare una enorme detrizione per lacontinua fratturazione dei substrati. In Appennino e nelle Alpi Liguri non può aver giocato invece un ruolo ladecompressione dei versanti in seguito al ritiro delle grandi masse glaciali che avevano invaso le valli alpine, ma laglaciazione sia pure discontinua deve aver, come detto sopra, provocato una generalizzata fase di erosione rexistatica,come dimostrato dal fatto che grandi frane si trovano al margine delle aree già glacializzate. Questo tipo disollecitazione dei versanti è dimostrato dal fatto che in aree limitrofe (in Appennino parmense e reggiano) attraversouna serie di datazioni radiometriche si è potuto collocare un gran numero di frane, talvolta riattivazioni di precedenti,nel periodo della Piccola Età Glaciale oltre che nel periodo Allerod-Dryas Medio e nell’Ultimo Massimo Glaciale.

Tuttavia ancor più importanti sono stati i periodi durante i quali il clima ha provocato piogge intense e prolungateda una parte e forte aumento della erosione lineare dall’altra, forse un clima con marcate differenze stagionali. Loscalzamento al piede dei versanti è quello che ha provocato il movimento delle grandi masse che si vedono slittate nellaparte medio-bassa degli stessi.

3.5.4 Grandi frane e deformazioni gravitative profonde dei versanti

Già in precedenza, nel volume dedicato alla Provincia della Spezia, si era posto il problema del legame tra le grandifrane e le deformazioni gravitative profonde di versante. Infatti, molte delle caratteristiche delle grandi frane relitte fannopensare che la genesi di così grandi traslazioni di volumi di roccia debba ricercarsi nel superamento di una certa sogliadell’energia di rilievo, possibile solo con l’attività tettonica.

Le deformazioni gravitative profonde generano infatti: volumi di alcune centinaia di migliaia fino a milioni di m3 diroccia franata, con decine-centinaia di metri di profondità della deformazione, estensioni di lunghezza e larghezza anchechilometriche, ma nel complesso spostamenti piccoli in confronto alle dimensioni planimetriche del fenomeno. La lorocinematica si assimila alle deformazioni di taglio in evoluzione lenta nel tempo in dipendenza di un comportamentoreologico più o meno plastico della roccia (si parla di creep gravitazionale). La velocità può essere da qualche mm aqualche cm l’anno, ma nella fase parossistica può toccare 20 cm al giorno (creep accelerato e creep rupture).

Vi sono alcune evidenze morfologiche dei processi gravitativi profondi, quali:a) sdoppiamento delle creste; b) presenza di trincee (significato di collasso incipiente dovrebbero avere le trinceeortogonali al versante); c) fratture beanti; d) contropendenze dei versanti; e) scarpate rivolte verso valle; f)superfici di collasso rivolte a franapoggio; g) grandi frane.

Minori sono invece le possibilità di osservare le strutture della massa montuosa in modo tale che si distingual’origine gravitativa della deformazione poiché c’è la convinzione che l’azione della gravità possa produrre deformazioni,sia plastiche che rigide, simili alla tettonica. Per ora la strada percorribile è quella di associare allo studio tettonico, lerelazioni fra strutture e deformazioni morfologiche e naturalmente le grandi frane.

I tipi principali di deformazioni gravitative profonde dei versanti sono:a) Espandimento laterale (Lateral spread); b) Scorrimento dei blocchi (Block slide); c) Insaccamento (Sackung, rockflow).

Il primo è l’espandimento laterale di blocchi di rocce rigide al di sopra di un substrato duttile; il secondo loscorrimento di grossi blocchi rocciosi che possono coinvolgere un intero versante roccioso; il terzo è una deformazione

Page 30: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 30 -

generale del versante senza distinte superfici basali di scivolamento, spesso espressa da versanti concavi (in alto)-convessi(in basso).

Questi tipi fondamentali fanno supporre che dal punto di vista geomeccanico i primi due possono ricondursi adeformazioni di un ammasso roccioso separato al suo interno da discontinuità planari; il terzo tipo fa pensare inveceche la deformazione avvenga in un mezzo continuo. Tuttavia in alto si avrebbe una deformazione fragile, in basso inveceuna deformazione duttile e comunque nella parte bassa del versante la deformazione si manifesta sotto forma di un fluidoviscoso in contrazione. Al momento bisogna riconoscere che non vi sono ancora concetti univocamente accettati esoddisfacenti delle deformazioni gravitative e delle condizioni geomeccaniche alla base delle Deformazioni GravitativeProfonde di Versante.

Per l’innescarsi del fenomeno si invocano motivi legati all’attività tettonica e neotettonica, alle caratteristiche litostrutturalidegli ammassi rocciosi, all’attività sismica, ai fattori morfologici (acclività, energia di rilievo ecc.) e ai fattori climatici.Se si osserva quanto sostenuto per le grandi frane relitte si noterà le indiscutibile affinità fra i due fenomeni, per cui latentazione di accostarli è forte. Anzi, in alcuni casi si è arrivati alla convinzione che effettivamente deformazioni gravitativeprofonde di versante siano presenti in Provincia di Genova e che alcune grandi frane siano l’effetto morfologico piùrilevante della loro manifestazione.

Per una migliore comprensione di quanto sopra si riportano tre casi di deformazione gravitative profonde diversante e morfologie correlate. Il primo riguarda il territorio di M. Ramaceto (fig. 6), il secondo il territorio di M. Cucco(fig. 7), nella Val Cichero, il terzo il territorio di Rovegno, in Val Trebbia (fig. 8).

Nel primo esempio sono visibili la notevole nicchia di distacco, la testata di frana sulla quale sono sorti numerosinuclei abitati e l’estesa falda detritica che raccorda la testata alla scarpata. Sono inoltre visibili numerosi canalid’erosione che hanno reinciso il corpo principale provocandone in qualche caso la riattivazione. La frana relitta è ditipo scorrimento rotazionale con evoluzione in colamento della parte frontale. Il crinale rappresentato dal M. Ramaceto,M. Dente e M. Mignano è interessato per tutta la sua estensione dalla nicchia di distacco. Sulla scarpata affiora la formazionedelle Arenarie del M. Ramaceto con giacitura a traversopoggio orientata circa 40N 35W. Tra il corpo principale e lascarpata è presente una vasta falda detritica originatasi in seguito all’accumulo di materiale proveniente sia daifenomeni erosivi tipo crollo e crollo ribaltamento sia da limitati fenomeni tipo debris – flow, successivi all’eventoprincipale. Il materiale d’accumulo è evoluto in qualche caso in piccole colate. Si notano lobi frontali dovuti verosimilmentealla differente velocità di avanzamento delle colate. Il corpo della frana relitta è delimitato in destra dal Rio Ciazza ein sinistra dal Rio Rapallina. La parte centrale del corpo è invece incisa dai rii Cicana e Roncano. Cichero si collocasopra il lato destro della frana relitta. Questa porzione di frana è incisa da torrenti minori. L’azione erosiva di questirii combinata con l’infiltrazione delle acque meteoriche rende instabile l’area su cui sorge l’abitato.

Nel secondo esempio è visibile il versante che dal M. delle Groppe – M. Cucco arriva al T. Sturla. Esso è interessatoda una grande frana in roccia della quale sono visibili gli elementi principali. Sono inoltre evidenti dossi in apparenzadislocati e una complessa idrografia. Nella parte alta del versante le incisioni sono disposte circa parallele al crinalee riempite da materiale di origine eluvio – colluviale.

Nel terzo esempio appare evidente tutta la complessità di un’area nella quale si è manifestata una deformazioneprofonda dei versanti. Infatti, sono chiaramente visibili ampie porzioni di versante dissestate con ingente dislocamentodi materiale roccioso e un enorme sviluppo di corpi di frana, tra i quali emerge con chiarezza l’esistenza di due grandifrane relitte. Nei loro corpi sono visibili altre frane, frutto della rimobilizzazione parziale dei corpi maggiori piùantichi. E’ inoltre visibile un altro corpo attivo con il piede nel fondovalle. Quest’ultimo deve la sua attività alloscalzamento da parte del Trebbia. Vi sono quindi tre generazione di frane chiaramente distinte. Si possono notare infineforme di erosione sia attive che inattive, quali scarpate e corone, movimenti plastici superficiali e ampie strisce attivedi detrito. Infine, è presente anche una modificazione antropica del versante dovuta ad una attività mineraria, che hacontribuito a scorrimenti gravitativi superficiali data la presenza di ingenti quantità di materiali di risulta della estrazionedei minerali di calcopirite, rame e manganese.

Page 31: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 31 -

II

II

II

II

II

II

II

I

0 1 2Km

N

Villagrande di Cichero

12

3 4

5

AGT

FMG

cs

II

IIIIII

II

I

I

III

I

I

a

b

6

Fig. 6 - Schema geomorfologico del territorio di Villagrande di Cichero. Legenda: cs) Falde e coni detritici, originati anche da frane di crollo e lem-bi residuali di frane antiche e relitte; Unità del Monte Gottero - AGT) Argilliti di Giaiette; FMG) Formazione del Monte Gottero; 1. Corone di franae/o di degradazione retrogressiva; 2. Frane recenti e attuali; 3. Frane antiche e relitte; 4. Colate detritico-fangose incanalate (debris e muddy-de-bris flow deposits) con termini di transizione e/o con alternanze e passaggi laterali a depositi originati da trasporto in acque correnti; 5. Coni diorigine mista; 6. Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV) e scorrimenti di roccia in blocco (a); idem, presunti (b).

Page 32: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 32 -

III

II

II

I

III

I

I

II

I

I

III

I

I

II

II

II

II

II

II

II

II

II

II

II

II

II

I

III

I

II

II

I

III

III

I

II

II

II

II

II

II

II

II

I

II

II

II

II

0 1 2Km

N

Monte Cucco

1

2 3

4

5

cs

SZO

FMG

AGT

al

II

IIIIII

II

I

I

III

I

I

a

b

6

Fig. 7 – Schema geomorfologico del territorio di Monte Cucco. Legenda: al) Depositi alluvionali e detritico-colluviali; cs) Falde e coni detritici, origi-nati anche da frane di crollo e lembi residuali di frane antiche e relitte; Unità del Monte Gottero - AGT) Argilliti di Giaiette; FMG) Formazione delMonte Gottero; Gruppo degli Scisti della Val Lavagna - SZO) Scisti zonati; 1. Corone di frana e/o di degradazione retrogressiva; 2. Frane recentie attuali; 3. Frane antiche e relitte; 4. Colate detritico-fangose incanalate (debris e muddy-debris flow deposits) con termini di transizione e/o conalternanze e passaggi laterali a depositi originati da trasporto in acque correnti; 5. Coni di origine mista; 6. Deformazioni Gravitative Profonde diVersante (DGPV) e scorrimenti di roccia in blocco (a); idem, presunti (b).

Page 33: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 33 -

ss

s

s

s

IIII

II

IIIIII

II

iI

IIIII

I

II

I

I

II

I

II

II

I

III

I

II

IIII

II

s

s

ss

s

s

s

ss s

3

4

5

6

2

s

ss s

s8

a

b1

CCN

al

cs

200 0 200 400m

N

Rovegno

II

IIIIII

II

I

I

III

I

I

a

b

7

Fig. 8 - Schema geomorfologico del territorio di Rovegno. Legenda: al) Depositi alluvionali e detritico-colluviali; cs) Falde e coni detritici, originatianche da frane di crollo e lembi residuali di frane antiche e relitte; Unità di Ottone - S. Stefano - CCN) Complesso di Casanova; 1. Corone di franae/o di degradazione retrogressiva (a); idem, presunte (b); 2. Scorrimenti rotazionali nel corpo di frana; 3. Frane recenti e attuali; 4. Frane antichee relitte; 5. Colate detritico-fangose incanalate (debris e muddy-debris flow deposits) con termini di transizione e/o con alternanze e passaggi late-rali a depositi originati da trasporto in acque correnti; 6. Coni di origine mista; 7. Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV) e scorri-menti di roccia in blocco (a); idem, presunti (b); 8. Sbancamento e/o terrapieno; terreno di riporto.

Page 34: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 34 -

3.6 Centri abitati instabili

Comune Località Formazioni geologiche Tipi di frane

Borzonasca Bertigaro Complesso di Casanova Scorrimento rotazionaleArgille a palombini e colamentoBasalti

Borzonasca Campori Complesso di Casanova Scorrimento rotazionale Argille a palombini e colamentoBasalti

Borzonasca Prato-Sopralacroce Flysch di Ottone Scorrimento rotazionaleComplesso di Casanova e colamentoBasalti

Borzonasca Temossi Complesso di Casanova Scorrimento rotazionale Argille a palombini e colamentoBasalti

Borzonasca Vallepiana Flysch di Ottone Scorrimento rotazionaleComplesso di Casanova e colamentoBasalti

Borzonasca Zanoni Flysch di Ottone ColamentoComplesso di CasanovaBasalti

Busalla Bastia Conglomerati di Savignone Scorrimento traslativo Argilliti di Montoggio e colamentoFormazione di Ronco

Camogli San Rocco – Mortola Conglomerati di Portofino Scorrimento traslativo,Flysch di Monte Antola crollo, complesso

Castiglione Campegli Ultramafiti Scorrimento rotazionaleChiavarese Basalti e traslativo, colamento

Ceranesi Borgo Ferrandi Argille del P. d. Bocchetta Complesso (scorrimento-Serpentiniti, Formazione di colamento),deformazioni Torbi, Dolomia di M. Gazzo plastiche

Ceranesi Paravanico Argille del P. d. Bocchetta Complesso (scorrimento-Serpentiniti, Formazione di colamento),deformazioni Torbi, Dolomia di M. Gazzo plastiche

Davagna Moranego Formazione di Ronco Deformazioni plastiche,Formazione di M. Antola scorrimento traslativo

Davagna Sella Formazione di Ronco, Deformazione plastica,Formazione di M. Antola scorrimento rotazionale

Fascia Cassingheno Formazione di Ronco, Scorrimento rotazionale eFormazione di Cassingheno, traslativo, complesso,Formazione di Canale deformazione plastica

Page 35: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 35 -

Fontanigorda Canale Formazione di Canale Scorrimento traslativo, colamento

Genova Fontana Argilliti di Montoggio Deformazioni plastiche,Formazione di M. Antola scorrimento rotazionale

Genova Pino Soprano Argilliti di Montoggio Colamento, scorrimento Formazione di M. Antola rotazionale, creep

Genova S. Martino Argilliti di Montoggio Colata, scorrimentodi Struppa Formazione di M. Antola roto-traslativo

Lumarzo Boasi Formazione di Ronco Scorrimento roto-traslativoFormazione di M. Lavagnola

Lumarzo Pannesi Scisti Manganesiferi Scorrimento roto-traslativo,Formazione di M. Antola colamento, deformazioni

plastiche

Lumarzo Vallebuona Formazione di M. Lavagnola, Deformazioni plastiche,Scisti Manganesiferi scorrimento roto-traslativo

Moneglia Lemeglio Flysch del M. Gottero Scorrimento rotazionale e Scisti zonati traslativo, complesso,

deformazione plastica, crollo

Né Arzeno Calcari a Calpionelle Scorrimento roto-traslativoComplesso gabbrico e basalti e colamento

Né Prato Calcari a Calpionelle Scorrimento rotazionaleComplesso gabbrico e basalti e colamento

Neirone Lazzeruole Flysch del M. Gottero Deformazioni plastiche,Scisti zonati scorrimenti rotazionali,

colamento.

Neirone Ognio Arenarie del M. Gottero ScorrimentoScisti zonati roto-traslativoScisti Manganesiferi

Rezzoaglio Alpepiana Flysch di Ottone Scorrimento roto-traslativoComplesso di Casanova e colamentoArgille a blocchi di M. Veri

Rezzoaglio Cerisola Flysch di Ottone Scorrimento rotazionaleArgille a blocchi di M. Veri e colamentoComplesso di Casanova

Rezzoaglio Costa Figara Flysch di Ottone Scorrimento traslativoArgille a blocchi di M. Veri e colamentoComplesso di Casanova

Rezzoaglio Magnasco Flysch di Ottone Scorrimento rotazionaleArgille a blocchi di M. Veri e colamentoComplesso di Casanova

Page 36: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 36 -

Rezzoaglio Vicomezzano Flysch di Ottone Scorrimento roto-traslativoArgille a blocchi di M. Veri e colamento

Rezzoaglio Vicosoprano Flysch di Ottone Scorrimento roto-traslativoArgille a blocchi di M. Veri e colamento

Ronco Scrivia Minceto Conglomerati di Savignone Scorrimento roto-traslativoFormazione di Ronco e colamento

Ronco Scrivia Pietrafraccia Conglomerati di Savignone Scorrimento roto-traslativoFormazione di Ronco e colamento

Rondanina Retezzo Formazione di Ronco Scorrimento traslativo,complesso

Rondanina Rondanina Flysch di M. Antola Scorrimento rotazionale Formazione di M. Lavagnola e traslativo, complessoFormazione di Ronco

Rovegno Poggio Diaspri, Basalti, Ultramafiti Complesso

Rovegno Rovegno Diaspri, Basalti, Ultramafiti Complesso

Rovegno Valle Diaspri, Basalti, Ultramafiti Scorrimento rotazionale,colamento, complesso,deformazione plastica

S. Colombano Camposasco Scisti Manganesiferi Scorrimenti roto-traslativimultipli evolventi in colamenti

Sant’Olcese Sant’Olcese Chiesa Formazione di Ronco Complesso, (scorrimento-Tullo Argilliti di Montoggio colamento)

Flysch di M. Antola

Sant’Olcese Torrazza Flysch di M. Antola Colamento, complesso, Argilliti di Montoggio deformazioni plasticheFormazione di Ronco

Sant’Olcese Vicomorasso Flysch di M. Antola Colamento, complessoArgilliti di Montoggio

Santo Stefano d’Aveto Ascona Flysch di Ottone Scorrimenti roto-traslativiFlysch di Vico multipli, colamentoArenarie della Val d’Aveto

Santo Stefano d’Aveto S. Stefano d’Aveto Flysch di Ottone Scorrimento di roccia,Argilliti di M. Veri colamentoComplesso di Casanova

Savignone Savignone Conglomerati di Savignone Espandimento lateraleArgilliti di Montoggio e colamento

Serra Riccò Crocetta d’Orero Argilliti di Montoggio Colamento, complesso, Formazione di Ronco deformazioni plastiche

Page 37: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 37 -

Serra Riccò Orero Argilliti di Montoggio Colamento, complesso, Formazione di Ronco deformazioni plastiche

Sestri Levante Fontane Flysch del M. Gottero Scorrimento traslativo,Scisti zonati complesso

Tiglieto Tiglieto Unità Erro-Tobbio Complesso, deformazioni Serpentiniti, metabasalti plastichemetagabbri, F. di Molare

Torriglia Casabianca Flysch di M. Antola Scorrimento roto-traslativo,Formazione di Ronco scorrimento di detrito,Formazione di M. Lavagnola deformazione plastica

Tribogna Garbarini Argille a palombini Scorrimento roto-traslativoScisti ManganesiferiArdesie di M. Verzi

Vobbia Arezzo Formazione di M. Antola Scorrimento rotazionalee colamento; scorrimentotraslativo in roccia

Centri abitati segnalati

Comune Località Formazioni geologiche Tipi di frane

Borzonasca Zolezzi Complesso di Casanova Scorrimento traslativoScisti della Val LavagnaBasalti

Busalla Camarza Conglomerati di Savignone Scorrimento traslativo in rocciaArgilliti di Montoggio e colamento

Campomorone Isoverde Dolomie di M. Gazzo Crolli di volte di gallerie, Calcari di Gallaneto subsidenzaFormazione di Torbi

Casella Vallegina Unità M. Antola Scorrimento roto-traslativo

Castiglione Chiavarese Masso Serpentine, Basalti, Brecce Scorrimento traslativo in roccia

Castiglione Chiavarese Missano Argille a palombini Scorrimento roto-traslativo

Cicagna Cassottana Scisti Manganesiferi Deformazioni plastiche, colamento

Crocefieschi M. della Rocca Conglomerati di Savignone Scorrimento roto-traslativo,Vallegge Unità M. Antola Crollo

Davagna Marsiglia Formazione di M. Antola Scorrimento traslativo,deformazioni plastiche

Genova Carpenara Serpentinoscisti, serpentiniti Complesso (crollo - scivolamento)

Page 38: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 38 -

Gorreto Garbarino Scisti zonati Scorrimento traslativo,colamento

Lumarzo Craviasco Scisti zonati Scorrimento rotazionale,deformazioni plastiche

Lumarzo Forca Scisti Manganesiferi Deformazioni plastiche,colamento

Masone Masone Calcescisti, metabasiti, Complessa (scorrimento –serpentiniti colamento)

Mignanego Costagiutta – Paveto Argille a palombini Complessa (scorrimento -colamento), colamento di detriti

Mignanego Migliarina Flysch di Busalla Deformazioni plastiche,(Argilliti di Montanesi) scorrimento e colamento

superficiali

Mignanego Mignanego Flysch di Busalla Scivolamento di detrito di(vetreria) (Formazione di Mignanego) origine antropica

Mignanego Ponterosso Flysch di Busalla Scivolamento superficiale(Formazione di Mignanego)

Neirone Neirone Arenarie di M. Gottero Scorrimento roto-traslativo,Scisti zonati deformazione plastica

Ronco Scrivia Le Cascine Formazione di M. Antola Scorrimento di detritiFormazione di Ronco Scorrimento traslativo

San Colombano S. Colombano Ardesie di M. Verzi Scorrimento roto-traslativo,Scisti Manganesiferi colamento

Sant’ Olcese Piccarello Argilliti di Montoggio Deformazioni plastiche, Formazione di Ronco riattivazione di frana di

scorrimento

Serra Riccò Pedemonte Formazione di Ronco Scorrimento di detrito e(Valle Regia) blocchi, colamenti di terra

Sestri Levante Libiola Scisti di V. Lavagna Scorrimento e colamentosuperficiali

Sori Sussisa (Porcile) Flysch di M. Antola Scorrimento traslativo

Tiglieto Acquabona – Unità Erro – Tobbio Complesso (scorrimento -S. Gottardo Serpentiniti, basalti, gabbri colamento)

Tribogna Aveno Ardesie di M. Verzi Scorrimento traslativoScisti Manganesiferi

Tribogna Liteggia Ardesie di M. Verzi Complesso (scorrimentorototrasl-colamento)

Valbrevenna Caselline Formazione M. Antola Scorrimento roto-traslativo

Page 39: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 39 -

4. Centri Abitati Instabili: Casi di Studio(Le schede seguono l’ordine alfabetico del centro abitato)

Page 40: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 40 -

Page 41: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 41 -

Page 42: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 42 -

Page 43: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 43 -

PROCESSI E FORMERecenti e Attuali

Quiescenteo inattivo

Attivo

Corpo di frana per crollo o ribaltamento

Corpo di frana per scorrimento traslativo

Corpo di frana per scorrimento rotazionale

Corpo di frana per colamento

Corpo di frana complessa

Orlo di scarpata di frana e/o di degradazione

Area interessata da deformazioni plastiche

Falda detritica

Cono detritico

Frana non fedelmente cartografabile

AGENTE MORFODINAMICO:Gravità

STATO DI ATTIVITA’

PROCESSI E FORMEEreditati

Frana antica e relitta; Deformazione GravitativaProfonda di Versante (DGPV)

Scorrimento di roccia in blocco, a); presuntoo potenziale, b)

Scorrimento rotazionale multiplo, a); presuntoo potenziale, b)

Frattura di trazione

Contropendenza di frana

LEGENDA GEOMORFOLOGICA

IIIIIIIIIII

I

I

IIIIIIIIIII

I

I

II

II

II

IIII

I

II

II

a) b) II

II

III

II

II

s

ss

a) s

ss

b)

Page 44: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 44 -

AGENTE MORFODINAMICO:Acque correnti superficiali

STATO DI ATTIVITA’

PROCESSI E FORMEQuiescenteo inattivo

Attivo

Scarpata di erosione torrentizia

Erosione di sponda

Fosso di erosione concentrata

Cono di deiezione

AGENTE MORFODINAMICO:Gravità e acque correnti superficiali STATO DI ATTIVITA’

PROCESSI E FORMEQuiescenteo inattivo

Attivo

Colata detritico-fangosa incanalata (debris emuddy-debris flow deposits) con termini dipassaggio e/o con alternanze e passaggi lateralia depositi originati da trasporto in acque correnti

Cono di origine mista

IIIIIIII

I

I

IIIIIIII

I

I

i

ii i i

i

ii i i

ää

ää

AGENTE MORFODINAMICO:Moto ondoso e correnti sulla costa

STATO DI ATTIVITA’

PROCESSI E FORMEQuiescenteo inattivo

Attivo

Scarpata di erosione costiera

Spiaggia in arretramento

Spiaggia in avanzamento

F

cccc

c

cccc

c

mmmm

iiii

Page 45: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 45 -

STATO DI ATTIVITA’

P

FORME ANTROPICHE

Scarpata

Sbancamento e/o terrapieno; terreno di riporto

Scogliera

Briglia

Cava

c

ELEMENTI STRUTTURALI

Contatto stratigrafico

Faglia

Sovrascorrimento tettonico

Giacitura degli strati

q qq q q

30B

Page 46: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 46 -

Page 47: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 47 -

Località

ALPEPIANA 010048

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RezzoaglioProvincia GenovaAbitanti 74Bacino idrografico principale T. AvetoBacino idrografico secondario T. Cugno, R. di GialanQuota m .s.l.m. 825-875Foglio I.G.M.I. 83 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 215012 “Vicosoprano”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 57Vie di comunicazione Strada Provinciale Alpepiana - Orezzoli

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Difese di sponda mediante blocchi e muri di contenimento

Cause di instabilitàCarente regimazione delle acque meteoriche e di infiltrazione.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area di studio è presente l’Unità Ottone - S. Stefano, con la Formazione del Flysch di Ottone (FOT), il Complesso

di Casanova (CNN) e le Argilliti a blocchi di M. Veri (AMV).

Inquadramento geomorfologicoAlpepiana sorge intorno a quota 860 m sulla parte medio-bassa di un esteso e antico corpo franoso a forma di colata,

che rappresenta l’evoluzione di una frana originatasi dal versante meridionale del M. Oramara (1522 m) e del M. Pescino(1319 m) (fuori carta). La frana ha l’aspetto di un lunghissimo corpo ad andamento NE-SO che muta, dopo la localitàScagno, in direzione NO-SE.

La frana è delimitata e, presso Scagno, tagliata dalla incisione del T. Cugno che drena tutta l’area. Il versante sinistrodel T. Cugno presenta frane che hanno coinvolto sia il paese di Vicomezzano (si veda la scheda relativa), sia le localitàRaschioni e Piero Maria, mentre il versante destro presenta, oltre alla frana relitta principale altri corpi, come per esempiosulla Costa Mogge, dove si sviluppa anche una nicchia da circa quota 1000 fino a circa quota 1100 m, interessandola Formazione del Complesso di Casanova: situazioni simili sono presenti più a monte sulla Costa Gracola. I versantidell’area risultano intensamente rimodellati da forme secondarie di erosione e deposito. Infatti nel corpo detritico principalesono stati individuati olistoliti eterometrici di differente litologia, attribuibili al trasporto in massa avutosi durante il fenomenofranoso e selettivamente esposti.

Un altro fenomeno posto a sud di Alpepiana si è originato dal versante sud orientale del M. Curma (1014 m), sulquale è ancora riconoscibile la nicchia di distacco che si sviluppa interamente nel Complesso di Casanova. Il movimentoche ha caratterizzato questa frana è da ricondurre ad uno scorrimento rotazionale con evoluzione in colamento. Sonoevidenti numerosi blocchi eterometrici ed eterogenici all’interno del corpo di frana, rimasti scoperti per erosioneselettiva.

Si segnalano due aree di riattivazione più recenti ubicate ai lati del corpo franoso relitto.

Page 48: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 48 -

Tipologia e descrizione del fenomenoLa colata su cui sorge il paese di Alpepiana rappresenta l’evoluzione di un fenomeno franoso del tipo scorrimento

rotazionale�colamento, che, come già visto, ha interessato gran parte del versante destro del T. Cugno. La frana haavuto alcune settoriali riattivazioni, che hanno contribuito nel tempo ad alimentare la colata. In particolare, sono distinguibilia metà versante almeno due riattivazioni con meccanismi dello stesso tipo del movimento principale. Fenomeno di crollo-ribaltamento hanno, invece, interessato la scarpata principale, contribuendo a smantellarne la corona e nello stesso tempoad alimentare i coni detritici che hanno nascosto in parte la testata.

Il T. Cugno esercita un’azione di erosione costante al piede della frana relitta, tanto che sono state predisposte operedi difesa laterale di sponda mediante collocazione di grossi blocchi.

Effetti del fenomenoLe abitazioni ed i manufatti di Alpepiana mostrano lievi lesioni. La situazione attuale induce ad ipotizzare la

possibilità che nell’ambito di una fondamentale stabilità della grande frana relitta su cui sorgono gli abitati di Alpepianae Secorte possano verificarsi locali riattivazioni. In particolare lungo le sponde del Torrente Cugno l’erosione potrebbecreare le condizioni per una ripresa di movimenti gravitativi parziali.

Interventi di sistemazioneA partire dall’anno 1996 su incarico della Comunità Montana delle Valli Aveto, Graveglia e Sturla sono stati condotti

uno studio geologico e una campagna geognostica finalizzata al consolidamento della frazione di Alpepiana. Sonostati eseguiti 9 sondaggi a rotazione spinti a profondità comprese tra 21 e 36 m dal p.c. per complessivi 250 m lineari,completati tramite 3 inclinometri e 6 piezometri. La stratigrafia ha evidenziato la presenza di un orizzonte superiore dispessore variabile costituito da materiali sciolti rappresentati da brecce e trovanti alternati ad orizzonti fini, ed un substrato

Fig. 9 - E’ visibile il forte contrasto morfologico tra la parte alta del versante, dove sono riconoscibili nicchie di distacco, e la parte bassa copertada corpi di frane. Alpepiana si trova completamente sul corpo di una frana relitta proveniente da nord-est (destra della foto) e allungata fino al fon-dovalle.

Page 49: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 49 -

II

II

II

II

II

II

II

II I I I I I I I I

I

II

I I I

II

II

II

II I

II

II

II

II

I

II

I

IIII

I

ää

ää

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä ää ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

m

m

FOT

CCN

cs

cs

FOT

CCN

N

100 0 100 200mAlpepianaTavola 2

Page 50: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 50 -

roccioso costituito da argilliti e calcari molto fratturati, incontrato ad una profondità compresa tra i 20 ed i 36 m dalp.c.. Le letture inclinometriche indicano un piano di scivolamento individuato alla profondità compresa tra 16 e 17 mdal p.c.

Il monitoraggio idrogeologico è stato eseguito mediante 6 piezometri installati nei fori di sonda. Le misurazioni finoraeffettuate hanno individuato la presenza di una falda il cui livello superiore si attesta a profondità variabile tra 0,60 mfino a 16,4 m dal p.c. Dalla ricostruzione delle isofreatiche nel corpo di frana si evince che esiste una fascia conformataad impluvio sotterraneo che passa sotto l’abitato, verso cui confluiscono le acque profonde. Il corpo di frana, quindi,funziona da importante serbatoio idrico la cui ricarica è in parte legata alle precipitazioni e in parte alla circolazioneidrica sotterranea.

Gli interventi eseguiti nell’alveo del T. Cugno sono stati sia di manutenzione forestale tramite taglio a raso edaccatastamento degli alberi ad alto fusto incombenti nell’alveo sia nel taglio selettivo della vegetazione di alveo e disponda. Sono state risagomate e consolidate le briglie e le difese di sponda in gabbioni già esistenti e realizzate nuovedifese di sponda in pietrame. Per la stabilizzazione del versante sono previste scogliere in massi al piede del pendio,nei settori più instabili sono previste palificate o gabbionata i pietrame. Per la regimazione delle acque sub superficialisono previste due trincee drenanti collegate a pozzetti di raccolta dell’acqua proveniente dalle trincee e di una idoneatubazione per lo scarico delle acque verso linee di deflusso superficiale. Per i drenaggi profondi è prevista larealizzazione di un pozzo di grande diametro con rivestimento definitivo cementato, corredato da fori drenanti suborizzontali.

Page 51: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 51 -

Località

AREZZO 010066

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune VobbiaProvincia GenovaAbitanti 48Bacino idrografico principale T. VobbiaBacino idrografico secondario T. ScriviaQuota m s.l.m. 660-680Foglio I.G.M.I. 83 IV NOElemento C.T.R. 1:5000 196132 “Arezzo”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti -Edifici 10Vie di comunicazione Strada comunale in corrispondenza del paese

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno e sistemazioni idrauliche

Cause d’instabilitàLente deformazioni plastiche delle coltri detritiche di varia genesi e probabili rimobilizzazioni, secondo distinte superficidi scorrimento, di parti di antichi corpi di frana.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiorano unicamente i litotipi appartenenti alla Formazione del Flysch Monte Antola (FAN). Dal punto di

vista strutturale è da notare come i litotipi, oltre ad essere interessati da numerosi sistemi di frattura, che ne condizionanofortemente le caratteristiche meccaniche, appaiono caratterizzati anche dalla presenza di pieghe a mesoscala. Tali pieghesembrerebbero essere distinte da un’asse disposto grossomodo NNW-NNE e SSE-SSW e zone di cerniera molto schiacciate.Sebbene la giacitura complessiva dei litotipi appartenenti alla Formazione del Flysch di Monte Antola risulti atraverpoggio, nei settori di cerniera si hanno giaciture a franapoggio con inclinazioni assai modeste. Tale variabilitàè evidente percorrendo il Torrente Salmoria, dove l’erosione torrentizia ha consentito il denudamento di ampie zonedel basso versante.

Inquadramento geomorfologicoSono presenti, in modo preponderante, le forme gravitative connesse con l’innesco di fenomeni franosi appartenenti

a vari stili di attività (complesso, di scorrimento rotazionale e di colamento puro). Spicca la presenza di tre grossi ripiani(sui quali è stato edificato Arezzo) situati ad una quota media di circa 650 m. Tali ripiani, allungati secondo la direzioneNW-SE, costituiscono un’evidente anomalia morfologica rispetto alle aree limitrofe, che viceversa sono costituite da versantiuniformemente inclinati. Un simile contrasto appare spiegabile qualora si ammetta uno sviluppo del versante di Arezzoin relazione a fenomeni gravitativi a grande scala del tipo scorrimento in roccia. Di fatto, il contatto tra i ripiani ed isettori di versante soprastanti, ove si esplica una repentina variazione dell’acclività, non appare contraddistinto né daun limite litologico né dalla presenza d’elementi tettonici disgiuntivi. Ciò è confermato dalla presenza di tre concavitàdel versante situate immediatamente a monte, che potrebbero rappresentare le originarie nicchie di distacco, non solo,ma è presente un’evidente discordanza delle misure di strato, talvolta con importanti variazioni nella direzioni di affioramentidistanti solamente alcune decine di metri, che denota un intenso stato di disarticolazione delle masse rocciose.

Page 52: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 52 -

Lo sviluppo di questi movimenti gravitativi potrebbe essere stato indotto sia dall’assetto geologico sia dall’intenso statodi fratturazione dei litotipi affioranti.

Di particolare importanza per la comprensione delle modalità con cui si è sviluppata l’evoluzione morfologica dell’areaappare il fatto che i corpi appartenenti agli scorrimenti in roccia poggino su di una superficie sub-pianeggiante che,ubicata nella parte medio-bassa del versante ad una quota di circa 590 m, sembrerebbe rappresentare il residuo diun antico terrazzo in roccia e quindi ciò che rimane di una superficie di erosione fluviale. Lo scorrimento in roccia diparte del versante deve essersi realizzato in un momento in cui il livello di base del Torrente Salmoria doveva essereubicato alcune decine di metri al disopra rispetto a quello attuale. Tali scorrimenti in roccia devono rappresentare quindiforme di un’evoluzione del versante molto antiche ed attualmente relitte.

L’improvviso abbassamento del livello di base del Torrente Salmoria deve aver causato un’erosione fluvio-torrentiziadi tipo regressivo di tutti i suoi affluenti. Infatti, in corrispondenza delle aree di confluenza tra i maggiori affluenti delTorrente Salmoria e lo stesso collettore principale si può riscontrare la presenza di estese e profonde forre.

Successivamente alla realizzazione dei fenomeni gravitativi sopra descritti l’evoluzione del versante si è sviluppatatramite la formazione, secondo uno stile di tipo regressivo, dei corpi di frana di dimensioni più piccole, che hanno quasicompletamente obliterato la morfologia delle originarie aree di distacco degli scorrimenti in roccia. La presenza di unasuccessione chiaramente regressiva dei corpi di frana che si sono realizzati nella parte del versante ubicataimmediatamente ad est di Arezzo denota come l’abbassamento del livello di base del Torrente Salmoria e il conseguenteaggiustamento del profilo di equilibrio dei relativi affluenti abbia condizionato una simile evoluzione del versante.

Descrizione e tipologia del fenomenoI dissesti che hanno colpito a partire dagli anni ‘70 - ‘80 del secolo scorso alcuni edifici del paese e la via di

comunicazione principale sembrerebbero attribuibili ad una riattivazione parziale degli antichi corpi di frana presenti,connessa con lo sviluppo di superfici di scorrimento rotazionali e/o roto-traslativi a moderata profondità.

L’attivazione di tali fenomeni sembrerebbe attribuibile sia ad un’erosione regressiva dei rii Agrifoglio, Lagori e Precaesia ad una situazione caratterizzata dalla presenza di terreni a scadenti caratteristiche meccaniche e da una condizionedi forte imbibizione dei terreni in questione che si verifica in occasione di intensi o prolungati eventi piovosi. Atestimonianza dell’importanza che assume l’evoluzione del reticolo fluviale di questa parte del versante occorre porre

Fig. 10 - L’abitato di Arezzo visto dal versante destro del Rio Salmoria. Sono visibili sia l’ampio ripiano su cui è stato edificato il paese, rappresen-tativo delle testate dei corpi di frana relitti, sia le aree ubicate a monte dell’abitato caratterizzate da una maggior acclività e che costituiscono i re-sidui delle antiche nicchie di distacco.

Page 53: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 53 -

IIIIII

IIIIIIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIIIIIIII

I

IIII

IIIIIIIIII

IIIIII

IIIIII

IIII

IIIIIIIII

III

IIIIIIIII

IIIIII

I

IIIII

IIIIIIIIIIIII

IIIIIIII

II

IIII

IIII

IIIIIIIIIIIIIIII

IIIII

IIII

IIIII

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

IIIIIII

IIII

III

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

II

IIIII

I

II I I I I I I

I

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

IIIIIIIIII

IIIIIIIIIIIIII

I

I

I

II

I

%73

.46

>

W70

50

o60

56

e32

20q

FAN

FAN

FAN

W

dt

cs

dt

at

dt

cs

100

0100

200m

Are

zzo

N

Tavo

la 3

Page 54: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 54 -

in evidenza come i dissesti verificatisi ad Arezzo siano concentrati in corrispondenza delle testate dei principali rii. Illento movimento di queste aree ha causato in particolare il grave danneggiamento di quegli edifici collocati incorrispondenza dei settori bordieri degli impluvi e situati a cavallo tra la zona in movimento e quella più stabile, chesarebbero perciò risultati maggiormente sensibili al dissesto in atto e soggetti ad un più marcato stress.

Nel caso delle abitazioni ubicate poco a monte della locanda del paese si nota che i danni maggiori sonoconcentrati su quegli edifici situati in corrispondenza di forti ed evidenti strappi e ribassamenti del terreno, forme che,caratterizzate da una morfologia in pianta tipicamente a mezzaluna, delimitano superiormente le zone attualmente inmovimento.

Effetti del fenomenoMolte delle abitazioni di Arezzo appaiono coinvolte nei dissesti in atto. Gravi situazioni di instabilità strutturale si

sono verificate per almeno 8 abitazioni circa, alcune delle quali edificate negli ultimi 10-20 anni con criteri dicostruzione moderni, che prevedono la realizzazione di pilastri, travi in cemento armato e solai armati. Per le abitazionimaggiormente colpite il sindaco del comune di Vobbia ha preventivamente dichiarato prima l’inagibilità e successivamente,a tutela delle abitazioni limitrofe, la demolizione delle stesse. A dimostrazione che il dissesto che ha colpito l’abitatodi Arezzo ha incominciato a manifestarsi almeno negli anni ‘70 - ‘80 del secolo scorso, si nota come alcune delle abitazionipiù vecchie siano state soggette ad interventi di consolidamento appunto già nei primi anni ’80. Tra le abitazioni piùdissestate si registrano quelle situate subito all’entrata di Arezzo, quelle in corrispondenza delle aree centrali ed infinequelle ubicate poco sopra la locanda del paese. Tutte queste risultano caratterizzate dalla presenza di ampi quadri fessurativi,con crepe talvolta di dimensioni centimetriche, che caratterizzano sia i muri perimetrali sia quelli interni.

Interventi di sistemazioneOltre gli interventi di consolidamento delle singole abitazioni eseguite degli ultimi 20-30 anni, con tiranti e

palificazioni, sono stati eseguiti sia dalla Comunità Montana dell’Alta Valle Scrivia che dallo stesso comune di Vobbiainterventi che consistono nella realizzazione di sistemi di controllo (inclinometri e piezometri) e di sistemi idonei per ildrenaggio delle acque di imbibizione (pozzi drenanti). I primi interventi sono stati commissionati dalla Comunità Montananel 1998 nei settori ubicati a monte di Arezzo. Successivamente sono stati eseguiti, in seguito ai finanziamenti dellaRegione Liguria al comune di Vobbia nel quadro di somma urgenza per l’evento alluvionale dell’autunno del 2000, siastudi mirati a definire l’assetto geologico e geotecnico dell’area volti a conoscere le cause del dissesto di Arezzo siaulteriori interventi mirati alla stabilizzazione del versante. Tra quest’ultimi si registra la realizzazione di alcuni pozzi diemungimento, dotati di pompe sommerse auto-innescanti che dovrebbero evitare forti ed improvvise variazioni del livellodella falda acquifera, e l’impostazione di una nuova serie di inclinometri e piezometri.

Attualmente sono in progetto, sempre nel quadro dei finanziamenti della Regione Liguria, interventi di integrazionedella rete di monitoraggio e interventi di messa in sicurezza dell’abitato, che prevedono la realizzazione di trincee epozzi drenanti nonché la sistemazione delle sponde del Torrente Salmoria.

Page 55: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 55 -

Località

ARZENO, PRATO 010040

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune NèProvincia GenovaAbitanti 85 (Arzeno)Bacino idrografico principale T. GravegliaBacino idrografico secondario R. Ricasola, R. Prato e R. SopranoQuota m .s.l.m. 610 Foglio I.G.M.I. 83 II SEElemento C.T.R. 1:5.000 232022 “Arzeno”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada Provinciale Reppia-Carasco

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Esistente Interventi eseguiti Regimazione delle acque, muri di contenimento

Cause di instabilitàL’instabilità presente nell’abitato di Arzeno è provocata oltre che dalla carente regimazione idraulica dei rii e fossi anchedall’azione erosiva esercitata sia dal Rio Ricasola che dal Rio Prato ai fianchi della frana.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologiche Le Formazioni presenti sono il Complesso Gabbrico e i Basalti dell’Unità Bracco-Val Graveglia (Ω), masse di gabbri,

basalti, serpentiniti e peridotiti inglobati in una matrice di simile composizione. Al di sopra, in contatto tettonico, si trovala Formazione dei Calcari a Calpionelle (CCA).

Inquadramento geomorfologicoL’area è interessata da una grande frana che si estende dal Pian di Chiappozzo fino al Torrente Reppia. L’evoluzione

morfologica dell’intero versante si è sviluppata attraverso numerosi fenomeni gravitativi innescatesi, in presenza di formazionigeologiche dalle scadenti qualità meccaniche e di un predisponente assetto tettonico, a causa della spiccata capacitàerosiva dei torrenti che hanno scalzato al piede i versanti determinandone il franamento.

Nella parte alta del versante che unisce il Pian di Oneto al T. Reppia è riconoscibile un’ampia nicchia di distaccoche si sviluppa in parte nei Calcari a Calpionelle ed in parte nel complesso Gabbrico e Basalti. Il corpo di questa vecchiafrana variamente reinciso si estende circa da 730 m fino al fondovalle. Attualmente, il corpo di frana principale è suddivisoin corpi minori, che rappresentano il prodotto di riattivazioni avutesi in tempi diversi. Il tipo di movimento che ha originatoquesta vecchia frana è da ricondursi ad uno scorrimento rotazionale con evoluzione in colata.

La parte centrale della frana è interessata da riattivazioni, specialmente in prossimità del centro abitato di Arzeno,dove sono riconoscibili almeno due aree in cui sono presenti scorrimenti rotazionale (colamenti). Sono, infatti, evidentidue nicchie di distacco, una posta poco sopra al paese a quota 645 m e l’altra posta a quota 610 m: si tratta di unaevoluzione con stile di attività multiplo.

Esiste un contrasto morfologico tra la parte alta della frana di Arzeno e la parte mediana. In alto sono individuabiliestesi affioramenti di Calcare a Calpionelle, fratturato e suddiviso in blocchi anche di grosse dimensioni, che costituisconola scarpata principale, e in cui sono presenti fenomeni di crollo e crollo-ribaltamento, che hanno in parte smantellato

Page 56: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 56 -

le forme originarie dando origine a estese fasce pianeggianti, in qualche caso anche a leggere contropendenze, chesono state nel tempo organizzate in terrazzi e ampiamente coltivate dai residenti. Queste aree sono state interessateda continui fenomeni di riattivazione, provocati dalla abbondante circolazione idrica all’interno del corpo principaledi frana, che ha determinato il decadimento delle proprietà geomeccaniche dei terreni. Una terza area, mediamenteacclive, è situata a ridosso del Torrente Reppia e risulta diffusamente riattivata da fenomeni erosivi di sponda.

Tipologia e descrizione del fenomenoLa frana di Arzeno si è sviluppata sul lato ovest del crinale del Monte Chiappozzo e sembra essere l’evoluzione di

un fenomeno di più grandi dimensioni tipo scorrimento, che ha coinvolto l’intero crinale. Nella parte alta del versantesono presenti numerosi blocchi calcarei, che fanno ipotizzare fenomeni tipo crollo e crollo – ribaltamento.

L’abitato di Arzeno risulta impostato almeno su due livelli differenti, corrispondenti alle testate di due frane che sonouna l’evoluzione dell’altra. La frana posta più in alto ha una nicchia riconoscibile a quota 650 m, la seconda si sviluppacirca a quota 610 m e rappresenta l’evoluzione progressiva della precedente. Entrambi questi fenomeni sono impostatisul materiale incoerente, proveniente anch’esso da un più vecchio fenomeno franoso e di più ampie dimensioni, chedalla quota 750 m doveva aver raggiunto il fondovalle. Successivamente, il corpo è stato in parte smantellato e reincisoe nella parte mediana si sono avute riattivazioni, dovute sia alla eterogeneità del materiale coinvolto sia all’ abbondantepresenza di acqua.

Effetti del fenomenoLe lesioni sugli edifici di Arzeno (minori a Prato) indicano un dissesto diffuso, specialmente nella parte posta sopra

alla strada del paese. Le lesioni a carico dei fabbricati sono di vario genere sia a gola diritta sia a gola rovescia, adindicare sia la presenza di cedimenti differenziali sia di scivolamenti e scorrimenti. In questo caso appare determinantel’azione erosiva e di scalzamento al piede del Rio Ricasola e del Rio Prato, che mostra spiccate caratteristiche di erosioneattiva specie nella zona compresa tra quota 553 m e 580 m, dove sono presenti anche locali fenomeni di riattivazione.Anche la rete viaria e i muretti di contenimento risultano, in più punti, interessati da lesioni.

Interventi di sistemazioneI principali interventi sono rappresentati da muri di sostegno in cemento e pietra, visibili anche dalla strada

provinciale; in alcune aree sono stati effettuati lavori di regimazione idrauliche e delle acque piovane. La Comunità Montanadelle Valli Aveto, Graveglia e Sturla ha in progetto il consolidamento della parte bassa della frana.

Fig. 11 - E’ visibile il lato ovest del crinale del Monte Chiappozzo su cui si è sviluppata la frana di Arzeno. Questa frana rappresenta l’evoluzionedi un fenomeno di più grandi dimensioni tipo scorrimento che ha coinvolto l’intero crinale. Sono visibili gli apporti derivati dai canaloni laterali. E’visibile inoltre il forte contrasto morfologico tra la parte alta del versante, dove sono riconoscibili le nicchie di distacco e dove sono stati individua-ti numerosi fenomeni di crollo e ribaltamento, e la parte mediana della frana relitta su cui sorge l’abitato di Arzeno.

Page 57: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 57 -

ää

ä ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ä

mmm

mm

mm

Arzeno, Prato

N

100 0 100 200mTavola 4

CCA

CCA

Ω

ΩΩ

cs

cs

Page 58: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 58 -

Località

ASCONA 010056

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune S. Stefano d’AvetoProvincia GenovaAbitanti 30Bacino idrografico principale T. AvetoBacino idrografico secondario R. CasalinoQuota m s.l.m. 915 – 945Foglio I.G.M.I. 83 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 215023 “Ascona”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolteAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione S.S. n° 586 della Valle dell’Aveto

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno, di protezione, di consolidamento e di

sistemazione idrogeologica (regimazione acque superficiali, pozzie trincee drenanti, ripristino sezioni di deflusso, difese spondali)

Cause di instabilitàFondazioni su terreni a scadenti proprietà geomeccaniche, con tendenza sia a movimenti di tipo traslativo che a cedimentidifferenziali con prevalente componente verticale.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheL’area in esame è caratterizzata dalla sovrapposizione tettonica dell’Unità Ligure esterna Ottone – S. Stefano

sull’Insieme Subligure. Di quest’ultimo sono state riconosciute due Unità, “Canetolo” con il Flysch di Vico (FVI) e “Vald’Aveto”, con le omonime Arenarie (FAV), anch’esse in rapporti di sovrapposizione tettonica tra loro.

Le Marne e i calcari marnosi grigio scuri, di origine torbiditica, organizzati in strati con base calcarenitica del Flyschdi Ottone (FOT) appaiono profondamente tettonizzati, con fratturazione e scompaginazione diffuse accompagnate dallapresenza di diaclasi e fasce cataclastiche.

Inquadramento geomorfologicoL’abitato di Ascona è ubicato nel territorio comunale di S. Stefano d’Aveto, ad una quota di circa 930 m s.l.m., in

destra idrografica della valle del Torrente Aveto e precisamente nella porzione di versante compresa tra le cime di PoggioCerretti – Monte di Mezzo ed il fondovalle.

Il paesaggio è qui marcato da una chiara impronta morfogravitativa, tratteggiata da una rilevante presenza di formedi degradazione e di accumulo dovute a fenomeni franosi antichi e recenti, profondi e superficiali, originatisi perlopiùcon meccanismi di scivolamento e di colamento.

Se da un lato l’elevata franosità dell’area può essere ricondotta alle condizioni strutturali, che localmente sitraducono in giaciture mediamente a franapoggio, un ruolo essenziale nell’innesco dei fenomeni franosi è statocertamente giocato dal sollevamento neotettonico, tuttora in atto. In proposito, in questo settore della Val d’Aveto sonostati osservati sia una generale scarsità di depositi alluvionali che la presenza di numerosi meandri incastrati di origineepigenetica.

Page 59: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 59 -

Il ripiano morfologico su cui è fondato il paese di Ascona corrisponde alla testata di una frana relitta; questa, comele altre presenti nel settore di versante circostante il paese, si presenta “terrazzata”, sospesa sul fondovalle e fortementereincisa; in particolare, è tagliata trasversalmente nella sua porzione medio-inferiore dall’alveo del Rio Casalino.

L’approfondimento degli alvei e l’aumento dell’energia di rilievo connessi al sollevamento neotettonico hannodeterminato nella porzione medio-inferiore una diffusa franosità di tipo secondario, a carattere più superficiale,attraverso l’individuazione di superfici di scorrimento nel corpo di frana, e quindi di scoscendimenti multipli, o piùsemplicemente per la presa in carico, tramite meccanismi di colamento, del materiale detritico appartenente allaporzione superficiale della frana relitta. Tali fenomeni secondari sono tutt’oggi attivi e caratterizzati da una tipica evoluzionein senso retrogressivo; questa ha determinato il progressivo ampliamento ed arretramento della zona di distacco, la cuicorona si trova oggi ormai a ridosso del paese di Ascona determinando i problemi di stabilità in oggetto.

Più a monte, il crinale che limita ad oriente la porzione di versante su cui è fondato il paese di Ascona si presentamodellato in chiare forme “circoidi”, dovute sia a fenomeni franosi successivi alla messa in posto delle grandi frane,che si sono in parte sovrapposti a queste e ne hanno coinvolto le originarie zone di distacco, e sia al successivo arretramentodelle scarpate principali delle frane per processi di degradazione fisico-meccanica. In particolare risulta molto evidentela forma spiccatamente concava del versante nel settore a sud-est di Ascona, in corrispondenza del contatto tettonicoche regola la sovrapposizione del Flysch di Ottone (FOT) sul Flysch di Vico (FVI). In corrispondenza della porzione diversante a monte dell’abitato di Ascona riposano dunque abbondanti coperture di origine sia gravitativa che dadegradazione, cui corrispondono granulometrie da decisamente grossolane a medie e medio-fini.

Fig. 12 - Visione panoramica della frana relitta di Ascona, sulla cui testata è ubicato il centro abitato. La frana si presenta fortemente reincisa adopera sia del Torrente Aveto che della rete idrografica sviluppatasi sul versante. La franosità di tipo secondario che si è generata sul fianco destrodella frana relitta è ben riconoscibile e marcata dalla netta scarpata la cui zona sommitale si trova a ridosso del paese.

Page 60: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 60 -

Descrizione del fenomenoL’evoluzione retrogressiva dei fenomeni franosi che interessano la porzione della frana relitta situata immediatamente

sotto il centro abitato di Ascona, rimaneggiandone il materiale detritico, ha determinato in passato il progressivo ampliamentoed arretramento della zona di distacco, la cui scarpata si trova ormai a ridosso del centro abitato. Si tratta discoscendimenti multipli con repentina evoluzione in colata che hanno determinato, a monte della scarpata principale,diffusi fenomeni di instabilità.

La porzione di versante a monte dell’abitato di Ascona risulta invece caratterizzata, come si è visto, da abbondanticoperture di origine sia gravitativa che dovute a processi di degradazione fisico-meccanica. Data l’elevata acclività,tali accumuli sono spesso soggetti a colamento lento, a carattere stagionale, ma in corrispondenza di eventi meteorologicirilevanti possono alimentare fenomeni franosi rapidi, in grado di minacciare l’abitato. Questo è quanto avvenuto allafine del mese di Settembre 1999, quando oltre a tutta una serie di smottamenti superficiali interessanti le coltri di copertura,da queste ultime si è originata una colata fangosa che ha raggiunto il paese di Ascona, invadendone le strade e le abitazioni.

Effetti del fenomenoPrima degli interventi effettuati nel triennio 1997-1999 i terreni compresi tra la scarpata ed il centro abitato

risultavano interessati da trincee e fessure di trazione, e più in generale da un lento movimento verso valle della porzionesuperficiale del terreno, un tipico soliflusso con ritmi stagionali regolati soprattutto dalla quantità d’acqua che impregnail corpo della frana relitta. Alcuni edifici del centro storico si presentavano inoltre lesionati, sia in ragione di tali movimentilenti che a causa di cedimenti differenziali dovuti alle scadenti proprietà geomeccaniche dei terreni di fondazione; èbene sottolineare che tali lesioni avevano comunque interessato edifici fondati a trincea o addirittura privi di fondazione.

Più a valle, in corrispondenza della frana attiva che da quota 710 m s.l.m. si spinge sino al Torrente Aveto, la S.S.n° 586 della Valle dell’Aveto è stata interessata a più riprese da lesioni alla sede stradale.

Interventi di sistemazioneNel triennio 1997/1999 la Comunità Montana Valli Aveto-Graveglia-Sturla ha effettuato importanti interventi di bonifica

dell’area in esame, finanziati in due lotti distinti dalla Regione Liguria nell’ambito dell’Obiettivo 5b (Sottoprogramma2, Misura 1 – Attuazione opere pubbliche).

Il 1° lotto, del 30.11.1995, ha riguardato l’esecuzione delle prospezioni geognostiche, consistenti in 12 sondaggia rotazione ed integrate da prove geotecniche, idrogeologiche e geofisiche, la regimazione delle acque superficiali ela realizzazione di 3 pozzi drenanti nei pressi dell’abitato; con sistemi di ingegneria naturalistica si è provveduto inoltreal risanamento e consolidamento della corona di frana posta immediatamente a valle del paese.

Nell’ambito del 2° lotto, del 10.12.1997, è stata realizzata una trincea drenante nel settore immediatamente a montedella corona di frana e si è provveduto alla sistemazione idrogeologica del Torrente Aveto nel tratto sottostante l’abitatodi Ascona; tale sistemazione è consistita nella regimazione delle acque superficiali, nella realizzazione di difese spondalilungo il Torrente Aveto nel tratto corrispondente al piede della frana attiva e nel riassetto di alcuni corrivi secondari conripristino delle sezioni di deflusso.

Al termine di tali interventi la Comunità Montana ha predisposto il monitoraggio geotecnico e idrogeologicodell’abitato di Ascona, eseguito nel triennio 2000/2002 mediante l’installazione di inclinometri in alluminio e tubipiezometrici aperti attestati al fondo foro dei sondaggi effettuati per la campagna geognostica del 1997. Le lettureinclinometriche hanno evidenziato movimenti del terreno di entità trascurabile, rientranti nel campo dell’errore strumentale,che escluderebbero quindi movimenti in atto nel corpo della frana su cui è fondato l’abitato di Ascona.

A seguito degli eventi alluvionali del Settembre 1999, nel corso dei quali, come si è già detto, una colata rapidafangosa si è originata dalle coltri detritiche riposanti a monte dell’abitato di Ascona invadendone strade e abitazioni,il Comune di S. Stefano d’Aveto ha dovuto effettuare interventi di sistemazione e di ripristino del centro abitato. Si ètrattato innanzitutto di liberare le abitazioni e le infrastrutture dal fango; successivamente si è provveduto al ripristinodella porzione di versante a monte dell’abitato, regimandone anche l’idrografia superficiale; subito a monte dell’abitatoè stato infine realizzato un muro di protezione in cemento armato, fondato su pali e ancorato con tiranti.

Attualmente sono in corso ulteriori lavori di sistemazione idraulica, consistenti nella regimazione delle acquesuperficiali e nella sistemazione di corrivi, cunette, trincee drenanti e tombinature.

Page 61: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 61 -

qq

qq

qq

q

q

q

qq

q

qq

qq

qq

q

IIIIIIIII

II

mm

m

II

I

I

I

IIII

III

IIIII

II

IIIIIIIIII

II

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ää

ää

I

IIIII

IIII

IIIIIII

III

IIIIII

IIII

40I

70P

O

42

30*

O 4550O

T3565

P

IR 5080

3535 UA

N

Ascona100 0 100 200m

Tavola 5

FAV

FVI

FVI

FOT

cs

dt

dt

dt

al

dt

Page 62: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 62 -

Località

BASTIA 010006

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune BusallaProvincia GenovaAbitanti 110Bacino idrografico principale T. ScriviaBacino idrografico secondario T. SeminellaQuota m s.l.m. 580 - 660Foglio I.G.M.I. 83 IV SOElemento C.T.R. 1:5.000 213041 “Bastia”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici Alcuni edifici di Bastia, la chiesa ed edifici di

Case VidoniVie di comunicazione Strada provinciale

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Installata in parteProgetto generale di sistemazione Esistente in parteInterventi eseguiti Opere di drenaggio (briglie) eseguite sul Rio Vialà

Cause di instabilitàAlcuni edifici di Bastia, compresa la chiesa e le sottostanti Case Vidoni, sono fondati su aree interessate da scorrimentiroto – traslativi e traslativi – colate; altre frane a tipologia complessa e colate sono presenti nel bacino del Rio Vialà, asud di Bastia.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheOltre ai terreni di copertura superficiale ed a numerosi corpi di frana, nell’area affiorano i depositi tardo e post-orogeni

del Bacino Terziario Piemontese, rappresentati dalla Formazione dei Conglomerati di Savignone (CGS) e localizzatiimmediatamente a nord-est di Bastia, l’Unità M. Antola, qui con la Formazione delle Argilliti di Montoggio (AMG) el’Unità Portello, rappresentata dalla Formazione di Ronco (ROC) e localizzata nel settore occidentale dell’area. Iconglomerati costituiscono un complesso in posizione trasgressiva ed in discordanza stratigrafica rispetto all’Unità dell’Antola,sottostante, e la loro immersione verso ONO è tipica del conglomerato lungo gran parte del versante interessato. Sonopresenti frequenti fratture e faglie.

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Bastia e le sottostanti Case Vidoni sono situati sul versante meridionale di una dorsale a

prevalente direzione NE-SO appartenente al bacino idrografico del T. Seminella, tributario destro del T. Scrivia. La dorsaleha acclività media di circa 18° fino alla isoipsa 570, per poi diminuire repentinamente a circa 8° fino alla isoipsa 540.Il contrasto fra i conglomerati di Savignone e la sottostante Formazione delle Argilliti di Montoggio ha generato unostacco morfologico molto netto. Le profonde incisioni impostate su discontinuità di origine tettonica sono dovute siaall’alterazione chimica del conglomerato, per la parte calcarea, ma anche e soprattutto per fenomeni gravitativi di tipoespandimento laterale. Dalla dorsale principale si staccano dorsali minori, caratterizzate dalla presenza di numerosefrane, favorite dagli affioramenti delle Argilliti. Proseguendo verso ovest, più specificamente tra M. Roveto (677,3 m)e Case Olivieri, la dorsale principale, la cui ossatura è costituita dalle metapeliti della formazione di Ronco, si presentamodellata in forme circoidi dall’azione convergente di fenomeni franosi e dal successivo arretramento delle scarpate

Page 63: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 63 -

principali; l’evoluzione regressiva ha infatti portato gli orli di scarpata di frana e/o di degradazione in prossimità delcrinale. In tal modo i due opposti versanti si trovano attualmente separati, in particolare tra Casa del Gallo e Casa Olivieri,soltanto da una stretta fascia di terreno.

Tipologia e descrizione del fenomenoL’evoluzione regressiva dei fenomeni franosi, i quali con diversa modalità hanno interessato su entrambi i lati la dorsale

su cui è edificato l’abitato di Bastia, sembra non aver esaurito la propria attività. Frane a tipologia complessa, attive equiescenti, sono localizzate sia nel settore di versante che lambisce l’abitato, al di sotto della chiesa, e sia, proseguendoverso sud est, all’interno di corpi di frane maggiori antiche, sempre a tipologia complessa. Le numerose colate originatisinelle argilliti hanno modificato sensibilmente la morfologia della dorsale minore su cui è situato l’abitato di Semino (fuoricarta), fino a coinvolgerlo, in parte. Qui le frane, prevalentemente di tipo colata, risultano perlopiù quiescenti, ma alcunedi queste presentano comunque indizi di riattivazione costituiti da strappi e contropendenze del terreno e da emergenzeidriche.

Sono presenti, inoltre, anche scorrimenti di roccia in blocco, osservabili sotto Casa del Gallo, interrotti anch’essi dafrane recenti e attuali a prevalenti meccanismi di scorrimento rotazionale - colata. Anche a Case Olivieri, nel versantesettentrionale, al di sotto di una strada campestre, sono presenti due corpi franosi di tipo traslativo. Per quanto riguardaancora il versante settentrionale della dorsale di Bastia, i corpi di frana maggiori, a tipologia complessa e traslativa,non presentano segni di riattivazione, ad esclusione di tre frane minori, convergenti verso lo stesso impluvio, che prendonoforza sotto M. Roveto e coinvolgono palesemente la strada asfaltata che si sviluppa a partire dal bivio localizzato sopraCasa del Gallo. La dorsale dei conglomerati di Savignone, a prevalente direzione NO-SE e localizzata a NE dell’areastudiata, risulta interessata sia da fratture e sia, a causa della presenza alla base delle Argilliti di Montoggio acomportamento prevalentemente plastico, da probabili superfici di scorrimento che hanno contribuito a far dislocare

Fig. 13 - Panoramica di Bastia vista da Camarza. Si osserva la frana di colamento nelle Argilliti di Montoggio (che interessa la parte dell’abitato indestra della foto) discesa fino alla grande scarpata nei Conglomerati di Savignone colpiti da processi di crollo e ribaltamento. L’abitato di Bastia èinteressato sul lato opposto da altre frane di colamento e complesse che coinvolgono parzialmente le Case Vidoni sottostanti.

Page 64: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 64 -

dalla loro posizione originaria potenti blocchi di roccia che attualmente risultano palesemente disposti a scala. Ai lati,questa dorsale è interessata da frane di crollo e ribaltamento e coni prevalentemente detritici, attivi e quiescenti, conspiccata tendenza all’evoluzione regressiva.

Effetti del fenomenoParte degli edifici di Bastia, compresa la chiesa con l’annessa canonica, ed in numero superiore quelli di Case Vidoni,

risultano vistosamente lesionati con crepe nei muri perimetrali ed interni, specialmente in quelli fondati nelle immediatevicinanze delle scarpate. Sono in corso periodiche opere di manutenzione, anche strutturali, che non permettono unaprecisa valutazione dei dissesti subiti dagli edifici stessi. Le letture inclinometriche effettuate con i sondaggi realizzatiin quest’area, come verrà detto più oltre, stanno fornendo, comunque, utili informazioni sia sui movimenti riferibili allegià note superfici di scorrimento dei corpi di frana e sia sulla presenza di nuove superfici più profonde. E’ da segnalare,inoltre, che il tratto di strada compreso tra Case Olivieri e Bastia - Case Vidoni fino a Semino presenta, a luoghi, cedimentidel manto stradale e lesioni nei muri di sostegno in cemento ed in muratura.

Interventi di sistemazioneA causa dei numerosi movimenti franosi che interessano il bacino del Rio Vialà, che prende forza a lato di Case

Vidoni, sotto Bastia, da parte della Comunità Montana Alta Valle Scrivia nel 1986 è stata condotta una campagnageognostica attraverso l’esecuzione di dieci sondaggi a carotaggio continuo completati con piezometri per il controllodella falda, finalizzata alla realizzazione di un “Progetto di recupero naturalistico dell’area sotto Bastia, in dissestoidrogeologico”. Esso ha portato, nel 1988, alla costruzione di importanti opere trasversali di regimazione delle acque,allo scopo di rallentare e/o eliminare l’incipiente processo erosivo e regressivo delle stesse, che ha sicuramentecostituito una delle cause principali delle numerosi frane presenti in tutto il bacino. Le numero briglie, tutt’oggi ancorain buono stato di conservazione, sono state realizzate ad una distanza planimetrica, reciproca, di circa 10 metri, finoa poco sotto Case Vidoni. Inoltre, sono state realizzate sul versante sinistro, delle canalette drenanti atte alla captazionedelle acque superficiali.

Gli interventi eseguiti sino ad oggi hanno comportato il rimodellamento di parte della zona franosa e la canalizzazionedi circa il 70 % del Rio Vialà. Infine, sono state realizzate strutture di difese spondali elastiche (gabbioni) incorrispondenza delle briglie.

Page 65: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 65 -

qqq

q

q

q

qq q

qq

qq

IIIIII

IIII I I

I

IIIII I I

I

II I I

III

IIIIIIIIIIIII

II I I I

I

IIIIIIIIIIIII

m

mm

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä ä

ä

ä ää ä

äää

ä

ää

ä

ä

ä ä ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

x35

u40

p30

dt

qqq

qq

qq

qq

qq

qq

q

qq

q

q q

CGS

AMG

AMG

ROC

ROC

100

0100

200m

Basti

a

N

Tavo

la 6

Page 66: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 66 -

Località

BERTIGARO 010005

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune BorzonascaProvincia GenovaAbitanti 68Bacino idrografico principale T. SturlaBacino idrografico secondario R. dei MerliQuota m .s.l.m. 600 - 700Foglio I.G.M.I. 83 II SEElemento C.T.R. 1:5.000 215093 “Temossi”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 51Vie di comunicazione Strada Statale n° 656 dell’Aveto

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Regimazione delle acque, muri di contenimento

Cause di instabilitàL’instabilità è causata dal rammollimento dell’abbondante componente argillosa del materiale costituente il substrato adopera dell’acqua di infiltrazione diretta, di ruscellamento e di quella di circolazione sotterranea.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheIl T. Sturla separa l’Unità M. Gottero, posta sul versante destro, dall’Unità Ottone - S. Stefano, posta sul versante sinistro.

Le due unità mostrano, oltre che differenze litologiche, anche differenze giaciturali, poiché il versante destro dello Sturlarisulta complessivamente con strati disposti a reggipoggio, mentre il versante sinistro mostra una successione con unagiacitura a franapoggio o sub parallela al versante. Tutto il versante sinistro del T. Sturla risulta occupato da successionilitologiche composte da termini con caratteristiche fisico - meccaniche ed idrologiche notevolmente contrastanti tra loroe che hanno influenzato notevolmente l’evoluzione morfologica della valle.

Le formazioni affioranti sono le Argille a Palombini (APA) e i Basalti appartenenti all’Unità Bracco – Val Graveglia(Ω), il Complesso di Casanova (CCN) appartenente all’Unità Ottone – S. Stefano.

Inquadramento geomorfologicoBertigaro è situato lungo la strada statale n° 586 che da Carasco conduce a S. Stefano d’Aveto, in sinistra

idrografica del T. Sturla. Il paese si estende da quota 600 m fino a circa 700 m ed è collocato nella parte mediana delcorpo di una grande vecchia frana, che può essere suddivisa in due aree distinte.

Una prima area è collocata nella parte alta e caratterizzata da coltri di materiale misto, derivati da fenomeni siagravitativi che di erosione retrogressiva, la cui provenienza può essere attribuita all'attuale scarpata principale nonchéai canaloni del retrostante versante. Inoltre riceve apporti anche da bacini di alimentazione "laterali", per una sorta difenomeno di cattura, provocato dall'arretramento della scarpata principale stessa e/o dei canaloni su di essa reincisi.Il materiale è composto da blocchi di arenarie, brecce ofiolitiche e calcari di dimensioni variabili, inglobati in matriceargillosa. Questi accumuli, sotto forma di falde detritiche e coni di origine mista, collocati ai piedi della scarpata, hannosoprattutto nella parte frontale una morfologia dolce; essi sono stati diffusamente rimodellati e terrazzati dall'azione antropicae non manifestano evidenti fenomeni di attività.

Page 67: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 67 -

Una seconda area, rappresentata dalla parte media - inferiore del corpo di frana su cui sorge il nucleo principaledell'abitato di Bertigaro, è costituita perlopiù da blocchi di materiale ofiolitico e arenaceo di dimensioni da metriche adecimetriche inglobati in una matrice argillitica. Questo materiale eterogeneo è stato rimaneggiato in seguito ad eventifranosi minori, successivi alla frana principale, con ulteriore decadimento delle proprietà meccaniche; la morfologia risultanteè molto irregolare, con conseguenti difficoltà del drenaggio superficiale. Quest'area risulta complessivamentecaratterizzata da condizioni di instabilità latente, seppure per fenomeni di non elevata entità.

L’abitato di Bertigaro risulta concentrato nella seconda area, nel tratto medio-terminale del paleoaccumulo omonimo,nel quale i due corsi d'acqua laterali esercitano un'azione di erosione laterale e quindi di scalzamento al piede del corpodi frana. Questo corpo è inciso, inoltre, da alcuni solchi di erosione, che tendono a riattivare il corpo detritico, comedimostrano le numerose lesioni rilevate sugli edifici del centro abitato.

Tipologia e descrizione del fenomenoLa vecchia frana di Bertigaro può essere considerata una frana complessa del tipo scorrimento rotazionale � colamento,

in cui è risultato determinante l’alternanza di litotipi rigidi, molto fratturati e scompaginati come le ofioliti, sovrappostiad una formazione a comportamento duttile (perché caratterizzata da una forte componente argillitica), rappresentatadal Complesso di Casanova. Questa formazione ha funzionato da superficie preferenziale di scivolamento nel momentoin cui si è impregnata d'acqua, con una diminuzione dell’attrito rispetto alle masse rigide sovrastanti. Questa vecchiafrana è stata interessata da una evoluzione retrogressiva per scorrimenti multipli, con successivo arretramento della scarpataprincipale dovuto a locali e più superficiali scivolamenti e soprattutto all’effetto di fenomeni erosivi e di colamento, apartire da canaloni reincisi sulla scarpata principale di frana. Il prodotto di tali fenomeni secondari di degradazioneretrogressiva è andato ad accumularsi sulla testata del corpo di frana principale.

La scarpata principale si sviluppa dalle quote di circa 725 m delle due estremità (presso Case Prorè e Costa del Campo)fino alla quota di circa 900 m del costone di Ciasurin. Essa appare quasi totalmente sgombra o parzialmente ricopertada una sottile coltre detritica di natura ofiolitica, originatasi in seguito a fenomeni di crollo, scivolamento e colamento.

Fig. 14 - E’ visibile la scarpata principale della frana che si presenta con fronti molto ripide e con dislivelli che superano in certi tratti anche i 100m. Alle spalle della scarpata si vedono i canaloni che hanno alimentato le falde detritiche diffuse dietro l’abitato di Bertigaro. Nella parte frontaleè evidente l’evoluzione in colata determinata dal rammollimento dell’abbondante componente argillosa del materiale coinvolto ad opera dell’acquadi infiltrazione.

Page 68: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 68 -

Si presenta con fronti molto ripide e con salti che superano in certi tratti anche i 100 m di dislivello. La colata risultacostituita da blocchi ofiolitici, arenacei e in minor parte calcarei, riferibili alle litologie del Complesso di Casanova edelle Argille a Palombini, immersi in una abbondante matrice argillosa - terrosa. Il fronte più avanzato della colata, articolatoin più lobi, ha fortemente deviato il corso del T. Sturla tra case Servigheia e costa del Bracco.

Effetti del fenomenoA causa delle gravi lesioni presenti, molti edifici sono stati ristrutturati o ricostruiti: si è trattato in larga parte però

di interventi non strutturali, avvenuti sulle fondazioni già esistenti, cosicché le lesioni che avevano indotto tali interventisi sono ripresentate nel volgere di pochi anni. Lo studio delle lesioni interessanti gli edifici ha evidenziato l’esistenza dimovimenti sia dovuti a cedimenti differenziali con componente verticale sia a movimenti traslativi con prevalentecomponente orizzontale. La combinazione di queste tipologie di movimento ha portato a fenomeni di rotazione o dibasculamento di numerosi edifici. Questi movimenti sono dovuti verosimilmente al decadimento delle proprietàgeomeccaniche del materiale di frana in seguito alla notevole circolazione di acqua sia superficiale che all’interno delcorpo detritico. A partire dalla parte più bassa dell’abitato di Bertigaro, il manto stradale appare già molto dissestatocon evidenti avvallamenti, ondulazioni e una fitta rete di fessurazioni, determinata dalla presenza di un’antica nicchiadi distacco, la cui corona coincide con l'attuale tracciato stradale.

Interventi di sistemazioneI principali interventi sono rappresentati da muri di sostegno in cemento armato e in pietra; in qualche caso sono

stati effettuati lavori di bonifica del fenomeno franoso mediante l’utilizzo di palificate con tiranti.Sono stati condotti studi di dettaglio sia da parte di privati che da parte della Comunità Montana e sono stati messi

in opera inclinometri per monitorare l’evoluzione della frana.

Page 69: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 69 -

IIIIIIIIIIIIIIIII

ää

ää

mmm

mmm

m

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

mmmm

mm

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ää ä

ä

ä

ä ää

ä

ä ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

mmm

m

Bertigaro

N

100 0 100 200mTavola 7

APA

APA

Ω

CCN

Ω

dt

dt

dt

Page 70: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 70 -

Località

BOASI, VALLEBUONA 010031

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune LumarzoProvincia GenovaAbitanti 66 (Boasi); 59 (Vallebuona)Bacino idrografico principale F. LavagnaBacino idrografico secondario T. Boasi; Rio VallebuonaQuota m s.l.m. 520-580 (Boasi); 420-480 (Vallebuona)Foglio I.G.M.I. 83 III NEElemento C.T.R. 1:5000 214102 “Boasi” e 214103 “Davagna”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 20 (Boasi); 33 (Vallebuona)Vie di comunicazione Strada provinciale e strada comunale

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno

Cause d’instabilitàRiattivazione, mediante superfici di scorrimento profonde, di antichi corpi di frana che si rimobilizzano in seguito adeventi pluviometrici particolarmente intensi e prolungati.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheOltre ai terreni di copertura detritico-colluviale, affiorano i litotipi calcareo-marnosi ed argillitici delle Formazioni di

Ronco (ROC) e di Monte Lavagnola (MLV) dell’Unità Portello. Dal punto di vista strutturale entrambi sono caratterizzatida numerosi piani di discontinuità, che sviluppandosi con direzioni ed immersioni differenti, s’intersecano reciprocamenterendendo gli affioramenti facilmente soggetti all’azione dei processi di disgregazione fisico-meccanica, come quelli connessicon lo scorrimento delle acque di dilavamento. Nella relazione svolta per il comune di Lumarzo, G. Santus (1) descrivecosì la presenza di sistemi di fratture e l’importanza che questi assumono nel predisporre i litotipi affioranti ai processidi degradazione, consentendo lo sviluppo di estese sequenze detritico-colluviali “…. Gli affioramenti rocciosi di questoversante mostrano, infatti, piani di discontinuità rappresentati da diaclasi e scistosità, dalla cui intersezione si creanoframmenti lapidei prismatici, di dimensioni anche decimetriche che, sotto l’azione gravitativa e con il contributo delleacque ruscellanti, vanno a formare una potente coltre detritico-colluviale….”. Sono stati osservate due famiglie di diaclasi,che risultano più continue e pervasive. Esse assumono generalmente direzioni NE-SW (1° famiglia) e NNW-SSE (2°famiglia) presentando immersioni ad alto angolo (35°-50°) verso i settori rivolti a NW e SE (1° famiglia) e verso le zonedisposte a ENE e WSW (2° famiglia). Nella zona di Vallebuona affiorano in preponderanza i litotipi appartenenti allaFormazione di Monte Lavagnola (Unità Portello) sovrapposti agli Scisti Manganesiferi (Unità M. Gottero), mediante unasuperficie di sovrascorrimento tettonico. Le argilliti, siltiti ed areniti fini, degli Scisti Manganesiferi (SMG) affiorano, difatto, esclusivamente a SE dell’abitato di Vallebuona.

Inquadramento geomorfologicoBoasi è situato, in una fascia compresa tra i 520 e 550 m, sul versante di destra dell’omonimo torrente. Esso è disposto

in corrispondenza della testata di un antico corpo di frana, che si prolunga per circa 350 m, fino a raggiungere il fondovalle.L’originaria zona di distacco da cui si è sviluppata la frana non è più facilmente distinguibile, a causa dell’azione dei

Page 71: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 71 -

processi di degradazione fisico-meccanica, che hanno agito con particolare intensità e soprattutto per l’evoluzione ditipo retrogressivo dell’antico fenomeno franoso. Questi, a sua volta, ha dato origine a due frane di tipo complesso(scorrimento roto-traslativo � colamento), che si sono sviluppate a NE e NW di Boasi, in corrispondenza appunto dell’anticanicchia di distacco. Viceversa, le nicchie di distacco di queste ultime due frane risultano tutt’oggi ben evidenti con formecircoidi e caratterizzano il tratto di versante ove esse si trovano. Attualmente, a parte alcuni fenomeni legati al creepingdel manto alteritico-colluviale ed alcune lente deformazioni plastiche ipotizzabili in corrispondenza dei vari corpi di frana,si evidenzia come i processi legati allo scorrimento delle acque superficiali assumano un impatto preponderante nelcontrollare la dinamica del paesaggio. In particolare, l’erosione esercitata dal Torrente Boasi, esplicandosi prevalentementelungo il fianco sinistro dell’antica frana, dà origine a scoscendimenti di dimensioni ridotte, non fedelmente cartografabili,e a modeste anse d’erosione. L’azione erosiva del torrente potrebbe, in tal senso, essere considerata tra le principaliconcause della riattivazione dei fenomeni connessi con il movimento dell’antica frana. Lungo il versante esaminato nelpresente studio, inoltre, l’azione dello scorrimento diffuso ed incanalato delle acque superficiali agisce ed ha agito inpassato, come già accennato, nell’accumulare importanti coltri detritico-colluviali.

Vallebuona è situata, tra le quote 420 e 480 m, nel versante sinistro dell’omonimo torrente. In prossimità del crinalesi osserva la presenza di forme circoidi, caratterizzate da un’accentuata acclività, la cui genesi può essere posta in relazioneallo sviluppo di antichi fenomeni franosi. Le aree sottostanti presentano una generale morfologia sub-pianeggiante. Questacorrisponde alle testate di corpi di frana, riferibili genericamente ad una tipologia di movimento di tipo complesso (scorrimentorotazionale e/o traslativo evolvente, nei settori al piede, in colate). Gran parte dell’abitato di Vallebuona risulta ubicatoin corrispondenza dell’area di raccordo tra la testata di una grossa frana antica, il cui corpo si sviluppa da circa 445m fino al fondovalle, e le testate di corpi di frana che si sono sviluppati in tempi via via più recenti e secondoun’evoluzione prevalentemente di tipo progressivo. Tale settore è al momento soggetto a processi gravitativi lenti, chesi esplicano tramite lo sviluppo di deformazioni plastiche del manto detritico e che hanno determinato numerosifenomeni fessurativi nelle abitazioni e nelle diverse opere di sostegno.

Fig. 15 - Vista meridionale del versante su cui è ubicato l’abitato di Vallebuona; è visibile l’ampio ripiano morfologico sul quale è stato edificato ilpaese, che corrisponde al residuo della testata di un antico corpo di frana. Sebbene non percettibile in foto, tale corpo di frana è stato rimodellatodallo sviluppo successivo di fenomeni franosi di minor estensione, indotti prevalentemente dall’erosione esercitata alla base del versante da partedel Torrente Vallebuona.

Page 72: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 72 -

Oltre al creeping delle coperture detritiche, si rileva tra i processi in atto l’importanza assunta, in occasione di eventipluviometrici intensi, dal ruscellamento diffuso ed incanalato delle acque di scorrimento superficiale. Il Rio Vallebuonadenota un’evoluzione erosiva che si esplica in modo concentrato in alcuni punti del suo percorso, causando lo sviluppodi movimenti franosi di piccola entità, non fedelmente cartografabili, delle coltri detritiche di origine franosa situate sulleripe scoscese di sinistra idrografica. Tale evoluzione potrebbe causare lo sviluppo di fenomeni gravitativi repentini.L’evoluzione prevalentemente progressiva dei diversi corpi di frana, che si sono originati in successione dalla più anticafrana relitta di Vallebuona, denota come l’erosione fluviale esercitata alla base del versante abbia agito in modo determinanteanche in passato.

Attualmente, la morfologia a conca del versante situato a monte di Vallebuona tende, durante gli eventi piovosi diparticolare intensità, a convogliare grosse quantità d’acqua in corrispondenza della testata dell’antica frana relitta edi quelle dei corpi di frana più recenti, causando il rammollimento degli stessi.

Descrizione e tipologia del fenomenoLavori recenti (1;2;3;4) e questo studio mostrano come sia il corpo dell’antica frana su cui giace l’abitato di Boasi che

quello della frana ove è ubicato il cimitero siano soggetti da tempo a fenomeni di incipiente instabilità. Questi sono connessicon movimenti lenti delle coperture detritiche, che si esplicano secondo superfici di scorrimento (roto-traslativo) profonde.In dettaglio, sia le verifiche di stabilità, che individuano come critica l’interfaccia coltre franosa – sommità del substratoroccioso, sia le letture nei tubi inclinometrici installati nel 1998, in corrispondenza dell’abitato di Boasi e del cimitero,tendono ad evidenziare come i movimenti delle coltri detritiche d’origine franosa avvengano prevalentemente inprofondità (> 14 m dal p.c.) e solamente in seguito a forti e prolungati eventi piovosi, come quelli del 1992, 1994 edel 2000. In particolare il movimento sarebbe innescato dall’infiltrazione di acqua all’interno del corpo detritico che,limitata inferiormente dal substrato roccioso semipermeabile per fratturazione, determinerebbe l’instaurarsi di un flussodi filtrazione più o meno parallelo al pendio, con conseguente incremento delle pressioni neutre ed una relativadiminuzione della resistenza al taglio della coltre di origine franosa. Tali movimenti determinano la gran parte delle lesionistrutturali osservate negli edifici e nelle sedi stradali di Boasi. Nei lavori precedentemente citati è stata ipotizzata anchela possibilità che i movimenti profondi avvengano lungo superfici situate non soltanto in corrispondenza dell’interfacciadetrito-roccia, ma anche all’interno dello stesso substrato roccioso. Ciò avverrebbe per la presenza di superfici di discontinuitàche, in condizioni di intensa piovosità, veicolerebbero una circolazione idrica attiva, mobilizzando così intere porzionidi roccia.

Và infine posto in risalto come il creeping del manto regolitico, fenomeno presente in gran parte del versante, siaresponsabile dell’instabilità della strada provinciale lungo i tratti posti a monte ed a valle del nucleo abitato.

Vallebuona è quasi totalmente interessata da deformazioni plastiche superficiali, che si sviluppano all’interno degliantichi corpi di frana. Tali movimenti sono probabilmente favoriti sia da eventi pluviometrici particolarmente intensi eprolungati e da una forte erosione torrentizia, sia da una situazione strutturale caratterizzata da una generale giacituraa franapoggio di litotipi argillo-scistosi. Il dissesto in atto, con potenziale evoluzione retrogressiva e progressiva rispettoai più antichi fenomeni franosi, potrebbe altresì essere posto in relazione a fattori predisponenti e scatenanti di tipo antropico,quali scarichi fognari, sovraccarichi in corrispondenza dei settori di testata della vecchia frana e sbancamenti di varianatura.

Vista la presenza di condizioni al contorno simili a quelle osservate per l’abitato di Boasi è probabile che imovimenti superficiali osservati in corrispondenza di Vallebuona siano in realtà l’espressione di spostamenti profondi.Sebbene l’assenza d’indagini geofisiche di dettaglio non consenta di poter accertare la presenza di distinte superficidi scorrimento profonde, la vastità dell’area attualmente soggetta al dissesto fa supporre una simile evoluzionecinematica dell’antico corpo di frana.

Effetti del fenomenoIl centro abitato di Boasi, per la parte situata lungo la strada provinciale ed al centro dell’antico corpo di frana, risulta

fortemente coinvolto nei fenomeni gravitativi. Sia numerosi edifici che la stessa strada provinciale presentano, infatti,evidenti lesioni strutturali, che si propongono, rispettivamente, come crepe spesso beanti, situate in corrispondenza deimuri perimetrali, e come avvallamenti del sedime stradale, con conseguente spostamento dell’asse della carreggiata,evidenziato anche dall’inclinazione verso valle di una parte del relativo muro di sostegno. Gli edifici più colpiti sonola chiesa ed il cimitero, ubicato immediatamente a nord di Boasi. Dal monitoraggio effettuato da G. Santus (2) è statoosservato come gran parte delle lesioni strutturali presenti negli edifici denotino uno stato d’attività che si esplica secondoincrementi medi annui dell’ordine di qualche mm. Ad ulteriore conferma che il dissesto in atto sia attivato daun’abbondante infiltrazione delle acque meteoriche, si nota come il massimo degli incrementi nelle lesioni strutturali siastato registrato prevalentemente nelle letture di Settembre, ovvero durante il mese successivo a quello che, negli anni

Page 73: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 73 -

q q q

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä ä ä

ää

ä

ä ä ä

ää

ää

N

100 0 100 200m

SMG

MLV

MLV

MLV

MLV

ROC

ROC

I27

I32

R34

R30

Boasi, Vallebuona

44

P

> 39

P35

R38

R35

P40

dt

dt

Tavola 8

Page 74: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 74 -

compresi tra il 1995-1998, è stato caratterizzato da piogge intense e prolungate (2). Anche la strada comunale che collegal’abitato di Boasi alla frazione Incisa denota evidenti segni d’instabilità, manifestati dallo sprofondamento della partedella carreggiata rivolta verso valle e da cedimenti differenziali del manto stradale, che potrebbero essere connessi conuna riattivazione retrogressiva del fenomeno franoso sul cui corpo risulta ubicato il complesso cimiteriale. I movimentiattualmente in atto potrebbero altresì essere responsabili del lesionamento di sei briglie, situate nell’alveo del torrenteBoasi, impostate nel 1950 per contrastarne la capacità erosiva.

In quanto a Vallebuona si riscontrano numerose lesioni nella gran parte degli edifici del nucleo abitato, costituite dacrepe talvolta di dimensioni rilevanti, attualmente in evoluzione. Il movimento delle lesioni è dimostrato sia dallaricomparsa di quadri fessurativi in abitazioni recentemente ristrutturate sia dall’installazione di strumenti d’osservazionerudimentali (vetrini) che, dal 1983, hanno registrato una preoccupante e continua ripresa dei meccanismi di cedimento.Anche la strada provinciale, ad ovest del paese, risulta coinvolta dal fenomeno gravitativo, presentando cedimenti elesioni. Si ritiene opportuno porre altresì in evidenza come alcuni muri in cemento armato, edificati nei primi anni ‘80come opere di sostegno a protezione di singoli edifici, denotino attualmente alcune lesioni sviluppatesi in sensoobliquo, che ne percorrono per intero la superficie. A testimonianza di una non recente instabilità del sito indagato vainfine registrato il dissesto che, secondo gli abitanti, si è verificato a partire da circa 40 anni fa, in prossimità del pontevicino al cimitero. Tale struttura appare evidentemente lesionata (incurvamento eccessivo dell’arcata con rottura dellastessa in concomitanza dei settori centrali) e denota un caratteristico stile deformativo di campi di stress che in passato(ed attualmente?) hanno agito in modo sub-orizzontale rispetto alla struttura stessa.

Interventi di sistemazioneAttualmente sono in sviluppo opere di sostegno e consolidamento in corrispondenza del cimitero di Boasi e della

strada provinciale. Tali opere consistono in una serie di reticoli di pali e tiranti, che dovrebbero arrestare (o quantomenorallentare) i movimenti in atto in quei settori. Di maggior rilevanza dovrebbero risultare le opere di stabilizzazione dell’interoabitato di Boasi, giacché esse dovrebbero garantire la messa in sicurezza di una vasta area attualmente soggetta aldissesto. Queste opere, come proposto anche da studi precedenti a questo(1;2;3), dovrebbero prima di tutto garantire condizionidelle coperture di origine franosa il più possibile anidre ed in secondo luogo dovrebbero impedire l’erosione al piededei corpi franosi da parte del T. Boasi. Esse dovrebbero essere costituite da canalette, pozzi e trincee drenanti, tali dagarantire una discreta regimazione idrica delle acque superficiali e profonde, e da nuove briglie che vadano asostituire quelle, oramai non più funzionali, poste nel 1950.

A Vallebuona gli unici interventi di risistemazione sono alcune opere di sostegno, come muri in cemento armato e/oa secco, a protezione sia d’alcuni edifici che della rete stradale. In considerazione delle caratteristiche geomorfologicherilevate e della natura dei fenomeni gravitativi in atto, si ritiene quanto mai necessario lo sviluppo d’opere atte ad un’attentae meticolosa regimazione delle acque superficiali e sotterranee costituite da canalizzazioni superficiali e drenaggi talida impedire l’imbibizione ed il rammollimento della coltre detritica attualmente in movimento. Vista inoltre la presenzadi fenomeni d’erosione torrentizia, concentrati al piede della paleofrana di Vallebuona, non dovrebbero esseretrascurate le generiche opere di difesa spondale, longitudinali e trasversali, per attenuare i fenomeni d’erosioneconcentrata ed una possibile evoluzione progressiva degli antichi corpi di frana

1 G. Santus, “Diagnosi geologica e strutturale sui terreni e sugli edifici costituenti la frazione di Boasi in comune di Lumarzo, provincia diGenova”. Diagnosi geologica, FR 108, Genova, Agosto 1998.2 G. Santus, “Diagnosi geologica e strutturale sui terreni e sugli edifici costituenti la frazione di Boasi in comune di Lumarzo, provincia diGenova”. Diagnosi strutturale, FR 108/2, Genova, Giugno 1999.3 S. Lagomarsino, “Considerazioni sui risultati della diagnosi geologica e strutturale eseguita nella frazione di Boasi, in Comune di Lumarzo”.Genova, Giugno 1999.4 G. Santus, “Indagini e relazione geologica, inerenti il consolidamento e la regimazione idrogeologica di superfici dei terreni a valle delcimitero della frazione di Boasi, a seguito degli eventi alluvionali del 2000, in Loc. Boasi in comune di Lumarzo”. FR 138, Genova, Marzo2002.

Page 75: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 75 -

Località

BORGO FERRANDI – PARAVANICO 010014

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune CeranesiProvincia GenovaAbitanti 95 (Paravanico)Bacino idrografico principale T. PolceveraBacino idrografico secondario T. VerdeQuota m s.l.m. 320-370 (Borgo Ferrandi)Foglio I.G.M.I. 82 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 213073 “Paravanico”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada Provinciale dei Piani di Pragliaviabilità comunale

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Installata (piezometri, inclinometri)Progetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Interventi di consolidamento e stabilizzazione in corrispondenza dei

borghi interessati dai dissesti;interventi di risistemazione, tombinamento e difesa dall’erosionelungo il corso dei rii principali

Cause di instabilitàFrane complesse, per scorrimento e colamento, attive e quiescenti e deformazioni plastiche in corpi di vecchie frane.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheIl versante su cui sorge il centro abitato di Paravanico è modellato nelle rocce riferibili a due distinte unità tettoniche,

appartenenti alla Zona Sestri-Voltaggio. Procedendo da Est verso Ovest si rinvengono l’Unità Monte Figogna che sisovrappone all’Unità Monte Gazzo-Isoverde.

L’Unità M. Figogna è rappresentata dalle Argille a palombini del Passo della Bocchetta (APA) e dalle sottostanti Serpentiniti(Ω), che contengono diffusamente oficalciti, estratte in passato come pietra ornamentale conosciuta con la denominazionedi “Verde Polcevera”. Il contatto tra le due formazioni risulta sempre tettonico e l’Unità Monte Gazzo-Isoverde è invecerappresentata dalla Formazione di Torbi (TOR), che affiora ad Ovest della località Sottocosta, e dalla sottostante Dolomiadi Monte Gazzo (DMG).

Le rocce affioranti nell’area hanno subito processi di intensa tettonizzazione, determinati dal sovrascorrimento trale differenti unità e dalla presenza di sistemi di faglie ad andamento NE-SW e E-W. Questi movimenti tettonici hannodeterminato oltre al contatto tra formazioni a differente comportamento idrogeologico anche l’ingenerarsi di fascecataclastiche che hanno contribuito, localmente, all’ulteriore comminuzione delle rocce già fratturate, come avviene, inmodo particolare, per le serpentiniti.

Inquadramento geomorfologicoParavanico è un centro abitato sparso, composto da più frazioni distribuite lungo il versante e disposte principalmente

ai margini della strada provinciale dei Piani di Praglia (n. 4). Per quanto riguarda l’area interessata dai movimenti franosi,

Page 76: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 76 -

dall’alto verso il basso, si incontrano le frazioni di Borgo Ferrandi (350 m s.l.m.), Borgo Rossi (290 m s.l.m.) e S. Martino,posto sul fondovalle solcato dall’omonimo rio, affluente del T. Verde.

Il versante di Paravanico si presenta piuttosto corto tra lo spartiacque, allungato circa WNW-ESE e di formaarrotondata, e il corso del Rio S. Martino. Esso è caratterizzato da almeno due superfici morfologiche che ne spezzanola continuità. La più elevata, dove è posta la parte superiore di Borgo Ferrandi, in realtà si compone di due parti, separatetra loro da un impluvio poco profondo, mentre la seconda, dove si trovano la Chiesa di S. Martino e il cimitero, è unaforma singola, maggiormente estesa e in leggera contropendenza.

L’idrografia dell’area, essenziale nel suo impianto generale, si compone di due rii, che si dipartono dalle pendicidello spartiacque e scorrono uno ad Ovest e l’altro ad Est dell’abitato di Borgo Ferrandi. A questi si aggiungono alcuniimpluvi, che drenano la porzione di territorio compresa tra i due rii precedenti, i quali testimoniano, con il loroandamento in pianta piuttosto irregolare, l’esistenza di un controllo morfologico.

I lineamenti morfologici espressione delle frane che interessano il versante di Paravanico sottolineano, con la loroarticolazione, la complessità della situazione, originata sia dal sovrapporsi di piu fenomeni sia dalla prolungataevoluzione gravitativa cui è andata soggetta l’area. I due rii con decorso parallelo alla massima pendenza del versantedelimitano, in linea generale, un’area nella quale si sono susseguiti nel tempo fenomeni franosi di differente entità etipologia.

Fig. 16 - La ripresa panoramica del centro abitato di Paravanico-Borgo Ferrandi mostra molto bene come il profilo longitudinale del versante siaspezzato per la presenza di superfici a basso angolo. Esse materializzano le zone di testata delle frane sulle quali si sono impostate, per riattiva-zioni di dimensioni più limitate, le frane più recenti.

Descrizione e tipologia del fenomenoI due lembi sub-pianeggianti di cui si compone la superficie morfologica a monte di Borgo Ferrandi rappresentano

ciò che resta delle testate di due scorrimenti probabilmente di tipo rotazionale. La frana di nord - ovest può essere imputabilead uno scorrimento che ha coinvolto una porzione di roccia in blocco, la quale affiora sulla scarpata sottostante la spianata,mentre per quella di nord - est, dove gli affioramenti di roccia appaiono più discontinui e fratturati, si potrebbeipotizzare un fenomeno franoso che ha portato ad una maggiore disarticolazione della massa coinvolta.

Page 77: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 77 -

A questi due è unito, più in basso, un altro fenomeno gravitativo, che ha determinato la comparsa della superficiesulla quale sorgono la chiesa e il cimitero e che ha agito sbloccando la parte medio-inferiore del versante, verosimilmentelungo la linea di una discontinuità tettonica.

Due campagne di sondaggi effettuate in corrispondenza di Borgo Ferrandi e aree limitrofe per conto della ComunitàMontana Alta Val Polcevera (dal 1989 al 1995) hanno messo in evidenza come al di sotto di una coltre superficialedello spessore variabile di 4-5 metri si rinvenga roccia fratturata e localmente sfaldabile, talvolta su più livelli distinti,fino a profondità comprese tra i 10 e i 15 metri e in un caso sino a 17,50 metri.

Il quadro delle frane antiche è completato dalla serie di frane che interessano la porzione occidentale dell’area indagata.Si tratta di fenomeni complessi, dove si combinano scorrimenti e colamenti.

Questi fenomeni franosi hanno creato in più punti situazioni di disequilibrio, il cui risultato è stato quello di favorirel’innesco di movimenti franosi di dimensioni più limitate e probabilmente coinvolgenti livelli più superficiali del substrato.E’ questo il caso delle frane di richiamo che si rinvengono a monte delle due superfici morfologiche più elevate e dellefrane che interessano l’abitato di Borgo Ferrandi. Queste ultime convergono generalmente verso l’impluvio che tagliatrasversalmente il versante sotto il borgo, impostatosi sulla linea di nicchia dello scorrimento rotazionale.

Queste frane, che si potrebbero definire “di seconda generazione”, sono praticamente tutte ascrivibili alla tipologiacomplessa, per il contributo di movimenti di scorrimento e di colamento, con questi ultimi nettamente preponderanti. Allostato attuale, esse sono quiescenti, dopo aver dato manifestazioni di attività fino alla seconda metà degli anni ’90 delsecolo scorso. Tuttavia limitati movimenti di assestamento e di deformazione plastica, anche entro i corpi di frana antichi,sono ancora presenti in più punti lungo il versante.

Attive si presentano, invece, le frane che coinvolgono l’abitato di Borgo Rossi, favorite dal disequilibrio determinatodalle pronunciate scarpate di degradazione presenti alla base del versante, strapiombanti sul corso del Rio S. Martino.Si tratta di frane complesse, per scorrimento e colamento, dove quest’ultimo cinematismo coinvolge la coltre superficialeche qui raggiunge circa i 6 metri di spessore. Esse sono comunque frane a velocità di evoluzione lenta, che tuttavianon si esclude possa subire accelerazioni, per esempio in occasione dei periodi piovosi intensi.

Le cause dei movimenti franosi che interessano il versante di Paravanico sono da ricercarsi nella predisposizione aldissesto determinata dai caratteri tettonici dell’area, di cui si è riferito sopra, e nelle condizioni idrogeologiche del substrato.Infatti, il contatto tra le coltri superficiali e il substrato roccioso sottostante e, all’interno di questo, tra formazioni a permeabilitàdifferente, a cui si aggiunge l’esistenza di livelli fratturati e diaclasati, rinvenuti anche nei sondaggi, determina la circolazionedi acque lungo vie preferenziali che divengono sede di deformazioni e movimenti di scorrimento.

Effetti del fenomenoLa presenza di lesioni e fessurazioni sulle strutture viarie, sugli edifici e sui manufatti ad essi legati sono presenti in

più punti lungo tutto il versante. L’area di Borgo Ferrandi è tra quelle che presenta i danni maggiori. Lesioni sugli edificie sulle strutture murarie si rinvengono già a partire dall’area del ripiano morfologico posto ad oriente. Qui anche i manufatticonnessi con la strada provinciale presentano problemi diffusi, anche di una certa entità. La situazione diviene piuttostocritica in corrispondenza del centro della frazione, dove risultano danneggiate diverse case e il muro a monte della stradaprovinciale posto in corrispondenza della parte bassa del paese. Scendendo lungo il versante i sintomi dell’instabilitàsi rinvengono in corrispondenza della Chiesa di S. Martino, del cimitero, che risulta lesionato in più punti, e del nucleoabitato di Cà de Chilli.

Le informazioni avute dai tecnici della Comunità Montana Alta Val Polcevera convergono, comunque, nel farritenere verosimile, allo stato attuale, un’attenuazione dei fenomeni lesivi, corrispondente ad uno stato di quiescenzadei corpi franosi.

Procedendo lungo la provinciale verso sud, le manifestazioni di dissesto si concentrano nell’area di Borgo Rossi. Giàa monte del nucleo abitato si rinvengono lesioni in corrispondenza del muro di sostegno ai margini della provincialedella frana attiva che si sviluppa a partire dal versante sinistro dell’impluvio e che coinvolge la casa soprastante. Scendendoverso il basso, diverse lesioni interessano la strada nei pressi della doppia curva che precede il rettilineo sotto il paese,all’altezza del quale il muro di monte della strada è fortemente lesionato. Lo stato di dissesto si propaga verso Sud,interessando le case prospicienti la strada comunale per Quiassi. In questa parte del versante l’evoluzione dei fenomenilesivi conferma lo stato attivo dei movimenti franosi presenti. Soprattutto permane la criticità della situazione riferibileal movimento franoso più orientale che coinvolge la doppia curva della strada provinciale.

Interventi di sistemazioneLo stato di dissesto di Paravanico perdura ormai da lungo tempo e la situazione è stata indagata sin dalla metà degli

anni ’80 del secolo scorso, quando anche a seguito di un sopralluogo dei tecnici della Protezione Civile, nella personadel Prof. R. Rossetti dell’Università di Pavia, venne riscontrata la condizione di pericolo. Consistenti interventi di

Page 78: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 78 -

sistemazione e consolidamento sono stati eseguiti in corrispondenza di tutte le aree di maggiore criticità.Nell’area di Borgo Ferrandi sono stati realizzati interventi volti all’allontanamento delle acque con la realizzazione

di aste drenanti a valle del paese e di una trincea drenante a monte dello stesso, in corrispondenza del tracciato dellaprovinciale. Interventi di stabilizzazione sono stati inoltre eseguiti all’interno del borgo con la realizzazione di cordoliin calcestruzzo armato su micropali e tiranti, cosi come nei pressi di Borgo Ratti (area SW di Borgo Ferrandi) e soprail paese, in corrispondenza del muro danneggiato della strada provinciale.

Per quanto riguarda Borgo Rossi sono stati realizzati, anche qui, interventi volti all’allontanamento delle acque sub-superficiali con la posa in opera di aste drenanti a valle della strada provinciale, in corrispondenza del muro lesionato.A questi si sono aggiunti interventi di stabilizzazione tramite la realizzazione di cordoli su micropali e tiranti incorrispondenza dell’area drenata e ancora a monte della strada comunale per Quiassi e a valle di questa e delle caseinteressate dal movimento franoso.

Massicci interventi di risistemazione, risagomatura e tombinamento sono stati realizzati lungo gli impluvi principaliche drenano le acque del versante. Sono stati eseguiti la sistemazione e il tombinamento del rio posto ad Est di BorgoFerrandi, lungo il suo tratto corrispondente alla scarpata di degradazione su cui si affaccia il paese fino alla confluenzacon il rio proveniente dalla località Sul Piano. Inoltre anche il rio che attraversa il versante trasversalmente è stato risistematoe attrezzato con strutture atte a velocizzare lo scorrimento delle acque e a limitare l’erosione.

Complessivamente gli interventi realizzati sembrano aver dato risultati soddisfacenti, almeno per la parte medio superioredel versante.

Page 79: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 79 -

qq

q

qq

qq

qq

q

qq

qq

qs

s

s

s

s

s

s

s

s s

s

s

s

II

I

I

I

I

I

III

I

I

I

I

äää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ä

N

ää

ää

ä

ää

ä ä

ä

ää ä ä

ä ä

ää

ä

mm

mmmm

ää

Borgo Ferrandi - Paravanico

100 0 100 200m

Tavola 9

APA

APA

APA

Ω

Ω

DMG

Ω

TORΩ

dt

dt

dt

dt

dt

at

at

at

at

at

10d

p20

Page 80: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 80 -

Località

CAMPEGLI 010013

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Castiglione ChiavareseProvincia GenovaAbitanti 250Bacino idrografico principale T. PetronioBacino idrografico secondario R. CampegliQuota m s.l.m. 190 - 220Foglio I.G.M.I. 95 IV NOElemento C.T.R. 1:5.000 232101 “Bargone”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici Edifici compresi tra R. delle Casine e R. Campegli, cimiteroVie di comunicazione Strada comunale di Campegli

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione Parzialmente esistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio e sostegno parzialmente eseguite

Cause di instabilitàLocali rimobilizzazioni di coperture detritiche e di corpi di frana recenti e attuali e antichi.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheOltre ai terreni di copertura superficiale ed ai grandi corpi di frana riferibili a scorrimenti di roccia in blocco ed a

frane relitte, affiora l’Unità Bracco - Val Graveglia, qui rappresentata dalle formazione dei basalti e del complesso gabbrico(Ω). In particolare, si osservano prevalentemente Mg-gabbri, talvolta metamorfici, e basalti a pillows, massicci ed in filoni,e subordinatamente peridotiti molto serpentinizzate e brecce ofiolitiche di varia tipologia. In relazione all’intensocontrollo tettonico questi litotipi risultano intensamente fratturati ed alterati. E’ presente sia un allineamento di faglie principaliorientate NS, lungo le quali si è impostato il reticolo idrografico, e sia un allineamento secondario orientato NW-SE.

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Campegli è situato sul corpo di una frana relitta di grandi dimensioni. La morfologia conserva

la superficie sub-pianeggiante della originaria testata della frana relitta, delimitata ai lati da due impluvi, anche se inparte risulta rimaneggiata da frane più recenti, localizzate a sud ed a nord dell’abitato. Il reticolo idrografico del RioCampegli, gerarchizzato a partire dalle quote dei 200 m s.l.m., risulta in incisione sui terreni di copertura ascrivibiliai corpi di frana. Il settore di versante a tergo del centro abitato presenta forme concave con orli di scarpata di frana,ben identificabili tra M. Brana o M. S.Elena (426,7 m) ed al di sotto di M. Colla (411,7 m). Tra quest’ultimo e M. SuCampegli (507,2 m) le scarpate non sono più visibili a causa degli intensi processi esogeni modellatori. E’ presentecomunque, a partire dalla quota di circa 320 m, un esteso corpo di frana relitta, reinciso ai suoi lati ed al centro, connumerose forme coniche di origine mista ed una frana recente localizzata in corrispondenza del cimitero. Il fianco destrodella frana relitta, nell’area denominata Costa del Brana, in gran parte del suo sviluppo, a partire dalla quota di 337m, è da considerare come una massa rocciosa dislocata dalla sua posizione originaria e quindi uno scorrimento di rocciain blocco. L’ultimo corpo gravitativo relitto, ad est di M. Brana, con la testata in evidente contropendenza e con unaconca parzialmente riempita da depositi colluviali di versante, presenta il suo corpo principale interessata da due franepiù recenti.

Page 81: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 81 -

In corrispondenza della confluenza con il T. Petronio, il R. delle Casine, di Campegli ed un altro minore, presentanoforme coniche di origine mista.

Tipologia e descrizione del fenomenoLa morfogenesi gravitativa ha dato l’impronta principale al versante culminante nel M. Su Campegli a Nord e nel

M. Brana a NO. Come già detto, il nucleo principale di Campegli, lambito dalla strada comunale, risulta edificato, ingran parte, in un’area a debole pendenza che costituisce la testata di una frana relitta originata presumibilmente conmeccanismi di scorrimento roto-traslativo. La parte minore dell’abitato è distribuito, invece, in destra del R. Campegli,a quote pressoché simili, sempre su una testata di frana relitta originatisi con analoghi meccanismi roto-traslativi. All’internodi questi corpi maggiori sono state cartografate, poco al disotto del tratto stradale che attraversa i due nuclei abitati,frane minori recenti e attuali, quiescenti, a prevalente tipologia di tipo scorrimento traslativo. Anche nei due impluvi principali,Rio delle Casine e Rio Campegli, sono presenti frane recenti soggette a periodiche riattivazioni; il Rio delle Casine incidei corpi di frane recenti e attuali, di tipologia complessa. Le loro scarpate, ben delineate sulla carta geomorfologica, sonosoggette a rimodellamenti per tendenza all’evoluzione retrogressiva.

Per quanto concerne l’aspetto idrogeologico, la presenza a monte di formazioni rocciose permeabili per fratturazione,che favorisce la circolazione di acque sotterranee, dà origine ad una concentrazione idrica all’interno dei corpo di frana,determinando le condizioni per un generalizzato movimento lungo le numerose superfici di scorrimento. Nel corso diquesti anni, attraverso più campagne geognostiche, è stato possibile controllare la falda idrica, con livelli misurati aprofondità comprese da 2,00 m dal p.c., nel settore superiore del versante (cimitero, zona S. Elena) fino quasi a 14,00m, nel settore più orientale dell’area investigata.

Fig. 17 - Dal Santuario di Loreto è visibile la grande frana relitta sul cui fianco sinistro è ubicato l’abitato di Campegli (sulla destra). In alto è benevidente il contrasto fra la zona in frana con il suo perimetro e le dorsali stabili.

Page 82: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 82 -

Effetti del fenomenoAlcuni fabbricati di Campegli, ubicati in corrispondenza della strada comunale, presentano lesioni ai muri perimetrali;

si deve peraltro osservare che le continue opere di manutenzione, anche strutturali, effettuate sul centro abitato, nonpermettono una precisa valutazione dei dissesti subiti dagli edifici stessi. Comunque, attraverso le letture inclinometricheeffettuate nei numerosi sondaggi realizzati nelle tre aree, cioè quella del cimitero, presso S. Elena e quella al di sottodi M.Brana fino a Case il Lago, compresa tra R. Campegli e R. delle Casine, stanno fornendo utili informazioni circala presenza di probabili nuove superfici di scorrimento all’interno del corpo di frana maggiore. In questi due ultimi settorisono state osservate le maggiori problematiche riferite alla stabilità degli edifici, in special modo quelli di più anticaedificazione, ai tratti di strade e soprattutto al tracciato del metanodotto SNAM, che negli anni è stato sottoposto a costantemonitoraggio geotecnico tramite opere di presidio e manutenzione.

Interventi di sistemazionePer il monitoraggio del movimento franoso sul quale è fondato l’abitato di Campegli, in relazione al manifestarsi di

lesioni su alcuni edifici, muri di contenimento ed altre infrastrutture, attraverso un finanziamento concesso dalla Regionetramite la legge quadro sulla Difesa del Suolo n° 183/’89, la Comunità Montana Val Petronio ha incaricato uno studioprofessionale al fine di monitorare il movimento franosi del centro abitato. Sono stati predisposti una campagna di indaginigeognostiche, comprendente sette carotaggi continui (con profondità di investigazione compresa tra i 10 m ed un massimodi 31 m dal p.c.) e un successivo monitoraggio tramite l’installazione di due inclinometri e quattro piezometri ed infineindagini geofisiche consistite in sette profili elettrici verticali. Il ciclo di quattro letture inclinometriche effettuate nel 1999hanno evidenziato movimenti localizzati a profondità di circa 20 m e 27 m nell’area dell’abitato minore di Campegli.Da ricordare che due dei quattro inclinometri realizzati dalla SNAM nel 1990 (ubicati sempre in questo settore, in sinistradel R. di Campegli) si sono rotti nel 1995, evidenziando superfici di scorrimento localizzate a profondità comprese trai 15 ed i 23 m dal p.c.. In relazione a questi risultati sono state proposti interventi di regimazione delle acquesuperficiali (canalizzazione delle acque superficiali lungo il versante a monte dell’abitato attraverso il ripristino e/o larealizzazione di solchi di intercettazione e corrivazione; ricostituzione del reticolo di drenaggio superficiale nella zonasub-pianeggiante urbanizzata), di drenaggio profondo (pozzi drenanti profondi), di difesa lungo i corsi d’acqua a forteregime torrentizio (in occasione di forti eventi meteorici si verificano trasporti verso valle di grandi quantità di materialisolidi e di vegetazione) attraverso la realizzazione di opere trasversali quali briglie e gabbionate e opere longitudinaliscogliere in massi, infine interventi di consolidamento come cordoli in c.a., fondati su micropali in roccia e tirantati sulsubstrato roccioso.

In riferimento al Piano di Bacino Stralcio (Ambito 17 - Torrente Petronio), che inserisce le frane di Campegli tra leprincipali criticità del bacino, le risultanze di precedenti campagne geognostiche (SNAM 1983, 1990 e 1997,Comunità Montana Val Petronio 1998-99) hanno rilevato la presenza di numerosi corpi di frana, sia recenti e attualie sia antiche: in base a questi dati estese aree del territorio sono state inserite nelle classi Pg4 e Pg3 relative alla Cartadella Pericolosità Geomorfologica.

Page 83: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 83 -

IIIIIIII

IIIIIIIIIIIIII

II

IIIIIII

II

IIIIIIIIII

s

s

ss

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

Ω

Ω

dt

dt

dt

at

100 0 100 200m

N

CampegliTavola 10

Page 84: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 84 -

Località

CAMPORI, TEMOSSI 010005

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune BorzonascaProvincia GenovaAbitanti 262 (Temossi)Bacino idrografico principale T. SturlaBacino idrografico secondario R. dei Gatti e R. MolinelloQuota m .s.l.m. 350-850Foglio I.G.M.I. 83 II NEElemento C.T.R. 1:5.000 215092 “Lago di Giacopiane”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti -Edifici 38Vie di comunicazione Strada Statale n°656 dell’Aveto

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Regimazione acque, micropali e tiranti muri di controripa, drenaggi

Cause di instabilitàLe cause innescanti tali fenomeni franosi sono da ricercare nella situazione idrica di questo corpo di frana con sorgentisparse e rii a discreta portata anche in periodi di notevole siccità. La presenza di una notevole circolazione sotterranead’acqua, cui si aggiungono le abbondanti precipitazioni meteoriche, provoca il rammollimento del materiale di franafacilitando l’innescarsi di piccoli eventi franosi anche superficiali, che coinvolgono esclusivamente lo strato detritico dicopertura.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheIl T. Sturla separa l’Unità M. Gottero, posta sul versante destro, dall’Unità Ottone - S. Stefano, posta sul versante sinistro.

Le due unità mostrano, oltre che differenze litologiche, anche evidenti differenze giaciturali, infatti, il versante destro delloSturla risulta complessivamente con strati disposti a reggipoggio, mentre il versante sinistro mostra una successione geologicacon una giacitura a franapoggio o sub parallela al versante. Tutto il versante sinistro del T. Sturla risulta occupato dasuccessioni litologiche composte da termini con caratteristiche fisico - meccaniche ed idrologiche notevolmentecontrastanti tra loro e che hanno influenzato notevolmente l’evoluzione morfologica della valle.

Le formazioni affioranti sono le Argille a Palombini (APA) e i Basalti (W) appartenenti all’Unità del Bracco – Val Graveglia;il Complesso di Casanova (CCN) appartenente all’Unità di Ottone – S. Stefano.

Inquadramento geomorfologicoI versante sinistro del T. Sturla mostra una chiara impronta morfogravitativa con grandi frane antiche allineate rispetto

al crinale.Una di queste grandi frane è la frana antica su cui sorge l’abitato di Campori - Temossi che si estende da quota

800 m fino al fondovalle e può essere distinta in due aree a differente grado di stabilità. Una è la parte medio alta diun antico corpo di frana, su cui sorge l’abitato, che appare più stabile con fenomeni erosivi molto superficiali e limitati.L’altra è la parte più avanzata del lato sinistro di un colamento, in cui l’antico corpo di frana, almeno nella parte piùa monte, è stato coinvolto. In questa area sono presenti fenomeni di riattivazione, soprattutto a spese del tracciato stradale,che risulta fortemente deviato. La frana antica presenta una prevalenza di grossi blocchi di natura ofiolitica e arenacea

Page 85: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 85 -

sulla testata, abbondanza di materiale a granulometria minore nella parte centrale, mentre nella parte media-inferioreè diviso longitudinalmente dal Rio dei Gatti in due corpi minori. La pianura alluvionale, formatasi in seguito allo sbarramentodel torrente ad opera dei materiali di frana, è la testimonianza di una passata attività del lobo frontale di colata, superiorea quella attuale, che nell'insieme sembra attualmente esaurita.

Il secondo corpo in sinistra, che è delimitato a sud dal Rio Bruschi è stato alimentato, almeno in parte, dalla franalaterale proveniente dal versante sud-ovest del M. Bregaceto. La maggior parte dei dissesti in atto risulta concentratain questo settore finale della colata tra il Rio dei Gatti e il Rio di Casa Molinello, dove si stanno manifestando numerosifenomeni di dissesto legati ad erosione di sponda ad al ruscellamento superficiale. La maggiore attività di questo corpodi colata, che si rimobilizza localmente secondo linee complessivamente dirette da Nord Est verso Sud Ovest, ègiustificata dalla grana minuta della matrice e della sua plasticizzazione in una zona particolarmente ricca di acquasuperficiale e sotterranea. Gran parte dell'abitato di Temossi è situato sulla parte mediana del corpo destro del vecchioaccumulo ed è compreso tra Rio “Molinello” e Rio Montemoso, che appare complessivamente stabile. Tuttavia aree delnucleo abitativo interessate da lesioni sono state individuate in prossimità del cimitero, della Chiesa e dell’antico borgo.Anche in questo caso sono presenti riprese di antichi fenomeni franosi minori, successivi al principale, che hannorimaneggiato il materiale di frana abbassandone ulteriormente le proprietà geomeccaniche.

In prossimità del cimitero e della Chiesa è riconoscibile un’antica nicchia di distacco in parte smantellata, sul cuicorpo di frana sono fondati gli edifici detti; le principali direttrici di movimento rilevate nella zona indicano un richiamoverso il Rio Molinello. A valle sono state riconosciute poi altre forme riconducibili ad antiche nicchie di distacco, unadelle quali passa poco sopra i Casetti, circa tra le quote 578 m e 587 m; essa sembra ripresa da un altro evento postoa circa quota 550 m. In località il Poggio, a monte di Temossi e separato dal Rio Montemoso, il terreno forma unacontropendenza, che favorisce il ristagno d’acqua; a valle di questa zona si trova una piccola Chiesa, che si mostrachiaramente inclinata verso monte. La frazione di Campori, situata a valle dell’abitato di Temossi, sorge su unaporzione riattivata dell’antica frana ormai quiescente; dalle indagini eseguite, infatti, non sono state rilevate lesioni significativesugli edifici che potessero indicare la ripresa di qualche movimento.

Fig. 18 - E’ visibile la scarpata principale, la testata ed il corpo evoluto in colata della frana di Temossi. Nel settore sinistro del sistema testata-scar-pata l’evoluzione retrogressiva è stata più accentuata ed è probabilmente responsabile di un marcato arretramento del crinale. Da questo settore sisono originati, oltre che accumuli detritici a grossi blocchi dovuti a fenomeni di crollo, lingue di colate che si allungano parallelamente al lato sini-stro del corpo di frana principale.

Page 86: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 86 -

Tipologia e descrizione del fenomenoIl corpo della grande frana antica di Campori - Temossi è stato individuato da meccanismi di scorrimento rotazionale

� colamento, dei quali sono conservate chiare testimonianze morfologiche, sia in testata che nelle aree di colata, nonostanteil loro intenso rimodellamento naturale e antropico.

L'evoluzione gravitativa del versante sinistro del T. Sturla si è svolta su pendenze medie non molto elevate, controllatedalla giacitura delle principali superfici di discontinuità (a franapoggio o sub-parallele al versante), con notevolearretramento, in alcuni tratti, della linea spartiacque. Nella fascia superiore del versante sinistro stesso, la giacitura dellesuperfici strutturali tende a divenire orizzontale, predisponendo, soprattutto nel caso della frana di Campori - Temossi,situazioni di placca rigida su substrato plastico, che determinano meccanismi di deformazione gravitativa profondadi versante tipo espansione laterale. La superficie di scorrimento rotazionale profonda, con probabile evoluzioneretrogressiva, è originata dai sistemi sub verticali di fratture osservabili nell'unità ofiolitica, e si sviluppa verso il bassoseguendo nel primo tratto le discontinuità strutturali del Complesso di Casanova e, nel tratto terminale, una superficiedi taglio attraverso il Complesso di Casanova stesso e le Argille a Palombini. Il corpo di frana principale è ricoperto intestata da accumuli detritici derivanti da fenomenologie franose più superficiali, con prevalenti meccanismi di crollo-ribaltamento e di colamento. La scarpata principale, che si sviluppa interamente nelle ofioliti, ha nel suo insieme unanotevole estensione e può essere seguita, partendo da Case Costigliole, fino al M. Bregaceto; lungo essa sonoosservabili tratti con accumuli detritici prodotti da varie e complesse fenomenologie franose e tratti con ripide pareti inroccia (ofioliti). A questo proposito, occorre precisare che i dislivelli degli affioramenti di rocce ofiolitiche, nonnecessariamente corrispondono ad un analogo spessore delle stesse; sembra più probabile che ciò sia l'effetto di unandamento del contatto tra ofioliti e arenarie sottostanti conforme a quello del versante, che fa affiorare le ofioliti perun dislivello superiore al loro spessore. Nel settore sinistro del sistema testata-scarpata l'evoluzione retrogressiva è statapiù accentuata ed è probabilmente responsabile di un marcato arretramento del crinale; da questo settore si sono originati,oltre ad accumuli detritici a grossi blocchi dovuti a fenomeni di crollo, lingue di colate che si allungano parallelamenteal lato sinistro del corpo di frana principale.

Sul lato sinistro dell’antica frana di Campori - Temossi è individuabile un corpo di frana minore (qui denominato Franaantica di Crosi) attestato sul crinale M. Bregaceto - M. Roccone che in parte si sovrappone e si sviluppa poilongitudinalmente alla colata principale, in complesse forme tipo colata. Il meccanismo primario di questo fenomenofranoso sembra riferibile ad una deformazione lenta di un ammasso roccioso molto frammentato (colamento in roccia)con evoluzione in scivolamenti planari. La nicchia di distacco ha mantenuto complessivamente la sua forma originariaed anche per questo motivo si è ipotizzato una origine posteriore e un tipo di movimento differente da quello visto perCampori - Temossi; nelle forme minori essa è molto irregolare e presenta asperità dovute a fenomeni di crollo-ribaltamento. Tali fenomeni hanno fatto arretrare in più punti la nicchia di distacco stessa, che ha raggiunto quota 900m. I fenomeni di riattivazione cui è sottoposta periodicamente la parte frontale della colata a valle di Crosi sono dovutiallo scalzamento operato dal T. Sturla, ma soprattutto all'azione delle copiose acque superficiali e sotterranee che nedeterminano caratteristiche di elevata plasticità.

Effetti del fenomenoL’indagine delle lesioni è stata condotta sui 38 edifici presenti, di questi 14 sono risultati lesionati. L’antico nucleo

abitativo di Temossi è costituito da 13 edifici; essi sono stati costruiti interamente in pietra. Solamente alcuni di questirisultano abitati, pertanto sono stati più volte ristrutturati e appaiono in buone condizioni, gli altri invece sono in evidentestato di abbandono e mostrano lesioni più diffuse e profonde imputabili più alla vetustà che non all’azione diretta diqualche fenomeno franoso. Il primo esempio di attività del corpo di frana è fornito dalle continue ondulazioni e fratturedel manto stradale più volte rifatto. Dalla documentazione raccolta si è potuto osservare come il tratto di strada statalen. 586 della Val D’Aveto, che va da Rio Bruschi a Rio dei Gatti e che taglia la frana nella parte terminale, abbia subitodalla fine degli anni ’40 del secolo scorso ad oggi uno spostamento verso valle.

Numerosi sopralluoghi compiuti nell’area del centro abitato hanno permesso di verificare le seguenti condizioni all’originedei locali fenomeni di instabilità:una cattiva regimazione delle acque superficiali con addirittura vasti ristagni delle stessein alcuni settori (per es. presso la frazione de Il Poggio), e abbandono di molte delle arginature dei rivi e torrenti; unaperiodica alimentazione di acque sotterranee provenienti dal lago di Giacopiane soprattutto quando esso è al massimoinvaso; diversi colamenti ed erosioni verificatesi lungo il Torrente Sturla e lungo i suoi affluenti inseriti nell’accumulo (peres. in loc. Case Bruschi); ripetuti scalzamenti sull’unghia dell’accumulo da parte del Torrente Sturla che provocano cosìil richiamo della massa detritica verso il basso; ondulazioni anomale della sede stradale, con fitte reti di fratturazioneche hanno interessato spesso anche i muri di sostegno sul bordo della strada ed in alcuni casi hanno provocato lesionisugli edifici. Il dissesto del manto stradale e delle opere accessorie provoca a sua volta l'infiltrazione delle acque diruscellamento superficiale, che favoriscono il progredire dei dissesti.

Page 87: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 87 -

ä

ä

ä

ä

ä

m

m

m

ää

mmmmmmmm

ä

ä ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä ä ää

ä ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

Campori, Temossi

N

100 0 100 200mTavola 11

APA

APA

APA

CCN

Ω

Ω

CCN

cs

cs

cs

al

at

al

Page 88: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 88 -

Interventi di sistemazioneLa comunità Montana delle Valli Aveto, Graveglia e Sturla ha fatto realizzare tra il 1996 e 1997 sondaggi su tutta

l’area di Temossi. In particolare, sono stati eseguiti carotaggi continui a profondità variabile e fino in certi casi a 70 mdal p.c. presso Case Bruschi, Campo sotto Strada Lago Giacopiane, Temossi, Crosi, Bivio Giacopiane, Rio Gatti, percui oggi si hanno numerose informazioni di carattere geotecnico.

I principali interventi sono rappresentati da muri di sostegno in cemento armato e in pietra come visibile dalla stradastatale; in qualche caso sono stati effettuati lavori di bonifica del fenomeno franoso mediante l’utilizzo di palificate contiranti. Specie nella parte frontale della frana sono state eseguite regimazioni idrauliche mediante la costruzioni di brigliee difese di sponda. In prossimità del Rio Crosa sono state realizzate briglie trasversali e in certi casi sono state messein opera teli di geotessile per rallentare l’erosione di sponda.

Page 89: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 89 -

Località

CAMPOSASCO 010053

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune S. ColombanoProvincia GenovaAbitanti 49Bacino idrografico principale T. LavagnaBacino idrografico secondario F.so di CamposascoQuota m s.l.m. 238-150Foglio I.G.M.I. 83 II SOElemento C.T.R. 1:5000 231042 “Leivi”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti --Edifici 3Vie di comunicazione Strada Provinciale n 32 e stradacomunale ad est del paese

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto Parzialmente esistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Muri di sostegno corredati di pali ed opere di regimazione delle

acque superficiali

Cause d’instabilitàPossibile evoluzione regressiva dei fenomeni franosi che recentemente hanno cagionato il danneggiamento in più puntidelle principali vie di comunicazione e probabili deformazioni plastiche superficiali in corpi di frana nel complesso inattivio quiescenti.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheLe Argilliti, siltiti ed areniti fini, disposte in strati gradati medio-spessi, appartenenti alla Formazione degli Scisti

Manganesiferi (SMG) dell’Unità M. Gottero, costituiscono i soli litotipi che affiorano nel tratto di versante di Camposasco.La stratificazione è generalmente a traverpoggio, con inclinazioni che talvolta assumono valori maggiori a quella delpendio, mentre solo in alcuni casi esse appare disposta completamente a franapoggio. Gli Scisti Manganesiferi si presentanoinoltre particolarmente fratturati ed alterati. L’intenso stato di fratturazione, costituito spesso da fratture sub-ortogonalirispetto ai giunti di strato, è probabilmente ascrivibile allo sviluppo di faglie trascorrenti e transtensive, che si sono realizzatecon una direzione prevalentemente N-S. Tali elementi deformativi risultano di difficile individuazione, data la scarsitàdegli affioramenti, ma sono ipotizzabili in base alla presenza di alcune selle (tra Casa Bianca e Casa Cadé e sella dicasa Peirano). Qui si osserva una repentina variazione della giacitura degli strati ed un loro maggior stato difratturazione. Inoltre, dal punto di vista morfologico è presente in corrispondenza della sella di Casa Bianca- Casa Cadéun evidente spostamento laterale nella direzione di sviluppo della costola rocciosa che da Villa Oneto si protrae finoal T. Lavagna.

Inquadramento geomorfologicoL’abitato di Camposasco è situato, tra le quote 238 e 150 m, nel versante sinistro dell’omonimo torrente. I processi

gravitativi hanno agito in passato in modo determinante nel modellare la morfologia del paesaggio. Mentre i settoridel versante ubicati in prossimità del crinale denotano la presenza di acclivi forme circoidi, la cui genesi può essere

Page 90: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 90 -

posta in relazione allo sviluppo di fenomeni franosi antichi, le aree del versante poste a quote inferiori presentano unagenerale morfologia sub-pianeggiante. Essa risulta corrispondere alle testate dei corpi di frana, riferibili genericamentead una tipologia di movimento di tipo complesso (scorrimento rotazionale e/o traslativo evolvente nei settori al piedein colamento). L’acclività, l’elevato stato di fratturazione e la natura argilloso-siltitica dei litotipi affioranti, nonché la lorodisposizione sfavorevole, costituiscono alcuni tra i principali fattori responsabili dell’alta concentrazione di frane,antiche e recenti, nell’area.

Gran parte del paese appare ubicato nell’area di raccordo tra le testate di due grosse frane complesse, i cui corpisi sviluppano rispettivamente dalle quote di 300 e 220 m fino al fondovalle, e le scarpate delle relative nicchie di distacco.Alcune abitazioni sparse a oriente della chiesa appaiono, inoltre, situate in tratti di versante sub-pianeggianticorrispondenti alle testate di antiche frane, evolutesi sia secondo movimenti di scorrimento traslativo puro (frane situatenei settori di Castello) che tramite meccanismi complessi (frane situate tra Mascea Lunga e Casa Sumaggi). Attualmente,l’evoluzione morfologica dell’area è controllata in prevalenza dalle acque di scorrimento superficiale sia incanalate chediffuse. Il Rio Camposasco ed i suoi affluenti agiscono, in molti settori dei rispettivi tracciati, erodendo lateralmente partidi versante costituiti da antichi corpi di frana, scalzandoli così alla base e costituendo un fattore di rischio per la formazionedi nuove frane. Vista l’evoluzione che ha caratterizzato l’antica frana complessa situata a poche decine di metri dall’edificioparrocchiale, non può essere esclusa una loro influenza anche nella genesi di fenomeni franosi antichi, le cuitestimonianze sono costituite dai vari corpi di frana ubicati sia lungo il fondovalle che in prossimità delle testate dei variaffluenti del Rio Camposasco.

Descrizione e tipologia del fenomenoIn occasione dell’evento piovoso del 24 Novembre 2002, evento che ha cagionato molti dissesti nel territorio del

Comune di S. Colombano Certenoli, si sono sviluppati secondo movimenti complessi (scorrimenti roto-traslativi multiplievolventi in colamenti) numerosi fenomeni franosi. La grande quantità di acqua precipitata nell’unità di tempo, l’assenzadi un adeguato sistema di regimazione idrica delle acque di scorrimento superficiale, lo stato di abbandono di moltesuperfici di versante terrazzate, l’esistenza di una potente coltre detritica a matrice limo-argillosa, di origine sia franosa

Fig. 19 - Il versante meridionale della stretta dorsale su cui è stato edificato l’abitato di Camposasco. Sono visibili le due frane di scorrimento roto-traslativo multiplo evolvente in colata che si sono attivate nel Novembre 2002, lambendo alcuni edifici di civile abitazione. Per la frana posta piùin basso è possibile osservare, sul fianco sinistro della relativa area di distacco, la presenza di due estese trincee a sviluppo sub-parallelo.

Page 91: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 91 -

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

IIIIIIIIII

N

100

0100

200m

45G

40

v

42v

17 ù

20>

SMG

SMG

SMG

SMG

Cam

po

sasco

dt

dt

dt

Tavo

la 1

2

Page 92: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 92 -

che regolitica, e la presenza di litotipi praticamente impermeabili, hanno contribuito come fattori predisponenti e causascatenante (intensità dell’evento piovoso) alla genesi dei dissesti che hanno colpito i settori limitrofi al centro abitato.

Un primo fenomeno franoso ha caratterizzato una parte di versante situato immediatamente a valle della stradaprovinciale N°32, nel tratto sottostante l’edificio parrocchiale del paese. La frana si è sviluppata da una quotaapprossimativa di circa 207 m e si è protratta fino al fondovalle, in prossimità di Castello, lambendo un edificio di civileabitazione.

In corrispondenza dei settori di Mascea Lunga, una fascia di versante larga circa 200 m è stata interessata da unoscorrimento rotazionale multiplo della coltre regolitica e di origine franosa, che in parte si è evoluto in colamento neisettori intermedi e che ha interessato la strada provinciale sottostante. Fenomeni franosi simili hanno interessato i settorisottostanti a Casa Cadé, Casa Peirano e Casa Sumaggi, sviluppandosi in corrispondenza di vecchi corpi di frana edin coltri detritiche residuali.

Effetti del fenomenoA parte i numerosi tratti della strada provinciale e comunale che sono stati interessati dai recenti fenomeni franosi,

a monte delle frane che hanno colpito i settori a valle della chiesa e a NE di Camposasco sono state osservate numerosecrepe di tensione, talvolta beanti e di dimensioni cospicue, che suggeriscono una possibile e quanto mai probabile evoluzioneregressiva delle varie scarpate di frana. I settori più a rischio sembrerebbero quelli su cui giace l’edificio parrocchialeed alcune abitazione ad esso limitrofe, in cui alcune fessure e strappi del terreno si sviluppano dalla scarpata di franasottostante fino ai terreni immediatamente prossimi alla chiesa, interessando sia la strada provinciale che il muretto diprotezione posto in fregio alla stessa. Tra i primi rilievi (Febbraio, 2003) e gli ultimi sopralluoghi (Aprile, 2003) è statariscontrata una crescita delle lesioni, con un progressivo abbassamento di parte della strada provinciale di una decinadi centimetri circa. Anche i settori posti a monte dei fenomeni franosi che hanno colpito il tratto di versante di MasceaLunga e quello compreso tra Casa Sumaggi e Casa Cadé denotano segnali di una possibile riattivazione regressivadei processi gravitativi. Anche qui sono stati rilevati numerosi strappi e ribassamenti del terreno lungo il tratto di versantesoprastante gli orli di scarpata delle frane complesse. Nel caso di Casa Peirano esse sono ricollegabili alle fratture subverticalidi neo-formazione (alcune fratture si erano sviluppate in seguito all’evento alluvionale del 2000) che si sono generatelungo il muro perimetrale est dell’abitazione e che si sono protratte fino all’interno della stessa; Casa Peirano è stataevacuata a scopo precauzionale il 25 novembre 2002.

Interventi di sistemazioneGli interventi effettuati per somma urgenza sono riconducibili ad opere di sostegno, come muri in cemento armato

corredati da pali, posti a protezione della rete stradale provinciale e comunale, ed ad una serie di opere atte a consentireuna maggior regimazione delle acque superficiali, ubicate in prossimità delle principali vie di comunicazione e di alcunicorpi di frana. Molti settori delle strade comunali sono stati quasi completamente ricostruiti così come il tratto della stradaprovinciale colpito dalla frana di Mascea Lunga.

In considerazione delle caratteristiche geomorfologiche rilevate e della natura dei fenomeni gravitativi in atto, si ritienequanto mai necessario lo sviluppo d’opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee nei settori situati a montedelle testate delle recenti frane, costituite da canalizzazioni superficiali e drenaggi, tali da impedire l’imbibizione ed ilrammollimento della coltre detritica attualmente in movimento. Occorrerebbe uno studio capace di definire conchiarezza fino a quale profondità agiscono i movimenti responsabili della genesi delle fratture rilevate a monte dellearee colpite e se lo stato di fratturazione dei litotipi argilloscistosi, sottostanti ai vari corpi di frana, consenta o menol’utilizzo di micropali. Vista, inoltre, la presenza di fenomeni d’erosione torrentizia concentrati al piede del versante,non devono essere trascurate le generiche opere di difesa spondale, costituite dall’impostazione di una serie di briglie,per impedire fenomeni d’erosione concentrata ed una possibile evoluzione progressiva degli antichi corpi di frana.

Page 93: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 93 -

Località

CANALE 010024

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune FontanigordaProvincia GenovaAbitanti 50Bacino idrografico principale F. TrebbiaBacino idrografico secondario R. AlberelleQuota m s.l.m. 760 - 820Foglio I.G.M.I. 83 I SOElemento C.T.R. 1:5.000 214084 “Canale”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada comunale

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto Parzialmente esistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio

Cause di instabilitàPotenziale evoluzione retrogressiva di frane roto-traslative; deformazioni plastiche.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheL’ossatura dei versanti, oltre alla presenza di cospicue coperture di frane relitte, è costituita unicamente dall’Unità

Due Ponti, rappresentata dalla Formazione di Canale (CAN).

Inquadramento geomorfologicoCanale è ubicato sul versante occidentale di una dorsale a direzione NS, in destra idrografica del F. Trebbia. Gli

opposti versanti presentano pendenze nettamente diverse, quello orientale mediamente compreso tra il 45 - 70 %, pari25° - 36°, quello occidentale mediamente del 22 %, pari a circa 13°.

Il centro abitato è concentrato principalmente tra le isoipse dei 760 e 820 m. La dorsale presenta, in successioneda sud a nord al di sotto della sua cresta, più accentuate nel versante orientale, marcate forme erosive gravitative, ossiadelle nicchie-scarpata dalla tipica forma arcuata. Al di sotto di esse sono presenti due corpi di frana relitta (reincisi danuovi reticoli idrografici) e numerose altre frane recenti e attuali, oltre ad un cono di origine mista delimitate dal RioAlberelle.

Anche il versante occidentale è caratterizzato da una evidente impronta della morfogenesi gravitativa; sono presentiestesi corpi di frane relitte disposte in gradinata; al loro interno sono presenti blande ondulazioni ed aree sub-pianeggianti specialmente a sud di Canale, alla fonte della Roccazza.

Sulle due principali testate è edificato il centro abitato. Queste antiche forme di frana, inoltre, sono state estesamenterimodellate da terrazzamenti di origine antropica per scopi agricoli, che hanno presumibilmente obliterato anche originariecontropendenze.

Il reticolo idrografico, del 2° ordine, presenta alcuni fossi in erosione con marcata tendenza all’evoluzione regressiva,con colate detritico-fangose incanalate localizzate nelle aree di confluenza.

Page 94: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 94 -

Tipologia e descrizione del fenomenoLe frane recenti e attuali, quiescenti, ubicate nel versante orientale, sono prevalentemente di tipologia complessa,

con scorrimenti traslativi e rotazionali; le due frane relitte, inattive, anch’esse complesse, presentano prevalentimeccanismi di movimento sia traslativi che roto-traslativi. Le frane relitte presenti sul versante occidentale non mostranosegni di evoluzione in corso. La loro reincisione ad opera delle acque correnti come del resto anche di quelle quiescentio inattive, può produrre una riattivazione delle stesse.

E’ da mettere in evidenza che l’evoluzione del versante deve essere passata attraverso una fase caratterizzata dallamessa in posto delle frane di più ingenti dimensioni (le frane relitte) rispetto a quelle attuali: queste ultime, in molti casi,sono una riattivazione parziale delle frane più antiche. Queste frane, disposte in gradinata, sono scalzate al piede dalleacque dei fossi, mentre le scarpate risultano completamente obliterate dai processi di detrizione accentuati, presumibilmente,anche dalla presenza della Formazione di Canale, facilmente erodibile.

Per quanto riguarda, infine, le numerose altre frane recenti, delimitate dall’impluvio che prende forza in corrispondenzadella Fonte della Roncazza, esse sono prevalentemente sia complesse sia di tipo traslativo; quelle attive sono presentisul fondovalle ed in particolare, alcune di esse, fuori del bacino studiato, sono a diretto contatto con le acque del FiumeTrebbia, che proprio in questo tratto risulta marcano una forte erosione laterale.

Effetti del fenomenoGli edifici ubicati a nord est ed a est del centro abitato, più precisamente quelli fondati in prossimità delle aree perimetrali

dell’abitato (ai limiti della testata della frana relitta maggiore), in prossimità delle rotture di pendio presentano alcunelesioni ai muri perimetrali; anche la strada comunale che attraversa il paese, in alcuni suoi tratti, risulta sconnessa concedimenti. Da segnalare che, in questo ultimo ventennio, i progressivi interventi di ristrutturazione hanno obliterato lelesioni che testimoniavano le conseguenze dei movimenti franosi; questi segni permangono su alcuni edifici più vecchi.

Interventi di sistemazioneGli interventi a tutt’oggi eseguiti consistono principalmente in opere di canalizzazione delle acque superficiali, a corredo

di interventi di manutenzione che interessano il rifacimento di alcuni tratti del manto bituminoso della strada che attraversail centro abitato.

Fig. 20 - Il centro abitato di Canale (visto da nord) è fondato, in gran parte, sulle testate di antiche frane originatisi con meccanismi di movimentodi tipo traslativo e colamento.

Page 95: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 95 -

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

äää

äääää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ääää

Canale

N

100 0 100 200mTavola 13

P

CAN

23

Q

Q71

CAN

40

P

27

CAN

CAN

cs dt

hh

h

h

dt

al

Page 96: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 96 -

Località

CASABIANCA 010062

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune TorrigliaProvincia GenovaAbitanti 84Bacino idrografico principale F. ScriviaBacino idrografico secondario T. LaccioQuota m s.l.m. 750 - 780Foglio I.G.M.I. 83 IV SEElemento C.T.R. 1:5.000 214062 “Torriglia”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici Poche case, cimiteroVie di comunicazione Strada comunale

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio parzialmente eseguite

Cause di instabilitàLocali rimobilizzazioni di coperture detritiche e di corpi di frana.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheOltre ai terreni di copertura superficiale ed ai grandi corpi di frana riferibili a scorrimenti di roccia in blocco, affiorano

l’Unità Monte Antola, qui rappresentata dalla formazione omonima (FAN) e localizzata nel settore nord occidentale dell’area,culminante nel Monte Moro di Torriglia, e l’Unità Portello, qui presente con la Formazione di Monte Lavagnola (MLV)e con la Formazione di Ronco (ROC), da calcarea a siltitico-argillitica, affioranti, rispettivamente, ai lati della stradacomunale di accesso all’abitato e tra la strada statale n. 45 ed il Torrente Laccetto.

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Casabianca è situato sia sul corpo di una grande frana relitta e sia su lembi residuali di frane

antiche di grandi dimensioni. La morfologia attuale della zona conserva la superficie sub-pianeggiante della originariatestata della frana relitta, delimitata ai lati da due impluvi anche se, in parte, risulta erosa da frane più recenti. Il versantea tergo del centro abitato si presenta con forma concava rappresentando l’orlo della scarpata di frana principale. Essoè osservabile in tutto il suo sviluppo, che passa poco al di sotto del Monte Moro di Torriglia, e rappresenta la forma dierosione principale sotto la quale sono ben identificabili delle masse rocciose dislocate dalla loro posizione originariae classificabili come scorrimenti di roccia in blocco. Una frana antica che dalla quota di circa 830 m si sviluppa finoa circa 720 m, con prevalente direzione nord-ovest - sud-est e attraversata dalla strada di accesso all’abitato, èlocalizzata tra Località Badaracchi e Casabianca. Anche in questo caso è ben osservabile la scarpata di erosione neicalcari dell’Antola mentre a quote poco inferiori è osservabile, in contatto tettonico, la formazione argillitica di MonteLavagnola. Sia sul versante che nella fascia di raccordo laterale l’abitato di Casabianca sono presenti cospicuecoperture detritiche colluviali; più specificamente, esse risultano localizzate a ridosso dei blocchi di roccia descritti inprecedenza ed in alcuni impluvi laterali, sopra Badaracchi, a sud-ovest di Casabianca, a nord, nella frazione Porcilee fino quasi al fondovalle, al limite con l’affioramento della Formazione di Ronco. I due impluvi principali, affluenti delTorrente Laccetto, sono in erosione.

Page 97: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 97 -

Tipologia e descrizione del fenomenoLa morfogenesi gravitativa ha dato l’impronta principale al versante orientale culminante nel Monte Moro di

Torriglia. Come già detto, il nucleo abitato di Casabianca, attraversato dalla strada statale, risulta edificato in un’areaa debole pendenza che costituisce la testata di una frana relitta originata presumibilmente con prevalenti meccanismidi scorrimento roto-traslativo.

Oltre a questa sono presenti corpi di frana antichi dovuti a scorrimenti roto-traslativi di roccia in blocco.All’interno di questi corpi maggiori sono state cartografate, in corrispondenza del tratto stradale che attraversa il

nucleo abitato, frane minori recenti e attuali, quiescenti; anche nei due impluvi principali sono presenti frane soggettea periodiche riattivazioni; in quello localizzato a sud-ovest sono presenti tre frane recenti e attuali, con scalzamenti erosivial loro piede operati dalle acque correnti superficiali.

Nell’area di fondovalle, infine, sono presenti frane attive per scalzamento al piede operato dalle acque del T. Laccetto;le loro forme di erosione, le scarpate, ben delineate sulla carta geomorfologica, sono soggette a continui rimodellamentiper tendenza all’evoluzione retrogressiva.

Effetti del fenomenoNumerosi fabbricati ubicati in corrispondenza della strada comunale presentano lesioni ai muri perimetrali; si deve

peraltro osservare che le continue opere di manutenzione, anche strutturali, effettuate sul centro abitato, non permettonouna precisa valutazione dei dissesti subiti dagli edifici stessi.

Comunque, le letture inclinometriche effettuate sui numerosi sondaggi realizzati in quest’area, come verrà detto piùoltre, stanno fornendo utili informazioni circa la presenza di nuove superfici di scorrimento all’interno del corpo di franamaggiore.

Fig. 21 - Il versante meridionale della dorsale, a prevalente direzione nord-est - sud-ovest, ove è posta Casabianca, è stato interessato da movimen-ti gravitativi sia superficiali che più profondi, questi ultimi originatisi presumibilmente con meccanismi di scorrimento di roccia in blocco. L’abitato èedificato, in parte, su corpi di frane recenti e attuali, quiescenti.

Page 98: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 98 -

Interventi di sistemazionePer il consolidamento del movimento franoso sul quale è fondato l’abitato di Casabianca, in relazione al continuo

manifestarsi di lesioni su numerosi edifici, come prosecuzione di una campagna geognostica del 1992 e realizzata attraversol’esecuzione di tre sondaggi meccanici, nel 1999 è stato redatto uno studio nel quale sono stati riportati i risultati diuna nuova campagna geognostica tramite la realizzazione di ulteriori cinque sondaggi a carotaggio continuo (realizzatinel Luglio-Agosto 1998) spinti a profondità comprese tra m 21 e m 35 dal p.c. (con prelievo di campioni indisturbatiper le analisi di laboratorio) e completati con inclinometri e piezometri, sondaggi elettrici e profili sismici a rifrazione.

I risultati delle letture inclinometriche confermano, con gli spostamenti registrati a varie profondità (tra 4 e 20 m), lapresenza di più superfici di movimento all’interno di un potente accumulo di frana antica.

Al fine di eliminare, o meglio rallentare questi movimenti, è stato suggerito, in relazione al programma di bonificaidrogeologica, di mirare i successivi interventi principalmente all’abbattimento dei livelli piezometrici, attraverso operedi drenaggio superficiale e profondo, alla regimazione delle acque superficiali ed alla sistemazione di alcuni tratti dicorsi d’acqua che necessitano di periodiche manutenzioni idrauliche.

Infine, è stato realizzato, dalla Comunità Montana Alta Val Trebbia, un progetto per il ripristino delle briglie del Rio(senza nome) affluente del T. Laccetto, a valle dell’abitato di Casabianca; per questo studio sono stati realizzati dueulteriori sondaggi, fino a 16 m di profondità, ubicati a monte del rio allo scopo di definire sia lo spessore dell’accumuloantico sia le caratteristiche della falda freatica.

A tutt’oggi sono stati realizzati i lavori in località Ruincassa, Cuinassi e Casabianca, dove sono state realizzate astedrenanti fessurate e disposte a raggiera, con contrafforte a gabbioni, attraverso le quali sono state intercettate le acquesottosuperficiali, da 2,50 a 4,30 m di profondità dal p.c.. Inoltre, su un fronte longitudinale, è stata realizzata ancheuna trincea drenante; è stata, effettuata, infine, la regimazione delle acque di scorrimento superficiale con l’adeguamentodella sezione del rio compreso tra la località Al Carpie e Casabianca, completata con opere di sistemazione del fondoe delle sponde.

Page 99: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 99 -

II

qq

q q qqq

IIIIIIIII

IIIIII

I

IIIIII

IIIIIII

I

IIIIIIIII

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

äää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

äää

ä

m

m

Casabianca

N

100 0 100 200mTavola 14

FAN

FAN

dt

dt

dt

dt

?35

X30

u30

cs

cs

MLV

MLV

ROC

Page 100: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 100 -

Località

CASSINGHENO 010022

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune FasciaProvincia GenovaAbitanti 40Bacino idrografico principale F. TrebbiaBacino idrografico secondario T. CassinghenoQuota m s.l.m. 885 - 910Foglio I.G.M.I. 83 I SOElemento C.T.R. 1:5.000 214032 “Rondanina” e 214043 “Loco”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici Edifici, chiesa, cimiteroVie di comunicazione Strada Provinciale n°16

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio e di sostegno eseguite in parte

Cause di instabilitàEdifici fondati sulla testata di una frana relitta, su terreni a scadenti caratteristiche meccaniche; frane complesse e colamenti;deformazioni plastiche.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area di studio si possono distinguere l’Unità Portello, l’Unità Vermallo e l’Unità Due Ponti: la prima è rappresentata

dalla Formazione di Ronco (ROC); la seconda, dalla Formazione di Cassingheno (CAS) ed infine la terza, dalla Formazionedi Canale (CAN). L’assetto strutturale è dato dalla sovrapposizione tettonica dell’Unità Portello su quella Vermallo e diquest’ultima su quella Due Ponti.

Inquadramento geomorfologicoL’area è inserita nel versante sinistro del bacino del Torrente Cassingheno, a sua volta tributario sinistro del F. Trebbia.

Il centro abitato di Cassingheno è edificato tra le isoipse di 885 e 910 m, sulla testata di una frana relitta a debolependenza (circa 20°).

Alle quote maggiori, a tergo dell’abitato, il versante ha uno sviluppo a forma di anfiteatro nel quale si riconosconosia parte della antica scarpata della frana relitta, all’incirca fino al contatto tettonico tra le formazioni Cassingheno eCanale, al di sotto del M. Crocetta (1073,2 m) sia frane recenti a varia tipologia, originate nella Formazione di Ronco,delimitate alla loro base dal Fosso della Fontana in erosione, che solca longitudinalmente l’unità morfologica più antica.Verso nord, est ed ancora a sud, sono presenti altre scarpate prevalentemente modellate nella Formazione di Canale,argillitica con tipica forma di nicchia.

Da essa si sono originati corpi di frana più recenti, i cui rispettivi limiti sono lambiti, seppur in parte, dalla stradaprovinciale che passa poco più a monte di Cassingheno. Ulteriori frane di varia tipologia sono delimitate, alla loro base,dall’altro Fosso (senza nome), anch’esso in fase erosiva, a sud del centro abitato; questo fosso arriva fino al fondovallee delimita il fianco sinistro della frana relitta. Infine, sono da segnalare estese coperture detritiche di tipo eluviale e colluvialesia sotto il M. Crocetta, a partire dalla quota di 975 m, fino quasi alla strada provinciale e sia ad ovest del cimitero,sul versante, a partire dalla quota di 939 m.

Page 101: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 101 -

Tipologia e descrizione del fenomenoCassingheno è situato sulla testata dell’unità morfologica più antica, appartenente ad una successione di fenomeni

franosi complessi, dovuti a prevalenti meccanismi di scorrimento roto-traslativo.La testata dell’unità morfologica più recente, in cui si può scomporre la frana relitta evidenziata nella carta

geomorfologica dal toponimo Piano, localizzata tra le isoipse dei 780 e 785 m, appartiene anch’essa ad unasuccessione di fenomeni franosi complessi, dovuti a meccanismi di scorrimento roto-traslativo, ad evoluzione progressiva.Il profilo longitudinale della frana relitta, dall’area della corona sommitale fino al fondovalle, presenta due rotture dipendio in corrispondenza del passaggio scarpata principale-testata, sia nell’unità morfologica superiore che in quellainferiore. Le grandi dimensioni e la forma della frana sono da mettere in relazione, oltre che all’energia del rilievo, alcomportamento plastico della formazione argillitica, nonché all’esistenza di una fascia di terreno a caratteristiche moltodegradate, in corrispondenza del contatto di sovrascorrimento tettonico tra la Formazione di Canale e quella diCassingheno.

E’ ben riconoscibile, sotto il M. Crocetta, la nicchia di distacco con la relativa corona inattiva; la sua fisionomia,verso sud, risulta obliterata dal rimodellamento erosivo e da quello operato da più recenti fenomeni franosi, quiescenti,con prevalenti scorrimenti traslativi e colamenti, presenti ad est di Cassingheno, con ampie e ripide corone a forma disemicerchio, sviluppate alla quota di circa 1000 m.

Le altre frane, già citate, delimitate dai due fossi, sono rispettivamente di tipologia complessa (quella che coinvolgela strada provinciale a nord ovest di Cassingheno, ed anche quella in località Campazzo) e di scorrimento traslativo,colamento e scoscendimento (quelle ubicate a sud, poco al di sopra dell’area in contropendenza che delimita le dueunità morfologiche relitte ed in carta suggerite con il toponimo Piano).

Fig. 22 - L’imponente area di coronamento di una frana relitta, intensamente rimodellata da processi gravitativi recenti e attuali coperti in parte dal-la vegetazione, al di sopra di Cassingheno. L’abitato è, a sua volta, fondato sulla testata della grande frana relitta. Il meccanismo genetico preva-lente che l’ha prodotta è presumibilmente attribuibile ad uno scorrimento complesso di tipo traslativo e roto-traslativo.

Page 102: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 102 -

Effetti del fenomenoNel settore di versante a monte di Cassingheno, ad elevata acclività, si registrano fenomeni erosivi operati delle acque,

con continuo dilavamento del versante e asportazione di materiale verso valle; è presente una marcata erosione perfossi dove l’acqua ha già dato origine a solchi profondi che interessano non soltanto lo strato superficiale ma anche laroccia sottostante.

Nella porzione di abitato, che comprende la chiesa ed un intorno circostante, con edifici di civile abitazione ed inalcune opere di sostegno, sono stati registrati evidenti segni di instabilità. Le lesioni su questi manufatti si sono aggravatea seguito ai fenomeni di intensa precipitazione verificatisi nei mesi di Settembre e Ottobre del 1992. Parte della stradaprovinciale a nord ovest di Cassingheno, che corre sulla modesta testata di una frana, è soggetta a periodici cedimenti.

Interventi di sistemazioneA seguito di una serie di finanziamenti regionali e statali sono stati realizzati, negli anni ’80 opere trasversali (briglie)

sull’impluvio sottostante il cimitero, una serie di drenaggi a tergo di Cassingheno, lungo la strada provinciale, a montedella stessa ed all’estremità orientale dell’abitato, e canalizzazioni atte alla raccolta delle acque meteoriche e confluentinel fosso colatore a lato del cimitero. Queste prime scelte progettuali sono state adottate a seguito di una campagnageognostica del 1982, realizzata attraverso l’esecuzione di numerosi sondaggi a carotaggio continuo spinti fino allaprofondità di 15 m, completati con piezometri ed inclinometri, distribuiti sia poco più a monte di Cassingheno e sia avalle.

Nell’anno 1999, nell’ambito della sistemazione dell’area soggetta a frana a valle di Cassingheno, è stata redattauna perizia geologica, preceduta da una nuova campagna geognostica con la realizzazione di quattro sondaggi acarotaggio continuo, fino alle profondità di 20, 21, 31 e 32 metri dal p.c. (ubicati tra le isoipse 865 e 880). I primitre sono stati completati con inclinometri ed il quarto con un piezometro. I risultati delle letture inclinometriche hannoconfermato la presenza di modesti scostamenti (alle profondità di 15 m e 25 -26 m) negli inclinometri più a sud e nessunscostamento per quelli più settentrionali. L’esigenza di fornire in tempi brevi idonee soluzioni progettuali per bonificarela frana a sud dell’abitato ha indotto i tecnici incaricati a suggerire scelte progettuali puntuali, principalmente indirizzateverso opere di sostegno, quali muri su pali con profondità non inferiori ai 35 m ed a più ordini di tiranti lunghi 45m,escludendo la possibilità di intervenire con opere drenanti a causa della notevole profondità della falda.

Page 103: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 103 -

q

qq

qqq

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ä

m

mmmm

m

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

N

100 0 100 200mCassingheno

30

r

CAS

CAN

k25

w20T

35

A45

L30

U35

CAN

W30

W50

Q30

ROC

ROC

dt

dt

cs

al

dt

al

dt

dt

Tavola 15

Page 104: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 104 -

Località

CERISOLA - MAGNASCO 010048

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RezzoaglioProvincia GenovaAbitanti 102 (Cerisola); 80 (Magnasco)Bacino idrografico principale T. AvetoBacino idrografico secondario T. RezzoaglioQuota m .s.l.m. 900 (Cerisola), 750-800 (Magnasco)Foglio I.G.M.I. 83 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 215052 “Cerisola”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti --- Edifici --- Vie di comunicazione Strada Statale dell’Aveto n. 586

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Muri di contenimento, palificazioni e tiranti, regimazioni idrauliche,

briglie

Cause di instabilitàIl ristagno e l’infiltrazione d’acqua sono causa del rammollimento dell’abbondante componente argillosa del materialecoinvolto. Magnasco e Cerisola, infatti, sono caratterizzate da abbondante presenza d’acqua proveniente dall’estesobacino idrografico retrostante.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area di studio è presente l’Unità Ottone – S. Stefano. Le formazioni presenti sono il Flysch di Ottone (FOT), il

Complesso di Casanova (CCN) e le Argille a blocchi di M. Veri (AMV).Il Flysch di Ottone - S. Stefano affiora con marne calcaree o calcari marnosi a base calcarenitica. Le Arenarie di

Casanova affiorano con un’alternanza di arenarie ofiolitiche grossolane e arenarie quarzoso - micacee fini, intercalatecon argilliti e argilliti siltose.

Inquadramento geomorfologicoL’area è collocata alla confluenza del Torrente Rezzoaglio con i Rii Dugaia e Crosa Scura a metà di un versante che

si eleva fino a oltre quota 150 m. Il versante presenta numerose rotture di pendio, dovute sia a fenomeni erosivi localisia a grandi frane in roccia. Il materiale asportato con i processi erosivi è andato a depositarsi a valle, formando estesearee di accumulo, successivamente rimodellate nelle forma attuali.

I centri abitati si sono sviluppati principalmente su aree pianeggianti o a bassa acclività, andando così ad occupareo la testata di vecchie frane o la parte mediana di coni detritici.

Magnasco occupa, infatti, la testata di una vecchia frana, successivamente riattivatasi nella parte frontale, mentreCerisola sorge su un dosso roccioso dislocatosi probabilmente in seguito ad una deformazione gravitativa di versante.

Tipologia e descrizione del fenomenoIl dissesto presente in tutta l’area è provocato sia da frane riconducibili ad uno scorrimento rotazionale evoluto in

Page 105: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 105 -

colamento sia a fenomeni di scivolamento della copertura detritica, presente con spessori variabili. Sono, inoltre, riconoscibiliforme di coni di origine mista in qualche caso evoluti in colata.

Tutta l’area è caratterizzata da abbondante presenza d’acqua proveniente dall’esteso bacino idrografico retrostante.Iniziando da Pian di Fontana sono presenti tre frane tipo scorrimento, la loro attività è testimoniata dalle numerose lesioni,dossi e avvallamenti anomali presenti sul tracciato stradale che le attraversa. Le nicchie di queste frane sono interamentenel flysch di Ottone e son ancora ben riconoscibili. I corpi di frana erosi sia frontalmente che lateralmente son evolutiin colamento e mostrano solchi di reincisione. La frana che si trova alcune centinaia di metri dopo il paese è responsabileanche dei numerosi cedimenti a carico del ponte sul rio Dugaia.

Magnasco è l’abitato che mostra più segni di instabilità. Sorge sulla testata di una frana tipo scorrimento rotazionale� colamento. La nicchia di distacco, in parte obliterata da fenomeni erosivi, è collocata in prossimità del cimitero e vada circa 820 m a 840 m. Il corpo di frana, che parte dalla strada sottostante la Chiesa, mostra evidenti segni di attivitàprovocando diffuse lesioni sugli edifici del paese.

Sul fianco sinistro del corpo di frana principale è presente un secondo corpo di frana attivo; nella parte medianasono visibili contropendenze, che favoriscono l’accumulo ed il ristagno d’acqua. La nicchia di questo movimentofranoso, che si estende da quota 760 m fino a quota 800 m, interseca il corpo della frana principale sulla cui testatasorge Magnasco, determinando un ulteriore evoluzione dei fenomeni erosivi in atto.

Cerisola sorge sul dosso formatosi, verosimilmente, in seguito ad una deformazione gravitativa di versante, comerisulta da alcune evidenze, quale l’esistenza di una contropendenza, l’idrografia complessa e la presenza di una grandetrincea. La trincea, colmata da depositi colluviali ed eluviali, ha dato origine ad un’area pianeggiante sulla quale sonostate costruite numerose abitazioni.

Tutta l’area è caratterizzata dalla presenza di grandi frane di scorrimento e di scivolamento oltre a forme riconducibilia coni di origine mista in qualche caso evoluti in colamento.

Fig. 23 - E’ visibile la nicchia di distacco e la testata della frana sulla quale sorge l’abitato di Magnasco. Il corpo di frana che parte dalla stradasottostante la Chiesa mostra evidenti segni di attività che hanno provocato diffuse lesioni sugli edifici del paese. Nella parte mediana sono visibilistrappi e cedimenti del materiale di frana e nella parte terminale sono visibili contropendenze che favoriscono l’accumulo ed il ristagno d’acqua.

Page 106: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 106 -

Il T. Rezzoaglio ed il Rio Crosa Scura delimitano un’area ove sono presenti, oltre a vasti resti residuali di frane antiche,coni detritici di origine mista in qualche caso evoluti in colata; Rocca è interessato nella parte alta da uno di questi coni.L’attività dei coni è dovuta alla abbondante presenza d’acqua sia superficiale che di infiltrazione che, oltre a provocareestesi solchi di incisione, mantengono una costante condizione di saturazione del materiale detritico provocandone ildecadimento delle proprietà geomeccaniche. Possono così essere individuate tre zone a differente comportamento: unaparte apicale alimentata sia dai canaloni che dai fenomeni franosi retrostanti; una zona mediana fortemente reincisa,con colate che in parte mascherano le originarie forme dei coni; una parte frontale con numerose contropendenze chedeterminano l’accumulo ed il ristagno di acqua formando laghetti e pozzi anche stagionali.

Effetti del fenomenoLe numerose frane attive presenti in quest’area determinano lesioni diffuse su edifici e manufatti. Le strade presentano

lesioni di vario genere e dimensioni, unite ad avvallamenti e dossi anomali. Gli edifici maggiormente colpiti sono nell’abitatodi Magnasco, dove si possono riconoscere più tipologie di movimento. A Cerisola una abitazione appare inclinata pereffetto dello sprofondamento del terreno sottostante.

Alcune sia per effetto dei cedimenti differenziali provocati dalla eterogeneità del terreno presentano lesioni einclinazioni delle strutture con evidenti posizioni “fuori piombo”.

Villanoce si sviluppa tra il Flysch di S. Stefano e le Arenarie di Casanova. Questa alternanza stratigrafica è stata,verosimilmente, all’origine del movimento franoso che sorge, dunque, su un’area che appare complessivamentestabilizzata e le abitazioni non mostrano gravi segni di cedimento o lesioni. Solo localmente sono individuabilicedimenti differenziali dovuti alla eterogeneità del terreno di fondazione e alla scarsa regimazione delle acquemeteoriche e di ruscellamento.

Interventi di sistemazioneSono state eseguite numerose opere di consolidamento di manufatti tramite la messa in opera di muri di contenimento,

palificazioni e tiranti, regimazioni idrauliche, briglie.Nel 1994 è stato realizzato un progetto relativo agli interventi urgenti di consolidamento dell’abitato di Magnasco

su incarico della Regione Liguria, della Comunità Montana delle Valli Aveto, Graveglia e Sturla e del Comune di Rezzoaglio.A sostegno del progetto è stato condotto uno studio geologico e una campagna geognostica per la determinazione dellecaratteristiche geomeccaniche dei terreni.

La caratterizzazione degli ammassi rocciosi è stata eseguita mediante l’applicazione della classificazionegeomeccanica Rock Mass Rating System (RMRS) di Bieniawski. Per le caratteristiche geotecniche delle coperture sonostate effettuate 10 prove penetrometriche fino ad una massimo di 10 m di profondità. Le prove sono state fermate alrifiuto dello strumento per numero di colpi >70.

Gli interventi previsti hanno come scopo primario la stabilizzazione del corpo di frana, in particolare la regimazionedelle acque superficiali e profonde sia per contenere i fenomeni erosivi sia per ridurre il contenuto in acqua all’internodel corpo di frana. Per la regimazione dell’acqua sono previste opere trasversali sul versante per l’intercettazione delleacque di ruscellamento. Per l’erosione in alveo è previsto la riprofilatura dell’alveo mediante gradonamento con brigliefondate su roccia. Per ridurre la presenza di acqua nel corpo di frana saranno realizzati due drenaggi profondi localizzatiuno a monte del paese e uno a valle. Infine, si vuol aumentare le forze stabilizzanti per controbilanciare la mobilizzazionedel terreno. Per la stabilizzazione del pendio saranno realizzate gabbionate in sponda sinistra del T. Rezzoaglio cheavranno il compito sia di contrastare le spinte della frana sia di impedire l’erosione di sponda.

Page 107: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 107 -

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

m

m

ä

ää

ä

ä

ää

äää

ä

äää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

äää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

äää

ä

ä

äää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

äää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

äää

ä

ä

äää

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

Cerisola - Magnasco100 0 100 200m

N

Tavola 16

FOT

FOT

at

CCN

FOTFOT

FOT

cs cs

cs

cs

at

at

Page 108: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 108 -

Località

COSTA FIGARA 010048

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RezzoaglioProvincia GenovaAbitanti 11Bacino idrografico principale T. AvetoBacino idrografico secondario R. del Pozzo Quota m .s.l.m. 800 – 825Foglio I.G.M.I. 83 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 215053 “Brignole”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 75 Vie di comunicazione Strada Statale dell’Aveto n.586, e strada comunale

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Regimazione delle acque

Cause di instabilitàCarente regimazione delle acque piovane e di infiltrazione; probabili perdite dalla rete acquedottistica interrata.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area è presente l’Unità Ottone - S. Stefano. Le formazioni presenti sono il Flysch di Ottone (FOT), le Arenarie

di Casanova (CCN) e le Argille a blocchi di M. Veri (AMV).Le Argille a blocchi di M. Veri sono intercalazioni all’interno del flysch e sono costituite prevalentemente da brecce

con abbondante matrice argillosa con elementi angolari di calcari palombini.

Inquadramento geomorfologicoCosta Figara si sviluppa da quota 800 m fino a 825 m sul versante destro del Torrente Aveto.L’intero tratto di versante compreso tra Costa Figara e Molini è visibilmente interessato da fenomeni di diffusa instabilità

geomorfologica. Sono evidenti due fenomeni tipo deformazioni gravitative di versante, uno di grosse dimensioni chesi è originato sotto Pian di Remma, del quale si è segnata nella carta geomorfologica la trincea posta a quota 1110m, l’altro posto più in basso, circa a quota 950 m, alle spalle di un versante interessato da franosità diffusa. In particolare,Costa Figara è impostata sulla parte media terminale di un colamento, originatosi dal fianco sinistro della seconda epiù limitata deformazioni gravitative di versante. La colata su cui sorge il paese può essere suddivisa in due tratti: quelloiniziale, in cui sono presenti olistoliti eterogenici ed eterometrici di materiale litoide tipo Flysch di Ottone e di Arenariedi Casanova, e una parte più avanzata, con forma di conoide reinciso, in cui il materiale costituente è per lo più limoso- argilloso senza olistoliti inglobati.

Tipologia e descrizione del fenomeno Il fenomeno che nell’Ottobre Novembre 2000 ha colpito la frazione di Costa Figara è uno scivolamento della coltre

detritica superficiale, provocato dalla carente regimazione delle acque meteoriche e di infiltrazione, nonché dalle perditeprovenienti dalla rete interrata dell’acquedotto. L’infiltrazione delle precipitazioni, saturando le coltri più superficiali edeterminando il rammollimento delle litologie argillose costituenti il materiale del corpo principale, ha impedito il drenaggio

Page 109: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 109 -

cs

I

IIII

I

IIIII

I

II

II

II

I

I

III

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ääää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

äää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

äää

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ää

äÝ

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

100 0 100 200m

CCN

APA

CCN

al

at

at

al

at

cs

N

Costa FigaraTavola 17

Page 110: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 110 -

delle acque determinando una riduzione dell’angolo di riposo che ha portato alla liquefazione del copertura superficiale.La frana si sviluppa per una lunghezza di circa 30 m, la testata posta circa a quota 850 m si sviluppa per circa 20 m.Lo scivolamento ha interessato la parte superficiale lasciando scoperti, in testata, affioramenti appartenenti allaFormazione delle Arenarie di Casanova e ai Calcari di Ottone, con giacitura a franapoggio rispetto al versante (30N30W).

Effetti del fenomeno L’instabilità generale del versante aggravata dal recente fenomeno franoso a carico della copertura detritica ha

determinato l’inagibilità del paese. Numerose abitazioni sono lesionate e due in particolare, quelle collocate al piededella frana, sono state demolite in seguito alle gravi lesioni riportate.

Interventi di sistemazioneCon finanziamenti della Regione Liguria in seguito all’alluvione dell’Ottobre - Novembre 2000. Sono stati eseguiti:

regimazione del Rio Costafigara mediante difese di sponda sia in legno (sponda destra) sia in pietra (sponda sinistra);rifacimento del profilo del rio tramite gradoni in pietra; ricostruzione della viabilità pedonale. Sono previsti interventidi consolidamento mediante micropali e tiranti su alcuni edifici a spese dei singoli privati.

Fig. 24 - Si vede il tratto di versante compreso tra il Torrente Aveto e Pian di Remma, visibilmente interessato da fenomeni di diffusa instabilità geo-morfologica. Sono presenti due fenomeni tipo DGPV, uno di grosse dimensioni che si è originato sotto Pian di Remma, l’altro posto più in basso al-le spalle di Costa Figara. Questo nucleo è impostato sulla parte medio terminale di una colata in un’area in cui sono presenti alcuni coni di originemista che hanno addolcito l’acclività del versante.

Page 111: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 111 -

Località

CROCETTA D’ ORERO – ORERO 010058

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Serra RiccòProvincia GenovaAbitanti 181Bacino idrografico principale T. PolceveraBacino idrografico secondario T. SeccaQuota m s.l.m. 500-525 Orero; 460-480 Crocetta d’OreroFoglio I.G.M.I. 83 IV SOElemento C.T.R. 1:5.000 213082 “Orero”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strade Provinciali di Crocetta d’Orero (n. 3) e di

Sant’Olcese (n. 2), strade comunali e ferrovia Genova-Casella

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di consolidamento con realizzazione di cordoli su micropali

e trincee drenanti; realizzazione di briglie e di interventi di ripristinonell’alveo del Rio Pernecco; canalizzazioni artificiali lungo ilversante sottostante Crocetta d’Orero

Cause di instabilitàFrane attive di colamento e complesse, per il contributo di fenomeni di scorrimento e colamento, e locali deformazioniplastiche in corpi di frana quiescenti e frane relitte.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiorano formazioni riferibili a due unità tettoniche appenniniche, l’Unità Monte Antola e l’Unità Portello,

cui si sovrappone con contatto tettonico. La prima è rappresentata dalla Formazione delle Argilliti di Montoggio(AMG), mentre il Flysch di M. Antola (FAN) affiora poco ad Est dell’area considerata, l’Unità Portello è rappresentatadalla sola Formazione di Ronco (ROC), che costituisce la dorsale che borda ad Ovest l’impluvio del Rio Pernecco. Essaè rappresentata sostanzialmente da torbiditi marnoso-calcaree, mentre al limite settentrionale dell’area rilevata, fannola loro comparsa strati torbiditici siltoso-arenacei.

Il contatto tettonico tra le due unità corre per la maggior parte lungo il corso del Rio Pernecco, risultando mascheratodai depositi gravitativi e torrentizi. Non è improbabile che esso possa essere stato ripreso da una faglia, forsemaggiormente visibile al di fuori dell’area indagata.

Inquadramento geomorfologicoOrero e Crocetta d’Orero si collocano alla testata della valle del Rio Pernecco, che dopo aver ricevuto le acque del

Rio Sucalu (fuori carta), cambia nome divenendo Rio di Ciaè, affluente sinistro del Torrente Secca. In particolare Crocettad’Orero si trova sullo spartiacque tra la Val Polcevera e la Valle Scrivia, proprio in corrispondenza della sella doveconvergono le due strade provinciali di Sant’Olcese (n. 2) e di Crocetta d’Orero (n. 3), che qui confluiscono nell’unicastrada che prosegue verso Casella, nel versante padano.

Page 112: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 112 -

La valle presenta nel tratto iniziale una forma concava piuttosto ampia, il corso d’acqua non si presenta inciso. Alcontrario l’aspetto generale è quello di un fondovalle “intasato”, dove l’acqua corrente non riesce ad asportare il materialepresente. Poi prosegue con versanti moderatamente acclivi e con profili longitudinali articolati, a causa del succedersidi superfici a debole inclinazione intervallate da tratti ripidi.

Fig. 25 - Il centro di Crocetta d’Orero è ubicato alla testata della valle del Rio Pernecco, in corrispondenza dello spartiacque tra il bacino del T. Pol-cevera e quello del T. Scrivia. Esso è pesantemente colpito da un esteso dissesto, molto articolato e composto da più corpi di frana, che dall’areaapicale della valle si insinua all’interno di essa, coinvolgendo tutto il suo tratto iniziale.

Descrizione e tipologia del fenomenoCrocetta d’Orero si trova in corrispondenza della zona di testata di un esteso corpo franoso, molto articolato e suddiviso

in più corpi, che dall’area apicale della valle si insinua all’interno di essa, coinvolgendo tutto il suo tratto iniziale.Le evidenze morfologiche e geologiche convergono nell’indicare, sostanzialmente, l’esistenza di fenomeni franosi

attivi di colamento, che coinvolgono una massa caotica di materiale lapideo, in clasti e blocchi di dimensioni variabili,immerso in una abbondante matrice argillosa, molto plastica. All’interno della massa in colamento si distinguono porzioniche verosimilmente sono riferibili a movimenti più articolati, di tipo complesso. Il maggiore di questi interessa laporzione occidentale dell’abitato di Crocetta d’Orero e un tratto della provinciale che lo attraversa. In questi movimentifranosi si combinano, con il prevalente colamento della porzione più superficiale, fenomeni traslativi all’interno dellaporzione rocciosa sottostante. La presenza di roccia fratturata con orizzonti sfaldabili, al di sotto della coltre caoticasuperficiale, é segnalata in tutta una serie di sondaggi effettuata lungo il versante.

E’ probabile che entro questi orizzonti si collochino le superfici di scorrimento riferibili ai movimenti di tipo traslativo.La causa principale dei movimenti franosi va presumibilmente ricercata nella plasticizzazione delle argille, determinatadalla presenza di acqua circolante subsuperficiale. Questa, presente anche dopo prolungati periodi di siccità, come èstato osservato nel corso del rilevamento, diviene naturalmente abbondante dopo i periodi piovosi.

La velocità di evoluzione di queste frane, sulla base dello stato dei fenomeni lesivi e di dissesto riscontrati nell’area,sembra essere abbastanza rapida, restando tuttavia, almeno per il momento, entro i limiti della gestibilità della

Page 113: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 113 -

qq q

q

q

q

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

I

III

III

II

III

III

II

III

III

Cro

cett

a d

’Ore

ro -

Ore

ro

100

Scala

1:5

.000

0100

200m

N

Tavo

la 1

8

AM

G

AM

G

AM

G

RO

C

RO

C

RO

C

s

s

dt

dt

dt

al

22

w25

w

Page 114: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 114 -

situazione, anche se non è da escludere che in conseguenza dei periodi piovosi la velocità possa aumentare anche inmodo considerevole.

A questo sistema di frane, che interessa la parte centrale dell’impluvio, se ne affiancano altri, sui due versanti vallivi.Il tratto del versante sinistro, che insiste sulla parte di fondovalle interessato dai fenomeni franosi di cui si è riferito sopra,è coinvolto a sua volta da tutta una serie di frane attive, evidentemente richiamate dalla situazione di instabilità lungola linea d’impluvio. Si tratta di frane complesse, di scorrimento e colamento, da ritenersi attive, come risulta dallo statodelle fessurazioni dei manufatti e del terreno, anche se esse sembrano avere velocità di evoluzione sensibilmente inferioririspetto a quelle che minano il nucleo centrale di Crocetta e un’attività di tipo intermittente.

Frane complesse attive sono presenti anche in corrispondenza del centro abitato di Orero e della frazione di Nazà.Esse coinvolgono la parte dove si trova la chiesa, mentre i restanti fenomeni franosi possono essere consideratiquiescenti. In corrispondenza della frazione di Nazà è stato compiuto un sondaggio che ha rivelato, al di sotto di unacopertura superficiale, l’esistenza di roccia fratturata e/o brecciata a più livelli, sino ad almeno 13 metri dal p.c., profonditàa cui si è spinta l’indagine. Questi fenomeni franosi hanno origine in corrispondenza della parte più orientaledell’abitato di Orero, coinvolto in una frana complessa, che attualmente può essere considerata in stato di quiescenza.Per quanto riguarda queste ultime frane, la causa determinate può essere imputata all’erosione del Rio Pernecco cheacquista vigore proprio in corrispondenza del piede di questa porzione di versante, lungo il quale si sono innescati,evidentemente con una distribuzione dell’attività retrogressiva, tutta una serie di movimenti franosi.

Effetti del fenomenoGli edifici e la viabilità nel centro abitato di Crocetta d’Orero risultano pesantemente coinvolti nei movimenti franosi

in atto. Diverse case e strutture connesse, poste a monte e a valle della strada provinciale n.3, mostrano lesioni e fratture,sintomo della situazione di instabilità di questa parte dell’area indagata. In particolare, l’edificio di recente costruzioneposto in corrispondenza dell’isoipsa 455 m s.l.m., pur essendo già stato sottoposto ad interventi di consolidamento,non cessa di presentare problemi. Anche la parte del paese che si sviluppa lungo la provinciale di Sant’Olcese e lestrutture legate alla strada stessa presentano segni del coinvolgimento nei movimenti franosi.

Per quanto riguarda la frazione di Nazà, praticamente tutti gli edifici risultano interessati da lesioni e fratture, chesi ripresentano anche dopo lavori di risistemazione. Tra essi, particolarmente danneggiata appare la casa posta allaquota 400 m s.l.m. che si trova in prossimità della zona di distacco di due riattivazioni del corpo di frana entro cui ècollocata.

Il centro abitato di Orero è interessato dalla presenza di fenomeni lesivi soprattutto nell’area della chiesa. Qui risultaparticolarmente danneggiato l’edificio sacro e il piazzale antistante presenta un avvallamento nella sua porzione meridionale.Attualmente, sono in corso lavori di risistemazione e consolidamento della torre campanaria della chiesa. In generale,un poco tutto il paese mostra in più punti lesioni che testimoniano, quantomeno, fenomeni di lento assestamento dei corpidi frana.

Interventi di sistemazioneData la situazione abbastanza critica in cui versa l’area di Orero, sono stati realizzati, per conto della Comunità

Montana Alta Val Polcevera, studi e interventi volti ad arginare l’evoluzione dei fenomeni franosi. Allo stato attuale gliinterventi sono stati concentrati soprattutto a valle dell’abitato di Crocetta d’Orero, che risulta quello più pesantementedanneggiato.

A parte qualche intervento locale di consolidamento, con costruzione di cordoli su micropali e trincee drenanti siaa monte dell’edificio di quota 455 m sia lungo il tratto interessato da frane della strada che conduce a Nazà, interventidi un certo rilievo sono in via di realizzazione nell’area di pertinenza del corso del Rio Pernecco. Qui, nel tentativo diallontanare il più velocemente possibile le acque che scorrono lungo il versante ed evitare la loro infiltrazione, sono staticondotti lavori di asportazione di materiale lungo l’alveo e di ripristino della sezione scolante dello stesso. Sono in corsodi realizzazione anche canalizzazioni artificiali volte a convogliare il più velocemente possibile le acque provenientidal fosso che scorre ad ovest del centro abitato verso il rio principale.

Più a valle lungo il corso del Rio Pernecco, tratto in cui esso presenta una maggiore azione erosiva, sono state realizzatealcune briglie.

Page 115: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 115 -

Località

FONTANA 010025

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune GenovaProvincia GenovaAbitanti ---Bacino idrografico principale T. BisagnoBacino idrografico secondario T. GeiratoQuota m s.l.m. 210-165Foglio I.G.M.I. 83 III NOElemento C.T.R. 1:5000 213122 “Molassana”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 11Vie di comunicazione Strada comunale in corrispondenza del paese

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Limitati alla risistemazione del bacino idrologico del T. Geirato e

al consolidamento del tratto di strada comunale situato all’entratasettentrionale del paese

Cause d’instabilitàEdifici fondati su terreni a scadenti caratteristiche meccaniche, sedi di lenti movimenti, che si esplicano sia conmeccanismi di deformazione plastica sia tramite processi di scorrimento rotazionale. Erosione concentrata del Rio Lagolungo.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiora unicamente l’Unità di M. Antola, costituita dalla Formazione delle Argilliti di Montoggio (AMG) e

dalla Formazione di M. Antola (FAN). Le calcareniti appartenenti a quest’ultima affiorano nella parte orientale e meridionaledell’area, con strati prevalentemente a reggipoggio, disposti con direzione NNE – SSW, mentre le argilliti di Montoggiosono presenti nella maggior parte dei settori nord-orientali, dove appaiono intensamente ripiegate e talvolta fortementetettonizzate. In questi ultimi litotipi sono presenti alcune fasce di deformazione preferenziale, costituite dall’affioramentodi argilloscisti fortemente laminati, e rappresentative di elementi tettonici disgiuntivi a prevalente carattere transtensivo.

Inquadramento geomorfologicoIl settore indagato appare caratterizzato da un’evoluzione morfologica connessa con lo sviluppo di fenomeni

gravitativi antichi e recenti. In particolare, la Località Fontana è collocata in corrispondenza di una grossa frana relitta,la cui evoluzione progressiva ha dato origine a forme gravitative minori, identificabili nelle frane complesse e di scorrimentorotazionale ubicate a valle della relativa testata. Anche nei settori meridionali, ove sono fondate le abitazioni di Molassana,i processi gravitativi hanno avuto un’importanza non secondaria nel modificare la morfologia. Qui, sono presenti franecomplesse e di colamento puro, alcune originatesi in corrispondenza di lembi residuali di frane più antiche, sottostantia scarpate di degradazione e di frana. Impostate in corrispondenza dei litotipi calcarenitici del Flysch di MonteAntola, denotano nel complesso un allineamento secondo la direzione NW-SE. Tale allineamento, compatibile con quelloosservato da Brancucci e Marini (1989) per le faglie presenti nei settori di Prato Casarile, potrebbe anche rappresentareil risultato di una passata attività tettonica, di tipo transtensivo, che avrebbe agito come fattore predisponente losviluppo delle forme gravitative ivi presenti. Appare opportuno infatti notare come l’allineamento delle scarpate verso

Page 116: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 116 -

i settori nord occidentali tenda a ricongiungersi alla scarpata in roccia di Gaxi (in destra del T. Geirato, poco a montedel nucleo abitato di Codato), laddove essa presenta un netto spostamento orizzontale del proprio asse, che potrebbetestimoniare l’effetto dell’attività di una faglia. Un’influenza dell’attività tettonica nell’evoluzione morfologica dell’areaè posta in risalto con maggior chiarezza lungo i settori settentrionali. Infatti, i lembi delle antiche scarpate didegradazione presenti a sud di Cartagenova si ricollegano, anch’esse con una generale direzione NW-SE e tramitela scarpata dell’antica frana di Castelluzzo, alla fascia di deformazione preferenziale rilevata in prossimità delle selladi Fontanelle e probabilmente caratteristica della presenza di una faglia transtensiva.

Infine, oltre ad un assetto geologico caratterizzato dalla sovrapposizione di litotipi a differente comportamento meccanico,è probabile che nello sviluppo delle forme gravitative presenti nel settore abbiano avuto un ruolo non indifferente anchei processi connessi con l’erosione fluvio-torrentizia esercitata dai torrenti Geirato e Lagolungo. L’erosione dovrebbe essersiattivata in relazione ad una generale tendenza dei due torrenti a riconquistare un proprio profilo d’equilibrio. In particolare,l’influenza esercitata dall’evoluzione del Rio Lagolungo potrebbe aver causato, in un’evoluzione progressiva della franarelitta di Castelluzzo, lo sviluppo dei fenomeni franosi situati a valle della località Fontana.

Descrizione e tipologia del fenomenoGran parte del paese è interessato da tempo (gli interventi di consolidamento della strada comunale risalgono agli

anni Settanta del secolo scorso) da un’attività gravitativa, connessa con lo sviluppo di lente deformazioni plastiche delsuolo e probabilmente con la parziale riattivazione degli antichi corpi di frana ivi presenti.

Sebbene l’assenza di una strumentazione di controllo adeguata non consenta di definire con chiarezza lo stato diattività della frana di scorrimento rotazionale su cui giace gran parte del centro abitato, le lesioni osservate negli edificied in corrispondenza delle principali vie di comunicazione fanno supporre come essa sia soggetta a periodici momentidi attività alternati a periodi di quiescenza. Tali movimenti hanno causato il grave danneggiamento d’alcune abitazioni,un evidente avvallamento della strada comunale che collega la località di Fontana ai centri urbani di Molassana a sude di Cartagenova a nord, ed il lesionamento del complesso industriale situato ad est del centro abitato.

La distribuzione delle opere antropiche più colpite, prevalentemente situate in corrispondenza dei fianchi del corpodi frana in questione ovvero laddove in generale sono maggiori gli stress di taglio, denota come i dissesti non siano

Fig. 26 - Dettaglio della strada comunale Fontana - Cartagenova. È visibile il marcato spostamento verso valle della strada ed il lieve cedimento ver-so monte di parte della carreggiata. Seppur non visibili in foto, le abitazioni ubicate immediatamente a monte della strada sono state anch’esse coin-volte nei movimenti e presentano numerosi e marcati quadri fessurativi.

Page 117: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 117 -

I I II I

II

IIIIIIIIII

I I II I I I I I

IIIIIIIIIII

I

I

III

I

I

I

I

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ääää

ä

ää

ää

äää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

äää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

äää

ä

ä

ä

ä

äää

ä

ää

ää

II

IIIIIII I I I I

I

IIIIIII

IIII

I

I I III I I I I

IIi

I I I I I I I III

I

II

IIIIII

Fontana

N

100 0 100 200mTavola 19

47x

57§

34ù

42§

78H

28

j

31ù

FAN

FAN

AMG

al

dt

al

dt

cs

dt

Page 118: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 118 -

attribuibili unicamente allo sviluppo di semplici deformazioni plastiche del suolo ma siano associabili ad una generaleriattivazione di processi gravitativi più complessi e profondi.

Di differente gravità appare la situazione dei settori ubicati a sud, dove le coperture detritiche e le frane complessee di colamento puro, su cui sono fondate alcune abitazioni limitrofe alla chiesa parrocchiale di Molassana, nonmostrano chiari ed inequivocabili segni di una loro riattivazione. I lievi danni presenti in queste abitazioni sonopresumibilmente da attribuire a lenti e localizzati movimenti di deformazione plastica, che si esplicherebbero nei terrenidi copertura superficiale in rapporto sia alla particolare composizione delle stesse coltri detritiche, costituite inprevalenza da una matrice limo-argillosa con inclusi lapidei, sia ad una condizione di accentuata acclività dei versanti,ed anche ad un difficoltoso drenaggio superficiale delle acque meteoriche.

In ogni caso, le diverse abitazioni della Frazione di Fontana sono situate in corrispondenza di terreni di fondazionia scadenti caratteristiche meccaniche sia originarie, come per quelle che sono ubicate al disopra delle Argilliti di Montoggio,sia secondarie, come per quegli edifici ubicati in settori del versante che sono stati coinvolti, in seguito alle diverse fasievolutive dell’area, nello sviluppo dei fenomeni franosi precedentemente citati.

Effetti del fenomenoTra gli edifici più gravemente colpiti risultano quelli situati all’incrocio tra la strada comunale ed il tratto della carreggiabile

che porta fino ai settori alti del nucleo abitato. Il continuo sviluppo delle lesioni in questi settori del paese è posto inrisalto sia dalla neoformazione di fessure sulle abitazioni che in tempi recenti sono state soggette ad opere di restaurosia dall’incessante evolversi dei quadri fessurativi presenti negli edifici non restaurati e, infine, dal progressivolesionamento di quei settori della strada comunale consolidati, nei primi anni settanta del secolo scorso, mediante lamessa in opera di un muro in cemento armato, corredato da una serie di pali e tiranti. Si notano anche alcune lievilesioni in corrispondenza delle abitazioni limitrofe alla chiesa parrocchiale di Molassana, dove alcune fessure sub-verticaline caratterizzano i muri perimetrali.

Interventi di sistemazioneLungo il versante destro del T. Lagolungo sono stati svolti, in base alla legge n°471/1994, opere di regimazione

idraulica (briglie in pietra) e di difesa spondale (gabbionate) finalizzate a prevenire il verificarsi di situazioni dipericolo, connesse con l’erosione concentrata al piede dei versanti e lo sviluppo di fenomeni franosi. Per lo stesso motivosono stati eseguiti degli interventi in corrispondenza dell’alveo del T. Geirato, con la messa in opera di una serie di brigliein cemento armato ed il riassetto idraulico dello stesso torrente, che sono stati corredati da opere d’ingegnerianaturalistica.

Page 119: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 119 -

Località

FONTANE 010059

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Sestri LevanteProvincia GenovaAbitanti 45Bacino idrografico principale T. GromoloBacino idrografico secondario R. StafforaQuota m s.l.m. 170 - 200Foglio I.G.M.I. 94 I NEElemento C.T.R. 1:5.000 232091 “S. Stefano”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici Poche case, cimiteroVie di comunicazione Strada provinciale

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio parzialmente eseguite

Cause di instabilitàMovimenti franosi recenti e attuali complessi e traslativi presenti su gran parte del versante occidentale della dorsaledove è edificato l’abitato.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheL’area è interessata dalla presenza dell’Unità M. Gottero qui rappresentata dalla Formazione delle Arenarie del M.

Gottero (FMG) e dalla Formazione degli Scisti zonati (SZO), appartenente al Gruppo degli Scisti della Val Lavagna.

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Fontane, frazione di S. Bernardo, è situato sul versante occidentale di una dorsale che, in questo

settore ha una direzione NS, in una fascia altimetrica compresa tra i 170 ed i 200 m s.l.m. La dorsale sul cui interfluviosi articola l’abitato di S. Bernardo assume una prevalente direzione NE-SO. Gran parte del versante presenta una acclivitàmedia di circa 20° e risulta ampiamente modellato con terrazzi antropici in gran parte organizzati ad uliveto ed il rimanentea coltivi o ex coltivi. Il modesto bacino idrografico del Rio Staffora, delimitato a nord dal M. Castello (487 m), ha unadirezione NS; il suo reticolo idrografico risulta poco gerarchizzato con segmenti fluviali generalmente non superiori al2° ordine.

Il versante è soggetto a fenomeni di modellamento gravitativo ed alle acque correnti superficiali. Sono presenti franea varia tipologia il cui sviluppo prende forza dalla sommità del crinale fino a raggiungere il fondo del Rio Staffora. Ifenomeni di scalzamento alla base dei versanti causati dalle acque del Rio Staffora contribuiscono ad innescareprocessi di riattivazione degli accumuli franosi presenti.

Tipologia e descrizione del fenomenoIl movimento franoso attualmente osservabile in località Fontane è da considerare di tipo complesso, ma con una

prevalenza della componente di scivolamento rotazionale. La parte superficiale dell’accumulo è soggetta a colamentoe scivolamento planare ed è da considerare attiva. La superficie globalmente interessata dal movimento risulta di circa50.000 mq su un dislivello di circa 175 m.

Page 120: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 120 -

L’evoluzione retrogressiva dei fenomeni franosi che, con diversa modalità, hanno interessato su entrambi i lati la dorsale,su cui sorge il centro abitato di S. Bernardo, sembra, ad esclusione della frana di Fontane precedentemente descritta,attualmente aver esaurito la propria attività.

Non si può comunque escludere che cause eccezionali (come eventi pluviometrici particolarmente intensi), osconsiderate e/o inadeguate azioni antropiche, possano innescare una ripresa della dinamica dei versanti, con graviripercussioni agli edifici e strade ubicati in prossimità delle corone. Le numerose frane presenti, in gran parte senza precisiindizi di attività sono state considerate, all’atto del rilevamento, quiescenti e/o inattive.

Le coperture detritiche e colluviali e le forme coniche di origine mista risultano prevalentemente concentrate alla basedi impluvi minori, e più precisamente nel settore di confluenza con l’asta principale. Le forme di frana più antiche, localizzatenel versante orografico destro del Rio Staffora risultano rimodellate da terrazzi di origine antropica, che hannopresumibilmente cancellato anche originarie contropendenze nei corpi di frana.

Fig. 27 - Il nucleo abitato di Fontane si trova nella parte centrale di una frana complessa che occupa parte del versante sinistro della Val Scoffera(Bacino del Gromolo).

Effetti del fenomenoL’intero versante, come riportato nei Piani di Bacino, ricade in classe di pericolosità alta (Pg3) e molto alta (Pg4). Le

problematiche riguardano soprattutto gli edifici, la strada provinciale di collegamento con S. Bernardo e diversi muridi sostegno che risultano lesionati in maniera evidente, rendendo pertanto necessari interventi capaci di rallentare i fenomeniin atto e di impedirne la formazione di nuovi.

I fabbricati ubicati proprio in corrispondenza della strada presentano lesioni ai muri perimetrali; si deve peraltro osservareanche che le opere di manutenzione, anche strutturali, effettuate sul centro abitato, non permettono una precisavalutazione dei dissesti subiti dagli edifici stessi.

Comunque, le letture inclinometriche effettuate sui numerosi sondaggi realizzati in quest’area, come verrà detto piùoltre, stanno fornendo utili informazioni circa la presenza di nuove superfici di scorrimento all’interno del corpo di franamaggiore.

Page 121: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 121 -

IIIIII

ä ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

SZO

SZO

FMG

FMG

dt

dt

dt

Fontane

N

100 0 100 200mTavola 20

Page 122: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 122 -

Interventi di sistemazionePer il consolidamento del movimento franoso sul quale è fondato il centro abitato di Fontane, la Provincia, vista la

complessità del fenomeno, ha pianificato una serie di interventi suddivisi in tre lotti: il primo prevede una campagnageognostica tramite la realizzazione di sette sondaggi a carotaggio continuo con l’installazione di tubi inclinometricie piezometri, prospezioni geofisiche (ad integrazione delle stratigrafie puntuali), rilevamenti strutturali degli edifici coninstallazione di fessurimetri in corrispondenza delle principali lesioni, un successivo monitoraggio freatimetrico ascadenza trimestrale per due anni, ed infine un progetto preliminare di bonifica con analisi dei costi e dei beneficidell’intervento di sistemazione. Il secondo lotto, in relazione ai risultati delle indagini della prima fase, prevede laprogettazione, l’appalto e l’esecuzione delle opere di bonifica; il terzo ed ultimo lotto prevede il prolungamento delmonitoraggio, la manutenzione e le previsioni di costo di esercizio delle opere, che nel caso di drenaggi profondi potràanche essere prolungato per più anni.

Infine, la Comunità Montana Val Petronio, ha redatto una “scheda di progetto preliminare per la redazione delloschema revisionale e programmatico e del programma provinciale in materia di difesa del suolo” per l’anno 2004, perla richiesta di finanziamenti ai sensi dell’art. 3 della L.R. n° 46/’96, inerente le azioni di monitoraggio pre-interventosul corpo franoso di Fontane.

Page 123: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 123 -

Località

GARBARINI 010063

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune TribognaProvincia GenovaAbitanti 90Bacino idrografico principale T. LavagnaBacino idrografico secondario T. LiteggiaQuota m s.l.m. 265 - 390Foglio I.G.M.I. 83 II NO; 83IISEElemento C.T.R. 1:5000 214153 “Tribogna”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 4Vie di comunicazione Strada comunale

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto Parzialmente esistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Parzialmente esistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno e regimazione idrauliche

Cause d’instabilitàMovimenti franosi in aree periferiche al centro abitato e lente deformazioni plastiche. Scorrimenti rotazionali di settoriappartenenti alla grossa frana relitta situata ad est del paese. Locali rimobilizzazioni di coperture detritico-colluviali.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheLa zona è caratterizzata dalla presenza delle formazioni torbiditiche appartenenti alla parte inferiore del Gruppo

degli Scisti della Val Lavagna (Unità M. Gottero), che in successione diretta sono costituite, dal basso all’alto, dalle Argillea palombini (APA), dagli Scisti Manganesiferi (SMG) e dalle Ardesie di Monte Verzi (AMV).

Inquadramento geomorfologicoL’abitato di Garbarini è ubicato tra 265 e 390 m sul versante sinistro del Torrente Liteggia, in prossimità di una grossa

frana relitta. La parte meridionale è situata a cavallo tra la testata dell’antico corpo di questa frana e la relativa nicchiadi distacco, quella settentrionale si situa in corrispondenza di una ristretta dorsale diretta verso ENE. Tale dorsale presentauna sommità abbastanza affilata in rapporto all’evoluzione geomorfologica, connessa con lo sviluppo di fenomeni franosiantichi e una convergenza delle originarie aree di distacco. La zona risulta, infatti, caratterizzata, oltre che da una seriedi frane antiche e recenti, sviluppatesi con diversa tipologia di movimento (scorrimento roto-traslativo e rotazionale, colamentoe scorrimento puri), successivamente alla grande frana (relitta) di Garbarini, anche da una sequenza di grosse franeantiche che si sono generate dai settori settentrionali della dorsale.

L’alta concentrazione di frane può essere spiegata sia con l’assetto geologico dell’area, che appare costituito dallasovrapposizione di litotipi a differente comportamento meccanico, che con l’evoluzione subita dal reticolo idrografico.Il T. Liteggia, come tutti i suoi affluenti, ha subito un progressivo abbassamento del proprio livello di base in risposta aquello patito dal T. Lavagna (Brancucci & Motta, 1987). Nell’area tale evoluzione è visibile sia nella presenza di duelivelli di superfici sub-pianeggianti, ubicate rispettivamente a circa 189 m e 160 m, che potrebbero rappresentare i residuidi antichi livelli di base del Liteggia, sia nel profilo anomalo degli affluenti di questo immissario del Lavagna, che ingenerale denota un netto aumento della pendenza nei settori medio-distali. La genesi delle frane più recenti, che si sonooriginate dal corpo della grossa frana relitta di Garbarini, può in tal senso essere messa in relazione proprio all’erosione

Page 124: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 124 -

regressiva esercitata dagli affluenti del Liteggia, nel tentativo di riequilibrare il proprio profilo di base, operazione chea tutt’oggi appare non conclusa.

Descrizione e tipologia del fenomenoI fenomeni franosi che recentemente hanno colpito i settori prossimi all’abitato di Garbarini sono stati attivati dalle

forti precipitazioni occorse durante gli eventi pluviometrici del 3.11.2000 e del 6.11.2000. Durante tali eventi la coltredetritico-colluviale, situata con una superficie di contatto netta e molto inclinata al disopra di un substrato roccioso (dispostocon giacitura media della stratificazione di tipo traverpoggio), si è mossa in modo repentino, danneggiando in più puntila strada comunale che attraversa il paese senza però coinvolgere le abitazioni e gli abitanti. Viste le condizioni checaratterizzano le spesse coltri detritico-colluviali, come composizione, contatto con il substrato roccioso ed acclività delversante, non è da escludere che in questo, come in altri centri abitati, si possano attivare nuovi fenomeni franosi qualorasi ripresentino le stesse condizioni scatenanti, come forti e prolungati eventi piovosi, con rischio per abitazioni e abitanti.Sebbene alcune lente deformazioni plastiche rilevate nei settori intermedi della grande frana relitta di Garbarinipossano indicare l’espressione superficiale di una riattivazione parziale della stessa, secondo movimenti lenti eprofondi, il creeping osservato in corrispondenza delle aree ubicate a monte del paese può rappresentare viceversaun sintomo precursore di processi gravitativi veloci, come quelli appunto precedentemente descritti.

Effetti del fenomenoFortunatamente, i danni connessi con lo sviluppo delle recenti frane sono costituiti da leggere lesioni ed ostruzioni

di detrito della carreggiata comunale che attraversa il paese di Garbarini. Solo in due casi i fenomeni franosi hannosfiorato alcune abitazioni, senza però recare danni né alle strutture murarie né ai proprietari. Per quanto concerne idanni connessi con i movimenti lenti del suolo, si rilevano alcune lesioni sia alle vecchie strutture scolastiche sia alla stradacomunale sottostante, che potrebbero indicare una possibile riattivazione parziale della frana complessa situata a suddel paese. Anche per le lesioni del muro di contenimento situato in prossimità della chiesa e per quelle in corrispondenzadella strada comunale sottostante si possono ipotizzare movimenti lenti di settori dell’antica frana di Garbarini.

Nel quadro delle abitazioni lesionate si ritiene opportuno indicare il caso della sede comunale che denota vistoselesioni strutturali, caratterizzate da crepe spesso beanti e decimetriche che si sviluppano in muri portanti e perimetrali.

Interventi di sistemazioneGli interventi di sistemazione sono stati svolti per somma urgenza dal Comune di Tribogna a seguito degli eventi

del 2000. Tali interventi consistono in opere di canalizzazione delle acque superficiali, nella manutenzione e rifacimentodi alcuni tratti della strada comunale e nell’impostazione di opere di sostegno in cemento armato corredate di tiranti.

Fig. 28 - Panoramica di Garbarini (vista da sud). È visibile l’ampio ripiano morfologico, su cui sono state edificate la chiesa, il cimitero e le abita-zioni ad essi limitrofe, corrispondente alla testata di un antico ed esteso corpo di frana. L’azione antropica e lo sviluppo di fenomeni franosi mino-ri hanno contribuito a rimodellare fortemente la morfologia del corpo di questa grossa frana relitta.

Page 125: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 125 -

ä ä ä

ä ä ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää ä ä

ä

s

s

s s

s

s

100 0 100 200m

N

Garbarini

X

38X

45

K28

48

X

37

W

W28

w22

APA

APA

dt

dt

dt

SMGSMG

cs

AMV

al

dt

Tavola 21

Page 126: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 126 -

Località

LAZZERUOLE 010041

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune NeironeProvincia GenovaAbitanti 62 Bacino idrografico principale T. LavagnaBacino idrografico secondario T. d’UrriQuota m s.l.m. 620-380Foglio I.G.M.I. 83 III NE Elemento C.T.R. 1:5000 214102 “Boasi” e 214113 “Neirone”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 15Vie di comunicazione Strada comunale, nei tratti sottostanti il paese

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto Non esistenteStrumentazione di controllo Non istallataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Opere di consolidamento svolte nei tratti della strada comunale

danneggiati ed in alcune abitazioni più colpite

Cause d’instabilitàLocali movimenti di deformazione plastica e probabile riattivazione, secondo movimenti profondi, di antichi corpi difrana.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiorano le torbiditi arenacei-pelitiche delle Arenarie del Monte Gottero (FMG) (Unità M. Gottero) e le torbiditi

ed emipelagiti degli Scisti zonati (SZO) (Gruppo degli Scisti della Val Lavagna).Il contatto tra la le Arenarie del Gottero, affiorante in corrispondenza del Monte Carpena e nella parte nord-orientale

del settore in esame, e gli Scisti zonati, affiorante nel resto del territorio, avviene tramite una superficie di scorrimentotettonico. Entrambe le formazioni risultano fortemente fratturate, con sistemi di fratture generalmente ad alto angolo (61°-76°) e diretti grossomodo NNE-SSW, NE-SW e NW-SE, e intensamente ripiegate, secondo pieghe a media e piccolascala caratterizzate da piani assiali prevalentemente diretti NNW-SSE.

Inquadramento geomorfologicoIl versante su cui giace l’abitato di Lazzeruole è caratterizzato da un assetto morfologico complesso ed articolato.

Oltre alla frana relitta sulla cui testata risiede gran parte del centro abitato, sono state rilevate altre numerose frane,antiche e recenti, appartenenti alla tipologia complessa (scorrimento rotazionale e/o traslativo evolvente in colata neisettori al piede), al colamento puro ed allo scorrimento rotazionale. Alcune di queste s’inseriscono all’interno di un quadromorfo-evolutivo, che vede lo sviluppo sia regressivo sia progressivo della grande frana di Lazzeruole. Di fatto, le franedel settore nord-orientale del paese sviluppatesi successivamente alla grande frana ne hanno cancellato in partel’originaria nicchia di distacco, così come quei movimenti franosi che, sviluppatesi in prossimità di Carpi, hanno avutoorigine proprio da quel grande corpo.

Di difficile collocazione temporale risultano invece i fenomeni franosi che hanno caratterizzato i settori settentrionali(Campobuono, Sotto le Rocce) e meridionali (La Piana e Raina) dell’area. Per quest’ultimi, così come per la stessa frana,

Page 127: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 127 -

è probabile che il loro sviluppo debba essere collocato in un periodo successivo ad un complesso sistema di movimentigravitativi di versante (D.G.P.V.) che da circa 680 m fino al fondovalle ha interessato gran parte della zona. Propriola formazione di questi fenomeni gravitativi a grande scala deve aver reso possibile lo sviluppo di fenomeni minori, acausa dell’intenso scompaginamento cui è andata soggetta la parte di versante in roccia coinvolta nel meccanismo discorrimento. Alcuni tagli realizzati ai bordi dell’area per la costruzione della strada comunale mettono proprio in lucela presenza di diversi domi rocciosi, caratterizzati da giaciture degli strati tra loro incongruenti, ed aree fortemente fratturate,cosicché gli affioramenti rocciosi denotano caratteristiche geomeccaniche particolarmente degradate.

La morfogenesi gravitativa si esprime in blande ondulazioni ed aree sub-pianeggianti, sottostanti a scarpate in roccia,che corrono in modo sub-parallelo al crinale montuoso, ed aree a maggior acclività, residue probabilmente di originarienicchie di distacco.

Ricapitolando quanto finora descritto, l’evoluzione morfologica dell’area in esame può essere grossomodo ricostruitasecondo la seguente serie d’eventi: scorrimento in roccia della parte centrale del versante, probabilmente favorita daun’originaria tettonizzazione delle formazioni rocciose affioranti, da un’attività tettonica connessa con il sollevamentodell’area e da un’erosione concentrata alla base del versante da parte del Torrente d’Urri; sviluppo della grande franadi Lazzeruole e delle frane antiche situate nei settori settentrionali e meridionali del sito in esame, avvenuti probabilmentein risposta ad un’evoluzione sia regressiva che progressiva del fenomeno gravitativo precedentemente descritto; genesidelle frane situate in corrispondenza della testata e del corpo principale della frana di Lazzeruole.

Attualmente, dal punto di vista dei processi morfogenetici in atto, oltre ai fenomeni gravitativi connessi con i dissestidella sede stradale e dell’abitato di Lazzeruole si evidenzia per importanza quelli collegati direttamente od indirettamentecon lo scorrimento superficiale delle acque meteoriche. In occasione d’eventi piovosi, il ruscellamento superficiale delleacque meteoriche agisce, soprattutto in corrispondenza dei settori alti del versante, nel trasportare modeste quantità dicarico solido e nel favorire sia lo sviluppo di piccoli movimenti franosi, che il creeping della coltre detritica superficiale.Inoltre, l’acqua di ruscellamento scorrendo dalle nicchie di distacco delle varie frane s’infiltra in corrispondenza delletestate dei principali corpi franosi, diminuendo conseguentemente le già scarse qualità meccaniche degli stessi.

Fig. 29 - L’abitato di Lazzeruole. Si può notare la complessa morfologia del versante caratterizzata dalla presenza di numerosi ripiani morfologiciintervallati l’uno all’altro da scarpate di degradazione ben marcate ed estese. Tale morfologia riflette l’impronta lasciata dall’azione di fenomeni fra-nosi appartenenti a varia tipologia, che si sono sviluppati in un passato remoto e secondo un’evoluzione sia progressiva che regressiva.

Page 128: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 128 -

Descrizione del fenomenoIn un contesto geomorfologico come quello finora descritto, si comprende facilmente come le diverse abitazioni che

compongono il centro abitato di Lazzeruole siano in realtà impostate in condizioni morfologiche e di fondazioni assaidifferenti in rapporto alle varie parti del versante su cui esse insistono. La parte settentrionale di Lazzeruole, che giacein corrispondenza della testata dell’omonima frana, è interessata da tempo (almeno 15 anni) da un dissesto probabilmenteattribuibile non ad una totale riattivazione dell’antico fenomeno franoso, ma solamente ad una locale rimobilizzazionedi parte del relativo corpo, probabilmente avvenuto anche in relazione ad un’evoluzione regressiva del fenomeno cheha originato il corpo di frana che da Carpi si protrae fino al cimitero. Di fatto, solamente queste abitazioni presentanodissesti incipienti e progressivi nel tempo, mentre né la strada comunale, ubicata ad ovest di Lazzeruole ad una quotadi circa 555 m, che percorre trasversalmente il corpo della frana, né le abitazioni poste anch’esse sulla testata dellastessa frana ed in particolare nella parte sud-occidentale del paese, denotano segni di dissesto. I gravi danni che hannocolpito in prevalenza gli edifici ubicati nella parte settentrionale del paese sembrerebbero quindi presumibilmente attribuibilialla presenza di terreni di fondazioni con scadenti caratteristiche meccaniche, sedi di lente deformazioni plastiche.

Viceversa, i movimenti che hanno provocato il danneggiamento delle abitazioni e del sedime stradale situati ad unaquota di circa 500 m, tra i settori di Carpi e quelli di Campobuono, debbono essere posti in relazione all’attività dellafrana complessa (in carta segnata come attiva) su cui esse giacciono. In tal senso, risulta chiaro il limite tra la parte diversante in movimento e quella “immobile”, proprio dal brusco avvallamento della strada comunale, che tagliatrasversalmente il corpo della frana attiva.

Simile a quest’ultimo caso risulta il dissesto che ha coinvolto il cimitero del paese. Il quadro fessurativo rilevato siain corrispondenza dei muri perimetrali che delle strutture murarie interne del cimitero denota un chiaro movimento versovalle del complesso ed esclude cedimenti differenziali indotti da una non adeguata costruzione dello stesso. Sebbenenon siano state installate strumentazioni di controllo capaci di definire correttamente il dissesto in atto (inclinometri) ebenché manchino informazioni certe sul suo attuale stato di attività, è plausibile che i movimenti dei vari corpi di franao di parti di questi avvengano secondo una o probabilmente più superfici di scorrimento profondo e che tali movimentisi attivino prevalentemente in concomitanza di eventi piovosi particolarmente intensi e prolungati.

Si ritiene opportuno a questo punto porre anche in evidenza come alcune abitazioni sparse, come quella ubicataa nord di Lazzeruole ad una quota di 630 m, siano interessate da lesioni che, a differenza dei casi sopra descritti, sonoda porre in relazione ad un errato stile costruttivo che, come ammesso in alcuni casi dai singoli proprietari, sono staterealizzate con fondazioni non legate e superficiali in terreni d’origine franosa e quindi non idonei ad una simile proceduracostruttiva. In tal caso, quindi, i cedimenti differenziali potrebbero anche essere posti in relazione al semplice sviluppodi lente deformazioni plastiche della coltre detritica.

Effetti del fenomenoCome già anticipato, la parte settentrionale di Lazzeruole risulta quella più colpita. Qui, le abitazioni coinvolte nel

dissesto denotano evidenti lesioni ai muri perimetrali, con crepe che si sviluppano in modo verticale ed obliquosoprattutto dagli angoli delle finestre e delle varie porte d’accesso. Sebbene alcune abitazioni siano state recentementeristrutturate (alcune di esse sono state completamente restaurate nel 2000), sono già evidenti i segni di una ripresa deifenomeni fessurativi, che ripropongono l’apertura delle vecchie crepe e lo sviluppo di nuove fessure.

Gravi appaiono anche i danni alle abitazioni che si ritrovano lungo la strada per il cimitero, nel tornante compresotra il settore di Carpi e quello di Campobuono. Qui, l’abitazione che si affaccia sulla strada comunale e che insiste sulfianco sinistro della frana complessa attiva già descritta, mostra i dissesti più marcati, nonostante sia continuamente soggettaad opere di ripresa in muratura (l’ultima circa un anno fa). A parte una generale tendenza al basculamento della costruzioneverso i settori nord-occidentali, posto in evidenza sia dallo schiacciamento del piazzale esterno e di alcune canaletteper lo scolo delle acque superficiali, sia dalla generale inclinazione del pavimento interno di circa 2-3 gradi, i danniall’abitato sono costituiti da fratture di notevole dimensioni (talvolta maggiori di 2 cm) ai muri portanti sia esterni cheinterni. Pure il cimitero, come già anticipato, presenta evidenti lesioni costituite da fratture antiche e di recenteformazione. Queste si sviluppano prevalentemente in corrispondenza dei muri perimetrali, che risultano dispostilongitudinalmente al versante e denotano una certa tendenza all’apertura a “forbice” (verso valle) dello stesso complessocimiteriale.

Interventi eseguitiLe uniche opere di sostegno sono state, a parte la manutenzione ordinaria della strada comunale, quelle realizzate

dai singoli proprietari delle abitazioni. Tali interventi, vanno dalla semplice ripresa delle lesioni strutturali al totaleconsolidamento dell’abitazione mediante la realizzazione di una fitta rete di palificazioni profonde.

Page 129: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 129 -

qq

qq

q

q

qq

I

I

I

II

IIIIII

II

I

I

II

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIIIII

IIIIII

I

I

I

I

II

I

II

I

I

I

IIIIIIIII

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä ä ää

ä ä ää ä

ä

ää

ä

ä

äIIII

I

IIIIIIIIIIII

IIII

IIIIII

III I

IIIIII

IIIIIIIIIIIIIIIII

IIII

IIII

IIIIII

IIII

III

N

100 0 100 200m

SZO

FMG

SZO

36

y

34

B

45

t

27

e

35

u

30

q

67L

Lazzeruole

dt

Tavola 22

Page 130: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 130 -

Località

LEMEGLIO 010037

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune MonegliaProvincia GenovaAbitanti 127Bacino idrografico principale ---Bacino idrografico secondario ---Quota m s.l.m. 180 - 210Foglio I.G.M.I. 95 IV SOElemento C.T.R. 1:5.000 232141 “Moneglia” e 232154 “Mezzema”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada comunale ed ex galleria ferroviaria

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione Parzialmente esistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno

Cause di instabilitàEvoluzione retrogressiva di scarpate di frana e/o di degradazione.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiora l’Unità M. Gottero, qui rappresentata, in successione stratigrafica, dalla Formazione degli Scisti

zonati (SZO) appartenente al Gruppo degli Scisti della Val Lavagna, e dalla Formazione delle Arenarie del M. Gottero(FMG). Gli scisti risultano fortemente e fittamente piegati secondo assi NE-SO ortogonali rispetto alla linea di costa; learenarie, con diverse inclinazioni, presentano prevalentemente immersioni verso i quadranti meridionali.

L’ossatura della modesta dorsale ove è edificato il nucleo storico di Lemeglio ed i rilievi montuosi fino a Monegliasono costituiti dalla Formazione degli Scisti zonati; il contatto con la Formazione delle Arenarie del Gottero è localizzatotra Lemeglio e Punta Rospo, oltre un grande accumulo di frana antico e più precisamente nel suo fianco sinistro.

Inquadramento geomorfologicoIl nucleo storico dell’abitato di Lemeglio è ubicato tra le isoipse dei 180 e 210 m. A pianta ellissoidale, esso risulta

allungato su una modesta dorsale a prevalente direzione est-ovest. Il versante meridionale di questa dorsale è costituitosia dal coronamento di una grande frana antica che si è originata dal crinale, poco al di sotto del Monte Crocetta (447m s.l.m.) e sia dal suo fianco destro. L’accumulo si è sviluppato fino al mare per una lunghezza di circa 600 m,prevalentemente con meccanismi di scorrimento traslativo e roto-traslativo. Sul versante nord della dorsale, l’impluviodel Rio del Mandola, a prevalente direzione NO-SE e quasi parallelo alla linea di costa, costituisce l’ultimo affluentedi sinistra del Torrente Bisagno di Moneglia prima del suo sbocco in mare. Questo tratto di costa fa parte del Golfo diMoneglia. Sono gli effetti della tettonica distensiva, che si traducono in sistemi di faglie a direzione appenninica eantiappenninica, a condizionare su vasta scala l’orientazione della linea di costa. Comunque la presenza di litologiepelitiche, come gli Scisti zonati, facilmente erodibili, ha favorito la penetrazione del mare dando origine a golfi ed insenature,tra le quali il Golfo di Moneglia, che interrompono la continuità delle falesie impostate in litotipi arenacei menoerodibili.

La morfologia costiera dell’area compresa tra Moneglia e Deiva Marina (centro abitato fuori dell’area in oggetto

Page 131: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 131 -

ma significativo nel quadro dei grandi interventi antropici) ha subito, a partire dal 1871, profonde modificazioni chehanno variato i naturali equilibri fra dinamica dei versanti ed erosione ad opera del mare. Nel periodo compreso trail 1871 ed il 1874 l’area è stata interessata dalla costruzione della ferrovia del litorale ligure, che, a seguito dei numerosidissesti, causati dell’erosione marina, è stata spostata più a monte a partire dal 1930, ed il vecchio percorso èutilizzato, oggi, per il transito dei veicoli.

Fig. 30 - Panoramica da sud ovest della grande frana relitta di Lemeglio. Gli edifici in primo piano, le più recenti lottizzazioni (poco più in alto) edil vecchio tracciato della ferrovia tra Moneglia e Deiva Marina sono situati sul settore frontale della antica frana che lambisce, a sua volta, il centroabitato di Lemeglio (sullo sfondo nella foto). Gli edifici sono fondati sia in corrispondenza delle testate di scorrimenti rotazionali e roto-traslativi mul-tipli, originati da fenomeni di evoluzione avanzante sul fronte della frana relitta e sia su frane recenti e attuali che si sono generate sul corpo dellastessa frana relitta.

Tipologia e descrizione del fenomenoIl meccanismo della grande frana antica che lambisce il centro abitato di Lemeglio è di tipo complesso e

presumibilmente sono presenti almeno due superfici di scorrimento di tipo rotazionale. Rispetto a simili frane costieredella Liguria, la frana di Lemeglio, la più grande frana costiera della Liguria orientale, ha conservato pressoché intattele sue caratteristiche morfologiche. Se la corona principale della frana è parzialmente identificabile, a causa dei molteplicirimodellamenti in terrazze antropiche, la frana in corrispondenza dall’abitato mantiene tutt’ora la sua geometria. Essasi estende poi dal Monte Crocetta fino al versante retrostante l’area denominata Acquario. In queste zone di distaccoè presente una fitta macchia mediterranea, ma in alcuni tratti della frana si possono individuare delle interruzioni nellavegetazione che palesano successivi rimodellamenti gravitativi retrogressivi al disotto dei quali è possibile delimitarecorpi di frana più recenti. A partire dalla quota di 250 m fino al mare è presente il grande accumulo di frana che, asuo tempo, ha invaso il fondale marino antistante. La testata principale, distribuita tra le isoipse dei 130 e 140 m, presentauna forma a seggiola delimitata verso monte da una esteso pianoro, detto Acquario. La zona immediatamente a valleha una pendenza intorno al 50 %; nel settore che delimita il pianoro suddetto si identificano scarpate più recenti connuove successive frane, alcune delle quali attive, principalmente per la continua fase erosiva operata dal mare.

Le prime notizie storiche sulla grande frana di Lemeglio risalgono al 1885 ad opera di L. Mazzuoli, chiamato a studiare

Page 132: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 132 -

dal punto di vista tecnico e geologico un vasto fenomeno franoso occorso il 9 Marzo 1885, tra Punta Rospo e DeivaMarina, allora sede della ferrovia litoranea. A seguito di un sopralluogo attraversò, poco oltre il villaggio di Lemeglio,“..una vasta frana antica, di quasi mezzo chilometro di larghezza, e che col suo piede si estende nel mare” . L’Autoredescrive poi gli affioramenti arenacei che si trovano lungo il sentiero verso la località Le Crocette che rappresentanoquanto è rimasto in posto dopo l’evento franoso.

Notizie inerenti la datazione dell’evento franoso provengono da Centi (1899), il quale, attraverso ricerche catastali,cita la località di Zuccà, e la descrive come centro rurale “..siccome dette iscrizioni che troviamo notate approssimativamenteal 1200 e non più oltre così ne concludiamo che la frana deve datare quell’epoca e non prima”. Sembra quindi chel’abitato di Lemeglio costituisca la parte superiore del complesso degli originari insediamenti rimasta dopo la distruzionead opera della frana.

Sulla genesi della frana è senz’altro da citare la neotettonica, come fattore predisponente e derivando da essa l’elevataenergia di rilievo. L’attività del sistema di faglie principali orientate N 130°, con la conseguente morfologia a costa difaglia, rilevata con la sismica a mare, è da considerarsi molto recente, in quanto, oltre ai sedimenti pliocenici, vengonodislocati anche quelli quaternari. Altri fattori predisponenti sono senz’altro la sovrapposizione di litotipi a diversocomportamento meccanico, la fratturazione delle arenarie e la relativa giacitura, l’assenza di contrasto laterale versoil mare e la circolazione idrica ipogea lungo la superficie di separazione argilliti-arenarie ed argilliti-corpo di frana.

Effetti del fenomenoLa situazione maggiormente a rischio è localizzata al piede dell’accumulo della frana antica, più precisamente nel

settore compreso tra le scarpate che modellano il limite inferiore della testata, intorno alla isoipsa dei 125 m, ed il mare.Il settore sommerso dell’accumulo, che costituisce un deposito naturale per il ripascimento di questo tratto di costa, inun recente passato è stato usato come cava di prestito per la realizzazione di scogliere frangiflutti; questa asportazione,negli anni, ha contribuito a far accelerare i fenomeni di erosione, provocati dalle onde del mare sul materiale detriticodell’accumulo di frana. Il settore di versante della frana antica, ora ad elevata acclività per il rimodellamento delle numerosefrane recenti, posto al di sotto dell’area sub-pianeggiante dell’Acquario, a partire dagli anni ’70 è stato oggetto di unarapida espansione edilizia, con la costruzione di singoli edifici e di lottizzazioni a prevalente vocazione residenzialee turistica. Numerosi edifici, particolarmente concentrati nel settore sud-occidentale della frana recente di tipo rotazionale,presentano lesioni ai muri. Nel settore terminale di questa frana sono presenti frane attive, di tipo traslativo e di crollo;i numerosi edifici singoli o disposti a schiera risultano lesionati con vistose crepe ai muri. Anche la strada antistante gliedifici è fortemente compromessa per il continuo arretramento di queste frane a causa della continua erosione al piedeoperata dal mare. La vecchia galleria ferroviaria, ora sede del transito veicolare, drena, in parte, le acque cheattraversano l’ingente accumulo di frana dal pianoro dell’Acquario. Questi presenta condizioni favorevoli di infiltrazionedeterminate dal grado di permeabilità del detrito, ma incrementate anche dall’assetto planimetrico del pianoro ora pressochésub-orizzontale, ma originariamente in probabile contropendenza.

Interventi di sistemazioneDa Moneglia fino a Punta Rospo le opere di difesa della vecchia ferrovia, in alcuni loro tratti, risultano in precario

stato di conservazione o addirittura smantellate dalla forza del mare. Una delle situazioni peggiori è sempre quellalocalizzata prima di Punta Rospo, dove i muri di contenimento, scalzati sia alla base dal mare e sia per le spinte datergo dei movimenti franosi, sono semidistrutti. Gli interventi di sostegno di analoga tipologia, realizzati in questo ultimotrentennio, per di più in modo frammentario, sono risultati inadeguati ed incompleti, in considerazione della continuacompetizione tra le enormi masse in gioco (le frane) e l’azione del mare. Attualmente, sono in corso opere disistemazione sia della frana sia della costa sottoposta all’azione erosiva del mare.

Nella “Scheda di progetto preliminare per la bonifica idrogeologica del movimento franoso in località Lemeglio-Acquario”in materia di difesa del suolo” per l’anno 2004, per la richiesta di finanziamenti ai sensi dell’art. 3 della L.R. n° 46/’96e L.n.183/89 della Comunità Montana Val Petronio, sono stati elencati i seguenti finanziamenti: a) quello concesso alComune di Moneglia con ordinanza della Protezione Civile n. 1433 del 12.04.1988, dove parte degli interventi sonostati realizzati nel corso di questi anni e sono consistiti in opere di stabilizzazione del movimento franoso in oggetto(1° stralcio); b) finanziamenti concessi nell’ambito del programma di interventi ai sensi del D.L. 180/’98 per “Ilcompletamento delle opere di stabilizzazione del versante in località Acquario-Punta del Rospo”. In data 27.12.2002è stato sottoscritto il D.C.P.M. di approvazione del programma. Il progetto è stato finalizzato ad assicurare il correttoconvogliamento dei deflussi superficiali e sub-superficiali fino al mare; al controllo dell’escursione del livello di falda amonte dei condomini; a ristabilire la completa viabilità della zona; al completamento degli interventi di consolidamentogià presenti ed in infine al ristabilimento della funzionalità del muro a valle del pendio. Gli interventi previsti sono i seguenti:opere di drenaggio sub-superficiale mediante trincea e drenaggio superficiale tramite canaletta superficiale prefabbricata

Page 133: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 133 -

u

u u

uu

u

u

u

uuu

YY

YYY

YY

Y

ss

ss

ss

Y

YY

Y Y

YY

YY

YY

YY

cc

c

c

c

cc

cc

c

cc

cc

cc

c

mmm

m

mm

m

mm

mm

mmmm

mm

mmmmmmm

ä

ää ä

10

00

10

02

00

m

N

Lem

eg

lio

u50

60

50

ì25

<30

ù20

FM

G

SZ

O

SZ

O

SZ

O

FM

G

SZ

O

45

dt

cs

dt

cs

dt

<

Tavo

la 2

3

Page 134: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 134 -

in c.a., drenaggio profondo mediante pozzi drenanti attrezzati con pompe ad immersione, consolidamento e ripristinodella viabilità del tratto di strada dissestato, consolidamento alla base del pendio e realizzazione di canale di sboccoal mare della rete di smaltimento esistente; c) finanziamento comunitario concesso nell’ambito del Docup 2000 - 2006Ob. 2 - Misura 2.5 “Gestione del patrimonio costiero” con l’opera denominata “Intervento a difesa della costa in LocalitàPunta del Rospo-Acquario in comune di Moneglia”. Nel progetto è prevista la realizzazione di: scogliera in massi naturali,ricostituzione della spiaggia emersa e sommersa, a tergo della scogliera in massi mediante versamento di materiale lapideo,rifacimento della barriera metallica esistente ed esecuzione dei sottomurazioni localizzate a protezione; d) finanziamentoconcesso con D.M. relativo al 2° programma stralcio degli interventi urgenti per il riassetto territoriale delle aree a rischioidrogeologico (ex D.L. 180/’98) ai sensi dell’art. 16 della L. n. 179/2000 “Bonifica idrogeologica del movimento franosoin località Lemeglio - 1° lotto”.

L’area in esame è identificata a rischio R4, nell’ambito del Piano di bacino stralcio per il rischio idrogeologico - Ambito17 - Rio S. Lorenzo e Bisagno, detta area è individuata con suscettività alta e l’area in frana attiva, come porzione ricadentein R4, a rischio molto elevato e come porzione ricadente in R3, a rischio elevato.

Page 135: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 135 -

Località

MINCETO 010049

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Ronco ScriviaProvincia GenovaAbitanti 22Bacino idrografico principale T. ScriviaBacino idrografico secondario R. PicagnaQuota m .s.l.m. 500 - 600Foglio I.G.M.I. 83 IV SOElemento C.T.R. 1:5.000 195162 “Pietrafraccia”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti --- Edifici --- Vie di comunicazione Strada Provinciale della Bastia n.53

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Parzialmente esistenteInterventi eseguiti Consolidamento area Chiesa, muri di sostegno, canalizzazioni

Cause di instabilitàL’estrema eterogeneità sia composizionale sia granulometrica del terreno, con proprietà geomeccaniche ed idraulichecomplessivamente scadenti, genera le condizioni per un dissesto generalizzato.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheI Conglomerati di Savignone (CGS) del Bacino Terziario del Piemonte si trovano in contatto con la Formazione torbiditica

di Ronco (ROC) dell’Unità Portello, sono grossolani e spesso contengono grossi blocchi nella parte inferiore. In certezone appaiono ben cementati per la dominante matrice dotata di una debole orientazione parallela, coerente con ladisposizione dei clasti a supporto di matrice. In altre zone sono dominanti conglomerati granulo-sostenuti con clasti diforma e dimensione variabile da qualche centimetro al metro con forma subangolare a subarrotondata e con scarsamatrice a supporto dei clasti.

Inquadramento geomorfologicoMinceto si sviluppa nella parte più alta del versante che raccorda Costa Baetta del Rio Picagna a nord di Pietrafaccia,

in prossimità del contatto tra i Conglomerati di Savignone e la Formazione di Ronco.La parte medio-bassa del versante, che si sviluppa interamente in quest’ultima formazione, ha geometria più viva

rispetto alla verticalità della parte medio-alta in cui si trovano i Conglomerati di Savignone; al limite tra queste due formazionisono presenti numerose scarpate. Tutta l’area è caratterizzata da estese falde detritiche originatesi per il disfacimentodei Conglomerati. Queste falde, a causa della abbondante presenza d’acqua, si sono spesso evolute in colamenti esuccessivamente sono state reincise da canali d’erosione, che scalzandole sia frontalmente che lateralmente ne hannoprovocato la riattivazione.

Lungo i rii di incisione sono, infatti, frequenti colate detritico fangose incanalate. In altri casi, come per la parte meridionaledel versante su cui sorge Minceto, sono riconoscibili vere e proprie frane complesse in cui sono riconoscibili almenodue tipologie di movimento, lo scorrimento rotazionale e il colamento, e occupano in genere la parte mediana del versantee i corpi sono spesso reincisi.

La frana che mostra maggiori indizi di attività è il colamento all’ingresso del paese di Minceto.

Page 136: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 136 -

Tipologia e descrizione del fenomenoMinceto è interessato, oltre che da fenomeni tipo colamento a carico della falda detritica, anche da numerose frane

quiescenti con nicchie ancora visibili sia nella formazione di Ronco che nei Conglomerati di Savignone. La parte inizialedell’abitato è la zona più interessata da lesioni; in particolare sono riconoscibili due movimenti franosi, uno all’iniziodel paese, recentemente stabilizzato nella parte alta ma attivo nella parte mediana e bassa, l’altro posto più a nord edi dimensioni più ridotte con la nicchia posta in prossimità del tracciato stradale. Questa frana, attualmente quiescente,potrebbe interessare direttamente l’abitato in caso di colamento della coltre detritica originata dal disfacimento delleformazioni di Ronco e dei Conglomerati di Savignone.

Effetti del fenomenoLe lesioni individuate a Minceto sono concentrate nella parte iniziale dell’abitato e sono provocate dalla evoluzione

retrogressiva della frana sottostante il paese. La strada per Minceto appare diffusamente lesionata sia trasversalmentesia da solchi laterali di erosione concentrata, che hanno provocato il disfacimento dell’asfalto.

Interventi di sistemazioneA Minceto sono state messe in opera graticciate per il consolidamento del versante all’ingresso del paese, sono state

fatte opere di regimazione idraulica ed è stata consolidata la strada in più punti.

Fig. 31 - Dalla foto sono visibili la frana quiescente che da Minceto arriva fino a Ca’ de Magea, compresa la nicchia che si sviluppa interamentenei Conglomerati di Savignone, la frana attiva presente all’entrata del paese nonché la frana quiescente, compresa nella formazione di Ronco, chedalla strada, posta circa a quota 600 m, arriva fino al fondovalle. Inoltre è visibile la diffusa attività erosiva esercitata dai corsi d’acqua che han-no reinciso profondamente le frana.

Page 137: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 137 -

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

äää

ä

ää

äää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

N

100 0 100 200m

CGS

ROC

al

MincetoTavola 24

Page 138: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 138 -

Località

MORANEGO E SELLA 010021

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune DavagnaProvincia GenovaAbitanti 169 (Moranego; 109 (Sella)Bacino idrografico principale T. BisagnoBacino idrografico secondario ---Quota m s.l.m. 623-650Foglio I.G.M.I. 83 III NEElemento C.T.R. 1:5000 214103 “Davagna” e 214104 “Passo della Scoffera”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 12Vie di comunicazione Strada provinciale a sud di Sella e strada comunale per Sella Alta

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto Non esistenteStrumentazione di controllo Non installata Progetto generale di sistemazione Non esistente Interventi eseguiti Opere idrauliche (briglie) lungo il Rio Moranego, opere di

consolidamento della Chiesa ed opere di ripresa dalle varieabitazioni danneggiate.

Cause d’instabilitàLocali deformazioni plastiche all’interno di corpi di frana nel loro insieme inattivi o quiescenti.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheOltre ai terreni di copertura ed ai grandi corpi d’origine franosa, affiorano i litotipi appartenenti all’Unità Portello

e all’Unità Monte Antola. Mentre la prima è presente unicamente nella parte meridionale dell’area, con le areniti e siltitimarnose della Formazione di Ronco (ROC), la seconda affiora nei settori settentrionali, con gli spessi strati calcareniticidel Formazione di M. Antola (FAN). Le due formazioni sono in contatto diretto mediante una superficie di scorrimentotettonico. I movimenti che hanno portato l’Unità Antola a sovrascorrere al di sopra di quella di Ronco hanno causatoanche lo scagliamento di parte della Formazione di M. Antola, visibile nella parte occidentale dell’area rilevata, conun conseguente raddoppio strutturale della stessa formazione.

Inquadramento geomorfologicoL’area è caratterizzata dalla presenza di due grosse frane relitte, le cui nicchie di distacco sono ancora ben

distinguibili, e da più serie di frane antiche e recenti che si sono sviluppate sia in relazione ad un’evoluzione regressivae progressiva dei più antichi fenomeni franosi sia in rapporto ad un’evoluzione dei versanti, indotta dall’azione erosivadel Torrente Bisagno, del Rio Moranego (o Rio Raviolo) e del Fosso dell’Acqua. Moranego risiede in corrispondenzasia del corpo della grossa frana relitta, che si sviluppa da una quota di circa 600 m fino a raggiungere il fondovalle,sia delle frane complesse generate in tempi successivi. In dettaglio, mentre gli edifici che costituiscono la partesettentrionale di Moranego, quelli situati a monte della strada provinciale n°12, sono prevalentemente impostati al disopra di ciò che rimane della testata dell’antica frana, le abitazioni che costituiscono la parte meridionale del paese,situate a valle della strada provinciale, sono collocate all’interno di un quadro geomorfologico più articolato. Alcune,la chiesa, il cimitero ed i nuclei abitativi ad essi immediatamente limitrofi, risultano situate in corrispondenza del corpoe della scarpata di una frana di tipo complesso che si prolunga da una quota media di circa 586 m fino a quella di

Page 139: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 139 -

515 m, altre in corrispondenza della stessa frana relitta e talune al di sopra delle diverse frane di colamento ecomplesse che si sono da essa originate.

L’abitato di Moranego insiste quindi su terreni caratterizzati da differenti proprietà meccaniche e da diversecondizioni morfologiche e di acclività, in rapporto all’ulteriore degradazione fisico-meccanica cui sono andati soggettii vari settori della grossa frana relitta coinvolti.

Oltre alle deformazioni plastiche ipotizzabili in corrispondenza dei settori del paese danneggiati ed al creeping rilevatonei settori sud-orientali dell’area, i processi geomorfologici attivi sono quelli connessi con le acque di scorrimento superficialeed in particolare con l’erosione esercitata, alla base dei versanti, da parte del Bisagno, del Rio Moranego (o Rio Raviolo)e del Fosso dell’Acqua, in occasione di eventi pluviometrici prolungati.

Quest’ultima, in particolare, ha causato lo sviluppo di movimenti franosi di piccole dimensioni riferibili alloscorrimento roto-traslativo della coltre detritica d’origine franosa, che, in un’ottica evolutiva dei processi gravitativi, potrebberoanche costituire la fase embrionale di una tendenza allo sviluppo di fenomeni franosi di dimensioni maggiori e di rischiopiù elevato. Anche i rii situati ai lati dei diversi corpi di frana esercitano in occasione d’eventi piovosi intensi un’azioneerosiva non indifferente; il fosso che scorre in prossimità della chiesa per esempio ha cagionato il danneggiamento,seppur leggero, del nucleo di case situate a sud-est del cimitero.

L’abitato di Sella è ubicato in corrispondenza di una ristretta dorsale, allungata in direzione NW-SE, compresa trai confluenti Rio Moranego e Rio Sella, a loro volta affluenti di sinistra del Torrente Bisagno. La dorsale rappresental’espressione morfologica della convergenza d’antichi fenomeni franosi ed è stata parzialmente rimodellata, in formepressoché “circoidi”, dallo sviluppo successivo di frane appartenenti alla tipologia complessa ed allo scorrimento rotazionale.Esse sono state probabilmente indotte al movimento da un’erosione alla base dei versanti esercitata da parte dei corsi

Fig. 32 – Panoramica del versante su cui è ubicato l’abitato di Sella. Si può facilmente osservare sia l’esteso svuotamento a monte del paese, cherappresenta il residuo dell’area di distacco dell’antico fenomeno franoso sul cui corpo è stato edificato l’abitato di Sella, sia il netto cambio di ac-clività nella parte medio-bassa del versante, che corrisponde all’area di raccordo scarpata-corpo di frana. La forma ad impluvio dell’area di distac-co convoglia, in concomitanza di eventi piovosi di una certa entità, discrete quantità di acqua che s’infiltra all’interno della coltre detritica di origi-ne franosa in corrispondenza della testata. Si possono osservare inoltre i due torrenti che scorrono lateralmente alla frana di Sella e che in conco-mitanza di forti precipitazioni hanno, anche recentemente, causato la formazioni di fenomeni franosi di modeste dimensioni.

Page 140: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 140 -

d’acqua. In sostanza, la dorsale su cui è fondato l’abitato di Sella rappresenta il risultato di un antico scorrimento diroccia in blocco, che è stato sepolto nei settori di testata da una frana complessa più recente ed il cui svilupposembrerebbe correlabile ad un’evoluzione retrogressiva del più antico fenomeno franoso. La nicchia di distacco di questafrana, ben conservata e riconoscibile, forma un ampio impluvio, che convoglia sulla sottostante testata le acquemeteoriche di scorrimento superficiale derivanti da eventi piovosi. Qui, il difficoltoso drenaggio superficiale favoriscel’infiltrazione delle acque e l’imbibizione delle coltri d’origine franosa, con la conseguente riduzione delle lorocaratteristiche geo-meccaniche.

E’ da notare, come i processi gravitativi e quelli fluvio-torrentizi, che hanno agito in corrispondenza del corpo dellafrana di Sella, abbiano dato origine nei settori meridionali e bordieri del paese a scarpate di frana e di degradazione,che in un’eventuale e possibile ripresa dei fenomeni di morfo-regressione potrebbero minarne il relativo stato disicurezza.

Nel complesso, quindi, l’evoluzione geomorfologica dell’area deve essersi verosimilmente compiuta in più di unafase. Successivamente allo scorrimento di roccia in blocco, si deve essere sviluppata, probabilmente con meccanismidi scorrimento roto-traslativo evolventi in colamento nei settori più distali, l’antica frana di Sella. Solo nelle fasi successivee secondo un’evoluzione di tipo sia retrogressivo che progressivo, si devono essere sviluppati quei fenomeni franosi chehanno portato alla genesi delle diverse scarpate di degradazione, presenti sia a monte di Sella sia in corrispondenzadel corpo dell’antica frana.

Descrizione e tipologia del fenomenoGiacché non sono stati rilevati evidenti indizi di una riattivazione dei fenomeni franosi sopra descritti e considerando

la distribuzione delle abitazioni colpite (in prevalenza dislocate in prossimità delle scarpate di frana e nei settori centralidel paese), nonché l’assenza d’evidenti dissesti in corrispondenza delle sedi stradali che si sviluppano trasversalmenteai corpi delle frane antiche e recenti, le diverse seppur lievi lesioni rilevate negli edifici possono essere attribuite solamenteall’azione di lente deformazioni plastiche delle varie coltri d’origine franosa sui cui essi insistono. Infatti, le abitazionimaggiormente colpite dai dissesti sono situate nella parte centrale del paese e non sono state ancora allacciate al relativosistema fognario.

Qui, le acque di ruscellamento derivate dagli eventi piovosi sono convogliate dall’ampio impluvio del M. Zuccarello,residuo della nicchia di distacco dell’antica frana, e s’infiltrano all’interno delle coltri detritiche d’origine franosa, in seguitoall’assenza di un appropriato sistema di drenaggio superficiale. E’ plausibile quindi che lo sviluppo dei vari dissesti inatto sia in indotto dalle acque meteoriche ed antropiche che, infiltrandosi all’interno di terreni con già scarse proprietàgeomeccaniche e di fondazione, li imbibiscono e ne riducono ancor di più le relative caratteristiche. Del resto, a valledell’area centrale di Moranego, ove vengono scaricate le acque reflue di questa parte del paese, i dissesti in atto appaionodi maggior rilevanza rispetto a quelli che colpiscono gli altri settori. È da sottolineare, in tal senso, il fatto che sono stateosservate evidenze di deformazioni plastiche, innescate dall’erosione fluvio-torrentizia, nel tratto del canale perimetraledella frana su cui giace il cimitero e nel quale sono convogliate proprio le acque derivanti dallo scarico delle abitazionisoprastanti.

Nel complesso dei fenomeni in atto non si deve comunque trascurare il fatto che alcuni dei dissesti rilevati per Moranegocoinvolgono edifici ed abitazioni ubicate in corrispondenza delle scarpate delle frane antiche e recenti, come nel casodell’abitazione isolata posta all’estremità meridionale del paese. In questi casi non si può escludere a priori che i dissestirilevati possano rappresentare, in realtà, dei segni precursori lo sviluppo di fenomeni caratteristici di un’evoluzione regressivadelle differenti scarpate.

A parte i processi connessi con il creeping delle coltri detritiche superficiali, osservati lungo le scarpate bordiere dellaristretta dorsale su cui giace l’abitato di Sella, è stata notata la presenza di alcuni dissesti in atto, probabilmente connessicon lente deformazioni plastiche del suolo, nei settori soprastanti la scarpata di degradazione posta immediatamentea valle del paese. Sebbene, in corrispondenza della superficie di questa scarpata non siano state riscontrate forme dovutea significativi processi gravitativi, le deformazioni plastiche osservate in questa particolare condizione morfologica potrebberoanche rivelarsi i primi sintomi di un’evoluzione retrogressiva della stessa scarpata, che potrebbe in fase di compimentoesplicarsi tramite lo sviluppo di fenomeni franosi repentini.

Per quanto riguarda Sella nel lato nord-orientale del paese vi sono evidenze di dissesti sia della strada comunale,che da Sella prosegue per Sella Alta, sia delle abitazioni e dei muri di sostegno presenti nelle zone ad essa limitrofe,che potrebbero rappresentare gli effetti di una ripresa di quei fenomeni che in passato hanno dato origine alle franedi scorrimento rotazionale presenti in questa parte di versante.

La particolare concentrazione, in corrispondenza dei settori bordieri di questi corpi di frana, delle diverse opere antropichecoinvolte nei dissesti in atto, fa supporre uno sviluppo di movimenti differenziali del terreno che si esplicherebbero inconseguenza a campi di stress di taglio.

Page 141: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 141 -

qq

q

q

qqq

q

qq

q

q

q

q

qqqqq

qq

ä

ä

ä

ä ää

ä

ä ä ä ää

ää

ää

ää ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä ää

ä ää

ä

ää

ää ä ä

ä

ä ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ää ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä ä

ä

ä

ä

IIII

IIII

IIII

IIII I I

IIIII

m

mm

mmm

m

mm

mm

IIIIIIII

IIIIIIII

I

IIII

IIIIIIII

IIII

I

IIIIII

I

I

IIIII

Mo

ran

eg

o e

Sella

N

10

00

10

02

00

mT

avo

la 2

5

RO

C

FA

N

FA

N

20L

18L

22

L24 >

23

°

22W

17W

41

w

50

w

38

w42

<

46

l

al

dt

Page 142: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 142 -

Effetti del fenomenoL’abitato denota una serie di lievi lesioni ai muri perimetrali degli edifici posti in corrispondenza del tratto centrale

della strada provinciale, nei settori immediatamente ad esso sottostanti e nelle aree situate più a sud. Tra gli edifici piùcolpiti risultano quelli posti in prossimità dell’incrocio tra la strada provinciale e quella comunale, che porta alla chiesadel paese, il cimitero ed alcune case vicine sparse. Nei pressi dell’incrocio alcune abitazioni denotano una continuariapertura delle lesioni ai muri perimetrali, che di volta in volta vengono riprese dai singoli proprietari. Anchel’abitazione situata all’estremità sud-orientale del paese denota una continua evoluzione dei dissesti, connessa con losviluppo di fratture ai muri perimetrali ed a quelli interni portanti.

In occasione dell’evento alluvionale del 2000 si è registrato infine lo sviluppo, a valle del ponte appartenente allastrada interpoderale, di un piccolo fenomeno franoso connesso con l’erosione concentrata dal Rio Moranego, che hain parte danneggiato l’impianto di depurazione del paese.

A dimostrazione di una storica instabilità del sito indagato, in una speditiva ricerca bibliografica presso il comunedi Davagna sono state rilevate testimonianze circa il dissesto che nei primi anni del secolo scorso ha colpito l’edificioparrocchiale, causando il basculamento verso valle di circa due gradi del relativo campanile.

Alcune abitazioni, presenti lungo il tratto stradale che collega Sella a Villa Mezzana, denotano evidenti seppur lievilesioni ai propri muri perimetrali. In questo settore anche la strada provinciale n°12 presenta un leggero avvallamentodel sedime stradale con una serie di fratture, ubicate ai lati dello stesso, dirette trasversalmente alla direzione dellacarreggiata. Di particolare rilevanza risultano i danni che hanno subito alcuni edifici posti lungo il tratto settentrionaledel paese. In dettaglio, la prima abitazione che s’incontra, percorrendo da nord a sud la strada provinciale, risultaparticolarmente dissestata, con fratture caratterizzate da una larghezza talvolta superiore a 3 cm, che si sviluppanoprevalentemente in modo sub-verticale all’edificio. Leggermente più a monte di questo tratto stradale, alcuni muri di sostegnocostruiti in cemento ed a secco denotano anch’essi evidenti segni d’instabilità; si presentano con fratture verticali erigonfiamenti volti verso i settori vallivi e accompagnati da numerosi avvallamenti della strada comunale Sella-Sella Alta.

Interventi di sistemazioneA parte gli interventi di ripresa delle lesioni eseguite dai singoli proprietari delle abitazioni colpite dai dissesti, si

rilevano opere di sistemazione idraulica (briglie ed opere di difesa spondale), eseguite recentemente lungo il Rio Moranegodal comune di Davagna, in parte con fondi di somma urgenza alluvione 2000 (tratto a valle del ponte carrozzabiledella strada interpoderale), ed in parte (per il tratto ubicato a monte del ponte) con fondi regionali.

In ultimo, risultano rilevanti gli interventi di consolidamento dell’edificio parrocchiale di Moranego, con ilraddrizzamento del relativo campanile, portati a termine dal Reverendo G. B. Piccardo nei primi anni del 1900.

Page 143: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 143 -

Località

OGNIO 010041

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune NeironeProvincia GenovaAbitanti 127Bacino idrografico principale F. LavagnaBacino idrografico secondario ---Quota m s.l.m. 340-420Foglio I.G.M.I. 83 III NEElemento C.T.R. 1:5000 214154 “Gattorna” e 214141 “Lumarzo”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 32Vie di comunicazione Strada comunale a W e ad E del paese

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto Esistente (consolidamento della chiesa)Strumentazione di controllo Installata (monitoraggio della chiesa)Progetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Pali di consolidamento, muri di sostegno e generiche opere di

regimazione idraulica

Cause d’instabilitàPossibili riattivazioni, secondo superfici di scorrimento profonde, di antichi corpi di frana, di tipo complesso, attualmenteinattivi o quiescenti. Fenomeni di deformazione plastica superficiale connessi, probabilmente, con un evoluzioneregressiva di antiche scarpate di frana.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiorano sia la Formazione delle Arenarie di Monte Gottero (FMG), presente nella parte alta del versante,

che litotipi del Gruppo degli Scisti della Val Lavagna, caratteristici delle formazioni degli Scisti zonati (SZO) e degli ScistiManganesiferi (SMG), affioranti nella parte bassa. Mentre le Arenarie del Gottero e gli Scisti zonati sono in contattostratigrafico diretto, gli Scisti Manganesiferi sono in contatto con la Formazione degli Scisti zonati mediante unasuperficie di scorrimento tettonico.

Tutti i litotipi affioranti appaiono, laddove non interessati dai fenomeni gravitativi, intensamente fratturati esuperficialmente molto alterati. I sistemi di frattura più frequenti sono quelli disposti secondo direzioni NW-SE e N-S edenotano immersioni dei vari piani di discontinuità generalmente a medio-basso angolo (34° – 28°), mentre il risultatodell’alterazione delle diverse formazioni rocciose è rappresentato da una spessa coltre detritica, costituita daun’abbondante frazione scheletrica e da una matrice fine, interstiziale, generalmente di tipo limo-argilloso.

Inquadramento geomorfologicoLa morfologia del versante meridionale del M. Rocca Cavello (796,5 m), su cui l’abitato di Ognio giace tra 428 e

344 m, denota una genesi correlata allo sviluppo di fenomeni gravitativi, che hanno agito con particolare intensità. Giàda una preliminare vista panoramica sono osservabili una scarpata ad una quota media di circa 550 m, che si sviluppaparallelamente al versante per una lunghezza di circa 650 m, ed alcuni ripiani, posti rispettivamente ad una quota mediadi circa 480 m e 580 m, con un anomalo e netto cambio di pendenza in rapporto alla morfologia del versante. Essisono attribuibili all’azione di fenomeni gravitativi a grande scala ed in particolare allo scorrimento in roccia della vastaarea compresa tra la quota di 630 m ed il fondovalle. Si ritiene opportuno porre in evidenza come gli scarsi affioramenti

Page 144: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 144 -

rocciosi, posti in luce dagli sbancamenti realizzati per lo sviluppo della sede stradale che collega Ognio con la statalen° 225, denotano un intenso stato di fratturazione. I più importanti sistemi di fratture sono caratterizzati da piani didiscontinuità a basso angolo (18° circa) e da direzioni variabili (NNE-SSW in prossimità di Bescalupa, NW-SE nei dintornidi Fiorina). Si è propensi a considerare come essi siano attribuibili ad un movimento locale di natura gravitativa.

L’intensa fratturazione della parte medio-bassa del versante può aver condizionato, successivamente allo scorrimentoin roccia precedentemente descritto e come fattore predisponente, la formazione delle frane di tipo complesso e di colamentoche caratterizzano i settori di Piano Vecchio e di Canivella, con una chiara tendenza di sviluppo di tipo progressivo.

Le frane di tipo complesso che si sono formate, viceversa, nel versante tra Bescalupa ed il crinale del M. Rocca Cavello,evidenziano una tendenza dei fenomeni gravitativi di tipo regressivo.

In una simile e complessa evoluzione morfologica si deve altresì considerare che l’abbassamento relativo del livellodi base del T. Lavagna, avvenuto in relazione ad una probabile attività tettonica connessa con il sollevamento del propriobacino idrografico (Brancucci e Motta, 1987), deve aver giocato un ruolo certamente non secondario. Infatti, mentrelo scorrimento in roccia della parte di versante compresa tra il crinale di Monte Rocca Cavello ed il fondovalle può essereascrivibile verosimilmente ad un forte sollevamento tettonico dell’area in esame, le successive fasi evolutive della partemedio-bassa del versante (formazione degli scorrimenti multipli e sviluppo delle frane complesse, di scorrimentorotazionale e di colamento) possono essere attribuite proprio ad una influenza dell’erosione esercitata al piede del versanteda parte del Lavagna.

Perciò per quanto concerne sia il passato sviluppo che l’evoluzione attuale delle frane complesse di Canivella, sullequali insiste gran parte dell’abitato d’Ognio, non deve essere a priori trascurata l’azione erosiva esercitata da partedei due rivi, che, sviluppandosi dai settori di Pussun e Ciana, ne delimitano lateralmente l’estensione. Proprio inrapporto ad un’evoluzione di tipo regressivo, controllata dall’abbassamento relativo del livello di base del T. Lavagna,questi due elementi idrografici possono aver giocato, e possono tuttora giocare, un ruolo di primo piano nello sviluppodelle frane, incidendo quella parte di versante fortemente fratturata e situata già in condizioni di scarsa stabilità. Unaltro fattore aggiuntivo, che potrebbe aver recentemente causato la riattivazione delle frane e favorito il dissesto di Ognio,può essere ascrivibile ad una pesante antropizzazione dell’area, con una conseguente mutazione dei percorsi delle acquedi scorrimento superficiale ed un cospicuo aumento dell’infiltrazione all’interno dei vari corpi di frana, che presentanouna quantità di matrice limo-argillosa non trascurabile.

Fig. 33 - Il versante meridionale del monte Rocca Cavello su cui è stato edificato l’abitato di Ognio. Al disopra del paese è visibile l’ampia concae l’esteso ripiano ad essa sottostante che costituiscono gli elementi morfologici rappresentativi di un vasto scorrimento in roccia. In realtà l’origina-rio corpo di frana è stato caratterizzato dallo sviluppo successivo di scorrimenti in roccia multipli e da fenomeni gravitativi appartenenti ad altra ti-pologia (complessi e di colamento), che hanno dato origine ad altre numerose scarpate e ripiani non percettibili in foto.

Page 145: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 145 -

ä

IIIIIIIII

II

III

I

IIIII

IIIIIIIIIIIII

III

IIII

IIIIIIIIIII

I

IIII

I

IIIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIII

IIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIIIIIIIII

III

IIIIIIIIIIIIIIIII

qqq

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

N

100 0 100 200m

FMGFMG

SZO

SMG

30I

26

u22V

35O

Ognio

dt

Tavola 26

Page 146: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 146 -

Descrizione e tipologia del fenomeno I corpi di frana su cui giace l’abitato di Ognio raggiungono uno spessore superiore a circa 10 m e sono costituiti

da blocchi e ciottoli immersi in una matrice prevalentemente limo-argillosa, che nel complesso li rende semipermeabiliper porosità. Le caratteristiche di spessore e composizione di tali corpi detritici potrebbero costituire, in occasione dieventi piovosi, il principale fattore predisponente i dissesti rilevati.

La particolare distribuzione delle abitazioni coinvolte, concentrate in corrispondenza della stretta fascia compresatra i due rii che con la loro confluenza danno origine al Fosso del Mulino, ed il coinvolgimento della strada comunaleche in paese risulta in più punti lievemente lesionata, tendono a far supporre una riattivazione dei fenomeni gravitativi.Tale fascia coincide infatti con il corpo della frana di tipo complesso, sviluppata da una quota di 395 m e per una lunghezzadi circa 250 m (risulta la meno estesa tra le due frane di Canivella).

Indizi di fenomeni gravitativi in atto sono stati rilevati pure nei settori occidentali del paese e nell’area ubicata a montedella scarpata di degradazione della frana di Piano Vecchio, ove lente deformazioni plastiche del suolo possono essererispettivamente ricollegate ad una possibile riattivazione della frana di Canivella ed ad una probabile evoluzione regressivadi quella, più recente, di Piano Vecchio. Particolare attenzione merita, inoltre, la situazione del cimitero, il cui stato attualedi dissesto può essere attribuito allo sviluppo di cedimenti differenziali della relativa struttura, derivanti molto probabilmentedalla sua posizione particolarmente critica, situata a cavallo della zona di distacco del corpo roccioso di Tollara e quellaa monte, relativamente più indisturbata.

Effetti del fenomenoGran parte delle abitazioni del paese risultano interessate da rilevanti lesioni ai muri sia perimetrali sia interni, alle

quali i singoli abitanti contrappongono periodiche e purtroppo inefficaci opere di ripresa. La chiesa ed il cimitero appaionotra gli edifici più colpiti. In particolare la parrocchiale di S. Rocco, oltre alla presenza di fratture ai muri perimetrali,denota gravi quadri fessurativi alla volta, ove, per la recente comparsa di ampie aperture e per lo sviluppo di quellegià esistenti, sono stati realizzati dei ponteggi e delle provvisorie opere di sostegno. Anche la strada comunale ad ovested ad est del centro abitato denota lievi fenomeni di dissesto che risultano comunque di difficile lettura in rapporto allarecente riasfaltatura del manto stradale.

Interventi di sistemazioneGli interventi di maggior entità risultano quelli svolti nel 2000 da soggetti privati per il consolidamento delle

fondazioni della chiesa, ove sono state svolte una serie di palificazioni corredate di tiranti, che hanno raggiunto unaprofondità di circa 10 m. Numerose opere in muratura sono state realizzate lungo il piano viario del paese, alcune dellequali sono state completate con la messa in opera di tiranti. Tra queste ultime, si ritiene opportuno citare il muro di sostegnodella casa posta in corrispondenza della scarpata della frana di Piano Vecchio, lungo la strada che collega la chiesaed il cimitero, e l’opera di sostegno in muratura svolta a protezione della sede stradale nel tratto situato in corrispondenzadi Fiorina.

Page 147: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 147 -

Località

PANNESI 010031

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune LumarzoProvincia Genova Abitanti 145Bacino idrografico principale T. LavagnaBacino idrografico secondario R. di LumarzoQuota m s.l.m. 450 - 535Foglio I.G.M.I. 83 II NE; III SEElemento C.T.R. 1:5000 214143 “Pannesi” e 214142 “Uscio”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 10Vie di comunicazione Strada provinciale a sud del paese e strada comunale

nel tratto Pannesi - Costa della Cà

Studi e progetti d’intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno e di regimazione delle acque superficiali e

profonde.

Cause d’instabilitàLente deformazioni plastiche e piccoli fenomeni franosi avvenuti, durante gli eventi pluviometrici più intensi, incorrispondenza di antichi corpi di frana, nel loro complesso inattivi o quiescenti.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiorano la formazione dagli Scisti Manganesiferi (SMG) del Gruppo degli Scisti della Val Lavagna (Unità

M. Gottero) e la Formazione di Monte Antola (FAN). Questa risulta in contatto con gli Scisti Manganesiferi sia medianteuna superficie di sovrascorrimento tettonico, che si sviluppa dai settori sud-orientali verso quelli nord-occidentali, sia tramiteuna faglia trastensiva destra ad alto angolo passante attraverso il nucleo principale del paese secondo una direzioneN-S. Entrambe le formazioni risultano inoltre caratterizzate da sistemi di fratture subverticali (62°- 83°) che, perdirezione (N164-N198) ed immersione (EW-NE), possono essere ricollegate agli stessi meccanismi deformativi che hannoagito durante lo sviluppo della faglia trastensiva sopra citata. Tale stato di fratturazione costituisce, assieme ad un contestogeologico caratterizzato dalla sovrapposizione di litotipi a comportamento rigido su litotipi a comportamento duttile,uno tra i principali fattori predisponenti lo sviluppo dei fenomeni gravitativi che hanno condizionato l’evoluzionegeomorfologia dell’area.

Inquadramento geomorfologicoL’abitato di Pannesi è situato a mezza costa sul versante orientale del crinale montuoso fra il M. Bado (910,6 m) e

M. Becco (893,6 m), in corrispondenza della testata di un’antica frana complessa (scorrimento rotazionale evolventein colamento al piede), il cui corpo risulta estendersi da circa 570 m fino al fondovalle. L’area è caratterizzataattualmente da processi connessi con lo scorrimento concentrato e diffuso delle acque superficiali e con lenti movimentidella coltre detritica (creeping) d’origine franosa. Oltre alla presenza di alcune deformazioni plastiche, che risultanocaratterizzare i settori sud-orientali dell’area, sono state osservate in prossimità di Cian de Muin piccole frane di scorrimentotraslativo (non fedelmente cartografabili), che possono essere associate all’azione erosiva esercitata al piede dell’antica

Page 148: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 148 -

frana di Pannesi dai due torrenti, che danno origine con la loro confluenza al Rio di Lumarzo. Proprio l’azione erosivaesercitata al piede dei versanti da parte dei due principali torrenti può essere considerato il fattore predisponente e scatenantelo sviluppo dei dissesti in atto.

Per quanto concerne le forme gravitative attualmente inattive o quiescenti, si rilevano numerose frane sia di tipo complesso(scorrimento � colamento), che di colamento puro e di scorrimento-rotazionale. In particolare, si nota come l’antica franasu cui giace l’abitato, e la cui nicchia di distacco è solo parzialmente riconoscibile, si sia evoluta in modo siaprogressivo che retrogressivo, originando le frane di tipo complesso e di colamento situate rispettivamente a valle e amonte del nucleo abitato.

Altre forme gravitative sono situate sia a nord che a sud di Pannesi. Tra queste ultime, che in generale non denotanouna particolare evoluzione del proprio stile d’attività, solamente la frana situata immediatamente a sud di Pannesi evidenziaun’evoluzione di tipo progressivo, che probabilmente può essere stata indotta in passato dall’erosione esercitata al piededa parte del torrente che da Ciase corre fino a Cian dei Muin.

Infine, occorre porre in evidenza come la costola rocciosa che si sviluppa a SE di Pannesi e la cui cresta è segnatada una serie di dossi e concavità, potrebbe rappresentare il risultato di un’espansione laterale del versante che deveessersi realizzata in rapporto alla sovrapposizione di litotipi a differente comportamento meccanico ed idrogeologicoe in relazione ad un forte abbassamento del livello di base del Rio Lumarzo. Il sollevamento tettonico che ha interessatoquesti settori appenninici, l’assetto geologico e l’abbassamento del livello di base della rete idrografica possono delresto costituire i principali fattori responsabili dell’alta concentrazione di frane presenti nell’area.

Fig. 34 - Il vasto accumulo della frana di Pannesi. L’originaria nicchia di distacco non è più facilmente distinguibile e può essere dedotta dalla pre-senza di alcuni residui laterali della relativa scarpata. L’accumulo di frana è stato interessato da un’evoluzione progressiva connessa con la riattiva-zione parziale dell’antico movimento, che ha generato la serie di scarpate visibili poco sopra il paese. Tale evoluzione può essere stata indotta dal-l’erosione torrentizia concentrata alla base del corpo di frana così come ha causato lo sviluppo dei fenomeni franosi che, seppur di dimensioni mo-deste, si sono verificati a valle di Pannesi.

Page 149: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 149 -

qqqq

ss

s

s

s

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä ää ä

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

s

s

ss

s

s

s

s

N

100 0 100 200m

SMG

FAN

FAN

29O

v

31

72

v

37

n

25:

Pannesi

dt

dt

dt

dt

Tavola 27

Page 150: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 150 -

Descrizione e tipologia del fenomenoNell’autunno del 1953 si è verificato un fenomeno franoso di medie dimensioni, connesso con lo scorrimento della

coltre detritica superficiale, che ha interessato i settori dell’antica frana di Pannesi ubicati immediatamente a valle delcentro abitato, coinvolgendo fortunatamente soltanto terreni adibiti a colture.

Un fenomeno franoso di modeste dimensioni, riferibile ad uno scorrimento roto-traslativo della coltre detriticad’origine franosa, ha coinvolto nel 1996 la strada comunale che collega Pannesi con Costa della Cà, circa 40 m primadel bivio per il cimitero. Interessando per una lunghezza di circa 50 m la sede stradale, tale fenomeno ha agito ribassandosensibilmente la stessa, con lo sviluppo di numerose ed evidenti tension crack ed alcune nicchie di distacco situate pocoa monte (G. Santus, 1996). Minori dissesti dovuti alla stessa tipologia franosa si sono verificati successivamente, incorrispondenza dell’abitazione a valle del bivio che collega la strada comunale ed il cimitero. Qui, il dissesto ha solomarginalmente colpito la sede stradale, mentre ha coinvolto in maniera abbastanza seria l’abitato distruggendo partedella via d’accesso allo stesso e causando alcune importanti lesioni alle mura esterne.

Attualmente, sono state rilevate deformazioni lente di tipo plastico sia nei corpi di frana che caratterizzano il bassoversante tra Cian de Muin e Sanguinara che in prossimità dei settori posti immediatamente ad ovest di Pannesi. Lentedeformazioni di tipo plastico possono essere ipotizzate anche in corrispondenza del nucleo centrale del paese, dovealcune abitazioni mostrano importanti quadri fessurativi. Esse, molto probabilmente, possono rappresentare l’espressionesuperficiale di una parziale riattivazione dell’antica frana di Pannesi. Vista l’entità dei danni e la distribuzione delleinfrastrutture coinvolte nel dissesto, localizzata prevalentemente lungo la stretta fascia centrale del paese, sembrerebbeplausibile associare la genesi dei dissesti in atto non soltanto a lenti movimenti di deformazione plastica, checoinvolgerebbero la parte superficiale della coltre detritica, ma appunto a movimenti più complessi e profondi.

Effetti del fenomenoOltre a quanto detto prima, si rilevano evidenti lesioni in alcune abitazioni situate nel centro di Pannesi ed in

corrispondenza della Chiesa. Sebbene quest’ultima presenti lesioni ricollegabili anche all’età e a modalità progettualie di costruzione non idonee in relazione alle caratteristiche geotecniche dei terreni su cui è stata edificata, si deve notareche anche alcuni edifici di più recente costruzione presentano sia lesioni strutturali ai muri esterni che deformazioni dialcuni elementi portanti (leggera, ma evidente, rotazione di una colonna di sostegno della scala d’accesso all’abitazionesituata ai margini meridionali del nucleo di Pannesi). Esse sono sicuramente riconducibili a movimenti lenti e differenzialidel terreno. Oltre alle abitazioni, sono state osservate alcune lievi lesioni anche ai muri di sostegno posti a protezionedella Strada Provinciale nel tratto Pannesi-Sanguinara. Anche tali deformazioni potrebbero evidenziare una attività deiprocessi gravitativi, che si esplicherebbe probabilmente mediante deformazioni lente del manto detritico superficiale.Tali movimenti sono chiaramente presenti lungo il basso versante posto a valle di questo tratto di strada, dove alcunevecchie opere di regimazione idrica (briglie in cemento armato realizzate intorno agli anni ‘60) sono state lesionate espostate verso il basso.

Interventi di sistemazionePannesi è stato dichiarato centro abitato da consolidare ai sensi della Legge 9 Luglio 1908 n°445, della Legge 9

Agosto 1954 n°636 con D.M. 6 Giugno 1955. In base all’art. 2 della Legge R. 2 Febbraio 1974 n°64 in data 12Aprile 1990 viene deliberata la perimetrazione della parte di territorio da assoggettare alla normativa prevista dallalegge stessa. Gli interventi di sistemazione sono stati effettuati dalla Provincia di Genova in base al decreto 6.06.1955della legge n. 636/1954, che dichiara Pannesi “abitato da consolidare”. Tali interventi, consistono nella realizzazionedi opere di regimazione idraulica dei rivi che delimitano a nord e sud il paese, opere di captazione delle acque profondeed opere di consolidamento dei settori coinvolti nei movimenti. Mentre le prime consistono nella costruzione di briglieall’interno dei principali torrenti che dovrebbero neutralizzare quei processi erosivi che in genere si innescano in occasionedi eventi piovosi di una certa entità, le opere di captazione delle acque profonde sono state realizzate mediante lo sviluppodi un pozzo di drenaggio verticale che, grazie alla presenza di un sistema di canalizzazione profondo costituito dapiù perfori sub-orizzontali e lunghi alcune decine di metri, dovrebbe consentire la riduzione, o quantomeno il controllo,del livello della falda acquifera all’interno della coltre detritica di origine franosa. Di limitata importanza appaiono infinele opere di sostegno realizzate sia in muratura che mediante l’utilizzo di gabbioni.

Page 151: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 151 -

Località

PIETRAFRACCIA 010049

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Ronco ScriviaProvincia GenovaAbitanti 73Bacino idrografico principale T. ScriviaBacino idrografico secondario R. PicagnaQuota m .s.l.m. 500 – 600Foglio I.G.M.I. 83 IV SOElemento C.T.R. 1:5.000 195162 “Pietrafraccia”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada Provinciale della Bastia n° 53

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Consolidamento area Chiesa, muri di sostegno, canalizzazioni

Cause di instabilitàL’estrema eterogeneità sia composizionale sia granulometrica del terreno con proprietà geomeccaniche ed idraulichecomplessivamente scadenti genera le condizioni per un dissesto generalizzato.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheI Conglomerati di Savignone del Bacino Terziario del Piemonte (CGS) si trovano apparentemente in contatto con la

Formazione di Ronco (ROC), dell’Unità Portello. Tuttavia è verosimile che sotto la copertura detritica ci siano le Argillitidi Montoggio (AMG). I conglomerati sono trasgressivi su tutti i tipi di substrato.

Sono costituiti per lo più da clasti eterometrici ed eterogenei, sono grossolani e spesso contengono grossi blocchinella parte inferiore, in certe aree appaiono ben cementati per la presenza dominante di matrice dotata di una deboleorientazione parallela coerente con la disposizione dei clasti. In altre zone sono dominanti conglomerati granulo-sostenuticon forma da subangolare a subarrotondata e con scarsa matrice. La Formazione di Ronco è costituita da torbiditi calcareo– marnose.

Inquadramento geomorfologicoPietrafraccia occupa la parte medio alta del versante che raccorda Costa Baetta al Rio Picagna e si trova in parte

lambito da una frana di colamento che si sviluppa dal paese fino al fondovalle. In particolare il paese è fondato su diun dosso costituito dalla Formazione di Ronco e dalle Argilliti di Montoggio e in parte su una estesa copertura detritica,originatasi per il disfacimento dei Conglomerati di Savignone.

Queste falde, a causa della abbondante presenza d’acqua, sono spesso evolute in colamento e successivamentesono state reincise da canali d’erosione che scalzandole sia frontalmente sia lateralmente ne hanno provocato la riattivazione.Lungo i rii di incisione sono infatti frequenti colamenti detritico fangosi incanalati. In altri casi sono ricostruibili veri epropri eventi franosi con ancora visibili le nicchie di distacco e gli accumuli di frana. Questo versante mostra una acclivitàaccentuata almeno dove è riconoscibile la formazione dei Conglomerati di Savignone, acclività che si riduce molto incorrispondenza della superficie sulla quale sorge anche l’abitato di Pietrafraccia.

Page 152: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 152 -

Tipologia e descrizione del fenomenoPoichè Pietrafraccia è collocata in parte sopra la Formazione di Ronco, in parte sulle Argilliti di Montoggio e in parte

sulla falda detritica, si possono individuare due tipologie di movimento, una derivante dal colamento della coperturadetritica incisa da numerosi fossi di erosione che ha determinato le principali lesioni presenti nella parte sud dell’abitatotra Fosso Gruppe e Fosso Taglie, già interessato da una frana complessa, l’altra è invece derivata dal colamento conevoluzione in frana complessa sulla cui testata sorge una parte dell’abitato di Pietrafraccia. Oltre a questo è possibileindividuare nella parte ovest dell’abitato anche la presenza di una nicchia di distacco collocata poco a valle della Chiesa,la cui attività ha determinato lesioni su numerosi edifici nel suo intorno e il movimento del corpo di frana che si estendefino al fondovalle. Sulla parte rimanente di questo versante sono individuabili altre nicchie di distacco collocate pocosotto il paese ed al cimitero, simili alla precedente e che hanno determinato la attivazione di due frane di scorrimentotraslativo, fino al Rio dei Piazzi.

Effetti del fenomenoLe lesioni provocate dalla riattivazione della nicchia a valle si sono aperte essenzialmente nel nucleo abitato di

Pietrafraccia attorno alla Chiesa nuova; le lesioni si sono sviluppate seguendo l’andamento della nicchia di distacco.In altri casi sono state provocate dallo scivolamento della copertura delle Argilliti di Montoggio in presenza diabbondanti precipitazioni e acqua di circolazione interna.

Interventi di sistemazioneA Pietrafraccia sono stati realizzati muri di sostegno, opere di consolidamento e di regimazione idraulica. Alcuni

edifici sono in restauro e la chiesa parrocchiale è monitorata.

Fig. 35 - Nella foto si possono vedere le tipologie di movimento, una derivante dal colamento della copertura detritica incisa da numerosi fossi dierosione che ha determinato le principali lesioni presenti nella parte sud dell’abitato di Pietrafraccia tra Fosso Gruppe e Fosso Taglie. E’ possibileindividuare poco a ovest della Chiesa nella parte bassa dell’abitato anche la presenza di una nicchia di distacco. Sulla parte mediana di questoversante sono individuabili altre nicchie di distacco e frane attive di scorrimento traslativo. Nella parte est del paese si scorge una frana complessasormontata da un colamento.

Page 153: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 153 -

q q

q

q

q

q

qq

qq q

qq

qqqq

qq

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä ä

ä ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää ä

ä ä ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä ä

ä

ää ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä ä ää

ä

ä

ä

ää ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä ää

ä

ää

ä

ä

Pie

tra

fra

cc

ia

N

10

00

10

02

00

mT

av

ola

28

CG

S

CG

S

RO

C

al

AM

G

RO

C

dt

Page 154: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 154 -

Località

PINO SOPRANO 010025

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune GenovaProvincia GenovaAbitanti 10.120, come Unità Urbanistica di MolassanaBacino idrografico principale T. BisagnoBacino idrografico secondario T. GeiratoQuota m s.l.m. 340-280Foglio I.G.M.I. 83 III NOElemento C.T.R. 1:5000 213122 “Molassana”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 8Vie di comunicazione Strada provinciale a nord del paese

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno e sistemazioni idrauliche

Cause d’instabilitàLente deformazioni plastiche delle coltri detritiche. Probabili rimobilizzazioni, secondo distinte superfici di scorrimento,di antichi corpi di frana, indotte da un’evoluzione retrogressiva di scarpate di degradazione e da erosione fluvio-torrentiziadi tipo regressivo.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area è presente unicamente l’Unità M. Antola, costituita dalla Formazione delle Argilliti di Montoggio (AMG)

e dalla Formazione di Monte Antola (FAN), la prima affiorante in prevalenza lungo i settori medio-alti dei versanti traM. Bastia e M. Tascee, la seconda nelle aree medio-basse. Le due formazioni risultano interessate da numerosi sistemidi frattura con direzioni comprese tra WSW-ENE e NNW-SSE, che ne condizionano fortemente le caratteristiche reologiche.Sebbene non siano state rilevate fasce di deformazione preferenziale, alcuni lineamenti morfologici ben netti, fanno supporrela presenza di elementi tettonici disgiuntivi con direzioni comprese tra NNW-SSE e NNE-SSW, che potrebbero averavuto un’influenza non indifferente nell’evoluzione dell’area, con lo sviluppo di movimenti franosi di grosse dimensioni.Tali lineamenti sono osservabili sia lungo il versante di sinistra del Rio Maggiore che in corrispondenza del versante traM. Bastia e M. Tascee. In quest’ultimo settore, in particolare, sono presenti alcune scarpate di degradazione che, seppurparzialmente cancellate dall’evoluzione gravitativa dei versanti, denotano un originario sviluppo diretto verso la sellaubicata a NW di Pino Soprano, sella che potrebbe avere un’origine strutturale.

Inquadramento geomorfologicoNell’area sono presenti, in modo preponderante, le forme gravitative connesse con l’innesco di fenomeni franosi

appartenenti a vari stili di attività (complesso, di scorrimento rotazionale e di colamento puro). Spicca la presenza didue grossi ripiani (di Pino Soprano e di Costa di Pino Sottano) ad una quota di circa 290 m e situati tra settori di versantea maggior acclività, che appaiono contraddistinti dallo sviluppo di corpi di frana. Tali ripiani, allungati secondo la direzioneE-W, costituiscono un’evidente anomalia morfologica rispetto alle aree limitrofe, che viceversa denotano un andamentodei versanti più regolare. Un simile contrasto appare di difficile spiegazione qualora non si ammetta un loro sviluppoin relazione a fenomeni gravitativi a grande scala (D.G.P.V.). Di fatto, il contatto tra i ripiani ed i settori di versante soprastanti,

Page 155: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 155 -

ove si esplica una repentina variazione dell’acclività, non appare contraddistinto né da un limite litologico né dalla presenzad’elementi tettonici distensivi (i lineamenti disgiuntivi ipotizzati in precedenza hanno una direzione di sviluppoprevalentemente di tipo NW-SE, ed una loro diretta azione nello sviluppo degli elementi morfologici in esame sarebbequanto mai complessa da decifrare). L’ipotesi che i due ripiani siano in realtà l’espressione dello sviluppo di fenomenigravitativi a grande scala può essere confermata dalla presenza di due concavità del versante situate immediatamentea monte, che dovrebbero rappresentare le originarie nicchie di distacco. Non solo, ma è anche presente un’evidentediscordanza delle misure di strato rilevate, talvolta con variazioni di direzioni di circa 80° in affioramenti distanti pochedecine di metri, che denota un intenso stato di disarticolazione delle masse rocciose.

Lo sviluppo di questi movimenti gravitativi potrebbe essere stato indotto dall’ assetto geologico caratterizzato dal contattodiretto tra litotipi calcarenitici, a comportamento rigido e permeabili per fratturazione, e litotipi argilloscistosi,contraddistinti da un comportamento plastico e da uno scarsissimo grado di permeabilità. Va notata una chiaraerosione fluvio-torrentizia esercitata dal Rio Maggiore e dai vari rivi ad esso affluenti sviluppatasi in modo regressivo,probabilmente in risposta all’abbassamento del livello di base del Bisagno.

Per quanto concerne le frane di minor estensione, che caratterizzano i settori ubicati a monte ed a valle dei ripiani,è probabile che il loro sviluppo sia avvenuto in seguito ad una fase regressiva e progressiva dei maggiori fenomenifranosi preesistenti. Tale fase deve essersi esplicata in risposta ad una complessiva variazione dei profili longitudinalidei diversi rii che attualmente si immettono, come affluenti di destra, nel Rio Maggiore. D'altronde, ancora oggi, la zonaappare contraddistinta da una netta tendenza all’erosione fluvio-torrentizia, concentrata lungo i tratti medio-alti dei diversirivi, e da un’intensa attività dei processi gravitativi connessi con il creeping delle coltri detritiche più superficiali e losviluppo di piccoli movimenti franosi di scorrimento traslativo.

Fig. 36 - Panoramica dell’abitato di Pino Soprano (sullo sfondo) vista dalla frazione Fontana. Sono ben evidenti gli ampi ripiani morfologici sui qua-li sono stati edificati i centri di Costa di Pino Sottano e Pino Soprano e che costituiscono il risultato di antichi fenomeni franosi riconducibili ad este-si scorrimenti di roccia in blocco.

Descrizione e tipologia del fenomenoI dissesti, che hanno colpito, a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, gli edifici situati nei settori settentrionali del

paese e la via di comunicazione principale, sembrerebbero attribuibili ad una riattivazione parziale degli antichi corpidi frana ivi presenti, connessa con lo sviluppo di lenti movimenti di deformazione plastica e di superfici di scorrimentorotazionali e/o roto-traslativi, a moderata profondità. L’attivazione di tali fenomeni è attribuibile ad un’erosioneconcentrata del Rio di Mezzo ed a una contemporanea evoluzione regressiva della scarpata di degradazione presentea valle di tale settore. Il lento movimento di quest’area avrebbe causato in particolare il danneggiamento di quegli edifici

Page 156: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 156 -

e costruzioni collocati in corrispondenza dei settori bordieri ed a cavallo tra la zona in movimento e quella più stabile,che sarebbero perciò risultati maggiormente sensibili al dissesto in atto e soggetti ad un più marcato stress. Appare,infine, evidente come l’assenza d’edifici ed abitazioni a valle del tratto stradale coinvolto nei movimenti possa indicarela percezione di una storica instabilità dell’area; ciò confermerebbe l’attribuzione dei recenti dissesti ad una marcataevoluzione retrogressiva di fenomeni franosi più antichi.

Per alcuni edifici, situati in corrispondenza di Costa di Pino Sottano e lungo il tratto di strada provinciale dicollegamento a Pino Sottano, i danni rilevati sembrerebbero viceversa attribuibili alla presenza di terreni a scadenticaratteristiche meccaniche ed allo sviluppo di lente deformazioni plastiche superficiali indotte da eventi piovosi.

Effetti del fenomenoLa chiesa, il cimitero ed alcune abitazioni dei settori settentrionali di Pino Soprano presentano lesioni più o meno

marcate sia in corrispondenza delle strutture esterne che delle opere murarie poste ai limiti delle proprietà. Anche lastrada provinciale, nel tratto compreso tra la chiesa ed il cimitero, denota alcuni segni di dissesto, anche se per il recenterifacimento del manto di copertura essi sono identificabili solo in corrispondenza dei relativi muri di sostegno (alcunidi questi sono stati costruiti nei primi anni ‘80 con una serie di tiranti) e da un lieve avvallamento verso valle della stessacarreggiabile.

Diversi muretti a secco situati a valle di Pino Soprano, la strada comunale di Costa Pino Sottano e alcune abitazionidi Borgo Costa denotano lievi lesioni riconducibili allo sviluppo di deformazioni plastiche del terreno ed all’azione dicedimenti differenziali. Infine, a valle di Pino Soprano in alcuni campi ad uso privato sono stati denunciati alcuni leggeriavvallamenti del piano di campagna, indotti quasi certamente dallo sviluppo di crepe di estensione, avvenute inseguito alla riattivazione dai fenomeni franosi.

Interventi di sistemazioneGli interventi svolti dalla Provincia di Genova (iniziati nel 2001 e terminati nell’Aprile del 2002) e finanziati dalla

Regione Liguria (Legge 183/89) consistono: nello sviluppo d’opere di regimazione idrica delle acque superficiali, connessecon il rivestimento dei fossati soggetti ad erosione regressiva, nell’imposta di trincee drenanti e nella messa in opera dicanalette superficiali ed intubate e nella realizzazione di varie opere di contenimento, costituite da due muri in cementoarmato, corredati di tiranti, realizzati immediatamente a valle della chiesa parrocchiale e soprastanti l’orlo dellascarpata di degradazione coinvolta nei processi di regressione. Il muro di contenimento costruito in corrispondenza diquest’ultimo settore è stato realizzato per inibire il potenziale sviluppo del fenomeno franoso in atto, in seguito ad unaregressione della scarpata di degradazione ivi presente. Si ritiene opportuno citare anche la realizzazione nel 1984,in corrispondenza della strada provinciale che collega il cimitero al paese, di un muro di sostegno corredato di tiranti,che appare al momento chiaramente lesionato.

Page 157: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 157 -

IIIIIIIIII

III I I I I I I I

IIIIIII

IIII

IIIIIIII

II

ä

ää

ä ää

ää ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää ä ä ä ä ä ä ä ä

ä

ä ää ä

ä ä

ä ä ä

ä

ä

ä ä

ä

ä

ä

IIIIIIIIIIII

I

III

IIIIII

III

Pin

o S

op

ran

o

N

100

0100

200m

Tavo

la 2

9

AM

G

FA

N

FA

N

42P

U47

43

T

52T

dt

dt

Page 158: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 158 -

Località

POGGIO, ROVEGNO, VALLE 010025

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RovegnoProvincia GenovaAbitanti 46 (Valle)Bacino idrografico principale F. TrebbiaBacino idrografico secondario ---Quota m s.l.m. 615 - 635 (Valle)Foglio I.G.M.I. 83 I SOElemento C.T.R. 1:5.000 214043 “Loco” e 214044 “Rovegno”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti (Valle)Abitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada Provinciale n°18

Studi e progetti di intervento (Valle)Studio del dissesto Esistente Strumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione Esistente (progetto esecutivo)Interventi eseguiti Opere di drenaggio e di sostegno, in parte realizzate

Cause di instabilità (Valle)E’ causata dalla deformazione e scorrimento della coltre detritica superficiale, imbevuta d’acqua meteorica esubsuperficiale; possibile riattivazione di frana di colamento.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNella area in esame sono presenti terreni di copertura superficiale e grandi corpi di frana riferibili a scorrimenti di

roccia in blocco nei quali si riconoscono gli olistoliti appartenenti all’Unità di Ottone - S. Stefano, cioè Ofioliti (Ω), piùprecisamente Ultramafiti, e Diaspri (DIA).

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Valle, con Rovegno a nord (sede comunale) e le frazioni Poggio a sud ed Isola a nord ovest, è

ubicato tra le isoipse dei 615 e 635 m; è raggiungibile percorrendo la statale di fondovalle da Torriglia in direzioneGorreto. Tutti i centri abitati sono fondati su un settore di versante a debole pendenza, in destra idrografica del FiumeTrebbia, che costituisce la colata terminale di un imponente movimento franoso relitto e sul quale sono presentinumerose altre frane più recenti, sia quiescenti e sia attive. I nuclei abitati maggiori sono così fondati su aree sub-pianeggiantisituate, più specificamente, nel settore centrale della colata terminale.

Tra le forme di erosione e di accumulo principali che caratterizzano l’area è da segnalare la presenza di scarpatedi frana modellate negli olistoliti appartenenti all’Unità di Ottone - S. Stefano, localizzate sia ad est e sia a nord est diValle; sono presenti numerose grandi frane in roccia distribuite su tutto il versante ad est di Valle.

I fossi Rovessa, che attraversa Rovegno, e Rolo tra Rovegno e Valle, entrambi in erosione, si originano a quote piùalte, a partire rispettivamente da sotto il Pian di Prao e poco sotto il Bosco della Colonia; dopo aver solcato la colataterminale riversano le loro acque nel Trebbia.

Da evidenziare, a nord est di Valle, tra le quote di 675 e 725 m, la presenza di vecchie miniere per l’estrazione dicalcopirite, rame e manganese, che ha condizionato, seppur in parte, l’evoluzione morfologica della zona.

Sulla possibile datazione dell’inizio della coltivazione del giacimento di Rovegno (da sempre chiamato Linajuolo oLinaiolo) non ci sono documentazioni, ma nel XIX secolo le operazioni minerarie misero in evidenza angusti cunicoli

Page 159: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 159 -

scavati a mano, che potrebbero forse risalire al Medioevo o anche ad epoche più remote. Il primo documento certosul giacimento di Rovegno risalirebbe al 1600, quando la famiglia Doria ne era proprietaria.

Terminato il governo napoleonico, la Val Trebbia passò sotto il dominio dei Savoia. Documenti depositati presso l’archiviostorico di Rovegno risalgono al 1869 e certificano la presenza di miniere; proprio in questo periodo iniziava un’intensaestrazione. Il 16 Dicembre del 1882 venne istituita la Società Issel, nella quale tra i soci fondatori figurava il celebregeologo. Con questa società la miniera ha vissuto il suo periodo di maggiore splendore e resa economica. All’iniziodel 1900, a causa di un cedimento della galleria, con conseguente invasione d’acqua, l’escavazione cessò; durantel’epoca fascista e successivamente negli anni ’70, ci furono alcuni tentativi di riapertura, ma senza successo. Oggi laminiera è abbandonata, ma sono ancora presenti i suoi pozzi di areazione, gli imbocchi seppur parzialmente franati,ed infine il materiale di risulta distribuito lungo il versante sino al di sotto della strada provinciale, immediatamente anord di Valle.

Tipologia e descrizione del fenomenoTutta l’area sulla quale sono fondati i centri abitati ed in un congruo intorno riflette una morfogenesi ereditata di frane

complesse con prevalenti movimenti rotazionali evolutisi poi in colamenti (con dislocazione di grandi ammassi rocciosimolto disarticolati). Una franosità recente e attuale ha dato origine a forme minori, localizzate sia sul settore di versanteterminale, a debole pendenza, all’interno della grande frana relitta, sia sul settore di versante più acclive, dove sonopresenti frane complesse quiescenti immediatamente ad est di Valle e di Rovegno. Il primo settore, dove sono ubicati inuclei abitati ma anche numerosi edifici sparsi, anche di recente costruzione, è caratterizzato da una maggiorediffusione dei fenomeni franosi recenti. La frana di colamento, quiescente, che lambisce con il suo fianco sinistro l’attualefrazione di Valle, si è originata alla fine del XIX secolo ed ha distrutto gran parte del vecchio nucleo abitato.

Inoltre sono presenti corpi di frana attivi, con prevalente movimento di tipo complesso e di scivolamento (spesso franeminori all’interno della grande frana relitta), ubicati sia nel settore di fondovalle tra Isola e Poggio e sia ad est di quest’ultimo.Qui si manifestano con movimenti di tipo scivolamento e crollo. Sono inoltre presenti estese falde di detrito distribuite

Fig. 37 – I nuclei storici di Valle e Poggio (a destra) e Rovegno (a sinistra) sono situati su una grande frana relitta, in corrispondenza delle aree sub-pianeggianti delle rispettive colate terminali. L’abitato di Valle, in primo piano nella foto, con gli edifici disposti circa nord-est sud-ovest, delimita ilfianco sinistro di una frana che alla fine del XIX secolo ha distrutto gran parte dell’abitato.

Page 160: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 160 -

sul versante ed al di sotto della grande scarpata di degradazione precedentemente descritta, più precisamentelocalizzate a sud di I Moglioni, tra le isoipse 750 e 800 m.

Effetti del fenomenoNumerosi fabbricati e un lungo tratto della strada provinciale, tra Rovegno, Valle e Poggio, presentano, le prime,

evidenti lesioni ai muri perimetrali e la seconda cedimenti del manto di copertura. Si deve peraltro osservare che le continueopere di manutenzione, anche strutturali, effettuate sul centro abitato, non permettono spesso una precisa valutazionedei dissesti subiti dagli edifici stessi. Le acque meteoriche, il cui deflusso è regolato dalla pendenza topografica e dalgrado di permeabilità delle coltri detritiche, oltre alla presenza delle miniere che costituiscono un’enorme serbatoio idricoche rilascia acqua nel tempo, sono senz’altro da annoverare tra le cause principali dei movimenti franosi, associateanche alla scadenti caratteristiche geomeccaniche di questi terreni rimaneggiati. I quattro piani di coltivazione dellavecchia miniera costituiscono una sorta di vasca sub-superficiale, spesso quasi completamente colma d’acqua, che regolail deflusso che si genera ad una profondità compresa tra i 10 ed i 20 m di profondità, come risulta dai sondaggi, descrittipiù oltre.

Interventi di sistemazioneNel 1998 è stato redatto un progetto esecutivo per il consolidamento del movimento franoso sul quale è fondato l’abitato

di Valle, in relazione al manifestarsi di lesioni su numerosi edifici e su un significativo tratto della strada provinciale compresotra Rovegno e Valle. In precedenza, infatti, era stata eseguita una campagna geognostica con l’esecuzione di sei sondaggimeccanici a carotaggio continuo (quattro dei quali funzionanti come inclinometri e gli altri due come piezometri) ubicatisia sopra e sia sotto la strada suddetta e le cui stratigrafie confermano la presenza, per un cospicuo spessore di materialedi risulta della miniera. Nel progetto sono riportati i risultati di una nuova campagna geognostica tramite la realizzazionedi ulteriori due sondaggi a carotaggio continuo spinti alla profondità di m 25 dal p.c. e completati con piezometri. Lestratigrafie ottenute hanno confermato la presenza di una superficie di movimento compresa tra m 10 e m 13 di profondità,intervallo nel quale sono stati registrati significativi decadimenti dei parametri geotecnici (attraverso l’esecuzione di proveSPT), confrontati anche con ulteriori prove penetrometriche statiche.

In relazione alle dimensioni di questi corpi di frana ed alle numerose concause che concorrono alla rimobilizzazionedi alcune loro parti, in questo progetto sono stati suggeriti specifici interventi mirati principalmente: 1) all’abbattimentodei livelli piezometrici, attraverso opere di drenaggio superficiale e profondo (la miniera soprastante, quale grande serbatoioidrico che alimenta la falda, è considerata la responsabile delle sue oscillazioni) ubicate nella zona di infiltrazione nell’areaa monte del dissesto, 2) alla riprofilatura dei rii allo scopo di migliorare il deflusso superficiale, 3) ad interventi di forestazionee riprofilatura con gradoni del versante, specialmente nell’area del materiale di riporto della miniera, 4) a microinterventigenerali di regimazione idrica atti ad ottimizzare il deflusso superficiale all’interno del corpo di frana.

Page 161: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 161 -

sss

s

IIIII

IIIIIIIII

IIII

IIIIII

IIII

II

I

IIIIII

IIIIII

IIIIIII

I

IIIIIIII

IIIIII

IIIIIII

III

IIII

IIIIII

IIIII

II

IIIIII

III

II

IIIIIIIIIIIIIIIIII

I

IIIIIIIIIIIIIIIIII

IIIIIIIIIII

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

IIIII

I

III

IIIIIIIIIIIIIIII

IIIIIIII

IIIII

IIII

IIIIII

IIIII

II

I

III

II

I

IIIIIIIII

IIIIIIIIIIIIIII

IIIIIII

IIIIIIIIII I

IIIIIIIIIIIIIIIIII

IIII

IIII

II

Poggio, Rovegno, Valle100 0 100 200m

N

Tavola 30

DIA

dtdt

dt

at

al

Page 162: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 162 -

Località

PRATO – SOPRALACROCE, VALLEPIANA, ZANONI 010005

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune BorzonascaProvincia GenovaAbitanti 57 (Sopralacroce)Bacino idrografico principale T. PennaBacino idrografico secondario T. Carron, R. StortoQuota m .s.l.m. 500-950Foglio I.G.M.I. 83 II NEElemento C.T.R. 1:5.000 215144 “Sopralacroce”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti -Edifici 60Vie di comunicazione Strada Provinciale del Ghiffi

Studi e progetti di interventi Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio e di sostegno

Cause di instabilitàL’instabilità è provocata dal rammollimento delle litologie argillose costituenti il materiale dei corpi detritici ad operadell’acqua e dalla cattiva regimazione delle acque meteoriche.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheLa Valle Penna ha una geologia particolarmente complessa: lembi ettometrici di Argille a Palombini, molto deformati

e con notevoli intercalazioni argillitiche, che li rendono particolarmente propense al dissesto, vengono a contatto siacon un flysch marnoso appartenente alla Formazione del Flysch di Ottone sia con un flysch arenaceo fine costituito dasottili alternanze di siltiti e argilliti marnose riferibili agli Scisti della Val Lavagna. Questa situazione geologica è complicataanche dalla presenza di ofioliti, che si trovano con un contatto sub orizzontale sopra le marne, sul versante destro dellavalle, su cui si sono impostate le frane che hanno interessato il M. Agugiaia. La complessa storia geologica di questazona ha portato il Flysch di Ottone (FOT) ad affiorare con giacitura alternativamente rovescia e diritta, mettendole acontatto con lembi di formazioni con caratteristiche geomeccaniche nettamente differenti come le ofioliti, le Argille aPalombini (APA) ed il Complesso di Casanova (CCN). Molti dei contatti, dunque, risultano essere di natura tettonica;in corrispondenza di questi le rocce si presentano molto fratturate e scompaginate.

Inquadramento geomorfologicoI versanti che costituiscono la valle del Rio Storto sono stati intensamente modellati da frane, che, in tempi e con modalità

differenti, hanno generato forme più dolci, diminuendo l’acclività originaria del versante e formando in alcuni casi estesearee pianeggianti o in contropendenza.

Nell’area sono riconoscibili più eventi avvenuti verosimilmente in contesti climatici differenti. Il più antico e anche ilpiù esteso va da quota 800 m fino al fondovalle e ha modificato, incurvandolo, il percorso del rio. La nicchia di questafrana antica si estende da quota 800 m fino a 850 m ed è in parte mascherata dal corpo di una frana, verificatasiposteriormente, che ha in parte nascosto anche la testata della frana principale. La frana antica principale non mostrasegnali di instabilità.

Prato - Sopralacroce occupa la testata inferiore, in destra idrografica del Rio Storto, di un terzo corpo di frana,

Page 163: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 163 -

interpretabile come evoluzione frontale della antica frana sopra descritta. Sia il corpo principale, che si sviluppa daquota 625 m fino al fondovalle, sia la relativa scarpata principale scolpita nel precedente corpo di frana non sembranoavere esaurito l’attuale ciclo morfoevolutivo. Un movimento franoso è stato causato dalle alluvioni verificatesi negli anni1951-1953. Il corpo di frana risulta suddiviso da un solco di erosione in due corpi minori; uno più stretto e allungato,su cui sorge la chiesa, l'altro sempre allungato ma di maggiore larghezza; entrambi mostrano segni di instabilità, imputabilialla notevole circolazione d'acqua e all'azione di scalzamento da parte del Rio Storto e dal canale in esso confluente.La nuova chiesa è stata costruita su un area pianeggiante, interpretabile come un antico terrazzo di frana. Gli edificinell’area a nord di Piazza della Concordia sono fondati su una forma probabilmente eterogenetica. A monte dell’albergoAlpino si è verificata la frana del 22 Ottobre 1982; si è trattato di un fenomeno superficiale, che ha interessato lo stratodi copertura degradata della scarpata principale. Il materiale incoerente disposto su questo versante acclive, inpresenza delle abbondanti piogge avutesi in quel periodo, si è mobilizzato. Tali fenomeni di instabilità sono indefinitiva legati, piuttosto che ad eventi localizzati nell’area dei nuclei abitati, all’estrema eterogeneità, sia composizionaleche granulometrica, del sottosuolo, quindi alle sue proprietà geomeccaniche e alla notevole presenza di acque di imbibizione.L’accostamento di clasti fortemente eterometrici, compresi in una matrice argillosa, può determinare zone con un fortedifferenziale di condizioni di stabilità.

Tipologia e descrizione del fenomenoIl corpo della frana più antica sembra derivato da un movimento di tipo scorrimento rotazionale evoluto in colamento,

a causa del rammollimento della frazione argillitica (softering), come dimostra anche l’evidente contro pendenza a quota696 m. A questo primo movimento ne è seguito uno successivo con caratteristiche di scivolamento, che ha interessatola parte sommitale del M. Agugiaia e che ha contribuito a dare a questo versante una caratteristica forma di ”diedro”roccioso scivolato. Un terzo movimento tipo scorrimento ha interessato la parte frontale della frana originaria. In sintesi,si tratta di una evoluzione retrogressiva con uno stile di attività complesso, caratterizzata cioè dalla combinazione, insequenza temporale, di due tipi di movimenti: scorrimento rotazionale seguito da scivolamento.

Osservando la frana di Sopralacroce sono evidenti due ripiani corrispondenti alla testata del corpo di frana prodottida scorrimenti rotazionali; su quello inferiore, più recente e con scarpata più pronunciata, è fondato l’abitato diSopralacroce. La scarpata superiore, invece, è interrotta da un movimento franoso, originato dalla sommità del M. Agugiaia,

Fig. 38 - Sono evidenti due ripiani corrispondenti alla testata di corpi di frana prodotti da scorrimenti rotazionali. Su quello inferiore, più recente econ scarpata più pronunciata, è fondato l’abitato di Sopralacroce. Dalla foto sono anche evidenti le aree di attività della frana su cui sorge Prato-Sopralacroce; sia in testata sia nella parte frontale del corpo di frana sono infatti visibili riprese di movimento con la tipologia della colata.

Page 164: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 164 -

costituita da ofioliti, mediante un meccanismo di scivolamento lungo le superfici di un angolo diedro; il relativo corpodi frana, unitamente ad accumuli detritici minori hanno quindi in parte rimodellato e cancellato il precedente sistematestata – scarpata. In sintesi si è trattato di una evoluzione retrogressiva con uno stile di attività complesso, caratterizzatacioè dalla combinazione, in sequenza temporale, di due tipi di movimenti: scorrimento rotazionale seguito dascivolamento.

Lo sprofondamento potrebbe essere stato provocato proprio dal primo evento franoso, che aumentando l’acclivitàdel versante ha fatto si che le marne in giacitura di reggipoggio si venissero a trovare in condizioni di franapoggio. Ilmateriale di frana di questo evento si presenta molto scompaginato, in relazione alla intensa fratturazione dell’ammassoroccioso originario, e ha mascherato la testata del precedente corpo di frana; inoltre si sono verificati fenomeni di crollo– ribaltamento a carico delle pareti ofiolitiche fortemente fratturate, come testimoniano i numerosi blocchi ofiolitici presenti.La colata principale, è stata interessata, successivamente, da un'altra frana, la cui nicchia di distacco si sviluppa interamentenel materiale incoerente e per questo è molto degradata e mal riconoscibile.

Un’altra frana tipo scorrimento rotazionale con evoluzione in colamento è presente in prossimità di Zanoni, tra RioStorto e Rio Carron. Sulla parte mediana di questo corpo di frana di forma allungata si trovano numerosi edifici, alcunidei quali recentemente ristrutturati. L’attività del corpo di frana si manifesta soprattutto attraverso lesioni sulla strada chetaglia il corpo nella sua parte mediana. La nicchia di questo corpo allungato è ancora visibile, si estende da quota 625m fino a 700 m e ora sembra avere raggiunto una forma stabile, mentre la frana sembra quiescente.

Sono inoltre presenti frane attive tra le località Vallepiana e Forca. L’attività di questi corpi di frana, per lo più discorrimento rotazionale (colamento), determina continue lesioni sul manto stradale e sugli edifici presenti. La più estesadi queste frane, che va da località Forca fino al fondovalle, ha provocato spesso lesioni sulla strada provinciale diSopralacroce e ha generato numerose lesioni sulle abitazioni.

Effetti del fenomenoIn questa indagine sono stati esaminati complessivamente 60 edifici più altri manufatti; di questi, 37 sono stati ristrutturati

in seguito all’evento franoso del 1982, 7 sono semi distrutti, gli altri mostrano lesioni evidenti. Sono state osservate, oltrea varie tipologie di lesioni, alcune costruzioni ribaltate con immersione del piano di fondazione alquanto variabile dacaso a caso e poco o per niente condizionata dalla morfologia.

In particolare l’immersione di alcuni edifici limitrofi è risultata in netta antitesi, come tra il campanile e l’antica chiesadi Sopralacroce. Nell’ Ottobre 1982, in seguito ad alcuni giorni di precipitazioni molto intense seguiti ad un periodosiccitoso, l’abitato di Sopralacroce è stato coinvolto in un movimento franoso. Questa frana si è originata dal M. Agugiaia,che sovrasta il nucleo abitativo di Sopralacroce, ed è arrivata ad interessare il T. Penna posto ai piedi dell’abitato. Lafrana di Zanoni ha provocato lesioni sul manto stradale. L’estesa frana che da Forca raggiunge il fondovalle ha determinatola demolizione di un edificio in località Vallepiana e ha provocato numerosi dissesti a carico della viabilità.

Interventi di sistemazionePrato-Sopralacroce-Villa è stato dichiarato centro abitato da consolidare con D.M. 17 Agosto 1955 ai sensi della

Legge 9 Luglio 1908 n°445 e della Legge 9 Agosto 1954 n°636. La perimetrazione è stata deliberata dalla RegioneLiguria in data 30 Maggio 1991.

Muri di contenimento in cemento armato fondati su pali e tiranti sono stati costruiti alla base della versante su cui siè sviluppata la frana del 1982. Contestualmente, sono state realizzate opere di regimazione delle acque superficialitramite dreni superficiali ed interrati. Nella parte più avanzata della frana a ridosso dell’alveo sono stati predispostedifese di sponda per ridurre l’erosione esercitata dal Rio Storto. Attualmente sono in corso ulteriori interventi disistemazione e di manutenzione.

In prossimità della chiesa di Prato Sopralacroce sono stati eseguiti il 20.01.00 ed il 25.01.00 due carotaggi continuifino alla profondità di circa 16 m dal p.c. che hanno consentito di individuare una stesura di materiali sciolti con spessorevariabile tra 12,0 e 14,0 m dal p.c. poggiante su un substrato roccioso fratturato di materiale calcareo.

Nel sondaggio S2 sono state eseguite prove S.P.T. alle profondità di 3,0 , 6,0 e 9,0 m dal p.c. ottenendo valori diangolo di attrito rispettivamente di Φ=26°, 30° e 31°. Inoltre è stata eseguita una stesa sismica che ha evidenziato unadiscontinuità a circa 6,0 m dal p.c. corrispondente ad un livello di materiali sciolti ma molto costipati.

In località Vallepiana è stata eseguita una indagine geologica, realizzata a spese del Comune di Borzonasca (GE),accompagnata da campagna geognostica e geotecnica e sono stati eseguiti 2 carotaggi continui fino alla profonditàdi circa 30 m dal p.c. e 3 a distruzione di nucleo fino ad una profondità di circa 18 m da p.c. come monitoraggiosono stati messi in opera un piezometro ed un inclinometro.

Page 165: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 165 -

ää

ä ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ää

ä

ä ää

ä

ä ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää ä

ä

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ä ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

N

10

00

10

02

00

m

CC

N

FO

T

FO

TΩΩ

FO

T

FO

T

20°

30

.

18

B

25 >

22J

40

U

20>

45U

Pra

to -

So

pra

lacro

ce, V

allep

ian

a, Z

an

on

i

cs

al

Tavo

la 3

1

Page 166: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 166 -

Località

RETEZZO 010050

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RondaninaProvincia GenovaAbitanti 14Bacino idrografico principale F. TrebbiaBacino idrografico secondario T. BrugnetoQuota m s.l.m. 825 - 850Foglio I.G.M.I. 83 I SOElemento C.T.R. 1:5.000 214071 “Montebruno” e 214074 “Bavastri”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti 50Edifici 13Vie di comunicazione Strada comunale

Studi e progetti di intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno e di drenaggio eseguite in parte

Cause di instabilitàLenti movimenti causati dalla riattivazione, periodica, di una frana di tipo scorrimento, a sua volta interna di un corpodi frana relitta di maggiori dimensioni.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiora l’Unità Portello qui rappresentata dalla Formazione di Ronco (ROC), costituita da alternanze di

argilloscisti, marnoscisti, calcari marnosi e calcareniti. Sono presenti giaciture variabili per la presenza di numerose piegheche immergono verso ovest e nord-ovest; sul versante di Retezzo la stratificazione si presenta, di solito, a franapoggio.In corrispondenza della diga la roccia non sembra tettonizzata, ma la fratturazione aumenta sensibilmente verso nord,dove i ripiegamenti sono maggiori. Nel versante è presente una copertura eluviale e colluviale costituta da clasti di rocciaalterata immersi in abbondante matrice limosa-argillosa.

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Retezzo è edificato sul settore medio alto del versante occidentale di una dorsale a prevalente

direzione NS, tra le isoipse di m 825 e 850.La dorsale è inserita nel sottobacino del Torrente Brigneto (poi Brugneto, oltre la diga), tributario sinistro del Fiume

Trebbia; localmente, la base del versante di Retezzo è rappresentata da un modesto impluvio (senza nome) a direzionecirca NE - SO. Il lago del Brugneto, invaso artificiale con diga di sbarramento in cemento armato ed ubicata a sud diRetezzo, con prevalente direzione d’imposta NE - SO, è alimentato dalle acque del torrente omonimo e costituisce unserbatoio idrico finalizzato a rifornire la Città di Genova. Sullo sbarramento è stata ricavata una strada per il transitoveicolare che consente di raggiungere il versante opposto e proseguire, poi, verso la frazione di Alpicella nel comunedi Torriglia.

Gli opposti versanti della dorsale presentano entrambi una pendenza media di circa il 75%, pari a circa 37°, adeccezione del settore compreso tra l’abitato ed il fondovalle dove diminuisce fino al 30%, pari a 17°. Questa differenzadi acclività è giustificata dalla presenza di un estesa frana relitta; sono presenti, inoltre, frane minori recenti e attuali,al suo interno, quiescenti, ed una frana attiva.

Page 167: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 167 -

Tipologia e descrizione del fenomenoSul versante è presente una frana relitta che da poco sotto il crinale si sviluppa ampiamente fino al fondovalle, con

direzione prevalente verso ovest, cioè verso un impluvio laterale del lago del Brugneto. E’ da considerare di tipologiacomplessa con prevalenti meccanismi traslativi e roto-traslativi. Questa antica copertura presenta al suo interno formeminori più recenti; quella che interessa Retezzo, di scorrimento, è da considerare attiva. Essa manifesta, attraverso ilmonitoraggio delle lesioni negli edifici, movimenti non costanti nel tempo, intervallati da periodi di stasi. Questimovimenti, definibili a cinematica lenta, sono stati registrati attraverso opportune strumentazioni di controllo di numerosecampagne geognostiche realizzate già a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, come verrà più specificamente dettonel capitolo degli interventi. Resta da verificare il possibile collegamento tra una ripresa dell’evoluzione della frana conle oscillazioni del livello del lago.

Effetti del fenomenoSui muri perimetrali di alcuni edifici di civile abitazione e sulla viabilità di accesso sono state registrate lesioni riferibili

presumibilmente alle periodiche riattivazioni della frana recente all’interno del corpo frana più antico. Ugualmente, almargine del paese si sono avuti cedimenti del piano stradale e lesioni nei muri di controripa.

Interventi di sistemazione In relazione ai dissesti che da molti anni interessano il versante e gli edifici, Retezzo è stato dichiarato centro abitato

da consolidare, ai sensi della Legge 9 luglio1908 n°445, del D.D.L. 30 giugno 1918 n°1019, della Legge Regionale9 settembre1974 n°37 e della Legge Regionale 27 giugno 1979 n°22 e con Delibera del Consiglio Regionale dellaLiguria 23 aprile 1980 n°71. La perimetrazione è stata disposta dall’Ufficio del Genio Civile in data 30 ottobre 1979.

I numerosi lavori che hanno contribuito ad aumentare le conoscenze sull’instabilità del versante sul quale è edificato

Fig. 39 - Panoramica di Retezzo (vista da sud). L’abitato, fondato sulla testata di una frana a prevalente direzione est-ovest, è interessato da una ri-presa dello stato di attività. In primo piano nella foto è osservabile l’intervallo altimetrico riferito alle variazioni del livello dell’acqua del lago artifi-ciale di Brugneto.

Page 168: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 168 -

Retezzo ed alla conseguente sua messa in sicurezza iniziano a partire dalla relazione geologica e geognostica relativaal progetto di invaso per sbarramento, redatta dal Prof. S. Conti nell’anno 1949. Nel corso degli anni sono state eseguitepiù perizie: a partire dall’anno 1979, con i finanziamenti della Regione Liguria, è stato eseguito uno studio geognostico,nel quale già si indicavano i necessari provvedimenti finalizzati al consolidamento. Nel 1987 sono stati installati degliinclinometri per monitorare gli spostamenti; nel 1991 è stata redatta una relazione geologica, sull’abitato da consolidare;nel 1994 sono stati installati piezometri ed ulteriori inclinometri; nel 1995 l’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua diGenova ha finanziato un studio geologico sulle possibili interferenze tra la frana ed il lago del Brugneto; sempre nellostesso anno sono stati eseguiti lavori preliminari relativi all’esecuzione di drenaggi per la captazione delle acque di faldaprovenienti da monte dell’abitato e completati, successivamente, con la realizzazione di un sondaggio per la captazioneidrica, nel 1997.

Gli interventi di consolidamento realizzati, però, non hanno portato ad una risoluzione definitiva del problema. LaComunità Montana Alta Valtrebbia nel 1998 ha finanziato un ulteriore studio geologico e geotecnico che, sulla scortadei lavori precedenti, quindi in base ai relativi risultati dei sondaggi e dei valori delle letture inclinometriche epiezometriche, operando le opportune correlazioni, ha permesso di condurre un’ulteriore campagna geognosticacostituita da cinque nuovi sondaggi rispettivamente spinti fino a profondità comprese tra 29,00 e 41,00 metri, stesesismiche e monitoraggio inclinometrico. I risultati hanno confermato la presenza di superfici di scivolamento profonde(18 - 24 m) nel settore nord e più superficiali (8 - 12 m) nel settore sud; la direzione principale di movimento non èdirettamente verso il lago ma verso ovest, in direzione di un’ansa del lago verso un rio laterale. La carta delleisofreatiche indica una corrispondenza tra la geometria e la direzione di movimento della falda e della superficie discorrimento. Per quanto riguarda gli interventi di consolidamento è stato suggerito, in relazione alle notevoli masse inmovimento, l’esecuzione di pali profondi (30 m) e tiranti (35 m) nel cordolo già esistente, un ampliamento laterale dellostesso allo scopo di circoscrivere il più possibile il dissesto nella sua estensione, ed infine realizzare delle opere di sostegnoda ubicare al piede della frana, lungo il rio laterale in prossimità del lago.

Page 169: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 169 -

ä

ää

ä

ä ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

N

100

Scala 1:5.000

0 100 200m

20

V

50S

35

D

50C

50B

ROC

ROC

Retezzo

dt

dt

cs

dt

Tavola 32

Page 170: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 170 -

Località

RONDANINA 010050

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RondaninaProvincia GenovaAbitanti 36Bacino idrografico principale F. TrebbiaBacino idrografico secondario T. CassinghenoQuota m s.l.m. 980 - 1000Foglio I.G.M.I. 83 I SOElemento C.T.R. 1:5.000 214032 “Rondanina”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici 5Vie di comunicazione Strada comunale

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sistemazione idraulica parzialmente eseguite

Cause di instabilitàFrane di scorrimento traslativo e complesse in terreni di copertura superficiale e in roccia; erosione concentrata di alcunirii a valle dell’abitato, con tendenza all’evoluzione regressiva.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area rilevata, oltre ai terreni di copertura superficiale ed ai grandi corpi di frana più antichi, affiorano la Formazione

del Monte Antola (FAN), appartenente all’unità omonima, le Formazioni di Monte Lavagnola (MLV) e Ronco (ROC) dell’UnitàPortello. II settore occidentale, culminante nel Bric Rondanina, è caratterizzato dalla presenza dei calcari dell’Antolain contatto tettonico sulla Formazione di Monte Lavagnola, affiorante ai lati della strada comunale di accesso all’abitato.

Inquadramento geomorfologicoIl centro abitato di Rondanina è situato su un estesa copertura detritica costituita prevalentemente dai calcari

dell’Antola. L’abitato è distribuito tra le isoipse di 980 e 1000 m sul versante meridionale di una dorsale montuosa, aprevalente direzione NE-SO, culminante nel Bric Rondanina a 1339,4 m.

L’evoluzione geomorfologica del versante occidentale, dove prevalgono le forme gravitative, è stata fortementecondizionata dai litotipi affioranti e da presumibili lineazioni a prevalente direzione NO, sepolte dalle ingenti coperture.Si tratta infatti di formazioni a dominante calcarea ed a dominante argillitica (ad intercalazioni litoidi) caratterizzateda un forte contrasto delle loro caratteristiche idrogeologiche e meccaniche che favorisce fenomeni franosi complessi,sia superficiali che profondi, dovuti in generale a meccanismi di scorrimento rotazionale-colata o roto-traslativo-colata.

Questi fenomeni franosi di tipo complesso e profondo sembrano comunque attualmente inattivi; riattivazioni più superficialisono localizzate al limite scarpata principale-testata, sotto il Bric Rondanina. A nord ed a ovest dell’abitato sono presenti,inoltre, estese coperture detritiche di tipo eluvio-colluviale; qui, il versante è modellato, a luoghi, in terrazze antropiche,che favoriscono peraltro condizioni di maggiore stabilità.

Al di sotto del centro abitato il reticolo idrografico, impostato su una antica copertura di frana, si presenta fortementein erosione, con spiccata tendenza all’ evoluzione regressiva. Alcuni dei rii che attraversano il corpo di frana risultanoincisi con pareti molto acclive ed alte fino a cinque-sei metri sul fondo dell’alveo.

Page 171: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 171 -

Infine, sempre all’interno dell’accumulo suddetto, sono presenti aree in leggera contropendenza e ristagni idrici, convegetazione tipica delle zone umide.

Tipologia e descrizione del fenomenoAl di sotto dell’abitato la dorsale, fino al fondovalle, sembra essere stata interessata da movimenti gravitativi

riferibili a scorrimenti di roccia in blocco. Essa, inoltre, risulta interessata da frane recenti e attuali, di tipo scorrimentoe colamento; il settore di versante sottostante l’estesa scarpata di degradazione e di frana, attualmente in gran parteattiva, sotto il Bric Rondanina, a sud ovest, risulta quasi interamente coperto da frane, falde e coni di detrito alimentatidalla periodica detrizione della scarpata stessa.

L’evoluzione morfologica di questo settore di versante si è verosimilmente compiuta in due fasi: in una prima fase sisono sviluppati, nella fascia superiore del versante, meccanismi di tipo scorrimento che hanno portato alla mobilitazionedell’ammasso in roccia fino al fondovalle, la cui testata risulta ben individuabile tra le isoipse 850 - 875, e successivamenteun presumibile secondo movimento, con meccanismi di tipo roto-traslativo; la seconda fase, infine, ha visto una ripresadei fenomeni erosivi in seguito a sollevamenti neotettonici, con una conseguente reincisione dei precedenti corpi di franae formazione di una nuova rete di canali.

Effetti del fenomenoLe più chiare evidenze della fenomenologia franosa recente e attuale si registrano sul versante occidentale della dorsale

montuosa del Bric Rondanina. Sono presenti, oltre a frane attive e quiescenti, anche altre forme di accumulo gravitativodi versante, come le falde ed i coni di detrito.

Nell’area perimetrale dell’abitato di Rondanina, più precisamente nel suo settore meridionale ed anche in prossimitàdi una scarpata di frana, alcuni edifici presentano lesioni ai muri perimetrali; si registrano lesioni anche nel cimiteroed all’interno della chiesa.

Fig. 40 - Il nucleo storico di Rondanina è situato su un’estesa copertura detritica. A sinistra della foto, sono presenti numerosi processi gravitativi re-centi e attuali, alcuni dei quali in corso di evoluzione. Il settore di versante, immediatamente a valle, che delimita Rondanina, è interessato da ac-centuati processi erosivi (a destra nella foto) ma mascherati dalla vegetazione, delle acque correnti superficiali e con marcata tendenza all’evolu-zione regressiva.

Page 172: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 172 -

Interventi di sistemazioneIn considerazione degli effetti erosivi provocati dalle acque correnti superficiali su alcuni rii che si sviluppano

immediatamente a valle di Rondanina, nel 1998, lo Studio GR.I.N. di Genova, per conto della Comunità Montana AltaVal Trebbia, con finanziamento della Regione Liguria nell’ambito delle “Opere in dipendenza dell’obiettivo 5b, Misura2.1 (D.G.R. n. 4663 del 27/12/1996)” ha redatto uno studio geologico-tecnico nel cui progetto esecutivo sono statepreviste opere di sistemazione idraulico - forestali di drenaggio e di sostegno tradizionale, ubicate prevalentemente incorrispondenza della confluenza dei rii e sia in alcuni dei loro tratti, come opere trasversali (briglie) e palificate doppiein legname. Per la caratterizzazione dei terreni di copertura è stata effettuata anche una campagna di indaginigeognostiche, come prosecuzione di quella relativa al 1987, con l’esecuzione di due nuovi sondaggi a carotaggio continuorispettivamente a m 14 e m 24 dal p.c., con prelievo di campioni indisturbato per le analisi di laboratorio geotecnicoe attrezzati, infine, con tubi piezometrici.

Una centralina elettronica collegata con la Protezione Civile e ubicata sul muro della chiesa, è in grado di registraree trasmettere informazioni in occasione di precipitazioni intense e prolungate.

Page 173: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 173 -

uu

uu

qq

qq

q

dt

dt

dt

ä

ä

ä

ä

mmm

mmmm

ä

ä

ää

m

mm

m

mm

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ää

Rondanina

N

100 0 100 200mTavola 33

M

20

W

40

O 25

O

15

H

18

q42

W30

MLV

MLV

ROC

FAN

FAN

al

Page 174: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 174 -

Località

S. MARTINO DI STRUPPA 010025

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune GenovaProvincia GenovaAbitanti 9.975, come Unità Urbanistica di S. MartinoBacino idrografico principale T. Bisagno Bacino idrografico secondario R. GaveQuota m s.l.m. 400-306Foglio I.G.M.I. 83 III NOElemento C.T.R. 1:5000 214093 “Struppa”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti --Edifici 16Vie di comunicazione Strada comunale a Sud ed ad Est del paese e varie vie d’accesso

secondarie (mulattiere) situate nei settori settentrionali e meridionalidel sito indagato

Studi e progetti d’interventoStudio del dissesto Non esistenteStrumentazione di controllo Realizzata unicamente per il controllo (sistemi di vetrini)

dell’evoluzione dei dissesti d’alcuni manufatti (case e muri).Progetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Opere di consolidamento eseguite da privati per alcune abitazioni

Cause d’instabilitàLente deformazioni plastiche delle coltri detritiche d’origine sia franosa che colluviale. Possibili fenomeni di riattivazione,secondo meccanismi di movimento relativamente profondi, di corpi di frana antichi e recenti.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheL’area è costituita unicamente dall’Unità Monte Antola, rappresentata dalle Argilliti di Montoggio (AMG) e dalla

Formazione di M. Antola (FAN). Mentre le argilliti di Montoggio affiorano nei settori di fondovalle lungo una ristrettafascia compresa tra i crinali di M. Bastia e di M. Caviglia a direzione NNE – SSW, le calcareniti di M. Antola risultanocaratterizzare i settori medio-alti dei rilievi che delimitano il bacino idrografico del Rio Gave.

Dal punto di vista strutturale è presente una grossa struttura a piega anticlinale lievemente coricata verso Est, ove lecalcareniti della Formazione di M. Antola ne costituiscono i fianchi diritto e rovesciato e le Argilliti di Montoggio il nucleo.Si deve altresì porre in risalto come siano stati rilevati segni evidenti della presenza di una faglia trascorrente destra,che si sviluppa con direzione ENE – WSW dalla sella ubicata ad Est di Croce fino oltre la frazione di Castagneto.

Inquadramento geomorfologicoS. Martino è ubicato sul versante destro del Torrente Bisagno, in prossimità del valico (440 m) che collega la Media

Val Bisagno con l’Alta Val Scrivia. Più precisamente l’abitato risulta situato, ad una quota media di circa 350 m, all’internodella piccola e ristretta valle, che con direzione NNE – SSW collega il valico ai settori di fondovalle prossimi agli abitatidi Prato e S. Cosimo ed il cui collettore, il Rio Gave, s’immette nel Bisagno in località Struppa. Tale vallecola appareinconfondibilmente rimodellata da fenomeni franosi antichi e recenti, il cui stile d’attività può essere ricollegato alla tipologiacomplessa, di colamento e di scorrimento roto-traslativo. La superficie topografica presenta una morfologia molto articolatae caratteristica del modellamento gravitativo, con una serie di ondulazioni dirette secondo la massima pendenza. A talproposito, la parte bassa di S. Martino è ubicata in corrispondenza di una ristretta fascia sub-pianeggiante, con una

Page 175: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 175 -

classica forma a mezzaluna, che è la testata residuale di un antico corpo di frana, che si estende da circa 330 m finoal fondovalle.

In corrispondenza della parte settentrionale del paese sono presenti spessi depositi residuali d’antichi fenomeni franosi,la cui ulteriore evoluzione ha dato origine, in una fase progressiva dei processi gravitativi, alla grossa frana dicolamento, che caratterizza i settori di fondovalle, da una quota di circa 375 m fino a circa 340 m.

L’evoluzione progressiva di questa parte di versante è stata seguita da una fase retrogressiva dei fenomeni franosigeneratori dei lembi detritici residuali, che ha dato origine allo sviluppo delle frane complesse e di scorrimentorotazionale, su parte delle quali giacciono i nuclei abitati di C. Vecchia, Case Fascie, Noceto e Croce. In questa secondafase evolutiva dell’area ha molto probabilmente inciso anche l’assetto geolitologico qui presente, caratterizzato dal contattodiretto tra litotipi calcarenitici, a comportamento rigido e permeabili per fratturazione, e litotipi argilloscistosi,contraddistinti da un comportamento prevalentemente plastico e da scarsissima permeabilità.

Anche per quanto concerne i settori meridionali dell’area, ove sono situate le località di Castagneto, Cappelletta eCà dei Bazzurri, l’evoluzione geomorfologica può essere ricostruita secondo lo sviluppo di due fasi d’attività dei processigravitativi. In una prima fase si ha la formazione dell’antica frana di Castagneto, che originariamente doveva estendersinon oltre i settori meridionali di Cà dei Bazzurri, mentre successivamente con una fase d’evoluzione sia progressiva cheretrogressiva si ha lo sviluppo delle frane di scorrimento rotazionale e traslativo, situate a monte ed a valle della piùantica scarpata di degradazione.

Nel complesso, quindi, l’area risulta contraddistinta da un’evoluzione geomorfologica dominata dallo sviluppo difenomeni franosi antichi e recenti. A parte i fenomeni gravitativi in atto, l’attuale dinamica dei versanti è dominata dalruscellamento diffuso e concentrato delle acque meteoriche di scorrimento superficiale e da una localizzata tendenzaall’erosione esercitata dal Rio Gave in occasione degli eventi piovosi di particolare intensità.

Fig. 41 - Dettaglio della strada comunale che collega S. Martino al fondovalle della Val Bisagno. Sebbene recentemente asfaltata, lungo la stradasono comunque percettibili gli effetti dei lenti movimenti della spessa coltre detritica ivi presente, riscontrabili sia nei numerosi quadri fessurativi esi-stenti in corrispondenza dei muri posti in fregio alla stessa strada comunale che dal movimento verso valle di alcuni elementi antropici come i palidella luce visibili in foto.

Page 176: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 176 -

Descrizione e tipologia del fenomenoLe coltri detritiche di varia genesi su cui giacciono le abitazioni coinvolte nei dissesti in atto sono sedi di lenti movimenti,

probabilmente indotti sia dalla loro particolare composizione, ove prevale la frazione argilloso-siltitica sia dall’assenzadi un adeguato sistema di drenaggio delle acque di scorrimento superficiale (al momento del rilevamento gran partedelle abitazioni coinvolte nei dissesti non erano ancora state allacciate al nuovo complesso fognario).

I movimenti registrati nella parte meridionale di S. Martino e nelle frazioni minori situate a sud ed a nord-est, possonoessere ricollegati sia a locali rimobilizzazioni delle coltri detritiche superficiali, identificabili come lente deformazioniplastiche, sia a possibili riattivazioni, secondo superfici di scorrimento relativamente profonde, dei diversi corpi di franasu cui parte di questi nuclei abitativi giacciono. In dettaglio, mentre per i dissesti osservati nella parte alta di S. Martinoe nei settori ubicati a est di esso non si hanno evidenze di una decisa ripresa degli antichi fenomeni franosi (la lorogenesi sembrerebbe quindi attribuibile allo sviluppo di lente e localizzate deformazioni plastiche), per i settori ubicatitra S. Martino e S. Cosimo il danneggiamento di alcune abitazioni e di parte dei muri di sostegno situati nelle fascebordiere dei vari corpi di frana ivi presenti sembrerebbe indicare una riattivazione parziale degli stessi corpi di frana.La strada comunale, prima della recente riasfaltatura eseguita per l’istallazione della condotta fognaria, appariva interessatada fratture trasversali e da abbassamenti del sedime stradale nei tratti posti in prossimità dei manufatti. Assumono significatoanche i dissesti rilevati tra Casa Sonetti e S. Martino, dove la spessa coltre regolitica presente su gran parte del versanteè soggetta a lenti e locali movimenti plastici che potrebbero costituire l’espressione superficiale di fenomeni gravitativipiù profondi e complessi. Di fatto, in questa zona in continuo movimento, nonostante siano state realizzate delle operedi consolidamento importanti sia in corrispondenza di un ampio tratto della strada comunale (muri di contenimento incemento armato) che di un edificio di civile abitazione (palificazioni profonde circa 20-15 m) sono stati comunque registraticontinui fenomeni di dissesto.

Anche nel caso dei nuclei abitati posti a Nord di S. Martino (C. Vecchia e Case Fascie), i danni osservati per alcuniedifici ed in particolare per il tratto di strada comunale che collega C. Vecchia al serbatoio di Gave, ove negli ultimi15-10 anni circa si è registrato un consistente e brusco abbassamento del piano viario, sembrerebbero confermare unaripresa, indotta probabilmente da una tendenziale evoluzione retrogressiva della scarpata di frana immediatamentesottostante a tali nuclei, di quegli antichi fenomeni gravitativi che hanno originato le frane di scorrimento rotazionalequi presenti. Simile ai casi sopra descritti, appare infine la situazione che caratterizza il settore orientale di Noceto,dove i dissesti in atto sono concentrati in corrispondenza della piccola frana di scorrimento rotazionale ivi presente. Idanni registrati nelle diverse abitazioni di questa parte del paese potrebbero, anche in tal caso, denunciare una riattivazionedell’antico corpo di frana, indotta molto probabilmente da un’evoluzione retrogressiva di quella scarpata di frana chesi è originata in seguito al più recente colamento dei settori compresi tra Borgagno e Chiappa.

Effetti del fenomenoSono numerose le abitazioni che denotano evidenti segni di dissesto, connessi con lo sviluppo di fessure di varia

entità situate lungo i diversi muri portanti. Le più danneggiate appaiono quelle poste lungo la strada comunale che collegaS. Martino a S. Cosimo, dove si notano anche numerose fessure nei muri di sostegno della strada stessa comunale edalcuni pali della elettrificazione che sono leggermente inclinanti verso valle. Lungo la mulattiera che collega S. Martinoal serbatoio di Gave, oltre alle varie abitazioni danneggiate, si rileva anche un generale avvallamento della stessa mulattiera,che raggiunge entità rilevanti a circa 70 m a monte di C. Vecchia. A detta di molti abitanti della zona, i movimenti chehanno interessato gli edifici di civile abitazione e la stessa mulattiera sarebbero iniziati circa una ventina d’anni fa eavrebbero avuto uno sviluppo pressoché continuo fino al giorno d’oggi.

Per quanto concerne lo sviluppo dei dissesti rilevati nei settori meridionali dell’area, si osserva come, nonostante l’edificiosituato in prossimità di Casa Sonetti sia stato soggetto circa 17 anni fa ad un’opera di consolidamento con l’impostazionedi una serie di micropali, che hanno raggiunto una profondità compresa tra 20 e 12 m, esso ha manifestato, e manifestatutt’ora, la continua formazione di fratture sia in corrispondenza dei muri perimetrali che di quelli interni. La genesi dinuove fratture e il continuo evolversi di quelle vecchie è posto in risalto dalla rottura dei vetrini collocati in corrispondenzadelle diverse fessure e dalla rottura di nuove porzioni dell’edificio. Tali dissesti interessano anche un ampio tratto dellastrada comunale ed estese porzioni dei muri di contenimento posti a protezione della stessa carreggiabile. Anche laparte sud-orientale dell’abitato di Noceto denota una situazione di dissesto in atto posta in risalto sia dagli edifici direcente restauro, che attualmente appaiono lievemente lesionati, e sia dalla principale via di accesso, che in molti puntirisulta particolarmente dissestata.

Interventi di sistemazioneA parte gli interventi eseguiti dai singoli proprietari per il consolidamento e la ripresa delle lesioni alle varie

abitazioni, gli unici interventi di qualche nota consistono nello sviluppo della condotta fognaria del paese che, una voltaposta in funzione, potrebbe prevenire o quantomeno diminuire l’infiltrazione all’interno delle coltri detritiche d’originefranosa, e nelle opere di sistemazione idraulica ed idrogeologica svolte, nel 1998, lungo il Rio Gave. Restano da realizzareopere di raccolta e smaltimento delle acque superficiali e subsuperficiali ai fini di diminuire l’infiltrazione all’interno dellacoltre detritica.

Page 177: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 177 -

ää

ä

äääää

ää

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

N

100 0 100 200m

42

<

38<

22<

31w

23ù

21l

27ù

45<

41<

%50

47

K

FAN

FAN

AMG

AMG

AMG

FAN

FAN

AMG

San Martino di Struppa

dt

Tavola 34

Page 178: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 178 -

Località

SANT’OLCESE CHIESA – TULLO 010055

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Sant’OlceseProvincia GenovaAbitanti 340Bacino idrografico principale T. PolceveraBacino idrografico secondario T. SeccaQuota m s.l.m. 345Foglio I.G.M.I. 83 III NOElemento C.T.R. 1:5.000 213121 “Sant’Olcese”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada provinciale Sant’Olcese, strade comunali e ferrovia Genova-

Casella

Studi e progetti di intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Installata Progetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Difese di sponda, briglie, canalizzazioni artificiali, muri di sostegno,

opere di captazione delle acque sub-superficiali.

Cause di instabilitàFrane complesse di scorrimento - colata attive con velocità di movimento lenta, che interessano spessori variabili finoa 10-15 metri di profondità.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheLa porzione di versante su cui sorgono i centri di Sant’Olcese Chiesa e Tullo è costituito da rocce appartenenti a

due distinte unità appenniniche; dall’alto verso il basso si rinvengono l’Unità di Monte Antola, appartenente all’InsiemeLigure Esterno, e l’Unità Portello, riferibile all’Insieme Ligure Interno.

Procedendo da Ovest verso Est si rinvengono la Formazione di Ronco (ROC) dell’Unità Portello, qui rappresentatadalla sua litozona marnoso-calcarea, e le Argilliti di Montoggio (AMG) dell’Unità di Monte Antola. Assieme a questedue formazioni, che costituiscono la stragrande maggioranza dell’area rilevata, è presente anche la Formazione delM. Antola (FAN), che affiora unicamente in corrispondenza dell’emergenza orografica di Monte Tullo.

La natura del contatto tra le due unità è ancora molto dibattuta, tuttavia esso può essere tettonico e si materializzatra le Argilliti di Montoggio e la sottostante Formazione di Ronco con decorso circa meridiano, in buona parte incorrispondenza del rio che lambisce ad occidente il centro di Sant’Olcese Chiesa.

Inquadramento geomorfologicoI centri abitati di Sant’Olcese Chiesa e Tullo distano tra loro poche centinaia di metri in linea d’aria e sono collocati

in corrispondenza della parte più elevata del versante posto sulla destra idrografica del Torrente Sardorella, affluentedel Torrente Secca. Al piede del versante stesso si trova il centro abitato di Piccarello, fuori carta, sede amministrativadel Comune di Sant’Olcese.

Nella parte orientale, il tratto di versante appare morfologicamente articolato. Esso è caratterizzato da strette dorsalirocciose, allungate in direzione circa meridiana, separate da vallecole, la cui forma è determinata principalmente dallapresenza di movimenti franosi.

Page 179: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 179 -

Differente si presenta la morfologia della porzione di versante in cui si trova l’abitato di Sant’Olcese Chiesa. Essoè collocato su di un ripiano morfologico ubicato all’interno di una vallecola piuttosto ampia e di forma svasata proprioall’altezza del centro abitato.

Fig. 42 - Il centro abitato di Sant’Olcese Chiesa si trova su di un ripiano morfologico che rappresenta, verosimilmente, la testata di una vecchia fra-na in roccia. La parte superficiale di questo ammasso è stato coinvolto in fenomeni franosi successivi che attualmente compromettono la stabilità delcentro abitato.

Descrizione e tipologia del fenomenoI lineamenti morfologici del tratto di versante sul quale insiste il centro abitato di Sant’Olcese Chiesa convergono,

in modo univoco, ad indicare, come verosimile, la presenza di un fenomeno di collasso di quest’area. Oltre all’ampiaforma di svuotamento, rielaborata dai fenomeni franosi successivi, parte del corpo dell’ammasso roccioso collassato èvisibile a valle degli impianti sportivi a Sud del paese. Si tratta di una antica frana in roccia, la cui testata è rappresentatadal ripiano morfologico su cui sorge il centro abitato. Sul lato sinistro del Rio Gazu è presente un altro di questi fenomenigravitativi, per il quale è ben individuabile sul terreno la traccia della superficie di distacco.

Il centro abitato di Sant’Olcese Chiesa è attualmente interessato da una serie di frane con stile di attività di tipo complesso,con il contributo di movimenti di scorrimento e colamento, con netta preponderanza di quest’ultimo tipo. I movimentifranosi hanno preso avvio da una parte nei pressi dello spartiacque, incanalandosi poi nella vallecola dove si trova ilcimitero, dall’altra hanno ampliato la concavità al di sotto della parte occidentale del paese; in entrambi i casi sonostati favoriti dalla situazione di disequilibrio determinata dal collasso in roccia nella parte alta del versante.

Il nucleo centrale del paese, nei pressi della chiesa, è interessato da una frana che ha ripreso, rimobilizzandola,parte della frana in roccia. Si tratta in ogni caso di frane che interessano sempre spessori ridotti di materiale, fino adun massimo di 10-15 metri circa e che verosimilmente presentano, compatibilmente con lo stato delle lesioni suimanufatti e nel terreno, velocità di movimento lente.

Il centro abitato di Tullo risulta coinvolto all’interno di movimenti franosi in corrispondenza della sua porzione orientalee della sua estrema propaggine settentrionale. La parte del paese posta alle pendici del Monte Tullo è coinvolta, partendodall’alto, da un movimento di colamento, che passa, verso il basso, ad una frana complessa, che si allunga fino alla

Page 180: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 180 -

sottostante strada provinciale in corrispondenza del bivio per Vicomorasso. Anche in questo caso il tipo di movimentoprevalente è quello del colamento. In mancanza di precise notizie e compatibilmente con lo stato fessurativo dei manufattisi ritiene di attribuire un stato di attività quiescente a questi movimenti franosi.

Gli edifici posti all’estremità settentrionale del paese sono coinvolti anch’essi in un corpo di frana per colamento,verosimilmente con stato attività quiescente, che si incanala all’interno dell’impluvio sottostante, dove è rimpiazzato dauna frana complessa attiva in avanzamento, la cui ultima ripresa, in ordine di tempo, è avvenuta nel corso dell’eventoalluvionale del Novembre 2002, interrompendo un tratto della ferrovia Genova-Casella.

Effetti del fenomenoLesioni di differente entità sono state osservate nel cimitero e nella sottostante strada provinciale fino ad oltre la stretta

curva che immette all’interno del paese. In quest’area anche diverse abitazioni e strutture ad esse legate (muri di confine),appaiono lesionate ed alcune hanno subito recenti risistemazioni. Procedendo lungo la provinciale oltre il Rio Gazu siosserva che abitazioni poste sopra strada ed un salumificio presentano lesioni e fratture.

Per quanto riguarda il paese di Tullo alcune strutture connesse ad abitazioni e tratti delle infrastrutture viariepresentano un modesto stato fessurativo. Tra le prime ve ne sono alcune poste ai margini delle aree di più stretta pertinenzadei corpi di frana. Per queste si ritiene verosimile o una inadeguata struttura di fondazione o il verificarsi di deformazionilente, tipo soliflusso, a livello del regolite.

Interventi di sistemazioneLa situazione di instabilità che affligge il centro di Sant’Olcese Chiesa è nota da tempo ed è stato dichiarato centro

abitato da consolidare, con relativa perimetrazione con delibera del Consiglio Regionale del 20 Maggio 1981 n°58,ai sensi della legge 9 Luglio 1908 n°445, D.L.L. 30 Giugno 1918 n°1019 e della Legge Regionale 9 Settembre 1974n°37.

Numerosi interventi sono stati eseguiti per arginare i movimenti franosi che interessano il centro abitato di Sant’OlceseChiesa. Questi sono stati attuati sia dalla Provincia di Genova, nelle cui competenze ricade il consolidamento di questocentro, essendo stato dichiarato da consolidare, sia dall’amministrazione ferroviaria. A cominciare dalla zona a montedel paese è stata attuata un’opera quasi sistematica di ripristino funzionale delle sezioni di deflusso dei canali e deifossi e di potenziamento delle canalizzazioni, anche con la creazione di scolatori artificiali, per il deflusso delle acquesuperficiali.

Interventi importanti volti ugualmente al ripristino delle sezioni di deflusso, al consolidamento delle sponde eall’abbattimento dell’azione erosiva sia lineare che laterale, sono stati eseguiti nei tratti prossimi al centro abitato delRio Gazu (briglie) e del rio in destra al paese (difese di sponda), che hanno raggiunto in virtù di ciò uno stato di quiescenzarispetto ai processi erosivi delle acque incanalate. Nel primo caso, inoltre, gli interventi, unitamente ad un muro di sostegnodi sottoscarpa alla strada provinciale, hanno determinato dei benefici effetti sulla situazione degli edifici e del salumificioposti in sinistra al rio stesso.

Lungo il tratto di versante a monte del paese sono state anche realizzate alcune trincee drenanti, al fine di captaree allontanare le acque subsuperficiali.

Page 181: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 181 -

qqqqq

ä ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää ä

ä

ä

ää

ää

ä ää ä

ä

ää ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää ä

ä

ä

ä

ä ää

ä ä ä

100

0100

200m

San

t’O

lcese C

hie

sa -

Tu

llo

IIIII

IIII

ss

AM

G

AM

G

AM

G

FA

N

RO

C

RO

C

N

20

m

23 r

Tavo

la 3

5

Page 182: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 182 -

Località

SAN ROCCO - MORTOLA 010007

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune CamogliProvincia GenovaAbitanti 283 (S. Rocco) - 45 (Mortola) Bacino idrografico principale ---Bacino idrografico secondario ---Quota m s.l.m. 215 - 230 (S. Rocco); 220 - 235 (Mortola)Foglio I.G.M.I. 83 III SEElemento C.T.R. 1:5.000 231061 “San Rocco”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici Alcuni edifici, la scuolaVie di comunicazione Strada comunale e pedonale

Studi e progetti di intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di drenaggio e di sostegno eseguite in parte

Cause di instabilitàFrane costiere nella falesia compresa tra S. Rocco e Mortola; detrizione di versante con tendenza all’evoluzioneregressiva.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheLa dorsale montuosa che tra Camogli si sviluppa fino a San Rocco e poi ancora a Mortola è caratterizzata

dall’affioramento della Formazione del M. Antola (FAN). Il limite stratigrafico con i Conglomerati di Portofino (CGP),soprastanti e discordanti sul flysch, si individua sul versante occidentale del Promontorio di Portofino. Il flysch sipresenta fortemente ripiegato, con pieghe strette e allungate ad assi rivolti verso il mare, inclinate verso nord (cioè versola radice del Promontorio) e spesso sovrascorse l’una sull’altra per la presenza di superfici di faglia. Questa placca diconglomerato, costituita da ciottoli di calcare, arenaria, marna calcarea ed in subordine da rocce verdi, in matrice argillosa-calcarea, è trasgressiva sui calcari marnosi dell’Antola secondo una superficie che immerge verso il Mar Ligure con unangolo di circa 35°, suddivisa e ribassata in zolle attraverso un sistema di faglie sub-verticali che scompongono, a formadi gradinata, il limite calcari-conglomerato.

Inquadramento geomorfologicoL’abitato di S. Rocco è ubicato sulla parte sommitale di una stretta dorsale avente prevalente direzione NS inserita

nel Golfo di Camogli, a prevalente vocazione turistica nazionale ed internazionale. L’area fa parte di un promontorioche offre anche motivi di interesse botanico, in quanto esistono due tipi di vegetazione, profondamente diversi, a direttocontatto fra loro, cioè una vegetazione mediterranea sui versanti marittimi ed una vegetazione montana sui versantisettentrionali.

I due opposti versanti presentano marcate differenze di pendenza: quello orientale, rivolto verso il mare, di circa il110%, pari a 47° e quello occidentale mediamente del 39 % e pari a 21°. Il T. Gentile sfocia immediatamente a suddi Camogli.

Su entrambi i versanti sono presenti coltri di detrito eluviale e colluviale, specialmente in località Poggio, a nord diMortola e nel versante orientale, poco al di sotto della linea di spartiacque; a differenza del versante opposto (quello

Page 183: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 183 -

rivolto verso il mare), la morfologia del versante risulta palesemente condizionata dalla presenza di due frane relitteche si sviluppano fino al fondovalle. Si riconoscono ancora le loro estese scarpate, senza indizi di evoluzione, ma spesso,per lunghi tratti risultano rimodellate in terrazze per scopi agricoli. Il versante occidentale, trasformato in una falesiaattiva continuamente interessata dall’azione di scalzamento al piede da parte del moto ondoso, presenta numerose franespesso localizzate sia alle testate oppure sui fianchi di ripidi canaloni, dove il litotipo calcareo, in relazione alle particolaricondizioni morfo-strutturali, risulta fortemente ripiegato e fagliato.

Fig. 43 - Panoramica della falesia con l’abitato di San Rocco (vista da ovest) costituita dal flysch di Monte Antola intensamente ripiegato. Le sincli-nali delle pieghe sono interessate da intensi fenomeni di detrizione e da canaloni, che costituiscono vie preferenziali di scorrimento di detrito versoil mare, con formazione di evidenti forme coniche.

Tipologia e descrizione del fenomenoLe frane relitte sono prevalentemente a tipologia complessa, con meccanismi di scorrimento traslativo o roto-

traslativo. Le corone soprastanti, modellate in estese coperture detritiche eluviali e colluviali e modificate in terrazze antropiche,non presentano segni di cedimenti o significativi processi di instabilità dovuti a frane. Tuttavia, in altri settori, come adesempio in località Poggio ed anche tra Mortola e S. Nicolò, queste coperture, con clasti calcarei in matrice argillosamostrano movimenti localizzati in seguito a particolari condizioni di imbibizione. In relazione ai fattori litologici, di giaciturae di acclività, nel versante occidentale concorrono attivamente all’innesco delle numerose frane, sia attive sia quiescenti,a prevalente tipologia di crollo e/o ribaltamento e di scivolamento.

I numerosi canaloni, ben visibili dal mare, costituiscono poi vie preferenziali di scorrimento del materiale detriticoin fase di smantellamento nei settori di versante ubicati a quote maggiori, arrivando ad interessare anche l’abitato diS. Rocco. Forme coniche di accumulo si formano al piede del versante, ma vengono poi smantellate dalle ondeprovocate dai mari di Libeccio e trasportate verso Camogli. Sono presenti numerose scarpate di degradazione e di franaattive, con spiccata tendenza all’evoluzione regressiva.

A Mortola, oltre alla presenza di una frana relitta, in un significativo intorno ulteriori ed estese coperture, definibilicome lembi residuali di frane antiche, ricoprono, a luoghi, il versante fino al mare. In corrispondenza di Case Pego,

Page 184: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 184 -

considerato il grado di fratturazione del litotipo affiorante e la situazione di leggera contropendenza, hanno indottoalcuni autori a ritenere probabile la presenza di una possibile superficie di scorrimento per uno spostamento in bloccodella roccia affiorante.

Effetti del fenomenoL’abitato di S. Rocco, in particolare nel versante occidentale, è interessato da dissesti di varia entità che coinvolgono

strade comunali, strade panoramiche di grande circolazione pedonale, comprese tra S. Rocco e Mortola, edificipubblici tra cui la scuola elementare e case per civile abitazione. Più precisamente sono stati localizzati numerosi dissestia partire dall’inizio di via Mortola, tra essa e via Galletti, nella parte iniziale di Via S. Nicolò ed a valle di via Gallettistessa; Gli effetti, ben visibili, si traducono principalmente in sconnessioni, cedimenti e spostamenti di queste viepedonali che collegano le frazioni e le case sparse; inoltre, alcune case, spesso fondate immediatamente a tergo discarpate in arretramento, presentano evidenti lesioni ai muri perimetrali.

Interventi di sistemazioneS. Rocco - Mortola è stato dichiarato centro abitato da consolidare con D.P.R. 24 ottobre 1967 n°1290 ai sensi della

Legge 9 Luglio 1908 n°445. In tempi diversi sono state realizzate alcune perizie tecniche, le più significative risalential 18 Novembre 1967 e 23 Marzo 1988 e redatte dal Servizio Provinciale del Genio Civile di Genova, nelle qualisono stati indicati interventi di bonifica, quali opere di sostegno (gabbionate) e di drenaggio (canalette per laregimazione delle acque meteoriche). Ancora il Genio Civile, nel 1990, ha realizzato un Progetto di “Sistemazione econsolidamento del movimento franoso di S. Rocco e Mortola”. Le zone maggiormente a rischio interessate da interventidi consolidamento e drenaggio (approvati nel 1990, nell’ambito di interventi consentiti dal regolamento del Parco delMonte di Portofino1, del suo Piano Regolatore2 ed altri vincoli3) sono state sono localizzate: 1) all’inizio di Via Mortolae tra Via Mortola e Via Galletti. Qui sono presenti pareti rocciose ad elevata acclività (anche superiore ai 70°) nellequali, periodicamente, si verificano distacchi di roccia; 2) nella parte iniziale di Via S. Nicolò, dove è presente unaparete in roccia con caratteristiche analoghe alle precedenti ed alla base della quale sono state realizzate delle gabbionate(in passato la via, in questo tratto, più volte, è stata transennata, per la continua caduta di materiale lapideo); 3) a valledi Via Galletti ed alla scuola.

Nel mese di Dicembre del 2002 e nel mese di Maggio del 2003 sono stati redatti il progetto preliminare edefinitivo relativi al “Consolidamento e bonifica del promontorio di Portofino tra le località S. Rocco, Mortola e S. Nicolò”.Il progetto ha interessato la sistemazione idrogeologica e idraulico-forestale delle aste drenanti di 1° ordine (lungo ilFosso dei Bruchi, tra la sorgente e la località S. Nicolò e lungo il Rio senza nome tra Mortola e Case Pego), il consolidamentodi una porzione ristretta di versante lungo la Via Galletti, lavori di consolidamento strutturale nelle porzioni di versantesottostante l’abitato di S. Rocco, lungo la Via Mortola e ulteriori interventi di regimazione delle acque superficiali ai finidel miglioramento delle condizioni di deflusso in alveo.

1 Con riferimento alla L.R. 04/12/1990 n° 32.2 Approvato con D.P.R. n° 5974 del 09/12/1976.3 L. 26/09/1939 n° 1497, L. 08/08/1985 n° 431 e L 02/02/1974 n° 64.Inoltre la zona è classificata nel P.T.C.P., approvato con D.C.R. n°6 del 26/02/1990, come “MA” (mantenimento).

Page 185: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 185 -

III

I

IIII

III

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä ää ä ä ä ä ä

ä

San

Ro

cco

- M

ort

ola

10

00

10

02

00

m

N

Tavo

la 3

6

CG

P

FA

N

FA

N

FA

N

30

50 o

?

i30

dt

cs

cs

dt

cs

Page 186: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 186 -

Località

S. STEFANO D’AVETO 010056

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune S. Stefano d’AvetoProvincia GenovaAbitanti circa 500Bacino idrografico principale T. AvetoBacino idrografico secondario R. MoliniQuota m s.l.m. 980 – 1030 mFoglio I.G.M.I. 83 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 215064 “Santo Stefano d’Aveto”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolteAbitanti ---Edifici 35Vie di comunicazione Strada provinciale del Tomarlo

Studi e progetti di intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Installata (Roncolongo)Progetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Opere di sostegno, di consolidamento e di sistemazione

idrogeologica (regimazione acque superficiali, pozzi e trinceedrenanti, ripristino sezioni di deflusso, difese spondali).

Cause di instabilitàEdifici fondati su terreni a scadenti proprietà geomeccaniche, sedi di cedimenti differenziali con prevalente componenteverticale.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area affiorano formazioni riferibili all’Unità di Ottone – S. Stefano (Insieme Ligure Esterno) in assetto tettonico

costantemente rovesciato. In particolare sono presenti le Marne e i calcari marmosi del flysch (FOT), le Argilliti a blocchidi Monte Veri (ABV) E IL Complesso di Casanova (CCN).

Inquadramento geomorfologicoIn corrispondenza dello spartiacque principale tra i bacini del T. Aveto e del T. Nure, che marca il confine tra la Liguria

e l’Emilia-Romagna, i monti Bue (1775 m), Maggiorasca (1803 m) e Picchetto (1743 m) costituiscono, nel loro insieme,un vasto anfiteatro aperto verso W-SW. Essi rappresentano la testata di una vasta vallata disposta in direzione ENE-WSW, il cui fianco destro è rappresentato dal versante meridionale dei M.ti Bocco e Groppo Rosso, mentre quello sinistrocoincide con il versante settentrionale dei M.ti Moggetti e Cognetti. Il fondo di questa vallata risulta occupato da unimponente e composito accumulo detritico: a fronte di un dislivello di quasi 500 metri, esso è lungo oltre 3 km con unalarghezza media di circa 400 metri. Fin dai primi anni del secolo tale corpo detritico è stato oggetto di un acceso dibattitotra chi lo considerava di natura glaciale e chi invece di origine gravitativa; si tratta in effetti di una frana, riconducibilead un movimento in massa tipo debris-flow, sulla cui porzione medio-terminale sorge S. Stefano d’Aveto (1000 m s.l.m.).Questa colata, che nella sua parte terminale si presenta con caratteristica forma “a lingua”, risulta bordata in destradal Fossato Grosso ed in sinistra dal Rio Freddo. Quest’ultimo, all’altezza del centro abitato di S. Stefano d’Aveto, deviail suo corso attraversando la colata (ed il paese) ed andando a confluire nel Fossato Grosso: questo confluisce a suavolta nella Valle Cruse di Ferré originando il Rio Molini, affluente di destra del T. Aveto.

La frana di S. Stefano d’Aveto si è originata alle pendici del M. Bue come evoluzione progressiva in colata di alcuni

Page 187: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 187 -

scorrimenti di roccia in blocco (Rock Block Slide), coinvolgendo le varie litologie presenti e beneficiando anche di contributilaterali, sia dal versante nord-occidentale dei M. Maggiorasca e Picchetto, che dai versanti destro e sinistro della vallata.

I monti Maggiorasca e Picchetto rappresentano oggi la porzione superstite di una più estesa placca ofiolitica che,a partire da una situazione di sovrapposizione di placca rigida su substrato plastico (rappresentato dalle litologie argilloso-arenacee del Complesso di Casanova), si è progressivamente smembrata secondo i tipici meccanismi gravitativi, siaprofondi che superficiali: crollo-ribaltamento, colata ed espansione laterale, scorrimento di roccia in blocco, colata. Lazona di alimentazione principale della colata non è oggi riconoscibile perché coinvolta nell’arretramento dei marginidella placca ofiolitica ed obliterata in particolare dagli scorrimenti di roccia in blocco con evoluzione retrogressiva originatisisul versante SW del M. Bue.

Per quanto riguarda il contributo dal versante destro della vallata, questo viene prospettato osservando l’elevata presenzadi accumuli franosi e la loro frequente evoluzione in colata, con disposizione longitudinale al fondovalle; all’altezzadel centro abitato è invece possibile osservare la sovrapposizione sul corpo della frana di coni detritico-alluvionali alimentatidal versante sinistro, responsabili tra l’altro della già menzionata deviazione del Rio Freddo. Tali contributi laterali rendonoconto della non trascurabile presenza, nel corpo della colata, di blocchi di flysch, in affioramento solo a valle della testata.

L’abitato di S. Stefano d’Aveto risulta distribuito su 3 settori con differenti caratteristiche morfologiche e litologiche,sia in relazione alla lunga storia morfoevolutiva della colata di fondovalle che in rapporto ai contributi di alimentazionelaterale.

Il settore più a monte, sul quale a partire dagli anni ’60 si è concentrata l’espansione edilizia, è caratterizzato dauna discreta acclività e dalla presenza di accumuli a grossi blocchi; alcune foto di inizio secolo mostrano che questine ricoprivano diffusamente la superficie, venendo successivamente rimossi per esigenze agro-pastorali ed edilizie. Questoprimo settore termina poco sotto la frazione di Roncolongo (1095 m s.l.m.).

Fig. 44 - Vallata di S. Stefano d’Aveto. Alla testata è visibile parte di quello che è stato definito un vasto “anfiteatro” nonché bacino di alimentazio-ne della frana di S. Stefano d’Aveto. Più a valle, il limite della zona boscosa segna il passaggio al corpo della colata; in primo piano, fondato sudi essa, il paese di S. Stefano d’Aveto.

A valle, il nucleo più antico del paese, dove si è registrata la quasi totalità delle lesioni agli edifici, è fondato incorrispondenza di un settore sub-pianeggiante o a debole acclività, che verosimilmente è il risultato del rimodellamentoantropico di un antico terrazzo di frana, scelto in passato come zona ottimale per l’insediamento del paese.

In entrambi questi settori le litologie presenti nel corpo di frana rappresentano sostanzialmente la sintesi di quelleaffioranti sui versanti e alla testata della valle, denunciando così un "bacino di alimentazione" composito, sebbene costituitoprevalentemente da rocce ofiolitiche: elencati in ordine di importanza decrescente sono stati osservati blocchi dibasalto, massiccio e a pillows, brecce basaltiche, serpentine e brecce serpentinitiche, masserelle granitiche, breccepoligeniche di varia natura, arenarie massicce ofiolitiche, spezzoni di palombino e calcari marnosi. Questi si trovanoimmersi in una matrice sabbioso-limo-argillosa che si fa sempre più abbondante verso valle e la cui origine è da ricercarsi,oltre che nei materiali di alterazione delle rocce, negli importanti affioramenti di argilliti, arenarie e brecce di vario tipo,che caratterizzano la testata della valle ed il primo tratto dei versanti. Tali clasti hanno mostrato dimensioni variabili da

Page 188: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 188 -

pochi millimetri a metri e sono accostati caoticamente, configurando così un loro trasporto in massa e ben accordandosicon le caratteristiche delle colate risultanti dalla combinazione di meccanismi tipo debris-flow e mud-flow.

I blocchi più grandi sono di natura basaltica: la loro presenza sotto forma di detrito è riscontrabile in entrambi questisettori della colata, ed elementi di decine di m3 possono essere trovati sino al fronte della colata, seppure nel settorepiù a valle essi risultino maggiormente dispersi nella matrice. Nei due settori ora considerati, in occasione di molti scavisono stati ritrovati numerosi tronchi d’albero (conifere) annegati nel detrito; nel settore più a valle, inoltre, alcunicarotaggi (Barbieri et alii, 1988) hanno messo in luce la presenza di lenti di natura torbosa, derivanti dal colmamentodi uno o più antichi laghetti che dovevano essersi formati sul corpo della colata in corrispondenza di una zonamorfologicamente depressa.

Nel terzo settore, sul quale sorge la chiesa parrocchiale, il terreno su cui si fondano gli edifici è quello di un apparatoin forma di "conoide", geneticamente distinto dalla colata principale e costituito da depositi "detritico-torrentizi" dicomposizione litologica esclusivamente flischoide: esso è responsabile tra l’altro della già descritta deviazione del RioFreddo.

Descrizione del fenomenoL’ammissione dell’abitato di S. Stefano tra quelli da consolidare a spese dello Stato (e ora della Regione Liguria) è

avvenuta a seguito dell’evento calamitoso dell’autunno del 1951, che causò tra l’altro una diffusa instabilità dei terrenidi copertura superficiale. La forte espansione edilizia che si è avuta a partire dagli anni ’60, con la costruzione di unitàresidenziali ed importanti complessi alberghieri sia nel centro storico che a monte ed a valle di questo, se da un latoha affermato S. Stefano d’Aveto come rinomata località di villeggiatura montana, grazie anche alla realizzazione dipiste da sci ed impianti di risalita, dall’altro ha introdotto nel sistema naturale fattori antropici di instabilità (sbancamenti,sovraccarichi, perdite della rete fognaria, ecc.), amplificando nettamente gli effetti dell’instabilità locale, che si sono manifestaticon numerose lesioni e cedimenti a carico dei manufatti più antichi nonché di alcuni di recente costruzione.

Lo studio sistematico delle lesioni interessanti gli edifici dell’abitato di S. Stefano d’Aveto ha evidenziato l’esistenzadi movimenti dovuti a cedimenti differenziali, con prevalente componente verticale, cui è risultata associata una diffusatendenza a movimenti rotatori secondari (basculamenti). Le caratteristiche di tali movimenti hanno permesso di escluderel’ipotesi di una ripresa del trasporto in massa della grande frana su cui è fondato il paese; i fenomeni di instabilità associatinon sono quindi da ritenersi franosi in senso stretto, trattandosi piuttosto di cedimenti, a carattere locale, particolarmenteevidenziati nel nucleo del centro abitato a causa della maggiore vulnerabilità degli edifici qui fondati.

Eccezion fatta per la zona della chiesa parrocchiale, laddove è stato possibile individuare una componenteorizzontale del movimento, questa ha dimostrato di avere direzioni variabili da zona a zona e da edificio a edificio:direzioni omogenee sono state riscontrate esclusivamente in alcuni gruppi di edifici contigui come risposta ad una comunesituazione di instabilità locale.

Lo stesse considerazioni valgono per i movimenti di tipo rotazionale: oltre ad interessare le porzioni degli edifici chein precedenza avevano subito una "traslazione verticale", comportando una conformazione a gola rovescia delle fessureosservate, essi hanno coinvolto anche interi edifici provocandone l’inclinazione. Nelle varie situazioni osservate, i corpidi fabbrica basculati hanno però denunciato "un’immersione" alquanto variabile da caso a caso e poco o per nientecondizionata dalla morfologia. In particolare, l’immersione di alcuni edifici è risultata in netta antitesi sia rispetto all’ipotesidi un movimento in massa della colata che rispetto a quella di una possibile instabilità locale dovuta agli effettidell’erosione di sponda. Per quanto riguarda quest’ultima, va comunque osservato che lungo il Rio Freddo, a monte ea valle del Ponte dei Bravi, già negli anni ’60 furono effettuate importanti opere di risistemazione e di protezione inalveo, e gli edifici immediatamente in destra del corso d’acqua sono stati completamente ricostruiti, con interventi strutturaliche ne hanno interessato anche le fondazioni.

Assai diversa è la situazione relativa alla zona su cui sorgono la chiesa, il campanile e gli altri edifici parrocchiali.Sebbene recenti interventi strutturali abbiano quasi del tutto mascherato gli effetti dell’instabilità locale, le lesionidescritte da Terranova (1968) sono indicative di traslazioni prevalentemente orizzontali, e tutte indicano un movimentosecondo la direzione di massima pendenza. Oltre all’omogeneità delle direzioni di traslazione, in passato è stata riconosciutaanche la continuità di tale movimento: il monitoraggio pluriennale di alcune fratture ha infatti registrato un loroallargamento costante alla velocità di alcuni mm/anno.

E’ perciò evidente la differenza tra questa zona e quella su cui sorge il centro storico. Nel primo caso siamo in presenzadi un effettivo movimento verso valle, costante ed apparentemente in massa; la colata di S. Stefano d'Aveto sembra inveceavere esaurito il suo movimento, e gli unici spostamenti che si registrano a carico degli edifici sono a componenteprevalentemente verticale, imputabili ad assestamenti del substrato: a zone stabili si affiancano zone instabili, e zonecaratterizzate in passato da movimenti del sottosuolo appaiono oggi immobili.

I fattori principali dell’instabilità locale sono da ricercarsi nell’estrema eterogeneità, sia composizionale che

Page 189: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 189 -

granulometrica, del sottosuolo, nelle sue proprietà geo-meccaniche scadenti e nella notevole presenza di acque diimbibizione. L’accostamento di clasti fortemente eterometrici, annegati in una matrice sabbiosa-limo-argillosa, può determinarezone con un forte differenziale di condizioni di stabilità.

Oltre alla già segnalata presenza di lenti di natura torbosa, la forte variabilità locale delle capacità portanti è ulteriormenteamplificata dal fatto che il sottosuolo della coltre detritica, pur essendo abbastanza compatto, manca di qualsiasi gradodi cementazione e può quindi essere immaginato come costituito da tanti comparti, ciascuno indipendente dall’altro,ed ognuno con le proprie caratteristiche di resistenza al carico.

Dal punto di vista delle proprietà idrogeologiche, il corpo della colata deve considerarsi sostanzialmente come unacquifero eterogeneo a scarsa permeabilità, nel quale i livelli di falda sono tipicamente molto variabili, sia spazialmenteche in funzione delle stagioni e ciò, evidentemente, si riflette negativamente sulla stabilità delle fondazioni. La forte presenzadi acqua nel sottosuolo è stata osservata a più riprese in occasione di lavori di scavo finalizzati alla costruzione di nuoviedifici. Le oscillazioni della falda sono dovute, oltre all'infiltrazione diretta delle acque meteoriche, alla ricarica da partedella rete di drenaggio che, essendo disorganizzata (caso tipico in un corpo di frana) e con portate molto variabili,costituisce un ulteriore fattore della accentuata variabilità crono-spaziale della falda. Nella stagione secca le portatedel Rio Freddo e del Fossato Grosso rimangono notevoli, e certamente superiori alla componente di acque superficialirapportata al bacino idrografico; ciò implica anche una loro alimentazione da parte di acque sotterranee, il che confermaindirettamente la notevole quantità di acqua nel corpo di frana.

Il quadro idrogeologico sin qui tratteggiato configura e giustifica l'instabilità cui è soggetta parte dell'abitato di S.Stefano d'Aveto: le periodiche oscillazioni del livello di falda e le variazioni di volume connesse all'imbibizione dellamatrice argillosa sono capaci infatti di determinare importanti variazioni nelle condizioni chimico-fisiche e quindigeomeccaniche della coltre.

Effetti del fenomenoPer quanto riguarda le condizioni di stabilità relative ai primi due settori dell’abitato di S. Stefano, sebbene siano

da molto tempo conosciuti locali dissesti a carico degli edifici, a memoria d’uomo non si ricordano riprese delmovimento della colata; la colata principale deve quindi essere considerata sostanzialmente inattiva e le maggiori situazionidi rischio sono legate allo scalzamento di sponda operato dai torrenti, ed in particolare dal Rio Freddo nel tratto in cuiattraversa trasversalmente la colata.

Assai diverse sono le condizioni di stabilità del terzo settore: come vedremo, sia le caratteristiche delle lesioni chene hanno interessato gli edifici che i vari indicatori cinematici configurano in quest’area un effettivo movimento versovalle, costante ed apparentemente in massa.

Numerosi edifici dell’abitato di S. Stefano d’Aveto si presentano lesionati in ragione dei cedimenti differenziali cheinteressano il corpo detritico su cui è fondato il paese. Le lesioni sono state osservate quasi esclusivamente incorrispondenza del centro storico e più precisamente a carico di edifici in muratura e fondati a trincea, o addiritturaprivi di fondazione. Molti di essi erano già stati ristrutturati o ricostruiti in ragione delle gravi lesioni presenti: si è trattatoperò in larga parte di interventi non strutturali, avvenuti sulle fondamenta già esistenti, cosicché, a causa del persisteredei movimenti, le lesioni che avevano indotto a tali interventi si sono ripresentate nel volgere di pochi anni. Al contrario,gli edifici in cemento armato di costruzione più o meno recente, fondati su travi rovesce o su platea, talvolta fondaticon pali, non hanno mostrato alcun tipo di lesione, sia all’interno del centro storico che all’esterno di questo.

Gli edifici maggiormente lesionati risultano disposti sul territorio secondo una fascia arcuata il cui raggio èrappresentato dal Rio Freddo e la cui convessità è rivolta verso monte. Al suo interno, la distribuzione delle lesioni ètutt'altro che omogenea ed accanto ad edifici interessati da vasti sistemi di fessurazione ne sono stati riconosciuti altridel tutto stabili, a conferma dell’esistenza di un forte differenziale areale nelle condizioni di stabilità che si traduce inuna forte variabilità locale delle capacità portanti. In questo senso è esemplare la storia di un edificio contiguo al Municipio:profondamente lesionato e ristrutturato più volte senza successo, è stato sufficiente arretrarlo di pochi metri perconferirgli una stabilità ormai più che decennale.

Per quanto riguarda la zona della Chiesa Parrocchiale, come si è già detto alcuni recenti interventi strutturali hannoquasi del tutto mascherato gli effetti dell’instabilità locale. Fa però eccezione il Campanile, costruito nel 1747.Raddrizzato una prima volta nel 1847 ed una seconda nel 1931, oggi appare di nuovo fortemente inclinato cosicchédi recente sono stati operati alcuni interventi mirati alla sua stabilizzazione (iniezioni, appesantimento della base, ecc…).

Interventi di sistemazioneIn ragione della diffusa instabilità locale, nota sin dagli inizi del secolo, S. Stefano d’Aveto è stato inserito tra gli

abitati da consolidare con D.M. del 28 Gennaio1956, ai sensi della Legge 9 Luglio 1908 n°445, del D.L.L. 30 Giugno1918 n°1019, la Legge 10 Gennaio 1952 n°9. La perimetrazione è avvenuta con delibera del consiglio Regionale

Page 190: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 190 -

del 25 Giugno 1986 n°55. Sebbene i motivi di tale instabilità fossero noti già nel dopoguerra, è solo alla fine deglianni ’60 del secolo scorso che gli interventi di sistemazione idrogeologica hanno acquisito carattere strutturale,tendendo da un lato a contenere l’erosione di sponda operata dal Rio Freddo e dal Fossato Grosso e dall’altro a ridurrela presenza di acqua nel corpo della frana mediante interventi di regimazione delle acque superficiali e di sistemazionedelle reti idrica e fognaria.

Il Genio Civile di Genova provvede ad una prima stabilizzazione degli alvei del Rio Freddo e del Fossato Grossomediante la costruzione di briglie nei tratti in corrispondenza del centro abitato. Per quanto riguarda il solo Rio Freddosi procede inoltre all’arginatura ed all’impermeabilizzazione delle sponde, rinforzate anche con gabbioni, allo scopodi scongiurane il franamento e di evitare infiltrazioni nel corpo della frana.

Negli anni ’70, il protrarsi dei fenomeni di instabilità e di scalzamento al piede delle sponde naturali suggerisce diintervenire sul Fossato Grosso e sul Rio Casette con interventi di sistemazione idraulica, eseguiti nel quinquennio 1977–1981attraverso tre diversi appalti finanziati dalla Regione Liguria (ex L.16.10.1975 n.492). I lavori consistono nellacostruzione di briglie, muri d’argine e gabbionate a difesa delle sponde, nel rifacimento di due ponticelli e nell’eliminazionedi una strozzatura naturale dell’alveo alla confluenza dei due corsi d’acqua tramite la demolizione di alcuni massi esistentisul greto.

Nel periodo 1998-2003 la Comunità Montana Valli Aveto-Graveglia-Sturla ha effettuato importanti interventi diriqualificazione del Rio Freddo nel tratto compreso tra la SS provinciale ed il Ponte dei Bravi (centro storico), finanziatiin tre lotti distinti dalla Regione Liguria nell’ambito dell’Obiettivo 5b (Sottoprogramma 2, Misura 1 – Attuazione operepubbliche), provvedendo così ad estendere anche a monte del centro abitato la stessa tipologia di interventi effettuatinegli anni ’60. Il 1° lotto ha riguardato la movimentazione di materiale in alveo, la risagomatura delle sezioni di deflusso,la costruzione di soglie di fondo e la realizzazione di arginature sulle due sponde hanno teso invece ad eliminare lecriticità idraulica nella zona del ponte comunale, mediante la demolizione del ponte esistente, la sua ricostruzione e larealizzazione delle relative difese spondali. Attualmente sono in corso lavori di consolidamento fra le località di Roccad’Aveto e Roncolongo, appaltati dalla Comunità Montana Valli Aveto-Graveglia-Sturla e finanziati dalla RegioneLiguria con i fondi del D.P.R. 27.07.1999. Il primo lotto di lavori è già stato terminato ed ha riguardato opere di sistemazioneidraulica: corrivi superficiali, opere di drenaggio, impermeabilizzazione del fondo e monitoraggio dei movimenti in attooltre alla messa in opera di due pozzi pilota e due piezometri.

Il 2° lotto riguarderà la regimazione delle acque superficiali e subsuperficiali mediante la realizzazione di trinceedrenanti, la costruzione ed il miglioramento della rete di drenaggio e raccolta, la posa in opera di massi intasati concalcestruzzo, l’impiego di geostuoie antierosione, la sostituzione dell’attuale tombinatura e la realizzazione di proveidrogeologiche utilizzando i due pozzi sperimentali ed i due piezometri messi in opera nell’ambito del 1° lotto.

Page 191: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 191 -

s

s

ss

s

III

I

IIII

II

IIIIIII

IIII

IIIII

IIIIIIII

I

III

II I

II I

ää

ä

ää

ä ää

ä

ää ä

ää

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ä ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä ä ää

ää ä

ä

ä ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä ä ä

ä

ä

ä ää

ä

ää

ä

ä ä

ä

ä

S. S

tefa

no

d’A

veto

N

10

00

10

02

00

mT

avo

la 3

7

CC

N

AB

V

AB

V

FO

T

FO

T

FO

T

FO

T

dt

FO

T

FO

T

FO

T

AB

VA

BV

dt

30

30

10

d

U

J40

A40

E35

R35

w30

pcs

dt

cs

a10

15d

Page 192: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 192 -

Località

SAVIGNONE 0150057

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune SavignoneProvincia GenovaAbitanti 3127Bacino idrografico principale T. ScriviaBacino idrografico secondario R. CamiascaQuota m .s.l.m. 350-550Foglio I.G.M.I. 83 IV SOElemento C.T.R. 1:5.000 213042 “Savignone”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada Provinciale n° 10 di Savignone

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Muri di sostegno, difese di sponda, palificazioni

Cause di instabilitàLe principali cause di instabilità sono da ricercarsi sia nelle caratteristiche litologiche e nell’alternanza di formazioni adifferente comportamento geomeccanico sia nella carente regimazione idraulica che determina aree ad erosioneconcentrata.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheI Conglomerati di Savignone del Bacino Terziario Piemontese (CCGS) dominano tutta l’area da quota 780 m fino

al fondovalle con spessori di qualche centinaia di metri; sono grossolani e spesso contengono grossi blocchi nella parteinferiore. In certe zone appaiono bene cementati per la presenza dominante di matrice, in altre sono dominanticonglomerati granulo-sostenuti con clasti di dimensione variabili da qualche centimetro al metro.

Al di sotto dei Conglomerati di Savignone affiora la formazione delle Argilliti di Montoggio (AMG).

Inquadramento geomorfologicoSavignone si trova a metà di un versante mediamente acclive a nord del Rio Camiasca. Tutto il versante è dominato

dalla presenza di estese falde detritiche, originatesi dallo smantellamento dei conglomerati sovrastanti. A montedell’abitato di Gabbie è visibile una estesa nicchia di distacco, in parte smantellata da processi erosivi, che si estendecirca da quota 600 m fino a circa quota 650 m, interamente nei Conglomerati di Savignone. Il corpo di questa franaa forma di colata si estende da quota 600 m fino al fondovalle e presenta numerosi settori di riattivazione. Nella partemediana del corpo principale sono, infatti, individuabili alcuni dislivelli, corrispondenti a due nicchie di distacco, generatesiposteriormente a quella principale e che hanno interessato, almeno nella parte superficiale, il materiale già coinvoltonella frana originaria.

La prima si sviluppa in località Gabbie, con la nicchia posta circa a 550 m e mascherata in parte dai numerosi edificipresenti, molti dei quali risultano diffusamente lesionati. Questo corpo di frana è inciso, nella parte centrale, da un canalein erosione attiva che ne determina verosimilmente la riattivazione.

La seconda frana, posta più a valle della prima, si sviluppa in località Bosco. La scarpata, che corre a quota 525m, non mostra segni di attività, mentre nel corpo di frana, mosso per scivolamento ed evoluto in colamento, sono presenti

Page 193: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 193 -

indizi di riattivazione. Certamente la presenza del rio che fiancheggia il lato sinistro del corpo di frana, ha favoritol’evoluzione dei fenomeni erosivi. In questo settore della frana l’erosione ha messo a nudo il substrato, costituito dalleArgilliti di Montoggio, su cui verosimilmente è avvenuto lo scivolamento.

Un’altra area che mostra evidenti segni di riattivazione è posta in loc. Posa. La scarpata di questa frana si collocacirca a quota 500 m e mostra segni di erosione che ne hanno determinato l’arretramento fino ad interessare la stradacomunale sovrastante. Anche in questo settore è evidente l’influenza del rio, che erodendo sul fianco destro la frana nedetermina la riattivazione. Infatti, la maggior parte delle lesioni individuate sugli edifici indica proprio il richiamo versoquesto corso d’acqua.

Fig. 45 - La foto mette in evidenza la variazione di acclività tra la roccia in posto rappresentata dalla Formazione dei Conglomerati di Savignonee la falda detritica sottostante, formatasi dal disfacimento dei conglomerati stessi, dove sono concentrati la maggior parte dei processi erosivi attua-li. Sulla sinistra è visibile l’evoluzione in colata della frana che da Gabbie arriva fino al fondovalle, con le riprese di attività situate nella parte me-diana del corpo principale e parte della nicchia di distacco che si sviluppa interamente nei conglomerati.

Tipologia e descrizione del fenomenoSavignone è diffusamente interessato da fenomeni di erosione attiva. Le numerose frane individuate mostrano un

allungamento longitudinale determinato dalla evoluzione in colamento favorita dai termini argillitici coinvolti. Lariattivazione di corpi di frana tipo colata, specialmente nella parte medio terminale, è dovuta essenzialmente alla carenteregimazione delle acque che infiltrandosi nel materiale eterogeneo che le costituiscono ne determina la messa in movimento.Inoltre, sono frequenti fenomeni erosivi concentrati lungo le aste dei rii e torrenti che determinano lo scalzamento al piededelle frane.

Nell’area di studio sono stati individuati alcuni elementi che portano ad ipotizzare la presenza di fenomeni tipoespandimento laterale: la presenza di una placca rigida, rappresentata dai conglomerati di Savignone, posta al di sopradelle Argilliti di Montoggio, a comportamento plastico, quindi la presenza di trincee poste attorno alla quota 500 m eche vanno da località Gabbie fino al Castello Rosso, l’idrografia complessa e la presenza di materiale eluviale e colluvialedi riempimento di queste trincee. Blocchi appartenenti alla Formazione dei Conglomerati di Savignone si trovano dislocati

Page 194: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 194 -

su tutta l’area, come se avessero “viaggiato” in seguito ad espansione laterale una volta staccatisi dal complesso principale.Le cause principali di questo fenomeno sono da ricercarsi nella diffusa fratturazione, presente a varia scala e con differentidirezioni delle aperture, che contribuisce ad isolare e distaccare blocchi conglomeratici. Il substrato argillitico ha contribuitoa far espandere quei blocchi, rimasti isolati in seguito alla fratturazione, aiutato anche dal materiale argilloso provenientedal disfacimento della matrice argillitica costituente il legante originario dei Conglomerati di Savignone. I prismi al marginedella placca, non confinati, hanno cominciato così a sprofondare provocando rigonfiamenti frontali e rifluimenti nelleargille, e ad isolarsi per espansione laterale. A causa del continuo sollevamento di tutto questo settore appenninico equindi del costante aumento dell’energia del rilievo, le condizioni di instabilità si sono ulteriormente accentuate e protrattenel tempo, causando una progressiva espansione e smembramento della Formazione dei Conglomerati di Savignone.Questo fenomeno di espansione laterale è ancora in atto, come dimostrano le numerose aperture beanti individuate,ed è accompagnato sia da fenomeni di crollo e ribaltamento sia da sprofondamenti per cedimento del substrato sia dacolamenti lenti.

Il corpo allungato di questa frana relitta si estende da circa quota 590 m fino al fondovalle. La testata è in partemascherata da falde detritiche contenenti blocchi medio grandi, originatisi per crollo e ribaltamento dalla scarpata stessa.Il corpo di frana principale è di tipo scorrimento rotazionale evoluto in colamento e mostra numerosi evidenti indizi diriattivazione, specie nel tratto sottostante la strada comunale.

Effetti del fenomenoLa parte bassa di Savignone è soggetta a fenomeni legati alla cattiva regimazione delle acque, in particolare il nucleo

di edifici in prossimità dell’albergo, dell’ufficio postale e della chiesa mostra lesioni legate a cedimenti provocati forsedal rio che scompare a quota 491,3 e ricompare a valle della strada prov. n.10 di Savignone, a quota 458,8 m.

Le lesioni osservate sui fabbricati in prossimità di Gabbie sono provocate, oltre che dal movimento della coperturadetritica superficiale, anche dalla eterogeneità del materiale di fondazione che, in presenza di fenomeni erosivi anchelocali, ha subito il decadimento delle proprietà geomeccaniche provocando cedimenti differenziali e sprofondamentidelle fondazioni.

Interventi di sistemazioneSulla strada provinciale n.10 di Savignone, l’Amministrazione Provinciale di Genova ha fatto eseguire 4 sondaggi

a rotazione continua fino alla profondità di 20 m da p.c. con prelievo di numerosi campioni sui quali sono stati eseguiteprove di laboratorio, prove di permeabilità a carico, ecc. La successione stratigrafica incontrata può essere cosìriassunta: fino a 3-4 m di profondità dal p.c. è presente uno strato di terreno ghiaioso in matrice sabbiosa limosa o sabbiosaghiaiosa; da 4 m fino almeno ai 17-20 m è presente un livello argilloso limoso con ghiaia fine; al di sotto è presenteun substrato molto fratturato. Gli interventi di sistemazione hanno riguardato essenzialmente la costruzione di muri disostegno, in qualche caso sostenuti da tiranti. In località Gabbie è presente un esteso muro di sostegno in cemento armato,che comincia a dare segni di cedimento. Sul rio che erode la parte destra e più avanzata del corpo di frana che daGabbie arriva al fondovalle sono presenti opere di difesa di sponda, gabbioni e briglie, per limitare e rallentare l’evolversidei fenomeni erosi in atto.

Page 195: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 195 -

II

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

IIIIIII

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

IIIIIII

IIIIIII

IIIIIIIIIIII

I

II

I

I

II

II

I

al

ä ää

ä

ää

ää

ää

ä ä

ä

ä ä ä ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä ä ä

ä

ä

ä

ä ä

ää

ä

ää

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ä ä

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ä ä ä

ä

ä

ä

Sa

vig

no

ne

N

10

00

10

02

00

mT

av

ola

38

CG

S

CG

S

cs

cs

cs

Page 196: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 196 -

Località

TIGLIETO 010061

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune TiglietoProvincia GenovaAbitanti 287Bacino idrografico principale T. OrbaBacino idrografico secondario R. MoglioleQuota m s.l.m. 400 - 580/600Foglio I.G.M.I. 82 IV SEElemento C.T.R. 1:5.000 212084 “Tiglieto”, 212121 “Acquabianca”, 212081 “Monte

Calvo”; 212183 “Acquabona”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada provinciale e strade comunali

Studi e progetti di interventoStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Difese di sponda e briglie lungo il Rio Mogliole e canalizzazioni

artificiali lungo il versante in sinistra idrografica dello stesso.

Cause di instabilitàMovimenti presumibilmente da estremamente lenti a lenti di frane prevalentemente complesse di scorrimento-colata checonvergono verso l’asse del Rio Mogliole e subsidenza del terreno per progressiva compattazione della parte superficialedegli accumuli di frana.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheIl versante su cui sorge il centro abitato di Tiglieto è costituito da rocce appartenenti al Gruppo di Voltri e al Bacino

Terziario del Piemonte. Per quanto riguarda il Gruppo di Voltri affiorano ultramafiti tettonitiche del mantello superioreriferibili all'Unità Erro-Tobbio (ΩET) e serpentiniti, metabasalti e metagabbri (Ω) appartenenti all'Unità Beigua. L'Unitàdel Bacino Terziario del Piemonte è rappresentata dalla Formazione di Molare (FMO).

Le rocce delle Unità del Gruppo di Voltri si presentano tutte intensamente ripiegate e interessate da brecciatura tettonica,che ha prodotto effetti variabili, andando da una fratturazione sub-prismatica fino a processi di intensa milonitizzazione.Inoltre, l’eredità della tettogenesi alpina si traduce nella presenza di una direzione generale di immersione verso SSWdelle scistosità e delle foliazioni principali. Il motivo tettonico dominante è dato dal sovrascorrimento dell’Unità Erro-Tobbiosull’Unità Beigua. Si tratta di un thrust, con andamento circa NE-SW, che segue all’incirca il corso del Rio Mogliole(riconosciuto anche nei diversi sondaggi effettuati nell’area), in corrispondenza del quale si hanno effetti di laminazioneche riducono progressivamente, andando verso il fronte di accavallamento, lo spessore dell’Unità Erro-Tobbio. Ilcontatto della Formazione di Molare con le sottostanti unità del Gruppo di Voltri è di tipo trasgressivo ed è marcato daun orizzonte, irregolare e discontinuo, di brecce monogeniche che si presentano spesso rubefatte (Brecce di Costa Cravara?).

Inquadramento geomorfologicoTiglieto si configura come un centro abitato sparso ed è composto dalle frazioni di Casavecchia, sede comunale, e

Acquabianca (poco fuori carta) e da un elevato numero di abitazioni che si concentrano prevalentemente lungo tuttoil tratto della strada provinciale che da Valico La Crocetta (circa 620 m) scende fino al corso del Torrente Orba.

Page 197: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 197 -

I lineamenti morfologici principali del versante di Tiglieto balzano immediatamente all’osservazione procedendoidealmente dalla zona più elevata verso il corso del Torrente Orba. Infatti, a partire dalle pendici del Monte Calvo (738m) si delinea un ampio anfiteatro, che restringendosi all’altezza dell’agglomerato di Case Vrigna, si innesta nella vallecoladel Rio Mogliole, limitata sulla sinistra dal versante su cui sorge la frazione di Casavecchia, e sulla destra da una strettadorsale in roccia allungata in direzione NE-SW. L’ampia forma di “svuotamento” è riconducibile, in prima analisi, allapresenza di una serie di collassi in roccia che convergono, in basso, verso l’imboccatura dell’impluvio principale.

Questo assetto morfologico si ritrova anche nelle linee essenziali del reticolo idrografico costituito dal Rio Mogliole,che occupa l’asse della vallecola e sfocia direttamente nel Torrente Orba, nel quale confluiscono, dall’alto e lateralmente,una serie di rii minori.

Come osservazione aggiuntiva sui caratteri geomorfologici generali del territorio, c’è da segnalare che le rocceappartenenti al Gruppo di Voltri sono state assoggettate nel tempo a processi di alterazione molto spinta. Ad essi sideve imputare la formazione delle spesse coltri superficiali eluvio-colluviali (cs), che si concentrano prevalentemente nellebassure e al margine degli impluvi, e di potenti paleosuoli. In alcuni casi, le coltri sono divenute preda di movimentifranosi di colamento che si mostrano generalmente in uno stato di quiescenza.

Fig. 46 - Il centro di Tiglieto è composto da diverse frazioni distribuite lungo i fianchi della vallecola del Rio Mogliole. La frazione di Casavecchia(nella fotografia), sede comunale, insiste in gran parte su di un antico fenomeno franoso, verosimilmente in roccia, che si innesta nel corpo della fra-na principale.

Descrizione e tipologia del fenomenoL’ imponente conca di “svuotamento” che sovrasta il versante di Tiglieto è il riflesso morfologico di una serie di collassi

in roccia ben individuabili anche attraverso la fotointerpretazione. Sul terreno è stato possibile osservare per alcune situazioni,al di sotto di una coltre superficiale, l’ammasso roccioso che appare sempre fratturato e scompaginato. Fenomeni franosianaloghi sono presenti in corrispondenza del versante sinistro della vallecola principale, in località Vernette e incorrispondenza della frazione di Casavecchia, con direzioni di sviluppo dei movimenti compatibili con quelle dei precedenti.Oltre a ciò il rilevamento geomorfologico ha mostrato, circa a metà del versante, in corrispondenza di Villa Rosalia, lapresenza di due lembi di una scarpata la cui geometria complessiva è compatibile soltanto in parte con quella dei movimentifranosi visibili in superficie, e che probabilmente rappresenta ciò che resta di un’antica nicchia di frana. A questo vaaggiunto che una campagna di sondaggi geognostici condotti nell’area (studio commmissionato dalla ComunitàMontana delle Valli Stura e Orba alla geoSARC, 1999) ha messo in evidenza, nella parte corrispondente alla vallecola

Page 198: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 198 -

centrale per profondità variabili fino ad un massimo di circa 40 metri, la costante presenza di substrato rocciosoprofondamente fratturato e disarticolato, fino all’obliterazione dei caratteri e della struttura della roccia d’origine.

Il versante di Tiglieto è quindi interessato da una serie di frane antiche e complessivamente inattive, riconducibili cometipologia allo scorrimento in roccia, che interessano, oltre alle parti dei pendii maggiormente acclivi, anche l’areacorrispondente alla vallecola centrale. E’ verosimile che la predisposizione del versante allo sviluppo di questi fenomenisia imputabile all’assetto tettonico dell’area. Più precisamente, la superficie di sovrascorrimento tettonico tra le due unitàdel Gruppo di Voltri è stata con ogni probabilità riutilizzata, almeno in parte, come superficie di movimento dalle vecchiefrane che occupano l’area della vallecola del Rio Mogliole, mentre la giacitura delle principali superfici di scistosità,per le quali complessivamente si possono indicare una direzione dominante WNW-ESE e un immersione verso SSW,deve aver guidato il senso di movimento delle masse rocciose collassate dai versanti.

Sui corpi delle vecchie frane si è successivamente impostata una serie di movimenti franosi, la cui forma rappresentail risultato di una prolungata azione di smantellamento a spese dei corpi più antichi, come è ben visibile dall’osservazionecomplessiva del versante di Tiglieto che appare “svuotato”. Anche la vallecola del Rio Mogliole è il risultato della prolungataazione di asportazione del corpo delle vecchie frane attualmente rinvenibili soltanto in sondaggio. Le frane attuali convergonoinvariabilmente verso il corso d’acqua. Si tratta prevalentemente di corpi di frana con stile di attività complesso, cheevidentemente mobilizzano soltanto le porzioni più superficiali delle vecchie frane, in cui si combinano scorrimentorotazionale e colamento, con il secondo tipo di movimento nettamente preponderante sul primo, in ragione della tessituradel materiale coinvolto, un aggregato limo-argilloso contenente quantità variabili di clasti eterometrici.

Le frane, complessivamente, sono attive in corrispondenza della vallecola centrale e divengono quiescenti quantopiù ci si allontana dal suo asse. Il corpo di frana di dimensioni maggiori è quello che interessa l’agglomerato di CaseVrigna, che sviluppandosi a partire da una quota prossima ai 600 metri raggiunge con il suo fronte l’asta torrentizia.Le lesioni sul terreno e sulle strutture abitative e viarie sono compatibili, con buona probabilità, con movimenti, daestremamente lenti a lenti, sia traslativi sia legati a subsidenza del terreno per progressiva compattazione della partesuperficiale degli accumuli di frana. La causa determinante l’attività dei corpi di frana è da ricercarsi prevalentementenella presenza di acque circolanti all’interno dei corpi di frana e dell’ammasso roccioso intensamente fratturato escompaginato, che ospitano, come evidenziato dalle indagini svolte (geoSARC, 1999), un complesso acquiferomultifalda, in cui la circolazione profonda ha caratteristiche di falda confinata in pressione.

Una situazione analoga a quella prospettata è rinvenibile anche per quanto riguarda la frazione di Acquabianca(porta fuori carta a SSE rispetto a Casavecchia). Qui il corpo di una vecchia frana in roccia che ha interessato il versantefino al corso del Rio Masino è stato successivamente in parte ripreso da movimenti più superficiali di tipo complessoche interessano l’area della frazione. Anche in questo caso i movimenti attuali si configurano come lenti fenomeni traslativie di subsidenza degli ammassi franosi.

Effetti del fenomenoL’attività dei corpi franosi presenti sul versante di Tiglieto ha determinato l’ingenerarsi di lesioni su diverse abitazioni

collocate in differenti punti dell’area. In particolare, sono risultati interessati da queste manifestazioni alcuni edifici riferibiliall’agglomerato di Case Vrigna e più in basso un edificio posto a valle della strada provinciale. Ancora in quest’area,in destra del Rio Mogliole, alcune case (almeno tre), a valle della strada provinciale, risultano interessate da lesioni;una di queste ultime, di fabbricazione non recente, risulta inclinata su di un fianco. Lesioni su edifici (almeno uno) sirinvengono inoltre anche in corrispondenza dell’agglomerato attorno a Villa Rosalia. Lesioni e avvallamenti di piccolaentità sono visibili, in più punti in corrispondenza della parte alta del versante nel manto di copertura della strada provinciale.In un caso è stata osservata anche una frattura di notevoli dimensioni sul muro di protezione posto a monte della stradastessa. Lesioni su edifici e strutture viarie si rinvengono anche per la frazione di Acquabianca. In particolare la stradache conduce a Montecalvo, parte alta dell’abitato, presenta avvallamenti in più punti.

Interventi di sistemazioneInterventi di risistemazione idraulico-forestale, idrogeologica e geomorfologica sono stati eseguiti e sono ancora in

corso, prevalentemente lungo tutto l’asse della vallecola del Rio Mogliole. In particolare sono stati eseguiti lavori di puliziadegli alvei mediante taglio selettivo della vegetazione arbustiva ed arborea, interventi di consolidamento e ripristinofunzionale delle opere idrauliche esistenti e di ripristino funzionale delle sezioni di deflusso, interventi di ripristino epotenziamento delle canalizzazioni per il deflusso delle acque superficiali e opere di drenaggio delle acque profonde.

Interventi di risistemazione idraulico-forestale, di ripristino funzionale delle sezioni di deflusso e di potenziamentodelle canalizzazioni per il deflusso delle acque superficiali sono state compiute anche in corrispondenza dei fossi e riiminori che affluiscono al Rio Masino nella frazione di Acquabianca.

Page 199: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 199 -

qq

qqq

q

mmm

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ä

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ää

ä

ää

ä

ä

N

mmmm

ääääää

ää

ä

ää

ä

ä

Tiglieto100 0 100 200m

Tavola 39

FMO

Ω

Ω

dt cs

cs

at

dt

dt

cs

dt

dt

dt

cs

cs

ΩET

ΩET

at

Page 200: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 200 -

Località

TORRAZZA 010055

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Sant’OlceseProvincia GenovaAbitanti 430Bacino idrografico principale T. PolceveraBacino idrografico secondario T. SeccaQuota m s.l.m. 260-320Foglio I.G.M.I. 83 III NOElemento C.T.R. 1:5.000 213121 “Sant’Olcese”, 213122 “Molassana”,

213123 “Trensasco”, 213124 “Manesseno”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada provinciale, strade comunali e

ferrovia Genova Casella

Studi e progetti di intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto Non esistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Opere di difesa delle sponde e briglie in corrispondenza del Rio

Cugne

Cause di instabilitàFrane attive di colamento e complesse, per la combinazione di scorrimenti e colamenti; lente deformazioni plastichenei corpi delle frane relitte.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheIl versante di Torrazza è modellato nelle rocce appartenenti a due distinte unità tettoniche. Dall’alto si rinvengono

l’Unità di Monte Antola, appartenente all’Insieme Ligure Esterno, che con contatto tettonico si sovrappone all’Unità Portello,appartenente all’Insieme Ligure Interno.

L’Unità di Monte Antola è rappresentata dall’esteso affioramento della Formazione di M. Antola (FAN), checostituisce il rilievo del Monte Tascee. Le bancate torbiditiche calcareo-marnose del flysch immergono con basso angolodi inclinazione verso E-SE. Alla base del flysch sono presenti le Argilliti di Montoggio (AMG).

L’Unità Portello è rappresentata dalla sola Formazione di Ronco (ROC), che affiora nella porzione inferiore del versantee in corrispondenza del corso del Rio Busso.

Inquadramento geomorfologicoIl versante di Torrazza, esposto ad Ovest, degrada dalla cima del Monte Tascee (461 m) fino al Rio Busso, affluente

sinistro del Torrente Sardorella, che nel tratto considerato scorre tra le quote 200 e 150 m s.l.m. Circa a metà del versante,a quote variabili tra i 300 e i 330 m, sono presenti una serie di superfici da pianeggianti a debolmente inclinate, chene spezzano il profilo. Sulla maggiore di queste è fondata la parte centrale del paese.

Procedendo verso il basso, altri elementi morfologici che interrompono il profilo longitudinale sono gli sproni su cuisorgono le frazioni di C. Pozzi e Coega. Il versante di Torrazza presenta un profilo ad andamento concavo-convesso,che ben si accorda con la sua evoluzione ad opera di movimenti franosi, che hanno svuotato la parte più elevataaccumulando materiale verso il suo fondo.

Page 201: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 201 -

L’occlusione del fondovalle del Rio Busso da parte di corpi di frana provenienti dal versante di Torrazza, ma ancheda S-SE, dall’area delle frazioni di Fava e Campi (entrambi fuori carta), è sottolineato dal decorso dei rii e deitorrentelli che vi scorrono. In particolare il Rio Busso e il rio che drena l’area di C. Pozzi presentano, per un certo tratto,un decorso circa parallelo, evidenziando i limiti di un corpo di frana.

Fig. 47 - Il centro di Torrazza sorge a mezza costa del versante occidentale del Monte Tascee. Esso è ubicato in gran parte su di una superficie abasso angolo, come si intuisce dalla fotografia, interpretata come l’espressione morfologica di uno scorrimento in roccia.

Descrizione e tipologia del fenomenoGli elementi morfologici rappresentati da alcune ormai labili concavità scolpite nella parte media del versante,

immediatamente a monte del nucleo centrale di Torrazza, e le superfici di cui si è riferito in precedenza, sono state interpretatecome l’espressione di antichi movimenti franosi. Essi probabilmente hanno avuto origine da iniziali scorrimenti di rocciain blocco che hanno coinvolto soprattutto il Flysch di Monte Antola e in parte le sottostanti Argilliti di Montoggio. Nonè da escludere che questi movimenti franosi siano stati favoriti dalla presenza di discontinuità tettoniche. Si deve infattinotare che il versante del Monte Tascee si presenta allungato secondo una direzione variabile tra N-S e NNE-SSW,confrontabile con quella del sistema di faglie che poco più a Nord, partendo all’altezza dell’abitato di Vicomorassofino quasi a di Crocetta d’Orero, determinano il contatto tra il Flysch dell’Antola e le Argilliti di Montoggio. Oltre a ciòsi deve ipotizzare anche la presenza di un sistema circa perpendicolare al precedente. Una faglia appartenente aquest’ultimo sblocca il versante nella parte meridionale del paese di Torrazza, in prossimità di Pino Soprano.

Gli iniziali scorrimenti in roccia sono stati ripresi da movimenti successivi, che hanno ulteriormente frazionato i blocchirocciosi franati. L’evidenza maggiore di questi fenomeni si ha nella parte inferiore dell’abitato di Coega, dove porzioni,evidentemente traslate in blocco, di Flysch dell’Antola si rinvengono sino a quote prossime a 240-230 m, molto più avalle rispetto agli affioramenti in posto di questa formazione.

Così come già visto in situazioni riferibili ad altri centri abitati, le frane antiche sono state successivamente ripresee smembrate da frane successive. Sono presenti frane di colamento che, oltre a coinvolgere la parte più superficialedelle frane relitte, interessano anche porzioni del versante dove affiorano le Argilliti di Montoggio. A queste si aggiunge

Page 202: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 202 -

un certo numero di frane complesse, dove si combinano movimenti di scivolamento e colamento lento, che a loro voltahanno ripreso, rielaborandole, porzioni delle frane più antiche.

La maggior parte delle frane che interessano il versante presentano uno stato di attività quiescente. Attive sono invecele frane per colamento che si sviluppano a valle della zona di Pallareto e alcuni corpi a prevalente stile di attività complessoin corrispondenza delle località Le Cascine e C. Pozzi.

Compatibilmente con lo stato fessurativo e la sua evoluzione, come riscontrato sulle strutture antropiche (edifici, strade,muri di contenimento e interpoderali) e nel terreno, si tratta di movimenti solitamente da estremamente lenti a lenti, chepossono tuttavia subire accelerazioni, per esempio durante le stagioni delle piogge, quando il tenore di acqua nel suoloè tale da plasticizzare la componente argillosa dei materiali affioranti. Deformazioni plastiche e limitati movimenti traslativisi verificano anche sui corpi delle frane relitte, per esempio in corrispondenza delle frazioni di Coega e di Ronca.

Tra le cause dell’innesco di questi movimenti franosi, oltre alla già citata plasticizzazione della frazione argillosa,c’è anche da tenere in conto l’azione erosiva operata dai rii e dai torrentelli che drenano il versante, convogliando leacque verso il Rio Busso. Quest’ultimo, in particolare, sembra aver raggiunto il substrato sottostante il corpo della franaantica che modella la zona di fondovalle.

Effetti del fenomenoLa parte del centro abitato di Torrazza che sembra soffrire maggiormente della presenza di frane è sicuramente quella

corrispondente alla località di Pallareto. Qui diversi edifici posti ai margini della strada comunale sono interessati dalesioni e fratture, anche di un certo rilievo. Verosimilmente esse sono legate alla diffusa instabilità causata dallavicinanza delle nicchie di distacco delle frane di colamento attive che affliggono il tratto di versante sottostante.

Lesioni si rinvengono anche in altre parti del centro abitato. A monte di Pallareto, tra la strada provinciale e la stazioneferroviaria di Torrazza, si rinvengono fessure su muri interpoderali e su alcuni edifici, cosi come in strutture analoghelungo la strada-mulattiera che dalla provinciale conduce alla stazione ferroviaria di Pino, all’estremità opposta del paese.E’ possibile che queste, più che a movimenti veri e propri dei corpi franosi sui quali insistono i manufatti, siano dovutead assestamenti del materiale costituente le frane stesse.

Presenza di lesioni su edifici e sulle strutture viarie si rinvengono anche in corrispondenza dell’abitato di Coega. Essosembra interessato da problemi di stabilità, più o meno lungo tutta la sua estensione fino all’ultima casa della frazione,posta alla quota di circa 240 m. Qui, oltre al verificarsi di deformazioni plastiche all’interno dei corpi delle frane relitte,che sembrerebbero rappresentare la causa principale dello stato lesivo di questa parte del centro abitato, riveste unruolo destabilizzante anche la pronunciata scarpata di degradazione incombente sul corso d’acqua sottostante.

Infine, problemi di fessurazione e lesionamento presentano alcune case in località le Cascine, all’estremità meridionaledell’area rilevata. Questa zona si presenta fortemente interessata dalla presenza di frane attive, sia complesse sia dicolamento, la maggior parte delle quali, però, ricade all’esterno dell’area rilevata.

Interventi di sistemazioneLa situazione di instabilità che affligge il centro di Torrazza è nota da tempo ed è stato dichiarato centro abitato da

consolidare, con relativa perimetrazione con delibera del Consiglio Regionale del 20 Maggio 1981 n°58, ai sensi dellalegge 9 Luglio 1908 n°445, D.L.L. 30 Giugno 1918 n°1019 e della Legge Regionale 9 Settembre 1974 n°37.

Alcuni interventi, volti soprattutto alla sistemazione idraulica, sono stati attuati in corrispondenza della parte inizialedel Rio Cugne, che da sotto la località di Pallareto convoglia le acque al Rio Busso. Le opere eseguite sono statesostanzialmente delle difese di sponda (gabbionate) e briglie in calcestruzzo, per cercare di limitare l’erosione delleacque correnti. Alcune briglie, ormai in stato di avanzata demolizione, si ritrovano anche più a valle lungo lo stessocorso d’acqua.

Page 203: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 203 -

qq

qqq

q

q

II

I

I

I

I

I

I

III

I

I

I

II

II

III

I

II

I

III

I

I

I

I

m

mm

mmm

mm

ä

ää

ä

ä

ää

äää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ää

ä

ä

ä

ää

ä

ää

ä

N

100

0100

200m

FAN

FAN

AMG

ROC

ROC

To

rrazza

20

g

25

n

Tavo

la 4

0

Page 204: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 204 -

Località

VICOMEZZANO, VICOSOPRANO 010048

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune RezzoaglioProvincia GenovaAbitanti 37 (Vicomezzano); 80 (Vicosoprano)Bacino idrografico principale T. AvetoBacino idrografico secondario T. CugnoQuota m .s.l.m. 925-970 m (Vicomezzano), 1075-1100 m (Vicosoprano)Foglio I.G.M.I. 83 I SEElemento C.T.R. 1:5.000 215012 “Vicosoprano”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Strada Provinciale di Alpepiana

Studi e progetti di interventiStudio del dissesto Non esistenteStrumentazione di controllo Non installataProgetto generale di sistemazione Non esistenteInterventi eseguiti Muri di contenimento

Cause di instabilitàCarente regimazione delle acque piovane e di infiltrazione.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Caratteristiche geologicheNell’area è presente l’Unità Ottone - S. Stefano. Le formazioni presenti sono il Flysch di Ottone (FOT) e le Argille a

blocchi di M. Veri (AMV). Il Flysch di Ottone - S. Stefano affiora con sequenze torbiditiche di marne calcaree o calcarimarnosi a base calcarenitica, in strati da medi a spessi, con intercalazioni di arenarie fini, siltiti ed argilliti in strati sottilie medi.

Inquadramento geomorfologicoVicomezzano sorge in sinistra idrografica del T. Cugno, affluente in sinistra del T. Aveto. Più precisamente, l’abitato

si sviluppa sulla testata di un vecchio corpo di frana apparentemente stabilizzato, nella parte medio bassa del versanteche raccorda il lato sinistro del T. Cugno al Prato Paretto. Tutto il versante è vistosamente interessato da vecchie frane,che ne hanno diminuito l’acclività e addolcito le forme. Le frane in prossimità del torrente sono di forma allungata e didimensioni minori rispetto a quelle individuabili a mezza costa. Queste ultime, infatti, hanno verosimilmente interessatouna porzione maggiore di terreno sia in profondità che in estensione. Su una di queste frane relitte, collocate a mezzacosta del versante è situato il paese. Questa estesa frana relitta può essere distinta in aree a differente stabilità: la partealta in cui è ancora riconoscibile la scarpata, risulta complessivamente stabile; la testata, che specialmente verso la fronteè soggetta a periodiche riattivazioni, provocate dalle scadenti proprietà geomeccaniche del materiale eterogeneo costituenteil corpo di frana. Questo risulta soggetto a fenomeni di riattivazione per erosione esercitata lateralmente dai rii. A questafrana si sovrappone una seconda tipo scorrimento � colamento, che ha coinvolto negli anni ’20 del secolo scorso alcuniedifici e la strada. La parte mediana di questa frana si sta riattivando, soprattutto a causa della inadeguata regimazioneidraulica e della quasi assenza di rete fognaria.

Vicosoprano occupa la parte alta del versante meridionale del M. Pescino, in destra idrografica di un corso d’acquaaffluente del Torrente Aveto. Più precisamente, l’abitato si sviluppa tra la testata e la parte mediana di versante che raccorda

Page 205: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 205 -

il lato sinistro del T. Cugno a Piani. L’assetto geomorfologico di questo tratto di versante che raccorda il lato sinistrocondizionato fortemente dalla presenza della grossa frana che ha coinvolto il versante settentrionale. Questo evento,infatti, ha determinato lo smantellamento della corona della frana sulla cui testata sorge l’abitato di Vicosoprano. Lanicchia di distacco di questa estesa frana è ancora visibile e va da quota 1180 fino alla quota di circa 1320 m.

Fig. 48 – E’ visibile la nicchia da cui si è staccata la frana sulla cui testata sorge Vicosoprano. Tra la testata e la scarpata sono presenti coni detri-tici derivanti dallo smantellamento di parte della scarpata originaria. L’attività si concentra prevalentemente nella parte mediana del corpo di franadovuta principalmente alla presenza di acque di infiltrazione.

Tipologia del fenomeno e descrizione Si distinguono numerosi fenomeni franosi. Secondo fonti orali del luogo, il più recente che risale al Dicembre del

1913 ha interessato la strada sottostante e alcune abitazioni. Di dimensioni notevolmente più grandi è quello su cui èsituato il paese di Vicomezzano. Questo fenomeno è di tipo scorrimento rotazionale � colamento. La testata della franasi colloca poco a monte della strada e appare in parte mascherata da fenomeni di riattivazione tipo crollo e ribaltamento,che formando accumuli detritici tra testata e scarpata ne hanno addolcito la geometria.

La nicchia di distacco, in parte ancora riconoscibile sopra la strada, si sviluppa interamente nella formazione deiCalcari di Ottone e va da quota 970 m fino a circa 930 m. La testata della frana, tra quota 930 e 940 presenta segnidi erosione attiva, sia sui fianchi per effetto dell’incisione da parte dei rii laterali, sia nella zona centrale, dovel’assenza di una idonea rete di regimazione idraulica facilita l’infiltrazione diretta delle acque meteoriche. Questo, unitamentealle perdite dalle reti acquedottistiche e fognarie o peggio ancora infiltrazioni dove queste ultime sono addirittura assenti,contribuisce a mantenere costantemente imbibito il materiale di frana abbassandone le proprietà geomeccaniche e favorendol’evoluzione del dissesto. Il corpo di frana evoluto in colamento fino al fondovalle, orientato circa Nord Sud, mostra segnidi riattivazione provocati dall’azione erosiva dei torrenti laterali. Sul lato sinistro della frana relitta è visibile un'altra franadi recente formazione. La nicchia di distacco è riconoscibile alla quota di 1035 m, mentre il corpo è delimitato a sinistrada un rio e a destra dalla frana prima descritta, alla quale risulta in parte sovrapposto. Dalle notizie acquisite, la franaè attribuibile ai primi anni ’10 del secolo scorso e interessò parte di quello che era il vecchio paese di Vicomezzano,travolgendo alcune abitazione e vie di accesso.

Page 206: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 206 -

Sul lato sinistro della chiesa di Vicomezzano, ubicata circa 400 m prima del paese vero e proprio, è individuabileuna frana di notevoli dimensioni. Le caratteristiche evolutive sono simili a quelle viste per Vicomezzano: la nicchia èposizionata tra la quota 970 m e 1000 m e il corpo presenta nel tratto mediano una evoluzione progressiva con stiledi attività multiplo. Infatti, un secondo fenomeno franoso, sviluppatosi a partire da quota 930 m, ha coinvolto parte delcorpo di frana principale, determinando un allungamento della colata fino al Torrente.

La parte est del versante su cui sorge Vicomezzano è interessata da un altro fenomeno franoso del tipo scorrimentorotazionale � colamento. Le caratteristiche evolutive sono del tutto simili a quelle viste per Vicomezzano, soltanto laparte frontale appare molto più evoluta in fenomeni di colamento. Sono presenti anche piccole nicchie di distacco edaree in erosione.

Vicosoprano sorge in parte sulla testata di un corpo di frana di tipo scorrimento rotazionale � colamento, non ancoradel tutto stabilizzato, e la nicchia di distacco si sviluppa interamente nella Formazione dei Calcari di Ottone, mascheratadai terreni di copertura franosi.

La parte centrale di questo antico corpo di frana si è riattivata con un movimento tipo scorrimento � colamento, lanicchia di distacco va da quota 1070 m fino a 1130 m. Un secondo movimento tipo colata ne ha coivolto il fiancodestro andando ad interessare parte della scuola e la strada comunale. Nella parte alta del versante sono presenti altrifenomeni franosi antichi tipo scorrimento, che non danno segni di riattivazione.

Effetti del fenomenoA Vicomezzano le lesioni riscontrate sono concentrate per la maggior parte sugli edifici collocati a valle della strada,

nel settore destro della frana. In quest’area, infatti, si è formato un piccolo impluvio che raccoglie sia acque meteoricheche acque di infiltrazione provocando instabilità diffusa, riconoscibile oltre che dalle numerose lesioni presenti sugli edificianche da fenomeni di colamenti superficiali che hanno dislocato in parte il terreno originario.

Vicosoprano giace sulla testata della frana ancora visibile e qui sono le abitazioni maggiormente colpite. Molti edificirisultano gravemente lesionati. Alcuni di questi mostrano oltre a profonde ed estese lesioni anche basculamenti dellastruttura. La viabilità pedonale all’interno del paese è anch’essa molto colpita con lesioni trasversali e parallele alla direzionedi marcia. Le zone colpite sono sia quella situata a ovest dell’abitato, in corrispondenza delle due nicchie di distaccoattive, la più avanzata di queste lambisce la strada principale, sia quella collocata ad est in prossimità del barristorante.

Interventi di sistemazioneA Vicomezzano gli interventi sono limitati a muri di sostegno e limitate opere di regimazione idraulica.A Vicosoprano sono stati eseguiti muri di contenimento e regimazione delle acque meteoriche. In passato era stato

realizzato sopra il paese un drenaggio delle acque, la cui efficacia risulta attualmente di difficile valutazione.

Page 207: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 207 -

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ä

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä ä

ä

ä

ä

ää

ää

ää

ää

ää

ä

ä

ä

ä

ä

ä ää

ä

ä

ä

ä

ss

s

Vicomezzano, Vicosoprano

N

100 0 100 200mTavola 41

FOT

FOT

FOT

>54

46X

cs

Page 208: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 208 -

Località

VICOMORASSO 010055

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Sant’OlceseProvincia GenovaAbitanti 635Bacino idrografico principale T. PolceveraBacino idrografico secondario T. SeccaQuota m s.l.m. 300-320Foglio I.G.M.I. 83 III NOElemento C.T.R. 1:5.000 213121 “Sant’Olcese”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvoltiAbitanti ---Edifici ---Vie di comunicazione Viabilità comunali e ferrovia Genova-Casella

Studi e progetti di intervento Abitato dichiarato instabileStudio del dissesto EsistenteStrumentazione di controllo InstallataProgetto generale di sistemazione EsistenteInterventi eseguiti Briglie lungo il corso del Torrente Sardorella, drenaggi e pozzo

drenante, muri di contenimento tirantati e cordoli

Cause di instabilitàFrane attive complesse e di colamento, con velocità di movimento da lenta ad estremamente lenta, che rappresentanoriattivazioni delle porzioni superficiali di antichi corpi di frana in roccia.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

L’area in cui si trova il centro abitato di Vicomorasso è costituita da rocce appartenenti all’Unità di Monte Antola.L’intero versante è modellato essenzialmente nelle Argilliti di Montoggio (AMG), che si presentano variamente ripiegate,

a differenti scale, e ridotte di norma in scagliette prismatiche e minute a causa di un diffusissimo clivaggio di frattura.Nella parte occidentale dell’area rilevata compare, al di sopra delle argilliti in rapporto stratigrafico, un lembo dellaFormazione di M. Antola (FAN), che costituisce l’emergenza morfologica del Castello.

Il limite orientale di questo affioramento è, con buona probabilità, determinato dalla presenza di una faglia, direttacirca Nord-Sud.

Inquadramento geomorfologicoVicomorasso è posto all’estremità meridionale della dorsale rocciosa, scolpita nelle Argilliti di Montoggio, che decorre

con andamento Nord-Sud a partire dal Monte Tullo (si veda la scheda del centro abitato Sant’Olcese Chiesa-Tullo). Apartire circa dall’abitato di Carrossini, la dorsale rocciosa perde la sua individualità e lascia il posto ad un versantedalla forma triangolare, che giunge con la sua base in corrispondenza del corso del Torrente Sardorella.

Vicomorasso è sparso in differenti nuclei lungo tutto questo versante e in parte si è sviluppato anche verso Ovest, aldi là dell’arrotondato spartiacque culminante nel rilievo del Castello.

A valle di Carrossini, l’intero versante è caratterizzato dalla presenza di superfici circa suborizzontali o incontropendenza e dall’alternarsi, nel senso della massima pendenza, di dossi e avvallamenti di ampiezze differenti.Non esiste una rete di aste torrentizie vera e propria, ma sono presenti piuttosto una serie di impluvi dall’andamentotortuoso e dal profilo trasversale ampio e arrotondato, che convogliano le acque superficiali verso il torrente principale.

Page 209: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 209 -

Descrizione e tipologia del fenomenoGià a monte del nucleo abitato la superficie della dorsale rocciosa di Monte Tullo appare tranciata da una netta

cicatrice, che evidenzia la presenza di una frana in roccia. Essa è stata sucessivamente smembrata da movimenti gravitatividiretti verso Est e verso Sud; questi ultimi sono quelli sui quali è collocata la maggior parte del centro abitato di Vicomorassoe conferiscono al versante il manifesto aspetto di un’area determinata da una situazione generalizzata di collasso.

Si tratta di antiche frane che hanno coinvolto l’ammasso roccioso, verosimilmente con movimenti profondi discorrimento. Procedendo verso Sud la reale estensione di questi movimenti franosi si perde, a causa soprattutto dellosmembramento subito da parte delle frane successive impostatesi su di essi, e diviene difficoltoso individuarne la presenza,se non in lembi tra essi distanti che emergono in punti differenti lungo il versante.

Allo stato attuale l’instabilità dell’area è determinata soprattutto da frane complesse per il combinarsi di movimentidi tipo scorrimento e colamento lento, che arrivano ad interessare al massimo i primi 10-15 metri degli accumuli delleantiche frane. In corrispondenza della parte occidentale del centro abitato è presente un fenomeno di colamento, chepassa verso il basso a fenomeni complessi.

Lo stato e l’evoluzione delle lesioni riscontrabili sugli edifici e nel terreno portano a valutare come attivi i fenomenifranosi che interessano la parte medio-inferiore del versante. I movimenti sono abbastanza continui nel tempo e la lorovelocità è normalmente da lenta a estremamente lenta, anche se non si può escludere che subisca localmenteaccelerazioni, per esempio durante le stagioni piovose.

La causa dei movimenti franosi presenti va ricercata, infatti, soprattutto nella plasticizzazione dei materiali argillosiche costituiscono in prevalenza gli ammassi franosi, da parte delle acque subsuperficiali circolanti e nell’azione erosivaoperata alla base del versante dal T. Sardorella.

Effetti del fenomenoGli edifici che portano i segni della diffusa instabilità del versante sono riscontrabili praticamente un poco ovunque

all’interno dell’area esaminata. Tra le situazioni di maggiore criticità è da sottolineare quella del nucleo centrale diVicomorasso. Qui, diverse abitazioni, tra le quali il relativamente recente complesso abitativo in prossimità degli

Fig. 49 - Il centro abitato di Vicomorasso è costituito da differenti nuclei distribuiti lungo il versante destro del T. Sardorella. La parte più occidenta-le dell’abitato (nella fotografia) è quella meno coinvolta nei movimenti franosi in atto. Essa si trova, tuttavia, sul limite del corpo di una estesa franarelitta.

Page 210: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 210 -

impianti sportivi e alcuni edifici e case al centro del paese, presentano lesioni e fratture, anche di una certa entità, segnidel loro coinvolgimento all’interno di frane attive. Lesioni che interessano muri di contenimento, edifici e il manto stradalesi rinvengono anche lungo la carrozzabile che da Carrossini porta a Vicomorasso.

Nella parte bassa del versante, in corrispondenza delle frazioni di Ca’ de Cecchi e Vallombrosa, sono visibili sualcuni edifici i segni del danneggiamento causati dall’instabilità del substrato e più in generale quasi tutte la case sparsenell’area di Pian del Prato presentano, in differenti gradi, lesioni che si ripropongono anche dopo interventi diriqualificazione.

Interventi di sistemazioneLa situazione di instabilità che affligge il centro di Vicomorasso è nota da tempo ed è stato dichiarato centro abitato

da consolidare, con relativa perimetrazione con delibera del Consiglio Regionale del 20 Maggio 1981 n°58, ai sensidella legge 9 Luglio 1908 n°445, D.L.L. 30 Giugno 1918 n°1019 e della Legge Regionale 9 Settembre 1974 n°37.

Nell’arco dell’ultimo ventennio, sono stati attuati numerosi interventi, volti al consolidamento del versante e del centroabitato e nel suo intorno. Lavori di risistemazione sono stati effettuati a più riprese e in più punti lungo il versante. Latipologia delle opere consiste nella realizzazione di opere di regimezione delle acque, pozzi a trincee drenanti,imbrigliamento dei corsi d’acqua, opere di consolidamento mediante muri e cordoli palificati e con tiranti.

Page 211: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 211 -

IIIIII

IIII I

I

I III

IIIIIIIII

ä

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ä

N

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ä

ääää

ä

ä

ää

ä

ä

ää

ä

ää

ä

ää

ää

ä

ää

ä

100 0 100 200mVicomorasso

AMG

AMG

FAN

al

al

at

at

at

25k

Tavola 42

Page 212: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 212 -

CENTRI ABITATI INSTABILI SEGNALATI

COMUNE DI BORZONASCAZolezziTutta l’area è dominata dalla Formazione del Complesso di Casanova, qui presente in brecce poligeniche a matricearenitica. A sud del M. Agugiaia, sul versante est di Rocca Borzone (713 m) si trova la frana relitta di Zolezzi. Questafrana ha interessato la Costa Cogozzi, ma non è ben riconoscibile poiché alcune forme sono state smantellate. La nicchiadi distacco si sviluppava al contatto, complessivamente disposto a franapoggio, tra olistostromi e Scisti della ValLavagna. Dalle osservazioni fatte, possiamo interpretare il movimento di questa frana come uno scorrimento rotazionaleevoluto in colamento.Dalla documentazione raccolta ed in particolare da cinque carotaggi continui più 3 prove penetrometriche è stato possibiledefinire la stratigrafia dell’area in frana. Dai carotaggi è scaturita la presenza di quattro orizzonti ben distinti percaratteristiche geotecniche fino alla profondità di 16 m.Occorre premettere che ad una situazione geologica non ottimale, a causa dell’impostazione del paese su un accumulosoggetto a lento colamento gravitativo, si aggiunge una tipologia degli edifici poco idonea a sopportare assestamentianche lievi del terreno, in quanto caratterizzata dall’assenza quasi totale di fondazioni e collegamenti strutturali. Gliedifici indagati sono 23, tutti di antica costruzione, molti sono disabitati e in evidente stato di abbandono. Quasi tuttigli edifici dell’antico nucleo abitativo sono interessati da fratture. Da alcuni anni sono state posti, da parte della ComunitàMontana di Borzonasca, 21 fessurimetri in corrispondenza delle fratture ritenute più significative. Di essi 3 sono andatipersi, 7 non hanno subito variazioni rilevanti, mentre 11 hanno registrato spostamenti significativi. Dallo studio dellelesioni è scaturita l’ipotesi di trovarsi in presenza di una diffusa tendenza a movimenti rotatori (basculamenti), cometestimoniato dalle numerose fessure a gola rovescia.Sono stati eseguiti interventi indirizzati a limitare l’azione erosiva dell’acqua, come la realizzazione di numerose briglienel Rio che fiancheggia Zolezzi e la canalizzazione del corpo di frana, inoltre è stata costruita una gabbionata in pietraa valle del corpo di frana in modo da rallentarne il colamento. Alcuni edifici, collocati nella parte più avanzata dellafrana, sono stati consolidati con pali e tiranti. Nel Giugno 1987 è stata realizzata a spese della Regione Liguria nelcontesto delle opere di Bonifica Montana relativi all’anno 1994, una indagine geologica supportata da campagnageognostica e geotecnica. Sulla scorta delle indicazione ricavate dalla campagna geognostica è stato realizzato unmuro fondato su pali intervallati da tiranti e gabbionata in pietrame al piede della frana. Come monitoraggio è statomesso in opera un inclinometro e 20 fessurimetri su edifici lesionati.

COMUNE DI BUSALLACamarzaOltre ai terreni di copertura superficiale ed a numerosi corpi di frana, nell’area in oggetto affiorano i depositi tardo epost-orogeni del Bacino Terziario Piemontese qui rappresentati dalla Formazione dei Conglomerati di Savignone (CGS)e localizzati immediatamente a nord est di Bastia, l’Unità di M. Antola, qui con la formazione delle Argilliti diMontoggio (AMG). I conglomerati costituiscono un complesso in posizione trasgressiva ed in discordanza stratigraficarispetto all’Unità dell’Antola, sottostante.Il centro abitato di Camarza, edificato nell’intervallo altimetrico compreso tra le isoipse dei 445 e 470 m e situato allabase del versante che culmina con il Bric dell’Isola Bassa (678 m) costituito dai conglomerati, si trova più specificamentenel settore di confluenza del T. Seminella con il R. Moglia. Nel ripido versante a conglomerati si possono osservare leprofonde incisioni impostate sia su discontinuità di origine tettonica e sia su alcune superfici di scorrimento che hannodato luogo a numerosi fenomeni gravitativi. Il settore di versante interessato dalle Argilliti di Montoggio e sul quale sitrova Camarza, si presenta variamente modellato da modeste frane di tipo colata erose al piede dal torrente. Alcuni edifici di Camarza presentano lesioni ai muri perimetrali a testimonianza di probabili movimenti del terreno; inspecial modo quelli localizzati al bivio della strada che conduce a C. del Castello; la chiesa, inoltre, a causa di un movimentoprobabilmente oggi non attivo, presenta una marcata inclinazione rispetto alla verticale E’ da segnalare, inoltre, cheil tratto di strada compreso tra Camarza ed il fondovalle presenta, a luoghi, cedimenti del manto stradale.

COMUNE DI CAMPOMORONEIsoverdeIl centro abitato si sviluppa tra le quote 240 e 170 m s.l.m. lungo il fondovalle del Torrente Verde, in corrispondenzadella confluenza con il Torrente Iso. Nell’area affiorano rocce appartenenti alle Unità Monte Figogna e Monte Gazzo-

Page 213: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 213 -

Isoverde della Zona Sestri-Voltaggio. La prima è rappresentata da pelitoscisti argillosi grigio-neri o verdastri, cui si intercalanostrati medi e sottili di arenarie quarzose, da fini a finissime a cemento carbonatico, che rappresentano il tetto stratigraficodelle Argille a palombini del Passo della Bocchetta. L’Unità Monte Gazzo-Isoverde è rappresentata, procedendo da NWverso SE, dalle Dolomie di Monte Gazzo, cui si associano, al passaggio con i soprastanti terreni giurassici, depositigessosi biancastri, brecce evaporitiche e carniole; dai Calcari di Gallaneto e dalla Formazione di Torbi. Le masse gessose,il cui contatto con i terreni soprastanti è in genere di tipo tettonico, sono confinate entro strutture tipo piega-faglia inglobateall’interno delle metargilliti nerastre, di cui i gessi costituiscono il nucleo.Il gesso è stato estratto attraverso la realizzazione di pozzi verticali e gallerie. Le gallerie abbandonate sono state interessateda crolli delle volte, che si sono propagati in superficie con fenomeni di subsidenza. Questi fenomeni affliggono da tempoil centro abitato nell’area del cimitero, in corrispondenza di una trasversale del T. Iso e ancora a cavallo del corso delT. Verde, in un’area immediatamente a monte della confluenza tra i due torrenti. La situazione di maggiore rischio èstata riscontrata in corrispondenza di quest’ultimo sito, dove i fenomeni di subsidenza, legati alla presenza di una galleria,hanno coinvolto due edifici di recente costruzione, posti immediatamente a ridosso della sponda sinistra del T. Verde.I riflessi di questa situazione, oltre alle lesioni comparse sui fabbricati, sono dati dalla presenza, a margine dell’alveo,di depressioni di diametro inferiore al metro e di forma subcircolare, corrispondenti a fornelli. L’instabilità ha determinatoanche l’insorgere di fenomeni lesivi e cedimenti di una certa entità nella strada provinciale adiacente il corso d’acquain destra idrografica. Sono stati condotti studi, finanziati con fondi ex D.L. 180/98 assegnati alla Regione Liguria, voltialla comprensione del fenomeno e alla progettazione e realizzazione di interventi, realizzati, per conto della ComunitàMontana Alta Val Polcevera, dalle società SGG di Savona e IGEAS Engineering s.r.l. di Torino. Le indagini sono statesviluppate in due fasi ed hanno comportato l’esecuzione di sondaggi meccanici, stese georadar GPR, prove dipermeabilità in foro al di sotto dell’alveo e studio delle modalità di infiltrazione delle acque attraverso l’impiego di tracciantie misurazione dei tempi di corrivazione. Queste ultime hanno messo in evidenza come esistano diverse zone diingresso dalle quali si infiltra una consistente aliquota del deflusso dell’acqua all’interno delle cavità, che escenuovamente a giorno, con un meccanismo tipo “troppopieno”, qualche decina di metri più a valle.Nel corso di una prima fase, ultimata nei primi mesi del 2003, sono stati realizzati interventi di compartimentazionedel sottosuolo, mediante la formazione di una barriera a permeabilità ridotta, costituita da pali di grande diametro.Questo ha creato un impedimento all’afflusso continuo di acque superficiali nella cavità presente nel sottosuolo in prossimitàdegli insediamenti. Nella seconda fase di intervento, ancora in atto al momento della stesura del testo, verranno realizzateiniezioni di intasamento dei vuoti presenti e opere di sigillatura e impermeabilizzazione dell’alveo del torrente. Ciò dovrebberidurre gli afflussi nelle vecchie gallerie di estrazione del gesso, rallentando i processi di dissoluzione accelerata chelo interessano. Il monitoraggio del sottosuolo, iniziato a partire dall’estate del 2000, e degli edifici ha messo inevidenza come un miglioramento nella loro stabilità sia già stata ottenuta con l’esecuzione delle opere di compartimentazionedel sottosuolo.

COMUNE DI CASELLALoc. ValleginaAl margine del centro abitato in sinistra di un piccolo affluente dello Scrivia, il Rio S. Stefano, alcune case di recentecostruzione, un breve tratto della strada e vari muri di scarpa, sono interessati da lesioni di modeste entità ma diffuse.La zona è interessata, oltre che da estese coperture detritiche, da una frana di scivolamento roto-traslativo nell’Unità diMonte Antola, riattivata nei pressi di Casella dall’erosione torrentizia al piede e da movimenti della coltre detritica superficiale.Una campagna geognostica è stata effettuata. La Comunità Montana ha eseguito sistemazioni idrauliche sul Rio.

COMUNE CASTIGLIONE CHIAVARESEMassoIl centro è situato in mezzo alle massa ofiolitiche del Chiavarese. In particolare, il nucleo principale giace su Brecceofiolitiche, specificamente con clasti di serpentiniti e olistoliti di grandi dimensioni. Le brecce nelle pietre verdi sono co-stituite da elementi della relativa ofiolite, in questo caso la serpentina, altrove il gabbro o il diabase. Un vasto intornodi Masso è in dissesto sia a causa della natura grossolanamente detritica delle rocce affioranti sia della complicazio-ne dei rapporti fra diabasi e serpentine che sembrano essere anche di natura tettonica. Inoltre, la zona è stata interes-sata da attività estrattiva a cielo aperto che ha inciso profondamente sul paesaggio. Il dissesto interessa sia il versan-te est che quello ovest, tramite due frane, la maggiore delle quali è quella occidentale. Si tratta di un vasto scivolamen-to planare in roccia che coinvolge la strada di accesso al paese e alcune case che lo precedono, mentre Masso è so-stanzialmente indenne. Tuttavia, esiste la necessità di una bonifica dell’area franosa.

Page 214: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 214 -

L’area è indicata in parte in R4 nel Piano Stralcio di Bacino. E’ stata redatta una Relazione Preliminare ad opera del-la Provincia. Sono previsti al 2004: una campagna geognostica, con sondaggi a rotazione e a carotaggio continuo,installazione di tubi inclinometrici e piezometri, monitoraggio freatimetrico, strutturale ed inclinometrico, rilevamento geo-logico e geomorfologico di dettaglio, predisposizione di opere di bonifica.

MissanoUn primo dissesto interessa la piccola frazione Casa del Monte. Questa si trova immediatamente sotto la strada prin-cipale di scorrimento della valle e che attraversa Missano. La case presentano quadri fessurativi evidenti e una cabinadell’ENEL è stata abbattuta e trasferita altrove. Sono stati eseguiti due muri di contenimento, cordoli e pali negli anni1995 – 2000, ma l’attività della frana è dimostrata dall’inarcamento dei vecchi muri a ridosso del vicolo che percor-re la frazione e dalla incrinatura e basculamento della colonnina della fontana appena rifatta. Il movimento è iniziatoalmeno 15 anni fa ed è uno scorrimento roto – traslativo degli argilloscisti scuri con intercalazioni di calcilutiti e strate-relli di arenarie siltose delle Argille a Palombini. La frana è localizzata, ma il T. Petronio esercita un’azione di erosio-ne al piede del versante che pertanto tende a scaricarsi verso il basso.Una seconda frazione da menzionare è la borgata di Torsivì. E’ situata su un piccolo ripiano terrazzato, che come al-tri nella Valle Petronio sono verosimilmente “terrazzi” di frana. La formazione interessata è quella delle Argille a Palom-bini. Il piccolo nucleo abitato ha problemi di stabilità legati all’erosione di sponda del Rio del Guacci, prima della suaimmissione nel T. Petronio. Alcune case sono state lesionate e le lesioni sono state riprese anche recentemente dagli abi-tanti. Mediante un intervento iniziato nel 1990 sono state posizionate briglie per la regimazione delle acque.

COMUNE DI CICAGNACassottanaL’abitato di Cassottana è ubicato in sinistra idrografica del T. Lavagna in un intervallo altimetrico compreso tra 200 me 150 m e in corrispondenza di una spessa coltre detritica di origine franosa rappresentativa di un fenomeno gravitativoprobabilmente molto antico. L’abitato che presenta uno sviluppo prevalentemente orizzontale organizzato in dueagglomerati separati dalla strada comunale di accesso, risulta ubicato in prevalenza sul residuo della testata di un anticocorpo di frana, mentre solo in parte (alcune delle abitazioni poste più a monte) appare collocato nella zona diraccordo tra l’ammasso detritico e l’originaria nicchia di distacco. Proprio in questa parte del versante si è verificatonella prima metà degli anni ‘90 del secolo scorso un modesto fenomeno franoso che, connesso con un’evoluzione regressivadell’antica scarpata di frana, ha solo marginalmente interessato il paese, coinvolgendo un edificio di civile abitazione.Tale dissesto è stato prontamente affrontato dai responsabili del Comune di Cicagna mediante l’impostazione di operedi regimazione idrica e di un muro di sostegno posto a protezione dell’abitato. Per quanto riguarda l’accumulo detritico sul quale è impostato il paese si evidenzia come al momento non vi siano evidentisegnali che possano indicare con certezza una parziale riattivazione dello stesso. Le lievi lesioni a quelle abitazioniche recentemente non sono state ristrutturate ed alla strada comunale di accesso al paese potrebbero essere attribuiteallo sviluppo di deformazioni plastiche della coltre detritica di origine franosa che, rappresentativa dei litotipiargilloscistosi appartenenti alla Formazione degli Scisti Manganesiferi (formazione che affiora nella parte di versanteindagata), presenta una componente limo-argillosa non trascurabile. In mancanza di dati certi, come letture inclinometriche,non è comunque attualmente possibile attribuire con certezza la genesi dei lievi dissesti occorsi a Cassottana.

COMUNE DI CROCEFIESCHILoc. Madonna della Rocca e ValleggeUn gruppo di case posto poco a valle dell’abitato principale di Crocefieschi fu investito nel Dicembre 2002 da diversimassi di notevoli dimensioni subendo gravi danni. Il distacco è avvenuto da una parete subverticale intagliata nellaFormazione dei Conglomerati di Savignone. La formazione è normalmente affetta da fratture anche decametriche inragione dei rapporti morfotettonici con i sottostanti Calcari del M. Antola e le Argilliti di Montoggio (o anche il Flyschdi Ronco). Per quanto riguarda la Località Madonna della Rocca, il Comune, con finanziamento regionale, ha bonificatoil versante, rinforzandolo e sistemando reti sulla parete e predisponendo il monitoraggio.Va segnalato, inoltre, che le abitazioni del centro abitato poste vicino alla chiesa parrocchiale presentano numerosefratture. L’abitato è posto su una stretta dorsale divisoria delle Valli Moglia e Vobbia. In corrispondenza del lato marittimodi questa dorsale è evidente una corona di frana, quiescente, che risale fino al centro abitato nella zona della chiesa.Nella zona sottostante, la morfologia è tipica di una notevole frana di scorrimento roto-traslativo evoluto in colamento

Page 215: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 215 -

manifestatosi nei terreni dell’Unità di Monte Antola. Le case del Madonna della Rocca, per inciso, sono state edificatesu di essa. Alcune abitazioni della località Vallegge sul lato sinistro della strada per Camarza (bacino dello Scrivia) furonointeressate negli anni ’70 del secolo scorso da notevoli danni in seguito alla riattivazione parziale per scalzamento alpiede di una grande frana di scivolamento roto - traslativo e colamento che copre parte del versante. La Comunità MontanaAlta Valle Scrivia ha effettuato lavori di regimazione.

COMUNE DI DAVAGNA Marsiglia Il centro abitato di Marsiglia è ubicato nel settore occidentale del territorio comunale di Davagna, in corrispondenzadi un ampio ripiano a bassa pendenza situato a circa 550 m, che corrisponde alla testata di un antico ed esteso accumulofranoso. Tale elemento morfologico si è originato in seguito ad un’evoluzione di tipo progressivo di un precedente edancora più antico corpo di frana, la cui testata è attualmente ancora ben riconoscibile e risulta costituire un’ulterioreripiano a bassa acclività situato poco a monte del paese, ad una quota approssimativa di circa 640 m.Nel complesso quindi l’evoluzione morfologica di questa parte della Val Bisagno può essere ricostruita secondo duefasi principali, in cui i processi gravitativi hanno sviluppato due estesi collassi di versante, che in successione hanno presoorigine dalle pendici del Monte Bastia fino ad invadere l’alveo del T. Arvigo, con un accumulo complessivo di circa 9milioni di m3. Sotto il profilo geologico la parte di versante su cui si è insediato l’abitato è costituita unicamente dallaFormazione di Monte Antola, costituita da calcareniti, calcari marnosi, marne in strati da spessi a molto spessi alternatia strati sottili di argilliti e argilliti-marnose, disposti generalmente a reggipoggio. Tali litotipi appaiono inoltrefrequentemente caratterizzati (soprattutto gli strati calcarei e calcareo-marnosi) da sistemi di fratture che risultanodisposti in prevalenza ortogonali alla stratificazione. La presenza di tali discontinuità e le giaciture prevalentemente afranapoggio, l’azione di erosione concentrata esercitata alla base del versante da parte del T. Arvigo e il sollevamentotettonico a cui è stato soggetto il settore in esame, possono costituire i fattori principali responsabili di un’evoluzionegeomorfologica dell’area, caratterizzata in prevalenza dallo sviluppo di forme gravitative. Attualmente, appareassumere una particolare importanza l’azione esercitata dal T. Arvigo in seguito ad eventi di portata eccezionale.Nel Medioevo (Brancucci et al, 1980) tale azione ha causato, assieme ad un aumento improvviso del livello della faldafreatica all’interno del corpo della grande frana di Marsiglia, il distacco improvviso di parte del meno antico corpo difrana con la formazione di un esteso ciglio di distacco che ha sfiorato la parte nord occidentale del centro abitato. Lafesta della Madonna della Sligia viene celebrata dagli abitanti del paese proprio in ricordo a tale evento, che avrebbepotuto avere conseguenze assai più drammatiche. In tempi più recenti sono stati segnalati fenomeni di una ripresa deimovimenti a valle dell’abitato. Questi e la persistente presenza della nicchia di distacco della frana risalente alMedioevo, potrebbero costituire i segnali di un’evoluzione regressiva di tale scarpata. Benché le abitazioni di Marsiglianon denotino attualmente serie lesioni alle proprie strutture, occorre segnalare come i sopralluoghi abbiano rivelato lapresenza di deformazioni plastiche superficiali in corrispondenza della scarpata di frana posta a valle del paese. Ciòsuggerisce una possibile ripresa di fenomeni franosi pericolosi. Inoltre, l’assenza di un adeguato sistema di drenaggiodelle acque di scorrimento superficiale potrebbe, in occasione di eventi piovosi eccezionali, consentire nuovamente uninnalzamento improvviso della falda freatica all’interno del corpo di frana con una ripresa dei fenomeni franosi.

COMUNE DI GENOVANumerose sono le segnalazioni riguardanti dissesti nel comune. Nel corso degli anni, tuttavia, i pronti interventi di ripristinodella viabilità e di bonifica dei versanti hanno di volta in volta messo in sicurezza le parti di abitato interessate. Si puòcitare a questo proposito l’esempio di Via Digione. Da un ex fronte di cava il 21 Marzo 1968, a seguito di una intensapioggia, alle ore 18 si è staccato prima un masso e poi successivamente un enorme lastrone di roccia di circa 16000m3 che hanno colpito le colonne di un palazzo costruito nelle immediate vicinanze, con il conseguente crollo di una suaala provocando 19 vittime. La frana in seguito è stata bonificata.Attualmente, secondo il Piano di Bacino, si possono segnalare le seguenti località: Fossato - Crevari (Voltri); Case Scandolaro(S. Quirico, Val Polcevera); Morego (Val Polcevera); Costa Campursone (Staglieno, Val Bisagno); Via Ferretto (Marassi,Val Bisagno); Via Lungobisagno Istria 18-25 (Val Bisagno); Via Canepa - località Rosata (Struppa, Val Bisagno); Via Bianco(Granarolo); Via Bracelli (Val Bisagno); Salita dei Marsano - Via del Tasso (Nervi-S. Ilario), classificate a rischio R3 ele seguenti: Cadeia - Rio Lagolungo (Val Bisagno); Ca’ di Ventura (Val Bisagno); Via B. da Cesino, Runessa (Val Polcevera);Via Geminiano, Salita Brasile - Bolzaneto (Val Polcevera); Via Induno - Bavari (Valle Sturla); Via Mignone - S. Desiderio(Valle Sturla); Via Superiore dell’Olba-Soria - Crevari (Genova-Voltri), classificate a rischio R4. Fontana, Pino Sopranoe San Martino (Val Bisagno) sono stati studiati e nel testo compaiono le schede e le carte ad essi dedicate.

Page 216: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 216 -

CarpenaraCarpenara è ubicata sulla sponda sinistra del Rio Taggia, un tributario del T. Varenna nell’entroterra di Pegli. L’area interessatadal dissesto si colloca tra le Unità del Gruppo di Voltri e la zona Sestri – Voltaggio. Il Rio Taggia, che delimita il fiancodi levante del dissesto, segna il contatto tettonico per sovrascorrimento tra i serpentinoscisti e le serpentiniti dell’Unitàofiolitica di M. Beigua ed una massa intrusiva costituita da metagabbri e metabasalti. Le ofioliti sono ampiamente ricoperteda una coltre detritica composizione serpentinitica, di notevole spessore e basso grado di addensamento. I rapporti strutturalicon le Formazioni circostanti sono regolati da sistemi di faglie.Sulla sponda destra del Rio Taggia è presente una frana costituita da un corpo allungato circa Nord – Sud, che presentaun dislivello di circa 100 m, uno sviluppo longitudinale di circa 250 m e una larghezza compresa tra 40 e 70 m. Ilmovimento è di tipo complesso e può essere essenzialmente ricondotto a fenomeni di crollo nella parte alta e di scivolamentonelle parte mediana e bassa. Dalle indagini condotte sembra probabile che all’interno della massa disordinata dellacoltre e del tetto del substrato alterato sia presente un sistema multiplo di superfici di scivolamento. Il rapido innalzamentodella piezometrica all’interno del detrito gioca certamente un ruolo primario nella riattivazione periodica dei movimenti.La frana nel suo movimento verso valle ha finito con l’interferire con la sua parte frontale nella stabilità del versante sucui sono ubicate le costruzioni di Carpenara.La presenza di un nucleo abitato e di piccole attività industriali ed artigianali al piede della frana ha imposto agli Entiterritoriali competenti la necessità di intervenire con un progetto, attualmente in corso di esecuzione, per la messa insicurezza del pendio. La fase progettuale è stata preceduta da una campagna di indagini geognostiche e da studi geologicie geotecnici di dettaglio che hanno consentito di definire i parametri progettuali significativi. Nel periodo intercorrentetra le attività di indagine, progettazione e realizzazione degli interventi, la frana è stata posta sotto controllo con l’installazionedi un sistema di monitoraggio continuo mediante una stazione totale di misura degli spostamenti del corpo di frana ingrado di inviare, al superamento di soglie critiche, messaggi alla Protezione Civile del Comune di Genova.Gli interventi selezionati per il ripristino delle condizioni di stabilità globale del versante sono costituiti da: sistemazionedel profilo geometrico del pendio mediante una riprofilatura a gradini; realizzazione di opere superficiali di presidioidrogeologico, quali vasche di raccolta delle acque, fossi di guardia e sistema di convogliamento delle acque diruscellamento; sistemazione dell’alveo e tombinatura del Rio Taggia al piede del corpo franoso; realizzazione di un sistemadi dreni tubolari sub orizzontali; realizzazione di un sistema di drenaggio profondo mediante un pozzo di grande diametrocon dreni sub orizzontali radiali.

COMUNE DI GORRETOGarbarinoL’abitato di Garbarino è raggiungibile percorrendo la statale di fondovalle da Torriglia in direzione Gorreto, oltrepassandol’abitato di Rovegno, imboccando una strada in destra della statale. L’area è compresa nell’intervallo altimetrico delleisoipse 560 e 650 m ed è caratterizzata dalla presenza di potenti terreni di copertura riferibili ad una estesa frana antica.Lo spessore è stato valutato fino a 10 m ed oltre ed ingloba porzioni litoidi appartenenti alla formazione degliargilloscisti, sottostante. Si tratta di un fenomeno franoso complesso, dovuto a scorrimento roto-traslativo-colata ecomplessivamente in evoluzione progressiva. Nel corpo della frana il ruscellamento risulta poco sviluppato a causa dellatendenza delle acque ad infiltrarsi all’interno della coltre ed a creare condizioni di sacche sature localizzate, oppurecondizioni di vero deflusso superficiale. La presenza di contropendenze nel terreno consente, inoltre, il verificarsi di ristagnisignificativi. Oltre al corpo di frana antico sono presenti due frane più recenti, senza particolari indizi di attività: la prima,a tipologia complessa, è localizzata alla base del crinale e con il suo fronte poco a nord dell’abitato e la seconda, unacolata, si sviluppa immediatamente sotto Garbarino ed arriva direttamente sul F. Trebbia. Alcuni edifici, appartenential centro storico, presentano lesioni ai muri perimetrali. La Comunità Montana Alta Val Trebbia, tramite fondi erogatidalla Regione, Settore Assetto Idrogeologico e Piani di bacino, per aree ricadenti in Obiettivo 5B 1994 -1999Sottoprogramma 2 misura 1 “Sistemazione idraulica e forestale”, al fine di diminuire i pericoli potenziali e/o in attorelativi proprio al dissesto che interessa Garbarino, ha assegnato un incarico ad uno studio professionale per la progettazionedegli interventi di sistemazione dell’area in frana.

COMUNE DI LUMARZO Craviasco Il centro abitato di Craviasco è situato a mezza costa, tra 350 e 380 m, in sinistra idrografica del Rio delle Noci. Lungoil settore affiora la formazione degli Scisti Zonati, che costituisce la parte alta del Gruppo degli Scisti della Val Lavagna(Unità M. Gottero). I litotipi affioranti sono caratterizzati da numerosi sistemi di fratture che in genere assumono

Page 217: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 217 -

direzioni NNE-SSW e NW-SE ed inclinazioni prevalentemente ad alto angolo, con valori compresi tra 55°-77°. In corrispondenza del paese la superficie topografica è caratterizzata da una sensibile riduzione della pendenza, aduna quota approssimativa di 420 m, che corrisponde alla testata di un’antica frana complessa (scorrimento rotazionaleevolvente in colata). È inoltre presente un’evidente scarpata di degradazione, localmente attiva, che con la suamorfologia a conca rivela una genesi connessa con lo sviluppo del corpo franoso. L’abitato di Craviasco, ubicato suquest’antico corpo di frana, è soggetto da tempo a deformazioni plastiche superficiali che, sviluppandosi in corrispondenzadella coltre detritica d’origine franosa, hanno causato la comparsa di numerose lesioni sia ai muri perimetrali di alcuneabitazioni che lungo il tratto della strada comunale posto ad una quindicina di metri dall’entrata del paese. Tra le costruzionipiù colpite si denuncia l’ex edificio scolastico, le cui pavimentazioni nonostante siano state ricostruite ex novo circa unaquindicina d’anni fa, presentano notevoli cedimenti differenziali e sconnessioni del ripiano; queste risultano facilmentecorrelabili a crepe subverticali situate lungo i muri portanti. Sebbene l’assenza di una strumentazione di controllo adeguatanon consenta di valutare con certezza se tali deformazioni plastiche siano attribuibili a movimenti più profondi e complessi,oppure siano unicamente il risultato della composizione della coltre d’origine franosa, che risulta essere caratterizzatada alti quantitativi di materiale limo-argilloso, la particolare distribuzione dei dissesti prevalentemente concentrata incorrispondenza delle aree bordiere dell’antico corpo di frana potrebbe far supporre una parziale e discontinuariattivazione di questo morfotipo. Certamente, la forma a conca della scarpata situata a monte del paese, che in occasioned’eventi pluviometrici intensi convoglia discrete quantità d’acqua all’interno del corpo di frana, e l’attività antropica cheha agito indirettamente nel modificare i percorsi delle acque di ruscellamento, favorendo l’imbibizione della coltre detriticadi origine franosa, rappresentano elementi a sfavore della stabilità dell’area.

ForcaL’abitato di Forca risiede sul versante sinistro del Rio delle Ferriere ad una quota compresa tra 415 e 450 m. I processigravitativi hanno avuto in passato un ruolo non indifferente nel modellare la morfologia dell’area. Infatti, in corrispondenzadel crinale montuoso che, dalla quota di 555 m presso Castagnola si sviluppa con direzione grossomodo WSW-ENEfino ad Arzana, dove raggiunge una quota di circa 452 m, si riscontrano numerose forme “circoidi” che corrispondonoal coronamento di antichi fenomeni franosi ed i cui corrispondenti corpi di frana, seppur rimodellati dal terrazzamentoantropico, risultano tuttora facilmente individuabili. Lo stesso abitato di Forca risiede, per gran parte della sua estensione,in corrispondenza della testata di un’antica frana complessa, il cui corpo si sviluppa da un’altitudine approssimativadi 435 m fino ad una quota di circa 335 m. L’evoluzione geomorfologica di questo settore è stata caratterizzata dall’iniziale sviluppo di grossi fenomeni franosi, cheha coinvolto estesi settori di versante, e da una successiva fase di regressione e progressione dei processi gravitativicha ha portato alla formazione di numerose frane minori. La tipologia di movimento che ha caratterizzato lo sviluppodelle frane rilevate può essere ricollegata sia a processi di colamento puro sia, per le frane di tipo complesso, a fenomenidi scorrimento (rotazionale o traslativo) evolventi in colate nei settori al piede. Attualmente i vari corpi di frana non mostranonel complesso evidenti segni di una loro riattivazione; essi risultano solamente caratterizzati da lente deformazioni plastiche,soprattutto in corrispondenza delle testate che hanno avuto un’influenza negativa sulla stabilità di alcuni edifici e dellastrada provinciale. Tali deformazioni possono essere poste in relazione alle caratteristiche litologiche dei corpi di franache, essendo caratterizzati da frammenti lapidei immersi in un’abbondante matrice argillo-limosa (la formazionecoinvolta è quella degli Scisti Manganesiferi), tendono ad assumere un comportamento tipicamente plastico durante glieventi pluviometrici intensi e prolungati. Gli effetti dei lenti movimenti plastici si riscontrano in corrispondenza degli edifici situati sia nel nucleo del centro abitatosia nelle aree ad esso limitrofe. I danni più evidenti sono costituiti da lesioni sub-verticali dei muri perimetrali e portantidelle abitazioni e possono essere associabili a cedimenti differenziali degli stessi edifici. Di particolare rilevanza appaionole lesioni riscontrate in corrispondenza dell’abitazione situata ad ovest del centro di Forca, ad una distanza di circa200 metri, dove gli effetti dei movimenti lenti sono posti in risalto sia dal leggero basculamento verso valle di un elementodella linea elettrica, che situato in corrispondenza dell’abitazione risulta coinvolto con essa nelle deformazioni plastichedel terreno, sia dalla rottura in più punti del muro di protezione posto a valle dell’edificio. Anche la strada provincialerisulta, in corrispondenza del tratto situato ad ovest del paese, caratterizzata da leggeri avvallamenti del relativo mantostradale.

COMUNE DI MASONEMasoneMasone si sviluppa lungo un tratto della strada provinciale del Passo del Turchino, sul fondovalle del Torrente Stura. Nell’areaaffiorano rocce riferibili all’Unità Voltri-Rossiglione, appartenente al Gruppo di Voltri. In particolare il substrato su cui

Page 218: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 218 -

sorge il centro abitato è costituito prevalentemente dalla formazione dei Calcescisti del Passo del Turchino cui siassociano affioramenti limitati di metabasiti e serpentiniti.La segnalazione riguarda un movimento franoso, di estensione limitata, attivatosi a seguito degli eventi di pioggia eccezionaliverificatisi nell’area il 6 e il 23 Novembre 2000. Esso è avvenuto in località Volpara, nella parte più a valle del paese,in sinistra idrografica del T. Stura ed ha interessato, unitamente alla strada comunale che collega il centro abitato conla località di Borgo Molino e ad alcuni tratti di infrastrutture primarie (acquedotto, metanodotto, elettrodotto, fognature,etc), anche due edifici di civile abitazione posti ai margini della frana, che all’epoca vennero assoggettati ad ordinanzadi sgombero.Il sopralluogo è avvenuto quando la frana era già stata completamente risistemata e quindi in una situazione in cui glielementi morfologici caratteristici del fenomeno erano già stati rimodellati o rimossi. Tuttavia, l’esame di alcunefotografie dell’epoca, conservate presso la Comunità Montana delle Valli Stura e Orba, e la ricognizione sul terrenofanno ritenere verosimile una frana di tipo complesso con scivolamento ed evoluzione in colamento. Tutto questo ha interessatocomunque una porzione limitata del substrato, sia come superficie che come spessore, coinvolgendo soprattutto la coltredi alterazione, probabilmente insieme al materiale di riporto accumulato in occasione della costruzione della strada edelle abitazioni, e la parte più superficiale della roccia sottostante, che appare piuttosto fratturata.Questo movimento franoso è stato inserito dalla Regione Liguria nel Piano Straordinario di Interventi Urgenti-II stralcioe finanziato con delibera n° 366 del 23.03.2001. La Comunità Montana delle Valli Stura e Orba ha attivato una richiestadi danno ai sensi della L.R. 45/93 e per la sua competenza ha atteso un intervento di somma urgenza avviato dal Comunedi Masone. L’intervento è consistito nella realizzazione di un muro di contenimento su pali al piede della frana e nellarisistemazione dell’area in frana tramite l’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica (graticciate, viminate eidrosemina). In seguito è stata realizzata una scogliera al di sotto del muro di contenimento per prevenire l’erosione alpiede da parte del T. Stura e sono stati realizzati fossi di guardia, al margine della zona franata, per facilitarel’allontanamento delle acque superficiali ed evitarne, il più possibile, l’infiltrazione nell’area franosa.Allo stato attuale la frana appare completamente stabilizzata, tuttavia sarebbe importante, vista anche la prossimità diunità abitative, mantenere in buona efficienza le opere realizzate a salvaguardia della stabilità del versante.

COMUNE DI MIGNANEGOCostagiutta-PavetoLe frazioni di Costagiutta e Paveto sono centri abitati sparsi e si trovano lungo un versante che degrada verso SE postoall’interno del bacino idrografico secondario del Rio Riasso, che affluisce nel Torrente Riccò all’altezza della localitàPonte dell’Acqua.L’intero versante, piuttosto articolato per la presenza di diversi fossi che lo dissecano, è interessato, come è rimarcatodalle evidenze morfologiche, da corpi di frana antichi.La presenza delle coltri di materiale sciolto di origine gravitativa, unitamente ai caratteri del substrato geologicocostituito da rocce a prevalente composizione argillitica (Argille a palombini del Passo della Bocchetta), rendono l’areasuscettibile all’occorrenza di frane e dissesti in genere, sia di nuova attivazione sia coinvolgenti parti di corpi di franagià esistenti (riattivazioni).Il diffuso stato di dissesto è rilevabile percorrendo la strada che attraversa tutto il versante e collega le due frazioni conil centro comunale di Mignanego. Essa appare interessata da avvallamenti e fratture in più punti. In occasione dei principalieventi alluvionali che hanno colpito la provincia genovese negli ultimi anni si sono verificate alcune frane, che hannointeressato abitazioni riferibili ai due centri.Sul fondovalle del rio che scorre alla base del versante di Paveto alcune abitazioni sono state minacciate nel corso deglieventi alluvionali del 2000 e del 2002 dal verificarsi di frane superficiali, verosimilmente colate di fango e detriti, chehanno lambito le strutture e dagli effetti della piena del rio stesso, che ha in più punti minacciato la stabilità delle sponde.Gli interventi da parte delle amministrazioni pubbliche si sono concentrati soprattutto verso la salvaguardia delle spondedel rio e il contenimento del potere erosivo delle acque con la realizzazione di briglie, gabbionate e opere di difesain genere.A Costagiutta, a seguito dell’evento alluvionale del Novembre 2000, una frana complessa, tipo scivolamento-colamento,ha interessato marginalmente le prime case del paese dalla strada che proviene da Paveto e la strada stessa. Lesionidi non grande entità si rinvengono sia sulle strutture stradali sia sui fabbricati lambiti dalla frana. La comunità montanadell’Alta Valpolcevera è intervenuta sistemando l’area in frana con opere di ingegneria naturalistica e con la realizzazionedi muri di sostegno e briglie lungo il rio al piede del versante, mentre il comune di Mignanego ha realizzato un’operadi sostegno della sede stradale con micropali.

Page 219: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 219 -

MigliarinaIl centro abitato di Migliarina si trova a mezza costa lungo la strada statale n. 35 del Passo dei Giovi, poco prima digiungere al passo stesso. Esso è contenuto in buona parte all’interno di un’ampia forma concava del versante, che, unitamenteagli elementi morfologici presenti, indica la presenza di uno o più movimenti franosi antichi, in parte tra loro coalescenti.La presenza di queste coltri di frana e la concomitanza con torbiditi siltoso-arenacee in strati da sottili a medi conintercalazioni, talora abbondanti, di pelitoscisti, fanno si che il versante sia soggetto a dissesti che si riflettono sullo statogenerale dei fabbricati.Essi si presentano, soprattutto nella parte del paese che si sviluppa al di sotto della strada statale, interessati da lesionie segni evidenti dell’instabilità dell’area. In seguito dell’evento alluvionale del 2000 una riattivazione ha interessato laparte più orientale della porzione del versante su cui insiste il paese, poco a monte della confluenza di due fossi. LaComunità Montana Alta Valpolcevera è intervenuta risistemando l’area franata e il corso di uno dei due fossi con operedi ingegneria naturalistica e con la realizzazione di muri di sostegno con pali e tiranti.

Mignanego (Loc. Vetreria)La località Vetreria si sviluppa lungo la strada statale n. 35 del Passo dei Giovi. Qui in seguito dell’evento alluvionaledel 2002 si è verificato un movimento franoso, che ha coinvolto parte di un deposito costituito da materiale clastico divaria pezzatura, probabilmente accumulato in occasione della realizzazione di una adiacente galleria della linea ferroviariaGenova-Torino. Il movimento franoso ha minacciato una palazzina posta a valle dell’accumulo detritico. Sono stati eseguitiinterventi per mettere in sicurezza l’accumulo tramite risagomatura della sua superficie e realizzazione di canali di scolodelle acque, così da allontanarle il più velocemente possibile.

PonterossoIl centro abitato di Ponterosso si trova lungo la strada statale n. 35 del Passo dei Giovi. In seguito all’evento alluvionaledel 2002 si è riattivato, ampliandosi, un movimento franoso che si era già proposto all’inizio degli anni ’90. Esso hainteressato una parte del versante ad Ovest del paese compresa tra la strada per la frazione di Cavanna e la stradastatale stessa. Il fenomeno franoso, sulla base degli elementi morfologici ancora visibili, sembra poter essere interpretatocome uno scivolamento che ha coinvolto la coltre superficiale e, almeno in parte, il substrato sottostante, costituito datorbiditi siltoso-arenacee in strati da sottili a medi con intercalazioni talora abbondanti di pelitoscisti.La frana ha interessato due edifici dei quali uno risulta in particolar modo lesionato anche in corrispondenza del murodi contenimento del versante costruito sul retro. E’ stato realizzato un muro per il sostegno della sede stradale munitodi tiranti.

COMUNE DI NEIRONENeirone ( T. Lavagna)L’abitato di Neirone è ubicato in sinistra idrografica dell’omonimo torrente in un intervallo altimetrico compreso tra 425m e 325 m. Gran parte del paese appare collocato in corrispondenza di una grossa frana antica, il cui corpo si svi-luppa dai settori di Castagnola fino al fondovalle, mentre l’area nord-occidentale risulta situata sulla testata di una fra-na di dimensioni minori, che in tempi relativamente più recenti si deve essere sviluppata secondo meccanismi di scor-rimento rotazionale e/o roto-traslativo dal piede della frana principale. Proprio questa parte nord-occidentale di Nei-rone presenta alcune abitazioni con lesioni di lieve entità. La concentrazione di edifici lesionati in corrispondenza diquest’area specifica potrebbe costituire la testimonianza di uno stato di attività del corpo di frana secondario, seppurcaratterizzato da movimenti lenti e modesti alternati probabilmente ad ampi periodi di quiescenza. Tuttavia, il fatto chein quest’area gli edifici più recenti, edificati quindi con criteri di costruzione più moderni, non presentino alcun disse-sto e la strada comunale non denoti ribassamenti netti ed evidenti in corrispondenza del fianco di questo secondo cor-po di frana, potrebbe anche testimoniare come in realtà i lievi dissesti occorsi a Neirone possano essere attribuibili al-l’azione di processi più superficiali e limitati, come deformazioni plastiche del terreno. La coltre detritica di origine fra-nosa presente in questa parte del versante appare del resto caratterizzata da una frazione limosa e limo-argillosa nontrascurabile, caratteristica perlopiù dei litotipi appartenenti alla Formazione degli Scisti Zonati, formazione che affioranella parte medio-bassa del versante, che non di quelli arenacei appartenenti alla Formazione di M. Gottero, che af-fiorano solo nella parte alta. Purtroppo la mancanza di dati certi, come letture inclinometriche, non consente attualmente di attribuire con precisio-ne l’origine dei dissesti occorsi a Neirone ad un processo piuttosto che all’altro. Per chiarire con assoluta certezza l’ori-gine dei movimenti concentrati in questa parte del centro abitato sarebbe opportuno provvedere all’istallazione di unaserie di inclinometri, capaci appunto di rilevare la presenza o meno di superfici di movimento profonde.

Page 220: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 220 -

COMUNE DI RONCO SCRIVIALoc. Le CascineIn destra idrografica del F. Scrivia, proprio a fianco dell’autostrada Genova – Milano presso Ronco, diverse costruzionisparse della loc. Le Cascine mostrano fessurazioni, sia pure di ridotta entità. Nel versante, essenzialmente impostatonella Formazione di Ronco in contatto tettonico con i Calcari del Flysch dell’Antola, è presente una estesa coperturadetritica. In passato, S. Nosengo ha individuato alcuni movimenti franosi confinati con interessamento della coltre detritica.E’ probabile che sia presente almeno una frana più profonda di scivolamento. Negli anni ’70 la galleria autostradaledi M. Reale ha mostrato problemi di tenuta per cui si è avuta la controcentinazione ripetuta delle volte. La ComunitàMontana dell’Alta Valle Scrivia, il cui Responsabile dell’Area Tecnica Dott. G. Timossi ha fornito queste ultime notizieoltre a molte altre sulla valle, ha in programma una campagna geognostica per tenere sotto controllo il versante di Cascine.

COMUNE DI S. COLOMBANO CERTENOLI S. ColombanoIn occasione dell’evento piovoso del 24 Novembre 2002, il centro abitato di S. Colombano ed alcune frazioni minoriad esso limitrofe (Fregarie, Barbaresco, Ciappaia, frazione di Villa Cuneo e Chiesa Nuova) sono stati marginalmenteinteressati da una serie numerosa di piccoli fenomeni franosi. Connessi con l’iniziale scorrimento traslativo ed ilsuccessivo colamento verso valle della coltre detritica superficiale presente lungo i versanti, essi hanno causato ildanneggiamento delle principali vie di comunicazioni, il grave lesionamento di un edificio di civile abitazione (VillaCuneo) ed indirettamente, a causa dell’occlusione di vecchie opere di tombinamento, il sovralluvionamento delle areeabitate situate in corrispondenza dello sbocco di alcuni affluenti di sinistra del T. Lavagna. I versanti sono stati interessatida processi di debris flow (o flussi iperconcentrati?) innescati appunto dallo sviluppo, a monte delle stesse aree di sbocco,di numerosi fenomeni franosi e dal conseguente improvviso aumento del carico solido trasportato dai torrenti. Sebbenetali fenomeni non abbiano causato particolari danni a cose ed abitazioni, essi hanno rappresentato comunque eventiad alto rischio per l’incolumità degli abitanti dei centri in questione. Di fatto, solamente l’ora in cui questi dissesti si sonoverificati (intorno alle 13,00) ha fortunatamente consentito che non vi fossero gravi inconvenienti alla popolazione. Per quanto concerne viceversa le altre frazioni, solamente in un caso i dissesti hanno interessato in modo diretto un edificiodi civile abitazione, distruggendone parzialmente la struttura. Villa Cuneo, situata in corrispondenza della strada comunaleche collega Casa Cavallini con il tratto della statale n 225 posto in prossimità di Pian dei Cunei, è stata infatti investitada una frana di medie dimensioni staccatasi dal ripido versante soprastante l’abitato. Essa ne ha sfondato le pareti esterneper attraversare interamente una stanza e frenare la propria corsa sulla sottostante strada comunale. Fortunatamenteal momento del dissesto gli abitanti non si trovavano all’interno dell’abitazione. Le frazioni di Fregarie, Ciappaia e Barbarescoviceversa sono state solo marginalmente interessate da fenomeni franosi riferibili alla tipologia complessa (scorrimentoroto-traslativo evolvente in colata) che si sono sviluppati poco a valle di alcune strutture abitative. In tal caso, sebbenenon ci siano nell’immediatezza elementi indicatori di un’attuale tendenza evolutiva di tipo regressivo dei fenomeni avvenuti,non può essere esclusa la possibilità che, nel ripetersi dei fattori scatenanti di simili fenomeni franosi, i settori in questionesiano coinvolti nuovamente ed in modo più grave nello sviluppo di processi gravitativi.Infatti, a parte la particolare intensità dell’evento piovoso del 24 Novembre, che ha costituito il fattore scatenante dellosviluppo dei dissesti sopra descritti, occorre evidenziare come tra i fattori predisponenti l’attivazione di simili processigravitativi figurino sia la forte acclività dei versanti sia lo stato di degrado in cui versano in generale le aree boscosesituate in prossimità delle frazioni colpite ed all’interno dei principali bacini idrografici, che l’inadeguatezza delle scarseopere correlate alla regimazione idrica di superficie. La mancanza in particolare di una coltura delle aree boscose visibilein campagna con lo stato di abbandono totale in cui versano le oramai vecchie opere di terrazzamento in muratura asecco, ove spesso i muri di contenimento non costituiscono più delle strutture adeguate al sostegno delle placche detritiche,costituisce forse il fattore predisponente principale. In terreni generalmente fortemente acclivi e caratterizzati da una nettaprevalenza di litotipi ardesiaci ed argillo-scistosi disposti in prevalenza con struttura a traverpoggio (il versante su cuigiacciono le frazioni colpite è geologicamente caratterizzato dalla presenza di argilliti scure, siltiti e areniti finiappartenenti alla formazione degli Scisti Manganesiferi, nella parte più bassa, e da marne, marne calcaree e calcarimarnosi caratteristici della formazione delle Ardesie di Monte Verzi, in quella più alta), l’assenza di una adeguatamanutenzione delle aree boschive nonché delle vecchie opere di terrazzamento, associata ad una ridottissima quantoinadeguata regimazione delle acque di scorrimento superficiale, già di per se costituisce una grave predisposizionedel territorio allo sviluppo di fenomeni simili a quelli verificatesi in seguito all’evento piovoso del 24 Novembre. Sonostate eseguite (dal Comune di S. Colombano) delle opere di somma urgenza, in generale connesse con la ricostruzionee la messa in sicurezza dei tratti stradali colpiti dalle frane e con la pulizia per un tratto limitato delle aste torrentizieinteressate dai processi gravitativi.

Page 221: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 221 -

COMUNE DI SANT’OLCESEPiccarelloIl centro di Piccarello è sede del Comune di Sant’Olcese ed è ubicato sul fondovalle del Torrente Sardorella, al piededel versante su cui sorge l’abitato di Sant’Olcese Chiesa, uno dei centri trattati all’interno di questo volume. Il substratogeologico dell’area in cui ricade l’abitato è dato dalla formazione delle Argilliti di Montoggio, appartenenti all’UnitàMonte Antola, che si sovrappongono con contatto tettonico alla Formazione di Ronco, appartenente all’Unità Portello.Piccarello per la sua posizione non è interessato direttamente da frane, tuttavia i versanti sovrastanti il paese, che degradanoda Nord e da Sud verso il fondovalle, presentano le evidenze morfologiche della presenza di accumuli franosi con tipologiedi movimento di scorrimento o colamento, che nella maggioranza dei casi si combinano a dare fenomeni complessi.Per quanto riguarda lo stato di attività le frane si presentano solitamente quiescenti o inattive, tuttavia alcune di essemostrano segni abbastanza chiari di movimenti in atto o molto recenti. In corrispondenza di alcune parti del centro abitato,le frane arrivano ad interessare le abitazioni con il loro fronte, come accade nella parte più a valle del paese, dove unimponente fenomeno di colamento che discende dalla costa di Bevegni, raggiunge alcune abitazioni poste al marginedella strada provinciale.Nel mese di Novembre 2002, in conseguenza dell’evento alluvionale che ha portato all’interruzione causata da unafrana della ferrovia Genova-Casella poco a monte di Sant’Olcese Chiesa, una frana si è attivata sul versante destro delTorrente Sardorella, a monte del ponte della strada provinciale presente all’estremità Ovest di Piccarello. Si è trattatodi un fenomeno di una certa entità rappresentante, almeno in parte, la riattivazione di un corpo di frana di scorrimentoquiescente, che ha raggiunto, con il suo fronte, il corso del Torrente Sardorella. Il verificarsi della frana ha determinatouna situazione di rischio ed ha reso necessario per alcuni giorni lo sgombero di un’abitazione prossima all’area di frana.

COMUNE DI SERRA RICCO’Pedemonte (Loc. Valleregia)Pedemonte è il centro abitato in cui si trova la sede del comune di Serra Riccò. Esso si snoda lungo un tratto della stradaprovinciale n. 3 di Crocetta d’Orero, sul fondovalle del Torrente Secca. In località Valleregia, si è verificato a seguitodelle intense piogge del Novembre 2002, un movimento franoso che ha interessato il versante destro del Torrente Seccain un tratto a monte di Via Ghiglino. Qui, il substrato geologico è dato dalla Formazione di Ronco (litozona marnoso-calcarea) appartenente all’Unità Portello.Immediatamente dopo l’evento franoso si è resa necessaria da parte dell’amministrazione comunale l’emissione diun’ordinanza di sgombero per tre abitazioni poste nelle immediate adiacenze dell’area franata. L’area interessata dallafrana è stata oggetto, su mandato del Comune di Serra Riccò, di uno studio geologico finalizzato a definire le causedel dissesto, le condizioni di pericolosità geomorfologica e le prospettive di recupero dell’area in frana.Dallo studio è emerso come il fenomeno franoso possa essere riconducibile ad uno scorrimento di detrito e blocchi diroccia prevalentemente nella zona di testata, con la formazione di colate di terra nella parte medio-terminale del corpodi frana. Queste hanno raggiunto, nel loro percorso, la strada provinciale sottostante, che in questa occasione ha subitoanche un cedimento piuttosto considerevole causato dall’azione di scalzamento esercitata dal Torrente Secca in pienasul muro di controscarpa della strada stessa.Nel corso dello studio geologico sono stati eseguiti, in corrispondenza dell’area a monte della scarpata principale dellafrana dove erano presenti numerose fratture di tensione, due sondaggi geognostici. Essi sono stati attrezzati coninclinometri fino a profondità di 7,30 e 12,00 metri dal p.c. (fondo foro) per il monitoraggio dei movimenti. Le lettureinclinometriche di cui si ha notizia, effettuate nei mesi di Gennaio e Febbraio 2003, non hanno rilevato movimenti significatividel terreno.

COMUNE SESTRI LEVANTELibiolaLibiola è un piccolo centro situato sul versante sinistro della Val Gromolo a 172 m di altezza. Giace su terreni a frana-poggio degli Scisti della Val Lavagna, in prossimità del loro passaggio, probabilmente per faglia, a un notevole affio-ramento di basalti e di serpentiniti. Lungo quest’ultimo contatto esiste una diffusa mineralizzazione a calcopirite, cheha permesso in passato una notevole attività mineraria, che ha fatto divenire il paese molto noto. A partire dal 1957,a più riprese si è manifestato un modesto scorrimento traslativo superficiale delle argilliti, siltiti, arenarie e marne argil-lose degli Scisti della Val Lavagna, facili a saturarsi in seguito a piogge prolungate. La frana ha seguito un impluvioche separa le due parti della borgata, provocando l’abbassamento della sede stradale che le unisce e dissestando l’in-torno, ma soltanto lambendo le case di abitazione.

Page 222: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 222 -

COMUNE DI SORISussisa (Porcile)L’area è nota nel Piano di Bacino “stralcio ex L.n.267/98” dell’Ambito 14 come parte di una estesa frana verosimilmentecausata da una deformazione gravitativa profonda di versante. Una parte della stessa area era stata interessata versovalle da una riattivazione durante l’evento alluvionale dell’anno 2000. A seguito delle violentissime piogge avvenutenella mattinata del 26 novembre del 2002 un insieme di fratture hanno interessato la zona dell’abitato di Porcile a Sussisa,sul versante orografico sinistro del Rio Sussisa, tributario del Torrente Sori. La frana è stata classificata come attiva nelPiano di Bacino. Durante un sopralluogo, eseguito con esponenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, delComune e degli abitanti, sono state appunto osservate numerose fratture nel terreno, lesioni nei manufatti, nelle stradecarrozzabili e nella Strada Provinciale n° 71. In questa si è determinato anche un deposito di detrito a causadell’ostruzione della condotta di scarico del rio. Tutte le fessure, a detta degli abitanti, tendono ad aumentare.

COMUNE DI TIGLIETOAcquabona-S. GottardoIl centro abitato di Acquabona-S. Gottardo si sviluppa, per circa mezzo chilometro, lungo i due lati della strada provincialeche unisce Tiglieto a Martina Olba (Provincia di Savona). Esso è ubicato circa tra le quote 500 e 530 m s.l.m., più omeno a metà di un versante posto in sinistra idrografica del Torrente Orba. La riattivazione di una frana superficialeha causato recentemente, nella parte orientale del paese prossima alla località Osteria, l’insorgere di lesioni su due caseprivate determinando una situazione di rischio. A seguito di ciò, la Comunità Montana delle Valli Stura e Orba è intervenutacommissionando una campagna di prospezioni geologiche, correlata di relazione geologica, e la messa in opera dipiezometri e inclinometri per l’esecuzione di una campagna di monitoraggio al fine di progettare e realizzare interventivolti alla stabilizzazione del versante. La maggior parte delle informazioni riguardanti l’area del paese e il movimentofranoso riportati in questa segnalazione, sono stati desunti dalla relazione dello Studio geoSARC (1999), messagentilmente a disposizione dall’Ufficio Tecnico della Comunità Montana. Il substrato dell’area su cui sorge la frazioneè costituito da litotipi appartenenti alle Unità alpine del Gruppo di Voltri. In particolare si rinvengono ultramafititettonitiche, appartenenti all’Unità Erro-Tobbio che, attraverso un contatto tettonico tipo thrust di portata regionale, sonosovrapposte a serpentiniti, metabasalti e metagabbri riferibili all’Unità Beigua. Le rocce sono intensamente deformatee ripiegate, inoltre la presenza di due superfici di scistosità principali intersecatisi a basso angolo ha determinato l’insorgeredi una giacitura complessiva con direzione dominante circa WNW-ESE ed immersione prevalente verso Sud, cioè versola base del versante. L’intero paese si sviluppa su di una superficie a bassa acclività incisa e dissecata da brevi rii chesi gettano direttamente nel Torrente Orba. La sua origine è legata alla presenza di una frana relitta, verosimilmente unoscorrimento in roccia. Questo movimento franoso interessa buona parte del versante, restando tuttavia mal definibilela profondità del piano di scivolamento. La porzione superficiale del corpo della frana antica risulta coinvolto in movimentidi estensione e potenza più limitati, che determinano fenomeni di instabilità localizzati. La frana in località Osteria èuna di queste riattivazioni superficiali. Si tratta di una frana complessa, costituita da materiale di pezzatura eterogeneafino ai blocchi pluridecimetrici e il cui spessore raggiunge i 10 metri. Il principale fattore predisponente i movimenti franosi,particolarmente per quello profondo, è da ricercare nei caratteri tettonici dell’affioramento, che hanno determinato unamarcata disarticolazione, con conseguente alterazione, delle rocce. Diversamente, la causa va ricercata nelle acquecircolanti nel versante. Infatti, le situazioni di instabilità sono riconducibili alle pressioni esercitate dalle acque presentinelle fratture del substrato e in prossimità dei piani di scivolamento e alla imbibizione dei corpi di frana superficiali,con evidenti accelerazioni a seguito di precipitazioni abbondanti e persistenti. Il quadro esposto ha condotto allaprogettazione e realizzazione di una serie di interventi, volti principalmente alla regimazione e al drenaggio delle acquesuperficiali e sub-superficiali, in corrispondenza del corpo di frana di località Osteria. Sono stati eseguiti interventi dipulizia dell’alveo del rio che borda la frana verso Ovest, di ripristino e consolidamento delle opere idrauliche esistentiin esso e di ripristino della funzionalità delle sezioni di deflusso. A ciò è stato aggiunto il consolidamento delle spondedel rio, tramite la realizzazione di gabbionate e il ripristino delle opere già esistenti, il ripristino e il potenziamento,lungo il versante interessato dalla frana, delle canalizzazioni artificiali per facilitare il deflusso delle acque e larealizzazione di trincee drenanti l’acqua sub-superficiale verso l’impluvio.

COMUNE DI TRIBOGNA AvenoIl centro abitato di Aveno è ubicato tra le quote 275 e 380 m, in sinistra idrografica del Rio Culeio là dove esso si immettedirettamente all’interno del T. Liteggia. La tipologia dei fenomeni gravitativi che si sono sviluppati all’interno dell’area

Page 223: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 223 -

è riconducibile sia a scorrimenti roto-traslativi evolventi in colate nei settori al piede (quelli più antichi) sia a scorrimentitraslativi puri di piccola e media entità (i più recenti). La parte nord-occidentale del nucleo abitato risulta collocata incorrispondenza di un antico corpo di frana (roto-traslativo o traslativo puro? o colata) che si è sviluppato da circa 375m a circa 290 m, per una lunghezza di circa 200 metri. Tale corpo franoso conserva a monte un’evidente area di distaccocon una tipica forma a conca del versante che appare fortemente rimodellata dall’azione antropica, recente e passata,connessa con lo sviluppo di numerosi terrazzi in muratura a secco. Anche l’antico corpo di frana denota un intensorimaneggiamento della propria superficie avvenuto ad opera dell’attività antropica ed al momento risulta assai difficilepoter rilevare le possibili ed originarie controtendenze. I litotipi di questa parte del versante appartengono allaFormazione delle Ardesie di Monte Verzi, presenti lungo tutto il bacino idrografico del Rio Culeio, e alla Formazionedegli Scisti Manganesiferi, affioranti unicamente lungo il basso versante della dorsale che separa l’abitato di Aveno daquello di Garbarini. La giacitura degli strati appare per entrambe le Formazioni generalmente monotona, con direzioniNW-SE ed una disposizione generale, in rapporto al versante ove giace l’abitato di Aveno, prevalentemente atraverpoggio. Solamente in alcuni settori prossimi all’abitato la giacitura degli strati assume una disposizioneprevalentemente a franapoggio, in relazione sia a locali variazioni della morfologia del versante sia ad alcune lievimutazioni nella direzione degli strati stessi. In seguito agli eventi alluvionali del Novembre 2000 e Gennaio 2001 in questo settore si sono sviluppati numerosi fenomenifranosi riconducibili alla tipologia di scorrimento puro, che hanno interessato quasi esclusivamente la strada comunaleai margini di Aveno. Solo in un caso (Località Geppetto), i processi gravitativi hanno interessato direttamente il centroabitato, causando il cedimento parziale di un’abitazione (ubicata in corrispondenza dell’area di distacco) ed ildisfacimento della strada comunale (avvenuto in più punti lungo la serie di tornanti ubicati a SE del paese), che collegaAveno a Ferrada. Lo sviluppo dei fenomeni franosi è stato indotto dalle forti precipitazioni del Novembre 2000 e Gennaio2001, in ragione della presenza di una spessa coltre detritico-colluviale caratterizzata da una composizione generalmentedi tipo limo-argillosa e disposta in tratti di versante acclivi. Inoltre essa risulta in contatto col substrato lapideo sottostantesecondo una superficie di contatto molto inclinata e coincidente con una disposizione della stratificazione a franapoggio. Le opere di sistemazione, realizzate per somma urgenza e con il finanziamento elargito dalla Regione Liguria in baseall’articolo 7, comma 2, dell’ordinanza 3090/2000 del Ministero dell’Interno, sono state eseguite in seguito ad un accuratostudio geologico e geomorfologico dell’area colpita ove, oltre ad una caratterizzazione geotecnica dei terreni coinvoltinei dissesti del 6.11.2000, sono state svolte, in località Geppetto, delle prospezioni geognostiche connesse con lo sviluppodi sismica a rifrazione. Gli interventi eseguiti successivamente consistono sia in una discreta regimazione delle acquedi ruscellamento superficiali, avvenuta in un’intorno significativo di ogni singola area colpita, sia nella realizzazionedi numerose opere di sostegno, costituite da muri in cemento armato e corredate da una fitta serie di tiranti opportunamenteancorati al substrato roccioso non alterato. Viste le considerazioni svolte sulla dinamica di simili processi gravitativi esui loro fattori predisponenti e scatenanti, sembrerebbe opportuno realizzare una vasta opera di regimazione delle acquedi ruscellamento superficiale non limitata solamente alle singole aree ove il dissesto si è già realizzato, ma estesa a granparte del versante indagato; ciò per prevenire l’attivazione di fenomeni gravitativi pericolosi, come quelli di scorrimentotraslativo.

LiteggiaLa frazione di Liteggia (si veda la Fig. 5) è ubicata ad una quota media di circa 465 m sul versante sud orientale delM. Tugio (676,7 m) caratterizzato quasi esclusivamente dalla Formazione delle Ardesie di M. Verzi (Unità M. Gottero,Gruppo degli Scisti della Val Lavagna) ed in corrispondenza di un’antica frana relitta. Questa può essere consideratacome una frana complessa caratterizzata da movimenti di tipo roto-traslativi evolventi in colamento nei settori al piede.Sebbene non esistano più le evidenze morfologiche della zona di distacco, sono comunque ben visibili il gradino morfologicosituato alla testata del corpo franoso e la parte distale costituita da un’appendice allungata in direzione dello sviluppovallivo. Per quanto concerne la spessa ed estesa coltre detritica presente a nord del paese e lungo tutta la parte medio-bassa del versante in esame, anch’essa sembrerebbe il residuo di un antico e vasto fenomeno franoso che doveva avercoinvolto gran parte della testata del bacino idrografico del Liteggia. Tale fenomeno deve essersi esplicato in una faseevolutiva sicuramente precedente allo sviluppo dell’antica frana di Liteggia, giacché a differenza di quest’ultima non èpiù riconoscibile neppure l’originaria morfologia del corpo di frana. Attualmente, in prossimità delle aree ubicate a norddel paese ed in particolare verso il Passo della Spinarola, parte dell’ammasso franoso residuale sopra descritto mostrauna morfologia definita e caratteristica di fenomeni gravitativi di tipo roto-traslativi, costituita da una serie di piccolerotture di pendio disposte ortogonalmente alla direzione di massima pendenza.Assieme ai processi gravitativi, nella zona agiscono anche processi connessi con lo scorrimento diffuso ed incanalatodelle acque superficiali. A tal proposito, si rileva come l’erosione esercitata dal T. Liteggia possa aver avuto un ruolonon indifferente nello sviluppo di due frane complesse situate nel settore nord-orientale dell’area e sviluppatesi

Page 224: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 224 -

rispettivamente da una quota di circa 300 e 250 metri. Anche per quanto concerne i movimenti recenti rilevati incorrispondenza del complesso detritico situato a nord est del paese, non deve essere trascurata a priori una possibileinfluenza esercitata dall’erosione regressiva del rio che, scorrendo secondo una direzione NW-SE, ne lambisce il bordo.I settori situati più a nord della frazione sono caratterizzati da un’attività connessa con movimenti di tipo roto-traslativi,che attualmente stanno causando il ribassamento di un ampio tratto della strada comunale, e fenomeni di scorrimentotraslativo puro, che seppur di dimensioni ridotte, si sono sviluppati recentemente, coinvolgendo fortunatamente solo partedella carreggiabile comunale. Questi fenomeni franosi si sono sviluppati in occasione dell’evento pluviometricodell’Ottobre 2000. Il dissesto maggiore si è avuto in prossimità del paese di Liteggia ed in corrispondenza della coltredetritica residuale situata a NE del nucleo abitato. Per quanto concerne viceversa l’antica frana relitta di Liteggia durantel’evento alluvionale del Novembre 2002, che ha coinvolto anche altri settori della Val Fontanabuona, sono statiregistrati alcuni movimenti di riattivazione nei settori della testata. Esplicandosi secondo superfici di scorrimentoprofonde, essi si sono sviluppati con incrementi progressivi via via maggiori. A partire infatti dai primi di Novembre,quando gli inclinometri posizionati dal Comune di Tribogna iniziarono a registrare spostamenti profondi di circa 1 mmal giorno, si è avuto un importante incremento dei movimenti che il 24 Novembre ha registrato un massimo di circa 6mm. Tale evoluzione ha indotto le autorità comunali ad ordinare in via precauzionale l’evacuazione dell’area.L’ordinanza è stata successivamente revocata in seguito all’interruzione dei movimenti. Oltre ai dissesti registrati incorrispondenza della grossa frana antica di Liteggia, il rilevamento ha posto in evidenza sia alcune deformazioni plastichepresenti nelle coltri detritico-colluviali che alcune lesioni del manto stradale, lungo la strada comunale che collega l’ultimotornante di Liteggia con il Passo della Spinarola; poco al disopra dei settori colpiti durante l’evento alluvionale del 2000.Nel centro abitato di Liteggia sono osservabili solamente alcune lievi lesioni ai muri perimetrali di un edificio di civileabitazione. Recenti letture realizzate su tre inclinometri posti in corrispondenza della testata dell’antica frana hannoevidenziato lo sviluppo di una superficie di scorrimento localizzata a circa 4 metri dal p.c. ed hanno posto in risalto lapossibilità di un altro movimento, più profondo, ad una profondità approssimativa di 10-14 metri. Di più immediata interpretazione appaiono le fratture ed i movimenti verificatesi in corrispondenza del tratto stradalesituato a NE del paese, che hanno determinato abbassamenti pluridecimetrici del piano viario. Queste lesioni si sonorealizzate dal Gennaio 2001, quando risultavano essere semplici screpolature del manto asfaltato, fino al Giugno 2002(periodo del rilevamento). Tali fenomeni tendono attualmente a svilupparsi nei settori ubicati immediatamente a montedell’area colpita durante l’evento alluvionale del 2000. Considerando che le opere di sostegno (tiranti e pali) realizzateper la sistemazione delle frane sviluppatesi nel settore nord-orientale di Liteggia sono ubicate poco a valle dell’areaattualmente in dissesto e che la lettura di alcuni inclinometri posti successivamente alla stabilizzazione delle frane del2000 non hanno rilevato a tutt’oggi una sensibile riattivazione della coltre detritica presente nei settori stabilizzati(comunicazione personale, Geom. De Vincenti), risulta probabile che il movimento franoso attualmente in atto possaessersi sviluppato in conseguenza di un’evoluzione retrogressiva di quelli verificatisi in occasione dell’evento alluvionaledel 2000. Recenti studi eseguiti per conto del Comune di Tribogna ed impostati mediante l’utilizzo di prospezioni geoelettrichedenotano come lo spessore della coltre detritica del corpo di frana situato a NE del paese assuma, in corrispondenzadell’area soggetta ad instabilità, valori prossimi ai 12 metri. Gli interventi di sistemazione realizzati dal Comune di Tribognaconsistono in opere di regimazione idrica ed opere di consolidamento. Nell’ambito degli studi svolti direttamente dalComune sono inoltre da segnalare sia le prospezioni geoelettriche mediante S.E.V. sia il monitoraggio della stabilitàdel versante tramite l’utilizzo d’alcuni inclinometri. L’opera di sostegno risulta costituita da una paratia di pali, ubicataa valle del tratto della carreggiata coinvolta nei dissesti, ed una serie di tiranti lunghi 21 metri ed immersi nella rocciaper circa 5 metri. Ulteriori finanziamenti sono volti a più approfonditi studi del dissesto al fine di stabilizzare con maggiorefficacia l’area in questione.

COMUNE DI VALBREVENNALoc. CasellineIn seguito agli eventi alluvionali degli anni 2000-2002 dall’alto del versante della valle su cui è ubicato la piccola frazionedi Caselline si è manifestato nelle assise della Formazione di M. Antola, favorito dalla fortissima acclività, un notevolemovimento roto-traslativo, che si è propagato fino alle quote della frazione stessa. Tuttavia il corpo della frana attualesi è incanalato in un impluvio posto a lato dell’abitato e l’area dissestata non ha interessato direttamente la frazione,masolo sfiorata. Inoltre il margine sinistro dell’abitato è potenzialmente interessato da una vecchia nicchia nel versante,che per ora non mostra segni di attività.

Page 225: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 225 -

Bibliografia

AA.VV. (1931) - Carta geologica d’Italia 1:100.000. Foglio 83 Rapallo. Regio Ufficio Geologico, Roma.

AA.VV. (1942) - Carta geologica d'Italia 1:100000. Foglio 82 Genova. Servizio Geologico d’Italia, Roma.

AA.VV. (1968) - Carta geologica d’Italia 1:100.000. Foglio 84 Pontremoli. 2° ed., Servizio Geologico d’Italia, Roma.

AA.VV. (1969) - Carta geologica d'Italia 1:100.000. Foglio 83 Rapallo. 2° ed., Servizio Geologico d’Italia, Roma.

AA.VV. (1971) - Carta geologica d'Italia 1:100.000. Foglio 82 Genova. 2° ed., Servizio Geologico d’Italia, Roma.

ABBATE E., BORTOLOTTI V., GALBIATI B., PRINCIPI G. (1980) - Carta geologica delle ofioliti del Bargonasco edell’Alta Graveglia. CNR Centro Studi Geologia dell’Appennino, Firenze/Gruppo di Lavoro Ofioliti Mediterranee, L.A.C.,Firenze.

ALLASINAZ A., GELATI R., GNACCOLINI M., MARTINIS B., OROMBELLI G., PASQUARE’ G., ROSSI P.M. (1971) - Noteillustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala di 1:100.000, Foglio 82 Genova. Min. Ind. Comm. Art., ServizioGeologico d’Italia, Roma, 134 pp.

ALMAGIA’ R. (1907) - Studi geografici sulle frane in Italia. Parte Generale. L’Appennino Settentrionale e il PreappenninoTosco-Romano. Mem. Soc. Geogr. It., 13, 342 pp.

AMANTI M., CASAGLI N.,CATANI F., D’OREFICE M., MATTERAN G., (1996): Guida al censimento dei fenomeni franosie alla loro archiviazione. Presid. Consiglio dei Ministri. Serv. Geol., Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma.

AMBROSETTI P., BARTOLINI C., BOSI C., CARRARO F., CIARANFI N., PANIZZA M., PAPANI G., VEZZANI L.,ZANFERRARI A., (1987) – Neotectonic Map of Italy. C.N.R., Progetto Finalizzato Geodinamica, SottoprogettoNeotettonica. Quad. Ric. Sc., 114, 4.

ARLOTTO D., DE STEFANIS A., TERRANOVA R., TESSORE E. (1984) – Grandi paleofrane riattivate in Valle Sturla, AppenninoLigure: il caso della frana di Campori – Temossi. Quad. Ist. Geol. Univ. Genova, 5, (3), 91-116.

BALLAERA S, MARCHESINI M., RETTAGLIATA M. (1999) – La miniera di Monte Linajuolo nella storia di Rovegno.Associazione Turistica Pro Rovegno, 22 pp..

BARTOLINI C., BERNINI M., CARLONI G.C., COSTANTINI A., FEDERICI P.R., GASPERI G., LAZZAROTTO A.,MARCHETTI G., MAZZANTI R., PAPANI G:, PRANZINI G., RAU A., SANDRELLI F., VERCESI P.L., CASTALDINI D.,FRANCAVILLLA F. (1982) – Carta neotettonica dell’Appennino Settentrionale 1:400.000. Boll. Soc. Geol. It., 101, 523-549, 4 tavv.

BELLINZONA G., BONI P. (1970) - Stratigrafia e tettonica della zona tra il T. Scrivia e il T. Sisola. Atti Ist. Geol. Univ.di Pavia, 21, 123–137.

BISCI C., DRAMIS F. (1991) – Il concetto di attività in geomorfologia: problemi e metodi di valutazione. Geogr. Fis. Dinam.Quat., 14, 193 - 200.

BOCCALETTI M., COLI M., (redattori) (1987) – Carta Strutturale dell’Appennino Settentrionale (scala 1:250.000). CNR.Prog. Fin. Geod., Pubbl. 429.

BONFANTE M., CHIOMA S., PITTALUGA F., RAMELLA A., RAZZORE S., (1997) - Soglia di innesco dei fenomeni franosi:due casi di instabilità dei versanti in Val Varenna (Genova). Prof. Geol., 1/2, 20-27.

BONI A. (1961) – Per la geologia dell’Appennino settentrionale a W della linea La Spezia-Piacenza. Atti Ist. Geol. Univ.Pavia, 12, 63-196.

Page 226: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 226 -

BONI A., BRAGA G., CONTI S., GELATI R., MARCHETTI G., PASSERI L. (1969) – Note illustrative della CartaGeologica d’Italia alla scala 1:100.000, Foglio 83 Rapallo e Foglio 94 Chiavari. Min. Ind. Comm. Artig., ServizioGeologico d’Italia, 89 pp.

BRANCUCCI G., CANEPA G., MAIFREDI P., NOSENGO S. (1982) – Le paleofrane di Val Bisagno (Liguria centrale).Geol. Appl. e Idrogeol., 17, 35-51.

BRANCUCCI G., CORTEMIGLIA G., TRIMBOLI M. (1988) – Segnalazione di superfici pianeggianti lungo i versanti dellaValle Fontanabuona (Liguria Orientale, Appennino Settentrionale) riconducibili a terrazzamenti del Torrente Lavagna:nota preliminare. Suppl. Geogr. Fis. Dinam. Quat., 1., 141-146.

BRANCUCCI G., MAIFREDI P., NOSENGO S. (1985) – Sintesi delle ricerche effettuate sui fenomeni franosi antichi dialcuni bacini liguri. (T. Polcevera, T. Bisagno, T. Lavagna). Geol. Appl. e Idrogeol., 20, 539-536.

BRANCUCCI G., MARINI M. (1988) – Considerazioni sull’evoluzione antica e recente di un tratto di spartiacque appenninicofra Scrivia e Bisagno (Liguria). Geogr. Fis. Dinam. Quat., 11, 135-146.

BRANCUCCI G., MARINI M. (1989) – Nuovi dati e considerazioni sulla “Paleofrana” di Prato Casarile (Val Bisagno,Genova). Mem. Acc. Lunig. Sc., 57-58 (1987-1988), 135-146.

BRANCUCCI G., MARINI M. (1990) – Stadi evolutivi della Val Varenna (Liguria di Ponente). Boll. Soc. Geol. It., 109,351-365.

BRANCUCCI G., MOTTA M. (1989) – Morfoneotettonica della Val Fontanabuona e delle aree limitrofe. Mem. Acc. Lunig.Sc., 57-58, (1987-1988), 101-122.

BRANDOLINI P. (1988) – Osservazioni sul promontorio di Portofino nell’ambito dei “Sistemi di aree di interessenaturalistico-ambientale” in Liguria. Studi e Ric. Geogr., 2, 1-18.

BRANDOLINI P., DE STEFANIS A., TERRANOVA R., TESSORE E. (1991) – Le Paleofrane riattivate di Bertigaro in ValleSturla e le loro conseguenze sugli insediamenti abitativi e sulla viabilità (Liguria Orientale). Studi e Ric. Geogr., 14 (1),1-32.

BRANDOLINI P., TERRANOVA R. (1996) – Esempi di dissesti geomorfologici dei versanti liguri e loro riflessi sullaconservazione del suolo. Mem. Acc. Lunig. Sc., 64-65 (1994-1995), 55-78.

CANCELLI A., CASAGLI N. (1995) – Classificazione e modellazione di fenomeni di instabilità in ammassi rocciosisovrapposti ad argilliti o argille sovraconsolidate. Mem. Soc. Geol. It., 50, 83-100.

CANCELLI A., PELLEGRINI M., TOSATTI G. (1987) – Alcuni esempi di deformazioni gravitative profonde di versantenell’Appennino Settentrionale. Mem. Soc. Geol. It., 39, 447-466.

CANUTI P., CASAGLI N. (1994) – Considerazioni sulla valutazione del rischio frana. Pubbl. n° 486 del C.N.R., GNDCI,Linea 2, Atti del Convegno “Fenomeni franosi e centri abitati”, 27 maggio 19994, Bologna, 57 pp..

CANUTI P., DRAMIS F., ESU F. (s.d.) – Le condizioni di instabilità dei pendii nei centri abitati. C.N.R., G.N.D.C.I., Linea2, Pubbl. n°544, 100 pp..

CAPPONI G., GOSSO G., SCAMBELLURI M., SILETTO G.B., TALLONE S. (1994) – Carta geologico-strutturale del settorecentro-meridionale del Gruppo di Voltri (Alpi Liguri) e note illustrative. Boll. Soc. Geol. It., 113, 383-394.

CARRARA A., D’ELIA B., SEMENZA E. (1985) – Classificazione e nomenclatura dei fenomeni franosi. Geol. Appl. eIdrogeol., 20 (2), 223-244.

CARRARA A., CARTON A., DRAMIS F., PANIZZA M., PRESTININZI A. Gruppo Nazionale Geografia Fisica e

Page 227: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 227 -

Geomorfologia (1987) - Cartografia della pericolosità connessa ai fenomeni di instabilità dei versanti. Boll., Soc. Geol.It., 106, 199-221.

CASNEDI R., (1987) – Sedimentazione e Tettonica delle Unità Liguridi nell’Appennino nord-occidentale (Val Lavagna,Sturla, Trebbia e Aveto). Atti. Ist. Geol. Univ. Pavia, 30, 42-66.

CASNEDI R., (1988) – Le Unità Liguri nella Val Trebbia e zone limitrofe. Atti. Tic. Sc. Terra, 31, 91-107.

CASNEDI R., GALBIATI B., VERNIA L., ZANZUCCHI G. (1993) - Note descrittive della Carta Geologica delle Ofiolitidel Gruppo di M. Penna e di M. Aiona (Appennino ligure-emiliano). Atti Tic. Sc. Terra, 36, 231–268.

CATI L. (1971) – L’evento alluvionale del 7-8 Ottobre 1970 sui bacini dei torrenti Leiro, Polcevera e Bisagno. Vol. Specialedella raccolta degli Annali del Servizio Idrografico.

CENTI A. (1899) – Cenni storici su Moneglia. Tipografia della Gioventù, Genova, 19-20.

CEVASCO A., FERRARI M., FIERRO G., NOSENGO S. (2000) – Fenomeni d’instabilità’ della costa alta e rocciosa fraRiva Trigoso e Framura (Liguria Orientale): risultati preliminari. Studi Costieri, 3, 71-83.

C.N.R. – G.N.D.C.I. (1994) – Progetto AVI, Rapporto di sintesi, Liguria. (a cura di: F.Cipolla, D. Russo, C. Sebastiani).Presid. Cons. Min. Dip. Prot. Civ., Roma.

CORTEMIGLIA G.C. (1990) – Indagine geognostica sul territorio della Comunità Montana Valle Stura (GE) per laformulazione di interventi di recupero e di pianificazione ambientali. Relazione commissionata dalla Comunità Montanadelle Valli Stura e Orba al Dipartimento di Scienze della Terra-Sezione di Geologia, Università degli Studi di Genova,pp. 71 (inedita).

CORTEMIGLIA G.C. (2002) – Messa a punto di una procedura per l’analisi climatica della serie termopluviometrichestoriche italiane con relativa applicazione esemplificativa alla serie storica di Genova (1833-2001). Quaderno N.3Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse dell’Università di Genova. Litocoop Tortona, 1-162.

CORTEMIGLIA G.C., TERRANOVA R (1970). – Le frane della collina delle Grazie nel Comune di Chiavari e loro rapporticon la viabilità e gli insediamenti. Boll. Soc. Geol. It., 89, 277-298.

CORTESOGNO L., HACCARD D. (1979) – Note illustrative alla Carta Geologica della Zona Sestri-Voltaggio. Mem.Soc. Geol. It., 28, 115-150.

D’ANGELLA D. (1991) – Note storiche su Rovegno. IMD Lucana, Pisticci.

DECANDIA F.A., ELTER P. (1972) - La "zona" ofiolitifera del Bracco nel settore compreso fra Levanto e la Val Graveglia(Appennino Ligure). Mem. Soc. Geol. It., 11, Suppl., 503–530.

DE STEFANIS A., DE STEFANIS E.G., DE STEFANIS P.G. (2000) – Diagnosi e monitoraggio di grandi paleofrane e delleloro parziali riattivazioni: un problema scottante di prevenzione. Atti del Convegno “Ambiente e sviluppo sostenibile.Opere e interventi nel rispetto della natura.”, 14-16 Settembre 2000, Rossiglione, Genova, 15 pp.

DE STEFANIS A., DE STEFANIS E.G., DE STEFANIS P.G. (2002) – Indagini e monitoraggi su frana riattivata in R4 : lagrande paleofrana riattivata di Campori –Temossi (Appennino ligure, Alta Valle Sturla). Mem. Soc. Geol. It., 57, 463-470.

DE STEFANIS A., MARINI M., TERRANOVA R. (1971) – La frana di Molinetti nell’Alta Val Polcevera e i dissestigeomorfologici e idrogeologici da essa provocati con riferimento alla alluvioni del 7-8 Ottobre 1970. Atti II ConvegnoNazionale “Studi sui Problemi della Geologia Applicata”, 24-26.

DE STEFANIS A., MARINI M., TERRANOVA R. (1975) - Indagini geomorfologiche e geologico-tecniche nel territorio del

Page 228: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 228 -

Comune di S. Stefano d'Aveto con particolare riguardo al capoluogo e ad alcune frazioni nell'ambito del Piano RegolatoreComunale (Appennino Ligure). Mem. Soc. Geol. It., 14, 233–258.

DE STEFANIS A., MARINI M., TERRANOVA R., CANEPA G., CARLI M., DE LUIGI G., GIORGI M. (1978) – Due esempidi analisi geomorfologica di dettaglio sui promontori di Portofino e del Mesco della costa ligure. Mem. Soc. Geol. It.,19, 153-160.

DE STEFANIS E., DE STEFANIS P., SCOTTI E. (2000) – Preliminary results from the site investigation of a deep seatedgravitational slope deformation in the Gromolo valley (Ligurian Apennines – North Italy). Atti Conv. “Ambiente eSviluppo Sostenibile, AST ambiente Rossiglione, 14-16 Settembre 2000.

DIREZIONE TECNICA GOVERNATIVA (1880) – La ferrovia del litorale ligure da Massa al confine francese. Relazione.Giornale del Genio Civile, 79-80, Roma.

ELLERO A. (2002) – Assetto strutturale delle Unità Liguri Interne della Val Polcevera e dell’Alta Valle Scrivia (Appenninosettentrionale). Boll. Soc. Geol. It., 119 (2), 321-338.

ELTER P., MARRONI M., MOLLI G., PANDOLFI L. (1991)- Le caratteristiche stratigrafiche del Complesso di M.Penna/Casanova (Alta Val di Trebbia), Appennino settentrionale). Atti Tic. Sc. Terra, 34, note brevi, 97-106.

ERISMAN T.H. (1979) – Mechanics of large landslides. Rock Mechanics, 12, 15-46.

FANUCCI F., NOSENGO S. (1979) – Rapporti tra neotettonica e fenomeni morfogenetici del versante marittimodell’Appennino ligure e del margine continentale. Boll. Soc. Geol. It., 96, 473-510.

FEDERICI P.R., BALDACCI F., PETRESI A., SERANI A. (2001), Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria, I. Provinciadella Spezia, C.N.R: - Regione Liguria, 101 pp., 16 tavv. a colori, 8 figg.

GALLI M., PENCO A.M. (1996) – Le miniere di rame e di manganese della Liguria orientale. Atti Acc. Lig. Sc. e Lett.,Ser. V, 13, 215-247.

GAZZOLO T., PINNA M. (1969) – La distribuzione della temperatura in Italia nel trentennio 1926-1955. Min. LL. PP.,Servizio Idrografico, Pubbl. n.° 21, Fasc. 4, 12° ed.

GEOSARC (1999) – Relazione geologica connessa agli interventi di risistemazione idraulico-forestale, idrogeologicae geomorfologia dei versanti in frana in località Case d’Alto-Rio Zuccotto-Mogliole (Tiglieto). Relazione esecutiva. Rif:C 175/99-5(1), Relazione geologico-tecnica commissionata dalla Comunità Montana delle Valli Stura e Orba, pp. 29(inedita).

GEOSARC (1999) – Relazione geologica connessa agli interventi di risistemazione idraulico-forestale, idrogeologicae geomorfologia dei versanti in frana in località Cascine-Rio Masino in Comune di Tiglieto (Com. Mont Valle Stura eOrba – Prov. di Ge). Relazione esecutiva. Rif: C 175/99-5(2), Relazione geologico-tecnica commissionata dallaComunità Montana delle Valli Stura e Orba, pp. 13 (inedita).

GEOSARC (1999) – Relazione geologica connessa agli interventi di risistemazione idraulico-forestale, idrogeologicae geomorfologia dei versanti in frana in località Acquabona (Comune di Tiglieto). Relazione esecutiva. Rif: C 175/99-5(3), Relazione geologico-tecnica commissionata dalla Comunità Montana delle Valli Stura e Orba, pp. 12 (inedita).

GEOTECNO SOIL S.R.L. (1984) – Profili stratigrafici dei sondaggi geognostici eseguiti con Sonda idraulica ATLAS COPCOB30 in località S. Olcese Chiesa. Relazione tecnica commissionata dalla Regione Liguria, pp.22 (inedita).

GIAMMARINO S., GIGLIA G., CAPPONI G., CRISPINI L., PIAZZA M. (2002) – Carta Geologica della Liguria, scala1:200.00. Litografia Lac, Firenze.

GIAMMARINO S., NOSENGO S., VANNUCCI G. (1969) – Risultanze geologico-paleontologiche sul conglomerato

Page 229: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 229 -

di Portofino (Liguria orientale). Atti Ist. Geol. Univ. Genova, 7 (2), 305-363.

GONSALVI L., PAPANI G.(1969) – Alcune idee sull’evoluzione oro-idrografica dell’Appennino settentrionale. Aten. Parmense,Acta Nat., 5 (1), 29-46.

HACCARD D. (1976) - Carte Géologique au 1:50.000 de Sestri-Voltaggio. Pubbl. C.N.R.. Centro Studi per la Geologiadell’Appennino, Pisa.

HUTCHINSON J.N. (1995) – Deep-seated mass movements on slopes. Mem. Soc. Geol. It, 50, 147-164.

IGEAS ENGENEERING S.R.L.(s.d.) – Società di Geotecnica e Geomeccanica (S.G.G.) (2003) – Lavori di consolidamentoe mitigazione del rischio dell’area soggetta a fenomeni di subsidenza in località Isoverde nel Comune di Campomorone(GE) (2° lotto). Progetto definitivo. Relazione geologica e sulle indagini Rif.: RL 211/20/03/GEO commissionata daComunità Montana Alta Val Polcevera-Ceranesi (Ge) (inedita).

ISSEL A. (1892) – Liguria geologica e preistorica. Donath, Genova.

JERVIS G. (1874) – I tesori sotterranei dell’Italia. Parte II (Regione dell’Appennino), Loescher, Firenze.

LAZZARI S., ANNOVI A., MARTINI E.(1988) – Il problema del consolidamento e del trasferimento degli abitati instabiliin Italia. Atti Conv. “Cartografia e monitoraggio dei movimenti franosi”, Bologna, 1988, 88-120.

LIMONCELLI B. (1971) – Risultanze statistiche su alcuni eventi franosi e considerazione sull’assetto dei versanti negliargilloscisti della Val Polcevera. Atti del 2° Convegno Nazionale di studi sui problemi della Geologia Applicata, Genova24-26 Settembre 1971, 12 pp.

LIMONCELLI B., MARINI M. (1969) – Condizioni geologico-strutturali, idrografiche e geomorfologiche del territorio urbanodella città di Genova. Atti Ist. Sc. Costr. Univ. Genova, 3, 40 pp.

MAIFREDI P., NOSENGO S. (1975) – Importanza delle paleofrane nel campo della geologia applicata. Geologia Tecnica,3, 130-138.

MAIFREDI P., RACITI M. (1973) – La paleofrana di Prato Casarile e le sue condizioni di stabilità dopo l’alluvione dell’8settembre 1970 (Genova, Valle del T. Molassana). Atti 2° Convegno Nazionale Studi e Problemi Geologia Applicata,Genova, 1971, 475-487.

MARINI M. (1978) – Carta geologica del versante ligure della "Zona Sestri-Voltaggio". Ofioliti, 2 (1977), 333-346.

MARINI M. (1981) – Analisi strutturale e interpretazione paleogeografica e tettonica dei Calcari del M. Antola(Appennino Ligure). Ofioliti, 6 (1), 119-150.

MARINI M. (1990) - Nuovi dati su stratigrafia e paleogeografia dell'Elemento di Ronco (Appennino Ligure). Boll. Soc.Geol. It., 109, 481–499.

MARINI M. (1992) - L'Unità del M. Gottero fra la Val Trebbia e Sestri Levante (Appennino Ligure): nuovi dati di analisidi bacino e ipotesi di evoluzione sedimentaria. Boll. Soc. Geol. It., 111, 3–23.

MARINI M.(1998) - Carta geologica della Val Polcevera e zone limitrofe (Appennino settentrionale) (scala 1:25.000).Atti Tic. Sc. Terra, 40, 33-64.

MARINI M., TERRANOVA R. (1980) - I complessi ofiolitiferi dei Monti Aiona e Penna e loro rapporti con le serie sedimentarie(Appennino ligure-emiliano). Boll. Soc. Geol. It., 99, 3, 183-203.

MARRONI M. (1991) – Deformation history of the Mt. Gottero Unit (Internal Ligurid Units, Northern Appennines). Boll.Soc.Geol. It, 110, 727-736.

Page 230: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 230 -

MARRONI M., PANDOLFI L. (2002) - Le unità tettoniche del settore nord-occidentale dell’Appennnino emiliano-romagnolo: Assetto tettonico ed analisi strutturale della parte superficiale dell’edificio appenninico. Atti 3° Seminariosulla Cartografia Geologica, Bologna, 2002, 76-79.

MECCHERI M., MARRONI M., CASELLA A, DELLA CROCE G., SERGIAMPIETRI L. (1986) - L’Unità Colli/Tavarone nelquadro dell’evoluzione stratigrafica e strutturale del dominio ligure. Ofioliti, 11, 275-292.

MONTALDO E. (1991) – Consolidamento dell’abitato di S. Martino di Paravanico nel Comune di Ceranesi (Ge) medianteopere di stabilizzazione del suolo. Relazione geologico-tecnica Class.: D.S. – A – 38 - 91 commissionata da ComunitàMontana Alta Val Polcevera-Ceranesi (GE) (inedita).

NOSENGO S. (1971) – Osservazioni geologiche e strutturali nella zona compresa tra la Val Reppia e il Torrente Petronio(Liguria Orientale). Atti Ist. Geol. Univ. di Genova, 7 (2), 233-278.

PANDOLFI L., MARRONI M.,. (1996) – Litostratigrafia ed assetto strutturale delle Unità Liguri Interne nel settore dell’altaVal Trebbia ed alta Val d’Aveto (Appennino Ligure). Boll. Soc. Geol. It., 115, 673-688.

PELLOUX A. (1934) – Sulla geologia ed i giacimenti di minerali e materiali litoidi della regione di Sestri Levante e Chiavari.Boll. Soc. Geol., 53, LVIII-LXIII.

PEROTTI C.R., SAVAZZI G., VERCESI P.L. (1988) – Evoluzione morfotettonica recente della zona compresa tra la testatadel T. Nure e la Val d’Aveto. Suppl. Geogr. Fis. Dinam. Quat., 1., 121-140.

PERTUSATI P.C., HORREMBERGER J.C. (1975) – Studio strutturale degli Scisti della Val Lavagna ( Unità di M. Gottero,Appennino Ligure). Boll. Soc. Geol. It., 94 (5), 1375-1436.

PESENTI E. (1986) – Indagini geologiche nelle frazioni di Borgo Ratti e Borgo Frattunin (S. Martino di Paravanico) inComune di Ceranesi (Genova). Relazione geologico-tecnica Class.: D.S. – A – 14 - 86 commissionata da Comune diCeranesi (GE) (inedita).

PESENTI E. (1989) – Indagini geologico-tecniche relative ai fenomeni di dissesto in atto nella frazione di S. Martino diParavanico nel Comune di Ceranesi (Ge).Campagna di indagini geognostiche. Relazione geologico-tecnica Class.: D.S.– A – 28 - 88 commissionata da Comunità Montana Alta Val Polcevera-Ceranesi (GE) (inedita).

PESENTI E. (1990) – Indagini geologico-tecniche relative ai fenomeni di dissesto in atto nella frazione di S. Martino diParavanico nel Comune di Ceranesi (Ge). Indagini geognostiche, misure inclinometriche e primi interventi di sistemazione.Relazione geologico-tecnica Class.: D.S. – A – 33 - 90 commissionata da Comunità Montana Alta Val Polcevera-Ceranesi(GE) (inedita).

PESENTI E. (2003) – Sistemazione idraulico-forestale dei dissesti in località Crocetta d’Orero del Comune di Serra Riccò(Genova). Monitoraggi in zona R4 ex DGRL n. 1411 del 26.11.1999. Relazione commissionata da Comunità MontanaAlta Val Polcevera-Ceranesi (GE) (inedita).

PESENTI E., MONTALDO E. (1995) – Consolidamento dell’abitato di S. Martino di Paravanico nel Comune di Ceranesimediante opere di stabilizzazione del suolo (Intervento di III fase). Relazione geologico-tecnica commissionata da ComunitàMontana Alta Val Polcevera-Ceranesi (GE) (inedita).

POTENTI L., VITTORINI S. (1995) – Carta climatica della Liguria. CNR – Università di Pisa (Dip. di Scienze della Terra).Computers – Grafica, Siena.

RAPETTI C., RAPETTI F. (1996) – L’evento pluviometrico eccezionale del 19 giugno 1996 in alta Versilia (Toscana) nelquadro delle precipitazioni delle Alpi Apuane. Atti Soc. Tosc. Sc. Nat. Mem., Serie A, 103, 143-159.

RADBRUCK – HALL D. (1978) – Gravitational creep of rock masses on slope. In:B.Voight (ed.), Rock slide andavalanches, 1. Development in Geotechnical Engineering, 14 A, Elsevier, Amsterdam, 607-658.

Page 231: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 231 -

REGIONE LIGURIA – Servizio Sistemi Informatici – Sportello Cartograficohtpp://ecozero.liguriainrete.it//repertoriocartografico/index.asp.

REGIONE LIGURIA (1990) – Ricerche in materia di protezione civile relative ai bacini idrografici. 1) Bacino del T. Bisagno(Prov. di Genova). Serv. Dif. Suolo, Uff. Protez. Civ..

REGIONE LIGURIA, UNIVERSITA’ DI GENOVA (1985) – Catalogo dei terremoti dall’anno 1000 all’anno 1983.SAGEP, Genova.

ROVERETO G. (1904) – Geomorfologia delle valli liguri. Atti R. Univ. di Genova, 18, 288 pp.

ROVERETO G. (1923) – Note al rilevamento dei fogli “Rapallo” e “Chiavari”. Boll. Soc. Geol. It., 41, 195-226.

ROVERETO G. (1924) – Note al rilevamento geologico dei fogli Rapallo e Chiavari. Boll. Soc. Geol. It., 43 (2), 209-236.

ROVERETO G. (1939) - Liguria geologica. Mem. Soc. Geol. It., 2, 1–791.

SESTINI A. (1937), Discordanza tra orografia e idrografia nell’Appennino Ligure. Riv. Geogr. It., 15, 3-12.

SOCIETA’ GEOLOGICA ITALIANA (1991) – Guide geologiche regionali.11. Alpi Liguri (a cura di M. Vanossi). Be–Ma,Lodi.

SOCIETA’ GEOLOGICA ITALIANA (1994) – Guide geologiche regionali.10. Appennino Ligure-Emiliano (a cura di G.Zanzucchi). Be – Ma, Lodi.

SORRISO VALVO M. (1995) – Considerazioni sul limite tra Deformazione Gravitativa Profonda di Versante e frana. Mem.Soc. Geol. It., 50, 179-185.

SUNAMURA T. (1992) – Geomorphology of Rocky Coasts. Institute of Geoscience, University of Tsukuba, Japan. Ed.John Wiley & Sons.

TERRANOVA R. (1964) – Le frane costiere del Castellaro e di S. Rocco sul versante occidentale del Promontorio di Portofino(Liguria Orientale). Atti Ist. Geol. Univ. Genova, 2, 342-376.

TERRANOVA R. (1999) – Squilibri geomorfologici e rischi sulla costa alta rocciosa occidentale del promontorio di Portofino(Liguria Orientale). In: “Studi Geografici e Geologici in onore di Severino Belloni”, Brigati, Genova, 595-606.

TERRANOVA R., ZANZUCCHI G. (1982) - Il gruppo ofiolitico dei Monti Maggiorasca e Nero (Appennino Ligure-Emiliano):carta geologica e interpretazioni geodinamiche. Mem. Soc. Geol. It., 24, 127–138.

THORNHWAITE C.W., MATHER J.R. (1957) – Instructions and tables for computing potential evapotranspiration andthe water balance. Publications in Climatology, Centerton, New Jersey, 10 (3).

TRAVERSO A. (2003) – Relazione geologico-tecnica connessa al movimento franoso che ha interessato il versante destrodel Torrente Secca a monte di Via Ghiglino, in località Pedemonte (Comune di Serra Riccò, GE). Relazione geologico-tecnica commissionata dal Comune di Serra Riccò (Ge), pp. 12 (inedita).

VAN ZUTPHEN A.C.A., VAN WAMEL W.A., BONS A.J. (1986) – The structure of the Lavagna Nappe in the region ofMonte Ramaceto and Val Graveglia (Liguria Apennines, Italy). Geol. en Mijnbouw, 64, 373-384.

VARNES D.J. (1978) – Slope movement types and processes. In: R.L. Schuster, R.J. Krizek (eds.), Landslides. Analysisand Control, “Washington Transportation Research Board”. Special Rept. 176, National Academy of Sciences.

Page 232: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 232 -

Indice

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 9

2. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 10

3. La Provincia di Genova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 12

3.1 Lineamenti geologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 12

3.2 Evoluzione paleogeografica e tettonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 18

3.3 Lineamenti climatici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 20

3.4 Lineamenti morfologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 24

3.5.1 La diffusione dell’instabilità dei versanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 25

3.5.2 La classificazione delle frane e il rischio da frana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 26

3.5.3 Le grandi frane relitte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 27

3.5.4 Grandi frane e deformazioni gravitative profonde di versante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 29

3.6 Centri abitati instabili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 34

Centri abitati segnalati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 37

4. Centri abitati instabili: casi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 39

Alpepiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 47

Arezzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 51

Arzeno, Prato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 55

Ascona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 58

Bastia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 62

Bertigaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 66

Boasi, Vallebuona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 70

Borgo Ferrandi - Paravanico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 75

Campegli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 80

Campori, Temossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 84

Camposasco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 89

Canale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 93

Casabianca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 96

Cassingheno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 100

Cerisola - Magnasco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 104

Costa Figara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 108

Crocetta d’Orero - Orero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 111

Page 233: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 233 -

Fontana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 115

Fontane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 119

Garbarini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 123

Lazzeruole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 126

Lemeglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 130

Minceto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 135

Moranego e Sella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 138

Ognio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 143

Pannesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 147

Pietrafraccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 151

Pino Soprano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 154

Poggio, Rovegno, Valle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 158

Prato Sopralacroce, Vallepiana, Zanoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 162

Retezzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 166

Rondanina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 170

San Martino di Struppa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 174

Sant’Olcese Chiesa - Tullo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 178

San Rocco - Mortola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 182

S. Stefano d’Aveto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 186

Savignone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 192

Tiglieto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 196

Torrazza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 200

Vicomezzano, Vicosoprano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 204

Vicomorasso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 208

Centri Abitati Instabili segnalati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 212

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag. 225

Page 234: Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II ... · - 1-Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli,

- 234 -

StampaTipolitografia Nuova ATA

Via Giovanni Torti, 32 c/r - 16143 GenovaTel. 010 513120 - Fax 010 503320

e-mail: [email protected] - http://www.nuovaata.com