ATHOS Nino “Gaspare” Formicola, l’altra metà di Zuzzurro · Amministrazione: Antonio...

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel/fax 02 45477609 e-mail [email protected] Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Galeati Industrie Grafiche S.r.l. – via Selice, 187-189 – Imola (Bo). Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Vanda Aleni, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Francesca Barocco, Sergio Biagini, Simona Brambilla, Sara Capardoni, Athos Careghi, Luca Cecchelli, Giovanni Chiara, Irene De Luca, Laura Misani, William Porzio, Francesco Pustorino, Riccardo Tammaro, Francesco Tosi, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero: Camilla Boca, Giulia Costa, Fabrizio Draghi, Giovanni Minici, Gianni Pola, Luca Solesin. Tiratura 16.500 copie. COPIA OMAGGIO Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini anno XVIII, numero 152, gennaio 2014 ® ® ATHOS Nelle pagine interne: La storia della Kores pag. 8 L’elemento Fuoco pag. 9 Tre ragazzi, tre campioni di zona 4 pag. 3 Alla ricerca del bottaio perduto pag. 10 I figli di Ippocrate nel XXI secolo pag.6 La spesa prima e dopo le feste Sabato 1 febbraio ore 16.00 Palazzina Liberty Largo Marinai d’Italia Presentazione del libro Storia e storie dei MERCATI GENERALI A MILANO A cura di Stefania Aleni e Vito Redaelli Partecipano: Franco D’Alfonso, assessore al Commercio del Comune di Milano Luigi Predeval, presidente Sogemi S i tratta di 140 opere che ripercorrono alcuni de- cenni di storia segnati da profonde trasformazioni del paesaggio urbano che sono culminate nella copertura dei Navigli completata nel 1930, dal Ponte di Porta Romana a quello delle Sirenette di via S. Damiano, dal corso di S. Cel- so, attuale corso Italia, alla conca di via Senato, e alla Darsena di Porta Ticinese. Le fotografie fanno parte di un’importante raccolta di circa 1800 fototipi e rappresentano una fonte di documentazione estremamente accurata della città sia sul piano urbanistico sia su quello sociale e del costume. Lo sguardo è quello di Arnaldo Chierichetti, fondatore nel 1914 della azienda familiare Ottica Chierichetti con sede in corso di Porta Romana 76, tutt’oggi conosciuta per la qua- lità del proprio lavoro e per la passione della proprietaria, la signora Elda, figlia di Arnaldo e gelosa custode dell’Archivio fotogra- fico del padre. Le immagini, che sono in bianco e nero e molto belle, ci fanno percorrere la città senza fretta, quasi a passo d’uomo, illuminano gli scorci che si aprono suggestivi nelle sue vie, danno forma a nuove pro- spettive architettoniche di chiese e palazzi di grande va- lore storico e artistico, oggi in- cuneati in un contesto urbano più recente, o per così dire, moderno. Nel suo percorso tematico la mostra illustra anche i caratteri e i costumi della vita cittadina nelle sue principali manifesta- zioni, quelle ufficiali e di fac- ciata, come Piazza Duomo nel 1934, con l’installazione di due estemporanee fontane a forma di torta nuziale destinate ad accogliere il Duce e ad of- frirgli una degna cornice alla propaganda, e quelle della vita comune, come il Verziere di Porta Vittoria nel 1906 con il ragazzino scalzo, le donne in gonnellona nera e grembiule e le cataste di ceste di vimini. Il lavoro e l’impresa sono due aspetti ben rappresentati: coe- sistono nella città e nella stessa persona di Arnaldo Chierichet- ti, nelle insegne e i rifacimenti del suo negozio di corso di Porta Romana o nei carretti trainati dagli animali che so- stano davanti ai negozi per la raccolta dei rifiuti che gli uo- mini fanno con le gerle sulle spalle. Un discorso a parte sa- rebbe da dedicare alla Milano dei Navigli. La loro storia è ri- costruita nel catalogo curato da Stefano Galli ed è una sto- ria incredibile, che vale la pena di conoscere. Milano nell’arco di sette secoli a partire dall’età viscontea, sotto il ducato di Ludovico il Moro col contri- buto di Leonardo da Vinci, e con gli ampliamenti effettuati nei secoli successivi, ha creato un sistema efficiente di canali navigabili collegati al Lago Maggiore e al Lago di Como, al Ticino, all’Adda, a Pavia e di qui al mare. Attraverso le vie d’acqua affluivano in città materie prime, minerali com- bustibili, legno, ferro, marmi eccetera, mentre i canali della cerchia dei Navigli raggiunge- vano il cuore di Milano e ne promuovevano lo sviluppo economico e produttivo. Poiché i quartieri si caratteriz- zavano per proprie attività ar- tigianali, come quello degli Armorari di Molino delle Ar- mi, il cosiddetto “Naviglio in maniche di camicia”, come cu- riosità possiamo ricordare che il “Naviglio aristocratico” an- dava da Porta Tosa al laghetto di S. Marco ed era chiamato così per la presenza di ville pa- trizie e giardini. E questo per sette secoli. Nella seconda metà dell’Ottocento, pe- rò, in meno di cen- to anni, quel siste- ma, trascurato sul piano dell’efficien- za, è stato frettolo- samente distrutto. Con le opere di co- pertura dei Navigli case vie e quartieri sono stati cancellati con poco criterio, o peggio, con insen- sata speculazione, a distruzione pro- prio della parte più vecchia della città. Ora, attraverso le fotografie di Arnal- do Chierichetti, i Navigli ci vengono restituiti nelle loro lu- ci e ombre, nei riflessi can- gianti, nello scorrere ordinato e lento dell’acqua e l’affacciar- si della gente alle balaustre dei ponti. Ma il messaggio colle- gato alla loro copertura, em- blema di quegli anni di cam- biamento in nome della mo- dernità, vuole essere l’invito a ripensare i modelli di sviluppo della città, in più stretto rap- porto con la sua storia e la sua identità. Un ringraziamento sentito alla signora Elda per una mostra che ci auguriamo entri a far parte, come prezioso patrimo- nio, della nostra coscienza collettiva. Vanda Aleni Dal 13 dicembre al 13 febbraio a Palazzo Morando, in via S. Andrea 6, è aperta la mostra MILANO TRA LE DUE GUERRE. Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti P rima in viale Umbria, poi all’Esselunga di via Tertulliano e qualche domenica fa nel foyer del tea- tro Franco Parenti. Ho avvi- stato più volte in zona 4 uno dei personaggi che ha allietato le mie domeniche sera in tele- visione, Nino For- micola in arte Ga- spare. E finalmen- te sono riuscito ad intervistarlo. A qualche mese dal- la scomparsa del- lo storico collega Andrea Brambilla (il commissario Zuzzurro), il co- mico, dal divano del suo loft, ac- cende una sigaret- ta e si apre piace- volmente a ricordi e riflessioni sul futuro… Signor Formicola, ma lei da quanto tempo abita qui in zona 4? «Solo da qualche anno. Ho sempre vissuto in pieno centro e all’inizio neppure mi piaceva l’idea di trasferirmi, ma a ben vedere ho fatto male a non pensarci prima. Credo che questa sia in assoluto la zona più comoda di Milano: è ben servita, ti trovi a pochi minuti dal centro, dalla tangenziale e dalle autostrade principali. E in più ci sono tutti i negozi possibili e immaginabili, an- che i sarti (cinesi) che ti ricu- ciono un bottone in diretta! Sembra paradossale ma se og- gi ti si stacca un bottone in centro dove ci sono solo nego- zi di moda…cosa fai? Ti com- pri direttamente una giacca nuova?! » Si sente sempre la sua verve di autore comico…quando scoprì questa vena? E cosa la ispirò al punto tale da de- cidere di intraprendere que- sto mestiere? «C’è stato un evento… Da adolescente a casa mia erano proibiti i fumetti e la televisione si guardava il mini- mo indispensabi- le; mi era però concesso leggere libri e andare a teatro. A vedere qualsiasi cosa. E una bella domeni- ca – sarà stato il ‘69 –‘70, comun- que avevo 16 anni – mia madre mi portò al Nuovo a vedere i Gufi in uno spettacolo dal titolo “Non spingete, scappiamo anche noi”. Rimasi folgorato da que- sti quattro attori vestiti di nero capaci di divertire e intratte- nere usando soltanto una scala, una sedia e una chitarra... Nino “Gaspare” Formicola, l’altra metà di Zuzzurro A qualche mese dalla scomparsa dello storico collega Andrea Brambilla, aneddoti dal passato e riflessioni sul futuro segue a pag. 5

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel/fax 02 45477609 e-mail [email protected] Sito internet: www.quattronet.itVideoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Galeati Industrie Grafiche S.r.l. – via Selice, 187-189 – Imola (Bo). Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Vanda Aleni, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Francesca Barocco, Sergio Biagini, Simona Brambilla, Sara Capardoni, Athos Careghi, Luca Cecchelli, Giovanni Chiara, Irene De Luca, Laura Misani, WilliamPorzio, Francesco Pustorino, Riccardo Tammaro, Francesco Tosi, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero: Camilla Boca, Giulia Costa, Fabrizio Draghi, Giovanni Minici, Gianni Pola, Luca Solesin.Tiratura 16.500 copie. COPIA OMAGGIO

Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini

anno XVIII, numero 152, gennaio 2014

® ®

ATHOS

Nellepagineinterne:

La storia della Kores

pag. 8

L’elemento Fuoco

pag. 9

Tre ragazzi, tre campioni di zona 4

pag. 3

Alla ricerca del bottaio perduto

pag. 10

I figli di Ippocratenel XXI secolo

pag.6

La spesa prima e dopo le festeSabato 1 febbraio ore 16.00Palazzina LibertyLargo Marinai d’Italia

Presentazione del libro

Storia e storie deiMERCATI GENERALI A MILANOA cura di Stefania Aleni e Vito Redaelli

Partecipano: Franco D’Alfonso, assessore al Commercio del Comune di MilanoLuigi Predeval, presidente Sogemi

S i tratta di 140 opere cheripercorrono alcuni de-cenni di storia segnati da

profonde trasformazioni delpaesaggio urbano che sonoculminate nella copertura deiNavigli completata nel 1930,dal Ponte di Porta Romana aquello delle Sirenette di via S.Damiano, dal corso di S. Cel-so, attuale corso Italia, allaconca di via Senato, e allaDarsena di Porta Ticinese.Le fotografie fanno parte diun’importante raccolta di circa1800 fototipi e rappresentanouna fonte di documentazioneestremamente accuratadella città sia sul pianourbanistico sia suquello sociale e delcostume.Lo sguardo è quello diArnaldo Chierichetti,fondatore nel 1914della azienda familiareOttica Chierichetti consede in corso di PortaRomana 76, tutt’oggiconosciuta per la qua-lità del proprio lavoroe per la passione dellaproprietaria, la signoraElda, figlia di Arnaldoe gelosa custodedell’Archivio fotogra-fico del padre.Le immagini, che sono inbianco e nero e molto belle, cifanno percorrere la città senzafretta, quasi a passo d’uomo,illuminano gli scorci che siaprono suggestivi nelle suevie, danno forma a nuove pro-spettive architettoniche dichiese e palazzi di grande va-lore storico e artistico, oggi in-cuneati in un contesto urbanopiù recente, o per così dire,moderno. Nel suo percorso tematico lamostra illustra anche i caratterie i costumi della vita cittadinanelle sue principali manifesta-zioni, quelle ufficiali e di fac-ciata, come Piazza Duomo nel1934, con l’installazione didue estemporanee fontane aforma di torta nuziale destinatead accogliere il Duce e ad of-

frirgli una degna cornice allapropaganda, e quelle della vitacomune, come il Verziere diPorta Vittoria nel 1906 con ilragazzino scalzo, le donne ingonnellona nera e grembiule ele cataste di ceste di vimini. Il lavoro e l’impresa sono dueaspetti ben rappresentati: coe-sistono nella città e nella stessapersona di Arnaldo Chierichet-ti, nelle insegne e i rifacimentidel suo negozio di corso diPorta Romana o nei carrettitrainati dagli animali che so-stano davanti ai negozi per laraccolta dei rifiuti che gli uo-

mini fanno con le gerle sullespalle. Un discorso a parte sa-rebbe da dedicare alla Milanodei Navigli. La loro storia è ri-costruita nel catalogo curatoda Stefano Galli ed è una sto-ria incredibile, che vale la penadi conoscere. Milano nell’arcodi sette secoli a partire dall’etàviscontea, sotto il ducato diLudovico il Moro col contri-buto di Leonardo da Vinci, econ gli ampliamenti effettuatinei secoli successivi, ha creatoun sistema efficiente di canalinavigabili collegati al LagoMaggiore e al Lago di Como,al Ticino, all’Adda, a Pavia edi qui al mare. Attraverso levie d’acqua affluivano in cittàmaterie prime, minerali com-bustibili, legno, ferro, marmieccetera, mentre i canali della

cerchia dei Navigli raggiunge-vano il cuore di Milano e nepromuovevano lo sviluppoeconomico e produttivo.Poiché i quartieri si caratteriz-zavano per proprie attività ar-tigianali, come quello degliArmorari di Molino delle Ar-mi, il cosiddetto “Naviglio inmaniche di camicia”, come cu-riosità possiamo ricordare cheil “Naviglio aristocratico” an-dava da Porta Tosa al laghettodi S. Marco ed era chiamatocosì per la presenza di ville pa-trizie e giardini. E questo persette secoli.

Nella seconda metàdell’Ottocento, pe-rò, in meno di cen-to anni, quel siste-ma, trascurato sulpiano dell’efficien-za, è stato frettolo-samente distrutto.Con le opere di co-pertura dei Naviglicase vie e quartierisono stati cancellaticon poco criterio, opeggio, con insen-sata speculazione,a distruzione pro-prio della parte piùvecchia della città. Ora, attraverso lefotografie di Arnal-

do Chierichetti, i Navigli civengono restituiti nelle loro lu-ci e ombre, nei riflessi can-gianti, nello scorrere ordinatoe lento dell’acqua e l’affacciar-si della gente alle balaustre deiponti. Ma il messaggio colle-gato alla loro copertura, em-blema di quegli anni di cam-biamento in nome della mo-dernità, vuole essere l’invito aripensare i modelli di sviluppodella città, in più stretto rap-porto con la sua storia e la suaidentità.

Un ringraziamento sentito allasignora Elda per una mostrache ci auguriamo entri a farparte, come prezioso patrimo-nio, della nostra coscienzacollettiva.

Vanda Aleni

Dal 13 dicembre al 13 febbraio a Palazzo Morando, in via S. Andrea 6, è aperta la mostra

MILANO TRA LE DUE GUERRE. Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti

P rima in viale Umbria,poi all’Esselunga di viaTertulliano e qualche

domenica fa nel foyer del tea-tro Franco Parenti. Ho avvi-stato più volte in zona 4 unodei personaggi che ha allietatole mie domeniche sera in tele-visione, Nino For-micola in arte Ga-spare. E finalmen-te sono riuscito adintervistarlo. Aqualche mese dal-la scomparsa del-lo storico collegaAndrea Brambilla(il commissarioZuzzurro), il co-mico, dal divanodel suo loft, ac-cende una sigaret-ta e si apre piace-volmente a ricordie riflessioni sul futuro…

Signor Formicola, ma lei daquanto tempo abita qui inzona 4?«Solo da qualche anno. Hosempre vissuto in pieno centroe all’inizio neppure mi piaceval’idea di trasferirmi, ma a ben

vedere ho fatto male a nonpensarci prima. Credo chequesta sia in assoluto la zonapiù comoda di Milano: è benservita, ti trovi a pochi minutidal centro, dalla tangenziale edalle autostrade principali. Ein più ci sono tutti i negozi

possibili e immaginabili, an-che i sarti (cinesi) che ti ricu-ciono un bottone in diretta!Sembra paradossale ma se og-gi ti si stacca un bottone incentro dove ci sono solo nego-zi di moda…cosa fai? Ti com-pri direttamente una giaccanuova?! »

Si sente sempre la sua vervedi autore comico…quandoscoprì questa vena? E cosala ispirò al punto tale da de-cidere di intraprendere que-sto mestiere? «C’è stato un evento… Daadolescente a casa mia erano

proibiti i fumetti ela televisione siguardava il mini-mo indispensabi-le; mi era peròconcesso leggerelibri e andare ateatro. A vederequalsiasi cosa. Euna bella domeni-ca – sarà stato il‘69 –‘70, comun-que avevo 16 anni– mia madre miportò al Nuovo avedere i Gufi in

uno spettacolo dal titolo “Nonspingete, scappiamo anchenoi”. Rimasi folgorato da que-sti quattro attori vestiti di nerocapaci di divertire e intratte-nere usando soltanto una scala,una sedia e una chitarra...

Nino “Gaspare” Formicola,l’altra metà di ZuzzurroA qualche mese dalla scomparsa dello storico collega

Andrea Brambilla, aneddoti dal passato e riflessioni sul futuro

segue a pag. 5

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Ancora Storie IndustrialiNel numero di novembre scorso abbiamo ripreso la pubblica-zione di altre storie industriali che riguardano la zona 4, e laprima protagonista è stata la Parilla. Questo mese proseguiamocon la Kores, ma altre fabbriche che sorgevano nel nostro quar-tiere sono in programmazione. Ci rivolgiamo ai nostri lettoriper cercare chi tra di loro ha lavorato nelle ditte interessate, oha avuto parenti che vi erano occupati, e vuole testimoniare di-rettamente le proprie esperienze lavorative e i propri ricordi.Le aziende che prossimamente vedrete sulle nostre pagine sono: Zenith – fabbrica di bilance, via Cadolini, 13Ciccarelli – prodotti farmaceutici vis, via Prudenzio 13Società italiana spiriti – azienda di liquori, via Orobia e via TrentoVortice – costruzione di ventilatori, viale MonteneroFabbrica di tessuti Restelli Rodolfo, via Comelico 44.Chiamateci ai numeri 02 45477609 o 333 3634480 per prendereun appuntamento e raccontarci le vostre “storie industriali”.

Un nuovo spazio aggregativo a Ponte LambroDomenica 22 dicembre scorso è stata inaugurata, alla presenzadel vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, della presidente delC.d.Z. 4 Loredana Bigatti e di alcuni consiglieri del quartierePonte Lambro e Ungheria, la sede dell’associazione anziani diPonte Lambro, nei locali che un tempo ospitavano le guardieecologiche volontarie. Il Consiglio di zona in collaborazionecon Palazzo Marino è riuscito in circa 6 mesi a trovare uno spa-zio ormai in disuso da alcuni anni a e renderlo di nuovo agibileal servizio del quartiere.

Questo spazio, tre stanze con vetrina sulla via Monte Oliveto,permetterà di soddisfare le esigenze della neonata associazioneche raccoglie alcuni anziani del quartiere, che già si attivanoper svolgere iniziative di vario genere. All’interno, come primopasso è sorta una piccola biblioteca nata con il contributo di al-cuni cittadini.

Fabrizio Draghi

La Casa delle donne di MilanoUn luogo della città delle donne e per le donne finora a Milanonon c’era. Oggi c’è, come le altre grandi città italiane ed euro-pee. Una Casa grande, bella, in grado di accogliere tutte le

donne che vorranno entrarvi. La Casa si trova in via Marsala8, al pianterreno di un edificio del Comune di Milano ed è stataassegnata nel giugno 2013 alla Associazione “Casa delle Donnedi Milano”, dopo aver vinto un bando di gara. Che cosa vuole essere la Casa delle Donne? Anzitutto un luogoconfortevole e ospitale in cui le donne di tutte culture e di ogniorientamento sessuale si sentano a proprio agio. Avremo saletteper incontri e riunioni, bar caffetteria, biblio-mediateca, salaconferenze, spazi per bambine e bambini e anche un giardinoesterno. Un luogo dove si riuniranno i numerosi gruppi dellaCasa già adesso al lavoro sui temi di maggior interesse per ilmondo e la vita delle donne. In gennaio la Casa sarà aperta il 18 e il 19 (dalle 12 alle 18) peraccogliere le donne che vorranno visitarla e divenire socie,mentre il grande evento che renderà pubblica l’attività sarà l’8marzo, una giornata intera con spettacoli, mostre, esposizionie molto altro, testimonianza della creatività e della presenza si-gnificativa delle donne nella nostra città.Per ulteriori informazioni [email protected]

10 anni di MilanoCultura: una città fuori dal (luogo) comuneMilanoCultura è un supplemento di QUATTRO, prodotto dallaFondazione Milano Policroma fin dal gennaio 2004. In occa-sione del suo decimo anniversario, la Consulta Periferie Milanoha voluto raccoglierne gli articoli dedicati ai luoghi milanesiin un libro elettronico (e-book), curato da Giorgio Bacchiegaoltre che dal nostro redattore Riccardo Tammaro, autore deitesti e delle fotografie. Il libro è scaricabile gratuitamente nei formati e-book più diffusidai siti www.periferiemilano.it e www.milanopolicroma.it ecostituisce un utile strumento per visitare la città di Milano, so-prattutto nei suoi soggetti poco conosciuti.

Ripercorriamo la Strada Vigentina al Filologico!

Dopo avervi tenuto nella scorsa primavera due conferenze sullecascine del sud-est milanese, il nostro redattore Riccardo Tam-maro, presidente della Fondazione Milano Policroma, è statoinvitato dal Circolo Filologico Milanese a tenere una conferenzasul tema “La Strada Vigentina ieri e oggi”. La conferenza, che avrà luogo il giorno 18 gennaio 2014 alleore 16 nella prestigiosa sede di questa importante istituzionecittadina (sita in via Clerici 10, dietro piazza Scala), verterà suuna passeggiata virtuale dall’inizio della via Ripamonti fino alconfine comunale, svariando per i vari borghi che sorgono nellesue vicinanze, e sarà corredata dalla proiezione di immaginirelative all’argomento. L’ingresso è gratuito e libero per tutti gli interessati; partecipatenumerosi!

Vandali si nasce o si diventa? Il Parco di via Sannio/via CollettaEcco come si distrugge un parco costato anni di lavori di bo-nifica e denaro pubblico. Un piccolo polmone verde che ha ri-vitalizzato una zona per anni abbandonata a se stessa in fondoa via Sannio.

E non è il risultato di una stupida notte di capodanno ma dellasistematica azione di vandalismo di gruppi di giovani teppistiche si ritrovano qui per distruggere. Entrano rombando sui pratisegnandoli con le ruote dei motorini che certo sono stati lororegalati da genitori ignari, staccano e spaccano i supporti deicestini della spazzatura, dove i cittadini attenti depositano ledeiezioni dei loro cani e rovesciano il contenuto nei vialetti.Questa porzione di parco che sta di fronte al nuovo asilo, è di-ventata terra di nessuno, nonostante la cura che gli addetti delComune gli dedicano, ripristinando ciò che viene distrutto.Costi per tutta la comunità.Noi di QUATTRO lo segnaliamo, ma consigliamo chi abita neinuovi palazzi che usufruiscono di un bene non comune a Mi-lano, di farsi sempre più parte attiva per denunciare alle Istitu-zioni lo stato delle cose prima che il degrado prenda il sopprav-vento.

F.T.

Dismesso e pericoloso

Nello scorso numero di QUATTRO, parlando dello scheletrodell’edificio di via Colletta angolo Lattanzio, si vuole dare pre-cisazione e informazione aggiornata in merito alla prima parte

dell’articolo. A fronte di alcune segnalazioni ricevute intendiamo precisaremeglio che l'origine di questa storia non è né torbida e neppurefrutto di intrighi e malaffare, ma solo successivamente in corsod’opera le cose sono cambiate.Per correttezza ne informiamo i nostri lettori.

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Il 10 dicembre scorso si èsvolto un secondo incon-tro, questa volta in zona

4, per chiarire gli aspetti delprogetto della Linea 4 dellaMetropolitana. Questa voltail contesto più istituzionale (ilConsiglio di Zona) ha per-messo una efficace modera-zione che ha evidenziato conchiarezza i punti principali delprogetto senza però riuscire,in nessun modo, a placare glianimi del Comitato Pratone.Intanto i lavori procedono concelerità nei cantieri delle pri-me tre stazioni: Linate aero-porto, Quartiere Forlanini eForlanini FS dove è in fase direalizzazione anche la stazio-ne ferroviaria per il Passante(Linee S). Proprio riguardo aquest'ultima erano circolatevoci assolutamente infondateche il progetto fosse stato can-cellato e i fondi dirottati; l'as-sessorato ai trasporti ha pron-tamente garantito che non c'ènulla di vero. Proprio in que-sti giorni sono state calate leprime parti della "talpa", ilgrande macchinario che sca-verà il tunnel di tre chilometritra le prime stazioni. A diffe-renza di quanto detto prece-dentemente il tunnel sarà uni-co con due binari. La talpa potrà scavare una me-dia di 20 metri al giorno, po-sando istantaneamente anchela struttura del tunnel, nel girodi 6-7 mesi dovrebbe riuscirea compiere il suo percorso.Questa relativa celerità, però,potrebbe essere non sufficientea completare la linea entro il

1° maggio 2015, quando verràaperto l'Expo, perché, tra letanti operazioni da compiereper costruire una metropolita-na, questa è quella relativa-mente più rapida e facile. La realizzazione degli impiantie, sopratutto, il collaudo pos-sono essere fonti di ritardi einconvenienti della più variaorigine. Il Comune pare stia adottandogià un piano di emergenza, an-che se la cospicua somma ga-rantita al costruttore per acce-lerare i tempi, dovrebbe essereuno stimolo maggiore di qual-siasi altra considerazione. Per quanto riguarda il restodella linea, come previsto al-l'inizio di novembre è statoaperto il cantiere della stazioneDateo, tuttavia, a causa anchedel ritardo del Governo nel ra-tificare lo stanziamento deifondi, per evitare polemicherelative a cantieri poco produt-tivi ma altamente fastidiosi, ilComune ha deciso di sospen-dere l'attività, sempre nellasperanza che questo non sial'inaccettabile preambolo perun ennesimo rinvio che, tral'altro, potrebbe avere comeconseguenza la perdita deglistessi fondi, oltre a gettareun'ombra pesante sul reale in-teresse ad investire sul traspor-to pubblico da parte di tutti ilivelli amministrativi.Nel merito del progetto, questaseconda riunione è stata occa-sione per chiarire quanti alberisaranno abbattuti o trapiantatiper far posto ai cantieri e poialle stazioni. E' stato sottoli-

neato più volte dai tecnici co-me con l'avanzare della fasiprogettuali è stato fatto di tuttoper ridurre al minimo il nume-ro di piante interessate, cosafacilitata dalla scelta di realiz-zare i tunnel in sotterraneo ele stazioni di dimensioni assairidotte e compatte. Nel caso della stazione Argon-ne, per esempio, si è fatto no-tare come saranno oggetto dirimozione solo una parte delfilare a sud della prima "isola"del parterre centrale. Mentre in altri casi i filari ver-ranno mantenuti perché esternial vano della stazione (Susa)e verranno mantenuti tutti i fi-lari compresi tra le varie sta-zioni, poiché i tunnel non in-cideranno assolutamente conla superficie, avendo una pro-fondità media di 20 metri. Preoccupazione è emersa peril grande manufatto posto pri-ma della stazione Susa, cheservirà per l'inversione di mar-cia dei treni, tuttavia anche inquesto caso è stato sottolineatoche lo stesso è all'interno deidue filari e che una volta co-struito e reinterrato, verrannoposati nuovi alberi. Per cercare di creare condivi-sione intorno a questo fonda-mentale progetto, il Comuneha in programma la creazionedi un gruppo di lavoro e dipunti informativi per coinvol-gere la popolazione nella pro-gettazione degli spazi super-ficiali che verranno liberati altermine dei lavori.

Giovanni Minici

Nuovo incontro sulla MM4

Non smetteremo mai didire che la Zona 4 èuna fonte inesauribile

di notizie, fatti, personaggi peril nostro mensile e la dimostra-zione è la “scoperta” di tre ra-gazzi che nella vela, nel calcioe nel pugilato hanno ottenutorisultati di grande livello. Vin-cenzo Alagna, uno dei tre or-gogliosi nonni di uno di loro,è venuto in redazione per rac-contarci la storia e le impresedi questi giovani: Nicolò Co-deghini, Andrea Finelli e LucaCeppi.Iniziamo con Luca, tredicennestudente delle media Ferrarin,che fa parte del F.C. Forlaninie con i suoi compagni, nelcampionato provinciale under13 2012-2013, ha conquistatola vetta nel torneo a 7. Unasquadra che, perso un solo in-contro nelle qualificazioni, hainanellato una serie di vittoriefino a quella finale; e anchequest’anno risulta essere im-

battibile essendo ad oggi in te-sta al campionato con una solasconfitta. La storia di Andrea Finelli ini-zia, invece, qualche anno faquando gli viene consigliato difare un po’ di palestra per ir-robustirsi. E qui viene attrattodalla “nobile arte” e inizia adincrociare i guantoni con altri

giovani. Anche se non tutti infamiglia vedono di buon oc-chio questa sua avventura, An-drea va avanti, prende passio-ne, incomincia a tirare di boxein incontri ufficiali e così, dopocirca 20 match, con una solasconfitta nel suo palmarés, a16 anni, lo scorso ottobre, si èlaureato campione italiano diboxe nella categoria oltre gli80 chilogrammi. In semifinalesi sbarazza dell’avversario chelo scorso anno lo aveva battutoe poi fa suo il titolo contro unpugile piemontese. Andreasembra che non sia intenzio-nato a fermarsi qui. Lo vedre-mo alle Olimpiadi?Scendiamo dal ring, allonta-niamoci dal campo da calcio eandiamo in riva al lago o sulbagnasciuga per ammirare leevoluzioni tra le onde, meglioquando c’è vento, di NicolòCodeghini che, timoniere, haguidato con l’amico Mattia Zi-netti una barca a vela per rag-giungere un traguardo vera-mente prestigioso. Il campio-nato mondiale junior di velaClasse RS Feva (barca di quasi4 metri con deriva, con randa,fiocco e gennaker per una su-perficie di quasi 16 mq. n.d.r.)conquistato nel mese di lugliodel 2012 contro ben 171 im-barcazioni di ogni Paese nelleacque di Marina di Grosseto. Nonostante gli impegni, Nico-lò, che ha un fratello anche luivelista e si allena a ToscolanoMaderno o al mare nei finesettimana, Andrea (3C al Do-natelli Pascal) che frequenta laBoxe Island e Luca che si al-lena e gioca ogni settimana,non trascurano per questo lostudio. Riescono a conciliarela loro passione sportiva con ilibri, le verifiche, le interroga-zioni per riuscire anche tra ibanchi a dimostrare il loro im-pegno e bravura.I complimenti di QUATTROper le mete raggiunte e perquelle che verranno.

Sergio Biagini

Tre ragazzi, tre campionidi Zona 4

Luca Ceppi

Nicolò Codeghini

Andrea Finelli

le che, al cospetto di due deipropri uomini intenti a dispu-tarsi una suora, tagliasse conun colpo di spadone a metà lapoveretta, perché ognuno go-desse la propria parte, e, vistoil personaggio, può essere chela realtà non sia stata troppodifforme dal racconto.Poiché il Papa era un cattivopagatore, l’Acuto tornò con laconsueta disinvoltura al servi-zio di Bernabò Visconti, cheaddirittura gli offrì in sposa lapropria figlia Donnina, che pa-re fosse un fior di ragazza.Con il Visconti però l’intesa fubreve, e diventa a questo puntodifficile seguire per intero leevoluzioni di questo condot-tiero dalla volubile condotta,passato anche al servizio degliAngioini napoletani. Nel 1381tornò in Inghilterra, dove Ric-cardo II gli diede il titolo dibaronetto, per rispedirlo in Ita-lia come ambasciatore pressoil Papa, e resta da immaginaredi quale attività diplomaticapossa essere stato capace. Stadi fatto che il 1387 lo ritrovòsul campo di battaglia, a Ca-stagnaro, contro i Visconti.Sempre più in là con gli anni,ma insaziabile, si mise al ser-vizio di Firenze, divenendonecapitano generale, in praticacapo assoluto dell’esercito.Nel 1390 lo si rivide sul cam-po di battaglia ancora contro iVisconti, le cui milizie però lobatterono ricacciandolo in To-scana. Meditava di ritirarsi inInghilterra, quando venne

stroncato da un attacco cardia-co. Firenze gli tributò funeraliprincipeschi e lo seppellì inDuomo, da dove, su richiestadi Riccardo II d’Inghilterra,venne poi definitivamente tra-sferito in patria. Nel Duomotuttavia rimangono i cinquantae passa metri quadrati di affre-sco dipinti nel 1436 da PaoloUccello perché venisse perpe-tuata, a nostro giudizio incom-prensibilmente, la memoria“gloriosa” dello scannatore ve-nuto d’oltre Manica. Figlio delproprio tempo, Giovanni Acu-to si colloca a metà dei due se-coli che vanno dalla stesuradella Divina Commedia diDante a quella de “Il principe”del Machiavelli. Se è fuor didubbio che, fossero stati con-temporanei, l’Alighieri con lapropria intransigenza lo avreb-be sprofondato all’Inferno, èaltrettanto certo che inveceMachiavelli provò ammirazio-ne per la fama di questo guer-raiolo sanguinario, come delresto alta e incondizionatal’ebbe per un altro criminaledel suo tempo, cioè quel Ce-sare Borgia, figlio del “Papache teneva famiglia”, che fu ilsuo riferimento morale, am-messo che di morale si possaparlare in quel Rinascimentomachiavellico ricco di opered’ingegno irripetibili e di cri-mini invece ripetibilissimi, eperciò con larghezza in ognitempo ripetuti.

Giovanni Chiara

Rubrica a cura di Lorenzo Baio

CURIOSI PER

Molti di noi, o per lo meno io, laricordano per il suo sapore dolcecon un non so che di castagna.

Ma anche per il fatto che è uno di quei ci-bi tipicamente autunno/invernali che ri-scaldano il cuore. Ecco la patata dolce oamericana, l’Ipomoea batatas. Come ilnome suggerisce è una pianta extracomu-nitaria, originaria dell’America centro me-ridionale dove viene coltivata a scopo ali-mentare da almeno 5000 anni principal-mente per i tuberi dolciastri e ricchi diamido. Oggigiorno, vista la globalizza-zione, la si può trovare in molti altri Paesiin via di sviluppo, e anche in Italia è inpiccola parte coltivata come prodotto

agroalimentare. Come la sua sorella“maggiore”, è un tubero, ma mentre lapatata classica è della famiglia delle So-lanacee (la stessa dei po-modori per intenderci),la patata americana faparte delle Convolvula-ceae. La parte aerea diquesta pianta è compostada un fusto erbaceo ram-picante, mentre la partesotterranea forma rizomi carnosi che siispessiscono a formare i tuberi (che noimangiamo). Può anche essere che cono-sciate la patata americana non tanto per-ché l’avete assaggiata, ma perché l’avete

coltivata, spinti da qualche insegnante oda qualche libro di botanica. E’ risaputoinfatti che, mettendola parzialmente in ac-qua e sospesa con degli spunzoni infilatia metà, germini velocemente creando unapprezzabile cascame verde. Se non l’ave-te mai fatto è un esperimento divertente.Tornando a noi, anzi alla nostra patata, at-tualmente, oltre al tubero nature, che co-munque rappresenta il quinto alimento

per importanza alimentare, sicoltiva per farne farina, ami-do, sciroppo di glucosio e al-col. In Giappone, in partico-lare nella regione di Kagawa,ne utilizzano anche l'estrattodi buccia, il Caiapo, per cura-re malattie come anemia, iper-

tensione e diabete. Insomma un’altra pian-ta tutto fare, da scoprire e da lodare. Una curiosità: attualmente il maggior pro-duttore di patate americane è la Cina. For-se da qui è partita la riconquista asiatica!

La patata americana alla conquista dell’Italia

4 gennaio 2014

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Èfatale che la Storia deb-ba per la propria naturastessa confrontarsi con

il giudizio dei posteri che vi-vono tutt’altre realtà, e ciò puòspiegare come figure ai nostriocchi ritenute deplorevoli sia-no state ai loro tempi emble-maticamente accettate, anzigratificate con tributi morali emateriali. E’ il caso di Gio-vanni Acuto, in effetti JohnHawkwood (1320-1394), natonell’Essex da una famiglia diconciatori di pelle e diventatouno dei più famosi condottieridel XIV secolo. Per dirla consemplicità, l’Acuto era un cri-minale a tutto tondo, però intempi in cui l’andare per il sot-tile non costituiva prassi usualee condivisa.La penisola chiamata Italia, fit-ta di staterelli rissosi, aveva datempo affidato alle miliziemercenarie, spesso straniere,il compito di combattere leproprie guerre. Il risultato era

che questi esercitiraccogliticci, pienidi delinquenti diogni risma, imper-versavano sui ter-ritori sotto qualsia-si bandiera, pas-

sando con facilità da una parteall’altra a ogni mutare di of-ferta in denaro.Quello che ancora si chiamavaJohn Hawkwood esordì nelmestiere delle armi sotto ilproprio re Edoardo III impe-gnato nella “Guerra dei cen-t’anni”. Prese parte alla bat-taglia di Crésy e nel giro didue lustri venne fatto cavalieresul campo di battaglia di Poi-tiers. Nel 1362 arrivò in Italiaalla testa di un centinaio distraccioni armati fino ai denti,per mettersi al servizio di Al-berto Sterz, capo della Com-pagnia Bianca del Falco, chestava combattendo per il mar-chese del Monferrato controAmedeo VI di Savoia. E’ quiche John divenne Giovanni eHawkwood si trasformò inAcuto, mentre la sua soldata-glia si distingueva nel predaree violentare, cosa normale inogni epoca e per qualsivogliaconflitto, ma con un che di

particolare da far sì che il con-dottiero inglese, che nonavrebbe mai imparato l’italia-no, venisse soprannominato“lo scannatore”.Ormai stanziale in Italia, nelcui marasma aveva trovato lapropria ideale collocazione,nel 1364 combatté per Pisacontro Firenze, per poi passarea Milano, al servizio di Berna-

bò Visconti, che stava combat-tendo contro il Papa. Con 4000uomini devastò i territori pon-tifici, radendo al suolo in par-ticolare conventi e chiese, etrucidando intere comunitàinermi. Fallito l’ambizioso

tentativo di sconfiggere in con-temporanea Pisa e Firenze perconto del Visconti, con indif-ferenza passò al servizio diquel Papa di cui aveva da pocofinito di massacrare i sudditi,e ne divenne il braccio armato,ricevendo in cambio la signo-ria su Bagnacavallo, Conselicee Cotignola.Con il consueto zelo sangui-

nario soffocò una rivolta anti-papale a Faenza, i cui abitantivennero dispersi tranne le don-ne giovani, date in pasto allatruppa, e stessa sorte toccò aCesena, dove furono trucidate2500 persone. Leggenda vuo-

GIOVANNI ACUTO, PERFETTO CRIMINALE DI GUERRA MEDIEVALE

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storie di storia

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Comprai tutti i dischi dei Gufi,cominciai a farmi una culturasulle canzoni popolari e su untipo di teatro che all’epoca an-cora non esisteva. Finché sco-prii il famigerato Derby, sto-rico cabaret milanese». E cominciò a frequentare ilDerby ?«Mia madre mi accompagnavaal Derby quando ancora nonavevo 18 anni. Di nascosto re-gistrai alcuni spettacoli, oggidocumenti storici unici. Mimettevo a imitare gli sketchsche più mi piacevano, coinvol-gendo e intrippando un gruppodi amici che man mano porta-vo con me al cabaret. Succes-sivamente cominciammo ascrivere degli spettacoli no-stri».Ricorda quando si esibì dalvivo per la prima volta?«Il primo teatrino che riusciiad affittare negli anni ’70 aMilano per uno spettacolo fuquello delle suore Orsoline, incambio di una parte dell’incas-so in beneficienza! Poi final-mente fu la volta del Refetto-rio, spazio che ospitava spet-tacoli di stampo teatrale ma daltaglio cabarettistico. La serache me lo feci affittare erava-mo di apertura a Maurizio Mi-cheli: mi esibii davanti ad unpubblico ignaro che il nostrospettacolo d’apertura fosse inrealtà “privato”. Ma andò benis-simo tanto che fummo assuntidal cabaret a fare un altro spet-tacolo e un altro ancora…»L’incontro col suo storicocollega Andrea Brambilla in-vece quando e dove avven-ne?«Sempre al Refettorio. Era il1974: una sera mi esibii e An-drea (Brambilla) venne a ve-dermi. Dopo lo spettacolo An-drea chiese chi era l’autore eci conoscemmo. Lui all’epocalavorava nel duo Fosco e An-drea e io mi misi a collaborareai loro testi; qualche tempo do-po loro si separarono e insiemecontinuammo a scrivere testiper altri».Come ricorda quell’incon-tro?«All’inizio non ero molto sim-patico ad Andrea. Ammetto diaver sempre avuto un difettoclamoroso: dico sempre e co-munque quello che penso. An-

drea e io poi abbiamo sempreavuto due caratteri e due con-cezioni della vita completa-mente differenti. Però sul la-voro non abbiamo mai avutouna discussione – voglio diresì discutevamo ma sempre sul-la stessa linea, siamo semprestati correlati. Ho sempre dettoche noi due in scena eravamotre, riuscivamo a dare il mas-simo insieme».Quindi avete cominciato pri-ma che come coppia comicacome autori…«Scrivemmo testi per tanti ca-barettisti, finché provammo ascriverne uno anche per noi:“Mistero e foglie di spinacio”,un giallo in cui il protagonistaera un commissario interpre-tato da Andrea…Nel frattempola nostra agenzia ci chiese dimettere insieme un gruppo enel 1976 fondammo la Com-pagnia della Forca insieme aMarco Columbro e BarbaraMarciano».Ma la famosa coppia, Zuz-zurro e Gaspare, come nac-que ?«Nel 1977 fecero i provini perla seconda stagione del pro-gramma Non Stop in Rai: lanostra compagnia ne fece bensette ma il responsabile, BrunoVoglino, alla fine si mostrò in-teressato solo al personaggiodel commissario. Disse ad An-drea di presentarsi da solo aRoma per l’ultimo provino, maAndrea volle con sé almenouna spalla. Columbro disse dino e a quel punto l’unico di-sponibile ero io che, più chealtro, ero un autore. La situazione non era molto fa-vorevole: a Roma fummoospitati per le nostre esibizionial Johann Sebastian Bar, unlocalino dietro via Cola diRienzo, ma nel luglio 1978con 40 gradi e le partite deimondiali, nessuno veniva a ve-dere Formicola e Brambilla!C’era un caldo allucinante an-che la sera che venne Voglino:prima di salire sul palco mi ba-gnai un po’ i capelli che por-tavo lunghi e mi si incollarono;Andrea mi guardò e disse:“aspetta, se tu hai capelli in-collati, io invece li tiro su!” Edentrammo in scena così. Mamentre cominciavamo losketch Andrea si rese conto cheil mio personaggio non avevaun nome: il proprietario del lo-

cale si chiamava Gaspare e co-sì decise di chiamarmi. E quel-li della Rai ci “battezzarono”Zuzzurro e Gaspare. In una se-ra è nato tutto, per caso».Il nome del commissario,Zuzzurro, quindi esistevagià. Ma da dove viene?«Dal film Il Giudizio Univer-sale di De Sica: in una delleprime scene una voce dice“inizia il giudizio universale...cominciamo in ordine alfabe-tico!” e un vecchietto nellapiazza esclama “Io mi chia-mo Zuzzurro!”. Andrea daragazzo rimase colpito daquesto nome».Dal provino di Romaquindi iniziò la vostracarriera anche in tv?«Facemmo in Rai NonStop, La sberla e Domeni-ca In; poi ad Antenna 3 co-me autori e interpreti. Maprima ancora va ricordatol’incontro con Teddy Renoche ci portò in teatro. Ungiorno venne in camerinoa proporci di interpretarecon Rita Pavone una com-media, La ragazza a stellee strisce, ma noi non era-vamo troppo convinti.Qualche anno dopo peròquella commedia che ciaveva fatto leggere, cam-biata e riscritta, diventòAndy e Norman (1986):con questo spettacoloesordimmo al Nuovo diMilano e fummo i primicomici a debuttare in unteatro rompendo quel-l’ostinato rifiuto nei con-fronti della categoria – al-lora in teatro i comici ne-anche venivano conside-rati. Fu una vera conqui-sta».Prima di Andy e Nor-man però ricordo la vo-stra popolarità (data lamia età) al Drive In su Italia1, trasmissione di successonegli anni ’80… «E’ vero. E pensare che al Dri-ve In abbiamo lavorato solo unpaio d’anni. Quando la tra-smissione finì nel 1988, noi giàeravamo in tournée con Andye Norman. Abbiamo semprefatto pochissima tv rispetto alteatro e cabaret... »Però televisivamente mi ri-cordo di voi, avevate succes-so negli anni ’80. Mi ricordoanche Emilio…

«Siamo sempre stati interessatia programmi un po’ particola-ri…Ecco, senza modestia Emi-lio fu la trasmissione che cam-biò il modo di fare gli spetta-coli comici in tv.Inventammo i finti collega-menti ambientando gli sketchsovunque, liberando il comicodal suo spazio televisivo “li-mitato”; fingevamo di colle-garci col sarto Tamburino (Sil-vio Orlando) in Afghanistan,ricreato con le piante finte del

salotto di casa sua! Abbiamolanciato o rilanciato personaggiche sono diventati numeri uno:Gene Gnocchi, Giorgio Faletti,Teo Teocoli… E insieme a loroun gruppo di autori su cui latelevisione odierna tutt’oggicampa: Gino e Michele, laGialappa’s Band, Marco Posa-ni, che lavora con Fabio Fazio,Gabriella Luisi, che fu autricedi punta degli spettacoli dellaDandini…»Anni ’90: la carriera, per lomeno in tv, si arresta…

«Purtroppo circa a metà deldecennio inciampammo in unpaio di trasmissioni tv che nonfunzionarono e ci siamo fer-mati. Però abbiamo continuatocol teatro. Cabaret quasi piùniente. L’ultimo spettacolo dicabaret propriamente nostrol’abbiamo proposto tre anni fanel 2009».Si tratta di Non c’è più il fu-turo di una volta 2.0, che do-vevate riprendere lo scorso15 ottobre al teatro Leonar-

do. Ci tenevo a vederlo, per-ché non vi avevo mai vistoesibirvi dal vivo, solo in tv…«Dici bene perché è ben diver-so costruire una situazione co-mica dal vivo rispetto alla tv.Noi apparteniamo a quella ca-tegoria di comici che in tele-visione rendono solo un 20%.Avevamo deciso di riproporreNon c’è più il futuro di unavolta 2.0, spettacolo comico ein parte autobiografico, che giàesordì con successo nel 2009per due stagioni, fino a Capo-

danno. Ma adesso Andrea nonc’è più…»Cosa le manca più del suocollega Andrea?«Cosa vuole che le dica…Tut-to. Soprattutto per quanto ri-guarda il lavoro. Nel 2014 sa-rebbero stati 40 anni che ci co-noscevamo…» Quali sono le sue prospettivelavorative per il futuro ora ?«Tanti mi hanno chiesto di sa-lire di nuovo da solo sul palco,ma ora non mi va. In realtà

non mi è mai interessato,altrimenti avrei fatto il so-lista; non ci sono neanchemai state occasioni in cuiabbia avuto un ruolo al difuori della coppia e anchese è capitato, ad esempio inEmilio, era sempre comespalla comica, il mio ruolo.Sicuramente continuerò colteatro: questo mese ripren-derò Tutto Shakespeare in90 minuti già proposto l’an-no scorso e il ruolo di An-drea verrà preso da Alessan-dro Benvenuti. E poi ho inprevisione di tenere un cor-so presso Quelli di Grockdal titolo L’artigianato delcomico, voglio insegnare unpo’ di trucchi del mestiere».Se non è troppo tardi: haancora un sogno nel cas-setto? «…troppo tardi sì! Il sognodella mia vita era il musical.La gente non sa che io sosuonare, cantare, muovermi.E infatti poi mi sono messocon un socio che era stonato.E a cui non interessavano lecanzoni».Però avete scritto insiemeanche delle canzoni per ivostri spettacoli, o sbaglio?«Sì… Ad esempio Non c’èpiù il futuro di una volta 2.0finiva con il famoso motivet-to di Stanlio e Ollio “Guardo

gli asini che volano nel ciel”,ma con un testo riscritto danoi».E cosa diceva la vostra can-zone?«Diceva qualcosa come “nonsiamo dei buffoni, siamo deigiullari. I giullari forse non cisono più. Ma se sentirete daqualche parte un campanellinosuonare noi saremo là. E cosìfiniva lo spettacolo. Quello chenon fu mai il nostro ultimospettacolo».

Luca Cecchelli

Nino “Gaspare” Formicola, l’altra metà di Zuzzurrosegue da pag. 1

6 gennaio 2014

L’isola di QUATTRO

Sono oltre ottantamila i neodiplomati che quest’anno hanno provatoil test d’ingresso per assicurarsi uno dei quasi dodicimila posti messia disposizione tra le ambite facoltà di Medicina e Chirurgia e diOdontoiatria… una bella sfida! Questo mese l’Isola di Quattro ha

incontrato due giovani che hanno già concluso i primi sei anni diformazione, ma che davanti a loro hanno ancora un percorso pienodi sacrifici e di continuo aggiornamento: Francesco, specializzandoin Ematologia, e Sara che sta per dare l’Esame di Stato e desidera

specializzarsi in Otorinolaringoiatria. Due giovani che hanno sceltodi dedicare la propria vita agli altri, trovando il giusto equilibrio tradedizione accademica e vita privata. Buona lettura e buon anno!

Sim. Bra. e Fra. Bar.

Sara Sbaraini, 25 anniIl lungo percorso di un giovane medico

“Livestrong”Francesco e la sua vita poco easy

I figli di Ippocrate nel XXI secolo

A cura della Redazione giovani – Per raccontare la vostra storia giovane: [email protected]

Ci trovate sul blog http://isoladiquattro.wordpress.com - Ci trovate anche su Facebook: www.facebook.com/isoladiquattro

La casa di Francesco è piena difoto del suo matrimonio con lasua giovane e bella sposa Viola,illuminate a intermittenza dalleluci dell’albero di Natale e delpresepe. Mi accoglie sorridendoe sembra aspettare con un certotimore le do-mande che glifarò. La chiac-chierata inizialescioglie gli im-barazzi e scoproche si è sposatol’anno scorso a27 anni, è statocampione d’Ita-lia under 21 conl’Armani Jeansquando era inuniversità, hafatto gli scout,ha qualche pub-blicazione in iti-nere e molto al-tro… Ma io so-no qui per unaltro motivo:Francesco èspecializzandoin Ematologia.Francesco per-donami l’igno-ranza ma esat-tamente cosavuol dire?«Specializzan-do significa cheho finito laLaurea in Medicina e comeiscritto alla Scuola di Specialitàlavoro nel reparto di Ematolo-gia e Trapianto di Midollodell’Istituto Nazionale dei Tu-mori di Milano. Un ematologoè colui che cura le malattie delsangue». Ah… immagino che tu siauno di quelli che sapevano finda bambini che avrebberofatto il medico.«In realtà no, sono stato consi-gliato bene al momento giusto.Dopo il liceo scientifico ho pro-vato a fare anche altri test… Al-la fine ho scelto fidandomi deiconsigli delle persone vicine.Ma da subito ho avuto l’occhioper l’oncologia, poi trasformatoin passione per l’ematologia».Una scelta coraggiosa, saràstata dura… «È un percorso senza dubbiofaticoso, lo stile di vita dellostudente di medicina è diversodagli altri: hai una componentepratica molto elevata, dal terzoanno passi molto tempo a tiro-

cinio. Intanto facevo anche at-tività agonistica, scout e ovvia-mente c’è una vita sociale damantenere. Per non parlare poidegli esami: grossi, anche da25 crediti, mostri di 1200 pagi-ne formato carta velina sotto gli

occhi (ecco spiegato il misterodel rapporto medici-occhialin.d.r.), esami quasi tutti oraliper i quali devi sapere tutto, maproprio tutto...».Esame più difficile? «Probabilmente Fisiologia. Unesame grosso, a livello di cre-diti, che richiede memoria masoprattutto una elevatissimaabilità di comprensione».Ma perché fare tutta questafatica per diventare medico eperché poi l’ematologo?«Perché è il lavoro più bello delmondo. Sono felice del mio la-voro. Sei a contatto con le per-sone, condividi un’intimità par-ticolare, fai del bene. C’è poianche l’aspetto della comuni-cazione che non va trascuratoe che mi appassiona. Devi es-sere in grado di entrare in rap-porto con il paziente e ogni per-sona è diversa, ha una storia asé, affronta in modo persona-lissimo la sua malattia. L’ema-tologo cura una popolazionemista, dai 18enni ai 90enni con

i rispettivi ed eterogenei pro-blemi e necessità».C’è bisogno di una “umanitàbestiale”…«Direi più di un equilibrio fraumanità e oggettività. Non bi-sogna farsi troppo coinvolgere

né rimaneretroppo distante.L’importante èil successo fina-le, come si è ar-rivati al succes-so e come il pa-ziente sta e vivela sua malattia.Inoltre, per lac o m p l e s s i t àdella malattia,l ’ emato logonon può limi-tarsi a guarirema deve curarea lungo terminei suoi pazienti».Immagino siadifficile tenerela distanza«Ti aiuta laquantità di la-voro… conti-nuare ad andareavanti. Ti aiutala professiona-lità. Si fa quelche si può, in-somma. Poi iosono solo spe-c ia l izzando,

quindi sono in prima linea macon responsabilità limitata».E dopo la scuola di speciali-tà?«Mi piacerebbe lavorare in uncentro d’eccellenza dove siapossibile fare clinica ma anchericerca. La ricerca è molto sti-molante e ti dà un bel respiro».

Andiamo avanti per un’altra oraa parlare e Francesco mi spiegai dettagli del suo lavoro, l’eco-sistema ospedaliero, i successie le fatiche di ogni giorno, ilsuo sentirsi fortunato e la suavoglia di imparare. Colgo un senso di responsabi-lità, una passione e una fierezzafuori dall’ordinario. Ma tuttociò non mi distoglie dalla veradomanda per cui sono venutoqui: Francesco, ma perché imedici scrivono cosi male?Sorride e, quasi giustificandosi,mi confida: «Io mi impegno ascrivere bene».

Luca Solesin

Qual è stato il tuo percorsodi studi e perché l’hai scel-to?«Ho frequentato il liceo clas-sico Berchet e solo durantel’ultimo anno mi sono chiaritale idee su quello che sarebbestato il mio percorso universi-tario. Ciò che mi ha spinto ver-so la facoltà di medicina è sta-to il desiderio di poter svolgereun lavoro in cui l’aspetto uma-no e relazionale fosse impor-tante tanto quanto le conoscen-ze tecniche e specialistiche.Inoltre le facoltà in ambito sa-nitario consentono di intra-prendere un percorso definitofin dall’inizio eanche questoaspetto di certez-za su quello chesarebbe stato losbocco post-lau-rea ha giocato afavore della miascelta. Ho cosìprovato il testd’ingresso e conun pizzico di for-tuna (indispensa-bile per accederealle università anumero chiuso)nel 2007 mi sonoimmatricolata al-l’Università Sta-tale di Milano.Dal primo all’ul-timo anno ho fre-quentato le lezio-ni e le attività direparto pressol’ospedale SanPaolo».Com’è organiz-zato il corso dilaurea in Medi-cina e Chirurgia?«Il corso di laurea dura 6 anni.Il primo triennio è dedicato al-le materie precliniche (anato-mia, chimica, biologia...) chevengono affrontate con lezionifrontali ed esercitazioni in pic-coli gruppi. Nei tre anni suc-cessivi si approfondiscono lematerie cliniche e durante ognicorso alcune ore sono dedicatealla frequenza nei reparti. Findalle prime esperienze “in cor-sia” emerge la difficoltà dimettere in pratica le nozioniche sui libri sono spiegate soloin teoria, e appare evidente co-me l’esperienza pratica sia in-dispensabile per diventare deibuoni medici».

Qual era l’argomento dellatua tesi di laurea?«Frequentando il reparto diOtorinolaringoiatria (ORL) hodeciso che quella sarebbe statala mia strada per il futuro. Èuna specialità molto varia, incui ci si può dedicare sia allapratica ambulatoriale che aquella chirurgica; consente dilavorare con pazienti di tuttele età e quotidianamente per-mette di affrontare patologieestremamente comuni ma an-che molto impegnative e com-plesse. Ho quindi svolto i 6mesi di internato di laureapresso la clinica ORL del San

Paolo e la mia tesi nasce dallacollaborazione con il repartodi chirurgia maxillofacciale:tratta infatti delle problemati-che otologiche nei bambini af-fetti da labiopalatoschisi (perintenderci i bimbi con il labbroleporino). Mi sono laureata il19 luglio 2013 con 110 e lode,ma questa è solo la prima tap-pa del mio percorso di forma-zione».Dopo la laurea come è strut-turato il percorso di specia-lizzazione?«Da novembre ho iniziato 3mesi di tirocinio (novembre inchirurgia generale, dicembrein cardiologia e gennaio dalmedico di base) in vista del-

l’esame di stato che si terrà afebbraio. Una volta iscrittaall’albo dei medici potrò ini-ziare a svolgere il lavoro percui ho studiato, ma per trovareuna collocazione stabile nel si-stema sanitario italiano è indi-spensabile conseguire la laureaspecialistica e il mio desiderioè quello di diventare speciali-sta in Otorinolaringoiatria. An-che questo secondo step è anumero chiuso, ma ad ogginon si sa ancora quando e co-me si svolgerà il concorso perle scuole di specializzazione.Quest’anno è infatti previstala riorganizzazione dei corsi di

formazione specialisti-ca del settore sanitarioe l’unica certezza è cheil concorso, per la pri-ma volta in Italia, sarànazionale e non più ba-sato su graduatorie lo-cali. Per ulteriori detta-gli attendiamo l’uscitadel bando ufficiale(speriamo in marzo)».Quali sono gli obietti-vi professionali che tisei prefissata per il fu-turo?«Al termine di questisei anni mi rendo contodi essere solo all’iniziodel mio percorso di for-mazione. Sebbene siauna strada molto lungae impegnativa che con-duce ad un futuro nonpiù così certo com’erafino a pochi anni fa,non ho dubbi che tor-nando indietro rifarei lastessa scelta. La consa-pevolezza che essereun bravo studente di

medicina non equivalga a di-ventare un bravo medico mispinge a mettermi in gioco eaccresce la mia voglia di im-parare sul campo. Il mio unicoobiettivo certo per il futuro èquello di diventare un buonmedico sia professionalmenteche umanamente, sperando dipoter svolgere il mio lavoroqua a Milano, città in cui sononata, cresciuta e in cui ho ini-ziato il mio percorso profes-sionale».

Non ci resta che augurarle inbocca al lupo per il suo futu-ro!

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Negli anni della guerraerano mutate le neces-sità degli utenti del tra-

sporto pubblico: oltre alle dif-ficoltà dovute alla rete semprepiù ridotta, si erano registratenuove abitudini negli sposta-menti, dovute allo sfollamento,che portava i cittadini a lavo-rare a Milano la mattina e atornare a casa la sera usandolinee extraurbane; poiché dal1939 le linee di questa vastarete, elettrificata nel decennioprecedente dalla STEL, eranopassate in gestione all'ATM,l’integrazione con le linee cit-tadine non era stata complica-ta. Con la fine della guerra, leabitudini tornarono quelledell’anteguerra e, finito lo sfol-lamento, i mezzi urbani torna-rono ad essere indispenasabiliper gran parte della cittadinan-za attiva.Nonostante le condizioni disa-strate dei primi mesi del 1945,il rapido ripristino del servizioe l'annessa ricostruzione fecerosì che alla fine dello stesso an-no la città potesse nuovamentecontare su 29 linee tranviarie,1 linea filoviaria e 1 linea au-tomobilistica; l'anno successi-vo le linee tranviarie in eserci-zio erano già 35.Vediamo allora qual era nel1948 la situazione nella nostrazona, iniziando dall’estremosud-est e viaggiando versonord. Da piazzale Corvetto

partiva l’autobus “R”, che por-tava ancora a Chiaravalle, peròpercorreva il viale Martini e lavia dei Cinquecento, anzichéla via Polesine; in seguito lun-go la via San Dionigi raggiun-geva il capolinea nel borgo.Sempre da piazzale Corvettopartiva ancora il tram 32, cheperò non era più a vetture bi-direzionali e faceva l’anello siaal capolinea esterno, posto al-l’altezza della Stazione Ferro-viaria di Rogoredo, che a quel-

lo interno, in corrispondenzacon le linee 13, 20 e 22.Queste a loro volta percorre-vano tutte il corso Lodi fino apiazzale Medaglie d’Oro, dovesi biforcavano: il 13 e il 22 in-fatti proseguivano diritte versoil centro, per poi fare capolinearispettivamente in viale Molise(dopo aver transitato in corsoXXII Marzo, viale Umbria, viaArconati, piazzale Martini evia Sanfelice, su un percorso

tuttora utilizzato dal tram 12)e in piazzale Loreto (con unlungo tratto rettilineo da piazzaSan Babila lungo corso Vene-zia e corso Buenos Aires),mentre il tram 20 prendeva adestra per i Bastioni fino a Por-ta Venezia, indi girando a de-stra in via Lazzaretto andava afare il capolinea a Greco; neltratto dei Bastioni quindi si so-vrapponeva alla linea intersta-zionale 25/26 e alla circonval-lazione 29/30 (in entrambi i ca-

si il numero pari correva insenso orario e quello dispari insenso opposto).Sempre sulla direttrice Emilia,vale la pena di ricordare l’au-tolinea extraurbana per Mele-gnano e Lodi, che dal capoli-nea sito nei pressi dell’Arco diPorta Romana percorreva lavia Emilia cittadina fino apiazza Mistral, da cui tramiteil Cavalcavia Pontinia raggiun-geva i centri foranei.

Il trasporto pubblico locale in zona 4 - XVA cura della Fondazione Milano Policroma - Testo di Riccardo Tammaro

Da novembre c’è unanuova realtà commer-ciale in zona … e non

sarà facile presentarvela! Vi sivendono libri, certo, ma defi-nire OPEN “un negozio” oanche “una libreria” sarebbedecisamente riduttivo. Del re-sto anche loro – nel presentarsial pubblico (“more than bo-oks”) – hanno subito promessomolto di più. Da tempo le librerie sono indifficoltà e per stare a gallahanno abbinato alla semplicevendita di libri iniziative e ser-vizi di vario tipo per i loroclienti. Ma anche questo sem-bra non bastare più (come di-mostra la chiusura a raffica dilibrerie, anche storiche) e –crisi o non crisi – è necessariopercorrere altre strade. Biso-gna andare oltre e la strategiadi OPEN è qualcosa di nuovoper l’Italia, anche se ispirata aesperienze già collaudate al-l’estero. Lo scopo ovviamenteè fare impresa, perseguendouna sostenibilità economicanon facile di questi tempi. Percapire bene di cosa si tratta

non ci resta che andare in vialeMontenero al 6, vicino a piaz-za Medaglie d’Oro, salirel’ampia rampa di scale (glispazi di OPEN sono al primopiano dell’edificio) e disturba-re il direttore Stefano Proser-pio per una chiacchierata espli-cativa. I ben mille metri qua-drati di OPEN si presentanoeffettivamente come una libre-ria, ma strutturati in modo de-cisamente insolito. In un pri-mo open space luminosissimo,date le ampie vetrate che si af-facciano sul viale, le scaffala-ture non sono ridondanti e op-pressive, ma inframmezzate dapanche, poltrone, divani e dauna fila di tavoloni in legnomassiccio di una ventina dimetri a disposizione del pub-

blico. In questi ampi spazi sipossono leggere e consultarelibri e riviste, provare o noleg-giare tablet ed e-reader, non-ché riposarsi e ristorarsi al“gourmet bar” che offre di tut-to e di più. I prezzi delle con-sumazioni, per la verità, nonsono propriamente “anti crisi”ma – ci sembra – in linea coiprezzi correnti della ristorazio-ne meneghina! Gli spazi chiusiinvece (due quinti circa diquelli disponibili) sono dedi-cati al coworking: gli interes-sati possono affittare postazio-ni di lavoro a durata variabile(anche per un solo giorno), sa-

le riunioni da 6 o 12 posti epersino una sala da 50 postiper presentazioni o proiezioni. Subito mi vengono in mentealcuni interrogativi, che rivol-go al direttore. Uno spazio così aperto e ospi-tale non rischierà di diventa-re un comodo rifugio ove bi-vaccare gratuitamente?“Sì, il rischio c’è, ma si cercadi limitarlo anche con gentilie fermi inviti a un sano turno-ver, onde consentire a piùutenti di usufruire dei serviziofferti”. E la vendita di libri, il noleg-gio di tablet ricchi di appli-cazioni a prezzi accessibili el’affitto degli spazi per co-working saranno sufficientia rendere sostenibile econo-

micamente un’attività delgenere?“Innanzitutto l’impresa (che siconfigura come una S.r.l.) èstata avviata da un gruppo disoci affiancato da un certo nu-mero di finanziatori minori re-periti in rete col sistema delcrowdfunding. Inoltre ci si av-vale di partner che, nel renderemultifunzionale l’iniziativa, difatto partecipano indirettamen-te a sostenerla economicamen-te: le scaffalature e gli arredisono della Lago, un’aziendadi arredamento e design chemantiene un desk informativoin fondo al salone; il gourmetbar è gestito da Ottimomassi-mo, che già conduce altri eser-cizi a Milano; le due biciclettein un angolo “fanno arredo”,ma fanno anche pubblicità allaTokio-bike, ecc…! Infine, l’in-tenzione è di utilizzare gli spa-zi anche per un’ampia gammadi iniziative, sia propostedall’organizzazione, sia dasoggetti esterni: dalla presen-tazione di libri allo svolgimen-to di corsi a pagamento, daeventi particolari a degustazio-

ni guidate nelpunto ristoro e al-tro ancora; dallaprimavera prossi-ma, fra l’altro,dovrebbe esseredisponibile ancheun’ampia terrazzaal piano superio-re”.Insomma, OPENè un grande con-tenitore in conti-nuo divenire chevuole essere siacommerciale siaculturale, sia pro-duttivo sia il piùaperto possibile alpubblico. Per ren-dersi conto diquesta realtà nonresta che andarci,visitare, informar-

si e, se vi interessa, richiederela tessera gratuita che dà dirittoa sconti e agevolazioni. Augurie Buon Anno, dunque, a que-sta nuova libreria multitaskingche coniuga cartaceo e digita-le, vendite e servizi. I prossimimesi ci diranno se l’idea è daconsiderarsi vincente.

OPEN si trova in viale Mon-tenero 6 ed è aperto sette gior-ni su sette con orario continua-to dalle 10.00 alle 22.00. Perinformazioni potete telefonareallo 02 83425610 o collegarvial sito www.openmilano.comdove si trovano anche tutti gliaggiornamenti su eventi e ini-ziative per il pubblico.

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Non spaventatevi. Non èuna nuova legge mini-steriale. Stiamo parlan-

do del pensionamento dopo duesecoli, da quando fu inventatada un certo Ralph Wedgwood,della carta carbone. Quel sottile,sporchevole foglio che consen-tiva di fare copie di una lettera,di una relazione, ormai non sitrova più nei cassetti delle scri-vanie: oggi per fare una copiasul pc basta Ctrl+C e Crtl+V “Con quella della Kores –l’azienda che aveva sede in viaCadolini, come ci dice Elda Mo-retti che vi ha lavorato per anni– si potevano fare anche centocopie, talmente era buona”.La Kores, chiusa oltre due annifa, era famosa a Milano per l’in-segna, che molti ricorderanno,posta sul tetto di Palazzo Car-minati, in piazza del Duomo: ladattilografa che batteva sui tastidi una macchina per scrivereanimata dalle luci che, pulsan-do, ne simulavano il movimen-to, ora fa parte della fondazioneAem ed è stata usata per unapièce teatrale sulle segretarie.L’azienda fu fondata nel 1933dal commendator Piero Corbel-la come “fabbrica di carte chi-micamente preparate e articolicancelleria”, con sede in Biancadi Savoia, e arrivò in via Cado-lini tra il ‘53 e ’54. Carte carbo-ne, carta da ricalco, nastri dat-tilografici, matrici e inchiostriper duplicatori, inchiostri stilo-grafici fanno parte della produ-zione che consolidano il nomeKores nel mercato. Una produ-zione che non si ferma nemme-no durante la Seconda guerramondiale quando è messa sottosequestro perché “nell’aziendahanno prevalenti interessi per-sone di nazionalità della Ger-mania”, ordine annullato nel ’46quando “rilevato che l’intero ca-pitale è di proprietà di personedi nazionalità austriaca si revocail sindacato”.

Luigi Corradini, MassimilianoCazzaniga, impiegati ammini-strativi, ed Elda Moretti, addettaal reparto confezionamento, so-no i testimoni che ce ne raccon-tano la storia.Quante persone lavoravanoalla Kores e qual era l’atmo-sfera in azienda?“Nel periodo di maggior attività– esordisce Cazzaniga – erava-mo in 380. Le donne erano70/80 soprattutto addette al con-fezionamento, mentre gli operailavoravano al mulino dove simescolavano le sostanze utiliz-

zate per fare la carta carbone:nerofumo e cera carnauba. Ilrapporto tra personale e direzio-ne era molto formale e non cisono mai stati grandi contrasticon i sindacati. Solo nell’80 vifu uno scontro sindacale per ipremi di produzione che si pro-trasse per giorni e spesso i la-voratori del Tibb e della Pla-smon venivano a prenderci eportarci fuori a protestare. InCadolini si lavorava di giornomentre negli ultimi tempi a Pre-menugo la produzione era divi-sa in tre turni sulle 24 ore”.Luigi Corradini, alla Kores perquarant’anni, ricorda di quandoal suo arrivo la produzione erail 32% del fatturato, poiché mol-ti prodotti arrivavano da partedegli 80 stabilimenti sparsi peril mondo, come i correttori chevenivano dalla sede di Vienna.La fabbricazione delle carte eramolto varia a seconda dell’im-piego per la quale era concepita:la più usata e conosciuta era lamonouso o la lectograph usatanei blocchetti delle ricevute deiristoranti; la loro realizzazionerimase in via Cadolini fino al1962, quando la produzione fuspostata a Premenugo.Una produzione forte fino aquando, come accaduto a molteaziende, la concorrenza cineseha “ucciso” anche questo mer-cato. Lo spostamento della pro-duzione dei concorrenti in Cina,con costi di manodopera minorie altri fattori di carattere econo-mico, hanno dato il primo colpodi grazia e in seguito portato allavendita dei muri degli stabili-menti per ripianare le perdite.Furono salvati la direzione ven-dita e il settore amministrativo,così come i rappresentanti.Nel racconto si inserisce EldaMoretti, impiegata nel repartodi confezionamento dal ‘60 al‘92, che ricorda come la cartacarbone “abbia dato da mangia-re a tutti, dirigenti e operai per

i grossi profitti che produceva”.Qual era la sua mansione?“Confezionatrice di carta car-bone. Dopo la produzione lacarta passava al taglio dei variformati e ricordo che facevamomazzette da venticinque fogliin formato A4 o di dimensionimaggiori o quelli piccoli usatiper i blocchetti. Su ordinazionefacevamo ogni tipo di formatoe avevamo un minimo di 6000fogli l’ora con un premio di pro-duzione sui fogli in uscita divisotra le 35 addette. Facevamo an-che i nastri per le macchine per

scrivere o gli inchiostri per lestilografiche e per un certo pe-riodo montavamo le MontBlanc. Gli ultimi tempi sonostata a Premenugo, dove oltread impacchettare i nastri e lacarta, facevo da insegnante allenuove assunte”.Alla Kores funzionava un ser-vizio mensa che forniva pasti a150 persone e questo servizioera attivo anche a Premenugoper le 90 persone che vi eranodislocate. “La mensa – intervie-ne Elda – funzionava dalle 12alle 13, dopo il turno del matti-no otto-dodici e quello pomeri-diano tredici-diciotto: orario poiridotto di un’ora”.Con una punta di orgoglio EldaMoretti prosegue nel raccontarei suoi anni alla Kores: “L’am-biente era gradevole: sembravadi essere in famiglia. La gestio-ne tedesca con il direttore Mu-tenthaler e il capo Stogler erabuona: il direttore, quando arri-vò, volle conoscere ogni passodella produzione e dei procedi-menti per ottenere la carta car-bone (il fatto di avere ammini-stratori o direttori stranieri è sta-ta una caratteristica della Kores,la casa madre infatti è in Au-stria, e fu fondata da Herr Ko-reska ndr). C’era affiatamento,spirito di corpo tra colleghi eancora adesso siamo rimasti incontatto. Ci troviamo per una

cena, fare quattro chiacchiere eritroviamo la vecchia maestradel reparto, ce n’era una perognuno, che oltre ad insegnarciil mestiere era anche responsa-bile del lavoro”.Qualche screzio invece con l’ul-timo direttore, Simonelli, quan-do Elda, attiva in campo sinda-

cale, ebbe scontri per la chiusu-ra verso certe richieste. “Abbia-mo impiegato due settimane peravere la quattordicesima e unavolta che avevo chiesto un per-

messo di unquarto d’orami sono sentitar i spondere :“Se è così ne-cessario si li-cenzi”. Mi me-raviglio cheuno come leisia qui a diri-gere una ditta,gli ho risposto.E poi ho rice-vuto talmentetante lettere dir i m p r o v e r operché mi ri-fiutavo di tor-nare il sabatoche potrei tap-pezzarci casa.Pensi – mi rac-conta Elda –che ci facevacontrollare daquelli delle pu-lizie quantevolte andava-mo in bagno oa prendere uncaffè. Un pe-riodo incande-scente con lui,mentre quandola moglie ne hapreso il posto èstato moltomeglio. Il rap-porto con gli

operai cambiò, era molto dispo-nibile verso tutti. E io sono statacontenta di darle una mano nelsuo lavoro. Poi c’è stato il crolloe anche cambiare qualcosa nonè servito a salvarsi”.Dello stesso parere Luigi Cor-radini: “Ci siamo gettati nelcampo dei pc ma abbiamo per-

so il treno. Siamo partiti in ri-tardo e l’ultimo catalogo, chenon è nemmeno uscito, doveva,con i prodotti offerti, essere unmezzo per risanare l’azienda ma

il fallimento è stato inevitabile.Anche il tentativo di fare pro-dotti marchiati Kores e altri conmarchi originali non è approda-to a nulla. Lo stesso con i cd amarchio Kores fatti da una fab-brica di Bergamo. La tassa chela SIAE impone per cautelarsidalle duplicazioni di canzoni,non importa se i cd siano usatiper ricoverare dati, era di 10centesimi su un costo di 25. Perassurdo chi compra cd all’esterocommette un reato. Nonostantela crisi, i dipendenti sono sem-pre stati pagati con regolarità;in seguito hanno fatto un perio-do di cassa integrazione e poiin disoccupazione in attesa delleloro spettanze che arriverannoquando il materiale ancora amagazzino sarà completamentevenduto”.Una curiosità che ci ha rivelatoil signor Luigi è la nascita dellacarta chimica. Questo tipo dicarta viene spalmata di micro-capsule che sotto la pressionedella punta di una biro o sottobattitura meccanica si romponoe fanno uscire la quantità neces-saria di inchiostro. Queste mi-crocapsule sono un sottoprodot-to delle ricerche effettuate negliStati Uniti sulla pillola anticon-cezionale: con essa furono in-ventate queste microcapsule uti-lizzate poi per un uso comple-tamente diverso.La carta carbone non è più pro-dotta in Italia, il suo consumo èirrisorio se non addirittura nullo,il materiale che si può trovarein giro sono fondi di magazzinodestinati a sparire, qualcosa ar-riva dall’India, dove è ancoraprodotta in quantità limitate. Lasi trova su ebay a prezzi da

amatore comeoggetto di cul-to, reliquia delpassato. Echiude conamarezza lasignora Elda:“La nostracarbone eraunica. La miacarta carbonenon c’è più”.Però…Però ancoraoggi usiamo lacarta carbonein modo vir-tuale, ma lausiamo.Quando invia-mo una mail evogliamo cheoltre al desti-natario princi-pale un’altra

persona la legga mettiamo il suoindirizzo mail nello spazio con-trassegnato Cc: l’acronimo staper Carbon copy.

Sergio Biagini

In pensione a 200 anniLa vecchia carta carbone è ormai un introvabile, se non in India, oggetto da collezione, ma virtualmente la usiamo ancora

La sede della Kores in via Cadolini

L'insegna luminosa su Palazzo Carminati in piazza Duomo

9gennaio 2014

A bbiamo visto comel’intelligenza umanaabbia permesso di rea-

lizzare alcuni motori primariazionati dalla forza dell’acquae del vento per muovere le co-se. In questa puntata parleremodell’elemento fuoco e il climarigido del momento fa correresubito il pensiero alla produzio-ne di calore. Sfogliando unqualsiasi libro di storia si legge,come ipotesi più probabile, chel’uomo preistorico scoprì il fuo-co vedendo bruciare un alberocolpito da un fulmine; ne rac-colse le braci e imparò a con-servale per un riutilizzo succes-sivo. Poi col tempo scoprì chel’attrito fra due pezzetti di legno

secco, o le scintille tra due par-ticolari pietre dette “focaie”, lorendevano autonomo dal por-tarsi appresso le braci, ma nelfrattempo era già passato qual-

che millennio. Questa immagine ci porta apensare come il legno sia statoda sempre il combustibile soli-do privilegiato e facilmente re-peribile per cucinare, illumina-re, riscaldare, costruire, fino aprodurre energia con il caloredella sua combustione, accom-pagnando passo dopo passol’evoluzione dell’uomo. E’ pro-prio della produzione di energiache ci occuperemo ricordandoi motori termici, ovvero queisistemi da cui si può ottenereenergia cinetica, diretta o indi-retta, attraverso l’innalzamentodella temperatura di un corpo.Questa teoria è stata alla basedelle macchine a vapore per

muovere un treno, una tramvia,un battello, mezzi di trasportoche solo da qualche decenniosono stati quasi totalmente ab-bandonati e sostituiti da quelli

che fanno uso dell’elettricità.Era il 1880 quando il cavalierPistorius fu autorizzato a gestirela linea Milano-Melegnano-Lo-di: partenza da Porta Romanain via Cirene. Lungo corso Lo-di sbuffava uno dei primi Gam-ba de Legn (ne furono costruitiin poco più di dieci anni 156esemplari impiegati su varie li-nee interurbane) che i milanesi,avvezzi ai soprannomi, battez-zarono «el Fanfulin», una va-poriera che inizialmente utiliz-zava come combustibile il le-gno, subito dopo sostituito dalcarbone. Ma ora racconteremo un’altramodalità di come ricavare ener-gia dal legno, forse un po’ cu-

riosa e meno nota, ovvero pro-ducendo gas povero per la tra-zione. Prima dell’uso del car-bone, o del coke, come combu-stibile, si scoprì che bruciando

lentamente della legna seccacon una quantità insufficientedi ossigeno si ottenevano mo-lecole di monossido di carbonio(CO), una sostanza che come ènoto è assai pericolosa per gliesseri viventi e che, se inalata,porta alla morte per asfissia.Durante il processo, il monos-sido di carbonio viene ulterior-mente ossidato (O) portandoloalla formazione di anidride car-bonica (CO2), una miscela cheviene poi arricchita con vaporeacqueo insieme ad altri gas pre-senti che si generano durante lalenta combustione. Il prodottofinale ottenuto è chiamato gas-sogeno, una miscela compostasostanzialmente da: monossidodi carbonio, anidride carbonica,azoto e idrogeno. E’ un com-bustibile molto economico madal basso potere calorifico equindi con un basso rendimentoal moto. Vale ricordare cometale sistema, rappresentandouna valida alternativa all’usodei carburanti ottenuti per raf-finazione dal petrolio, fu utiliz-zato durante la seconda guerramondiale quando nel nostroPaese, il 7 ottobre 1935, fu po-sta in atto la cosiddetta Autar-chia. A fronte delle sanzionieconomiche imposte all’Italiafascista dalla Società delle Na-zioni, vennero a mancare i ri-fornimenti di alcune materieprime tra cui i prodotti petroli-feri. Questa restrizione, a onordel vero, durò solo poco menodi un anno, ma la propagandadel regìme impose di prosegui-re sulla strada dell’autosuffi-cienza italica tanto da emanarenel 1938 una legge che impo-neva l’uso dei carburanti suc-cedanei (gassogeno e metano)

a tutte le aziende di pubblicotrasporto. Fu così che l’AziendaTranviaria Municipale dovettemodificare gradatamente i mo-tori dei suoi autobus alimentan-doli inizialmente a gassogenoe più avanti a metano. La stazione di produzione delgassogeno era situata nel depo-sito tranviario Vittoria ubicatoin viale Campania al civico 12,a fianco dell’Istituto MedicoChirurgico XXVIII Ottobre,l’Ospedale dei Tranvieri poi in-titolato al dottor Luigi Resnati.Qui era garantita la manuten-zione del bruciatore, delle cal-daie, il recupero delle ceneri, illavaggio del serbatoio, l’acqua,il rifornimento della legna (pre-feribilmente di faggio), che ve-niva prelevata dalla stazione diPorta Romana. Per accelerareil processo di produzione delgassogeno direttamente a bordodegli autobus, ma anche perchéla disponibilità di legno pregia-to veniva sempre meno, si pen-sò di utilizzare il carbone di le-gna, la cosiddetta carbonella,

ma presto ci si rese conto chequesto prodotto riduceva sen-sibilmente il potere calorifico.Un detto milanese recita “te setlent comme quel ch’el va a car-bünela”. Allo scopo venneromodificati gli autobus modelloFiat 640 e Alfa Romeo 110 AG,tutti rimessati e manutenuti neldeposito automobilistico di viaSalmini, parallela a corso Lodi.Dopo i pesanti bombardamentidell’agosto 1943 gli autobus agassogeno distrutti non furonopiù ripristinati e quelli ancoraefficienti furono gradatamenteritirati dal servizio, mentre fu-rono mantenuti in servizio an-cora per qualche anno quellialimentati a metano, la cui sta-zione di pompaggio era sita neldeposito di viale Molise comevedremo in seguito.

Gianni Pola

Nella prossima puntata parleremo della TerraFotografie tratte da “Dal-l’omnibus alla metropolita-na” di Francesco Ogliari

DALL’ACQUA ALL’IDROGENO: le energie che muovono i trasporti/5

Il Fuoco

El Fanfullin per Lodi a Porta Romana

Autobus a gassogeno presso il deposito Salmini

10gennaio 2014

È appena cominciato l’anno nuo-vo e Andreé Ruth Shammah,controcorrente, ottimista e ap-

passionata più che mai, stupisce an-cora una volta: a seguito del fortunatoesordio dell’omonimo blog sul sitodel teatro, questo mese vede la luceil primo numero di SiK SiK, nuovotrimestrale del Franco Parenti riccodi interviste, presentazioni, recensionie approfondimenti su spettacoli e pro-tagonisti del teatro italiano in scenaall’ex Salone Pier Lombardo.Parliamo con Giuseppe Paternò diRaddusa, giovanissimo caporedattoredi questo nuovo spettacolare proget-to nel panorama della critica teatraleoggi.Giuseppe, sebbene molto giovanesei già caporedattore di questa nuo-va testata di teatro: come sei arri-vato a ricoprire questo ruolo al tea-tro Parenti? «Terminata la triennale in Lettere Mo-derne nel 2011 a Catania, mia cittànatale, ho proseguito gli studi a Mi-lano e mi sono laureato con una tesisul cinema e l’editoria lo scorso lu-glio. Nel 2012, tramite un annuncioin università e su consiglio del criticoMaurizio Porro, mio docente di Storiadella Critica e dello Spettacolo, sonovenuto a conoscenza del laboratorio“Giovani critici alla riscossa” pro-mosso dal teatro Franco Parenti. Misono iscritto al laboratorio e insiemead altri giovani universitari di facoltàumanistiche ho avuto modo di fareesperienza come critico scrivendo ar-ticoli, recensioni e interviste relativeagli spettacoli della stagione 2012-2013, parallelamente pubblicate sublog nel sito del Parenti. A settembre2013, dato il riscontro positivo del la-boratorio, la direttrice ci ha propostodi formare una redazione stabile cheseguisse costantemente la stagionedel teatro. Quanto a me personalmen-

te ho ricevuto la proposta di diventarecaporedattore di questo progetto dicritica teatrale, SiK SiK». Una curiosità: intanto perché il ti-tolo SiK SiK?«Si riferisce all’atto unico di Eduardodel 1929 ispirato alla figura di questoprestigiatore molto scarno (SiK SiKviene appunto dall’espressione SiccuSiccu, “magro magro”) proprio a cau-sa dei “magri successi” della sua pro-fessione, l’artista di strada. Il riferi-mento a questo bislacco personaggioi cui numeri non riescono mai e la cuivita è sempre sospesa tra illusione eimprevedibilità coglie esatta-mente lo spirito del mondodel teatro e quella stravaganzatipica del gioco scenico».Ma da dove nasce la neces-sità di creare un blog di cri-tica teatrale proprio delFranco Parenti?«SiK SiK nasce come prose-guimento del laboratorio, mail Parenti sentiva già da tempola vocazione di creare unagiovane redazione di univer-sitari che seguisse costante-mente la stagione in corso ateatro, incrociando diverseprospettive e interrogandosisul senso di fare teatro oggi,dal punto di vista dello spet-tatore e dei produttori ma so-prattutto di chi vuole fare cri-tica. Oggi il ruolo del criticoè molto ridotto, a meno che non sitratti di grandi quotidiani: e persinoin quei casi lo spazio dedicato non èpiù come quello concesso 40 anni fae la cosa triste è che continua a dimi-nuire... Noi ragazzi del laboratorio in-vece abbiamo avuto la grande oppor-tunità di essere supportati da sugge-rimenti di esperti del settore e di es-sere coordinati nelle interviste ad at-tori e registi, pubblicando on-line ar-

ticoli relativi agli spettacoli della sta-gione in tempo reale. Proprio per ilfelice esito di questo esperimento An-dreè Ruth Shammah si è mostratapropositiva e innovativa: non solo haappoggiato la brillante idea di coniu-gare ai metodi della critica tradizio-nale la realtà 2.0 creando e suppor-tando il blog Sik Sik ma a partire daquesto mese ha deciso di offrire a noidella redazione anche uno spazio car-taceo trimestrale».A che scopo?«Il web oggigiorno è pressoché im-prescindibile per la divulgazione dei

contenuti ma, d’altra parte, non tuttisono sempre disposti o pronti adaprirsi alla “novità”, per questo si èdeciso di offrire parallelamente l’al-ternativa cartacea. A partire da unauniformità di stile e contenuti di SiKSiK si è deciso di destinare le paren-tesi più ironiche e “mascalzone” alblog e quelle più riflessive o di ap-profondimento al cartaceo: il web cipermette di essere più irriverenti men-

tre la carta stampata per natura si pre-sta a considerazioni più autorevoli. Ilprimo numero in uscita questo mese,oltre al teatro Franco Parenti, verràdistribuito in altri teatri e circoli cul-turali: nel panorama delle riviste freepress, SiK SiK trimestrale vuole rag-giungere quelle generazioni di spet-tatori che hanno meno confidenza colweb. Poter lavorare contemporanea-mente su cartaceo e on-line è un veroprivilegio che ci consente di proporreun discorso critico che possa ampliaregli orizzonti del pubblico teatrale.Scelta dettata anche dall’età dei let-

tori: i più giovani sono ten-denzialmente più vicini a lin-guaggi da blog, i meno gio-vani più affezionati al carta-ceo. Ogni canale ha il suo lin-guaggio: e se sbagli linguag-gio non ti legge nessuno. Inogni caso…leggeteci con at-tenzione!» A proposito di leggere: a chisi rivolge SiK SiK? Qual è ilprofilo dei vostri potenzialilettori? «Vogliamo che tutti, spettatorie appassionati di ogni genere,possano approcciarsi al teatronella maniera più diretta echiara possibile. L’ormai no-ioso discorso sull’autorefe-renzialità di un teatro che daanni parla solo agli addetti ailavori non è casuale: i critici

stessi soffrono di questa condizionee spesso il pubblico legge giudizi chenon rispecchiano o soddisfano piena-mente il suo gusto, articoli che, seb-bene ben scritti, vengono meno allafunzione primaria della critica, ovveroparlare al pubblico. Il nostro obbiet-tivo è rimuovere il più possibile que-sta barriera in modo che anche lasciura Maria, leggendoci, abbia unmotivo in più per andare a teatro. An-

che io talvolta cado nell’errore di scri-vere pezzi che, riletti, suonano per lopiù come una sequela di espressionienfatiche per pochi eletti... ma poi midico: pochi eletti di cosa? Bisogna li-mitarsi a essere semplicemente inter-mediario, in equilibrio tra il ruolo dicritico e un lettore medio».Come è nata questa tua passioneper la critica? E qual è oggi il ruolodel critico per te?«Oltre al cinema e al teatro fin dabambino ho sempre amato la scritturae soprattutto leggere ciò che scrive-vano giornalisti ed esperti su film espettacoli: mi solleticava l’idea cheesistessero persone che per mestieremettessero su carta le loro riflessio-ni… Leggevo tutte le critiche autore-voli che potevo. E per formarsi inquesto mestiere sono convinto che sidebba leggere di tutto: il modello tec-nico-formativo è il lavoro degli altri,il tuo stile poi nascerà spontaneamen-te. Serge Daneè, critico cinematogra-fico scomparso prematuramente nel1992, sosteneva che la figura del cri-tico fosse quella di un avvocato chescrive una lettera aperta sia agli spet-tatori che ai realizzatori di un’opera:amo molto quest’immagine e credoancora nella figura sociale del critico,che purtroppo nel corso degli anni èandata perdendosi per una serie diluoghi comuni, ridotta a stereotipi chein fondo non corrispondono a quelloche dovrebbe essere lo scopo princi-pale di questo mestiere: un acuto machiaro mediatore tra arte e pubblico».

Un ringraziamento particolare a IreneLa Scala coordinatrice del progettoSik Sik per il teatro Franco Parenti

Luca Cecchelli

http://teatrofrancoparentiblog.wor-dpress.com/

Giovani, universitari e critici:al Franco Parenti è nato SiK SiK

Un amico che producevino sulle colline di

San Colombano al Lambro, miha regalato “la madre dell’ace-to” per produrre per mio con-sumo un robusto aceto di verovino. Ho cercato una botticella

piccola, artigianale, nella qualetravasare madre e vino rosso.Mi sono messo alla ricerca inMilano di una mastro bottaio,ma non sono riuscito a trovar-lo. Mi ricordavo di un vecchio

mastro dalle parti della Chiesadel Suffragio, ma il tempo neha cancellato anche il ricordo. La grande famiglia dei fale-gnami, forse la più antica pro-fessione del mondo insieme aquella della caccia, formata da

ebanisti per decorare, maestrid’ascia per navigare, intaglia-tori per costruire, ha contribui-to all’evoluzione dell’umanitàe con l’arte dei bottai ci ha do-nato l’allegria del vino.

Prima ancora di Diogene che,per motivi filosofici suoi o for-se solo per sfuggire a Santippemoglie insopportabile, prefe-riva vivere in una botte neglianni 300 A.C., la prima illu-strazione conosciuta è quellaiscritta in una tomba egizia nel2700 A.C. Le prime botti erano ricavateda tronchi scavati, poi si sco-prirono le doghe tenute insie-me da cerchi di legno e poi diferro. Lo sviluppo tecnologicoe industriale ha portato comeconseguenza la scomparsa, oquasi, della figura del mastrobottaio e il vino, i liquori, gliaceti, le birre vengono invec-chiati ora prevalentemente incontenitori di cemento, di ve-troresina o di lucente acciaio.D’altra parte le normative eu-ropee, quasi sempre redatte esponsorizzate dai Paesi delNord, poco abituati alle fra-granze del Sud, obbligano peri contenitori, in nome di unadiscutibile salvaguardia dellasalute, materiali inerti. E il le-gno inerte non è, anzi. E’ vivoe vegeto e lavora anche dopoche è stato tagliato.La figura del bottaio resistenelle zone meridionali d’Eu-ropa produttrici di vino, doveproprio la scelta del legno haconsentito di dare ai vini le lo-ro diversità di gusto, profumo,consistenza. Il legno venivascelto tra i più adatti per ela-sticità e durata e resistenza altannino tra i boschi dei dintornie quindi quercia, castagno,

frassino e profumato eucalipto.La loro essenza si insinuavanel vino stesso, aggiungendocarattere e personalità alle sueproprietà organolettiche veree proprie. Ho avuto modo discambiare alcune battute conun produttore modenese delvero aceto balsamico, nettareper buongustai da centellinareper il gusto ma anche per il suocosto, che non ha niente daspartire con il “balsamico” dasupermercato.“L’aceto balsamico di ModenaDOP - ci dice - che deve in-vecchiare per 12 anni in pic-cole botti di legno, ha saporied usi diversi a secondo del ti-po di legno nel quale riposa.Legni di gelso per aceto dadolci, mandorlo per il pesce,ginepro per la cacciagione, ci-liegio per la carne rossa ecc...”Sofisticatezze da gourmet?Forse, ma che fanno la diffe-renza quando si ricercano leeccellenze di casa nostra.Ma torniamo alla mia “madredell’aceto” che in attesa di unacasa adatta, riposava in un bot-tiglione vuoto di vino rosso.Ancora una volta Internet miha aiutato, dandomi una seriedi informazioni ed indirizzi cuirivolgermi. Ormai tutto è on line e tuttopuò essere ordinato on line,con consegna a domicilio gra-tuita, dalla barrique da 300 li-tri, al tavolino a forma di botteper la cantinetta del signorRossi. Siano fatti a mano oprodotti industrialmente, con

legni autoctoni o importati dal-la Slovenia o dalla Francia.Ho deciso per una botticellaartigianale la cui lavorazioneprevede ben 6 passaggi 1) Sta-gionatura del legno dai 18 me-si ai tre anni per “depurare illegno” e per ottenere dogheperfettamente aderenti. 2) Cur-vatura a vapore o a fuoco delledoghe. 3) Tostatura del legno.4) Assemblaggio doghe concerchi definitivi in ferro smal-tato. 5) Rifinitura e levigatura.6) Collaudo per la tenuta deiliquidi.

Un piccolo gioiello artigianale.Anche per il prezzo: una bot-ticella per l’aceto che dureràpiù di me, certamente. Stoaspettando che “la madre” fac-cia il suo dovere rilasciando alvino enzimi, microorganismi,batteri,che lo trasformino inaceto. E forse il mio aceto ge-

nuino non mi piacerà, abituatocome sono a quello dai miste-riosi ingredienti chimici che lagrande distribuzione mi offre,però, se non altro, il regalo del-l’amico vignaiolo mi ha con-sentito di scoprire un mondoche credevo perduto.Se volete saperne di più, entra-te in Internet nei siti dedicatia”produttori di botti”, evitatei fuochi di artificio e troveretestorie appassionanti di artigianidal Veneto alla Sicilia, dallaToscana alle Puglie, che si so-no trasformati nel tempo in im-

prenditori che esportano in tut-to il mondo l’eccellenza italia-na, che c’è ovunque: basta cer-carla. Se poi nelle botti si con-servano i grandi vini italiani ilgioco è fatto: un colpo al cer-chio e uno alla botte!

Francesco Tosi

Artigiani di ieri,imprenditori di oggi/6

Un colpo al cerchio ed uno alla botte: alla ricerca del bottaio perduto

11gennaio 2014

CINEFORUM OSCARVia Lattanzio 58

Le proiezioni si tengono il lunedì pomeriggioalle ore 15.15 e la sera alle ore 21.0013 gennaio: QUARTETdi Dustin Hoffman20 gennaio: LES MISERABLESdi Tom Hooper27 gennaio: APPARTAMENTO AD ATENE di Ruggero Dipaola3 febbraio: MARILYNdi Simon Curtis Il costo dell’abbonamento per 20 film è di €70,00 – biglietto singolo € 5,00

CINECIRCOLO ACQUABELLAIngresso da via Cicognara 17

Proiezioni il mercoledì e giovedì ore 20.45presso la Sala della Comunità di S. Croce30 spettacoli a 90 €, compresa l’iscrizione alCinecircolo. Info tel. 02 7383737 cell. 3281594126

8-9 gennaio: AMOURdi Michael Hanecke

15-16 gennaio: ANNA KARENINAdi Joe Wright

22-23 gennaio: LA VITA DI PIdi Ang Lee

29-30 gennaio: EFFETTI COLLATERALI di Steven Soderbergh

5-6 febbraio: SINGOLARITA’ DI UNA RAGAZZABIONDA di Manoel De Olivera

CINETEATRO DELFINOVia Dalmazia 11

CINEMACAFFE’: prima di ogni proiezioni

verranno offerti caffè e assaggi di dolce

Proiezioni alle ore 20.45 - ingresso 5,00 €

20 gennaio: RUSHdi Ron Howard

27 gennaio: GRAVITY di Alfonso Cuarón

3 febbraio: CAPTAIN PHILLIPS di Paul Greengrass

CINEFORUM

WOW SPAZIO FUMETTOViale Campania 12

Fino al 12 gennaio 2014

IL FUTURO CHE SARA’Il Premio Jacono viene assegnato ogni anno al-l’autore contemporaneo che maggiormente siavvicina a Jacono, non tanto per lo stile quantoper la costanza della qualità artistica.L’edizione 2013 ha premiato Franco Bram-billa, un autore di fantascienza dal grande im-patto visivo, che dal 2000 realizza le copertinedi “Urania”. Ingresso libero.

Fino al 12 gennaio 2014

IL MONDO DEI ROBOTMostra dedicata al mondo dei robot raccontati at-traverso i fumetti. Ingresso 5 euro (ridotto 3 euro)

18 gennaio – 23 marzo

100 matite per PINOCCHIOil mito di Pinocchio raccontato in 130 anni diimmaginario, illustrazione e fumetto. Ingresso5 euro (ridotto 3 euro)

TEATRO FRANCO PARENTIvia Pierlombardo 23

Classici, che passione!

Giovedì 9 gennaio ore 18in occasione di IL SOCCOMBENTE di Tho-mas Bernhard Quirino Principe: Bernhard, ovvero: per-

seguitiamo la musica?

Giovedì 16 gennaio ore 18in occasione di tre atti unici da Anton Cechov

Fausto Malcovati: Cechov, l’invenzione

della semplicità

Giovedì 6 febbraio ore 18in occasione di STUDIO SUL SIMPOSIO DIPLATONE

Umberto Galimberti: Amore e follia

Info: Ufficio Attività culturali 02.59995252;[email protected]. BigliettiIntero € 7 Ridotto €3

GIOVEDIX LETTERARIA cura di Gioele DixGiovedì 23 gennaioMANUALE DI CONVERSAZIONE diAchille Campanile

Giovedì 30 gennaioIL COLOMBRE E ALTRI RACCONTI diDino BuzzatiBiglietti: replica ore 18.30 € 8; replica ore22.30 € 15

CENTRO CULTURALE INSIEMEVia dei Cinquecento 1

11 gennaio ore 21

ZIN ZETA FORBESETTAUna ballata per Milano – Compagnia Filarmo-nica Clown

25 gennaio ore 21Salone bar dell’oratorioLO CONOSCI IL JAZZ?con Andrea Tritto e la sua band

ASSOCIAZIONE DHYANALOMBARDIA

Via Comelico 44 - Tel. 02 49437842

11 gennaio dalle 9.00 alle 13. 00Seminario Introduttivo GratuitoL’EDUCAZIONE EVOLUTIVARivolto a genitori, educatori e professionistiche operano nel campo dell’Educazione.E’ necessaria l’iscrizione all’Associazione di10 euro. E’ necessaria la prenotazione.

Incontri di gruppo “Dormire sereni? Un sogno…che può divenirerealtà!”. Gli incontri si terranno domenica 19 gennaio,dalle 10 alle 12, e sabato 15 febbraio dalle 10

alle 12 e saranno tenuti dalla dottoressa MariaSole Gulinelli, Psicologa, Il corso è gratuito edè prevista la sola quota di iscrizione all’Asso-ciazione di 10 euro.

CERDI KALA YOGAvia Tito Livio 23 - info 3475715024

Karta Purkh Kaur

Venerdì 10 gennaio dalle 19 alle 20Rilassamento profondo con la vibrazione delsacro gongQuota di partecipazione: €10 per i soci, €13 peri non soci. Contatti: [email protected]; sito web:www.kundaliniflow.com.

IACPVia F. Burlamacchi 11 - Tel 02 537220

[email protected]

I GIOVEDI DEI GENITORI E’ prevista una quota di iscrizione unica di €15che consente di avere accesso a tutte le inizia-tive IACP dell’anno in corso e che consente diusufruire di una consultazione gratuita allosportello genitori

Giovedì 9 gennaio ore 20.45“Vorrei esserci di più!”. Genitori che lavo-rano e sensi di colpa La conciliazione emotiva fra tempo del lavoro,tempo personale e tempo della famiglia. Rela-tore: dott.ssa Lucilla Bottecchia

Giovedì 30 gennaio ore 20.45Adolescenza entro i limiti: rischi accettabilie rischi non accettabili nel percorso di cre-scita degli adolescenti Incontro con dott. Pino Fichera

FRIGORIFERI MILANESIOPEN CARE

via Piranesi 10

21 gennaio ore 18.30

COMPRARE ARTE IN UN CLICK?!Collezionismo, mercato e nuove tecnologie.Incontro coordinato da Maria Adelaide Mar-chesoni, ArtEconomy24, Il Sole 24 Ore. Info:[email protected]

GRUPPO ARCHEOLOGICO MILANESE

Corso Lodi 8C - tel. 02 796372 mail [email protected]

Mercoledì 22 gennaio ore 18Conferenza di Roberto Cavallini su:LA MUSEOLOGIA IN CINA PRE 2005 (Pechino e Xi’an)

CENTRO CULTURALE ARBORVia Lattanzio 60

Venerdì 31 gennaio ore 21Nel salone parrocchiale di via Lattanzio 58, in-contro con Monsignor Gianfranco Bottoni sultemaUNITI NONOSTANTE LE DIFFERENZECammino ecumenico

Sabato 1 febbraio ore 21In chiesa parrocchiale S. Pio VL’ENSAMBLE CONCILIUM diretto da Ales-sandro Martinelli, presentaCONCERTO DI CANTI DELLA TRADIZIONECATTOLICA, ORTODOSSA E RIFORMATA

LIBRERIA ESOTERICAGalleria Unione 1

domenica 9 febbraio ore 17.30presentazione del libro IL VIAGGIO DI IGORdi Gheri ScarpelliniAmbiente musicale a cura di MassimilianoFerrari

EVENTICABRINI’S GOT TALENTNon è un nuovo programma televisivo, è la mia bellissima classe,

la I media dell'Istituto Madre Cabrini

Il nostro prof di musica Alessandro Nardin ciha definiti “Cabrini's got talent” dopo aver sco-perto le nostre doti. La nostra, infatti, è davverouna classe assortita, ricca di talenti emergenti.Vittoria e Nadia, cantanti dalle voci squillanti,fanno da sostegno al coro della scuola; Camillaè ballerina al teatro Carcano; Riccardo è un at-tore nato e secondo me è davvero portato: re-citare è la sua passione e in futuro lo vedremosul grande schermo o nei teatri. Chiara P., Va-lentina e Ludovica sono le bravissime flautisteche vengono “ingaggiate” per ogni recita sco-lastica. Poi ci siamo noi due, la sottoscritta eChiara S., rispettivamente la batterista e la pia-nista della scuola. E non è finita qui… Tutti sia-mo intonati! Il prof Nardin si complimenta spes-so con noi quando ci impegniamo ad eseguirei canti che ci insegna. Data la nostra bravura,abbiamo imparato canti a più voci divisi in due

gruppi: soprani (voci alte) e contralti (voci bas-se). L'esecuzione più difficile? Sicuramente“Carol of the bells” (“Coro delle campane”),un canto tradizionale natalizio ucraino. Ma sa-pete qual è per me il talento più bello della “Ca-brini's got talent”? E' il restare uniti, l'aiutarequalunque compagno in difficoltà. Certo, i rap-porti tra di noi non sono sempre “rose e fiori”,ed è inevitabile trovarsi meglio con un compa-gno piuttosto che con un altro (anche io ho lemie preferenze...), però due sentimenti nonmancano mai: la solidarietà tra compagni e ilsentirsi appartenenti alla stessa classe. Io pensodi essere davvero fortunata ad avere questi com-pagni che mi rispettano mi vogliono bene e mifanno affrontare con più “leggerezza” i nume-rosi impegni scolastici. Viva la mia classe!

Giulia Costa

IL TESORO NASCOSTOSapere chi sono, in modo da poter essere chi sono

Un giorno, un dirigente in pensione stava giocandoa golf con un amico, quando ad un certo puntol’amico gli chiese se si stesse godendo il pensio-namento. L’amico gli rispose: “Ho iniziato la miacarriera al gradino più basso della scala sociale e,piolo dopo piolo, l’ho scalata tutta fino alla cima.Poi ho fatto una scoperta terribile: la scala pog-giava contro la parete sbagliata. Così la mia interaesistenza si riassumeva: E adesso? Persino i valoriche consideravo i pilastri della mia vita vacilla-vano: la carriera, cui avevo dedicato con vigoree entusiasmo tanta parte di me, non suscitava inme più alcun interesse e anche il rapporto con miamoglie e la mia famiglia non erano più sufficientia contenere le mia energia. I valori fondamentalisui quali avevo costruito la mia vita si stavanoerodendo e non avevo nulla con cui sostituirli eneppure dove trovarli. Era come cercare l’ago inun pagliaio, ma io non conoscevo alcun pagliaio,figuriamoci l’ago! Ero in crisi”.Così scrive Fraser Boa che ha prodotto e realizzatoi documenti The Way of the dream, trasmessi allatelevisione canadese nel 1988, il cui contenuto èuna serie di conversazioni svoltesi a Zurigo conMary-Louise von Franz, allieva di Jung.“Poi il destino mi portò nello studio del dottorBennet a Londra, un analista junghiano che mi fucaldamente consigliato, ma le sue prime parolefurono deludenti”. “Non posso dirle io cosa stacercando, lo dovrà scoprire da solo. Però mi dissein tono di assoluta certezza: “La soluzione del suodilemma sta dentro di lei e lo scoprirà nei suoi so-gni. Saranno i sogni a darle una risposta”. “Maio non sogno – risposi - non ho mai sognato invita mia!” “Tutti sognano quattro, cinque volteper notte. E’ solo che lei non ci ha mai fatto caso.Provi a ricordare i sogni e li porti in seduta. La-voreremo insieme e scopriremo il significato”. “Nel lasciare il suo studio mi sentivo scettico, ma

determinato a sperimentare la possibile conoscen-za. Non avevo trovato l’ago, ma lui sosteneva disapere dove fosse il pagliaio. Quella notte, primadi coricarmi, sistemai un quaderno sul comodinoe una matita. Al risveglio ricordai un sogno e fuquello il primo, di tanti sogni, che discussi poi coldottor Bennet.Sognai di camminare su un’antica scogliera, dallasuperficie sdrucciolevole. Faticavo a tenermi inpiedi. Guardavo in basso per tenere l’equilibrioe mi rendevo conto che stavo camminando sul vol-to di Cristo.Alla scoperta dei miei sogni si accompagnò il ri-sveglio a una nuova realtà, ad una nuova visionedella vita, con dimensioni finora inimmaginabili.I sogni fungevano da ponte verso aree della miapersonalità di cui non ero a conoscenza: pensieri,sentimenti, interessi potenziali ed energie nascostenel profondo della mia mente e del mio cuore chenon avevo mai portato all’intenzione cosciente.Non mi sentivo più condannato ad una futile esi-stenza, al contrario mi sentivo vivo, vitale e so-prattutto cominciavo a credere che la mia vita va-lesse la pena di essere vissuta. Il mio interesse peri sogni mi portò a Zurigo all’Istituto Gustav Jungdove ebbi la fortuna di incontrare Marie-Louisevon Franz, allieva e continuatrice del pensiero diJung, con la quale intrapresi la mia formazioneanalitica e successivamente collaborammo insiemeper una serie di filmati, proiettati in Europa e inAmerica, che suscitarono molto interesse da partedel pubblico e dal quale è emerso che ci sono mi-lioni di persone che desiderano conoscere megliose stesse. DESIDERANO SAPERE CHI SONO,IN MODO DA POTER ESSERE CHI SONO”.

Dottoressa Camilla BocaPsicologa – Psicoterapeuta -

[email protected]

12 gennaio 2014

PACTA.DEI TEATRI TEATRO OSCAR

Via Lattanzio 58 – tel. 02 36503740

Dal 15 al 19 gennaio

NOSTRA ITALIA DEL MIRACOLOIspirato alla vita di Camilla CedernaRegia e drammaturgia Giulio Costa con MauraPettorrusoDal 21 al 26 gennaio

ANGELO DELLA GRAVITÀSpettacolo vietato ai minori di anni16Di Massimo Sgorbani - regia Domenico Am-mendola 28 gennaio ore 10 (per le scuole) e ore 21.00

ULTIMA CORSA IN MEMORIA DELLA SHOAHIdeazione di Monica Cagnani - CoreografieCorrado Giordani - Drammaturgia GabriellaFoletto - con il Corpo di ballo del Teatro Oscar Dal 30 gennaio al 2 febbraio

ALICE: 88 TASTI NELLA STORIA Testo Sonia Colombo - Regia Laura Pasetti -regia musicale Trio FarrencDomenica 2 febbraio ore 18.30

Incontro tenuto dal Prof. Massimo Castoldi, re-sponsabile didattica iniziative culturali Fonda-zione Memoria della Deportazione, con lapresenza di Sonia Colombo autrice del testo egli interpreti della compagnia Note di Quinta 4 e 5 febbraio

Festival internazionale del JTE - Spettacolo incastiglianoROJO di e con Anna Caubet, Silvia De Toro, AidaRivas

TEATRO FRANCO PARENTIVia Pier Lombardo 14 - tel. 02 59995206

www.teatrofrancoparenti.it

7 - 12 gennaio Sala Grande L’ORIGINE DEL MONDO con Daria Deflorian, Federica Santoro e Da-niela Piperno, scritto e diretto da Lucia Cala-maro 8 - 19 gennaio Sala AcomeA IL SOCCOMBENTE ovvero il mistero Glenn Gould

di Thomas Bernhard - con Roberto Herlitzka econ Marina Sorrenti - regia Nadia Baldi 14 - 19 gennaio Sala Grande TRE ATTI UNICI DA ANTON CECHOVideazione e regia Roberto Rustioni, con Anto-nio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Ro-velli, Roberto Rustioni 22 gennaio - 2 febbraio Sala Grande PRIMA DEL SILENZIO di Giuseppe Patroni Griffi con Leo Gullotta econ Eugenio Franceschini - regia Fabio Grossi 23 gennaio - 2 febbraio Sala AcomeA IL TORMENTO E L’ESTASI DI STEVE JOBS tratto da “The Agony and Ecstasy of SteveJobs” di Mike Daisey, con Fulvio Falzarano -regia Giampiero Solari 7 - 19 gennaio Sala 3 DUE PASSI SONO regia, testi ed interpretazione Giuseppe Carulloe Cristiana Minasi 4-9 febbraio Sala Grande STUDIO SUL SIMPOSIO DI PLATONE con Giulia Briata, Antonio Gargiulo, EleonoraGiovanardi, Leonardo Lidi, Annagaia Mar-chioro, Matthieu Pastore, Martina Polla, FilippoQuezel, Massimo Scola, Annamaria Troisi -regia Andrea De Rosa

SPAZIO TERTULLIANOVia Tertulliano 68 - tel 02 49472369

www.spaziotertulliano.it

10 e 11 gennaio ore 21.00

AUTORITRATTI CON OGGETTI - quadri espositividel disamorespettacolo – concerto teatraleDal 14 al 21 gennaio

Da martedì a sabato ore 21.00domenica ore 16.30IL CALAPRANZIDal 22 al 26 gennaio

Da mercoledì a sabato ore 21.00 domenica ore 16.30LOOP - Tutto torna uguale

Dal 29 gennaio al 2 febbraio

Da mercoledì a sabato ore 21.00 domenica ore 16.30LUCIFER’ SHOW

CINEMA TEATRO DELFINOVia Dalmazia 11 tel. 340 1030062

Dal 15 al 19 gennaio

ore 21.00 - domenica ore 16.00IL POSTINO DI NERUDA di Antonio Skarmeta con Guido Ferrarini, Ales-sandro Fornari, Federica Tabori, Maria GraziaGhetti – regia di Guido e Piero FerrariniDal 24 gennaio al 2 febbraio

ore 21.00 - domenica ore 16.00 - Chiusura lu-nedì 27 e martedì 28CASALINGHE SOCIAL CLUBcon Francesca Bianco, Diana Detoni, Anna Ca-salino, Monica Belardinelli – regia di CarloEmilio Lerici

TEATRO SILVESTRIANUMVia Maffei 29 - Tel. 02 5455615

www.teatrosilvestrianum.it

Sabato 18 gennaio ore 20.45

Compagnia SDEALA DUPLICE INCOSTANZAdi Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux -regia di A. Monti

Sabato 25 gennaio ore 20.45

Compagnia LA MARMOTTASAN GIOVANNI DECOLLATOdi N. Martoglio - regia di F. Giuffrida

Sabato 8 febbraio ore 20.45

Rassegna teatrale FITA Lombardia

Compagnia SUL PALCOMADAME Xdi V. Spinella - regia di V. Spinella

IL POLITEATROViale Lucania 18 Tel. 02 795469 – 02 76002985

Domenica 18 gennaio ore 21.00

QUANDO IL GATTO È VIAregia di Fabio Fazi. Autori: John Mortimer eBrian Cooke

Stagione Nuovo Teatro San Babila

24-25-26-31 gennaio – 1-2 febbraio

IO E ROMAdi G. Borrelli e V. Delle Donne – con Gian-franco D’Angelo e il gruppo di musica popo-lare diretto dal M° Maurizio Francisci

TEATRO LA SCALA DELLA VITA

Via Piolti de Bianchi 47 / ang. C.so Plebisciti.Tel. 02.6363.3353

Sabato 18 gennaio ore 21

Teatro AiònMISHIMA BONDAGETratto da LA PRINCIPESSA AOI di Yukio Mi-shimaRegia di S. Bernini con C. Gallucci, L. Fedeli,W. Minuti, M. Palmieri

MUSICA D’ARPA

Domenica 19 gennaio ore 19.00

PASSO A DUEArpa e Marimba con Eleonora Volpato e Ni-colò Vaienti.

Mercoledì 22 gennaio ore 21.00

Matteo Curatella “LeMat”LA BOCCA HA DIVORATO IL FIUMEUno spettacolo sul Porrajimos - regia di M.Gambarutti

Sabato 25 e lunedì 27 gennaio ore 21.00

Teatro Aiòn

RUDOLF HOSS Comandante ad Auschwitzcon Stefano Bernini

TEATRO OSCARVia Lattanzio 60

11-12 gennaio 2014

Compagnia teatrale MAGIA D’OLI OratorioS. Pio V

LA TELA DEL RAGNOQuasi Giallo in 3 atti – tratto dall’omonimo ro-manzo di Agatha ChristieRegia: Silvia & Nuccia – Posto unico 8 euroL’intero ricavato sarà devoluto alla Associa-zione Luisa Berardi a sostegno delle PiccoleBorse di Studio Martina, per l’acquisto di testiscolastici e la partecipazione a gite e corsi in-tegrativi di ragazzi di famiglie disagiate delquartiere Molise-Calvairate

TEATRO L’ARCACorso XXII Marzo 23

16 gennaio ore 21

IO ODIO I TALENT SHOWcon Mario Luzzatto Fegiz – regia di MaurizioColombi

TEATRO2Teatro Arca - Corso XXII Marzo 23

Sabato 18 gennaio ore 21.00 - domenica 19

gennaio ore 16.00

IL DELITTO DI LORD ARTHUR SAVILE di Oscar Wilde (con orchestra dal vivo)Regia di Daniele Bentivegna Musiche eseguite dal vivo dagli allievi dellaScuola Civica di Musica di Pieve Emanuele Ingresso: intero €8,00; ridotto €5,00 (under 15,over 65) Per info e prenotazioni: [email protected]

TEATRO CARCANOCorso di Porta Romana 63

tel. 02 55181377

Da mercoledì 8 a domenica 19 gennaio

Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabiledi BolognaMassimo Dapporto Maurizio Donadoni

OTELLOdi William Shakespeare - Adattamento e regiadi Nanni GarellaDa venerdì 24 gennaio a domenica 2 febbraio

Giuseppe Pambieri

LA COSCIENZA DI ZENOdi Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo -Regia di Maurizio Scaparro

TIEFFE TEATRO MENOTTIVia Ciro Menotti 11 - tel. 02 36592544

www.tieffeteatro.it

dal 9 al 26 gennaio LO ZOO DI VETROdi Tennessee Williams - debutto nazionale -con Milvia Marigliano, Monica Piseddu, Ar-turo Cirillo, Edoardo Ribatto - regia Arturo Ci-rillo - produzione TieffeTeatro31 gennaio e 1 febbraio CHISCIOTTIMISTIcon Erri De Luca, Gianmaria Testa e GabrieleMirabassidal 4 al 9 febbraio RICORDA CON RABBIAdi John Osborne con Stefania Rocca, DanieleRusso, Sylvia De Fanti, Marco Mario de No-taris - regia Luciano Melchionna

TEATRO PER I BAMBINITEATRO OSCARDANZATEATRO

Via Lattanzio 58 – tel. 02 5455511

Domenica 19 gennaio ore 10.30

TUTTI SUL PALCO!I personaggi prendono formaIngresso gratuito – età: dai 4 anniSabato 25 gennaio ore 16.00

Lunedì 27 gennaio ore 10.00 (per le scuole)

La Baracca di MonzaUN TE’ CON ALICEregia Marco M. Pernich con Silvana Campa-nella e Franca Villa - Dai 6 agli 11 anni

TEATRO LA SCALA DELLA VITAVia Piolti de Bianchi 47 – tel. 02 63633353

Domenica 12 gennaio ore 16.30

SentiCheStorie ROMPISCATOLE Ora rompiamo noi lescatole alla plasticaUno spettacolo di Cristina Ceresa con RosaSarti e Debora TarquinioDomenica 19 gennaio ore 16.30

Il Sipario dei Bambini TERESA E IL BOSCO DEI CINQUE SENSITratto da “Marilù e i 5 sensi” di Carlo Scata-glini - con Stefano Bernini, e Micaela BurattiPer ragazzi da 4 a 10 anni Domenica 26 gennaio ore 16.30

Associazione CiridìLE FATE DEI FIORIcon Vaninka Riccardi & Roberta VillaPer bambini da 3 a 8 anni. Ingresso agli spetta-coli: 7 euro

TEATRO GIANNI E COSETTA COLLATEATRO SILVESTRIANUM

Via A. Maffei 29

Domenica 26 gennaio ore 16.30

LE AVVENTURE DI PINOCCHIOdi Carlo Collodi

MILANO CLASSICAPalazzina Liberty

STAGIONE DA CAMERADomenica 12 gennaio ore 11.00

ALLE ORIGINI DEL LIED:300 anni dalla nascita di Carl Philipp EmanuelBach - Lieder, Cantate, SonateMirko Guadagnini tenoreStefano Barneschi violinoRiccardo Doni fortepianoIn collaborazione con il Festival Liederiadi

Domenica 19 gennaio ore 11.00

I QUARTETTI DI MOZART CON FLAUTOTRAVERSOMusiche di Wolfgang Amadeus MozartMarcello Gatti flauto traversoUlrike Fischer violinoAlice Bisanti violaPaolo Ballanti violoncello

STAGIONE ORCHESTRALEDomenica 26 gennaio ore 11.00

CONCERTO DEI MIGLIORI ALLIEVI DELCONSERVATORIOOrchestra da Camera Milano ClassicaOliver Weder direttoreIn collaborazione con il Conservatorio “G. Verdi”di Milano

OTTAVANOTAvia Marco Bruto 24 – tel. 02 89658114

www.ottavanota.org

26 gennaio ore 16.30

IL FLAUTO MAGICOFiaba musicale per voce narrante e pianoforteVoce narrante: Maria Sara MignolliPianoforte: Andrea Gonzalez Perez Progetto e testi Alberto Tavazzi - Ingresso 5,00 €

MUSICA