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Atene e Gerusalemme capitali dell' anima

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Atene e Gerusalemme capitali dell' animai saggi di Sergej Averincev e " Atene e Gerusalemme " di Lev Sestrov sullo sviluppo della cultura europea alla luce del rapporto tra scienza occidentale e rivelazione orientale

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ ELZEVIRO I saggi di

Averincev TITOLO: Atene e Gerusalemme capitali dell' anima - - - - - - - - - - - -

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - E' possibile, e tanto suggestivo quanto fecondo,

interpretare lo sviluppo della cultura europea alla luce del rapporto tra

scienza occidentale e rivelazione orientale, tra filosofia e religione, tra sapere

e fede, insomma tra Atene e Gerusalemme, come si intitola un noto libro del

filosofo russo Lev Sestov, tradotto da noi negli anni Quaranta, i cui temi

ricompaiono anche nel volume Sulla bilancia di Giobbe. Peregrinazioni

attraverso le anime, pubblicato da Adelphi nel 1991. Sestov vedeva il

rapporto in termini di netto contrasto, denunciato fin dalla citazione di

Tertulliano che figura in esergo al volume: "Quid ergo Athenis et

Hierosolymis?" ("Che cos' hanno in comune Atene e Gerusalemme?").

Sarebbe curioso sapere perche' un grande studioso russo dei nostri anni,

Sergej Averincev, del quale il lettore italiano conosce quel capolavoro di

storiografia e di critica che e' il suo studio sulla Poetica della letteratura

bizantina antica (tradotto alcuni anni or sono da Il Mulino col titolo L' anima

e lo specchio. L' universo della poetica bizantina), non faccia mai il nome di

Sestov nell' affrontare lo stesso argomento in un prezioso libretto appena

tradotto da Donzelli, che reca in esergo anch' esso, inevitabilmente, la

citazione dal De praescriptione haereticorum di Tertulliano (Atene e

Gerusalemme, pagg. 63, lire 12.000). Forse perche' Averincev e' interessato,

anche come bizantinista, piu' alla conciliazione e alla sintesi, che non al

conflitto, fra tradizione ellenica e tradizione giudaico cristiana? In ogni caso,

quantunque contenga implicazioni filosofico religiose di carattere

generalissimo, l' impostazione di Averincev si distingue da quella di Sestov

per il suo carattere decisamente letterario: e' la diversa "poetica" di Atene e

di Gerusalemme l' oggetto specifico della trattazione di Averincev, che

coincide, talvolta alla lettera, con alcune pagine centrali di L' anima e lo

specchio. Il mondo greco si contrappone al mondo biblico come il cosmo all'

olam, la spazialita' al tempo, la struttura alla storia, la ciclicita' alla

teleologia, la plasticita' al dinamismo, la contemplazione obiettiva e

disinteressata alla preoccupazione della salvezza dell' "io" concreto e

individuale di ognuno. Solo lo spirito greco, con la sua disposizione e la sua

sensibilita' alla forma, poteva scoprire e liberare nel loro valore autonomo sia

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il pensiero teorico sia la parola, inaugurando da un lato il concetto della

scienza e dall' altro quello dell' artisticita' , che non esistono e non hanno

alcun senso come tali all' interno della tradizione biblica. A proposito della

poetica greca, Averincev nota che l' attitudine alla riflessione astratta e

teorica sulla letteratura risale ancora a Democrito e che la possibilita' di tale

riflessione e' "gia' sostanzialmente insita nella pratica artistica dei primi

poeti greci, a cominciare da Omero". La struttura contemplativa e

oggettivante dello spirito greco, come ha permesso che la letteratura

prendesse per la prima volta coscienza di se' , cosi' ha determinato l'

egemonia della descrizione, l' affermazione del concetto di autore individuale

e di caratterizzazione psicologico linguistica del personaggio, fenomeni

sconosciuti alla tradizione del Vicino Oriente, che predilige invece la forma

aperta della narrazione e vive necessariamente in una sorta di intrinseco

anonimato letterario. Storicamente, l' incontro fra la cultura greca e la

cultura del Vicino Oriente fu resa possibile dalle conquiste di Alessandro

Magno. Avvenimento capitale, in eta' alessandrina, fu la versione in greco

della Bibbia condotta a termine sotto il regno di Tolomeo II Filadelfo (la

cosiddetta versione dei Settanta), che diede nel tempo un contributo potente

all' universalizzazione del giudaismo. Ma, nei primi secoli, il valore letterario

della Bibbia non poteva certo essere apprezzato dal sofisticato spirito

estetico degli elleni. Averincev richiama tuttavia l' attenzione su un'

eccezione, rappresentata dal trattato Del sublime dello Pseudo Longino, il

quale "viene attratto non tanto dall' impeccabilita' della bellezza, quanto dall'

immensita' della grandezza" e scorge nel libro della Genesi una realizzazione

del sublime. Viene qui anticipato quell' incontro fra due diversi, che si

attuera' con la poetizzazione rinascimentale, barocca e romantica della

Bibbia, ma caratterizzera' , piu' in generale, l' intera cultura europea. Infine,

il confronto fra Atene e Gerusalemme accompagna la meditazione sui

problemi e sui concetti costitutivi della stessa coscienza storica moderna,

come risulta dal breve ma interessantissimo carteggio tra Karl Lowith e Leo

Strauss, anch' esso appena pubblicato da Donzelli (Dialogo sulla modernita' ,

introduzione di Roberto Esposito, pagine XXVII, 34, lire 12.000).