Associazione Sportiva Castello / Gli anni del consolidamento …...canico e generosissimo Fernando...

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Speciale 18 14 aprile 2017 Prima di parlare della mia presi- denza, che è stata di transizione fra due grandi come Fernando Coltamai e Giuliano Cometti, ecco come sono arrivato a Ca- stello. Tramite mia moglie, ho cono- sciuto due docenti, Ulisse Ghezzi e Plinio Riva, attivi nell’ASC, uno come membro di comitato e l’altro come calciatore. Sapendo che anch’io avevo giocato prece- dentemente, mi chiesero se volessi ricominciare con l’AS Castello. E così fu! Ho trovato un ambiente familiare e un indimenticabile, allora anche presidente, Luciano Fontana. Dopo alcune stagioni da giocatore attivo, come por- tiere, soprannominato da Plinio “Venom” per le mie mancate prese del pallone, sono entrato nel comitato presieduto dal vul- canico e generosissimo Fernando Coltamai. Fra i ricordi di quel periodo ci fu la posa laboriosa dello storico “Palanebbian”, dove le tradizio- nali feste estive si trasformavano in serate indimenticabili con 400/500 persone e dove la cuci- na la faceva da regina. Durante i tre ne settimana di luglio del torneo calcistico dei quartieri di Castello, detto “di Cavri”, ordina- vamo 1 tonnellata di costine, 700 bratwurst, 300 kg di luganighet- ta, 500 di patatine fritte e oltre 50 kg di carne per tartare! La stanchezza passava non appena Ulisse ci comunicava i risultati nanziari che, se erano buoni, garantivano la copertura delle spese di tutta una stagione. Ricordo le serate sulla pianica- zione del nuovo campo sportivo con grandi discussioni, ma che grazie al contributo di tutti i membri di comitato venne por- tato a buon ne con l’inaugura- Da Manzoni a Cometti Associazione Sportiva Castello / Gli anni del consolidamento zione nel 1985. Proprio in quel- l’anno assunsi la presidenza che durò solo una stagione, il tempo necessario per passare il testimone ad un giovane trascinatore come Giuliano Cometti. Questi sono i ricordi indelebili del- la grande famiglia dell’AS Castello che sarà sempre nel mio cuore e per confermare come l’amicizia ha continuato e continua a rimanere viva fra coloro che in quegli anni ne facevano parte, nel 2014 abbia- mo organizzato un incontro con cena al mitico Fracass da Angela e Fiorenzo Parravicini con ex-gioca- tori, ex-membri di comitato e ex- presidenti. C’eravamo quasi tutti, più di 30! Questo a dimostrazione dell’attaccamento alla maglia del- l’AS Castello! “Forza”, continuate ancora così per altri 50 anni! Plinio Riva, a sua volta, in quegli anni fu attivo prima come giocatore, poi come al- lenatore. “Non hai voglia di venire a gioca- re nel Castello? Che ne dici? Dai, forza!”. È cominciata così l’avventura castellana. Un collega di lavoro, Ulisse, colonna dell’AS Castello, mi chiese di far parte della società. Ci misi il tempo di uno starnuto ad accettare la proposta e pochi giorni dopo mi ritrovai al campo del Nebiàn. Orlando Bernasconi, l’allenatore di allora, mi presentò ai nuovi compagni. Era inverno, periodo di pausa fra il girone d’an- data e di ritorno. Se la memoria non mi tradisce era il 1972! Questo è stato il decollo. Poi, per tanti motivi che velocemente cite- rò, ho giocato ininterrottamente per una ventina di campionati: non ho mai cambiato squadra! Perché? Perché ho trovato un am- biente eccezionale, perché ci sono stati giocatori, il famoso zoccolo duro, coi quali ho legato molto, siamo diventati amici anche nella vita, ci siamo divertiti anche con “goliardate” incredibili, ho avuto modo di conoscere e apprezzare persone di valore, sensibili e dal grande cuore. Come non pensare al caro Luciano? Di allenatori ne ho avuti parecchi. Da tutti ho imparato qualcosa. Ma uno mi è rimasto nel cuore! Non ce la faccio a non citarlo, agli altri mica faccio un torto… Per me (e per tanti di noi) era una specie Rientrato, iniziarono a chiamarmi per fare piccole riparazioni agli apparecchi televisivi; senonché si iniziò con i canali privati, Capo- distria, Antenna Tre,… e istallai molti impianti per riceverli… così creai la ditta. Conobbi Luciano Fontana e mi fe- ce una grande corte per andare a giocare a Castello. Avevo 25 anni, tanto lavoro e lasciai perdere. Un giorno mi telefonò il signor Belloni, allora presidente del FC Coldrerio. Mi disse che l’allenatore desiderava fortemente che andassi da loro a giocare e così ripresi a giocare in IIIa. A quei tempi le rivalità sportive tra le due società erano molto forti e a Coldrerio ero visto un po’ come uno straniero; Luciano con- tinuava a chiedermi di andare a Castello e alla ne vi approdai. Tra i compagni del tempo ricordo Plinio Riva che giocava sempre Mio papà era sempre arrabbiato e non voleva che continuassi. L’allenatore era dispiaciuto e al- lora intervenne un dirigente per convincerlo. Si convinse, ma mai venne a por- tarmi o a prendermi. Col Mendrisiostar sono arrivato no agli Interregionali. Era una squadra fortissima: io giocavo da “libero” e, tra i miei compagni, Claudio Sulser e, in porta, Franco Lurà. Vincemmo il campionato. A quei tempi il Mendrisiostar, al- lenato da Nano Coduri, militava in serie B e, prima dell’incontro principale si esibiva la squadra delle riserve. Un giorno,… Nedo Radaelli, il mio allenatore, mi disse che mi avrebbero convocato con la prima squadra per una partita in trasfer- ta a San Gallo contro il Brühl. Le trasferte duravano due giorni e in quel periodo avevo gli esami nali di radiotecnico. Risposi che sarei andato solo se avessi giocato, altri- menti disputavo l’incontro con gli Interregionali, perché, giocando in casa, avrei avuto il tempo per preparare gli esami. Rassicurato, partii. Al momento in cui gli allenatori dissero le formazioni, non gu- ravo né nella prima squadra, né in quella delle riserve. Ero riserva delle riserve. Me ne andai alla stazione e tornai a casa. E loro, in giro a cercarmi. Da quel giorno tra me e il Mendrisio fu nita. Poi andai a Zurigo a lavorare e, di tanto in tanto, arrivava qualche telefonata con la quale mi si dice- va che era stato cambiato l’allena- tore, incitandomi a rientrare. Ma non ci fu nulla da fare! Conobbi la mia futura moglie, e con lei girammo tutta l’Europa. Fu Gerardo Manzoni, già giocatore e membro di comi- tato a succedere a Fernando Coltamai alla presidenza del club 1985/86). Sentiamolo. di padre/fratello maggiore, affet- tuoso, divertente. Con quel suo linguaggio un po’ strampalato ti trasmetteva gioia, voglia di fare, di dare il massimo. Entrava in campo e ti baciava quando segnavi una rete! Ci faceva sentire impor- tanti. Fu una stagione memorabi- le: vincemmo il campionato di IV divisione e la maglia bianca. Im- battuti! Festeggiammo per più di un mese, in testa ai festeggiamenti lui, il Paulin! Quanto ridere! Che bei ricordi! In questa società mi sono sempre sentito a mio agio, apprezzato e considerato. Come giocatore (e capitano, che onore!) per tanti anni. Poi come aiuto allenatore e un anno anche come allenatore. Ricordo tutti con piacere, dai pre- sidenti, ai membri del comitato, ai collaboratori, ai fedelissimi tifosi. E come dimenticare i caldi ritrovi dal Bétun, dalla Silvana… e il Palanebbian (invenzione di un estroso e generoso Fernando)... Dovrei scrivere una specie di enci- clopedia per raccontare tutto. Mi accontento di concludere dicendo che per me è stata un’esperienza sportiva e di vita eccezionale. Gra- zie a tutti, amici! Giuliano Cometti A calcio, iniziai a giocare nel Men- drisiostar, no a quando… Ma partiamo dall’inizio. La mia famiglia abitava a Corteglia e mio padre lavorava in ferrovia. Quan- do rincasava, iniziava una secon- da attività lavorando il vigneto, l’orto,… e noi ragazzi, dovendo aiutarlo, non potevamo pensare a tante distrazioni. Mi capitò di leggere, avrò avuto 13 anni, che era possibile giocare a calcio negli allievi del Mendri- siostar, andando a iscriversi al Bar Otello. Senza dire niente ai miei genitori lo feci. Arrivò a casa una convocazione da parte della società per un mercole- dì pomeriggio. Quando mio padre la lesse disse “Arrangiati!”. Superato un test d’entrata, ini- ziai, per andare agli allenamenti, a percorrere a piedi il tragitto, via Villa Foresta no al Campo sportivo. col fazzoletto nel taschino e che durante un’azione si metteva pure a sofare il naso. Guido Veronelli, grande amico che ha saputo sostenermi e spronarmi nei momenti difcili durante la mia presidenza. Giocai diversi anni; a un certo punto dissi basta. Sia col Mendri- siostar, sia col Castello ebbi diversi incidenti e ben 3 operazioni al ginocchio. Iniziai a fare il dirigente chiamato da Coltamai: lui non aveva mai tempo ma aveva tante buone idee e io dovevo correre per fare questo o quest’altro. Come presidente presi il posto di Manzoni, inizialmente “ad inte- rim” in quanto non c’era nessuno che voleva assumersi l’incarico. Diedi l’anima per la società! Il rapporto tra l’AS Castello e il Municipio era inesistente; chi governava allora il paese non si interessava della società ASC. Cercai allora di creare un dialogo con il Comune e accettai nel co- mitato un municipale prima con Angelo Ponti e in seguito con Fa- bio Solcà. La loro collaborazione portò i frutti a chi mi subentrò. Il problema più grande era il cam- po di calcio e gli spogliatoi. Dopo il rifacimento del campo e la sua inaugurazione, ci si accor- se che i drenaggi del campo e di quello d’allenamento erano un disastro e si dovette rifare tutto. Oltre ai drenaggi, durante la mia presidenza vennero costruiti gli spogliatoi. Fu un impegno enorme. Usufruimmo dei sussidi dello Sportoto e della Lim (aiuti alle regioni di montagna) ma soprat- tutto del ricavato del Torneo di Cavri, festa campestre che ogni anno aumentava di intensità e ci vedeva tutti impegnati per tre settimane. Organizzammo anche due concerti di Roberto Vecchioni e Enrico Ruggeri riscuotendo successo. Tra gli allenatori che ho avuto durante la mia presidenza ri- cordo Alessandro Parli, Gianni Mastrodonato, il mitico Luciano Caccia, Fiorenzo Marchesi, Mar- zio Frigerio e Plinio Riva. Ero talmente attaccato all’ASC che ero presente al campo tutti i giorni. Durante il mio periodo di pre- sidenza, abbiamo lavorato più sulla struttura che alla qualità della squadra. Un altro ore all’occhiello è stato la costituzione del rag- gruppamento allievi Castello – Coldrerio. Non vorrei essere presuntuoso ma fummo i primi in Svizzera! Con Renato Camponovo, Pin Sol- dini e Claudio Belloni abbiamo fatto un numero incredibile di riunioni per arrivare a creare il raggruppamento. Con la soddisfazione di tutti abbiamo creato tutte le categorie arrivando ad avere no a 200 allievi. Poi il “fuoco sacro” è cessato e ho dovuto smettere. Servizio di GC/MDC Momenti di convivialità. In alto da sin.:Giorgio Sabato, Dino Mazzucchi, Rocco Cariglia, Robert Incir, Mario Frigerio, Attilio Scotti, Gianfranco Minutolo , Claudio Teoldi, Plinio Riva. Accosciati da sin: Ivano Arrighi, Urs Burchard, Carlo Terzi, Tano Livi, Telmo Fontes, Roberto Medici, Dario Briccola e Gabriele Della Torre.

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  • Speciale18 14 aprile 2017

    Prima di parlare della mia presi-denza, che è stata di transizione fra due grandi come Fernando Coltamai e Giuliano Cometti, ecco come sono arrivato a Ca-stello. Tramite mia moglie, ho cono-sciuto due docenti, Ulisse Ghezzi e Plinio Riva, attivi nell’ASC, uno come membro di comitato e l’altro come calciatore. Sapendo che anch’io avevo giocato prece-dentemente, mi chiesero se volessi ricominciare con l’AS Castello. E così fu! Ho trovato un ambiente familiare e un indimenticabile, allora anche presidente, Luciano Fontana. Dopo alcune stagioni da giocatore attivo, come por-tiere, soprannominato da Plinio “Venom” per le mie mancate prese del pallone, sono entrato nel comitato presieduto dal vul-canico e generosissimo Fernando Coltamai. Fra i ricordi di quel periodo ci fu la posa laboriosa dello storico “Palanebbian”, dove le tradizio-nali feste estive si trasformavano in serate indimenticabili con 400/500 persone e dove la cuci-na la faceva da regina. Durante i tre fi ne settimana di luglio del torneo calcistico dei quartieri di Castello, detto “di Cavri”, ordina-vamo 1 tonnellata di costine, 700 bratwurst, 300 kg di luganighet-ta, 500 di patatine fritte e oltre 50 kg di carne per tartare! La stanchezza passava non appena Ulisse ci comunicava i risultati fi nanziari che, se erano buoni, garantivano la copertura delle spese di tutta una stagione. Ricordo le serate sulla pianifi ca-zione del nuovo campo sportivo con grandi discussioni, ma che grazie al contributo di tutti i membri di comitato venne por-tato a buon fi ne con l’inaugura-

    Da Manzoni a ComettiAssociazione Sportiva Castello / Gli anni del consolidamento

    zione nel 1985. Proprio in quel-l’anno assunsi la presidenza che durò solo una stagione, il tempo necessario per passare il testimone ad un giovane trascinatore come Giuliano Cometti.Questi sono i ricordi indelebili del-la grande famiglia dell’AS Castello che sarà sempre nel mio cuore e per confermare come l’amicizia ha continuato e continua a rimanere viva fra coloro che in quegli anni ne facevano parte, nel 2014 abbia-mo organizzato un incontro con cena al mitico Fracass da Angela e Fiorenzo Parravicini con ex-gioca-tori, ex-membri di comitato e ex-presidenti. C’eravamo quasi tutti, più di 30! Questo a dimostrazione dell’attaccamento alla maglia del-l’AS Castello! “Forza”, continuate ancora così per altri 50 anni!

    Plinio Riva, a sua volta, in quegli anni fu attivo prima come giocatore, poi come al-lenatore.“Non hai voglia di venire a gioca-re nel Castello? Che ne dici? Dai, forza!”.È cominciata così l’avventura castellana. Un collega di lavoro, Ulisse, colonna dell’AS Castello, mi chiese di far parte della società. Ci misi il tempo di uno starnuto ad accettare la proposta e pochi giorni dopo mi ritrovai al campo del Nebiàn. Orlando Bernasconi, l’allenatore di allora, mi presentò ai nuovi compagni. Era inverno, periodo di pausa fra il girone d’an-data e di ritorno. Se la memoria non mi tradisce era il 1972!Questo è stato il decollo. Poi, per tanti motivi che velocemente cite-rò, ho giocato ininterrottamente per una ventina di campionati: non ho mai cambiato squadra! Perché? Perché ho trovato un am-biente eccezionale, perché ci sono stati giocatori, il famoso zoccolo duro, coi quali ho legato molto, siamo diventati amici anche nella vita, ci siamo divertiti anche con “goliardate” incredibili, ho avuto modo di conoscere e apprezzare persone di valore, sensibili e dal grande cuore. Come non pensare al caro Luciano?Di allenatori ne ho avuti parecchi. Da tutti ho imparato qualcosa. Ma uno mi è rimasto nel cuore! Non ce la faccio a non citarlo, agli altri mica faccio un torto… Per me (e per tanti di noi) era una specie

    Rientrato, iniziarono a chiamarmi per fare piccole riparazioni agli apparecchi televisivi; senonché si iniziò con i canali privati, Capo-distria, Antenna Tre,… e istallai molti impianti per riceverli… così creai la ditta.Conobbi Luciano Fontana e mi fe-ce una grande corte per andare a giocare a Castello. Avevo 25 anni, tanto lavoro e lasciai perdere.Un giorno mi telefonò il signor Belloni, allora presidente del FC Coldrerio. Mi disse che l’allenatore desiderava fortemente che andassi da loro a giocare e così ripresi a giocare in IIIa.A quei tempi le rivalità sportive tra le due società erano molto forti e a Coldrerio ero visto un po’ come uno straniero; Luciano con-tinuava a chiedermi di andare a Castello e alla fi ne vi approdai. Tra i compagni del tempo ricordo Plinio Riva che giocava sempre

    Mio papà era sempre arrabbiato e non voleva che continuassi. L’allenatore era dispiaciuto e al-lora intervenne un dirigente per convincerlo. Si convinse, ma mai venne a por-tarmi o a prendermi.Col Mendrisiostar sono arrivato fi no agli Interregionali. Era una squadra fortissima: io giocavo da “libero” e, tra i miei compagni, Claudio Sulser e, in porta, Franco Lurà. Vincemmo il campionato. A quei tempi il Mendrisiostar, al-lenato da Nano Coduri, militava in serie B e, prima dell’incontro principale si esibiva la squadra delle riserve.Un giorno,… Nedo Radaelli, il mio allenatore, mi disse che mi avrebbero convocato con la prima squadra per una partita in trasfer-ta a San Gallo contro il Brühl. Le trasferte duravano due giorni e in quel periodo avevo gli esami fi nali di radiotecnico. Risposi che sarei andato solo se avessi giocato, altri-menti disputavo l’incontro con gli Interregionali, perché, giocando in casa, avrei avuto il tempo per preparare gli esami. Rassicurato, partii.Al momento in cui gli allenatori dissero le formazioni, non fi gu-ravo né nella prima squadra, né in quella delle riserve. Ero riserva delle riserve. Me ne andai alla stazione e tornai a casa. E loro, in giro a cercarmi. Da quel giorno tra me e il Mendrisio fu fi nita.Poi andai a Zurigo a lavorare e, di tanto in tanto, arrivava qualche telefonata con la quale mi si dice-va che era stato cambiato l’allena-tore, incitandomi a rientrare.Ma non ci fu nulla da fare!Conobbi la mia futura moglie, e con lei girammo tutta l’Europa.

    • Fu Gerardo Manzoni, già giocatore e membro di comi-tato a succedere a Fernando Coltamai alla presidenza del club 1985/86).Sentiamolo.

    di padre/fratello maggiore, affet-tuoso, divertente. Con quel suo linguaggio un po’ strampalato ti trasmetteva gioia, voglia di fare, di dare il massimo. Entrava in campo e ti baciava quando segnavi una rete! Ci faceva sentire impor-tanti. Fu una stagione memorabi-le: vincemmo il campionato di IV divisione e la maglia bianca. Im-battuti! Festeggiammo per più di un mese, in testa ai festeggiamenti lui, il Paulin! Quanto ridere! Che bei ricordi!In questa società mi sono sempre sentito a mio agio, apprezzato e considerato. Come giocatore (e capitano, che onore!) per tanti anni. Poi come aiuto allenatore e un anno anche come allenatore. Ricordo tutti con piacere, dai pre-sidenti, ai membri del comitato, ai collaboratori, ai fedelissimi tifosi. E come dimenticare i caldi ritrovi dal Bétun, dalla Silvana… e il Palanebbian (invenzione di un estroso e generoso Fernando)...Dovrei scrivere una specie di enci-clopedia per raccontare tutto. Mi accontento di concludere dicendo che per me è stata un’esperienza sportiva e di vita eccezionale. Gra-zie a tutti, amici!

    Giuliano Cometti A calcio, iniziai a giocare nel Men-drisiostar, fi no a quando… Ma partiamo dall’inizio. La mia famiglia abitava a Corteglia e mio padre lavorava in ferrovia. Quan-do rincasava, iniziava una secon-da attività lavorando il vigneto, l’orto,… e noi ragazzi, dovendo aiutarlo, non potevamo pensare a tante distrazioni. Mi capitò di leggere, avrò avuto 13 anni, che era possibile giocare a calcio negli allievi del Mendri-siostar, andando a iscriversi al Bar Otello. Senza dire niente ai miei genitori lo feci. Arrivò a casa una convocazione da parte della società per un mercole-dì pomeriggio. Quando mio padre la lesse disse “Arrangiati!”. Superato un test d’entrata, ini-ziai, per andare agli allenamenti, a percorrere a piedi il tragitto, via Villa Foresta fi no al Campo sportivo.

    col fazzoletto nel taschino e che durante un’azione si metteva pure a soffi are il naso. Guido Veronelli, grande amico che ha saputo sostenermi e spronarmi nei momenti diffi cili durante la mia presidenza.Giocai diversi anni; a un certo punto dissi basta. Sia col Mendri-siostar, sia col Castello ebbi diversi incidenti e ben 3 operazioni al ginocchio. Iniziai a fare il dirigente chiamato da Coltamai: lui non aveva mai tempo ma aveva tante buone idee e io dovevo correre per fare questo o quest’altro.Come presidente presi il posto di

    Manzoni, inizialmente “ad inte-rim” in quanto non c’era nessuno che voleva assumersi l’incarico.Diedi l’anima per la società! Il rapporto tra l’AS Castello e il Municipio era inesistente; chi governava allora il paese non si interessava della società ASC. Cercai allora di creare un dialogo con il Comune e accettai nel co-mitato un municipale prima con Angelo Ponti e in seguito con Fa-bio Solcà. La loro collaborazione portò i frutti a chi mi subentrò. Il problema più grande era il cam-po di calcio e gli spogliatoi.Dopo il rifacimento del campo e la sua inaugurazione, ci si accor-se che i drenaggi del campo e di quello d’allenamento erano un disastro e si dovette rifare tutto. Oltre ai drenaggi, durante la mia presidenza vennero costruiti gli spogliatoi. Fu un impegno enorme.

    Usufruimmo dei sussidi dello Sportoto e della Lim (aiuti alle regioni di montagna) ma soprat-tutto del ricavato del Torneo di Cavri, festa campestre che ogni anno aumentava di intensità e ci vedeva tutti impegnati per tre settimane. Organizzammo anche due concerti di Roberto Vecchioni e Enrico Ruggeri riscuotendo successo.Tra gli allenatori che ho avuto durante la mia presidenza ri-cordo Alessandro Parli, Gianni Mastrodonato, il mitico Luciano Caccia, Fiorenzo Marchesi, Mar-zio Frigerio e Plinio Riva.Ero talmente attaccato all’ASC che ero presente al campo tutti i giorni.Durante il mio periodo di pre-sidenza, abbiamo lavorato più sulla struttura che alla qualità della squadra. Un altro fi ore all’occhiello è stato la costituzione del rag-gruppamento allievi Castello – Coldrerio.Non vorrei essere presuntuoso ma fummo i primi in Svizzera!Con Renato Camponovo, Pin Sol-dini e Claudio Belloni abbiamo fatto un numero incredibile di riunioni per arrivare a creare il raggruppamento.Con la soddisfazione di tutti abbiamo creato tutte le categorie arrivando ad avere fi no a 200 allievi.Poi il “fuoco sacro” è cessato e ho dovuto smettere.

    Servizio di GC/MDC

    Momenti di convivialità.

    In alto da sin.:Giorgio Sabato, Dino Mazzucchi, Rocco Cariglia, Robert Incir, Mario Frigerio, Attilio Scotti, Gianfranco Minutolo , Claudio Teoldi, Plinio Riva.Accosciati da sin: Ivano Arrighi, Urs Burchard, Carlo Terzi, Tano Livi, Telmo Fontes, Roberto Medici, Dario Briccola e Gabriele Della Torre.

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