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PROUD2BE ...ASSISTENTE SOCIALE! di Stefania Pellicioli Orgoglioso di essere assistente sociale. È stato questo il titolo del pri- mo evento organizzato dall’associazione studentesca “IN-formazione” con la collaborazione degli studenti iscritti al laboratorio “Comunicare il servizio sociale” del terzo anno del corso di laurea in servizio sociale. Un evento organizzato da giovani, che non voleva essere l’ennesimo convegno dove si ascolta per ore la trattazione di temi interessanti ma con una modalità che non lascia scampo neanche ai più volentero- si, dove tutti rischiano di cadere in un sonno profondo. Gli studenti e soprattutto gli ex studenti che hanno organizzato il laboratorio, guida- to il gruppo e lanciato l’idea, volevano un evento interessante e ricco di significato, fatto di contenuti che non dovevano esaurirsi in quella giornata ma che potevano rappresentare uno spunto per la riflessione. Uno degli obiettivi dell’associazione è quello di promuovere e far conoscere l’immagine dell’assistente sociale, e quale modo migliore di un convegno aperto a tutti? Si è pensato così di dedicare l’evento a questa figura professionale e di arricchirlo, per renderlo più interes- sante e per catturare l’attenzione anche di chi non ha a che fare con 23°edizione ASSOCIAZIONE IN-FORMAZIONE e magazine

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Proud2be ...assistente sociale! di Stefania Pellicioli

Orgoglioso di essere assistente sociale. È stato questo il titolo del pri-mo evento organizzato dall’associazione studentesca “IN-formazione” con la collaborazione degli studenti iscritti al laboratorio “Comunicare il servizio sociale” del terzo anno del corso di laurea in servizio sociale. Un evento organizzato da giovani, che non voleva essere l’ennesimo convegno dove si ascolta per ore la trattazione di temi interessanti ma con una modalità che non lascia scampo neanche ai più volentero-si, dove tutti rischiano di cadere in un sonno profondo. Gli studenti e soprattutto gli ex studenti che hanno organizzato il laboratorio, guida-to il gruppo e lanciato l’idea, volevano un evento interessante e ricco di significato, fatto di contenuti che non dovevano esaurirsi in quella giornata ma che potevano rappresentare uno spunto per la riflessione. Uno degli obiettivi dell’associazione è quello di promuovere e far conoscere l’immagine dell’assistente sociale, e quale modo migliore di un convegno aperto a tutti? Si è pensato così di dedicare l’evento a questa figura professionale e di arricchirlo, per renderlo più interes-sante e per catturare l’attenzione anche di chi non ha a che fare con

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il servizio sociale, con un approfondimento sul tema dei richiedenti asilo e rifugiati. L’assistente sociale può infatti lavorare in servizi per i migranti o ha spesso a che fare con loro, ma soprattutto questo è un tema di grande attualità del quale si sente parlare spesso ma di cui si sa, a volte, troppo poco. Cosa pensi dell’assistente sociale? Perché fai l’as? Perché vuoi fare l’as? Sono state le domande poste all’entrata per stimolare la riflessione sul tema di come si vedono gli assistenti socia-li, di come viene vista la professione dagli studenti che hanno scelto questa strada, ma anche per avere un’idea in più sulla visione di chi non conosce la figura direttamente. Per capire un po’ cosa ne pensa la gente comune si è deciso di fare qualche domanda ai passanti, in luoghi diversi della città, usando la stessa modalità d’intervista utilizza-ta da chi invece ha spesso screditato la nostra professione. Sono state poste ai passanti tre domande dirette sulla figura dell’as ed il tutto è stato raccolto in un video proiettato al convegno. Sono emerse idee interessanti: pochi la conoscono veramente, molti si basano sul sentito dire e c’è grande confusione su quale sia il percorso di studi necessa-rio. Ci si è poi concentrati sul tema dei richiedenti asilo e dei rifugiati, che è stato possibile approfondire grazie alla partecipazione di molti esperti dell’argomento. Il primo è stato Dario Belmonte, studente della laurea specialistica Progest all’Università Bicocca che si è dedicato allo studio di questa tematica. Ha descritto la situazione italiana, l’organiz-zazione dei servizi e il loro modo di lavorare. Ha dato una definizione a molti termini tecnici e quantificato il fenomeno, criticando anche il modo con cui viene affrontato il problema, non trattandosi di un’emer-genza, ma di una situazione stabile dato che l’Italia è da anni un paese di arrivo e non più di partenza di flussi migratori. È stato dato spazio anche alla narrazione del racconto di un viaggio verso l’Italia, per provare ad immedesimarsi nei panni del richiedente asilo che tenta di arrivare nel nostro paese pieno di speranze, affrontando un viaggio lungo e faticoso e si vede respinto alla frontiera dalle navi italiane. È stato possibile grazie alla partecipazione di Giuseppe Catozzella che ci ha parlato del suo libro “Non dirmi che hai paura”, storia di una di queste persone, Samia, che tutto il mondo conosce per aver partecipa-to alle olimpiadi e pochi ricordano come migrante. Il racconto di Samia è stato reso più vero ed emozionante dalla lettura recitata di un brano dal romanzo da parte di Gloria Mortola, studentessa di servizio sociale. È stata poi la volta della testimonianza di chi con i rifugiati lavora quo-tidianamente : Louise Glasié operatrice volontaria del Naga har di Mi-lano e Daniela Angeli, assistente sociale e consigliere dell’ordine degli a.s. della Lombardia, operatrice presso il centro diurno Welcome. Infine l’architetto urbanista Nausicaa Pezzoni ha illustrato il suo libro “La città sradicata” che tratta della sua ricerca su come viene percepita la città da chi arriva a Milano come migrante. Un modo diverso di affrontare il tema che si interessa direttamente al punto di vista della persona che inizia a vivere in un luogo completamente sconosciuto. L’evento si è poi concluso con momento dedicato alla musica ad opera di Gi-useppe Cirigliano e con un ottimo buffet all’aperto. Tutto l’incontro è stato moderato da Elena Giudice, assistente sociale e docente di guida al tirocinio nel corso di laurea di servizio sociale, che ha fornito spunti di riflessione importanti collegando tra loro le diverse testimonianze. Convegno denso ed emozionante, è stato un successo! Il primo tenta-tivo di portare qualcosa di nuovo all’interno dell’università, che possa unire studenti, professionisti e chiunque sia interessato al tema, con la speranza di poter ripetere l’esperienza in futuro e far diventare la frase “proud 2 be / orgoglioso di essere assistente sociale” non solo il titolo del convegno ma un motto per tutti i rappresentanti della professione.

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Focus: di Silvia Ferrario

“Ohana significa famiglia e fami-glia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato”. (Tratto da: Lilo & Stitch) Cos’ è la famiglia? Quando si pensa alla parola “famiglia”, si pensa ad una casa, un focolare ed il calore delle persone che ci hanno messo al mondo. Pensiamo alla compren-sione, alla tolleranza, all’amore incondizionato, alla forza ed ai sacrifici, alla comunicazione, al dialogo. Pensiamo alla presenza, fisica e morale. Ma se tutto ques-to non esiste o ad un certo punto viene meno, quale significato as-sume la parola famiglia? Scegliere l’affido è una decisione impor-tante e complessa. Per questo motivo esistono una bibliografia, una filmografia e una sitografia in grado di aiutare a farsi un’idea più precisa. Se leggere, guard-are, informarsi è fondamentale per i genitori per poter fare una scelta consapevole, lo è altret-tanto per i bambini in affido e per i figli naturali della coppia, che spesso non vengono preparati adeguatamente ai cambiamen-ti che un tale evento comporta. Esistono una molteplicità di libri con questo fine: Mamma di pan-

cia, mamma di cuore ( A.Adriani) , L ‘orsacchiotto non è più solo (Ed.Ancora), La storia di Titti ( S.Malfan-ti) . Altrettanti cartoni di animazi-one affrontano il tema dell’affido e delle diverse tipologie di famiglia: La Gabbianella e il gatto di Enzo D’Alo’, in cui una gabbianella ferita affida la cura del suo uovo al gatto Zorba, il quale manterrà la promessa fatta e insegnerà al piccolo a volare; Tarzan, Kung Fu Panda e Lilo e Stitch della Disney; Il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery, in cui un bambino adotta un fiore. Infine l’ultimo nato di casa Disney e’ Mr.Peabody & Sher-man, che racconta la favola di un animale geniale capace di adottare e crescere un bambino, nonostante la non appartenenza di razza. Le fiabe ed i cartoni animati diventano prezi-osi strumenti nelle mani degli adulti, che possono utilizzare la narrazione e le immagini per entrare in empatia con il mondo del proprio bambino. Quando il bambino ascolta una fiaba, vede la rappresentazione della sua storia; questo crea dentro di sé la convinzione della certezza di essere amato e di contare per qualcuno, produce sollievo e consolazione. La fiaba poi fornisce al bambino nuo-vi modi di pensare ai suoi bisogni

l’aFFido Familiare tra Fiabe e cartoni animati

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L’affido familiare è un intervento di protezione e tutela dei minori, una risposta alle situazioni di disagio di soggetti temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo. Questo intervento consiste nell’inserimento in un nucleo familiare, diverso da quello d’origine, per un tempo variabile e limitato, di minori che altrimenti sarebbero a rischio (fisico, affettivo, educativo, ..). In questi casi la famiglia d’origine viene ritenuta temporaneamente non idonea, a svolgere il compito di cura, educazione ed istruzione del figlio/i. Tale intervento, al contrario dell’adozione, è una misura provvisoria, che prevede il futuro reinserimento del minore nella sua famiglia d’origine, e comprende un intervento atto ad aiutare il nucleo biologico a superare le sue difficoltà. Il termine “temporaneamente”, viene inteso come “il tempo necessario affinché la condizione di rischio per il minore cessi”. Durante il periodo d’affido è previsto il mantenimento dei contatti fra il minore e la famiglia d’origine, a parte i casi in cui tale situazione possa apportare danni significativi alla salute psico-fisica del minore. Il mantenimento dei contatti con la famiglia d’origine è previsto anche per i cosiddetti “affidi sine die”, quelli senza probabili ipotesi di rientro (che rimangono comunque, a parere degli operatori, affidi a tutti gli effetti). Questi ultimi avvengono in situazioni di famiglie cosiddette “multiproblematiche”, all’interno delle quali sono presenti condizioni pesantemente deteriorate e carenti, che non permettono una corretta funzione genitoriale-educativa, né consentono di prevedere modificazioni significative di queste capacità in tempo utile alla crescita ed all’educazione dei figli. In questi casi, e cioè quando viene meno l’ipotesi di rientro del minore senza che si modifichi la situazione d’affido, viene salvaguardato il diritto dei figli e genitori ad avere un rapporto diretto e continuo nei limiti delle capacità e delle esigenze di ognuno.

perché ha sempre una soluzione, sempre un messaggio positivo, offre delle strategie per risolvere il problema. Il bambino in affido è un bambino nato due volte, che ha bisogno di costruire un ponte tra i due mondi, per mantenere viva la consapevolezza delle origini e far diventare la diversi-tà ricchezza. L’affido familiare e’ innanzitutto una scelta d’amore. Per alcuni genitori affidatari è un desiderio che ha radici lon-tane, che affondano nella propria

infanzia, si aggrappano alla pro-pria famiglia di origine. Per altri è uno dei frutti della coppia appena creata, della genitorialità o delle esperienze più recenti. Per alcune famiglie una consapevolezza mat-urata nel tempo, in silenzio e senza dare nell’occhio. Per altre un im-pulso repentino che un giorno fa capolino nella routine delle proprie giornate e ribalta ogni certezza. Per tutti, una grande avventura che fa crescere.

teoricamente... aPri la mente !

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I principali riferimenti normativi in materia d’affido sono:

- L. 149/2001, di modifica alla L. 4/1983“Diritto del minore ad avere una famiglia”, rafforza da una parte il diritto del minore a crescere e ad essere educato nella propria famiglia e, dall’altra, a crescere e ad essere educato nell’ambito di una famiglia.La legge prevede anche che Stato, Regioni ed Enti Locali sostengano, con idonei interventi, i nuclei familiari a rischio, al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’ambito della propria famiglia.- L. 328/00, l’affido familiare viene citato anche nella Legge Quadro del Servizio Sociale (Capo III, Art. 16, comma 3, lett. f): “Nell’ambito del sistema integrato di interventi e servizi sociali hanno priorità: servizi per l’affido familiare, per sostenere, con qualificati interventi e percorsi formativi, i compiti educativi delle famiglie interessate”.

Per quanto riguarda la normativa regionale, citiamo, come esempio, una legge della Lombardia:

- L Reg. n.34 del 2004: la Regione si impegna a ricomprendere le attività legate all’Affido Familiare all’interno della “rete d’offerta sociale” e ha confermato il ruolo centrale degli Enti Locali in tema di affido familiare.

L’affido Familiare è predisposto territorialmente. I Servizi Affidi hanno il compito di seguire i minori e le famiglie affidatarie, in collaborazione con i Servizi di Tutela Minori (che si occupano, invece, principalmente delle famiglie origine dei bambini e dei ragazzini).

Di Anita Urso

Siria. Tre anni di guerra civile. Tre anni di guerra “contro i bambini”. 11°400 bambini uccisi nel conflit-to. 3 milioni di bambini sfollati. Bambini che vivono con le loro famiglie o da soli in campi non autorizzati, in condizioni difficili. Bambini che lavorano. Bambini feriti, mutilati, malnutriti. Bambine vittime di matrimoni organizzati dai genitori per sottrarle alla mis-

eria. Bambini col libro in una mano e la bomba nell’altra. Bambini educati a combattere, indottrinati all’ideolo-gia di morte. Bambini che dopo 25 giorni di addestramento conoscono le basi della jihad moderna, sanno usare le armi da fuoco e sono pronti a far parte dei gruppi anti-governati-vi estremisti, i cuccioli di Zarqawi.“I più fortunati” fuggono dalla guerra e si rifugiano in altri paesi. La guerra

uno sGuardo sul mondodi Federica Ottini

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ASSOCIAZIONESTUDENTESCA

IN-FORMAZIONEUniversità degli Studi

Milano Bicocca

FACEBOOK - CERCA GRUPPO: “Associazione Informazione”E-MAIL: [email protected]: http://ainformazione.com

Siamo sempre alla ricerca di professionisti e studenti disposti a collaborare con noi(basta contattarci, ne saremmo molto lieti). Inoltre, se studi in Bicocca, potrai ottenere 3CFU partecipando al nostro laboratorio “Comunicare il servizio sociale”. Per maggiori info scrivici una mail!

in Siria, è solo una tra le tante emer-genze che ripropone la necessità di una forma di accoglienza finora mai sperimentata, ovvero l’affido internazionale. Si tratta di un istitu-to che permetterebbe di accogliere temporaneamente nelle famiglie affidatarie italiane i minori dei Paesi in emergenza umanitaria. Il proget-to di affido durerebbe due anni al massimo, rinnovabile una sola volta. Durante il periodo d’accoglienza, le famiglie avrebbero l’obbligo di far sì che il bambino mantenga rappor-ti con il Paese d’origine, con la sua cultura e con la sua lingua. Ai.Bi., associazione Amici dei bambini, che da anni combatte l’emergenza ab-bandono tentando di dare ad ogni bambino una famiglia, ha elaborato un manifesto dal titolo “Oltre la crisi, più famiglie e più adozioni” per com-battere l’attuale crisi delle adozioni internazionali per rilanciare la cultura dell’accoglienza nel nostro Paese. Questo manifesto è stato sottoscrit-to da 15mila famiglie, inoltre è stato appoggiato dal senatore Di Biagio e dal deputato Khalid Chaouki che ad aprile 2013 hanno depositato in Camera ed in Senato una proposta di modifica della legge 184 del 1983. Ma dopo essere stata assegnata alla Commissione Giustizia della Camera, la discussione non è stata fino ad ora calendarizzata. Eppure l’affido inter-nazionale potrebbe essere la soluz-ione immediata per i tanti bambini siriani vittime di una guerra violenta. Solo nel 2013, sono approdati in Italia circa 1200 minori siriani non ac-compagnati. Questo rappresenta un

problema poiché i posti disponibili nelle comunità per minori non sono sufficienti. I centri di accoglienza e di primo soccorso spesso superano la capienza massima e questo com-porta inevitabilmente condizioni in-tollerabili. Sono tante le associazio-ni scese in campo per dare un aiuto concreto, tra queste Ai.Bi. che con il “Progetto Bambini in Alto Mare” vuole rispondere all’emergenza Siria prevedendo attività di sosteg-no sia in Italia sia in Siria. In Italia il progetto mira ad accogliere i minori nella fase post-sbarco ed a sviluppare la rete di famiglie affi-datarie sul territorio Nazionale al fine di trovare famiglie disposte ad accogliere in affido un bambino. In Siria segue due linee guida: quella della prevenzione, monitorando nei luoghi di partenza i minori in stato di abbandono, e quella del rimpatrio assistito, favorendo dove possibile il ricongiungimento famil-iare. Al “Progetto Bambini in alto mare” hanno aderito più di 1100 famiglie. Ma senza una legge che regolamenti l’affido a livello inter-nazionale, la loro disponibilità resta per ora solo una buona intenzione anche se rappresenta un punto importante da cui partire. “È pro-prio come accendere una candela che non può cancellare l’oscurità. L’oscurità non scomparirà per una piccola candela, ma in qualche modo se sei onesto con te stesso e se hai fiducia in questa luce, allo-ra credimi questa luce riuscirà a condurti fuori dal tunnel.”(dal film Vietato Sognare, 2008).