ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016 · 2016. 12. 19. · Pagina 2 ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 •...

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PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE ANNO XXXV - N. 164 - GIUGNO 2016 DIRETTORE RESPONSABILE: DUCCIO GUASPARRI • COMITATO DI REDA- ZIONE: GIANCARLO BALLERINI - FRANCO LAMPREDI Registrazione al Tribunale di Firenze numero 2892 del 15 ottobre 1980 Stampa: SAFFE srl - Via S. Morese, 12 - CALENZANO - Firenze • Non si stampa- no scritti anonimi e gli autori rispondono dei loro scritti • TRIMESTRALE GRA- TUITO • SEDE: VIA CAVOUR, 82/A - FIRENZE - TELEFONO 055/28.29.25• Po- ste italiane Sped. in abb. postale -70% DCB Firenze ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016 Come da convocazione inviata a tutti i Soci Sabato 30 aprile u.s. si è tenuta nell’Auditorium MPS – già Ban- ca Toscana – a Firenze Nova – Via Panciatichi, 85, l’assemblea degli iscritti alla nostra Associazione. Erano presenti di persona 110 Soci, per delega 20, in totale 130 Soci. Questo l’Ordine del Giorno: 1) Relazione del Presidente del Consiglio Direttivo sull’attività svolta nel 2015 2) Relazione del Presidente del Collegio dei Revisori 3) Relazione del Presidente del Comitato di gestione della Dotazione E. Terrosi 4) Approvazione dei rendiconti al 31.12.2015 5) Votazione per il rinnovo degli Organismi Direttivi MARIO MARIOTTI Presidente dell’Associazione pensionati della Banca Toscana Signore e Signori Buongiorno. Per prima cosa dobbiamo eleggere il presidente dell’assemblea… (una voce N.d.R.) Salvatore Enia… Mi hanno preceduto… D’accordo per Enia? Chi è d’accordo alzi la mano. Riprova. Chi non è d’accordo? Nessuno. Salvatore, a te la parola. SALVATORE ENIA Buongiorno e ben trovati, l’anno scorso purtroppo sono mancato per un improvviso impegno e non fui pre- sente. Quest’anno ci sono, vi vedo tutti in forma, e quindi potremo iniziare subito i nostri lavori. L’assemblea è regolarmente costituita, gli argomenti da trattare sono a voi noti perché li avete letti nella lettera di convo- cazione. Al primo punto dell’Ordine del Giorno…. “Relazione del Presidente del Consiglio Direttivo sull’atti- vità svolta nel 2015” e quindi… pregherei il Presidente. MARIO MARIOTTI Un pensiero a tutti coloro che ci hanno lasciato. Essi sono: Berchielli Tiziana ved. Caroti – Borini Carla ved. Cocozza – Calamandrei Giuseppe Capaccioli Gior- giana ved. Migliorini – Castellani Anna Maria ved. Piozzi – Coltelli Giovan Sante Franchi Renzo Giu- sti Noemi Giovanna ved. Menicucci – Lazzeri Sergio Lenzi Miriano Luciano Lorenzi Albertina ved. Rossi – Nocentini Leonida ved. Balloni – Principe Mario Radicchi Miria ved. Consani – Salvi Vera ved. Savelli – Bellandi Paolo Ercolini Marta ved. Di Peppo – Triossi Luciano Mancini Astino Angeli Lamberto Evangelisti Rolando Folli Emilio Giotto Maria ved. Cianchi – Lecchi Anna Maria Lo- pes Maria Giuseppa Nelli Osvaldo Nozzoli Ada ved. Benozzi – Paggetta Giuseppe Rigacci Maria Teresa ved. Bracci – Scarabicchi Gino Zanchi Libera ved. Tani – Marioni Mauro Lavorini Roberto Rossi Valter Paluzzi Sergio Angiolucci Paolo Caioli Ginetta Cecchi Giuseppe Crespolini Lau- ra ved. Banchelli – Pezzati Sergio Salvadori Silvana ved. Caselli – Salvi Mario Malloggi Roberto Andrei Piero Braschi Margherita ved. Bigazzi – Cortigiani Paolo Francini Riccardo Giannoni Ave- risto Paoli Mara ved. Nisti – Parri Lazzaro Petri Gina ved. Pieri – Sgardi Mario Tarchi Alessandro Meli Marcello Bartaloni Anna ved. Sani – Gabrielli Liliana Martinelli Umberto Monti Augusta ved. Costa – Saccorotti Alberto Masini Silvano Sarri Luigi Fontana Giovanni Filippini Franco Maz- zoni Verdiana ved. Burresi – Nencioni Rosmundo Davitti Mauro. Grazie Mario, consentitemi di dire una cosa… ho ascoltato l’elenco… torno per un secondo alla cosa triste iniziale di questa nostra riunione. Ho sentito nomi di colleghi con i quali ho collaborato, ho lavorato insieme nei quarantadue anni di Banca Toscana. Ecco, un senso di rassegnazione a questi eventi che ci riguardano, quin- di uniamoci, nell’affettuoso ricordo, anche con le loro famiglie. Del resto occorre tener presente che si tratta di un aspetto che tocca l’uomo e quindi dobbiamo accettarlo e riflettere sul nostro modo di affrontare la vita. Passerei al secondo punto all’Ordine del Giorno: La Relazione del Presidente del Collegio dei Revisori. LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE (segue a pag. 2) Cari colleghi ed amici, Vi ringra- ziamo per essere intervenuti nu- merosi. L’attuale Consiglio Direttivo, eletto nell’assemblea del 2012, scaduto nel 2014 e prorogato di un anno, deve essere rinnovato. Siete pertanto invitati ad esprime- re il vostro voto sulla scheda che vi è stata consegnata dalla Com- missione elettorale. Come avrete notato, in aggiunta al nucleo storico, che ha accettato di ricandidarsi, ci sono nuovi nomi- nativi più giovani, che hanno ac- cettato di dedicare qualche ora del loro tempo all’Associazione. Natu- ralmente il rinnovo riguarda anche i membri degli altri organi previsti dallo statuto. Auspichiamo un rin- novamento generazionale, anche se si tratta di un’associazione di pensionati. Prima di trattare i temi di mag- giore interesse per gli associati, quali la polizza sanitaria e la pen- sione integrativa, intendiamo rin- graziare tutti i colleghi della Dire- zione e della Segreteria per la di- sponibilità e la puntualità con la quale hanno evaso le richieste dei colleghi inerenti la previdenza, la sanità, la polizza sanitaria e quant’altro. Un ringraziamento MONTE DEI PASCHI DI SIENA S.p.A. a cura di gb/ Il 15 aprile 2016, nell’Auditorium in Siena – Viale Mazzini n. 23 – si è tenuta l’assemblea ordinaria della Banca. Al primo posto dell’Ordine del Giorno: – Bilancio di esercizio consolidato al 31 dicembre 2015. L’assemblea, con la presenza del 31,28% del capitale sociale, ha ap- provato a larghissima maggioranza (99,99%) il bilancio chiuso al 31 di- cembre 2015 con un risultato netto di 388 milioni, grazie all’effetto posi- tivo registrato con la contabilizzazione a “saldi chiusi” della famosa ope- razione Alexandria. Il primo a prendere la parola, dopo la presentazione del bilancio, è stato il Presidente della Fondazione Mps – Marcello Clarich. Ha detto che la Fondazione sta gestendo un contenzioso per cercare di recupe- rare almeno una parte del capitale “bruciato” con l’operazione Mps-An- tonveneta. Ha poi detto che la Fondazione apprezza il lavoro svolto dal- l’attuale dirigenza e dai dipendenti della banca: sta producendo risulta- ti positivi in termini di miglioramento della situazione finanziaria e delle prospettive reddituali. Ha detto inoltre che il “patto di sindacato” con Btg Pactual e Fintech advisory, negoziato in condizioni non più ripetibili, è arrivato alla sua scadenza naturale. Sono poi intervenuti vari soci che, in particolare, hanno contestato la contabilizzazione a “saldi chiusi” della famosa operazione Alexandria, e comunicato che non avrebbero approvato il bilancio, bilancio però ap- provato con una maggioranza del 99,99%. L’amministratore delegato Fabrizio Viola ha detto che la riduzione dei crediti deteriorati è l’azione prioritaria da intraprendere: 5,5 miliardi di sofferenze da cedere entro il 2018, di cui 2 miliardi già venduti e altri 250 milioni entro qualche mese. Questo il quadro di sintesi dei risultati del Gruppo al 31 dicembre 2015. VALORI ECONOMICI (milioni di Euro) Margine intermediazione primario 4.068,5 Totale Ricavi 5.215,5 Risultato operativo netto 593,8 Utile (Perdita) di esercizio 388,1 VALORI PATRIMONIALI ED OPERATIVI (milioni di Euro) Raccolta Diretta 119.275 Raccolta Indiretta 106.172 di cui Risparmio Gestito 55.516 di cui Risparmio Amministrato 50.656 Crediti verso Clientela 111.366 Patrimonio netto di Gruppo 9.596 INDICI DI QUALITÀ DEL CREDITO (%) Crediti in sofferenza netti/ Crediti verso Clientela 8,7 Inadempienze Probabili nette/Crediti verso Clientela 11,1 Esp/ni Scadute e sconfinanti det/rate nette/Crediti verso Clientela 1,9 INDICI DI REDDITIVITÀ (%) Cost/Income ratio 50,4 Rettifiche nette su crediti / Impieghi puntuali 1,79 COEFFICIENTI PATRIMONIALI (%) Total Capital ratio 16,0 Common Equity Tier 1 (CET1) ratio 12,0 Return on Assets (RoA) ratio 0,23 STRUTTURA OPERATIVA Numero Dipendenti – dato puntuale 25.731 Numero Filiali Rete Commerciale Italia 2.133 Numero Centri Specialistici 263 Numero Uffici Promotori Finanziari 112 Numero Filiali Estero, Uffici di Rappr. Estero 40 Per un confronto con il 2014 rimando a Voce Nostra N. 160 – Giugno 2015 con il quadro di sintesi al 31 dicembre 2014. Per quanto riguarda la pensione integrativa – che interessa molti no- stri Soci, ex dipendenti e pensionati della Banca Toscana – riporto quan- to leggesi nel bilancio 2015 della Banca Monte dei Paschi di Siena: Trattamento di previdenza complementare per il personale ex Banca Toscana”. Trattasi di fondo di quiescenza a prestazione defini- ta di tipo integrativo riservato al personale già pensionato della ex Ban- ca Toscana alla data del 1° gennaio 1999 ed al personale in servizio as- (segue a pag. 2)

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PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE

ANNO XXXV - N. 164 - GIUGNO 2016DIRETTORE RESPONSABILE: DUCCIO GUASPARRI • COMITATO DI REDA-ZIONE: GIANCARLO BALLERINI - FRANCO LAMPREDIRegistrazione al Tribunale di Firenze numero 2892 del 15 ottobre 1980Stampa: SAFFE srl - Via S. Morese, 12 - CALENZANO - Firenze • Non si stampa-no scritti anonimi e gli autori rispondono dei loro scritti • TRIMESTRALE GRA-TUITO • SEDE: VIA CAVOUR, 82/A - FIRENZE - TELEFONO 055/28.29.25• Po-ste italiane Sped. in abb. postale -70% DCB Firenze

ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016

Come da convocazione inviata a tutti i Soci Sabato 30 aprile u.s. si è tenuta nell’Auditorium MPS – già Ban-ca Toscana – a Firenze Nova – Via Panciatichi, 85, l’assemblea degli iscritti alla nostra Associazione. Eranopresenti di persona 110 Soci, per delega 20, in totale 130 Soci.

Questo l’Ordine del Giorno:1) Relazione del Presidente del Consiglio Direttivo sull’attività svolta nel 20152) Relazione del Presidente del Collegio dei Revisori3) Relazione del Presidente del Comitato di gestione della Dotazione E. Terrosi4) Approvazione dei rendiconti al 31.12.20155) Votazione per il rinnovo degli Organismi Direttivi

MARIO MARIOTTIPresidente dell’Associazione pensionati

della Banca ToscanaSignore e Signori Buongiorno. Per prima cosa dobbiamo eleggere il

presidente dell’assemblea… (una voce N.d.R.) Salvatore Enia… Mihanno preceduto… D’accordo per Enia? Chi è d’accordo alzi la mano.Riprova. Chi non è d’accordo? Nessuno. Salvatore, a te la parola.

SALVATORE ENIABuongiorno e ben trovati, l’anno scorso purtroppo sono mancato per un improvviso impegno e non fui pre-

sente. Quest’anno ci sono, vi vedo tutti in forma, e quindi potremo iniziare subito i nostri lavori. L’assembleaè regolarmente costituita, gli argomenti da trattare sono a voi noti perché li avete letti nella lettera di convo-cazione. Al primo punto dell’Ordine del Giorno…. “Relazione del Presidente del Consiglio Direttivo sull’atti-vità svolta nel 2015” e quindi… pregherei il Presidente.

MARIO MARIOTTIUn pensiero a tutti coloro che ci hanno lasciato. Essi sono:Berchielli Tiziana ved. Caroti – Borini Carla ved. Cocozza – Calamandrei Giuseppe – Capaccioli Gior-

giana ved. Migliorini – Castellani Anna Maria ved. Piozzi – Coltelli Giovan Sante – Franchi Renzo – Giu-sti Noemi Giovanna ved. Menicucci – Lazzeri Sergio – Lenzi Miriano Luciano – Lorenzi Albertina ved.Rossi – Nocentini Leonida ved. Balloni – Principe Mario – Radicchi Miria ved. Consani – Salvi Vera ved.Savelli – Bellandi Paolo – Ercolini Marta ved. Di Peppo – Triossi Luciano – Mancini Astino – AngeliLamberto – Evangelisti Rolando – Folli Emilio – Giotto Maria ved. Cianchi – Lecchi Anna Maria – Lo-pes Maria Giuseppa – Nelli Osvaldo – Nozzoli Ada ved. Benozzi – Paggetta Giuseppe – Rigacci MariaTeresa ved. Bracci – Scarabicchi Gino – Zanchi Libera ved. Tani – Marioni Mauro – Lavorini Roberto –Rossi Valter – Paluzzi Sergio – Angiolucci Paolo – Caioli Ginetta – Cecchi Giuseppe – Crespolini Lau-ra ved. Banchelli – Pezzati Sergio – Salvadori Silvana ved. Caselli – Salvi Mario – Malloggi Roberto –Andrei Piero – Braschi Margherita ved. Bigazzi – Cortigiani Paolo – Francini Riccardo – Giannoni Ave-risto – Paoli Mara ved. Nisti – Parri Lazzaro – Petri Gina ved. Pieri – Sgardi Mario – Tarchi Alessandro– Meli Marcello – Bartaloni Anna ved. Sani – Gabrielli Liliana – Martinelli Umberto – Monti Augusta ved.Costa – Saccorotti Alberto – Masini Silvano – Sarri Luigi – Fontana Giovanni – Filippini Franco – Maz-zoni Verdiana ved. Burresi – Nencioni Rosmundo – Davitti Mauro.

Grazie Mario, consentitemi di dire una cosa… ho ascoltato l’elenco… torno per un secondo alla cosa tristeiniziale di questa nostra riunione. Ho sentito nomi di colleghi con i quali ho collaborato, ho lavorato insieme neiquarantadue anni di Banca Toscana. Ecco, un senso di rassegnazione a questi eventi che ci riguardano, quin-di uniamoci, nell’affettuoso ricordo, anche con le loro famiglie. Del resto occorre tener presente che si tratta diun aspetto che tocca l’uomo e quindi dobbiamo accettarlo e riflettere sul nostro modo di affrontare la vita.

Passerei al secondo punto all’Ordine del Giorno: La Relazione del Presidente del Collegio dei Revisori.

LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE

(segue a pag. 2)

Cari colleghi ed amici, Vi ringra-ziamo per essere intervenuti nu-merosi.

L’attuale Consiglio Direttivo,eletto nell’assemblea del 2012,scaduto nel 2014 e prorogato diun anno, deve essere rinnovato.Siete pertanto invitati ad esprime-re il vostro voto sulla scheda chevi è stata consegnata dalla Com-missione elettorale.

Come avrete notato, in aggiunta

al nucleo storico, che ha accettatodi ricandidarsi, ci sono nuovi nomi-nativi più giovani, che hanno ac-cettato di dedicare qualche ora delloro tempo all’Associazione. Natu-ralmente il rinnovo riguarda anchei membri degli altri organi previstidallo statuto. Auspichiamo un rin-novamento generazionale, anchese si tratta di un’associazione dipensionati.

Prima di trattare i temi di mag-

giore interesse per gli associati,quali la polizza sanitaria e la pen-sione integrativa, intendiamo rin-graziare tutti i colleghi della Dire-zione e della Segreteria per la di-sponibilità e la puntualità con laquale hanno evaso le richieste deicolleghi inerenti la previdenza, lasanità, la polizza sanitaria equant’altro. Un ringraziamento

MONTE DEI PASCHI DI SIENA S.p.A.a cura di gb/

Il 15 aprile 2016, nell’Auditorium in Siena – Viale Mazzini n. 23 – si ètenuta l’assemblea ordinaria della Banca. Al primo posto dell’Ordine delGiorno:

– Bilancio di esercizio consolidato al 31 dicembre 2015.L’assemblea, con la presenza del 31,28% del capitale sociale, ha ap-

provato a larghissima maggioranza (99,99%) il bilancio chiuso al 31 di-cembre 2015 con un risultato netto di 388 milioni, grazie all’effetto posi-tivo registrato con la contabilizzazione a “saldi chiusi” della famosa ope-razione Alexandria.

Il primo a prendere la parola, dopo la presentazione del bilancio, èstato il Presidente della Fondazione Mps – Marcello Clarich. Ha dettoche la Fondazione sta gestendo un contenzioso per cercare di recupe-rare almeno una parte del capitale “bruciato” con l’operazione Mps-An-tonveneta. Ha poi detto che la Fondazione apprezza il lavoro svolto dal-l’attuale dirigenza e dai dipendenti della banca: sta producendo risulta-ti positivi in termini di miglioramento della situazione finanziaria e delleprospettive reddituali. Ha detto inoltre che il “patto di sindacato” con BtgPactual e Fintech advisory, negoziato in condizioni non più ripetibili, èarrivato alla sua scadenza naturale.

Sono poi intervenuti vari soci che, in particolare, hanno contestato lacontabilizzazione a “saldi chiusi” della famosa operazione Alexandria, ecomunicato che non avrebbero approvato il bilancio, bilancio però ap-provato con una maggioranza del 99,99%.

L’amministratore delegato Fabrizio Viola ha detto che la riduzione deicrediti deteriorati è l’azione prioritaria da intraprendere: 5,5 miliardi disofferenze da cedere entro il 2018, di cui 2 miliardi già venduti e altri 250milioni entro qualche mese.

Questo il quadro di sintesi dei risultati del Gruppo al 31 dicembre 2015.

VALORI ECONOMICI (milioni di Euro)Margine intermediazione primario 4.068,5Totale Ricavi 5.215,5Risultato operativo netto 593,8Utile (Perdita) di esercizio 388,1 VALORI PATRIMONIALI ED OPERATIVI (milioni di Euro)Raccolta Diretta 119.275Raccolta Indiretta 106.172di cui Risparmio Gestito 55.516di cui Risparmio Amministrato 50.656 Crediti verso Clientela 111.366 Patrimonio netto di Gruppo 9.596INDICI DI QUALITÀ DEL CREDITO (%) Crediti in sofferenza netti/ Crediti verso Clientela 8,7Inadempienze Probabili nette/Crediti verso Clientela 11,1Esp/ni Scadute e sconfinanti det/rate nette/Crediti verso Clientela 1,9 INDICI DI REDDITIVITÀ (%)Cost/Income ratio 50,4Rettifiche nette su crediti / Impieghi puntuali 1,79COEFFICIENTI PATRIMONIALI (%)Total Capital ratio 16,0Common Equity Tier 1 (CET1) ratio 12,0Return on Assets (RoA) ratio 0,23 STRUTTURA OPERATIVANumero Dipendenti – dato puntuale 25.731Numero Filiali Rete Commerciale Italia 2.133Numero Centri Specialistici 263Numero Uffici Promotori Finanziari 112 Numero Filiali Estero, Uffici di Rappr. Estero 40

Per un confronto con il 2014 rimando a Voce Nostra N. 160 – Giugno2015 con il quadro di sintesi al 31 dicembre 2014.

Per quanto riguarda la pensione integrativa – che interessa molti no-stri Soci, ex dipendenti e pensionati della Banca Toscana – riporto quan-to leggesi nel bilancio 2015 della Banca Monte dei Paschi di Siena:

“Trattamento di previdenza complementare per il personale exBanca Toscana”. Trattasi di fondo di quiescenza a prestazione defini-ta di tipo integrativo riservato al personale già pensionato della ex Ban-ca Toscana alla data del 1° gennaio 1999 ed al personale in servizio as-

(segue a pag. 2)

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Pagina 2 ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 • Voce Nostra

particolare riguardo alla polizza vaanche a tutti i membri del Consi-glio e dei delegati della Cassa Mu-tua che si sono adoperati per se-gnalare detta polizza ai propri as-sociati, iscritti anche alla nostraassociazione.

L’anno 2015 è trascorso, perquanto riguarda la nostra associa-zione, senza particolari problemi.

Il Gruppo Monte ha vissuto, co-me ampiamente illustrato dallastampa, momenti molto negativi;in particolare l’andamento del tito-lo in borsa ha perso gran parte delproprio valore, anche se qualchemodesto recupero è avvenuto inquesti ultimi giorni.

Per quanto riguarda il trattamen-to di previdenza complementare,più semplicemente, pensione inte-grativa, vi confermiamo la con-gruità del fondo. Anche se nienteci è stato riferito circa l’ipotesi, fat-taci lo scorso anno, della costitu-zione di un fondo unico nel qualefar confluire tutti quelli in esserepresso la Banca MPS.

Continua l’apprezzamento delperiodico VOCE NOSTRA, veicoloindispensabile per partecipare allavita associativa. Sottolineiamol’impegno del direttore DuccioGuasparri, nonchè quello del re-dattore Giancarlo Ballerini.

L’elenco degli associati è statoaggiornato con tutti i dati necessa-ri per gli addebiti nei conti che av-viene con una nuova procedurainformatizzata per merito del colle-ga Silvio Vasta. La Segreteria fun-ziona per merito del collega RenzoRegoli.

Veniamo a trattare il tema delrinnovo della polizza sanitaria.

Ciascuno di noi ha ricevuto nelmese di febbraio u.s. la comunica-zione, da parte della Banca Montedei Paschi di Siena, sulle condizio-ni per il rinnovo della polizza sani-taria. I punti salienti di novità sonostati illustrati compiutamente ecompletamente nell’articolo diDuccio Guasparri sull’ultimo nume-ro di Voce Nostra (n.163 del Marzo2016). Nell’articolo si da notiziadell’incontro avuto in data 25 feb-braio con la Banca per ottenerechiarimenti sulla materia e unaproroga del termine di adesione.Mi preme darvi notizia delle infor-mazioni che la Banca ci ha comu-nicato, fra le quali, le motivazionidelle onerose novità introdotte.

Per inquadrare tali notizie devorifare un po’ di cronologia.

La Banca Monte dei Paschi diSiena diede disdetta di tutta la con-trattazione integrativa aziendalenell’Agosto 2012, quindi anche al-l’accordo relativo alla Polizza Sani-taria per il Personale della BancaToscana posto in quiescenza.

Nel dicembre 2012 è stata sotto-scritta fra la Banca e le proprieOO.SS. la nuova contrattazioneaziendale per il triennio 2013/2015e, al suo interno, non è contem-plata esplicitamente la nostra po-lizza sanitaria, al pari di quelle del-le altre banche incorporate. La no-stra polizza, unico caso, ha tutta-via trovato sempre rinnovo, al paridi quelle per il personale in quie-scenza ed in servizio del Montedei Paschi.

Nel dicembre 2015 la Banca e leOO.SS. hanno sottoscritto unanuova contrattazione integrativaaziendale per il triennio2016/2018. In tale accordo sono

stati introdotti i nuovi importi dicompartecipazione alla spesa acarico degli aderenti alle polizzesanitarie, anche in coerenza conquanto richiesto al personale inservizio in materia di giorni di soli-darietà, accantonamenti al TFR,ecc.

In sostanza, il quadro su espo-sto fa ritenere che la nostra poliz-za sanitaria potrà trovare regolarerinnovo per il triennio 2015/2018,rientrando de facto nelle applica-zioni della nuova contrattazioneintegrativa.

Ciò tuttavia non può che solleci-tarci ad individuare e richiedere al-la Banca modalità di coinvolgi-mento tempestivo e preventivodella nostra Associazione nelle fa-si di revisione della Polizza Sani-taria per il personale in quiescen-za della Banca Toscana.

Roberto Rossi per il Collegio deiRevisori

ROBERTO ROSSI

Cari colleghi, Il presente

Consiglio deiRevisori deiConti fu nomi-nato quattroanni fa insiemea tutto il Consi-glio Direttivo. Secondo quantoprevisto dal nostro Statuto do-vremmo essere già scaduti da unanno, siamo quindi in regime di“prorogatio”. Speriamo di non es-sere stati scadenti, oltre che sca-duti.

Comunque in questa giornata siprocederà al rinnovo degli organisociali.

Per quanto ci riguarda, sullascorta delle verifiche periodicheche noi stessi abbiamo effettuatonelle date del 18 marzo, 10 giugno,23 settembre e 16 dicembre 2015,abbiamo svolto il controllo contabi-le del rendiconto dell’Associazionee di quello della Dotazione Terrosi,chiusi al 31 dicembre 2015, cheoggi siete chiamati a votare. Nel bi-lancio c’è un refuso di stampa, laconsistenza titoli dell’Associazioneè al 31 dicembre 2015 e non 2014come è stato scritto.

La responsabilità della redazionedel rendiconto d’esercizio, inconformità alle norme che ne disci-plinano i criteri di redazione, com-pete agli Amministratori, spettandoai Revisori la responsabilità di con-trollo sull’attività sociale, secondole norme statutarie e di legge.

Abbiamo vigilato sull’osservan-za della legge e dello statuto epossiamo garantire sulla regolaretenuta della contabilità con i valoriscritti in bilancio.

Non ci sono novità per quanto ri-guarda il patrimonio della nostraAssociazione e della DotazioneTerrosi, che restano invariati ri-spetto all’anno precedente, e i cuivalori sono rappresentati da293mila euro in titoli di Stato perl’Associazione e 75mila euro,sempre in titoli di Stato, per la Do-tazione.

Nell’esprimere il nostro parerefavorevole per i rendiconti, chie-diamo la Vostra approvazione.

SALVATORE ENIAAl terzo posto dell’Ordine del

Giorno la Relazione del Presiden-te della Dotazione Terrosi.

FRANCO LAMPREDISignori buongiorno. Per la Dota-

zione Terrosi c’è ben poco da dire,proprio poco, vi posso solo direche nel decorso anno 2015 abbia-mo ricevuto due richieste di sov-venzioni che sono state regolar-mente soddisfatte. Poi, per quantoriguarda questo, non c’è altro. De-sidero soltanto fare presente che i75.000 euro, che costituiscono ilpatrimonio della Dotazione Terrosie che erano impiegati in titoli a lun-go tempo per fruire di un tassomaggiore, col passare del temposono venuti a scadenza e, di con-seguenza, sono stati reinvestiti adun tasso molto, molto inferiore. Lodimostra il fatto che nell’anno scor-so gli interessi sul dossier sonostati pari a 1.844 euro, cifra che apoco a poco va a diminuire e quin-di ci permetterà sempre meno difare erogazioni. Tuttavia, per il mo-mento, non ci sono problemi, per-ché, infatti, il C/C al 31 dicembrepresenta un saldo di 5.409 euro.Questo importo è dovuto al fattoche negli anni precedenti non cisono state richieste di finanzia-mento per cui gli interessi si sonoaccumulati agli interessi e hannocostituito il saldo che attualmente èdi 5.400 euro. Non ho altro da dire.

SALVATORE ENIAGrazie Franco. Voglio ora ram-

mentare un elemento di procedu-ra: all’ingresso vi è stata conse-gnata la scheda per la votazione;chi non lo avesse fatto è pregatodi fare la scelta con le solite cro-cette ed inserirla nell’urna.

Se qualcuno desidera chiari-menti o fare domande è pregato dialzare la mano. Nessuno? Sieteallora d’accordo ad approvare su-bito la Relazione del Presidente,quella del Revisore dei Conti edella Dotazione Terrosi e poi pas-sare eventualmente alle vostre do-mande? OK.

Chi approva le Relazioni perl’anno 2015 di Mario Mariotti, diRoberto Rossi, Franco Lampre-di e, ovviamente i bilanci 2015,alzi la mano. Controprova: Chi ècontrario… Chi si astiene…Nessuno. Quindi… tutto appro-vato.

Una voce chiede cosa ha fatto ladelegazione andata a Siena.

SALVATORE ENIARipeto. Chi desidera parlare de-

ve venire al microfono ai fini dellaregistrazione.

CARLO PUCCIAvete senti-

to? Ho fattouna domanda.La ripeto: Han-no fatto unade legaz ionedei pensionati,sono andati amangiare fuori a destra e sinistra,non siete andati a Siena? Mi han-no detto che siete andati a sentireo no?

SALVATORE ENIAPrego, fai la domanda, per cor-

tesia al microfono.

CARLO PUCCI (al microfono N.d.R)

Ho chiesto alla delegazionequando siete andati a sentire, co-sì… insomma cosa hanno detto,

(“ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016”... continua da pag. 1)

(segue a pag. 3)

sunto prima del 27 aprile1993 che non aveva aderito all’opzione a suotempo consentita di trasferimento presso un sistema a capitalizzazioneindividuale e contribuzione definita.

La popolazione degli aventi diritto alla prestazione previdenziale, pre-sente e futura, è composta da n. 901 pensionati, n. 4 attivi e n. 4 differiti.

(Al 31 dicembre 2014 la popolazione avente diritto alla prestazioneprevidenziale era di 944 pensionati, n.4 attivi e n. 5 differiti. In un annoè diminuita di 43 pensionati e di 1 differiti N.d.R.)

L’attuale Regolamento del Fondo è stato rivisto in data 16 ottobre2007 e fissa le norme riguardanti il trattamento di quiescenza spettanteagli aventi diritto, distinguendo tra pensioni di vecchiaia, di anzianità edi invalidità.

Il calcolo della pensione integrata assume come base la media del-l’ultimo triennio lavorato tenendo conto delle sole voci previste nel Re-golamento.

La garanzia dell’adempimento dell’obbligazione previdenziale è postaa carico della Capogruppo, che deve assicurare nel tempo i mezzi ne-cessari a copertura della passività, sebbene il Fondo sia munito di se-paratezza contabile e patrimoniale, con gli effetti di cui all’art.2117 c.c.

Alla data del 31 dicembre 2015 non è stato necessario operare alcunriallineamento delle passività, stante il realizzarsi di profitti attuariali.

Questo lo stato patrimoniale del Fondo al 31.12.2015 ed al 31.12.2014:

ATTIVITÀ 31.12.2015 31.12.2014 VariazioniInvestimenti diretti 114.787.736 110.590.505 4.197.231 Depositi 100.088.571 95.010.289 5.078.282 Titoli di debito quotati 14.425.574 15.305.876 (880.302) Retei e risconti attivi 273.591 274.340 (749)TOTALE ATTIVITÀ 114.787.736 110.590.505 4.197.231

PASSIVITÀAttivo netto destinato alle prestazioni 114.787.736 110.590.505 4.197.231Att. netto dest/to prest/ni anno prec/te 110.590.505 115.602.886 (5.012.381)Variazione dell’attivo netto destinato alle prestazioni 4.197.231 (5.012.381) 9.209.612

Nota della Redazione: Gli interessati possono apprendere ulteriori no-tizie in merito al Fondo leggendo l’intervento di Anselmo Mannori al-l’Assemblea della ns. Associazione riportato proprio qui sotto.

cosa hanno risposto, nulla! Icchèvuol dire nulla, allora non si contanulla, allora icchè ci si sta a fare?,si è dovuto ognuno pensare a farecon la… io sono andato dall’amicoSilvio che si è prestato gentilmen-te a fare tutto il lavoro, perché io,da quando sono venuto via venti-due anni fa mi sono rotto le palle,non ho più guardato il computerperché ognuno deve fare la sua vi-ta. Dicevo… e a voi vi hanno ri-sposto? Questo io voglio sapere,io non chiedo mica…

SALVATORE ENIAGrazie, la domanda è chiara… ci

sono altri che pongono domande:

PAOLO SIRIGATTIC o l l e g h i ,

questo è unsemplice rin-g raz iamentoper tutti gli anniche ho passatoinsieme ad al-cuni di voi.Quando ci si vede e ci si abbracciavuol dire che qualcosa di buono siè seminato e creato in questi anni.Semplicemente questo, non tutti cisi conosce ma quest’incontro èsempre bello e fa piacere. Con al-cuni di voi sono più in contatto equesto mi fa piacere. Io ringrazioDio di aver lavorato in Banca To-scana ed aver incontrato tantagente molto buona che mi ha fattodel bene. Quindi, grazie a tutti,che il Signore ci accompagni sem-pre! Evviva!

(Applausi)

SALVATORE ENIAGrazie Sirigatti ti ringraziamo.

Altri hanno alzato la mano? Man-

nori! Ci potrà dare informazioni suun punto molto importante che ciriguarda.

ANSELMO MANNORIVi aggiorno

sulla situazio-ne del Fondodi Previdenzasecondo quan-to risulta dallarelazione di bi-lancio dellaBanca Monte dei Paschi approva-ta nell’Assemblea del 14 aprileu.s. In primo luogo, come negli an-ni precedenti, è stato confermatol’impegno della Banca ad assicu-rare nel tempo i mezzi necessariper la copertura della passività edaltresì è stato confermato il Rego-lamento del Fondo rivisto il 16 ot-tobre 2007 in accordo con le Or-ganizzazioni Sindacali. La popola-zione degli aventi diritto alla pre-stazione previdenziale è compo-sta, al 31 dicembre 2015, da 901pensionati, 4 attivi e 4 differiti conuna riduzione di 43 unità rispettoall’anno precedente.

La media delle pensioni pro ca-pite nel 2015 risulta in linea conquella degli anni precedenti e siattesta a 10.500 euro annui lordi.Le prestazioni complessive del2015 sono ammontate a9.546.996 euro costituite da635.244 euro derivanti dalla ge-stione finanziaria e 8.911.752 euroda consumo di patrimonio. LaBanca ha provveduto a reintegra-re il patrimonio del Fondo con13.108.983 euro per cui lo statopatrimoniale del Fondo risulta in-crementato al 31 dicembre 2015 di

(“BANCA MONTE DEI PASCHI”... continua da pag. 1)

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 3

4.197.231 euro attestandosi a114.787.736 euro con una dispo-nibilità statistica pro capite di circa127.000 euro che risulta la più al-ta dal 2002. Considerando inoltrel’apporto di 25.066.425 di euro ef-fettuato nel 2013 ne consegueche, nell’arco di 3 anni, la Bancaha immesso nel Fondo38.175.408 euro. La conclusione,che da questi dati possiamo trarre,è che il Fondo, sia pure con uncontributo futuro della gestione fi-nanziaria esiguo, risulta capienteper il medio periodo e ciò anche inconsiderazione del prevedibile an-damento della popolazione degliaventi diritto nel corso del tempo.

Grazie per l’attenzione.

ENIA SALVATOREGrazie Mannori. Mi scuso per

non averla chiamata prima, mal’ho vista solo ora... prego DanielaSpagnesi di darci le informazionisulla Cassa Mutua.

DANIELA SPAGNESIBuongiorno a

tutti. Come sa-pete quandoogni anno ven-go qui da voiporto i salutidella CassaMutua e delsuo Consiglio di amministrazione,di cui oggi ho l’onore di avere unanutrita rappresentanza. Questoper sottolineare quanto gli organi-smi ex Banca Toscana siano im-portanti perché da soli, mi pare chece lo siamo detti anche stamani,senza la Banca che ci dia un qual-che supporto, non andremo danessuna parte. Dobbiamo riuscire,non a parole ma a fatti, a crearesintonia e sinergia, sia noi, comecooperativa Cassa Mutua, sia ilCral, sia l’Associazione Pensionati,altrimenti siamo la riserva indiana,destinati, piano piano, a estinguer-si come le candele. Noi a questopossiamo ovviare, perché gli ex di-pendenti di Banca Toscana in ser-vizio sono ancora tanti, per cui daqui a quando loro andranno in pen-sione c’è tempo. Quindi, insieme,dobbiamo trovare il modo per forti-ficarci e per – come dire – esserepiù uniti per aver una maggiore vi-sibilità e compattezza nei confrontidell’azienda. Noi, e parlo comepensionata perché anch’io sonoiscritta a questa Associazione – seDio vuole, ci sono riuscita. Credoche dobbiamo trovare il modo peravere un ruolo più determinante;non possiamo rimanere soli. E quimi rimetto la giacchetta della presi-dente e dico che la Cassa Mutua inquesti ultimi mesi ha fatto, consoddisfazione, degli incontri conl’Associazione pensionati mirati aquello che secondo noi è un argo-mento da considerarsi in comune ecioè, la polizza sanitaria. La poliz-za sanitaria è, per noi, un elemen-to fondamentale, perché, oltre chederivare da una contrattazioneaziendale importante per la qualenoi (Daniela era ancora in servizioN.d.R) abbiamo rinunciato ad au-menti salariali per far sì che ci fos-se un bene comune e cioè la poliz-za. È un dato sociale da non scor-dare, dato sociale che nel tempo èdiventato solo un’unilateralitàaziendale, perché abbiamo perso,con l’ultimo contratto integrativodel dicembre 2015, il concetto di

contrattazione della nostra polizza.Noi siamo, annualmente, allamercé della delibera del Consigliodi amministrazione della Bancache dirà: si, vi si rinnova a questedeterminate condizioni, no, non visi rinnova. Allora cosa si proponenoi in questo scenario? Aggiun-gendo la piccolissima parte di sce-nario più ampio della banca, laBCE ha detto da tempo alla bancaMPS che deve aggregarsi conqualcuno, non so quando, ma sequesto avverrà i nuovi cda sarannosempre disponibili a portare avantianche la nostra polizza? La con-trattazione integrativa attualmenteparla solo di polizza pensionatiMPS! Noi non siamo rammentatinel contratto integrativo. Allora,poiché lo scenario è questo e poi-ché credo che le nostre associa-zioni debbano esistere il più a lun-go possibile, la Cassa Mutua credeche sia giusto fare delle riflessioni.Ne parleremo ampiamente nellanostra assemblea, ma credo siaopportuno che, insieme, ci mettia-mo a studiare qualcosa, cosicché,nel momento in cui non ci rinno-vassero più la polizza sanitaria, noinon rimarremo scoperti e in brachedi tela. Noi intanto studiamo inun’ottica complessiva e non soloda pensionati, perché voi sapetebene che se si va alla Compagniadi assicurazione e si parla di pen-sionati non abbiamo gli strumentiper farci fare una polizza se non a6.000 euro a testa, ma in uno sce-nario più ampio dove ci siano den-tro i dipendenti in servizio e i pen-sionati, (perché anche i dipendentiin servizio per i propri coniugi pa-gano dei soldi), e i dipendenti inservizio ci abbassano l’età, noiavremo uno scenario con una pos-sibilità ad oggi di fare un percorsoassicurativo, non magari molto ar-ticolato, ma che copra i grandi in-terventi, le tegole che alle famigliepossano capitare sulla testa e pos-sono non sapere dove rivolgersi.Studiare insieme vuol dire studiareinsieme, non pensate che ci sia giàqualcosa di precostituito. Dobbia-mo verificare se ci sono le condi-zioni e, se si verificherà che non cisono, purtroppo non potremo fareniente. Però a tutti i nostri associa-ti che pagano le quote dimostriamoche facciamo un lavoro per loro,non è che stiamo lì a scaldare laseggiola solo per rimborsare lefranchigie, che è, si, una cosa im-portante, però è inutile rimborsarele franchigie se poi, da ultimo, nonsi ha la polizza. Noi ci crediamo co-me Cassa Mutua, l’abbiamo deli-berato, e lo diremo all’assemblea:cominceremo a fare questo per-corso. Cosa chiedo all’Associazio-ne pensionati? Che il nuovo orga-nismo che verrà ora rieletto mettaa disposizione una persona chepossa lavorare con noi e crearequelle sinergie di cui si parlava pri-ma, ovviamente rimanendo ognu-no nella propria autonomia. Quinon si vuole invadere ambiti chenon ci competono, ma utilizzare lemigliori risorse che abbiamo chestudino, che portino le proprieesperienze, sia dell’Associazioneche della Cassa Mutua, per rag-giungere il miglior risultato possibi-le per i nostri associati. Noi stiamocontattando broker e compagnieassicurative le quali, rispetto adanni addietro, hanno cambiatostrategia perché hanno capito che,

anche per loro, questo è un busi-ness. Abbiamo iniziato già con unariunione con il Consiglio uscentedell’Associazione Pensionati e laCassa Mutua. Siamo molto soddi-sfatti di questa cosa, ci siamo ado-perati insieme a loro per far sì, es-sendo forse un po’ più automatiz-zati dell’Associazione, per manda-re a tutti le mail per ricordare l’im-portanza dell’iscrizione e del rinno-vo della polizza, perché la bancacontava molto sul fatto che ci fos-sero pochi rinnovi, così la prossi-ma volta, non avendo rinnovi pote-va anche giocare su questo fatto.Invece no, è successo il contrario,di questo ne siamo orgogliosi tutti,per cui in base anche alle ultimeriunioni che abbiamo fatto siamo adisposizione. Chiederei al nuovoorganismo, se ritiene che questasia una strada condivisibile, di farcisapere il nome della persona chepotrà inserirsi nella nostra commis-sione e fare una cosa congiuntaper portare a casa un risultato pertutti, in primis per i pensionati. L’al-tra cosa che in questi giorni è usci-ta, e la dico a battuta, perché nonl’ho ancora letta per cui potrei an-che avere preso un abbaglio, han-no fatto il nuovo accordo sindacalesulle condizioni dei dipendenti e lìvoglio andare a vedere cosa c’èsulle condizioni dei pensionati.Perché alla banca, e l’ha detto al-l’interno della trattativa sindacale,una delle motivazioni per cui han-no aumentato il costo delle polizzeè perché dal 2012 in poi i pensio-nati BT sono stati quelli che hannoportato via più soldi dalla banca.Ripeto, questa può essere un’af-fermazione strumentale della ban-ca per trovare una scusa? Non èdetto che sia vera, ma la bancal’ha detta!. Pertanto, tanti pensio-nati BT andati via ultimi non sononelle più rosee condizioni e potreb-bero aver bisogno anche di coseche la banca non gli può dare e an-che qui bisogna mettersi a sederee studiare cosa fare perché se nongliele può dare la banca, la CassaMutua MPS non le può dare per-ché, come sapete, la Cassa MutuaMPS con i pensionati non interme-dia nulla. La banca in autonomiadecide e non tutti possono accede-re al credito perché il MPS non lopermette. Anche su questo aspettoandrà fatta una riflessione insiemee ragionarci. Perché, vedete, è bel-lo ritrovarsi una volta l’anno, peròcredo che poi alla gente gli va por-tato un qualche risultato, qualcheanalisi, qualche prospettiva…pro-prio per continuare a vedersi quiogni anno. Vi aspetto il 14 maggioall’assemblea della Cassa Mutua.Grazie e scusate.

SALVATORE ENIAGrazie Daniela, credo che l’invito

che ci hai fatto sia importante…quindi il nuovo Consiglio dell’Asso-ciazione Pensionati si dia una re-gola per partecipare ai lavori che,al riguardo, potrebbero essere ne-cessari. Berti ha chiesto la parola.

FERDINANDO BERTIBuongiorno

a tutti. Credoveramente cheritrovarsi unavolta l’anno siaun piacere, an-che se purtrop-po ci ritroviamoin numeri sempre minori. Ma que-sta è la legge della vita che dob-

biamo accettare così come è. De-sidero innanzitutto fare una preci-sazione: ho visto il mio nome nel-l’elenco della lista per il consigliodirettivo. Ringrazio i colleghi chemi hanno inserito, ma per motivi diimpegni abbastanza consistentiche ormai ho, non potrei dedicarmiappieno anche a questo impegno,nell’eventualità che fossi eletto.Sono sicuro che ci sarà senz’altroun valido sostituito. Vedo che inquesto Auditorium ce ne sono inabbondanza. Detto questo, vorreientrare subito nel merito della si-tuazione di questi tre enti ex Ban-ca Toscana, Associazione Pensio-nati, Cassa Mutua e Cral, con al-cune considerazioni che ho fattoanche negli anni precedenti. Cre-do che questi enti debbano nonessere solamente solidali, ma de-vono lavorare insieme. Insieme,vuol dire incontrarsi anche per ca-pire dove ci sono dei terreni comu-ni, dove si può portare il peso ditutti, anche perché, probabilmen-te, non tutti gli iscritti al Cral sonoiscritti anche alla Cassa Mutua,non tutti quelli dell’AssociazionePensionati sono iscritti al Cral ecosì via. In proposito, ripropongo,forse per la quarta o quinta volta,la necessità di un’anagrafe unica,aldilà dei problemi che ci possonoessere sulla privacy, ma questi sipossono superare. Un’anagrafeunica per questi tre enti in manie-ra che si sappia sotto il nominativoad esempio di Berti Ferdinando,che è iscritto alla Cassa Mutua eall’Associazione Pensionati e nonè iscritto al Cral, e può essere con-tattato per sapere se vuole iscrive-re anche al Cral oppure no! E cosìvia per tutti i colleghi. Questo vuoldire dare ancora più consistenza eforza anche a ciascuno di questitre enti. E credo che, soprattuttofra la nostra Associazione e laCassa Mutua, ci sono molti terreniin comune, condivisi, e condivisibi-li che lo richiedono, soprattutto inquesto periodo di vacche magre.E, purtroppo, saranno magrissimesecondo il mio avviso, perchè èinutile che alcuni dicano che l’Eu-ropa, l’Italia riparte, ma chi riparte?Dobbiamo ricordare che, nel benee nel male, siamo globalizzati. Senon riparte il mondo, non ripartenessuno, mettiamocelo bene in te-sta, e se lo mettano bene in testaanche i nostri rappresentanti politi-ci! E, a mio parere, le soluzioni perfar ripartire l’economia sono due: ouna “guerra mondiale”, come èsempre avvenuto nella storia, equesta vorrei che fosse evitata, ouna “rivoluzione industriale” comec’è stata nel 1800 e che ha creatoopportunità, tante opportunità dilavoro e di nuovi lavori. Cosa che,purtroppo, la recente rivoluzioneinformatica, l’era di internet, nonha sviluppato con quella intensitàinizialmente sperata. Cioè non hadato corso a tutte quelle aspettati-ve che c’erano, perché i disoccu-pati non diminuiscono, anzi au-mentano e ciò vuol dire che c’èqualcosa che non ha funzionato econtinua a non funzionare. E, for-se, la causa è la classe dirigente,in particolare la classe politica, tut-ti i politici, gli attuali politici mon-diali che non capiscono (o non vo-gliono capire) quali sono le linee diintervento da mettere in campo. Inproposito ritengo che se un doma-ni, più o meno vicino – e sicura-mente succederà – si mettonod’accordo in oriente l’India e la Ci-

na, che assieme contano tre mi-liardi di persone, cioè sono metàdel mondo, guideranno l’econo-mia, la finanza e la politica. Allora,se l’Europa non riesce a fare unoscatto, se non riesce a fare questopasso, che cosa succede ai600milioni di europei, fra i qualianche noi? Restano lì a guardare,ad aspettare non si sa bene checosa. Un po’ come può succedere,e succede, alle nostre associazio-ni: che si fa, si aspetta. E invecequi bisogna andare all’attacco. Èampiamente dimostrato che senon chiedi, se non ti batti, nessunoti dà nulla. La manna ci fu una vol-ta, ma poi non è più successo! E,se necessario, bisogna anche bat-tere i pugni sul tavolo. Si dice chesiamo un gruppo abbastanza an-ziano, siamo una riserva indiana!Va bene, ma ci siamo. Abbiamoanche i nostri conti correnti, i no-stri investimenti, e, se non viene ri-conosciuto il nostro ruolo e nonvengono mai accolte le nostre ri-chieste, possiamo anche portarevia tutti i conti correnti e affidarli aun’altra Azienda. Si starà a vede-re, tanto ormai nessuna banca cicorrisponde interessi, anzi ci faspendere. Quindi, forse, vale lapena di tenerli a casa, o vale co-munque tenerli da un’altra parte.Non voglio dare suggerimenti, ma,se qualcuno ci fa la guerra, siamoin grado anche noi di combattere:si valuterà se portare via tutto, ca-pogruppo e non capogruppo chesia stata. E poi anche questo re-cente argomento del “salvataggiointerno” (bail in) delle Banche de-ve essere verificato molto benenella pratica! Quindi sono d’accor-do con la Presidente della nostraCassa Mutua, Daniela Spagnesi:valutiamo molto bene tutti quelleche sono le iniziative che si pos-sono prendere a favore dei soci,dell’Associazione Pensionati edella Cassa Mutua, a favore cioèdegli ex Banca Toscana, che nonvengono riconosciuti più da nes-suno: a questo punto noi non vo-gliamo essere considerati morti esepolti. Siamo soli, la Banca To-scana con il giglio non esiste più,ma siamo tanti. Abbiamo l’intelli-genza, la forza, la capacità perportare avanti le nostre iniziative.È infatti bene ricordare che questacopertura assicurativa, quandoeravamo in Banca Toscana, fuparte della contrattazione integra-tiva, cioè rinunciammo a parte diaumento salariale per avere la po-lizza di copertura dei “grandi ri-schi”. Quindi, si tratta di non per-dere questo diritto e di combattereper mantenerlo.

Concludendo, ritengo che la co-sa importante da fare è l’anagra-fe unica tra le 3 Associazioni exBanca Toscana. E poi, consenti-temi, utilizziamo internet, utilizzia-mo internet per mandare le lette-re e qualsiasi tipo di comunicazio-ne. Qualcuno obietta che non tut-ti hanno internet o l’indirizzo diposta elettronica. Verifichiamolo.E poi, sicuramente, un figlio, unnipote, una biblioteca dove qual-cuno può leggergli la posta elet-tronica, ci sarà. Aprire una mailnon è così difficile. Suggerisco dipredisporre dei punti, come Asso-ciazione Pensionati o come Cas-sa Mutua, dove far andare i colle-ghi, per aprirgli l’indirizzo mail edove, eventualmente, potrà rice-

(“ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016”... continua da pag. 2)

(segue a pag. 4)

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vere le comunicazioni. Anch’iosono anziano, anche se non ho icapelli bianchi, perché non ho icapelli. L’ultima considerazioneche volevo parteciparvi riguardala nostra Rivista, che ritengo uti-lissima, ma che potrebbe essererealizzata con materiale meno co-stoso. Stampare una rivista, bel-lissima, patinata, ma per la qualesi debba spendere metà dellequote annuali mi sembra un costoeccessivo. Scusatemi, ma anchein considerazione del periodo ditempo che stiamo vivendo, dovead esempio in Italia c’è un tassodi disoccupazione elevato (attor-no al 12%) soprattutto tra i giova-ni tra i 18 e i 35 anni (42%), ci so-no persone che non hanno damangiare, ci sono naufraghi che,giornalmente, muoiono nel medi-terraneo, ritengo che anche i no-stri comportamenti debbono tene-re conto di questa situazione.Grazie.

SALVATORE ENIAGrazie Ferdinando, Brundi?

GIANCARLO BRUNDIBuongiorno

a tutti. Io colgol’occasione perfare un discor-so che sem-brerà un po’ ro-mantico, ma misembra moltoimportante e, fra di noi che ci sitrova una volta l’anno, bisogna far-lo. Dopo le sciagure che hannocolpito, prima la Banca Toscana epoi il MPS, secondo me a Firenzese n’è aggiunta un’altra. Io ho fo-tografato il Palazzo da Cepparelloquando c’era scritto Banca Tosca-na e l’ho rifotografato quando Ban-ca Toscana è sparita. Noi abbiamoperso la memoria di questo, chequello è stato un palazzo dellaBanca Toscana molto importante;ricordiamoci che un tempo c’eratutta la direzione centrale, il Montedei Paschi è riuscito a disfare an-che quello. Verranno fatti mini-ap-partamenti con il permesso che ilcomune gli ha dato ed io non sonoassolutamente d’accordo. Quindiun altro pezzo della nostra storia,del nostro lavoro di tanti anni è an-dato via, si sta perdendo tutto, ca-ri amici e compagni, tutto. Alloravorrei che un pensiero fosse rivol-to proprio a quel palazzo che haconsentito a tanti di noi di avereuno stipendio, di far star bene lefamiglie e di portare avanti la Ban-ca Toscana. Ora abbiamo persoanche quello, bisogna pensarci,perché a me dispiace moltissimo.Grazie.

SALVATORE ENIAGrazie Giancarlo, sono total-

mente d’accordo con te e segnalo,a questo riguardo, un trafiletto cheil nostro amico e collega Dominiciha scritto su Voce Nostra, mi parenell’ultima edizione. È un trafilettobreve, ma mi ha colpito… mi ci so-no ritrovato interamente e credoche se lo leggerete se andate acercarvelo, vi ci ritroverete tutti. Io,in quel palazzo, ci ho vissuto qual-che anno. Poi, vari trasferimentima, insomma, è sempre stato ilnostro punto di riferimento. Che vifacciano degli appartamentini oquel cavolo che gli pare non lo so,ma, francamente… ecco, è stato

un altro colpo, un altro pugno nel-lo stomaco eh! Grazie Giancarlo, èla segnalazione giusta che avreifatto anch’io se tu non lo avessifatto, e, comunque, ringrazio Al-berto Dominici che ha scritto untrafiletto breve ma significativo suquesto punto.

Darei la parola a Giorgio Neri.

GIORGIO NERIBuongiorno

a tutti. Io vo-glio fare soloun messaggiogenerico per-ché, avendopassato quasiquarant’anni ogiù di lì presso l’ufficio organizza-zione, ho imparato una cosa checi insegnavano sempre i nostrisuperiori: quando arrivava una ri-chiesta, che fosse una richiestatelefonica, un fax, a quei tempinon c’erano le mail, o una letteraimportante, entro un mese, c’eraquesto concetto, entro un meseera bene dare risposta! Ecco,questo è un concetto importante.Oggi, nella nostra società in ge-nerale, a volte manca la comuni-cazione, lo scambio. C’è una ri-chiesta… qualcuno dice: si si poila guarderò, poi lo farò e poi de-cade tutto. La comunicazione og-gi è in crisi, cioè si parla poco tradi noi. Ora, noi pensionati, chiara-mente abbiamo poche occasionidi incontrarci ma, faccio un esem-pio pratico, per essere concreto:due anni fa in questa assembleaavevo chiesto se, diciamo lo staffdirettivo, poteva occuparsi deltentativo di avere sul conto cor-rente che so io, uno 0,5 lordo, unqualcosina che non fosse lo zerosecco. Io, di questa richiesta chefeci qui in quest’aula, non ho avu-to nessuna risposta, ma la rispo-sta poteva benissimo essere:guarda più di zero non ci danno,ci abbiamo provato ecco. La co-municazione, uno lancia un mes-saggio e molte volte viene disper-so nella nebbia, quindi quello checerco di dire qui ai colleghi dellaCassa Mutua, ai nostri interlocu-tori che ormai sono solo pochi,sono pochi ma buoni, se c’è unarichiesta, anche se c’è da dareuna risposta negativa, ecco checi sia, che arrivi la risposta in ma-niera che la cartella sia chiusa,che non rimangano le cose in so-speso perché, a rispondere, tuttosommato ci vuole poco. Questo èil messaggio semplice che volevodare. Grazie.

SALVATORE ENIAGrazie Giorgio, è un suggeri-

mento utile, lo apprezzo, peròdobbiamo ricordarci che la nostraorganizzazione è un’organizza-zione di volontari, fanno quantopossono per cercare di fronteg-giare il vento che ci circonda, cheè inafferrabile. D’altra parte perquello che riguarda specificamen-te le condizioni, la nostra espe-rienza, la nostra conoscenza del-la materia, ci consente di averegià la risposta. Il contatto con glisportelli ce lo abbiamo tutti e sap-piamo di essere perdenti in par-tenza da questo punto di vista eanche i nostri organismi, proba-bilmente, non sono in grado didare risposte a questo riguardo,purtroppo. Benelli?

SILVIO BENELLIBuongiorno

a tutti. Ecco, ionon sono affat-to d’accordocon la Presi-dente Spagne-si, che mi hapreceduto, perun motivo molto semplice. Se noimettiamo la pulce all’orecchio delMPS (cioè che noi stiamo trovan-do una soluzione alternativa allapolizza attuale), fra poco, fra qual-che anno, fra qualche mese ecc. ilMPS potrebbe decidere di fare ameno di pagarci la polizza, di con-tribuire cioè alla stessa.

Se il MPS recepisce immediata-mente questo messaggio, statetranquilli che l’anno prossimo lapolizza non ci sarà più.

Allora intendiamoci bene su unacosa. Noi non abbiamo nessunaorganizzazione collaterale, CRAL,Cassa Mutua, Associazione pen-sionati che abbia un potere con-trattuale con la Banca, l’unica co-sa che possiamo fare è quella cheha suggerito il Collega prima, cioèi nostri conti correnti li possiamoportare da un’altra parte, l’unicopotere contrattuale che abbiamo èquello, punto e basta. Allora ioposso dire che il MPS contrattual-mente ci fornisce la polizza sanita-ria e lo dico perché io c’ero quan-do ottenemmo questa polizza.

Noi del Personale Direttivo lapolizza l’avevamo per contrattonazionale fino dal 1987 e nel no-stro contratto c’era scritto che que-sta doveva essere stipulata d’inte-sa con le Organizzazioni del Per-sonale Direttivo……

(interviene Gradi per dire che èinutile dire queste cose).

Aspetta… scusa io non ti ho in-terrotto, anche perché non hai an-cora parlato, forse!

E quindi…. successivamente nelcorso di un rinnovo contrattualeaziendale venne richiesto dalleOrganizzazioni Sindacali di basela polizza sanitaria per il Persona-le impiegatizio; la Federdirigenticontestualmente la chiese per ipensionati, ecco questa è la storia.Va bene?

A questa polizza noi siamo affe-zionati e quindi siccome fintanto ilMPS non ci comunicherà nei tem-pi dovuti qualsiasi variazione lapolizza esisterà.

Siccome di polizze un pochinoce ne intendiamo, non è che si sianati oggi, proprio perché le polizzedel Personale Direttivo, come daCCNL dovevano essere stipulated’intesa con le OOSS dello stessoPersonale, e noi quindi c’eravamo… c’è il collega Umberto Romeoda qualche parte per confermare?.. no.. non lo vedo … quindi noi do-vevamo studiarla la polizza (sotto-postaci dalla Compagnia assicura-tiva) per poi poterla approvare.

Ricordo che una volta c’erano leGenerali che volevano fare la no-stra polizza, noi dicemmo di no,per motivi di prestazioni compara-te, e la polizza non venne fatta conle Generali, ok?

Quindi andrei molto cauto primadi mettere la pulce nell’orecchio alMPS perché potrebbe ritirare ilcontributo che ogni anno ci dà. Te-niamo presente che se anche arri-vassimo a quel punto non è chesia un problemone trovare un’altrapolizza; è inutile prepararsi ora perqualcosa che potrebbe malaugu-ratamente accadere fra un anno,

due anni tre anni; le condizioni diora non sono valide fra 1-2-3-4-anni.

Vi sono tantissimi organismi chesi occupano di polizze, tipo, peresempio, per non fare nomi, l’As-sociazione pensionati del Banco diNapoli dove hanno oltre 20.000iscritti pensionati e quindi ce nesono di offerte nel mercato. In ca-so di necessità potremmo studiarela soluzione in 15/20 giorni senzaandare diciamo a suggerire alMPS certi modi di operare. Va be-ne? Grazie, scusate.

SALVATORE ENIAGrazie Silvio…Mannucci? Mi-

nucci! Scusa.

GIANNI MINUCCISignori buon-

giorno a tutti,mi fa piacere ri-trovarci anchese purtroppo unlungo elenco èvenuto a man-care. Si è parla-to quasi sempre della scarsa parte-cipazione, però vi dico che è unmale generale, guardate la politica,siamo arrivati a votare al55/56/58%. Vi posso dire che sonostato a un’assemblea dieci giorni fadi una cooperativa che voi cono-scete bene: la presenza non rag-giunse lo 0,6%! La presenza dei so-ci, sicché questo è un male presso-ché generale, anzi noi, forse, per-ché siamo più vecchi, siamo un po’più attaccati, siamo forse più pre-senti del normale. Siamo pochi,però bisogna riconoscerlo. Dettoquesto veniamo ai fatti. Un primofatto: Chiederei al consiglio nostroche alla prima occasione che ven-ga, che si presenti, per la revisionedello statuto, chiederei all’articolo 2quaggiù: “l’associazione è apoliticae non ha scopi di lucro” io scrivereil’associazione è apartitica perchéapolitica oggigiorno gente dice tan-to e non dice niente, perché oggi sifa politica anche mentre si mangiaa tavolino perché, se io prendo lapasta della Barilla fò una certa poli-tica, se io prendo la pasta dellacoop fò un altro tipo di politica, sic-ché questa è una dizione ormai su-perata, cioè vuole dire che non hariferimento a nessun partito legitti-mo. Questo mi sembra che sia unacosa possibile e quando si presen-ta l’occasione di tenerne conto. Chimi ha preceduto ho sentito ha par-lato che non è stato tenuto conto diuna sua proposta dove diceva anzi-ché pretendere lo 0,000% e dargliuna risposta mi sembra che sia sta-to un po’ in contrasto con quello cheaveva detto ancora uno precedentee, tanto li avete sentiti come me,dove diceva che il giornalino nostronon ha valore sarebbe bene elimi-narlo per ridurre le spese, cioè di …come si dice… no ha detto, ci ac-codiamo a tutti coloro che sosten-gono… eliminiamo le spese, e poiqualcuno aggiunge, aumentiamo letasse, aumentiamo le tasse! vabbèallora io dico, secondo me il giorna-lino ha anche questa funzione, untrafiletto, giustamente … gli potevaessere risposto e dirgli, ma guardase si deve parlare dello 0,01 o del-lo 0,5% secondo me è un discorsodove non si possa fossilizzare.Però è giusto che uno abbia le ri-sposte, io ne ho fatte tante di pro-poste. Vi ricorderete che feci unaproposta proprio al momento che laBT ci fece l’offerta di chiudere la

pensione, cioè la pensione integra-tiva con un’offerta vergognosa, cheio attualizzai, e qui ci fu un collegache prese la parola e voleva dirmimolto probabilmente lo sapeva me-glio di me qual era la formula perl’attualizzazione, ma non era quel-lo, la formula la sapevo benissimo,la attualizzai, il problema era che civeniva offerto neanche la metà diquello che effettivamente ci sareb-be spettato, sicché dico… e io an-che questa qui non ho avuto rispo-sta e mi sembrava una cosa benpiù concreta dello 0,5%, eppurel’ho detto, io il mio dovere l’ho fatto,ho ritenuto di averlo fatto. Poi…prendo gli appunti per riferirvi eh!

SALVATORE ENIAMinucci scusa eh! Scusa.. abbia-

mo avuto tutti interventi calibrati…

Va bene… che ora si è fatto? Ri-torno alla coop dell’altro giorno, al-la coop di Firenze… all’assemblea…. Ma bisogna dare la parola an-che agli altri, va bene dissi se que-sto è smetto! Chi c’è che vuol par-lare? C’è nessuno che vuol parla-re? C’è nessuno che vuol parlare?L’assemblea è chiusa! Non c’eranessuno! Sicché non vorrei fossela stessa cosa, comunque scusatela sincerità, io quello che ho qui em’appare la punta della lingua!

Allora, Daniela il problema, il pro-blema del rapporto con il MPS. An-che del problema del rapporto delMPS io ebbi a fare una propostache era quella all’inizio della tratta-tiva, all’inizio della trattativa che erala proposta di vedere, di esamina-re le due condizioni. In alcuni puntila polizza del MPS ed era più van-taggiosa della nostra e in altri pun-ti, per altri motivi, era più vantag-giosa la nostra, e io dissi: Cerchia-mo le sinergie di entrambe e di po-terle raggruppare. Io non so, ma misembra non più di un mese fa ho ri-cevuto, come tutti penso, una lette-ra dove si dice dell’impossibilitàdalla fusione delle due associazio-ni, perché una ha una caratteristicae una ne ha un’altra, ma io sonoandato a vedere lo statuto.. ma siparlerà di questo al momento op-portuno nell’assemblea dovuta. Misembra, guardando lo statuto, nonsia esattamente quello che vienedetto nella lettera. Io sinceramentenon voglio esser catastrofico comeè stato chi mi ha preceduto, e sa-pete che quando ho parlato delMPS credo di non essere stato ge-neroso, ho chiamato in causa per-sonalmente i suoi dirigenti, facen-do nome e cognome, sicché ad uncerto momento… la situazione èquesta. Signori cari, io avevo unabella macchina, per motivi partico-lari la vendei, questa macchina èandata in mani ad un delinquente emi piange il cuore, ma, purtropponon era più mia, ed è il discorso delpalazzo, del palazzo di Firenze,gente, ma si vuole considerare unasituazione, che il Palazzo che eranostro e che era di altri prima chefosse nostro, è passato di mano eloro se ne fanno quello che gli pa-re, ci può dispiacere quando ci pa-re, ma i proprietari sono loro! E lo-ro ne fanno uso e consumo nellasituazione in cui è. Venderebberoanche i debiti se fosse possibile!Sicché gente, cerchiamo di esserpratici e di tenere i piedi per terra,Io sono già stato richiamato unavolta, e mi voglio fermare. Mi rin-cresce sinceramente perché mi

(segue a pag. 5)

(“ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016”... continua da pag. 3)

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 5

garberebbe parlare ancora più alungo, perché io, normalmente,quando vado nelle assemblee do-ve c’è un consiglio che percepiscestipendi favolosi, presidenti chehanno centinaia di migliaia di eurodi compensi all’anno, lì io dico chenon si deve andare a battere lemani a dirgli bravi! Perché il bravoglielo dice ogni volta che riscuoto-no, o per fattura che sono enti concodice, con partita iva, sono perso-ne con partita iva, oppure sono di-pendenti dell’azienda, il bravo glie-lo dicano quello, bisogna parlare diciò che non va, ma con spirito co-struttivo, non per voler tagliare legambe a questo o a quello o ta-gliare la testa a questo o a quello,per dare dei consigli, che possonoesser anche sbagliati, per caritànessuno di noi è il Padre eterno epuò dare anche dei consigli sba-gliati. La maggioranza, il consiglio,quelli che dovranno esaminare, seriterranno opportuno lo accetteran-no, se non lo riterranno opportunolo rifiuteranno. Qui la situazione èdiversa, qui non ci sono biglietti dacentomila euro all’anno che vannoai compensi, scusate il termine, travirgolette, a questi poveri disgra-ziati, nel senso di gente che s’im-pegna e che perde… Mariotti lo solo so che è birbante, eh, me l’hadetto lui! No, dicevo qui bisogna,bisogna riconoscere, io credo, cheper natura sono critico, credo chebisogna dargli merito, bisogna dar-gli merito di quello che fanno, e seriescono a tenere aperta, a tenerea galla questa barca. Purtroppo …devo smettere? E so’ vecchio…

SALVATORE ENIATi prego di concludere ….

Sicché gente guardiamoci un po-chinino in faccia, la nostra realtà…dopo prende la parola e replica!Dopo prende la parola e replica. Iovi ascolto come ho ascoltato tutti!Allora democraticamente se cono-sce la parola democrazia pace, epoi prende la parola e dice quelloche vuole sia ben chiaro, se si vuo-le vivere fra persone civili ovvia!

SALVATORE ENIAMinucci…. Minucci….

So difendermi con le parole eanche! Questa situazione, la no-stra situazione va a scomparirepiano piano, io mi auguro che ci sipossa integrare anche con coloroche erano dipendenti della BT eora sono dipendenti del MPS, odella Cassa di Risparmio, o dellaCari… di Genova, però…

Minucci, ti prego di concludere.E destinata comunque a finire, fi-

nirà dieci anni dopo, ma, purtrop-po.. si nasce BT, ma si muore comeex BT. Grazie e buon lavoro a tutticoloro che prenderanno la parola.

SALVATORE ENIAGrazie Minucci, la parola a Mas-

sini..

VANNI MASSINIBuongiorno.

Io volevo ritor-nare sulla….Questa voceho e questo mi-crofono c’è.Volevo ritorna-re sul discorsoche è stato fatto a più riprese sullepossibilità di convergenze di colla-borazione con gli altri organismi ex

BT. Credo sia un dovere per tuttinoi perché, innanzitutto, tanto perusare un termine bruttino ma com-prensibile, il bacino di utenza a cuici rivolgiamo è sostanzialmente lostesso: personale in gran parte inquiescenza, in piccola parte perso-nale al lavoro. Di queste personeal lavoro non sappiamo più oramaineppure presso quale azienda so-no al lavoro, perché non abbiamopiù comunicazioni da parte dellabanca MPS sulle cessioni di ramidi azienda che hanno comportatoanche l’uscita del personale dalgruppo MPS presso altre banche oaltre società, per cui già contattarlidiventa ben difficile. Quindi la pro-posta di Ferdinando (Berti) di ri-mettere insieme le anagrafi dellevarie strutture che abbiamo, potersapere in questo modo chi è asso-ciato e raggiungerlo, credo sia as-solutamente da prendere in consi-derazione. Io, in tutta sincerità Sil-vio (Benelli), la proposta che hafatto la sig.ra Spagnesi di collabo-razione, anche sul piano della po-lizza sanitaria, la trovo assoluta-mente da perseguire. È verissimoche la nostra polizza sanitaria èfrutto delle nostre rivendicazionisindacali e delle rinunce anche sa-lariali a cui abbiamo fatto fronte perpoter avere la polizza sanitaria;però è vero anche che questa po-lizza era portata avanti dalle orga-nizzazioni sindacali della BT. Le or-ganizzazioni sindacali della BT co-me la BT purtroppo non esistonopiù e quindi questa polizza è di-ventata orfana di rappresentanza;sarà un atto di liberalità o non saràun atto di liberalità, fatto è che nes-suno la contratta. Noi quest’annosiamo stati raggiunti da una comu-nicazione sulle nuove modalità diadesione alla polizza e di rinnovo esui nuovi costi che questa polizzaaveva, a cose fatte! A contrattazio-ne avvenuta da parte della bancaMPS con le organizzazioni sinda-cali del MPS e ci hanno detto peruna serie di motivi.. ci hanno detto:queste sono le condizioni, questisono i tempi e queste sono le mo-dalità. PUNTO. Non è che si siastati convocati il 20 di novembre invista…. Silvio è così, è così, percui se noi riusciamo ad essere uncentro, se potessimo essere uncentro di contrattazione meglio sa-rebbe; sarà ben difficile, quantomeno un centro di pressione neiconfronti della banca MPS o di chia sua volta ne prenderà il posto.Questa è un’altra cosa da prende-re in considerazione, non sappia-mo assolutamente se in caso di fu-sione sarà ancora la banca MPS osarà la banca CREDIT o chi altro afarsi carico di questi oneri; noi que-ste sinergie bisogna metterle inpiedi in tutti i modi, sennò si muoredi morte naturale, ci si suicida. Tut-to qua. Grazie.

SALVATORE ENIAGrazie, grazie Massini…. la pa-

rola a Paolo Gradi.

PAOLO GRADIBuongiorno

a tutti. Pensa-te, che livello didemocrazia cisia qui dentro,da che altreparti la trovi lapossibilità diparlare e di avere un auditorio che

ti ascolta, oggigiorno non ci sonopiù partiti, non ci sono più le se-zioni, neanche la parrocchia, trapochino Vivaddio che noi ci pos-siamo ritrovare e potere avere adisposizione un palco per parlare,questo ancora un livello di demo-crazia che sta sempre più scom-parendo, e quindi ringraziamo checi troviamo ogni anno a poter par-lare. Ringrazio il consiglio uscen-te, Mariotti come presidente e miauguro che il nuovo consiglio e lanuova struttura prosegua sul solcooramai, io ho conosciuto il fonda-tore di questa associazione, il Cav.Romagnani, che, voglio dire, conla sua borsina andava in giro, miricordo faceva lo sviluppo, un an-no fece il 100% di aumento, noiavevamo aperto un C/C, ne aprìun altro, quindi fece il 100% di au-mento dei C/C. A parte le battute,veniamo a noi. Io credo che effet-tivamente dovremo sempre piùtrovare il modo di camminare conle nostre gambe perché non ab-biamo né ombrelli o coperture daparte più di nessuno, non solo BT,questo è già dal 2009 e chi per for-tuna come me non ha messo maiun piede dentro il MPS come mol-ti di voi che siete in questa sala,però non esiste più BT. Vorrei an-che chiarire un aspetto contrattua-le, non è vero che non siamo piùrappresentati a livello sindacale,bene, male, questo ognuno i giudi-zi li può esprimere, ma le organiz-zazioni sindacali del MPS chehanno firmato il 23/22 di dicembredel 2015 un contratto integrativoaziendale dove c’è scritto che ri-spetto alla solidarietà che loro fan-no già come dipendenti con seigiorni all’anno che stanno a casa enon riscuotano, una parte vada aricadere anche sui pensionati delMPS e quelli fusi e accorpati den-tro il MPS, quindi con quella firmahanno rappresentato anche noi,pensionati, BT, BAM, Antonvene-ta, MPS, quindi non è vero chenon esiste più, poi io Silvio, ancheda pensionato mi fai i distinguo frafederdirigenti e associazione pen-sionati… io sinceramente la trovoanacronistica, la trovo anacronisti-ca, mi sembra tutti, no, no, ma l’hocapita, l’ho capita, per cui dico,non voglio rifare la storia che noi èdal 1986 abbiamo conquistato lacontrattazione per la polizza sani-taria che ricordo al MPS allora erauna liberalità, mentre il personaledirettivo l’aveva ottenuta con ilcontratto nazionale, nazionale! Enoi non l’avevamo né nel naziona-le né nell’aziendale, al MPS erauna delibera del consiglio di am-ministrazione, una liberalità dell’86e noi in occasione del contratto dirinnovo della previdenza azienda-le, si mise, mi sembra c’era Salva-dore capo del personale eh! Equando si chiuse la previdenzanell’89 ci si aggiunse anche… l’al-lora direttore generale Cappelli, cela voleva dare come il MPS, comeliberalità e a quel punto noi si con-trattò le prestazioni, non solo lapolizza, le prestazioni che eranoscritte, poi poteva fare o polizza odarceli di tasca la banca, ma era-no le prestazioni, però vivaddio se,se nel 2015 le organizzazioni sin-dacali che ci rappresentano hannodetto che è chiusa, è chiusa! Nonè che al MPS gli torna all’orecchio,l’hanno chiusa e da quest’anno, ri-badisco i pensionati pagano il 50%chi ha le Generali, perché noi chenon abbiamo messo un piede den-

tro MPS abbiamo ancora le Gene-rali che costa 850 euro. Al MPShanno la CASPI che costa 1000euro. Allora! I pensionati del MPSpagano il 50% noi paghiamo 425,a carico la moglie o il marito, comesi dice il coniuge a carico, paghia-mo 465 al MPS invece ne pagano1000 perché al MPS per la CA-SPIE, il coniuge non a carico pagal’intera polizza 1000 euro, quindi alMPS hanno pagato tra il dipen-dente in pensione e il coniuge acarico 1425 noi abbiamo pagato,io fo’ il caso mio che ho il coniuge,890 euro, 465 più 425, allora, co-minciano a diventare cifre di uncerto spessore, non sono più i 100euro o 200 euro, rispetto alle pre-stazioni che dà la polizza, perchéla polizza se si legge bene aldilàdelle cure dentarie che ti ridanno i100 per una pulizia, il resto è legrosse tegole, i grandi interventiche quando te hai bisogno, un’ur-genza e non hai in C/C 30, 40,50mila euro che ti ci vogliono perandare in una clinica privata, èuna tegola grossa, che lì la polizzainterviene, per il resto, voglio dire,noi dobbiamo agire con conven-zioni in strutture convenzionateche fanno visite specialistiche,analisi mediche, diagnostica equant’altro, perché quasi tutti noi,vivaddio, per fortuna, che abbiamoredditi superiori a 36.000 euro, pa-ghiamo tutto, la sanità pubblicanon esiste più, per le analisi e viadiscorrendo, allora dobbiamo at-trezzarci per trovare una stradadove, con visite, ripeto, convenzio-ni, qui a Firenze il nostro ex colle-ga La Cava che è presidente del-l’Humanitas, ha messo su unastruttura dove ci sono visite spe-cialistiche convenzionate a 30 eu-ro, 50 euro, dove c’è diagnostica,a Siena c’è la Chianti Mutua cheha una struttura convenzionata ola Misericordia che ha struttureconvenzionate … allora noi dob-biamo andare in queste… cerchia-mo di coprirci dove è possibile,sulle grosse tegole, e non è esclu-so, non è Silvio che dice, se si di-ce il Monte sa, il Monte lo sa è neifatti perché, ribadisco, non è dettoche il prossimo anno o fra 6 mesio fra 2 mesi, ma non c’è bisognoche tu mi risponda, si parla fuori, cisi chiarisce. Tra due mesi il MPSsparisca o venga la Banca piripic-chio che l’assorbe e come è avve-nuto per strutture anche più gros-se della BT perché la Commercia-le, l’Intesa, dopo due anni o treche non era più Commerciale nonl’ha pagate più le pensioni integra-tive, addirittura! Quindi, figuriamo-ci se la polizza sanitaria è un ob-bligo! Così, come l’altro aspetto,sono le condizioni ai dipendenti. Ioho ricevuto diverse telefonate dacolleghi a Siena dove sono andatial MPS per chiedere o un prestitoo un mutuo. Gli hanno detto, te pernoi sei un cliente normale, nonavendo messo un piede dentroMPS come ex BT, per noi sei uncliente normale e quindi le condi-zioni sono da cliente normale, sevuoi fare un prestito, se vuoi fareun mutuo, ringrazia Iddio, gli è sta-to detto, se vi si mantiene per orail codice 45, il famoso codice 45,dove avete un C/C a spese zero epoco più. Allora, non è che se noici guardiamo intorno per vederese ci sono banche di riferimentoche ci fanno condizioni migliori diquelle che abbiamo ci si deve ver-gognare o chissà cosa, perché di

fatto siamo sul mercato, dicevaFerdinando, siamo globalizzati,addirittura non in Europa, nel mon-do. Guardiamoci nel mercato, edessendo ancora una associazionein cui la Cassa Mutua, circa 5.000soci, poi non tutti pagatori nel sen-so, anche qui spesso va ricordatoche chi va in pensione deve quel-l’euro, ora 2 euro mensili che veni-vano trattenuti dalla busta pagaora va fatto un versamento annua-le di 24 euro con un addebito per-manente che va nel conto dellaCassa Mutua, sennò, come si di-ce, uno è socio Cassa Mutua, perusare un termine, ma non me neviene altri, “dormiente”, non è chesi può buttare fuori ma non gli sipuò dare neanche quando chiedeuna prestazione in quanto non è inregola con il pagamento annualedei contributi, quindi anche questofacciamo il passaparola per chinon lo sa che oltre ad avere, comediceva qualcuno l’anagrafe gene-rale bisogna anche avere una retenel territorio, quindi a Siena, adArezzo, a Grosseto, a Livorno, aPisa, di referenti, perché spessomolti non sanno neanche se esisteancora l’Associazione Pensionati,se esiste ancora la Cassa Mutua,allora se nel territorio, per il corso,al bar, in parrocchia, in Chiesa ci sitrova, dice oh mah, lo sai te cheesiste… se non c’è questa rete,siamo autoreferenziali, ma non sifunziona, non siamo sul territorio,allora io mi auguro e ho vistoquando ci hanno dato la schedache ci sono anche persone adArezzo, Siena, Firenze ecc. di farerete, perché… Io, ma non per vo-lermene vantare, ma a Siena neavrò fatte una diecina, di colleghipensionati che mi hanno telefona-to, non hanno il computer, gli hoinserito la polizza perché non sa-pevano dove battere il capo, èchiaro! Quindi da questo punto divista avere sul territorio persone,ed avere un’anagrafica con unamail o un cellulare, perché se nonc’è una mail anche un telefoninoper fare un sms che ce l’hanno tut-ti per dire guarda c’è questa riu-nione, è successo questo, è suc-cesso quell’altro è importante chenoi … si faccia squadra comune,non con gelosie o personalismiche non esistano più, io vengo quivolentieri tutti gli anni, poi se sononel direttivo, non sono nel diretti-vo, ma che cappero me ne frega,a me mi fa piacere trovarsi, parla-re conoscersi, voglio dire, non èmica il baffo che… io ce n’ho tan-te da fare a casa mia, figuriamocise voglio… però è questo, e quin-di di fare squadra perché se si uni-scono le forze, forse il peso con-trattuale ci si trova poi il modo difar casino, usiamo questo termineno, per farsi sentire, non ci s’hamica un contratto scritto, ma il mo-do e ci s’ha, ripeto no, e siamo sta-ti accusati, lo diceva mi sembra laDaniela perché si è portato via sol-di come pensionati, certo, se citrattano come ci trattano, cioè seuno c’ha due lire perché se le de-ve far fregare dal MPS, se le con-dizioni nella banca accanto sonomigliori, si verrebbe meno al lavo-ro che si è fatto, siamo stati tuttibancari, e poi da pensionati si rin-coglionisce e ci si fa fregare. Quin-di questi sono aspetti estrema-mente importanti. Chiudo dicendoche un’altra cosa importante che

(“ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016”... continua da pag. 4)

(segue a pag. 6)

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Pagina 6 ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 • Voce Nostra

invece bisogna salvaguardare è ildiscorso delle pensioni, perché quicol vento che tira e con i discorsiche ci arrivano da Roma stamanileggevo sul giornale che addirittu-ra ora sembra che se si prelevacon il bancomat 500 euro è reddi-to! Io prendo i miei soldi dal C/Cno vabbhè siamo arrivati alle bar-zellette, alle barzellette, però, ripe-to qui tutti i giorni chi prende misembra da Roma 3.000 euro lordedi pensione è ricco e deve fare so-lidarietà rispetto al sistema. Allora,ecco io credo che anche qui biso-gna svegliarsi. Noi il 19 maggiosaremo a Roma come CGIL CISLe UIL a manifestare in piazza delpopolo anche per sostenere i dirit-ti che noi abbiamo come pensio-nati. Grazie.

SALVATORE ENIAGrazie Paolo. Prenderei vera-

mente in seria considerazione l’e-sigenza di collaborazione di tuttiper cercare di coprirsi da ogni eve-nienza che potrebbe aggravarecerte nostre situazioni. Non vedorichieste di altri interventi….Silvio?Solo una parola…ma non sei sta-to chiamato in causa in modo ne-gativo…

SILVIO BENELLI… sono stato chiamato in causa

in maniera molto garbata da Pao-lo e da Vanni debbo dire quindi,siamo amici fra l’altro, .. debbo di-re quindi .. quando ho parlato dirappresentanza negoziale, chenon mi riferivo ai singoli, poichénoi siamo iscritti a qualche sinda-cato, quindi la rappresentanza ne-goziale ce l’abbiamo, ma mi riferi-vo a noi come organizzazionepensionati, come pure alla CassaMutua e al CRAL, io volevo direquesto. Punto e basta. L’altra cosache volevo dire è che sono per lamassima collaborazione fraCRAL, Cassa Mutua e noi ok?Quindi questa è la mia posizione,quindi con la polizza andiamocicauti, rimango della mia idea cheho spiegato prima.

Grazie e scusate per la replica.

SALVATORE ENIAGrazie, grazie. Ho visto che Bu-

rattelli ha alzato la mano… Pensoche con Burattelli si debba chiude-re. Vieni Silvano.

SILVANO BURATTELLIG r a z i e .

Buongiorno. Iosono un fan delg i o r n a l i n o ,quindi ve lo di-co subito, citengo moltoche il nostrogiornalino rimanga quello che è.Se poi è meno patinato va bene lostesso, però che rimanga il giorna-lino, perché il giornalino, oltretutto,può diventare veramente l’organo,la cinghia di trasmissione di varieidee che possono interessare i va-ri organismi, dalla Cassa Mutua atutto quello che c’è. E allora, sic-come sono un fan del giornalino,mi sento in dovere – veramentel’ho già fatto in passato – di ringra-ziare tutti coloro che tengono in vi-ta questo giornalino, in primis il Di-rettore Duccio Guasparri, al qualeho sempre detto: ma perché hafatto il bancario e non il giornalista,e poi, naturalmente c’è Ballerini e

se, non ci fosse lui, credo che ve-ramente sarebbe un disastro…

(Applausi)E poi vi faccio una considerazio-

ne che con il nostro ordine delgiorno non c’entra niente, ma èbrevissima. Io nel ’74, insieme aGianassi, fui mandato a Milano al-la Bocconi per fare un corso di ge-stione bancaria, eravamo unaventina, due della BT e poi c’eranodi altre banche. Ho saputo in que-sti giorni che sono stati mandatiuna ventina di colleghi bancari, tredel MPS e poi di altre banche a fa-re un corso e li hanno mandati afare questo corso dove stannoesercitando, dove si esercitano lefrecce tricolori. E sapete che cosasono andati a imparare? Il proble-ma è: dovete essere delle caro-gne! Vi rendete conto della diffe-renza di mentalità che passa fraquello che eravamo noi, io sonoun vecchietto, però ci sono anchemeno vecchietti di me, e non cre-do che siamo stati in banca per fa-re le carogne. Oggi invece il prin-cipio ispiratore è: devi essere unostronzo! Se non sei uno stronzo,non sei un buon bancario. Io que-sto non l’accetto, ma questa con-siderazione ci serve per dire:Guardate ragazzi, quello che cidanno, a questo punto, è oro checola, perché con i tempi che corro-no…. Grazie.

ENIA SALVATOREGrazie Silvano….. Silvano, mi

hai rubato il pensiero, perché miero riservato al termine degli inter-venti di dire le stesse cose che haidetto tu e che, comunque, mi per-metto di ripeterle. Un ringrazia-mento a Duccio Guasparri e a tut-ti i collaboratori della… non lochiamiamo giornalino, chiamiamo-lo Voce Nostra eh! Il nostro perio-dico che poi sia patinato o no, cre-do che non importi a nessuno, ma,insomma, che permanga, perchéin effetti io lo sfoglio volentieri. Litengo tutti e mi occupano posto,magari a volte mi manca il po-sto,ma li tengo lo stesso… Non hoil tempo di andarli a rivedere…mali tengo… così se avessi la tenta-zione di andarli a rivedere…. Gra-zie Duccio. Ballerini mantiene tut-te le copie del nostro giornalino.

A conclusione di questa nostraAssemblea, desidero ringraziareMario Mariotti per l’impegno profu-so nel reggere le sorti della nostraAssociazione e con Lui tutti i com-ponenti del Consiglio, in specialmodo, gli amici di Firenze che sidedicano alle attività di raccordo edi funzionamento. Consentitemiun ringraziamento particolare aDuccio Guasparri per la cura pre-ziosa del periodico “Voce Nostra”e a Giancarlo Ballerini per le pun-tuali segnalazioni in materia fisca-le, contributiva e previdenziale,nonché per la tenuta di tutta la do-cumentazione sui nostri lavori.

I nostri intensi lavori si sono og-gi svolti in modo fluido e di questoVi ringrazio per avermi reso il com-pito facile e gradevole; ringrazioRoberto Rossi intervenuto per ilCollegio dei Revisori, Franco Lam-predi per la Fondazione Terrosi,Daniela Spagnesi per la CassaMutua e tutti gli intervenuti: Pucci,Sirigatti, Mannori, Berti, Brundi,Neri, Benelli, Minucci, Massini,Gradi, Burattelli, per le domande ele riflessioni effettuate sulla situa-

zione attuale e prospettica, segnoimportante di una encomiabile vo-lontà partecipativa. A tali domandeed interrogativi si è cercato di ri-spondere per quanto possibile:consentite ora a me una riflessio-ne di carattere generale, con l’in-tento di riassumere le problemati-che trattate, se possibile, con unavisione prospettica.

Tutti noi qui presenti e quanti ap-partengono più o meno alla nostragenerazione, hanno avuto mododi sperimentare un lungo periododi crescita economica, sviluppata-si senza soluzione di continuitàdagli anni cinquanta fino alla de-cade scorsa; dal 2007-2008 ècambiato il modo, sembrano crol-late molte delle nostre precedenticertezze, non solo, non si intrave-de un probabile punto di arrivo equindi una possibile ripartenza.

Per quanto più specificamente ciriguarda, abbiamo vissuto il pas-saggio dalla normativa del 1936-38 (legge bancaria promulgata aseguito della “grande crisi” del1929, che ricalcava tecnicamentequella americana del 1933, la notaGLASS-STEAGLE ACT, promul-gata da Franklin Delano Roosevelte risultata molto efficace per met-tere fine alla speculazione finan-ziaria di quel terribile periodo) alTesto unico del 1993 (T.U.B., in at-tuazione della 2° direttiva di coor-dinamento in materia).

È interessante notare che que-st’ultima, all’art.10, 1° comma(d.lgv. 1° sett.1993, n°350) stabili-sce che “la raccolta del risparmiotra il pubblico e l’esercizio del cre-dito costituiscono l’attività banca-ria”. L’art.1 della legge bancaria1936-38, sopra ricordata, per con-verso, stabiliva che ”la raccolta delrisparmio fra il pubblico e l’eserci-zio del credito sono funzioni di in-teresse pubblico”.

Il valore semantico dell’espres-sione evidenziata, a mio parere,non è poca cosa, come vedremopiù avanti. Comunque, la fine deglianni Novanta del secolo scorso egli inizi del Duemila, sono stati ca-ratterizzati da un turbinio di inno-vazione normativa in campo finan-ziario, modificando radicalmentein senso liberista tale specificosettore, influenzato dalle tendenzeanglo-americane e dalla imperan-te “globalizzazione”. Ora è pacificoche tale tendenza (liberista), men-tre può essere valida (almeno perme), in senso lato in campo eco-nomico (per gli scambi commer-ciali, per la concorrenza, per rego-lare il mercato ecc..), nel settore fi-nanziario e, segnatamente, perquanto riguarda il “risparmio delpubblico” bisogna essere partico-larmente prudenti (“bail-in” do-vrebbe far capire di che stiamoparlando).

Alcune novità riguardanti, adesempio, la prevalente naturapubblica dei preesistenti soggettibancari o alcune rigidità operativeproprie della precedente normati-va e l’esigenza di una puntualequalificazione come “impresa ban-caria”, giustificavano interventinormativi per semplificare ed ag-giornare la cornice ed i contenutioperativi del sistema finanziariocompreso le banche; ma perquanto riguarda il mancato mante-nimento di una adeguata separa-zione delle “attività di breve” ri-spetto a quelle di “medio-lungotermine” e, soprattutto, per la faci-lità con cui viene consentita la co-

sì detta “finanza creativa” e lacreazione di prodotti “tossici” e iconseguenti eccessi speculativi diogni tipo, credo che per tutto ciò,si siano create le premesse per idanni irreparabili già conseguiti eper quelli prospettici!

A mio parere i responsabili dellesorti dell’economia e della politicadovrebbero tenere ben presenteche l’attività bancaria si incentrasulla “raccolta del risparmio”, cor-relata alla “erogazione del credi-to”, valutando che il RISPARMIO èun bene prezioso per tutti (da quila vecchia qualificazione di FUN-ZIONI DI INTERESSE PUBBLICOsopra evidenziata per l’attività inargomento), su cui non posso-no/non devono essere consentitigiochetti di qualsiasi natura.

Tenendo presente le recenti pro-blematiche riguardanti il Monte deiPaschi, vale la pena ricordare che,proprio nel periodo della “grandecrisi” negli anni Trenta del secoloscorso, le pubbliche autorità chie-sero espressamente al Monte diintervenire nell’acquisto di debitopubblico per consentire investi-menti pubblici e per acquistarebanche in difficoltà: la Banca To-scana, costituita nel 1930 ed a cuiabbiamo dedicato il nostro impe-gno professionale, costituì la risul-tante di alcuni salvataggi di picco-le banche del territorio (vedasi il

volume IL MONTE NEL NOVE-CENTO 1929-1995, curato da PierFrancesco Asso e Sebastiano Ne-rozzi, edito dalla Banca nel 2014,seguito di altro importante volumeI SECOLI DEL MONTE, a cura diGiuliano Catoni ed altri Autori,pubblicazione dell’Area Comuni-cazione della Banca, 3° edizione2015). La differenza con l’attualitàci rende sicuramente tristi.

Concludendo, è opportuno ricor-dare che una crisi come quella at-tuale, lunga e profonda, si riverbe-ra con immediatezza e pesante-mente sulle banche, mentre ai pri-mi sintomi di ripresa l’impresabanca è la prima a registrarne ibenefici. Purtroppo, allo stato, si ri-leva che “vincoli esterni stupidi”non consentono investimenti pub-blici e, conseguentemente, privatinell’economia reale; la leva fisca-le, a causa degli stessi vincoli, ri-sulta scarsamente utilizzabile; intali condizioni, pensare di affidarsisolo alla politica monetaria, peruscire dal tunnel, è veramente illu-sorio. Chi vivrà, vedrà.

Segnalo che risultano presenti110 colleghi oltre a 20 deleghe,per un totale di 130 presenze. Ter-mino con un saluto cordiale a tuttii presenti ed agli altri che non so-no riusciti a venire, mentre vi invi-to a consumare il solito spuntino.

…….

(“ASSEMBLEA SOCIALE ANNO 2016”... continua da pag. 5)

Il Direttore e la Redazione di Voce Nostra commentano

– A proposito dell’intervento delBura, che mi ha fatto elogi smisu-rati quale direttore responsabile diVoce Nostra, devo naturalmenteringraziarlo sentitamente, ma de-vo anche precisare che non si sot-tolinea mai abbastanza una circo-stanza: senza i contributi scritti,senza le lucide e competenti rubri-che, senza l’appassionata cura ediuturna dedizione di GiancarloBallerini il nostro periodico NEP-PURE USCIREBBE !!!!!! (D.G.)

– Risposta alla richiesta di CarloPucci: La delegazione compostada Mariotti, Androsoni, Regoli, Va-sta, Massini e Ballerini è partita daFirenze circa alle ore 8, ha incon-trato i responsabili della BancaMps e alle ore 14 era di nuovo aFirenze. Ha ottenuto una prorogadella scadenza per aderire allaPolizza sanitaria. Poco ma nonniente.

Al collega Ferdinando Berti chelamenta un’eccessiva spesa perVoce Nostra stampato in carta“bellissima, patinata” segnaliamoche la spesa complessiva relativaall’anno 2015 per carta e stampa

di 4 numeri di 12 pagine ciascunoper complessive 5.400 copie è co-stata, come da fatture comprensi-ve di IVA, Euro 6.760,00 e quindiuna copia Euro 1,25.

– Si fa presente al collega Gior-gio Neri che l’argomento tassi sul-le nostre giacenze è stato trattatopiù volte a partire dall’articolo inprima pagina del n°150 del Dicem-bre 2012 (“A proposito di letteraaperta). Quindi respingiamo il ‘cic-chetto’ al mittente. Ma poi, scusa-te, di cosa parliamo ???? Suvvia,tutti sanno che da qualche tempoanche i rendimenti dei B.O:T. sonoaddirittura NEGATIVI... Ma qui cidobbiamo correggere: abbiamodetto tutti sanno... avremmo dovu-to dire più correttamente: quasitutti sanno.

– Molto apprezzata la conduzio-ne del Presidente dell’AssembleaSalvatore Enia. In particolare perle sue ‘considerazioni finali’ cherappresentano un vero e propriosaggio di storia economico-banca-ria.

– Foto di Franco Lampredi.

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 7

Cari amici,Sabato 2 aprile ho finalmente ri-

cevuto l’originale di Voce Nostra; ilservizio postale è lento.

Leggo con grande piacere quan-to LORIANO BINDI ha scritto e mirallegro con lui per la sua grandepassione per l’archeologia.

Sono altresì lieto di sapere chegli Etruschi sono fra noi; noi To-scani siamo tutti (o quasi) Etruschied anche un po’ Longobardi edanche un po’ Slavi. In effetti ha ra-gione Bindi quando afferma che laparola “schiavo” è una parola mo-derna e che non esisteva nelle an-tiche lingue italiche (Etrusco, Sabi-no, Latino).

Infatti la parola deriva dai territoriconquistati dai Romani in quellache oggi è la ex Jugoslavia.Tali po-poli spesso non riuscivano ad inte-grarsi con Roma e Roma non si fi-dava a reclutarli nelle legioni e li im-

“COLLOQUI E COMMENTI TRA COLLEGHICHE SCRIVONO SU VOCE NOSTRA”

piegava in lavori manuali in campa-gna. Ma non erano in catene; era-no liberi di operare solo in quei set-tori lavorativi. Perciò la parola as-sunse il significato di schiavo (Ex-clavus cioè sciolto dalle chiavi).Nelle lingue dei barbari del setten-trione l’etimo è restato originale(schiavitù si traduce “slavery”).

Ma anche le denominazioni re-gionali dell’est Adriatico si chiama-no : “Slovenia” (in antico “Slavo-nia”), “Slovacchia” “Serbia” (cioè“Servia”) ecc.

Però bisognerebbe domandarea Bindi (che non conosco diretta-mente) se sa qualcosa di un voca-bolario Sabino-Etrusco che si diceche sia esistito. Ciò ci farebbecomprendere la lingua etruscamolto meglio delle noiose ripetitivelapidi funerarie.

Inoltre ha ragione Bindi nel direche siamo Etruschi in Toscana

poiché si dice che il suono dellanostra “C” aspirata sia un suonoetrusco ed il suono della lettera “T”assomiglia al suono della lettera“TETA” (ammorbidito).Per questimotivi penso proprio che gli Etru-schi non siano venuti da Marte madalla vicina Grecia.

Aspetto la seconda puntata.Ciao

Gian Carlo Politi

P.S. Purtroppo la storia è sem-pre scritta dai vincitori ed i Roma-ni, vincitori su Veio, probabilmenteerano gelosi della cultura etruscae ne fecero la damnatio memo-riae.

Colgo l’occasione per ricordareun’ altra finezza del pezzo sugliEtruschi del Bindi.Si vede che l’au-tore nostro collega è molto profes-sionale e non solo appassionato.Io non avevo mai letto una ricerca

così oggettiva sui nostri “antenati”etruschi né li avevo sentiti così vi-cini. La finezza del nostro Bindi èche usa una nota espressione lati-na: “statu-quo” e la usa all’ablati-vo (come si deve) e non cometanti giornalisti e giornalai nonché“esperti” tuttologi che appaiono neitalk show televisivi che dicono escrivono: “STATUS-QUO” dovechiaramente status al “nominativo”non può legare con “quo” all’abla-tivo. Ma lo dicono perché “suonameglio” con la “S”. È il famoso lati-no “ad orecchio” che era detestatoda un mio vecchio professore chediceva: “il latino orecchiabile riem-pie la bocca di suoni gradevoli,manon è latino; è errore BLU; fate at-tenzione”.

Poi venne di moda anche il latinoorecchiabile nel tardo diciassettesi-mo secolo. Ricordo una frase ac-cattivante come suoni ma errata.Parlava delle lodi alla campagnacome Orazio e Virgilio e diceva: “INTEMPORE VINDIMIAE VENIETCACARELLAM RAGAZZOS”.

Gian Carlo Politi

Il direttore del nostro periodicoapprezza moltissimo gli articoli ele dotte argomentazioni di Gian-Carlo Politi cui viene giustamentededicata una pagina, tavolta an-che due, del nostro periodico eG.P. ha sempre detto di accettaredi buon grado anche pareri discor-danti...

Così dopo il suo P:S: DuccioGuasparri gli ha scritto:

“Non posso accettare di aver fat-to un errore da matita BLU nel La-tino, questo sconosciuto (!?) pub-blicato a puntate su Voce Nostradal n° 130 del 2007, a seguire do-ve ho riportate: entrambe leespressioni:

statu quo = nello stato in cuiStatus quo = lo stato in cui

Tutte e due le locuzioni sonocorrette, come attestato – fra glialtri – dal Dizionario dello ZINGA-RELLI e dal testo Siamo tutti latini-sti di Cesare MARCHI (Rizzoli ed.1986) sulle cui tracce redassi ilmio Glossario

LE VIGNETTE DIBRANDOLESE

Prosegue la serie di vignette disegnate a suo tempo da Fredrigo Brandolese. In questo numero: PREPARAZIONE TEORICO-PROFESSIONALE.

(Ved. note ai N.ri 160- Giugno 2015 e 161 Settembre 2015)

Chiediamo venia ai lettori perché nel N. 163 – sotto questo titolo – abbiamo riportato la scheda CULTURA GENERALE già pubblicato sul N. 162

Molti sono stati i “mi piace” per la filastrocca di Brandolese (Richiesta di fido) pubblicata nel numero precedente. Un grazie particolare a Luigi Pieroni(Gigi) per avercela (ri) proposta. Qualcuno ironicamente ha commentato: “ecco perché a quei tempi il contenzioso era quasi inconsistente!” (N.d.R)

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Pagina 8 ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 • Voce Nostra

Dietro suggerimento di mio fratel-lo che, per certe cose era insupe-rabile, avevo creato una “macchinasemplice” per fare i pallini di piom-bo. Questa macchina era costituitada una piastrina di ferro dello spes-sore di poco più di mezzo centime-tro e di un perimetro di pochi centi-metri per lato ma sufficienti a darlela necessaria robustezza. Questapiastra era stata forata nel centrocon un foro del calibro della mia ca-rabina. Attraverso questo foro pas-sava quasi perfettamente un chio-do al quale era stata tagliata, contaglio perfettamente trasversale, lametà della sua lunghezza. L’altrametà, quella che portava la battutadel chiodo, era della lunghezzaesatta a consentirmi di tenerlo conle dita. Era un bel chiodo di quelliche l’imballatore di mio nonno, det-to “Ghega” (il suo vero nome nonl’ho mai saputo), usava per costrui-re le gabbie di legno con le qualivenivano spediti i manufatti di mar-mo che partivano dalla ditta di miononno. Per inciso. Mio nonno ave-va una piccola industria lapidea.Bene, andiamo avanti. Forse avre-te già capito il meccanismo dellamia macchinetta ma, tengo ad illu-strarvelo, nel timore di perderequella considerazione che ritengodi meritarmi. Si, perché anche ora,che sono passate decine di anni(oh, my God!), mi sento fiero diavere operato con maestria conmacchina che “semplice” non era.La materia prima era il piombo e,data la situazione, non era un ma-teriale di facile reperimento. Ma sidà il caso che fra i residui di lavo-razione nel laboratorio di mio non-no, avevo trovato decine di matto-nelle con i numeri civici delle stradeche mio nonno aveva prodotto peruna città nei tempi precedenti e chegli erano avanzate. Il perché nonso. I numeri che riportavano questemattonelle erano incisi profonda-mente nel marmo ed erano statiriempiti con il piombo. Numeri, a ri-pensarci ora, meravigliosamenteincisi. Bene, cominciai a romperequeste piastrelle e a prendere ilpiombo che mi interessava. Lo fa-cevo fondere in un recipiente di for-tuna e poi lo versavo su una lucidapiastra di marmo in maniera di ot-tenere un foglio di piombo dellospessore massimo intorno ai tre,quattro millimetri. Più tre che quat-tro. A questo punto entrava in ballola mia abilità. Ponevo questo fogliodi piombo, raffreddato ovviamente,sulla piastrina con il foro, mettevo ilchiodo tagliato sopra il foglio dipiombo in corrispondenza del bucosottostante, con la mano sinistratenevo il chiodo e con la destra mu-nita di martello (se ricordo bene erauna mazzetta da sbozzatore) e conun colpo secco affondavo il chiodonella foglia di piombo che tranciatadi netto passava attraverso il foro elasciava cadere un piccolo cilindro.Questo era il pallino! E che pallino!Nel passare, il piombo lasciava co-me una piccola sbavatura intornoal cilindro e formava come una pic-cola ventosa che garantiva mag-giormente la traiettoria durante il ti-ro. Ero diventato così esperto a fa-re i pallini in quel modo che nonsbagliavo quasi mai il colpo.

Questa carabina che mi ero por-tato dietro per tutto il periodo dellaguerra e che, nei mesi di assolutocontrollo del territorio da parte deitedeschi, avevo addirittura sotter-

rata, avvolta in carta oleata estracci, sotto la tettoia del pollaiodelle mie zie nel timore che, un ca-suale ritrovamento, da parte di mi-litari, durante un’eventuale perqui-sizione, potesse essere motivo diqualche azione di rappresaglia.Forse avevo esagerato nel mio ra-gionamento ma, come dice un det-to popolare: “è meglio avé paurache toccanne…”

Vivevo quasi in simbiosi conquesta carabina. Nel tempo libero,e ne avevo molto, me la tiravosempre dietro. Ogni oggetto chestimavo un buon bersaglio era og-getto della mia attenzione e finivainesorabilmente contro il mio miri-no. Ero arrivato a non sbagliarecolpo. Riuscivo a staccare le pe-sche poste più in alto della pianta,dove non arrivavo con le mani, col-pendole nel gambetto che le tene-va attaccate ai rami. Nell’orto dimio nonno c’era un vecchio ficodove gli uccelli spesso andavano amangiarne i frutti. Mi appostavosotto, seduto su un panchetto, enon appena riuscivo ad inquadrar-ne uno tra le foglie, per lui non c’e-ra scampo. Qualche animalista tro-verà da ridire su questo mio opera-to, anche perché non mangiavo leprede abbattute che invece passa-vo a mia zia “Marì” che, tutta con-tenta, se le faceva al tegamino conun goccio d’olio… ma, a tredici an-ni, certi pensieri e certe filosofienon passavano certo per la mentee devo dire che anche più in là congli anni, quando divenni un accani-to cacciatore, questo pensiero nonmi sfiorò mai.

Successe che un giorno, mentremi divertivo a sparare ai tappi del-le bottiglie di birra americana, aduna distanza di circa sette, ottometri di distanza, fui sorpreso nel-la mia attività da un soldato ameri-cano che, da un po’ di tempo ave-vo notato arrivare con una “jeep” eparcheggiare sotto il portico di ca-sa mia. Quel giorno arrivò a piediper prendere il suo mezzo e, quan-do mi vide, con un fucile in mano inprocinto di sparare, lo vidi immobi-lizzarsi con espressione preoccu-pata, sospetta. Mi aveva visto di-verse volte, come io avevo vistolui, ma mai aveva fatto cenno diavermi notato. Quel giorno, però,grazie alla mia amata carabina di-venimmo amici. Amici, nel sensoampio della parola, forse no, macominciammo, da allora, a notarcie scambiarci alcune frasi che almomento apparivano, diciamo, diconvenienza. Come fanno, insom-ma, le persone di una certa educa-zione che tengono a mantenererapporti di buona società (questa,spero, me la passerete!). Tuttoquesto grazie a lui che masticavaqualche frase d’italiano mentre ilmio inglese, a parte le parolacceche avevamo subito afferrato, erapraticamente zero. Mi ricordo chesi chiamava Walter J. Scipio. Perche cosa stesse quel “J” non lo so.Il nome me lo aveva comunicatofirmando un libro che mi aveva do-nato e che io gli avevo chiesto inregalo, un giorno che lo avevo vi-sto abbandonato sul sedile dellasua “jeep”. Gli feci capire che ioamavo molto leggere ed un giornosarei riuscito a leggere anche nel-la sua lingua. Ora sono capace difarlo, anche se non con la perfe-zione che vorrei, ma quel libro nonl’ho mai letto perché le vicissitudini

della vita, dopo anni di sua conser-vazione, me lo fecero perdere. An-che ora, nel pensarci, ne provorammarico. Non era altro che un li-bro, vecchio e ingiallito dal tempo,l’ultima volta che ricordo di averlovisto, ma che per me ricordava unperiodo importante della mia vita,di un’esperienza unica difficilmen-te ripetibile. Fortunatamente!

W.J.Scipio era un soldato diver-so da tutti quelli che conoscevo.Era molto educato. Non alzavamai la voce e anche quando si in-tratteneva con i commilitoni avevasempre un atteggiamento pacato,improntato ad una buona educa-zione che traspariva da tutto il suocomportamento. Godeva anche diun certo carisma nei confronti deisuoi compagni d’armi che lo ascol-tavano con molta attenzione quan-do parlava loro.

Dicevo, per riprendere il punto,che diventammo amici, grazie allamia carabina, perché, dopo il pri-mo momento d’imbarazzo che cicolse quel giorno, quando c’incon-trammo, io avevo in mano un’ar-ma. A colpo d’occhio quella eraun’arma! Non c’era dubbio, tro-vammo subito quello che oggi sichiama “feeling” e che non haspiegazione di come inizia. Chiari-ta la situazione, il mio nuovo amicovolle osservare più da vicino il miofucile e, resosi conto che si tratta-va di un’arma innocua e che pote-va fare poco danno, mi invitò a far-gli vedere come sparavo, non solo,provò anche lui, ma con scarsi ri-sultati. Trovandomi con un osser-vatore che ritenevo competente,mi esibii con tutto il mio repertorio.Tirai ai tappi della birra, a palline diterracotta con le quali, abitualmen-te, facevamo le piste sulla spiag-gia, tirai a tutto quello che W.J.S.mi indicava. Un successo strepito-so, come al solito (!) non mancaiun colpo.

Ma questo nuovo rapporto dove-va avere ulteriori sviluppi, inaspet-tati quanto entusiasmanti. Alcunigiorni dopo quello descritto, men-tre, al solito ci trovavamo intrufola-ti nel campo delle batterie della599 compagnia, mi sentii chiama-re. Era il mio nuovo amico W.J.Sci-pio (si pronunciava Ssipio, conmolta forza sulla “esse” iniziale) edera in compagnia di alcuni suoicompagni. Mi accorsi che mi sta-vano guardando con un certo inte-resse e non capii da che cosa fos-se motivato. Fra di loro notai unsoldato non molto alto, con le gam-be così arcuate che pensai dovevaessere nato a cavallo e che ne fos-se sceso solo nell’età matura.Questo soldato, come seppi pocodopo, si chiamava Oscar e, incu-riosito da una placchetta di metallosulla quale era riprodotto un fucileche Oscar portava cucita sulla ca-micia, chiesi il significato di quel di-stintivo. Mi rispose lo stesso Oscarin inglese che al momento non ca-pii, ma mi piacque il suono di quel-la parola e perciò me la sono por-tata in mente fino al reperimento diun dizionario inglese-italiano e, an-che con quell’ausilio, fu difficile af-ferrarne immediatamente il signifi-cato: “sharpshooter”. Oscar era untiratore scelto.

Descrivere questo soldato può ri-sultare pittoresco. Oscar sembravauno scherzo di natura. Basso, spal-le larghe ma un po’ cadenti, braccialunghe, scimmiesche, testa picco-

la, prigioniera di un elmetto che simuoveva continuamente, come simuove un bussolotto posto in cimaad una pertica. Dal modo come simuoveva e dal parlare legato e unpo’ farfugliante, avrei giurato cheera sempre ubriaco. Ovviamente ionon capivo che cosa dicesse, malui non se ne rendeva conto, per-ché si rivolgeva a me con un pro-fluvio di parole alle quali risponde-vo con un’alzata di spalle ed un se-gno di diniego con la testa.

Ma quando, sollecitato dai suoicommilitoni, si levò dalla spallauna carabina M1 cal.30 che avevaportato con sé e, come in seguitonotai, tutte le volte che ci rivedem-mo e ci rivedemmo spesso, porta-va sempre con sé.

Ci trovavamo in un campo incol-to con le batterie sparse sopra dinoi a circa duecento metri. In quelmomento i cannoni non sparavanoperché era pomeriggio inoltrato edimbruniva. Avevo notato che la se-ra e la notte, quando faceva buio,la batteria non sparava. Ne dedus-si che così evitavano di farsi loca-lizzare dalle vampate dei tiri dei105. E fu una strategia esatta, co-me già ho accennato, perché intutti i mesi, circa sette, che rimase-ro nella nostra zona, mai furonofatti oggetto dal tiro delle artiglierietedesche. Direttamente non pote-vano essere individuati perchéavevano posto i cannoni sotto lacollina di Capriglia (frazione dellanostra città) e avevano il prolunga-mento di questa collina verso ilmare che li proteggeva perfetta-mente. Trattandosi di obici congettata molto arcuata, i cannoniamericani potevano colpire dovevolevano in quasi assoluta sicurez-za. Un aereo ricognitore poteva,certamente, individuarli ma, per lo-ro e nostra fortuna, i tedeschi nonne disponevano.

Bene, vogliamo ritornare allaquestione Oscar? È un argomentoche trovo difficoltà a dover trattareperché adesso capisco bene inquali situazioni mi stavo caccian-do. Erano momenti ancora difficili.Eravamo in zona di guerra e la vi-ta delle persone era di un’aleato-rietà facile a comprendersi. Ora,sempre con il famoso senno di poi,capisco che non dovevo crearmiproblemi e che il mio intromettermiin faccende di prestigio personalepotevano mettermi nei guai. Per-ché questa premessa? Perchéquello che sto per raccontare pote-va urtare la suscettibilità di unapersona che io non conoscevo eche poteva prendere male la miaintrusione.

Infatti, il soldato Oscar si staccòdal gruppo e mi venne incontro.Non aveva un’espressione bene-vola. Ma, brutto com’era e, vi assi-curo che era veramente brutto, ar-rivò a pochi passi da me e mi apo-strofò con frasi che io non capii.Avevo notato che i suoi commilito-ni sembravano divertirsi della si-tuazione, qualcuno ridacchiava,come suol dirsi, sotto i baffi e,sembrava aspettare qualche cosache doveva succedere. Guardan-do l’espressione truce del soldatoOscar pensai che ce l’avesse conme per qualche cosa che involon-tariamente avevo fatto e già teme-vo qualche conseguenza spiace-vole. Erano pur sempre i padronidella situazione e quello che noncapivo mi preoccupava ancora di

più… Ah, non conoscere le linguestraniere! Come maledicevo i co-struttori della Torre di Babele!

Ma, con mia grande sorpresa emolto imbarazzo da parte mia, lovidi togliersi dalla spalla la sua ca-rabina M1 cal. 30, una delle armiche più mi piacevano e della qualeero in assoluto innamorato per lasua “grazia estetica” e per l’aspet-to di efficienza che emanava nellasua leggerezza e dimensioni. Nonebbi alcun timore, non pensai chefosse mal intenzionato nei mieiconfronti. Era la prima volta che civedevamo e non aveva alcun mo-tivo per avercela con me. Ma, co-munque, a quei tempi ne succede-vano dei fatti incresciosi, molti deiquali non trovavano giustificazionealcuna… e, pertanto, rimasi sulladifensiva, stando molto attento allesue mani per come si muovevanoe per capire dai suoi gesti le sueintenzioni ed essere pronto, even-tualmente, a reagire. Come avreireagito non lo so, non potevo cer-tamente contare sui miei amici delvicinato che erano presenti e cheosservavano la scena con moltaattenzione, anche loro in attesadello svolgersi degli eventi.

Oscar si portò a due passi da mee, guardandomi negli occhi, dopoavere “scarellato” l’otturatore peressere sicuro che l’arma fossescarica, mi tese la carabina facen-do segno con la testa di prenderla.A questo punto, non ragionavo più,non ricordo bene ma, probabil-mente, per l’emozione, tremavocome una foglia. Quando ebbi inmano la carabina rimasi come pie-trificato, non sapevo che cosa far-ci, non sapevo che cosa Oscar vo-lesse da me e dalla sua carabina.Poi, uno dei soldati che erano in-torno a noi scambiò delle parolecon Oscar e si diresse verso unpoggio che delimitava il campoverso monte e che si trovava a cir-ca dieci, quindici metri. Là giunto,depositò sul terreno alcuni busso-lotti di varia grandezza. La distan-za era uguale a quella che normal-mente usavo con la mia carabinaA.C. (Aria Compressa). Cominciaia capire qualche cosa. Guardai ilmio amico W.J.Scipio che, facen-domi un segno con la mano mi co-municò che era tutto OK, e strinseil pugno in senso di incoraggia-mento. Pensai che si volessero di-vertire con il loro commilitoneOscar. Pensai che W.J.S. avesseraccontato delle mia prodezze ba-listiche e che volesse dimostrarequanto ero bravo, più bravo diOscar. Forse era in corso anchequalche scommessa… Questo lopensai più tardi. Sul momento eroin un mare di confusione. Reggevola carabina con la stessa cura e re-ligione che forse usa il sacerdotenel reggere la Pisside alla sua pri-ma Messa. Non sapevo che cosafare. Ero letteralmente paralizzato.Guardavo solo Oscar, aspettandoda lui, titolare dell’arma, che mi di-cesse che cosa dovevo fare. Si po-sizionò di fianco a me, quasi a con-tatto del corpo, inserì un caricatoreche io sapevo contenere quindiciproiettili, caricò la prima cartucciain canna, sempre lasciando la ca-rabina nelle mie mani, alla fine sigirò verso di me e con una smorfiache forse voleva essere un sorriso,mi indicò i barattoli allineati e conun gesto esplicito mi invitò a tirare.Anche ora trovo difficile descrivere

LA SECONDA GUERRA MONDIALE, RICORDI E TESTIMONIANZE“CRONACA DAL FRONTE DI UN RAGAZZO DI PIETRASANTA!”

Seconda partedi Ugo Bacci

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 9

la mia emozione. Avevo un’armavera in mano, avevo un pubblicoche chi sa che cosa si aspettavada me e che, nel frattempo, pru-dentemente, si era collocato dietrodi me, dedussi, in posizione di si-curezza.

Ma ormai avevo accettato il bal-lo, al quale comunque non avreimai rinunciato, e dovevo ballare.Alzai la carabina all’altezza dell’oc-chio destro e pur non avendo maimirato attraverso una diottra, unanellino con un foro che sostituivain tutti i fucili americani, compresoil Garand, la comune tacca di mira,mi trovai subito sorpreso nel con-statare come era più facile ottene-re l’allineamento delle mire con ilmirino che si stagliava netto nel fo-ro di diottra e contro il bersaglio.Non avevo mai sparato con un fu-cile vero e, pertanto, tenevo la ca-rabina con poca forza, come erouso fare con la mia carabinettaA.C., Quando mi feci coraggio eschiacciai il grilletto il colpo partìmolto alto e si perse in mezzo agliolivi. Mi girai intorno e vidi qualchesorrisetto misto a preoccupazione.Qualcuno forse pensava: ma chice l’ha fatto fare! Chissà come po-trà finire la storia. Ma mentre stavoper restituire l’arma ad Oscar, pen-sando di avere concluso il mioshow e di averlo concluso mala-mente, lo stesso Oscar ,con un ge-sto, mi invitò a tenere ancora la ca-rabina e, resosi conto del mio erro-re, con un altro gesto mi invitò astringere di più l’arma. Così feci.

Il secondo colpo partì meglio eandò a piantarsi alcuni metri da-vanti al primo barattolo. Ma ormaiavevo capito come si faceva. Sen-tivo la carabina come parte di mestesso, sentivo che non mi avreb-be deluso, era entrata, come oggisi dice, in simbiosi con me. Sem-pre stringendo la carabina conmolta più forza, rispetto al primo ti-ro, sparai al secondo barattolo.Non lo presi in pieno ma lo feci sal-tare in aria. Gli altri barattoli, non ri-cordo quanti erano, schizzaronotutti via con un bel foro addosso.Preso dall’euforia del momentocercai altri bersagli e, poco più lon-tano, sul terrazzo di una casa disa-bitata al momento, ma i cui pro-prietari conoscevo bene ed eranoanche amici di famiglia, scorsi unafila di vasi per fiori, di quelli in ter-racotta, allineati uno accanto all’al-tro. Non ressi alla tentazione e pre-sili di mira li centrai TUTTI! Fortu-natamente il caricatore esaurì ilsuo contenuto e perciò fu giocofor-za smettere.

Ripresomi dallo stato di “trance”in cui mi ero trovato mi guardai in-torno e vidi espressioni di sorpresasu quasi tutte le facce. W.J.S. sor-rideva e mi faceva un cenno disoddisfazione con il pollice alzato.Oscar che non si era mai spiccica-to dal mio fianco mi riprese la ca-rabina e, mettendomi una manosulla spalla, mi guardò negli occhicon un accenno di sorriso e mi dis-se: “good”.

Finì così la mia esperienza conle armi americane, infatti, fino al-l’età adulta, non ebbi più occasio-ne di intrattenermi con esse. Con-tinuò il mio rapporto amichevolecon W.J.S. e qualche volta incon-trai di nuovo Oscar che, immanca-bilmente, rispondeva al mio salutocon uno sguardo fisso, senza alcu-na espressione, come se non cifossimo mai visti. Ma in quellosguardo vedevo, o forse volevovedere, un lampo di simpatia e,ogni volta che ci incontravamo, ri-tornavo con il pensiero a quel fan-tastico pomeriggio.

Fra i miei amici del momento c’e-ra un ragazzo maggiore di me dialcuni anni, ne aveva probabilmen-

te sedici o diciassette, sfollato daLa Spezia. Era di un’intraprenden-za incredibile! Era riuscito ad ag-gregarsi con i militari alleati che sene servivano per piccoli servizi, le-citi, tengo a precisare... come cer-care legna da ardere, lucidarescarpe, aiutare in cucina a pulire lepentole ed altre piccole cose delgenere. Addirittura vestiva comegli americani: giubbetto, pantaloni,scarpe, berretto di lana, tutto di unperfetto colore verde militare ame-ricano. Sì, perché il colore delle di-vise americane era di un verdeparticolare, inconfondibile. Quanticappotti fatti con le coperte di lanadegli americani ho visto girare nel-l’immediato dopoguerra e, comedovevano tenere caldo, così mor-bidi e leggeri. Io, comunque nonl’ho mai avuto…

Questo mio amico, che si chia-mava Lucio, un giorno, dopo diver-si che non lo avevamo visto miprese da parte con grande circo-spezione e mi confidò che, tra lerovine dello spaccio della Coope-rativa di Consumo di Pietrasanta,in località “Marzocchino”, avevanascosto, sotto le macerie, unagrossa quantità di materiale ameri-cano. Cioccolate, sigarette, “razio-ni K” (che i soldati si portavano die-tro per un pasto frugale e sveltoquando si recavano sulla linea delfuoco) ed altre cose interessantinon precisate. Tutta roba che luiaveva ricevuto dai militari che sierano avvicendati sulla linea delfronte. Dirlo così, sembra tuttosemplice… ma la località che miinvitava a raggiungere insieme alui, dietro promessa di una partedel “bottino”, si trovava esattamen-te sulla strada che da Quercetaporta a Seravezza e quella strada,vedi un po’, faceva parte di quellapiccola striscia chiamata in gergomilitare: terra di nessuno! In quellazona le parti avverse si sparavanocon il fucile e…forse, anche con lapistola! Non solo, ma il posto chedovevamo raggiungere si trovavaal di là della strada, in zona di in-fluenza prevalentemente tedescae, per raggiungerlo, si doveva at-traversare la strada con il rischio (eche rischio!) di buscarci, come mi-nimo, una fucilata.

Ma siccome ho sentito dire chel’incoscienza inizia con i primi pas-si e poi…peggiora! Accettai l’invitoe partimmo per la predetta destina-zione. Come mezzo di locomozio-ne avevamo una vecchia biciclettache Lucio aveva raccattato non sodove e che adoperammo per copri-re un percorso che stimo superioreai tre km. Lucio pedalava ed io sta-vo seduto sulla canna. Non ricordobene che cosa successe durante ilpercorso. Ricordo, però, che fa-cemmo la via Aurelia fino al PonteRosso, quel ponte che neanchedecine di bombardamenti eranoriusciti a distruggere, e che sulponte trovammo un militare di colo-re, con le insegne della polizia mili-tare sull’elmetto, nascosto dietroun muretto costruito con sacchettidi terra. Abbozzò un tentativo difermarci ma che noi ignorammo“sfrecciandogli” davanti. Subito do-po il ponte lasciammo la via Aure-lia e ci inoltrammo in mezzo aglioliveti percorrendo sentieri sterratiche ci portarono, protetti alla vistadi tutti dalle chiome degli alberi, inprossimità della strada che ci divi-deva dalla nostra meta. Per pru-denza ci fermammo una decina dimetri prima del ciglio stradale. Ac-covacciati dietro le radici di un oli-vo ultracentenario che correva il ri-schio, trovandosi proprio sulla lineadel fuoco, di mettere fine alla sualongevità per colpa di una qualcheesplosione di granata o di altri mar-chingegni bellici che gli ronzavano

d’intorno da diverse settimane, inuna zona battuta dalle artiglierie diambo le parti. Anche noi eravamolì, e solo in quel momento realizzaiquanto era pericolosa la nostra po-sizione. Solo la strada ci dividevadalla “terra di nessuno”. Ed eraquella strada che dovevamo attra-versare per raggiungere le rovinesotto le quali erano nascoste le co-se che il mio amico aveva raccolto.Mi accorsi che, inconsciamente,stavo trattenendo il respiro. Erauna situazione irreale. Sapevo chea poche centinaia, forse a pochedecine di metri, c’era un apparatobellico contrapposto pronto a usci-re da quel torpore da un momentoall’altro. Eravamo bloccati più chedalla situazione contingente, dallenostre tardive paure. Mentre ciguardavamo interrogativamente suche cosa fare, il rumore di una raf-fica di mitragliatrice tedesca, esplo-sa a poca distanza da noi, ci fecegelare il sangue. Alzammo istinti-vamente la testa verso la collinache sovrasta la parte nord dellastrada. A non più di cento metri, ap-postati dietro un piccolo rilievo roc-cioso coperto di erbe, notammodue soldati tedeschi sdraiati uno difianco all’altro che con una mitra-gliatrice leggera, probabilmente unMG, stavano sparando verso unnon identificato bersaglio posto ol-tre la strada alla nostra destra. Do-po pochi minuti di fuoco, raccolse-ro le loro attrezzature e carponi siritirarono fino a sparire dietro unadelle innumerevoli “piane” checompongono la collina. Appena intempo. Dove prima erano i due mi-litari tedeschi la terra ora ribollivacolpita da raffiche di mitragliatrici“browning” americane che ricono-scevamo e si distinguevano per illoro ritmo lento e cadenzato daquelle tedesche dal ritmo veloce esibilante. Sassi e terriccio volavanoper l’aria.

Stavo appiattito in terra, ai piedidi un olivo ed in mezzo a cespuglidi erba incolta che, anche se pursecca, riusciva a coprirci sufficien-temente (almeno così speravo!).Un’ansia incontrollabile mi ag-gredì. Ero tutto teso. Ero, come sisuol dire, una fascia di muscoli. Mirendevo conto, solo allora, di ave-re fatto una gigantesca stupidaggi-ne per essermi lasciato convinceredal mio compagno a seguirlo inquesta avventura che poteva tra-sformarsi in tragedia. Cominciai apensare che nessuno sapeva doveeravamo. Che la situazione potevaevolvere nel peggiore dei modi eche se ci fosse successo qualchecosa di drammaticamente definiti-vo (!) i nostri corpi sarebbero statiritrovati, forse, e chissà quando…Chiunque poteva tirarci addosso.Eravamo in una zona dove qualun-que cosa si muovesse o che des-se solo il dubbio di presenze ostili,sia dall’una come dall’altra parte,era fatta oggetto di attacco conqualunque tipo di armi… In unaparola mi trovavo in una situazionedi m… e ne volevo uscire. Mentrecosì pensavo, senza una parola, ilmio amico era balzato in piedi econ una velocità da fare invidia aduno scattista si era diretto verso lastrada che ci divideva dal nostroobbiettivo e l’aveva attraversata.Lo vidi sparire dentro a delle ma-cerie che rappresentavano quelloche era rimasto dello “spaccio”della Coop. Del Marzocchino. Nonaveva rinunciato al suo bottino chelì aveva nascosto. Maledissi la suatestardaggine e la mia dabbenag-gine ma, contemporaneamente,ammirai il suo coraggio che, piùtardi, definii più giustamente totaleincoscienza. Lo odiai perché miaveva lasciato solo con i miei ter-rori che la solitudine ingigantiva.

Passò un lasso di tempo che misembrò un’eternità. Non so direquanto tempo, ma quando vidi unatesta spuntare da dietro un muroche faceva parte delle macerie cheavevano ingoiato il mio amico edue occhi che con viva apprensio-ne guardavano intorno, smisi di re-spirare in attesa degli eventi. Co-me un topo che scappa da una fo-gna per raggiungere un altro pertu-gio che lo protegga, vidi il mio ami-co lanciarsi attraverso la strada edirigersi a qualche decina di metrilontano da me. Mi disse poi chel’aveva fatto perché gli sembrava ilpercorso più breve e per evitareche eventuali colpi a lui diretti po-tessero coinvolgere anche me…che gentile pensiero! Ma la primacosa che notai quando mi raggiun-se fu il colore del suo viso: di unpallore mai notato ed il suo respiroche usciva dai polmoni come seavesse dentro un mantice da fab-bro. E, la cosa ancor più notevole,fu che non aveva niente con sé.Tutto il bottino che lui aveva na-scosto non c’era più. Qualcuno eraarrivato prima di noi!

Ci guardammo senza proferireparola. Non era tempo di parlare.Dovevamo prendere la via di ritor-no al più presto e nella maniera piùcauta. Temevamo che la fortunache ci aveva assistito fino a quelmomento potesse abbandonarci.Arrivammo carponi a dove aveva-mo lasciato la bicicletta, ci muove-vamo molto lentamente, cercandodi stare più bassi possibile e di nonmuovere gli arbusti, secchi per lastagione invernale. Lo avevamo vi-sto fare al cinema e ci sembrò lamaniera più giusta per svicolarevia, lontano, il più lontano possibi-le dal quel posto assurdo. Ma, an-cora incomprensibilmente, tutto in-torno a noi taceva. Non c’era se-gno di attività alcuna. Sembravache la guerra che dilaniava quellezone non fosse più lì. Sembravache le parti in lotta ci dicessero:forza, andate tranquilli. Non teme-te, stiamo qui a celebrare la stupi-dità umana e quella da voi dimo-strata merita un premio...

Non mi ricordo come facemmoper ritornare a casa. Ritornammo.Per alcuni giorni, il mio amico ed ioevitammo di incontrarci e, quandolo facemmo, ci guardammo senzaproferire parola sulla nostra avven-tura e, tacitamente, decidemmo dinon parlarne più.

Eravamo in pieno inverno, i primimesi dell’anno 1945, gennaio ofebbraio non so precisare. Un in-verno molto mite come di solito so-no gli inverni nella nostra incantatae incantante Versilia, quando lanostra famiglia fu colpita da un lut-to non del tutto inatteso. Mia non-na paterna, la nonna Benedetta,già in là con gli anni e da tempo or-mai immobilizzata su di una poltro-na, morì. Ne fummo tutti rattristatima, per mio padre, fu una tremen-da mazzata. Quando il primo geni-tore muore si sente come se qual-che cosa si rompesse dentro dinoi. Succede. L’ho capito quando,nella logica del tempo, una simileesperienza ho dovuto sperimentar-la anch’io. Non dico che la scom-parsa del secondo genitore non cicolpisca dolorosamente, ma siamopiù preparati. È come se ci fossestato iniettato un vaccino. Il doloreti prende ma te ne fai più facilmen-te una ragione.

Mia nonna era religiosissima. Ilsuo compagno abituale era il rosa-rio che teneva sempre tra le manied i cui grani, a forza di sgranarli,erano diventati piccoli, per la con-sunzione. Il problema per mio pa-dre, in quel momento particolare,era di offrire alla nonna, almenonella sua essenza, un funerale reli-

gioso, non poteva tumulare suamadre senza che la sua anima fos-se confortata dalla presenza di unministro di Dio. Ma il problema era:dove rimediare un sacerdote dispo-sto a venire da noi? La nostra casaera una delle abitazioni più a nord,esposta al fronte e dove, per arri-varvi, si doveva passare per unastrada, la strada provinciale che,dal centro della città, continuava di-ritta e totalmente scoperta verso lecolline, poste a poche migliaia dimetri, dove erano installate le dife-se tedesche, che la tenevano co-stantemente sotto controllo. Basta-va che qualche cosa si muovessenell’area ed erano, nella miglioredelle ipotesi, colpi di mortaio.

Mio padre, sfruttando il suo gran-de ingegno, che io ho sempre am-mirato, perché ne sono semprestato privo, utilizzò delle tavole,che avevano, in precedenza, fattoparte di una cabina, installata sullaspiaggia del mare, usata in estate.Con l’avvicinarsi dell’evento bellicoera stato impartito l’ordine dismantellare ogni costruzione esi-stente sul litorale e mio padre, perevitare eventuali sanzioni e pernon gettare al vento del materialeutile come tavole, tegole ed altrecose, aveva smontato tutta la ca-panna ed aveva portato a casa tut-to il materiale di risulta. È con que-ste tavole che riuscì a costruireuna bara più che decente. La co-struì, sicuramente, con tanto amo-re. Non l’ha mai confessato, ed ionon gliel’ho mai chiesto, ma sonosicuro che quel legno fu bagnatodalle sue lacrime.

Non so a chi venne l’idea ma,qualcuno si ricordò che, nel vicinoconvento dei frati francescani, po-teva esserci ancora qualche reli-gioso che non aveva abbandonatole sue “pecorelle” con l’avvicinarsidella tragedia bellica. Non so an-cora come avvenne ma, il giornodopo, di primo pomeriggio, vidi ar-rivare un frate. Un uomo gigante-sco, dallo sguardo penetrante, daimovimenti decisi, che poi seppichiamarsi padre Domenico. Aiuta-to da mio padre afferrò la bara, do-ve si trovava la nonna, e con mos-sa decisa, piena di forza, caricò labara su un carretto a due ruote,con pianale e due stanghe. Tiròfuori da sotto la tonaca l’aspersoriocon l’acqua benedetta e dopo unabreve funzione religiosa, alla qualetutti noi assistemmo, afferrò condecisione le stanghe del carretto esi diresse con mio padre, che spin-geva da dietro, verso la strada pro-vinciale che si trovava a poche de-cine di metri dalla nostra abitazio-ne e, là giunto, girò la testa versole postazioni tedesche, quasi a sfi-darle e, con un sonoro: “andiamo”,si immise sulla strada e con unavelocità che avrebbe fatto invidiaad un fondista si diresse verso laparte opposta del paese dove sitrovava il cimitero.

Io, che avevo seguito il feretro fi-no alla provinciale, ho ancora da-vanti la scena di una strada deser-ta, di due persone, di un carretto edi una tonaca marrone che volavaal vento spinta dallo spostamentod’aria che la velocità della corsacreava.

Finì tutto bene. Mio padre ritornòa casa. La nonna riposava, sicura-mente serena nel suo eterno son-no, grazie al generoso gesto diquel padre Domenico che, moltopiù tardi, ebbi modo di frequentareed apprezzare quando divenne as-sistente ecclesiastico dell’ associa-zione scoutistica cui appartenni inseguito.

U.B.

(continua nel prossimo numero diVoce Nostra)

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l’ibridazione di tre specie diverse):il Triticum spelta (farro grande, ininglese spelt): è un grano vestito,poco comune da noi, ma più colti-vato in centro Europa. È il triticumpiù ricco in fibra, il suo fratellonudo è invece il più comune Triti-cum vulgare o aestivum, comu-nemente detto grano tenero,wheat in inglese. Questo è il gra-no più diffuso al mondo, quellousato principalmente nella pani-ficazione e nella preparazionedei prodotti da forno. Nel corsodell’ultimo secolo sono stati sele-zionati frumenti teneri sempre piùproduttivi: ad esempio i grani tene-ri di oggi sono molto bassi e di al-tezza regolare, il che li rende piùfacilmente coltivabili in modo in-tensivo. Si selezionano anche va-rietà più o meno adatte alla lievita-zione. In Italia si stanno valoriz-zando le varietà più antiche, menomassicciamente selezionate per laproduttività: Solina (Abruzzo) Ver-na e Gentil Rosso (Toscana), Ca-rosella di Pruno (Cilento), Frassi-neto (Piemonte), uno sforzo utileper mantenere la biodiversità pre-sente in natura e per ottenere pro-dotti con diverse caratteristiche or-ganolettiche e salutistiche.

Ma perché si vantano caratte-ristiche peculiari per questo oquel tipo di triticum? Ci sonodavvero differenze? I grani delpassato erano probabilmente piùricchi in proteine, carotenoidi e al-tri antiossidanti. Oggi si cerca an-che di capire se i grani antichi sia-no meno dannosi per chi soffre di“intolleranze” alimentari. In questocampo si stanno cimentando moltiricercatori e probabilmente scopri-remo qualcosa di nuovo nel giro diqualche anno (o decennio). Sta difatto che sicuramente tutti i Triti-cum, che siano nudi o vestiti,antichi o moderni, non sonoadatti per i celiaci, perché tutticontengono glutine. Chi invece hauna generica “intolleranza” al fru-mento, può trarre beneficio dalprovare diversi tipi di grano antico:combinazioni proteiche diversepotrebbero avere effetti diversi a li-vello intestinale.

La produzione e diffusione diquesti grani antichi è ancoramolto limitata. Gli acquisti si pos-sono fare online, attraverso i pro-duttori stessi o attraverso alcuneditte distributrici specializzate. Op-pure ancora attraverso i Gruppi diAcquisto Solidale (GAS). Comesempre, variare il più possibile ladieta aiuta ad avere una coperturaottimale di tutti i nutrienti necessa-ri: cercate i prodotti meno raffinati.Le produzioni di nicchia costano dipiù?. Uno stimolo a mangiare unpo’ di meno, ma meglio!

*Simonetta Salvini

Tratto da “La nostra salute” rivistadella Lega Italiana per la Lotta contro iTumori – Sezione Provinciale di Firen-ze – Onlus –www.lagatumorifirenze.it– che ne ha gentilmente autorizzato lariproduzione.

*Dietista, libera professionista,www.simonettasalvini.it

FRUMENTI ANTICHI ALLARISCOSSA…

Da qualche anno sono comparsisul nostro mercato farine, chicchi,cereali per la prima colazione, bi-scotti, crackers, pane, etc a basedi Kamut. Con un nome misterio-so e un marketing moderno, que-sto grano antico, riscoperto e va-lorizzato da una famiglia america-na, è diventato per molti sinonimodi “alimento sano”. Per cercare dicapire di cosa parliamo e come siè arrivati a questo boom, proce-diamo con ordine.

Il frumento di grano (Triticum)da oltre una decina di migliaia dianni è la base dell’alimentazionedi una buona fetta di umanità.L’antenato del nostro attuale fru-mento cresceva selvatico nella co-siddetta Mezzaluna Fertile. Nelcorso del tempo l’uomo (già mi-gliaia di anni prima di Cristo) hainiziato a coltivare alcune di que-ste varietà, quelle che meglio siadattavano al tipo di terreno e alclima e che meglio resistevanoagli attacchi di parassiti e di erbeinfestanti. Documenti e reperti ar-cheologici dimostrano che il piùantico era il Triticum monococ-cum detto anche farro piccolo, far-ro monococco, o einkorn, che intedesco significa “grano singolo”.È la varietà più semplice e rustica,con semplice struttura genetica(diploide). È un cosiddetto granovestito: le glumelle che rivestonoogni seme sono fortemente attac-cate. Esiste ancora allo stato sel-vatico, in zone interne della Tur-chia e Iran. Con il ritrovamento diOtzi, la mummia del Similaun, inalta Val Senales, Sudtirolo, si di-mostrò che il farro monococco, in-sieme all’orzo, era la base dell’ali-mentazione anche in questa zonadel nord Italia, intorno a 3300 annia.C.

Da qualche decennio è rinatol’interesse per la sua coltivazionecome prodotto salutistico. Tra lediverse varietà di triticum, il pic-colo farro è infatti il più ricco diproteine, ha meno glutine di altrevarietà ed è molto ricco in carote-noidi, da cui il colore giallastro del-la sua farina. In Italia sono stati re-gistrati alcuni marchi: Shebarr,coltivato nelle pianure brescianeed Enkirr, coltivato in Piemonte, aldi sopra dei 500 metri s.l.m. En-trambi sono prodotti biologici.

Nel corso dei millenni il triticummonococcum è stato in buona par-te sostituito dal Triticum dicoc-cum, detto comunemente farromedio o farro, in inglese emmer.Anche questi, come il monococ-cum, è un grano vestito, genetica-mente un po’ più complesso (tetra-ploide) del farro piccolo. Più pro-duttivo del monococco, era il gra-no utilizzato ai tempi dei Romani.Vi siete mai chiesti da dove derivila parola farina? Deriva dal latinofar = farro! Molto ricco in protei-ne e polifenoli è stato però pianpiano soppiantato da altri granipiù produttivi (grano duro e gra-no tenero), pur rimanendo coltiva-to in alcune zone: il Farro dellaGarfagnana ha ricevuto nel 1996 ilriconoscimento di IGP (Indicazio-ne Geografica Protetta), mentre ilFarro di Monteleone di Spoleto(Triticum dicoccum Schubler) èuna DOP (Denominazione di Ori-

gine Protetta).Molto simili al farro medio, ma

con la caratteristica di essere nudi(le glumelle si staccano sponta-neamente dal seme), sono altrevarietà di T.turgidum.

Il Triticum turgidum ssp du-rum è il cosiddetto grano duro,che si è sviluppato e diffuso so-prattutto nel bacino del Mediterra-neo. La consistenza del chicco èvitrea, caratteristica principale del-la semola che ne deriva: è quindil’ingrediente di elezione per lapreparazione della pasta e dellasemola per cous cous. Se maci-nato più finemente si ottiene inve-ce la farina di grano duro, utilizza-ta, soprattutto nel meridione, an-che per la panificazione. Per ra-gioni di produttività è stato selezio-nato nel corso degli anni, soprat-tutto nel 1900. Le varietà più anti-che, o almeno in uso all’inizio delsecolo scorso, sono, tra le altre,Cappelli, Appulo, Arcangelo, Dui-lio, Simeto, Duro Lucano, Capeiti,ancora oggi utilizzate per il Panedi Altamura DOP e il Pane di Ma-tera IGP.

Molto simile al grano duro abbia-mo poi il Triticum turgidum sspturanicum, detto grano Khorasan.Anche questo grano, come il farromonococco, è rimasto quasi sco-nosciuto fino ad epoca recente.Ha continuato a crescere probabil-mente spontaneo in alcune zonedi origine, finché è stato riscopertoe valorizzato. Ad oggi il nomecommerciale è Kamutr: importatonegli USA e coltivato inizialmentecon il nome “Il grano di Re Tut”, fi-no agli anni 1980 la produzione ri-mane una produzione di nicchia,che circola nelle fiere agricole delMontana. Pian piano l’interesseper il prodotto aumenta e nel1990 viene registrato il marchioKamutr. Si legge sul sito ufficiale:“Kamutr non è il nome di una va-rietà di grano. È un marchio regi-strato utilizzato per commercializ-zare una varietà di grano che ga-rantisce determinate caratteristi-che (…) per proteggere e preser-vare le qualità eccezionali dell’an-tico grano Khorosan, a beneficio ditutti coloro che cercano un alimen-to sano e di alta qualità. Solo at-traverso l’uso di un marchio regi-strato si può garantire ai clientiche i prodotti a base di grano Kho-rosan Kamutr contengono la purae antica varietà di grano Khoro-san, coltivato secondo il metododell’agricoltura biologica e con ele-vati standard di qualità”.

Bisogna riconoscere l’alta im-prenditorialità di questa famiglia!Ma non trascuriamo le piccolerealtà presenti anche nel nostroPaese: Il triticum turgidum vienecoltivato e prodotto in Italia conil nome di grano antico Etruscoe grano Khorosan Santandidar

(Puglia, Basilicata, Campania, Ir-pinia).

Arriviamo infine all’ultimo grup-po, quello dal punto di vista gene-tico (esaploide, perché deriva dal-

SALUTE

PALAZZO YACOUBIANdi ‘ALA AL-ASWANItraduzione di Bianca LonghiUniversale Economica FETRI-NELLI. 215 pagg. Euro 7,50

P u òsembrarestrano pro-porre la re-censione diun roman-zo scrittoda un auto-re egizianonel 2002 etradotto inottimo ita-liano nel

2006 per i tipi di Feltrinelli, ma è aseguito della sua lettura che, allafine, trarrò spunto per alcune con-siderazioni personali ‘fuori dal co-ro’. Il libro mi fu regalato otto annifa da un mio carissimo amico cheha sposato una egiziana (cairota).Nel corso di un incontro espressiloro il mio compiacimento per lebellezze dell’Egitto: qualche annoprima avevo fatto una bella vacan-za a Sharm el-Sheick e, successi-vamente, una crociera sul Nilo, al-trettanto bella. “Sì – mi dissero –ma dal punto di vista economico-sociale la realtà è assai comples-sa, senz’altro diversa da quellache hai potuto vedere ed immagi-nare dopo le tue esperienze turi-stiche. Ti proponiamo questo testoche è il romanzo più venduto nelmondo arabo”. Lo lessi.

Il palazzo di cui al titolo fu co-struito negli anni Trenta ed è situa-to in uno dei viali del centro de IlCairo. Esso rappresenta il para-digma che comprende e sintetizzal’intero Egitto.

L’A. narra la storia del devoto eortodosso figlio del portiere dell’e-dificio il quale vuole entrare nellapolizia ma finirà coll’ingrossare legià folte milizie islamite. Anche lasua fidanzata è coinvolta nei vari‘passaggi’ della narrazione soprat-tutto in quanto vittima delle anghe-rie dei suoi datori di lavoro. Unaparte non secondaria è riservataalla descrizione dei ‘coinquilini’ po-veri che vivono sul tetto dell’edifi-cio sognando una vita migliore.Fanno parte della vicenda ancheun signore aristocratico, gaudentenon timorato di Dio e nostalgicodei tempi di re Faruk; un intellet-tuale gay molto attratto dagli uomi-ni nubiani che vive i suoi amoriproibiti in maniera affatto clande-stina; un uomo d’affari senza scru-poli con aspirazioni di carriera inpolitica… Tutti questi racconti han-no una loro precisa collocazionenel romanzo e le rispettive vicendesi inseriscono in maniera sorpren-dente nel tessuto della narrazione.Ognuno rappresenta una sfaccet-tatura del moderno Egitto dove lacorruzione politica, le fortune eco-nomiche di dubbia origine e l’ipo-crisia religiosa vanno a braccettocon l’arroganza dei governanti edel potere in genere, dove gli idea-li dei giovani si trasformano repen-tinamente in estremismo e doveancora prevale un’immagine anti-quata e illiberale della società.

Molto evidente ne risulta la de-nuncia dell’inquinamento della vitacivile, della politica egiziana e dei

movimenti islamisti. Palazzo Ya-coubian racconta in maniera magi-strale le gioie ma soprattutto leviolenze e gli arbitrii sofferti dallepersone ‘comuni’ in un Egitto plu-rale, ancora poco conosciuto elontano dagli stereotipi.

Quando a fine gennaio scorsoappresi dal tg della scomparsadel giovane ricercatore universi-tario Giulio Regeni, recatosi alCairo per una tesi sul sindacali-smo in Egitto – facendo memoriadel libro di cui ho appena parlato– per lui prefigurai subito qual-cosa di brutto. Il suo corpo fu ri-trovato il 3 febbraio con evidentisegni di tortura. Di fronte ad unamorte atroce come la sua è diffi-cile chiudersi nella rassegnazio-ne e nel dolore, come forse avreifatto io se ne fossi stato il geni-tore. Eppure posso ben capire larabbia e le espressioni di profon-da offesa manifestate dai suoigenitori. Non capisco invece lamobilitazione delle maggiori Au-torità del nostro Paese – a co-minciare dal Presidente Mattarel-la al premier Renzi, ai presidentidi Camera e Senato –, di tutte leforze politiche di maggioranza edi opposizione, di tutti i sindaca-ti di qualsiasi sigla, nazionali e dibase; coinvolgendo le manife-stazioni sportive, gli stadi di cal-cio...Né capisco come sia statopossibile concedere ai suoi ge-nitori di fare una conferenzastampa nei locali del Senato del-la Repubblica, né riesco a com-prendere il coro persistente eprolungato (ormai sono trascor-si più di tre mesi dal tristissimoevento ) di tutti i media – stampa,radio, televisione – per CHIEDE-RE LA VERITA’ all’Egitto.. Qual-cuno ha detto: “la verità si sco-pre quando gli uomini sono libe-ri di cercarla”. Ma c’è davverochi pensa che un satrapo dittato-rello come al Sisi (il presidenteegiziano) possa dire “sì, siamostati noi, scusateci”, ammetten-do di fatto che i suoi servizi se-greti o la sua polizia abbiano ef-fettuato il crimine, come certa-mente è successo? L’altro gior-no una sedicente giornalista del-la tv egiziana (dalle sembianze dilavandaia scandinava) si è per-messa di dire “al diavolo gli ita-liani” a commento delle nostrereiterate richieste della VERITÀ.La verità è nuda e quando non ri-trae un corpo perfetto può risul-tare oscena o sconcertante. Pur-troppo poi in altre circostanze –si veda l’angosciosa odissea deinostri Marò, ossia marinai al Ser-vizio dello Stato (al momento incui scrivo, dopo oltre quattro an-ni dall’incidente sulla petrolieraLexie, la vicenda non risulta af-fatto conclusa) –del resto in altrecircostanze, dicevo, abbiamotoccato con mano quanto scarsosia il peso dell’Italia a livello in-ternazionale pur avendo tale Mo-gherini quale ministro degli este-ri dell’Unione Europea (sic!). In-somma c’è qualcosa, in questoinsistito coinvolgimento di tuttele espressioni mediatiche, chemi lascia perplesso, molto per-plesso.

duccio.guasparri@alice .it

SCAFFALEa cura di Duccio Guasparri

La giustizia è la forza dei re, la furbizia è la forza della donna,l’orgoglio è la forza dei pazzi, la spada è la forza dei vigliacchi,l’umiltà è la forza dei saggi, le lacrime sono la forza del bambino,l’amore tra un uomo e una donna è la forza del mondo.

Detto cinese

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 11

IL SACRO NUMERO 12 – LA DODECALOPOLI

Il numero 12 degli uccelli vedutida Romolo è numero sacro agliEtruschi. Dodici erano le alte po-tenze del destino, le Divinità mi-steriose, dodici erano i cieli, lo Zo-diaco, dodici avevano da essere ipopoli dell’Etruria, che si riunivanoperiodicamente nel Bosco Sacrodel Dio Voltumna nella regione diBolsena che i Romani chiamaronoVolsinii e gli Etruschi Velzna; lì sifacevano le grandi feste religiose,le gare sportive, acrobatiche (tipi-co l’affresco nella Tomba dellascimmia di Chiusi), musicali conflauti e sacrifici agli Dei (tipico l’af-fresco nella tomba dei Leopardi aTarquinia). Feste dedicate agli Deie agli uomini per la buona sorte innome di amicizia. La Lega hasempre avuto carattere sacro, reli-gioso e civile; gli Etruschi avevanoun forte senso di appartenenza,religiosa e civile, ma la lega nonriuscì mai ad essere anche una le-ga politica; ogni città era rigida-mente autonoma; non ha mai su-perato il particolarismo politico, laLega storicamente non è mai riu-scita ad avere nel tempo caratterepolitico. L’antichità del culto prati-cato è confermata dalla dualità delsesso degli Dei e la famiglia è sa-cra e basilare. “Casa” in latino si-gnifica capanna (e non domus cheè l’abitazione-la villa del dominus,signore); ha al suo accesso unadivinità, il Giano bifronte che vigilasu quello che può accadere fuori,all’esterno, ma segue anche quel-lo che può accadere all’interno.Quali fossero – inizialmente – lecittà della Lega Etrusca, dodecalo-poli, unione sacra agli dei è diffici-le dire, e nel tempo la composizio-ne delle città nella Lega avrà certosubito cambiamenti, in relazionealle vicende e sorti umane.

È qui sarà quanto mai opportunoosservare che le antiche metropo-li della civiltà etrusca si trovanoordinatamente allineate sulle ar-terie naturali di comunicazioneche sono i fiumi che confluisco-no al mare.

LEGAMI ANCHE CON I POPOLIDEL MEDIO DANUBIO

Nelle iscrizioni ufficiali, era la Le-ga dei Rasna o Rasenna, questo,il loro vero nome, il nome degliEtruschi secondo loro. Le loro cittàcome abbiamo già detto si trova-vano sulle vie naturali di comuni-cazione che sono i fiumi per cuierano in particolare aperte al maree quindi anche ai grandi navigato-ri dell’antichità, che erano i fenici ei Greci; da qui le ondate di influssiricevuti dall’esterno. Sembra peròche avessero avuto comunicazionida sempre, ma per via terra, an-che verso l’Europa centrale delmedio Danubio (zona di Ratisbonaecc.) e ciò ci viene anche confer-mato da ritrovamenti; la storia delmondo infatti ci dice che le popo-lazioni quando il luogo è ostile, fi-niscono poi per concentrarsi nellezone che offrono condizioni di vitamigliori; sarebbe come dire che lapopolazione etrusca potrebbe es-

sere venuta da là, ma avrebbe tro-vato qui nella penisola condizionidi vita più adatte; tanto è che i Re-ti delle alpi Retiche sembrano po-tersi ritenere affini ai Rasenna. Si-mili legami i Rasenna sembranoavere con le civiltà del bacino da-nubiano almeno all’epoca della ci-viltà della pietra. Visitando il mu-seo di Monselice nel Veneto, ho ri-scontrato una perfetta somiglianzadei reperti dei popoli locali, simili aiReti (?!), indubbiamente da assi-milare ai reperti etruschi. Deveperò essere chiaro che altri ritro-vamenti in vari punti della peniso-la confermano – anche anterior-mente al secolo VIII a C. – anchecontatti con i popoli dell’Egeo.Questi contatti con le civiltà delMediterraneo Orientale ed Ellade,sono ripetuti e durevoli a comin-ciare dal secolo VIII a.C. Ho potu-to constatare nel museo di Antio-chia sull’Oronte una stele del tuttosimile ad un’altra che avevo vedu-to in Vetulonia in Maremma: l’anti-ca Vetulonia che si affacciava sul-l’antico Lago Prile.

IL CHIODO E IL DESTINO

Da quanto ho avuto modo di an-ticipare a proposito della Leggen-da di Romolo e Remo, gli Etruschi– si direbbe oggi – erano senz’al-tro profondamente superstizio-si, derivando però la supersti-zione dal concetto sacro, chediviene civile e religioso, dellavita umana, con tutti i suoi mi-steri. Noi moderni siamo più fortu-nati, la scienza ci ha chiarito tantimisteri, che lo erano tali per glietruschi e i romani, ma se si ap-profondisce, attenzione! ancheoggi altrettanti misteri restano. Quiperò si deve pensare a quello chepotevano “sapere” quegli uomini difronte al verificarsi dei lampi di unfulmine, dei tuoni, ecc. Evidente-mente si spaventavano. Qualcu-no li sovrastava. Quel qualcunoerano gli dei!? Di qui nasce ilsacro, la superstizione profon-da che pervade la loro vita uma-na. Attingiamo da Wilhelm Von Va-cano, originariamente la Lega eraguidata dai dodici lucumoni, congrande potere sono re ma an-che sacerdoti, i quali sceglievanoal proprio interno lo Zilath, il caposupremo. Il forte senso della iden-tità del popolo etrusco si esprime-va nella religiosità che è un mododi essere e di vivere, un fatto cul-turale. La caratteristica: contare glianni attraverso i chiodi, i cunei dibronzo da conficcare festosamen-te nella parete divisoria del sacrotempio della dea Fortuna di Vol-sinii, facendo il rituale di battere ilchiodo. Che significa?! che questomondo è fondato sulla sottomis-sione degli umani alla volontà divi-na; un destino onnipotente chenon può essere modificato a cui èsoggetto l’uomo ed il mondo; c’èun inizio, c’è una fine, al massimoquesto destino può essere solo ri-mandato, ma la sorte è quella, edè per tutti, per i singoli, ma ancheper i popoli. Questa è la Discipli-na dei Rasenna. Nasce così ladottrina del rinvio della sorte. Maquesto è probabilmente un corret-

tivo degli umani sacerdoti, per al-leviare un po’ le sorti segnate. Nel-la concezione etrusca, l’Uomo na-sce, vive nel suo destino e muore;anche un popolo, come il singolo,ha una sorte segnata, da un inizio,un predestinato periodo di esisten-za, e una fine. I Rasenna sapeva-no che questo destino era anche aloro riservato, come a tutti. Lo rite-nevano anche per loro stessi. Ilchiodo conficcato festosamenteogni anno è il chiodo del destino(un punto raggiunto). Altri concetti:la famiglia, la forza vitale dell’amo-re, la procreazione, la dipendenzadal focolare sono presupposti del-l’esistenza; concetti che si ritrova-no o meglio si ritrovavano nellenostre campagne di qualche tem-po fa quando esistevano i contadi-ni, quando ero piccolo. I fenomenistraordinari quali il fulmine, il terre-moto, l’alluvione, ecc. sono i segniche le divinità ci mandano e chesono da interpretare. Il sacerdoteche interpreta questi segni, divie-ne una figura importante, a lui sipossono affidare gli uffici più alti, ilLucumone, il re, il capo, il prince-ps, il sacerdote dei Sacerdoti co-nosce il divino, è lui che può con-durre il popolo. Se si osserva nel-l’Alto Medioevo è il Vescovo, il ca-po dei cristiani, il capo che puòcondurre il popolo tra le difficoltà diquesto mondo ma che lo conduceanche dalla salvezza terrena allasalvezza celeste. I concetti nonsono poi così lontani.

LA DISCIPLINA ETRUSCA

Attingiamo dal grande etruscolo-go e archeologo Otto Wilhelm VonVacano - 1970. È qui in Tarquiniache, secondo leggenda, sarebbenata la Disciplina Etrusca: “Uncontadino stava arando quandoimprovvisamente dal solco uscìTages, un bambino canuto, unbambino vegliardo, un bambinosaggio, un genio. L’aratore sem-bra si fosse chiamato Tarchon esembra sia fondatore di Tarquinia.Alle grida dell’aratore impaurito,accorrevano i Lucumoni. Tagescantò loro tutta la dottrina e i Lu-cumoni annotarono e, subito dopol’annuncio, il misterioso genioscomparve nella terra.” I Lucumo-ni dunque lasciarono così ai po-steri questo prezioso patrimonio.Secondo quanto si dice, i Libri diTages sarebbero stati nelle manidi sessanta Auguri Aruspici. Soloin epoca assai più tarda III secoloa.C., quei Libri avrebbero acqui-stato forma canonica e si sarebbecostituito il potente Ordine degliAruspici – “Ordo haruspicum”che i Romani, per legge, doveva-no sentire prima di prendere deci-sioni di importanza temeraria.L’insegnamento era così radicatoche anche le buone famiglie roma-ne mandavano a Tarquinia i loro fi-gli e figlie per lo studio della Disci-plina Etrusca a cui si associavaquello della scrittura, della lingua,dell’ordinamento delle unioni sa-cre. La Disciplina Etrusca abbrac-ciava, oltre alla scienza religiosa,le prescrizioni rituali per i sacrifici,le preghiere, l’interpretazione deisegni divini, l’interpretazione della

volontà divina nel fegato degli ani-mali sacrificati, lo scintillio dei lam-pi, il volo degli uccelli. Altre normeerano le indicazioni per la sepoltu-ra dei morti e poi le relazioni dellavita, il calendario, il tempo, l’ordinecosmico. Ed ancora la divisionedei campi, l’apposizione di confini,poiché il territorio, la proprietà, l’a-gricoltura sono concetti importan-tissimi per gli Etruschi e per i Ro-mani.

TARQUINIA E VOLSINII

Può apparire un controsenso estrano che l’insegnamento religio-so fosse a Tarquinia quando il sa-crario della Lega fosse nel BoscoSacro di Voltumna presso Volsinii.Ma il fiume Marta nasce dal Lagodi Bolsena distante da Tarquiniasolo quaranta kilometri circa. Ledue città hanno dunque legami na-turali, il fiume nasce presso Volsi-nii per sfociare nel Mar Tirreno vi-cino a Tarquinia. Si può ricordare acomprova che a Tuscania, tra ledue città, nell’ottocento, fu ritrova-to uno specchio di bronzo e sullafaccia retro di detto specchio èpresente sia Tharchon fondatoredi Tarquinia che si comporta daaugure e sia “Voltune” dio di tutti i“Rasna”, signore del Bosco sacroe della Lega dei Dodici.

L’ARUSPICINA

Dalla Disciplina Etrusca discen-de l’aruspicina, la scienza etruscaper indagare sul fegato degli ani-mali sacrificati per raggiungere econoscere la volontà degli Dei ecome dire per raggiungere la co-noscenza del futuro. Tale scienzareligiosa è fortemente sentita daetruschi e romani: la Religione deiRomani è pari pari quella degliEtruschi. Solo le influenze grechesuccessive possono forse averportato alcune modifiche alla reli-gione primitiva che valgono per gliuni e per gli altri. L’aruspicina èuna raffinata tecnica divinatoria acui venivano educati rampolli dellaaristocrazia etrusca e anche ro-mana in numero di quattro o cin-que per città e poi destinati, se delcaso, a costituire l’Ordo Haruspi-cum, il potentissimo collegio sa-cerdotale, chiamato a Roma a da-re significato ai fatti prodigiosi, allecalamità, a proporre rimedi. Percapire bene è necessario porremente al fatto che la Religionepresso questo antico popoloche da questo punto di vista èun tutt’uno con quello romano,non è vernice superficiale eneppure solo superstizione, ma

è una vera e propria convinzio-ne, un vero e proprio modo disentire e di essere, un fatto cul-turale che non è solo religioso,ma strettamente sociale e quin-di politico, un modo di vivere edi affrontare la vita in tutti i suoiaspetti. Tutto questo ci aiuterà acapire la struttura economica e so-ciale delle città, le linee fondamen-tali della storia di questo popolo,così come emergerà dai dati chepure l’archeologia ci ha messo adisposizione. L’osservazione delfegato da sacrificio, l’atteggiamen-to rituale lo ritroviamo anche nellospecchio di Vulci conservato in Va-ticano: è raffigurato “Kalchas, ge-nio alato nell’atto di osservare il fe-gato come Augure, in sottabito inmaniche corte e chiuso al collo(come la tonaca dei preti) e copri-capo alto e stretto a cono (tipoberretto di pinocchio). Il Museo diPiacenza conserva un fegatobronzeo che probabilmente servi-va allo studio da parte di Aruspici.

In queste poche righe, Vi ho so-lo introdotto nell’affascinante mon-do degli Etruschi, questi nostri an-tichi progenitori, indicando i lorostretti rapporti con la Roma primiti-va di cui furono i fondatori. Ma sevorrete saperne di più, è una cosache si può fare: vedere chi fosseroveramente, vedere i Lucumoni delperiodo monarchico di Roma, rico-struire la storia primitiva con lefonti letterarie antiche raffrontatecon le scoperte archeologiche, ri-conoscendone gli elementi falsi ele invenzioni propagandistiche

Da: Loriano L. Bindi Ciompi.

Bibliografia: – Indro Montanelli – Storia di Ro-

ma – Otto Wilheim Von Vacano – Gli

Etruschi nel Mondo Antico – Salvatore Settis – La terra degli

Etruschi – Giancarlo Buzzi – Come viveva-

no gli Etruschi – Mario Torelli – Storia degli Etru-

schi – Massimo Pallottino – Origini e

storia primitiva di Roma – Anna Maria Sgubini – Vulci e il

suo territorio – Franco Fabrizi – Chiusi Il Labi-

rinto di Porsenna – Altra varia documentazione mi-

nore sui musei della Maremma:Massa Marittima e Colline Me-tallifere, Populonia, Vetulonia,Grosseto/Roselle, Ansedonia,Talamone, Argentario, Orbetello,Sovana, alta valle del Fiora Piti-gliano, Castro, Statonia e anchevarie rassegne stampa e Rasse-gne stampa 1984 della RegioneToscana, ecc. ecc.

DALLA PROTOSTORIA ALLA STORIA – OriginiSegue dal numero precedente di Voce Nostra il contributo di carattere storico inviatoci dal collega LORIANO BINDI (N.d.R)

PAROLE SUSSURRATE AL CUORE

Puoi dimenticare la persona con cui hai riso, mai quella con cui hai pianto.Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte.La perla è un tempio costruito dal dolore intorno a un granello di sabbia.Il desiderio è metà della vita, l’indifferenza è metà della morte.L’umanità e la divinità sono divise esteriormente, ma unite nel profondo.Il valore dell’uomo sta nelle poche cose che crea, non nelle molte cose cheaccumula.Puoi scoprire il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada.

*Kahlil Gibran*poeta, pittore e filosofo libanese.

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I CATTOLICI IN EUROPA E NELMONDO

Dai dati dell’Annuario Pontificio2016 e dall’Annuarium Statisti-cum Ecclesiae 2014 si rileva cheaumenta il numero dei cattolici nelmondo: crescono più i cattolici del-la popolazione mondiale. Nel pe-riodo dal 2005 al 2013 il numerodei battezzati ha registrato una ra-pida crescita, con un incrementopercentuale di oltre il 12% passan-do da circa 1.115 a 1.254 milioni, ecioè con un aumento di 139 milionidi battezzati. Poiché nello stessoperiodo la popolazione mondiale èpassata da 6.463 a 7.094 milioni,l’incidenza dei cattolici nel mondoè aumentata dal 17,3 al 17,7 percento. Questi valori non sono però

omogenei tra i vari continenti.L’Europa, pur ospitando quasi il

23% della comunità cattolica mon-diale, registra una crescita del nu-mero dei cattolici nel periodo2005/2013 di poco superiore al2%. Il Vecchio Mondo si confermacioè come una delle aree meno di-namiche, col progressivo invec-chiamento e il calo demograficodella popolazione. In Oceania icattolici crescono meno della po-polazione (15,9% contro 18,2%)mentre il contrario si verifica nelcontinente americano (11,7% con-tro 9,6%) e asiatico (20,6% contro9,6%). Il continente che registra lamaggior crescita del numero deicattolici è quello africano: nel 2005erano 153 milioni e nel 2013 sono206 milioni (+34%).

Lavori di riqualificazioneenergetica nei condomini

Come detto sull’ultimo numerodi Voce Nostra (NOTIZIE FISCALI- pag. 6) la detrazione del 65% perle spese di riqualificazione ener-getica degli edifici: cambio infissi,sostituzione caldaia, coibentazio-ne, pannelli solari termici, tendesolari, misure antisismiche ecc. èstata prorogata fino al 31 dicem-bre 2016.

Aggiungo ora che – quando trat-tasi di spese sostenute dal 1° gen-naio al 31 dicembre 2016 per in-terventi di riqualificazione ener-getica di parti comuni di edificicondominiali – i contribuenti chericadono nella no tax area, cioèquei contribuenti che, per non ave-re sufficiente capienza Irpef, per-derebbero il vantaggio della detra-zione – possono optare per lacessione del credito ai fornitoriche hanno effettuato i lavori.

La situazione di incapienza devesussistere nel periodo d’imposta2015, la scelta di cedere il creditodeve risultare da delibera condo-miniale ed accettata dai fornitoridei lavori.

Per rendere efficace l’operazio-ne l’amministratore del condomi-nio dovrà comunicare, entro il 31marzo 2017, all’Agenzia delle En-trate:

– La spesa sostenuta nel 2016per i lavori di riqualificazione ener-getica su parti comuni del condo-minio.

– I bonifici effettuati per il paga-mento delle relative spese.

– Il codice fiscale dei condominiche hanno ceduto il credito e l’im-porto del credito ceduto.

– Il codice fiscale dei fornitori el’importo del credito ceduto.

Il Leasing per l’acquisto dellaprima casa

È una novità introdotta dallaLegge di Stabilità per favorire i piùgiovani nell’acquisto della primacasa. È un’alternativa al classicomutuo (per il quale occorre averea disposizione una considerevolesomma in quanto le banche, almomento, difficilmente superano il

tetto dell’80% del valore dell’im-mobile) che consente di abitare dasubito nella casa che il soggettointende comprare, pagandola a ra-te, grazie ad un contratto di lea-sing.

Si tratta di un contratto con ilquale il concedente (una banca oun intermediario finanziario) si ob-bliga verso il proprio cliente ad ac-quistare o a far costruire un edifi-cio su scelta del soggetto utilizza-tore, ovvero del futuro acquirente.Si ottiene cioè la disponibilità delbene ma non la proprietà comenel mutuo.

Il concedente mette a disposi-zione dell’utilizzatore l’edificio chedeve essere destinato ad “abita-zione principale”; l’utilizzatore ver-sa un canone correlato al prezzodi acquisto o di costruzione del be-ne ed al periodo di godimento delmedesimo. Al termine del periodoconvenuto di godimento del bene,l’utilizzatore ha il diritto di acqui-starlo con il pagamento di una“maxi rata finale”. Il grosso esbor-so viene quindi effettuato non all’i-nizio, come nel mutuo, ma al temi-ne del contratto di leasing.

Similmente a quanto previsto inmateria di sospensione dei paga-menti delle rate di un mutuo, l’uti-lizzatore può richiedere la sospen-sione del pagamento dei canonidel contratto di leasing. Ne ha dirit-to per una sola volta e per un pe-riodo massimo non superiore a do-dici mesi; in tal caso la durata delcontratto di leasing è aumentata diun periodo pari a quello della so-spensione. In caso di morosità nongiustificata la banca o l’intermedia-rio che ha messo a disposizionel’immobile può richiedere lo sfratto.

Per questo tipo di contratti unaserie di agevolazioni fiscali:

– Detrazione dall’Irpef del 19%dei canoni e del costo di acqui-sto, per chi ha un reddito non su-periore a 55.000 euro, differen-ziata in base all’età: un tettomassimo annuo di 8mila euro peri giovani di età inferiore a 35 an-ni e di 4mila euro per gli oltre35enni. La deduzione del 19% siapplica anche alla maxi rata fina-le con il limite di 20mila euro perchi a meno di 35 anni e di 10.000per gli oltre 35enni.

Leggendo sul giornale La Nazio-ne di qualche tempo fa un articoloda titolo “Addio corsivo, viva lostampatello” dove si diceva che laFinlandia si aggiungeva ad altriPaesi, come Stati Uniti e Germa-nia, dove le sperimentazioni o gliobblighi di insegnare in stampatel-lo sono in vigore da tempo, mi èvenuto in mente il mio primo gior-no di scuola.

Era il 1938. Accompagnato dallamamma mi presentò alla maestrache mi mise in un banchino di le-gno in prima fila. Nella cartellaavevo un quaderno a quadretti edun lapis. Compito del primo giornodi scuola: Fare dei puntini all’in-crocio dei quadretti; compito a ca-sa, un’altra pagina di puntini.

Secondo giorno: Tracciare dellerighe sulle righe dei quadretti.Idem compito a casa.

Terzo giorno: Tracciare delle ri-ghe attraverso i quadretti. Idemcompito a casa.

Poi di giorno in giorno altre righecon un tettino in alto che poi di-ventava il numero “1” o con unmanichino di ombrello in alto edun serpentello in basso che poi di-ventava il numero “2”. e così via,con vari accorgimenti, per gli altrinumeri.

Per quanto riguarda la scrittura:un tondino con un baffo in alto: un“o”, un tondino con una codina inbasso una “a” e così via.

Molti mesi utilizzando sempre unlapis. Solo alla fine dell’anno sco-lastico ci fece utilizzare la penna. Ibanchini avevano due buchettecon un contenitore di coccio condentro l’inchiostro. Io era abba-stanza preciso ma quasi tutti gli al-tri si sporcavano le mani e mac-chiavano i quaderni.

Altri tempi….Nel 1952 mia mo-glie, insegnante, il primo giorno discuola dava agli scolari un carton-cino con scritto il loro nome e glidiceva di copiarlo! Mia figlia nel1973 andò a scuola sapendo giàleggere e scrivere, cosa che, spin-ta dalla curiosità, aveva imparatoquasi da sola.

Tornando all’articolo che mi harichiamato alla memoria il mio pri-mo giorno di scuola si dice che ibambini impareranno a scrivere instampatello in modo da avvicinar-si più rapidamente alla tastiera delcomputer. “ Il futuro degli alunni dioggi è nel mondo digitale – legge-si – e quindi è giusto che la scuo-la si adegui alla logica dei tablet,pc e smartphone e ripensi ai suoimodelli educativi, abbandonandola scrittura in corsivo, retaggio diun passato che non tornerà”. Ad-dio “puntini”… ma si arriverà addi-rittura all’abbandono della scritturaa mano?

Ed ora i ricordi…di viaggio.Quando andai in prima elemen-

tare abitavo in Via Falcucci ed an-davo alla scuola “De Amicis” inViale Edmondo De Amicis, natu-ralmente a piedi (solo poco più dimezzo Km. tra andata e ritorno).Poi la mia famiglia si trasferì in ViaFratelli Dandolo ed andai allaScuola “Giotto” in Via Luca Lan-ducci (tra andata e ritorno circa1,5 Km.). Poi alla scuola media inVia Borgo Pinti (tra andata e ritor-no Km 3,6). In caso di pioggia ero

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NOTIZIE VARIEa cura di gb/

CASA MIAa cura di gb/

CURIOSITÀRICORDI…di scuola…e di viaggio (andata e ritorno)

di Giancarlo Ballerini

autorizzato a prendere il Tram n. 6che faceva capolinea in Via FraPaolo Sarpi e quindi il tratto a pie-di tra andata e ritorno si riduceva apoco più di 1 Km e mezzo).

E qui mi viene in mente chequando salivo sul tram c’era il bi-gliettaio, seduto su una specie ditrespolo, in divisa, con in testa unberretto blu ed un ditale di gommasul pollice della mano destra, perstaccare meglio dei piccoli bigliet-ti, e ripeteva in continuazione“Avanti, avanti c’è posto…” Il tramaveva solo due entrate…senzaporte e si saliva solo da quella po-steriore. Era condotto da un ma-novratore che stava in piedi; in al-to un cartello “Vietato parlare almanovratore”. A quei tempi non homai visto un controllore ma tuttipagavano il biglietto, ad eccezionedi qualcuno che, quando il tramera veramente affollato, non pas-

sava davanti al bigliettaio e scen-deva dalla porta posteriore. Orainvece….

Un anno, nel 1943. arrivavo ascuola, sempre in Via Borgo Pintima dall’Antella, dove eravamosfollati, per sfuggire ai bombarda-menti. Sveglia alle ore 5.30 – Par-tenza ore 6 – una mezz’ora a pie-di con il babbo, poi in tram fino aPiazza dei Giudici e da lì, semprea piedi poco meno di 1 Km. fino ascuola. Il tram era composto dauna motrice ed un rimorchio. Ungiorno, nel tratto tra l’Antella ePonte a Niccheri, suonò l’allarme,il tram si fermò, tutti a terra, in uncampo, in un fosso, dove ora c’èl’Ospedale dell’Annunziata. Pas-sarono vari aerei a volo radentema non spararono.

Completo i miei percorsi a piediper andare a scuola: Da via Fra-telli Dandolo al Liceo Scientifico invia Masaccio: tra andata e ritornocirca 4 km. ogni giorno.

Ora i piccoli vengono accompa-gnati in macchina anche per brevipercorsi; i più grandi motorini, mo-to e, dopo i 18 anni, anche auto!

ROMPICAPOL’INTRUSA

Osservate attentamente le seguenti parole :FOBIA – OLEANDRO – SENTORE – CERINO – ALVEARI – CROMA

– NODI – COMEDONI.Tutte, meno una, hanno delle caratteristiche di omogeneità/analogicità

in comune. Quale parola è l’intrusa?

Soluzione del rompicapo pubblicato su Voce Nostra N.163La somma da dividere è 800 euro. Poiché la somma X da dividere non

cambia si può impostare la seguente equazione:X x 5 = (X +40) x 4 da cui si ricava X = 160 e quindi160 x 5 = 800 euro

Solidarietà Sociale Via Cavour, 82/Aai Pensionati B.T. 50129 Firenzee loro familiari Telefono 055282925

DOTAZIONE EMILIO TERROSIDELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA

Il comitato Esecutivo dell’Associazione ha deliberato di assegnare per l’anno in cor-so la somma di Euro 3.100,00 per l’attività istituzionale della “DOTAZIONE”.A seguito della suddetta delibera il Comitato di Gestione della “Dotazione” indice il:

BANDO PER L’ASSEGNAZIONE DI DOTI “EMILIO TERROSI” 2016

da destinare a CASI PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVI, ATTIVITÀ PROFESSIONALIE/O DI STUDIO DI LIVELLO SUPERIORE A FAVORE DI SOCI PENSIONATI DELLA BAN-CA TOSCANA, CHE NE FARANNO RICHIESTA SCRITTA PER LORO STESSI, LORO FAMI-LIARI, FIGLI O NIPOTI DIRETTI ANCHE SE NON CONVIVENTI, che ne saranno ritenutimeritevoli ad insindacabile giudizio del Comitato di Gestione della “Dotazione” stessa.

Gli interessati dovranno inviare domanda,debitamente documentata, alla “Dotazione Emi-lio Terrosi”,c/o Associazione Dipendenti della Banca Toscana collocati in pensione.Via Ca-vour, 82/A - 50129 Firenze.Le domande dovranno pervenire all’indirizzo sopra indicato ENTRO E NON OLTRE il 31dicembre 2016 tenendo presente che il “COMITATO”, che si riserva di chiedere docu-mentazioni ulteriori se necessario, si impegna ad evadere le richieste con sollecitudine.

p. IL COMITATO DI GESTIONE DELLADOTAZIONE E.TERROSIf.to A. Balloni - Presidente

p. L’Ass Dipendenti della Banca Toscana collocatiin pensione

f.to M. Mariotti - Presidente

Parola di due lettere

Un carabiniere sta facendo le parole crociate quando s’imbatte al 18orizzontale in una parola di due lettere la cui definizione è questa: Seiromano.

E lui scrive subito nello schema: No.

L’ANGOLO DEL BUONUMORE

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 13

gli schemi sociali antiquati ed esserepiù realisti. Il lavoro non può decollareveloce a 25 anni (dopo la laurea) poi-ché a tale epoca l’individuo è già vec-chio e frustrato.

INTELLIGENCE 4/04/2016

Con l’abuso di vocaboli stranieri,specialmente inglesi, si rischia di im-parare un inglese immaginario. Mi col-pisce spesso la parola “intelligence”che in TV si sente mentovare a gogòcome metodo “infallibile” buono pertutte le stagioni per combattere i nemi-ci di ogni tipo. Si sente dire: “occorremaggior intelligence”. Ora un ragaz-zo che studia i primi rudimenti di ingle-se crede che la traduzione letterale diintelligence sia: “intelligenza”. In effet-ti lo è solo letteralmente, ma il sensocomune dato al nostro aggettivo: “in-telligente” suona spesso come il con-trario di “deficiente” (che in realtà let-teralmente vuol dire proprio che unsoggetto è in deficit di qualche cosama che comunemente si usa “defi-ciente” più nel senso di dare di bi-schero a qualcuno o, più italianamen-te, di dare dello scemo (altra espres-sione figurata di un recipiente non pie-no). Le parole, infatti, assumono neltempo significati diversi dal loro etimolatino o greco. Ciò avviene special-mente in italiano; mentre nelle linguedei barbari del settentrione gli etimi la-tini e greci mantengono la loro genui-na radice latina o greca senza tagli.(es. Istruzione/“instructions” e moltealtre parole).

Torniamo quindi ad INTELLIGEN-CE. In inglese tale parola mantiene ilsuo significato latino di “intercollega-menti” (o “sinapsi”); inter-ligo appun-to fra diverse cose per arrivare al loro“combinato” (mi rifiuto di dire: “combi-nato-disposto” che è spesso una sce-menza lessicale ma che, a sproposito,si dice e si scrive e dove il “disposto”attaccato sempre a “combinato” ci stacome il cavolo a merenda. In chiusuraspiegherò del perché ci stia come ilcavolo a merenda). Ritornando ad IN-TELLIGENCE il lemma si usa per direche si collegano diverse cose – sciol-te apparentemente ed eterogenee –che, invece, devono essere collegateper capire qualche cosa nascosta inapparenza.

Per questo motivo propongo allaCRUSCA di usare il lemma: “intelli-ganzia” per tradurre “intelligence”e così il chiasso è finito.

Vengo ora al becero “combinato di-sposto” che si trova ad ogni piè so-spinto nei giornali anche blasonati enei dibattiti TV dei grandi cervelli. Pur-troppo la gente copia il dizionario altruipari pari e non riflette su quel che diceo scrive e dice e scrive: “combinato di-sposto” anziché: “combinato” con unautomatismo mentale demenziale. Mache c’entra il “disposto”?

Preciso che il modo di dire correttoè: “il combinato del DISPOSTO” (enon il “combinato disposto” che è unnonsenso) che si usa correttissima-mente nel linguaggio giuridico quandole “disposizioni” di alcune norme giuri-diche (“combinate” fra loro) portano aduna interpretazione logica e giusta diun fatto giuridicamente rilevante. Infat-ti l’insieme delle disposizioni di leggesi chiama anche “il disposto” di tali leg-gi e la loro inter-combinazione si chia-ma anche: “combinato” (participiopassato sostantivato per intendersi).Ecco perché posso dire e scriverecorrettamente in materia giuridica: ILCOMBINATO DEL DISPOSTO.

Ma se io esco da queste situazionigiuridiche, devo dire solo “COMBINA-TO” e non “combinato disposto”. Mache c’entra DISPOSTO nella frase di

IL BAIL IN È UNA PISTOLASCARICA8/05/2016

Avevo il sospetto da tempo (e datempo avanzavo ipotesi) che il “bailin”, se rivolto all’Italia, fosse una sono-ra baggianata. Ora leggo che eminen-ti costituzionalisti invocano, a TUTELAdel risparmio, l’art. 47 della Costituzio-ne sulla quale si infrangono tutte le“gride”, tutti i regolamenti UE e tutti gliaccordi firmati anche – dai “nostri” – aBruxelles su questo tema. I firmatari sisono accodati alla matrigna Europache intenderebbe far comprare dai fal-chi del nord le banche italiane per untozzo di pane per espropriare i rispar-miatori italiani (depositanti o obbliga-zionisti, forsanche subordinati) me-diante il “bail in”. Siamo al solito pro-vincialismo italico che firma tutto pernon dispiacere a nessuno senza valu-tare la portata delle cose come si do-vrebbe. Il provincialismo consiste an-che nel pensare “anglo”. Mi spiegomeglio: l’anglo-mania è di moda da noied i provinciali Italiani, per imitarla,prendono per buono tutto quanto “cor-ra” nel Regno Unito. Ma il Regno Uni-to non ha uno straccio di Costituzionescritta (al netto della pur pregevoleMagna Charta Libertatum). Eppure ilRegno Unito viene additato comeesempio di democrazia. Il Bail-in puòfunzionare in tali mentalità insulari, manon in Italia ove l’art. 47 della Costitu-zione tutela ed incoraggia il risparmiosotto qualsiasi forma. In più, saggia-mente, in Italia, ci sono i CUSTODIDELLA COSTITUZIONE. Si faccianoquindi avanti questi CUSTODI e vani-fichino la portata del BAIL-IN sin daora a scanso di equivoci futuri.

Di ciò bisogna che si facciano caricoanche le associazioni bancarie (ABI intesta) e quelle dei consumatori per fer-mare l’imbecillità del BAIL-IN. Solo co-sì le banche potranno stare un po’ piùsicure ed i risparmiatori più sereniquando depositano i loro denari nel si-stema bancario italiano; il più sicurodel mondo dal punto di vista legale.Ma non basta pensare queste cose;bisogna anche “intimorire” Bruxellessull’argomento ribadendo che tali ac-cordi di salvataggi interni delle banchesono carta straccia e che rimbalzanosulla nostra Costituzione. Tale cartastraccia è più adatta per rinvolgere ipomodori.

Lo Stato è il garante di ultima istan-za. Ma se non basta “avvisare” Bruxel-les con “le buone”, usciamo di corsadal baraccone prima che salti e ci lascicon il cerino in mano. Il ritorno alla liraed alla sovranità nazionale della mo-neta ci consentirebbe di svalutare perfare ripartire le esportazioni e l’occu-pazione. Inoltre, anche all’interno, oc-corre rimettere i prezzi in Lire (con inparentesi quelli in euro) per farli lenta-mente abbassare e fare ripartire i con-sumi interni che sono al lumicino.

LE BANCHE NON SONO PIÙ LESTESSE 4/05/2016

Allarme! Le banche non sono più lestesse. Al netto dei fatti del Monte deiPaschi che, buon primo, ha rotto il se-sto secolo della sua attività mostran-doci il suo lato debole mentre crede-vamo fosse una divinità eterna, si so-no snocciolati da poco i fatti Etruria &compagni. A ruota arrivano anche iproblemi della Popolare di Vicenza edi Veneto Banca. Poi a chi toccherà?

A proposito della Popolare di Vicen-za è successo che il fondo “privato”salva-banche forse basterà appena aricapitalizzare Vicenza. E per le altrebanche?

Unicredit è stato graziato dalla deabendata poiché aveva promesso dicomprare in borsa le azioni Vicenza

inoptate. Infatti, ha avuto la fortunasfacciata di vedere il flop della borsa incui non si è raggiunto il flottante mini-mo (25%) per l’ammissione alla quota-zione della Popolare di Vicenza. Se sifosse raggiunto il 25% e se Unicreditavesse sottoscritto la parte inoptata, sisarebbe svenato creando uno scosso-ne in tutto lo stivale e, forse, in tuttaEuropa.

Mi pare che la situazione adesso siapiù grave di come viene raccontata: Allagente, media compresi, piace credereuna realtà diversa dalla realtà realistica.

Di questa situazione bancaria cheprecipita dobbiamo ringraziare anche itecnici supponenti che, dal 2011 con ilpetto gonfio, la schiena dritta ma ubbi-dienti alla maestrina Merkel, facevanoi compiti a casa per arginare il disa-stroso spread causato artatamentedalla Germania sui titoli pubblici italia-ni per distruggere le nostre impresecon le tasse (e fra tali compiti si compìpure il disastro degli esodati). OMISE-RO DI RICAPITALIZZARE LE NO-STRE BANCHE CON DENAROPUBBLICO E COLLETTIVO EURO-PEO affermando, per loro massimaignoranza delle materie economichedi cui si pavoneggiavano maestri, chele nostre banche ERANO FORTI.

Invece, sotto sotto, quasi tutti gli al-tri stati europei saccheggiarono i fondipubblici e collettivi e sistemarono le lo-ro banche mentre i nostri sapientoni ri-masero a bocca asciutta e, quandoandarono nel 2015 a chiedere beata-mente i fondi della specie per rimedia-re, trovarono le porte chiuse. Tecnicicosì sono da mettere in casa di riposo;ci hanno rovinato il sistema bancariopermettendo che le altre banche este-re si sistemassero anche con la nostraquota di contributi di fondi europei. Te-sta e lische per l’Italia anche se pa-gammo parte del conto.

(Il periodo grammaticale di cui sopraè un’offesa alla sintassi poiché è lungoe con incisi che lasciano senza fiato illettore; me ne scuso. Ma la foga delConte Ugolino sul cranio del Ruggeriera acqua fresca rispetto alla mia rab-bia verso questi incompetenti).

Ed ora? Io temo che il panico dellascarsità dei ricavi, della pesantezzadei crediti in sofferenza che potrebbe-ro essere svenduti a livelli bassissimi,della quasi impossibilità di prestaredenaro ancorché a tassi bassissimi,porterà ad avere lunghi anni di bilanciin rosso. Inoltre la massiccia robotiz-zazione e la telematica porteranno al-la riduzione di filiali fisiche ed ai licen-ziamenti collettivi, magari mascheratida esodi incentivati.

E come tutelare questi nostri colle-ghi che ci versano i contributi INPS?Forse noi pensionati ex bancari do-vremmo lavorare gratis a loro fiancoaugurandoci che essi operino comelavoratori autonomi pagati a provvigio-ne ed ospitati in co-housing nei localidi terzi, tipo: locali dei distributori dibenzina, corner nella piccola e grandedistribuzione, circoli e bar, poliambula-tori medici collettivi. Insomma tutti iluoghi che sono “rete” sul territorio,per assistere quei 20 milioni di anzianiche non sanno usare la banca telema-tica e che sarebbero disposti a pagarequalcosa ad uno “sportellista” dellaspecie che li assistesse nelle opera-zioni.

Speriamo bene, come disse il ro-spo..., ma il contadino aguzza la canna.

LE MINI AUTO TARGATE 7/04/2016

Oggi i ragazzi hanno la patente peri motorini e credo che con essa pos-sano condurre (questo è il verbo in“burocratese”) anche certe “automobi-line” che sono grandi quanto le cosid-dette “smart”.

Si dà però il caso che queste mac-

chinine abbiano una “targhina” piccolacome quelle dei motorini e, in caso dinecessità, è difficoltoso leggerne il nu-mero specialmente se il mezzo (altrotermine burocratese) ti sfila sotto il na-so a velocità. Visto che tali mezzi han-no spazio abbondante come le auto-mobili “smart” classiche, si potrebberomettere targhe anteriori e posteriori didimensioni pari a quelle delle altre au-tomobili; smart comprese.

Ho chiesto un parere ad un ex buro-crate in pensione sul perché di questetarghe piccole. Mi ha risposto serafi-camente che le targhe vanno con la ci-lindrata e quindi sono uguali, per di-mensioni, a quelle dei motorini sog-giungendo con cipiglio: “le categoriesono categorie”.

Io gli ho replicato: “ma la targa ser-ve, fra le altre cose, per pubblicizzareil proprietario del veicolo e per legger-ne i dati anche a buona distanza in ca-so di bisogno”. “No! No!”, mi ha inter-rotto stizzito: “non c’è bisogno di tantapubblicità se uno vuole vendere, cimette un cartello “vendesi”. Per lui“pubblicità” è solo sinonimo di “récla-me” evidentemente. Non ho insistitoma ho solo replicato che i motorinihanno targhe di piccole dimensioniper ragioni di spazio ma il tizio, con fa-re superiore, mi ha ripetuto che le tar-ghe seguono queste logiche basatesulla cilindrata ed ha aggiunto: “io so-no stato un pubblico impiegato e di bu-rocrazia me ne intendo”.

Mi sono arreso e lo ho anche ringra-ziato dell’alta consulenza fornitami.

ABSOLUTELY6/04/2016

Che il gergo di Sua Maestà sia im-portante al giorno d’oggi, nessuno lemette in dubbio. Gli anglismi (detti an-che: “anglicismi”) entrano di rincorsanella nostra lingua. La cosa miglioresarebbe studiare seriamente questoidioma al fine di scriverlo e parlarlofluente. Invece si preferisce assimilarea pezzi e bocconi alcune parole chia-ve ed ostentarle nei discorsi quali fi-nezze. È il solito provincialismo pigroche preferisce non studiare per esse-re, ma ostentare per apparire.

Spesso gli anglofoni non diconoSI/NO ma dicono: “absolutely”. Ed ec-co che i nostrani, specialmente in TV,ad una domanda come: “ti piace”? nonrispondono SI o NO, ma rispondono:“assolutamente SI” oppure “assoluta-mente NO”. Talvolta dicono solo “as-solutamente” che può significare SIoppure NO a seconda del tono indica-tivo di risposta scontata nascosto nel-la domanda.

Per esempio: “questa cosa non tipiace; vero”? La risposta è: “assoluta-mente” poiché la domanda è guidataverso la risposta scontata. Di conver-so la domanda: “questa cosa ti piace;vero”? La risposta è: “assolutamente”(cioè che piace). Comunque in TV cisono fiumi di “assolutamente SI” ed“assolutamente NO” che quasi intimi-discono una persona mite che vorreb-be rispondere con i classici SI e NO.

Eppure nell’invettiva di Dante controPisa si legge: “Ahi Pisa... (omissis poi-ché i Pisani sostengono che chi rico-piò l’opera di Dante mutò “vita e impe-rio delle genti” in “vituperio delle gen-ti”. In questa sede non mi sento di par-teggiare né per il proto dantesco néper i Pisani) del bel paese là dove il SIsuona. Le lingue infatti si classificanoa seconda di come si dice “l’afferma-zione”. Ma Dante piace meno deglianglismi VIP e si è ormai adottato l’av-verbio di modo: “assolutamente” che aDante non sarebbe piaciuto.

A questo punto mi viene un dubbio:ma da ora in poi diremo pure: “assolu-tamente forse”? Proviamo a dirlo e ve-diamo che succede. Vuoi vedere (“haivisto mai” dicono i Romani) che pren-

derebbe il via anche questa semi-ri-sposta “assolutamente becera”.

SCUOLA E LAVORO 4/04/2016

Dopo la guerra e fino agli anni ’70 ilmondo giovanile era ancora diviso frastudenti e lavoratori e questi ultimierano divisi in lavoratori dell’industria,dell’artigianato, del commercio e dellacampagna.

La maggior parte degli studenti era-no quelli della borghesia piccola e me-dia che in parte studiavano per dirittodi classe e poi trovavano lavoro suc-cedendo ai padri in uffici pubblici e pri-vati, in cadetti nelle accademie milita-ri, nella docenza, nel lavoro professio-nale “da tavolino” anche diverso daquello dei padri ma di pari etichettatu-ra di classe sociale poiché studiare econseguire lauree e diplomi voleva di-re trovare il posto automaticamente.

I coetanei che lavoravano manual-mente, invece, abbandonavano lascuola alla fine dell’obbligo e si inseri-vano nella vita lavorativa manuale findalla prima giovinezza contribuendo alboom economico italiano.

Molti di essi passarono velocemen-te da operai ad imprenditori ed ebberosuccesso nella vita e furono anche da-tori di lavoro intellettuale ai laureatidella borghesia.

La distinzione fra i figli studenti del-la borghesia destinati alla laurea ed ifigli degli operai consisteva spesso nelfatto di avere i primi la paghetta finoalla laurea mentre i secondi avevanobuoni salari fissi che furono le basidelle prime imprese artigianali e com-merciali. Detto proprio in “soldoni” i co-siddetti borghesi facevano fatica a pa-garsi le spesicciole di gioventù mentrei lavoratori manuali avevano buoni de-positi in banca e si potevano permet-tere spese personali più dei titolari di“paghetta”.

Poi il mondo si è evoluto ed i figli deilavoratori manuali incominciarono adallungare gli studi fino all’università. Cifu quindi un periodo in cui l’equazione“studia” e “trova subito l’impiego” fun-zionò per lungo tempo poiché l’Italiacresceva ed il lavoro non mancava: IlPIL di allora era pieno di vitamine e diproteine.

Dopo qualche tempo, purtroppo, lesituazioni sono mutate: i laureati sonodivenuti tanti ed i lavori “intellettuali” sisono rarefatti e degradati spesso aprecari per cui la laurea spesso vuoldire disoccupazione assicurata.

Che fare allora? Molti dicono che bi-sogna andare all’estero con la laureaitaliana. Ma spesso succede che, percampare, i fuggitivi si ritrovano a svol-gere lavori manuali per ore infinite, perpochi soldi e con spese di soggiornoalte.

Quindi prima di partire per avventu-re, sarà bene avere una strada già di-segnata da chi può disegnarla (maga-ri dalla stessa università). Diversa-mente ci si batte la ghigna all’estero.

A mio modesto parere, per trovarelavoro in Italia senza emigrare per so-la moda, sarebbe bene organizzarsi inItalia iniziando dalla scuola media in-feriore combinando periodi di studio edi lavoro congiunti come fanno, adesempio, in Germania; ma non solo inGermania. È finita l’ottocentesca di-stinzione fra impiegati ed operai.

La scuola si deve prefiggere l’obiet-tivo di far maturare lo studio ed il lavo-ro fianco a fianco; magari anche im-piegando le vacanze estive in adde-stramenti (stage) in fabbriche e simili acontatto con la realtà operativa. Inquesta maniera tratterremo in Italiaanche i laureati più bravi sui quali èstato investito tempo e denaro. Diver-samente esportiamo le “eccellenze” ele doniamo alle imprese straniere.

Bisogna quindi buttare alle ortiche

LA PAGINA DI GIANCARLO POLITI

(segue a pag. 14)

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Pagina 14 ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 • Voce Nostra

esempio che segue: IL COMBINATODISPOSTO DELLE DICHIARAZIONIDI TIZIO, DI CAIO E DI SEMPRONIOMI FA PENSARE CHE SIANO UNTRIO DI BARBAGIANNI. O non si ca-pirebbe meglio la frase senza il “di-sposto” appiccicato con la colla a“COMBINATO”? E cioè se la frase fos-se: “il combinato delle dichiarazioni diTizio, Caio e Sempronio ecc..” il signi-ficato sarebbe chiarissmo. Con unaforzatura potrei dire anche: “il combi-nato delle dichiarazioni messeci a di-sposizione da Tizio, Caio e Sempronioecc.” la cosa avrebbe un significatocompiuto; cosa che non avviene se iometto l’inopportuna parola: “disposto”.Quando trovate queste frasi con “di-sposto” senza senso, segnalatele allaCRUSCA e farete opera buona.

IL BAZOOKA DRAGHI STYLE 14/03/2016

Il bazooka di Draghi ha sparato itassi a zero e l’aumento del Quantita-tive Easing il 10 marzo 2016 comeestremo tentativo di uscire dalle sec-che della recessione. Bravo Draghi;più di cosi la BCE non può fare anchealla barba dei rosiconi tedeschi chehanno dichiarato guerra a Draghi(Jens Weidmann presidente Bunde-sbank insieme a Wolfgang Schaeubleed altri perché hanno idee fisse ed im-mutabili sul rigore che, però ha sfa-sciato l’economia nostrana dove le im-prese senza fiato chiudono e licenzia-no). Questa è la “crescita” farsescasecondo Trilussa .

A proposito di guerra e di Tedeschi mitorna in mente quanto raccontava il non-no di mia moglie sommergibilista dellaRegia Marina nella guerra 1915-18.

I sommergibili di allora non eranoquelli di oggi ed il sommergibile delnonno rimase incagliato sul fondo.L’ossigeno veniva a mancare e fu ne-cessaria una manovra estrema di rie-mersione veloce e rischiosa. La cosaandò relativamente bene poiché rie-mersero, ma molti si ammalarono diasma.

Draghi ha fatto la manovra estrema;è tutto quello che rientra nelle suepossibilità perché non può fare mira-coli. Peraltro non bisogna confondereil monetarismo, i tassi e la liquidità conl’economia reale. Se non riparte l’eco-nomia reale nessuno prenderà prestitianche a tasso zero; e per farne che?Nessuno ha più il coraggio di investire(parlo delle PMI). Ci saranno forsetanti altri a chiedere prestiti, ma saran-no coloro che non ne hanno i requisitie che, se affidati in banca, farannomarameo e non riporteranno indietro idenari ricevuti in prestito. Ai Tedeschipiaceva Trichet poiché egli alzava itassi dell’euro quando gli Americani,per promuovere le esportazioni, ab-bassavano i tassi del Dollaro. O nonconosceva il mestiere o era pilotato daBerlino. Questa filosofia “ante Draghied anti Draghi” fece danni alle espor-tazioni europee poiché prima di Dra-ghi la parità US$/EURO del 1998 dacirca 0,90 arrivò fino a 1,60 negli annisuccessivi prima di Draghi. I discorsi liporta via il vento.

Con i tassi a zero (ripeto che Draghiha fatto il massimo che poteva farepoiché non è un politico ma un sem-plice banchiere) i depositanti forsenon porteranno più i loro soldi in ban-ca a tasso zero (od a tasso negativo).E se mancano i denari in deposito,con cosa le banche concederannoprestiti? Questa situazione è nuovissi-ma; non abbiamo precedenti storicidall’ultima glaciazione. Le banche po-tranno restare senza depositi e pienedi impiegati e con costi fissi crescenti?Penso di no. Allora questo scenariosarà l’abisso prossimo venturo per ilsistema bancario.

Finché c’è Draghi le banche saran-no finanziate nel lungo termine con isoliti TLTRO (targeted long term refi-nancing operations). Ma se anche le

banche cesseranno di depositare laloro liquidità ed i risparmi dei propridepositanti in BCE perché dovrannopagare un tasso negativo, Draghi do-ve trova la liquidità per i prestiti TL-TRO? E chi verrà dopo di lui che farà?Siamo entrati in un LOOP finanziariodel tutto nuovo che porterà all’abissodella bolla globale. Cose turche inven-tate dalla fantasia dei professori mo-netaristi del tutto digiuni di economiareale poiché non hanno mai fattoesperienza sul campo e, se la faces-sero, farebbero fallire anche un nego-zio di bottoni con i loro “grafici” di ma-cro-economia buoni solo ad esserespacciati nelle aule universitarie come“concetti economici di base”.

Gli unici economisti veri sono gli im-prenditori; gli altri teorici sono passa-carte dannosi. Per la ripresa non ba-sta il Quantitative Easing che può ser-vire solo come spinta iniziale. Dopo ilQ.E. ed i tassi bassi occorre la politicache incoraggi le imprese mediantebassissima tassazione. Occorre an-che una tregua sindacale ed altre co-se concrete. Forse servirebbe anchel’Ital-exit dall’euro visto che chi ne è ri-masto di fuori sta meglio di noi abbon-dantemente. La competitività (ancheall’esportazione) si ha con la detassa-zione e con la svalutazione monetariache attraggono investimenti, generanoposti di lavoro che generano consu-matori, creano aumento globale digettito fiscale (ma ridotto pro capite),gettito che può permettere abbatti-mento del debito e della spesa pubbli-ca inutile e che può generare spesapubblica utile che genera altri posti dilavoro ed altri consumatori; cioè na-scerebbe così lo “Sviluppo” che è ilcontrario di “Loop”.

Invece il giochino cervellotico del “ri-gore” dei passacarte che guardanosolo ai numerini di bilancio hanno ste-rilizzato l’economia.

Ma per dirla tutta bisogna parlareanche dei cosiddetti MANAGER (dimoda da alcuni lustri).

Essi sono personaggi creati nelleuniversità americane che hanno con-tagiato anche le nostre. I managerbancari, per esempio, hanno causatola bolla dei “sub prime”.

Infatti essi venivano remunerati per imutui concessi (magari anche del120% del valore commerciale dell’im-mobile ipotecato) mediante UPFRONT FREE (provvigioni corrisposteanticipatamente al momento dell’ac-censione dei mutui). Le provvigionianticipate sono una pazzia economi-ca; lo sanno anche i bambini.

Questi manager narcisisti, sgomi-tanti, pieni di boria (emanazioni dellefrustrazioni dei loro professori univer-sitari) erano riusciti a convincere leaziende di essere dei “maghi” indi-spensabili. Le aziende (banche com-prese) sono cadute nella trappolaideologica ed hanno dato loro cartabianca assegnando dei BUDGET.

Non l’avessero mai fatto! Siccome ilBUDGET è un concetto “annuale”, i“manager” di aria fritta non avevanoalcuna considerazione dei piani di me-dio lungo termine. A loro era sufficien-te fare bella figura mostrando “quante”operazioni avevano prodotto anno peranno. Però queste operazioni eranospesso di “cenere” prodotta con i “to-vaglioli”. In pratica si mangiavano il fu-turo delle aziende per tre-quattro annidi “managerialità” poi uscivano per an-dare a fare danni in altre aziende. E,summa iniuria, uscivano con grosse li-quidazioni.

L’Italietta provinciale, da qualche lu-stro, ha imitato le cose che venivanodall’estero (per taluni quello che vienedall’estero è ORO mentre le cose dicasa sono cacca) e si è fatta i suoimanager scodinzolanti, pieni di aria edi incompetenza pratica. E siamo aigiorni d’oggi.

Però se domandassimo all’uomodella strada, pieno di buon senso,quale è il ruolo del manager così come

è oggi, risponderebbe: “inutile e dan-noso”.

A pensarci bene cosa fa il manager?Nulla! Il Manager ha bisogno dei su-balterni professionali per fare. Egli silimita solo ad alzare la voce, fare riu-nioni, pretender dei budget fuori dellarealtà per fare bella figura e prendere“fringe benefit”. Però se lo mettete allavoro vero NON SA DOVE METTE-RE LE MANI. Eppure questo bischerovuole insegnare e dirigere!!

Ma “retournons à nos moutons” co-me dicono i Francesi per dire “ritornia-mo al dunque di cui si parlava prima”:

In tutto questo monetarismo, fine ase stesso privo di qualsiasi base con-creta di economia reale, giungeremopresto alla disfatta sociale che pas-serà attraverso questi stage:

1 - Abolizione del contante con lascusa che i pagamenti devono esseretracciabili (cosa sacrosanta comeprincipio), con la scusa che sono velo-ci ed a basso costo poiché sarannotutti telematici (con la quasi abolizionedegli sportelli bancari tradizionali).

2 - Tassi negativi sui depositi banca-ri che disincentivino il parcheggio neiconti per invogliare al consumismosfrenato.

3 - Ma poiché non si può vivere diconsumismo artificiale, tanti di noi ter-ranno il denaro fermo in banca pur pa-gando un tasso negativo per la “custo-dia”. RICORDIAMO IL PUNTO (1)ABOLIZIONE DEL CONTANTE chevieterà di tenere in casa biglietti dibanca semplicemente perché nonesisteranno più.

4 - Le banche, piano piano, aumen-teranno i tassi IN NEGATIVO sui de-positi. Quando avranno portato i tassinegativi almeno al –3% (meno tre percento) si saranno assicurate una ren-dita perpetua senza fare nulla e senzaimpiegati e senza sedi e filiali fisiche.Basterà uno GNOMO per mandareavanti tutto.

SCENARIO FANTASIOSO? SPE-RIAMO. INVECE HO PAURA CHEQUALCOSA DI SIMILE SIA IN ITINE-RE.

Allora, più che monetaristi, biso-gnerà essere politici-economisti veriper ritrovare un equilibrio sociale so-stenibile.

Viva Draghi che mette le toppe (poi-ché non ha altri strumenti) ma viva an-che chi si intende di economia realeche è ben diversa dall’economia scrit-ta nei libri dei cosiddetti economistiprofessori che credono di essere atto-ri dell’economia muovendo le due so-le pedine dei tassi e della liquidità. Iprofessoroni possono raccontare que-ste cose ai ragazzi delle università manon agli imprenditori che sono i veriprofessori di economia. Ovviamentequalche professore serio c’è ancorama non lo fanno parlare poiché preva-le in nazi-pensiero unico.

LA QUADRATURA DEL CERCHIO 16.02.2016

A Bruxelles Dijsselbloem, Schaeu-ble, Weidmann (presidente Bunde-sbank) sono ancora bloccati sul postu-lato di tradizione tedesca secondo ilquale l’inflazione è il male assoluto edil debito pubblico è una malattia graveda debellare con tutti i mezzi. Guardacaso l’Italia ha un alto debito pubblicoe, quindi, l’attacco dei barbari del set-tentrione tende a colpire nuovamentel’Italia come avvenne nel 2011 con lospread artatamente creato dai Tede-schi mediante rovesciamento sul mer-cato di oceani di titoli italiani che era-no nella pancia delle banche tede-sche. Questa volta i barbari del set-tentrione hanno affinato la strategia edusano un ragionamento paternalistico,ma tossico e criminale, per destabiliz-zare le banche italiane, nonché perdestabilizzare lo spread, per comprarele banche italiane per un tozzo di pa-ne ed i titoli pubblici italiani a sconto.

Il ragionamento degli gnomi diBruxelles si muove in forma paternali-stica poiché afferma che l’Italia ha

troppo debito. Nessuno può dire ilcontrario. Ma la sottigliezza è quella difar digerire all’opinione pubblica la ne-cessità di abbatterlo; ed anche qui l’o-pinione pubblica non può dissentire.Ma il problema è che il debito pubblicoitaliano è in pancia delle banche italia-ne in abbondanza per un antico ac-cordo sotto traccia fra Tesoro e Ban-che secondo il detto popolare: “unamano lava l’altra ed ambedue lavanola faccia”.

I barbari del settentrione (così lichiamava Tacito e non solo io) hannoperò fretta ed esprimono un garbatosuggerimento erga omnes per ma-scherare l’intento di colpire principal-mente l’Italia che è l’unica reale con-corrente della Germania in quanto adesportazione manifatturiera.

Gli gnomi di Bruxelles dicono: il de-bito pubblico deve avere un tetto del25% nei portafogli delle banche.

Per l’Italia sarebbe una catastrofe ri-durre il debito dalla sera alla mattina;finiremmo direttamente nella situazio-ne greca con la Trojka in casa per se-coli.

In questa maniera colpirebbero an-che Draghi che ha ripetutamente“asfaltato” Jens Weidmann che girafrustrato ed in panico covando la ven-detta per le umiliazioni che ha subitodal Presidente della BCE specialmen-te con l’ultima affermazione di massi-mizzazione del Quantitative Easing;affermazione che suona: “whatsoe-ver it takes to save the economy”.

Ora calma e gesso; inutile andare astrillare a Bruxelles chiedendo l’ele-mosina della flessibilità; ci ridono infaccia e godono nel negarcela poichéil nostro peso specifico a Bruxelles èquello della paglia, mentre quello del-la Germania è il peso del piombo.

La verità è che molti dei “nostri” van-no a Bruxelles il martedì sera e tornanoa Roma il giovedì pomeriggio. In que-ste poche ore non si rendono spessoconto delle trame altrui e talvolta firma-no accordi già decisi da altri per la fret-ta di tornare al paesello. Poi, quando siva a reclamare ci sbattono in faccia gliaccordi firmati anche da noi.

La Germania invece (bisogna rico-noscerlo) sta nei gangli finanziari dellaUE meglio di noi e ci sta tutta la setti-mana e nel fine settimana organizzacene informali con i burocrati diBruxelles per tirarli dalla propria parte.Questa è la realtà.

Ma per sistemare il debito pubblicoc’è una strada molto semplice che lementi italiche raffinate hanno tiratofuori dal cilindro (non so se siano “ru-mor” o se io abbia troppa immagina-zione).

Il sistema sarebbe il seguente:Lo Stato vende alle banche beni

immobili demaniali (e non) per unimporto tale che sia sufficiente adare al mercato un segnale. E lebanche con cosa pagano? Sempli-ce: con i titoli di stato che hanno incasa.

Poi ricedono allo Stato IN LEA-SING i beni pubblici necessari allosvolgimento delle funzioni pubbli-che e tutto va a posto da sé ed il de-bito sparisce fino a quanto voglia-mo.

È un sogno finanziario contabile?Forse lo è, ma i derivati di questa spe-cie talvolta sono utili mentre altri sonotossici come gli stimati 55 trilioni diderivati in Deutsche Bank.

Si metta sotto osservazione la Deut-sche Bank poiché potrebbe causaredanni epocali se scoppiasse.

MPS TO DAY18/05/2015

Carissimi,Io credo che un articolo di prima pa-

gina su Voce Nostra dovrebbe riesu-mare un po’ la questione Monte ed ilsuo maldestro atto di avere affossato ilmarchio Banca Toscana per conside-razioni strettamente provinciali e nien-te affatto strategiche per gli affari.

In realtà gli affari stavano in secon-

da fila e si preferiva mantenere i “miti”di un passato medievale per trastullar-si con i ricordi del 1472. In genere i po-poli ricorrono ai miti quando non vivo-no nella realtà operativa degli altri po-poli che li circondano. Vediamo, infat-ti, a quali conseguenze siamo perve-nuti in pochissimi anni: in assenza dicontrollo cittadino sull’oligarchia domi-nante, gli “stranieri” si sono impadroni-ti della barca e l’hanno quasi affonda-ta. Il personale ora rischia il posto dilavoro in prospettiva.

Entrando in una filiale e parlandodel più e del meno, una ragazzinamolto intelligente si lasciò andare inun’affermazione: “non si guadagnache con le polizze assicurative; prati-camente si “campa” con i premi assi-curativi”.

Ma chi intuì che 1000 sportelli ban-cari con caricamenti del 6% sui premivita (rispetto al 15% delle compagniedi assicurazioni tradizionali) potevanofare “cappotto”? Fu Carlo Zini (ex Ban-ca Toscana ed osteggiato dai ben-pensanti tradizionalisti) che intuì il bu-siness, lo fece partire con un gruppet-to di “predicatori” e lo fece svilupparequale primo esempio italiano di Ban-cassicurazione..

Infatti in 5 anni Montepaschivita rag-giunse il fatturato di Mediolanum( il60% prodotto da Banca Toscana).

Poi Carlo Zini cedette lo scettro aDivo Gronchi (ex Banca Toscana) e lecose andarono sempre avanti. OGGILA BANCA CAMPA PRINCIPALMEN-TE CON QUESTI PREMI TRAMITELA COLLEGATA AXA SOCIA.

Questo vuol dire che quando i co-mandanti sono persone del “fare” an-ziché del “dire” gli affari marciano.

Uscite queste due persone (forseper gelosie provinciali) cominciò il de-clino e l’infiltrazione esterna della poli-tica rapinatrice e dei suoi servitori.

Questa è storia che nessuno hascritto fino in fondo a chiare lettere. Ciprovi Voce Nostra (se credete).

IL TOTEM DEFICIT/PIL 3% 3/11/2014

Tutti pensano (7 miliardi nel mondo)che il rapporto deficit/PIL 3% sia undogma invalicabile stabilito da un con-gresso straordinario di dotti e prece-duto da lavori preparatori di alcuni me-si.

Ormai questo 3% ossessiona politi-ci, economisti (o supposti tali comemolti dei nostri), professionisti, impren-ditori, sindacalisti, fino al popolino mi-nuto. È ormai una divinità intoccabile.

Ed ecco come è nato: Monsieur GuyAbeille (nomen omen) funzionario delMinistero delle Finanze francese con-tribuì a definire questa misura. Ma nonla basò su alcunché di scientifico o dianalisi teorica, ma semplicemente fuuna riflessione di pochi minuti duranteun’intervista negli anni ’80 rilasciata alquotidiano Aujourd’hui en France-LeParisien. Sostanzialmente MonsieurAbeille (ape) “dette i numeri”. E sicco-me il TRE è il numero che maggior-mente attira, lo sentenziò e divenneintoccabile; ed ora ce lo teniamo tutticome se fosse l’oracolo di Delfi o del-la Sibilla Cumana. Ci sarebbe da met-tersi a piangere se potessimo scopriretutte le imbecillità che circolano nellaburocrazia europea dove un manipolodi tecnocrati gioca sulla pelle di500.000.000 di persone. Io ricordoche negli anni ’80 (se non erro) erava-mo nel “serpentone” ECU (pratica-mente l’Euro ante litteram) ma neuscimmo di corsa insieme al RegnoUnito poiché, benché la parità fosseflessibile, era tuttavia opprimente edannosa per la nostra economia comeora lo sono l’euro ed il Fiscal Com-pact. Le imprese chiudono, la genteperde il lavoro, le tasse aumentano.Peggio di così non potrebbe andare intempo di guerra.

Forse una telefonatina a Cemeronper uscire insieme ancora una voltadalla gabbia valutaria potrebbe esserepresa in considerazione

(“LA PAGINA DI G.C. POLITI”... continua da pag. 13)

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Voce Nostra • ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 Pagina 15

DA KANDINSKIJ A POLLOCK

Palazzo Strozzi a Firenze ospitafino al 24 luglio p.v. una grandemostra con oltre 100 capolavoridell’arte europea e americana tragli anni venti e gli anni sessantadel Novecento in un percorso chericostruisce, con le opere dei col-lezionisti americani Peggy Gug-genheim e Solomon R. Gug-genhein, rapporti e relazioni tra ledue sponde dell’Oceano.

La mostra permette un eccezio-nale confronto tra le opere fonda-mentali di maestri europei dell’artemoderna come Marcel Duchamp,Max Ernst, Man Ray, Pablo Picas-so e dei cosiddetti informali euro-pei come Alberto Burri, Emilio Ve-dova, Jean Dubuffet, Lucio Fonta-na, insieme a grandi dipinti e scul-ture delle maggiori personalità del-l’arte americana degli anni cin-quanta e sessanta, come JacksonPollock, Mark Rothko, Willem deKooning, Alexander Calder, RoyLichtenstein, Cy Twombbly.

La mostra è suddivisa in novesale. La prima presenta i duegrandi collezionisti Guggenheim:da un lato Solomon, dall’altroPeggy, zio e nipote. La secondasala approfondisce l’esperienzacollezionista di Peggy, la terza èdedicata a Pollock. Le sale 4 e 5sono dedicate all’Espressionismoastratto di de Kooning. La sala 6 èdedicata alla pittura Color-Field, lasala 7 a Mark Rothko Mark.

Firenze – Palazzo Strozzi –Piazza Strozzi

Fino al 24 luglio 2016 – Biglietto:Intero € 12,00 – Ridotto e gruppi€ 9,50 – € 4,00.

MICHELANGELO E VASARI –PREZIOSE LETTEREALL’AMICO CARO –DALL’ARCHIVIO VASARI

A Firen-ze – Pa-lazzo Me-dici Ric-cardi – èpossibile visionare una selezionedi manoscritti – provenienti dalMuseo di Casa Vasari ad Arezzo –che testimonia la vicenda umanadi Giorgio Vasari (1511-1574) lasua formazione artistica, la suapersonalità poliedrica, i suoi rap-porti con i maggiori artisti del tem-po e, in particolare, con Michelan-gelo Buonarroti. Scritti privati, con-tratti, documenti che svelano i det-tagli del cantiere degli Uffizi, delladecorazione di Palazzo Vecchio,l’andamento degli affreschi dellacupola del Duomo di Firenze e ditanti altri lavori.

La mostra si apre con una sezio-ne dedicata alla storia di GiorgioVasari, carte che rappresentanouna specie di autocelebrazione acui Vasari affida la propria immagi-ne di artista destinato a fama pe-

renne. Poi, lettere che documenta-no il rapporto privilegiato che Va-sari intrattenne con Cosimo I de’Medici, suo principale committen-te, ma anche con vari letterati ederuditi del suo tempo.

Fulcro della mostra è l’ultima se-zione dove sono esposte le lettereinviate tra il 1550 e il 1557 da Mi-chelangelo a Roma a “MesserGiorgio amico caro” in Firenze. Inquesti documenti appare un Mi-chelangelo ormai anziano, prossi-mo alla morte (1564) che confidaall’amico le sua ansie e che si ver-gogna degli errori commessi nelcantiere di San Pietro a Roma.

Firenze – Palazzo Medici Ric-cardi – Via Camillo Cavour, 3

Fino al 24 luglio 2016 – Orario:9.00/19.00 – Chiuso Mercoledì –Biglietto intero mostra € 7,00 – Ri-dotto € 4,00 – Comprensivo visitaPalazzo: Intero € 12,00 – Ridotto€ 8,00.

SPIRITUAL GUARDS

Questo il titolo della mostra, omeglio direi “esposizione” che hainvaso tre luoghi di Firenze: PiazzaSignoria, Palazzo Vecchio e il For-te di Belvedere. Tutte le opere so-no di Jan Fabre definito da WicKi-pedia un “artista visivo, promotoredi una ricerca artistica tesa ad ol-trepassare le barriere espressive”.

In Piazza Signoria un’enorme“tartaruga” e “l’uomo che misura lenuvole”. In entrambe le opere si ri-conosce l’autoritratto dell’artista,nella doppia veste di cavalieredonchisciottesco e guardiano, co-me tramite tra terra e cielo. A Pa-lazzo Vecchio una serie di scultu-re, fra le quali un grande mappa-mondo rivestito di scarabei dal ca-rapece cangiante.

Al Forte di Belvedere – che untempo serviva a difendere Firenzeda attacchi esterni ma, occorren-do, anche la famiglia Medici –Jean Fabre ha collocato, in forma-zione quasi militare, due schiera-menti costituiti da sette autoritratti,armati di corna appuntite e dentiacuminati. Poi una serie di scultu-re sempre rappresentanti l’artista,in bronzo, lucidate a specchio, po-ste agli angoli dei bastioni e unadiversa versione de “L’uomo chemisura le nuvole”.

Nel corso dell’inaugurazione alForte di Belvedere, avvenuta il 13maggio u.s. il Sindaco Dario Nar-della ha consegnato le chiavi dellacittà a Fabre per “legarlo per sem-pre a Firenze” !!!!

Opere in mostra fino al 2 ottobre2016.

INDAGINI SULLARESURREZIONE

È il titolo della mostra inaugura-ta il 19 marzo u.s. presso il Museo

Civico di Sansepolcro. È allestitanella sala che conserva il capola-voro di Piero della Francesca, laResurrezione, oggetto attualmen-te di lavori di restauro. Il visitatorepuò ammirare l’opera e, nel con-tempo, vedere i restauratori al la-voro. Inoltre, con un touch screen,di recente installazione, osserva-re, in immagini ad alta definizione,lo stato di conservazione dell’ope-ra e la tecnica usata a suo tempodall’artista.

Nella stessa sala, per un con-fronto con la Resurrezione, èesposto l’affresco staccato di Pie-tro Lorenzetti del Cristo Risortoproveniente dal Museo Diocesanodi Siena, la Resurrezione di Gior-gio Vasari, dipinto su tavola, pro-veniente dalla Pinacoteca Nazio-nale di Siena e il Polittico dellaResurrezione di MarcantonioAquili, anch’esso su tavola, prove-niente dal Museo Civico di Rieti.

Questa mostra si lega con quel-la in corso a Forlì dal titolo “Pierodella Francesca – Indagini su unmito” che evidenzia come Sanse-polcro è il centro di tutto il mondodi Piero della Francesca che qui ènato (1415/1420-1492), ha studia-to, vissuto e lavorato. Il Prof. Car-lo Bertelli, che ha curato la prefa-zione del catalogo Indagini sullaResurrezione, ha scritto: “Questamostra tocca un punto crucialedella cultura e della fede Cristiana.Agli artisti è concessa ampia li-bertà d’interpretazione della Re-surrezione, perché il Vangelo nonspiega come questa sia avvenuta.La tomba del Cristo di Lorenzetti èscavata nella roccia e il Risorto èquasi esitante; nel trittico di Aquilic’è un’idea di festa e un’aria pri-maverile. Piero è l’unico che rie-sce a conciliare perfettamente ledue nature di Cristo, quella divinae quella di uomo”.

Sansepolcro (AR) – Museo Ci-vico – Via Niccolò Aggiunti, 65

Fino al 17 luglio 2016 – Orario:Tutti i giorni 10/13 – 14.30/18 –Dal 15 giugno: 10/13.30 -14.30/19. Biglietto: Intero € 8,00 –Ridotti € 5,00 – € 3,00.

PERUGINO, PINTURICCHIO EALTRI

A Pe-rugia –P a l a z -zo LippiA l e s -sandri –fino al20 no-vembre2016, inesposi-z i o n eun ter-zo delle 150 opere raccolte nell’ar-co di vent’anni dalla FondazioneCassa di Risparmio di Perugia. Sitratta di oltre 50 dipinti che rappre-sentano le esperienze artisticheche si affermarono in Umbria dalTrecento al Settecento, ma anchedi altri aspetti della cultura figurati-va italiana dal Rinascimento al Ba-rocco.

La mostra è articolata in settesezioni.

Nella luminosa prima sala ad ar-

cate, dove un tempo operava labanca, una selezione di paesaggie nature morte con opere del pe-rugino Pietro Montanini, di AlessioDe Machis e di Nicola Giuli.

Nella seconda sezione le operepiù prestigiose della collezionedella Fondazione come la Madon-na con il Bambino di Pietro Peru-gino e la Madonna con il Bambi-no e San Giovannino di Bernar-dino Pinturicchio.

Nella terza opere di Gian Dome-nico Cerrini detto il Cavalier Peru-gino.

Nella quarta opere di grande for-mato di artisti che operavano tra lafine del Cinquecento e gli inizi delSeicento.

Nella quinta e sesta sezione lepiù recenti acquisizioni della Fonda-zione tra le quali una Madonna conil Bambino di Perino del Vaga.

La settima sezione è dedicata al-l’iconografia francesana. È espo-sto un piccolo San Francesco inmeditazione di Giovan FrancescoBarbieri detto il Guercino.

Perugia – Palazzo Lippi Ales-sandri – Corso Vannucci, 39

Fino al 20 novembre 2016 –Orario: da martedì a venerdì15.30/19.30 – sabato 11/22- do-menica 11/20. Ingresso libero.

MUSEO CIVICO E DIOCESANODI ARTE SACRA

A Chiusdino(Siena) il 20dicembreu.s. è sta-to inaugu-rato que-sto nuovomuseo diarte sacraa l l es t i t onello sto-rico Pa-lazzo Taddei interamente restau-rato. Il museo è dedicato, in parti-colare, alla figura storica di SanGalgano con una particolare at-tenzione, sia all’uomo, sia ai mo-numenti che lo ricordano. Una par-ticolarità del museo è la “sala sa-cra” dove sono esposte le reliquie,che rimangono, comunque, a tuttigli effetti, oggetti di culto e venera-zione. Tutte le opere esposte, sal-vo eccezioni, provengono dallechiese del territorio di Chiusdino edall’Abbazia di San Galgano. Alcu-ne sono di proprietà privata e sonostate messe a disposizione delComune per far parte della colle-zione del museo. La visita del Mu-seo sarà collegata con quella del-l’Abbazia.

Per orari e info: 0577-750221

MUSEO DELLA MISERICORDIADI FIRENZE

Il 20 gennaio u.s. Festa di SanSebastiano, dopo due anni di la-vori, è stato aperto il nuovo Museodell’Arciconfraternita: circa 600metri quadri e quattordici stanze,al quarto piano dello storico palaz-zo della Misericordia in PiazzaDuomo.

In mostra oggetti e immagini cheraccontano la storia e le tradizionidi una delle più longeve (oltre otto

M A N I F E S TM A N I F E S T A Z I O N I I N TA Z I O N I I N T O S C A N AO S C A N Aa cura di gb/

(segue a pag. 16)

secoli di vita) e attive istituzioni fio-rentine: disegni, acquerelli, dipinti,oggetti sacri di scuola fiorentina eoggetti legati alla tradizione, comela veste nera, il libro con i primi ca-pitoli, i bussolotti utilizzati per levotazioni e la gerla con cui, in pas-sato, era-no tra-sportati imalati.

Le sales o n osuddivisetra tema-tiche, re-lative allastoria diFirenze,e a quelle dell’antica Arciconfrater-nita, attestanti un legame dellamedesima con la nostra città cheaffonda le radici nell’anno 1244,anno in cui giunse a Firenze, percombattere l’eresia patarina, il fra-te domenicano Pietro da Verona e,a seguito dei suoi sermoni, sorse-ro varie iniziative che chiamerem-mo oggi “sociali”.

Tra i principali dipinti in mostra ilSan Girolamo Penitente di PietroAnnigoni, il Cristo fra i dottori diDirck Van Baburen, il Ritorno delfigliol prodigo di Valentine DeBoulogne, La beatitudine di Elisa-beth Chaplin, due terracotte (GesùBambino e San Giovannino) del-la bottega Della Robbia e due scul-ture di Francesco Collina che rap-presentano San Sebastiano.

L’edificio di piazza Duomo cu-stodisce anche altre pregevoliopere, fra le quali una Madonnadel Ghiberti di Luca della Robbiasopra l’altare dell’Oratorio, e il bel-lissimo San Sebastiano martiredi Benedetto da Maiano.

Firenze – Piazza Duomo, 19-20Orario: Lunedì e Venerdì 10/12

e 15/17 – Sabato 10/12 – Ingressogratuito, gradite offerte.

BUFFONI, VILLANI EGIOCATORI ALLA CORTE DEIMEDICI

Trattasi della mostra ospitatanella Galleria Palatina di PalazzoPitti fino al 4 settembre 2016. Inesposizione circa trenta opere

provenienti dai depositi della stes-sa Galleria Palatina che mostranosoggetti bizzarri, personaggi mar-ginali come buffoni, contadiniignoranti o grotteschi, nani e gio-catori di giochi sia leciti che illecitiche assicuravano il divertimentospiccio, quotidiano ai Medici. “Era-no considerati alla stregua di gio-cattoli viventi – ha detto Eike Sch-midt, direttore degli Uffizi – o dimeraviglie della natura: buffoni egiocolieri che spuntano dai docu-menti d’archivio con un’identitàdefinita”.

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Pagina 16 ANNO XXXV • N. 164 • GIUGNO 2016 • Voce Nostra

FERIEL’Associazione rimarrà chiusa per ferie nei mesi di Luglio ed Ago-

sto. Riprenderà la consueta attività Mercoledì 7 Settembre. Nel-l’augurare “Buone vacanze” ricordiamo che, per motivi di particola-re urgenza, i Soci possono telefonare al numero: 055/58.69.57(Mario Mariotti).

Queste pitture, dette “di genere”diventano lo strumento dell’arteche attinge alla realtà e scopre gliaspetti della vita sociale e di corte.Tra i dipinti esposti il “Nano Mor-gante” del Bronzino e i “Servitori”di Cosimo III dè Medici. Tra lesculture il “Nano musicante” diAgostino Ubaldini e il “Nano consonagli” di Andrea di Michelange-lo Ferrucci.

Firenze – Palazzo Pitti – Galle-ria Palatina

Fino al 4 settembre 2016 – Ora-rio: Da Martedì a Domenica8.15/18 – Chiuso Lunedì

Biglietto € 13,00.

GIULIO TURCATO – DALLAFORMA POETICA ALLAPITTURA DI SUPERFICIE

Trascorsi vent’anni dalla suascomparsa il Centro di Arte Moder-na e Contemporanea della Spezia(CAMeC) rende omaggio a GiulioTurcato con una selezione di oltre70 opere attinte dalla sua biografiacreativa, di cui ripercorre il com-plesso iter: dagli esordi postcubistidell’immediato secondo dopoguer-ra con Natura Morta del 1945 e Lapresa delle terre del 1948, all’a-desione all’astrattismo nel momen-to di più accesa querelle tra “reali-

sti” e “astratti” con due opere signi-ficative degli anni Cinquanta eSessanta: Giardino di Miciurindel 1953 e La Pelle del 1963.

In mostra anche una parte dedi-cata al disegno e al versante tridi-mensionale installativo con unaPorta e una Finestra. Altra opera:Cantiere del 1951 che ricevette ilPremio nazionale di pittura “Golfodella Spezia”.

Una sala ospita un’installazionesonora concepita in dialogo con leopere esposte.

La Spezia – CAMeC – Via P.Battisti, 1

Fino al 9 ottobre 2016 – Orario:Da Martedì a Domenica 11/18 –Chiuso Lunedì.

ROBERT CAPA IN ITALIA

A San Gimignano, la Galleriad’Arte Moderna e Contemporanea“Raffaele De Grada” ha allestitouna mostra con 78 immagini dellaseconda guerra mondiale in Italia,dallo sbarco alleato in Sicilia nel1943 fino all’estate del 1944, delgrande fotoreporter Robert Capa(pseodomino di Endre Erno Frid-mann -1913/1954).

Le fotografie mostrano unaguerra fatta di gente comune, dipiccoli paesi ridotti in macerie, disoldati e civili, vittime di una stes-sa strage, ma anche la resa di Pa-lermo, la Posta centrale di Napolidistrutta o il funerale delle giovanivittime delle famose Quattro Gior-nate di Napoli.

Le immagini colpiscono ancoraoggi per la loro immediatezza e per

l’empatia che scatenano in chi leguarda. Lo spiega perfettamenteJohn Steinbeck: “Capa sapeva co-sa cercare e cosa farne dopo aver-lo trovato. Sapeva, ad esempio, chenon si può ritrarre la guerra, perchéè soprattutto un’emozione. Ma lui èriuscito a fotografare quell’emozio-ne conoscendola da vicino”.

San Gimignano (SI) Galleriad’Arte Moderna e Contempora-nea Via Folgore, 11

Fino al 10 luglio 2016 – Orario:9.30/19 – Biglietto: Intero € 7.50 –Ridotto € 6,50 – Gratuito residen-ti a San Gimignano. Catalogo bi-lingue italiano/inglese coedizioneMuseo Nazionale Ungherese diBudapest e Fratelli Alinari.

DOPPIO RITRATTO – ANTONIOE XAVIER BUENO

A Firenze – Villa Bardini – unamostra dedicata alla produzionedei due fratelli Bueno, Antonio(1915-1979) e Xavier (1918-1984),

che ripercorre la vicenda creativa eumana di queste due complessepersonalità, votate alla più autenti-ca pratica pittorica che, con origina-lità, ebbero modo di avvicinarsi al-l’ambiente culturale fiorentino, apartire dagli anni Quaranta.

Il punto di partenza in questo

(“MANIFESTAZIONI”... continua da pag. 15)

Curiosando nella cucina marem-mana mi è capitato di leggere unadelle tante antiche ricette per lapreparazione dell’ACQUACOTTA,che ai tempi in cui i “butteri” per-correvano la Maremma, era consi-derato un piatto unico.

Dosi per 6 personeIn un tegame di terracotta versa-

re un bicchiere di olio extra vergi-ne d’oliva, una costola di sedano,una carota, tre cipolle, il tutto trita-to finemente, sale e un peperonci-no spezzettato. Quando il tutto èleggermente imbiondito, aggiun-gere nel tegame un chilogrammodi foglie di bietola tagliate a pez-zetti e senza gambi.

LA RICETTADI FRANCHINO

Con il tegame coperto e a fuocomoderato fare insaporire la bieto-la, poi aggiungere mezzo chilo dipomodori freschi sbucciati e farebollire piano piano per 20 minuti.

Aggiungere un litro e mezzo diacqua calda, aggiustare il sale elasciare bollire ancora per circa 20munuti.

A parte, in una terrina, sbattere 5uova intere con un po’ di sale eformaggio pecorino grattugiato.

Tagliare a fette sottili del panecasalingo raffermo, disporlo nellescodelle, possibilmente di coccio ericoprirlo con le uova sbattute.

Portare in tavola la minestra bencalda, rimescolare bene, versarlasul pane e….buon appetito.

“doppio ritratto” è, appunto, il“Doppio autoritratto” del 1944,con la presenza dei due artisti chetraducono in immagine la lorostessa identità. Sulla sinistra Anto-nio, sulla destra Xavier, che guar-da l’osservatore con in bocca unasigaretta, come in un atteggia-mento di sfida.

In mostra oltre 130 opere, tra le

più importanti dei due pittori, dicui, molte di proprietà degli eredi,ed altre in prestito da importantimusei, fondazioni e collezionistiprivati.

Firenze – Villa Bardini – CostaSan Giorgio, 2

Fino al 6 novembre 2016 – Ora-rio: da Martedì a Domenica: 10/19– Catalogo Polistampa.