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L’alba del rilancio industriale MAGGIO 2014 ANNO LXVII Spedizione in abbonamento postale - Tariffa ROC - articolo 1, comma 1, del D.L. 24.12.2003 n. 353, convertito in L. 27/2/04 n. 46 - Pubbl. inf. 45% DCB di Milano - € 1,03 Assemblea ALDAI 5 giugno 2014 Auditorium Provincia di Milano via Corridoni 16

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L’alba del rilancio industriale

maggio 2014 anno LXVII

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assemblea aLDai5 giugno 2014auditorium Provincia di milano via Corridoni 16

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DI 3Dirigenti inDustria maggio 2014

Romano AmbrogiPresidente

Rilancio dell’industria: sfida del Paese

Il rilancio di un’economia basata sulla produzione industriale, specialmente mani-fatturiera, è sicuramente possibile grazie alle performance delle imprese italiane, tra cui molte sono ancora presenti in Lombardia. È questa la tesi che stiamo sostenendo dall’anno scorso in ALDAI, con sempre maggior convinzione, anche grazie ad auto-revoli analisi, svolte da importanti studiosi. Ci sono infatti segnali che permettono di distinguere, nel bel mezzo di una crisi che morde ancora duramente, alcune aree molto promettenti.La percezione del valore e della reputazione di organizzazioni, sistemi economico so-ciali e categorie, deriva senza dubbio dall’effettivo contributo che questi forniscono alla collettività, ma spesso è espressione della mentalità e cultura corrente, le quali a loro volta sono influenzate dai “maître à penser” che si esprimono autorevolmente sui mezzi di comunicazione.Il “morale delle truppe” cioè l’attitudine a reagire delle persone che sono direttamen-te implicate nelle possibilità di rilancio è quindi funzione, da una parte, dei fattori oggettivi, quantificabili, dei risultati economici, dall’altra del clima informativo e dal sentimento che caratterizza il contesto.I dirigenti sono a conoscenza dei pregi e difetti delle proprie aziende, hanno spesso una visione acuta e corretta del proprio settore, ma tendono ad uniformarsi ad opi-nioni dominanti senza tentare una lettura originale. Eppure la difesa del nostro ruolo passa proprio da questa verifica: se possiamo contribuire ad una soluzione nuova o se siamo noi stessi parte del problema. ALDAI intende valorizzare e rappresentare il sentimento dei propri iscritti, dando la possibilità di esprimere, non solo nell’esercizio della professione di ognuno, ma an-che nell’espressione di una categoria (intesa nel senso più alto del termine), il con-tributo alla crescita economica e sociale. Intendiamo sostenere il patrimonio indu-striale del Paese diffondendo le analisi che dimostrano la vitalità di settori industriali importanti, il contributo della professionalità e dell’impegno dei dirigenti in appog-gio alla capacità imprenditoriale e al coraggio di chi affronta il rischio di puntare su competenze distintive del nostro territorio.ALDAI intende anche essere luogo di incessante richiamo, in quest’ottica di effettivo rilancio dell’eccellenza lombarda, verso i mezzi di comunicazione, le istituzioni e le amministrazioni locali per sconfiggere insieme il senso di rassegnata e lamentosa passività nei confronti di un declino ineluttabile.I dirigenti delle grandi, medie e piccole imprese si sentono tutti i giorni, pur nella precarietà di posizioni che sono così facilmente modificate e spesso soppresse, sul fronte di una battaglia in cui combattono con ruoli strategicamente delicati e critici; i dirigenti che stanno cercando una nuova collocazione in un mercato del lavoro ava-ro ed esigente sanno di poter offrire moltissimo alla società; i dirigenti in pensione comprendono quanto sia importante il loro contributo per il futuro della società. La loro categoria, la loro Associazione sono un punto importante per rilanciare concre-tamente, a partire da dati ed analisi corretti e imparziali, prassi e regole del gioco che favoriscano, invece che soffocare, i germogli di un rilancio industriale. ■

“ALDAI intende valorizzare e rappresentare il sentimento dei propri iscritti, dando la possibilità di esprimere, non solo nell’esercizio della professione di ognuno, ma anche nell’espressione di una categoria (intesa nel senso più alto del termine), il contributo alla crescita economica e sociale”

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DI 5Dirigenti inDustria maggio 2014DI

ommarioSmaggio 2014 anno LXVII

eDitoriaLe 3 Rilancio dell’industria: sfida del Paese Romano ambrogi

FoCUS - riLaNCio iNDUStriaLe 6 Il bicchiere mezzo pieno Franco Del Vecchio

12 Droni per l’impiego civile: un settore di grandi prospettive Bruno Lodi

13 “Dillo alla Lombardia...”

maNagemeNt 14 Business Innovation e Simulazione Sergio augelloni Fabbri

16 Merito e Talento Premio Donna 2014 ALDAI Patrizia Forcina Paola Poli

20 Come diventare competitivi Daniele Brioni

NotiZie Da FeDermaNager 22 Tra Renzi e Squinzi Giorgio ambrogioni

eCoNomia 24 “Tributo di sangue” o salvezza per l’Italia e l’Europa? Giuseppe Mazzoni

28 Verso Europa 2020 Gianluca Coppola

FoCUS - riLaNCio iNDUStriaLe

Il bicchiere mezzo pienoL’analisi del prof. Marco Fortis presenta una diversa visione del Paese

30 L’epoca della longevità Stefania Bandini Ludovico Ciferri

32 “Far volare Milano” Mario Giambone

FiSCo34 Detrazione IRPEF delle spese sanitarie Giovanni Mura

PreViDeNZa36 “Fuori le pensioni dalla Spending Review” Sergio Zeme

aSSemBLea aLDai37 SAVE THE DATE! GIOVEDÌ 5 GIuGnO 2014

aSSiSteNZa SaNitaria40 Il Fasi guarda sempre avanti

•FASIINAZIONE:intervento di cataratta con laser a femtosecondi al Centro Diagnostico Italiano CDI Stefano Cuzzilla Eros andronaco Maurizio Volonghi

•Incoraggiarelaprevenzione: i progetti FASI Stefano Cuzzilla

44 Contatti ALDAI

45 Domande e risposte... Benedetta Pisto

oPiNioNi 46 ultima chiamata Guido Dalla Casa

49 Privatizzare sì... ma?! Edoardo Lazzati

CULtUra e temPo LiBero50 Concerto di Primavera ALDAI La vera gioia è un affare serio Josef oskar

52 Programma Golf 2014 Vladimiro Sacchetti

54 I libri di maggio 2014 •Ilventoèun’autostrada per pollini recensione di Gianni Fossati •L’altraItalia

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Il bicchiere mezzo pieno L’analisi del prof. Marco Fortis presenta una diversa visione del Paese

i l prof. Marco Fortis, docente di Economia industriale e Commer-cio estero dell’università Cattolica di Milano e Vicepresidente della

Fondazione Edison, da anni descrive sui quotidiani la vocazione industriale della nostra economia e del Paese, una imma-gine a volte in controtendenza. I suoi in-terventi offrono sempre spunti ottimistici e penso ci sia bisogno di vedere e valuta-re la nostra situazione, non solo in modo critico e pessimista.La partecipazione del prof. Fortis al Con-siglio nazionale Federmanager dello scorso 28 marzo si inquadra nella serie di incontri con osservatori della nostra eco-nomia che ci possano aiutare a costruire la visione e valutazione della situazione economica e della politica di sviluppo industriale del Paese. una visione che possa permetterci di esprimere la nostra posizione e il nostro contributo sui temi dello sviluppo, della competitività, della ricerca, dell’internazionalizzazione e tut-to ciò che fa impresa.nell’apertura del suo intervento il prof. Fortis, commentando l’evoluzione del Prodotto Interno Lordo dei Paesi ad eco-nomia avanzata, ha evidenziato la lenta uscita dal lungo periodo di crisi mondiale

il prof. Fortis crede sia opportuno uscire dalla cappa di sfiducia e pessimismo che, troppo a lungo, ha contraddistinto il no-stro Paese. Per tanti anni il “tiro al piccio-ne” praticato sull’Italia e sulla sua econo-mia, anche dalle stesse forze parlamen-tari che ne hanno fatto uno strumento di lotta politica, ha fortemente penalizzato la nostra immagine sul piano internazio-nale. In ciò caratterizzandoci negativa-mente rispetto agli altri Paesi dove le for-ze politiche, pur in confronti anche aspri, non hanno mai “svilito” il proprio Paese ma, al contrario, ne hanno sempre comu-nicato all’esterno un’immagine positiva. una comunicazione positiva non produ-ce effetti solo in termini di immagine, ma stimola gli investimenti stranieri, migliora l’opinione generale andando a influenza-re gli stessi rating: non possiamo dunque lamentarci se lo spread diventa troppo alto quando siamo noi stessi a dipingere il nostro Paese sempre prossimo al bara-tro.In questa prospettiva va letta positiva-mente la dichiarazione del neo-premier Matteo Renzi nel discorso alla Camera dei Deputati del 19 marzo scorso: “In questi anni, l’Italia i compiti a casa li ha fatti….questo è un Paese che, da anni, ha un avan-zo primario; questo è un Paese che rispetta i vincoli europei; questo è un Paese che ha il secondo export dei 28 Paesi europei; que-sto è un Paese che ha una manifattura che continua ad avere dei risultati straordinari; questo è un Paese di cui siamo orgogliosi ed è un Paese che ha bisogno di un racconto diverso anche di se stesso all’estero”. Per quanto l’azione di governo sia anco-ra tutta da dimostrare nei fatti, è già un grosso passo avanti aver riportato l’at-tenzione sugli aspetti positivi, anziché enfatizzare quelli negativi. È da qui che

Franco Del VecchioVicepresidente ALDAI

ocus - rilancio industrialef

DI6 DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

Marco Fortis.

che ha colpito in modo particolare l’Italia e la Spagna, due Paesi che hanno adot-tato politiche di austerità in conseguenza della crisi dei debiti sovrani. Si è soffer-mato sul problema della disoccupazione, problema che interessa non solo l’Italia e la Spagna, ma che coinvolge anche al-tre economie, sebbene nel nostro Paese (così come in Spagna) abbia assunto per i giovani, i manager ed altre categorie un carattere estremamente preoccupante.Per riprendere il cammino dello sviluppo

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ocus - rilancio industrialef

DI 7DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

“È già un grosso passo avanti aver dichiarato gli aspetti positivi, piuttosto di ripetere che tutto va male. D’altra parte da qui dobbiamo ripartire se vogliamo rilanciare la crescita e le prospettive del nostro Paese”...

rilancioindustriale

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DI8 DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

ocus - rilancio industrialefle italiano si è verificato solo a partire dal 2011, in concomitanza con le difficoltà le-gate al debito sovrano e la crescita dello spread, unitamente alla perdita di credi-bilità del nostro governo; con l’imposizio-ne da parte dell’Europa di una politica di austerità che ha distrutto l’economia, ri-ducendo del 20% il fatturato interno. Per l’Italia è stato un grande errore non ave-re sostenuto la domanda interna poiché con essa è crollata anche la produzione industriale, fatto tanto più grave per un Paese come il nostro che si regge preva-lentemente sulla manifattura e che gran parte di ciò che consuma viene prodotto al suo interno. Ma non è stato un errore solo dell’Italia, quanto soprattutto un er-rore da parte di Bruxelles che ha chiesto al nostro governo interventi simili a quelli

Il bicchiere mezzo pieno

dobbiamo ripartire se vogliamo rilanciare la crescita e migliorare le prospettive del nostro Paese.Il primo aspetto da considerare è la re-lazione tra i molteplici fattori che favori-scono lo sviluppo e valutarne il peso nel determinare la crescita.La competitività è certamente necessaria, per quanto non sufficiente a garantire la crescita: prima della crisi, infatti, nel pe-riodo 1996-2008 il PIL cresceva poco nei Paesi più competitivi; l’Italia e il Giappone avevano un tasso di crescita cumulata a prezzi costanti inferiore al 20% e la Ger-mania di poco superiore al 20%.Quanto alla domanda interna essa pro-duce effetti importanti sulla crescita, so-prattutto se alimentata dal debito: i Paesi che prima della crisi crescevano maggior-mente sono infatti quelli in cui il debito è aumentato in maggior misura andando a sostenere la crescita della domanda inter-na, come è possibile verificare dal grafico di correlazione fra variazione del debito delle famiglie e crescita della domanda interna. Ma poiché non si può continuare a “drogare” l’economia aumentando in-discriminatamente il debito, Paesi come l’Irlanda (IE) e la Spagna (ES) che hanno sommato al debito pubblico uno smisu-rato debito delle famiglie hanno finito per innescare una pericolosa crisi finan-ziaria.nonostante la crisi finanziaria sia esplosa nel 2008, il crollo del fatturato industria-

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DI 9DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

ocus - rilancio industrialefrichiesti alla Grecia e alla Spagna, senza considerare l’importante differenza esi-stente tra l’Italia, che è un paese produt-tore, e gli altri Paesi, che sono soprattutto importatori. A differenza della domanda interna il nostro fatturato con l’estero non è crol-lato; anzi dall’inizio della crisi esso ap-pare addirittura più dinamico di quello della Germania e della Francia, a dimo-strazione della vocazione industriale del nostro Paese.La ragione della nostra mancata crescita negli ultimi venti anni è da individuare dapprima nel fatto che la riduzione del debito pubblico italiano dal 121% al 103% del PIL avvenuta tra il 1994 e il 2008 è stata ottenuta attraverso l’aumento dell’imposizione fiscale, senza ridurre né la spesa pubblica inefficiente, né i costi della politica. Il governo italiano ha quin-di prodotto un ottimo avanzo primario (vale a dire il deficit al netto degli interessi sul debito), ma tutto a spese dei cittadini che hanno ridotto i loro consumi facendo calare di conseguenza la relativa produ-zione industriale. unitamente a ciò, si è continuato a criticare e a sostenere, oltre il lecito, la mancanza di competitività del nostro modello di sviluppo, andando a in-fluenzare negativamente la Commissio-ne europea che ha pubblicato il 10 aprile 2013, e successivamente confermato nel 2014, un rapporto approfondito sulla specializzazione produttiva italiana, rea-lizzato da 11 autori di cui 7 italiani, in cui si legge: “L’andamento delle esportazioni in Italia continua a soffrire di un modello di specializzazione che limita la capacità delle imprese italiane di crescere. Il modello produttivo in Italia è molto simile a quello dei mercati emergenti come la Cina, con la maggior parte del valore aggiunto nei settori tradizionali relativamente low-tech, dovuto principalmente alla limitata capa-cità di innovazione delle imprese italiane”. Occorre dunque invertire questa ten-denza. Abbiamo bisogno di superare le opinioni dei pessimisti ad oltranza e di esportare fiducia, analizzando con mag-gior rigore la realtà industriale italiana.La bilancia commerciale dell’italia con l’estero, in attivo di 72 miliardi di euro escludendo l’energia, è la seconda più alta in Europa, dopo la Germania. Il no-

stro Paese non si caratterizza più, come venti anni fa, solo per la sua eccellenza nella produzione di scarpe, abbigliamen-to, cibo o mobili. La leadership italiana della moda, delle calzature, dell’occhia-leria, dell’arredamento, rappresenta va-lori percepiti dai clienti in tutto il mondo, impossibile da copiare, come il Colosseo, ma non possiamo limitarci a tali setto-ri perché ci sono ancora opportunità di crescita per altri prodotti congeniali alla cultura e al genio italico. negli ultimi due decenni, infatti, la spe-cializzazione dell’Italia si è sempre più orientata verso altri settori: il peso di

quelli tradizionali, che nel 1994 rappre-sentavano il 74% della bilancia commer-ciale manifatturiera, nel 2013 è diminuito al 30%, nonostante la crescita di fatturato estero della moda e dei mobili. Altri set-tori, poco conosciuti dagli stessi italiani, sono invece cresciuti molto e rappresen-tano oggi il 70% del surplus.Fra questi settori, raramente presenti nel-le considerazioni dell’opinione pubblica, ci sono quelli afferenti al comparto della meccanica, le cui esportazioni nel 1991 erano allo stesso livello di fatturato este-ro della moda, pari a circa 20 miliardi di euro, e che nel 2013, nonostante la crisi,

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ocus - rilancio industrialef

hanno superato i 70 miliardi; la moda ha invece raggiunto i 45 miliardi di euro. Sia-mo dunque diventati un Paese di “mecca-nici”.Analoga considerazione merita l’export della farmaceutica che ha superato nel 2005 il valore dei mobili e oggi è più che raddoppiato, prossimo a 18 miliardi di euro; negli ultimi tre anni l’export italiano di medicinali confezionati è cresciuto di oltre 5 miliardi di euro, registrando la più alta crescita al mondo, sia in valore asso-luto sia in percentuale, mentre il settore dei mobili è rimasto stabile a circa 8 mi-liardi di euro.La ragione, invece, per cui alcuni settori sono entrati in crisi, risiede nel fatto che certi prodotti sono diventati commodities con un basso livello di innovazione, come le lavastoviglie e le lavatrici.nel grafico relativo al fatturato interno ed estero è riportata la variazione percentuale mediana dei due fatturati per settore di attività economica, registrata dalle im-prese tra il 2010 e il 2013. L’ampiezza delle bolle è commisurata al peso del settore in termini di valore aggiunto e sono di colo-re verde i settori con fatturato in aumen-to, di colore grigio i settori stabili e di co-lore rosso quelli in diminuzione: è eviden-te la crescente importanza rivestita dai macchinari-apparecchiature e prodotti in metallo che, insieme, costituiscono quella che è stata definita la meccanica in senso stretto.Secondo il prof. Fortis la politica indu-striale dell’Italia dovrebbe dunque essere

maggiormente incentrata sullo svilup-po della meccanica e allo stesso tempo puntare alla creazione in Italia del centro (hub) farmaceutico d’Europa.L’analisi della competitività dell’italia nel raffronto internazionale evidenzia come negli ultimi 12 anni, ossia dall’in-gresso della Cina nella WTO, tutte le eco-nomie avanzate abbiano perso quote di mercato nelle esportazioni manifatturie-re a favore dei mercati emergenti. L’Italia, in particolare, ha accusato una perdita del 29% al pari degli Stati uniti, facendo meglio del Giappone (-33%), della Fran-cia (-39%) e della Gran Bretagna (-45%).

Solo la Germania ha fatto meglio dell’Ita-lia con una perdita di quote di mercato pari a un più ridotto -6%, grazie al mer-cato interno europeo: solo per fare un esempio, dal 1999 al 2008 Francia, Ger-mania, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno acquistato auto tedesche per 500 miliardi di euro, contribuendo al succes-so tedesco, che tuttavia non sarebbe mai stato possibile senza il vantaggio del tas-so di cambio fisso dell’euro.L’Italia è inoltre uno dei soli cinque Paesi al mondo ad avere un attivo di bilancia commerciale per i prodotti manifatturie-ri, risultato pari a 113 miliardi di dollari nel 2012 (in aumento a 130 miliardi nel 2013). Al primo posto troviamo la Cina

con 866 miliardi, seguita dalla Germania con 394 miliardi, il Giappone con 292 mi-liardi e la Corea del Sud con 205 miliardi. Per tutti gli altri Paesi la bilancia manifat-turiera risulta negativa.Secondo le classifiche di competitività basate su dati unctad/WTO, su 14 ma-cro-settori in cui è stato suddiviso il com-mercio mondiale, ci posizioniamo secon-di alle spalle della sola Germania che nel 2012 conquista otto primi posti e un se-condo posto. L’Italia si dimostra estremamente com-petitiva, piazzandosi per ben tre volte al primo posto nella graduatoria: nel tes-

Il bicchiere mezzo pieno

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DI 11Dirigenti inDustria maggio 2014

ocus - rilancio industrialefsile, nell’abbigliamento e nel comparto cuoio-pelletteria-calzature. Ma non solo. Infatti, l’Italia conquista anche tre secon-di posti: nella meccanica non elettronica, nei prodotti diversi (grazie agli occhiali ed all’oreficeria) e nei manufatti di base (che includono anche comparti come i pro-dotti in metallo, i marmi e le piastrelle ce-ramiche in cui l’Italia si colloca da sempre ai vertici mondiali). Conquista anche un terzo posto nei componenti elettronici e un sesto posto negli alimenti trasformati. Secondo l’Indice Fortis-Corradini, svilup-pato dalla Fondazione Edison, l’Italia è inoltre il primo, secondo o terzo Paese al mondo per surplus commerciale in ben 946 prodotti, su un totale di 5.117 in cui la classificazione internazionale HS96 suddivide il commercio mondiale, gene-rando 183 miliardi di dollari di surplus commerciale con l’estero.Ancora, l’Italia è, dopo la Cina, il Paese con il maggior numero di prodotti mani-fatturieri che presentano un miglior sal-do commerciale rispetto alla Germania: l’Italia, infatti, “batte” la Germania presen-tando un maggiore saldo commerciale in 1.215 prodotti, alle spalle della Cina che invece presenta ben 2.134 prodotti con una migliore bilancia commerciale ri-spetto alla Germania. A seguire Stati uni-ti, Giappone, Corea, Francia, Regno unito e Grecia.È questa l’analisi che dobbiamo fare dell’Italia. È questa l’immagine che dob-biamo trasmettere al mondo. L’Italia è mi-gliore di quella che continuano a raccon-tare; è bene pertanto che iniziamo a dire la verità, a batterci per il rinascimento mora-le ed economico del Paese, allontanando i rischi di un aumento dello spread.I problemi dell’industria italiana non sono il suo modello di specializzazione o le sue PMI, troppo piccole per andare in Cina: la sola provincia di Fermo esporta, infatti, ben 300 milioni di euro di calzature in Cina.I problemi della competitività italiana dipendono semmai dai vincoli del siste-ma-Paese che frenano le imprese e sco-raggiano gli investimenti esteri. nella classifica stilata dal “World Competitive-ness Yearbook” considerando 60 princi-pali Paesi, l’Italia risulta al 56° posto per burocrazia; al 54° posto per tassazione ed entrate fiscali totali; al 49° posto per il

costo del denaro; al 55° posto per il qua-dro normativo e legale (incertezza del diritto); al 48° posto per l’economia som-mersa; al 50° posto per le infrastrutture per la distribuzione di beni e servizi; al 46° posto per le infrastrutture idriche; al 44° posto nello sviluppo e manutenzione di infrastrutture; al 40° posto nelle infra-strutture del settore energetico; al 53° posto per i costi dell’energia elettrica per i clienti industriali.Per concludere, siamo l’unico Paese al mondo che negli ultimi 22 anni ha ge-nerato un avanzo statale primario in ben

21 anni, un vero record mondiale, rag-giungendo la cifra di 591 miliardi di euro cumulati, più di quanto abbia fatto la Germania. Peccato che poi questo avan-zo sia stato utilizzato interamente per pagare una montagna di interessi sul de-bito pubblico, che sono a tutt’oggi pari a circa 80 miliardi/anno, cioè 30 miliardi in più rispetto ai francesi e tedeschi a causa della reputazione negativa che alimenta lo “spread”. Siamo il “Paese dei miracoli”, ma dobbia-mo rimuovere subito gli ostacoli per de-collare. ■

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DI12 Dirigenti inDustria maggio 2014

ocus - rilancio industrialefDroni per l’impiego civile: un settore di grandi prospettive Il caso Aermatica esempio di visione e coraggio

s empre più spesso si vedono in azione, impegnati nelle più svaria-te attività, i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR – univer-

salmente noti come droni) e finalmente è in approvazione la normativa defini-ta da EnAC per regolare anche in Italia l’impiego professionale di tali strumen-ti. nell’insieme, sta emergendo, da noi come in tutto il mondo, un settore di grande interesse per le applicazioni che i SAPR rendono possibili e che qualche esperto vede come fattore scatenante di un passaggio epocale per l’intera ae-ronautica poiché apre la possibilità di operare “in volo” a tutti, con costi relati-vamente modesti e senza la necessità di particolari requisiti.Potenzialmente, i SAPR possono fare “di tutto”: sono già attuali le riprese foto e video, i controlli termografici (su edifi-ci), il monitoraggio industriale (verifiche strutturali, controllo di impianti quali parchi fotovoltaici e linee elettriche), il monitoraggio ambientale, il supporto nella gestione del territorio, gli interven-ti in emergenza (ricerca di dispersi).In prospettiva si vedono innumerevo-li applicazioni scientifiche a cui stanno lavorando laboratori ed università e poi tutto il mondo delle attività in ambito urbano (dal supporto per la gestione dell’ordine pubblico alla distribuzione fisica di oggetti).Il settore promette quindi di consentire lo sviluppo di rilevanti opportunità indu-striali, sia per produrre e gestire i sistemi, sia per offrire sul mercato l’insieme dei servizi proponibili, opportunità che si

prestano ad essere colte da realtà anche piccole, purché fortemente innovative e culturalmente preparate a lavorare in un contesto che, in effetti, è aeronautico, anche se con specificità proprie.Proprio la ricerca del giusto compromes-so fra un approccio aeronautico alla si-curezza di sistemi/procedure operative e le caratteristiche proprie del settore, il contesto costituisce la sfida che deve essere vinta per permettere alla filiera dei SAPR di esprimere le sue potenzia-lità. Da un lato infatti è necessario che mezzi ed operatori garantiscano livelli di sicurezza ed affidabilità tali da permet-tere una presenza sempre più diffusa dei SAPR (che come mezzi volanti possono rappresentare un pericolo sia per ciò che sorvolano sia per gli altri aeromobili con

Bruno Lodi Supply Chain Director Aermatica S.p.A., socio ALDAI e fondatore del Gruppo Progetto Innovazione

cui potrebbero interagire), ma dall’altro la regolamentazione, messa in campo per assicurare questi livelli di sicurezza, non deve essere tanto complessa da impedire, di fatto, di operare, o di porta-re i costi di sistemi e servizi a livelli non compatibili con i prezzi che il mercato è disposto ad accettare.Il Regolamento EnAC che entrerà in vi-gore va in questa direzione, ma per va-lutare le sua reale capacità di mettere sotto controllo l’attività dei SAPR senza bloccarla è necessario attendere che ne inizi l’applicazione. nel frattempo gli attori del settore stanno lavorando per capire in che modo adattarsi alla nuova regolamentazione, di cui comprendono l’importanza (anche a garanzia della loro immagine pubblica del loro lavoro), ma

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DI 13Dirigenti inDustria maggio 2014

ocus - rilancio industrialefche ovviamente li mette a disagio, intro-ducendo vincoli e complessità “aeronau-tiche”, di non facile comprensione.Il lavoro per arrivare ad avere un settore operante in modo controllato, ma nelle condizioni di espandersi e progredire, è ancora in gran parte da fare e richiederà un grande sforzo sia da parte di EnAC, che dovrà adattare i suoi criteri di lavoro ad una filiera lontanissima, per dimen-sioni e modelli, dall’aeronautica con-venzionale, sia da parte degli operatori stessi, che dovranno lasciarsi alle spalle gli approcci pionieristici ed artigianali che li hanno in gran parte caratterizza-ti fino ad ora, per fare il “salto di qualità” necessario ad operare in un ambiente regolato.In questo quadro si colloca l’iniziativa di Aermatica S.p.A., impresa nata nel 2008 per progettare e produrre SAPR in modo industriale secondo criteri aeronautici,

che sin dall’inizio ha lavorato con EnAC per inserire il suo sistema Anteos nell’al-veo della normativa, sviluppando così una onerosa attività pionieristica (spes-so infatti le norme non prevedevano il caso proposto ed andavano quindi de-clinate) e riuscendo già nel 2010 a volare con un Permesso di Volo ufficiale.nel tempo il modello di business dell’im-presa ha superato la semplice offerta del SAPR per offrire al mercato un pacchetto di prodotti/servizi volti a coprire tutte le necessità che un operatore “non aero-nautico” deve soddisfare per affrontare il mercato regolato: sistemi rispondenti a criteri aeronautici, adeguato suppor-to manutentivo, formazione dei piloti, aiuto a creare una organizzazione che risponda alla normativa ed a istruire il personale operativo.Aermatica oggi è un esempio di come una piccola azienda possa soddisfare le

richieste del mercato regolato e si pro-pone come supporto a 360° per quegli operatori che vogliano evolvere verso tale contesto, così da affrontare al me-glio le sfide che lo sviluppo di questo settore presenterà. un esempio di inno-vazione e sviluppo di nuove realtà im-prenditoriali per alimentare la vocazione industriale lombarda. ■

“Dillo alla Lombardia...”

l 21 marzo 2014 si è svolto l’in-contro fortemente voluto dal Pre-sidente della Regione roberto maroni con tutti gli assessori re-

gionali e le parti sociali, con l’obiettivo di condividere valutazioni e considerazioni sull’attuazione degli obiettivi strategici del governo regionale e sul rilancio per il futuro.Il Coordinatore CIDA Lombardia romano ambrogi ha partecipato al tavolo “te-matico” organizzato dall’Assessore alla Formazione, Istruzione e Lavoro, Valen-tina aprea, proponendo le iniziative per il rinascimento dell’industria lombarda, motore economico del Paese.nel ricordare che la confederazione rap-presenta in Lombardia 52.300 dirigenti delle imprese private, pubbliche e delle alte professionalità, Ambrogi ha invitato a valorizzare le competenze dei dirigenti

disoccupati e senior a favore del sistema industriale, della società lombarda e del-la coesione sociale.CIDA ha sottoscritto un patto con l’As-sessorato Formazione, Istruzione e Lavo-ro per dare concretezza a questo impe-gno con lo scopo di rendere produttivo il patrimonio di competenze di migliaia di manager inoccupati per la realizzazio-ne di specifiche iniziative, fra le quali:l l’utilizzo sinergico e complementare

della “Dote unica Lavoro” con gli strumenti Fondirigenti per aumentare l’efficacia dei percorsi di reinserimento lavorativo;

l la partecipazione di CIDA nelle iniziative di docenza per il trasferimento delle esperienze dei manager a favore dei giovani per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro;

l la creazione della “White List” di dirigenti per il supporto manageriale all’Agenzia dei Beni Confiscati alla

criminalità organizzata. Attività iniziata da ALDAI - Assolombarda e confluita nel bando regionale che prevede lo studio e la formazione per la destinazione dei beni da assegnare alle finalità sociali.

Ambrogi ha auspicato ogni sforzo per rimuovere le complessità burocratiche e per favorire le sinergie che permetta-no alle imprese di accedere alle risorse finanziarie dei bandi regionali e alle ri-sorse umane dei manager per aiutare le imprese nelle iniziative di internazio-nalizzazione, di aggregazione in reti di imprese e di sviluppo, per aumentare la competitività del sistema industriale ed economico lombardo.un accorato invito alla collaborazione fra manager, imprese ed amministra-zioni per intraprendere con coraggio nuove forme di operosità della gente lombarda per costruire nuova cultura del lavoro. ■

i

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DI14 Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementm

Sergio Augelloni Fabbri Senior consultant at Fair Dynamics Consulting

esigenza di innovare business aziendale attraverso una mag-giore efficacia ed efficienza delle strategie aziendali, nonché del

go-to-market da adottare, unitamente alla conseguente riorganizzazione dei processi interni, è un tema attuale ed ineludibile per qualsiasi impresa che trova oggi un insostituibile supporto – grazie a nuovi strumenti e tecniche di intervento più articolate – nella rea-lizzazione di modelli di simulazione “complessi“ che consentono di valutare ex-ante l’impatto delle possibili scelte strategiche da intraprendere.Il management aziendale potrà così co-struire, attraverso l’attività di studio ed analisi degli elementi concorrenti, mo-delli di riferimento in grado di riprodurre – con un alto grado di attendibilità – gli scenari conseguenti alle possibili scelte (what if analysis), quantificando altresì gli aspetti economici e funzionali che da tutto ciò ne conseguono. nell’attuale realtà socio-economica co-stituita da sistemi complessi adattivi con strutture fortemente dinamiche, interconnesse e caratterizzate da com-portamenti non lineari, la simulazione – replicando in vitro tali fenomenologie – si qualifica come strumento ideale per pianificare, analizzare e valutare i rischi

decisionali identificando al meglio le al-ternative delle scelte strategiche che ne derivano. Ovviamente il grado di atten-dibilità dei risultati è proporzionato alla qualità dei mezzi nonché delle tecniche e metodologie impiegate. I principali vantaggi che l’impiego di tali tecniche offre al management aziendale sono:l riduzione di costi e rischi: gli

esperimenti svolti direttamente sul campo sono spesso molto costosi e non danno risposte in real-time mentre l’analisi approfondita degli scenari possibili entro cui dovrà operare l’impresa permette una attenta valutazione dei rischi e benefici connessi e un abbattimento dei costi legati agli errori decisionali;

l valutazioni dei fenomeni non lineari e complessi: attraverso modelli di simulazione è possibile studiare e replicare fenomeni non lineari difficilmente valutabili attraverso l’utilizzo di altri strumenti quali ad esempio i fogli elettronici;

l forte valorizzazione della componente tempo: lo scorrere dei modelli all’interno di una finestra temporale e di conseguenza l’osservazione “real-time” dell’evolvere degli indicatori di performance permette un punto di osservazione unico per la comprensione dei problemi affrontati anche quando

intervengono valutazioni a posteriori o in corso di svolgimento.

Sino ad oggi gli strumenti più comuni utilizzati dalle aziende per tali temi sono i fogli elettronici e tra questi Microsoft Excel è quello più conosciuto. Il succes-so dell’impiego di tali soluzioni si realiz-za ove vi siano scenari da analizzare con le seguenti caratteristiche: l il numero di parametri che

influenzano il sistema è limitato; l il comportamento del sistema

è lineare;l le dipendenze tra le variabili

sono chiare ed il modello mentale semplice da costruire.

Ma la realtà odierna e quella in divenire debbono tenere conto soprattutto di un forte aumento delle problematiche che interagiscono nello scenario e che lo ca-ratterizzano in modo più complesso. una conferma a tutto ciò si ha quando: l ci sono molti parametri o troppe

combinazioni di scenari che influenzano il sistema;

Nuovi modelli di simulazione come supporto al management per lo sviluppo del business aziendale

Business Innovation e Simulazione

l’

... esiste, da qualche anno, una quarta metodologia definita “ibrida” o “multi-metodo” (Multi-Method Simulation Modeling - MMSM) ...

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DI 15Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementml esistono dipendenze temporali o

causali (retroazioni) tra le variabili (comportamento non lineare);

l il comportamento del sistema non è intuitivo o immediato;

l sono presenti situazioni di incertezza (sistema stocastico).

Per questi motivi esistono diverse meto-dologie legate alla simulazione di pro-cessi di business complessi per le quali non è facilmente ricercabile una soluzio-ne analitica in quanto ognuna di queste è adatta per problemi caratterizzati da livelli di astrazione differenti.Le metodologie presenti oggi per tali temi sono principalmente tre, sviluppa-te peraltro in differenti periodi negli ulti-mi decenni ed ognuna si caratterizza per il tipo di approccio offerto. La tabella n. 1 riportata in questo articolo schematizza tale situazione.Riferendo il modello metodologico al livello di astrazione possibile possiamo sintetizzare il tutto con il grafico n. 1. A completamento di quanto sino ad ora esposto diciamo che esiste, da qualche anno, una quarta metodologia definita “ibrida” o “multi-metodo” (Multi-Method Simulation Modeling - MMSM) che, con-sentendo una qualsiasi combinazione delle tre metodologie sopracitate,  per-mette la creazione di modelli molto ade-renti alla complessità e dinamicità della realtà odierna. Questa interessante ed utilissima carat-teristica permette quindi di sviluppare alte definizioni nella realizzazione dei modelli e di focalizzarsi al meglio sullo studio del problema specifico piuttosto che sull’escogitare tecniche per aggirare alcuni aspetti di dettaglio attraverso pa-radigmi poco adatti a rappresentarli.Il successo dell’impiego di tale metodo-logia si è già riscontrato in molte azien-de e gruppi nazionali ed internazionali operanti nei più svariati settori (chimico farmaceutico, cantieristica, aeroporti, banche e assicurazioni etc.) e sulle diver-se aree aziendali: produzione e logistica, dimensionamento delle risorse, vendite e marketing, etc. La simulazione permette ai manager di valutare le strategie ed operare così le proprie scelte con un elevato grado di

metodologia Caratteristiche

System Dynamic (SD)

Adatta allo studio e comprensione del comportamento dinamico dei sistemi complessi (fenomeni strategici, macro-economici, dinamiche sociali ed ambientali).

Discret Event Simulation (DSE)

Si basa sull’evoluzione temporale dei fenomeni attraverso eventi concatenati. Adatto a studiare fenomeni di alto dettaglio operativo quali i tempi di attesa per code, processi produttivi ed amministrativi, velocità dei servizi etc.)

Agent Base Modeling and Simulation (ABMS)

Il più recente ed innovativo. Adatto a catturare la complessità di sistemi non lineare. Approccio bottom-up in cui vengono modellizzate le unità elementari (aziende, persone, ruoli, mezzi etc.) che si concretizzano man mano che il sistema evolve come effetto delle decisioni intraprese da ognuno.

attendibilità tra risultati attesi e quelli realmente ottenuti.I modelli di simulazione delle strategie di innovazione del business sono stati argomento dell’incontro del 14 maggio del Gruppo Progetto Innovazione, dove ho incontrato i dirigenti interessati agli approfondimenti.In un mondo che corre sempre più velo-ce non c’è più il tempo per procedere per tentativi. Per essere competitivi bisogna agire tempestivamente proponendo modelli di business provati, almeno vir-tualmente. ■

Tabella n. 1

Grafico n. 1

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DI16 Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementm

Patrizia Forcina Relazioni Industriali e Istituzionali Federmanager

La valorizzazione della “eccellenza” femminileLa valorizzazione del talento ed il ricono-scimento della leadership femminile rap-presentano oggi processi imprescindibili per il nostro Paese, le nostre aziende e le famiglie italiane non solo per un tema di genere, ma, soprattutto, per una questio-ne di business, di profitto, di risultati e del bisogno di nuove idee. Inoltre la valoriz-zazione dei talenti femminili, specie in un momento di grave crisi, può contribuire ad una fertile rivisitazione del mondo del lavoro portando il contributo di uno sguardo e di uno stile differente per un buon governo delle imprese.

La situazione in Italia

La difficoltà di affermazione della ma-nagerialità femminile all’interno delle

aziende italiane non è altro che lo spec-chio della cultura e del sistema di valori dominante nel nostro Paese. C’è infatti una strettissima relazione di interdipen-denza tra il contesto socioculturale e le imprese: la società influenza la cultura aziendale. A loro volta le imprese non solo rispecchiano la cultura del Paese in cui sono inserite, ma possono fungere da traino o da acceleratori del cambia-mento. La situazione italiana si conferma di particolare criticità per quanto riguar-da la questione femminile sia sul fronte sociale sia su quello delle imprese, sotto l’influenza di una rappresentazione della donna ancora fortemente tradizionale e vincolante. D’altra parte la maternità si pone ancora come il nodo irrisolto fonda-mentale, il principale ostacolo all’accesso paritetico delle donne al mondo del la-voro. Si dice che la donna-lavoratrice sia penalizzata su un duplice fronte: quello pratico, per il persistere della delega tota-

le alle donne della responsabilità di cura e l’inadeguatezza delle misure sociali e quello psicologico a causa del radica-mento nella cultura familiare italiana di una visione sacrificale della maternità.La resistenza al cambiamento riscontra-bile in molte aziende italiane è peraltro conseguenza dell’assenza di ricambio generazionale e dell’esclusione delle donne dalle posizioni di vertice dove si costruisce la cultura aziendale e si stabi-liscono i criteri di cooptazione, le norme di riconoscimento dei meriti e la valuta-zione degli individui.Tuttavia in questo ultimo periodo le cose stanno cominciando a cambiare, non solo nel settore pubblico dove le donne dirigenti sono salite del 20% negli ulti-mi sei anni (Dati SDA Bocconi 2014), ma anche sul fronte privato (dati InPS 2014): infatti, mentre i dirigenti maschi arretra-no del 5%, le colleghe aumentano del 16%. Le donne manager rappresentano così oggi il 14,5% del complesso della di-rigenza. Forse la crisi ha giocato a favore poiché come si sa le donne manager si accontentano di una retribuzione infe-riore.

I rapporti internazionali

Per il Rapporto 2013 del World Economic Forum (che classifica i Paesi secondo i loro divari di genere) la situazione glo-bale del genere femminile è migliora-ta: 86 Paesi su 133 hanno accorciato il divario tra uomo e donna tra cui anche l’Italia, che è avanzata di nove posizioni, dal numero 80 del 2012 al 71 di que-st’anno. Si colloca però ancora a note-vole distanza dai Paesi del nord Europa, che rappresentano i “top ten” di genere (Islanda, Finlandia, norvegia, Svezia, Ir-

Merito e TalentoPremio Donna 2014 ALDAI

Milano, Sala Alessi di Palazzo Marino, 26 marzo 2014

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DI 17Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementmlanda, Danimarca, Svizzera e, addirittu-ra, la Bulgaria, l’Estonia e la Croazia: vera sorpresa rispetto alla media molto bassa riscontrata nei Paesi dell’Est). I progressi quindi ci sono, ma ancora non bastano. Il numero delle donne amministratore delegato è in aumento, ma la quota in posizioni manageriali “senior” è ferma. Secondo un ultimo recente sondaggio internazionale (riportato in questi giorni dal Financial Times) condotto su 6.700 manager in 45 Paesi le donne guidano il 12% delle grandi multinazionali, in au-mento rispetto al 10% del 2013 e del 5% del 2012. nelle altre aziende invece la quota delle donne in posizioni manage-riali elevate è al 24%, la stessa del 2013, del 2009 e del 2007 e solo in lieve au-mento rispetto al 19% del 2004. Le don-ne hanno fatto grandi passi in avanti nel campo della finanza, ma molto meno nel settore innovativo (tecnologia). nel settore bancario la percentuale di don-ne manager è salita dal 28% (dato del 2005) al 33% di oggi: il tasso di crescita più elevato se si analizzano i rappor-ti di genere ai vertici nei diversi settori dell’ultimo quinquennio.

Crisi economica e mercato del lavoro femminileL’attuale crisi economica ha contribuito a rallentare il processo di evoluzione del-la cultura sociale italiana.L’indagine sui manager italiani, svolta da Episteme per conto di Federmanager nel 2013, restituisce una situazione di tensio-ne legata all’incertezza del posto di lavoro, cui si accompagna una pressione crescen-te sui risultati, con ricadute negative sulle condizioni di lavoro e sul clima aziendale: di questo soffrono indiscriminatamen-te uomini e donne, ma è la componente femminile che finisce con il soccombere ritenendo questa pressione insopportabi-le perché in conflitto con i doveri di cura. Sia gli uomini sia le donne tendono a stig-matizzare l’invasività del lavoro, che viene percepita come correlata ad una cultura organizzativa che premia l’overtime più dei risultati raggiunti. Vi è infatti una piena convergenza tra uomini e donne in merito al fatto che l’elevata individualizzazione

correlata alla complessità del ruolo ma-nageriale richieda una personalità ricca, articolata e ben integrata: un equilibrio cioè tra lavoro-vita privata come fonda-mento della qualità manageriale.

Le quote rosa in azienda e in politicanonostante la Camera dei Deputati ab-bia definitivamente bocciato la parità di genere che avrebbe garantito per legge la rappresentanza femminile nelle liste elettorali, sembra che le donne le pro-prie quote rosa se le stiano guadagnan-do da sole. È un dato certo: negli organi di governance delle società italiane, sia pubbliche sia private, c’erano “troppe poche donne”. Ma dal 12 agosto 2012, nel procedere al rinnovo degli organi di amministrazione e di controllo, le socie-tà quotate in borsa e le società controlla-te dalle pubbliche amministrazioni, per tre mandati consecutivi (quindi per circa un decennio), hanno dovuto adeguar-si agli obblighi introdotti dalla legge n. 120 del 2011, sulle quote di genere. Lo scopo della legge c.d. Golfo-Mosca è quello di contrastare l’attuale massiccia presenza di quote “azzurre” negli orga-ni societari di gestione e di controllo. È vero che il vincolo riguarda solo una piccola parte del variegato mondo del-le aziende, ma la fissazione di quote ex ante ha contribuito ad accrescere la par-tecipazione femminile e soprattutto ha

costituito il segnale di un cambiamento anche culturale del ruolo delle donne nella società. Le quote di genere quindi potrebbero divenire un modello da imi-tare da parte delle altre imprese, magari percorrendo la via della cosiddetta “re-sponsabilità sociale” in considerazione della base etica della meritocrazia quale capacità di promuovere l’eguaglianza delle opportunità. Inoltre la spinta a var-care la soglia della diseguaglianza “ver-ticale” potrebbe influire positivamente sulla perdurante questione del “gender wage gap”. La legge ha dato fino a que-sto momento, risultati importanti: nelle società quotate la rappresentanza fem-minile è salita da circa il 6 al 18%. Mentre nelle 9 società controllate dal Ministero delle Finanze che hanno rinnovato i pro-pri organi sociali dopo l’entrata in vigore della legge, la percentuale delle donne è arrivata al 25,6%. Ricerche ancora in corso documentano un generale effi-cientamento dei CdA ed una maggiore trasparenza nelle nomine.

Giovani donne dirigenti e carrieraL’immagine delle giovani donne di oggi offre un quadro nuovo: si laureano me-glio dei maschi, li hanno raggiunti per numero tra i quadri aziendali e superati tra i manager under 34. Capaci di sacri-fici, le donne in carriera rinviano la ma-ternità, senza tuttavia accantonarla. Si

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DI18 Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementmbattono per premiare l’efficienza invece degli orari dilatati. una recente indagine (unioncamere, 2013) dimostra infatti che il fattore D si sta facendo apprezza-re in moltissime aziende, dove le donne giovanissime sono già arrivate alla parità nei livelli dirigenziali, cioè tra i quadri. La vera sorpresa è che passando al livel-lo superiore di carriera, c’è una fascia di età in cui le donne hanno superato gli uomini, anzi sono più del doppio: stia-mo parlando degli under 34, dove le ma-nager sono il 5,15 contro il 2,05%. Certo in valore assoluto sono numeri bassi (i manager così giovani sono pochi), ma sono sintomo di cambiamento. Sono colte, capaci di viaggiare, inglese per-fetto e più determinate; proprio perché sanno di dover sconfiggere una mon-tagna di stereotipi sono pronte a dare il massimo senza vittimismi e sapendo che l’autonomia è il più grande dei va-lori. Il 33% sono single, separate o con-vivono: in pratica si sposano meno dei colleghi maschi.una volta di iscrivevano a Lettere per fare le insegnanti o trovare un lavoro che si conciliasse con la famiglia. Oggi le ragazze che si iscrivono a ingegneria, per esempio, sono raddoppiate dal 10

al 20%. non solo: quando una ragazza entra in una facoltà considerata maschi-le dimostra di essere più brava. Senza trasformare il fattore D in un totem, le donne hanno capito di essere un valore aggiunto, non solo perché portano in azienda un altro sguardo, ma anche per-ché hanno un approccio ai problemi che arriva alla soluzione: quindi a conciliare e risolvere.Purtroppo il pregiudizio sulla maternità continua ad essere altissimo ed incide sul percorso meritocratico. In realtà le giovani non sono affatto disponibili a fare carriera diventando come gli uo-mini, ma proponendo un loro modo, un loro stile nel mercato del lavoro che concili vita professionale e familiare. una modalità che non sia basata sulla presenza ma sui risultati: per questo si sposano tardi e la maternità viene po-sticipata di conseguenza senza tuttavia rinunciarvi (intorno ai 38 anni). In questo momento di crisi che ci sta facendo sen-tire tutti un po’ precari emerge un’altra caratteristica non da poco delle donne: sanno assumersi rischi e non temono di mettersi in proprio, di fare le free lance.Che lettura dare al fenomeno che vede sempre più dirigenti donne nel privato

e nella pubblica amministrazione (dati Inps; Osservatorio SDA Bocconi): merito-crazia femminile o vantaggi della crisi che ha inaspettatamente aperto degli spiragli per le donne? Cambio culturale o il com-promesso di accettare gli stessi incarichi degli uomini ma meno rimunerati? Ci sono uomini molto illuminati, che san-no riconoscere “un tema comune a tutti: il Paese ha bisogno di talenti, che siano uo-mini o donne. La questione vera è avere le persone giuste nei posti giusti”. Le donne sono  portatrici di una speci-ficità femminile? La componente fem-minile è diversa da quella maschile, poi ognuno ovviamente  nasce con  un mix personale. Però alcuni temi sono molto cari alle donne: l’education, per esem-pio, come la naturalezza nel dare e nel restituire o la capacità di prendersi cura degli altri. Sono  tutte  caratteristiche femminili che  vanno nella direzione in cui dovrebbe andare il mondo, ovvero verso una forma di potere meno arido.La politica è l’ultimo fortino del potere che potrà essere conquistato: “È più dif-ficile per le donne avanzare nella politica rispetto all’economia, perché quest’ultima misura più facilmente e più concretamen-te i risultati”. ■

Paola PoliCoordinatrice GdL Donne Dirigenti ALDAI

Cresce il management femminile e cresce il valore che le donne portano in azienda e alla società

nche quest’anno si è svolta la premiazione di 18 donne di merito e talento nella presti-giosa cornice di Palazzo Marino

gentilmente offerta dal Comune di Mila-no. Le 18 premiate hanno ricevuto il ma-ster 24 Management e Leadership gen-tilmente offerto dalla Business School del Sole 24 Ore, un soggiorno benessere da Abano Ritz SPA e una valigetta well being da Sanofi.

La premiazione è stata preceduta da una tavola rotonda sul tema: “Donne che creano valore in termini di opportuni-tà di business e occupazione”.Cresce la presenza del management femminile e cresce anche il valore che le donne portano nelle aziende e nella società. Sviluppano nuovi business, cre-ano occupazione, rappresentano il mer-cato che cresce di più al mondo. Su que-sti temi sono intervenuti esponenti del mondo delle imprese e delle istituzioni con Laura La Posta, capo redattore de Il Sole 24 Ore come moderatore della ta-vola rotonda.

Jane reeve, Amministratore Delega-to della Camera nazionale della Moda Italiana, testimonia come ”L’industria della Moda in Italia è in crescita anche quest’anno del 5%, nel settore il 58% dei lavoratori sono donne. Ci sono molte donne che creano nuovi marchi e posti di lavoro partendo da idee di collezioni moda e design”. Benedetta arese Lucini, Regional Ge-neral Manager Europe uber, ha raccon-tato come una nuova idea di business stia creando centinaia di posti di lavoro: il nuovo servizio di auto private con au-tisti altamente referenziati significa che

a

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DI 19Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementmuber sta selezionando e formando nuo-vi assunti.giorgio Boggero, Amministratore De-legato Cloetta Italia, società quotata al nasdaq, racconta come una donna sia riuscita a salvare posti di lavoro e suc-cessivamente come la sua società abbia portato in Italia un intero stabilimento di produzione. Le vendite crescono, tra i marchi anche Saila e Sperlari.tommaso arenare,EgonZehnder,sot-tolinea come nella sua esperienza nazio-nale ed internazionale abbia visto quan-to le donne siano in grado di migliorare la qualità dei board CdA.alessia mosca, onorevole, firmataria della legge CdA e Smart working, evi-denzia come la politica possa aiutare il cambiamento: oggi in Italia le donne nei CdA sono passate dal 3 al 10%.Chiara Bisconti, Assessora al Benessere, Qualità della vita, Sport e tempo libe-ro, Risorse umane e Servizi generali del Comune di Milano, ha dato un grosso impulso al cambiamento che può esse-re attuato con le nuove tecnologie pro-muovendo le giornate del lavoro agile a Milano. Oltre che facilitare la conciliazio-ne famiglia-lavoro si è ridotto il traffico, si sono risparmiati in media 57 km e due ore a persona.Claudia Parzani, Partner Linklaters e Presidente Valore D, ha lanciato il pro-gramma “Adotta un giovane” dove 100 donne adotteranno 100 giovani dando loro consigli per le prime fasi di crescita.Nicoletta Polla mattiott, per “Women for Expo”, proietta un filmato dove va-lorizza la capacità delle donne di occu-parsi del bene comune come chiave nel fare rete per mettere in campo idee che “nutrano il pianeta”.monica regazzi, Partner & Managing Director The Boston Consulting Group, presenta uno studio svolto da Boston Consulting su come le donne siano il mercato che cresce di più al mondo e grandi influenzatori di acquisto. Ha re-galato alle premiate e a tutti i parteci-panti il libro “Le donne vogliono di più, capire e conquistare il mercato che cresce di più al mondo”.

“Durante l’evento vengono premiati 18 modelli femminili manageriali positivi,

che rappresentano veri esempi di merito e talento – spiega Paola Poli, coordina-trice del Gruppo Donne Dirigenti ALDAI – l’obiettivo è di promuoverli, diffonderli e premiarli per favorire una cultura del me-rito e delle pari opportunità”. Il Gruppo di Lavoro Donne Dirigenti

ALDAI ha lo scopo di creare sinergie con enti e organizzazioni per offrire alle associate maggiori opportunità di networking, aggiornamento e forma-zione. Ecco di seguito le 18 donne premiate per l’edizione 2014.

Nome Azienda Ruolo Categoria

Viola Ferrario Philips Marketing Director Italy, Greece and Israel Philips Lighting Innovazione

Viviana D’Alto STMicroelectronics STMicroelectronics S.r.l. AST Computer Vision Reserach Platform Director Innovazione

Nicoletta Scannavini A.T. Kearney ItaliaSenior Marketing Manager Italy

EMEA Marketing coordinator per la Practice Finacial Services

Innovazione

Francesca Manili Pessina Sky Italia Executive Vice President Human

Resources, Organization & Facility Management Diversity

Management

Sonia Malaspina Danone Direttore Risorse Umane Mellin S.p.A. - Danone Nutricia Early Life Nutrition

Diversity Management

Daniela Murelli Nestlè Waters Italia

Direttore Corporate Social Responsibility Nestlé Waters Italia

Diversity Management

Donatella Bianchi Schindler Spa Direttore Risorse Umane Schindler SpA

Gestione Collaboratori

Monica Redolfi Campari Global HR Processes and Programs Director Gruppo Campari

Gestione Collaboratori

Barbara Cominelli Vodafone Italy Direttore Commercial Operations Vodafone

Gestione Collaboratori

Paola Fattore MSD Italia Executive Clinical Research Director

Giovani e potenziali

Monica Dalla Riva 3M European Design Lab Manager, CBG 3M Italia srl

Giovani e potenziali

Antonella Cazzaniga Henkel C-Compliance - Data Protection Office Henkel Italia S.p.A.

Giovani e potenziali

Chiara Borinelli Sanofi Responsabile Controllo Gestione Sanofi Italia

Gestione Economica

Esther Berrozpe Whirlpool EmeaPresident, Whirlpool Emea,

Executive Vice President, Whirlpool Ccorporation

Gestione Economica

Alessandra Senici Luxottica Group S.p.A., Milan, Italy

Group Investor Relations Director

Gestione Economica

Melania Pecoraro Visiant Contact Srl Google Partner Relationship Manager Lancio Nuovi Business

Elisabetta Pezzotta Cloetta Italia HR Director - Cloetta Italia Lancio Nuovi Business

Silvia Candiani Microsoft Direttore Marketing & Operation Microsoft in Italia

Lancio Nuovi Business

Che i cittadini italiani, sia maschi sia femmine, vedano positivamente una maggior presenza delle donne nei luoghi decisionali lo conferma anche l’Istat. I fatti parlano chiaro: nelle imprese familiari, il Roe (l’indicatore della performance aziendale) è su-periore del 5% rispetto alla media quando il Consiglio di Amministrazione è misto e i risultati migliori si ottengono là dove «le donne raggiungono una massa critica», ovvero siano tre o più (Aub 2013).“Un dato molto positivo – spiega Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Donne Ma-nager ALDAI – che sta testimoniando un vero e proprio cambiamento culturale. Il ma-nagement femminile è giovane e cresce anche se siamo ancora circa 10 punti inferiori alla media europea del 33%”. ■

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DI20 Dirigenti inDustria maggio 2014

anagementmDaniele Brioni Socio ALDAI e Partner, Expense Reduction Analysts

ell’ultimo decennio e alla luce dell’attuale contesto econo-mico, il tema del recupero di marginalità anche attraverso

la riduzione dei costi generali è sempre vivo. I vertici aziendali conoscono bene quanto diretto e immediato sia l’im-patto sulla bottom line indotto da una riduzione dei costi generali, come pure la complessità che altrimenti l’azienda incontrerebbe se puntasse ad ottenere lo stesso recupero di marginalità attra-verso un incremento di fatturato.Ipotizzando un EBIT dell’8%, una ridu-zione di costo pari a 40.000 euro risulta equivalente ad un incremento di fattu-rato pari a 500.000 euro (e al diminuire dell’EBIT l’incremento del fatturato ne-cessario cresce oltremodo!).Tuttavia, accade abbastanza frequen-temente che a questa leva di efficienza non sia data la giusta attenzione. Perché un possibile risparmio secco di 40.000 euro sui costi generali non viene perse-guito come un fatturato incrementale di 500.000 euro? Perché a questi target vie-ne dato un peso diverso? Quale dei due si ritiene più facile e immediato ottenere?Certamente, le organizzazioni incontra-no molti vincoli nel generare scenari di ottimizzazione della spesa che illustrino chiaramente le capacità dei fornitori in-terpellati di generare migliori economie. I principali vincoli sono la mancanza di tempo rispetto ad altre priorità, la scar-sità delle risorse interne, la mancanza di competenze specialistiche e la difficoltà nel cumularne vista la frequenza con cui le aziende si confrontano con il merca-to (anche una volta l’anno) e la carenza del monitoraggio del rapporto di forni-tura. Di conseguenza, la maggior parte delle aziende ha una limitata capacità di aggregare potere negoziale e ottiene risultati modesti; sebbene negozino una

riduzione di prezzo, ignorano quale sia il prezzo pagato dal mercato.Il risparmio medio dei progetti di suc-cesso realizzati dalle migliori società di consulenza che operano nell’ottimizza-zione dei costi generali è del 20% circa. L’aspetto negoziale è ovviamente in-cluso, ma tale risultato è possibile solo eliminando gli sprechi e pesando altri criteri decisionali (requisiti qualitativi, livelli di servizio offerti dai fornitori cor-renti o da quelli potenziali). Per rendere veramente redditizio un programma di ottimizzazione dei costi generali, un’azienda ha bisogno di af-frontare continuamente problematiche relative a disponibilità di tempo, di espe-rienza e di metodo. Il project charter di un intervento teso alla ottimizzazione della spesa non po-trebbe fare a meno di questi elementi: l coinvolgimento degli stakeholders

e condivisione dell’ambito del progetto;

l identificazione del fabbisogno reale dell’azienda;

l esecuzione di benchmarking;l implementazione e follow-up

delle misure selezionate.normalmente, un progetto di riduzione dei costi prevede le seguenti fasi:l analisi di fattibilità delle categorie

di costo identificate;l analisi dei dati (raccolta e analisi dei

dati relativi ai consumi, alle procedure e alle consuetudini in essere, alle aspettative, determinazione del fabbisogno, definizione dei valori di riferimento per misurare i risultati);

l individuazione delle opzioni di risparmio (RFQ, analisi di impatto, negoziazione, presentazione delle opzioni);

l implementazione delle raccomandazioni;

l monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti.

Oltre al superamento degli evidenti vin-coli di tempo, di risorse, di esperienza e di metodo, il ricorso a specialisti esterni è consigliabile per poter accedere a fat-tori di successo-chiave altrimenti non disponibili: l la conoscenza del business

del fornitore;l la possibilità di uscire da un rapporto

di negoziazione pura (il consulente si relaziona con i fornitori in nome e per conto del cliente);

l l’accesso ai benchmark di riferimento utilizzati dal consulente.

L’esercizio combinato di questi fattori permette di esercitare una pressione concorrenziale che aiuta a tenere i for-nitori allineati al mercato e, nel 60% dei progetti, ha abilitato la prosecuzione del rapporto di fornitura con il fornitore corrente, ma a condizioni che vengono ciclicamente riviste nel comune inte-resse. I requisiti chiave per la scelta di un partner sono:l la padronanza di metodi e strumenti;l le esperienze specialistiche

(devono conoscere i meccanismi e le dinamiche intime dei settori di approvvigionamento, i cui modelli tariffari e commerciali mutano continuamente e sono molto spesso impenetrabili);

l un approccio win-win (un partner è legato ai suoi clienti, condividono gli stessi obiettivi e hanno una visione comune; il compenso del partner è determinato esclusivamente in base ai risparmi prodotti e tale approccio misura il commitment e la confidenza del partner nel perseguire il successo di un progetto);

l la totale indipendenza e trasparenza del partner nel rapporto con i fornitori.

La competitività si raggiunge anche con una professionale razionalizzazione dei costi. ■

Come diventare competitivi

nCome recuperare margini apparentemente inaccessibili o sconosciuti intervenendo sull’ottimizzazione dei costi generali: una Pocket Guide basata sull’esperienza

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Driver per la sicurezzaIl pneumatico è l’unico elemento di contatto fra il veicolo e la strada, ecco perché un uso corretto ed un’attenta manutenzione sono elementi fondamentali per garantire la sicurezza in tutte le situazioni, aumentarne la durata e risparmiare denaro.

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DI 21DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

Segui questi preziosi consigli:

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CoNtroLLa i DaNNi ViSiBiLi DeL PNeUmatiCo: urti contro i marciapiedi, buche stradali ed ostacoli di varia natura possono essere all’origine di lesioni interne dei pneumatici non immediatamente evidenti o rilevabili

visivamente: in tal caso fai controllare dal tuo Driver di fiducia anche l’interno della copertura. Pneumatici che presentino danneggiamenti strutturali non sono più idonei alla circolazione e pertanto devono essere sostituiti.

UtiLiZZa iL PNeUmatiCo giUSto Per La StagioNe giUSta: guidare con pneumatici estivi nella stagione invernale è un rischio. Analogamente, utilizzare pneumatici invernali in primavera ed estate è altrettanto rischioso. Con temperature superiori ai 7° C, infatti, gli pneumatici invernali non sono in grado di garantire le migliori prestazioni su strada: lo spazio di arresto aumenta e l’aderenza diminuisce.

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DI22 Dirigenti inDustria maggio 2014

Tra Renzi e Squinzi

s

otiZie dan

cilla,  ovvero la politica ha cambiato passo. non sap-piamo ancora quanto nella forma e quanto nella so-stanza ma è fuor di dubbio che siamo di fronte ad una situazione nuova, da leggere ed interpretare con

gli “occhiali” giusti.Siamo chiamati ad operare in un quadro socio-politico che sta rompendo equilibri storici e di potere che tanti danni hanno fatto al Paese, impaludandolo o ingessandolo, che chiama tut-ti noi a riconsiderare prassi e metodi operativi.Abbiamo un Presidente del Con-siglio che ha dichiarato chiusa l’epoca della concertazione (era ora!) riservata a pochi intimi, ma che disconosce (e questo non va bene!) anche il valore del dialogo sociale, di un ascolto utile a rac-cogliere il pensiero dei corpi so-ciali intermedi, soggetti che pos-sono svolgere un ruolo prezioso per accompagnare quel processo di modernizzazione di cui il Paese ha grande bisogno. noi per primi tra questi.Abbiamo un Governo che vuole dimostrare progettualità e, so-prattutto, capacità attuativa e questo non può che andare bene per ridare credibilità alla politica, per spingere avanti quelle rifor-me istituzionali ed economiche senza le quali il Sistema Italia dif-ficilmente ripartirà, ma occorre evitare i rischi di un approccio “giovanilistico”, un po’ troppo cor-saro, disinvolto, per alcuni versi superficiale.Appena insediato abbiamo scritto a Renzi, gli abbiamo detto che siamo una Categoria che fa del cambiamento  una regola di vita, è parte del suo dna; quindi, non solo il cambiamen-to  non ci spaventa ma siamo pronti a dare il nostro contributo su mercato del lavoro, politiche industriali e settoriali, riforma fiscale, managerializzazione delle PMI, ricerca, innovazione ed

education. Abbiamo confermato la nostra disponibilità ad im-pegnare i nostri seniores come tutor a favore dei giovani per orientarli sul mercato del lavoro.Lo abbiamo sollecitato, incontrando i suoi più stretti col-laboratori, a realizzare una incisiva revisione della spesa pubblica, ad introdurre una ferrea politica di costi stan-dard per contrastare il cancro del malcostume e della cor-ruzione, ad aggredire evasione ed elusione fiscale, a fare tutto ciò sfuggendo ai rischi di approcci demagogici e/o

ispirati da logiche iniquamente redistributive.Ed è per questo che mentre ab-biamo condiviso la scelta di ridur-re il cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori a minor reddito, abbia-mo ritenuto di contrastare ferma-mente la proposta Cottarelli sulle pensioni: proposta inaccettabile perché tesa ad incidere ancora una volta su onesti cittadini, trop-pe volte chiamati a contribuire alla cosiddetta solidarietà sociale.Ci piace l’energia che Renzi mette nella sua azione di governo, ci è simpatica   la sua voglia di rinno-vamento diffuso, ci convincono assai meno alcune sue generaliz-zazioni sulle responsabilità delle classi dirigenti, certi suoi giudizi sommari.Condividiamo il suo richiamo alla sobrietà retributiva ma la soluzio-ne sta nella effettiva misurazione del merito, della responsabilità, nel rischio insito nella posizione ricoperta, nei risultati di medio

lungo periodo: sta nella assoluta indipendenza dei comitati di remunerazione.Lo abbiamo invitato a distinguere tra la situazione dei col-leghi che rappresentiamo e quella di pochi top manager con ruoli di capo azienda.E veniamo a Cariddi, cioè a Confindustria e  al rinnovo con-

Giorgio AmbrogioniPresidente Federmanager

Governo e Confindustria, come Scilla e Cariddi, ci stanno impegnando in una navigazione quanto mai complessa: da come terremo saldo il timone della nostra politica sindacale e contrattuale dipenderà molto del futuro di Federmanager e della Categoria che rappresentiamo.

Scilla e Cariddi. Dipinto di Johann Heinrich Füssli. Olio su tela, cm 126x101. Kunsthaus Aarau.

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otiZie dantrattuale. Stiamo nelle aziende, siamo le aziende: sappiamo bene quanto la situazione, pur con qualche segnale di miglio-ramento, resti difficile. Ma un rinnovo contrattuale, un buon rinnovo contrattuale è possibile: occorrono senso di responsa-bilità, visione, rispetto. Da entrambe le Parti e senza tatticismi.Il contratto è scaduto da tre mesi, in questo arco temporale le delegazioni negoziali hanno compiuto una ricognizione pun-tuale delle questioni, si è cercato di analizzare quanto ha fun-zionato e quanto no; ciascuna Parte ha espresso le proprie va-lutazioni e le ha messe sul tavolo. Ora si sta entrando nella fase che ci consentirà di capire quale sia la reale volontà di Confin-dustria al di là dei riti negoziali. una fase che farà emergere se ci sono le condizioni per un rinnovo contrattuale che rispetti e valorizzi il ruolo manageriale, che riconosca l’apporto che la Categoria ha dato e sta dando al sistema delle imprese.Le imprese che meglio hanno retto all’urto terribile di questa crisi infinita sono quelle dove ruolo imprendito-riale e ruolo manageriale si sono integrati e completati. Vorremmo che gli imprenditori se ne facessero interpreti verso i loro collaboratori che compongono la delegazione imprenditoriale. Lo ribadisco: un buon rinnovo contrattu-ale è possibile ma deve essere chiaro a tutti che un rinnovo a qualsiasi condizione non è nella nostra agenda e questo è stato ben chiarito al Vertice politico di Confindustria.

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Rinnovare il contratto come abbiamo fatto con Confapi e come ci stiamo approssimando a fare con il gruppo FIAT significherebbe dare un segnale positivo al Paese ed auspi-chiamo questo convinti che il nostro contratto è ancora lo strumento migliore per “cogestire” la risorsa dirigenziale e che ci sono le soluzioni per dare risposte mirate e flessibi-li alle crescenti diversità aziendali (piccole imprese, grandi gruppi, multinazionali etc).tre incontri di Delegazioni tra il 9 aprile e l’8 maggio ci consentiranno di capire il sentimento e la posizione di Confindustria riguardo a tutto questo e, soprattutto, ci consentirà di fare il punto con la Categoria: sono state pia-nificate due assemblee territoriali (19 e 20 maggio rispet-tivamente a milano e roma) per riferire, ascoltare e riflet-tere assieme alla luce della situazione in essere.Dovranno essere momenti di vera partecipazione e democra-zia associativa, momenti per dare un segnale forte di unità e coesione, per ribadire che alla base della nostra azione di rap-presentanza c’è innanzitutto la valorizzazione del ruolo cate-goriale, il lavoro dirigenziale, la crescita, la competitività e la managerializzazione delle imprese.Noi crediamo nella bilateralità e nella partnership, anche il Vertice politico di Confindustria ci crede ed allora rimuo-viamo assieme gli ostacoli. ■

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DI24 Dirigenti inDustria maggio 2014

conomiae

i “Fiscal Compact” se ne è parlato nel 2011-2012, al momento dell’approvazio-ne, ed ora qualche politico

torna sull’argomento in occasione della campagna per le elezioni del Parlamen-to Europeo del 25 maggio 2014.Ma cos’è veramente il Fiscal Compact? Cosa implica per tutti noi? È un “Tributo di Sangue”, come qualcuno lo definisce, o la salvezza per l’Italia e l’Europa?Innanzitutto è necessario fare un po’ chia-rezza. nonostante l’Europa abbia vissuto, dal 2008 ad oggi, la più pesante crisi eco-nomica dal 1929, l’euro rimane una mo-neta che continua a godere fiducia. Altri tre Paesi hanno deciso di adottare l’euro dopo il 2009 e sono 23 i Paesi in Europa che hanno adottato l’euro o una moneta avente un cambio fisso con l’euro1.Ma perché si è deciso di firmare un nuo-vo trattato più stringente del “Patto di Stabilità e Crescita” annesso al Trattato di Maastricht? È utile a questo proposito analizzare la storia del debito pubblico su un arco di tempo sufficientemente lungo, ad esem-pio il caso della Germania negli ultimi 150 anni, per notare che il livello di debi-to pubblico raggiunto negli anni 1995-2000 era stato raggiunto in precedenza solo a causa delle due guerre mondiali. Il debito accumulato in seguito alla prima e seconda guerra mondiale fu eliminato a costo di immani sofferenze: nel 1923 tramite l’iperinflazione che annientò to-talmente i risparmi accumulati in diver-se generazioni, distruggendo anche un capitale sociale e politico ed aprendo la

Giuseppe Mazzoni *Consulente finanziario per il gruppo Deutsche [email protected]

Fiscal Compact

“Tributo di sangue” o salvezza per l’Italia e l’Europa?

d strada alla dittatura e di nuovo nel 1948 con la riforma monetaria. Verso il 1999-2000 cominciò quindi in Germania a far-si strada il terrore di rivivere esperienze simili a quelle del 1923 e del 1948.

SVIZZERA 2001: “Schuldenbremse” cioè il “Freno all’indebitamento”La Svizzera negli anni ’90 ha visto aumen-tare il proprio debito pubblico dal 18% al 27% del PIL ed è stato il primo Paese ad affrontare il problema e risolverlo in modo radicale. Eveline Widmer-Schlumpf, Capo del Di-partimento federale svizzero delle finan-ze aveva ben descritto la situazione: “Il principio secondo cui la Confederazione deve equilibrare a lungo termine uscite ed entrate è già contemplato nella Costi-tuzione, ma non rispettato. Un fenomeno ricorrente in politica: non appena si pre-senta una difficoltà sorgono mille motivi e interessi per scostarsene”.Venne così indetto il 2 dicembre 2001 un referendum che approvò con l’85% di voti favorevoli il “Freno all’indebita-mento”, che introdusse in modo vinco-lante il principio di pareggio di bilancio.

Nel 2003 “il malato d’Europa” era la GermaniaAll’inizio degli anni 2000 la Germania era angosciata dalla difficoltà di competere con la Cina: la crescita economica era stagnante (PIL 2002: +0,2%; PIL 2003: –0,1%)2, la disoccupazione crescente, con 4 milioni di disoccupati nel 2002

(8,2%) e 5 milioni nel 2003 (9,3 %)3. Molti giovani e meno giovani erano costretti ad emigrare, il debito pubblico superò il 60% del PIL.negli anni seguenti, vennero implemen-tate le riforme “Hartz” (da Peter Hartz, ex responsabile delle risorse umane del gruppo Volkswagen AG), che resero fles-sibili le normative sul lavoro in Germania e modificarono il sistema di sussidi alla disoccupazione, rendendoli meno ga-rantisti.Dal 2006 la situazione in Germania cambia radicalmente e l’economia ri-prende a crescere (2007: PIL +2,5%), la disoccupazione è in discesa (2008: 3,3 milioni di disoccupati = 7,8%)4, ma il debito pubblico rimane sopra l’80% del PIL.Per ovviare al problema dell’enorme de-bito pubblico viene modificata la Costi-tuzione e il 1 agosto 2009 entra in vigore il Freno all’indebitamento, su modello svizzero, che prevede:l periodo transitorio fino al 2016;l pareggio di bilancio (definito

come deficit = 0,35% del PIL, con possibilità di sforare il limite nel caso si verifichino catastrofi e recessioni;

l rapporto debito/PIL da ridurre gradualmente al 60%.

La crisi del 2008 investe l’Area EuroDopo il fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008, che scatena la più grave crisi finanziaria globale dal 1929, crolla la fiducia nei Paesi che non hanno implementato le riforme necessarie, in particolare perde fiducia la Grecia, quan-

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DI 25Dirigenti inDustria maggio 2014

conomiae

do si viene a sapere che erano falsi i suoi dati per aderire all’Area Euro. Come con-seguenza i tassi d’interesse sui Titoli di Stato a 10 anni dei Paesi dell’Eurozona, che con l’introduzione dell’euro si erano abbassati al livello dei Paesi più affidabi-li, tornano ai livelli di metà anni ‘90.La Grecia non essendo più in grado di finanziarsi autonomamente è costretta a chiedere prestiti bilaterali a tassi age-volati agli altri Paesi europei. In pratica gli investitori di tutto il mondo non cre-dono più che i Paesi “periferici” dell’Area Euro siano in grado di realizzare politi-che analoghe a quelle dei Paesi “virtuosi” ed ipotizzano la dissoluzione dell’euro, chiedendo un forte premio (in termini di tassi d’interesse) a fronte del rischio di svalutazione.La BCE agisce come “vigile del fuoco”, acquistando Titoli di Stato che pochi in-vestitori privati sono ancora disposti a comprare. Per contro la BCE chiede ai go-verni di impegnarsi radicalmente ad af-frontare le cause della sfiducia. I governi dei Paesi “virtuosi”, chiedono un sistema di regole ed interventi che assicurino il rispetto dei limiti previsti dal Trattato di Maastricht, minacciando pesantemente la stabilità dell’Eurozona. nasce così la proposta del “Fiscal Compact” sul model-lo svizzero e tedesco.

Italia: una minaccia permanente alla stabilità dell’Eurozona?L’entrata dell’Italia nell’Eurozona era stata osteggiata da diversi Paesi che non credevano nella volontà e capacità di ridurre il rapporto debito/PIL al 60% in tempi brevi. nonostante il beneficio

della riduzione degli interessi sul debito, l’Italia aumenta il rapporto debito/PIL dal 108,3% del 2001 al 127% del 2012; mentre nell’area Euro (di 17 Paesi), si passa dal 68,2% al 90,6%5. L’Italia, il cui debito pubblico in valore assoluto (2012: 1990 miliardi di euro) è al secondo posto dopo la Germania, passerà al primo posto dal 2015 e rap-presenterà la principale minaccia alla stabilità di tutta l’Eurozona. Per questo motivo l’attenzione degli stati e delle istituzioni europee, continuerà a foca-lizzarsi sull’Italia, anche perché un Paese “piccolo” come la Grecia, con un debito pubblico che rappresenta solo il 3,5% dell’indebitamento è già stato in grado di destabilizzare l’area Euro.Il dibattito sul “trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governan-ce nell’unione economica e moneta-ria”, soprannominato “Fiscal Compact”, si apre nel marzo 2011 e si conclude nell’ottobre 2011 (con il Governo Ber-lusconi) ed è firmato (dal Governo Mon-ti) il 2 marzo 2012 da 25 stati su 27, in quanto il Regno unito e la Repubblica Ceca decidono di non aderire. L’attuale governo della Repubblica Ceca del Pri-mo Ministro Bohuslav Sobotka, in carica da fine gennaio 2014, ha dichiarato l’in-tenzione di voler aderire al Fiscal Com-

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pact nella seconda metà del 2014, ed ha già intrapreso i primi passi in tal senso6.Il Fiscal Compact è un trattato di diritto internazionale, che si affianca ai tratta-ti esistenti dell’unione Europea, senza modificarli, al fine di evitare il “ricatto” di alcuni Paesi (in particolare il Regno uni-to), dato che ognuno degli Stati aderenti all’unione Europea ha diritto di veto in caso di modifica dei trattati.

Fiscal Compact: implementazione in ItaliaIl 1º gennaio 2013: il Fiscal Compact en-tra in vigore e diventa vincolante per gli Stati che l’hanno sottoscritto. Il primo obbligo riguarda il termine del 1º gen-naio 2014 per introdurre la regola del pareggio di bilancio nella legislazione nazionale, possibilmente con norma co-stituzionale.L’Italia, sotto la pressione esercitata dalla sfiducia degli investitori, anticipa i tempi ed approva il 17 aprile 2012 la modifi-ca della Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio con la Legge Costituzionale del 20 aprile 2012, n. 1 (12G0064) (Gu n. 95 del 23-4-2012). La legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio è stata approvata al termine della legislatura (legge 24 dicembre 2012, n. 243, pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 15 gennaio 2013), in conformità al dettato della legge co-stituzionale che ne prevedeva l’approva-zione entro il 28 febbraio 2013. L’Italia ha così introdotto una “svolta sto-rica”, introducendo una ”regola aurea” nella gestione del proprio bilancio pub-blico, con una modifica costituzionale che sarà difficile da modificare in futuro essendo necessaria la procedura di mo-difica costituzionale, con maggioranza di 2/3 del Parlamento. Inoltre, in caso di “marcia indietro” romperebbe i vinco-li del trattato e attirerebbe un’enorme pressione politica dei Paesi europei e degli investitori.Il Fiscal Compact prevede un “periodo di grazia” di tre anni dal momento dell’usci-ta dalla procedura di deficit eccessivo, al momento dell’applicazione pratica del trattato.

Quindi, dato che Germania e Malta sono usciti dalla procedura di deficit ecces-sivo nel 2012, saranno i primi Paesi a doverlo applicare, a partire dal 2015. L’Italia, uscita dalla procedura di deficit eccessivo nel 2013, dovrà applicare il trattato nel 2016.

Cosa prevede il Fiscal Compact?In primo luogo il Fiscal Compact preve-de il rispetto delle regole per impedire l’aumento nominale del debito, con l’obbligo del perseguimento del pareg-gio di bilancio (art. 3), che è esplicitato come “obbligo di non superamento della soglia di deficit strutturale pari allo 0,5% del PIL”. I Paesi con debito pubblico infe-riore al 60% del PIL possono beneficiare di maggiore flessibilità nell’applicazione del Fiscal Compact, ma purtroppo non è il nostro caso.In secondo luogo il Fiscal Compact in-troduce l’obbligo di una significativa ri-duzione del rapporto debito pubblico/PiL, al ritmo di un ventesimo (5%) all’an-no, dell’eccedenza rispetto al 60% (artt. 3 e 4).Infine il Fiscal Compact prevede speci-fiche regole sull’emissione del debito pubblico, con l’impegno a coordinare i piani di emissione del debito col Con-siglio dell’unione e con la Commissione europea (art. 6).

Cosa è stato detto?

“Significa che l’Italia deve ridurre il suo debito di 40-50 miliardi di euro ogni anno. Cosa assolutamente impossibile!”.(Silvio Berlusconi, 18 settembre 2012)

“Il tributo di sangue all’Europa: Grazie al Fiscal Compact siamo condannati a tro-vare ogni anno 50 miliardi, tra tasse e ta-gli, per vent’anni”.(Beppegrillo.it)

“Pareggio di bilancio per Costituzione: noi non intendiamo castrarci nei secoli di ogni possibile politica economica!”.(Pierluigi Bersani, 7 novembre 2012)

Differenza tra il trattato e quanto è stato dettoIl trattato prevede: “la riduzione del rapporto debito pubblico/PiL”, che si può ottenere riducendo il debito in valore assoluto, ma anche aumentando il PIL.una semplice simulazione numerica, partendo da un indebitamento pari al 120% del PIL, per rispettare l’obbligo del Fiscal Compact è sufficiente avere:

PIL = 100debito pubblico = 120deficit = 0crescita del PIL = +1%inflazione = 2%

Dopo un anno con zero deficit, il debito rimarrà a 120, il PIL nominale passerà a 103 e il rapporto debito/PIL si ridurrà a 120/103 ovvero a 116,5%.Rispetto agli effetti recessivi, che un ta-glio della spesa pubblica potrebbe com-portare, si è riscontrato in alcuni Paesi un fenomeno contrario. Infatti, a fronte del raggiungimento del pareggio del bilancio statale, l’impatto psicologico di ottimismo sul futuro del Paese avviato alla sostenibilità del proprio bilancio, ha spinto una quota consistente di cit-tadini ad aumentare le spese, in quanto meno angosciati per il proprio futuro e dei propri figli, compensando in manie-ra più che positiva la riduzione di spesa pubblica e provocando una crescita eco-nomica aggiuntiva e quindi un aumento del PIL.Infine a fronte di una politica di bilan-cio “sana” gli investitori, rassicurati dalla sostenibilità del debito, sono disposti a investire nel debito pubblico “accon-tentandosi” di rendimenti inferiori, pro-vocando un calo della spesa statale per interessi sul debito e innescando così un processo virtuoso di ulteriore riduzione di spesa pubblica, proprio come è avve-nuto in Germania.Quindi è bene non fidarsi solo delle af-fermazioni dei politici e della stampa ed è consigliabile sviluppare la propria con-vinzione sulla corretta gestione dei conti dello Stato, che non è molto diversa dal-la gestione aziendale e familiare. ■

conomiae

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DI 27Dirigenti inDustria maggio 2014

note1) - L’area Euro oggi è composta da 18 Paesi dell’unione Europea, più 2 che hanno adottato un regime di cambio fisso con l’euro (Bulgaria e Lituania), e 2 Paesi al di fuori dell’unione Europea che hanno unilateralmente adottato l’euro come moneta ufficiale, il Montenegro e il Kosovo. La Bosnia Erzegovina ha inoltre adottato un regime di cambio fisso con l’euro. Quindi in Europa 23 Paesi utilizzano l’euro o una moneta con cambio fisso con l’euro. Inoltre la Danimarca che è parte dello SME 2 mantiene una banda di oscillazione del ±2,25% con l’euro, mentre la Svizzera ha fissato unilateralmente dal 6 settembre 2011 la quota minima di cambio di 1,20 del franco svizzero contro l’euro. Vi sono poi 4 microstati, ossia la Città del Vaticano, il Principato di Monaco, San Marino e il principato di Andorra che utilizzano l’euro. Infine altri territori e Paesi utilizzano l’euro o una moneta con rapporto fisso di cambio, in particolare nei Caraibi e in Africa (franco CFA).2) - Fonte DIW Berlin, 29 april 2004.3)-Fonte:BundesagenturfürArbeit-ArbeitsmarktinDeutschland-Zeitreihenbis20094)-Fonte:BundesagenturfürArbeit-ArbeitsmarktinDeutschland-Zeitreihenbis20095) - Fonte: Eurostat6) - Vedi: http://www.vlada.cz/en/media-centrum/aktualne/the-government-commenced- discussions-on-the-fiscal-compact-116625/tmplid-81/

* Consulente finanziario per il gruppo Deutsche Bank con il fine di ottimizzare le soluzioni d’investimento per clienti privati. Giuseppe Mazzoni ha studiato a Milano e a Vienna (Wirtschaftsuniversität Wien) laureandosi in Economia Internazionale alla Bocconi con una tesi sulla moneta unica europea. Ha approfondito politiche, programmi e diritto europeo con il Master in European Studies a Bruxelles. Ha lavorato a Londra e Francoforte per il gruppo Deloitte come consulente di strategia e in seguito a Milano al Gruppo RAS/Allianz alla realizzazione di progetti innovativi, come la banca diretta AllianzBank e Genialloyd.

conomiaeVogliamo fare la cicala o la formica?Se ci tappiamo le orecchie e gli occhi, evitando le chiacchiere elettorali, e riflettiamo sull’articolo di Giuseppe Mazzoni, è evidente che il Paese continua a godere di un tenore di vita superiore a quel che si può permettere. Continuando a sperperare le risorse metteremo a rischio il futuro nostro e soprattutto dei nostri figli che già vivono peggio di noi.Le famiglie italiane che hanno una tradizione da “formiche”, impegnate a generare valore e risparmio per prepararsi ai tempi di difficoltà, non meritano una gestione pubblica da “cicala”, che preferisce rinviare il problema o far finta che non esiste. Pare quasi che il debito pubblico sia un problema altrui che non ci riguarda direttamente e personalmente.Il debito pubblico ha raggiunto il 132,6% del PIL. La classe dirigente dovrebbe analizzare responsabilmente la crescita dell’indebitamento che ha superato del 32,6% il PIL di un intero anno e porre le basi per un rientro dall’esposizione finanziaria che ci costa sempre più e che rischia di pregiudicare l’affidabilità del Paese.Credo che se guadagnassimo 100.000 euro e avessimo un mutuo di 130.000 euro, non ci sarebbe da preoccuparsi, perché il valore dell’immobile compenserebbe il debito, ma se avessimo un debito di 130.000 euro per spese correnti (ristoranti, viaggi, etc.) dovute ad un tenore di vita superiore al reddito, saremmo molto preoccupati e provvederemmo subito a ridurre le spese, invece di chiedere altri prestiti.La dirigenza industriale è doppiamente coinvolta dal Fiscal Compact. In primo luogo perché l’industria, e i servizi ad essa collegati, contribuiscono in modo determinante alla generazione del PIL italiano. Se aumenta il PIL si riduce il rapporto indebitamento/PIL, si migliora la fiducia degli investitori e si dispone delle risorse per abbattere il debito.In secondo luogo perché quando si cercano disperatamente risorse economiche, piuttosto che aumentare l’efficienza dell’apparato pubblico riducendo le spese improduttive, si finisce sempre per mettere le mani nelle tasche del ceto medio: aumentando le tasse e riducendo il potere d’acquisto dei redditi e delle pensioni.Per queste due buone ragioni e per evitare il “default” del Paese, vorrei essere “formica” per tagliare subito i privilegi e le spese improduttive delle “cicale”, mettendo in atto un piano di lungo termine che assicuri la sostenibilità del sistema, senza appropriarsi dei risparmi delle “formiche”.

Franco Del Vecchio - Vicepresidente ALDAI

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DI28 Dirigenti inDustria maggio 2014

conomiaeVerso Europa 2020

Europa 2020

Europa 2020 è la strategia per la crescita sviluppata dall’unione Europea, che si propone di diventare – entro il 2020 – un’economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità, che si raffor-zano a vicenda, intendono aiutare l’uE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e co-esione sociale.L’unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione so-ciale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020 ed ogni Stato membro ha adottato per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali. La strategia comporta anche sette ini-ziative prioritarie che tracciano un qua-dro entro cui uE e governi nazionali si sostengono reciprocamente per realiz-zare le priorità di Europa 2020 e in par-ticolare:l per raggiungere una Crescita

intelligente:

1) Agenda digitale europea; 2) unione dell’innovazione; 3) Youth on the move;l per una Crescita sostenibile: 4) Europa efficiente per le risorse; 5) Politica industriale per

la globalizzazione;l per una Crescita solidale: 6) Agenda per nuove competenze

e nuovi lavori; 7) Piattaforma europea contro

la povertà.

La nuova Programmazione Finanziaria 2014-2020Per rilanciare concretamente l’economia dell’uE nel prossimo decennio, in linea con Europa 2020, si è aperto, a gennaio 2014, il nuovo periodo di programma-zione 2014-2020, dopo che, a novem-bre 2013, il Parlamento europeo aveva approvato la nuova Programmazione Finanziaria che ne stabilisce il budget.Si tratta di un’occasione storica e forse

l’ultima, soprattutto per l’Italia, che nel-la programmazione precedente non ha sfruttato adeguatamente le possibilità di finanziamento europeo e si è anzi di-mostrata il terz’ultimo Paese europeo in quanto a uso dei fondi indiretti. nel 2007-2013, l’Italia ha avuto a dispo-sizione poco più di 21 mld € in fondi strutturali per lo sviluppo economico, di cui meno della metà (45,68%) è stato utilizzato. Secondo il Comitato delle Re-gioni il principale scoglio è la burocrazia unita alla scarsità, nelle Regioni italiane, di professionisti in grado di valorizzare i progetti europei finanziati. E questo dato è estremamente rilevan-te dato che i fondi strutturali richiedono l’interfaccia soprattutto delle Regioni, per l’erogazione e l’utilizzo dei finan-ziamenti stessi. A fine 2011, le Regioni avevano speso solo il 18% dei fondi uE disponibili, soprattutto a causa di: buro-crazia, preferenza data a grossi progetti (sopra 50 mln €) sui piccoli (complicando l’erogazione dei fondi) e patto di stabili-tà, che ostacola gli enti locali a spende-

Gianluca CoppolaDirettore Generale e Responsabile Progetti Comunitari Eurocreamerchant

Con la pubblicazione di questo contributo che il dott. gianluca Coppola ci ha gentilmente fornito su nostra richiesta, vogliamo mantenere viva l’attenzione dei dirigenti industriali sulla grande opportunità che hanno le aziende italiane e in generale il nostro Paese di avere disponibili significative risorse finanziarie finalizzate alla crescita economica ed alla competitività.un utilizzo, un buon utilizzo, di tutte le risorse che l’unione Europea mette a disposizione con la Programmazione 2014-2020, deve essere un impegno costante di tutti gli operatori economici che hanno la responsabilità di contribuire alla crescita della nostra economia.Il programma Horizon 2020 è già stato in parte trattato in questa rivista nel numero di febbraio 2014. Coppola completa il quadro con gli altri due programmi (Erasmus+ e COSME) e soprattutto pone l’accenno (e noi con lui) sullo scarso utilizzo, da parte dell’Italia, delle risorse finanziarie avute a disposizione per il periodo 2007-2013. Situazione inaccettabile e che gli operatori economici e istituzionali devono evitare si ripeta da qui al 2020. Si devono eliminare le deficienze che Coppola lucidamente evidenzia.noi continueremo a vigilare e a pungolare aziende e istituzioni in tale direzione.Ringraziamo ancora Gianluca Coppola per il prezioso contributo.

Gruppo di Lavoro ALDAI “Dirigenti per l’Europa”

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DI 29Dirigenti inDustria maggio 2014

conomiaere i soldi che avrebbero a disposizione. Anche nell’uso dei fondi diretti l’Italia ha sfruttato solo una minima parte di quanto a disposizione (circa 30%) e le cause sono sempre da identificare nella scarsità di professionisti competenti, nel basso livello di informazione e formazio-ne degli enti che possono accedere ai fi-nanziamenti, alla scarsa capacità di fare sistema e sfruttare, in modo strutturato, metodico ed in un’ottica di rete e di lun-go periodo, le competenze e le altissime potenzialità del proprio capitale umano.

Quali prospettive?I nuovi bandiLa formazione dei professionisti, unita alla valorizzazione delle competenze e del know-how esistenti sono i fattori chiave per invertire la rotta per il nuo-vo settennato. La meritocrazia, per le proposte progettuali di valore, è un pa-rametro che gli enti italiani dovrebbero tenere ben presente come opportunità da non sprecare. Anche per riuscire a spendere il consistente capitale ancora non allocato ed evitare di vedersi toglie-re le risorse alle quali abbiamo diritto per convogliarle verso altri Paesi più vir-tuosi ed oculati nella spesa e negli inve-stimenti.Alla luce di questo quadro è il momen-to per le aziende italiane di guardare in modo propositivo al nuovo settennato di programmazione. Tra le varie oppor-tunità offerte, segnalate dalle fonti infor-mative ufficiali della Commissione Euro-pea (e filtrate attraverso molteplici cana-li, tra cui il sito iniziativa del Dipartimen-to Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con l’EIPA), meritano di nota i seguenti programmi:

HoriZoN 2020http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/È il più grande programma per la ricerca e l’innovazione mai lanciato in Europa con un budget totale di 70,2 mld € (15 mld € per i primi due anni). L’obiettivo generale del programma è costruire un’economia basata sulle conoscenze e

sull’innovazione, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo sostenibile. Il programma è strutturato attorno a tre priorità strategiche:1. eccellenza scientifica. Con un budget di 27,8 mld €, orien-

tato ad accrescere l’eccellenza delle conoscenze scientifiche dell’uE per assicurare la competitività dell’Euro-pa a lungo termine.

2. Leadership industriale. Con un budget di 20,2 mld €, intende

fare dell’Europa un luogo più attraen-te per investire in ricerca e innovazio-ne. Vi rientra lo strumento specifico dedicato alle PMI (vedi sito), che per-mette per la prima volta alle imprese di accedere ai finanziamenti in modo diretto.

3. Sfide per la società. Con un budget di 35,8 mld €, affronta

direttamente le priorità politiche e le sfide sociali identificate nella strate-gia Europa 2020.

erasmus+http://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/index_en.htmÈ il programma che mira a stimolare la formazione professionale, lo scambio in-terculturale, l’educazione e lo sport, con un budget totale di 14 mld €. L’obiettivo generale del programma è contribuire al conseguimento degli obiettivi stabiliti da Europa 2020 in materia di istruzione, cooperazione europea nell’istruzione e formazione (ET2020) e gioventù.

Si declina in tre azioni chiave:1. mobilità individuale ai fini

dell’apprendimento;2. cooperazione per l’innovazione

e lo scambio di buone pratiche;3. sostegno alle riforme delle politiche.

CoSmehttp://ec.europa.eu/enterprise/initiatives/cosme/È il programma che consentirà alle PMI europee di accedere a 2,3 mld € di pre-stiti targati uE nei prossimi anni, garan-tendo accesso agevolato e un fondo di garanzia fino a 150.000 €. Tra gli obiettivi generali:a) rafforzare la competitività e la soste-

nibilità delle imprese dell’uE, in parti-colare le PMI;

b) promuovere una cultura imprendito-riale e la creazione e la crescita delle PMI.

Tra le azioni previste: 1. azioni per migliorare l’accesso

delle PMI ai finanziamenti;2. azioni per migliorare l’accesso

ai mercati;3. Rete Enterprise Europe;4. azioni per migliorare le condizioni

quadro per la competitività e la sostenibilità delle imprese uE, in particolare PMI;

5. azioni per promuovere l’imprenditorialità. ■

Fonte: www.ec.europa.eu

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Italia è per longevità il secon-do Paese al mondo, subito dopo il Giappone. Gli altri Pa-esi della sfera dello “sviluppo

avanzato” sono a ruota, con l’Italia che fa da battistrada a livello europeo. Gli scenari demografici che illustrano questo fenomeno, inedito nella storia dell’intera umanità, sono chiari. Meno lo sono le sue conseguenze, sistemiche e complesse, nonché gli effetti collaterali che ne potranno derivare. Mai era infat-ti successo che nell’evoluzione naturale della specie umana diventasse maggio-ranza un gruppo, sempre meno incline a procreare e prono invece a invecchiare. Il che ci pone di fronte a un’avventura uni-ca e imprevedibile, perché non vivranno più a lungo solo gli individui (longevità) ma le intere società. L’influenza di questa rivoluzione, che potrebbe fare della Terra, usando una metafora forte, “una gigantesca casa di riposo che gira nell’universo”, si avverte già...La longevità non è d’altro canto una no-vità, bensì momento in un continuo che fra picchi e rallentamenti non ha mai vi-sto un flesso. La principale conseguenza di questa longevità, un repentino allungarsi (di 30/50 anni) nella durata della vita, è l’in-vecchiamento della popolazione. Il ter-mine “invecchiamento” si riferisce a due fattori specifici. uno biologico: la natura-le decadenza fisica che fa dell’uomo ciò che esso è, nella sua caducità e finitezza. uno socio-economico: la sua capacità produttiva e il suo inserimento utile/gra-tificante nell’ambiente in cui esso consu-ma la sua esistenza.La somma di questi due fattori porta a popolazioni in cui per la prima volta il

numero delle persone anziane (catego-ria arbitrariamente fissata a partire da un intorno dei 65 anni) sarà superiore a quello dei bambini (convenzionalmente considerandoli tali sino a circa 15 anni). Società che per questo vengono definite “anziane”, secondo un modello esisten-ziale crono-temporale ormai superato. non solo la vita media è più lunga, sono le fasi stesse della vita di ognuno a non esser più le stesse. Basti pensare al ciclo formativo del giovane che oggi si chiude sopra i vent’anni, quando cento anni fa arrivava a coprire a malapena l’obbligo scolastico. O a quello riproduttivo, che ha spinto le soglie di una fertilità sicura a un numero di anni più che doppio ri-spetto a inizio secolo scorso.In termini più numerici, i processi demo-grafici che influenzano l’indice d’invec-chiamento sono riconducibili a fattori misurabili: incremento della popolazio-ne in età anziana; riduzione di quella in età giovane; aumento della lunghez-za della vita media; diminuzione della fecondità e quindi della sostituzione generazionale. Fattori su cui è possibi-le fare previsioni abbastanza accurate perché le persone che saranno anziane nel 2050 sono infatti già nate ed è dun-que possibile fissarne una consistenza numerica su cui fare proiezioni. Evitan-do tuttavia di ripetere l’errore compiuto sinora: di farsi trovare impreparati, come se un fenomeno ampiamente previsto fosse improvvisamente diventato im-prevedibile.Diversi studi, fra cui quelli presentati nel 2002 dalla “World Assembly on Ageing” delle nazioni unite, ci confermano che si tratta di un mutamento senza prece-denti nella storia dell’uomo, pervasivo nelle società avanzate, ma soprattutto incalzante nei Paesi emergenti o in forte sviluppo (ad esempio, Cina). Destinato a essere duraturo in termini di sua pro-

L’epoca della longevità*

l’Stefania Bandiniuniversità di Milano Bicocca

Ludovico CiferriInternational university of Japan (niigata)

...Diversi studi, fra cui quelli presentati nel 2002 dalla “World Assembly on Ageing” delle Nazioni Unite, ci confermano che si tratta di un mutamento senza precedenti nella storia dell’uomo, pervasivo nelle società avanzate, ma soprattutto incalzante nei Paesi emergenti o in forte sviluppo...

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pagazione negli anni futuri, e profondo riguardo alle sue implicazioni sociali, economiche e politiche, è qualcosa cui dobbiamo guardare con occhio attento, preparandoci a viverlo in modo nuovo e positivo. una sfida complessa, che ri-chiede il concorso di tutti.

Benessere ed energia produttivaLa longevità, se viene unicamente as-sociata alle conseguenze socio-econo-miche del processo d’invecchiamento, assume un significato negativo, ma in sé rappresenta invece il risultato di po-sitivi cambiamenti sociali, economici, sanitari e culturali che hanno realizzato condizioni favorevoli ad una più lun-ga vita delle singole persone e quindi all’aumento del numero degli anziani. È l’aumento del benessere, inteso come condizione che coinvolge tutti gli aspet-ti dell’essere umano e in stretta relazio-ne con il contesto esistenziale. Qualcosa di cui dovremmo essere sempre fieri, bastando guardare al fatto che a metà secolo scorso l’aspettativa di vita della donna era intorno ai quarantacinque anni mentre oggi supera gli ottanta!Il ruolo del benessere (alimentazione, habitat, cure, tecnologia) nella crescita del fenomeno della longevità gioca un ruolo principale. Il sistema socio-econo-mico che le ultime generazioni hanno adottato come modello di crescita si basa su un arco esistenziale degli indi-vidui regolato dal tempo assoluto, “ca-lendarizzato” sulle tappe della produtti-vità di beni e sul loro consumo, in uno scenario interpretativo dell’esistenza regolata da valori essi stessi “calendariz-zati”: un’infanzia felice, un’adolescenza protetta, una vita familiare serena, una vecchiaia dignitosa. Tutto questo distribuito su un metro temporale discretizzato su valori che vanno da 0 a 75 anni, corrispondente in pieno a un’ideale curva energetica uma-na che ne vede l’apice in un intorno di valori corrispondenti all’intervallo 25/60 anni. Il limite dei 60 anni, qui come esempio, corrisponde al momento in cui il ritiro dalla vita produttiva (il pensio-

namento) rappresenta lo scivolo verso quella parte dell’esistenza in cui il fattore biologico chiama il suo saldo. Ad oggi, nessuno si identifica più in questo modello e questi numeri (25, 60, 75) appartengono ad un altro tempo e ad altri sistemi socio-produttivi (epoca strettamente industriale). Oggi la curva energetica che caratterizza l’esistenza delle persone nel tempo assoluto ha un suo “calendario” completamente sfasato rispetto a quello precedente: 25 non è la tappa in cui un giovane inizia ad essere produttivo; 60 non è il momento di un meritato riposo; un decesso a 75 viene percepito come un’eccezione. I sistemi che regolano le economie dei Paesi che vivono questo scenario possono conti-nuare a martellare i calendari: la longevi-tà non fa i conti, ma si manifesta in tutta la sua maestosa irruenza in una società che ha gli orologi inceppati.

Sistema valoriale

Il sistema valoriale, che è integrato in questo complesso scenario, a sua volta sta maturando un sistema regolatorio autonomo: il termine inglese “ageism” ben rappresenta l’insieme dei luoghi co-muni e dei pregiudizi che accompagna-no il fenomeno dell’invecchiamento del-la popolazione sul calendario 0-25-60-75 anni. Si tratta della percezione della longevità in termini della sua manifesta-zione secondo il modello “scorso”, che si esprime in tutta la sua obsolescenza e che alimenta uno scontro generazionale già in atto ma destinato ad acuirsi se non affrontato per tempo. Il prolungamento dell’aspettativa di vita e la possibilità di raggiungere un’età avanzata in condi-zioni di salute accettabili o addirittura perfette è l’occasione per navigare rifles-sioni più articolate rispetto all’usuale e limitata categorizzazione della popola-zione giovane, adulta e anziana. Il tutto avendo presente il bradisismo in atto verso la società della conoscenza che, ri-

disegnando ruoli e funzioni, ci consegna giorno dopo giorno saldi occupazionali negativi.Due sono gli ambiti valoriali su cui lan-ciare la riflessione: uno tradizionale e un altro “dirompente”. Sul fronte tradiziona-le, alle classiche considerazioni sui valori dell’età anziana (saggezza, memoria sto-rica, tolleranza, capacità di mediazione) vanno aggiunte le nuove forme di ener-gia che possono sprigionarsi in un lasso temporale che comunque ormai può raggiungere qualche decennio. La rimessa in circolazione di esperienze e di abilità, ad oggi escluse dal sistema produttivo ed educativo, rappresenta-no un patrimonio silente che esorta al ridisegno di sistemi di convivenza più idonei alla frammistione generazionale, insieme a scenari coabitativi e cofunzio-nali mai esplorati.Sul lato della “dirompenza” la longevità crea il pretesto di una riconfigurazione totale dell’habitat umano, dove le tec-nologie assumono un ruolo totalmente nuovo. Se pensiamo alle tecnologie dei trasporti, delle telecomunicazioni, dei nuovi materiali, delle forme abitative, fino a quelle farmaceutiche, terapeuti-che e alimentari, la longevità polarizza la direzione della ricerca e dello sviluppo verso l’ampliamento della convivenza sociale. Rendere palesi bisogni e stati di fatto crea nuove opportunità di mercato che travalicano i confini nazionali ed offrono modelli di sviluppo aderenti al bisogno di realtà sostenibili. La robotica, la do-motica, le scienze dei servizi e l’integra-zione telematica di dati e conoscenze di-segneranno la nostra vita in un sistema urbano e abitativo nuovo, permettendo una fruizione attiva della vita sociale e la condivisone di sistemi produttivi (e quindi economici) di nuova concezione. Rivoluzione valoriale? Probabilmente sì, e non sarà silenziosa. Ma l’epoca del-la longevità bussa già alla nostra porta. Diamogli senso, con un nuovo modello esistenziale. ■

* Articolo già apparso sul catalogo on-line della mostra/evento “Longevicity” curata da Vitalba Paesano.

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DI32 Dirigenti inDustria maggio 2014

l titolo è lo slogan che ha sostan-zialmente animato e sostenu-to l’undicesima edizione della “mobility Conference 2014 mCe”,

evento che ha raccolto una folta parte-cipazione non solo di addetti ai lavori. Il Convegno è stato promosso da Asso-lombarda e Camera di Commercio con la collaborazione di Ferrovie Italiane, Sea, Trenord e unicredit, con il Patronato di Regione Lombardia e il Patrocinio del Comune di Milano, della Commissione Europea e di EXPO 2015.L’evento è stato preceduto dal saluto del Sindaco di Milano giuliano Pisapia, cui è seguita la relazione introduttiva del Presidente Assolombarda gianfelice rocca. Per affrontare e sviluppare le tematiche sono stati invitati a discuterne: mauro moretti A.D. Ferrovie dello Stato; Francesco Bettoni Presidente Brebemi;

Mario GiamboneComponente GdL ALDAI Dirigenti per l’Europa

alberto Quadrio Curzio Economista; andrea tinagli Capo Divisione BEI Ban-ca Europea Investimenti. Le conclusioni sono state affidate al Ministro maurizio Lupi ed al Presidente Confindustria giorgio Squinzi. Innanzitutto perché Smart City? non è solo un auspicio, ma una risposta: infat-ti con essa si vuole indicare un modello urbano in cui, grazie a tecnologie digitali ed infrastrutture moderne ed efficienti, la qualità della vita dei cittadini miglio-ri e l’impatto ambientale delle attività umane si riduca, in sintesi: “Città intel-ligente”. Questo traguardo cui tendere non può naturalmente essere frutto di un’unica iniziativa. L’obiettivo strate-gico è quello di arrivare ad individuare un modello “orizzontale” e unico di riferi-mento – di livello metropolitano – verso cui far convergere gli investimenti e gli obiettivi, al fine di ottenere integrazione e cooperazione delle iniziative. Mirare alla valorizzazione delle economie di scala ottenibili dal riutilizzo ed integrazione di

infrastrutture tecnologiche presenti sul territorio, da far implementare poi con il contributo di quelle da sviluppare in vista di expo 2015. Questo l’incipit con cui è stato introdotto l’insieme degli argomenti da affrontare e che costituiscono il complesso obiettivo da perseguire. Da tenere presente che la competizione globale sarà sempre più fra grandi aree metropolitane che si allargano e si espandono componendo una grande area regionale al cui inter-no operano i settori manifatturiero e terziario, l’università e i centri di ricerca, la cultura e il sociale. La “città metropo-litana“, infatti, va anche intesa come un polo nodale al quale non far mancare le possibilità di aprirsi al di fuori dei suoi confini a collegarsi e proiettandosi con il mondo intero. Per realizzare questi progetti non si può fare a meno di contare sull’insieme di ef-ficaci precondizioni: in primis un’Ammi-nistrazione efficiente e progredita, per-corsi condivisi con le autorità politiche e amministrative, una “cabina di regia” intesa come punto di osservazione com-posto da indicatori utili per monitorare un’assidua comparazione tra La Grande Area Metropolitana ed i competitor in Europa e nel mondo. Da non tralasciare poi la realtà naziona-le dei mezzi di trasporto, non solo quelli di superficie, considerando l’insieme del “sistema di mobilità“: viario, ferroviario ed aereo. Il raffronto, infatti, con altre ca-pitali europee, evidenzia alcune interes-santi differenze che non hanno solo una valenza statistica, ma vanno considerate come indicatori essenziali. Eccone alcune: in tema di mobilità cit-tadina la velocità media urbana di Mi-lano è di 19 chilometri ora, contro i 23 di Monaco di Baviera e i 28 di Ambur-go. La nostra rete ferroviaria urbana ha un’estensione significativamente infe-

Mobility Conference 2014

“Far volare Milano”

iDa sinistra: Rosario Bifulco, Giorgio Squinzi, Maurizio Lupi e Gianfelice Rocca.

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DI 33Dirigenti inDustria maggio 2014

riore a quella di Monaco di Baviera, di-vario che non può giustificarsi solo con la differente estensione territoriale (310 km2 rispetto a 184). Anche le incidenze pro-quote sono evidenti, ad esempio il numero di stazioni sulla rete pubblica è di 0,07 per mille abitanti a Milano, con-tro i 0,17 di Monaco di Baviera. Il raffronto poi con le autostrade peggio-ra la situazione, sia in termini di chilome-tri disponibili sia per quanto concerne le congestioni. Ad esempio, Paesi a noi vicini come Germania, Spagna e Francia, dispongono per ogni 10.000 abitanti di 0,98 chilometri di autostrade nel Ba-den-Wurttenberg, di 1,59 km in Catalo-gna e di 2,8 km nel Rhone-Alpes. In Lom-bardia questo dato scende a soli 0,63 km sempre per ogni 10.000 abitanti. Questo confronto non ci deve ulterior-mente demoralizzare se ci misuriamo anche con la congestione del traffico, che tutti noi subiamo quotidianamente. Alcuni esempi: se il livello di congestio-ne del traffico lombardo vene definito a 100, quello dei Paesi citati scende rispet-tivamente a 58, 73 e 25, tenendo conto però anche della diversa intensità che viene sviluppata quotidianamente; de-teniamo comunque un indice negativo. Infine, ancora un confronto in tema di trasporto aereo: presa come campione la connettività intercontinentale regi-strata da Londra e fatto a 100 tale valo-re, Milano si attesta a 23,5 contro il 45,6 di Monaco ed il 92,9 di Francoforte. Se poi si considera anche il livello di acces-sibilità di un aeroporto verso altri scali, Malpensa si posiziona al ventottesimo posto a livello mondiale. Questi, in sin-tesi, i dati enunciati dal Presidente Rocca nell’insieme del suo intervento.La situazione generale esaminata pone in evidenza anche gli aspetti carenti per il raggiungimento degli obiettivi attesi: essi non sono stati tralasciati nel corso del dibattito per essere ripresi dagli in-terventi successivi. Sono stati posti in grande evidenza gli obiettivi relativi ai Corridoi Europei e tra questi un parti-colare risalto per quello “Mediterraneo” che collega la penisola iberica con il con-fine tra ungheria e ucraina costeggian-do il litorale mediterraneo della Spagna e della Francia. Il corridoio è essenzial-

mente stradale e ferroviario e mira ad assicurare la connessione tra il quadran-te occidentale europeo e l’Europa cen-tro orientale la cui rete, nel consentire il movimento di merci e passeggeri, deve favorire gli scambi economici rafforzan-do la competitività dei Paesi dell’Europa mediterranea. Le migliorie da apportare chiamano in causa anche le efficienze delle ammini-strazioni locali, dalle quali dipendono alcune soluzioni risolutive. A questo ri-guardo non è mancata l’invocazione ad una modifica del Titolo V della nostra Costituzione, sia in tema di competenze sia in tema di autonomia, come da tem-po viene sollecitato.non ultima, ma specificatamente con-nessa, la problematica inerente gli scali aeroportuali lombardi di Linate e Mal-pensa, per i quali viene auspicata la fa-coltà di poter agire più liberamente sul mercato europeo e mondiale dei vettori. utilità che gioverebbe allo sviluppo per una “grande Milano“ e anche per l’intera Lombardia senza generare uno sterile scontro tra Fiumicino e Malpensa coin-volgendo le “due capitali” quella politica e quella economica.

A conclusione della tentata sintesi di questo importante evento, è opportuno segnalare l’intervento di Pietro Guindani Vice Presidente Assolombarda, che ha esposto dettagliatamente il proposi-to delle imprese lombarde di offrire un contributo di esperienze e di progetti quali esempi percorribili e stimoli pro-gettuali. Tali proposte sono state sintetizzate nel repertorio: “89 idee per una città più intel-ligente” i cui ambiti applicativi si posso-no così indicare: l efficienza energetica e gestione

dell’energia;l sostenibilità ambientale;l mobilità e trasporti. ■

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DI34 Dirigenti inDustria maggio 2014

iscofDetrazione IRPEF delle spese sanitarie

n onostante i chiarimenti forniti sia da ALDAI sia dal Fasi, con-tinuano a pervenire richieste di chiarimenti in ordine alla

detrazione dell’IRPEF nella misura del 19% della spesa sostenuta allorquando tale spesa viene rimborsata dal Fasi ov-vero dall’Assidai, come pure quando la spesa viene sostenuta direttamente dai predetti Enti in base ad apposita conven-zione stipulata dagli stessi con le struttu-re sanitarie. Le richieste in rassegna sono motivate dal fatto che alcuni uffici delle Entrate non riconoscono la detrazione sull’assunto che se tali spese vengono rimborsate dal Fasi e/o Assidai non sono rimaste a carico del paziente/contribuen-te. Hanno formato oggetto di diniego anche quando le spese sanitarie sono pagate direttamente dal Fasi. Allo scopo di fronteggiare le infondate richieste di certi funzionari dell’Agenzia delle Entrate, si espongono di seguito i criteri che, in base alle norme legislative e dell’orienta-mento di prassi, disciplinano fiscalmente le detrazioni in argomento e le eventuali deduzioni dall’imponibile dei contributi o premi versati al Fasi e/o Assidai.

Versamento dei premi o contributiAi sensi dell’art. 10 del TuIR (Testo uni-co Imposte sui Redditi) 22 dicembre 1986 - comma 1 - lett. e) sono deduci-bili dal reddito complessivo i contributi previdenziali ed assistenziali versati in ottemperanza a disposizione di legge,

Detrazione Irpef nella misura del 19% delle spese sanitarie sostenuteLa detrazione dall’imposta delle spese sanitarie trova la sua disciplina nell’art. 15 del citato TuIR n. 917/86 e segnatamente

Giovanni Mura

Detrazione IRPEF in relazione alle spese sanitarie, sostenute dai dirigenti in pensione, rimborsate dal Fasi e/o Assidai ovvero pagate direttamente da queste ultime casse di assistenza.

Disciplina conclusiva della risoluzione n. 78/e del 28 maggio 2004ageNZia DeLLe eNtrateRichiesta di consulenza generica - deducibilità contributi versati al Fasi da parte di contribuenti in pensione - trattamento fiscale delle spese sanitarie rimborsate dal Fasi.… omissis …

Contributi versati al fondo in misura non superiore a 3.615,20 euro che non concorrono alla formazione del reddito

Le spese sanitarie rimborsate dal fondo non sono detraibili dall’imposta lorda dovuta dal contribuente

Contributi versati al fondo in misura non superiore a 3.615,20 euro che non concorrono alla formazione del reddito

Le spese sanitarie non rimborsate dal fondo sono detraibili dall’imposta lorda nella misura del 19% per la parte che eccede euro 129,11

Contributi versati in misura superiore a 3.615,20 euro

Le spese sanitarie sono detraibili dall’imposta lorda in misura proporzionale alla quota dei contributi che hanno concorso a formare il reddito di lavoro dipendente

Disciplina conclusiva della risoluzione n. 167/e del 25 novembre 2005SPeSe SaNitarie Pagate DirettameNte DaL FaSi…omissis…“Alla luce di quanto esposto, pertanto, per il dirigente in pensione le spese mediche sostenute sono integralmente detraibili dall’Irpef ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TuIR, anche se una parte delle stesse, secondo le modalità sopra esposte, sono state pagate direttamente dal FASI alle case di cura convenzionate”.

Per il dirigente in pensione invece le spese mediche sostenute sono integralmente detraibili dall’imposta lorda pari al 19%, per la parte che eccede euro 129,11, anche se già rimborsate dal fondo di appartenenza.

cioè obbligatori, nonché quelli versati facoltativamente alla forma pensionisti-ca obbligatoria di appartenenza. Orbe-ne, siccome i contributi assistenziali ver-sati al Fasi e/o Assidai sono meramente facoltativi, gli stessi non sono deducibili dal reddito complessivo.

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iscofnel primo comma - lett. e) il quale, dopo aver elencato la tipologia di spese per le quali compete la detrazione di imposta, nel penultimo periodo afferma che il rim-borso spetta se la spesa è rimasta a carico del contribuente soggiungendo che si considerano rimaste a carico del contri-buente le spese rimborsate per effetto di contributi o premi di assicurazione da lui versati e per i quali non spetta la detrazio-ne di imposta o che non sono deducibili dal suo reddito complessivo né dai red-diti che concorrono a formarlo. La disci-plina sopra delineata vale per tutti i con-tribuenti. Per quanto riguarda i dirigenti, assistiti dal Fasi e/o Assidai, occorre fare una ulteriore distinzione fra quelli ancora in attività di servizio e quelli in pensione.

Dirigenti in pensione

Ribadito che non sono deducibili dal reddito complessivo i contributi o i

Dirigenti in servizio

Per questa categoria la disciplina è com-pletamente diversa perché i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ad Enti o Casse aventi esclusivamente fine assistenziale in conformità a disposizioni di contratto o di accordo aziendale, per un importo non superiore a euro 3.615,20, non concorro-no a formare il reddito del lavoratore. Da ciò ne discende che siccome i contributi o premi versati alle casse assistenziali, tipo Fasi, Assidai e via elencando, non con-corrono a formare il reddito, (in sostanza è come se fossero deducibili) vedi art. 51 del TuIR n. 917/1986, la detrazione dell’Ir-pef del 19% delle spese sanitarie sostenu-te è limitata a quella parte non rimborsa-ta. Con la predetta succinta esposizione riteniamo di avere fornito valide guide di comportamento volte a contrastare le in-fondate tesi dei funzionari di taluni uffici dell’Agenzia delle Entrate. ■

Nel cuore del Salento, a pochi minuti da Gallipoli e dalla splendida spiaggia di Baia Verde, si trova il residence “Alla Castellana”, immerso in una tenuta di ulivi secolari interamente cintata.La struttura gode di un’ubicazione ideale, che permette di raggiungere in poco tempo le principali città del Salento, quali Lecce - Otranto - S.Maria di Leuca, nonché le più belle spiagge della costa salentina, e garantisce una vacanza serena nel massimo relax.Il residence è inserito nella Azienda Agricola Castellana, che produce olio extravergine di oliva, agrumi e cereali in regime biologico certificato ICEA.

Vacanze e relax nel Salento

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L’azienda agricola “Alla Castellana” è situata a 4 km dal centro di Gallipoli e vicinissima a Baia Verde, una delle spiagge più belle del

Salento.Come raggiungerci:

dall’aeroporto di Brindisi (90 km.) o Bari (200 km) percorrendo la S.S. Bari-Brindisi-

Lecce-Gallipoli o per ferrovia fino a Lecce poi, o con le ferrovie del Sud-Est o percorrendo la

superstrada Lecce-Gallipoli.

www.allacastellana.it [email protected]

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Agriturismo “Alla Castellana”

siamoqui

premi versati alle forme di assistenza o assicurazioni facoltative (Fasi e/o As-sidai) la detrazione spetta nella misura del 19% di tutta la spesa sostenuta (al netto della franchigia di euro 129,11) a prescindere dalla circostanza che la spesa sia stata rimborsata dal Fasi in tutto o in parte, come pure allorquan-do l’onere della spesa sia stato pagato direttamente dallo stesso Fasi o Assi-dai, in base ad apposite Convenzioni lodevolmente stipulate con le strut-ture sanitarie ospedaliere. In buona sostanza si considerano rimaste a ca-rico dei dirigenti in pensione ancorchè rimborsate o pagate direttamente dal Fondo.Conforta tale assunto i chiarimenti for-niti dall’Agenzia delle Entrate con le risoluzioni n. 78/E del 28 maggio 2004 e n. 167/E del 25 novembre 2005. Di-scipline particolari sono state previste per alcuni Fondi di Assistenza Sanitaria quali il Fisde del Gruppo EnI, ecc.

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DI36 Dirigenti inDustria maggio 2014

revidenZap“Fuori le pensioni dalla Spending Review”

c redo sia opportuno, meglio dove-roso, dare enfasi al Comunicato Stampa inviato il 19 marzo scorso da Silvestre Bertolini, Presiden-

te CIDA (Manager e Alte Professionalità per l’Italia) in tema di previdenza. Ripor-to all’uopo, oltre al citato titolo, la pri-ma frase di questo comunicato perché estremamente significativa nella sua chiarezza e durezza al tempo stesso: “Le pensioni non possono essere il pozzo d’oro dei nostri Governi: non sono una risorsa cui attingere in momenti di crisi e non pos-sono essere strumentalizzate cavalcando l’onda della spending review...” .Prima di lui il Presidente Federmanager, giorgio ambrogioni, in data 18 marzo, ha precisato: “Quello che ci lascia ancora una volta molto perplessi è l’ennesimo at-tacco alle pensioni: si dimentica che que-ste pensioni hanno già pagato un prezzo alto perdendo circa il 15% del valore dal momento in cui è iniziato questo stillicidio del blocco della perequazione. E si dimen-tica anche che su queste pensioni si appli-ca già un contributo di solidarietà...” .Credo sia altresì opportuno, oltre che doveroso, ricordare le date relative a questi attacchi iniziati nel 1992 con lo sganciamento, ad opera del Governo Amato (D.L. 30 dicembre 1992, n. 503),

della dinamica pensionistica da quella salariale, talché gli aumenti delle pen-sioni sono stati legati da allora al solo adeguamento delle stesse al costo del-la vita con cadenza annuale mentre in precedenza tale cadenza era semestrale (1° maggio e 1° novembre di ogni anno - legge del febbraio 1986, n. 14).È evidente che tale adeguamento ha co-stituito e costituisce tuttora l’unica for-ma di difesa del potere d’acquisto del-le pensioni, difesa messa a repentaglio dai seguenti blocchi della perequazione:l 1993 - D.L. 438/1992 - blocco totale

per un anno;l 1998 - legge n. 449/97 - blocco oltre

cinque volte il minimo Inps;l 2008 - legge n. 247/2007 - blocco

oltre otto volte il minimo Inps;l 2012 - D.L. 214/2011 - blocco per

gli anni 2012/2013 oltre tre volte il minimo Inps;

l 2014 - Legge di Stabilità 27 dicembre 2013, n. 147 - blocco parziale per gli anni 2014/2016. (Vedi a quest’ultimo proposito l’articolo di Sergio Zeme pubblicato nel numero di febbraio di “Dirigenti Industria”).

È bene aggiungere che “il vero e proprio impoverimento delle pensioni” va visto non solo come conseguenza di un in-sufficiente adeguamento delle stesse al costo della vita bensì anche a seguito di una tassazione decisamente pesante

in quanto espressione di una somma di tributi Comunali, nazionali e Regiona-li. È notorio infatti che le pensioni sono sottoposte alle stesse aliquote applica-te ai redditi da lavoro e che secondo gli esperti la pressione fiscale ha raggiunto nel nostro Paese circa il 50% del Pil. non si possono poi dimenticare, nell’ambito delle misure punitive e vessatorie che si aggiungono alla tassazione, i contributi cosiddetti di solidarietà, con partico-lare riferimento a quello a carico degli iscritti e dei pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel Fondo pen-sioni lavoratori dipendenti (ex Inpdai, Elettrici, Telefonici) e del Fondo di previ-denza per il personale di volo dipenden-te da aziende di navigazione aerea.Tale contributo infatti ha la durata di sei anni data la sua decorrenza 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2017.non posso quindi che concludere que-ste mie considerazioni rinnovando l’au-spicio che cessi finalmente questo acca-nimento nei confronti dei pensionati e che la Corte Costituzionale si pronunci favorevolmente nei confronti degli stes-si a seguito dell’accoglimento da parte del Tribunale di Palermo del ricorso pre-sentato dalla nostra Federazione contro il blocco della perequazione automatica delle pensioni per il biennio 2012/2013. Lo stesso Tribunale ha infatti poi tra-smesso (in gergo tecnico “rimesso”) gli atti alla Corte Costituzionale. ■

Sergio ZemePresidente Onorario Comitato nazionale di Coordinamento Dirigenti Pensionati

decreto ministeriale 23 gennaio 2002

In riferimento all’articolo di Giovanni Mura apparso nella rivista di aprile, per completezza di informazione, pubblichiamo alcuni degli Stati o territori aventi regime fiscale privilegiato, la cosiddetta “black list” citata a pagina 49.

Alderney (Isole del Canale); Andorra; Anguilla; Antille Olandesi; Aruba; Bahamas; Barbados; Barbuda; Belize; Bermuda; Brunei; Cipro; Filippine; Gibilterra; Gibuti (ex Afar e Issas); Grenada; Guatemala; Guernsey (Isole del Canale); Herm (Isole del Canale); Hong Kong; Isola di Man; Isole Cayman; Isole Cook; Isole Marshall; Isole Turks e Caicos; Isole Vergini britanniche; Isole Vergi-ni statunitensi; Jersey (Isole del Canale); Kiribati (ex Isole Gilbert); Libano; Liberia; Liechtenstein; Macao; Maldive; Malesia; Montserrat; nauru; niue; nuova Caledonia; Oman; Polinesia francese; Saint Kitts e nevis; Salomone; Samoa; Saint Lucia; Saint Vincent e Grenadine; Sant’Elena; Sark (Isole del Canale); Seychelles; Svizzera (con riferimento alle società non soggette alle imposte cantonali e municipali, quali le società holding, ausiliarie e “di domicilio”); Tonga; Tuvalu (ex Isole Ellice); Vanuatu.

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DI 37Dirigenti inDustria maggio 2014

ssemblea aldaiaAssemblea annuale e Convegno ALDAI

Centro Congressi auditorium Provincia di milano via Corridoni 16 - milanoDa piazza del Duomo o da ALDAI al Palazzo di Giustizia in 10 minuti con tram 12 o 27

Il più importante appuntamento dell’anno sarà occasione per condividere i risultati 2013 e le strategie per il futuro dell’Associazione in un momento cruciale per la Categoria e il Paese.

L’agenda offre la possibilità di partecipare agli argomenti di specifico interesse:

ore 16.00 Presentazione dell’indagine realizzata con i colleghi Senior e premiazione dei soci con 40 anni d’iscrizione con la partecipazione di Dan Peterson, allenatore di basket e conduttore tv, che parlerà sul tema “Restare attivi e vincere da senior”.

ore 18.00 Assemblea Ordinaria ALDAI: relazione annuale del Presidente; bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2013; relazione del Collegio dei Revisori dei Conti; elezione delegati per il Congresso nazionale Ordinario.

ore 19.30 Light dinner

ore 20.15 “La ripresa dell’Italia, una sfida per industria e dirigenti” Convegno ALDAI aperto al pubblico: dirigenti, manager, professional, opinion leader, sostenitori del rilancio industriale.

info e prenotazioni: www.aldai.it

cause Pilota: blocco PerequaZione e contributo di solidarietà

Pubblichiamo la circolare Federmanager, firmata dal Direttore Generale mario Cardoni, che fa il punto della situazione relativamente ai ricorsi presentati contro il blocco della perequazione delle pensioni per il biennio 2012-2013 ed il contributo di solidarietà per gli ex Inpdai previsto per la durata di ben sei anni (dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2017).Si tratta quindi di una circolare molto importante soprattutto perché rappresenta una prova evidente della costante difesa in atto da parte della nostra Federazione nei confronti delle tante decisioni punitive e vessatorie che si susseguono ormai da troppo tempo rappresentando così un vero e proprio accanimento.

Sergio Zeme

“Si comunica che, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, 1a Serie Speciale – Corte Costituzionale, n. 14 del 26-3-2014, dell’ordinanza del Tribunale di Palermo di rimessione della causa alla Corte Costituzionale, è stato formalmente avviato il procedi-mento per l’esame della legittimità costituzionale davanti alla Corte Suprema della norma che ha previsto il blocco della perequa-zione automatica delle pensioni per il biennio 2012-2013. Abbiamo, quindi, dato specifico mandato allo Studio Orrick per la costituzione in giudizio che è stata effettuata il 2 aprile 2014 con il deposito della relativa memoria di costituzione in giudizio. Al momento non siamo in grado di indicare con esattezza i tempi di pronuncia della Corte Costituzionale, ma si ritiene che la Consulta possa emettere l’attesa sentenza entro l’estate. Con l’occasione si informa che sono stati avviati anche tre ricorsi aventi ad oggetto il contributo di solidarietà per gli ex INPDAI. Il 13 maggio 2014 è la data per la prima udienza del ricorso instaurato presso il Tribunale di Modena mentre siamo ancora in attesa di conoscere le date relative alle prime udienze degli altri due ricorsi depositati presso i Tribunali di Bologna e Vicenza”.

Giovedì 5 giugno 2014

IMPORTANTESAVE THE DATE!

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DI38 Dirigenti inDustria maggio 2014

nformativaiconvenZioni aldai Per il Placement

In riferimento a quanto pubblicato a pagina 30 del numero di ottobre 2013 si segnala la variazione in una delle sette Società di Placement convenzionate con ALDAI. Career Counseling: referente ivan Piccoli in sostituzione di Alessia Di Iacovo.

Per completezza di informazione riportiamo la tabella aggiornata.

SOCIETÀ SEDE REFERENTE INDIRIZZO E-MAILTelefono per

info o colloqui preventivi

SITO

ASSIST S.r.l.via Lecco 11 20124 Milano

Melinda Fiscella

[email protected] 329/6313750 http://www.assist-otp.it

CAREER COUNSELING S.r.l.

piazza De Angeli 9 20146 Milano

Ivan Piccoli

[email protected] 392/1859280 http://www.careercounseling.it

CROSS S.r.l.via Broletto 31 20122 Milano

Edoardo Misciattelli

[email protected] 393/9472116 http://www.e-cross.it

INTOO S.r.l.p.zza IV Novembre 5 20124 Milano

Gianfranco Sarti

[email protected] 335/8225425 http://www.intoo.it

LEE HECHT HARRISON S.r.l.

via Larga 2 20123 Milano

Donatella Giovanetti

[email protected] 331/5690814 http://www.lhhitalia.com

RIGHT MANAGEMENT S.r.l.

via Rossini 6/8 20122 Milano

Simone Oliva

[email protected] 346/3047202 http://www.right.com/it

UOMO E IMPRESA S.r.l.

via Albricci 9 20122 Milano

Mauro Castelfranchi

[email protected] 335/1820830 http://www.uomoeimpresa.it

solidarietà a costo Zero? con il 5 x mille si PuÒ

La prossima scadenza riguardante la dichiarazione dei redditi offre a noi tutti l’occasione di destinare il 5x mille ad Associazioni senza fine di lucro. Per questo Vi prego di indirizzare il 5 x mille alla VISES e di sensibilizzare in tal senso i vostri amici.

Basta porre la firma sulla dichiarazione dei redditi nello spazio riservato alla donazione del 5 x mille che dovrà essere intestata a:

ViSeS oNLUS - Codice Fiscale 08002540584

Sul sito www.vises.it potrete conoscere le modalità di utilizzo dei fondi a noi pervenuti e verificare il bilancio controllato dai nostri revisori e certificato dalla Società di revisione internazionale KPMG. Potete inoltre trovare maggiori informazioni sui numerosi progetti realizzati in 25 anni di volontariato dai dirigenti italiani in Italia e all’estero. Ove siate interessati a partecipare attivamente o a sostenere l’Associazione scrivete all’indirizzo: [email protected] per avere informazioni più precise in merito alle iniziative in atto.

Rita Santarelli - Presidente VISES

Come pubblicato a pagina 13 del numero di aprile ricordiamo che grazie ad un accordo stipulato tra aLDai e primarie società di orientamento e Placement milanesi, è disponibile in Associazione un nuovo servizio, completamente gratuito per i Soci, finalizzato ad assicurare la miglior risposta possibile all’attuale situazione di crisi. I dirigenti interessati avranno la possibilità d’incontrare, presso la sede dell’Associazione, consulenti senior esperti sia di sviluppo della carriera sia di ricollocazione quotidianamente in contatto con le aziende per le posizioni aperte.

l I dirigenti in servizio riceveranno tutte le informazioni sulle tecniche di employability per il potenziamento del proprio piano di sviluppo di carriera come ad esempio aumentare la visibilità sui Professional network, attivare per tempo la rete di conoscenze utili a creare nuove opportunità di lavoro, ecc.

l I dirigenti disoccupati troveranno invece professionisti in grado di inquadrare la situazione lavorativa per aprire loro un panorama completo di possibili opzioni incrociando l’esperienza dei dirigenti con le opportunità ancora realizzabili per ricollocarsi sul mercato, compreso l’utilizzo di servizi pagati dai fondi pubblici disponibili, come la Dote unica Lavoro della Regione Lombardia ecc.

L’incontro specialistico, gratuito, avrà la durata massima di un’ora e mezza e si terrà presso i locali ALDAI di via Larga 31 - Milano - previo appuntamento. I colleghi interessati potranno inviare una e-mail all’indirizzo: [email protected] indicando all’oggetto “Multibrand” specificando inoltre la propria situazione professionale e la consulenza richiesta.

un orientamento multibrand

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Presbiopia:quando allungare le braccia non basta più.Avete superato la soglia degli "anta" e la messa a fuoco da vicino non è più un gioco da ragazzi? Vi trovate spesso ad allungare le braccia per leggere? Niente di grave, sie-te solo presbiti.

Si tratta di un’evoluzione fisiologica legata ad una pro-gressiva perdita di elasticità del cristallino che riduce la sua capacità di adattamento alle varie distanze di visione. Come vede il presbite? Difficoltà nel mettere a fuoco gli oggetti posti a distanza ravvicinata; il presbite riesce a migliorare la qualità della sua visione solo aumentando la distanza della messa a fuoco. Ma dopo una certa età, le braccia non bastano più.

La problematica dell’invecchiamento della vista è cru-ciale, poiché direttamente legata alla qualità della vita. Per effetto dell’evoluzione della società, gli over 45 sono sempre più attivi e “smart”.

Per tutti i presbiti oggi la vista è strategica: le loro esi-genze visive cambiano rapidamente e profondamente per consentire loro di mantenere uno stile di vita al pas-so con i tempi. La vista è sollecitata continuamente - in particolare nel passaggio dalla visione da vicino, a quella

intermedia, a quella da lontano - e ha quindi bisogno di soluzioni all’avanguardia.

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DI40 Dirigenti inDustria maggio 2014

ssistenZa sanitariaaIl Fasi guarda sempre avantiLo storico francese Charles Rollin nel 1726 nel suo Trattato degli Studi afferma: “È già un gran progresso il desiderio di progredire”. Il FASI, condividendo pienamente questo desiderio di progresso, innovazione, modernità ed eccellenza, continua il suo dialogo e la collaborazione con le migliori realtà mediche e sanitarie del territorio.In linea con questa mission e nell’ottica di garantire sempre il servizio migliore ai suoi associati, martedì 25 marzo 2014 il Presidente FASI dott. Stefano Cuzzilla, ha fatto visita al Centro Diagnostico italiano CDi di milano, partecipando ad un incontro in cui si è parlato di nuove tecnologie, progresso e futuro.“La tua prevenzione oggi e domani” è stato invece il tema dell’incontro, aperto a tutti i soci FASI, che si è tenuto presso

l’istituto Clinico Humanitas mercoledì 2 aprile scorso. La prevenzione è una delle peculiarità del Fondo e rappresenta un punto cardine nella campagna che il FASI sta portando avanti con determinazione ed impegno.A tal proposito pubblichiamo di seguito un articolo realizzato dal dott. Edoardo Ligabue, Direttore della Divisione di Oculistica del Centro Diagnostico Italiano, che, spiegando come si esegue oggi un intervento di cataratta, esprime al meglio quel senso di progresso che è già diventato realtà; a seguire, la relazione tenuta dal Presidente Cuzzilla al Convegno di Humanitas testimonia la perseveranza di FASI nel sostenere temi come la prevenzione, decisivi per uno sguardo sempre proiettato al domani.

Chiara Tiraboschi

FASI IN AZIONE: intervento di cataratta con laser a femtosecondi al Centro Diagnostico Italiano CDIStefano Cuzzilla, Eros Andronaco, Maurizio VolonghiPresidente e Consiglieri di Amministrazione del Fasio ggi l’intervento di cataratta

sta vivendo una importante rivoluzione tecnologica: l’uti-lizzo del laser a femtosecondi

per l’esecuzione delle fasi chirurgiche più importanti. È quanto afferma il dott. Edoardo Ligabue, direttore della Divisio-ne di Oculistica del CDI.L’ultima vera novità chirurgica risaliva agli anni ’80 con la facoemulsificazione per la cataratta ed il laser ad eccimeri per la correzione dei difetti visivi.Finalmente oggi si può effettuare l’in-tervento di cataratta senza l’utilizzo di bisturi, infatti negli uSA la “bladeless cataract surgery” è una realtà ed i cen-tri oftalmici statunitensi più importanti offrono già ai loro pazienti questa pos-sibilità.Il laser a femtosecondi è il bisturi più preciso al mondo, ha una risoluzione nanometrica, può operare direttamente all’interno dell’occhio senza dover “apri-re” il bulbo oculare, può essere program-mato al computer in modo da effettuare in pochi secondi interventi impossibili manualmente.Fino ad ora l’incisione, l’apertura del-

la capsula contenente il cristallino e la frammentazione dello stesso venivano eseguite utilizzando bisturi metallici, pinze chirurgiche e facoemulsificatori con ultrasuoni.La manualità di queste fasi comportava un certo grado di imprecisione, induzio-ne di astigmatismo, posizionamento del cristallino artificiale poco prevedibile, infiammazione post operatoria.Il laser può costruire l’incisione cornea-le seguendo una forma intrastromale all’interno della cornea impossibile da eseguire manualmente, garantendo così un posizionamento, dimensionamento ed una tenuta perfetta.Può effettuare l’apertura della capsula contenente il cristallino catarattoso me-diante un’apertura circolare (capsulores-si) perfettamente centrata e dimensio-nata per il cristallino artificiale che verrà inserito. In tal modo si possono sfruttare al massimo le proprietà ottiche superiori delle nuove lenti intraoculari di catego-ria Premium con una maggior precisio-ne di risultato.Gli studi clinici dimostrano che la pre-cisione nella dimensione della capsulo-

Stefano Cuzzilla e Silvia Bedini.

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DI 41Dirigenti inDustria maggio 2014

ssistenZa sanitariaaressi arriva al 100% contro appena il 10% (entro 0,25 mm) della pinza manuale.(diagramma lavoro di: Nagy, ZZ. Intrao-cular femtosecond laser applications in cataract surgery. Cataract & Refractive Surgery Today. September 2009:79-82).

L’energia che viene dissipata all’interno dell’occhio per la facoemulsificazione si riduce del 56% rispetto agli ultrasuoni standard, riducendo molto l’infiamma-zione post operatoria e le possibili con-seguenze sulle strutture oculari adiacen-ti al cristallino. Il laser consente quindi di operare con maggior sicurezza tutti i tipi di cataratta, da quelle di routine a quelle complicate perché associate, per esempio, a miopia, glaucoma, cornea guttata, pseudoesfo-liatio, maculopatia, ecc. Il laser a femtosecondi per la cataratta ha già ottenuto dal 2010 anche l’appro-vazione dell’ente FDA statunitense a ri-prova della sua validità.La procedura ha dei tempi chirurgici brevissimi (circa 40 secondi per il laser e 2-3 minuti per l’inserzione lente), però comporta lo spostamento del paziente dalla sala laser alla sala operatoria con un maggior impegno del personale addetto ed un tempo totale superiore all’intervento classico.È opinione unanime nella comunità scientifica oftalmologica che questa procedura soppianterà l’intervento ma-nuale in breve tempo.Il suo utilizzo nell’intervento di cataratta consente una sicurezza, precisione e co-stanza di risultati inarrivabili fino ad ora.L’unica difficoltà è naturalmente legata al costo elevato della strumentazione necessaria, unito al maggior personale medico, paramedico e tecnico coinvolto nell’intervento. ■

lenti intraoculari PremiumIl cristallino naturale opacato dalla cataratta viene sostituito con una lente intraoculare (IOL) inserita nel sacco capsulare. L’ultima generazione di queste lenti viene definita “Premium” perché fornisce prestazioni ottiche nettamente superiori alle lenti “Standard” comunemente utilizzate. Infatti hanno una geometria “asferica” come il cristallino naturale al fine di migliorare la sensibilità al contrasto, dare un’immagine ad alta definizione e migliorare la visione con scarsa illuminazione. Inoltre possono correggere, quando presente, buona parte dell’astigmatismo corneale. Infine, se il paziente ha i necessari requisiti anatomici oculari, possono essere multifocali per ridurre la necessità di occhiali aggiuntivi nella lettura.

cosa è un laser a femtosecondiGli impulsi del laser ai femtosecondi sono così corti e precisi che al mondo non esiste nulla di simile. Hanno una durata pari soltanto ad alcuni miliardesimi di milionesimi di secondo. In un minuto vi sono tanti femtosecondi quanti sono i minuti che costituiscono l’età dell’universo. Indipendentemente dal tipo di materiale investito, l’incredibile potenza del laser a femtosecondi, evapora quasi all’istante praticamente senza lasciare tracce e per di più con una precisione nanometrica. L’impiego di questo tipo di laser in medicina dimostra anche l’efficacia e la precisione di tale tecnologia, per esempio quando si deve effettuare l’intervento di cataratta o correggere un difetto visivo come la miopia o la presbiopia. Così com’è possibile concentrare l’impulso laser ultra-corto su un qualsiasi punto dello spazio, è possibile anche concentrare il fascio affinché penetri in materiali trasparenti, quali la cornea o l’interno dell’occhio. Pertanto si può praticare la chirurgia oculistica senza dover «aprire» il bulbo oculare prima d’ogni intervento. La zona vicina all’incisione praticata dal laser resta anch’essa completamente fredda. non vi è perciò alcun rischio che il calore danneggi i tessuti.

Da sinistra: Edoardo Ligabue, Stefano Cuzzilla, Maurizio Volonghi, Eros Andronaco e Annalisa Sala.

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DI42 Dirigenti inDustria maggio 2014

Incoraggiare la prevenzione: i progetti FASI

Stefano CuzzillaPresidente FASI

l a prevenzione è diventata negli ul-timi anni una delle voci di impegno per il Fondo dei dirigenti industria-li che presiedo, ma sono convinto

costituisca innanzitutto una sfida per il sistema sanitario nel suo complesso, un elemento centrale da tenere presente nella programmazione di lungo periodo.L’incontro organizzato da Humanitas ha il merito di indurci a riflettere sulle abi-tudini e su quegli indicatori quotidiani che conosciamo sotto il nome di “fattori di rischio”. Ragionare su questi aspetti è il primo passo verso una compiuta presa di coscienza del proprio stato di salute, o meglio del proprio benessere. È un

esercizio individuale che può aprire alla rivoluzione culturale di cui abbiamo bi-sogno e a cui mi appello spesso, quando intervengo in convegni sul tema della prevenzione.Lo faccio anche perché, ancor prima di essere Presidente del FASI, mi considero un dirigente, un collega di tutti gli iscrit-ti del Fondo: in questo caso, posso dire di conoscere da vicino lo stile di vita dei manager, i ritmi di lavoro a cui ci sotto-poniamo e i rischi ai quali la categoria è più esposta, ancor più nell’età avanzata. Poiché credo che sia possibile operare le scelte politiche migliori soltanto co-noscendo la condizione dei destinatari finali di quelle scelte, ho promosso all’in-terno del nostro Fondo un dibattito ad hoc sulla prevenzione sanitaria che ha portato, nel 2011, all’introduzione dei

ssistenZa sanitariaa

Relazione al Convegno “La tua prevenzione oggi e domani”Istituto Clinico Humanitas - Rozzano (MI) - 2 aprile 2014

primi pacchetti per il contrasto delle pa-tologie più ricorrenti. Ho trovato attenzione e condivisione sia da parte di Confindustria sia di Federma-nager, che rappresentano le nostre Parti sociali e che desidero ringraziare anche in questa occasione per il coraggio con cui hanno sostenuto, tra le altre cose, anche la decisione di lasciare a totale ca-rico del FASI tutti i costi relativi alle pre-stazioni sanitarie di screening e diagnosi precoce.E i nostri dirigenti stanno dimostran-do di apprezzare l’importanza dell’in-vestimento in un capitolato del tutto nuovo per il FASI. Rivoluzionario, ap-punto. Sono oggi attivi alcuni pacchetti di pre-venzione che mirano ad aggredire la patologia prima che essa si manifesti

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DI 43Dirigenti inDustria maggio 2014

ssistenZa sanitariaamentre altri sono allo studio. A tal pro-posito, giornate di incontro come quella odierna sono utilissime, perché ci offro-no elementi aggiuntivi di valutazione e informazioni qualificate che poi possia-mo, in un certo senso, riportare a casa migliorando ulteriormente i nostri stru-menti, dal nomenclatore tariffario alla progettazione dei piani di cura.Ecco dunque l’obiettivo che sento strin-gente: trasformare il FASI da Fondo sani-tario che cura la salute dei suoi assistiti a Fondo sanitario che promuove e sostie-ne il benessere della persona.In questa fenomenologia del cambia-mento, di cui ci facciamo interpreti, ri-posa tutta l’evoluzione del concetto di salute dell’individuo. “La salute è uno stato di completo benes-sere fisico, mentale e sociale e non con-siste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità”. Era il 1948 quando l’Or-ganizzazione mondiale della Sanità in-dividuava il cardine di un concetto che doveva ancora affermarsi nella opinio-ne pubblica. Oggi, abbiamo fatto passi in avanti, col-lettivizzando questa consapevolezza e abbracciando in pieno il valore della “promozione della salute”, di cui la pre-venzione sanitaria costituisce forse la più chiara attuazione.Contemporaneamente, dobbiamo rico-noscere che la prevenzione costituisce uno strumento chiave per agganciare l’obiettivo di sostenibilità del sistema sanitario.Su quest’ultimo punto desidero inten-dermi bene: se il FASI sostiene integral-mente il costo delle prestazioni sanitarie di prevenzione non è per declinare la spesa in termini d’investimento econo-mico. È innegabile, e lo affermano autorevoli studi, che l’investimento in prevenzione si traduce in futuri risparmi, ma ciò non vale necessariamente per il nostro Fon-do che ha una popolazione dirigenziale che per il 55% ha già raggiunto un’età superiore ai 65 anni e che, per la natu-ra flessibile della professione, è sempre soggetta a variazioni.Sotto questo profilo, la natura di Fondo contrattuale ci consente, anche nel cam-po della prevenzione, di programmare l’azione di assistenza a seconda delle ca-

ratteristiche del momento storico in cui operiamo e delle esigenze della nostra popolazione.Se con il supporto di Confindustria e Federmanager sosteniamo questo ca-pitolato lo facciamo perché di fronte agli scenari presenti e futuri della sanità integrativa, crediamo che possiamo as-sumerci le nostre responsabilità e fare le nostre scelte. In definitiva, sentiamo il dovere di agire in favore dell’azione medica preventiva, al di là del possibile vantaggio economi-co futuro.non è accettabile, infatti, che il nostro Paese sia ultimo nella classifica europea per investimenti: solo lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva è effettivamente investito in programmi di prevenzione. un gradino sopra di noi, fanno meglio Cipro, Lituania e Malta.Ed è immediatamente evidente che quel 0,5% speso in prevenzione non solo si scontrerà con gli scenari futuri domina-ti dal progressivo invecchiamento della popolazione, ma è poca cosa anche ri-spetto alla situazione attuale. Sappiamo dai più recenti studi epide-miologici che le principali malattie cro-niche, come il diabete o l’obesità, sono già oggi responsabili del 70% delle disa-bilità e dell’85% dei decessi nel mondo. Il costo diretto e indiretto (calcolato in perdita di giornate di lavoro) delle sole malattie cardiovascolari è stimato essere in Europa di 200 miliardi l’anno.Per di più, l’OCSE, nell’ultimo rapporto 2013 sulla salute, ci avverte che dal 2009 ad oggi la spesa in prevenzione si è ridot-ta praticamente in tutti i Paesi dell’area, rappresentando al massimo il 3 o il 4% della spesa sanitaria complessiva.

Questo trend negativo è spiegato come un ulteriore effetto della crisi economica globale. Grecia e Italia hanno la maglia nera per la flessione degli investimenti sa-nitari nazionali dal 2009 al 2013, cui corri-sponde – e non ce ne meravigliamo – un forte aumento della spesa sostenuta dai cittadini di tasca propria.Esiste peraltro una correlazione tra pro-duttività del sistema economico e stato di salute della popolazione in età attiva. Dagli studi e dalle indagini conoscitive che abbiamo realizzato al FASI in questi ultimi anni, emerge chiaramente che un luogo di lavoro sano e sicuro è anche più produttivo, con dipendenti più motivati, smentendo di fatto che il costo sostenu-to in forme di welfare sanitario sia una spesa accessoria da cui si può prescin-dere. Dunque, avviandomi a tracciare le mie conclusioni, quello che stiamo realizzan-do al FASI nel campo della prevenzione è esattamente un esempio della corretta attuazione del principio integrativo che è alla base del nostro welfare di secondo livello. Proprio pochi giorni fa, il Comitato na-zionale di Bioetica, nel suo parere al Go-verno sullo stato della salute, ha posto l’accento sull’importanza delle condotte individuali, in grado di incidere sullo sta-to della salute tanto e parimenti ai fatto-ri di ordine biologico o a quelli di ordine socio-culturale.Possiamo riflettere su come realizzare l’universalità del diritto alla salute san-cita all’articolo 32 della Carta, oppure soffermarci sui motivi che hanno spin-to i Padri costituenti a collocare questo principio nel titolo dedicato ai rapporti etico-sociali. Capire che per la salute esiste un diritto fondamentale dell’individuo e, contem-poraneamente, esiste un interesse della collettività. Ecco che allora il FASI si riconosce quale portatore di un interesse diffuso e sce-glie di incentivare sia la prevenzione primaria, come responsabilità dell’indi-viduo, sia la prevenzione secondaria, in-tervenendo con gli strumenti a disposi-zione per garantire un’esistenza in buo-na salute ai dirigenti e, di conseguenza, alle imprese in cui operano o hanno operato. ■

Romano Ambrogi e Stefano Cuzzilla.

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DI44 Dirigenti inDustria maggio 2014

Chi siamo e che cosa facciamoL’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) con circa 17.000 iscritti è il maggiore tra i Sindacati territoriali che fanno capo alla Federazione Nazionale (FEDERMANAGER). Al fine di perseguire i propri scopi istituzionali di tutela e promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti indu-striali, l’Associazione si occupa delle problematiche collettive e individuali della categoria, nelle situazioni più diverse, offrendo servizi nei vari settori agli iscritti quale che sia la loro condizione: dirigenti in servizio, inoccupati, in pensione o che svolgono attività di tipo professionale. Tra i vari servizi, prestati gratuitamen-te, ricordiamo:l il Servizio Sindacale rivolto a fornire ai dirigenti iscritti supporto

ed assistenza nell’ambito di tutte le problematiche relative all’instaurazione, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro nonché ad aspetti di carattere fiscale e previdenziale;

l il Servizio FASI/ASSIDAI che fornisce consulenza ed assistenza in merito alla stesura ed alla presentazione delle pratiche di rimborso oltre che di iscrizione ai due Fondi;

l il Servizio Orientamento e Formazione per i dirigenti interessati: alla ricerca di nuove opportunità professionali, al bilancio delle competenze e ai percorsi formativi di sviluppo professionale, all’analisi delle criticità manageriali con il “Tutoring” dei colleghi Senior e alle iniziative di riqualificazione e ricollocazione per i dirigenti inoccupati.

Ricordiamo infine le iniziative di carattere culturale (organizzazione di confe-renze, convegni, corsi, concerti, visite guidate) e ricreativo tendenti a favorire l’aggregazione tra i soci (viaggi).Di tutti i servizi riportiamo le necessarie indicazioni per poter stabilire gli op-portuni contatti.

SeDe e UFFiCivia Larga, 31 - 20122 MilanoM1 Duomo - M3 MissoriMezzi di superficie: 12 - 15 - 27 - 54

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aPertUraLunedì / VenerdìDalle ore 8.30 alle ore 12.30e dalle 13.30 alle 17.30

Sito weB www.aldai.itForUm aLDai Dirigentinsieme

Servizi e contattiALDAI

Presidenzal Presidente: ROMANO AMBROGI - [email protected] Vicepresidente: FRANCO DEL VECCHIO - [email protected] Vicepresidente: FRANCESCO SOLETTI - [email protected] Tesoriere: ANTONIO ZENATELLI

Direzione [email protected] Direttore: ANNALISA SALAl Segreteria Presidenza e Direzione - [email protected] Silvia Romagnoli 02.58376.204 l Comunicazione e Marketing - [email protected] Chiara Tiraboschi 02.58376.208

Servizio Sindacalel Consulenze sindacali ANNALISA SALA: [email protected] Cristiana Bertolotti: [email protected] Lorenzo Peretto Valeria Briganti 02.58376.221 Francesca Sarcinelli 02.58376.222 Maria Caputo 02.58376.225 l Salvatore Martorelli - Consulenze previdenziali 1°, 2°, ultimo lunedì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30 3° mercoledì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30l Rosanna Versiglia - Consulenze previdenza complementare / INPS Martedì e giovedì dalle 9.00 alle 14.00l Valeria Briganti - Consulenze previdenza complementare / INPS Mercoledì dalle 8.30 alle 12.30l Silvia Barbieri - Consulenze convenzione ENASCO / INPS Tutti i venerdì dalle 9.00 alle 12.00 3° lunedì di ogni mese dalle 14.00 alle 17.00 solo domande di pensionel Giovanni Mura - Consulenze fiscali Martedì pomeriggio e mercoledì pomeriggio

Servizio FASI/ASSIDAI [email protected] PISTO 02.58376.229Livia Corda 02.58376.206 solo lunedì e mercoledìCristiana Scarpa 02.58376.224 l Ricevimento degli iscritti previo appuntamentol Consulenze telefoniche martedì, giovedì e venerdì ore 14.00-17.00Servizio Orientamento e Formazione [email protected] Romagnoli 02.58376.219 (pomeriggio) [email protected] Bondi 02.58376.220Cristina Bergamini 02.58376.219Servizio Amministrazione - Organizzazione [email protected] BITETTI [email protected] Cernuschi 02.58376.227Laura De Bella 02.58376.231 Stefano Corna 02.58376.234 Giordano Bergomi 02.58376.235 Gruppo Giovani Dirigenti [email protected]: MARIO CAPPIELLo

ARUM S.R.L. SOCIETà EDITRICE E SERvIzI ALDAIl Presidente: PATRIZIA GIORGETTIl Redazione “Dirigenti Industria” - [email protected] Gabriella Canuti 02.58376.237

COMITATO NAzIONALE DI COORDINAMENTO DIRIGENTI PENSIONATIl Presidente: MARCELLO GARZIA - [email protected] Presidente Onorario: SERGIO ZEME 02.58376.209 [email protected]

FONDIRIGENTIl Agenzia Lavoro - [email protected]

UNIONE REGIONALE FEDERMANAGER LOMbARDIAl Presidente: TIZIANO NEVIANI 0372.535411 [email protected] [email protected]

COORDINAMENTO CIDA LOMbARDIAl Presidente: ROMANO AMBROGI - [email protected]

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STUDIO DENTISTICO

Sorriso & Salute

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Direttore SanitarioSalvatore Dott. PaduanoVia Gaslini, 120090 MonzaTel. 039 2022 489 - 039 6320 951Fax 039 2022 489

La struttura odontoiatrica è aperta ai pazienti nei seguenti giorni e orari:Lun-Mar-Mer-Gio-Ven dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 19.30

In ambulatorio si eseguono i seguenti trattamenti nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie:❚ Prevenzione e igiene❚ Implantologia❚ Protesi (fissa, su impianti e mobile)❚ Chirurgia ossea ricostruttiva❚ Chirurgia orale❚ Ortodonzia infantile e dell’adulto❚ Odontoiatria infantile

Lo Studio aderisce al Progetto Prevenzione malattie sistemiche e trattamento dell’edentulia con protesi dentarie fisse/mobili e con costi interamente a carico del Fondo.

Struttura Odontoiatrica di riferimento

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Se il dirigente deve recarsi negli Stati Uniti, la polizza FaSi in caso di necessità di assistenza sanitaria, che tipo di copertura fornisce sia al dirigente sia al suo nucleo familiare?Dato che i costi sanitari negli uSA sono altissimi, la cosa più giusta da fare è quella di stipulare con la propria agenzia viaggi la polizza sanitaria a copertura totale “Europe Assistance” sia per il dirigente sia per il suo nucleo familiare, per l’intero periodo di soggiorno negli u.S.A. Il Fasi eroga l’importo previsto dal tariffario in vigore.

Per i figli invalidi, che tipo di assistenza può fornire il FaSi?a) i figli invalidi (in base alla normativa InPS sugli assegni familiari) possono essere inseriti

nel programma FASI, purchè non siano titolari di reddito superiore ad € 706,11 mensili lordi: in tal caso vengono considerati nel nucleo familiare del dirigente con il solo contributo FASI del dirigente stesso anche dopo il venire meno del genitore.

b) i figli invalidi con una pensione di reversibilità superiore a euro 706,11 mensili lordi possono chiedere di aprire una posizione autonoma FASI, entro 12 mesi dal decesso del dirigente, con i versamenti della quota individuale pari ai seguenti importi:

l 220,00 euro per i dirigenti in servizio l 264,00 euro per i dirigenti in pensione l 655,00 euro per i dirigenti in prosecuzione volontaria.

Domande e risposte...Rubrica del Servizio Fasi e Assidai di ALDAIBenedetta Pisto Responsabile Servizio Fasi e Assidai di ALDAI

Le DomaNDe CHe SPeSSo i DirigeNti PoNgoNo

UN BUONCONSIGLIO

Europe

Assistance

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PinionioUltima chiamata

L’avvertimento

Il 16 gennaio scorso è stato proiettato al Cinema Odeon di Firenze il film “Ultima chiamata” di Enrico Cerasuolo. Il titolo mi invita a fare alcune considerazioni. Come noto, nel 1972 uscì in italiano il rapporto “I limiti dello sviluppo”, pro-mosso da Aurelio Peccei e dal Club di Roma; sono stati co-autori del volume Jay W. Forrester, Donella e Dennis Mea-dows, Jorgen Randers. È bene ricordare che Aurelio Peccei non era un filosofo ambientalista, ma un dirigente.Mentre allora il libro aveva destato un in-teresse notevole, dopo non se ne è quasi più parlato, malgrado la sua enorme im-portanza.Il rapporto era stato impostato schema-tizzando il sistema mondiale in cinque grandezze: la popolazione umana, le risorse naturali, gli alimenti, l’inquina-mento e la produzione industriale. Era-no poi stati analizzati i tipi di interazione fra queste grandezze su scala mondiale e si erano fatte delle proiezioni sul futuro estrapolando gli andamenti delle cinque grandezze. Quindi si teneva conto del progresso tecnico, mentre, trattandosi di proiezioni, si supponeva di non mo-dificare le interazioni fra le grandezze; infine si ipotizzava che non cambiasse il modo di vivere e di pensare della cultura dominante, cioè si faceva l’ipotesi cosid-detta BAu (business as usual). Con que-ste premesse erano stati ricavati dodici diagrammi basati su varie ipotesi. Il risultato forse più interessante di quel-lo studio è stata la constatazione che quasi tutte le ipotesi, che aumentavano le risorse a disposizione anche in modo considerevole o portavano alcune varia-

zioni “ottimistiche” alle altre grandezze, si concludevano con “l’impazzimento” dei rispettivi diagrammi. Anche l’ipotesi di continuare a disporre di nuove risorse senza limiti aveva come conseguenza il collasso del sistema, sempre con l’ipotesi BAu. Questo proverebbe che non si trat-ta di un problema di esaurimento di ri-sorse, ma dell’impossibilità di persisten-za di un sistema come quello economico di produrre-vendere-consumare all’inter-no della Biosfera, che è un sistema com-plesso che funziona in modo stazionario lontano dall’equilibrio termodinamico. Questo si può vedere anche partendo dalla teoria dei sistemi, come evidenzia-to nel libro Assalto al pianeta, di Pignat-ti e Trezza (Ed. Bollati Boringhieri, 2000), in cui si dimostra che il problema non è causato semplicemente dalla scarsità di risorse, ma ha radici più profonde, le-gate al modo di procedere del sistema economico, che dipende da un’unica va-riabile (il denaro) e non può integrarsi in un sistema complesso con grandissimo numero di variabili, come l’Ecosfera.Solo due dei diagrammi esaminati rap-presentavano, dopo un certo tempo, un andamento stazionario delle cinque grandezze, ma entrambi richiedevano come condizione necessaria e non suf-ficiente la stabilizzazione della popola-zione umana mondiale attorno all’anno 1975 (che corrisponde alla metà di quel-la attuale), cosa che già allora appariva utopistica e che notoriamente non si è verificata. Si vede subito che, tracciando una ver-ticale sull’anno 2014 e osservando l’an-damento delle cinque grandezze, tro-viamo proprio la situazione attuale: le risorse in rapida diminuzione, popola-

zione e inquinamento che continuano a salire inesorabilmente, alimenti e pro-duzione industriale che hanno appena passato il picco e iniziano a scendere. Malgrado la serietà dell’avvertimento, per più di 40 anni si è continuato come prima.

Avvisi caduti nel vuoto

Le proiezioni a conclusione del rappor-to si stanno rivelando esatte: infatti in questi decenni non si sono modificate le interazioni fra le grandezze esaminate, cioè il cosiddetto BAu. Malgrado tutto, si vuole continuare come prima, con la crescita, che è la causa del male. Si noti che il rapporto del Club di Roma non è mai andato fuori da posizioni an-tropocentriche, non ha mai fatto consi-derazioni morali, pure molto importanti dato che stiamo togliendo lo spazio vi-tale a tutti gli esseri senzienti (altri ani-mali, vegetali, ecosistemi), sostituendo in modo massiccio materia inerte a so-stanza vivente. Il rapporto non è quindi basato sulle idee dell’Ecologia Profon-da, ma ancora antropocentrico. Siamo completamente entro il paradigma car-tesiano-newtoniano, anche se con un approccio abbastanza sistemico e non viene avanzato alcun dubbio sulla visio-ne del mondo antropocentrica, allora e tuttora imperante. In quegli anni “Il punto di svolta” non era ancora iniziato, e anche oggi, se è in corso, procede con estrema lentezza. Il libro di Fritjof Capra che porta quel titolo, è uscito in italiano dieci anni dopo, nel 1984.Quindi c’erano tutte le premesse perché il rapporto del Club di Roma potesse

Guido Dalla [email protected]

“L’Occidente è una nave che sta colando a picco, la cui falla è ignorata da tutti. Ma tutti si danno molto da fare per rendere il viaggio più confortevole”.

Emanuele Severino

DI46 DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

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Pinionioessere accettato, esaminato, ascoltato senza sforzi eccessivi di dover effettuare un “cambio di paradigma” o di dover ro-vesciare subito una visione del mondo. Ripeto, così è andata a vuoto l’ultima chiamata: sono passati più di 40 anni, ora è troppo tardi perché si possano evitare eventi traumatici. Allora la popolazione umana mondiale era circa la metà di quel-la attuale e corrispondeva al massimo dei valori considerati ancora accettabili per-ché il pianeta potesse continuare a vivere ed a mantenersi in situazione stazionaria: oggi ci troviamo in un transitorio che non può durare a lungo.È comunque doveroso più che mai ten-tare qualcosa, informare il più possibile, ridurre le nascite e i consumi, per rende-re l’evento traumatico meno grave.L’uomo non evita mai le catastrofi, ne gua-risce. non mi ricordo chi l’ha detto, ma speriamo che sia vero.In questi 40 anni si sono distrutti miglia-ia di ecosistemi, si è tolto lo spazio vitale a milioni di specie di esseri senzienti, si sono abbattute metà delle foreste del Pianeta, si è alterata l’atmosfera terrestre e si vuole continuare in questa follia.Tra l’altro, proprio in quegli anni è stato pubblicato l’articolo di Arne naess “The Shallow and the Deep” che indica con-venzionalmente la nascita in Occidente dell’Ecologia Profonda: il filosofo nor-vegese ha introdotto idee ancora più radicali e rivoluzionarie, quasi nuove per l’Occidente e a mio avviso indispensa-bili per un vero cambio di paradigma o di visione del mondo, cioè per una vera modifica del modo di vivere. Le sue idee riportano la nostra specie all’interno del-la natura, dove doveva restare da sem-pre. Tutto in quegli anni. una sintesi in italiano del pensiero di naess si trova nel libro: Ecosofia – Ed. RED, 1994.Inoltre, come dettaglio significativo per l’Italia, proprio negli anni 1973-74 ci fu-rono le “domeniche senza macchine”. Insomma, in quei pochi anni, all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, c’è stata, in Italia e in tutto il mondo, l’ulti-ma chiamata della Terra. nessuno ha risposto. Dopo alcuni anni dalle “domeniche sen-za macchine” qualche giornalista “spi-ritoso” scrisse che l’esperimento non fu

più ripetuto, anche se i motivi ci sareb-bero stati ampiamente, “perché stava per succedere una mezza rivoluzione”. Non è vero. Allora abitavo nei pressi di Torino e ricordo benissimo quelle do-meniche: mio figlio, che allora aveva sette-otto anni, mi ha chiesto ancora per diverso tempo perché non c’erano più giornate belle come quelle, anche se tutte le auto in sosta occupavano comunque spazi inutilmente. In realtà le autorità industrialiste-sviluppiste si erano prese una gran paura che la gen-te si accorgesse di quanto era bello un mondo senza automobili. Così non se ne è più parlato.Attualmente sulla Terra gli umani sono oltre sette miliardi e aumentano di 90 milioni all’anno, scompaiono 100.000 Kmq di foreste all’anno, l’anidride car-bonica aumenta di 3 ppm all’anno, si estinguono 30 specie al giorno, la biodi-versità si degrada a vista, il consumo di territorio fa registrare cifre vertiginose. Palesemente questi fenomeni, conse-guenze inevitabili della crescita econo-mica, non possono continuare ancora a lungo. Quindi la natura deve cercare di guarire dal suo male, facendo termi-nare quella forma del pensiero umano che ha invaso tutto il mondo e lo sta distruggendo. Occorre partire da altre basi, occorre abbandonare completa-mente: la competizione economica, la globalizzazione, la crescita, il mercato e la corsa ai consumi. Se invece si mantengo-no tali premesse, i problemi del mondo sono chiaramente insolubili. La Vita ha tre miliardi di anni, l’umanità ha un milione di anni, la cosiddetta “ci-viltà” ha forse diecimila anni, la crescita economica-industriale ha meno di due-cento anni: la folle presunzione della no-stra specie (o della nostra civiltà) è solo un delirio di grandezza. Tornando al rapporto sui limiti dello svi-luppo, ci sono stati aggiornamenti nel 1993, nel 2006 e nel 2013: sono stati to-talmente ignorati anche dai mezzi di in-formazione. Recentemente è uscito un libro che riporta una sintesi divulgata, rapida e sintetica della situazione, sem-pre senza uscire da una visione antro-pocentrica (Stephen Emmott – Dieci mi-liardi. Il mondo dei nostri figli, Feltrinelli,

DI 47DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

...Recentemente è uscito un libro che riporta una sintesi divulgata, rapida e sintetica della situazione, sempre senza uscire da una visione antropocentrica...

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Pinionio2013). Come al solito, l’Autore non è un filosofo ambientalista, ma uno studio-so che insegna Scienze computazionali all’università di Oxford. La popolazione umana ha continuato a crescere anche oltre le previsioni e continua con anda-mento esponenziale e un tempo di rad-doppio di quaranta anni. Così Emmott ci avverte: il titolo parla di una cifra ton-da, dieci miliardi, ma alla fine del secolo dovremmo scrivere 28 miliardi, perché mancano 80 anni, cioè due raddoppi, quindi quattro volte, sette per quattro fa 28, è un conto che sa fare anche un bambino di terza elementare, ma evi-dentemente non ne sono capaci i soloni, economisti, politicanti e simili, che go-vernano il mondo, almeno così credono. O forse qualcuno pensa che possa vivere una Terra con 28 miliardi di umani, cioè di un Primate di 80 Kg che pretende an-che di mangiare carne?

Il libro di Emmott è fatto di tanti flash di estrema chiarezza che riportano la situazione mondiale nei vari campi e ci dicono quali disastri stanno dietro la co-struzione di tanti oggetti che ci sembra-no “banali”: tutti dovrebbero leggerlo e meditarlo anche se, come dice l’Autore, nessuno farà niente. Con le cifre in gio-co, i problemi del Pianeta sono ormai chiaramente insolubili.

Conclusioni

All’inizio degli anni Settanta del secolo scorso probabilmente la situazione era an-cora controllabile con un deciso cambio di rotta, soprattutto perché la popolazione umana era circa la metà di quella attuale: ora è troppo tardi per sperare in modifiche dolci e graduali verso una situazione com-patibile con la vita della Terra.

Un collasso economico mondiale è di-venuta una speranza. I veri catastrofi-sti sono coloro che pensano che ci sarà “la ripresa” e tutto andrà avanti come prima, cioè che continueremo a sot-trarre spazio alla Vita e a distruggere le capacità omeostatiche della Terra che si basano sulla biodiversità e la complessi-tà delle relazioni fra tutte le entità inte-ressate. La crescita è chiaramente una grave patologia del Pianeta.non ci resta che prepararci spiritualmen-te a superare il collasso che dopo porte-rà – speriamo – ad un mondo in grado di vivere e continuare a consentire la vita a milioni di specie di esseri senzienti. Ora possiamo salire sul ponte del Tita-nic e goderci lo spettacolo, ricordan-do comunque che molti dei naufraghi sono sopravvissuti, magari dopo un bagno un tantino freddo nelle acque dell’Atlantico. ■

DI48 DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

Analfabetismo digitale italianoLuciano De StefaniConsigliere Direttivo ALDAI

una recente indagine ISTAT ha calcolato che la popolazione italiana, tra i 6 ed i 75 anni, è caratterizzata dal 74% di “analfabeti digitali”, cioè coloro che non hanno mai utilizzato Internet (analfabeti digitali totali = 37%) o lo utilizzano sporadicamente – non negli ultimi tre mesi – (analfabeti digitali parziali = 13%), oppure lo usano ma non sono in grado di utilizzare i servizi più comuni di Internet quali l’home banking, pagamenti elettronici, interazione con le Pubbliche Amministrazioni (analfabeti digitali funzionali = 24%). Le cause di questa situazione che ci vede molto lontani dalla media europea, sono molteplici e non tutte imputabili ai cittadini italiani.L’iniziativa di Telecom Italia, NavigareInsieme, ha avuto notevole successo anche tra i Soci ALDAI. nel tentativo di cercare di colmare il gap informo che la Fondazione Humaniter – emanazione della Società umanitaria e con sede negli stessi splendidi chiostri quattrocenteschi di via Daverio 7 o via San Barnaba 48 a Milano – organizza un interessante numero di corsi di informatica. Il costo d’iscrizione a Humaniter è di € 210, per il 1° anno, ed i corsi d’informatica hanno un costo che ancora non è stato stabilito ma sarà di circa € 50 a quadrimestre ed inizieranno ad ottobre 2014.Abbiamo ottenuto dalla Presidenza della Società umanitaria uno sconto del 10% sulla quota d’iscrizione per i Soci ALDAI ed i loro familiari.

Sarà possibile iscriversi ai corsi da lunedì 26 maggio 2014 telefonando al numero 02/5519.2966 oppure (per gli analfabeti digitali parziali o funzionali) on-line con carta di credito nel sito www.humaniter.org.

Chi è interessato è bene che si affretti perché le adesioni sono molto numerose e molti corsi si esauriscono rapidamente.

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Pinionio

DI 49DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

Privatizzare sì… ma?!

n una situazione di incertezza e di instabilità politica, tra una fibrilla-zione ed un’altra provocate dalla legge elettorale, si comincia a met-

tere sul piatto un tema delicato, quale quello delle privatizzazioni, che evoca un tempo ormai lontano in cui tali ope-razioni avrebbero dovuto rilanciare il Paese, oltre che sanare il deficit, per poi rivelarsi, in qualche caso un disastro, in qualche altro un modesto successo ri-spetto alle aspettative.Purtroppo nel nostro Paese il tema viene affrontato dalla politica quando la situa-zione economica è tragica e le esigenze di fare cassa, con un sistema fiscale or-mai al limite della oppressione, porta ad improvvisare in una materia molto deli-cata e complessa. non vi è dubbio che, in linea generale meno presenza pubblica c’è nell’econo-mia e meno possibilità esistono di inge-renza della politica e delle conseguenti manovre clientelari negli assetti di co-mando delle imprese.Occorre innanzitutto avere le idee molto chiare sui settori che sono strategici per qualsiasi Stato e su quelli che tali non sono; produrre panettoni o inscatolare verdure certamente non ha sostanzial-mente nulla di strategico ed i privati possono gestire questo business con più efficacia e con più concorrenza nell’inte-resse del consumatore; così come, sem-pre per semplificare ed esemplificare, non vedo nulla di strategico nel produr-re tabacco.Ma quando si parla di energia, bisogna essere più cauti, soprattutto quando si tratta di assets che costituiscono i co-siddetti monopoli naturali, nell’ambito dei quali le politiche della concorrenza si possono attuare creando dei “mercati fittizi”, attraverso un complesso di regole sostanzialmente rigide, sulle quali deve poi vigilare una authority pubblica. Occorre quindi sempre distinguere tra la

facile demagogia del “privato è sempre meglio” e “pubblico è sempre peggio”. un esempio facile facile è la privatizza-zione di EnEL; avrebbe dovuto portare secondo il Governo di allora un netto abbassamento del costo dell’energia; ma se non si dispone in autosufficienza della materia prima, si rischia di essere velleitari. Oggi i tanti operatori dell’ener-gia, nell’ambito dei quali operano cen-tinaia e centinaia di aziende controllate dai Comuni e quindi dalla politica locale con pesanti conseguenze sulla ineffi-cienza del sistema corrono e concorro-no ad acquistare energia nucleare dalla Francia. Certo, il singolo azionista ritiene di esse-re molto soddisfatto quando vengono staccate le cedole; ma il piccolo azioni-sta dovrebbe valutare anche come vie-ne tutelato il suo capitale investito; e la forte perdita di valore delle azioni EnEL, probabilmente conseguente, oltre che al forte calo dei consumi, ad una politica di grande espansione all’estero che, ad oggi, sembra aver creato solo un pesan-tissimo debito, dovrebbe fare riflettere anche i più accesi liberisti.Il costo dell’energia è tra i più pesan-ti d’Europa con gravissimo danno alle imprese produttrici, senza neppure più possibilità da parte dello Stato, azioni-sta di minoranza, di intervenire in alcun modo. Tutto ciò soltanto per confermare che privatizzare, tanto per mostrare di esse-re liberisti a tutti i costi, non ha alcun senso. E veniamo al progetto del Gover-no di privatizzare un pezzetto di Poste Italiane.Intanto va subito detto che privatizzare per fare cassa come si è sostanzialmen-te verificato con EnEL ed EnI, non ha senso; più comprensibile l’idea se, rigo-rosamente, le entrate da privatizzazio-ne vanno immediatamente a ridurre il cancro del debito pubblico. Si tratta di una cura chemioterapica che può avere effetti positivi.Ma anche in questo caso ritengo si pro-spetti un dubbio: si doveva aprire un

nuovo ciclo di privatizzazione proprio partendo dalle Poste? Il problema non è se debba essere o meno lo Stato a consegnare la corrispondenza o i pac-chi; ci mancherebbe altro! Chiunque lo può fare! Ma le Poste oggi sono diven-tate una grande struttura finanziaria, un grande collettore del risparmio privato con una importante produzione di stru-menti finanziari che coinvolgono milioni di risparmiatori.non sto dicendo che non si può fare; ma poiché Poste Italiane hanno raggiunto un buon grado di efficienza e di organiz-zazione, perché non cominciare da set-tori pubblici inefficienti, numerosi e più importanti nel loro complesso?Alludo evidentemente alle aziende di-stributrici di gas ed energia elettrica, molto numerose nel territorio naziona-le, che con una privatizzazione (almeno al 51%), nell’ambito di un settore or-mai aperto alla concorrenza tra privati, potrebbero garantire lo stesso introito previsto per la piccola privatizzazione di Poste Italiane, ma ottenendo un duplice più importante obiettivo; togliere dalle mani della politica un potente strumen-to di clientelismo partitico e rendere molto più efficienti aziende da sempre abituate al caldo torpore della protezio-ne pubblica.Perché di un simile tema nessuno parla? Perché l’opposizione che spesso mostra i muscoli non affronta questo tema? An-che il cosiddetto liberista Centro Destra tace, perché nella grande torta delle municipalizzate inzuppano volentieri il biscotto tutti quanti senza distinzione alcuna.Ecco, mi piacerebbe che su questo tema Federmanager facesse sentire chiara-mente il suo parere, presentando alla politica un concreto progetto nell’inte-resse del Paese, inserendosi su temi (de-bito pubblico e privatizzazioni) di forte ed immediata attualità.Sono solo un illuso di una piccola e peri-ferica provincia lombarda?Pazienza. Ma qualche volta è bello an-che illudersi. ■

Edoardo LazzatiPresidente Federmanager Pavia

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DI50 DirigeNti iNDUStria

ultura e temPo liberocConcerto di Primavera ALDAI

La vera gioia è un affare serio*

come tradizione da diversi anni a questa parte il Concerto di Prima-vera conclude l’attività pre-estiva del Gruppo Cultura dell’ALDAI

per la stagione 2013-2014. non potevamo non concludere con la musica, perché la musica ci viene dalle muse ed è una componente primaria della bellezza della nostra esistenza. Cosa sarebbe la vita senza la musica? nietzsche diceva: “La vita senza la mu-sica sarebbe un errore”. La musica spazia dalla classica alla liturgica, dal bel canto al corale, dal rock al pop e si potrebbe continuare così per diverse righe. Il Concerto di Primavera, fin dalla sua na-scita, è dedicato alla musica jazz. Feno-meno musicale tra i più importanti del novecento, il jazz è nato dalla fusione di elementi cultural-musicali molto diffe-

Josef OskarResponsabile della sezione “musica” del Gruppo Cultura ALDAI

Paolo Tomelleri.

Stephanie Trick e Paolo Alderighi.

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DI 51DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

ultura e temPo liberoc

Concerto di Primavera ALDAIgiovedì 19 giugno 2014 ore 21.00

Auditorium San Fedele - via Hoepli 3/B - Milano

Vi aspettiamo numerosi! Buon ascolto e buon divertimento.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti, non è prevista prenotazione.

renti. Blues, spiritual, work-song, ragti-me, musica afro-caraibica sono alcuni tra gli ingredienti di un linguaggio nuo-vo e capace di esprimere in maniera pro-fonda il melting pot culturale americano.Il pianista milanese Paolo alderighi, la cui fama è ormai internazionale, accom-pagnato dal suo trio, con roberto Pic-colo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria, proporrà un percorso tra i diversi stili del jazz, grazie alla collabora-zione di tre importanti ospiti: il clarinet-tista Paolo tomelleri, artista poliedrico amatissimo dal pubblico italiano ed in particolar modo da ALDAI per una colla-borazione ormai di molti anni, il sax-ba-ritono Carlo Bagnoli, uno dei grandi esperti del jazz nelle sue varie sfaccet-tature, anche lui spesso ospite dei Con-certi di Primavera, e la giovane pianista americana Stephanie trick, astro na-scente del pianismo stride, ragtime e boogie woogie.Paolo Alderighi collabora da circa quin-dici anni con Paolo Tomelleri e Carlo Ba-gnoli in varie formazioni stabili e all-stars e con Stephanie Trick ha da tre anni un progetto a quattro mani dedicato agli stili classici del jazz. Con il suo trio ha re-centemente registrato un CD dedicato alla storia di Broadway. Paolo Tomelleri e Carlo Bagnoli hanno curricula ricchissi-mi, hanno effettuato moltissime incisio-ni e collaborato con grandi nomi del jazz mondiale.Il repertorio della serata sarà ricco di contrasti: oltre a brani standard, stilisti-camente differenti (Jazz Classico, new Orleans, Ragtime, Swing e Bebop) saran-no eseguite anche alcune composizioni originali di Paolo Tomelleri, Carlo Bagno-li e Paolo Alderighi.Siamo fieri di avere selezionato negli anni passati artisti di alto livello, il che ha fatto si che l’asticella si sia alzata, stimolandoci a puntare al massimo sia come programma sia come esecutori. Quest’anno siamo lieti di presentare una squadra di musicisti di livello assoluto, tra il meglio che ci sia in Italia e non solo in Italia. Musicisti in grado di procurare vera gioia. ■

* Il grande filosofo latino Seneca usava dire: “la vera gioia è un affare serio”.

Claudio Bagnoli.

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ultura e temPo liberocIl golf: lo sport dei manager

Programma Golf 2014

a nche quest’anno con il mese di marzo è iniziata la stagio-ne golfistica e tutti i nostri colleghi non vedono l’ora di

riprendere ferri e scarpe da golf e incam-minarsi per i verdi percorsi profumati di primavera.Giovedì 7 marzo 2014 presso il famoso Golf Club Castello di Tolcinasco si è tenu-ta la presentazione del Circuito golfistico Golfmanager 2014. È stato proiettato an-che un interessante filmato con le miglio-ri immagini delle gare e delle premiazioni dell’anno scorso (www.aldai.it cliccando su Gruppi di Lavoro - GolfManager).La serata, che ha visto riuniti oltre 120 colleghi, è proseguita presso il ristorante del Golf Castello di Tolcinasco con una simpatica cena con musica dal vivo e danze.Il Circuito 2014 è composto da otto gare con cena che si terranno da mar-zo sino ad ottobre (con esclusione dei troppo afosi mesi di luglio e agosto), un weekend lungo ad Asiago e due sog-giorni di una settimana a Marrakech e alla Gran Canaria.Sono state inserite gare in nuovi quattro prestigiosi golf dove non eravamo anco-ra andati.Grazie ai sempre più generosi sponsor, sono notevolmente aumentati il nume-ro e il valore dei premi per i vincitori del circuito. Premi finali: l una settimana per due persone

pensione completa in hotel presso Riva dei Tessali;

l un corso di guida veloce di quattro giorni incluso soggiorno in albergo 5 stelle;

l un treno completo di gomme per l’auto;

l quattro cerchi in lega;

l tre week-end per due persone a Donnafugata.

Abbiamo pensato anche ai colleghi meno competitivi e per loro abbiamo aumentato i premi ad estrazione. Abbia-mo aggiunto ad ogni gara:

l un traghetto Sardegna A/R per due persone + auto della Corsica Ferries;

l due legni da golf;l due cene romantiche per due

persone presso il ristorante San Lucio;l due giubbini imbottiti

e molti altri premi. ■

Vladimiro Sacchetti Coordinatore Gruppo Sport & Turismo [email protected]

DI52 DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

CirCUito 2014

CIRCOLO LOCALITÀ DATA GIORNO GARA

Molinetto Cernusco (MI) 24 marzo lunedì Stableford

Marrakech Marocco 28 marzo4 aprile 1 settimana gara locale

Monticello Cassina Rizzardi (CO) 16 aprile mercoledì Stableford

Ambrosiano Bubbiano (MI) 8 maggio giovedì Stableford

Bergamo Albenza Almenno San Salvatore (BG) 26 maggio lunedì Stableford

Golf Asiago Asiago (VI) 13 - 15 giugno tre giorni Stableford

Pinetina Appiano Gentile (CO) 25 giugno mercoledì Stableford

Margara Fubine (AL) 18 settembre giovedì Stableford

Castello di Tolcinasco Pieve Emanuele (MI) 7 ottobre martedì Finale del circuito

Gran Canaria Isole Canarie 26 ottobre 2 novembre 1 settimana gara locale

Presentazione del circuito 2014 Golf Tolcinasco.

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DI54 DirigeNti iNDUStria MAGGIO 2014

ultura e temPo liberocI libri di maggio 2014

Dopo la fase epica della scoperta e dell’Indipendenza che aveva visto gli italiani protagonisti della storia del Rio de la Plata come esploratori, navigatori, mercenari e missionari, nobili e borghe-si, questo libro, seguito cronologico di quello pubblicato nel 2009, L’altra Italia, il Rio de lo Plata dalle origine alla Repub-blica, intende illustrare le successive vi-

Giorgio CampiglioL’altra italiaStoria del rio de la Plata dalla repubblica a Peròn (1853-1955)Ed. Greco & GrecoPagine 142 - euro 11,00

il grande viaggio avventuroso del polline inquieto “Zeffirino”Mai farsi ingannare dai generi. Vi sono libri che hanno una storia non meno interessante di quella che raccontano. È questo il caso di “Il vento è un’autostrada per pollini. Viaggio avventuroso di un pol-line inquieto” già presentato in antepri-ma al Palazzo dei Congressi di Roma nel dicembre del 2013 e recentemente proposto anche ai lettori milanesi alla li-breria Feltrinelli grazie allo scrittore Italo Ruscigni e all’avvocato Giuliano Boaret-to, con la partecipazione dello scienzia-to Edoardo Boncinelli e del politologo Giorgio Galli. Primario di medicina ge-nerale, allergologo e scrittore, già autore di interessanti saggi, il professor Renato Ariano ci scorta nel lungo e avvincente viaggio del polline Zeffirino attraversosentieri inconsueti: l’avventura, la fanta-sia, l’ironia e la scienza in una sorta di fia-ba per bambini e adulti dall’animo sem-

pliceeinnocente.ForseperchéZeffirinoè anche in ciascuno di noi. In realtà, per cinque lunghi anni l’autore ha organiz-zato le sue giornate per ritagliare uno spazio utile al suo libro esplicitamente pieno di letteratura; un romanzo che co-stituisce un libro dentro il libro con un fine divulgativo e consente di imparare con divertimento. L’immersione del regi-stro narrativo in un tempo verbale itera-tivo, l’imperfetto dentro il quale l’autore accompagna con mano il lettore a una maggiore consapevolezza dei processi che portano alla diffusione dei pollini che affliggono i soggetti allergici.Ma c’è un motivo in più per leggere que-ste pagine dal gusto classico e lieve ed è l’omaggio che Ariano tributa consape-volmente al saggio Eudosso. Insomma, un libro colto di agevole lettura che non indulge alla pedanteria delle nozioni per ritrovare e ritrovarsi con un pizzico di gioco. Gianni Fossati

Renato Arianoil vento è un’autostrada per pollini. Viaggio avventuroso di un polline inquietoEd. LeucoteaPagine 172 - euro 12,90

il libro si pone come stimolo ad altri che vorranno approfondire questa interes-sante materia, rimasta inspiegabilmente dimenticata, almeno da questa parte dell’oceano.

Giorgio Campiglio è nato il 29 aprile 1942 a Milano, dove si è laureato e dove è sem-pre vissuto. Per la sua attività ha compiuto frequenti viaggi all’estero e ha sempre col-tivato la sua più grande passione: la storia contemporanea, con particolare riguar-do all’immigrazione italiana oltremare. Nel 1980 ha pubblicato “Storia dell’Africa bianca” (PAN) e successivamente nel 2009, “L’altra Italia, il Rio de la Plata dalle originialla Repubblica” (Bietti), focalizzato sulle più antiche relazioni tra la Repubblica di Genova e quelli che sarebbero diventati i futuri paesi Argentina e Uruguay.

il volume è disponibile nelle seguenti librerie:Mondadori - piazza Duomo MilanoFeltrinelli - Galleria di MilanoRizzoli - Galleria di MilanoHoepli - via Hoepli - MilanoGreco & Greco Editore - via Verona 1020135 Milano - tel. 02/5831.2811www.grecoegrecoeditori.it

cende che ebbero per protagonista per più di un secolo il popolo, nella più gran-de emigrazione italiana della storia.Contadini, operai e imprenditori geniali sono i personaggi di questa nuova stra-ordinaria epopea che continuamente si intreccia con le vicende culturali e politi-che di un’Italia costituitasi in stato unita-rio. Alla generazione dei navigatori, Se-bastiano Caboto, Amerigo Vespucci, An-drea Doria, Grifeo e Pancaldo e dei padri della Patria, Alberti, Castelli, Belgrano, Mascardi, Berruti, fece poi seguito quella del consolidamento politico ed econo-mico del nuovo stato, Derchi, Mitre, Roc-ca, Pellegrini e infine Peròn.È in quest’ottica che si deve interpretare il libro per rendersi conto di quanto la storia delle due “Italie”, quella mediterra-nea e quella atlantica, sia in fondo com-plementare molto più di quanto si possacomunemente immaginare. Le vicende sono narrate in parallelo e sono spesso speculari con quelle del nostro Paese, la cui cultura politica ed economica ri-mase troppo a lungo polarizzata dalla contrapposizione tra “americanisti” e “africanisti”.In considerazione della complessità dell’argomento e della scarsità di fonti,

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direttore resPonsabile Romano ambrogi

segretaria di redaZione Gabriella Canuti

comitato di redaZione Franco Del Vecchio, Mario Giambone, annalisa Sala, Francesco Soletti,Chiara Tiraboschi, Sergio Zeme.

società editrice aRUM S.r.l., Via Larga 31, 20122 Milano Partita IVa 03284810151Tel. 02.5837.6237 - Fax 02.5830.7557Iscritta al Registro nazionale della Stampa con il numero 5447, vol. 55, pag. 369, del 20.11.1996.Società soggetta alla direzione e coordinamento dell’aLDaI (associazione Lombarda Dirigenti aziende Industrali).

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autorizzazione del Tribunale di Milano, 20 novembre 1948, numero 891.

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formato delle inserZioniPagina intera 210x297 mmMezza pagina verticale 104x297 mmMezza pagina orizzontale 210x145 mmPiedino interno 60x190 mmSovra copertina (allegato) 210x297 mmDoppia sotto copertina 420x297 mmInserto PI - quartino 210x297 mm (fronte retro)

hanno collaborato a questo numeroRomano ambrogi, Franco Del Vecchio, Bruno Lodi, Sergio augelloni Fabbri, Patrizia Forcina, Paola Poli, Daniele Brioni, Giorgio ambrogioni, Giuseppe Mazzoni, Gianluca Coppola, Stefania Bandini, Ludovico Ciferri, Mario Giambone, Giovanni Mura, Sergio Zeme, Mario Cardoni, Stefano Cuzzilla, Eros andronaco, Maurizio Volonghi, Benedetta Pisto, Guido Dalla Casa, Luciano De Stefani, Edoardo Lazzati, Josef oskar, Vladimiro Sacchetti, Gianni Fossati

questo numero è stato chiuso in tiPografia il 17 aPrile 2014

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Vacanze estive di sogno a Tropea

Il Resort “La Pizzuta” è divenuto negli anni una meta fissa per i dirigenti industriali vogliosi di relax, mare, natura e alta ristorazione.Un soggiorno “ad alto gradimento” è offerto agli ospiti grazie ai seguenti otto vantaggi:❚ quotazioni settimanali speciali, a partire da € 483,00 con sistemazione

in belle camere dotate di tutti i comfort, con trattamento di pensione completa, incluso il vino ai pasti,

❚ natura stupenda: il complesso è sul mare, davanti alle isole Eolie, immerso in un grande giardino fiorito con tante varietà botaniche,

❚ spiaggia privata, di sabbia bianchissima e scogli, raggiungibile con l’ascensore a mare,

❚ piscina “hollywoodiana” a quattro petali, con vasche per bambini e per idromassaggio,

❚ livello di ristorazione eccellente, ricco di squisiti piatti serviti al tavolo (un famoso gastronomo ha scritto “Alla Pizzuta avrete due gioie sicure al giorno, i pasti”),

❚ escursioni di grande suggestione: dalla mini-crociera di un giorno alle isole Eolie alla visita al Museo di Reggio Calabria (Bronzi di Riace), alle gite in motobarca a Capo Vaticano e alle varie escursioni sui pianori montani,

❚ tornei sportivi e di carte (bocce, bridge e burraco, pallavolo, ping-pong, ecc.),❚ brillante animazione (giochi, ginnastica, acqua-gym, cabaret e assistenza

sportiva).

La serata speciale con “cena di gala” a bordo piscina.

La spiaggia privata di sabbia bianchissima e scogli.

Come si giunge al Resort “La Pizzuta”In aereo, treno o auto. Per l’arrivo in aereo (aeroporto di Lamezia Terme) o in treno (stazione di Tropea) meglio prenotare con buon anticipo per avere le quotazioni migliori. In ogni caso il villaggio assicura il servizio transfer con taxi convenzionato. Se invece si giunge in auto percorrendo l’Autosole, il casello di uscita è Pizzo Calabro, direzione Tropea seguendo la litoranea statale.

Informazioni e prenotazioniVisitate il Resort cliccando www.lapizzuta.itPer info e prenotazioni: Segreteria milanese di Piazza Velasca, 5 (Torre Velasca, 8° piano).Tel. 02 798 493 - Cell. 335 5216 217 - Fax 02 76007916 - E-mail: [email protected]

Avvincenti tornei di bridge e burraco

Una settimana di gioco dal 13 al 20 settembre,

organizzata per gli ospiti e diretta da istruttori federali.

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