Ascesi e Mistica e Chiesa Setta Eresia (di Gianfranco Bertagni)

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SCHEDA: ASCESI E MISTICA E CHIESA/SETTA/ERESIA Di Gianfranco Bertagni Nella maggior parte delle religioni, in certe occasioni si praticano astensioni (alimentari, sessuali o altro) o particolari condotte (in questo caso non è un'astensione, bensì un'azione nuova da fare) per raggiungere certe condizioni speciali (purezza, santità, crescita spirituale, maggiore efficienza, ...). Solitamente ci si riferisce a queste modalità di vivere l'esperienza religiosa con la categoria di "ascesi". Da queste pratiche può sorgere l'esigenza, sentita da particolari individui, di dedicare l'intera loro vita a questo tipo di esercizi. Nelle religioni che contemplino la possibilità di comunicazioni "calde" tra esseri o potenze divine e esseri umani, l'ascesi si può combinare con il misticismo, un'aspirazione cioè a un contatto continuo con il piano divino o sovraumano in genere. A volte può capitare che la personalità mistica, pur ovviamente vivendo ed essendosi formata all'interno di una dimensione eminentemente istituzionalizzata e religiosa, senta la necessità di svincolarsi da certi elementi (ad esempio rituali o morali o teologico-dottrinali) facenti parte della stessa sua religione - diciamo della religione dei più - vissuti oramai da lei come impedenti, ostacolanti, inquinanti una spiritualità più pura di cui sente il richiamo. Ecco allora che capita non raramente che il desiderio mistico di un contatto pieno, diretto e intenso con il sovraumano si ponga in una condizione di potenziale o esplicito attrito con l'istituzione religiosa, la sua dottrina e il suo potere. Anche il rapporto tra il mistico e la società può variare tra l'indifferenza del resto dei credenti, i loro giudizi negativi relativamente alla bizzarria dei suoi comportamenti e delle sue parole o anche ammirazione, come ad esempio nel caso del profetismo - caso in cui particolari individui, diversamente da quello che spesso accade nella fenomenologia della vita religiosa, non si ritirano dalla società, ma anzi proprio ad essa si rivolgono per cambiarla, seguendo quelle comunicazioni, comandi, indicazioni, volontà apprese dal loro contatto con la realtà sovraumana. Questo rapporto tra mistico e realtà religiosa istituzionale ci conduce a un tema ad esso attiguo, cioè quello relativo alle categorie di chiesa, setta, ortodossia ed eresia. Solitamente ogni religione, nel suo svilupparsi storico, raggiunge un momento nel quale viene sentita la necessità di una istituzione formalizzata che abbia la funzione di codificare in modo più o meno sistematico le verità propria della religione stessa, che controlli il suo concretizzarsi nella realtà quotidiana dei suoi aderenti e che ne guidi la messa in atto considerata corretta. Questo tipo di "governo religioso" mirerà a distinguere quindi insegnamenti, dottrine, tendenze considerate corrette, appropriate, ammissibili e ciò che invece è da ritenersi inammissibile. Nascono quindi le categorie di ortodossia ed eresia. Per poter parlare quindi di eresia è necessario che vi sia un insegnamento dogmatico universalmente o ufficialmente riconosciuto. Per questo motivo il concetto e la parola "eresia" si usano prevalentemente in ambito monoteistico. È abbastanza comprensibile dunque, per ciò che si è detto, che accostabile alla tematica attinente all'eresia vi sia quella delle cosiddette "sette". Un termine, quello di setta, sulla cui definizione non sempre gli studiosi concordano. A volte ci si vuole riferire a un gruppo religioso, filosofico e politico, la cui dottrina differisce da quella dei più. In questo approccio si può notare l'assenza di una valutazione negativa. Sembra tra l'altro che questa definizione fosse quella soggiacente all'uso di questo termine alla sua origine. Invece si è poi imposta una definizione questa volta giudicante negativamente, costruita dalla ideologia dominante (che sia di origine religiosa o meno, poco importa) rispetto a gruppi, scuole di pensiero, realtà sociali di vario tipo e in minoranza rispetto a una dottrina a cui i più aderiscono. Tra il gruppo dominante e la cosiddetta "setta" spesso si istaura un rapporto più o meno esplicito di contrasto: attrito che generalmente si concretizza in un atteggiamento di critica e di contestazione delle presunte verità della fazione opposta e che, da parte del gruppo più numeroso, a volte - storicamente - si sono tramutate in azioni violente quali persecuzioni, intimidazioni, repressioni.

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SCHEDA: ASCESI E MISTICA E CHIESA/SETTA/ERESIA Di Gianfranco Bertagni Nella maggior parte delle religioni, in certe occasioni si praticano astensioni (alimentari, sessuali o altro) o particolari condotte (in questo caso non è un'astensione, bensì un'azione nuova da fare) per raggiungere certe condizioni speciali (purezza, santità, crescita spirituale, maggiore efficienza, ...). Solitamente ci si riferisce a queste modalità di vivere l'esperienza religiosa con la categoria di "ascesi". Da queste pratiche può sorgere l'esigenza, sentita da particolari individui, di dedicare l'intera loro vita a questo tipo di esercizi. Nelle religioni che contemplino la possibilità di comunicazioni "calde" tra esseri o potenze divine e esseri umani, l'ascesi si può combinare con il misticismo, un'aspirazione cioè a un contatto continuo con il piano divino o sovraumano in genere. A volte può capitare che la personalità mistica, pur ovviamente vivendo ed essendosi formata all'interno di una dimensione eminentemente istituzionalizzata e religiosa, senta la necessità di svincolarsi da certi elementi (ad esempio rituali o morali o teologico-dottrinali) facenti parte della stessa sua religione - diciamo della religione dei più - vissuti oramai da lei come impedenti, ostacolanti, inquinanti una spiritualità più pura di cui sente il richiamo. Ecco allora che capita non raramente che il desiderio mistico di un contatto pieno, diretto e intenso con il sovraumano si ponga in una condizione di potenziale o esplicito attrito con l'istituzione religiosa, la sua dottrina e il suo potere. Anche il rapporto tra il mistico e la società può variare tra l'indifferenza del resto dei credenti, i loro giudizi negativi relativamente alla bizzarria dei suoi comportamenti e delle sue parole o anche ammirazione, come ad esempio nel caso del profetismo - caso in cui particolari individui, diversamente da quello che spesso accade nella fenomenologia della vita religiosa, non si ritirano dalla società, ma anzi proprio ad essa si rivolgono per cambiarla, seguendo quelle comunicazioni, comandi, indicazioni, volontà apprese dal loro contatto con la realtà sovraumana. Questo rapporto tra mistico e realtà religiosa istituzionale ci conduce a un tema ad esso attiguo, cioè quello relativo alle categorie di chiesa, setta, ortodossia ed eresia. Solitamente ogni religione, nel suo svilupparsi storico, raggiunge un momento nel quale viene sentita la necessità di una istituzione formalizzata che abbia la funzione di codificare in modo più o meno sistematico le verità propria della religione stessa, che controlli il suo concretizzarsi nella realtà quotidiana dei suoi aderenti e che ne guidi la messa in atto considerata corretta. Questo tipo di "governo religioso" mirerà a distinguere quindi insegnamenti, dottrine, tendenze considerate corrette, appropriate, ammissibili e ciò che invece è da ritenersi inammissibile. Nascono quindi le categorie di ortodossia ed eresia. Per poter parlare quindi di eresia è necessario che vi sia un insegnamento dogmatico universalmente o ufficialmente riconosciuto. Per questo motivo il concetto e la parola "eresia" si usano prevalentemente in ambito monoteistico. È abbastanza comprensibile dunque, per ciò che si è detto, che accostabile alla tematica attinente all'eresia vi sia quella delle cosiddette "sette". Un termine, quello di setta, sulla cui definizione non sempre gli studiosi concordano. A volte ci si vuole riferire a un gruppo religioso, filosofico e politico, la cui dottrina differisce da quella dei più. In questo approccio si può notare l'assenza di una valutazione negativa. Sembra tra l'altro che questa definizione fosse quella soggiacente all'uso di questo termine alla sua origine. Invece si è poi imposta una definizione questa volta giudicante negativamente, costruita dalla ideologia dominante (che sia di origine religiosa o meno, poco importa) rispetto a gruppi, scuole di pensiero, realtà sociali di vario tipo e in minoranza rispetto a una dottrina a cui i più aderiscono. Tra il gruppo dominante e la cosiddetta "setta" spesso si istaura un rapporto più o meno esplicito di contrasto: attrito che generalmente si concretizza in un atteggiamento di critica e di contestazione delle presunte verità della fazione opposta e che, da parte del gruppo più numeroso, a volte - storicamente - si sono tramutate in azioni violente quali persecuzioni, intimidazioni, repressioni.