Arturo Paoli -...

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Il ^scorso della montagna rappresenta l'identità «omo, in una Forma insuperabile: l'essere umano è povero per la sua stessa natura, e deve vivere tale usando le cose sema fame ìdoli che lo mantengono in schiavitù; deve dirigere Usua vita all'aFFcrmazione delia giustizia sulla cui base costruire una società pacifica. I-identità è una qualità da raggiungere, la si può conquistare solo attraverso un processo creativo- Il fascino del discorso delle beatitudini riposa sul fatto che ogni persona, indipendentemente dalle sue scelte» può trovarvi un orientamento sicuro, una concezione antropologica che, pur essendo lontana dallo stile di vita generalmente seguito, appare la sola vera. Fratel Arturo, con queste pagine guida il lettore alla ricerca di una spiritualità delle beatitudini fondata sull'identità della persona, che può essere raggiunta attraverso le relazioni assunte con responsabilità. La giustizia, la paci», la povertà sono relazioni concrete (politiche, economiche, ...) attraverso le quali ogni persona realizza la sua vera identità. Arturo Paoli, presbitero dal 1940 poi piccolo fratello di Charles de Foucauld, nel I960 si trasferisce in America Latina. Nel 1983 si stabiliste in Brasile, doxe vive per vent'annì a Foz do Iguacu (nello stato del Paranà), dando avvio a numerosi progetti di promozione umana e sociale per ì poveri delle favelas. Dal 2005 è rientrato in Italia, dove prosegue un'attività di animatore spirituale. | Arturo Paoli 10.90 LE BEATITUDINI uno stile di vita

Transcript of Arturo Paoli -...

I l ^scorso della montagna rappresenta l'identità

«omo, in una Forma insuperabile: l'essere umano

è povero per la sua stessa natura, e deve vivere tale

usando le cose sema fame ìdoli che lo mantengono

in schiavitù; deve dirigere Usua vita all'aFFcrmazione

delia giustizia sulla cui base costruire una società pacifica.

I-identità è una qualità da raggiungere,

la si può conquistare solo attraverso un processo creativo-

Il fascino del discorso delle beatitudini riposa sul fatto

che ogni persona, indipendentemente dalle sue scelte»

può trovarvi un orientamento sicuro, una concezione

antropologica che, pur essendo lontana dallo stile di vita

generalmente seguito, appare la sola vera.

Fratel Arturo, con queste pagine guida il lettore

alla ricerca di una spiritualità delle beatitudini fondata

sull'identità della persona, che può essere raggiunta

attraverso le relazioni assunte con responsabilità.

La giustizia, la paci», la povertà sono relazioni

concrete (politiche, economiche, ...) attraverso le quali

ogni persona realizza la sua vera identità.

Arturo Paoli, presbitero dal 1940 poi piccolo fratello

di Charles de Foucauld, nel I960 si trasferisce

in America Latina. Nel 1983 si stabiliste in Brasile, doxe vive per vent'annì a Foz do Iguacu (nello stato del Paranà),

dando avvio a numerosi progetti di promozione umana

e sociale per ì poveri delle favelas. Dal 2005 è rientrato

in Italia, dove prosegue un'attività di animatore spirituale.

|

Arturo Paoli

10.90

LE BEATITUDINI u n o s t i l e d i v i t a

7 . BEATI I COSTRUTTORI DÌ PACE

Ogni volta che io tocco l;i frontiera di me stessi

e incqntm mi altro diverso JLI ine

e ricscn ;i comprenderlo,

io ne esco più nomo di primiu

perche ho reali/zaln urta mia crescila Limami

nella pace,

Ernesto Calducci

Beati i costruttori d i pace perché saranno ch iamal i

Tigli d i D i o . E unanime la conv inz ione che la pace sia

i l più grande bene per l 'umanità e, a l lo stesso tempo,

la stor ia e lì a provare ehe la pace è ur i 1 Utopia sempre

più l on tana . Forse sarebbe più v i c i n a se i c r i s t i a n i

occ identa l i avessero preso sul serio che l'identità de l

f i g l i o d i D i o è que l la d i essere operatore dì pace. V o r ­

rei f e rmarm i un momen to come eh i , a i r i va io alla meLa

di una scalata, trae dal sacco un b i noco l o e d isegna

ne l l ' a r ia un c i r co lo per contemplare panoramicamente

la strada percorsa f ra rocce ed abet i . Snl ion ia del lo

bea t i tud in i r i co r ro ad un ' immag i ne che m i o f f r e uno

scr i t tore . Bauman , che m i ha aiutato spesso ad or i en ­

tarmi nel la società nella quale vìviamo. N o n è facile:

per nessuno v ivere ogg i dovendo g iudicare e sceglierò

in una società sempre più depr iva la di parametr i . L'au-

10?

lore è al la r icerca dell' identità e d i quesm tratta quésta

u l t ima beat i tudine,

Bauman com inc i a con raffermare che l'identità si

compone come i l d isegno di un puzz le , con la d i f f e ­

renza che la nostra b i og ra f i a può essere paragonata

solamente a un puzzle d i fe t toso in cui mancano alcuni

pezz i , non si sa esattamente qua l i . «Un puzzJe compra­

lo i n un negozio - cont inua Bauman - i tutto contenu­

to in una scatola, ha l ' immag ine f ina le già chiaramente

stampata sul coperch io e la garanzia, con promessa di

r imborso in caso con t ra r io , che con questi pezzi si può

formare que l l ' immag i ne e quel la soltanto»'.

I '"pezzi de l puz z l e " ohe compongono l'identità d i

f i g l i o di D i o nel d iscorso dì Gesù cor r i spondono al le

varie qualità d e l l ' u o m o che è fe l i ce , perché è arr ivato

ad essere que l lo che deve; povero , a f famato d i g i us t i ­

z ia , puro dì cuore ecc. L ' i m m a g i n e f ina le , l ' identità

vera è que l la di costruttore dì pace, o. come ho sentito

d i re , l'essere pace.

L ' i m m a g i n e de l pu z z l e c i o f f r e a r g o m e n t o per

a f fermare che l'identità c un r isu l ta to da ragg iungere

ed è i l c o m p i t o di ogn i persona che non vog l i a essere

dispersa in que l la miscela anonima e un i f o rme che è

la società occ identa le a l l ' in ìz io del terzo m i l l e n n i o ,

Bauman d i rebbe nel la modernità liquida. A i u t a r e i

g iovan i a recuperare la l o ro identità è come a l lenar l i

ad essere persone i n senso pienamente umano e non

abor t i . Ne l l a fo rmaz ione cat to l ica si conta t roppo su l ­

l ' e f f e t t o immed i a t o e quasi mag ico dei sacrament i , e

1 Z. B A U M A N . Intervista sul!'identità, Liiler/.a, Buri 20Q3.

1 0 6

conseguentemente sì magn i f i c ano con co l o r i v i o l en t i

de l le realtà i n v i s i b i l i : po i succede che queste persone

d iv in i zza te appaiano in netto contrasto con la persona

v i s i b i l e che i n mezzo ag l i a l t r i mangia, beve e veste

panni come direbbe i l padre Dante . Ne l l ' e poca i n cui

la f i l o so f i a abitava ne l l ' i pe ru ran io dì Platone, questo

uso eccessivo d i qualità i n v i s i b i l i a f fermate con mol ta

insistenza poteva i r r i tare meno, ma nel la nuova epoca

f enomeno log i ca è d i f f i c i l e pensare che un battezza­

to a v i d o d i so ld i che fa pesare do lorosamente sug l i

a l t r i la sua avidità, r ivesta l'identità di f i g l i o d i D i o ,

Credo che i l l i nguagg io cr i s t i ano dovrebbe essere più

terreno, più s im i le al l i nguagg io povero del Vange lo

e che i l er is t iano non debba perdere nessun pezzo del

puzzle per ragg iungere l ' i m m a g i n e d i f i g l i o d i D i o .

Bisognerà spostare i l l i nguagg io dai meriti per il cielo

al r agg iung imen to di una identità sulla terra. Non puoi

sapere se hai funi i pezzi necessari per comporre il

puzzle e se li hai messi ed posto giusto, d ice Bauman

al r icercatore del la propr ia identità. Essere pace non

è fac i le .

Il gusto dell'avvenire

L'identità del c r i s t i ano è que l l a dì costruttore di

pace, ma dobb iamo ch iar i re che l ' agge t t i vo cr is t iano

deve essere esteso ai non prat icant i i l t emp io e add i r i t ­

tura ai non credent i . Ini ani s tor ic izzando i l concetto d i

regno di D i o , c i rend iamo con io che c'è una f i l a sem­

pre più impor tan te di persone laiche che hanno scelto

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di v ivere con responsabilità e io nutro la speranza che

la Chiesa cat to l ica c o m i n c i a preoccuparsi d i t rovare

un l i nguagg io comprens ib i l e a t u t t i , additando va lor i

che sono umani p r ima d i essere c r i s t i a n i , che sono

ch iar iss imi nel contesto del Vange lo .

Penso soprattutto ai due te rm in i d i pace e di g i us t i ­

zia che r i cor rono cont inuamente nei l i b r i fondator i del

cr is t ianes imo. Per essere cos t ru t tor i d i pace la conver­

sione veramente necessaria è que l la che c i por t i f u o r i

d a l l ' O c c i d en t e , secondo i l c on s i g l i o dì A s o r Rosa : ,

perché POcc idcnte è caratter izzalo da una cosp iraz io­

ne d i forze che al lentano alla nostra soggettività, per

cu i è imposs ib i l e assumere Vimpegno del la pace. L a

pace non viene dal c i e l o : g l i angel i l ' annunz iano al

suono di t rombe , ma l 'afl ' idauo agli uom in i di buona

volontà. Credo che la parola ettdokia si potrebbe ira-

durre dal greco come responsabilità, ma anche - se­

condo un'espressione usala Lia! socio logo .Yla\ Webei

per de f in i re la po l i t i ca - come i l gusto de l l ' avven i re , o

i l coraggio del fu tu ro .

M i appare sempre più chiaro che mentre i l concetto

evangel ico di regno di D i o è calato nel tempo stor ico

- e solo per questo può entrare in un progètto d i pace

- la formazione cat to l ica immerge i l soggetto ne l l ' idea

della redenzione già avvenuta , facendo pensare ad un

ammalato al la ricerca del la guar ig ione p iu t tosto che a

un membro a t t i vo d i una società po l i t i ca che ha il g u ­

sto dell 'avvenire. Così la speranza d iventa una virtù,

i l r isu l ta lo d i uno sforzo permanente per tenere la testa

-' A . Asofi ROSA. $iwti dalVQtci(ktiie, Einaudi. Torirtn 1992.

lux

fuor i dal pelago del la v i ta p i u l l os lo che essere s im i le

a l l ' agr ico l tore che a f f ida un seme al la terra conf idando

che la terra sia buona lauto da permettergli doman i d i

mettere i l pane sul la sua tavo la . Eppure dal Vange lo

c i vengono soprattutto immag i n i immerse nel tempo

e art icola le in azioni concrete e non fatt i d ' an ima che

avvengono nell'invisibile. Gloria Dei viUeits homo:

l'uomo che v i ve p ienamente la sua v i ta nel tempo è

la g l o r i a d i D i o . a f f e rmava san t ' I reneo . E venu to i l

tempd, ed è ora, d i rebbe Gesù, in cu i . invece di sacra­

l izzare i v a l o r i uman i sosp ingendo l i n e l l ' i n v i s i b i l e ,

b isogna, come i l servo buono dei talenti, invest ire le

qualità che sono segni del regno nei progetti umani che

prendono forma nei momen t i in cui i nostr i compagn i

di c amm ino sembrano superare i lo ro ego i sm i . U n i r c i

a loro per dare s icurezza e stabilità a l la speranza in

una società nuova è i l p r imo dovere d i no i c r i s t i an i .

Dobb i amo essere capaci d i sognare che un g iorno an­

dremo incont ro al sole che nasce con rami d i u l i vo che

cantano la Pasqua.

Quale Cesti scegliamo?

Essere pace dov rebbe essere per noi o cc i den t a l i

un sogno da perseguire più d i ogn i a l t ro , come per un

g iovane i l sogno d i essere un campione di calcici o un

o l imp i o n i c o del nuo to .

Per poter lo ragg iungere , dobb i amo desiderare con

lune le forze d i met terc i f u o r i d a l l ' Occ i den t e senza

uscirne t e r r i t o r i a lmen te , secondo i l sugger imento dì

109

A s o r Rosa . D e l res to d ove a n d r e m m o ? Q u e l l ' O c

eidentc di cu i d obb i amo l i be ra rc i è o rma i esteso su

tu t to i l p ianeta terra , come osserva Serge La touche

ne L'occidentalìz7xizìoiìe dei mondò3. Pensandoc i

bene. FOcc iden te da cui dobb i amo met terc i f u o r i è

quel mondo a cui i l nostro Maes t ro c i o rd ina di non

appartenere. Il paradosso cr i s t i ano si t rova i n questa

apparente con t r add i z i one : i l F i g l i o d e l l ' u o m o v iene

f ra no i con i l p roget to dì salvare i l mondo , mosso da

un amore per i l mondo che lo spinge a mor i re come

uno schiavo sul la croce , in quanto non è del mondo ,

in leso come m o n d o del potere , de l l a c ompe t i z i o ne ,

de l l a v i o l en za . Per ques to m o n d o eg l i si r i f i u t a d i

pregare. Questo vuo l d i re che la preghiera può essere

vera e accol la solo a cond i z ione che c i met t i amo Inor i

da questo mondo , e possiamo far lo solo con una scelta

concreta d i r i f i u t o .

M i f e rmo su quesLo che si può d ire i l "pun to de ­

bo l e " : no i c r i s t i an i s iamo tanto ab i tuat i al dua l i smo

anima-corpo che pensiamo alla preghiera come parola

che si slacca dal corpo e vo la come co lomba al trono

d i D i o , Per Gesù ehreo invece è tu t to l'essere che si

r i vo l ge a D i o e sì espr ime con la parola e senza la pa­

io l a : la preghiera c obbedienza. Ino l t re Gesù ha mar­

cato una incompatibil ità: o D i o o i l denaro (r icchezza,

mammona ) e, a magg ior ragione, o D i o o la guerra. Se

non s iamo operator i d i g iust iz ia e di pace è meg l io non

pregare. Credo che noi credent i s iamo i nv i t a l i a porc i

? S. LATOCOIL-, L'occideimlizzazhmc dei inondo. Bollati Bo­rirgli ieri. Torino 199.3,

IIQ

seriamente questa domanda: quale Gesù scegl iamo? I l

Gesù g iust iz ia lo fuor i dal la porta, fuor i da l l 'Occ idente ,

o un Gesù r i conc i l i a to con quel mondo che ha sdegno­

samente r i f iu ta to?

11 c redo che r ec i t i amo ci presenta tu t to i l percor ­

so del C r i s t o , da l la nasci la in una sfalla al la mo r i e ,

escluso dal la città, f i no al la g l o r i a , seduto al la destra

del Padre, E sembrerebbe che sia lasciata ai seguaci

la libertà de l la scel la . E na tura lmente c o l o r o che si

credono i più l 'urbi , scelgono l ' ep i l ogo f ina le . E per

questo anche l ' i cona del croc i f i sso è trasf igurata in un

t rono g l o r i o so . N o n ha avuto m i g l i o r esito l ' i n v i t o a

mangiare la sua carne e a bere i l suo sangue, t ras for ­

malo da memoriali' mortìs in festa pasquale, recupera­

ta nei p r og r amm i festa io l i del la stagione consumis ta ,

C redo che in nessun tempo come nel nostro, i l Cr i s to

sia c o l l o c a l o den t ro que l mondo dal quale Eg l i si è

messo f u o r i .

Dunque , quale Gesù scegl iere? [.asciamocelo d i re

da due non ca t to l i c i che partono dall'intenzione d i s f i ­

dare l 'Occ iden te per amore de IP umanità occidenta le

d i cu i fanno parte. Asco l t i amo loro perche i ca t to l i c i

d i casa generalmente hanno accettato la progettaz ione

med i a t i c a . a l leata i n sos t i t u i b i l e de l l a p roge t t az ione

consum is t i c a , i l che equ iva l e ad accettare la guerra

nonos tan te le paro le la r i f i u t i n o . E c c o E m m a n u e l

Lévinas: «.L'idea d i una verità la cui mani festaz ione

non è g lor iosa né c lamorosa, l ' idea d i una verità che si

mostra nel la sua umiltà come la voce d i l ine s i lenz io ,

secondo l 'espressione b i b l i ca , una verità perseguitala

non è forse l ' un i ca modalità poss ib i le della trascen­

denza? L ' u m i l i a scombina in maniera assoluta, non è

111

del mondo» 4 , F A l be r t o Aso r Rosa: . . Q U C M O di osa i

e ano di quei momen t i in cu i i l conf ronto e lo scontro

non avverranno , nonostante le apparenze, sul terreno

dei me / z i m i l i t a r i e delle p rove di forza mater iat i ma

del possesso e de l l ' uso del la parola. . . Penso a qua lco­

sa d i più lento c d i più sotterraneo, . , a una specie d i

processo che val lea f ron t iere e supera steccal i . . . a una

sorta d i penetrazione del le parole attraverso le barriere

del fuoco e de l l ' a cc i a i o da cu i s iamo orma i t u i t i c i r ­

condat i e impr ig i ona t i e che c i d i v i d ono g i i un i dag l i

a l t r i . Lavorare sul la parola e per la parola è i l comp i t o

che c i sta davanti»*.

Essere pace

Essere pace è la cond i z ione necessaria per essere

cos t r u t t o r i d i pace. T u t t i j trattati, le c o n v o c a z i o n i

per parlare de l l a pace, tutte le i n i z i a t i ve fa i fi scono o

perché non a r r ivano ad essere e f f i cac i nel la realtà, o

perché i loro prof agoni sii non sono esseri pac i f i ca t i , l o

credo che questa sia la spiegazione per cu i la pace re­

sta generalmente un desider io . Confesso che m i faccio

spesso la domanda: io sono pace? sono tra que l l i che

hanno raggiunto l'identità del d iscepo lo e d i f f o ndono

la pace con la sola presenza? entrano in una casa, si

* E . LÉV INAS , Tra noi, luca Book* .Milano igyg.

• A , ASOR ROSA. Ut Riterrà, Hmandi. Torino 2002.

1 1 2

presentano a un convegno d i am i c i , e i n tutte le occa­

s ion i portano pace?

Premetto che a mettere guerra nel nostro cuore sono

i desideri e le re laz ion i . L a società attuale non è paci­

f ica , è i n stalo di guerra perché i l suo metodo di susci­

tare ì desideri per vendere e consumare è un metodo

v i o l en to . M e n e i t i ag i taz ione i c uo r i e non permette

l o ro di r iposare in se stessi finché non posseggono

l ' ogge t t o des iderato che potrebbe anche essere una

persona. L ' ogge t t o una vol ta ot tenuto non è pac i f ica­

tore perché por la in sé i l vuo to de l l ' a l t r o generando

scontento e delusione. Dìman tristezza e twin recheran

l'ore future ha cantato G i a como Leopard i .

D 'a l t ra parte come è possibi le non accogl iere quei

desideri se l ' u omo e essenzialmente desider io e rela­

zione? li possibi le seguendo i l metodo francescano che

è que l lo di trasformare la relazione con le cose da rela­

zione concupiscente ( vog l i o possedere, devo possedere

l 'oggetto del desiderio) in relazione contempla t iva I m i

f e rmo a con templare la bel lezza, la perfez ione . Par-

monia de l l ' ogge t to del des ider io ! . La p r ima trasmette

tristezza e noia, la seconda g io i a e libertà. M a questo

vuo l dire essere pover i e santi. Francesco segue povero

e scalzo Gesù che ha scoperto su l la strada povero e

scalzo. E parlando delle relazioni umane è imposs ib i le

che non mettano guerra nel nostro cuore, a cominc ia re

da quel le nel la f am ig l i a . Tu t te le persone in qualche

momen to si sono credute v i n i me d i ing ius t i z ie e spes­

so non e un'esagerazione della fantasia, ma invece di

e laborare questa conv i n z i one r i c o r r ono ad «attacchi

ps ico log ic i come la mald icenza e l 'os t rac ismo soci ti le

e Io spostamento che consiste nel lo sfogare la propr ia

i n

rabbia su una persona diversa da quel la che l ' ha pro­

vocata che non sì ha i l coragg io d i affrontare**.

Credo che per me nere pace nel cuore non basta

perdonare c ome spesso v iene c o n s i g l i a t o . B i sogna

e l aborare , c h i a r i r e , s c i og l i e re i l nodo . Nessuno d i ­

men t i ca un to r to r i cevu to spec ia lmente quando que­

sto ha avuto un r i l i e v o impor tan te nel la p icco la stor ia

de l l a nostra v i t a . B isogna che questi t o r l i da memo ­

rie avve l ena l e d i v e n t i n o c a r e z z evo l i , l i e te c ome i l

r i c o r d o d i una passeggiata su l le mon tagne c on una

compagna d i scuola che a f fasc inava . M a possono d i ­

ventare l iete le memorie dì f a t t i tanto du r i che hanno

sconvo l t o la nostra v i t a e l ' hanno messa su un ' a l t r a

rotta? Pr ima di l u t to avendo ch iaro che noi non s iamo

e non saremo mai v i t t ime i nnocen t i , qua lunque sia i l

t o r t o r i cevu to . Pens iamo a fondo a l la s tor ia di Gesù

che è i l mode l l o più trasparente del la v i t t ima . Pensia­

mo al le sue contìnue provocaz ion i d i v i o l a l e la legge,

l avorare d i sabato, anche se i l l avoro era dare la v i t a ,

mettersi a tavo la con i peccator i e s i i s t ran ier i , o f f e n ­

dere la sacralità de l t emp io con invettive e v io l enza

con t ro que l l i che avevano messo banchetti e tendaggi

ne l la zona permessa l o r o . La reaz ione dei sacerdot i

non po teva che essere la condanna a mor te perché

questo ag i re non rappresen tava a l t r o che empietà ,

un r i f i u t o d i obbed i r e a l l a legge così c o m e suona.

Per questo nel r accon to de l l ' e secuz i one del F i g l i o

de l l " u omo si fa r i c o rdo d i una morte vo lon ta r i amente

* U- GAL IMBERT I , / vizi capitali e i nuovi vizi. Feltrinelli, Mi-

lami 2 0 0 3 .

114

accet tata . I ver i m a r t i r i non cadono i n un t r ane l l o ,

sanno f in da princìpio d i entrare i n un c a m m i n o p e r i ­

co loso , v o g l i o n o abbattere un muro , apr i re un va r co ,

i n te r rompere la continuità d e l l ' u n i v e r s o , p revedono

d i non r icevere o f fe r te f l o r e a l i , amm i r a z i one e g r a t i ­

tud ine . L i persecutori non sono assetati dì sangue ma

fede l i se rv i t o r i dì c iò che credono essere la verità e

add i r i t t u ra si sentono i sa lva tor i de l popo l o . Si tratta

qu i d i fa t t i g rand ios i ed e r o i c i ; ma in tu t t i ì casi solo

s c i o g l i e n do i l nodo la pace en t ra n e l l ' i n t i m o de l l a

persona e fuga Pamarezza nascosta nel le p iaghe più

remote del cuore .

Difendere l'amore

Men t r e i l c o n f l i t t o , la guerra e t u t t i g l i a l i i che sor-

siono d a l l ' i r a vengono spontaneamente f uo r i da sé. i l

perdono e la pace sembrano p roven i re da l l ' e s te rno ,

c ome se uno sp i r i t o , un daimon scendesse ne l ! uomo

per rompere la cont inui tà de l l a rabb ia . L a rabh ia è

una de l le più fo r t i pass ioni d e l l ' u o m o , al par i de l la

passione sessuale ha la capacità di accecare e d i por ­

tare l ' i o raz ionale a vedere davan t i a se un essere che

c a m b i a c omp l e t amen t e i suoi c o nno t a t i . M a esiste

una r abb i a meno i r a s f i g u r a t r i c e che v iene assunta

dal la rag ione non quando arde ma solo quando si è

ra f f reddata . D i l a n i si par la dì un ' i r a fredda, ca lcolata ,

che cons ig l i a az ion i om i c i d e e ins ieme è gu ida la da

i n tenz i on i d i conquistare terre e r icchezze . Le rabbie

più per ico lose sono p ropr i o que l le dei s ignor i con la

t i ?

cravatta a cu i i l med ico ha raccomanda lo di non alza­

re la voce , d i non agi tars i per non uubare i l p rop r i o

equ i l i b r i o f i s i o l og i c i ) . F p rop r i o quesi t i t i po di rahhia

che ha por ta to ad inventare a rm i d i grande potenza

che ucc idono g l i a l t r i lasc iando i n co l ume co l u i che

le manegg ia .

M a to rn i amo alle p roporz ion i del la nostra esistenza

personale per parlare dì amore e d i come d i f ender lo in

questa società bel l igerante. R iprend iamo l 'espressione

comune de l l ' amore c ieco: anche g l i ant ich i rappresen­

tavano Cup ido con g l i occhi bendat i .

Ogn i amore ha un pre lud io passionale più o meno

l u ngo e l'amore c on g l i o cch i a pen i segue ques to

momen to quando , senza r a f f r edda r s i , si ar r icch isce

di e lement i e di esperienze che lo fanno emergere dal

fondo i nd i s t i n to del la passionalità. Avete pensato con

quale do lc i ss imo amore Leopard i abbia posato lunga­

mente ì suoi occhi sul la g iovane contadina di Recanati

che torna a casa al t ramonto , i l l umina ta dal l 'attesa del

pross imo giorno d i festa; c sul la bel lezza splendente

sul vo l to d i S i l v i a , unica speranza del la sua vi ta , E ad

altre s i tuaz ioni di amore in cui l'essere umano cessa d i

essere invasore v i o l en to per diventare p iut tosto ostag­

g io , come direbbe Lévinas

N o n vo r r e i t o rna re a l l ' e poca r o m a n t i c a , so che

la s tor ia non torna ma i i n d i e t r o , ma come r i t o rna re

a un d i a l o g o amo ro so f r a le persone umane? C o ­

me recuperare questo spazio necessario per scopr ire

amorosamente le r icchezze i i t una persona, r icchezze

sconosciute, che re s t r e r ebbe r o per sempre a l lo stalo

embr iona le c ome semi che m u o i o n o ucc is i da l gelo

appena sbocciat i?

i k ,

Ogg i si aprono molte scuole del la pace c non c'è

che da rallegrarsene. Il loro lìmite mi pare essere que l ­

lo d i fare de l le r icerche stat is t iche su fa t t i c onc r e t i ,

senza part ire dal l'alto che i g iovan i forse non hanno

f a l l o ma i una lunga esper ienza d i i n c on t r i p a c i f i c i

spcc ia lmen le nel la copp i a . Ogn i t i p o d i f o rmaz i one

ogg i deve essere p iut tosto centralo sul la persona per­

ché la società rel ig iosa e la società po l i t i ca ci hanno

r i emp i t o di document i senza rendersi conto a ch i sono

d i re t t i e qua l i sono le loro cond i z i on i ps icoaf tétti ve .

M i domando se è possìbile proiettare la pace su l i ve l l i

naz ional i e in ternaz iona l i se la formaz ione non scende

a l lo stesso tempo a l i v e l l o personale. Un fondatore dei

modern i studi sul la pace, i l norvegese Joan Ga l thung ,

parlando in una intervista del la disoccupazione in Ger­

mania è uscito con questa bat luta: « l o un sugger imen­

to ce l ' av re i : in Germania per ogn i m i l l e d isoccupat i

togl iere i l posto d i l avoro a un economis ta ; con questo

proget to si potrebbe arr ivare ad e l im inare 4300 eco­

nom i s t i , più o meno i l totale attuale. È natura lmente

posso suggerire lo stesso per l ' I t a l i a . Il p rob lema per

me non sono i cap i ta l i s t i , ma piut tosto g l i economis t i

che sono i serv i tor i del sistema».

Questa risposta m i r iporta ad una conclus ione che

ho occasione d i trarre f requentemente . F d i f f u so fra

i pensatori d i varie d i sc ip l i ne i l b isogno di scendere

dal le cos t ruz ion i fa l le col cerve l lo al contat to con la

persona , c o n i suo i b i s ogn i r e a l i . I n s omma appare

sempre più ev idente i l b i sogno d e l l ' u o m o di essere

toccato, fer i to d a l l ' a l no che sof fre o che esige da lui di

essere guardato c cap i to in tutte le sue esigenze vere.

Questa corsa al la guerra attraverso le ann i e l 'econo-

117

mia può essere arrestata solamente se si fermano que l l i

che sono t ravo l t i nel la corsa, e si aiutano a recuperare

que l la capacità essenziale che è stata lasciata sui bord i

de l la strada per entrare nel la corsa f o l l e . B isogna che

precedano in questo recupero que l l i che sono ahi luat i

a pensare e a scrivere senza i l l i ne d i servire i l sistema.

Bisogna che v incano un certo pudore mo l t o d i f f uso tra

g l i in te l le t tua l i de l l 'Occ iden te ; che non si vergogn ino

dì essere uman i , e capaci di ascoltare que i raccont i

t roppo terreni d i co loro che hanno lo stomaco vuo to ,

che non hanno l avo ro e sì sentono più numer i che

persone. Cile non si vergogn ino di ascollare la donna

d iventata un icamente oggetto ero t ico , quando un pìc­

co lo bar lume d i luce la svegl ia dal sonno e pensa che

oltre al la possibilità di d iventare una " execu t i ve " (cioè

da oggetto scart abile oggetto d i lusso) ha la possibilità

d i d iven tare costru t t r ice d i amore , capace di mettere

nel mondo d inamiche d i amore senza i l quale la pace

resta un 'u top ia sempre più lontana.

l i - :

PAROLA-CHIAVE

RESPONSABILITÀ

La responsabilità ha d i re t t amen te a che fare con

l ' a l i o de l r i spondere . D a qu i nascono sub i lo a l cun i

i n te r roga t i v i : a ch i dò questa risposta? a ch i promet to

che compi rò questa o que l l a cosa? qua le c h i ama l a

p resuppongo m i i n t e rpe l l i ? l o r i s pondo asco l tando

un qualcuno o un qualcosa che m i chiama. I l termine

responsabilità imp l i c a un ch iamante . N o n v i può es­

sere responsabilità se non si def in isce ch i e che cosa

ch iama.

L a filosofia contemporanea ha posto i l tema del la

responsabilità ne i t e rm i n i più r ad i ca l i : come f a cc i o

ad essere responsabile se non c'è un trascendente? E

possibi le essere responsabi l i verso il s i lenz io , verso i l

niente del la filosofia di Heidegger?

U n a l n o approcc io con i l quale è stato a f f r on t a l o

i l tema del la responsabilità è que l lo de l l ' u t i l i t a r i smo :

responsabilità è la capacità di corr ispondere a ciò che

r i t en i amo u t i le . Si tratta di una responsahilìià intesa

come capacità di rispondere un icamente a noi stessi.

In ques to schema d i a ld i l à manca rad ica i incute la

d imens ione del la gratuità. L ' u o m o che persegue uno

scopo utilitaristico per la specie che ogg i usa e d o m i ­

na la ferra è responsabi le unicamente verso i l p ropr io

interesse.

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