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ARTE E LEGALITÀ Quando l’Arte denuncia la violazione dei diritti dell’uomo. Biografie di artisti esemplari e loro opere dal ‘600 ad oggi con riferimenti al contesto socio-culturale e giuridico attuale e dell’epoca in cui l’artista è vissuto. Riflessioni di un gruppo di adolescenti. Parla direttamente alle coscienze e al cuore attraverso il linguaggio umano più efficace che sia mai esistito: è l’Arte. Attraverso la sensibilità, la sofferenza, l’indignazione, l’amore per la giustizia, per la libertà e per il prossimo, gli artisti esprimono idee e sentimenti in grado di renderci uomini migliori. ISTITUTO COMPRENSIVO CORROPOLI-COLONNELLA-CONTROGUERRA A.A. 2016/2017 SCUOLA SECONDARIA DI 1°GRADO DI CORROPOLI MATERIA: ALTERNATIVA IRC PROF.SSA: PAOLA NATALI ALUNNI: MIRNA TARQUINI, LARNOUT ANUER LORENZO, PETROMILLI FRANCESCO

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ARTE E LEGALITÀ

Quando l’Arte denuncia la violazione dei diritti dell’uomo. Biografie di artisti esemplari e loro opere dal ‘600 ad oggi con riferimenti al contesto socio-culturale e

giuridico attuale e dell’epoca in cui l’artista è vissuto. Riflessioni di un gruppo di adolescenti.

Parla direttamente alle coscienze e al cuore attraverso il

linguaggio umano più efficace che sia mai esistito: è

l’Arte. Attraverso la sensibilità, la sofferenza, l’indignazione, l’amore per la giustizia, per la libertà e per

il prossimo, gli artisti esprimono idee e sentimenti in grado di renderci uomini migliori.

ISTITUTO COMPRENSIVO CORROPOLI-COLONNELLA-CONTROGUERRA

A.A. 2016/2017

SCUOLA SECONDARIA DI 1°GRADO DI CORROPOLI

MATERIA: ALTERNATIVA IRC

PROF.SSA: PAOLA NATALI

ALUNNI: MIRNA TARQUINI, LARNOUT ANUER LORENZO, PETROMILLI FRANCESCO

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Introduzione

-Il colosso:- un quadro enigmatico. Raffigura un intero popolo che fugge in modo frenetico da un pericolo imminente

e mortale: a far parte di questo esodo improvviso vi sono un branco di grosse bestie che, ormai non più impedite dal recinto, fuggono dai mandriani, ma anche una colonia di sfollati alla deriva con masserizie al seguito, e altre persone

che implorano aiuto, consapevoli che ogni attimo per sfuggire da quel rischio immane potrebbe rivelarsi vitale. C'è

chi, colto da un improvviso malessere fisico, tracolla, e vi è persino un cavaliere disarcionato. A destra, infine, notiamo un piccolo villaggio addormentato, ormai inadatto per proteggere i suoi abitanti. L'unico essere vivente a non curarsi

del pericolo imminente è un asino, simbolo dell'ignoranza e caparbietà umana.

Le cause di quest'apocalisse, tuttavia, sono ignote. Nel cielo possiamo notare una figura improvvisa e abnorme: si

tratta di un colosso nudo, barbuto e devastato dalla furia, come si può notare dagli occhi chiusi per la collera come i pugni chiusi. Si potrebbe rintracciare proprio nel gigante il motivo di tanta disperazione, e in questo caso vi andrebbe

letta una metafora del potere assolutista, del conflitto bellico scoppiato con la Francia in quel periodo o - persino

- dell'insensibilità dell'uomo moderno verso la natura. Potrebbe darsi, tuttavia, che il colosso in realtà stia

proteggendo la popolazione in fuga da un nemico che non riusciamo a vedere, situato oltre le colline: ad avallare questa tesi vi è la posizione stessa del gigante, che non attacca il popolo inerme bensì gli dà le spalle, o meglio lo

protegge, vero e proprio nume tutelare della Spagna, che emerge dalle montagne e si confronta con l'invasione

napoleonica.

IERI

L’uomo combatteva contro se stesso, la sua malvagità, sete di potere e di onnipotenza.

OGGI

L’uomo combatte ancora contro se stesso, la sua malvagità, sete di potere e di onnipotenza ma le coscienze sono

cambiate e la storia e la giurisprudenza ci invitano a riflettere per crescere e non sbagliare più.

SECONDO NOI

Il Colosso è l’uomo: sia quando si difende da un altro uomo, sia quando aggredisce un altro uomo. L’ eterno conflitto

interiore ancora irrisolto, tra fragilità e potenza, amore e odio, rispetto e sopruso. E la storia dell’arte ce lo mostra,

con le vicende personali di tanti grandi artisti, non solo mediante la loro eloquente opera.

QUESTO LAVORO DI RICERCA, È UN VIAGGIO ATTERAVERSO L’ARTE PITTORICA DAL SEICENTO AD OGGI, ALLA RICERCA DI ARTISTI CHE HANNO ESPRESSO, A

NOSTRO AVVISO PIÙ EFFICACEMENTE, UN MESSAGGIO DI NEGAZIONE O DI AFFERMAZIONE DI UN DIRITTO O DI DENUNCIA DI UNA REALTÀ INACCETTABILE,

SCOPRENDO CHE QUALCUNO DI LORO HA VISSUTO PERSONALMENTE VIOLENZE, INGIUSTIZIE, MISERIE, MENTRE ALTRI HANNO SEMPLICEMENTE VOLUTO

ESPRIMERE LA LORO INDIGNAZIONE O LA LORO OPINIONE, PAGANDONE POI LE CONSEGUENZE. ABBIAMO ESAMINATO IL CONTESTO STORICO E CULTURALE,

SOPRATTUTTO DAL PUNTO DI VISTA DELLA TUTELA DEI DIRITTI DELL’UOMO, FACENDO POI UN CONFRONTO SULLE STESSE PROBLEMATICHE NEL CONTESTO

ATTUALE.

Francisco Goya o Asensio Julià-1808 circa Museo del Prado, Madrid

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ARTEMISIA GENTILESCHI

Nacque a Roma l’8 luglio 1593, circondata dal padre e i fratelli pittori, in un quartiere popolato da pittori e artigiani.

Dimostrò un magnifico talento nei confronti dell'arte, influenzata e colpita dal Caravaggismo Romano, stile da lei

utilizzato nei suoi dipinti. Probabilmente Artemisia conobbe lo stesso Caravaggio di persona nella bottega del

padre. Per Artemisia, pittrice donna, l’unico modo per esercitare l'arte era lavorare clandestinamente, visto che

il lavoro femminile non era riconosciuto alla luce del sole. La sua prima opera, a diciassette anni, è la suat(1610)

dove per la critica è stato impossibile non associare la pressione esercitata dai due vecchioni su Susanna al

complesso rapporto con il padre, che lei stessa disse che la trattava come fosse sua moglie, e con Agostino Tassi,

il pittore che la stuprò. Dal processo per condannare lo stupro da parte del Tassi, quest’ultimo ne uscì con una lieve condanna. La tela

che raffigura Giuditta che decapita Oloferne è stata interpretata in chiave psicologica e psicoanalitica come desidero di rivalsa rispetto

alla violenza subita. Dopo la conclusione del processo, il padre della pittrice combinò per lei un matrimonio con Pierantonio Stiattesi,

modesto artista fiorentino, che servì a restituirle uno status sufficiente di "onorabilità". La cerimonia si ebbe il 29 novembre 1612.Poco

dopo la coppia si trasferì a Firenze, dove ebbe quattro figli, di cui la sola figlia Prudenzia visse sufficientemente per seguire la madre a

Roma e poi a Napoli. L'abbandono di Roma fu obbligato: la pittrice aveva ormai perso ogni favore acquisito e i riconoscimenti ottenuti da

altri artisti. A Firenze Artemisia conobbe un lusinghiero successo e nel 1616 venne accettata nell'Accademia delle Arti del Disegno, prima

donna a godere di tale privilegio. Inoltre dimostrò di saper tenere buoni rapporti sia con gli altri artisti che con i De' Medici: questi primi

anni successivi allo stupro e al processo sembravano cercare un distacco vero e proprio dalla vita romana.Qui adottò il cognome Lomi e

fu in buoni rapporti con Galileo Galilei, con il quale rimase in contatto anche in seguito al suo periodo fiorentino. Su affido di Michelangelo

Buonarroti il giovane, il nipote di Michelangelo, Artemisia dipinse l'Allegoria dell'inclinazione (ossia del talento naturale), raffigurata in

forma di giovane donna ignuda, che sembra la copia della pittrice, che tiene in mano una bussola.

Nonostante il successo, il periodo fiorentino fu tormentato da problemi finanziari per la pittrice e il marito. Artemisia si stabilì a Roma

come donna indipendente, in grado di prendere casa e di crescere le figlie da sola; cercò inutilmente di avviare entrambe alla pittura, ma

con scarso successo. Artemisia, con il classicismo davanti, dimostrò di avere la giusa sensibilità per cogliere le novità artistiche e la

giusta determinazione per vivere da protagonista questa straordinaria stagione artistica di Roma. Tuttavia il soggiorno a Roma non fu

uno dei migliori. Trasferitasi a Venezia, cercò delle commesse che apprezzassero la sua arte, ma nel 1630 si spostò a Napoli valutando

che vi potessero essere più nuove e ricche possibilità di lavoro. Poco più tardi il trasferimento alla metropoli partenopea fu definitivo e lì

l'artista sarebbe rimasta per tutta la vita. A Napoli, per la prima volta, Artemisia si trovò a dipingere tre tele per una chiesa, la Cattedrale

di Pozzuoli. Nel 1638 Artemisia raggiunse il padre a Londra, presso la corte di Carlo I. Si sa che nel 1642 Artemisia lasciò l'Inghilterra e,

dopo vari spostamenti, nel 1649 si trovò a Napoli, dove morì nel 1653.

Susanna e i vecchioni (1610) Giuditta che decapita Oloferne Allegoria dell'inclinazione

IERI I diritti delle donne

Il ‘600 per le Donne “Le donne del Seicento, aristocratiche o borghesi che fossero avevano come unica prospettiva quella di diventare buone mogli: erano infatti sempre istruite, sapevano leggere e scrivere (cosa rara nel Rinascimento); fin da piccole venivano avviate agli atti di pietà e venivano

istruite sulla religione e sul culto. Dovevano provvedere ad una dote matrimoniale (commisurata alla ricchezza della propria famiglia), se non si

sposavano venivano mandate in convento (questo a volte non accadeva per le donne di basso ceto e quelle campagnole), ed era lì che imparavano le

arti "obbligatorie" per le donne del tempo, ovvero filare e tessere, cucinare e governare la casa. Il matrimonio, comunque, era il principale (e unico,

escludendo il convento) obiettivo della donna. Le donne che non si sposavano rimanevano nella casa dei genitori, ed erano forse anche più libere. Per

secoli le donne sono vissute in condizione di inferiorità rispetto agli uomini. La donna ha sempre avuto un ruolo marginale nella storia, perché fin dalla

‘età antica e stata sottomessa all’uomo, fosse questi il padre, il marito, o il fratello. Nel 1700 il ruolo femminile e maschile in ambito familiare era ormai

definito. All’uomo toccava l’incarico di mantenere la famiglia, sulle donne venne a ricadere la cura della casa e dei figli. Nelle famiglie borghesi il

concetto di lavoro si identificava con le attività svolte dall’uomo fuori della propria casa, mentre le incombenze casalinghe affrontata dalla donna, non

vennero più considerate lavoro ma dovere coniugale.

OGGI Alla fine degli anni Sessanta le donne scesero in piazza per ottenere i diritti civili (divorzio, aborto, tutela della maternità…) e per costruire una

nuova società di uguali. Oggi possiamo affermare che nei paesi occidentali i diritti delle donne sono legalmente riconosciuti, ma non basta ancora: è

necessario un salto di qualità porti l’uguaglianza uomo – donna dai testi delle leggi in tutti gli aspetti concreti della vita sociale ed economica. La

Costituzione recita:

Art.3 della Costituzione Italiana: Il diritto all'uguaglianza. <<Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione

senza distinzione di sesso, di etnia, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.>> E' compito della Repubblica

rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno

sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art.4 della Costituzione Italiana: Il diritto al lavoro. <<La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano

effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorda

al progresso materiale o spirituale della città.>> ;Art.37 della Costituzione Italiana: Il diritto all'uguaglianza - lavoro. <<La Repubblica accorda alle

lavoratrici gli stessi diritti dei lavoratori dell'altro sesso - sottolineando anche l'esigenza di far sì che possano attendere alle funzioni famigliari, di

mogli e di madri...>> Art.29 della Costituzione Italiana: I diritti della famiglia. <<La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale

fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità

familiare.>>

SECONDO NOI La donna si trova a fianco all’uomo da millenni, ma l’uomo testardo continua a volerla confinare in uno spazio diverso dal suo e nella storia

passata ha voluto che vivesse in uno stato di ignoranza. Il rispetto verso le donne dovrebbe essere uguale a quello nei confronti degli uomini, ma nella società

odierna i diritti della donna non sono ancora pienamente considerati e tutelati perché parte della società maschile ha tradizioni sbagliate e nutre pregiudizi nei

confronti dell’altro sesso.

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Gustave Courbet

Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) è considerato l'iniziatore ed il principale

animatore del Realismo francese, movimento pittorico che tende ad una rappresentazione fedele della realtà, indagata con un linguaggio

diretto e privo di abbellimenti. I dipinti di Courbet sono caratterizzati dalla spontaneità dei soggetti e delle composizioni, la realtà cessa

di essere idealizzata ed acquisisce una dignità prima impensabile: quei momenti non «nobili», che pur facendo parte della quotidianità

restano comunque in grado di qualificare l'arte. Courbet si è occupato anche di problematiche sociali, prendendosi a cuore le difficili

condizioni di vita e lavoro dei contadini e dei poveri.

Gli spaccapietre (Les Casseurs de pierres) era un dipinto a olio su tela (165x257 cm) realizzato nel 1849 da Gustave Courbet; l'opera,

inizialmente custodita nella Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, è rimasta distrutta nel febbraio 1945 sotto il fuoco dei bombardamenti

della seconda guerra mondiale. Gli spaccapietre raffigura con crudo realismo un vecchio operaio mentre spacca le pietre a colpi di

martello, così da ricavarne pietrisco, aiutato da un garzone che regge una pesante cesta di ciottoli già lavorati. La povertà dei due uomini, oltre che materiale (rimanendo fedele ai canoni del Realismo, Courbet indaga fino in fondo le due figure, valorizzandone le calze bucate, il

panciotto lacerato, gli zoccoli consunti, le toppe sulle maniche della camicia), è anche psicologica: il vegliardo, infatti, presenta un volto

inespressivo, che testimonia la consapevolezza dell'ineluttabilità del loro destino, che condanna entrambi a spaccare pietre per tutta la

vita. ____________________________________________________________________

Onofr io Tomaselli

(Bagheria, 3 agosto 1866 – Palermo, 21 marzo 1956) è stato un pittore italiano.

Fu il maestro di alcune generazioni di pittori siciliani del primo Novecento fra cui Alfonso Amorelli, ma anche di un altro pittore bagherese,

Renato Guttuso, che per sua stessa ammissione considerò quale punto di riferimento per la realizzazione de La Zolfara, il dipinto intitolato

I Carusi, di ispirazione verista, che Tomaselli presentò nel 1906 alla Esposizione internazionale di Milano e che si trova oggi alla Galleria

d'arte moderna Sant'Anna di Palermo. I Carusi nacquero in seguito ad un temporaneo soggiorno del pittore presso il barone La Lumia,

proprietario di miniere di zolfo.

L’'interpretazione che Gioacchino Guttuso Fasulo dà del quadro, in riferimento al problema dello sfruttamento del lavoro minorile, è la

seguente: « È il passaggio montuoso pieno di luce di una zolfara siciliana, il teatro di quello sconcio sociale di cui si sono tanto vanamente

occupati gli umanisti del giorno; dove giovanissime creature si logorano in un lavoro consumatore della mente e della fibra […]. Rilevo soltanto

che il monito sociale non è mai emerso con tanta ripercussione di pena […] così come avviene da questo quadro suggestivo, palpitante di vita

[…]. »

Gli spaccapietre I Carusi

IERI

La tutela del lavoratore e lo sfruttamento minorile. Nell’Ottocento, le famiglie contadine erano società basate su un`economia in cui ogni singolo membro, dai fanciulli agli anziani, aveva una sua mansione: le bambine si occupavano della casa e dei figli più picco li, i bambini

erano addetti all`accompagnamento degli animali al pascolo o alla pastorizia. In città, i giovani svolgevano lavori come il garzone, lo

spazzacamini, il venditore di giornali, nonché erano impiegati nella manifattura e nell`artigianato come apprendisti. Molti lavoravano nel

settore edile, che andò sviluppandosi sempre di più col progredire dell`industrializzazione. Proprio nelle fabbriche lo sfruttamento dei

bambini raggiunse il suo massimo: l`orario lavorativo andava dalle 9 alle 12 ore, la paga era di 50 centesimi, le condizioni igieniche

inesistenti. Il lavoro minorile in Italia era regolato solo in maniera minima da una legge del 1886 che limitava a nove le ore massime di

lavoro e vietava il lavoro notturno. Purtroppo la mancanza di qualsiasi controllo impediva il rispetto di queste leggi.

OGGI Il lavoro è uno dei principi fondamentali fissati dalla Costituzione della Repubblica Italiana, valore addirittura fondante della

Repubblica stessa (art.1) e criterio ispiratore dell'emancipazione sociale, oltre che oggetto di forte tutela. L'art.35 «tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni». L’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, è un articolo della legge 20 maggio 1970, n. 300 della Repubblica

Italiana, meglio conosciuta come Statuto dei lavoratori. Esso introdusse importanti e notevoli modifiche sia sul piano delle condizioni di

lavoro che su quello dei rapporti fra i datori di lavoro, i lavoratori con alcune disposizioni a tutela di questi ultimi e nel campo delle

rappresentanze sindacali; ad oggi di fatto costituisce, a seguito di minori integrazioni e modifiche, l'ossatura e la base di molte previsioni ordinamentali in materia di diritto del lavoro. A tutelare i giovani che si avviano ad intraprendere un lavoro ci ha pensato anche la

Comunità Europea con la direttiva 94/33, la quale ha stabilito dei principi base in merito ai rapporti lavorativi con i minorenni. In primo

luogo è stato fissato il compimento del quindicesimo anno di età come requisito per accedere nel mondo del lavoro, secondariamente

è stato stabilito che il giovane deve prima di ogni cosa intraprendere un percorso di istruzione e formazione professionale. Per essere

avviato al lavoro l’adolescente deve sottoporsi ad una visita medica preventiva e, una volta assunto, a delle visite periodiche almeno

una volta all’anno. Inoltre ai minori è fatto divieto svolgere dei lavori durante le ore notturne, più precisamente nell’arco di tempo che va dalle 22 alle 6 o dalle 23 alle 7, a meno che non si tratti di attività di carattere culturale, artistico o sportivo ed il lavoro non superi la

mezzanotte.

SECONDO NOI Il lavoratore è il motore che aziona tutti i campi della nostra società: anche il mestiere più insignificante ha un ruolo nella

grande macchina che è l'economia. Ma, in molti Paesi in cui l'economia non è ben “azionata”, si cerca di mettere in moto questa fonte di

denaro facendo lavorare molti minorenni, togliendoli così dalla loro infanzia. Siamo dell'idea che nessuno dovrebbe essere usato in questo

modo: tutti hanno il diritto della fanciullezza e della spensieratezza, non è equo che molti ragazzi della nostra età siano già a lavorare tra

il fango e la pioggia.

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EGGER

Nasce illegittimo da Maria Trojer e Georg Egger, pittore di edifici sacri, e viene battezzato con il nome di Ingenuin

Albuin Trojer .Nel 1877 ottiene il permesso di portare legalmente in cognome paterno, Egger. Dopo le scuole

elementari continua ad approfondire la pittura con il padre e Hugo Engl. In seguito frequenta l'Accademia di Belle

Arti a Monaco di Baviera, con i maestri Kerl Raupp, Gabriel von Hackl e William di Lindenschmit Jr. Dal 1893 al

1899 lavora a Monaco, dove entra a far parte della locale Associazione artistica. Nel 1899 sposa Laura Möllwald

(da cui avrà i figli Lörli, Fred e Ila) e si trasferisce a Vienna dove opera appartato rispetto al locale ambiente

artistico. Tenta inutilmente di ottenere un incarico come insegnante all'Accademia di Belle Arti di Vienna.

Nel 1900 partecipa all'Esposizione Universale di Parigi e riceve la medaglia di bronzo per il dipinto Feldsegen. Dalla metà degli anni '90

espone in varie occasioni. Nel primo decennio del XX secolo frequenta e lavora spesso nel Tirolo, in particolare nella valle dell'Ötz. Nel

1909 aderisce alla Secessione viennese. Nel 1910 fallisce ancora una volta la sua richiesta di una cattedra all'Accademia di Vienna per

l'opposizione dell'erede al trono, l'arciduca Francesco Ferdinando; ingiustizia alla quale il pubblico reagisce nettamente. L'artista si

allontana da Vienna, trasferendosi a Hall nei pressi di Innsbruck (1911): in questa località viene raggiunto dalla nomina ad insegnante

all'Università di Weimar, dove insegna dal 1912 al 1913. In questi anni si contrappone dichiaratamente alla pittura monumentale del pittore

svizzero Hodler. Visita i Paesi Bassi, di cui studia gli antichi maestri. Nel 1913 si trasferisce con la famiglia, nei pressi di Bolzano, a Santa

Giustina.

Nel 1915 è richiamato alle armi, ma presto viene esonerato dal servizio al fronte. È pittore di guerra in borghese al fronte austriaco

meridionale nel 1916. Dopo la fine della guerra rimane in Alto Adige. Rinuncia nel 1919 ad una cattedra a Vienna. Comincia ad avere pieno

successo con le opere dipinte in Italia, espone a Roma e a Venezia e a Vienna, nel 1925, al Wiener Künstlerhaus. Riceve una rinnovata

proposta d'insegnare all'Accademia di Arti applicate a Vienna, ma oppone un nuovo rifiuto. In questi anni dipinge un ciclo di pitture e di

affreschi per la Cappella commemorativa dei Caduti in guerra di Lienz.

Muore di polmonite a Santa Giustina nel 1926.

La danza macabra dell'anno nove (1809) Finale(1918)

IERI

Il diritto umanitario e la guerra

LE LEGGI DI GUERRA

Sono state variamente elaborate fra l’800 e il ‘900 e formalizzate poi da una serie di accordi fra gli stati (Convenzione di Ginevra, dell'Aja). Il concetto

fondamentale è che l’azione bellica deve avere il solo e unico scopo di mettere fuori combattimento il combattente nemico. Pertanto è cruciale la figura giuridica

del legittimo combattente: esso è quel cittadino che indossa una uniforme riconoscibile e che agisce per conto dello stato a cui appartiene. Le sue azioni non sono

quindi imputabili a lui personalmente ma allo stato per cui combatte. CONVENZIONI DI GINEVRA

Esse presero avvio per opera della singolare figura di Henry Dunant, il quale fu particolarmente impressionato dalla battaglia di Solferino per il gran numero

di soldati feriti che morivano per la mancanza di adeguate cure e soccorsi. Intraprese pertanto una campagna di sensibilizzazione che nel 1864 si concretizzò

nella prima delle Convenzioni di Ginevra.

OGGI

DIRITTO UMANITARIO L’attuale diritto internazionale fa quindi riferimento alle Convenzioni di Ginevra. Attualmente si contano quattro convenzioni di Ginevra e

inoltre due protocolli aggiuntivi del 1977. Di fronte al dilagare delle guerre “non tradizionali” dopo la conclusione della II Guerra Mondiale è stato promosso un

“diritto umanitario” che ha cercato di estendere ai conflitti irregolari le regole delle guerre classiche fra stati . Si è giunti nel 1977 alla firma del I Protocollo

Aggiuntivo nel quale vengono prese in considerazioni la nuove realtà belliche. Dall’inizio del’900, fino alla fine del secolo, le vittime di guerra sono state circa

1.000.000 ogni anno.

All'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), nata il 24 ottobre 1945 sulla scia della vecchia Società delle Nazioni, subito dopo la fine della seconda guerra

mondiale, con l'entrata in vigore dello Statuto delle Nazioni Unite, aderiscono 193 Stati del mondo su un totale di 206. L'organizzazione dispone dell'intervento di

contingenti militari, identificati con la locuzione "caschi blu" dal colore dell'elmetto indossato da tali truppe questo esercito viene utilizzato per impedire che i

conflitti si allarghino, per controllare il rispetto delle tregue e degli armistiziL’Italia è entrata nell’ONU il 14 dicembre 1955. Le Nazioni unite hanno il fine

conseguimento della cooperazione internazionale in ambito di sviluppo economico, progresso socioculturale, diritti umani e sicurezza internazionale. Gli organi

dell’ONU sono: l’assemblea generale, consiglio di sicurezza , segretariato generale, consiglio economico e sociale ,corte internazionale di giustizia. Gli istituti

specialisti dell’ONU sono: ILO, FAO, UNESCO, UNICEF, WHO.

SECONDO NOI Fin dalla sua comparsa sulla terra, l’uomo ha dimostrato di avere lo stesso senso di sopravvivenza degli altri animali:

l'uomo difende il proprio territorio, caccia per il cibo, costruisce una famiglia. Ma ben presto l'uomo si è staccato dalla vita animale,

intraprendendo una strada tutta sua: la strada della sete di potenza. L'uomo vuole prevalere sopra i suoi simili e per questo, ancora

oggi, il mondo è pieno di guerre che sbocciano come fiori rossi dappertutto. La guerra è un fiore velenoso, che stringe nella sua morsa

soprattutto gli innocenti; una parola nata a braccetto con l'uomo, ma che non dovrebbe esistere, così che tutti possano gustare i frutti

della vita.

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HENRY DE GROUX

Henry de Groux è stato un pittore belga legato al Simbolismo, oltre che scultore e litografo. Henry

era figlio d'arte di Charles de Groux e, come suo padre, si formò all'Accademia Reale di Belle Arti.

Nel 1886, fu eletto membro di Les XX, ma il 16 gennaio 1890, due giorni prima dell'apertura di

un'esposizione, si rifiutò di esporre i propri lavori nella stessa galleria di Vincent van Gogh, considerando "esecrabile"

l'opera che aveva proposto: venne così espulso dal gruppo di artisti belgi. Successivamente si trasferì a Parigi, dove

strinse amicizia con Émile Zola: durante i disordini derivati dall'affare Dreyfus, de Groux fece da guardia del corpo allo

scrittore. Negli ultimi anni, produsse molte opere che raffiguravano gli orrori della Prima guerra mondiale, come

Grenadiers (Granatieri) o Masques à gaz (Maschere antigas). In quest'ultima fase si accentuano i toni espressionistici,

dovuti agli orrori descritti, e la forma si dissolve e confonde con l'insieme.

Le Visage De La Victoire è una importante raccolta di incisioni eseguita dall'artista belga De Groux. .Costituita da oltre

40 incisioni (acqueforti e vernici molli), è stata realizzata nel corso della Prima Guerra Mondiale al fine di denunciare

l’inutile massacro in corso. Si tratta di opere di ispirazione visionaria, che rivelano significati universali, mettendo il

maestro belga in rapporto di affinità con artisti quali Goya e Otto Dix. Groux può essere considerato un sovversivo,

sulla base del suo modo di rappresentare la guerra. L'artista non divide mai le parti in conflitto in buoni e cattivi,

vittime e oppressori, innocenti e colpevoli. Il suo è invece un messaggio universale contro la guerra.

Oltre che a dipingere, de Groux scrisse numerosi diari. Partendo dal 1892, produsse ben diciotto volumi, che

descrivono i dettagli di vita di un artista europeo a cavallo tra XIX e XX secolo. Nel 2002, i suoi discendenti hanno

donato questi volumi all'Istituto nazionale di storia dell'arte (Institut national d'histoire de l'art), e sono stati in parte

pubblicati nel 2007.Apollinaire vide alcune opere di de Groux all'esposizione di Parigi al Salon d'Automne del 1911. Di lui

scrisse: "... dà l'impressione di un immenso lavoro e di una sensibilità di primissimo ordine."

Maschere antigas L’équipe funèbre

IERI

Il diritto alla pace

All’inizio del Novecento la colonizzazione che aveva permesso ai maggiori Stati europei di costituire degli imperi coloniali era collegata

alla Grande depressione,e quindi a motivazioni economiche legate al capitalismo; altri studiosi sostengono che l’imperialismo di fine

Ottocento nasceva dalle forze irrazionali, passionali e istintive dell'uomo (“l'assurda tendenza di uno stato a perseguire un'espansione

illimitata e violenta”). Inoltre, le tendenze culturali e ideologiche dell’epoca erano: nazionalismo, razzismo, darwinismo sociale, bellicismo

estetizzante.

OGGI La pace è una condizione sociale, relazionale, politica e intraindividuale, caratterizzata dalla presenza di condivisa armonia e

contemporanea assenza di tensioni e conflitti. Immanuel Kant (1724 – 1804) è stato uno dei più grandi filosofi della storia. Il filosofo

propone una struttura mondiale che dovrebbe favorire la pace, organizzata sulla base di tre articoli, che riguardano rispettivamente il

diritto pubblico interno, il diritto internazionale e il diritto chiamato da Kant cosmopolitico . Voltaire, uno dei principali illuministi, si

impegnò al fine di evitare il più possibile le guerre. la teoria del "diritto alla resistenza" (John Locke), secondo cui è legittimo – se non

doveroso – che le masse popolari si ribellino alle autorità sociali e politiche, quando subiscono un'evidente e intollerabile situazione di

ingiustizia, fu condivisa da Gandhi. Quest’uomo, sostenitore della non-violenza, era contro l'idea antica che la guerra violenta fosse un

elemento essenziale per ripristinare l'ordine ed ha dimostrato che la forza di un singolo individuo può diventare la forza di un popolo

intero perché la pace è legata alla crescita della coscienza umana e può nascere solo dall'impegno unitario di tutti gli uomini. Martin

Luther King diceva:« La vera pace non è solo la assenza di tensione: è la presenza della giustizia.

La Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace, adottata dalla Assemblea generale delle Nazioni Unite il 12 novembre 1984 sottolinea

che: « per garantire l'esercizio del diritto dei popoli alla pace, è indispensabile che la politica degli s tati tenda alla eliminazione delle

minacce di guerra, soprattutto di quella nucleare, all'abbandono del ricorso alla forza nelle relazioni internazionali e alla composizione

pacifica delle controversie internazionali sulla base dello Statuto delle Nazioni Unite. »Il 13 settembre 1999 l'Assemblea generale dell'ONU

approvò la risoluzione 53/243 adottando con essa la Dichiarazione per una Cultura della Pace.

SECONDO NOI Molti uomini durante il corso della loro vita hanno combattuto per un ideale preciso: la pace. Questa parola racchiude in

sé tutta la felicità, la tranquillità e il senso della vita. La pace, per noi, è stare sotto le coperte al caldo nelle nostre case, è ridere insieme

alla propria famiglia, è uscire con gli amici e svegliarsi con l'anima leggera. Queste bellissime sensazioni sono un diritto di ogni essere

umano: la felicità è un diritto umanitario. Ma purtroppo esiste la guerra, che prende a pugni la pace in ogni occasione: l'uomo dovrebbe

smettere di dissetarsi con la sete di vendetta e dare pace al suo cuore, così da poter andare a dormire con un sorriso stampato sul volto.

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Otto Dix

Otto Dix è stato un pittore tedesco, esponente di spicco della "Neue Sachlichkeit" (Nuova

Oggettività, un movimento artistico nato in Germania che coinvolse principalmente la grafica e

che nacque alla fine della Prima guerra mondiale). Nacque a Gera il 2 dicembre 1891 e morì a

Singen il 25 luglio 1969.

Dipinse le sue opere più note durante gli anni della Fragile Repubblica di Weimar, incentrate su temi forti e

rappresentati con crudezza: la guerra e la morte al fronte, i reduci storpi nelle città del dopoguerra, le deformità, il

rapporto tra eros e morte, oltre che a numerosi ritratti e autoritratti che realizzerà con costanza per tutta la vita.

Di origini proletarie, nel 1909 entrò nella Scuola d'Arti Decorative di Dresda e più tardi all'Accademia di Belle Arti. Nel

1912 visitò una mostra di Vincent Van Gogh e, restandone fortemente colpito, fu determinante per il suo

perfezionamento anche come autodidatta.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale Dix si arruolò come volontario nell'esercito tedesco, ma viste le oscenità

della guerra ed essendo stato ferito e decorato più volte questa esperienza lo trasformò in un convinto pacifista. Solo

dopo alcuni anni realizzò il suo più celebre, inteso e significativo quadro "La guerra", dopo aver riflettuto su quel

tragico periodo, nel 1932. Al termine della Prima guerra mondiale, Dix tornò a Dresda e nel 1919 aderì al gruppo

espressionista della Secessione di Dresda, ma ben presto diede vita al gruppo Dadaista (tendenza culturale nata a

Zurigo che incarnava la politica antibellica nelle arti visive, nella letteratura, nel teatro e nella grafica) tedesca.

Nel 1933, con la presa del potere da parte di Adolf Hitler, Dix fu considerato un artista degenerato, perse l'incarico di

professore all'Accademia di Dresda e gli venne proibito di esporre le proprie opere, alcune delle quali furono esibite

nell'esposizione nazista d'arte degenerata e furono poi bruciate. Trasferitosi sul lago di Costanza, fu costretto a

dedicarsi esclusivamente alla pittura di paesaggio, evitando i temi sociali.

Ma allo scoppio della Seconda guerra mondiale fu richiamato nell'esercito tedesco e, catturato dalle truppe francesi,

fu rilasciato nel 1946.Nel dopoguerra riprese l'attività artistica realizzando allegorie religiose e scene di sofferenza

legate alla guerra. Otto Dix morì a Singen, in Germania, il 25 luglio 1969.

Trittico della guerra 1929-32

"Nel pannello centrale, tra i corpi maciullati e in decomposizione, emerge una unica figura viva, uno spettrale soldato con maschera antigas;

sovrasta il tutto uno scheletro impigliato fra travi d'acciaio, che sembra puntare l'indice della mano destra verso qualcuno o qualcosa".

IERI La libertà di espressione

Nel 1937 le autorità naziste epurarono i musei dall'arte considerata "degenerata". Tra le opere confiscate ne individuarono 650 che esposero in una

speciale mostra itinerante di "arte degenerata". L'Espressionismo era la corrente artistica più presente tra le opere condannate. Diversi tra gli artisti i cui

lavori furono condannati e che erano in vita a quei tempi, furono esiliati mentre quanti erano di religione israelita e non riuscirono a fuggire in tempo dalla

Germania, morirono nell'Olocausto. Movimenti artistici condannati come "degenerati" durante il regime nazista furono: Dadaismo, Cubismo, Espressionismo,

Fauvismo, Impressionismo, Nuova oggettività, Surrealismo. Edvard Munch, ad esempio, conosce le prime persecuzioni naziste nel 1937, il regime bolla come “degenerate” ben 82 opere dell’artista esposte nei vari musei pubblici della Germania e ne dispone la vendita.

OGGI Gli sviluppi più consistenti in materia, vennero raggiunti dopo la Seconda Guerra Mondiale, partendo dal controverso tema della libertà di

informazione. Durante gli incontri delle Nazioni Unite, vennero adottate 43 risoluzioni ed alcune prime stesure di articoli internazionali riguardanti la

libertà di informazione. Ma è solo con l'articolo 19 della Dichiarazione Universale che viene posta una pietra miliare, per coloro che avevano sempre

reclamato una società democratica, da cui i successivi trattati e patti hanno preso ispirazione. Inoltre,l’ Articolo 27 della Dichiarazione recita: 1. Ogni

individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai

suoi benefici. 2. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica

di cui egli sia autore. La Convenzione Europea dei diritti umani (o CEDU) viene approvata a Roma dal Consiglio d’Europa il 4 novembre 1950, ed entra

in vigore nel 1953. Allo stato odierno è stata firmata e ratificata da 47 Stati; si costituisce di 59 articoli; vengono trattati i diritti fondamentali e libertà

civili e politiche.

S E CO ND O N O I Il Nazismo riteneva che il compito dell’arte fosse quello di trasmettere” benessere e bellezza”. Così provò a cancellare l’arte del dissenso. Quell’arte

però è sopravvissuta e per fortuna oggi possiamo studiarla ed ammirarla a scuola e nei musei e attraverso essa, conoscere meglio noi stessi.

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PABLO PICASSO

Pablo Picasso (1881-1973) nacque a Malaga, in Spagna, da un padre, insegnante nella locale scuola d’arte, che lo avviò

precocemente all’apprendistato artistico. A soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di

Barcellona. Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, effettuò il suo primo

viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a stabilirvisi definitivamente. Dopo un primo periodo di ristrettezze

economiche, condusse una vita agiata grazie alle sue capacità artistiche ampiamente riconosciute già all'epoca. Comunemente si associa

il suo nome alla corrente artistica del Cubismo ma nell’immensa produzione artistica di Picasso è possibile riscontrare l’influenza di

diverse correnti e periodi: dal malinconico “periodo blu”, alle opere meno tormentate del “periodo rosa”, dalle sperimentazioni del

“periodo africano” alle stagioni più propriamente “cubiste”.Nel '25 approda al Surrealismo di cui è esempio anche la ricorrente presenza

del minotauro nei suoi dipinti. Picasso rimane neutrale durante la Guerra Civile Spagnola e le due guerre mondiali, rifiutandosi di

schierarsi da qualsiasi parte, ma esprime tuttavia, attraverso l'arte, la sua condanna contro Franco e il fascismo. I nazisti odiano così

tanto il suo stile che gli è proibito esporre durante il secondo conflitto. Picasso muore per un attacco di cuore nell'aprile del 1973 a

Mougins, in Provenza e viene sepolto nel parco del Castello di Vauvenargues.

GUERNICA

“Avete fatto voi questo orrore, maestro?”, chiese l’ufficiale nazista. "No, l’avete fatto voi”, rispose

Picasso”-Guernica, 26 aprile 1937-

Picasso non permise che il suo dipinto più famoso GUERNICA, ( 1937 ora al Museo Reina Sofia) venisse esposto in Spagna, dichiarando

esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo. Il dipinto venne ospitato per molti anni al Museum of Modern

Art di New York e tornò in patria nel 1982 a nove anni dalla morte dell'autore e sei da quella di Francisco Franco. Durante gli anni '70 fu

un simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime franchista che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per tutta l'Europa, della

resistenza al nazionalsocialismo. L’opera esprime tutta la disumanità e la brutalità del bombardamento, da parte dei tedeschi, della

cittadina basca di Guernica. L'ordine con cui deve essere letta l'opera d'arte è da destra a sinistra, poiché il lato destro era vicino

all'entrata del luogo per cui è stata progettata, cioè il padiglione della Repubblica Spagnola all'Esposizione Universale di Parigi. È un dipinto

di protesta contro la violenza, la distruzione e la guerra in generale. La presenza della madre con il neonato in braccio, di un toro, simbolo

dell'irrompere della brutalità, e di un cavallo, che somiglia a un asino, simbolo del sacrificio nella corrida, ricorda la composizione del

presepe natalizio, che risulta però sconvolta dal bombardamento. La violenza e la sofferenza sono deducibili esplicitamente guardando,

sulla sinistra dell'opera, la madre che grida al cielo disperata, con in grembo il figlio ormai senza vita; in basso c'è un cadavere che ha

una stigma sulla mano sinistra come simbolo di innocenza, in contrasto con la crudeltà nazi-fascista, e che stringe nella mano destra una

spada spezzata, da cui sorge un pallido fiore, quasi a dare speranza per un futuro migliore. L'alto senso drammatico nasce dalla

deformazione dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare ad urli disperati e laceranti,

dall'alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica.

Questo quadro doveva rappresentare una sorta di manifesto che esponesse al mondo la crudeltà e l'ingiustizia delle guerre. I colori del

quadro sono il bianco e nero perché, secondo Picasso la guerra è sofferenza, ma nell'opera, se guardiamo bene, c'è una lampadina che

simboleggia la speranza.

Pablo Picasso, Guernica, 1937

IERI La censura

Guernica è una cittadina spagnola che ha un triste primato. È stata la prima città in assoluto ad aver subìto un bombardamento aereo. Ciò avvenne la sera del 26

aprile del 1937 ad opera dell’aviazione militare tedesca. L’operazione fu decisa con freddo cinismo dai comandi militari nazisti semplicemente come esperimento. In

quegli anni era in corso la guerra civile in Spagna, con la quale il generale Franco cercava di attuare un colpo di stato per sostituirsi al legittimo governo. In questa

guerra aveva come alleati gli italiani e i tedeschi. Tuttavia la cittadina di Guernica non era teatro di azioni belliche, così che la furia distruttrice del primo

bombardamento aereo della storia si abbatté sulla popolazione civile, uccidendo soprattutto donne e bambini.

Il regime punì con la schiavitù più di 100 mila cittadini, catturati durante la Guerra Civile e detenuti in 72 campi di concentramento secondo quanto previsto dal

“Sistema di Redenzione della Pena”.

Dal 1938 (anno dell’emanazione della Ley de Prensa) tutte le attività culturali furono assoggettate alla censura franchista, e molte vennero addirittura vietate. Le

opere degli autori stranieri e di grandi autori spagnoli furono bandite: moltissimi autori spagnoli, infatti, diventeranno famosi solamente dopo la fine del Franchismo,

dato che i loro scritti venivano definiti “pericolosi” ed erano quindi vietati.

Molti personaggi della storia dell’arte o della letteratura hanno dovuto subire polemiche, incomprensioni e spesso anche censure e processi, per essere poi

riabilitati solo dopo la loro morte. Si pensi ad artisti, intellettuali o pensatori come Socrate, Piero Aretino, Caravaggio, Galileo, Goya, fino ad arrivare a Oscar

Wilde, Egon Schiele e Pasolini..

OGGI La Carta Europea dei Diritti Fondamentali prende vita il 2 ottobre 2000, sotto il progetto della Convenzione che radunava i rappresentanti degli Stati Membri e

che si era costituita nel dicembre 1999, per mandato del Consiglio europeo. Viene approvata il 7 dicembre 2000 a Nizza. La Carta nasce come documento, non

vincolante, che elenca i principi e i valori su cui l’Unione europea si fonda e per la quale diventa il punto di incontro per i diversi popoli europei che la costituiscono.

La Carta si presenta differentemente dalla convenzionale struttura in cui vengono enunciati i diritti civili, politici, sociali e culturali in alcuni casi prendono vita per

la prima volta in questo testo, aggiungendosi a quei “nuovi diritti” di carattere puramente internazionale . Il capitolo I, s i intitola “dignità” Il capitolo II, “libertà”Il

capitolo III, “uguaglianza” Il capitolo IV “solidarietà”, Il capitolo V “cittadinanza” Il capitolo VI “giustizia” Articolo 11 della Carta 1: Ogni individuo ha diritto alla libertà di

espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle

autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. 2.: La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati Articolo 13 della Carta: Le arti e la ricerca scientifica sono

libere. La libertà accademica è rispettata. la Costituzione della Repubblica Italiana prevede 3 articoli: artt. 9, 21, 33. Essi possono fare riferimento al quadro

internazionale e regionale europeo, traendo e offrendo ispirazione.

S E CO ND O N O I Gli ar t is t i , per la lor o sens ib i l i t à e f orz a comun ic at i va , spess o hanno cr i t ic at o la soc iet à ed i l s is t ema

po l i t i c o, e pr opr io per ques t a lor o gr ande c apac it à d i par lar e a l le c osc ienz e e d i far r if let t er e la gent e , fac e vano

paur a ag l i uomin i d i pot er e c he non vo le vano c he i l popo lo dub i t asse o cr it icass e le lor o az ion i . L ’A r te è font e d i

c onosc enz a e d i emoz ione. A bbiamo impar at o c he non es is t e ar te se non c ’ è p iena l iber tà d i es pr ess ione da par te

de l l ’ ar t is t a.

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Honoré Daumier

Honor é Daumier (M ar s ig l ia , 2 6 febbr a io 180 8 – Va lmondo is , 10 febbr a io 18 79) è s t at o

un p it t or e , scu l t or e , l i t ogr af o e c ar ic at ur is t a f r anc es e . È not o s opr a t tut t o per le

sue vigne t te d i sat ir a po l i t i c a r ea l iz z ate c on la tec n ic a l i t ogr af ic a . Ne l lug l io 1830 par tec ipò

a l la R i vo luz ione c he abbat té la monar c h ia d i C ar lo X e cons egnò - dopo var i c ontr as t i - i l pot er e a

F i l i ppo d ' Or léeans P ass ò a c o l labor ar e da l la f ine de l l ' anno a l 1835 con i l g ior na le « La Car ic at ur e» do ve i l 15

d ic embr e 183 1 c ompar ve una c ar ic at ur a de l r e L u ig i F i l i ppo c he, con i l nome d i Gar gant ua , d i vor a le r is or se de l popo lo

e c or r ompe i deput at i de l l ' A ssemblea Naz iona le . P er ques t o mot i vo i l 2 3 febbr a io 1832 venne pr oc ess at o e c ondannat o

a se i mes i d i c ar cer e e a l la mu l ta d i 5 00 fr anc h i . I pr o vved i ment i contr o la l i ber tà d i s tampa , emanat i da l go ver no i l

2 9 agos t o 1835 , che soppr esser o o sot topos er o a pes ant e cens ur a i g ior na l i sat ir ic i , l o c os tr ins er o a mutar e i temi

de l le l i t ogr a f ie , i nd ir iz z andos i a s ogge t t i d i c os t ume. Ne l lo s t i l e d i Honor é Daumier , che ha f at t o de l la pr opr ia ar te

uno s tr ument o d i l o t t a po l i t i c a , i suo i d ip in t i denunc ia no le c ond iz ion i s oc ia l i de l le c lass i p iù po ver e ( in l i nea c on g l i

i nt ent i de l r ea l is mo, mo vi ment o ar t is t ic o -c u lt ur a le a cu i appar t iene) . La r appr esent az ione d i una c ond iz ione soc ia le

umi le e poc o pr esa in c ons ider az ione da l lo S ta t o è r ea l iz z ata da l l ' ar t is t a c on uno s t i l e dr ammat ic o che ant ic ipa i

fut ur i i nd ir iz z i de l la p i t t ur a es pr ess ion is t ic a d i M unc h, Ensor , K ir c hner e d i Egon Sc h ie le .

Philippe Val , 2013

Charlie Hebdo

è un periodico settimanale satirico francese dallo spirito caustico e irriverente. .L'azione di critica è rivolta

in primis alla difesa delle libertà individuali, civili e collettive.

Alla fine del 2005, Val, il direttore di allora, decide di pubblicare le caricature danesi su Maometto e, a seguito di ciò, il settimanale satirico è stato portato in tribunale da alcune associazioni islamiche con l'accusa di

incitamento all'odio. Nel 2007, il settimanale viene assolto da tali diritti e Val denuncia i pericoli dell'ideologia islamista, definendola un

"nuovo totalitarismo" e ha dedicato la sua vittoria in tribunale per i diritti musulmani.

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011 la sede del giornale venne distrutta a seguito del lancio di diverse bombe Molotov, appena prima

dell'uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in Tunisia.

Il 7 gennaio 2015, attorno alle ore 11.30, un commando di due uomini armati con fucili d'assalto kalashnikov fece irruzione nei locali della

sede del giornale, durante la riunione settimanale di redazione, sparando sui presenti. Furono uccise dodici persone, tra le quali il direttore. Pochi istanti prima dell'attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-

Baghdadi, leader dello Stato Islamico.

H. Daumier Gargantua 15 dicembre 1831 Charlie Hebdo, copertina del 14 settembre 2015

IERI La libertà di stampa Le condizioni di lavoro dei giornalisti in Algeria sono cambiate a partire dall'indipendenza nel 1962. Dopo il 1990, il Codice della Stampa

è stato abrogato, permettendo così una maggiore libertà di stampa. Comunque, a partire dallo scoppio della guerra civile negli anni '90, sono stati assassinati

più di 70 giornalisti, sia da parte delle forze di sicurezza sia dagli islamisti. Sessanta giornalisti sono stati uccisi tra il 1993 ed il 1998 in Algeria.

In Italia I primi provvedimenti a favore della libertà di stampa in Italia si ebbero tra il 1847 e il 1848. Tali misure ebbero l'effetto di limitare la censura

preventiva sulla stampa. In particolare, lo Statuto Albertino e il successivo Editto sulla stampa di Carlo Alberto di Savoia furono la base della legislazione sulla

libertà di stampa nel Regno d'Italia. Questo diritto, confutato dal regime fascista di Benito Mussolini, fu progressivamente ripristinato ed è stato pienamente

affermato nella Costituzione repubblicana del 1948.

OGGI Negli Stati di diritto, il principio di libertà di stampa implica che tutte le persone debbano avere il diritto di esprimersi tramite lo scritto o qualsiasi altro

modo di espressione delle opinioni personali. La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo lo afferma chiaramente: “Chiunque ha il diritto alla libertà di

opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee

attraverso qualsiasi mezzo informativo indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere”

Questi principi vengono in genere accompagnati da una legislazione che assicura vari gradi di libertà di parola, che comprendono pubblicazione, stampa,

editoria e ricerca scientifica, che si spingono fin dove permette il combinato disposto di queste leggi con il sistema legale del paese, basato

sulla Costituzione come fonte primigenia del diritto. La libertà di stampa è tutelata nell'articolo 21 (Parte I, "Diritti e doveri dei cittadini", Titolo I, "Rapporti

civili"): « Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere

soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge

sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. »

A differenza dei corrispondenti articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo sancita dalle Nazioni Unite e da quella dei diritti fondamentali

dell'Unione europea, che non prevedono limiti, la Carta Costituzionale italiana fissa dei limiti, che principalmente rientrano nei reati d'opinione (ad es. apologia

di reato) e in quelli contro la morale. La decisione spetta unicamente alla magistratura, che istruisce le forze dell'ordine per provvedere eventualmente al

sequestro.

L'Algeria è retta dal 1999 dal presidente Abdelaziz Bouteflika. Uno studio del 2010 della Freedom House di Washington ha sancito che l'Algeria non è un paese

libero, che non vi è libertà di stampa e che non è una democrazia elettorale . Tuttavia, il giornale El Watan è riuscito a dotarsi di una tipografia propria

affrancandosi dalla dipendenza che molti giornali hanno verso le tipografie, quasi tutte di proprietà dello Stato, riuscendo in tal modo a consolidare

la sua presenza nel mercato dell’informazione algerina. Più di recente il mercato dell’informazione sta vivendo un attacco massiccio da parte dei

nuovi tycoons algerini, interessati all’acquisto di gruppi editoriali, stampa e televisione, con il rischio di ridurne l’indipendenza ed avvicinarli al potere

politico. Un esempio eclatante è offerto da El Djazairia, televisione innovativa con alcuni programmi satirici di successo, che è passata nelle mani di

un nuovo proprietario che ha modificato radicalmente il profilo e la linea editoriale dell’emittente.

I fumettisti arabi hanno da sempre sfidato le autorità e hanno spesso pagato un prezzo alto per aver voluto esprimere la loro opinione. Naji al-

‘Ali, il vignettista palestinese padre di Handala, è stato freddato da un colpo di pistola nel 1987 a Londra e i sospetti sono ricaduti su tutti i

bersagli della sua matita; nel 2011 al siriano ‘Ali Ferzat gli sgherri mandati da Bashar al-Asad hanno rotto le mani per punirlo per i disegni critici del presidente. Tanti altri vignettisti sono finiti nelle prigioni dei loro paesi e i più sfortunati non ne hanno fatto più ritorno.

SECONDO NOI La libertà di stampa è un diritto che ogni Stato di diritto garantisce. La libertà di parola è considerata, nel mondo moderno, un concetto basilare

anche se alcune forme di espressione, come per esempio l'incitamento all'odio razziale, nazionale o religioso, oppure l'appello alla violenza contro un individuo o una

comunità, sono in genere limitate perchè considerate forme di reato. Esistono purtroppo anche in Italia delle forme di intimidazione come quelle nei confronti dei

giornalisti e vignettisti che parlano di corruzione e crimine organizzato che secondo noi limitano la libertà di stampa e non dovrebbero esistere.

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Giuseppe Pellizza da Volpedo

Giuseppe Pellizza (Volpedo, 28 luglio 1868 – Volpedo, 14 giugno 1907) è stato un pittore italiano,

dapprima divisionista, poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo Il quarto stato,

divenuta una perfetta allegoria del mondo del lavoro subordinato e delle sue battaglie politico-sindacali, specie nell'Ottocento.

Il quarto stato raffigura un gruppo di braccianti che marcia in segno di protesta in una piazza, presumibilmente quella Malaspina di Volpedo. L'avanzare del corteo non è violento, bensì lento e sicuro, a suggerire

un'inevitabile sensazione di vittoria: era proprio nelle intenzioni del Pellizza dare vita ad «una massa di popolo, di

lavoratori della terra, i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s'avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere luogo ov'ella trova equilibrio». Assai pregnante è anche il significato del dipinto, che si

discosta da quello dei precedenti Ambasciatori della fame e Fiumana: Mentre prima Pellizza voleva solo disegnare una

manifestazione di strada, come già avvenuto con altre opere coeve (tra cui La piazza Caricamento a Genova di

Nomellini e L'oratore di sciopero di Longoni), ora intende celebrare l'imporsi della classe operaia, il «quarto stato» per l'appunto, a fianco al ceto borghese. In primo piano, davanti alla folla in protesta, sono definiti tre soggetti, due

uomini ed una donna con un bambino in braccio. La donna, che Pellizza plasmò sulle fattezze della moglie Teresa, è a

piedi nudi, ed invita con un eloquente gesto i manifestanti a seguirla: la sensazione di movimento trova espressione nelle numerose pieghe della sua veste. A sinistra della donna procede quello che probabilmente è il protagonista della

scena, un «uomo sui 35, fiero, intelligente, lavoratore» (come affermò lo stesso Pellizza) che, con una mano in tasca

e l'altra che regge la giubba appoggiata sulla spalla, procede con disinvoltura, forte della compattezza del corteo. Alla sua destra vi è un altro uomo che avanza muto, pensoso, con la giacca fatta cadere sulla spalla sinistra. La quinta

costituita dal resto dei manifestanti si dispone sul piano frontale: quest'ultimi rivolgono lo sguardo in più direzioni,

suggerendo di avere il pieno controllo della situazione. Tutti i contadini compiono gesti molto naturali: di questi, taluni

reggono bambini in braccio, altri appoggiano la mano sugli occhi per ripararli dal sole, ed altri ancora, semplicemente, guardano diritti davanti a loro.

.

Il quarto stato (Museo del Novecento, Milano)

IERI I diritti dei lavoratori Le prime forme di associazione dei lavoratori sorsero in Gran Bretagna: le trade unions. Le trade unions furono le prime

vere forme di rappresentanza sindacale. In breve si diffusero anche in Belgio, Austria, Spagna, Francia (Bourses du Travail) e Germania

(Gewerkschaften); in Francia e Germania furono aspramente avversati. In tutti questi Paesi i sindacati furono accettati per legge. In Italia, precedute

dalle Società di mutuo soccorso, solo intorno al 1870 si formarono delle associazioni (leghe di resistenza) che potrebbero essere assimilate a strutture

sindacali embrionali. Nel 1888 nel comasco si fusero nella prima lega provinciale, mentre a Torino nell'ottobre del 1890 nacque la prima camera del

lavoro.

OGGI Lo strumento spesso utilizzato per le rivendicazioni è lo sciopero. Tuttavia, l'attività dei sindacati viene espressa attraverso la contrattazione

collettiva che risulta uno dei principali strumenti di autoregolamentazione per i rapporti di lavoro e per le relazioni sindacali. In Italia la

rappresentatività di un sindacato è il presupposto sul quale si valuta il potere di firmare accordi vincolanti per tutti i lavoratori del settore cui l'accordo

si riferisce (art. 39 Costituzione), e per l'accesso alle tutele dell'attività sindacale previste dalla legge (art. 19 dello Statuto dei lavoratori). Cgil, Cisl

e Uil insieme, affermano di rappresentare 11 milioni 784 mila e 662 lavoratori .Il TAR è l'autorità competente per l'accertamento della rappresentatività

di un sindacato e la conseguente ammissione ai benefici di cui art. 19 Statuto dei Lavoratori. L'articolo 40 della Costituzione italiana disciplina il diritto

di sciopero, stabilendo che esso «si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano». Con la legge n. 146 del 12 giugno 1990 si sono stabilite norme

sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali – che possono essere considerati, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, «quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione ed alla libertà di comunicazione» –, le quali comprendono le regole sulle modalità e i tempi dello

sciopero sanzionando eventuali violazioni. In alcuni servizi di interesse pubblico lo sciopero può essere annullato di fatto tramite la precettazione da

parte delle autorità di pubblica sicurezza, dei Trasporti o della Sanità. Durante i picchetti, la delegazione di scioperanti che rimane agli ingressi e alle

uscite dei luoghi di lavoro, non può trattenere quanti manifestano l'intenzione di entrare nel luogo di lavoro, oppure di uscire, altrimenti si

verificherebbe il cosiddetto picchettaggio violento o blocco dei cancelli, riconducibili alla violenza privata (articolo 610 c.p.). In caso di sciopero, può

accadere che il datore di lavoro reagisca sostituendo i lavoratori in sciopero con quelli che hanno deciso di astenersi dall'esercizio di tale diritto

(cosiddetto crumiraggio interno), ovvero che ricorra a personale esterno all'impresa (cosiddetto crumiraggio esterno). Riguardo al cosiddetto

crumiraggio interno la giurisprudenza ha elaborato linee guida per stabilire la legittimità o l'illegittimità di questa pratica. Tale sostituzione è

considerata legittima quando sia adottata nel rispetto del principio di equivalenza delle mansioni previsto dall'articolo 2103 c.c..

Primo maggio La festa ricorda le battaglie operaie, in particolare quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano

fissato in otto ore (in Italia con il RDL n. 692/1923). Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1867 nell'Illinois. La

Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero introdotte anche in Europa Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data

furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago e conosciuti come rivolta di Haymarket. .Dal 1990 i sindacati confederali

CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio.

SECONDO NOI

Il lavoro è un diritto e in questi anni di crisi economica e di forti cambiamenti sociali, ci sono molti giovani che lottano per avere un posto

di lavoro, ma la necessità non dovrebbe mai portare ad accettare condizioni non dignitose o ingiuste di lavoro, soprattutto alla luce della

faticosa conquista di questi diritti che la storia ci racconta e ci ricorda ogni anno con la festa nazionale del Primo Maggio.

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KEITH HARING

Keith Haring (Reading, 4 maggio 1958 – New York, 16 febbraio 1990) è stato un pittore e writer statunitense. La

sua famiglia si trasferì a Kutztown pochi anni dopo la sua nascita, e fu qui che trascorse gran parte della sua infanzia; ancora fanciullo rivelò una forte inclinazione per il disegno. Furono i personaggi dei fumetti come quelli

di Walt Disney e di Dr. Seuss a esercitare su di lui un'influenza duratura. Terminati gli studi secondari nel 1976,

Haring si iscrisse all'Ivy School of Professional Art di Pittsburgh, dove iniziò a frequentare le lezioni di grafica

pubblicitaria. Ben presto, però, il giovane Keith capì che non era quella la sua strada, e abbandonò il corso; affrontò

un periodo di miseria; si trasferì a New York, alla ricerca di nuove sfide e di artisti con idee e interessi affini; fu proprio in questo periodo,

inoltre, che iniziò a diventare consapevole del proprio orientamento omosessuale, che avrebbe poi riconosciuto apertamente in seguito.

Nella Grande Mela Haring poté seguire i corsi della School of Visual Art (SVA), dove apprese i rudimenti del disegno, della pittura e della

scultura; in questo periodo si legò di molta amicizia con Kenny Scharf e Jean-Michel Basquiat e realizzò inoltre diverse opere. A New York

il giovane pittore si divideva tra un'intensa attività di studio e gli svaghi concessi da una grande città. Successivamente Haring decise di esprimere il proprio estro artistico intervenendo sugli spazi pubblicitari vuoti della metropolitana di New York, che divenne (per usare le

sue parole) un «laboratorio» pubblico dove sperimentare infinite soluzioni grafiche. Haring consacrò definitivamente il proprio talento

nell'aprile del 1986 con l'inaugurazione a SoHo del Pop Shop; si tratta di un punto vendita di gadget e magliette ritraenti le sue opere, così

da mettere il proprio operato a disposizione di tutti. Keith Haring morì il 16 febbraio 1990 a New York a causa delle complicanze legate

all'AIDS: aveva solo trentun anni.

Jean-Michel Basquiat Jean-Michel Basquiat nacque a Brooklyn ( New York), il 22 dicembre del 1960 da padre haitiano e da

madre statunitense di origini portoricane; aveva due sorelle minori. Basquiat inizia a manifestare interesse per

il disegno fin da quattro anni, ispirato dai cartoni animati televisivi. Un amore per l'arte trasmessogli dalla madre, la quale lo accompagna spesso al Brooklyn Museum, al Metropolitan Museum ed al Museum of Modern

Art di New York. Nel 1968 viene investito da un'autovettura e gravi lesioni interne obbligano i medici all'asportazione della milza. Durante

il mese di degenza al King's County, la madre gli regala il testo di anatomia Gray's Anatomy di Henry Gray, che lo influenzerà molto: nelle

sue opere riporterà poi molti elementi anatomici. Gray si chiamerà anche il gruppo musicale che Basquiat fonderà insieme ad altri

musicisti. Già all'età di 11 anni era capace di parlare, leggere e scrivere in francese e spagnolo. Quando l’artista ha sette anni i genitori

divorziano. Nel 1975 scappa di casa; nel 1977, a 17 anni, stringe amicizia con Al Diaz, un giovane graffitista che operava sui muri

a Manhattan. Insieme all'amico, Basquiat acquista piena consapevolezza della propria vocazione artistica, i due iniziano a fare uso di

psichedelici come l'LSD ma anche di droghe pesanti, ed uniscono le loro capacità iniziando a produrre graffiti per le strade di New

York firmandosi come SAMO. Nel 1978 nel tentativo di vendere una delle sue cartoline, conobbe Andy Warhol il quale comprerà alcune delle sue opere.I dipinti di Jean-Michel erano caratterizzati da immagini rozze, infantili, facendo riferimento alla Art Brut . L'elemento che però

contraddistingue l'arte di Basquiat è essenzialmente l'utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante. La boxe era per

Basquiat era un modo di vivere, e paragonava spesso l'arte ad un ring su cui combattere. Nel 1987, con la morte di Warhol dovuta ad una

mal riuscita operazione alla cistifellea, entra in una violenta fase di tossicodipendenza; muore il 12 agosto del 1988, a ventisette anni.

Basquiat ha creato un linguaggio artistico originale congiungendo street art e arte Africana.

IE R I I d ir i t t i deg l i omos ess ua l i e l ’ ac c esso a l la c u l t ur a L ’ omos ess ua l it à masc h i le er a c ons ider at a f ondament a lmente

anor ma le , i nnat ur a le e per ver s a e ve n i va per segu it a pena lment e . In S viz z er a, per esemp io, f ino a l 1942 gl i at t i

omos ess ua l i t r a uomin i er ano pun ib i l i e so lo ne l 1992 l ’ et à pr ot et t a per g l i at t i omos ess ua l i è s tat a par if ic at a a que l la

pr e vis t a per g l i at t i e ter osess ua l i , depena l iz z ando c os ì de fact o l ’ omosess ua l i t à . Dur ant e la Sec onda guer r a mond ia le ,

i naz is t i c ontr ass egna vano g l i omosess ua l i c on un tr iango lo d i s t of f a r osa, per po i s t er minar l i a mig l ia ia ne i c amp i

d i c onc entr a ment o o sot t opor l i a c as t r az ione for z ata . Ogg ig ior no, in mo l t i paes i l ’ omos ess ua l it à è anc or a pun ib i le

per legge e , i n a lc un i c as i , pass ib i le de l la pena d i mor t e . A nche se neg l i u lt im i dec enn i mo l t e c os e sono c ambiat e , g l i

omos ess ua l i c ont inuano a esser e d iscr imina t i e c ons ider a t i anor ma l i e inf er ior i , se non add ir it t ur a emar g ina t i . In

I t a l ia , r isa le a l 198 8 un d is egno d i l egge r e lat i vo a l matr imon io t r a omos ess ua l i , c he non ha t ut t a via a vut o s vi lupp i .

Il Black Arts Movement o BAM era una corrente artistica facente parte del più ampio movimento Black Power che ebbe origine ad Harlem, nel 1965,

per opera dello scrittore e attivista Imamu Amiri Baraka .Il movimento ebbe la durata di circa un decennio, dalla metà degli anni ’60 fino agli anni ‘70

e coincise con un periodo contraddistinto da dibattiti, polemiche e cambiamenti nel mondo della letteratura. L’affermazione di nuove voci etnicamente

distinte da quella occidentale, che fino ad allora aveva prevalso, rappresentò un grande mutamento nella realtà statunitense. Gli afro-americani

affermarono la loro presenza non solo nel campo della letteratura, ma nel mondo dell'arte nella sua totalità.

OGGI In molti paesi l’omosessualità è ancora punibile per legge e, in alcuni casi, passibile della pena di morte. Anche se negli ultimi decenni molte cose

sono cambiate, gli omosessuali continuano a essere discriminati e considerati anormali e inferiori, se non addirittura emarginati. L'articolo 3 della

Costituzione Italiana recita: Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,

di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i

lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Alla base dei testi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e, in Europa,

dellaConvenzione Europea dei Diritti dell’Uomo del 1950, sta l’idea di libertà e uguaglianza tra tutti gli uomini. Tra le libertà fondamentali garantite

viene inclusa anche la libertà di espressione La libertà artistica. Gli articoli 27 e 15 (rispettivamente della Dichiarazione e del Patto sui Diritti

Economici) che prevedono la garanzia per ogni individuo di poter accedere alla cultura, partecipandovi e traendone ogni beneficio . A livello

regionale europeo, la libertà artistica viene garantita dal contributo congiunto degli articoli 10 CEDU, 3.3 TUE, 11 e 13 della Carta dei Diritti fondamentali

dell’UE. Nelle indicate disposizioni la Corte EDU e l’Unione Europea provvedono a tutelare sia gli individui nella loro libertà di manifestare la propria

opinione, sia l’arte stessa garantendone la piena libertà e lo sviluppo continuo. In tal senso, la libertà artistica viene tutelata sia nella forma di opere

già prodotte e quindi nella loro diffusione e divulgazione, sia nel suo stadio iniziale di processo creativo, nel suo potenziale divenire. La libertà di

espressione e la libertà delle arti, dunque, fanno parte dei diritti culturali fondamentali, ossia quei diritti che determinano l’identità degli individui e

delle collettività cui appartengono.

S E CO ND O N O I Og g i m o l t i i ta l i a n i s o n o c o nv i n t i c h e l ’ a m o r e p r es c in da d a l s es s o d i co l o r o c h e n e s o n o c o i n vo l t i , e c h e q u es to

as p e tto n o n r i g u a r d i i d i r i t t i d e i c i t ta d i n i , m a a n c o r a e s is te u n s e n tim e n to d i f fu s o d i n o n c o n d i v i s i o n e d i a t te g g i a m e n ti o d i

d i s c r im in az i o ne n e l l ’ a m b i to d e l l a n o s tr a s o c i e tà , c h e l im i ta d i fa t to a l c u n i d i r i t t i d i q u es te p e r s o ne .

C o n d i v i d i a m o q u e s t o p e n s i e r o : ” L a d i f f e r e n z a t r a l e p e r s o n e s t a s o l o n e l l o r o a v e r e m a g g i o r e o m i n o r e a c c e s s o a l l a c o n o s c e n z a ” ( L e v T o l s t o j )

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Michael D'Antuono

Michael D'Antuono è un artista contemporaneo americano i cui dipinti provocatori si incentrano principalmente su questioni socio-

politiche. A

D'Antuono ha lavorato come direttore artistico per l'agenzia pubblicitaria DMB & B di New York City, dove ha creato campagne televisive premiate. Ha anche goduto di una lunga carriera come illustratore. Il suo dipinto ispirato alla tragedia di Trayvon Mart in, A Tale Of Two

Hoodies ha creato dibattiti sul razzismo nei confronti della gioventù afroamericana.

Questo dipinto, creato durante il caso Trayvon Martin, mette in evidenza una presunta forma di razzismo attuata dal sistema della giustizia

penale. È stato oggetto di molte controversie e censure. Evidente risulta nell’opera, l’allusione al Klu Klux Klan.

Nel 2016, un insegnante di scuola superiore nel Nevada, è stato sospeso per aver usato il dipinto per stimolare il pensiero critico.

Nel 2013 un tribunale della Contea della Florida ha dichiarato George Zimmerman, vigilante volontario delle ronde di quartiere non

colpevole per l’omicidio nel 2012 di Trayvon Martin.

Nonostante Zimmerman abbia ammesso di aver sparato al diciasettenne afroamericano, la corte lo ha dichiarato non

colpevole perché avrebbe sparato per legittima difesa. Il caso ha suscitato molte proteste toccando questioni che

riguardano pregiudizi razziali e il funzionamento della giustizia e le leggi sulla legittima difesa e l’uso delle armi negli

Stati Uniti. Ci fu anche un intervento di Barack Obama, che espresse la propria solidarietà alla famiglia di Martin

pronunciando la seguente frase: “Se avessi un figlio sarebbe come Trayvon”.

IE R I La d is cr iminaz ione r az z ia le A p a r t i r e d a g l i a n n i 1 8 70 , c o n l ' a f fe r m a r s i d e l l e te o r i e d e l c o s i dd e tto « r a z z is mo

s c i e n t i f i c o » m o l t i s s im i s ta t i a m e r i c a n i i n tr o d u s s e r o l e g g i d is c r im in a to r i e ( B l a c k C od es e l e g g i d i J im C r o w ) , tr a c u i i l r e a to

d i m es c o la nz a r az z ia l e , c i o è l a p r o i b iz i o ne d e i ma tr im o n i m is t i e d e l l e u n i o n i i n te r r az z i a l i , e d e b b e i n iz i o i l f e n o m e n o de l la

s e g r e gaz i o n e r az z i a le . N e g l i a n n i 19 3 0 , tu t te l e p r e s u n te r az z e n o n c a uc as ic h e i n ve c e r im as e r o es c l us e d a i d i r i t t i c i v i l i p e r

a l tr i ve n t i a n n i . S a r à ne g l i a n n i 1 9 6 0 , a s eg u i to d e l l e n u m e r o s e b a t ta g l i e c o n d o t te d a i m o l t i s s im i m o v im e n ti p e r i d i r i t t i c i v i l i ,

a l l ' i n s u r r ez i o n a l is m o d i M a lc o lm X e a l l a fa m o s a m a rc ia p ac i f i c a d i M a r ti n L u th e r K i n g , c h e le l e g g i s u l l a s e g re g az i on e r az z i a le

d e i n e r i n e g l i S ta t i d e l s u d ve r r a n n o a b o l i te d a l g o ve r n o fe d e r a l e , a q u a s i c e n to a n n i d a l l a l o r o e n tr a ta i n v i g o r e . C i ò a vve r r à

n e l 19 6 4 c on l ' a pp r o vaz i o ne d e l C i vi l R i g h ts Ac t e n e l 19 65 co n i l Vo t i n g R i g h ts Ac t . L ' apar the i d , o d e t to a n c h e g o ve r n o r az z i a l e ,

l e t te r a lm e n te " s e pa r az i o ne " , e r a l a p o l i ti c a d i s e g r e gaz i o n e r az z i a l e is ti tu i ta n e l s e c o n d o d o po g u e r r a d a l g o ve r n o d i e tn i a

b i a n c a de l S u d a fr i c a , e r im as ta i n v i g o r e f i n o a l 1 9 9 4 . L 'a p a r th e i d fu d i c h i a r a to c r im in e i n te r n az i o n a l e da u n a c o n ve nz i o ne

d e l l e N az i on i U n i te , vo ta ta d a l l ' a s s e m b lea g e n e r a l e n e l 19 73 e d en tr a ta i n v i g o r e n e l 19 76 ( I n te r n a ti o n a l C o n ve n ti o n o n th e

S u p p res s io n an d P u n is h m e n t o f th e C r ime o f Ap a r th e i d ) , e q u i n d i s uc ces s i va m e n te i ns e r i to n e l l a l i s ta d e i c r im in i c o n tr o

l ' u m a n i tà .

OGGI N o n os ta n te i l p o s i ti vo fe r vo r e d i g i u s t iz i a e u g ua g l i a nz a c h e pe r c o r r e tu t te l e n az i o n i , s o p ra t tu t to i n Am e r i c a r e s ta n o

d e i n o te vo l i im p e d im e n ti i n tu t t i g l i s ta t i e a tu t t i i l i ve l l i a l p r o c e s s o d i d e s e g r eg az i o n e , tu t to p r o c e d e a p as s i l e n ti , d a l

s e t to r e d e l l ’ e d u c az i o n e a q u e l l o d e l l ’ o cc u paz i o n e. B u o n a p a r te d e l l a p o p o laz i o n e n e ra r i c e ve s us s i d i s oc i a l i e vi ve n e i g h e t t i , ,

d o ve s p es s o l ’ u n ic a a t t i v i tà p o s s i b i l e è l a c r im in a l i tà . . O r g a n iz z az io n i q u a l i i l K u K l u x K l a n o i m e n o n o t i W h i te C i t iz e ns C o u n c i ls

( C o m i ta t i d i c i t ta d i n i b i a n c h i ) s e m b ra c he s i a n o an c o r a a t t i v i n e g l i S ta t i U n i t i .

L a l e g is l az i on e i n ma te r i a d i d i s c r im in az i o n e è de te r m in a ta d a l l a D i c h i a raz i o n e Un i ve r s a l e de i D i r i t t i U m a n i , r e da t to d a l l e

N az i o n i U n i te e f i r m a to a P a r i g i i l 10 d i c em b r e 19 4 8 , i n c u i s i s a n c i va i l r i s p e t to n e i c o n fr o n t i d i o g n i i n d i v i d u o i n d i p e n d e n te

d a l l a s u a a pp a r te n e nz a ad u n a pa r ti c o l a r e r e l i g i o n e , e tn i a , s es s o , l i n g u a. Q u es t' u l t i m a c a r ta n a c q u e i n r is p os ta a l l e a tr o c i t à

c o m m es s e d a l r e g ime n az is ta , f r u t to p r o p r i o d i d i s c r im in az i o n i r az z i a l i ( ve r s o e br e i , p o l a cc h i , s l a vi , z i n g a r i , ec c . ) , pe r l e

p r e fe r e nz e s es s u a l i ( o m o fo b ia ) e p e r l e op i n i o n i p o l i t i c h e . La C a r ta d e i d i r i t t i fo n d a m e n ta l i d e l l ' U n i o n e e u r o pe a a l l ' a r ti c o l o

2 1 a f fe r m a c h e : “ è v i e ta ta q u a l s i a s i fo r m a d i d i s c r im in az i o ne fo n d a ta , i n p a r t i c o l a r e , s u l s es s o , l a r az z a , i l c o l o r e d e l l a p e l l e

o l ' o r i g i n e e tn i c a o s o c ia l e , l e c a ra t te r i s ti c h e ge n e ti c h e , l a l i n g ua , l a re l i g i o n e o l e co n vi n z i o n i pe rs o n a l i , l e o p i n i o n i p o l i ti c h e

o d i q u a l s i as i a l tr a n a tu r a , l ' a p p a r te n e n z a a d u na m in o r a nz a n az i o na l e , i l p a tr im o n io , l a n as c i ta , g l i h a n d i c a p , l ' e tà o l e

te n d e nz e s es s u a l i . N e l l ' a m b i to d ' a p p l i c az i on e d e l tr a t ta to c h e i s ti tu i s c e l a C o m u n i tà e u r o p e a e d e l tr a t ta to s u l l ' U n i o ne e u r o pea

è vi e ta ta q u a l s i a s i d is c r im in az i o ne fo n d a ta s u l l a c i t ta d i n a nz a , fa tte s a l ve l e d i s p os iz i o n i p a r t i c o l a r i c o n te n u te n e i tr a t ta t i

s te s s i .

S E CO ND O N O I I l r a z z i s m o è u n a f o rm a d i p en s i e r o s b a g l i a t a , n a t a n e l l e m e n t i d i p e r s o n e c h e n o n a c c e t t a n o d i e s s e r e u g u a l i a g l i a l t r i

e s s e r i u m a n i , d i c o n d i v id e r e g l i s t e s s i d i r i t t i . Q u e s t o m o d o d i p e n s a r e n o n d o v r eb b e e s i s te r e p e r c h é c o m e a b b ia m o v i s t o n e l l a s t o r i a

p a s s a t a , s p e s s o è l e g a t o a m e n t i c h e c r e d o n o f o r t e m e n t e c h e l e p e r s o n e s i d i v i d a n o s e c o n d o i l c o l o r e d e l l a p e l l e , q u a n d o i n r e a l t à c o n t a

s o l o l ’ a n i m a s t e s s a d e l l a p e r s o n a , q u e l l a p a r t e d i n o i c h e s i p u ò v ed e r e s o l o s e s i g u a rd a e s i a s c o l t a c o n i l c u o r e .

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Liu Bolin

Liu Bolin ( Shandong, 7 gennaio 1973) è un artista cinese, noto per i suoi autoritratti fotografici, caratterizzati dalla

fusione del corpo con l'area circostante. Si è diplomato a Pechino, nel reparto della scultura dell'Accademia Centrale delle Belle Arti. Liu

appartiene alla generazione dei primi anni '90, tempi in cui la Cina rinacque dalle macerie della Rivoluzione Culturale e godette di un rapido

sviluppo economico e di una relativa stabilità politica. Dopo le sue prime mostre a Beijing nel 1998, il talento di Liu godette di una fama e

di riconoscenza internazionale. Le sue fotografie e le sue sculture vennero messe in mostra nei festival di fotografia moderna di Arles,

nel distretto artistico di Dashanzi a Pechino. Tra le sue mostre personali, da ricordare quella alla galleria d'arte Bertin-Toublanc a Parigi

nel 2007, alla Galleria Boxart di Verona (2008), alla Fondazione Forma per la fotografia di Milano (2010), a New York nel 2011, al Museo H.

C. Andersen di Roma (2012). Per celebrare la visita del presidente statunitense Obama in Cina, Liu ritrasse un'effigie in suo onore.

Attualmente Liu Bolin vive a Pechino.

La serie "Hiding in the city" nasce in Cina, come testimonianza della distruzione da parte delle autorità cinesi del villaggio di artisti

indipendenti Suojia Arts Camp, dove Liu Bolin risiedeva, nel novembre 2005. Dall'ottobre 2008 Liu Bolin focalizza la sua attenzione

sull'Italia, in particolare sulla conservazione del patrimonio storico-artistico del Bel Paese, in contrasto con quanto accade in Cina, in cui

la distruzione di quartieri storici è sistematica e fisiologica per far spazio alla nuova edilizia delle megalopoli. Nello stesso anno ha inizio

la collaborazione con la galleria Boxart di Verona che dà vita al ciclo derivato "Hiding in Italy" (Nascondersi in Italia). Allo stesso modo, nel giugno del 2011, Liu Bolin crea delle opere intitolate Hiding in New York, nelle quali egli fonde aree simboliche newyorkesi nelle sue

opere.

In un’intervista, Liu disse: “L'arte è mimesi, scrisse Aristotele. E se l'arte imita il reale, l'arte non può "mentire", come per Platone, ma punta dritta al piacere e alla conoscenza.”. A ben guardare, infatti, i camaleontici ritratti di Liu Bolin (Shandong, 1973), frutto di accurato

body painting e gioco prospettico, riconducono quasi di getto alle dispute della Scuola di Atene. Qui l'arte imita senza equivoci la vita e le

verità universali si (s)vestono del loro abito confuso col reale.

«Il camaleonte ha la straordinaria prerogativa di cambiare colore per uniformarsi al colore dello sfondo come forma di auto-protezione.[...] Gli esseri umani non sono animali perché non sanno proteggere se stessi».

LIU BOLIN

In un’intervista , l’artista ha detto: “I’m using this active disappearance to voice my protest, these are the movements people instinctively

make when their lives are suppressed.”

IERI

La tutela dell’ambiente Nel 1973 la crisi petrolifera scosse l'economia mondiale, poiché a seguito della guerra fra Israele e Paesi arabi, questi ult imi

decisero di diminuire le esportazioni di petrolio verso l'Occidente e di aumentarne il prezzo per fare pressioni sugli Stati Uniti e l'Europa in favore

della causa palestinese. Diversi Paesi del mondo si trovarono ad affrontare una grave crisi finanziaria; infatti come conseguenza dell'aumento del

costo del petrolio aumentarono i costi dell'energia e quindi l'inflazione. La crisi petrolifera rappresentò per l'Occidente un'occasione di riflessione

sull'uso delle fonti rinnovabili che vennero per la prima volta prese in considerazione in alternativa ai combustibili fossili come il petrolio.

La prima legge italiana organica sull’inquinamento atmosferico, che individua l’aria come un bene giuridico da proteggere, è la Legge del 13 luglio 1966,

n. 615 “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico”, la quale è stata sostituita dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 24 maggio

1988, che recepiva quattro direttive europee in materia di inquinamento e qualità dell’aria, che si può considerare come la base della normativa

italiana in materia di inquinamento atmosferico sino al recepimento nel 1999 della direttiva quadro europea sulla “Valutazione e gestione della qualità

dell’aria”. Nel 1996 venne emanata in Europa la Direttiva 96/62/CE sulla valutazione e gestione della qualità dell’aria che ha come obiettivo quello di

definire una strategia comune rivolta a stabilire standard di qualità dell’aria atti a prevenire o ridurre gli effetti nocivi degli inquinanti sull’ambiente

.OGGI

La Cina sta affrontando in questi anni vari problemi legati al forte e rapido sviluppo industriale che l’ha caratterizzata negli ultimi decenni: uno dei

maggiori, difficilmente celabile e che coinvolge inevitabilmente tutta la popolazione, è l’inquinamento atmosferico.

Anche uno studio del 2013 condotto nella provincia dell’Hebei, una dei maggiori consumatori di carbone per la

produzione di energia elettrica, stima che nel 2011 siano quasi 10.000 le morti premature dovute direttamente

all’inquinamento causato dal carbone; oltre ai decessi si stimano anche 11.000 casi di asma e 12.100 di bronchite.

La comunità internazionale dovrebbe supportare la Cina, così come gli altri paesi a rapida crescita economica

(primo fra tutti la vicina India) in questo processo di miglioramento dell’aria, non trascurando il contributo

all’inquinamento di aria e acqua che generare tramite la sua domanda di prodotti a basso costo e processi produttivi provenienti dal paese stesso. Il

principale accordo internazionale in questo settore è la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), una delle tre

convenzioni adottate al vertice sulla Terra di Rio del 1992. Finora è stata ratificata da 195 paesi. All'inizio ha rappresentato uno strumento per

consentire ai paesi di collaborare al fine di limitare l'aumento della temperatura globale e i cambiamenti climatici e per affrontarne le conseguenze.

Nel 2015 il Consiglio si è occupato di due questioni collegate all'UNFCCC: la ratifica dell'emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto, che riguarda gli

impegni relativi al secondo periodo, dal 2013 al 2020 e i negoziati per l'adozione di un nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici esteso a tutti i

paesi dell'UNFCCC - che dovrebbe entrare in vigore nel 2020 - il cui obiettivo è quello di ottenere riduzioni più consistenti delle emissioni globali.

SECONDO NOI

Per porre un freno all’inquinamento globale sono necessarie strategie e interventi mirati di vario tipo. Ma anche noi ragazzi, cittadini

responsabili di domani, possiamo limitare lo spreco nel consumo di energia, riciclare ed adottare tanti piccoli accorgimenti che lascino

un’”impronta ecologica” su questo nostro pianeta da salvare.

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“DON’T FORGET YOUR RIGHTS”

COLLAGE SU CARTONCINO

MIRNA TARQUINI ( CLASSE 3^F)