«Armonia e forma nella musica: una teoria che si ispira a Goethe»

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ARMONIA E FORMA  NELLA MUSICA: UNA TEORIA CHE SI ISPIRA A GOETHE  Alberto Samonà er anni Arnold Schönberg tentò di sistemare e perfezionare la propria teoria sulla musica e in particolare la elaborazione delle idee in merito al- la forma. Più volte annotò appunti, interruppe e poi ri- prese la stesura del proprio lavoro. Da poco l’opera-car- dine della teoria della forma schönberghian a è uscita anche in italiano.  Il pensiero musicale è il titolo del vo- lume, pubblicato da Astrolabio, curato e tradotto da Francesco Finocchiaro. Si tratta indubbiamente di un testo prezioso per conoscere al meglio la losoa del compositore austriac o, che nell’edizion e italiana è ul- teriormente arricchito dalla versione originale in lin- gua tedesca e da riproduzioni dei fogli di appunti scrit- ti dallo stesso Schönberg. Il testo, in pratica, raccoglie tutto il materiale preparatorio per quello che può dirsi il tentativo più ambizioso di sistemazione teorica del- l’argomento. Universalmente conosciuto con il titolo originale  Der musikalische Gedanke, nel volume si va ben al di là delle semplici regole della composizione, per giungere all’elaborazione di un pensiero musicale com- piuto che abbraccia una riessione più ampia anche sul senso e sulle peculiarità della realtà in generale. Il proposito schönberghiano era che il proprio testo avrebbe dovuto dare una denizione oggettiva ai diffe- renti campi della teoria della composizione, riuniti in un tutto omogeneo rispondente alle leggi della logica musicale e a un pensiero ‘totale’. In pratica, nell’elabo - rare il manoscritto, Schönberg perseguiva lo scopo di P denire a priori le forme del comporre, in modo da rea- lizzare una teoria della composizione integrale. E per realizzare questo colossale scopo, il compositore riem- pì centinaia di fogli ulizzando penne ad inchiostro di china, penne biro e anche matite di diverso colore. Il presupposto culturale della sua teoria musicale può essere rintracciato nel clima romantico, antiposi- tivista e antiscientista dell’area mitteleuropea, che fra ne Ottocento e i primi del Novecento si affermò in mol- ti ambienti culturali quasi quale reazione culturale ed esistenziale a quel certo intellettualismo borghese di stampo post-settecentesco e laicamente liberale. In que- sto contesto, molti autori di quel periodo vivono un sen- so di ritrovata consapevolezza verso la natura dell’uo- mo, la cui essenza è vista in un’ottica liberata dalle ten- denze di quel vacuo razionalismo materialistico che aveva spadroneggiat o no a poco tempo prima; in que- sto processo un ruolo primario hanno le idee di Goethe, con la sua tesi losoca circa la natura vivente, avente un carattere ben diverso rispetto allo scientismo e alle teorie evoluzioniste e illuministe. Non a caso, giustamente, il curatore dell’edizione ita- liana sottolinea l’importanza data da Schönberg alla vi- ta organica quale metafora del processo di nascita, di sviluppo e di maturazione della composizione musica- le. E proprio la metafora organicista di provenienza goethiana insieme all’idea hegeliana di totalità organi- ca sono le componenti che maggiormente inuenz ano l’idea maturata dal compositore viennese secondo cui anche in musica il rapporto fra le parti debba essere go- vernato e sovrinteso da una totalità: «[…] In primo luo- go – sottolinea nel suo Der musikalische Gedanke  – l’ar- te non dipende solo dalle singole parti che la compon- gono, e dunque la musica non dipende dal tema. L’ope- ra d’arte, come ogni organismo vivente, è concepita co- me un tutto: proprio come un bambino, il cui braccio o la cui gamba non sono concepiti separatamente». Alla luce di questo principio, l’approccio analitico che si esprime nelle teorie sico-chimiche risulta ina- deguato laddove sia riferito alla realtà quale totalità, poiché le singole parti non possono essere viste in mo- do scollegato e sono in ultimo riconducibili a un cor- pus unico, dal quale trova fondamento la loro interdi- pendenza. Da qui, la sua idea secondo cui l’autore, il compositore, concepisce procedendo dall’intero, fa- cendo così in modo che le singole parti funzionino e vi- vano, mentre il contrario risulterebbe evidentemente impossibile. Fra gli esempi su cui si sofferma per cor- roborare la propria tesi, c’è quello dell’organismo vi- vente, che può fare a meno di alcune delle proprie membra senza per questo cessare di vivere, mentre il contrario non potrebbe mai avvenire, perché «nessu- na delle membra è in grado di sopravvivere a lungo se viene separata dal suo organismo». Nell’ottobre del 1936, egli scrive anche che l’impalca- tura di ogni edicio musicale è rappresentata dall’ar- monia, che non è una mera coloritura di parti della me- lodia e nemmeno un accessorio, ma al contrario, tutto quanto avviene in un brano è per Schönberg da inten- dersi come conseguenza della sua eminente funzione. La pubblicazione di questo volume offre una possibili- tà in più per indagare al meglio le idee di un autentico rivoluzionario della musica quale egli è stato. Non va dimenticato, infatti, che il compositore viennese è sta- to anche l’inventore della dodecafonia, ossia del meto- do di composizione che prevede che i dodici suoni del- la scala cromatica siano posti esclusivamente in rela- zione gli uni con gli altri, secondo un particolare siste- ma gerarchico tendente a dare importanza a ciascuna nota. A questo proposito, non si può non sottolineare co- me l’idea della serie dodecafonica sia intimamente con- nessa in Arnold Schönberg con la cosiddetta teoria del- lo «spazio a più dimensioni», che gli sarebbe stata infu- sa dall’approfondimento delle tesi elaborate da Ema- nuel Swedenborg, losofo e mistico svedese settecente- sco. Ad ammettere tale inuenza, peraltro, è lo stesso compositore austriaco quando sottolinea che « l’unità dello spazio musicale richiede una percezione assoluta e unitaria. In questo spazio, come nel cielo di Sweden- borg non c’è, in assoluto, sopra o sotto, destra o sinistra, avanti o dietro. Ogni congurazione musicale, ogni mo- vimento di note deve innanzi tutto essere inteso come una relazione reciproca di suoni, di vibrazioni oscilla- torie che si presentano in diversi punti e in diverso tem- po. Ora, per la facoltà immaginat iva e creativa, queste relazioni che si costituiscono nella sfera materiale sono indipendenti da direzioni o piani, proprio come lo sono, nella loro sfera, gli oggetti materiali per le nostre facol- tà percettive […]». Fra le sue innovazioni rivoluzionarie, poi, c’è pure l’invenzione del cosiddetto «canto parlato», nel quale un ruolo centrale è svolto dalla gura del cantante-re- citante e la cui composizione di riferimento è il celebre  Pierrot Lunaire scritto nel 1912 e ritenuto il manifesto dell’espressionismo in musica. Le rivoluzionarie tesi di Schönberg: il componimento riuscito è quello che si presenta come una totalità, un organismo in cui note e vibrazioni vivono per l’insieme SECOLO D’ITALIA [ APPENA ] USCITI 7 DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012

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8/2/2019 «Armonia e forma nella musica: una teoria che si ispira a Goethe»

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ARMONIA E FORMA NELLA MUSICA: UNA TEORIA

CHE SI ISPIRA A GOETHE

◆ Alberto Samonà

er anni Arnold Schönberg tentò di sistemare e

perfezionare la propria teoria sulla musica e inparticolare la elaborazione delle idee in merito al-

la forma. Più volte annotò appunti, interruppe e poi ri-prese la stesura del proprio lavoro. Da poco l’opera-car-dine della teoria della forma schönberghiana è uscitaanche in italiano. Il pensiero musicale è il titolo del vo-lume, pubblicato da Astrolabio, curato e tradotto daFrancesco Finocchiaro. Si tratta indubbiamente di untesto prezioso per conoscere al meglio la filosofia delcompositore austriaco, che nell’edizione italiana è ul-teriormente arricchito dalla versione originale in lin-gua tedesca e da riproduzioni dei fogli di appunti scrit-ti dallo stesso Schönberg. Il testo, in pratica, raccoglietutto il materiale preparatorio per quello che può dirsiil tentativo più ambizioso di sistemazione teorica del-l’argomento. Universalmente conosciuto con il titolooriginale Der musikalische Gedanke, nel volume si vaben al di là delle semplici regole della composizione, pergiungere all’elaborazione di un pensiero musicale com-piuto che abbraccia una riflessione più ampia anche sul

senso e sulle peculiarità della realtà in generale.Il proposito schönberghiano era che il proprio testo

avrebbe dovuto dare una definizione oggettiva ai diffe-renti campi della teoria della composizione, riuniti inun tutto omogeneo rispondente alle leggi della logicamusicale e a un pensiero ‘totale’. In pratica, nell’elabo-rare il manoscritto, Schönberg perseguiva lo scopo di

P

definire a priori le forme del comporre, in modo da rea-lizzare una teoria della composizione integrale. E perrealizzare questo colossale scopo, il compositore riem-

pì centinaia di fogli ulizzando penne ad inchiostro dichina, penne biro e anche matite di diverso colore.Il presupposto culturale della sua teoria musicale

può essere rintracciato nel clima romantico, antiposi-tivista e antiscientista dell’area mitteleuropea, che frafine Ottocento e i primi del Novecento si affermò in mol-ti ambienti culturali quasi quale reazione culturale edesistenziale a quel certo intellettualismo borghese distampo post-settecentesco e laicamente liberale. In que-sto contesto, molti autori di quel periodo vivono un sen-so di ritrovata consapevolezza verso la natura dell’uo-mo, la cui essenza è vista in un’ottica liberata dalle ten-denze di quel vacuo razionalismo materialistico cheaveva spadroneggiato fino a poco tempo prima; in que-sto processo un ruolo primario hanno le idee di Goethe,con la sua tesi filosofica circa la natura vivente, aventeun carattere ben diverso rispetto allo scientismo e alleteorie evoluzioniste e illuministe.

Non a caso, giustamente, il curatore dell’edizione ita-liana sottolinea l’importanza data da Schönberg alla vi-

ta organica quale metafora del processo di nascita, disviluppo e di maturazione della composizione musica-le. E proprio la metafora organicista di provenienzagoethiana insieme all’idea hegeliana di totalità organi-ca sono le componenti che maggiormente influenzanol’idea maturata dal compositore viennese secondo cuianche in musica il rapporto fra le parti debba essere go-vernato e sovrinteso da una totalità: «[…] In primo luo-go – sottolinea nel suo Der musikalische Gedanke – l’ar-te non dipende solo dalle singole parti che la compon-gono, e dunque la musica non dipende dal tema. L’ope-ra d’arte, come ogni organismo vivente, è concepita co-me un tutto: proprio come un bambino, il cui braccio ola cui gamba non sono concepiti separatamente».

Alla luce di questo principio, l’approccio analiticoche si esprime nelle teorie fisico-chimiche risulta ina-deguato laddove sia riferito alla realtà quale totalità,poiché le singole parti non possono essere viste in mo-do scollegato e sono in ultimo riconducibili a un cor-pus unico, dal quale trova fondamento la loro interdi-

pendenza. Da qui, la sua idea secondo cui l’autore, ilcompositore, concepisce procedendo dall’intero, fa-cendo così in modo che le singole parti funzionino e vi-vano, mentre il contrario risulterebbe evidentementeimpossibile. Fra gli esempi su cui si sofferma per cor-roborare la propria tesi, c’è quello dell’organismo vi-vente, che può fare a meno di alcune delle propriemembra senza per questo cessare di vivere, mentre ilcontrario non potrebbe mai avvenire, perché «nessu-na delle membra è in grado di sopravvivere a lungo seviene separata dal suo organismo».

Nell’ottobre del 1936, egli scrive anche che l’impalca-tura di ogni edificio musicale è rappresentata dall’ar-monia, che non è una mera coloritura di parti della me-

lodia e nemmeno un accessorio, ma al contrario, tuttoquanto avviene in un brano è per Schönberg da inten-dersi come conseguenza della sua eminente funzione.La pubblicazione di questo volume offre una possibili-tà in più per indagare al meglio le idee di un autenticorivoluzionario della musica quale egli è stato. Non vadimenticato, infatti, che il compositore viennese è sta-to anche l’inventore della dodecafonia, ossia del meto-do di composizione che prevede che i dodici suoni del-la scala cromatica siano posti esclusivamente in rela-zione gli uni con gli altri, secondo un particolare siste-ma gerarchico tendente a dare importanza a ciascunanota.

A questo proposito, non si può non sottolineare co-me l’idea della serie dodecafonica sia intimamente con-nessa in Arnold Schönberg con la cosiddetta teoria del-lo «spazio a più dimensioni», che gli sarebbe stata infu-

sa dall’approfondimento delle tesi elaborate da Ema-nuel Swedenborg, filosofo e mistico svedese settecente-sco. Ad ammettere tale influenza, peraltro, è lo stessocompositore austriaco quando sottolinea che « l’unitàdello spazio musicale richiede una percezione assolutae unitaria. In questo spazio, come nel cielo di Sweden-borg non c’è, in assoluto, sopra o sotto, destra o sinistra,avanti o dietro. Ogni configurazione musicale, ogni mo-vimento di note deve innanzi tutto essere inteso comeuna relazione reciproca di suoni, di vibrazioni oscilla-torie che si presentano in diversi punti e in diverso tem-

po. Ora, per la facoltà immaginativa e creativa, questerelazioni che si costituiscono nella sfera materiale sonoindipendenti da direzioni o piani, proprio come lo sono,nella loro sfera, gli oggetti materiali per le nostre facol-tà percettive […]».

Fra le sue innovazioni rivoluzionarie, poi, c’è purel’invenzione del cosiddetto «canto parlato», nel qualeun ruolo centrale è svolto dalla figura del cantante-re-citante e la cui composizione di riferimento è il celebre

 Pierrot Lunaire scritto nel 1912 e ritenuto il manifestodell’espressionismo in musica.

Le rivoluzionarie tesidi Schönberg: il componimento

riuscito è quello che sipresenta come una totalità,un organismo in cui note e

vibrazioni vivono per l’insieme

SECOLO D’ITALIA

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7DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012