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Argenti vivi Tradizione e attualità dell’argenteria in Sicilia

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Argenti vivi

L’antologia di oreficeria e argenteria di Sicilia dal tito-lo Argenti vivi conferma l’impegno culturale di BancaBSI, da sempre particolarmente impegnata nel pro-porre collezioni non solo di grande valore intrinse-co, ma di straordinario interesse dal punto di vistadella vivacità e dell’attualità culturale.

Questa nuova proposta si propone anche come sti-molo all’indagine e all’approfondimento di opere chepaiono scaturire dal puro istinto creativo e da manisapienti, ove non esiste confine tra arte e artigiana-to. Non solo, si tratta di lavori d’abilità e di magia ilcui valore non è determinato dai soli meriti formali,ma in larga parte da misticismo e religiosità.

Lo spirito della mostra non è quello di essere esau-stivo, ma, attraverso splendidi esempi dell’antica tra-dizione e fini realizzazioni contemporanee, vuolemostrare alcuni scorci significativi di quest’arte sca-

Tradizione e attualità dell’argenteria in Sicilia

turita dal felice contatto tra la classe civile e religiosadominante, ad opera di progettisti e scultori di gran-de sensibilità e di artigiani con elevate capacità econoscenze accumulate in anni di duro tirocinio dibottega. La produzione continua fino ai nostri giornicon un alto livello qualitativo, sostenuta da un buonnumero di aziende, ma soprattutto grazie ai labora-tori che consentono a lavorazioni come la battituraa martello, lo sbalzo, il cesello e altre tecniche di con-tinuare a vivere a Palermo grazie ad artigiani di gran-de esperienza, spesso appartenenti a famiglie dediteper tradizione a questo mestiere d’arte.

La selezione parte da alcuni esemplari che si ricolle-gano ad un'altra grande tradizione siciliana, la lavora-zione dei coralli inseriti in quei piccoli capolavori discenotecnica domestica che sono i presepi del meri-dione d'Italia. La raccolta di argenti antichi evidenziale radici su cui si fonda la produzione attuale, met-tendo anche in evidenza il sistema di punzonaturache da secoli garantisce la qualità dei prodotti e nepermette datazione e attribuzione.

Tra gli espositori è da segnalare le presenza delCentro Monte Grifone, dell'Associazione Arces, perl'innovazione delle arti e dei mestieri il cui obiettivoè di contribuire alla soluzione dei problemi occupa-zionali della Sicilia attraverso la formazione di stu-denti, tecnici, artigiani e giovani alle prime esperien-ze di lavoro, offrendo loro la possibilità di completa-re il proprio sviluppo umano, culturale e professio-nale.

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La storia

Molto spesso la conoscenza delle vicende cheriguardano la Sicilia oscilla tra la morbosa attrazioneper la platealità e gli stereotipi e la misconoscenzaquasi assoluta di fenomeni che per dimensioni espessore storico meriterebbero una maggiore noto-rietà. Uno di questi è sicuramente quello che riguar-da la storia dell’oreficeria e dell’argenteria in Sicilia. Ilpercorso di queste arti all’interno della storia sicilia-na ha avuto grandi momenti, testimoniati dallenumerose opere giunte fino a noi e sparse in tutto ilmondo in raccolte pubbliche e private. Perlomenofin dai tempi in cui Federico II stabilì a Palermo la suacorte, ci è possibile leggere un’autonoma elabora-zione di temi e la stabilizzazione di una scuola locale La storia dell’oreficeria e dell’argenteria siciliana èfatta per secoli dal felice contatto tra la classe civilee religiosa dominante, figure di progettisti e scultoridi grande sensibilità, artigiani con elevate capacità econoscenze accumulate in anni di duro tirocinio dibottega.Ad un certo punto della storia, questo mec-canismo virtuoso si è inceppato, non solo in Siciliaper la verità.

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L’argenteria fu usata anche se in misura molto limita-ta fin dall'età del rame (terzo millennio a. C.) per laconfezione di vasellame, d'ornamenti e di suppelletti-li. I primi esempi d'uso e di lavorazione dell’argentonelle civiltà mediterranee, possono essere ricondottiai Fenici che sfruttarono probabilmente le risorsedelle miniere spagnole.Tra i più antichi pezzi in argen-to lavorato giunti sino a noi, ci sono i manufatti rinve-nuti a Cnosso e in altri centri della civiltà cretese-micenea che rivelano il livello altissimo già raggiuntodalle tecniche, come lo sbalzo, il cesello, l'agemina,rimaste praticamente immutate sino ai nostri giorni. InGrecia, durante l’epoca classica (quarto e quintosecolo a. C.), l’argenteria fu usata soprattutto in operecon d’ageminatura, per la decorazione di statue bron-zee e per la coniazione di monete.In Italia gli esempi più antichi d’arte argentiera ritro-vati sono di produzione greca ed etrusca. Moltovasta è la produzione che è giunta sino a noi d’epo-ca romana, di cui oltre il vasellame, gli ornamenti e imonili, ci sono giunte testimonianze di lampadari,busti statuari e interi letti. Numerosi oggetti d’argen-teria sono stati ritrovati ad Ercolano, a Pompei, aBoscoreale e un po’ in tutte le zone dell’Europa sot-toposte alla dominazione romana. L'ornamentazioneè in linea di massima priva di rilievo (sbalzo) ed è affi-data essenzialmente alle tecniche del traforo, delcesello e dello smalto. Tra le opere di maggior pre-gio di questo periodo si possono ricordare la portadel Battistero lateranense a Roma del quinto secoloe la cassetta della Chiesa di San Nazaro a Milano delquarto secolo, oltre i piatti, le patene e le ampolleconservate nei tesori di numerose cattedrali.

Il periodo bizantino vede il gusto ancora legato almondo romano e alle tecniche della tradizione clas-sica. Durante il periodo delle invasioni barbariche, imaggiori reperti sono ricollegabili ai corredi funerari.Al nuovo impulso dato all’argenteria nel periodocarolingio, dobbiamo numerosi pregevoli pezzi comel’altare di Vuolvinio del nono secolo nella Chiesa diSant’Ambrogio a Milano, in lamina d’argento doratocon figure e ornamento in rilievo. Cattedrali e mona-steri, soprattutto tedeschi, conservano notevoli rac-colte d'argenteria sacra di produzione monastica deisecoli X e XI, come la legatura del manoscritto delDuomo di Treviri. Legata soprattutto all’uso liturgicoè la produzione italiana del periodo romanico. Nelperiodo gotico, soprattutto in Francia, nelle Fiandre ein Germania, si producono reliquiari, tabernacoli atempietto, e altri arredi, in cui riappaiono motivi orna-mentali e figure in rilievo a sbalzo o in fusione.Brocche, bacili e suppellettili d’uso profano, di questoperiodo sono sempre correlate ad oggetti similid’uso sacro. In Italia l’altare d’argento di San Jacopo(XIV-XV secolo) nella Cattedrale di Pistoia e le operedell’abruzzese Nicola da Guardiagrele (XV secolo)documentano l’attività tardo gotica.Il rinascimento segna una ripresa dell’arte dell’argen-teria cui si dedicano artisti di grande nome in tutti icampi dell’arte come Lorenzo Ghiberti, Michelozzo,Antonio del Pollaiolo,Andrea del Verrocchio e nume-rosi altri. Alle botteghe d’argentieri italiani di questoperiodo si devono capolavori d’arte sacra come l’al-tare del Battistero di Firenze e una vastissima produ-zione d’uso laico come vasellame da tavola, candela-bri, piccole statue e monili.

Le origini

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te e dalla successiva diffusione dei temi legati all'ArtNouveau. Il Giappone cominciò ad avere regolarirapporti con il mondo occidentale e si svilupparonoscambi commerciali significativi, ciò diede l'avvio aduna vera passione per tutto ciò che proveniva daquel paese. L’argenteria in stile giapponese, e unamolteplice schiera d’altri prodotti per l'arredodomestico, furono proposti al pubblico dalla casaLiberty & Co., tutti facilmente identificabili per l’usodi un linguaggio decorativo zoomorfo e fitomorfeg-giante, con molti elementi ripresi dalla tradizionedecorativa orientale. Liberty & Co fu fondata nel1875 da Arthur Lasenby Liberty ed ebbe una taleimportanza per la diffusione dello stile Art Nouveauche in Italia esso è comunemente definito con il ter-mine Liberty. L’Arts and Crafts Movement di WilliamMorris, che s’ispirava alle teorie di John Ruskin, gene-rò la Guild and School of Handicraft. Fondata neglianni ottanta del diciannovesimo secolo da CharlesRobert Ashbee, la Gilda, che fu particolarmenterinomata per i prodotti d’argenteria martellata esmaltata, si proponeva di coniugare la produzionemanuale con una politica dei prezzi che rendesseaccessibile la produzione di qualità a strati semprepiù larghi della popolazione.Verso la metà degli anninovanta, lo stile distintivo della Gilda, caratterizzatodalle linee fluide curve, si era evoluto in una varian-te dell’Art Nouveau che si stava diffondendo in tuttaEuropa. Motivi a colpo di frusta che sottendono lelinee di forza, uso dello smalto e delle pietre di colo-re semipreziose, l’impiego del metallo martellato inevidenza erano gli aspetti più evidenti dello stile dellaGilda. Il linguaggio dell’Art Nouveau caratterizzato

Il gusto per l’argenteria d’uso domestico divenned’uso comune in Europa nel corso del secolo XVIII.Piatti, brocche, vasellame vario non bastavano più asoddisfare le esigenze della nobiltà e della ricca bor-ghesia legata ai commerci che si stava formando eche allargarono le richieste di manufatti in argentodestinati all'arredo domestico come lampadari omobili. Lo stile e la tecnica degli argentieri francesi,creatori d’autentici capolavori come i mobili perVersailles disegnati da Charles Le Brun per Luigi XIV,si diffusero e fecero da traino al resto d’Europa,soprattutto alla produzione inglese, i cui prodotti nelseicento e nel settecento conquistarono in breve ilgusto europeo ed è ancora oggi tra i più apprezzati.L’introduzione della punzonatura codificata e regola-mentata in gran parte dell'Europa, consente da quelperiodo di datare e di risalire alla manifattura conuna certa sicurezza.La diffusione della ceramica per il vasellame domesti-co di pregio verificatasi nel diciottesimo secolo, fecesegnare un sensibile calo della domanda d'argenteria,ma ciò non incise sulla qualità dei pezzi prodotti inquesto secolo, caratterizzato all'inizio dalla ricchezzadel rococò e poi dagli austeri riferimenti del neoclas-sico che incontrò grande successo in Inghilterra adopera di Robert Adam, disegnatore di modelli chedeclinavano un lessico strettamente collegato almondo greco e romano. L’argenteria dell’ottocento,recupera molto spesso le forme del passato più omeno recente e non presenta particolari innovazionitecniche fino all’introduzione dei metodi di placcatu-ra legati alla scoperta e all’uso dei processi galvanici.La fine del secolo fu segnata dall'influenza dell'orien-

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dalle linee fluide si sviluppò rapidamente in Europa apartire dagli anni ottanta del XIX secolo e proseguìfino quasi all’inizio della Prima Guerra Mondiale.Influenzò la grafica, la produzione di tessuti e abbi-gliamenti, la gioielleria, ed ebbe significativi risultati inarchitettura. La lavorazione dei metalli è una dellepagine più importanti del modernismo o ArtNouveau, cambiano i codici figurali di tutti i settoridelle arti, ma soprattutto nel settore delle arti appli-cate. Cambia il criterio di valutazione del “valore” diun oggetto, in generale per tutto ciò che riguardal'arredo della casa, ma anche e in maniera particola-re per ciò che riguarda la gioielleria e la lavorazionedegli argenti. Per essi non diviene più essenziale ilvalore dato dall'impiego del metallo prezioso, ma siadottano altri metalli che per qualità semantiche,simboliche o funzionali garantiscono il raggiungimen-to del "valore" ricercato. C’è un allargamento delmercato legata sia a mutate condizioni economichee dinamiche sociali, ma anche all'utopia, condivisa daprogettisti e produttori, e che consiste nell’idea dipotere estendere a più larghi strati sociali, il senso di“qualità intellettuale”. Durante il periodo tra il 1895e il 1910 circa, quasi scompare dai mercati la produ-zione "in stile" che ricalcava in maniera ormai spentale forme del settecento e del seicento. Cambia com-pletamente il rapporto tra la decorazione e la strut-tura dell’oggetto stesso. Non sono più elementidecorativi giustapposti, ma derivano strettamentedalla struttura stessa degli oggetti creati e dalle lineedi forza che agiscono sulla materia, tutto ciò recupe-rando l’ornamento e riconducendolo al suo ruolo diveicolo dell'apparato simbolico.

La grande crisi mondiale che si può identificare conl'inizio della Prima Guerra Mondiale segnò l'avvio diuna parabola negativa che vide l'inizio di una produ-zione che transita dai metodi dell'artigianato versoprocessi sempre più vicini all'officina con un sempremaggiore impiego di manovalanza senza qualitàcapace solo di assemblare semilavorati. In linea dimassima l’argenteria prodotta su scala industrialepeccava di qualità e cominciava a non sviluppare laricerca, preferendo produrre pezzi in stile.L’Art Déco si sviluppò essenzialmente tra il 1920 eil 1940, seguendo in qualche maniera la direzionetracciata dall’Art Nouveau. Le linee però si orienta-rono verso forme semplici con geometrie pure, pro-babile risultato degli eccessi della volgarizzazione deitemi del periodo precedente. Lo stile permeò tuttele discipline artistiche, e nelle arti decorative ricor-diamo sino ad oggi nomi come Lalique, Chanel,Schiapparelli. Il disegno degli oggetti d’argenteria erapuro ed elegante, il design sviluppò nuove tipologied’oggetti legati ad un uso quotidiano come portasi-garette, shaker o portacipria, legati a modelli com-portamentali sociali veicolati dalla produzione cine-matografica hollywoodiana, ma che riuscì ad avereuna ricaduta positiva nella popolarizzazione destina-ta al grande pubblico alla ricerca di momenti dirimozione nei confronti degli orrori della guerra.

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gli artisti locali. Nel periodo successivo, si passa amodi spagnoleggianti come si può vedere da dipintidi artisti come Guglielmo da Pesaro e Tommaso DeVigilia. Gli artisti che ornavano di gioielli i dipinti, oelaboravano manufatti per la nobiltà e per il clero,non solo esprimevano lo spirito del tempo spessosenza declinazioni provinciali, ma conoscevano il lin-guaggio simbolico delle gemme e collocavano essecon correlazioni precise, specialmente nel caso diriferimenti al sacro. Il diamante è il simbolo di Cristo;la perla che simboleggia la purezza è l’ornamentopreferito in relazione alla Vergine Maria. La perlaviene usata negli oggetti destinati alle promessespose, così che un unico codice, leggibile e noto aipiù, lega il mondo sacro e profano. Naturalmente, dasempre alle pietre in genere e a quelle preziose inparticolare, viene riconosciuto un valore taumaturgi-co e apotropaico. La tradizione cristiana, senza can-cellare le culture precedenti, le rielabora, utilizzandol'apparato simbolico per esplicitare i temi teologici eliturgici. In conseguenza degli stretti legami politici, icontatti con la cultura napoletana e l’immigrazione diartisti e di opere d’arte da Napoli diventano semprepiù stretti e sempre più frequenti sono gli argentieridi provenienza napoletana attivi nell’isola e l’impor-tazione di loro manufatti.La grande tradizione dell'oreficeria e dell'argenteriasiciliana ritrovano un grande momento, anche inseguito a positive dinamiche economiche nel perio-do modernista o Art Nouveau. C’è una vastissimaproduzione e un ruolo importante è rivestito daErnesto Basile, un architetto modernista, che estendel'idea di sistemi d’architettura declinabili a tutte letipologie progettuali. Nel 1903, Basile per esempioprogetta il negozio dell'oreficeria e argenteriaFecarotta, in Corso Vittorio Emanuele a Palermo.

Per la ricostruzione della storia dell’argenteria inSicilia un riferimento essenziale è il ricollegarsi ai"tesori" dei santuari religiosi più importanti. Questiluoghi, nel corso dei secoli hanno raccolto sia attra-verso la produzione da loro stessi commissionatache attraverso le donazioni dei fedeli, un grandenumero d’oggetti sia di carattere sacro che profano.Per converso, gli oggetti rimasti in mano di privati, aparte alcune collezioni spesso poco note e visitabili,sono andati in massima parte dispersi. Il cambiamen-to del gusto, le successioni con il conseguente frazio-namento dei beni, ha quasi sempre determinato ladispersione degli oggetti, arrivando in molti casi addi-rittura alla loro fusione per il riuso del metallo,determinando la loro conseguente sparizione.Fondamentali per le opere dal XV al XVII sono i con-fronti con la produzione spagnola. Non si devedimenticare che in quei secoli, la Sicilia era governa-ta dalla Spagna, e che essa era una delle maggioripotenze commerciali e militari del mondo, per cuimode e invenzioni originate in quella terra, circolava-no ed erano imitate in tutto il bacino delMediterraneo. In Sicilia, la decorazione ricorre spes-so all'uso degli smalti; la loro tradizione remota trovauna grande e personale applicazione durante ilperiodo normanno, perdura nei secoli, sia purevariando tecniche e metodi realizzativi. Si trovanosmalti in monili citati in documenti del XIV e XV,senza interruzione fino al XIX secolo. L’argenteria,come la pittura, alla fine del quattordicesimo secoloera dominata a Palermo dalla corrente tosco-pisanache si era affermata con un cospicuo numero d’ope-re importanti divenute il prototipo d’ispirazione per

La tradizione in Sicilia

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Quest’intervento evidenzia come fosse presenteun'idea moderna e globale dell’immagine aziendale eprogettuale, si arrivava a pensare i punti vendita inrelazione alla produzione. Basile è tra l'altro è in con-tatto con un'importante fabbrica di argenteria per laproduzione e la diffusione di prodotti Art Nouveauche è la Krupp austriaca, forse la prima azienda aprodurre servizi d’argento modernisti. Nel 1891 leoreficerie e le argenterie siciliane sono presenti,nell’Esposizione nazionale, con una presenza pari acirca un sesto di quelle dell’intero ambito nazionale.Questo sviluppo non è determinato da fattori casua-li o da effimere mode. Ma soprattutto a Palermo sivive, tra la metà degli anni ottanta e i primi dieci annidel novecento, un benessere economico diffuso nonsolo agli strati sociali di vertice. È il risultato di unprocesso che per tutto il XIX secolo aveva spinto l'a-ristocrazia fondiaria a trasformarsi in una classe mer-cantilistica avanzata, legata, ma non subalterna alsistema economico dell’impero inglese. Questo rap-porto si era instaurato, per stimoli diversi che si pos-sono ricondurre, ma non solo, alla cultura archeolo-gica, ai commerci, agli insediamenti d’aziende vinicoleche oltretutto fanno si che numerose famiglie dell'a-ristocrazia inglese scelgano di insediarsi stabilmentein Sicilia. Questi diverse istanze introducono unasostanziale modificazione della cultura dell’abitare.Nel palazzo aristocratico all’italiana, si raggiungeattraverso il grande scalone la successione dei saloniindifferenziati, con caratteri decorativi diversi, ma noncon un'identificazione singola, perché chi era ammes-so nel cuore del palazzo era un pari. Nel sistemainglese, che si diffonde in Sicilia già dal settecento, esi-steva una netta differenziazione degli ambienti dellacasa destinati a funzioni diverse e l’accesso era rego-lato da un sistema selettivo. I primi ambienti erano

accessibili da parte di tutti, ma poi si andava semprea filtrare l'accesso sempre più a livelli di intimità, adarrivare alla stanza da pranzo, dove soltanto a pochiospiti era consentito l'accesso. Soprattutto la specia-lizzazione degli ambienti comportò la creazione ditipologie d’arredi, prodotti dagli inglesi, e subito dopoin Sicilia, e che poi si diffondono in tutta l'area conti-nentale. L'argenteria non più veniva più solo espostanei saloni dei palazzi aristocratici, ma faceva partedell'arredo e dell'uso domestico quotidiano, parteci-pando ad un concetto di qualità della vita e dell'abi-tare molto più esteso. Questa cultura dell’abitare hanella stanza da pranzo l’elemento centrale, c’è un'in-tegrazione fra l'arredo e gli oggetti in argento, la tra-dizione inglese, filtrata attraverso cento anni di riela-borazioni siciliane, diventa autonoma e originale. Ilsistema economico siciliano ad un certo puntocomincia ad entrare in crisi e l'effetto è una scarsaattenzione alla produzione di qualità. Nel 1910 unadelle maggiori attività di traino economico rappre-sentato dalle compagnie di navigazione, viene adessere marginalizzato a vantaggio del gruppo geno-vese Piaggio, dando inizio al crollo di tutta la struttu-ra economica, culturale, produttiva, politica. Cominciauna periferizzazione economica della Sicilia in gene-re che sarà difficilmente recuperabile. La committen-za alta preferisce spostare attività e residenze altro-ve, ma soprattutto scompare il mercato minuto, laclasse operaia con una sua cultura dell’abitare di qua-lità e con delle anche minime esigenze di rappresen-tatività. La produzione resterà di grande qualità, magli impulsi virtuosi per il rinnovamento e la ricercanon supportati dalla risposta del pubblico, oriente-ranno verso una produzione sempre più in "stile" esempre meno rappresentativa dello spirito deltempo.

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La storia dei rapporti legati al corallo in Sicilia, è perbuona parte legata alla città di Trapani, città che èstata il centro più famoso sia per la pesca che per lalavorazione. Nel corso del XV secolo un ruolo pre-minente nell’attività fu assunto dalla comunità ebrai-ca, impegnata soprattutto nella manifattura, mentre icommerci erano strettamente controllati dai posses-sori di grossi capitali riconducibili alla classe nobiliaree all'alta borghesia mercantile locale.Attraverso l'an-ticipazione dei capitali necessari alle campagne dipesca e alle lavorazioni, essi si assicuravano grossiquantitativi di corallo sia grezzo che lavorato. Di con-seguenza una grande crisi fu innescata dall’espulsio-ne degli ebrei dalla Sicilia nel 1492, in seguito all'e-ditto emanato dai reali di Spagna per tutti i territoridel regno. Per parecchi anni negli atti notarili redattia Trapani si registrano pochissime transazioni legateal corallo. La lenta immissione nel tessuto produttivodi nuovi artigiani che si aggiunsero a quegli ebrei cheper restare vennero costretti alla conversione, fece siche la tradizione continuasse e non venisse dispersa.La scoperta di nuovi banchi corallini a Tabarca, attor-no al 1530-35, rinnovò l’interesse di pescatori edartigiani per il corallo. Da questo periodo storico,l'attività si indirizza verso una produzione di maggio-re valore aggiunto di tipo artistico e artigianale, e ilmercato di riferimento non si ferma più alla distribu-zione locale, ma si estende a committenze semprepiù lontane.Le dinamiche economiche del settore cominciano amutare significativamente. Il maestro corallaro com-pra dall’armatore che ha armato la barca per lapesca il corallo grezzo, una volta lavorato, si affida agli

Il corallo in Sicilia

zafaranari per lo smercio sul mercato locale soprat-tutto per i manufatti di minor pregio costituiti essen-zialmente da corallo ripulito forato e raccolto in fili,mentre vende ai mercanti stranieri che arrivano aTrapani i prodotti di maggiore valore.La modificazione dei costumi spinge ad un uso piùraffinato e diffuso a più larghi strati sociali degli orna-menti. Negli elenchi delle doti e nei testamenti com-paiono tra gli altri beni oggetti costituiti da oro,argento e corallo, segno dell'apprezzamento neiconfronti di questi manufatti. Apprezzamento legatonon soltanto all'attribuzione al corallo di virtù apo-tropaiche, ma al suo pregio come oggetto d’arte.La forza economica dei corallari in seguito al salto diqualità compiuto dall’artigianato partendo dal bassoprofilo del XIV e XV secolo, per giungere alle raffi-nate opere dei secoli XVI e XVII, si modifica radical-mente.I corallari non sono più degli umili lavoratori alledipendenze di capitalisti locali, ma diventano dei veriimprenditori che controllano il mercato e partecipa-no alle determinazione dei prezzi.Uno studio esaustivo sulle tecniche adoperate per lalavorazione non è stato completamente sviluppato.La perizia tecnica raggiunta, l’accumulazione dei capi-tali, la collocazione sociale del corallaro, sia in qualitàdi individuo, ma soprattutto come gruppo costituitoin maestranza che partecipa in maniera forte allevicende politiche e sociali della città, testimoniano ilruolo che arrivò ad assumere.A tutto ciò dobbiamoaggiungere il ruolo non secondario attribuibile alrilancio della spiritualità conseguente al Concilio diTrento che gli consente di raggiungere mercati e cul-

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ture lontane e prestigiose, attratte dai simboli di fedetrasmessi dai rami di corallo.A seguito delle rivolte del 1672 e del 1673 che vide-ro in prima fila le maestranze degli artigiani e delleconseguenti repressioni, i corallari cominciarono illoro declino. Pur mantenendo un alto livello deglioggetti lavorati, l’artigianato dei corallari non avrà piùil prestigio e la forza economica di una volta.Erano frattanto mutate le condizioni politiche delregno che avevano consentito il rinnovato sviluppodel settore. Lo sviluppo artistico permane, ma adesso non corrisponde un adeguato incremento dellestrutture artigianali, tanto che nel 1810 esse risulta-no essere solo dodici, di molto inferiori a quelle diattività meno importanti per la tradizione della cittàcome orafi e argentieri. Superata l'euforia determi-nata dagli intensi traffici con il mondo anglosassone,la Sicilia dovette affrontare una grave crisi determi-nata dall’apertura del libero mercato con Napoli, e ilmercato di Torre del Greco era tanto cresciuto darelegare Trapani in una posizione di marginalità per itraffici corallini. La pesca corallina ebbe un’intensa,ma effimera ripresa quando si scoprirono, tra il 1875e il 1880, i banchi coralliferi di Sciacca. Ben presto,però si constatò la scarsa qualità del corallo pescatoin questi banchi, neppure compensata dalla grandequantità. La pesca del corallo a Sciacca si conclusenel 1888 ad opera del Governo del Regno d’Italiache, con strana coscienza ecologica, emanò delledirettive per la protezione di quei banchi di corallo,inibendone la pesca, probabilmente spinti dalla lobbydei corallari torresi e soprattutto degli imprenditorigenovesi che avevano visto turbato il mercato ormai

da loro dominato. Nel 1892, il decreto governativovenne revocato, senza nessun effetto sulla situazionetrapanese che ormai poteva dire definitivamenteconcluso il suo lungo e glorioso rapporto con la sto-ria del corallo.

Guido Santoro

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1. Presepe corallo ed avorio in bacheca da pareteBacheca di legno dorato, ambientazione in sughero ed elementi di origine vegetaleCoralli incisi da manodopera siciliana su modelli settecenteschi, cinque personaggi in corallo,culla e pecora di avorio, elementi metallici d’oro 12 kt

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2 Presepe siciliano di coralloBacheca di legno dipinto verde ed oro,sei elementi di corallo h. cm 10 (2 angeli)Prima metà diciannovesimo secolo

3 Piccolo presepe siciliano di corallo Bacheca di legno dipinto verde ed oro,cinque elementi, coralli inseriti nell'ambientazioneBacheca diciottesimo secolo Coralli lavorati con tipologie e motivi settecenteschi

4 Presepe inserito in elemento architettonicoStruttura di marmo, ottone e legno; corallo siciliano "cerasuolo",ambientazione di sugheroPrimi anni venti del ventesimo secolo

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5 Oliera - acetieraArgento titolo 800, fusione, sbalzo, cesello.Vetro soffiato di epoca successiva Punzone di Palermo (aquila a volo alto sigla R.U.P.), iniziali dell'argentiere e del console e data (SCA 75)Palermo 1795

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6 ZuccherieraArgento titolo 800, sbalzo, cesello, fusionePunzone con lo stemma di Catania (elefante sormontato dalla lettera A) iniziali FBICatania 1790 - 1810

7 SmoccolatoioArgento titolo 800, fusione ceselloPunzone di Palermo (aquila a volo alto sigla R.U.P.)Palermo 1824

8 CampanelloArgento titolo 800, fusione, tornitura, incisione (probabilmente di epoca successiva)Punzone di Palermo (aquila a volo alto sigla R.U.P.),iniziali dell'argentiere (Giacdito Carini) e del console e dataPalermo 1760

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9 Cintura e fibbia con San GiorgioIn uso nella comunità albanese di Piana degli Albanesi (Pa)Argento, fusione, ceselloProduzione su tipologie storiche locali

10 Bacile e broccaUso liturgico, legato ai riti cattolici della Settimana SantaArgento, sbalzo, cesello, bordi in fusioneProduzione su tipologie storiche locali

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11 Acquasantiera a conchiglia Argento, fusione, sbalzo, cesello, battitura a manoProduzione su tipologie storiche locali

12 Cartagloria con specchioArgento su supporto di legno, sbalzo, ceselloOriginariamente destinata ad ospitare pagine delle Sacre ScrittureProduzione su tipologie storiche locali

13 Acquasantiera da pareteArgento, sbalzo, cesello, battitura a manoRielaborazione su tipologie storiche locali

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14 Lampada del SantissimoLampada a sospensione in argento, tornitura, applicazioniArgentiere Piero Accardi, designer Ciro LomonteCoppia

15 Candeliere da altareArgento tornitoArgentiere Piero Accardi, designer Ciro Lomonte

16 CaliceArgento tornito, cesellatoArgentiere Piero Accardi, designer Ciro Lomonte,cesellatore B. Gelardi

13 CrocefissoArgento, fusione, cesello; base di legno; croce di metacrila-

to e vetro soffiatoEsemplare unicoArgentiere Piero Accardi,vetro e metacrilato Salvatore Landino

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17 Secchiello ed aspersorioArgento tornito, sbalzo cesello fusioneArgentiere Piero Accardi, cesellatore Benito GelardiRielaborazione su tipologie storiche locali

18 Bacile e broccaUso liturgico, legato ai riti cattolici della Settimana SantaArgento, sbalzo, cesello, bordi in fusioneArgentiere Piero Accardi, cesellatore Benito GelardiRielaborazione su tipologie storiche locali

19 TuriboloArgento, tornito, fusioneUsato per incensare nelle liturgie cattoliche

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20 Contenitore porta ostieArgento, cesello

21 Contenitore con croceArgento, tornito, fusione

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22 Centro tavolaArgento, battitura a mano, sbalzo, cesello, fusione

23 SamovarArgento, sbalzo, cesello, fusione

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24 Servizio da caffèArgento, sbalzo, cesello, fusione

25 VassoioArgento, battitura a mano, sbalzo, cesello, fusione

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26 JatteArgento, sbalzo, cesello, fusione, battitura a mano

27 Acquasantiera da pareteArgento, sbalzo, cesello, fusioneRielaborazione su tipologie storiche locali

28 Acquasantiera da pareteArgento, sbalzo, cesello, battitura a manoRielaborazione su tipologie storiche locali

29 CaliceArgento, doratura della coppa, sbalzo, cesello

30 PissideArgento dorato, sbalzo, cesello, fusioneRielaborazione su tipologie storiche locali

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31 SamovarArgento, fusione, battitura a mano, sbalzo, cesello

32 Servizio da caffè e te con vassoioArgento, fusione, battitura a mano, sbalzo, cesello

33 VasoArgento, sbalzo, cesello

34 CentrotavolaArgento, battitura a mano, sbalzo, cesello

35 Candelabro a cinque fiammeArgento, cesello, fusione31

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36 Anfora biansataArgento, cesello, sbalzo, fusione

37 Refrigeratore da vinoArgento, cesello, sbalzo, fusione

38 JatteArgento, battitura a mano, sbalzo, cesello

39 PiattoArgento, battitura a mano, sbalzo, cesello

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40 Vaso con coperchioArgento, sbalzo, cesello

41 Vaso con decorazione a conchigliaArgento, sbalzo, cesello

42 Servizio da caffè e teArgento, fusione, sbalzo, cesello

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43 MappamondoArgento tornito, traforo; base in legno di ginepro;tiranti di nylonRealizzazione allievi del corso per "Apprendisti argentieri 1999 - 2000", designer Guido Santoro

44 Schizzi preparatori per la realizzazione di un mappamondodi argentoDisegni di Guido Santoro (china su carta da schizzi)

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45 Lastra di argento sbalzata e cesellataRealizzata dal cesellatore Giuseppe Scafidi

46 Reliquiario del Santo Josemaria EscrivàArgento tornito, sbalzo, cesello, fusioneArgentiere: P. Accardi, designer C. Lomonte,scultore Vighen Avetis

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47 BassorilievoFusione trattata al ceselloAutore Cesare Scafidi

48 Disegni preparatoriCesare Scafidi (matita su cartoncino)

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Antonino (Nino) AmatoNasce il 22 luglio del 1941. Comincia a nove anni a frequentare labottega del nonno materno sita in uno dei luoghi storici dell'artigia-nato argentiero palermitano, che è Piazza Sant'Eligio, legato proprioal culto del protettore della maestranza degli orafi e degli argentieri.Inizia le prime esperienze nei lavori di restauro e nella fabbricazionedi oggetti destinati al culto. Questo settore diventa da subito il filoconduttore di tutta la sua attività. Dalla metà degli anni cinquantaalla metà dei sessanta è inserito in un'azienda palermitana di gros-se dimensioni, ma l'attenzione è sempre rivolta ad un'attività conmaggiori riferimenti alla dimensione artigianale. Finalmente nel 1968riesce ad avere un'attività autonoma, essenzialmente orientata alrestauro ed alla piccola produzione di oggetti sia di uso domesticoche religioso tutti legati da un'unica matrice di altissima qualità.Il laboratorio Amato è collocato nello splendido cortile di PalazzoRequesens di Pantelleria nel centro storico di Palermo, luogo di indub-bio fascino e che ospita uno degli esemplari giganti di Ficus che tantobene si sono acclimatati nei giardini palermitaniTra le opere realizzate o restaurate si ricordano l'ampolla donatadalla città di Palermo alla città di Assisi, la ricostruzione del mantodella Madonna delle Grazie della Chiesa Madre di Caltanissetta, ilgrande lampadario (48 Kg) per la Cattedrale di Palermo, è inoltrecitato in moltissime pubblicazioni sull'attività argentiera in Sicilia.Sue opere si trovano in collezioni private e luoghi di culto di tutto ilmondo.

Pietro (Piero) AccardiNato a Palermo il primo settembre 1953, inizia a nove anni ad aiu-tare il padre che lavora come argentiere. Svolge il duro tirocinio dibottega presso laboratori artigiani di Palermo, occupando tutti i livel-li fino a sentirsi maturo per l'apertura di un proprio laboratorio. Lascelta di campo è quella di operare realizzando manufatti in esem-plare unico o in piccolissima serie, tutti connotati da un alto livelloesecutivo. Parallelamente è attratto dall'attività di ricerca e di rifles-sione soprattutto nel campo dell'arte sacra. Negli ultimi anni ha par-tecipato ed è intervenuto a numerosi seminari e convegni come:Appartenenza e creatività - Roma 1998 e 1999, L'isola dell'argen-to - Palermo 1999; Imago unitatis - Vienna 2000 e 2001; Itinerariodello sguardo - Venezia 2002.Lavora nel campo della produzione e del restauro, sue opere soprattut-to legate all'uso liturgico sono presenti in Europa e in America del Sud.

Salvatore (Salvo) CarusoNasce a Palermo il 25 agosto del 1935, inizia all'età di nove anni alavorare nel campo dell'oreficeria e dell'argenteria seguendo le ormetracciate dal padre e prima di lui dal nonno. Negli anni tra il 1949ed il 1950 fa esperienza presso un laboratorio orafo, per poi passa-re dal 1950 ad una grossa azienda palermitana del settore argen-tiero. Dal 1952 diviene nella stessa azienda capo del reparto mon-taggio e finitura dei manufatti. Dal 1966 gestisce un'azienda propriadi lavorazione artigianale (LAFA) che impiega una quarantina dioccupati delle varie specializzazioni. È presente alle principali mani-festazioni europee ed estere.

Giuseppe Scafidi Nel cuore della Vucciria, uno dei mercati più antichi e famosi diPalermo, e precisamente in Via Argenteria, Giuseppe Scafidi ha dedi-cato tutta una vita all'arte dell'incisione e del cesello. Nato a Palermoil 7 luglio del 1914, all'età di tredici anni cominciò a frequentare lebotteghe degli artigiani orientandosi subito verso le affascinanti tec-niche decorative sui metalli preziosi. Maestro riconosciuto di interegenerazioni di cesellatori ha raggiunto livelli altissimi nei manufattidestinati al culto, ha inoltre partecipato ad operazioni di restauro chehanno consentito il recupero di opere essenziali per la storia dell'ar-genteria siciliana.

Cesare ScafidiFiglio di Giuseppe, un maestro riconosciuto della tecnica del cesello edell'incisione, si interessa fin dalla gioventù di arte ed artigianato diqualità. Dopo avere ottenuto il diploma di Maestro d'Arte e diMagistero d'Arte, pur collaborando con alcune aziende e svolgendoun'intensa attività di ricerca artistica sceglie come principale attivitàl'insegnamento sempre orientato alla ricerca e alla sperimentazionenel campo dei metalli. Svolge attività di ricerca e sperimentazione inpittura e scultura.

Il Centro Monte GrifoneIl Centro Monte Grifone dell'Associazione Arces è nato per fornire astudenti, tecnici, artigiani e giovani alle prime esperienze di lavoro lapossibilità di completare la propria formazione umana, culturale eprofessionale.Dal 1985 è attivo il Centro di Formazione Professionale MonteGrifone, creato con il desiderio di contribuire all'innovazione delle arti

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Fecarotta antichitàDi antichissima tradizione, l'attività nasce nel 1840, e vede impe-gnata la famiglia come gioiellieri e argentieri in Sicilia. Si sviluppa neglianni tra antiquariato e gioielleria contemporanea. Specializzato inargenti antichi e sheffield, seleziona oggetti preziosi e unici. Presso l'e-legante sede di Via Principe di Belmonte è possibile trovare i marchipiù prestigiosi come: Fabergé, Limoges, Buccellati, servizi in porcella-na e posateria in argento,. Grande cura è dedicata agli oggetti di tra-dizione siciliana, con particolare attenzione ai presepi in corallo.

Benedetto GelardiPalermitano, inizia molto giovane la pratica nei laboratori palermita-ni dedicandosi alle tecniche legate al cesello. Dopo avere percorsotutti i livelli dell'apprendimento di bottega, inizia una sua attività indi-pendente nella cornice del Palazzo Requesens di Pantelleria.Cesellatore tra i più apprezzati, opera con uguale dedizione e mae-stria sia nell'argenteria sacra che negli oggetti di uso domestico.

Guido SantoroNato a Palermo nel 1956, si occupa professionalmente di: progetta-zione, design, fotografia, grafica. Insegna Disegno e Storia dell'orefice-ria e dell'argenteria all'interno delle attività del Centro Monte Grifone

e dei mestieri. La strategia adottata per favorire un più rapido inse-rimento occupazionale dei giovani è quella di formare in loco gli spe-cialisti in grado di partecipare al processo di introduzione delle nuovetecnologie.Nel 1990 sono state avviate le attività del Club Monte Grifone, mira-te alla scolarizzazione e alla crescita umana dei ragazzi delle scuo-le elementari e medie di alcuni quartieri popolari di Palermo.All'interno di queste attività si inserisce la promozione di una serie diazioni destinate alla promozione ed allo sviluppo dell'oreficeria e del-l'argenteria. Oltre ai corsi per formare le nuove leve del settore si pro-muovono momenti di aggiornamento professionale per gli operatori,seminari e convegni, corsi specifici in collegamento con le associazio-ni di categoria. L'introduzione di nuove tecnologie, con particolareattenzione alle tecniche CAD (computer aided design) e CAM (com-puter aided machine), viene curata con la partnership con l'aziendaUNOCAD di Vicenza. L'attività nel settore orafo ed argentiero vienesvolta con il supporto ed in collegamento con l'AssociazioneProvinciale Orafi, Gioiellieri, Argentieri ed affini della Provincia diPalermo.

L'associazione ARCESNata per iniziativa di alcuni docenti, uomini di cultura e professionisti sici-liani nel 1970, è un Ente Morale, eretto dal Presidente della RepubblicaItaliana (D.P.R. n. 713 del 22/09/1976). Nel 1991 il M.U.R.S.T. ha deci-so di includere l'ARCES nel novero dei Collegi Universitari legalmentericonosciuti. L'ARCES realizza le sue attività grazie alla collaborazionedel governo italiano (Ministero dell'Università e della Ricerca Scientificae Tecnologica), della Regione Siciliana, della Commissione Europea e dialtri enti pubblici e privati italiani e stranieri.

Siddiolo (FASP)L'azienda Siddiolo di Giuseppe, Michele ed Antonio Siddiolo, è erededi un'antica tradizione che risale al 1836, quando Antonio Siddioloebbe una sua piccola bottega nel centro storico di Palermo che fusubito un punto di riferimento per nobili e religiosi. Figli e nipoti pro-seguirono con passione l'attività realizzando lavori che sono rimastipatrimonio di numerose chiese siciliane. Negli anni settanta GiacomoSiddiolo fonda l'attuale azienda, ed alla tradizionali tecniche di pro-duzione affianca l'uso di macchine utensili, senza dimenticare la tra-dizione che vede nell'intervento umano e nella decorazione a cesel-lo la caratteristica primaria.

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Redazione catalogo a cura di Luca M.Venturi.A complemento della mostra allestita nelle vetrine BSI di Palazzo Riva in via Magatti 2 a Lugano.Edizioni Ufficio Pubblicità e PR BSI S.A. Novembre 2002.