AREA Magazine n°32

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Anno VIII - Spedizione in A.P. - 70% Filiale di Pordenone - Taxe perçue Contiene I.P.

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Quadrimestrale di ricerca, innovazione e impresa di AREA Science Park

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Anno VIII - Spedizione in A.P. - 70%Filiale di Pordenone - Taxe perçueContiene I.P.

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sommario

Direttore responsabile:Leo Brattoli

Direttore editoriale:Francesca Tosoni

Comitato editoriale:Leo Brattoli, Paolo Cattapan,

Giuseppe Di Rosa, Gabriele Gatti,Giancarlo Stavro di Santarosa

Redazione:Consorzio per l’AREA di RicercaScientifica e Tecnologica di Trieste

Padriciano 99 - 34012 Triestetel. 040 375 5221 - 5206

fax 040 226698

Hanno collaborato:Giuliano Alessandro, Giada Cadei,

Michele Colonna, Ilaria Garofolo,Lara Dipace, Marianna Morelli,

Azra Nuhefendic, Stefano Papale,Roberto Pugliese, Cristina Serra,

Eleonora Vascotto.

foto di copertina:Roberto Barnabà

versione on line:www.area.trieste.it

Pubblicità:snc di A. Poduie e F. Zar

tel. 040 410910

Progetto grafico e impaginazione:snc di A. Poduie e F. Zar

Pubblicità Relazioni Pubbliche

Stampa: Editoriale Lloyd

Tiratura: 5.000 copie

Registrazione Tribunale Triesten. 906 del 16.06.1995

Questo numero è stato chiusoin tipografia nel mese di febbraio

editorialeUn’esperienza importante

di Giuseppe Di RosaGiuseppe Colpani,

nuovo Direttore Generale

Laureatiin vetrina

IRENEtechOpportunità tecnologichedel network Irene

La super grigliapassa da ELETTRAdi Roberto Pugliese

formazione& lavoroGiovani di talentodi Leo Brattoli

Due nuove pubblicazionidi AREA

primo pianoScommessa per il futuro

innovazione& impresa

Cinque volte centrodi Eleonora Vascotto

Tecnologie migranodi Lara Dipace

e Giuliano Alessandro

ricerca &tecnologia

Qualità extraverginedi Stefano Papale

Sviluppo sostenibiletransfrontalierodi Ilaria Garofolo

e Michele Colonna

25 annidi innovazioni

di Marianna Morelli

Ghana - Trieste - Ghanadi Azra Nuhefendic

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scienza& dintorniI crittografidelle proteinedi Cristina Serra

Il check-upbioelettrico

Ti misuroin un lampo

area newsPremio FIDAPA I Giacca direttoreICGEB I Albo Esperti I Talent Scoutper il Biotech I Imprese isontine IHanno visitato AREA

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Dall’8 gennaio 2005 il nuovo Direttore Generale del Consorzio per l’Areadi Ricerca è il dott. Giuseppe Colpani, mantovano, 44 anni da compiere amarzo. Piacenza è la sua città di adozione: è qui che risiede la famiglia,moglie e sei figli, ed è qui che ha conseguito nel 1985 la laurea inScienze Agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con unatesi sperimentale in Chimica vegetale dal titolo “Misure convenzionalidella stabilità strutturale e parametri del terreno”. Il percorso di studiè stato poi completato da un Master in Economia del Sistema Agro-Alimentare presso la S.M.E.A. di Cremona dell’Università Cattolicadel Sacro Cuore.

Le principali esperienze professionali precedenti di Colpani si dividonotra mondo industriale e universitario. Dal 1987 al 1994 è stato Coordinatore dell’area

“agro-industria” presso l'Ufficio Studi Ferruzzi-Montedison. Successivamente ha ricoperto incarichidirettivi nell’amministrazione universitaria, in particolare assumendo la Direzione generale dellesedi di Piacenza e Cremona dell’Università Cattolica, prima, e la Direzione amministrativadell’Università di Camerino, poi. L’ultimo incarico, prima di approdare a Trieste, è stato quello diDirettore Generale del Consorzio Agrario piacentino.Nel frattempo e contestualmente, è stato membro di numerosi consigli di amministrazione di entipubblici e privati e di commissioni. Talvolta anche semplicemente per passione, come nel caso dellaSocietà ciclistica professionisti di Piacenza Team LPR. Le due ruote, infatti, insieme all’arrampicatasportiva/alpinismo, alla pesca, alla musica e alle attività educative sono le sue occupazioni preferitenel tempo libero… sempre, naturalmente, che ce ne sia.n

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“USi conclude, con lo scadere del mandato affidatomi nel gennaio 2003,la mia avventura da Direttore Generale di AREA Science Park. Sonostati due anni intensi e pieni di soddisfazioni dal punto di vista pro-fessionale, durante i quali abbiamo avviato una riorganizzazioneinterna del Consorzio per l’Area di Ricerca e rafforzato il ruolo delparco scientifico sul territorio, ottenendo risultati di prestigio, unoper tutti la nascita del Distretto di Biomedicina Molecolare.Per me resterà motivo di orgoglio avere avuto l’opportunità diessere al vertice di un Ente che oggi è un imprescindibile puntoriferimento a Trieste (dove esiste una straordinaria concentrazionedi organismi di ricerca e di intelligenze) e, più in generale, nelpanorama delle istituzioni che in Italia si occupano di ricerca e di innovazione.Ringrazio di ciò, in primo luogo, il Presidente Maria Cristina Pedicchio, che ha voluto conti-nuassi in AREA il sodalizio professionale iniziato con lei all’ERDISU. Ringrazio anche il CDA cheha avuto fiducia in me, le Autorità con le quali mi sono relazionato e, soprattutto, i colleghi di lavorocon cui ho strettamente collaborato in questo biennio. Questi ultimi mi hanno spesso aiutatonello svolgere compiutamente le mie funzioni e con alcuni di essi ho avuto modo di stringereuna vera amicizia. Torno nella mia città, Genova, e sono contento di farlo. Ma sono altresì moti-vato a mantenere contatti vivi con una splendida città come Trieste, con le realtà scientifiche ele molte persone che qui ho conosciuto.Chiudo con l’augurio, doveroso ma non per questo meno sentito, di buon lavoro al mio successore,il dott. Giuseppe Colpani, che sono certo saprà interpretare e condurre al meglio le esigenze e lefinalità del Consorzio e di AREA Science Park.

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N’ ESPERIENZA IMPORTANTE”

GIUSEPPE COLPANI,NUOVO DIRETTORE GENERALE

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SCOMMESSA PER IL FUTURO

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Con il Distretto tecnologico di Biomedicina Molecolare il Friuli Venezia Giulia punta su un nuovomodello di distretto science based: da una forte componente scientifica alla nascita di una filieraimprenditoriale nel campo delle cure mediche di frontiera.

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e dellaRicerca, Letizia Moratti, e il Presidente dellaRegione autonoma Friuli-Venezia Giulia, RiccardoIlly, hanno firmato il 5 ottobre scorso a Trieste unprotocollo d’intesa per la realizzazione di unDistretto tecnologico di Biomedicina Molecolare. Èl’undicesimo distretto tecnologico promosso dalMIUR dopo quelli già avviati in settori diversi inLiguria, Piemonte, Lombardia (3 distretti), Veneto,Emilia-Romagna, Lazio, Campania, Sicilia. È il coronamento di un’idea la cui gestazione harichiesto due anni di intenso lavoro, durante i qualiAREA Science Park ha investito molto in termini dirisorse umane e finanziarie, coinvolgendo nell’ela-borazione del progetto le migliori competenze disettore presenti in regione ed esperti di livello inter-nazionale. L’alta qualità del potenziale scientificonel campo delle bio e nanotecnologie è certamenteuno degli aspetti alla base del progetto che,tuttavia, ha il suo punto di forza e di originalità nelcoinvolgimento di partner privati, industriali e finan-ziari, capaci di dare al Distretto quell’orientamemtoal mercato, quella finalizzazione alla realizzazionedi prodotti e alla nascita di nuove imprese che è ilfine ultimo, di medio-lungo termine.“La sfida è appena cominciata”, sottolinea il presi-dente di AREA Science Park Maria CristinaPedicchio, che ha fortemente creduto nel progettofin dagli esordi. “Siamo riusciti nell’impresa pernulla scontata di avvicinare il mondo imprenditorialea quello scientifico su un terreno concreto, in unprogramma che ha ben chiare finalità e tappe.L’interesse immediato riscontrato da un’industriacome la Bracco, la disponibilità di un colosso dellafinanza come Generali, entrambi nella compaginesocietaria del Centro di Biomedicina Molecolareche gestisce il Distretto, uniti alla capacità di unnuovo approccio all’attività di ricerca riscontrata inrealtà come la SISSA e il CRO di Aviano, hanno pro-dotto il risultato del primo distretto science basednato in Italia. Il passo iniziale, quello essenziale, èstato fatto: ora occorre fare in modo che, dal mix trauna forte componente scientifica e una qualificatacomponente di tipo industriale e privato, si arrivialla nascita di una nuova filiera imprenditoriale nel

campo delle cure mediche di frontiera”. Per il supporto alle attività del distretto si prevedeun impegno finanziario di 15 milioni di euro daparte del MIUR e di 21 milioni di euro da parte dellaRegione per i prossimi tre anni. In particolare, sulfronte occupazionale, lo studio di settore realizzatoproietta a 200-300 unità di forza lavoro qualificatal’incremento previsto nei primi 5 anni, con una pre-visione di 1.500-2.000 unità in 10 anni.“La costituzione del distretto tecnologico diBiomedicina Molecolare - ha detto il MinistroMoratti al momento della firma - si incentra su unalinea programmatica e di ricerca che può esserealla base di significativi risultati tecnico-scientificiper applicazioni nelle seguenti aree terapeutiche dimaggior impatto a livello mondiale: Oncologia;Cardiologia vascolare; Neuroscienze; Epatologia;Medicina rigenerativa. Le tecnologie specifiche dasviluppare nel Distretto necessitano di un fortetasso di interdisciplinarietà e trasversalità (nano-analisi, bioinformatica, scienza dei materiali, cellulestaminali), caratteristiche, queste, peculiari delsistema scientifico-tecnologico del Friuli VeneziaGiulia, grazie alla presenza in regione di un sistemadella ricerca unico in Europa. In questo quadro - haproseguito il Ministro - un significativo punto diforza è dato dalla presenza di AREA Science Park,uno dei principali parchi scientifici multisettoriali

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Il Ministro Moratti e il Presidente Illy

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europei e coordinatore del sistema degli enti diricerca regionali. In un campus di 55 ettari sonopresenti ben 75 insediamenti che vanno dai grandilaboratori di ricerca nazionali e internazionali allePMI attive in diversi settori high tech. I 1600 addet-ti che operano in AREA Science Park rappresentanoun capitale umano altamente qualificato, dinamicoe internazionale, particolarmente giovane (più del70% del personale del Parco è al di sotto dei 40anni) e culturalmente qualificato (il 62% possiedeuna laurea o un PhD). Fondamentale è inoltre lapresenza del Sincrotrone Elettra, laboratorio chevanta un rilievo nazionale e internazionale strategicoper la posizione italiana nella Scienza e Tecnologiadei Materiali e dei Biomateriali e nelle NanoScienzee NanoTecnologie, a livello mondiale”.Gli studi di fattibilità, realizzati per la progettazionedel Distretto di Biomedicina Molecolare, hanno evi-denziato che il Distretto può contare sui seguentielementi di forza:* una significativa massa critica di attività e compe-tenze tecnico-scientifiche complementari, indi-spensabili allo sviluppo di un settore come laBiomedicina Molecolare. Un sistema scientifico chebeneficia di competenze e know how in ambiti chevanno dalla fisica alla scienza dei materiali, dallafarmacologia alla chimica, dalle nanotecnologiealla bioinformatica; * il Friuli Venezia Giulia ha nelle Biotecnologie, e inparticolare nella Biomedicina Molecolare, uno deisettori meglio rappresentati, con un numero di circa500 ricercatori che operano in questo campo;

Le attività Le attività sulle quali il Distretto intende puntaresono riconducibili ai seguenti punti:a) rafforzare la ricerca, tramite il coinvolgimentosistematico di partner industriali per progetti diricerca misti pubblico/privati;b) attrarre aziende leader nel settore, tramiteun’attività di marketing diretto e la predisposi-zione di incentivi;c) promuovere la crescita dell’imprenditorialitàtecnologica nell’area del Distretto anche attra-verso la costituzione o la partecipazione a fondidedicati al seed e all’early stage financing el’attivazione di incubatori “avanzati” e di risorsequalificate a livello internazionale, specializzatenel business development;d) aumentare l’efficacia della commercializzazionedella proprietà intellettuale, tramite investimentiselezionati in test pre-clinici e la costituzione diun ufficio dedicato.Sono stati inoltre definiti e condivisi alcuniprincipi guida di funzionamento del Distrettotecnologico, che in particolare dovrà:a) fare leva su un’entità esistente, che abbiaun’adeguata organizzazione e sviluppi modalitàdi interazione con gli altri attori del territorio,cioè il Consorzio di Biomedicina Molecolare;b) disporre di un gruppo di management dedicatoe di profilo internazionale;c) essere guidato e rappresentato da leaderautorevoli appartenenti al mondo della ricerca edell’industria.

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* la leadership di alcuni scienziati di fama interna-zionale nel settore e la presenza di grandi installa-zioni di ricerca di avanguardia tecnologica; * la presenza di imprese operanti nel settore farma-ceutico in settori di punta, nonché di spin-offimprenditoriali derivanti dalle attività di ricerca;

* la presenza in regione di una struttura operativa -la Società CBM Consorzio di BiomedicinaMolecolare - che si occupa di valorizzazione dellaricerca, del trasferimento dei risultati della ricercaal mercato e di attrattività di nuove imprese. Grazie al coinvolgimento di ricercatori internazio-

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CBM, motore del DistrettoIl Consorzio di Biomedicina Molecolare è una società consortilepubblico-privata, la cui attività, oltre che sulla ricerca di base,pone l’accento sulle applicazioni cliniche, sul completamentodella ricerca industriale e sullo sviluppo precompetitivo nel mer-cato delle biotecnologie. Sono soci del CBM realtà della ricercapubblica, dell’industria e della finanza: Consorzio AREA SciencePark (socio di maggioranza con una quota del 40%), IRCCS BurloGarofolo, CRO Aviano, LINCIB, SISSA, Bracco Imaging S.p.A.,Assicurazioni Generali S.p.A., Italtbs S.p.A., Laboratori DiacoBiomedicali S.p.A., Eurospital S.p.A., Bruker Biospin S.r.l., Centroper lo Studio delle Malattie del Fegato, Fondazione Callerio,Intrumentation Laboratory S.p.A., Transpharma S.r.l. e prossima-mente le Università di Udine e di Trieste. Presidente del CBM è Maria Cristina Pedicchio, Direttore Generale è Giuseppe Tudech. A presiedere ilComitato Scientifico del CBM è Mauro Ferrari, ordinario di Medicina interna e di Ingegneria meccanica allaOhio State University (USA), considerato tra i massimi esperti mondiali di nanotecnologie applicate allamedicina. Uno degli obiettivi più qualificanti del CBM è quello di stabilire delle relazioni stabili e proficue conle maggiori realtà italiane e straniere, scientifiche e imprenditoriali del settore e di fornire servizi avanzati allaricerca e all’impresa, finalizzati anche alla predisposizione e gestione di progetti condivisi, per l’ottenimentodi specifici finanziamenti nazionali ed europei. Il CBM ha già avviato in questo senso, con buone prospettivedi successo, alcuni progetti. Altri ambiti prioritari sui quali il CBM sta incentrando la propria attivitàriguardano la formazione, le risorse umane, la realizzazione di laboratori attrezzati, con apparecchiature estrumentazioni di alto livello oggi non disponibili e il reperimento di risorse finanziarie. “Il CBM - spiega il presidente Pedicchio - è un progetto ambizioso, i cui programmi sono ancorati a tre ideeforti: eccellenza, meritocrazia, internazionalizzazione. L’alto livello dei soci fondatori pubblici e privati, sonogaranzia per il raggiungimento di buoni risultati futuri”.

Risorse Umane e FormazioneL’attrazione di “cervelli” è uno degli obiettivi del CBM e del Distretto e l’istituzione di borse di ricerca e dimobilità rappresenta uno degli strumenti fondamentali a questo scopo. Le risorse umane, la loro qualità emobilità, infatti, hanno rilevanza strategica in un progetto di questo tipo e il loro adeguamento diviene d’im-portanza cruciale, come del resto viene costantemente indicato negli indirizzi dell’Unione Europea.Nelle scorse settimane è stato chiuso un bando per borse individuali di mobilità internazionale, riservato a lau-reati stranieri presentati, attraverso un progetto di ricerca, da società e centri insediati in AREA Science Park.Il CBM sta avviando una serie di opportunità di formazione, in particolare dedicate ai ricercatori provenientidai Paesi in via di sviluppo, in collaborazione con il Ministero degli Esteri. Le attività di formazione vedono ilcoinvolgimento diretto dell’ICGEB e dell’ICS-UNIDO, grazie alla stipula di apposite convenzioni.È di prossima pubblicazione un bando per quattro borse di studio e due contratti di specializzazione post-doc per la formazione nella ricerca e nel trasferimento tecnologico nel settore della biomedicina molecolare.Inoltre la SISSA, tra le attività che svolgerà nell’ambito del CBM, bandirà altre quattro borse di formazione,cui si aggiunge una convenzione di stage con borsa di studio per il trasferimento tecnologico dalla ricercaall’impresa per un giovane laureato in giurisprudenza che ha conseguito un master di secondo livello inproprietà intellettuale.È stato recentemente presentato, infine, un progetto di ricerca - Research Training Network - Marie Curie,all’interno del Sesto Programma quadro sull’uso delle nanotecnologie nella diagnosi precoce in oncologia.Si punta anche al coinvolgimento nel distretto di ricercatori di chiara fama. Il prof. Edoardo Boncinelli haaccettato un incarico di consulente scientifico del CBM. In questa veste contribuirà anche a rafforzare leattività di comunicazione scientifica del Centro, date le sue indiscusse doti di divulgatore.

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Le collaborazioni internazionali • Progetto italo-statunitense sulle nanotecnologie applicate alla lotta al cancro È in via di completamento, nel campus di Basovizza di AREA Science Park, il laboratorio di 150 mq che acco-glierà l’insediamento di un nuovo Centro di ricerca, frutto di una cooperazione tra Italia e USA, che coinvolgeil Ministero della Sanità, l’Istituto superiore di Sanità, l’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare delCNR e, per parte statunitense, il National Institutes of Health (NIH) e il National Cancer Institute (NCI).L’attività del laboratorio, che opererà nell’ambito del CBM, prevede la messa a punto di un sistema dirilascio controllato di farmaci attraverso un nanodispositivo in silicio da introdurre nell’organismo. Il nano-dispositivo consentirà di portare, direttamente a ridosso di precise molecole bersaglio da trattare in funzioneanti-cancro, cellule opportunamente isolate e protette dal sistema immunitario (che altrimenti le distrugge-rebbe), in grado di rilasciare con dosaggio predeterminato e continuo un principio attivo.Nel caso specifico (il modello è in fase preclinica), si tratta di citochine che, su ratti da laboratorio affetti dametastasi epatiche da carcinoma colonrettale, verranno testate per un trattamento chemio-immunoterapico,nell’ambito di una strategia terapeutica combinata antineoplastica. Il progetto di ricerca sarà in paralleloportato avanti nel CBM e nei laboratori dell’Area CNR di Tor Vergata a Roma. Responsabili della ricerca sono,per la parte italiana, il prof. Guido Rasi dell’INMM-CNR Sezione di Medicina Molecolare e, per la parte sta-tunitense, il prof. Mauro Ferrari del NIH-NCI. La realizzazione di uno spin-off è l’obiettivo finale del progetto,una volta che saranno portate a termine con successo prima la fase di messa a punto del sistema disomministrazione, poi quella di ottimizzazione della strategia terapeutica e di verifica dell’efficaciaantineoplastica del modello.

• Avviati i contatti con un’azienda nano-bio-tech della Silicon ValleyIl Consorzio di Biomedicina Molecolare, congiuntamente a Friulia Spa e Sviluppo Italia, ha in corso una trat-tativa con un imprenditore statunitense che opera in Silicon Valley (California) nel settore della produzionee commercializzazione di dispositivi nano-bio-tech utilizzati in medicina. Si tratta di Nick Arvanitidis, attual-mente titolare di iMEDD e in passato amministratore di SEQUUS Pharmaceuticals. iMEDD è un’impresaspecializzata in tecniche di microfabbricazione per la realizzazione di dispositivi estremamente miniaturiz-zati per il rilascio controllato di farmaci. L’obiettivo della trattativa in corso con il CBM è quello di realizzarein Friuli Venezia Giulia un centro di produzione di nanovettori costituiti da particelle in silicio biodegradabile,da utilizzare per il trasporto e il rilascio di farmaci nell’apparato cardiocircolatorio per terapie mirate, coneffetti collaterali sul paziente fortemente diminuiti rispetto a quelli connessi alle esistenti opzioni terapeu-tiche. L’applicazione è di particolare interesse nel settore oncologico.La produzione, protetta da brevetto USA, potrebbe essere avviata e commercializzata in tempi brevi, grazieanche alle sinergie esistenti con importanti realtà di ricerca, quali CNR-Tasc e Sincrotrone ELETTRA, e finan-ziarie, quali Sviluppo Italia e Friulia. L’imprenditore californiano ha già in passato portato alcune iniziativeda start-up universitarie all’approvazione della Food and Drug Administration (FDA), accompagnandole finoalla fase di commercializzazione. A breve saranno messi a punto gli aspetti, tecnici, manageriali, finanziari,necessari alla definizione di un adeguato business plan.

nali, che collaborano con il Governo statunitense eil National Cancer Institute nell’ambizioso progettodi rendere inoffensivo il cancro entro il 2015, ver-ranno rafforzati i rapporti di collaborazione tra laricerca italiana e quella americana. Saranno pro-mossi programmi e progetti di studio e di ricerca diinteresse industriale. In questo quadro il Consorziodi Biomedicina Molecolare (CBM) avrà il compito disovraintendere all’organizzazione del Distretto tec-nologico, di elaborare le linee strategiche di indirizzoper le attività poste in essere contribuendo al lorosvolgimento, di assicurare la promozione delleiniziative programmate. AREA, per conto dellaRegione Friuli Venezia Giulia, eserciterà la vigilanzagestionale delle risorse rese disponibili per l’opera-tività del Distretto di Biomedicina Molecolare.

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Cresce la rete Innovation Network e con essa i progetti su tecnologie e servizi di settore.I beneficiari sono intere filiere produttive o gruppi di imprese.

L’evoluzione delle positive esperienze, maturatecon Progetto Novimpresa, a sostegno della compe-titività delle imprese del Friuli Venezia Giuliasi sono riversate in un progetto organico checontempla sia il trasferimento tecnologico che lavalorizzazione della ricerca regionale: InnovationNetwork. Caratteristiche peculiari di InnovationNetwork sono la specializzazione a sostegno dispecifiche tipologie produttive presenti in regione,il funzionamento “a rete” dei diversi Centri diCompetenza, la presenza diffusa e stabile sul terri-torio e il suo forte orientamento al mercato.I Centri di Innovation Network dispongono di nume-rosi strumenti condivisi che agevolano il percorsodelle aziende verso l’innovazione. Grazie alla pre-senza in AREA dell’Ufficio Studi e PatLib, chefornisce informazioni brevettuali e documentaliutilizzando le sue oltre 700 banche dati internazio-nali, è molto più semplice per le imprese ottenereinformazioni preziose su nuove tecnologie di inte-resse ed eventuali brevetti depositati. Attraverso larete europea degli Innovation Relay Centre, cuiAREA aderisce, il Centro è inoltre in grado di avviarerichieste di tecnologie ed ottenere rapidamenterisposte su tematiche di particolare interesse per leaziende del settore. Gli operatori del Network sonodotati di strumenti che consentono la catalogazionee la gestione sia delle esigenze di innovazione pro-venienti dalle aziende, sia delle migliori competenzedisponibili a livello scientifico, cosa che facilita lagestione di progetti di ricerca multi-partner. Infinela disponibilità di una nuova piattaforma di know-ledge management permette di condividere leesperienze e le informazioni raccolte, favorendo lacrescita di una base comune di conoscenza.I primi cinque Centri di Competenza già operativi diquesta “rete per l’innovazione” sono quelli diLegno&Arredo, Ingegneria d’Impresa, Agro-Industria, Ambiente e Nautica. Facciamo una pano-ramica di aggiornamento sulle loro attività.

Legno&ArredoTra le numerose iniziative del Centro, dall’avviodelle attività presso il Catas a San Giovanni alNatisone, si segnala qui un progetto per misurare il

grado di finitura superficiale del legno. Valutare laqualità della levigatura superficiale del legno èun’operazione da sempre affidata all’occhio e allamano dell’uomo, ma attualmente questo metodo,anche se efficace, non risulta abbastanza efficiente.Se infatti le apparecchiature esistenti consentonouna precisione sufficiente alle applicazioni in settoriquali quello del metallo, ciò non è altrettanto veroper superfici in proporzione molto più grezze, comenel caso del legno e della plastica. Questi materiali,infatti, necessitano di un minor grado di definizione,ma di misurazioni su superfici molto più estese. Poter valutare l’efficienza delle operazioni dilevigatura durante l’esecuzione dei processi con-sentirebbe un’importante ottimizzazione deglistessi. Da questa necessità nasce il progetto delCentro Legno&Arredo per la realizzazione di unrugosimetro per legno, uno strumento che consentacioè di automatizzare queste analisi direttamentesulla linea e di pilotare di conseguenza le fasi suc-cessive della produzione.Il progetto si pone l’obiettivo di individuare, magaritrasferendole da altri contesti di impiego, qualiquelli scientifici, le tecnologie più adatte per la rea-lizzazione dello strumento.

Ingegneria d’ImpresaIl Centro di Competenza Ingegneria di Impresa hatrovato la sua collocazione definitiva a Udine pressoPalazzo Torriani, grazie a una collaborazione tra

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AREA Science Park e l’Associazione degli Industrialidella Provincia di Udine. La sinergia tra i due part-ner e la nuova localizzazione al centro del FriuliVenezia Giulia agevolerà l’incontro tra domanda eofferta di innovazione nella gestione organizzativaaziendale, un tema critico per la competitivitàregionale che coinvolge trasversalmente le impresedi tutti i settori produttivi.Il Centro sta fornendo supporto al Consorzio delProsciutto di San Daniele per individuare le tecno-logie più adatte a dotare di un più moderno sistemadi informatizzazione il già avanzato sistema di trac-ciabilità e rintracciabilità della filiera di cui è dotatala DOP “Prosciutto di San Daniele”, che da oltre 10anni certifica, fin dalla nascita, il suinetto destinatoalla produzione del famoso cosciotto friulano e chene traccia tutte le fasi della vita, le modalità di alle-vamento e alimentazione, fino “alla porta del pro-sciuttificio”. Terminata la prima fase dello studio, èora in corso la realizzazione di un progetto pilota.L’iniziativa, finanziata dalla Regione Friuli VeneziaGiulia nell’ambito del Piano di Sviluppo, punta aprodurre una “etichetta trasparente” destinata alconsumatore finale, che riporta in chiaro tutti glielementi di tracciabilità che stanno a monte delprodotto finito e che sono già presenti in modocodificato.Un’altra iniziativa ha visto la conclusione dellaprima fase di uno studio avviato in collaborazionecon il Consorzio Produttori Pietra Piasentina, mate-riale estratto e lavorato da un gruppo di impreseaderenti al Consorzio. In base a questo studio, sista analizzando la fattibilità di un sistema centraliz-zato e integrato di gestione delle risorse e dellecommesse che coinvolgono congiuntamente le

diverse imprese del Consorzio. L’obiettivo è quellodi migliorare le performance delle imprese delConsorzio attraverso una migliore efficienza com-plessiva e un utilizzo ottimizzato sia della materiaprima che delle risorse produttive e degli impianti.

Agro- IndustriaDopo l’avvio degli uffici di Ruda, è prevista a brevel’apertura di un secondo punto di contatto regionaledel Centro di Competenza Agro-Industria, grazieall’accordo di collaborazione con il DistrettoIndustriale dell’Alimentare di San Daniele. Situatoall’interno del Parco Alimentare di San Daniele, ilnuovo punto di contatto assisterà le imprese delDistretto offrendo loro servizi finalizzati a svilupparetemi di natura tecnica e scientifica in linea con lapropria specializzazione. Tra questi l’assistenza suprogetti finalizzati all’adozione di innovazione,come lo studio e la progettazione di soluzioni conalti contenuti innovativi, l’analisi di convenienza diprocessi e tecnologie, gli studi di fattibilità tecnica,gli studi di mercato, il monitoraggio tecnologico e ilsupporto tecnico ai programmi di ricerca.È stata inoltre firmata di recente una convenzionequadro con la Stazione Sperimentale perl’Industria delle Conserve Alimentari di Parma(SSICA). Il SSICA si colloca tra le più importantiistituzioni di ricerca applicata nel settore dellaconservazione degli alimenti a livello internazio-nale. L’accordo prevede l’avvio di una cooperazionetecnico-scientifica che consentirà di erogare inter-venti di “prima informazione” e di consulenzaper la realizzazione di progetti di innovazione afavore delle imprese agro-alimentari del FriuliVenezia Giulia.

8Paolo Cattapan, Pierpaolo Ferrante, Roberto Cosolini, Maria Cristina Pedicchio

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AmbienteDallo scorso novembre il Centro di CompetenzaAmbiente ha una nuova sede preso l’Ente ZonaIndustriale di Trieste (EZIT). Il Centro ha l’obiettivodi fornire assistenza per la riduzione dell’impattoambientale dei processi produttivi, il disinquina-mento, il recupero e il riciclo di scarti e sfridi diproduzione, l’impiego di fonti energetiche rinnova-bili e l’ottimizzazione del consumo energetico.L’attività del nuovo Centro di Competenza Ambiente èfinalizzata, inoltre, a sviluppare le opportunità dicollaborazione e di raccordo tra ricerca e impresanell’applicazione delle tecnologie ambientali, offriresupporto e assistenza per la realizzazione di progettidi Ricerca e Sviluppo (attraverso consulenze speciali-stiche, analisi di fattibilità tecnico-economica,monitoraggio delle attività), promuovere la culturadell’innovazione a supporto dello sviluppo tecnolo-gico delle imprese. Il Centro sarà a disposizione ditutte le imprese del Friuli Venezia Giulia e consentirà,allo stesso tempo, alle realtà produttive insediate sulterritorio di avere accesso all’intero sistema di com-petenze e servizi collegati ad AREA Science Park.L’EZIT, dal canto suo, potrà avere nel Centro un validopartner nella ricerca di soluzioni alle problematicheambientali del comprensorio industriale triestino.Il Centro di Competenza Ambiente nasce con unadote di esperienze di settore e di documentazionederivanti da progetti e studi condotti da AREA SciencePark negli ultimi anni sulle tecnologie nel settoredelle acque, sull’abbattimento dei composti organicivolatili nella produzione di materiali plastici, sullepotenzialità d'impiego del fotovoltaico nei processiproduttivi, sui processi innovativi per l’abbattimentodi solventi da reflui gassosi industriali e altro.

NauticaAvvalendosi della collaborazione del Dipartimentodi Economia e Tecnica Aziendale dell’Università diTrieste, l’ultimo nato dei Centri Innovation Networkha concluso la prima fase ricognitiva di uno studiodi settore della nautica da diporto e della cantieri-stica navale in Friuli Venezia Giulia. Lo studioterminerà nella primavera 2005 e offrirà a tutti glioperatori interessati un quadro oggettivo su carat-teristiche, articolazione, relazioni e prospettive ditutte le realtà produttive che oggi operano in questidue importanti comparti regionali. L’elaborazionedelle informazioni raccolte (in particolare l’analisidei punti di forza e di debolezza dei due comparti ei possibili scenari di sviluppo futuro) consentirà alCentro di evidenziare esigenze anche latenti diinnovazione, utili per progettare servizi a sostegnodella competitività. Collaborano con AREA, in que-sta iniziativa, l’Unione degli Industriali della provin-cia di Gorizia, il Consorzio per lo SviluppoIndustriale del Comune di Monfalcone, la SocietàIsontina di Sviluppo e la Provincia di Gorizia.

Eleonora Vascotto

riferimentoPaolo Cattapan AREA Science Parktel. +39 040 3755275fax +39 040 [email protected]

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TECNOLOGIEMIGRANO

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Grazie alla rete IRC IRENE, T-Connect, giovane azienda insediata in AREA,ha acquisito dalla società austriaca Igisa GmbH una piattaforma informatica client-server,

da integrare in un proprio sistema di geolocalizzazione.

La tradizionale leadership europea in diversi settoriindustriali è ormai messa in discussione da aziendedi Paesi in via di sviluppo, interessati da una rile-vante crescita economica e da un incremento dellivello tecnologico. Una delle principali esigenzedel tessuto produttivo europeo, prevalentementecostituito da piccole e medie imprese, è quindi lacapacità di offrire prodotti e servizi in grado diessere competitivi sul mercato globale in termini diqualità, prestazioni e livello di innovazione. A que-sta esigenza è possibile dare soluzione accedendoal patrimonio di know how e di tecnologie svilup-pate all’interno del mercato europeo e attivandoprocessi di trasferimento tecnologico transnazionale,che consentano di acquisire e valorizzare i risultatidella ricerca europea e i ritrovati tecnologici giàpronti all’uso.A tal fine, la Commissione Europea ha istituito dal1995 la rete degli Innovation Relay Centres (IRCs)con l’obiettivo di sensibilizzare e supportare le PMInell’intraprendere iniziative di trasferimento tecno-logico transnazionale, volte a favorire la coopera-zione industriale sotto qualsiasi forma. La rete IRC,che si estende su 33 nazioni europee, coinvolgecentri di ricerca pubblici e privati, parchi scientifici

e tecnologici, università, camere di commercio eagenzie per l’innovazione tecnologica. Si è intesocosì creare le condizioni favorevoli allo scambio ditecnologie e know-how sia tra soggetti industrialioperanti nello stesso settore (o in settori comple-mentari), sia tra il mondo della ricerca e le imprese. Attualmente la rete IRC si articola in 71 centri, coor-dinati da una Unità Centrale con sede a Bruxelles. Icentri a loro volta constano complessivamente dioltre 250 partner, ciascuno dei quali ha l’obiettivodi fornire un supporto per l'innovazione alle impresee di favorire gli scambi di tecnologie e conoscenzeinnovative a livello regionale e locale. AREA Science Park è da anni partner dell’IRCIRENE-Italian Relay Centre North-East, competenteper le regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, EmiliaRomagna, Marche e per la provincia autonoma diTrento. La rete IRC costituisce attualmente la piùampia organizzazione europea dedicata all’analisisul campo delle specifiche esigenze tecnologichedelle imprese e all’identificazione delle possibilisoluzioni industriali. La rete IRC garantisce, cioè, lacircolazione di informazioni relative a precise offertee richieste tecnologiche, facendo da volàno per lacostituzione di partenariati tecnici e industriali.

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La struttura degli IRC provvede a individuare einstradare le richieste o le offerte inerenti specifi-che tecnologie e competenze; ciò avviene ancheattraverso l’elaborazione di una serie di informazioniimmesse nel BBS (Business Bulletin System), undatabase gestito dai vari partner degli IRC. Nel BBSsono immagazzinate informazioni sulle tecnologieinnovative disponibili all’uso, nonché le indicazionisulle tipologie di accordo di trasferimento che gliofferenti e i richiedenti intendono stipulare. Grazieal BBS e alle relazioni che la rete IRC è in grado diinnescare tra i suoi operatori, ciascun partner dellarete è in grado di supportare le imprese operantinel territorio di propria competenza, in termini divalorizzazione del loro potenziale tecnologico o dirisposta alle esigenze di innovazione.AREA Science Park, godendo di un rapporto privile-giato con le università e le istituzioni scientifiche, èin grado di esercitare un’azione incisiva ed efficacedi raccordo tra la ricerca e l’industria nel quadrodell’internazionalizzazione delle imprese e dellestrutture di ricerca regionali. Ne è un esempio uncaso di trasferimento tecnologico transnazionaletra Italia e Austria, promosso con successodall’Unità IRC IRENE di AREA, in collaborazione conl’IRC austriaco CATT Innovation Management GmbHdi Linz.L’intervento congiunto dei due IRC ha infatti con-sentito di pervenire, nel marzo 2004, a un accordodi licenza d’uso tra l’azienda T-Connect Srl, insediatanel parco scientifico, e la società austriaca Igisa

GmbH. L’accordo prevede l’acquisizione da parte diT-Connect della tecnologia MediaMap® -Multidirectional information and geographical datacommunication for disaster, rescue and field-mana-gement by using mobile devices - sviluppata daIgisa e comprende, oltre alla fornitura della tecno-logia da parte austriaca, anche l’assistenza tecnicaalla T-Connect e la formazione del personale.Il successo di questa operazione di trasferimentotecnologico transnazionale nasce dall’azione dimonitoraggio tecnologico sistematicamente con-dotta dall’IRC IRENE di AREA presso le aziendedel Friuli Venezia Giulia, che ha consentito di indivi-duare, tra le altre, la specifica esigenza dellaT-Connect di acquisire una piattaforma informaticaclient-server, da integrare in un proprio sistema digeolocalizzazione in fase di sviluppo. Il sistema digeolocalizzazione della T-Connect è attualmenteorientato alla realizzazione di applicazioni per l’au-tomazione della forza vendita delle aziende e perl'assistenza tecnica sul campo. Un sistema di geo-localizzazione così concepito è di particolare inte-resse per aziende che si occupano della gestione edella manutenzione degli impianti per servizi dipubblica utilità (telefonia fissa, distribuzione gas,energia elettrica). Il sistema di T-Connect metterà adisposizione degli operatori l’accesso remoto a undatabase aziendale di informazioni circa lo statomanutentivo delle apparecchiature e degli impianti,dotato dei relativi schemi realizzativi, della tipologiadi interventi effettuati, delle modalità di gestionedelle operazioni di manutenzione, delle proceduredi collaudo, ecc.Il valore e l’efficacia dell’intervento dell’IRC IRENErisiede nella consolidata capacità di accesso alletecnologie più innovative e di valutazione e selezionedei partner più idonei a rispondere alle esigenzedel cliente. Nel caso specifico, l’IRC IRENE ha indi-viduato nella tecnologia MediaMap dell’aziendaaustriaca Igisa GmbH la soluzione più rispondentealle esigenze espresse dalla T-Connect e ha affian-cato costantemente la società cliente nel corsodell’intero processo di valutazione e negoziazione,fino alla conclusione del contratto di trasferimentotecnologico transnazionale, sostanziatosi nellacessione di una licenza d’uso.

Lara Dipace e Giuliano Alessandro

riferimentoGabriele GattiAREA Science ParkTel +39 040 3755238Fax +39 040 [email protected]

T-ConnectT-Connect S.r.l. è stata costituita nell'aprile 2002a coronamento di due anni di attività delProgetto QUASI_E, finanziato dal programmacomunitario Innovation con il fine di promuoverela nascita di nuove imprese ad alto contenutotecnologico, derivanti dallo sfruttamento com-merciale della conoscenza sviluppata presso ilaboratori di ricerca universitari del Friuli-Venezia Giulia.T-Connect s.r.l. è insediata in AREA Science Parked è composta da un team di professionisti pro-venienti dai settori della telefonia mobile e nelleaziende di sviluppo software. Al lancio di T-Connect partecipa Innova Spa,azienda leader in Italia in attività di trasferimentotecnologico e promozione dell’innovazione.La società opera nella ricerca e sviluppo di appli-cazioni innovative per piattaforme di terza gene-razione, supportate dalle funzionalità di locali-zazione. Il suo target di mercato è quello dellepiccole e medie aziende i cui dipendenti necessi-tino dell’accesso da remoto a informazioni pre-senti nel database centrale.

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SVILUPPO SOSTENIBILETRANSFRONTALIERO

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Un programma di azioni unitarie in ambito INTERREG per la sensibilizzazione della culturadell’abitare e del costruire sostenibile nell’area trasfrontaliera tra Italia e Slovenia.

Nel quadro del programma comunitario INTERREGIII A Italia – Slovenia 2000–2006, la Regione FriuliVenezia Giulia ha recentemente promosso alcunistudi e ricerche per la messa a punto di strumenticondivisi finalizzati allo sviluppo sostenibile dellearee di confine interessate da un processo di inte-grazione che seguirà l’eliminazione fisica dellafrontiera.Il Dipartimento di Progettazione Architettonica eUrbana dell’Università di Trieste ha ricevuto l’inca-rico da parte della Direzione Regionale dell’Edilizia,di sviluppare il programma di ricerca denominato“Modelli e tipologie insediative nell’ottica dellasostenibilità ambientale nelle aree trasfrontaliereItalia - Slovenia”. Alla ricerca partecipano comepartner sloveni lo ZRS di Capodistria - Centro perle Ricerche Scientifiche nonché nucleo della nuovaUniversità della Primoska, la Facoltà di Architetturadell’Università di Lubiana e la GreenLab, societàinsediata in AREA Science Park. Tutte le soluzioniindividuate e i prodotti del progetto voglionoessere un contributo all’armonizzazione dellescelte attuabili per la gestione del territorio, delpaesaggio, del costruito e delle azioni perseguibiliin cooperazione per la formazione e la diffusionedella cultura del progettare e costruire rispettandol’ambiente.Le fasi di attuazione del progetto si svolgeranno suun arco temporale di 18 mesi e sono mirate a:definire e sperimentare modelli di procedura e stra-tegie progettuali, gestionali e modalità operativecondivise dai diversi attori del processo edilizio e ditrasformazione del territorio, da assumere comeriferimento e indirizzo per le fasi di pianificazione,progettazione e attuazione degli interventi sugliinsediamenti e sul paesaggio nelle aree transfron-taliere; individuare percorsi formativi miratiall’acquisizione delle capacità gestionali di stru-menti dedicati per la progettazione e valutazionedegli interventi sul territorio, sia a scala urbana cheedilizia, nell’ottica della sostenibilità ambientale;contribuire fortemente alla formazione di un saperediffuso che rappresenta un’azione fondamentalenell’acquisizione della coscienza ambientale nonsolo per gli operatori “tecnici” ma anche e soprat-

tutto per gli utenti finali dei beni – edilizia, territo-rio, ambiente.Le strategie e le modalità operative che si voglionoindividuare non prescinderanno dalla considerazionedelle potenzialità del contesto e delle risorse cheesso offre: questo nell’intento di delineare unapproccio alla costruzione di piani e progetti fondatosull’ottimizzazione, la conservazione e il rinnovo diun patrimonio locale sedimentato e in parte tra-sformato, che si distingue per l’elevata qualitàambientale e storica del paesaggio insediato, lapresenza di un sapere diffuso relativo alla gestionedel territorio che le comunità locali hanno espressonel tempo (e che oggi rischia di andare perduto),una forte caratterizzazione dei materiali e delletecniche costruttive. A tal fine la ricerca prevedel’approfondimento e la verifica degli strumentiideati su tre casi di studio: aree trasfrontaliere diDrenchia - Tolmino, Muggia – Capodistria e DuinoAurisina - Komen, con la costruzione di tavoli dilavoro intersettoriali che saranno aperti alla parte-cipazione degli amministratori locali. I risultati del progetto saranno oggetto di ampiadiffusione sia a livello locale sia a livello nazionalee internazionale, attraverso la stampa e via inter-net, nonché attraverso convegni e workshop, nazio-nali e internazionali. Ulteriori informazioni sonodisponibili all’indirizzo www.borderlink-is.net.

Ilaria Garofolo e Michele Colonnanum

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QUALITÀEXTRAVERGINE

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Elevati parametri di qualità e rigorosi controlli sul prodotto sono i soli elementi in gradodi salvaguardare sui mercati internazionali un simbolo della cultura alimentare italiana:l’olio extravergine d’oliva.

Con l’ingresso nella Comunità Europea e la conse-guente estensione del mercato si è fatto semprepiù indispensabile dover fornire una certificazionedi qualità sulla produzione di prodotti alimentaritipici nazionali. Ciò ha fatto sì che gran parte deiproduttori alimentari di prodotti tipici italiani comevino, formaggio, olio, ecc., si trovasse sprovvedutanon solo sui nuovi parametri di controllo qualitàrichiesti dalle normative europee, ma anche sullecapacità e sulle metodiche di tali controlli. È facilecomprendere come le categorie più penalizzate daquesto punto di vista siano state le piccole e medieimprese di produttori, le quali sono, a volte, legatea sistemi di produzione di tipo artigianale-tradizio-nale. Inoltre un altro problema sorto con la nascitadel mercato “Globale” è stato quello della salva-guardia del prodotto nazionale. Dopo una lungabattaglia nel 1998 si arrivò fino al Parlamento ita-liano dove venne adottata la Legge 313/98 sulmade in Italy e su norme assai restrittive nei con-fronti di operazioni poco rassicuranti che avvenivanonelle produzioni alimentari. In particolare furonoaffrontati temi come: trasparenza in etichetta agaranzia del consumatore, indicazione dell’origine,sicurezza alimentare. Uno dei prodotti alimentari nazionale più soggettoa tutti questi cambiamenti e alle nuove esigenze dimercato si è rivelato l’olio d’oliva. In questi ultimianni il mercato dell’olio d’oliva ha subito grossicambiamenti: infatti, non solo Paesi tradizional-mente non utilizzatori di questo prodotto alimentare,come Stati Uniti, Giappone, Australia hanno iniziatoa esserne abituali consumatori, ma il consumatoreinternazionale si è orientato sempre più versoprodotti di certificata qualità (olio extra-vergine,biologico, dop, igp, ecc.). In seguito a tutto ciò sonoentrate in vigore importanti disposizioni(1019/2002) che si occupano di regolare la com-mercializzazione e la certificazione di comprovataqualità dell’olio d’oliva italiano.Per far fronte a queste nuove esigenze di mercato,ma soprattutto alla forte richiesta da parte deiproduttori di olio d’oliva di avere un sistema chepermetta di valutare le caratteristiche chimiche,fondamentali per l’ottenimento di un prodotto a

elevata qualità, Bio Hi-Tech, società specializzatanella ricerca e sviluppo di strumenti analitici a bio-sensore, è impegnata nella messa a punto di unastrumentazione analitica innovativa ed economicaper la determinazione dei polifenoli negli olii d’oliva.Attualmente esiste tutta una serie di disposizioniper certificare rigorosamente la quantità di oliveraccolte e l’olio che ne è stato ricavato, le modalitàdi produzione e l’etichettatura. La qualità di un oliodi oliva dipende da molti fattori: la cultivar (varietàdell’olivo); lo stato dell'olivo e del frutto al momentodella raccolta; la tecnologia seguita nella produ-zione, nella raccolta e nell’estrazione; le condizionidi conservazione ecc.. In particolare, l’olio di olivaextra vergine per essere commercializzato deveessere conforme a numerosi test chimici comeriportato dal Reg. CEE 2568/91. L’olio extra vergine DOP, come tutti gli altri olidi oliva, deve essere conforme anche a un testorganolettico (panel Test), operato da parte di unacommissione di degustazione composta da espertiassaggiatori nominati dal Ministero Delle PoliticheAgricole, che danno all’olio un punteggio che va da1 a 9 e che per l’extra vergine deve essere almeno6,5. Naturalmente più è alto il punteggio e miglioreè l’olio. Inoltre da qualche tempo sono state rego-lamentate le produzioni biologiche come sancitodal Reg. CEE 2092/91 e Reg. CEE 2078/92. Questiregolamenti emanati dalla Comunità Europeapermettono di identificare le Aziende Biologiche

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attraverso il controllo del loro operato da parte diorgani addetti, come ad esempio l’AIAB.I parametri che un olio extra vergine deve rispettareper essere commercializzato sono molti. Affinchéun olio di oliva sia denominato extra vergine di altaqualità occorre che esso riduca l’autossidazione,quel fenomeno che inesorabilmente accompagnatutto il ciclo di vita degli oli di oliva, e che induce siaall’aumento della frazione di acidi grassi saturi ascapito degli insaturi (principalmente monoinsa-turi), sia all’ossidazione di parte dei polifenoli“attivi” che, chiaramente, una volta inattivati per-dono il loro potere antiossidante. Al fine quindi dipoter ottenere un prodotto di elevata qualità, sirende indispensabile il monitoraggio della quantitàdei polifenoli.I polifenoli, sono una classe molecolare eterogeneae cioè sono una classe di composti di cui fannoparte diverse sostanze. Nell’olio di oliva se ne tro-vano almeno nove tipi diversi. Due di questi nove ecioè il tirosolo e l’idrossitirosolo, in un olio di qua-lità prodotto con buoni standard e di annata, nondovrebbero superare il 4-5% del contenuto totale dipolifenoli. Attualmente nessuna norma nemmeno ilReg. CEE 2568/91 impone di analizzare le varieclassi di polifenoli e solo la normativa DOP richiededi misurarne il contenuto totale. Oggi le tecnologie sono in grado di trasformare olivecchi con alta acidità (2-3%) quando organoletti-camente sani, in oli con bassa acidità (0.2-0.3%). Sicapisce facilmente quanto ciò vada a scapito dellaqualità e quanto il ricarico economico sia alto, visto

il basso costo di questi oli. In genere questa tipo-logia di oli sono organoletticamente slavati, piattie lisci, ma non sempre è così, poiché chi produce ochi imbottiglia pensa bene di miscelare questi olicon piccole quantità di extra vergine di elevataqualità, così da mascherare la frode alimentare alconsumatore e non ultimo ai NAS (Nucleo AntiSofisticazione, Arma dei Carabinieri).Purtroppo il Reg. CEE 20568-91 non prevede tecni-che analitiche atte a evidenziare questa frode, maci sono analisi ufficiose elaborate da chi intendedifendere la qualità e il consumatore. Con il termineufficiose intendiamo dire che queste analisi hannosì validità scientifica ma non sono contemplatedalla normativa ufficiale. Attualmente le proceduredi analisi dei suddetti analiti sono complesse epoco immediate. Bio Hi-Tech, osservata l’esistenza di un vuoto stru-mentale in questo settore, intende profittare di taleopportunità e offrire una strumentazione innovativa,basata su biosensori enzimatici, che permetta dieffettuare le analisi chimiche degli oli con unametodica semplice e immediata e con risultatialtamente affidabili. Inoltre la strumentazione,oggetto della ricerca, permette di poter effettuarele analisi qualitative sul luogo di produzione, senzadover ricorrere a prelievi di campione da inviare inspecifici laboratori di analisi. Ciò grazie all’innovativatecnologia basata su biosensori SPE (ScreenPrinted electrod), di cui BHT detiene tutte le cono-scenze e il know-how. Lo scopo di BHT è quello di studiare due tipologie

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di strumenti. Il primo è un sistema F.I.A. (FlowInjection Analysis) e potrà essere applicato pereffettuare analisi in continuo nel ciclo di lavorazionedel prodotto, così da poter agire in tempo reale sueventuali modifiche da apportare per assicurare laqualità del prodotto finale. Il secondo sistema è deltipo drop-on e permetterà di effettuare singoleanalisi in loco mediante l’utilizzo di una strumenta-zione portatile, senza ricorrere a laboriose analisidi laboratorio.Occorre inoltre ricordare che l’analisi dei polifenolirisulta essere indispensabile anche per il recuperodei reflui (acqua di vegetazione e sanse) condestinazione agronomica quale apporto di unitàfertilizzanti e di ammendante organico, che è stato

possibile praticare grazie all’evoluzione positivache ha avuto un lungo excursus normativo, a iniziaredalla legge Merli (n.319/1976), per proseguire conla legge n.574/96, sino ad arrivare alle disposizionifornite dal Ministero dell’ambiente con propriacircolare del 29/06/1999. Esistono infatti delle disposizioni che devono essererispettate e riguardano i dosaggi massimi di acquadi vegetazione che possono essere sparsi sul terrenoagrario, previa comunicazione accompagnata dauna relazione tecnica sulle analisi chimiche. Infattilo smaltimento dei reflui oleari e la loro riutilizza-zione sono temi sui quali la ricerca e la sperimenta-zione hanno raggiunto risultati che consentono,oggi, di classificare questi reflui come biomasse darecuperare e non come rifiuti speciali da eliminare.Una soluzione che apre nuove prospettive non solosul piano logistico dello smaltimento dei rifiuti daparte dei frantoi oleari, ma offre la possibilità diottimizzare al massimo l’utilizzo dei sottoprodottiottenuti dalla lavorazione delle olive. Non va dimenticato che solo la produzione mediaannua di acqua di vegetazione viene stimata in duemilioni di metri cubi, quantità ottenuta dalla lavora-zione delle olive in oltre 6.300 frantoi di piccole emedie dimensioni che non possono adottare sofi-sticati impianti di depurazione a causa non solodegli eccessivi costi di acquisto e di gestione, chegraverebbero sulle tariffe di monitura, ma ancheperché si è riscontrato che tali impianti, per ottenerevalori chimico-fisici ottimali da questa operazione,richiedono consistenti volumi di acqua di vegeta-zione da depurare. Quindi la possibilità di riutiliz-zare i reflui oleari consente ai frantoi di limitare gliinvestimenti impiantistici a vasche di stoccaggiodove il prodotto può rimanere sino a tre mesi. A talfine si rende indispensabile avere una strumenta-zione che permetta di effettuare tali analisi sia incontinuo che singolarmente.Attualmente la Bio Hi-Tech detiene le conoscenzenecessarie per sviluppare un prototipo di laborato-rio dello strumento analitico basato su biosensorienzimatici a matrice SBM ed è fortemente intenzio-nata a realizzare una strumentazione analitica perl’analisi dei polifenoli. In questo caso si vedrebbeimpegnata su argomenti equamente importanticome il controllo qualità dell’industria agro-alimen-tare, la tutela ambientale e l’ecologia.

Stefano Papale

riferimentoStefano Papaletel +39 0481 [email protected]

Bio Hi-TechBio Hi-Tech S.r.l. nasce nel 2001 presso il BIC diGorizia. La società opera nel campo della R&S dibiosensori innovativi finalizzati allo sviluppo,produzione e commercializzazione di strumenta-zione ad elevato contenuto tecnologico, dadestinare al monitoraggio di analiti di rilevanteinteresse nei settori clinico, agro-alimentare, edambientale. La società ha la propria sede legalepresso il BIC di Gorizia, ed ha insediato un labo-ratorio di R&S in AREA Science Park nel 2002. Bio Hi-Tech nasce dalla consolidata esperienza edal know-how di Biofutura S.r.l. nel campo bio-sensoristico. Questa società occupa una posizionedi rilievo nel mercato nazionale ed estero dellastrumentazione analitica ad elevato contenutotecnologico, basata su biosensori, per il settoredell’industria agro-alimentare, con la produzionee commercializzazione di sistemi elettronicibasati su biosensori elettrochimici, utilizzati nelmonitoraggio dei processi di vinificazione e nelcontrollo qualità dell’olio. BHT può contare, inol-tre, sulle competenze e gli elevati standards diproduzione di uno dei partners, Top Flight ItaliaS.p.a, consociata ad un gruppo americano, lea-der nel settore delle “Thick Film Tecnologies”applicate agli “Screen printed electrodes”. Lasocietà si avvale, inoltre, della collaborazione diIstituti Universitari di Ricerca per lo sviluppo e lavalidazione dei propri prodotti.Bio Hi-Tech è attualmente impegnata inprogrammi di sviluppo per la realizzazione distrumentazione analitica basata su biosensorielettrochimici a tecnologia screen-printed di tipocrono-amperometrico. La ricerca è ora focalizzatanella messa a punto sia di materiali e sistemitrasduttori innovativi ad alto contenuto tecnolo-gico, sia sulla sperimentazione ed ottimizzazionedi sistemi biorecettivi ad elevata stabilità. I prin-cipali settori di interesse della società sono ilclinico-diagnostico e l’agro-alimentare.

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Intervista a Pierantonio Salvador, fondatore e amministratore unico di Eidon S.p.A.,una delle prime realtà di ricerca in outsourcing italiane, specializzata nei sistemi

di visione artificiale e di automazione industriale.

Eidon ha festeggiato il 26 novembre 2004venticinque anni di attività di ricerca e innovazionetecnologica nel settore dell’ICT. Fondato nel 1979, ilcentro di ricerca rappresenta oggi una realtàimprenditoriale innovativa e tecnologicamenteavanzata inserita nel tessuto produttivo friulano,con un laboratorio di ricerca e sviluppo in AREAScience Park e dalle prospettive interessanti per ilfuturo. Di Eidon parliamo con il fondatore,Pierantonio Salvador.

Allora, 25 anni di attività: qual è stata l’idea chediede vita a questa avventura imprenditoriale?Dopo un’esperienza appassionante come ricercatorepresso i laboratori del Politecnico di Milano e dellaGTE Telecomunicazioni e in seguito a un’esperienzaquinquennale come coordinatore tecnico di un’im-portante azienda del settore della meccanica medica,decisi di mettere a frutto la mia esperienza dandovita a Udine a un laboratorio di ricerca applicata nelsettore dell’ingegneria informatica. Una realtà

completamente nuova per il Friuli Venezia Giulianel 1979, nata per proporre alle imprese ricercae sviluppo ad alto contenuto tecnologico inoutsourcing. Un’impresa che andava inventata eche poteva sopravvivere solamente continuando adaccrescere le conoscenze scientifiche e il know-how tecnologico. Nel 1990 il laboratorio vennericonosciuto dal MIUR come centro di eccellenzanella ricerca applicata, un primo traguardo di estremaimportanza per tutti i ricercatori e tecnici che hannocontribuito alla crescita di Eidon.

Può descriverci sinteticamente le linee guida dellapolitica aziendale e quelle di ricerca sviluppate inquesti anni?Eidon propone soluzioni basate su applicazioni del

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ICT, ecco le tecnologie sucui scommettere Le tecnologie su cui si concentreranno i maggioriinvestimenti del prossimo futuro nel settoredell’Informatica e delle Telecomunicazioni?Secondo Eidon e gli altri enti di ricerca applicatae industriale italiani ci sarà un forte incrementodelle applicazioni real-time e delle soluzionilegate alla sicurezza. Il passaggio all’open-sourcesarà più lento del previsto, mentre le nuoveapplicazioni accelereranno il passaggio dallearchitetture client-server a quelle peer to peer.Grande enfasi verrà poi posta sulle nuove archi-tetture di rete e sugli aspetti di mobilità estesa.Sette in particolare sono le tecnologie conside-rate prioritarie dai soci AIRI (AssociazioneItaliana per la Ricerca Industriale):1. tecnologie informatiche del nuovo ciclo;2. nuova metafora dei sistemi informatici;3. nuove architetture di reti e servizi;4. reti e servizi radiomobili;5. tecnologie per le reti a larga banda;6. tecnologie per home networks;7. tecnologie per la sicurezza.

Fonte: Le innovazioni del prossimo futuro.Tecnologie prioritarie per l’industria, a cura diAIRI, Agra editrice, Roma , luglio 2003.

Pierantonio Salvador

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settore ICT innovative, originali e brevettate, dedi-cate ai diversi problemi di produttività ed efficienzache ogni azienda incontra nel proprio percorso dicrescita. Sistemi di visione artificiale efficaci e fles-sibili per tenere sempre sotto controllo la qualitàdei prodotti. Automazione e integrazione di sistemiper controllare, anche in remoto, la piena attività diimpianti e processi produttivi. Sistemi evoluti diricerca, archiviazione e catalogazione dei documenti,per gestire in piena efficienza e senza l’utilizzo dicarta gli iter e le procedure aziendali, anche inregime di sistema qualità. È stato un compleanno speciale che abbiamopensato di festeggiare dando vita a un serie diiniziative mirate a rafforzare l’eredità culturale dellaboratorio in vista delle sfide future. Un incontroimportante per aprire una finestra sulle tecnologieemergenti nel prossimo futuro, dalle nano e biotec-nologie alla communication technology, perché losviluppo economico passa per l’innovazione e ilprogresso tecnologico.

Quali sono le idee del management Eidon per ilprossimo futuro? è la capacità di fare sistema, di creare reti di colle-

gamento tra il pubblico e il privato, tra il mondo

accademico e quello industriale.Quest’anno siamo entrati nel circuito europeo CO-DESNET, un progetto che unisce università, centridi trasferimento tecnologico e industrie, finalizzatoa studiare e a mettere a disposizione di altri enti eaziende nuovi metodi e modelli per innovare lacatena logistica e i processi manifatturieri vistinella loro globalità. Il primo appuntamento dellarete sarà a gennaio, con un viaggio di sicuro inte-resse scientifico ai laboratori del FraunhoferInstitut di Stoccarda, un centro leader a livelloeuropeo nella ricerca informatica avanzata.Un’occasione importante per scoprire le tecnologiesu cui scommettere nei prossimi anni.

Marianna Morelli

riferimentoMarta Salvador Eidon spatel. +39 0432 499699 [email protected]

VISIONi di EidonVISIONi, con la i finale minuscola a richiamareinnovazione, integrazione, ideazione, ma ancheinformatica, identità, intrapresa: questo il nomescelto da Eidon per l’evento che il 26 novembrescorso ha festeggiato i venticinque anni di attività.Si è trattato di un incontro inedito tra arte etecnologia, che ha raccolto grandi consensi dipubblico, anche grazie all’originalità dei contri-buti presentati: un incontro con Lucio Pinto,consulente scientifico Pirelli, che ha illustrato lestrategie fondamentali di ricerca e innovazionefornendo una panoramica completa delle tecno-logie ICT prioritarie per l’industria; la proiezionedi una suggestiva opera multimediale, trattadalle immagini paesaggistiche del fotografo friu-lano Elio Ciol; un percorso interattivo, per scopriree sperimentare le applicazioni sviluppate dallaboratorio in questi anni.“VISIONi è stato un esperimento di cui andiamomolto fieri - spiega Marta Salvador, responsabiledelle comunicazione Eidon. Nasce dall’idea cheesista un comune denominatore tra l’occhio delfotografo e lo sguardo del ricercatore. Entrambiesaminano la realtà molto più in profondità diquanto non faccia l’osservatore comune. In uncaso il risultato è poesia, arte, nell’altro sonosoluzioni originali e creative a problemi esistenti”.

Breve profilo aziendaleFondata nel 1979, Eidon si pone tra le primerealtà di ricerca in outsourcing italiane, con unaforte attenzione alla dimensione europea, gra-zie anche all’appartenenza alla rete dei centridi ricerca EARTO (European Association ofResearch and Technology Organizations).Dal 1990 il laboratorio è iscritto all’Albo mini-steriale dei centri di eccellenza nella ricercaapplicata e ha insediato dal 1992 un propriolaboratorio in AREA Science Park. Oggi contatrentacinque collaboratori e dispone di unaserie di laboratori collegati (Pordenone,Ancona, Avellino, Napoli, Londra) che offronoun servizio completo a chi vuole innovare i pro-pri processi, prodotti e servizi. In oltre due decenni il laboratorio ha sviluppatoun’intensa attività di ricerca, proponendo solu-zioni innovative, caratterizzate da uno standardtecnologicamente all’avanguardia rispetto aiprodotti e ai servizi esistenti per il mercatoindustriale e non.L’esperienza acquisita da Eidon spazia dalleapplicazioni nel settore dei sistemi di visioneartificiale, per il controllo dimensionale e diqualità dei prodotti, alla videosorveglianzadigitale; dai sistemi embedded alle soluzionisoftware per la gestione della documentazione,fino alle attività di knowledge management edi interazione tra uomo e computer.

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GHANA – TRIESTE – GHANA

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Il percorso di una giovane ricercatrice ghanese che ha realizzato in Italia, nell’ambitodei programmi ICS e ICTP, uno strumento per la formazione di tecnici delle fibre ottiche,

utile per la diffusione di questa tecnologia in Africa.

Joana Nkrumah-Mills, giovane fisica del Ghana, èpartita dall’Italia per il suo Paese. Ha portato con séuno strumento prezioso e importante. È un nuovotraining kit, uno strumento necessario per la for-mazione di coloro che si occupano di fibre ottiche.Le fibre ottiche sono sempre più utilizzate dall’in-dustria in medicina, in astronomia e persinonell’arredamento. L’utilizzo attualmente più inte-ressante per i Paesi in via di sviluppo sono leapplicazioni nelle telecomunicazioni, perché que-ste fibre permettono la trasmissione di più dati aparità di condizioni rispetto ai normali cavi metallici.Pertanto quando si tratta di sviluppare ex novostrutture di comunicazione la scelta in molti casi èobbligata verso le fibre ottiche.Questo è il caso di molti Paesi in via di sviluppo, tracui il Ghana, che hanno impostato la progettazionedi parte del sistema nazionale di telecomunicazionicon fibre ottiche. I livelli di intervento in questosettore, come nella maggioranza dei casi, sonodifferenziati secondo l’interesse politico, la possi-bilità di stanziare volumi di investimento sostanziali,il grado di sviluppo scientifico e tecnico locale, lavolontà di proteggere il mercato locale del servizioe/o della produzione.

Il Ghana ha deciso di non lasciare tutto il mercato inmano alle multinazionali o al capitale estero, maalmeno intervenire nella parte impiantistica.Questo genera una forte domanda di formazioneche viene impartita utilizzando apparecchiature difabbricazione europea e di alto costo, pertanto nona disposizione di tutti i centri o laboratori.Apparecchiature per la misurazione dell’attenua-zione del segnale trasmesso sia sulla lunghezza delcavo, sia soprattutto sulle giunzioni che, natural-mente, sono presenti nelle linee. Il segnalecampione viene prodotto da un laser. Già da alcuni anni ICTP e ICS lavorano nel campodegli studi e della formazione di scienziati e tecnicinel campo dei laser e delle fibre ottiche conseminari e giornate di lavoro che uniscono la parteteorica a quella tecnica di laboratorio. Per rispon-dere al meglio alla richiesta del governo del Ghanadi supporto alla sua politica nel campo delletelecomunicazioni, è sembrato importante anchefornire supporto nella parte più prettamente tec-nica, così ICS e ICTP hanno suggerito di sviluppareanche un kit per la misurazione e per la formazioneche fosse semplice e soprattutto a basso costo,perché il maggior numero di laboratori e istituti,non solo ghanesi, ne potessero trarre vantaggio. Questo strumento è stato messo a punto dalladottoressa Nkrumah-Mills nel corso della sua colla-borazione con diversi istituti italiani, università elaboratori. Il costo finale dello strumento è risultatoessere inferiore alla metà di quello attualmente adisposizione sul mercato, grazie al fatto che èstato costruito con componenti commerciali e laprogettazione e lo sviluppo sono stati finanziatinell’ambito di una borsa di studio. Al successo diquest’impresa hanno partecipato alcune organizza-zioni scientifiche del Sistema Scientifico di Trieste:il Centro Internazionale di Fisica Teorica “AbdusSalam”, che tramite la sua rete di laboratori di lasere fibre ottiche ha individuato la brava dottoressaall’Università di Capo Costa, in Ghana; ELETTRA e ilcentro Internazionale per la Scienza e l’Alta tecno-logia (ICS-UNIDO), che ha procurato alla giovanericercatrice la borsa di studio che le ha consentitodi procedere con il suo lavoro. Un ruolo importante

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eha avuto pure l’American Optical Society, finan-ziando la maggior parte della componentisticadello strumento.Questo apparecchio segnala un importante passoavanti nella carriera della dottoressa Nkrumah-Mills, ma ancor più sarà utile al suo Paese d’originee, in senso più generale, a tutto il continente africano,perché un’intera generazione di giovani scienziati etecnici potrà essere formata sulla nuova tecnologia.Infatti, il Ghana verrà utilizzato nel prossimo futurocome base per la formazione di tecnici africaninell’uso delle fibre ottiche, nell’ambito deiprogrammi ICS e ICTP.Storie come questa mettono in luce il lavoro svoltopresso le istituzioni scientifiche in Italia e, inparticolare, a Trieste, lavoro che spesso il grandepubblico non conosce. Dimostrano anche come èpossibile rispondere, con piccoli ma significativi

interventi, a richieste specifiche di Paesi in via disviluppo, formando persone che saranno formatoridi altri tecnici non solo del proprio Paese bensì ditutta una regione. Non solo: la cooperazione allosviluppo si attua anche collaborando alla realizza-zione e alla distribuzione capillare di strumentiadeguati alle condizioni locali e commisurati allarealtà economica e industriale dei Paesi, per evitaredi formare personale che, non avendo strumenti,non possa di fatto operare in maniera adeguata. Ciòcapita molto più spesso di quanto si possa credere.

Azra Nuhefendic

riferimentoLuisa [email protected]

ICS-UNIDOIl mandato dell’ICS-UNIDO è quello di sostenerela promozione industriale nei Paesi in via disviluppo e nei Paesi con le economie in transi-zione, tramite il trasferimento di know-how neisettori di maggiore interesse per le varie eco-nomie nazionali, promuovendo la ricerca appli-cata, il potenziamento delle capacità endogenenelle tecnologie più idonee al loro tessutosociale ed economico. Il programma dell’ICScopre tre aree di intervento: Chimica pura eapplicata, Scienze ambientali, Tecnologieavanzate e Nuovi materiali. Più in dettaglio:chimica verde e sostenibile, sviluppo di nuoviprocessi catalitici, non inquinanti ed economi-camente accessibili per la trasformazione diprodotti e sottoprodotti dell’agricoltura in pro-dotti di alto valore aggiunto per la saluteumana; monitorizzazione satellitare rivoltaall’ottimizzazione delle risorse e al controllodell’inquinamento; plastiche biodegradabiliovvero biopolimeri a buon impatto ambientale;perfezionamento di tecnologie per la produzionedi idrogeno, per la produzione e lo stoccaggiodi energia, per la produzione di combustibilibiologici e di celle combustibili; materiali per ilsettore fotovoltaico.Altri programmi si occupano di edilizia sosteni-bile. ICS ha il compito di trasferire il know-howe incoraggiare lo sviluppo sostenibile, aiutandoi Paesi in via di sviluppo a utilizzare le loroconoscenze e le loro risorse. Sotto il profiloeconomico, vengono individuate tecnologienon costose che possano essere prodotte daglistessi Paesi in via di sviluppo, creando un mer-cato dove queste tecnologie possano esserevendute, dando ricchezza a chi le produce.

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IL CHECK-UPBIOELETTRICO

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Un nuovo sistema di analisi tomografica per individuare le infiammazioni. Si tratta di un dispositivoutile come supporto decisionale assistito nella Medicina generale e internistica.

Lo ha realizzato BioTekna.

Individuare infiammazioni, anche latenti, di cuitalvolta sono la spia disturbi vaghi ed aspecificidei quali non è facile individuare l’origine. È daquesta casistica, ben nota ai medici di Medicinagenerale, che ha preso le mosse BioTekna,società specializzata nel settore della ricerca esviluppo di dispositivi elettromedicali non invasivi,per realizzare un sistema diagnostico innovativoin grado di localizzare, con un rapido test, pro-cessi infiammatori in atto nell’organismo, spessoassociati a patologie di varia natura. L’analisi èbasata sull’acquisizione ed elaborazione dellaconducibilità extracellulare delle regioni corpo-ree (bioimpedenza tomografica).Il test, di tipo funzionale e non invasivo, esegueuna lettura bioelettrica della conducibilità extra-cellulare di tutto il corpo, tramite l'applicazionedi elettrodi posti a contatto con la pelle delpaziente in determinate regioni corporee. Ildispositvo realizzato da BioTekna, azienda cheha in AREA Science Park un proprio laboratorioR&S, si chiama TomEEx (Tomografia ElettroliticaExtracellulare) e acquisisce la distribuzione del-l'attività bioelettrica extracellulare per poi inviareil dato bioelettrico, tramite il collegamentoremoto al centro di elaborazione segnali bioelet-trici, a un sistema esperto. L'analisi finale è unreport di semplice lettura che identifica le regioni

del corpo con presenza di processi infiammatoriin atto. Il tempo totale tra il test paziente e larefertazione è di circa dieci minuti.“Il dispositivo – spiega Dario Boschiero, ammini-stratore delegato R&S di BioTekna - è stato testatoda un gruppo di medici di Medicina generale con-vezionati della Regione Friuli Venezia Giulia,attraverso uno studio multicentrico su pazienti,maschi e femmine, di età compresa fra 30 e 60anni, affetti da disturbi vaghi e aspecifici.Il 77% dei medici coinvolti ha espresso un parerefavorevole sull’utilità del sistema come primoapproccio diagnostico, da approfondire poi conesami specifici. L'applicazione più importantedel dispositivo, infatti, sta nell'utilizzo comesupporto decisionale assistito nella Medicinagenerale e internistica. TomEEx può essere utileinoltre in termini di riduzione e ottimizzazionedegli esami da svolgere come approfondimentodiagnostico e in termini di prevenzione, identifi-cazione rapida e monitoraggio delle patologie”.

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l sistema TomEExI processi infiammatori comportano la presenzadi edema extracellulare e il conseguente aumentodi elettroliti nel distretto interessato; il sistema,analizzando la distribuzione delle concentrazionielettrolitiche, è in grado di individuare le regioniche presentino stati di alterazione.Il test viene eseguito applicando dieci elettrodialla cute del paziente e ha una durata di ottominuti; il rapporto, elaborato dal centro telema-tico di analisi dei segnali bioelettrici, evidenziale regioni corporee su cui risulti opportunoeseguire ulteriori accertamenti.

riferimentoDario BoschieroBioTekna – Biomedical [email protected] www.biotekna.com

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AREA Science Park è partner regionale dell’IRC IRENE-Italian Relay Centre North East. L’IRCIRENE (uno dei 71 nodi della rete europea di centri di collegamento per l’innovazione) è il cen-tro di erogazione di servizi a valore aggiunto per il trasferimento tecnologico transnazionale, ladiffusione dell’innovazione e la valorizzazione dei risultati della ricerca europea nelle regioniEmilia-Romagna, Marche, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Macchina taglia stoffe per l’industria del mobileImpresa polacca produttrice di mobili cerca un sistema integrato per il ritaglio della stoffa da applicarealla sua linea di produzione. Il sistema dovrebbe consentire l’integrazione con il software esistente efornire il progetto di taglio e un’ottimizzazione delle funzioni. La necessità primaria è quella di miglio-rare l’efficienza, la qualità e il materiale utilizzato nel processo di taglio. Specifiche tecniche: il sistemadeve poter tagliare non solo tessuti ma anche materiali compositi utilizzati nel settore del mobile.Il partner ricercato dovrebbe lavorare nel settore del mobile ed essere detentore o produttore dellatecnologia. L’impresa intende avviare joint venture e accordi commerciali con assistenza tecnica perl’installazione della macchina.

Macchinario di pulitura per l’industria tessilePMI scozzese cerca partner per sviluppare congiuntamente, o rintracciare, una macchina industrialeper pulitura/lavaggio capace di gestire ogni giorno grandi volumi di stoffa, in cotone o poliestere ecotone: pezzi singoli di stoffa di dimensioni fino a 6 metri di larghezza e 30 di lunghezza o una seriedi pezzi 4m x 2m. La macchina non deve richiedere l’ausilio di più di 2 persone, meglio se in grado dilavorare grazie a un unico operatore. L’impresa cerca un partner capace di sviluppare o fornire il mac-chinario, offrendo anche la necessaria formazione al personale, per accordi di cooperazione tecnica,joint venture, licenza, produzione, nonché accordi commerciali con assistenza tecnica.

Soluzione innovativa per la gestione della raccolta di rifiutiPMI israeliana detentrice di un tecnologia wireless, dimostrata sul campo, cerca un partner inpossesso di una tecnologia per generare un efficace piano di percorso applicabile alla gestione dellaraccolta rifiuti. La tecnologia verrà applicata alla gestione di veicoli che raccolgono rifiuti dai casso-netti distribuiti in grandi aree metropolitane. Il sistema proposto intende incorporare dei sensori euna tecnologia wireless capaci di determinare se il cassonetto è pieno o vuoto trasmettendo l’infor-mazione agli operatori presso un centro di controllo. La PMI israeliana cerca un’impresa che operi nelsettore delle applicazioni e integrazioni di software, capace di far interfacciare i dati sullo stato del

cassonetto e il centro di raccolta dati centralizzato,generando un efficiente piano di percorso deiveicoli di raccolta comprensivo di informazionisulle distanze, i tempi di percorrenza, la capacitàdi volume disponibile per la raccolta di ulterioririfiuti. L’impresa intende avviare joint venture oaccordi di cooperazione tecnica.

IreneTech

per informazioniLara Dipace AREA Science Parktel.+39 040 3755245fax +39 040 [email protected]

a cura di Lara Dipace

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GIOVANIDI TALENTO

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Assegnato al venticinquenne Simone Vezzani il Premio annuale Bernardo Nobile per la ricercabrevettuale. Un successo la prima edizione del Premio, che ha visto ventuno tesi in concorso.

È andata a Simone Vezzani la prima edizione delPremio Bernardo Nobile per la ricerca brevettuale,bandito da AREA Science Park al fine di promuo-vere studi multidisciplinari sulle tematiche dellaDocumentazione e dell’Informazione brevettuale.Vezzani, venticinque anni, laureato in Scienzepolitiche all’Università di Firenze, si è aggiudica-to l’assegno di 4.000 Euro in palio con la tesi“Biodiversità, biopirateria, biosicurezza: il dirittointernazionale frammentato”. La motivazionedella Commissione giudicatrice ha sottolineatola capacità di Simone Vezzani nel ricercare infor-mazioni con un approccio multidisciplinare, laperizia nella loro valutazione e verifica, la qualitàdella bibliografia, l’esauriente disamina dellostato dell’arte nel settore, il riuscito utilizzointegrato delle fonti documentali.Il concorso ha visto in competizione ventuno tesidi laurea e di dottorato, provenienti da tuttaItalia, caratterizzate dall’importanza attribuitaalla ricerca documentale come strumento diacquisizione e diffusione di conoscenza. La filo-sofia del Premio si ispira infatti all’attivitàpromossa e sviluppata da Bernardo Nobile nelCentro PatLib Friuli Venezia Giulia di AREAScience Park, del quale è stato responsabile finoalla prematura scomparsa nell’ottobre 2003.Laureato in Storia all’Università di Trieste,Bernardo Nobile cominciò a lavorare in AREA nel1987 con una borsa di formazione finalizzata allosviluppo di un progetto di automazione bibliote-caria. Successivamente assunto dal Consorzio, ilbagaglio delle competenze acquisite negli annine ha fatto il naturale candidato al ruolo diresponsabile del Centro Patlib Friuli VeneziaGiulia, allorché AREA, nel 1999, ne decise l’istitu-zione per venire incontro alle esigenze di infor-mazione brevettuale del tessuto imprenditorialelocale. Questo punto informativo assiste gliutenti nel valutare l’anteriorità di un brevetto, leprospettive di evoluzione tecnologica di un set-tore e l’attività dei concorrenti. Tutte informazionipreziose per sviluppare nuovi prodotti. A oggiPatLib ha prodotto circa 650 ricerche nei settoriindustria, ricerca, servizi e altro. Accanto ai ser-

vizi di informazione brevettuale gratuiti, il CentroPatLib, che ha gemmato anche due sportelli aGorizia e a Spilimbergo, offre approfondimentidocumentali a pagamento, disponendo delleoltre 700 banche dati di AREA. “Il Premio intitolato a Bernardo Nobile - sottoli-nea il presidente di AREA, Maria CristinaPedicchio - è stato significativamente voluto,oltre che dall’istituzione nella quale egli ha cosìa lungo lavorato, prima di tutto dai colleghi cheoperavano al suo fianco. È un premio dedicato aigiovani che stanno cercando un proprio percorsoprofessionale con impegno, serietà e, soprattutto,capacità di ricerca e curiosità intellettuale. Doti,queste ultime, vitali per stare al passo con leinnovazioni e che perciò, data la missione delnostro parco scientifico, siamo lieti di valorizzare.Visto anche il successo di questa prima edizione,faremo del Premio un appuntamento annualegrazie al quale avremo un’opportunità in più divenire a contatto con giovani di talento”.

Leo Brattoli

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LAUREATIIN VETRINA

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È stato di recente attivato uno sportello AlmaLaurea in AREA Science Park. Servirà a far incontraredomanda e offerta di personale qualificato.

Un’opportunità in più per le imprese del parcoscientifico e per quelle di tutto il Friuli VeneziaGiulia di individuare, in maniera mirata ed efficace,personale qualificato con il quale avviare all’occor-renza un rapporto professionale. È questo il valoreaggiunto del nuovo sportello informativo e di servizioattivato in AREA Science Park grazie alla convenzionesottoscritta con AlmaLaurea.Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea(www.almalaurea.it) rende disponibili on line icurricula dei laureati e dei dottori di ricerca italiani(500.000 presso 40 Atenei italiani a oggi), ponen-dosi come punto di incontro fra laureati, universitàe aziende. Nato su iniziativa dell’OsservatorioStatistico dell’Università di Bologna, AlmaLaureaha conosciuto in questi anni una crescita esponen-ziale, annoverando oggi nella sua banca dati il 63%dei laureati italiani dal 1994.Compilando al momento della laurea l’appositoquestionario distribuito dalle Università, il laureatoentra in AlmaLaurea con un curriculum che vieneinserito nella banca dati consultabile dalle aziendeitaliane ed estere. I laureati possono, a loro volta,consultare le offerte di lavoro e di stage tra gliannunci pubblicati in bacheca. Hanno la possibilitàdi essere avvertiti via mail su proposte di impiego,di master e corsi di specializzazione. Il servizio“alert candidati” permette di ricevere comunicazioniper conto dell’azienda, dell’università o dell’ente diformazione richiedente. AlmaLaurea è il filo diretto tra università e aziende,uno strumento essenziale per l’attività di ricerca edi selezione di personale qualificato. Come tale,fornisce un valido sostegno allo sviluppo imprendi-toriale. AlmaLaurea (e da un anno ancheAlmaDiploma) si rivolge alle aziende con specificiservizi per agevolare la ricerca di personale.L’accesso alla banca dati e ai servizi AlmaLaureaavviene on line, attraverso l’Ufficio diffusione eattraverso gli sportelli AlmaLaurea.Il nuovo sportello operativo presso il ServizioSviluppo Risorse Umane e Formazione di AREA per-metterà, attraverso un collegamento via internet, diaccedere a un archivio di oltre 100 informazioni perogni laureato e diplomato, così da disegnare in

modo specifico il profilo dei candidati con i quali leimprese vorranno entrare in contatto. A questoscopo AREA metterà a disposizione proprio perso-nale opportunamente formato alla gestione dellabanca dati, che guiderà e indirizzerà l’impresa-cliente nel suo percorso di ricerca. “Si tratta di uno strumento utile a far incrociare inmaniera proficua domanda e offerta di lavoro - evi-denzia il presidente di AREA, Maria CristinaPedicchio - in particolare per profili e settori in cuisono necessari alti gradi di istruzione e qualifica-zione. È un servizio a vantaggio delle imprese, delnostro parco ma non solo, nel quale il fattore risorsaumana è l’elemento centrale, come è giusto che siase vogliamo che il nostro tessuto imprenditoriale siattrezzi per competere e che i giovani possanovedersi valorizzati nel rispetto delle competenzeacquisite con lo studio”.

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riferimentoPierpaolo De Pazzi Sportello AlmaLaureatel. +39 040 3755304 – [email protected].

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ICRITTOGRAFIDELLE PROTEINE

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Studiare le proteine per capire i meccanismi dell’integrità genomica: il team di Proteomicadell’ICGEB è impegnato in ricerche di base che possono approdare a sviluppi applicativi

nella cura dei tumori. Colloquio con Alessandro Vindigni.

Nei mantra del nuovo millennio echeggia spesso lasillaba “om”. Sono mantra recitati nei laboratori ditutto il mondo dove, passata in secondo piano la cac-cia ai geni, si va a caccia soprattutto di proteine.Dove, cioè, si fa proteomica, analizzando il cosiddetto“profilo di espressione proteica” di una cellula in unpreciso istante della sua vita. In altre parole: le pro-teine che la cellula produce in determinate situazionie che caratterizzano specifiche condizioni fisiologi-che o patologiche. Il mantra della proteomica risuona anche in AREAScience Park dove è attivo il gruppo di ricerca diAlessandro Vindigni che, insediatosi qui nel 2001, haintrodotto all’ICGEB (International Centre for GeneticEngineering and Biotechnology) nuovi filoni di studio.Laureato a Padova e stabilitosi a Trieste dopo avertrascorso quasi sei anni negli Stati Uniti, allaWashington University di St. Louis, Vindigni, classe1967, non ha dubbi: la strada che più di altre potràregalare originali sviluppi terapeutici su diversi frontidella medicina passa per le proteine, anche se devenecessariamente percorrere il terreno della ricerca dibase, che impone tempi lunghi e regala risultati assaipromettenti, ma con una certa avarizia. Principale argomento delle sue ricerche e di quelledei suoi collaboratori (sette ricercatori fra post-doc,tecnici e studenti) sono i meccanismi di riparazionedel Dna, reazioni molecolari che garantiscono l’inte-grità del genoma e preservano la cellula dallo svi-luppo di tumori o di malattie ereditarie associate

con la predisposizione al cancro. Un argomentoaffrontato, naturalmente, con un approccio neces-sariamente dinamico quale solo la proteomica con-sente. “Il metabolismo cellulare è assai complesso -osserva Vindigni - perché la cellula produce e utilizzamigliaia di proteine allo stesso tempo, facendoleinteragire reciprocamente. Fra queste, ve ne sonoalcune su cui essa investe una gran quantità di ener-gie e di risorse, perché le consentono di individuarele rotture nella doppia elica del Dna prodotte, peresempio, durante la replicazione o la ricombinazione,riparandole per tempo. Ovvero, prima che il dannodegeneri e possa innescare un processo infaustoche porta al tumore”.Tra i diversi eventi che possono danneggiare il Dnave ne sono alcuni che producono la rottura simulta-nea di entrambi i filamenti. Per ripararli, nel corsodell’evoluzione le cellule hanno messo a punto duestrategie diverse: la cosiddetta ricombinazioneomologa, più comune nei procarioti, e la cosiddettaNHEJ (acronimo che indica l’unione di estremità diDna non omologhe), utilizzata prevalentementenelle cellule eucarioti.“Il meccanismo di NHEJ che rappresenta il nostrointeresse principale come gruppo - spiega Vindigni -permette alla cellula di riunire due estremità tronchedi Dna generate in seguito a una rottura. La ripara-zione avviene attraverso una serie di reazioni biochi-mico-molecolari che coinvolgono proteine diverse(finora ne sono state scoperte sei: Ku70, Ku80, DNA-PKcs, Xrcc4, la DNA ligasi IV e Artemis), le qualientrano in azione seguendo una tempistica rigorosa.Gli aspetti da chiarire, però, sono ancora molti: dalladeterminazione della sequenza temporale adottatada queste proteine, al loro ruolo preciso nella ripara-zione della lesione”. Per far luce su questi punti, Vindigni e collaboratorihanno usato un approccio knock-out: grazie alla col-laborazione con il gruppo di Penelope Jeggodell’Università di Sussex hanno ottenuto sei linee cel-lulari difettive per ciascuno dei fattori coinvolti nel-l’attività di riparazione e ora stanno studiando larisposta di tali cellule nei confronti di un danno geno-mico indotto artificialmente. La speranza è di scoprirequal è il ruolo che gioca ogni proteina e in che modon

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interagisce con le altre. “Stiamo affrontando il pro-blema utilizzando un altro approccio: disponiamoanche di cellule ottenute da pazienti nei quali il mec-canismo di unione delle estremità non omologhe èdifettoso. Si tratta di persone che, a causa di questodeficit, risultano più sensibili alle radiazioni ultravio-lette e ai raggi X e che presentano un maggior rischiodi sviluppare tumori anche in seguito a una sempliceradiografia. La particolarità delle loro cellule, però,sta nel fatto che, pur manifestando delle alterazioninel meccanismo NHEJ, esprimono normalmente tuttele proteine riparatrici”. Il che tradotto in termini piùsemplici “…sembrerebbe suggerire l’esistenza di altrifattori coinvolti nel processo. Per questo motivo -prosegue Vindigni - stiamo utilizzando frammenti diDna artificiali che mimano la rottura della doppiaelica, con i quali speriamo di isolare il complesso diproteine che si lega al Dna. Poi andremo a vedere invivo la stessa cosa, sia con le cellule KO che conquelle dei pazienti”.L’apparente semplicità degli esperimenti è controbi-lanciata dal numero e dalla complessità delle tecni-che che i ricercatori devono impiegare per trovare lerisposte alle loro domande: per studiare le proteinesfruttano le potenzialità della spettrometria dimassa, ricorrono a studi cristallografici e utilizzanoanche l’analisi statistica. Ma è soprattutto l’elettrofo-resi bidimensionale a fornire il maggior numero dirisposte. “Con questa tecnica - chiarisce Vindigni -che è la colonna portante delle analisi proteomiche, èpossibile studiare le proteine che una cellula esprimein ogni momento e identificare dei marcatori caratte-ristici, per esempio, di patologia”. Accade infatti cheuna stessa specie cellulare attivi geni diversi – e quin-di produca proteine diverse – a seconda dell’età,delle influenze dell’ambiente o di una malattia. Ciòche conta è il sistema nella sua totalità: il confrontodell’espressione proteica fra un tessuto sano e unomalato può fornire non solo indicazioni diagnosticheimportantissime, ma favorire la messa a punto di far-

maci molto più selettivi e la scelta di terapie mirate,evitando cure inutili. Ed ecco gli aspetti più applicativi delle ricerche delgruppo di proteomica: “Uno dei nostri progetti più cli-nici - spiega Vindigni - mira a creare una mappa delleproteine sintetizzate nei gliomi, i più comuni tumoricerebrali, suddivisi in quattro gradi dall’OMS sullabase della loro aggressività. La forma più aggressiva(grado IV) è anche nota come glioblastoma mul-tiforme. Finora l’unico modo per definire il livello dimalignità era analizzare l’aspetto istologico dei cam-pioni di tessuto fissati su vetrino, una metodica cheperò è piuttosto inefficiente data l’eterogeneità diquesto tumore. Paragonando il profilo di espressioneproteica dei gliomi di basso e alto grado abbiamoindividuato quindici proteine ipo o iper-espresse, inmodo selettivo, nelle diverse fasi. È un risultato moltopromettente, perché la presenza/assenza di questeproteine potrebbe aprire nuove strategie per losviluppo di marker specifici ed essere sfruttata, sianella diagnosi che nella terapia, per modulare megliola cura”. Inoltre, siccome anche la formazione deitumori cerebrali ha a che fare con i fenomeni diinstabilità genomica e di riparazione del Dna,Vindigni e collaboratori stanno cercando di far qua-drare il cerchio delle loro ricerche, sperando diindividuare anche nei glioblastomi delle anomalienelle proteine deputate alla riparazione della doppiaelica. Una pista promettente? Vindigni non si sbi-lancia: “I tempi della ricerca sono lunghi, ci vuolepazienza e perseveranza”. Non resta che augurarglibuona fortuna.

Cristina Serra

riferimentoAlessandro Vindigni ICGEBTel. +39 040 [email protected]

Marlen Lujardo Gonzales, Federico Odreman, Lucia Andreoli, Alessandro Vindigni, Benedetta Niccolini, Silvia Costantini,Sheng Cui, Venkateswarlu Popuri, Maria Elena Lopez.

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LA SUPER GRIGLIAPASSA DA ELETTRA

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Il laboratorio di luce di sincrotrone triestino è coinvolto in una serie di progetti europeiper lo sviluppo della GRID e delle sue applicazioni in ambito scientifico e sperimentale.

L’idea della GRID nasce nel 1995, quando il webesisteva da circa cinque anni e internet era benlontano dall’essere quello strumento di dimen-sioni planetarie che oggi conosciamo. Il termineGRID, griglia, è stato coniato da Ian Foster e CarlKesselman, i quali si ispirarono alla rete elettricache in inglese si chiama electric power grid.L’energia elettrica necessaria a un Paese infatti,viene di solito prodotta in diverse centrali e quindidistribuita a tutti gli utenti a seconda dellarichiesta. Di conseguenza, quando giriamo uninterruttore non sappiamo da quale centraleproviene l'energia che fa accendere la nostra lam-padina: può essere la centrale più vicina o, sel’energia di questa è già totalmente assorbita daaltri utenti, quella di una centrale più lontana.Immaginiamo il caso di un ricercatore che vogliaindividuare, fra milioni di possibilità, qual è lagiusta molecola in grado di contrastare un virus.Anche con il più potente computer l’operazionerichiederebbe tempi lunghissimi e, in alternativa,occorrerebbe avere molti computer che lavorinoin parallelo. Ma chi può permettersi di avere apropria disposizione una simile batteria di com-puter? Ebbene, la GRID permetterebbe di “cercare”fra tutti i computer appartenenti alla rete quellimomentaneamente disponibili e di metterli allavoro. Al servizio del ricercatore ci sono così,provvisoriamente, macchine geograficamentedisperse. Lui però non se ne accorgerebbe nep-pure e riceverebbe solo il risultato finale.Oggi al CERN è in costruzione un nuovo strumento:l'acceleratore LHC, il quale imporrà di gestire unaquantità di dati enorme, con cui non ci si è maiconfrontati in passato: circa 10 milioni di miliardidi byte (10 petabyte) all'anno, per la cui elabora-zione è necessaria una capacità di calcolo pari aquella di circa 100.000 degli attuali personal com-puter. Impossibile trovarli in un solo posto!Il concetto di GRID è in sintesi un approccio all’e-laborazione condivisa, volto a coordinare risorsedecentralizzate e utilizzare interfacce e protocolliaperti. Questa tecnologia è stata studiata affinchéqualunque elemento IT - computer, storage, appli-cazioni software, dati e dispositivi, etc - possa

essere reso disponibile sotto forma di “servizio”.In Europa GRID è già una realtà, come dimostra ilfatto che lo scorso settembre si è conclusa unaserie di prove durante le quali i grandi calcolatoridi 80 sedi europee sono stati collegati tramite laGRID dal progetto Europeo Egee (Enabling Gridfor E-science in Europe), a cui partecipano 70organizzazioni di 26 Paesi diversi. Per la ricercanel campo delle tecnologie GRID, gli investimentistanziati dall’Unione Europea fino a oggi, nelnostro continente, sono stati pari a circa 300milioni di euro, ma se si aggiungono tutti quellidei programmi nazionali come il progetto INFN-GRID, la cifra supera i 600 milioni di euro. Nel 2004 la Commissione Europea ha finanziato12 progetti che oggi promettono di rendere tangi-bili i progressi fin qui raggiunti nel grid compu-ting, stanziando qualcosa come 52 milioni dieuro. I progetti più rilevanti individuati dallaCommissione riguardano la realizzazione dinuove tecnologie nel settore aerospaziale, auto-mobilistico e farmaceutico, la creazione entro cin-que anni di una grid industriale di nuova conce-zione, la realizzazione di nuovi strumenti dicomunicazione mobili con applicazioni nel settoredella telemedicina e dell'e-learning.Nel loro insieme, i 12 progetti puntano a fornirealle grandi imprese gli strumenti necessari peraccedere al grid computing e creare tutto unnuovo mercato di servizi. Per l’industria ciòrappresenta un vantaggio palese che offre lapossibilità di gestire le risorse informatiche inmodo molto più dinamico, consentendo di con-centrare le capacità necessarie là dove serve peril periodo che serve, sfruttando l'insieme dellerisorse disponibili. Questo significa evidentementerivitalizzare gli strumenti attuali e accedere a unnuovo enorme potenziale di sviluppo. Tra i pro-getti finanziati spicca GRIDCC (Grid EnabledInstrumentation with Distributed Control andComputation), che vede coinvolti tra gli altri laSincrotrone Trieste, IBM, Imperial College e INFN.Il costo complessivo di GRIDCC è 6 milioni dieuro. L’obiettivo è estendere lo stato dell’artedelle tecnologie GRID introducendo la possibilitàn

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di gestire vincoli real-time e interattività. La tec-nologia sviluppata, verrà testata su alcuneinteressanti applicazioni pilota come il controllodella Power Grid britannica, il controllo remoto diun acceleratore e il run control del Compact MounSolenoid, uno degli esperimenti dell’LHC.

Ma GRIDCC non è il solo progetto europeo legatoalle tecnologie GRID che vede coinvolta laSincrotrone Trieste e permetterà di utilizzarel’esperienza e il know-how maturato nello sviluppodell’ELETTRA Virtual Collaboratory (EVC) (vediAREA magazine 27), un esempio di laboratoriovirtuale operativo dal 2003 che consente a unteam distribuito di ricercatori di effettuare esperi-menti completi sulle stazioni sperimentali diELETTRA, lavorando remotamente da ogni partedel mondo.Collegato al progetto GRIDCC, a dicembre è statoeffettuato a ELETTRA, con la collaborazione delGARR (il consorzio che gestisce la Retedell'Università e della Ricerca ScientificaItaliana), un primo test della tecnologiaAccessGRID, con l’installazione del secondo nodoitaliano AccessGRID dopo il CINECA. La tecnolo-gia è stata utilizzata per la realizzazione di unmeeting distribuito sulle due sedi di ELETTRA edel London Science Center (Imperial College)dimostrando notevoli potenzialità. Nell’ambito del progetto BIOXHIT, che svilupperà,

assemblerà e fornirà una piattaforma integrataper l’high-throughput structure determinationusando la cristallografia a raggi X, i tecnologi diELETTRA realizzeranno il Virtual CollaboratorySystem, un’organizzazione virtuale (VO) cheintegrerà tutti i laboratori europei partecipanti alprogetto. Nell’ambito del progetto EUROTEV,il design study dell’International Linear Collider,i tecnologi di ELETTRA realizzeranno ilMultipurpose Virtual Laboratory, lo strumentobase per l’implementazione della Rete Globaledegli Acceleratori, una VO di tutti i laboratori chefanno ricerca nel campo degli acceleratori. I pro-getti descritti consentono a ELETTRA di diventarecentro di eccellenza anche nel campo delle tecno-logie GRID, il cui potenziale impatto nella societàè stato paragonato a una sorta di seconda rivolu-zione industriale. GRID però è soprattutto unanuova idea e il bello delle nuove idee sta nel fattoche i loro frutti sono spesso imprevedibili.

Roberto Pugliese

riferimentoRoberto PuglieseSincrotrone Trieste scpaTel. + 39 040 [email protected]

Primi test dell’AccessGrid ad ELETTRA

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Una cinquantina di imprenditori, tecnici ed esperti dell’industria e della ricerca si sono incontrati il 21dicembre scorso in AREA Science Park per raccogliere e valutare le opportunità di collaborazione e dipartecipazione ai programmi comunitari di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico. L’occasionel’ha data il workshop “Finanziamenti Europei per la ricerca nel settore biotecnologie per la salute,l’ambiente e l’agroalimentare: opportunità, strumenti e modalità di accesso”, organizzato da AREA incollaborazione con INNOVA con lo scopo di promuovere le azioni di sostegno all’industria biotech pre-viste dal progetto europeo Talent Scout. Talent Scout (Talented SMEs for EU Competitiveness BiotechDiagnostic Applications), che si avvale di una rete europea di istituti scientifici, di centri di innovazionee di enti di promozione della ricerca, della quale AREA è partner per il Friuli Venezia Giulia, promuove lapartecipazione delle aziende del settore biotecnologico ai Progetti Integrati e alle Reti di Eccellenzadella ricerca europea, offrendo servizi di audit tecnologico, di ricerca partner e di assistenza tecnica perl’accesso ai fondi comunitari.

Talent Scout per il biotech

Prosegue la collaborazione tra AREA, Consorzioper lo Sviluppo Industriale del Comune diMonfalcone, Unione degli Industriali di Gorizia,Provincia di Gorizia e Società Isontina Sviluppo,che offre alle imprese della provincia di Gorizianuove e concrete opportunità per sviluppare pro-getti di innovazione, in collaborazione con ilmondo della ricerca. L’iniziativa, che si conclu-derà a fine marzo 2005, punta a sostenere lacompetitività delle imprese mettendo a lorodisposizione professionalità, servizi e supportoeconomico per facilitare l’avvio di innovazioni diprodotto, di processo e gestionali. Finora sonostate 54 le imprese che hanno richiesto una visita

del personale e 16 i progetti di innovazione giàavviati, per un impegno complessivo di 77.000euro, messi a disposizione dai partner. Le impreseche hanno aderito all’iniziativa appartengonoa diversi settori industriali e artigianali: dall’im-piantistica navale all’elettronica, dall’arreda-mento al trattamento materiali, dal condiziona-mento all’ambiente all’energia. Sono vari i serviziche vengono messi gratuitamente a disposizionedelle imprese dell’Isontino, insieme alla possibi-lità di usufruire di un co-finanziamento del 75% inregime de minimis - per importi unitari massimi di5.000 euro a sostegno di progetti che necessitinodi consulenze specialistiche esterne.

■ 6 dicembre 2004 - Arthur J. Carty, Consigliere Nazionale per la Scienza del Governo del Canada

■ 1 dicembre 2004 - Wu Yingjian, Ministero della Scienza e Tecnolgia (MOST) della Cina

■ 30 novembre 2004 - Pius Ng’wandu, Ministro per la scienza, la tecnologia

e l’istruzione superiore della Tanzania

■ 8 novembre 2004 - D.K. Otorbaev, Vice Primo Ministro del Kirzighistan

■ 7 ottobre 2004 - Jafar Tofighi Darian, Ministro della Scienza, Ricerca e Tecnologia

della Repubblica islamica d’Iran

■ 5 ottobre 2004 - Letizia Moratti, Ministro italiano Istruzione Università e Ricerca

■ 10 settembre 2004 - Freddy Numeri, Ambasciatore dell’Indonesia

■ 9 settembre 2004 - Staffan Wrigstd, Ambasciatore della Svezia

Hanno visitato AREA

Sostegno alle imprese isontine

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Il commercio in rete, garanzie e responsabilità.G. Pani – A. Santaniello – A. MuzioIl commercio in rete rappresenta un nuovo strumento a disposizionedell’imprenditore per ampliare le aree di mercato e migliorare lacompetitività dell’azienda. Quale strumento emergente porta consé però nuovi aspetti da considerare, necessari per garantirneun’implementazione efficace e sicura all’interno delle imprese e perpromuoverne la diffusione.Nell’intento di ridurre alcune barriere che ancora limitano l’utilizzodel commercio elettronico, specie presso le piccole e medie impre-se, avvalendosi della collaborazione di esperti in SicurezzaInformatica della Guardia di Finanza, docenti presso le Universitàdel Friuli Venezia Giulia e presso la Scuola della Polizia di Stato,Progetto Novimpresa ha realizzato uno studio che approfondiscein particolare le tematiche connesse a garanzie e responsabilitànelle transazioni on line.Il testo approfondisce, tra l’altro, i profili giuridici delle nuove formedi contrattazione in rete caratterizzate dall’utilizzo della firma digi-tale, la disciplina delle vendite on line, la tutela e le garanzie per gli

acquisti effettuati on line, la sicurezza delle transazioni, la protezione dei dati aziendali e la tutela dellaprivacy. La nuova pubblicazione è disponibile su richiesta contattando il Servizio TrasferimentoTecnologico di AREA o, in formato elettronico, collegandosi al sito www.area.trieste.it.

L’industria del caffè. Analisi di settore, casi di eccellenzae sistemi territoriali - Il caso Trieste.A.F. De Toni – A.TracognaLa filiera triestina del caffè è un sistema economico, tecnico e pro-duttivo che rappresenta un unicum nel panorama nazionale edinternazionale e che ha reso Trieste una delle capitali europee delcaffè. Oggi questo sistema molto articolato di imprese risulta peròsempre più esposto ad una competizione allargata e sente forte lanecessità di trovare nuovi modi di operare e migliori opportunità disviluppo. Nell’intento di valorizzare una vocazione industriale tradizional-mente presente in Friuli Venezia Giulia, AREA ha realizzato, attra-verso Progetto Novimpresa, uno studio approfondito del SistemaCaffè Trieste, attivando in modo sinergico competenze presenti inentrambe le università regionali. Partendo dai mercati nazionali einternazionali del caffè, con le loro dinamiche e trend previsti, e dalbenchmark con situazioni innovative che sono risultate premianti, ilvolume analizza l’intera filiera, i motivi dell’attuale crisi e identifica,infine, alcune strategie utili per un suo rilancio.

Per informazioni:Servizio Trasferimento TecnologicoConsorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di TriestePadriciano, 99 – 34012 TriesteTel. 040.3755125, fax: [email protected] http://novimpresa.area.trieste.it

Due nuove pubblicazioni di AREA

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AREA Magazine è il periodico di AREA SciencePark, parco scientifico e tecnologico multisettorialetra i principali d’Europa.

La rivista negli anni si è affermata come un utilestrumento di informazione che, partendo da quantodi più interessante viene prodotto dal “sistemaAREA”, fornisce una panoramica sugli aspetti piùattuali della ricerca e dell’innovazione, offrendoad addetti ai lavori, istituzioni pubbliche e impreseun quadro sempre aggiornato su scienza,tecnologie, servizi per l’innovazione, convegni emanifestazioni di settore.

Rinnovato di recente nella sua veste grafica, AREAMagazine è un prodotto editoriale di qualità, per-fezionato con l’uso del colore in tutte le sue pagineinterne, ricco e rigoroso nei contenuti.

Con 5.000 copie distribuite ad un target qualificato,fatto di realtà scientifiche, aziendali e istituzionali,imprenditori e opinion leader a livello regionale enazionale, AREA Magazine può essere il veicoloideale per messaggi, campagne e azioni promo-zionali e pubblicitarie mirate ed efficaci.

Quadrimestrale di ricerca, impresae innovazione di AREA Science Park

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