AREA Magazine n°27

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Anno VIII - Spedizione in A.P. - 70% Filiale di Pordenone - Taxe perçue

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Quadrimestrale di ricerca, innovazione e impresa di AREA Science Park

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Anno VIII - Spedizione in A.P. - 70%Filiale di Pordenone - Taxe perçue

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sommario

Direttore responsabile:Leo Brattoli

Direttore editoriale:Francesca Tosoni

Comitato editoriale:Leo Brattoli, Paolo Cattapan,

Giuseppe Di Rosa, Gabriele Gatti,Giancarlo Stavro di Santarosa,

Francesca Tosoni

Redazione:Consorzio per l’AREA di RicercaScientifica e Tecnologica di Trieste

Padriciano 99 - 34012 Triestetel. 040 375 5221 - 5206

fax 040 226698

Hanno collaborato:Manuela Battistutta,

Enzo Di Fabrizio, Giuseppe Di Rosa, Federica Franchi,

Raffaella Gelleti, AnnamariaLavenia, Antonio Pizzolato,

Roberto Pugliese,Giogio Recine,Chiara Sancin

versione on line:www.area.trieste.it

Pubblicità: tel. 040 3755 283

Progetto grafico e impaginazione:snc di A. Poduie e F. Zar

Pubblicità Relazioni Pubbliche

Stampa: Editoriale Ergon

Tiratura: 4.500 copie

Registrazione Tribunale Triesten. 906 del 16.06.1995

Questo numero è stato chiusoin tipografia il 30/05/2003

editorialeLa cultura

dell’accoglienzadi Giuseppe Di Rosa

innovazione& impresa

FVG: l’innovazioneha la sua rete

di Federica Franchi

Fondo Triesteper ricercae tecnologia

scienza& dintorniAREA ti aspetta!di Leo Brattoli

Due alleatiper il fegato

OGMe biosicurezza

Complicie letalidi Annamaria Lavenia

ELETTRA VirtualCollaboratorydi Roberto Pugliese

Specializzazionedi ricercatoriall’estero

formazione& lavoroViaggio in Scandinaviadi Manuela Battistutta

area newsIl viceministro PossaFiliera del caffèElan-ExpressMostre: Mimo e DNA

primo pianoEconomia, conoscenza

e sviluppodi Leo Brattoli

ricerca &tecnologia

La pillola intelligentedi Enzo Di Fabrizio

Fotovoltaico:si può, si deve

di Raffaella Gelleti

La cittàdel sole

di Giorgio Recine

La plastica possibiledi Chiara Sancin

Vecchio,innovativo Peltier

di Antonio Pizzolato

Celiachia:diagnosi e

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Di recente il Commissario per la ricerca dell’Unione Europea,Philippe Busquin, ha illustrato nel terzo rapporto sugli indicatoriper la scienza e la tecnologia un quadro della ricerca continentalecaratterizzato da disequilibri e carenze, pur in presenza di con-siderevoli potenzialità e di realtà di eccellenza. Emerge undivario significativo tra l’Europa del nord e quella del sud, siasul versante degli impegni finanziari che dal punto di vista organizzativo.Meglio di tutti stanno i Paesi scandinavi, agli ultimi posti quelli mediterranei, tra i quali l’Italia. Nella classifica della percentuale di prodotto interno lordo investito in Ricerca & Sviluppo svetta laSvezia, che con 3,65% supera perfino Stati Uniti e Giappone. L’Italia si posiziona al quartultimoposto in Europa, con il suo 1,07%. Un altro dato interessante è quello del numero di ricercatori attiviogni mille lavoratori. Anche qui, rispetto al miglior dato continentale della Finlandia di 9,61, l’Italiasi attesta al 2,78. Trieste, da questo punto di vista, appare come un’isola felice con un rapporto di37,1 ricercatori ogni mille lavoratori.Tornando al quadro nazionale, va evidenziato come la situazione descritta dal rapporto si riflettaanche sulla capacità del nostro Paese di brevettare. Secondo l'ultimo studio dell'Osservatorio Enea,l'Ente nazionale energia e ambiente, l’Italia è nella classifica mondiale agli ultimi posti per le invenzionitecnologiche. Nel biennio 1998-99 la quota globale di brevetti tecnologici made in Italy è statadell'1,79% contro il 7,30 della Francia, il 15,06 della Germania, il 3,8 della Gran Bretagna, il 3,99dell'Olanda. I problemi sono di carattere organizzativo e culturale, oltre che finanziario. Il nostrotessuto industriale è composto in gran parte da piccole e medie imprese, che non riescono ad investirea sufficienza in ricerca e innovazione. D’altro canto nel nostro sistema universitario e, più in generale,della ricerca pubblica, stenta ancora a farsi strada una mentalità volta alla finalizzazione al mercatodelle ricerche, da affiancare alle pur importanti esigenze di pubblicazione scientifica. Da non trascurare, infine, un aspetto poco considerato ma importante: l’attrattività del fare ricercanel nostro Paese. C’è il calo di iscrizioni alle facoltà scientifiche (problema che peraltro ci accomunaad altre nazioni europee) e subiamo anche la cosiddetta “fuga di cervelli” che in tutta Europa,secondo il rapporto Busquin, “drena” 85mila persone l’anno verso gli Stati Uniti, il 70% delle qualinon fa ritorno. Tutto ciò ci pone di fronte alla necessità di attivarci per far crescere le vocazioni scientifiche e farediminuire l’emigrazione intellettuale. Occorre certamente migliorare la didattica scientifica nellescuole e lavorare perché la ricerca diventi, agli occhi dei giovani, anche una plausibile e valida possibilitàoccupazionale. Ma è necessario, allo stesso tempo, elevare nel nostro Paese l’attrattività della ricercaanche in termini di accoglienza e di strutture, creando un clima internazionale e dinamico come quelliriscontrabili, ad esempio, nei campus universitari inglesi o americani. Ciò potrebbe incentivareaddirittura ricercatori stranieri a venire a lavorare in Italia, invertendo la tendenza attuale.Per quanto riguarda AREA Science Park, è nostra intenzione lavorare al miglioramento del livello difruibilità e di vivibilità del parco scientifico, per quanti al suo interno si insediano e vi lavorano.Saranno per questo attivati investimenti per nuove infrastrutture e nuovi servizi nei due campus diPadriciano e Basovizza, nella convinzione che l’aspetto logistico sia per AREA un fattore chiave disuccesso. Accanto, naturalmente, al riconosciuto, elevato standard scientifico assicurato dagliimportanti laboratori di ricerca pubblici e privati che fanno del parco scientifico una realtà apprezzatasul piano nazionale e internazionale.

Giuseppe Di RosaDirettore Generale AREA Science Parkn

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A CULTURADELL’ACCOGLIENZA

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ECONOMIA, CONOSCENZAE SVILUPPO

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Crescita bilanciata del commercio internazionale, accesso all’informazione per tutti i paesi, unaglobalizzazione che sia opportunità per ogni regione del pianeta. Molti gli spunti proposti dalNobel per l’Economia Lawrence R. Klein, venuto in AREA per presentare il progetto LINK.

AREA Science Park, con la collaborazione di altreistituzioni triestine, ha avviato nel 2003 il ciclo diconferenze “AREA Nobel”. L’iniziativa vuole avvicinareil pubblico a temi e a figure di primo pianodel mondo scientifico, economico e culturale,sollecitando, in particolare i giovani, a coglierel’opportunità di allargare i propri orizzonti attraversoil pensiero e l’esperienza di grandi personalità deinostri giorni. Il ciclo AREA Nobel viene realizzatograzie al convinto e concreto contributo dellaFondazione CRTrieste.Primo illustre ospite del ciclo è stato Amartya Sen,Premio Nobel per l’economia 1998, con una conferenzasul tema “Globalizzazione: crescita, etica e valori”.È stata poi la volta di Lawrence R. Klein, PremioNobel per l’economia 1980, che ha illustrato gliscenari economici presenti e futuri dell’economiainternazionale, delineati grazie ai modellieconometrici, in primis il Progetto LINK. Il prof. Klein ha gentilmente concesso un’intervista

ad AREA magazine.Prof. Klein, potrebbe spiegarci, sinteticamente, ilProgetto LINK e le sue principali applicazioni?Il Progetto LINK è un sistema collaborativo a cuipartecipano circa 50 Paesi. Abbiamo approssimati-vamente 90 - 100 sistemi di modello relativi a Paesidiversi. Alcuni modelli sono gestiti da organizzazioni,come la Commissione delle Nazioni Unite perl’America Latina o per l’Africa o per altre areegeografiche. Tale varietà di collaborazione in tutto ilmondo ci consente, grazie ad una tecnica statisticamatematica, di avanzare stime dell’attività economicamondiale, in modo che i flussi commerciali diqualsiasi paese con il resto del sistema risultinoreciprocamente coerenti. Ci concentriamo maggior-mente sui beni e servizi nonché sul commercio e cioccupiamo meno, per ora, del flusso dei capitali chevanno dai paesi creditori ai paesi debitori. Cerchiamodi utilizzare tale sistema al fine di determinare itassi di cambio tra i paesi come pure per effettuarel’analisi degli scenari. Affrontiamo, per rendere l’idea, quesiti del tipo“cosa accadrebbe se”. Cosa accadrebbe se gli StatiUniti decidessero di aumentare le importazioni dalresto del mondo? Quali sarebbero le conseguenzedi una guerra? Potrei, per esempio, valutare ilproblema di creare un esercito permanente delleNazioni Unite che non avesse soltanto compiti dipeace-keeping, ma che applicasse la pace e poi lamantenesse. Quanto costerebbe tutto questo equali sarebbero i vantaggi economici se ci fosse lapace nel mondo? Questi sono i quesiti che ciponiamo. Un ulteriore problema potrebbe essere il seguente:qual è il valore del dividendo di pace? Per esempio,dopo la fine della guerra fredda nel 1989, con lamaggiore capacità da parte di diversi paesi ditagliare la spesa militare, di ridurre la dimensionedel loro esercito, ci si è chiesti quale fosse il beneficiodi pace che ne sarebbe derivato per il mondo. Globalizzazione e paesi in via di sviluppo: qual èla sua opinione sulla politica del Fondo MonetarioInternazionale basata su tagli alla spesa pubblicae su un’impostazione di grande apertura verso ilmercato globale?

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Lawrence R. Klein, Premio Nobel per l’economia 1980

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Ritengo vi sia un vasto consenso su un’impostazionedi grande apertura verso il mercato globale, se conquesto si intende dire libero scambio. Abbiamoutilizzato lo strumento LINK anche per calcolarequale sia il vantaggio di ridurre le barriere alcommercio, quale sia il vantaggio del libero scambiorispetto al commercio restrittivo prevalso in passato.Se la globalizzazione contribuisce ad avereun’impostazione aperta verso il mercato globale,allora è qualcosa di positivo. Un caso tipico è quello del NAFTA (accordo nord-americano di libero scambio): quali sono i vantaggiche ne derivano per il Messico, il Canada o per gliStati Uniti e quali altri benefici potrebbe produrrese altri paesi del Sud America dovessero aderire alsistema, invece di avere soltanto un accordo di liberoscambio del Nord America, uno americano, ecc.? Lesoluzioni non dovrebbero basarsi su tagli allaspesa pubblica, ma su un’impostazione di maggioreapertura verso il mercato mondiale fondata su uncommercio più libero di quanto non lo sia ora.Ci si chiede inoltre: è opportuno stipulare accordicome quello di libero scambio del Nord America,oppure bisogna mirare ad accordi onnicomprensivis u s c a l a m o n d i a l e c o m e a c c a d e p e rl’Organizzazione Mondiale del Commercio? Laglobalizzazione dovrebbe aiutarci ad andare versoun quadro più ampio e totale piuttosto che versozone isolate di libero scambio. Gli economisti si doman-

dano se gli accordi a livello locale siano altrettantovalidi che gli accordi di libero scambio generali. Ilsistema LINK è stato utilizzato allo scopo di analiz-zare questo aspetto e si è stimato che, se gli accordia livello locale non interferiscono con lo svolgersidel commercio mondiale, possono essere accetta-bili. È così che può essere utilizzato il sistema LINK. Insito nella globalizzazione esiste un ulterioreproblema, ovvero i debiti connessi ai cambiamentiimposti dalla tecnologia dell’informazione. Le infor-mazioni arrivano istantaneamente in tutto il mondoe ciò fa funzionare meglio la globalizzazione. Laspesa pubblica potrebbe finanziare la ricercanecessaria per ottenere l’assistenza all’informazionedi cui in effetti disponiamo. Come è accaduto perInternet, che è frutto della ricerca militare svolta dalgoverno USA, quella che un tempo era conosciutacome Arpa Net. La spesa pubblica, tuttavia, deveessere utilizzata in modo giusto. Parlo di trasparenzadel sistema, di fare in modo cioè che tutti siano aconoscenza di che cosa stiano facendo gli altri edesistano pari opportunità di accesso alle informazioni.Allora sì che il sistema di libero scambio potràcertamente funzionare meglio.I paesi in via di sviluppo come possono partecipareall’affermazione di una nuova architetturainternazionale? La nuova architettura internazionale è stata propostapoiché numerosi paesi si sono trovati in circostanze

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difficili, specialmente in America Latina e nell’Estasiatico. Ricordiamo la crisi del debito mondialeall’inizio degli anni ’80, la crisi messicana del 1994,le crisi del Sud Est asiatico e della Corea nel 1998 ela crisi dell’insolvenza russa sempre nel 1998. La nuova architettura internazionale dovrebbeprevenire tali crisi in futuro, indicandoci i nodiproblematici, indicandoci quali paesi non dispongonodi capitali fissi a garanzia del proprio debito oppurequali paesi stiano accumulando deficit smisuratidella bilancia commerciale e della bilancia dellepartite correnti, quali siano i paesi i cui tassi e i cuimercati dei cambi sono manipolati dagli hedgefunds. Questi vengono comunemente definiti “earlywarning systems”, sistemi che ci avvertono dovestanno per sorgere i problemi in modo da prevenirele crisi finanziarie. La nuova architettura non è stataancora collaudata, ma è in via di perfezionamentoal fine di evitare tali problematiche in futuro e ciòsarebbe un vantaggio. Tuttavia, non siamo ancoracerti del suo funzionamento.Che ruolo potrebbero avere la scienza e la tecnologianello sviluppo delle economie dei paesi poveri?I paesi poveri soffrono di inefficienze, la scienza e latecnologia svolgono un ruolo importante nello sforzodi aiutarli a diventare più efficienti. In via principaleattraverso la tecnologia informatica, che può dareil suo contributo anche nel campo della biotecnologia.Per esempio, i paesi in via di sviluppo, specialmentel’Africa e ora anche l’Asia, sono rallentati a causadel diffondersi dell’AIDS. Se la scienza e la tecnologiapotessero mettere a disposizione di tutti i paesi -specialmente quelli africani e asiatici che ne hannobisogno - le conoscenze mediche, ciò contribuirebbea frenare l’epidemia, con conseguenti ricadutepositive sulla crescita economica. Inoltre, dettipaesi beneficerebbero anche di un flusso quotidianodi informazioni. Molti dei paesi poveri del mondo, per esempio,esportano materie prime. Una migliore disponibilitàdi informazioni consentirebbe loro di capire ilfunzionamento dell’economia delle merci e diavvalersi delle informazioni sul mercato che per-metterebbero di fissare il prezzo più giusto per i loroprodotti. Tutto ciò può risultare di grande importanza,sarebbe uno strumento di stabilizzazione o dimiglioramento per lo sviluppo dei paesi.L’euro e la “Vecchia Europa”: quali sono le previsionieconomiche per questa regione, specialmente invista dell’allargamento dell’Unione europea versoi paesi dell’Europa orientale?Parliamo dei paesi in transizione, così definitiperché si trovano in una fase dinamica di passaggioda un’economia pianificata ad un’economia dimercato. All’inizio molti di questi paesi hanno

incontrato difficoltà, specialmente la Russia europeao la Russia in generale, che a partire dal 1989 hadovuto affrontare notevoli problemi e che solo oracomincia a registrare importanti benefici.Paesi come la Polonia, l’Ungheria, la RepubblicaCeca, la Slovacchia e le Repubbliche Baltiche hannoriportato risultati sia positivi sia negativi all’inizio -risultati positivi per alcuni paesi e negativi per altri- e ora si stanno gradualmente integrando nelcontesto generale europeo, stanno funzionandocome gli altri paesi e ritengo che il futuro saràper loro favorevole. Già da diversi anni, ormai, svolgo un lavoro dicostruzione di modelli con un gruppo di collaboratori,tra i quali vi sono alcuni giovani russi emigrati negliStati Uniti: stiamo trovando una grandissimaregolarità economica nell’economia russa, più diquanto ci attendevamo, nonché una cospicuaproduzione di informazioni grazie alle nuove tecniche.Sebbene la Russia abbia avuto un inizio difficoltosodurante gli anni ’90, ora sta progredendo piuttostobene con un tasso di espansione annuo pari al 3-4% previsto in ulteriore crescita, mentre l’inflazioneè sotto controllo, forse non perfettamente, mameglio che in passato. Ritengo pertanto che laRussia e gli altri paesi in transizione, alla fine, siintegreranno con i paesi dell’Euro.

Leo Brattoli

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di alcuni sistemi nanostrutturati di interessemedicale, si cercherà di arrivare, nella fase finale,ad un sistema composto da elementi funzionali ditipo micromeccanico e microelettronico (lab onchip), in grado di comunicare con l'esterno delcorpo, consentendo il rilascio in situ dei farmaci inmodo interattivo con il personale medico.La proposta progettuale si articola in tre fasi disviluppo. Nella ffaassee 11 si progetteranno e fabbricheranno,con tecniche di microlitografia, dispositivi per lamanipolazione a livello cellulare in vitro (dispositivimicrofluidici, micro celle per dielettroforesi e micro-

I Partner del ProgettoINFM-TASC (LILIT c/o ELETTRA)

Dr. Enzo Di FabrizioINFM - Unità di Genova

Prof. Alberto DiasproINFM – Unità di Parma

Prof. Antonio DeriuIstituto Tumori di Milano

Dr.ssa Nadia ZaffaroniSincrotrone Trieste - Laboratorio ELETTRA

Dr. Frederic Perennes

LA PILLOLAINTELLIGENTE

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Le applicazioni medicali delle nanotecnologie consentono oggi di immaginare dispositivi rivoluzionari su scala micro e nanometrica per il rilascio in situ di farmaci. I ricercatori di ELETTRA

e del TASC leader di una ricerca nazionale.

Le tecnologie di miniaturizzazione, note comemicro e nanotecnologie, sono un insieme di tecnichee di processi per lo studio e la produzione di sistemile cui dimensioni rilevanti si misurano in microne nanometri. Tali sistemi possono includeremicrostrutture metalliche, semiconduttori,materiali dielettrici ed organici, che trovanoapplicazione in aree che vanno dai sensori edattuatori fino ai dispositivi biomedicali.Il gruppo di micro e nanoscience “LILIT” del laboratorioTASC-INFM e del Sincrotrone ELETTRA sta lavorandoalla realizzazione di sistemi in cui è fondamentalela miniaturizzazione. In particolare, coordina ungruppo nazionale di cinque unità per lo svolgimentodi un progetto triennale FIRB del MIUR del costo di2,14 milioni di Euro, che rientra nel programmastrategico “Nuova ingegneria medica”.Obiettivi della ricerca sono lo studio, la progetta-zione, la fabbricazione e l’utilizzo in vitro e in vivo dimicrosistemi e dispositivi di interesse medicale, inparticolare per il rilascio in situ di farmaci su scalamicro e nanometrica. I dispositivi sviluppativerranno finalizzati alla cura farmacologica deitumori. Partendo dalla ricerca di base sullo studio delleproprietà strutturali e dinamiche a livello molecolarenum

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dosatori per la manipolazione di singole molecole). Questa fase comprenderà anche lo studio delleproprietà strutturali e della dinamica a livello molecolaredi alcune classi di sistemi nanostrutturati come, adesempio, nanocapsule, microsfere di idrogel e polimeripolisaccaridi. Questi sistemi hanno la caratteristicadi essere biodegradabili e funzionalizzabili. Leproprietà di trasporto sono regolabili sia in fase diprogettazione che applicativa e hanno mostratopotenzialità nella realizzazione di sistemi efficaciper il rilascio di farmaci. Questa fase verrà supportataanche da uno studio teorico di dinamica molecolare,in cui verrà analizzata l'interazione delle macro-molecole utilizzate in soluzioni acquose, conparticolare riguardo al folding di catene polimericheproteiche, alla loro stabilità conformazionale, alladinamica interna e alla specificità del legame frapartners molecolari. L' attività della prima fase sarà fortemente correlatacon lo studio chemioterapico. Infatti uno dei limitidell’attuale chemioterapia deriva dall'insufficientepermanenza del farmaco a contatto con le cellulebersaglio e dalla elevata tossicità per i tessutinormali. Per superare questi problemi è possibileaumentare e mantenere elevata la concentrazionedel farmaco sull’organo bersaglio, riducendo alcontempo la tossicità sistemica.Nella fase 2 si lavorerà allo studio della velocità didissoluzione del silicio macroporoso, in vitro, infunzione delle geometrie strutturali create mediantela micro e nanofabbricazione. Le tecniche dellamicrofabbricazione verranno combinate con le altreattività allo scopo di valutare il grado di integrabilitànell'utilizzo del silicio macroporoso strutturato coni sistemi di rilascio realizzati nella prima fase. Il

successo dell’ integrazione è un primo passo versola "pillola intelligente" in quanto permetterebbe dirilasciare il farmaco con controllo spaziale etemporale. Anche in questa fase ci sarà una forteinterazione con lo studio medico in quanto le pilloledi silicio macroporoso potranno essere utilizzatesia in vitro che in vivo. Nella fase 3 saranno studiati sistemi di maggiorecomplessità che costituiscono gli elementi baseper lo sviluppo della "pillola intelligente". Si trattadi elementi funzionali come micropompe, microvalvole,microfiltri, microreattori ecc. (lab on chip) in gradodi comunicare per via telemetrica con l'esterno,permettendo il rilascio in situ in modo interattivo.La scelta dei dispositivi da progettare e realizzare saràfatta in accordo con un’equipe biomedica e chirurgica.

Enzo Di Fabrizio

riferimentoEnzo Di FabrizioLinea Lilit di ELETTRAINFM-TASCtel. +39 040 [email protected]

La ricerca sul “drug delivery”Oggi non esiste un vero e proprio "stato del-l'arte" sul rilascio di farmaci con sistemi nano-strutturati "intelligenti". C’è, invece, una forteattività nazionale ed internazionale per ciò cheriguarda il rilascio di farmaci in generale e inparticolare sullo studio della biodegradabilitàe biocompatibilità del silicio macroporoso e deicarrier organici. Sono attivi in questo campo gruppi di ricercaappartenenti sia al mondo industriale cheaccademico come, ad esempio, in Inghilterra,l’agenzia governativa DERA (Defence EvaluationResearch Agency) e spin-off collegati come laPsiMedica, con partecipazione australianatramite la PsiVida. Per quanto riguarda la ricercasul Silicio macroporoso e lo studio delle modifichechimico-fisiche della superficie nanostrutturata,esistono gruppi di diverse università comequella della California a San Diego, in Indiana egruppi europei come all'Ecole Polytechnique aPalaiseau (Francia). Nel vasto ambito delle nanoscienze la tendenzaè, infatti, quella di incoraggiare i vari gruppi diricerca provenienti dal mondo universitario,enti di ricerca, laboratori nazionali e industrialia formare team interdisciplinari.

Particolare di un microdispositivo a microaghi, realizzatomediante litografia a raggiX profonda, per il rilasciodiretto in arteria di volumidi pochi nanolitri (1 miliardesimo di litro).

Immagine ai raggi X molli (4 KeV) di un aggregato dicellule di lievito, ottenuta

con tecnica a contrasto di fase differenziale.

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FOTOVOLTAICO:SI PUÒ, SI DEVE

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È pulita, rinnovabile, integrabile nell’ambiente urbano. Eppure l’energia fotovoltaica non ha avutosufficiente diffusione in Italia. Sembra però esserci un’inversione di tendenza. Anche grazie a progetti come quello del CETA per il Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Monfalcone.

La Commissione Europea ha recentemente diffuso idati relativi allo studio “Energy in Europe -European Union Energy Outlook to 2010 - SharedAnalysis Project”. Le stime realizzate evidenzianoche il 40% dei fabbisogni di energia primariadell’Unione europea è assorbito dal settore civile,ossia residenziale e terziario. La dipendenza energeticadell’Unione Europea è tendenzialmente destinata acrescere, fino ad un valore pari al 70% nel 2030.Per invertire il trend attualmente in atto, glistrumenti disponibili sono quelli del risparmioenergetico, dell’efficienza energetica e dellosfruttamento razionale delle fonti rinnovabili dienergia. In tal senso le direttive comunitarie inten-dono sostenere la diffusione delle fonti rinnovabiliattraverso l’adozione di una coerente politica europeadi supporto, mentre sul piano nazionale i nuoviobiettivi sono stati evidenziati nel “Piano nazionaleper la riduzione delle emissioni di gas responsabilidell’effetto serra 2003 – 2010”, pubblicato di recenteda MATT (Ministero dell’Ambiente e della Tutela delTerritorio) e MEF (Ministero Economia e Finanza).Il piano prevede per il settore fotovoltaico nazionaleun incremento della potenza installata dagli attuali6 MW fino ai 100 MW entro il 2010. Numerose infattisono le motivazioni che spingono a incentivare lo

sviluppo di questa tecnologia: i sistemi fotovoltaicisono modulari, hanno ridotte esigenze di manutenzionedovute all’assenza di parti in movimento, l’utilizzoè semplice e, soprattutto, l’impatto ambientale èestremamente basso. Tali caratteristiche rendonola tecnologia fotovoltaica adatta all’integrazionenegli edifici in ambiente urbano. Considerando lastraordinaria potenzialità nel fornire energiaelettrica “pulita” al 100% in svariati settori, le appli-cazioni fotovoltaiche sono da considerarsi tra le piùimportanti sorgenti di energia per il futuro.In Italia, l’energia fotovoltaica registra una crescitad’interesse inaspettata, dovuta anche alle azioni disostegno economico promosse dal MATT per favorireuna riduzione dei prezzi, ancora alti a causa deglielevati costi di produzione associati alle cellefotovoltaiche.È in questo contesto che ha preso il via e si è recen-temente conclusa la prima fase del ProgrammaNazionale “10.000 tetti fotovoltaici”, finalizzato allarealizzazione nel periodo 2000 - 2002 di impiantifotovoltaici connessi alla rete elettrica di distribuzionen

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I contributi ammessi dalBando NazionaleIl Bando Nazionale ammette a finanziamentoun costo massimo d’impianto pari a 8005 €per kWp installato, installazione compresa(esclusa l’IVA pari al 10% del costo d’investi-mento). Il contributo di legge previsto è almassimo il 75% del costo ammissibile ed èquindi pari, per un impianto da 1 kWp, a 6.003 €.A carico del futuro proprietario rimangono icosti pari al 25% dell’investimento (2.002 -) eil costo dell’IVA, non inclusa nel finanziamento,pari a 800,5 €. È possibile inoltre recuperaredall’IRPEF il 36% dei costi sostenuti IVA inclusa,lo sgravio fiscale ammonta a circa 1000 €. A fronte di tale spesa l’utente dovrebbe potergodere di un risparmio sulla bolletta elettricadi circa 230 € all’anno (dato medio perl’insolazione dell’Italia).

Monfalcone, vista dell'impianto FV e dell'elettrodotto ENELad alta tensione.

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ed integrati in strutture edilizie. La risposta hasuperato le aspettative, comportando lo stanziamentodi nuovi finanziamenti per il settore. Il DM 24 luglio2002 (G U n. 199 del 26 agosto 2002) ripartisce lenuove risorse tra le regioni e le province autonomeche hanno aderito al primo programma “tettifotovoltaici”. Nel corso del biennio 2001-2002, il Centro EcologiaTeorica e Applicata ha predisposto, su commessa dialcuni Comuni del Friuli-Venezia Giulia, delleprovince di Pordenone e Gorizia e del territorioregionale in genere, i progetti preliminari per lapartecipazione al bando regionale del 2 agosto2001 (BUR 12/9/2001), che assegnava contributi inconto capitale per interventi volti alla riduzione deiconsumi e all’utilizzazione delle fonti rinnovabili dienergia. Attualmente, tra le domande presentatedal CETA, gli impianti finanziati sono cinque, dipotenza compresa tra i 3 e i 9 kW di picco. Al terminedella progettazione esecutiva si darà avvio allacostruzione degli impianti. Il CETA è attento anche all’aspetto dimostrativo eper questa ragione, su commissione e in collaborazionecon il Consorzio per lo Sviluppo Industriale di

Monfalcone, ha progettato un impianto fotovoltaicodi potenza complessiva pari a 30 kWp. L’impianto,attualmente in costruzione, è il più grande dellaregione. Per la sua valenza sperimentale, saràcorredato di strumenti di monitoraggio, al fine diverificare le rese effettive vincolate agli eventimeteorologici e all’andamento annuale della nuvolosità.L’impianto è posizionato sul terreno, al di sottodell’elettrodotto ad alta tensione dell’ENEL. Taleposizionamento su un terreno non destinabile adaltri usi fornisce, tra l’altro, un esempio concreto direcupero del territorio. Il collaudo dell’impianto èprevisto entro giugno 2003.

Raffaella Gelleti

riferimentoRoberto Jodice CETA tel. +39 040 375 5610 fax: +39 040 375 5448 [email protected]

Il solare anche nelle impreseCogliendo una richiesta proveniente da piùaziende di diversi settori produttivi, il ServizioTrasferimento Tecnologico di AREA SciencePark sta sviluppando uno studio sulle tecnologiefotovoltaiche che fornirà informazioni sulloscenario tecnologico attuale, sulle prospettivedi sviluppo nel medio-lungo periodo e sullesoluzioni più adatte alle diverse realtàimprenditoriali.L’iniziativa, finanziata dai fondi di Obiettivo 2,si avvarrà della collaborazione del CETA eapprofondirà i diversi ambiti di applicabilità diqueste tecnologie, gli aspetti economici legatialla realizzazione dei diversi impianti, i beneficidi impatto ambientale, il quadro normativo diriferimento e il panorama degli incentivi alleimprese. Una scheda di autovalutazioneconsentirà ad ogni impresa di eseguire unaprima stima sulla possibilità di utilizzarel’energia fotovoltaica al suo interno e di individuarele soluzioni tecnologiche più adatte. Lo studioterminerà in autunno.

riferimentoMario D’AmatoAREA Science Parktel. +39 040 375 [email protected]

Impianti kWp

Impianti edifici pubblici1° sottoprogrammaMinistero dell’ Ambiente 155 1.800

Impianti per edifici pubblici 113 867

Impianti per privati 539 2.113

Rinunce privati 60 134

TOTALE (privati + pubblici) 857 4.914

SITUAZIONE FONDI ASSEGNATIDAL PROGRAMMA NAZIONALE

“TETTI FOTOVOLTAICI”(DATI AGGIORNATI A GENNAIO 2003)

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LA CITTÀDEL SOLE

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Un villaggio modello in grado di prosperare grazie all’applicazione delle tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili, il sole in primis. È la Città Elio-Termica progettata

per una zona termale dalla Municipalità di Contamina, in Aragona (Spagna).

Mediante l'utilizzo di soluzioni architettonichealternative per lo sfruttamento delle risorse rinnovabilie di tecnologie innovative per la sostenibilitàambientale, un gruppo di istituti di ricerca europeicoordinati dalla società spagnola IBE SL - tra cui lasocietà Labor S.r.l. insediata in AREA Science Park -ha sviluppato il progetto di fattibilità di una CittàElio-Termica, completamente indipendente dalpunto di vista energetico, nell'ambito del progettoeuropeo Aragón 2010 co-finanziato dal programmaAltener della Commissione Europea. Il progetto è stato concepito tenendo in primaconsiderazione la protezione e valorizzazione delpatrimonio naturale e culturale, la gestione dellabio-diversità del territorio e del paesaggio. Entro il2010 il villaggio dovrebbe essere costruito suun’area di 120.000 mq, messa a disposizione in unazona termale dalla Municipalità di Contamina, inAragona (Spagna). Il villaggio ospiterà tutte lestrutture necessarie per le funzioni economiche,sociali ed educative della comunità, in modo damostrare la fattibilità dell’applicazione delle tecnologieper lo sfruttamento delle energie rinnovabili in uncontesto vivibile. La progettazione urbanistico-ecologica della città prevede l’installazione di tuttele strutture necessarie per assicurare ai cittadiniuno stile di vita reale e, soprattutto, replicabile.Un’area residenziale con oltre 50 edifici ed unapiazza centrale, un’area dedicata alle persone dellaterza età, un’area educativa dove si terranno corsiprofessionali sulle tecnologie solari e rinnovabili,un centro di salute ed una fattoria biologica sono icomponenti principali del piano di sviluppo della città. Organizzazione urbanistica della cittàL’elemento edilizio asse principale del villaggio è laGalleria Solare, lunga oltre 600 metri, la cuicopertura sarà realizzata con pannelli solaritermofotovoltaici in grado di produrre annualmente246.000 kWh di energia elettrica e 1.103.000 kWhdi energia termica. Per compensare l’intermittenzadel sistema di produzione ad energia solare, lacittà disporrà di un Sistema ibrido IdraulicoFotovoltaico, realizzato con un lago artificiale ed ungeneratore di energia elettrica a turbina. Questoprogetto idraulico combina le due principali fonti di

energia rinnovabile: solare ed idraulica, il chepermette di evitare, in un sistema isolato, l’uso dibatterie elettriche, che sono il maggiore svantaggioa livello ambientale delle installazioni fotovoltaiche.Un altro elemento innovativo della città è la FattoriaBiologica. In questo edificio si coltiveranno diversitipi di prodotti agrari ad alta redditività, mettendoinsieme tecniche tradizionali ed innovazioni scientifichenel settore della coltivazione intensiva idroponica. La natura è totalmente presente e rispettatanell’ambiente costruito, permettendo la coesistenzatra aree residenziali e produttive.L’architettura del paesaggio è stata progettataconsiderando la presenza di laghi, serbatoid’acqua, edifici, aree verdi e fiumi, valutando lediverse specie naturali e realizzando uno studiopaesaggistico-ambientale.Lo sfruttamento della risorsa geotermica locale èstato un fattore decisivo nella scelta della zonadove verrà costruita la città elio-termica. Nel bacinocentrale del Fiume Jalon, nel quale sorgerà il villaggio,sono presenti numerose sorgenti termali a bassaentalpia a temperatura inferiore ai 35°C. Le sorgentisono localizzate in quattro aree in prossimità deiterreni mesozoici della parte Aragonese eCastigliana della Cordigliera Iberica: Jaraba,Alhama de Aragón, Embid de Ariza e Deza(Provincia di Soria) e sono concentrate in areesituate ad un livello inferiore in corrispondenza difalle del terreno.n

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Edifici auto-produttori di energia Tutti gli edifici progettati per la Città Elio-Termicaproducono autonomamente l’energia necessaria alfabbisogno energetico interno, attraverso l’integrazionearmoniosa di sistemi di tecnologie innovative termo-fotovoltaiche nella loro architettura. Questi sistemiconsentono di captare l'energia irradiata dal soleattraverso le pareti e i tetti degli edifici, attuandouna vera e propria cogenerazione di energiaelettrica e termica, agendo sia come condizionatoriclimatici, sia come elementi fotovoltaici.La società spagnola IBE SL, che da più di 30 anni èimpegnata nella ricerca delle tecnologie per losfruttamento dell’energia rinnovabile e la lorointegrazione con gli edifici, ha guidato il gruppo dilavoro partecipante al progetto nello sviluppo diuna serie di sistemi solari termici/fotovoltaici(TPVS) in grado di sostituire gli elementi dell’ediliziatradizionale. Le principali innovazioni dei sistemi TPVS cheverranno applicate sono gli scudi termici e le cellefotovoltaiche. Gli scudi termici sono elementi che, integrati nellestrutture dell’edificio poste nelle zone irraggiate,captano la radiazione solare per mezzo di un fluidoche scorre al loro interno e la trasformano in caloreutile da destinare al riscaldamento climatico o aquello dell’acqua sanitaria, riducendo il caricotermico dell’edificio. Sono stati sviluppati i seguentitipi di scudi termici: in alluminio per la coperturadei tetti spioventi, in materiale ceramico per larealizzazione di collettori solari in pareti costruitecon laterizi del tutto assimilabili a quelli tradizionali,in vetro per la costruzione di finestre e lucernari ingrado di catturare l’energia solare termica per

mezzo di un liquido selettivo, opaco all’infrarosso etrasparente allo spettro visibile. Le celle fotovoltaiche trasparenti sono elementiche trasformano l’energia solare dello spettrovisibile direttamente in elettricità. Sono implementatesu supporto vetroso e realizzabili a diverse colorazioni,in modo da rimpiazzare gli elementi trasparentidell’involucro dell’edificio: vetrate, lucernarie finestre.I componenti TPVS consentono all’edificio direcuperare l’energia solare attraverso muri perimetrali,tetti e vetrate, realizzando una pelle attiva chepermetta di mantenere un equilibrio energetico tral’interno e l’esterno, riducendo notevolmente icosti di gestione. Il costo aggiuntivo stimato dallasocietà IBE per l’introduzione delle tecnologieTPVS nell’edificio è di circa il 10-15% rispettoall’utilizzo di componenti edili tradizionali. Questapercentuale è comunque ammortizzabile in tempibrevi con il risparmio energetico conseguibile.

Giorgio Recine

riferimentoLABOR srltel: +39 040 375 5631 [email protected]

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LA PLASTICAPOSSIBILE

È noto il problema dello smaltimento dei rifiuti plastici e dell’inquinamento che ne deriva. Unasoluzione potrebbe essere incentivare la produzione e l’utilizzo delle plastiche ecodegradabili. ICS

promuove la loro diffusione nei paesi in via di sviluppo.

Ogni anno nel mondo vengono prodotti oltre 250milioni di tonnellate di plastica, di cui meno dell’1%è degradabile. A causa del loro costo, relativamentebasso, e della loro ampia flessibilità d’impiego,l’uso e la produzione di plastiche sono in costanteaumento. Ciò è ovviamente accompagnato da unvasto accumulo di materiale plastico nelle discariche,nel territorio e nelle acque, che, a causa dellaresistenza alla biodegradazione, ha un effetto deleteriosull’ambiente. Lo smaltimento dei rifiuti plastici edil relativo disinquinamento dell’ambiente sonomolto costosi e, in alcuni casi (come per i materialida imballaggio), tecnicamente complicati. Risultaquindi necessario orientarsi verso soluzioni diprevenzione.I paesi in via di sviluppo (PvS), ad esempio, nei

quali attualmente il consumo pro capite di plasticaannuo ammonta a 1-10 Kg, potrebbero orientarsi sind’ora, almeno in alcuni casi, verso la produzione diplastiche bio-degradabili, attuando così una politica diprevenzione dell’inquinamento e di salvaguardiadell’ambiente.In AREA Science Park opera da alcuni anni l’ICS-UNIDO, il Centro Internazionale delle Nazioni Uniteper la Scienza e l’Alta Tecnologia, che sta sviluppando,tra gli altri, un programma dedicato alle plasticheecodegradabili (EDP - Environmentally DegradablePlastics). Il programma ha lo scopo di promuovereil trasferimento tecnologico nel settore di EDP aipaesi in via di sviluppo. Gli esperti dell’ICS,provenienti da realtà accademiche e industriali,stanno realizzando una banca dati con informazioni

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aggiornate riguardanti le tecnologie di produzione ei settori di impiego di EDP, da rendere accessibili aipaesi in via di sviluppo. Stanislav Miertus, direttore delle attività dellachimica di ICS e vicedirettore del Centro, spiega cheil 99% delle plastiche viene prodotto da risorsefossili, quindi non rinnovabili e presenti in quantitàlimitata sul nostro pianeta. Inoltre, nella fase dismaltimento per incenerimento di tali plastiche,si verifica un aumento del contenuto in CO2nell’atmosfera, che, secondo il protocollo di Kyoto,dovrebbe essere mantenuto entro limiti stabiliti.Tale problema troverebbe una soluzione con laproduzione di materiali plastici da risorse rinnovabili. Prof. Miertus, ci può indicare in breve quali applicazionipossono avere le plastiche ecodegradabili?“Le maggiori applicazioni riguardano i materiali daimballaggio, le plastiche monouso (stoviglie inplastica, contenitori alimentari usa-e-getta, utensilimonouso), i materiali per uso agricolo e i materialiper uso biomedico. Gli evidenti vantaggi di questotipo di plastiche riguardano principalmente l’impattoambientale. I rifiuti da EDP, infatti, vengono smaltititramite compostaggio e si decompongono nelterreno senza arrecare alcun danno, in alcuni casiarricchendo il terreno di un prezioso fertilizzante. A tale proposito va inoltre ricordato che le normativeinternazionali sono sempre più restrittive riguardo

all’impiego di plastiche tradizionali.Per quanto riguarda i materiali ad uso agricolo, adesempio, i vantaggi sono evidenti: non è necessariainfatti alcuna operazione di smaltimento in quantoi materiali usati si degradano naturalmente nelterreno al termine della loro azione. L’ICS stasviluppando un progetto in collaborazione conl’Università di Pisa per la produzione di plasticheecodegradabili ad uso agricolo da gelatine di scartodell’industria farmaceutica”.È ovvio che non mancano gli aspetti problematici.Ce li può sintetizzare? “Le tecnologie esistono, ma i costi di realizzazionesono ancora piuttosto elevati. Un aumento dellaproduzione provocherebbe, però, la diminuzionedei costi. Ad esempio, la Cargill-Dow, compagniainternazionale che produce un tipo di plasticabiodegradabile detta acido polilattico (Pla), stainstallando un impianto per la produzione di Placon una capacità di 100.000 tonnellate l’anno. Ciòinciderebbe molto sul costo dell’acido polilattico,rendendolo paragonabile a quello delle plastichetradizionali. Altri aspetti problematici riguardano la necessità dicreare infrastrutture per la raccolta e il compostaggiodei rifiuti da EDP e la mancanza di normative specifichein questo settore. In molti paesi in via di sviluppo,ad esempio, come abbiamo avuto modo di constatarenel corso delle riunioni annuali del gruppo di espertiinternazionali di ICS, non esistono ancora unalegislazione o una normativa specifica che riguardiquesti materiali. D'altra parte, i l crescenteinquinamento da materie plastiche ha portato aduna serie di azioni, a livello internazionale, tendentia trovare adeguate soluzioni che, da un lato,promuovono lo sviluppo di tecniche di produzioneinnovative, dall’altro puntano all’introduzione dinormative internazionali più restrittive per l’impiegoe lo smaltimento delle materie plastiche.Proprio l’ICS, in questo contesto, può avere unruolo determinante per i paesi in via di sviluppo,non solo nel trasferimento tecnologico ma anchenel fornire assistenza e consulenza sia nell’elaborazionedi normative che regolamentino la gestione deirifiuti plastici, sia nella definizione dei parametri erequisiti standard delle EDP”.

Chiara Sancin

riferimentoStanislav MiertusICS-UNIDOtel. +39 040-9228114fax +39 [email protected]

I progetti di ICSL’attività di ICS nel campo delle plastiche

ecodegradabili (EDP) è volta a trasferire ai PvS

le ultime conoscenze riguardo alle plastiche

biodegradabili e a stimolare l’armonizzazione

legislativa in materia di gestione dei rifiuti pla-

stici.

I progetti e le iniziative all’ICS nel campo EDP

sono: un manuale su EDP per l’addestramento

di manager, finanziato dalla Commissione

Europea nell’ambito del Programma Leonardo

da Vinci; uno studio sulla gestione dei rifiuti

plastici e la potenziale produzione di EDP in

Egitto e in Turchia; la promozione di EDP in

Cina in occasione delle Olimpiadi del 2008; lo

sviluppo di una proposta progettuale sulla

promozione industriale di EDP in Corea e

progetti per una gestione sostenibile dei rifiuti

plastici e per l’introduzione di EDP in

Indonesia.

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VECCHIO,INNOVATIVO PELTIER

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L’effetto Peltier, noto già da due secoli, grazie agli odierni, avanzati strumenti matematici e aimateriali innovativi, promette grandi sviluppi nelle applicazioni termoelettriche. Peltech in AREA

lavora allo sviluppo di condizionatori di nuova generazione.

Charles Peltier scoprì, agli inizi del XIX° secolo, cheun circuito elettrico bi-metallico, percorso dacorrente continua, esibiva una differenza di tempe-ratura nelle giunzioni di interfaccia tra i due metalli,fenomeno inverso di quanto già scoperto daThomas Seebeck. Si completava così la scopertadegli effetti della termoelettricità, scienza chestudia il trasporto di energia, sotto forma di calore,fra le giunzioni di materiali a diversa conducibilitàelettrica attraversati da corrente continua ovvero,inversamente, la generazione di potenza elettricafra le stesse giunzioni quando vengano mantenutea differente temperatura.Quasi contemporaneamente alle scoperte di CharlesPeltier, erano anche messi a punto i primi ciclifrigoriferi e le prime dinamo. La cultura “meccanica”di quell’epoca portò a sviluppare queste ultimetecnologie piuttosto che quella termoelettrica,essendo più incerte e non dominate le conoscenzesulla fisica dello stato solido. È così che la termoelettricità è rimasta indietro di 150 anni rispetto allosviluppo dei sistemi meccanici, sia per pompe dicalore, sia per generazione di energia elettrica, aparte qualche applicazione di grande successocome le termocoppie di sicurezza per i bruciatori agas. D’altra parte questo ritardo fa sì che questocampo tecnologico presenti oggi un grande potenzialedi sviluppo ancora sostanzialmente inespresso. Infatti, a dispetto della data di scoperta delfenomeno, l’uso tecnico dell’effetto Peltier è diventatopraticabile soltanto in tempi relativamente recenti,grazie allo sviluppo di materiali semiconduttori conmigliori proprietà termoelettriche rispetto alleleghe metalliche. Queste innovazioni sono fruttodella ricerca legata soprattutto all’avventuraspaziale e alla corsa a nuove tecnologie in campomilitare. Ciò ha, per così dire, “relegato” le applicazionitermoelettriche ad un ambito di alta tecnologia,svincolandole da problematiche di costo.L’approccio costruttivo che ne è derivato stacondizionando il settore perché tutto lo sviluppo èrimasto incentrato sulla cella Peltier come elementoa sé stante, trascurando l’importanza dell’equilibriocomplessivo dei flussi di calore all’interno del sistemain cui essa è inserita, soprattutto in relazione alla

forte dipendenza delle prestazioni termoelettrichedai salti di temperatura fra lato caldo e lato freddodella cella stessa.Oggi le celle Peltier si stanno diffondendo anche inapplicazioni a minor contenuto tecnologico espiccata sensibilità ai costi, con risultati spesso discarsa efficacia, data la complessità e molteplicitàdelle competenze in gioco. D'altronde segnalisignificativi indicano una crescita dell’interesseverso prodotti termoelettrici, per quei settori in cuiè richiesta soprattutto affidabilità, manutenzioneridotta e accurato controllo della temperatura.Si pensi al condizionamento ferroviario o per lanautica da diporto, al raffreddamento di quadrin

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elettrici e per telecomunicazioni, allo stesso settoredomestico, dove la praticità di installazione, lacompattezza, i pesi ridotti e la silenziosità difunzionamento possono risultare una carta vincente.Peltech, attiva dal 2001 in AREA Science Park, svolgeattività di ricerca e sviluppo applicativo, diprogettazione e di industrializzazione nel campodella termoelettricità. Ad oggi il cuore deiprogetti sviluppati da Peltech sono pompe dicalore a stato solido di piccola e media potenza,concepite come integrazione ottimizzata di tutti glielementi in gioco: moduli termoelettrici, scambiatoridi calore, materiali di adesione.Peltech ha sviluppato competenze e metodologieproprie di studio e di progettazione, avvalendosi diavanzati strumenti matematici e sperimentali ericercando anche materiali innovativi diversi per levarie funzioni interessate, superando i limiti diquelli attualmente utilizzati (ceramiche di supporto,paste per interfacce termiche, materiali e disegnodegli scambiatori di calore). Tutto ciò rappresentaun nuovo approccio alla termoelettricità, approccioin cui il modulo termoelettrico dovrà essereprogettato e costruito per gli scambiatori di caloredel sistema e non come modulo standard cuiapplicare gli scambiatori stessi, così come oggiavviene.Lo sviluppo che si sta perseguendo sui materialisemiconduttori nei laboratori di ricerca di diversipaesi, unito ad un simile criterio progettuale, cheintegra tutti gli elementi del sistema, potrebbe intempi relativamente brevi recuperare quei 150 annidi ritardo rispetto ai sistemi a compressore di cuigià abbiamo accennato, aprendo una nuova era per

la termoelettricità a effetto frigorifero.L’effetto di generazione di energia elettrica potrebbetrovare invece il suo utilizzo nel recupero di calore equindi comportare un sensibile risultato in risparmioenergetico, anche se i costi attuali di realizzazione

sono ancora molto elevati.Sul fronte delle attività di ricerca e sviluppo,Peltech ha attualmente in fase di prototipazione undeumidificatore “slim” da parete dagli ingombriridotti, di elevata silenziosità e ridotte esigenze dimanutenzione. Il passo successivo della ricercaPeltech dovrebbe sfociare in un’ulterioreapplicazione domestica: un condizionatore percamere da letto.

Antonio Pizzolato

riferimentoMatteo Codecasa PELTECH s.r.l. tel +39 0341 353750 fax +39 0341 371684 [email protected]

I criteri delle progettazionetermoelettricaIl trasferimento di calore per mezzo di unsistema termoelettrico può essere schematizzatodefinendo come Q J l’alimentazione elettricaspesa per esplicare l’effetto termoelettrico, Q C

le frigorie prodotte e Q H il calore fluente dallato caldo del sistema, che deve essereopportunamente smaltito per ridurre al minimola differenza di temperatura tra le due sorgenti.L’efficienza viene definita dal C.O.P.(coefficient of performance), che è in pratica ilrapporto tra la quantità di frigorie prodotte el’energia elettrica utilizzata. Tale valore è inoltreinversamente proporzionale al ΔT conseguitosulle ceramiche del modulo Peltier.Per questo motivo, nelle applicazioni termo-elettriche, è fondamentale ridurre al minimo isalti di temperatura sugli scambiatori di calore,in modo tale che il ΔT a cui opera la cellaPeltier sia il più basso possibile. Infatti esso èil vincolo di progetto per fruire di predeterminateprestazioni sensibili da parte della macchinaed è necessariamente la conseguenza dellaraffinatezza di progettazione, della densità dipotenza termica fornita dal modulo, delmateriale di interfaccia fra la parti e della forzadi adesione, delle prestazioni degli scambiatoridi calore in senso lato e quindi delladistribuzione delle temperature su tutti i puntidello scambiatore stesso.

La cella Peltier

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CELIACHIA:DIAGNOSI E ALIMENTAZIONE

La celiachia è una grave intolleranza agli alimenti contenenti glutine. Oggi è più facile diagnosticarla grazie a nuovi strumenti d’analisi, mentre la scienza dell’alimentazione fornisce

valide alternative nutrizionali. I contributi di Eurospital e Dr. Schär.

La celiachia è una forma di intolleranza alimentarepermanente nei confronti del glutine, sostanzacontenuta nel grano e derivati e in altri cereali qualiorzo o segale. Nei soggetti geneticamente predispostialla celiachia, l’introduzione di alimenti quali pasta,pane o biscotti determina una risposta immunitariaabnorme a livello intestinale, con conseguenteinfiammazione cronica e scomparsa dei villi intestinali.Nelle forme tipiche, la celiachia si manifesta nelprimo anno di vita. Sono ancora molti, tuttavia, icasi in cui essa non viene diagnosticata, anche se ipiù efficaci strumenti diagnostici messi a disposizionedalla ricerca stanno migliorando, sotto questoaspetto, il problema. Contro la celiachia, la terapia efficace consistenell’osservare una dieta priva di glutine. Anche suquesto fronte, un valido aiuto viene dalla ricercascientifico-alimentare, impegnata nello sviluppo diprodotti per celiaci di alta qualità sia nutrizionaleche organolettica.In AREA sono insediati i laboratori di R&S di duesocietà leader nei settori rispettivamente delladiagnostica e dell’alimentazione nella celiachia:Eurospital e Dr. Schär.Eurospital, azienda specializzata nel settore dellediagnosi di laboratorio, si occupa di celiachia dal1987, anno in cui ha introdotto il primo testcommerciale per la ricerca di anticorpi antigliadina(AGA), presenti nei campioni di sangue dei pazienticeliaci. Da anni Eurospital collabora con l'AssociazioneItaliana Celiachia (AIC). Il laboratorio di Ricerca Eurospital sviluppa sistemidiagnostici innovativi nei settori della gastroenterologiaed immunologia, nei quali l’azienda è leader mondiale,e la sua attività di ricerca ha contribuito alleconoscenze epidemiologiche e cliniche sulla celiachia.Eurospital è licenziataria esclusiva mondiale delbrevetto sull'uso della transglutaminasi tissutale.Ciò consente la ricerca - con un semplice prelievo disangue - di particolari anticorpi che il celiacosviluppa in presenza di glutine. Eurospital sviluppa, produce e commercializzasistemi completi per la diagnosi in vitro della malattiaceliaca. Dallo scorso anno propone inoltre Eu-DQ,un test diagnostico che permette di individuare la

predisposizione genetica alla celiachia.La Dr. Schär, da oltre vent’anni, si dedica esclusivamentea offrire soluzioni alimentari sicure e all’avanguardiaper chi deve seguire una dieta senza glutine.Attraverso investimenti importanti nella ricercascientifico-alimentare e nello sviluppo dei prodotti,la ditta altoatesina ha conquistato la leadership nelmercato italiano - e tra i primi posti a livello europeo- degli alimenti senza glutine. Dietro questosuccesso c’è il lavoro del reparto Ricerca & Sviluppo.Da aprile 2003 lo Schär R&D Centre del polo Schär(costituito da Dr. Schär, DS e dall’affiliata ingleseNutrition Point) si è trasferito in AREA per poterlavorare in un ambiente fertile e ricco di contatticon il mondo scientifico e universitario. Il laboratorio Schär R & D Centre opera nell’ottica diottenere alimenti dietetici privi di glutine e sempremigliori sotto il profilo nutrizionale ed organolettico. I programmi di ricerca si orientano: nella caratteriz-zazione tecnologica di ingredienti alternativi enell’individuazione di determinati requisiti; nellostudio reologico delle formulazioni e nella messa apunto a livello sperimentale delle tecnologieinerenti; nella valutazione dei prodotti finiti tramitestudi di texture.

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riferimentiEUROSPITAL spa - Laboratorio R&S tel. +39 040 3755522fax 040 3755523,[email protected]

SCHÄR R & D CENTREtel. + 39 040 3755383fax +39 040 [email protected]

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FVG: L’INNOVAZIONEHA LA SUA RETE

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È in fase di avvio Innovation Network, il progetto di AREA per la creazione sul territorio regionaledi una rete di Centri di competenza, con diverse specializzazioni in grado di rispondere alle

esigenze di natura tecnologica delle aziende.

L’obiettivo è ambizioso: far conoscere e portarenelle aziende il grande potenziale di conoscenzadel settore della ricerca, per favorire e consolidareil dialogo tra impresa e ricerca. La strategia è statamessa a punto. Una rete formata da diverse competenzespecialistiche e diffusa sul territorio, per venireincontro alle domande pratiche delle aziende chevogliono aprirsi all’innovazione e alla tecnologia. Èpartito con queste premesse Innovation Network,la nuova iniziativa targata AREA. Il progetto percorreun binario che rende possibile a qualsiasi impresadel territorio un accesso facile all’intero sistemadella ricerca, mettendo in moto un meccanismototalmente nuovo. A regime, Innovation Network sarà una rete compostada una decina di Centri di competenza specializzatie diffusi sul territorio, realizzati in collaborazionecon partner altamente qualificati. Il primo Centro èstato recentemente inaugurato a S. Giovanni alNatisone, nel cuore del distretto della sedia: incollaborazione con CATAS Spa, il maggiore istitutoitaliano di ricerca e sviluppo e laboratorio prove delsettore legno-arredo, offrirà assistenza per l’impiegodi nuovi materiali, l’utilizzo di nuove tecnologie diprogettazione e il miglioramento dei processiproduttivi. Il secondo centro nascerà a Ruda, dedicatoal settore dell’agroindustria. Le successive ipotesidi specializzazione dei Centri, a cui il team dedicatoal progetto sta già lavorando, sono l’ingegneriad’impresa e la lavorazione dei metalli, che troverannouna localizzazione adeguata rispettivamente pressol’Università degli Studi di Udine e nell’area diManiago.L’iniziativa di AREA punta molto sulle competenzespecialistiche di nuove figure professionali da inserirenei singoli Centri, proprio per superare gli ostacolitipici della difficoltà di comunicazione tra il mondodella ricerca e quello dell’impresa. Ma quali sono ivantaggi concret i d i Innovat ion Network?“L’imprenditore, rivolgendosi, ad esempio, al

Centro specializzato in nuovi materiali, non troveràsolo soluzioni alternative per il suo prodotto, ma -spiega Paolo Cattapan, direttore del ServizioTrasferimento Tecnologico di AREA - entrerà nellarete dei Centri Innovation Network. Questo significache potrà approfondire un problema legato allalavorazione del legno ma anche del metallo oppuredella plastica, potrà ottenere miglioramenti diefficienza ridisegnando il proprio layout produttivo,potrà scoprire nuovi metodi per riciclare i residuidella lavorazione o per abbassare le emissioniinquinanti. In definitiva troverà delle soluzionitecnologiche a trecentosessanta gradi. AREA credefortemente nella validità e nelle potenzialità delprogetto, tanto da decidere di sostenerlo con risorseproprie. La valenza regionale, le competenze inrete, la valorizzazione dei laboratori e dei centri diricerca già presenti sul territorio sono tutti ottimimotivi per lanciare una struttura efficiente cheriesca a fare sistema”. Da dove nasce questa idea? Il progetto raccoglie,sviluppa e moltiplica le positive esperienze maturateda AREA nelle attività di trasferimento tecnologico.Si è voluto con questo progetto compiere unulteriore passo, ideando una struttura costituita dafigure professionali specializzate, caratterizzata dauna diffusa presenza sul territorio e fortementeorientata al mercato. Sono numerosi i servizi chequesti Centri saranno in grado di offrire alle imprese:dall’informazione brevettuale e documentale allaconsulenza tecnica, dallo studio e progettazione disoluzioni e prototipi all’assistenza all’adozione diinnovazione, fino all’elaborazione di studi di fattibilitàtecnica. Oltre a questi servizi, i Centri offriranno uncollegamento tra le imprese e i numerosi enti eorganizzazioni attivi in regione per lo sviluppoterritoriale. Questa strategia permetterà di concentrarele risorse, eviterà inutili e costose duplicazioni distrutture già esistenti e offrirà la massima visibilità aun sistema regione che potrà operare in modon

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davvero integrato e sinergico.Per sostenere il funzionamento di un sistema cosìarticolato e multidisciplinare, AREA attingerà allesue numerose competenze e all’esperienza acquisitanella realizzazione di numerose iniziative di frontieranel settore del trasferimento tecnologico. Sarà cosìcondiviso e valorizzato il patrimonio di investimentigià realizzati, con lo scopo di consentire un rapidoavvio dei vari Centri di competenza del network. Per quanto riguarda il collegamento con il mondodella ricerca, in virtù del lavoro già avviato conprogetto SISTER (vedi AREA magazine n.26), voltoalla valorizzazione delle competenze e dei risultatidella ricerca regionale, Innovation Network favoriràil raccordo delle diverse competenze scientifichecon le specifiche vocazioni produttive del Friuli-Venezia Giulia.Su quali settori punterà la rete Innovation Network?“Il progetto naturalmente tiene conto dei settorid’eccellenza, mi riferisco ai distretti industrialidella sedia, del mobile, del coltello e dell’alimentare.Ma abbiamo preso in considerazione anche - spiegaCattapan - delle zone in cui c’è o si sta sviluppandoun tessuto produttivo concentrato su determinate

filiere. Basti pensare alla nautica a Monfalcone,dove c’è una tradizione legata alla cantieristica,oppure alla plasturgia in provincia di Pordenone,sede di numerose aziende del settore. InnovationNetwork punta a evidenziare questo legame traterritorio e specializzazione, per essere più vicinoalle esigenze specifiche”. La valorizzazione dei più diversi settori produttivisarà possibile grazie all’organizzazione a rete checonsentirà di realizzare una vera “fertilizzazionetecnologica”, trasferendo, all’occorrenza, innovazionio tecnologie da un settore all’altro. InnovationNetwork sarà dunque uno strumento flessibile adisposizione di tutte le imprese per intraprenderereali percorsi di innovazione tecnologica.

Federica Franchi

riferimentoPaolo Cattapan AREA Science Parktel. +39 040 3755275fax +39 040 [email protected]

I presidenti di AREA (Maria Cristina Pedicchio) e del CATAS (Roberto Snaidero).

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BandoContributi per il trasferimento

dei risultati della ricerca scientificae tecnologica

(Fondo per la Ricerca Scientifica e Tecnologica, legge 29 gennaio 1986)

Finanziatore■ Commissario di Governo della RegioneAutonoma Friuli-Venezia GiuliaGestione tecnico scientifica ■ AREA Science ParkAmmontare complessivo dello stanziamento■ 3 milioni di Euro in tre anniIntensità degli aiuti■ Gli aiuti sono concessi nella forma “de minimis”nella misura del 75% dei costi ammissibili conlimite di 100.000 EuroPeriodo presentazione domande■ Fino al 15 settembre 2003 entro le ore 12,00presso il Commissariato di Governo nellaRegione Friuli Venezia GiuliaPeriodo svolgimento progetto■ Massimo 24 mesi, comunque entro il 15settembre 2005Soggetti beneficiari■ Società di capitale con sede operativa nellaprovincia di Trieste Progetti finanziabili■ Avvio di nuove imprese ad alta intensità di conoscenza■ Trasferimento alle imprese di tecnologie proprietarie e in particolare:

• commesse di ricerca e sviluppo assegnate a Università ed Enti pubblici di ricerca• acquisto di brevetti• acquisto di know-how esclusivo

Settori esclusi■ Settore dei trasporti e attività legate alla produzione, alla trasformazione o alla commer-cializzazione dei prodotti di cui all'allegato I del trattato istitutivo della Comunità Europea.

Il bando e le linee guida sono consultabili sui siti: ■ www.area.trieste.it ■ www.commissariato.fvg.it sezione Fondo Trieste

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AREATI ASPETTA!

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Biotecnologie, ricerca spaziale, informatica, telematica, ambiente. Con “Open Day” appassionatie curiosi di scienza potranno trascorrere una giornata alla scoperta di AREA Science Park.L’appuntamento è per sabato 28 giugno 2003.

La ricerca biotecnologica ci aiuterà a combatteremeglio e prevenire le malattie? In che modo lenanotecnologie rivoluzioneranno il nostro modo divivere? A quali progressi scientifici porterà lastazione spaziale internazionale? E in che modo laricerca contribuisce allo sviluppo economico delnostro paese e delle nostre regioni? Queste ed altredomande potranno trovare una risposta dalla vivavoce dei ricercatori di AREA Science Park durante lagiornata di porte aperte ai laboratori dei campus diPadriciano e Basovizza del parco scientifico, incalendario il prossimo 28 giugno.Per il pubblico delle famiglie, degli studenti, degliappassionati di tecnologie e innovazione èl’occasione per una particolarissima passeggiataalla scoperta del cuore scientifico-tecnologico delCarso. Un’opportunità per conoscere le moltepliciattività legate allo sviluppo di prototipi e prodotti,che fanno di AREA Science Park uno dei piùinteressanti sistemi di innovazione europei. Una trentina di laboratori aperti, suddivisi in seipercorsi della durata di un paio d’ore ciascuno,consentiranno ai visitatori di spaziare tra le biotec-nologie, la fisica dei materiali, le ricerche spaziali,l’elettronica, la telematica, le tecnologie ambientalie altro.All’arrivo in AREA i visitatori potranno prenotarsinei gazebo appositamente allestiti per uno o più

dei percorsi previsti, dopodiché in gruppi daquindici saranno accompagnati nei laboratori dastudenti universitari e personale di AREA nelle vestidi guide.La giornata prevede anche presentazioni multimedialidella realtà del parco scientifico in appositi spazidedicati nei due campus. Per i visitatori più piccoli,di età compresa tra i sei e i tredici anni, saràorganizzato un gioco a squadre finalizzato allaraccolta di immagini fotografiche, che esemplifichinola diversità delle forme naturali e architettonichecaratterizzanti AREA Science Park e l’ecosistemanaturale nel quale è immerso.Il pubblico avrà a disposizione anche i servizi dicaffetteria e di ristorazione. Per raggiungere AREA epartecipare all’ “Open Day” un bus navetta garantiràun servizio di trasporto speciale fino al parcoscientifico, con corse dal centro di Trieste a partiredalla Stazione Ferroviaria. Per quanti vorrannomuoversi autonomamente, sarà comunquepossibile raggiungere AREA anche in automobile.Ai visitatori saranno regalati diversi gadget realizzatiper l’occasione, grazie ai quali poter simpaticamentericordare una giornata all’insegna dello svago edella conoscenza.

Leo Brattolim

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DUE ALLEATIPER IL FEGATO

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Sono il laboratorio Bracco Imaging CRM/Trieste e il Centro Studi Fegato, di recente inaugurati in AREA. Le loro ricerche si occuperanno rispettivamente di imaging diagnostico in vivo

e di medicina molecolare applicata al fegato.

In AREA due nuovi laboratori hanno avviato la loroattività all’insegna della reciproca collaborazione:il Centro Studi Fegato (iniziativa della FondazioneCRTrieste e del Fondo per lo Studio delle Malattiedel Fegato - Onlus) finalizzato alla ricerca avanzatanell’ambito della fisiologia e patologia molecolaredel fegato e il laboratorio di Bracco ImagingCRM/Trieste (Gruppo Bracco, leader mondiale nellesoluzioni integrate per la diagnostica medica),dedicato alla ricerca di nuovi mezzi di contrasto perimaging diagnostico in vivo.Dati raccolti dal Fondo Studio Malattie del Fegato,attraverso il Progetto Dionysos, indicano che il 15%della popolazione è affetto da malattie di fegato eche l’1% soffre di cirrosi epatica. Ciò significa che inItalia esistono più di 550.000 ammalati di cirrosi, eche di questi il 10% associa a questa patologia uncancro al fegato.A Trieste esiste una solida esperienza internazionalenello studio e trattamento delle malattie del fegato.Ciò è in parte dovuto all’attività del Fondo per loStudio delle Malattie del Fegato-ONLUS (FSF), cheda molti anni investe risorse nello sviluppo dellaricerca di tali patologie e della fisiopatologia epatica

in generale e che ha coordinato il primo e unico studiosulla prevalenza di malattie di fegato nella popolazionegenerale (Progetto Dionysos). Nonostante lecompetenze scientifiche e cliniche del Fondo,esiste un gap consistente tra queste attività diricerca di base e l’attività clinica, in quanto non èdisponibile a livello nazionale un centro scientificodedicato in modo specifico alla ricerca epatologica,mentre all’estero, specialmente nella realtàanglosassone, si opera già in tal senso. Per raggiungere questo obiettivo è stato creato ilCentro Studi Fegato (CSF) la cui mission è l’eccellenzanella ricerca. Il CSF è principalmente coinvolto nelcampo della medicina molecolare, applicata alfegato e alle sue malattie, oltre che alla ricerca dibase e al miglior trattamento e diagnosi dellerelative patologie. Il CSF è una struttura fortementeinnovativa e tecnologicamente avanzata, del costocomplessivo di 1,5 milioni di Euro in tre anni, resapossibile dall’intervento della FondazioneCRTrieste oltre che dal contributo di Bracco, chepartecipa all’iniziativa.La partecipazione al progetto del CSF e l’aperturadella sede di Trieste del Centro di Ricerche Braccodi Milano rappresentano un ulteriore importanteelemento della rete di ricerca che il Gruppo Braccoha realizzato in Italia e all’estero, coinvolgendocentri di eccellenza, con un importante interscambiotra pubblico e privato. Bracco, che conta centri diricerca a Ginevra e a Princeton, Stati Uniti, investein Ricerca e Sviluppo circa il 16% del suo fatturato.

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riferimentiCristiana Campa BRACCO IMAGING tel. +39 040 375 7841 fax +39 040 375 7831 [email protected]

Claudio Tiribelli CENTRO STUDI FEGATO Tel. +39 040.375 7840/33 Fax +39 040.375 7832 [email protected]

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OGME BIOSICUREZZA

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A Ca’ Tron, vicino a Treviso, un nuovo centro dell'ICGEB per la formazione e ricerca sull’uso sicurodegli Organismi Geneticamente Modificati, dotato di una serra ad alto contenimento.La realizzazione del laboratorio è frutto di un accordo con la Fondazione Cassamarca.

Il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica eBiotecnologia (ICGEB) aprirà entro l’anno a Ca’ Tron,in provincia di Treviso, un nuovo laboratorio diricerca per studi sull’uso sostenibile e sicuro dellebiotecnologie in agricoltura e per la formazione dipersonale specializzato proveniente dai paesi in via disviluppo. In un edificio di 700 metri quadri dotatodelle più moderne apparecchiature, sarannoeffettuate ricerche nel campo della coltura deitessuti vegetali e della biologia molecolare, finalizzatealla valutazione dei rischi inerenti al rilascionell’ambiente di organismi geneticamente modificati(OGM). La realizzazione del laboratorio è frutto diun accordo con la Fondazione Cassamarca, che hagià stanziato 3,5 milioni di Euro e che prevede unulteriore impegno finanziario di circa 4,5 milioni diEuro nei prossimi cinque anni.I programmi iniziali prevedono un'attività di ricercain diversi campi, da quello medico a quello micro-biologico, dall'agronomico all'entomologico, dalbotanico al naturalistico, supportata da un'efficienterete informatica. Nel laboratorio, a partire dal prossimoautunno, verranno svolti corsi annuali e pluriennalidi post-dottorato rivolti a ricercatori e operatoridelle autorità governative preposte al controllo

dell'utilizzo di OGM, provenienti soprattutto daipaesi in via di sviluppo. È inoltre previsto uno strettocollegamento tra le attività del nuovo laboratorio equelle della componente di New Delhi dell’ICGEB,da oltre un decennio attiva nella ricerca sulla biologiavegetale applicata alle necessità agroindustriali deipaesi in via di sviluppo. Il recente vertice alimentareorganizzato dalla FAO si è concluso con la richiestadi incentivare le attività di ricerca legate allo sviluppodi nuove tecnologie sicure, eco-compatibili e adattealle condizioni locali, al fine di incrementare laproduttività agricola nei paesi in via di sviluppo.La nuova struttura dell’ICGEB, unica in Italia per ilsuo carattere informativo e formativo a livellointernazionale, è destinata a diventare puntod'incontro per realtà scientifiche, industriali eistituzionali. Potrà svolgere, inoltre, un ruolo

strategico con l’entrata in vigore del Protocollo diCartagena sulla Biosicurezza (approvato nel 2000in ambito ONU) che impone di mettere a puntoprocedure di valutazione e gestione del rischio nelcommercio internazionale di OGM.

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riferimentoDecio Ripandelli ICGEBtel. +39 040 37571fax +39 040 226 [email protected]

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COMPLICIE LETALI

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Il virus SV40, come cofattore nell’insorgenza del mesotelioma pleurico in combinazione con l’amianto, è stato al centro di uno studio dell’Università di Trieste,

cui Poiesys ha contribuito per la parte diagnostica.

Quella di SV40 è la storia di un virus trasmigratodalla scimmia all’uomo quando, tra il 1955 e il 1961,un miliardo e 400 milioni di individui furono vaccinaticontro la poliomielite con preparati, sia Salk cheSabin, contaminati. Questo grave effetto collateralefu possibile poiché i virus vaccinici utilizzati eranostati cresciuti su cellule di rene di scimmia, risultatein seguito infettate da SV40. Da allora sono statenumerose le ricerche portate avanti su SV40 e sullesue conseguenze per la salute dell’uomo, arrivandoall’individuazione di una stretta correlazione traquesto virus e l’insorgenza di diverse forme ditumore. In particolare, grazie alla tecnica dellaNested-PCR, dai primi anni ’90 è stata evidenziatala correlazione tra SV40 e i tumori umani quali imesoteliomi pleurici, i tumori cerebrali, gliosteosarcomi e i linfomi.Per quanto riguarda il mesotelioma pleurico, la cuicausa principale è rappresentata dall’amianto,un’alta incidenza viene registrata in Friuli-VeneziaGiulia, correlabile alla prolungata esposizione,negli anni passati, all’amianto dei cantieri navalidell’area Trieste-Monfalcone*. Partendo dallaconstatazione che l’attività pro-tumorale dell’amiantosembra essere favorita dal virus SV40, si è pensatocosì di condurre in questa regione uno studio chemettesse in relazione i potenziali fattori oncogeninei casi di mesotelioma riscontrati. Ne è nata unatesi di laurea sperimentale in Chimica e TecnologiaFarmaceutiche, elaborata dalla dott.ssa PatriziaClari, presso il laboratorio di biologia molecolaredella Poiesys Srl in AREA. Relatore della tesi ladott.ssa Elena Banfi del Dipartimento di ScienzeBiomediche dell’Università di Trieste. In accordo con il Dipartimento di Scienze Cliniche eMorfologiche, Sezione di Anatomia Patologica eCitologia dell’Università di Trieste, sono staticoncessi dei campioni di mesotelioma pleuricomaligno derivanti da biopsie e autopsie umane.Questi campioni sono stati analizzati utilizzando ilkit “Poiesys” per la “Determinazione del virus SV40

(Polyomavirus) da tessuto, mediante NESTED-PCRper l’antigene T grande”. Questo è uno dei due kitdiagnostici messi a punto a seguito di unasperimentazione durata oltre tre anni in collaborazionecon il gruppo di ricerca del Prof. Mauro Tognon delDipartimento di Morfologia ed Embriologiadell’Università di Ferrara. La metodologia impiegata in questi kit si basasull’amplificazione genica “Nested-PCR” di unasequenza caratteristica presente nel genoma diSV40: si tratta di una sequenza altamente conservatadella regione precoce codificante per l’antigene Tgrande (agT). Questa proteina è in grado di legaredue proteine cellulari, la p53 e la pRb, aventifunzioni antitumorali. Il legame di queste proteinecon l’Ag T determina conseguentemente la loroinattivazione funzionale. È proprio a questo che èriconducibile l’attività oncogena di SV40 comecofattore nell’insorgenza di diversi tumori umani. Irisultati ottenuti dallo studio sono stati resi notirecentemente nella discussione della tesi di laureadal titolo “Ruolo di SV40 nel mesotelioma pleurico”.

Annamaria Lavenia

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riferimentoRoberto Vano POIESYS RESEARCH srl tel. +39 040 375 5410 [email protected]

* Bianchi C., Brollo A., Ramani L. et al. 2001. Asbestos exposurein malignant mesothelioma of the pleura: survey of 557 cases.Industrial health, 39, pp. 161-167.

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ELETTRAVIRTUAL COLLABORATORY

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Un software sviluppato ad ELETTRA in collaborazione con l’Università di Udine consente a piùricercatori collegati in rete di partecipare contemporaneamente, a distanza, al medesimo

esperimento su una linea di luce di sincrotrone.

Si chiama ELETTRA Virtual Collaboratory (EVC)l'innovativo sistema che, sfruttando le più recentitecnologie Web, permette a persone fisicamentesituate in diverse parti del pianeta di collaborare adesperimenti effettuati presso le beamline e ilaboratori del Laboratorio di luce di sincrotroneELETTRA. Nato grazie ad un progetto di ricerca dellaSincrotrone Trieste, in collaborazione con l’Universitàdi Udine e parzialmente finanziato dalla RegioneFriuli-Venezia Giulia, EVC permette di sfruttare incampo scientifico i vantaggi del lavoro cooperativo.La ricerca scientifica, infatti, necessita spesso diutilizzare strumentazioni complesse, costose e didifficile utilizzo, come acceleratori di particelle,telescopi e altro ancora. Il fatto che queste tecnologiesiano disponibili per tempi e in luoghi limitatiaumenta sia i costi della ricerca, in quanto interigruppi di ricercatori devono recarsi presso la strutturasperimentale dove si sta realizzando il progetto, siai rischi di insuccesso degli esperimenti stessi, vistoche gli studiosi che stanno portando avantil'esperimento possono non essere disponibili nelluogo dell'esperimento nel momento in cui è disponibilela strumentazione.In un tipico scenario operativo di EVC è sufficienteche una sola persona operi effettivamente nellasala sperimentale di ELETTRA, mentre gli altri membridel team possono collaborare in remoto con chiopera sulla beamline, fornendo utili suggerimenti,intervenendo per risolvere eventuali problemi,analizzando dati precedentemente acquisiti etc.Nel caso di stazioni sperimentali particolarmenteautomatizzate, come quelle previste nel caso dellaCristallografia di Proteine “High-Throughput”,la presenza di una persona che operi nella salasperimentale potrebbe essere addirittura nonnecessaria.Sviluppato utilizzando tecnologie open-source, ilsistema è stato realizzato seguendo la metafora diun portale Internet di servizi a cui i diversi utentiaccedono per condurre le proprie attività sperimentali.La figura seguente mostra la pagina relativa ad unparticolare esperimento scientifico, a cui l’utenteattuale sta collaborando. Il sistema mette a

disposizione una serie di strumenti di collaborazione,che permettono sia agli utenti di ELETTRA, sia ailoro collaboratori remoti, di monitorare l’esperimentoin corso, di elaborare i dati scientifici, e di comunicaretra loro. Tra gli strumenti di collaborazione, particolarmenteinteressante è la chat scientifica che permette dicomunicare sia in maniera testuale che visuale,condividendo ed elaborando immagini ottenuteutilizzando strumentazione scientifica.I diversi ricercatori possono pertanto vedere

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Pagina relativa ad uno degli esperimenti in corso.

Il file browser scientifico mentre mostra un’immagine di diffrazione

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contemporaneamente la stessa immagine,discuterne le caratteristiche inviandosi messaggi ditesto e/o evidenziare parti interessanti dell’immagine,ad esempio tracciando delle frecce.Altro strumento particolarmente interessante è ilfile browser scientifico che permette l’accessoremoto ai dati sperimentali mano a mano che questivengono raccolti dalla strumentazione e checonsente, inoltre, di eseguire alcune elaborazionisu questi dati, allo scopo di verificare la correttezzadei parametri sperimentali.Un sistema di videocamere fornisce al sistemafunzionalità tipiche della telepresenza, ossia lavisualizzazione remota di cosa stia accadendoall’interno delle camere sperimentali, e di particolariimportanti della strumentazione. EVC permetteinoltre agli utenti l’utilizzo remoto delle stazioni dicalcolo di ELETTRA, e consente ad ogni utente checollabora agli esperimenti di utilizzare i tipicisoftware per il calcolo scientifico necessari al tipodi esperimento in corso.Il sistema EVC è attualmente utilizzato in esperimentireali, su tre delle stazioni sperimentali di ELETTRA.In futuro, è prevista la sua utilizzazione sullamaggior parte delle stazioni sperimentali esistenti.È inoltre in corso la definizione di una proposta diprogetto europeo per la generalizzazione del sistemaEVC a strumento per la collaborazione scientifica incampi diversi da quelli sperimentati nel presenteprogetto.Hanno partecipato attivamente al progetto tecnologidell’Area Strumentazione e Software per Misure,

scienziati del Laboratorio di Biologia Strutturale diELETTRA e dell’Istituto di Cristallografia del CNR.Proprio questa collaborazione tra diversi tipi di“expertise”, tecnologi e scienziati è una delleprincipali ragioni del successo del progetto. EVC,recentemente presentato allo SMAU e oggetto diservizi all’interno di trasmissioni televisive (come larubrica del Tg3 della Rai "Nea Polis" dedicata allenuove tecnologie e a Internet), rende ELETTRA centrod’eccellenza anche nel campo dell’InformationTechnology.

Roberto Pugliese

riferimentoRoberto PuglieseSincrotrone Trieste S.c.p.A.tel. +39-040-3758028fax [email protected]

PrecisazioneIn riferimento all’articolo dal titolo "Versatilee supertecnologico", pubblicato sullo scorson. 26 di AREA magazine, su richiesta degliinteressati la redazione precisa che è da rite-nersi coautore del contributo, accanto allaricercatrice Maya Kiskinova, anche il suo col-lega Burkhard Kaulich.

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VIAGGIOIN SCANDINAVIA

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A conclusione di un articolato percorso formativo, i giovani partecipanti ai Master EDINTe MEDITT hanno approfondito le dinamiche di sviluppo di alcuni parchi scientifici

in Finlandia, Svezia e Germania.

Raccogliendo l’esperienza del modello formativo“Manager dell’Innovazione”, AREA Science Park,con i parchi scientifici della Sicilia e della Campaniae con APSTI, ha promosso due master per esperti indiffusione dell’innovazione e delle nuove tecnologie(EDINT) ed esperti di diffusione dell’innovazionee del trasferimento tecnologico (MEDITT).L’iniziativa, volta alla formazione nel Mezzogiornodi “figure ponte” tra il mondo della ricerca e quellodell’impresa (realizzata nell’ambito del PON 2000 -2006 del MIUR), ha inaugurato un sistema integratoper l’alta formazione tra parchi scientifici e tecnologiciitaliani.Tre le direttrici principali dei master: la prospettivaregionale con l’approfondimento del sistema parcoe le ricadute territoriali in Friuli-Venezia Giulia, inSicilia e in Campania; il confronto con modellid’innovazione sul territorio nazionale; infine, ladimensione internazionale con la visita ai centri dieccellenza del Nord Europa. Quest’ultima parte,coordinata dal professor Giorgio Petroni, responsabilescientifico dei due master, ha permesso ai futuri“manager dell’innovazione”, l’approfondimentodelle dinamiche di sviluppo di alcuni parchi scientificiin Finlandia, Svezia e Germania.Lo scorso febbraio è stata quindi organizzata unatrasferta, la cui prima tappa è stato l’HermiaTampere Technology Centre. Si tratta di un parcotecnologico nato nel 1986 nella città di Tampere,

uno dei centri industriali più importanti dellaFinlandia. Il parco, che si estende su 100.484 metriquadri ospitando 150 aziende, beneficia dellacontiguità con la “Tampere University ofTechnology” e con il “Technical Research Centre inFinland”. Opera nei settori dell’ingegneria meccanica,dell’automazione, delle telecomunicazioni, dellatecnologia applicata all’informazione e alla medicina.Di seguito, in Svezia, sono stati visitati la “RoyalSwedish Academy of Engineering Science” diStoccolma e il “Vasteras Technology Park”. Il parco- chiamato Teknikbyn - occupa gli spazi che ospitavanostabilimenti industriali all’inizio del Novecento.Anche in questo caso, si è trattato di un processo diriconversione che ha avuto l’obiettivo di favorire losviluppo di nuove imprese. All’interno del parco visono 131 aziende che operano nei settori dell’ICT,dell’elettronica, dell’ingegneria ambientale, delle“high - humanities”. Il programma di visite internazionali si è conclusocon la Fondazione Steinbeis di Stoccarda, che dal1971 costituisce l’elemento propulsivo dell’innovazioneindustriale nella regione del Baden - Württemberg,in Germania. La visita ha permesso di approfondirei metodi operativi della Fondazione, che conta suuna rete mondiale di 370 centri di trasferimentotecnologico.

Manuela Battistuttanum

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Foto di gruppo al Teknikbyn (Svezia).

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BandoSpecializzazione di ricercatori all’esteroNell’ambito del Progetto D4 per il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca edello sviluppo tecnologico è aperto il bando che prevede “agevolazioni finanziarie a favore diricercatori per la loro specializzazionepresso strutture di ricerca estere”.

Eccone le caratteristiche principali:■ è rivolto a laureati residenti nel Friuli-

Venezia Giulia, impegnati in attività diricerca presso strutture pubbliche oprivate situate in regione e interessati aspecializzarsi all’estero per un periodocompreso tra 3 e 6 mesi

■ le domande devono essere presentatefino al 29 febbraio 2004, salvo esaurimentoanticipato dei fondi, esclusivamenteallo sportello del Consorzio per l’AREAdi ricerca scientifica e tecnologica diTrieste

■ l’agevolazione finanziaria è di 1500Euro al mese, al lordo di tutti gli oneriprevisti dalla legge. È previsto unrimborso per le spese di viaggio per unimporto massimo di 650 Euro

■ la raccolta e la valutazione delledomande avvengono con cadenzamensile

■ nella modulistica del bando il candidatodeve descrivere l’attività di specializzazioneche intende svolgere, nonché allegareuna lettera di accettazione dellastruttura estera ospitante

■ la valutazione della domanda verràsvolta dal Nucleo di Selezione, secondoi criteri descritti in dettaglio nel bando.

È previsto il finanziamento di 10 domande.

Informazioni e notizie sul Progetto D4, suibandi di concorso dei singoli interventi,nonché sull’attività degli enti e degliorganismi incaricati della sua attuazione,sono disponibili on-line sul sito web:

http://www.progettod4.fvg.ite-mail: [email protected]

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Visita il 9 maggio scorso in AREA delViceministro per la Ricerca, on. Guido Possa,accolto dal presidente Maria Cristina Pedicchio eda una rappresentanza del Consig l io d iAmministrazione di AREA. A Possa sono stateillustrate le principali linee di sviluppo del parcoscientifico, con due settori di punta sui quali ilparco intende investire maggiori risorse in futuro:le b iotecnologie e le nanotecnologie .Contemporaneamente, AREA punta a rafforzarel’iniziativa sul fronte della diffusione dell’innovazionee del trasferimento tecnologico.Alta formazione, divulgazione scientifica epromozione della mobilità internazionale deiricercatori, da e verso l’Italia, sono le altre tematicheportate all’attenzione del Viceministro che allafine dell’incontro ha espresso vivo apprezzamento

per la completezza eil livello delle attivitàsvolte in AREA.“Mi ha colpito - hadetto Possa - il fattoche allo sforzo perl’attuazione di progettidi ricerca di eccellenzasi accompagni un’at-tenzione ai problemidel trasferimento tecnologico. Un aspetto chetrova riscontro nelle politiche e nei progettipresentati da AREA è l’attenzione alle problematichedella proprietà intellettuale. Nel parco misembra si stia lavorando nella giusta direzioneper il superamento di una cultura di separazionetra mondo della ricerca e imprese”.

Il Viceministro Possa in AREA

Un progetto di ricerca che analizzerà il settore delcaffè a Trieste per individuare nuove opportunitàdi rilancio è stato avviato dal ServizioTrasferimento Tecnologico di AREA, in collaborazionecon il Dipartimento di Economia e TecnicaAziendale dell’Università di Trieste e con ilDipartimento di Ingegneria Elettrica, Gestionale eMeccanica dell’Università di Udine. L’iniziativa, finanziata dai fondi di Obiettivo 2nell’ambito di Progetto Novimpresa, nasce da unaesigenza condivisa all’interno dell’AssociazioneCaffè Trieste, che raggruppa gran parte deglioperatori locali del settore. Un’ impor tante f i l iera , quel la t r iest ina,

che comprende tutte le attività caffeicole:dall’importazione alla spedizione, dalla torrefazionealla lavorazione e decaffeinizzazione. Oltre una trentina le imprese che denunciano ungenerale calo nel volume di affari e che si sonorivolte ad AREA per individuare le potenziali areedi miglioramento di questo “sistema-caffè” locale. Lo studio, che si concluderà nel prossimo autunno,analizzerà il funzionamento del sistema,individuerà e studierà un “centro di eccellenza”internazionale in grado di fungere da benchmarke proporrà possibili soluzioni per il recupero dellacompetitività.

Studio per la filiera triestina del caffè

La Elan (Slovenia), azienda leader mondialenella produzione di attrezzature per gli sportsinvernali, si è rivolta alla Holo 3D Srl per valorizzareil marchio EXPRESS. La tecnologia EXPRESS,applicata dalla Elan nella produzione degli sci,rappresenta una vera rivoluzione real-tech di cuil’industria slovena va giustamente orgogliosa.Per valorizzare questo marchio, applicato su glisci Elan dalla collezione 2002-03, trasmettendo

un chiaro segnale di esclusività ed alta tecnologia,la Holo 3D ha elaborato e originato nei suoilaboratori in AREA un’immagine olografica adalta risoluzione con la tecnica 3D computergenerated dot-matrix. Questa immagine è statapoi riprodotta, sempre nei laboratori di Holo 3D,tramite goffratura su foil metallizzato silver peressere applicata sullo sci.

Elan-Express Project

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Globo divulgazione scientifica, dopo anni di attivitàa Milano nel campo della diffusione dellaconoscenza anche tramite l’organizzazione diesposizioni tematiche (“Star Trek in Italy”, “Nelmondo dei dinosauri”, “T rex”, “Tra sei e ottozampe”, “Genius”, “Impatto!”), apre una sedeperiferica nel capoluogo della Lombardia, che vaad affiancare quella centrale triestina pressoAREA Science Park.La riconferma dell’accordo di collaborazione conSMAU, la principale esposizione europea nel settore

dell’infomation and communications technologye le nuove esposizioni in programma nei prossimianni a Milano (la prossima, in autunno, sarà“Abissi”) hanno convinto i responsabili di Globoad aprire una sede che faciliterà i rapporti tra imedia milanesi, il grande pubblico e il centro triestino.La nuova sede in via Montepulciano 5 farà capoad Amanda Ronzoni, esperta nel campo dellacomunicazione e seguirà le linee strategiche delrinnovato consiglio direttivo di Globo, che ha vistoriconfermato alla presidenza Fulvio Belsasso.

Globo apre a Milano

Pesci, insetti, rettili: oltre cento animali espertinell’arte del camuffamento, inseriti nel loroambiente naturale. A proporre un viaggio di grandesuggestione fra i migliori illusionisti acquatici eterrestri è la mostra “Mimo, il mimetismonella natura” aperta fino al 22 giugno allaFiera Trieste. La rassegna è organizzata da Globodivulgazione scientifica in collaborazione con laFiera di Trieste, il contributo della FondazioneCrTrieste e il patrocinio del Comune di Trieste ed èpromossa dall’Associazione Trieste ScienceCentre. Il coordinamento scientifico della mostraè del biologo Francesco Barbieri.In un percorso di quasi mille metri quadri si puòammirare un allestimento che ricostruisce fin neidettagli gli habitat naturali d’appartenenza dianimali che per sopravvivere sfruttano spettacolaricapacità mimetiche.

Per informazioni tel.040 3755 565e-mail: [email protected].

Mimo, il mimetismo della natura

“Organismi geneticamente alfabetizzati?” è lamostra realizzata dal Laboratorio dell’ImmaginarioScientifico in collaborazione con ICGEB,Dipar t imento C l in ico d i Sc ienze de l laRiproduzione e dello Sviluppo dell’Università diTrieste, Institute of Molecular Biotechnology -Jena Centre for Bioinformatics (Germania) eCoordinamento Nazionale degli Studenti diBiotecnologie. La mostra permette di vedere etoccare con mano i cromosomi e il DNA, grazie amodelli tridimensionali che esplicano visivamentei concetti e le nozioni fondamentali della biologiacellulare lungo un percorso intitolato "dall'uomo

alla cellula, andata e ritorno". Le installazioni e imodelli tridimensionali sono calati nell’ambientemultimediale del Science Centre. La sede espositiva è lo Science CentreImmaginario Scientifico - Riva Massimilianoe Carlotta 15, Grignano, Trieste. La mostra,con ingresso gratuito, resterà allestita fino al 29giugno 2003 con i seguenti orari di apertura:sabato e domenica ore 10.00 - 20.00.

Prenotazioni e informazioni:segreteria IS tel. 040224424, [email protected],www.immaginarioscientifico.it

Mostra sul DNA a Trieste

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Un nuovo piacere della tavola.

Due m i l ion i e mezzo d i per sone , i n p iù d i d i ec im i l a r i s toran t i d idodic i Paes i , ogn i g iorno s iedono a tavola con E l ior . Leader euro-peo de l l a r i s toraz ione , che in I t a l i a ha un i to le sue forze conRis toChef . Per proporre un nuovo p iacere de l l a tavo la , con gusto

R i s t o C h e f S . p . A . V i a V e n e z i a G i u l i a 5 / A 2 0 1 5 7 M i l a n o ,I t a l y