ARCOBALENO n.4 dicembre 2005 - aido.it · to,presidente del Comitato ministeriale per la...

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Trimestrale dell’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule- Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica - Reg. Tribunale di Roma n° 224/98 del 19 maggio 1998 Iscritto al Registro Stampa del Garante per l’Editoria - Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Roma. Direzione: Via Silvio Pellico 9 - 00195 Roma - Tel. 06/3728139 - Fax 06/37354028 - Internet: http://www.aido.it - Email: [email protected] - [email protected] Si contribuisce alle spese di stampa come amici: Abbonamento 10,33 - Soci Ordinari 25,82 - Sostenitori 51,65 - Versamenti sul c/c postale n. 22957005 intestato a L’ARCOBALENO - Via Silvio Pellico 9 - 00195 Roma oppure sul c.c. intestato a Aido Nazionale - Unicredit Banca - P. le Clodio, 64 - 00195 Roma - CIN Q - ABI 02008 CAB 03230 - N. Conto 000004780281 L’ARCOBALENO per una cultura della donazione Anno 8 - n. 2 L ’Italia dei trapianti fa grande il nostro Paese, questo è il senso del comunicato stampa dif- fuso dal Centro nazionale trapianti per pre- sentare la manifestazione sui 20 anni di trapianti di cuore in Italia. E’ tutto vero, ma non è certo merito della fortuna, bensì della determinazione, della professionalità e della passione delle tante persone che, nei ruoli più diversi, si sono prodigate per lo scopo comune, ivi in- clusi coloro che guidano le istituzioni pubbliche pre- poste e la cui convinzione personale può fare la dif- ferenza fra una adesione formalmente dovuta e un coinvolgimento di sostanza. Il merito più importante è di coloro che sono diventa- ti donatori di organi dopo la morte, avendone manife- stato la volontà in vita, e dei familiari, che, in mancan- za di dichiarazione scritta, hanno saputo dare voce al pensiero solidale e di condivisione del congiunto de- funto, traducendo il dolore per la sua morte in una speranza di vita per persone sconosciute. Sono migliaia. Una comunità generosa che ha capito che la terapia del trapianto è una impresa comune che vede impegnati fianco a fianco il mondo sanitario e la società al completo. Solo una società civile con un’attitudine favorevole alla donazione degli organi può alimentare validi programmi di trapianto in grado di garantire ai propri cittadini la disponibilità di que- sta efficace terapia, nel caso ne abbiano bisogno. Il programma “trapianto di cuore” varato nel 1985 ha usufruito, per il decollo e lo sviluppo, di questa attitu- dine favorevole della popolazione,ma anche del lavo- ro di informazione e sensibilizzazione che fin dal 1972 ha svolto l’A.I.D.O. Ricordo le perplessità, le polemiche e le aspettative che precedettero tale attività.Alcuni titoli della stam- pa dell’epoca:“Ci vuole umiltà”,“Attenti ai faciloni”, “Cuore nuovo, vecchi guai”,“Sui trapianti di cuore so- lo buoni propositi”,“Con i nostri ospedali? Ridicolo”. L’A.I.D.O.invece in quei mesi appoggiò l’iniziativa del Ministro della sanità, onorevole Costante Degan, e of- frì la propria collaborazione al professor Luigi Dona- to, presidente del Comitato ministeriale per la cardio- logia e la cardiochirurgia, preoccupato soprattutto per l’andamento delle donazioni che in alcune aree dell’Italia erano assai modeste, per non dire irrilevanti. Intensificammo l’opera di informazione e di sensibi- lizzazione, che dal 1972 ci vedeva impegnati, come cittadini organizzati, su tutto il territorio nazionale. Trovammo accanto a noi per la prima volta alcune Istituzioni (Ministero della Pubblica Istruzione, Regio- ni,Amministrazioni Provinciali e Comuni), molte figu- re professionali del mondo sanitario e della società civile. Un impegno premiato nel 1986 con l’assegna- zione della medaglia d’oro al merito della Sanità pub- blica, conferita all’A.I.D.O. dal Presidente della Re- pubblica,professor Francesco Cossiga. Iniziò ad affermarsi ancora di più quel processo di maturità civile, di sensibilità, di consapevolezza e di solidarietà umana, che ormai a distanza di 20 anni sta portando il nostro Paese ai livelli di quei Paesi più progrediti nei quali i trapianti di organo sono ormai diventati interventi di routine. Presidente Aido Nazionale I trapianti fanno grande l’Italia VINCENZO P ASSARELLI * Ancora troppi in lista d’attesa di Gloria Milan ____________________________________________ a pag. 2 Loro, quel giorno, c’erano ____________________________________________ a pag. 3 Il primo donatore: i genitori ricordano Alle soglie del primo cuore artificiale di Gloria Milan ____________________________________________ a pag. 6 L’ultima fotografia dell’Italia dei trapianti ____________________________________________ a pag. 8 Novembre - Dicembre 2005 In caso di mancata consegna si prega di restituire all’ufficio P.T. di Roma - Romanina per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere la relativa tariffa. In questo numero: Al cuore dei trapianti: le agenzie raccontano di V. Passarelli R. Pietrangeli a pag. 4-5 forum forum SPECIALE CUORE Europeo, 30 novembre 1985 Il Mattino 14-11-1985 L’Eco di Bergamo 14-11-1985

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Trimestrale dell’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule- Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica - Reg. Tribunale di Roma n° 224/98 del 19 maggio1998 Iscritto al Registro Stampa del Garante per l’Editoria - Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1comma 1, DCB Roma. Direzione: Via Silvio Pellico 9 - 00195 Roma - Tel. 06/3728139 - Fax 06/37354028 - Internet: http://www.aido.it - Email: [email protected] - [email protected] Sicontribuisce alle spese di stampa come amici: Abbonamento € 10,33 - Soci Ordinari € 25,82 - Sostenitori € 51,65 - Versamenti sul c/c postale n. 22957005 intestato a L’ARCOBALENO - Via Silvio Pellico 9 - 00195 Roma oppure sul c.c. intestato a Aido Nazionale - Unicredit Banca - P. le Clodio, 64 - 00195 Roma - CIN Q - ABI 02008 CAB 03230 - N. Conto 000004780281

L’ARCOBALENOper una cultura della donazione

Anno 8 - n. 2

L’Italia dei trapianti fa grande il nostro Paese,questo è il senso del comunicato stampa dif-fuso dal Centro nazionale trapianti per pre-

sentare la manifestazione sui 20 anni di trapianti dicuore in Italia.E’ tutto vero, ma non è certo merito della fortuna,bensì della determinazione, della professionalità edella passione delle tante persone che, nei ruoli piùdiversi, si sono prodigate per lo scopo comune, ivi in-clusi coloro che guidano le istituzioni pubbliche pre-poste e la cui convinzione personale può fare la dif-ferenza fra una adesione formalmente dovuta e uncoinvolgimento di sostanza.Il merito più importante è di coloro che sono diventa-ti donatori di organi dopo la morte, avendone manife-stato la volontà in vita, e dei familiari, che, in mancan-za di dichiarazione scritta, hanno saputo dare voce alpensiero solidale e di condivisione del congiunto de-funto, traducendo il dolore per la sua morte in unasperanza di vita per persone sconosciute.Sono migliaia. Una comunità generosa che ha capitoche la terapia del trapianto è una impresa comuneche vede impegnati fianco a fianco il mondo sanitarioe la società al completo. Solo una società civile conun’attitudine favorevole alla donazione degli organipuò alimentare validi programmi di trapianto in gradodi garantire ai propri cittadini la disponibilità di que-sta efficace terapia,nel caso ne abbiano bisogno.Il programma “trapianto di cuore” varato nel 1985 hausufruito, per il decollo e lo sviluppo, di questa attitu-dine favorevole della popolazione, ma anche del lavo-ro di informazione e sensibilizzazione che fin dal1972 ha svolto l’A.I.D.O.Ricordo le perplessità, le polemiche e le aspettativeche precedettero tale attività.Alcuni titoli della stam-pa dell’epoca:“Ci vuole umiltà”,“Attenti ai faciloni”,“Cuore nuovo, vecchi guai”,“Sui trapianti di cuore so-lo buoni propositi”,“Con i nostri ospedali? Ridicolo”.L’A.I.D.O. invece in quei mesi appoggiò l’iniziativa delMinistro della sanità, onorevole Costante Degan, e of-frì la propria collaborazione al professor Luigi Dona-to, presidente del Comitato ministeriale per la cardio-logia e la cardiochirurgia, preoccupato soprattuttoper l’andamento delle donazioni che in alcune areedell’Italia erano assai modeste,per non dire irrilevanti.Intensificammo l’opera di informazione e di sensibi-lizzazione, che dal 1972 ci vedeva impegnati, comecittadini organizzati, su tutto il territorio nazionale.Trovammo accanto a noi per la prima volta alcuneIstituzioni (Ministero della Pubblica Istruzione, Regio-ni,Amministrazioni Provinciali e Comuni), molte figu-re professionali del mondo sanitario e della societàcivile. Un impegno premiato nel 1986 con l’assegna-zione della medaglia d’oro al merito della Sanità pub-blica, conferita all’A.I.D.O. dal Presidente della Re-pubblica,professor Francesco Cossiga.Iniziò ad affermarsi ancora di più quel processo dimaturità civile, di sensibilità, di consapevolezza e disolidarietà umana, che ormai a distanza di 20 anni staportando il nostro Paese ai livelli di quei Paesi piùprogrediti nei quali i trapianti di organo sono ormaidiventati interventi di routine.

Presidente Aido Nazionale

I trapianti fannogrande l’Italia

VINCENZO PASSARELLI *

Ancora troppiin lista d’attesadi Gloria Milan

____________________________________________ a pag. 2

Loro, quel giorno,c’erano____________________________________________ a pag. 3

Il primo donatore:i genitori ricordano

Alle soglie del primocuore artificialedi Gloria Milan

____________________________________________ a pag. 6

L’ultima fotografiadell’Italia dei trapianti____________________________________________ a pag. 8

Novembre - Dicembre 2005

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In questo numero:

Al cuore deitrapianti:le agenzieraccontano

di V. Passarelli R. Pietrangelia pag. 4-5

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SPECIALE CUORE

Europeo, 30 novembre 1985

Il Mattino 14-11-1985

L’Eco di Bergamo 14-11-1985

E’ con la voce rotta dall’emozione che Giovanni e Marina Busnel-lo ricordano Francesco il loro primogenito che, in quest’occasio-ne rappresenta tutti i donatori italiani, e che nel 1985 ha donatoil suo cuore ad Ilario Lazzari, falegname di 38 anni, aprendo lastrada a questa tipologia di trapianti anche in Italia.Padova, che ha ospitato la manifestazione, ha dedicato l’intero 14novembre alla memoria di quello storico evento organizzandodue momenti distinti di coinvolgimento della collettività.Si è partiti la mattina nella cinquecentesca Aula Magna del Bocon un convegno scientifico nel quale hanno partecipato i prota-gonisti di ieri e quelli di oggi che insieme hanno fatto il puntosullo stato dell’arte e sulle prospettive future della trapiantologia.Al pomeriggio si è continuato al Teatro Verdi con un Gala com-memorativo che ha rievocato i momenti salienti di quella nottedel 14 novembre del 1985 ricordando la figura di Vincenzo Gal-lucci attraverso i ricordi personali di chi quella notte vissel’avvenimento con lui. E’ stato emozionante sentire le parole diAlessandro Mazzucco, oggi rettore dell’Università di Verona, manel 1985 assistente del professore, che ha ricordato come Gal-lucci fosse un amico e un maestro di grande professionalità ecompetenza. Giovanni Faggian invece ci ha fatto ricordare co-me proprio Gallucci avesse voluto che lui giovane medico ap-pena laureato fosse membro dell’equipe che avrebbe condottoun intervento così importante.Insieme agli altri cinque centri che nel 1985 sono stati i primi apoter effettuare i trapianti di cuore si è compreso quanta strada sia

stata percorsa e quantaancora ce ne sia da fare.A fare il punto sullenuove frontiere dellamedicina si è occupatoGino Gerosa, direttoredel Centro di cardiochi-rurgia Gallucci dell’o-spedale di Padova, cheha parlato delle possibi-lità rappresentate dallemedicina rigenerativaattraverso l’impiegodelle cellule staminali edi Abiocor un cuore ar-tificiale che potrà pre-sto essere impiegato supazienti che per ragionidiverse non potrebbero sopportare un trapianto.Ad assistere in platea c’erano anche i veri testimonial come Lu-ciano Mazzon di Treviso il primatista tra i trapiantati di cuore chevive da 19 anni con un cuore nuovo trapiantatogli da Gallucci ela squadra ciclistica dei trapiantati d’organo scesi in campo per-fettamente in divisa, nonostante la stagione, a testimoniare che iltrapianto è vita anche sotto il profilo agonistico.La squadra sponsorizzata dalla Fito (fondazione per l’incremen-to dei trapianti d’organo) ogni anno si impegna in un giro d’Ita-lia organizzato per diffondere la cultura della donazione perchéè importante come sostiene Pilade Riello, imprenditore dell’o-monima azienda e presidente di Fito sostenere l’impegno dellasocietà civile anche nello sviluppo di una sanità sempre piùcompetente e professionale.Il focus finale è stato dato da Aido e Acti che hanno sostenuto l’im-portanza della cultura della donazione e delle attività finalizzate apromuoverla.Valore fondamentale,questo, anche per Domenico diVirgilio, sottosegretario al Ministero della Salute,che ha annunciatol’ intenzione del dicastero di intensificare i programmi di coinvolgi-mento dell’opinione pubblica per la sensibilizzazione alla donazio-ne. Queste campagne sono indispensabili perché c’è sempre biso-gno di organi, infatti oggi vengono eseguiti solo la metà dei trapian-ti che sarebbero necessari.“Ancora troppa gente è in lista d’attesa”

ha detto di Virgilio, e quindi bisogna spingere sull’acceleratore ecercare di uniformare nei limiti del possibile quell’Italia a macchiadi leopardo nel campo della donazione”.Vincenzo Passarelli, presidente nazionale Aido, ha raccontato dicome in questi anni si siano fatti molti passi in avanti e di quan-te battaglie siano state vinte dall’Associazione insieme con leIstituzioni.“Fare sistema e lavorare insieme sono un valore fon-damentali da sostenere e condividere, altrimenti non si potreb-bero realizzare interventi come l’integrazione dei sistemi infor-mativi SIA e SIT per la gestione della banca dati dei potenzialidonatori di Aido e Centro Nazionale Trapianti. Ma molto c’è an-cora da fare, soprattutto nelle regioni dove ancora la culturadella donazione deve essere più presente”.“Abbiamo incontrato circa 20.000 ragazzi in tutte le scuole, par-lando loro di temi diversi dall’importanza della salute alla dona-zione ” ha aggiunto poi Maria Grazia Bettiol, presidente regiona-le Aido,“perché crediamo sia giusto iniziare un dialogo con i ra-gazzi che saranno domani i protagonisti di scelte consapevolisul piano umano e sociale, perché la cultrura della donazione sicostruisce dal basso giorno dopo giorno.”Il tutto è stato accompagnato da due interventi di Cecilia Gasdia,splendida soprano, che accompagnata al pianoforte ha cantatoAngelo Negro e CoreIngrato.“Piuttosto che Core In-grato, preferirei cantareTorna a Surriento” hascherzosamente repli-cato Giovanni Lauranonapoletano doc, presi-dente dei Cardiotra-piantati Italiani e conun cuore nuovo di zec-ca,“da quando ho avutoil trapianto che mi per-mette di vivere non miscordo mai di tornare aSorrento e guardarecon occhi pieni di rico-noscenza quello splen-dido mare”.

Padova, cronaca della cerimonia ricordo a vent’anni dal primo trapianto di cuore

““AAnnccoorraa ttrrooppppii iinn lliissttaa dd’’aatttteessaa””GLORIA MILAN

L’ARCOBALENO

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CChhii eerraa iill cchhiirruurrggooVicenzo GallucciNato a Mantova nel 1934, Vincenzo Galluccisi laurea in Medicina all’Università di Modenae dopo un periodo di tirocinio a Padova sitrasferisce negli Stati Uniti. Qui lavora cinqueanni e rientra in Italia nel 1969. Dal 1981 èordinario di Chirurgia cardiovascolare e Di-rettore dell’Istituto di Chirurgia cardiovasco-lare dell’Università di Padova. Nel 1978 è sta-to il primo chirurgo operante in Italia a chie-dere al ministero della Sanità di poter esegui-re trapianti cardiaci, ma l’ autorizzazionegiunge solo sette anni più tardi e il 14 novem-bre del 1985 esegue il primo intervento.Muore il 10 gennaio del 1991 in un incidentestradale sull’autostrada ‘’Serenissima’’, neipressi di Verona. A bordo di una ‘’Mercedes’’assieme a due suoi collaboratori, i professoriLivi e Stellin, si stava dirigendo verso Padovaquando la vettura compie un salto di corsiauscendo di strada e ribaltandosi più volte.Nell’incidente Gallucci riporta gravi lesioni emuore all’istante. Rimangono feriti anche ilprof. Stellin e il prof.Livi.

Testo tratto dall’Ansa

Vicenzo Gallucci spin-ge le mani nel le ta-sche de l camice estringe forte lo steto-scopio. E’ l’unico movi-mento nervoso, l’uni-co gesto che tradisceun po’ di emozionedopo una notte in sa-la operatoria , dopoaver trapiantato i lcuore di Francesco Bu-snello su Ilario Lazza-ri. Barnard italiano?“Per cari tà , è fuoriluogo. Si tratta di unintervento semplice; èla s tampa i ta l ianache lo ha ingigantito,mentre invece è un’o-perazione che deveentrare nella routine. La tecnica è stan-dardizzata ormai da 10-15 anni. Siamonoi che siamo indietro rispetto agli altriPaesi”. C’è compiacimento nelle sue paro-le, soddisfazione anche, ma non presun-

zione. Quando gli vienechies to se ha operatoLazzari per essere il pri-mo in Italia, spinge lemani ancor più a fondonelle tasche e dice solo:“Ma si figuri”. Non vor-rebbe questo incontrocon i giornalisti, lo fa so-lo perché è d ’obbligo,perché Luigi Diana, so-vrintendente sanitariodell’Ospedale di Padova,lo porta nell’atrio dellac l inica . Non vorrebbenemmeno parlare. Il co-municato, poche righein stile burocratico, ven-gono lette dal funziona-r io mentre Gal lucciguarda in basso, aspet-

tando di tornare nel reparto. Legge Dia-na: “E’ con grande soddisfazione che l’o-spedale di Padova dà la notizia che nelleprime ore della notte è stato eseguito ilprimo trapianto di cuore in Italia. Il cuo-

re è stato donato a Treviso. Premia un la-voro di lunghi anni, intenso e faticoso. Ilchirurgo è stato Gallucci”. Lui, il profes-sore, a questo punto vorrebbe andarseneperché il lavoro in clinica continua. I me-dici dell’équipe verso le 6,30 sono andatia casa, ma solo per qualche ora: alle 11sono quasi tutti di nuovo tra le corsiedell’ospedale. C’è il prof. Alessandro Maz-zucco, c’è Giuseppe Faggian, c’è il dottorStellin. Tutti pronti da anni dopo espe-rienze negli Stati Uniti, tutti già in gradodi effettuare l’intervento a Padova dalmese di settembre, dopo aver curato l’al-lestimento della sala sterilizzata doveora si trova Ilario Lazzari. Sono stanchi,ma nascondono bene; qualche infermiereha gli occhi arrossati. Ma sono tutti al la-voro perché i ricoverati sono almenouna quarantina, venti in lista d’attesaper un cuore nuovo. Professor Gallucci,quando il prossimo trapianto? “C’è deltempo, occorre prima liberare la stanzasterilizzata, ci vorrà almeno un mese”.

di Luciano Ragno“Il Messaggero” - 15 novembre 1985

Cecilia Gasdia

Vincenzo Passarelli eMaria Grazia Bettiol

La famiglia del Professor Gallucci

Vincenzo Gallucci

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I chirurghi racccontano le fasi del primo intervento

Loro, quel giorno, c’erano

Alessandro Mazzucco

Quel giorno lui c’era. Giovane cardiochirurgo alla corte del Mae-stro Gallucci, con la gran voglia di dare a Ilario Lazzari la cartaper vincere la sfida della vita.Vent’anni dopo è Magnifico Retto-re dell’Università di Verona e anche Direttore, Centro Trapiantidi Verona, Divisione clinicizzata cardiochirurgica,Azienda Ospe-daliera Universitaria Verona. Il ricordo ancora ben chiaro nellamente e nell’angolo dove si conservano le emozioni di quel gior-no.Tanto che, con entusiasmo,Alessandro Mazzucco ha accetta-to l’incarico di coordinare il Comitato Organizzatore della mani-festazione per ricordare quel giorno.“Sono emozioni che non sipossono certamente dimenticare. Un’emozione che veniva daun’altra emozione, questa volta associata alla delusione. Duegiorni prima dell’effettivo primo trapianto di cuore in Italia,quando eravamo in trepida attesa dell’autorizzazione ministeria-le per eseguire la sostituzione del cuore, ricevemmo una telefo-nata con la quale il ministro della Sanità, Costante Degan, conce-deva l’autorizzazione. Accompagnammo Lazzari in sala operato-ria mentre a Treviso eravamo pronti a prelevare il cuore di ungiovane morto in un incidente stradale. Non abbiamo mai sapu-to chi fece la telefonata. Una cosa è certa: la notizia dell’autoriz-zazione non era vera. Ma due giorni dopo arrivò il telegrammacon l’ok e Lazzari ebbe alcuni anni in regalo”.

Professor Mazzucco, quel giorno è uscito dalle cronachedei giornali per finire nei libri di storia della medicina. Mache cosa ha rappresentato, rivivendolo vent’anni dopo?Vent’anni sono passati come un soffio di vento ma hanno segna-to un cambiamento radicale, epocale. Il passaggio da un’avventu-ra ad una certezza. Era un’avventura quel primo trapianto di cuo-re, quasi una sperimentazione. Quasi una prova. Quasi un tentati-vo disperato.Vent’anni dopo dobbiamo registrare che quella spe-rimentazione è oggi un presidio terapeutico documentato, col-laudato, riproducibile. E soprattutto affidabile.Vent’anni fa dava-mo una flebile speranza a Lazzari, forse nemmeno una speranza.Adesso diamo una prospettiva di vita che non è limitata. Ricordoil trapianto di cuore su una giovane donna a Padova, ancora invita, che dopo l’intervento è riuscita a mettere al mondo un fi-glio. E’ successo più di quindici anni fa.Il trapianto di cuore piombò all’improvviso nella realtà italiana,si sapeva dell’exploit di Barnard, si sapeva di trapianti di altri or-gani. Ma il cuore rimaneva ancora alla frontiera della fantasia.Eppure, senza grandi campagne di sensibilizzazione, la gentedonava organi. Non come ora, ma anche allora donava. Era giàpresente a quell’epoca la disponibilità d’animo alla collabora-zione e alla generosità. Si ebbero donatori inaspettati. Quando,con la falsa telefonata, perdemmo un organo temevamo di do-ver aspettare molto tempo prima di avere un nuovo cuore adisposizione. Invece, subito ci fu una donazione, anche in que-sto caso un giovane di 18 anni che aveva perduto la vita in unincidente stradale. La generosità di chi donava ma anche la ge-nerosità di tanta gente.Vorrei citare un episodio.Alle sei di unmattino, con una nebbia che aveva reso impossibile ogni visi-bilità, non potendo utilizzare un elicottero chiedemmo ad unapattuglia della Stradale di accompagnarci ad Udine per prele-vare un cuore. Quella pattuglia aveva già svolto il suo turno dilavoro eppure non esitò, come non esitò il comandante, ascortarci. In 50 minuti da Udine arrivammo a Padova, un pri-mato anche con il sole. Adesso non c’è più bisogno di questi“miracoli”. Abbiamo imparato a proteggere il cuore durante iltrasporto, dopo il prelievo, con particolari sostanze chimiche.E devo dire che la disponibilità di allora è la stessa di oggi. Die-tro a quel chirurgo che va in copertina c’è un mondo che halavorato per quell’intervento chirurgico. C’è sempre tanta di-sponibilità perché l’uomo, che non nasconde mai la sua ag-gressività e che vive la quotidianità sempre con comporta-menti bellicosi, riesce a trovare all’interno di questo suo com-portamento momenti di grande generosità. Quindi non credoche questa Società, che si rivela sempre più arida, possa soffo-care la voglia di donare.

Ma nei giovani c’è la cultura della donazione?Il giovane ha la cultura della vita. Si crede invincibile.E’ anche giu-sto che sia così. Sta a noi educatori formare questi giovani e dareloro quelle culture sociali che spesso il potere non trasmette.

Qual è il domani del trapianto di cuore? Questa domandaè rivolta al Cardiochirurgo non al Rettore.Credo che il domani vedrà sempre il trapianto protagonista, nonvedo a breve termine la sua sostituzione. Si parla tanto della tera-pia con le cellule staminali, credo che l’enfasi che la circonda siaesagerata. Si parla anche tanto della sostituzione degli organi na-turali con le protesi. Non c’è ancora una risposta concreta. Que-ste protesi rimangono e sono valide, per il momento, solo comesoluzione temporanea, come “ponte”al trapianto.

Adriano Cestrone

Quel giorno lui c’era. Ma non a Padova. Era a Treviso. E come vi-ce direttore sanitario dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso ebbela responsabilità di coordinare tutta l’operazione di prelievo. Ildottor Adriano Cestrone – adesso è il Direttore generale dell’A-zienda Ospedaliera di Padova – quel giorno aveva tutta la re-sponsabilità perché il direttore sanitario, il dottor DomenicoStellini, era negli Stati Uniti.“Eravamo in allarme da alcuni giorniperché sapevamo – dice il dottor Cestrone in occasione dellaconferenza stampa a Padova per ricordare i vent’anni dal primotrapianto di cuore in Italia – che l’équipe del professor Gallucciera pronta ad eseguire la sostituzione del cuore. Si rese disponi-bile un organo nel nostro Ospedale ma non c’era ancora l’auto-rizzazione del Ministero della Sanità.Anche in assenza dell’ok daRoma, cominciò l’attività che precede un prelievo. L’operazionecuore andò bene e fummo tutti orgogliosi, a Treviso, di aver con-tribuito ad un exploit che avrebbe dato il via allo sviluppo del-l’attività trapiantistica non solo nel Veneto”.

Dottor Cestrone, a cosa si deve il successo di quel primotrapianto di cuore a Padova?Innanzitutto alla grande professionalità del professor Gallucci edi tutti i suoi collaboratori. Grande professionalità ma anche gran-de entusiasmo e vorrei dire grande tenacia perché ci voleva im-pegno, non solo capacità scientifica, per superare i numerosiostacoli che non erano solo burocratici ma anche culturali. Valu-tando quel giorno a distanza di vent’anni, devo dire che il succes-so si deve anche ad una organizzazione non certo improvvisataperché nasceva da una perfetta macchina com’era e com’è la Sa-nità in Veneto. Un perfetto binomio, Scienza e Organizzazione.

Cosa ha significato quel trapianto?Ha significato il salto. E cioè l’avvio da un’avventura verso unacertezza. Da quel giorno è cominciato il percorso, fortunata-mente positivo, della trapiantistica in Veneto e a Padova, non so-lo per quanto riguarda il cuore. Devo dire che quell’entusiasmoche nacque nella notte dal 13 al 14 novembre del 1985 è stato laspinta ad andare avanti. Una spinta che ancora continua con lostesso entusiasmo. C’è un altro elemento che vorrei sottolinearee cioè che la macchina organizzativa della Sanità del Veneto nelcampo dei trapianti si avvale di un principio fondamentale: tuttigli operatori del settore sono in rete. Nessuno è protagonista.

Dalla cartella stampa Argon Media srl

L’ARCOBALENO

Alessandro Mazzucco

Adriano Cestrone, Gino Gerosa e Manuela Lucchini

Interviste

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Al cuore dei trapianti: a cura di VVIINNCCEENNZZOO PPAASSSSAARR

11 novembre 1985. Il ministro della Sanità Costante Deganfirma due decreti di autorizzazione al prelievo e al trapiantodi cuore per il “polo” veneto e per quello lombardo.“Sono sta-te infatti superate - si legge in una nota del Ministero - neigiorni scorsi le delicate questioni tecnico-giuridiche relativealla normativa dei trapianti di cuore. E il ministro Degan di-chiara: “Questa è solo una tappa di quel programma che hodeciso di avviare qualche mese fa, che ha avuto una serie ditappe naturalmente con qualche polemica e avrà ulteriori tap-pe evolutive sia per quanto riguarda il problema della cardio-chirurgia sia per quello dei trapianti. E’ stata una scelta coe-rente con le decisioni a suo tempo assunte.Vado avanti per lamia strada. Credo che la scelta sia giusta”.

12 novembre 1985. All’istituto di chirurgia cardiovascolaredell’Università di Padova sono tre i pazienti ricoverati in atte-sa di un intervento di sostituzione del cuore.

13 novembre 1985. Trovato il donatore. Nella concitazionedei preparativi non è chiaro ai giornalisti il nome del riceven-te. Il primo donatore italiano di cuore è Francesco Busnello, di18 anni, rimasto gravemente ferito in un incidente stradale av-venuto la settimana precedente a Vascon di Carbonera (Trevi-so), mentre procedeva su una motoretta. Dal 12 novembre Bu-snello è in coma irreversibile, nonostante le cure dei sanitari,che lo avevano anche sottoposto a un intervento chirurgico.Secondo quanto si è appreso, la famiglia del giovane ha già da-to l’autorizzazione al prelievo del cuore, che sarà trasferito aPadova, e dei reni, che andranno agli ospedali di Brescia e Ve-rona. I medici del nosocomio trevigiano hanno già accertatola compatibilità tra il cuore e il paziente che lo riceverà nelcorso di un intervento compiuto dal prof.Vincenzo Gallucci edalla sua équipe della Clinica Cardiochirurgica dell’Universitàdi Padova. Il destinatario, secondo le prime informazioni, nonsarà Ilario Lazzari, il falegname di Vigonovo (Venezia) che giàalla fine del mese scorso era stato sul punto di ricevere uncuore nuovo, ma un altro, Settimo Spada di Trapani.

13 novembre 1985, ore 23,45 - Treviso. Ospedale regiona-le Ca’ Foncello. Comincia qui il primo trapianto cardiaco ita-liano. Un ragazzo di 18 anni, Francesco Busnello, è ricoveratodall’8 novembre nella rianimazione del reparto di neurochi-rurgia diretto dal prof.Carteri.Alle 11 di ieri mattina era entra-to in coma profondo irreversibile e dal quel momento il suoencefalogramma era rimasto piatto. Da Treviso era subito par-tito l’allarme per l’équipe di Cardiochirurgia di Padova, direttadal prof.Vincenzo Gallucci, appena autorizzata ad effettuare itrapianti cardiaci. Trascorse le 12 ore previste dalla legge, la

speciale commissione indicata nel decreto firmato nei giorniscorsi dal ministro per la Sanità Degan ha constatato che peril tempo prescritto l’encefalogramma era rimasto piatto e chequindi si poteva dichiarare sopravvenuta morte.Tre quarti d’o-ra più tardi è cominciato l’intervento per il prelievo del cuoree dei reni di Francesco Busnello, autorizzato dai familiari delgiovane. Il corpo del ragazzo è stato trasferito dalla neurochi-rurgia alla sala operatoria della terza divisione chirurgica di-retta dal prof. Gaetano D’Ambrosio. Qui era già pronto ilprof.Vincenzo Gallucci, arrivato nel frattempo da Padova conil contenitore a tenuta stagna con una soluzione mantenuta apiù quattro gradi, destinata al trasporto del cuore da Treviso aPadova. Fuori dell’Ospedale, è in attesa un automezzo e unascorta della polizia. L’équipe presente in sala operatoria all’in-tervento di prelievo del cuore è composta oltre che dalprof.Vincenzo Gallucci, da due suoi collaboratori, il dott.Gio-vanni Stellin e il dott. Giuseppe Faggian, dal prof.GaetanoD’Ambrosio, primario della terza divisione chirurgica, dalprof.Valfrè, primario di cardiochirurgia a Treviso e già allievodi Gallucci, e dagli anestesisti Dan, Simini e Sarpellon. L’ope-razione di prelievo del cuore di Francesco Busnello subisceimmediatamente un rallentamento per un problema sopravve-nuto non appena i chirurghi cominciano il loro lavoro. Il gio-vane donatore, infatti, presenta una emoglobina piuttosto bas-sa e di conseguenza si verifica una difficoltà della circolazionedell’ossigeno nel sangue, difficoltà che fa soffrire tutto l’orga-nismo e principalmente il muscolo cardiaco.

14 novembre 1985, ore 0,45 - Padova. Il prof.Luigi Diana,sovrintendente sanitario dell’Ospedale di Padova, ha dichiara-to che il primo uomo a ricevere un cuore nuovo in Italia saràIlario Lazzari, di 38 anni, falegname di Vigonovo (Venezia). Laz-zari soffre di una miocardiopatia dilatativa particolarmentegrave: per salvarlo, secondo i sanitari di Padova, l’unica solu-zione è, appunto, il trapianto cardiaco. Ricoverato nel repartodi rianimazione della clinica cardiochirurgica dell’Universitàdi Padova da oltre un mese, Lazzari è stato tenuto in vita conterapie intensive.

14 novembre 1985, ore 1,45 - Treviso. Dopo un ultimoconsulto sul problema dell’anemia insorto all’inizio della ope-razione di espianto, i sanitari hanno deciso di prelevare dalcorpo di Francesco Busnello solo il cuore, rinunciando al tra-pianto anche dei reni. L’intervento vero e proprio è durato 16minuti. Il prof.Gallucci ha impiegato poco più di un minutoper togliere il cuore e tre minuti sono bastati per raffreddarlocon una soluzione fisiologica a base di cloruro di potassio.Poi, l’organo è stato messo in un contenitore sterile con unaspeciale soluzione, portato da Padova, e il tutto è stato inseri-to in un contenitore termico del tipo di quelli usati per i pic

nic. Durante tutto l’intervento, il prof.Gallucci è stato in con-tatto telefonico con la sua équipe di Padova per coordinare itempi del trapianto: quando il cuore prelevato a FrancescoBusnello arriverà a Padova, dopo meno di mezz’ora di viaggio,il cuore malato di Ilario Lazzari sarà già pronto per il trapian-to, con il paziente in circolazione extracorporea.

14 novembre 1985, ore 2,15 - Padova. Ilario Lazzari è en-trato nella sala operatoria, che è posta al primo piano delgrande edificio che accoglie il reparto di cardiochirurgia del-l’Ospedale di Padova. Nella sala era già pronta l’équipe cheprocederà assieme al prof.Gallucci al trapianto del cuore.

14 novembre 1985, ore 3,10 - Treviso. Il prelievo del cuo-re di Francesco Busnello è durato un’ora e 25 minuti. Alle3,10 l’organo del giovane, custodito all’ interno di un conteni-tore termico di colore giallo, portato da due medici dell’équi-

pe del prof.Gallucci, è stato caricato sull’autovettura dellostesso primario, che attendeva all’esterno dell’Ospedale. Subi-to dopo è sceso anche il prof.Gallucci, che non ha voluto ri-spondere ad alcuna domanda dei giornalisti, limitandosi a sor-ridere quando gli è stato augurato: ”in bocca al lupo” . La vet-tura - una ‘’mercedes’’ grigio argento - è partita a forte velocitàper Padova, guidata da uno degli stessi medici e preceduta dauna staffetta della polizia stradale.

14 novembre 1985, ore 3,35 - Padova. Il cuore di France-sco Busnello è giunto all’Ospedale di Padova alle 3,35. Ilprof.Gallucci è entrato nel reparto di cardiochirurgia da unaporta secondaria e si è subito recato nella sala operatoria, do-ve Ilario Lazzari era già pronto per ricevere il nuovo organo. Imedici dell’équipe avevano infatti provveduto ad aprire il to-race del paziente in modo da evitare, come ha indicato ildott.Benettolo, ogni possibile “tempo morto”. Il prof. Gallucci,probabilmente, uscirà dalla sala tra alcune ore. L’équipe pado-vana che compirà l’intervento è composta da quattro chirur-ghi guidati dal prof.Gallucci: Umberto Bortolotti, Alessandro

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Frida Kahlo, Le due Frida, 1939 (particolare

OBALENO ffoorruumm ●● ffoorruumm ●● ffoorruumm ●● ffoorruumm ●● ffoorruumm ●● ffoorruumm ●●

le agenzie raccontanoRREELLLLII e RROOSSSSEELLLLAA PPIIEETTRRAANNGGEELLII

Mazzucco, Giuseppe Faggian; da due strumentisti, da due per-fusionisti (addetti alle macchine che controllano il cuore e ipolmoni del paziente); un infermiere; un caposala e quattroanestesisti.

14 novembre 1985, ore 5,35 - Padova. “Il trapianto sta pro-cedendo bene e non è sorto alcun particolare problema”. Que-

sta la lapidaria informazione fatta filtrare fuori dal reparto dicardiochirurgia dai medici a due ore dall’inizio dell’intervento.A due ore dall’inizio del trapianto il cuore nuovo è già stato in-nestato nel petto di Ilario Lazzari e l’équipe guidata dalprof.Gallucci sta provvedendo alla ricucitura dei vasi sanguigni.

15 novembre 1985 - Padova. Ilario Lazzari ha trascorsouna notte tranquilla nel reparto di rianimazione del Centrocardiopatie operabili dell’Ospedale di Padova.“Il decorso po-stoperatorio - ha detto uno dei medici che segue il paziente -è del tutto regolare e le condizioni di Lazzari possono esseredefinite buone’’. La notte scorsa i sanitari hanno provveduto atogliere i tubi che gli sono serviti durante l’intervento per re-spirare; il falegname aveva ripreso conoscenza già nella tardamattinata di ieri e nel corso della notte, dopo che gli sono sta-ti tolti i tubi, ha scambiato qualche parola con i medici e gliinfermieri che gli stavano accanto. Per prima cosa ha detto“grazie”, poi, non senza qualche fatica, ha chiesto notizie sul-

l’andamento dell’ intervento e ha detto di essere soddisfattodi come sono andate le cose. Stamani riprenderà a mangiare:dapprima una dieta esclusivamente liquida - tè molto zucche-rato e un po’ di brodo magro - ma già da domani potrà ingeri-re qualcosa di solido.

18 novembre 1985 - Padova. Ilario Lazzari ha dato oggi lasua prima intervista. Aiutato dal professor Vincenzo Gallucciche gli ha tenuto il microfono, Lazzari ha risposto a tutte ledomande dell’intervistatore . “Mi sento bene - ha risposto -molto bene”..“Ormai è diventato uno specialista della biciclet-ta?”“Si è vero - ha detto scherzando - percorro 1500 chilome-tri al giorno”. Su prescrizione del medico, Lazzari due volte algiorno per cinque minuti pedala sulla cyclette ad una velocitàmedia di 25 chilometri orari. “Si sente un protagonista?” hachiesto l’ intervistatore “No - ha risposto Lazzari - non sononiente, sono solo un uomo forte e sono stupito di essere giàin piedi dopo appena 48 ore dall’operazione”. “Qual è ora ilsuo primo desiderio?”. “Prima bevevo solo, ora si mangia an-che troppo. Spero presto di poter avere fagiano e lasagne”.“Non ha mai perso la sua serenità?” “No ma sono stato serenoe continuerò sempre ad esserlo”. L’intervista è durata pochiminuti. Il giornalista della Rai proponeva ad alta voce le suedomande al di là del vetro che protegge la stanza di Lazzarinel reparto di rianimazione del Centro cardiopatie operabilidell’Ospedale di Padova, ha risposto senza mostrare fatica -sotto il continuo controllo del prof.Gallucci.

26 novembre - Padova. Nella sua stanza del reparto di car-diologia, contrassegnata dal numero 22, Ilario Lazzari ha ri-sposto con semplicità alle prime domande dei giornalisti. Hadetto di sentirsi bene, di essere emozionato e confuso all’ideadi trovarsi al centro di tanto interesse, di sentirsi soddisfattoper essere finalmente uscito dalla stanza del reparto di riani-mazione. Alla domanda su cosa farà appena dimesso, il fale-gname ha riposto, scherzosamente:“Voglio trovare una donna,una bella donna”.“Voglio salutare - ha affermato - il padre e lamadre di Francesco, perché mi hanno salvato la vita; non soesprimere tutto quello che sento, desidero andarli a trovare”.

27 novembre 1985, L’Osservatore Romano scrive. ‘’Ilproblema pressante del trapianto di cuore - scrive fra l’altro ilgiornale - non consiste, com’è noto, nelle esigenze pressantidei recettori i quali sono numerosi, bensì nella rarità dei dona-tori. E proprio qui si è verificata la più grande prova di uma-nità. Famiglie travolte dall’immensa sciagura, la morte di un ra-gazzo, di un giovane, hanno donato ad un altro il cuore del lo-ro futuro, della loro speranza. Con una motivazione persinosconvolgente: ‘qualcosa di lui continuerà a vivere’.“La dispe-razione di una famiglia - prosegue il giornale vaticano - che in-

duce con coraggio un’altra famiglia a sperare ancora. Sonoqueste nuove forme di solidarietà, umana e cristiana, a convin-cerci che la nostra epoca non è fatalmente segnata dal dilem-ma genocidio-suicidio. Sono forme che esprimono un mododel tutto sconvolgente di donare e di donarsi. Sono gesti - con-clude l’“Osservatore” - che traducono l’atto di fede nella vita”.

16 febbraio 1986 - Padova. Primo duplice trapianto cuore-rene a Padova avvenuto in Italia su una stessa persona, il pa-ziente Francesco Scarpetta, di 44 anni, di origine pugliese, dacirca un mese ricoverato in gravi condizioni nel reparto car-diochirurgia del nosocomio padovano. Su Scarpetta sono statitrapiantati un cuore e un rene prelevati nel corso della notteal Policlinico di Milano da una donna di 29 anni, morta perun’emorragia cerebrale.

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I lanci dell’ANSA sono tratti dallacartella stampa di Argon Media srl

18 novembre 1985 a Pavia ario Viganò trapianta un cuore suGianmario Taricco (20 anni)

23 novembre 1985 a Bergamo Lucio Parenzan trapianta uncuore su Roberto Failoni (48 anni)

23 novembre 1985 a Udine Angelo Meriggi trapianta un cuore su Valentino Rigo (48 anni)

23 novembre 1985 a Milano Alessandro Pellegrini trapiantaun cuore su Luigi Savaris (47 anni)

25 novembre 1985 a Roma Benedetto Marino trapianta uncuore su Luciano Capozzi (48 anni)

25 novembre 1985 a Bergamo Lucio Parenzan trapianta uncuore su Saverio Fusaro (36 anni)

26 novembre 1985 a Padova Vincenzo Gallucci trapianta uncuore su Giacomo Barbieri (33 anni)

28 novembre 1985 a Milano Alessandro Pellegrini trapiantaun cuore su Siro Lisi (43 anni)

29 novembre 1985 a Udine Angelo Meriggi trapianta un cuore su Francesco Callea (18 anni)

2 dicembre 1985 a Pavia Mario Viganò trapianta un cuore suGiovanni Ghigo (34 anni)

8 dicembre 1985 a Milano Alessandro Pellegrini trapianta uncuore su Giannantonio Radice (22 anni)

e).Museo de Arte Moderno, Città del Messico

Paese Sera 14-11-1985

L’ARCOBALENO

Il primo donatore di cuore del nostro paese è stato Francesco Bu-snello, un ragazzo di 18 anni che rientrando a casa con il suo moto-rino è rimasto vittima di un incidente stradale.Ripercorriamo oggi, insieme a Giovanni e Marina Busnello, genitoridi Francesco, la scelta di una famiglia che è il simbolo di tutte le fa-miglie dei donatori italiani, che con la loro disponibilità a donarehanno consentito al nostro paese di progredire sotto il profilo me-dico, sanitario, sociale e umano.

GGiioovvaannnnii nneellll’’ooccccaassiioonnee ddii qquueessttoo vveenntteennnnaallee ccoossìì iimmppoorrttaannttee ppeerrllaa mmeeddiicciinnaa,, llaa ssoocciieettàà iittaalliiaannaa ee llaa vvoossttrraa ffaammiigglliiaa,, vvuuoollee rriiccoorrddaarreeccoonn ll’’aaiiuuttoo ddii ssuuaa mmoogglliiee MMaarriinnaa qquueeii mmoommeennttii lleeggaattii aallllaa sscceellttaa ddiiiinnttrraapprreennddeerree uunn ppeerrccoorrssoo ccoossìì iimmppoorrttaannttee??L’incidente stradale come quello che ha coinvolto Francesco alloranon era così frequente come purtroppo lo è oggi. Dopo l’incidenteci siamo trovati come famiglia in una situazione di smarrimento,perché Francesco è entrato in coma; è stato fatto anche un inter-vento per cercare di ridurre l’ematoma e la lesione al cervello, maFrancesco non si è più ripreso. Quindi, i suoi sei giorni in rianima-zione sono stati per tutti noi sei giorni di tormento e di smarrimen-to vissuti con la speranza che potesse esserci una ripresa.La nostra fede ci ha dato la speranza in un miracolo, che andavamoinvocando con insistenza.Debbo anche dire che quella è stata anche una fase nella quale ab-biamo sperimentato un rapporto con i medici che non avevamomai sperimentato prima; credo sia stato uno degli aspetti determi-nanti per la scelta che abbiamo fatto, perché per tutto il tempo incui Francesco è stato in rianimazione il rapporto con i medici èstato costante, l’informazione è stata molto puntuale per cui abbia-mo avuto la consapevolezza di cosa stava succedendo a nostro fi-glio e quali potevano essere anche gli esiti.

AAvveevvaattee ppeerrcceeppiittoo iinn qquuaallcchhee mmooddoo cchhee FFrraanncceessccoo ppootteessssee eesssseerreeiill pprriimmoo ddoonnaattoorree ddii ccuuoorree iinn IIttaalliiaa??Quello che ci ha creato quasi il panico è stato il titolo del giornaledi quel giorno, di quel 13 novembre, che annunciava “Trapianto dicuore: oggi si può”. Questo era il titolo a tutta pagina del giornaleche avevo letto la mattina, e quando hanno telefonato dall’ospedaleper invitarci ad un colloquio, ci siamo andati con il cuore in tumul-to, perché temevamo che ci chiedessero veramente di dare la di-sponibilità al prelievo. E infatti così è stato.

CCoossaa aavveettee pprroovvaattoo iinn qquueell mmoommeennttoo??Credo che sia un po’ difficile descrivere quali sono le sensazioni diuna persona o una famiglia che vive in situazioni come quelle, che

sono insieme di disperazione e sconforto ma anche di sconfitta edimpotenza. Il contesto esterno non aiuta. Consideri che in quei gior-ni alcuni conoscenti, e qualche amico, ci hanno avvicinato per dirciche non avrebbero avuto il coraggio di autorizzare il prelievo degliorgani, altri che sarebbe stato opportuno non farlo, perché esprime-re il consenso alla donazione voleva dire chiudere ogni speranza.Ma noi avevamo capito, ed ecco perché ritengo che il rapporto coni medici sia stato determinante, che non c’era più speranza per Fran-cesco, e quindi dovevamo mettere insieme tutti i ricordi e fare ap-pello a tutte le energie, per capire se Francesco avrebbe fatto unascelta di questo genere. Direi che tutti i comportamenti, lo stile divita di Francesco è stata un esempio di altruismo e di socialità. Que-sto ci ha dato la forza per dare il nostro consenso. Quell’esperienzal’abbiamo vissuta in maniera anomala perché era il primo trapiantodi cuore in Italia, perché era un evento che è andato su tutti i gior-nali, sono arrivate le televisioni e, quindi, non abbiamo potuto viverequel momento con il riserbo che normalmente dovrebbe esserci insituazioni analoghe, anche se devo riconoscere che una parte deigiornalisti è stata discreta, e quindi abbiamo vissuto anche il disagioprovocato da tutto questo clamore.

VVooii aavveettee ccoonnoosscciiuuttoo IIllaarriioo LLaazzzzaarrii,, cchhee hhaa rriicceevvuuttoo iill ccuuoorree ddii vvoo--ssttrroo ffiigglliioo,, ccoommee èè ssttaattoo iill rraappppoorrttoo ccoonn qquueessttoo ttiippoo ddii rreeaallttàà??Abbiamo saputo subito chi era il destinatario della donazione e ab-biamo intrapreso dei rapporti relazionali umani con questa perso-na e con la famiglia; e quindi abbiamo vissuto anche una fase, chia-miamola così, un po’ difficile per noi perché nella nostra cultura ilcuore è la sede dei sentimenti, è la sede delle emozioni e ci aspetta-vamo che in Ilario Lazzari si ravvisassero anche alcune caratteristi-che di nostro figlio; cosa questa impossibile; ma questo l’abbiamocapito dopo. Nonostante la positività del rapporto che noi abbiamoavuto con Ilario Lazzari e con la sua famiglia, è maturata in noi laconvinzione che sarebbe più opportuno che la famiglia del donato-re non conoscesse il ricevente, e viceversa. Questa è la nostra espe-rienza, non dico che debba essere per tutti così, ma credo che cisono molti fattori di cui si potrebbe parlare che portano a questaconsiderazione.

PPeennssaa ssiiaa iimmppoorrttaannttee ffaarree uunnaa sscceellttaa ccoonnssaappeevvoollee?? EE qquuaannttoo ccoonnttaall’’iinnffoorrmmaazziioonnee ee llaa ccoonnoosscceennzzaa aa ttaall rriigguuaarrddoo??Dover scegliere in momenti drammatici, come quelli che abbia-mo vissuto noi, senza un’adeguata preparazione preventiva, unaconoscenza adeguata, è un altro degli aspetti che ci ha fatto riflet-tere. Ritengo sia necessario avere le informazioni adeguate nonsolo nella fase drammatica di un evento tragico, ma prima che

questo avvenga; quindi l’opera delleassociazioni che sensibilizzanosul tema dei trapianti è un ruo-lo fondamentale, un ruolo es-senziale e dovrebbero tutti, gio-vani e meno giovani essereinformati per poter avere laconsapevolezza della sceltache si può fare nel momento incui non c’è più speranza pernoi o per i nostri cari. Credoche questo sia l’aspetto da va-lorizzare, questo è un impegnoper tutti, è un impegno per leistituzioni, le quali devono so-stenere e valorizzare queste ri-sorse.

FFrraanncceessccoo aavveevvaa ssccrriittttoo aallccuunniippeennssiieerrii ssuull ssiiggnniiffiiccaattoo ddeellllaa vvii--ttaa.. CCoonn qquuaallii ppaarroollee,, aa ccoonncclluu--ssiioonnee ddii qquueessttoo nnoossttrroo ccoolllloo--qquuiioo,, vvoorrrreebbbbee rriiccoorrddaarree ssuuoo ffii--gglliioo??Mi piacerebbe ricordare France-sco con le sue stesse parole lega-te ad alcune riflessioni sulla vita:“La vita non può essere comple-ta se non ha una meta e questapuò essere una nostra scelta se-guendo la nostra vocazione”.

E’Abiocor, il cuore artificiale meccanico, la novità che è sta-ta annunciata a Padova nell’ambito delle celebrazioni per ivent’anni di trapianti di cuore. Nato da una sinergia con gliStati Uniti, sarà “operativo” nel prossimo semestre del 2006e rappresenterà una freccia in più nell’arco della cardiochi-rurgia padovana.Dal punto di vista medico l’innovazione consiste nell’assen-za di cavetti esterni di alimentazione causa finora di infezio-ni. Il nuovo cuore bionico si ricarica tramite traduzionetranepidermica: termine tecnico un po’ complicato per di-re, in parole povere, che al momento del trapianto viene in-serito sottopelle un ricettore di energia collegato alle batte-rie del cuore artificiale. Con questa nuova tecnologia, attra-verso un’operazione semplice quasi come ricaricare un cel-lulare sarà possibile ricaricare le batterie di Abiocor cheavrà un’autonomia di 1 ora.Il primo centro cardiochirurgico italiano che utilizzerà que-sta innovazione tecnologia sarà il Gallucci di Padova guida-to dal Professor Gino Gerosa, titolare della cattedra di car-diochirurgia dell’università patavina.

PPrrooffeessssoorr GGeerroossaa,, nneell nnoovveemmbbrree ddeell 11998855 iill pprriimmoo ttrraappiiaannttooddii ccuuoorree iinn IIttaalliiaa,, LLeeii ccoossaa rriiccoorrddaa ddii qquueellll’’eevveennttoo??In quel periodo ero un giovane neolaureato in medicina,mi trovavo in Inghilterra per la scuola di perfezionamento.Fu un evento importante per l’Italia perché permise allacardiochirurgia del nostro paese di compiere un salto diqualità e di colmare quel divario che la separava dagli altripaesi europei, consentendole attraverso l’effettuazione delprimo trapianto di cuore, di entrare nel gotha della tra-piantologia.

AA ddiissttaannzzaa ddii 2200 aannnnii iill pprrooggeettttoo AAbbiiooccoorr rraapppprreesseennttaa uunnaannuuoovvaa ffrroonnttiieerraa ee ppeerr cchhii??Attualmente il trapianto di cuore è il gold standard, ovve-ro la terapia migliore per curare le gravi insufficienze car-diache e garantire un’ottimale qualità della vita, ma pertutti coloro i quali non sono in grado di sopportare un tra-pianto di cuore sarà possibile utilizzare Abiocor, il cuoreartificiale meccanico.Abiocor rappresenterà per tutti queipazienti che, ragioni diverse, non potranno ricevere uncuore vero la possibilità di prolungare la vita e sarà un ve-ro trapianto.

PPeerr iill ccuuoorree aarrttiiffiicciiaallee mmeeccccaanniiccoo ssii uuttiilliizzzzeerràà llaa tteerraappiiaa iimm--mmuunnoossoopppprreessssiivvaa ccoommee ppeerr ggllii aallttrrii oorrggaannii??No ,non si utilizzerà la terapia immunosoppressiva, ma laterapia anticoagulante.

EE llaa vviittaa mmeeddiiaa ddeeii ppaazziieennttii??La durata di vita media negli USA dove Abiocor è stato uti-lizzato è stata di 560 giorni per pazienti in lista d’attesa conpoche settimane di vita davanti.

QQuuaannddoo ssii iinniizziieerràà llaa ffaassee ooppeerraattiivvaa aa PPaaddoovvaa??Si partirà dal primo semestre del 2006.

CCoossaa ssii ddeevvee aassppeettttaarree ddaall ffuuttuurroo??Il futuro si muove su 4 direttrici distinte. La prima è imple-mentare le donazioni di organi, il buon dato sulle donazioni-che ricordiamo è di 22 mio per abitante- può essere miglio-rato, lavorando soprattutto sulla zona grigia che riguarda idonatori più giovani. Poter ulteriormente sensibilizzare l’o-pinione pubblica migliorando le donazioni in quest’area sa-rebbe auspicabile. La seconda è rappresentata dal cuore ar-tificiale di cui abbiamo parlato, la terza dalla medicina rige-nerativa attraverso l’uso delle cellule staminali. In questoambito stiamo ancora cercando di comprendere alcunimeccanismi importanti pertanto ci troviamo ancora in fasedi sperimentazione.Ultima direttrice lo xenotrapianto anch’esso ancora in fasedi sperimentazione.

G. M.

Il primo donatore:i genitori ricordano

GLORIA MILAN

Alle soglie delprimo cuore

artificiale

Tavoletta votiva raffigurante devota che offre il cuore fiammeggiante.Secolo XIX, dipinto su legno

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IInntteerrvviissttaa aa DDoommeenniiccoo DDii VViirrggiilliioo,,SSoottttoosseeggrreettaarriioo aallllaa SSaalluuttee

Vent’anni fa il primo trapianto di cuore inItalia. Allora una sfida, oggi una realtà.Come è cresciuta la cultura delle donazio-ni e dei trapianti in Italia in questivent’anni, non solo tra la gente ma anchenelle Istituzioni? Nel nostro Paese, la cultura della donazione edel trapianto è in forte crescita, anche grazie al-la collaborazione tra le Associazioni di settoreed il Ministero della Salute. In questo campo, in-fatti, l’impegno congiunto di tutti i soggetticoinvolti - in primo luogo il Ministero della Sa-lute, le Regioni e le Aziende Ospedaliere - è sta-to e sarà sempre un elemento positivo e impor-tante per lo sviluppo del sistema. Indubbiamen-te, anche l’opera di trasparenza effettuata dalCentro Nazionale Trapianti attraverso la comu-nicazione costante e tempestiva dei dati ha gio-vato all’immagine della donazione. Attualmen-te, possiamo individuare alcune priorità di in-tervento come una maggiore collaborazionecon i professionisti della comunicazione, unaattenzione mirata a determinate fasce socialicome gli anziani e il mondo della scuola, unamaggiore integrazione delle iniziative ed ilcoinvolgimento della Chiesa Cattolica nelle suestrutture più a contatto con la gente, come leparrocchie. In sintesi si tratta di costruire unagrande alleanza sociale a favore delle donazionie dei trapianti senza particolarismi o monopoliper incrementare la cultura della donazionenella Società, tra gli operatori della Sanità, nelleIstituzioni.

L’Italia è ai vertici europei per donazioni,prelievi e trapianti. E adesso giunge lacertificazione che l’Italia è al primo postoin Europa per la qualità dei trapianti. Unbel traguardo.La qualità del sistema trapiantologico nazio-nale è senza alcun dubbio ottima. Non si trat-ta di una considerazione autoreferenziale madel risultato di una certificazione dei dati ita-liani ottenuta dal maggior registro internazio-nale sulle attività di trapianto; un registro checonfronta i dati di decine di migliaia di inter-

venti. Si tratta di un grande merito degli ope-ratori, delle Scuole chirurgiche, del sistemaItalia in generale.Vorrei sottolineare, inoltre, l’importanza della re-te dei coordinamenti in tutti i suoi livelli e artico-lazioni, dal livello nazionale a quello interregio-nale e regionale, fino ad arrivare a tutti coloroche operano nel sistema, dagli infermieri ai chi-rurghi, agli autisti, agli organizzatori. Da tutti co-storo dipende il successo di questo sistema chediviene a sua volta determinante per la credibi-lità verso l’opinione pubblica.

Mentre tanti parlano di malasanità questoè un esempio importante di una Sanitàche funziona. Il modello “sistema trapian-ti in Italia” si è dimostrato vincente tantoche a questo modello si è ispirata la nuo-va Legge sul sangue. E’ quindi un modelloesportabile ad altri settori della Sanità?Il trapianto, oggi, rappresenta un esempio dibuona Sanità nel nostro Paese. Dobbiamo dir-lo, comunicarlo soprattutto in questo settoredove la chiarezza e la trasparenza sono indi-spensabili per ottenere la fiducia dei cittadinie l’impegno dei professionisti e degli operato-ri. Un altro fattore essenziale è dato dal mo-dello a rete che coinvolge e responsabilizzatutti coloro che partecipano all’attività indi-pendentemente dal ruolo effettuato. Va osser-vato che questo modello può essere diretta-mente riferito ad altre attività come quelle re-lative alla donazione ed all’uso del sangue, al-l’emergenza ed all’oncologia; anzi può già es-sere considerato come un indicatore per lacapacità di un Ospedale o di una Azienda Sa-nitaria di connettere servizi ed aree diverseper ottenere attività di eccellenza. Ma non sitratta solo di un esempio virtuoso sul pianonazionale. Vanno, infatti, sottolineati i ricono-scimenti che stanno avendo in campo inter-nazionale, attraverso la leadership di impor-tanti progetti dell’Unione Europea, le reti perlo scambio di organi attraverso le quali l’Italiasupporta diversi Paesi europei soprattuttoper i trapianti urgenti e, infine, i progetti diformazione degli operatori cui stiamo lavo-rando in diversi Paesi comunitari ed extraco-munitari.

La sanità chefunziona

L’ARCOBALENO

Da sinistra Alessandro Nanni Costa, Domenico Di Virgilio,Luciano Ragno, Alessandro Mazzucco, Pilade Riello e Gino Gerosa

IInntteerrvviissttaa aadd AAlleessssaannddrroo NNaannnnii CCoossttaa,,ddiirreettttoorree ddeell CCeennttrroo NNaazziioonnaallee TTrraappiiaannttii

Vent’anni fa l’Italia raggiungeva un tra-guardo molto importante. Da allora distrada - nel campo della donazione, delprelievo e della sostituzione di organi etessuti - l’Italia ne ha fatta molta, ponendo-si ai vertici europei. Qual è stata la chiaveche ha consentito al nostro Paese di rag-giungere posizioni di grande eccellenza? Di strada veramente ne è stata fatta molta nelcampo dei trapianti. E questo si deve al grandespirito di solidarietà degli italiani e all’impegnodelle Istituzioni. Ma il successo raggiunto si de-ve anche all’attivazione di una rete strutturaleche non è limitata al solo trapianto ma riguar-da anche la donazione e il prelievo degli orga-ni. Si tratta di una rete strutturale orientata ver-so una risposta ai bisogni assistenziali di tutti icittadini. E’ un sistema che coinvolge tutto ilTerritorio nazionale. Il sistema trapianti - nellasua complessità, per il numero delle personeche coinvolge, dai cittadini ai medici, alle strut-ture ospedaliere e universitarie, ecc - può esse-re considerata una rappresentazione, natural-mente in scala più ridotta, di tutto il SistemaSanitario Nazionale. E, al tempo stesso, è un in-dicatore dello stesso Servizio Sanitario Nazio-nale. Il sistema a rete dei trapianti, messo in at-to in Italia come sistema di coordinamento apiù voci diffuso su tutto il Territorio nazionale,è in pratica, e qui è la sua originalità, un model-lo. E che sia già un modello consolidato ed effi-cace lo dimostra il fatto che a questo modelloper i trapianti si è ispirata la Legge che discipli-na la donazione di sangue.

Dottor Nanni Costa, nel quadro di questomodello che cosa viene valutato o meglioche cosa viene misurato?Misuriamo tutti i parametri, dal numero dei do-natori, a quello dei prelievi, dei trapianti, fino al-le liste d’attesa. Ma soprattutto, e questo è unpassaggio molto importante ed è la chiave ditutto il sistema, misuriamo la qualità. Si tratta diuna valutazione che rappresenta il cardine ditutto il lavoro. Contano i numeri, certamente,ma conta in modo particolare la qualità che èalla fine del percorso trapianto. Una certifica-zione della qualità è stata richiesta al Collabora-tive Transplant Study (CTS) di Heidelberg. IlCTS è un registro che raccoglie tutti i dati ri-guardanti i trapianti, non solo quelli italiani maquelli di tutti i Centri europei.A tale organismoabbiamo chiesto una valutazione della qualità equesti ha preso in esame i nostri dati compa-randoli con quelli dei Centri di altri Paesi. Poi,ha misurato i nostri dati con la media europea.Il risultato, questo ci conforta molto, è che l’Ita-lia è in una posizione di vertice, superiore allamedia europea. Un primato che veramente faonore all’impegno, al sacrificio, all’abnegazionee alle capacità professionali di tutte quelle per-sone che operano nel mondo dei trapianti.

Quindi il sistema trapianti italiano è vin-cente e può essere un esempio?Certamente è un esempio per altre realtà nelcampo dei trapianti. Sono passati vent’anni dalprimo trapianto di cuore in Italia. Il mondo deitrapianti, in questi due decenni, si è evoluto: daattività di eccellenza limitata a pochi Centri si èpassati a un sistema distribuito su tutto il Terri-torio. Impegno, volontà, spirito di sacrificio, pro-fessionalità e sicurezza sono rimasti tutti uguali,come vent’anni fa. E’ aumentata la complessità

alla quale si è fatto e si sta facendo fronte, masoprattutto, e questo è molto importante, è au-mentata la qualità. C’è un altro elemento damettere in risalto: vent’anni fa i primi trapiantivenivano programmati attraverso il Piano Nazio-nale Trapianti, coordinato dal professor Donato.Si trattava del primo esempio di un’azione coor-dinata. Una grande intuizione che ha aperto unastrada lungo la quale si sta ancora lavorando.

Dottor Nanni Costa, l’Italia ha compiutoeccezionali progressi. Non c’è il rischio dicullarsi sugli allori?C’è ancora molto da fare. Non dobbiamo dimen-ticare che in Italia si esegue un numero di tra-pianti inferiore della metà rispetto alle necessitàdella popolazione italiana. Ci sono lunghe listed’attesa. C’è però da sottolineare, a questo pro-posito, che è diventata molto bassa la mortalitàtra i pazienti che attendono di essere trapiantati.Questo vuol dire che la classe medica italiana èmolto efficiente. In pratica, sa curare bene i ma-lati che hanno nel trapianto la speranza per so-pravvivere.Un campo in cui c’è ancora molto dafare è quello della donazione. Ci sono realtà alta-lenanti sul Territorio. Realtà che vedono una cre-scita della donazione cui segue inspiegabilmentenel tempo una diminuzione della donazionestessa con un aumento delle opposizioni al pre-lievo. I grandi risultati ottenuti nella donazione enel trapianto, la soddisfazione che si ricava dallapositiva valutazione di Heidelberg non devonofarci abbassare la guardia. Bisogna continuaresulla strada intrapresa, soprattutto affinché la cul-tura della donazione e del trapianto non crescasono nell’opinione pubblica ma sia sempre piùpresente anche all’interno delle Istituzioni. In talsenso, credo, che un lavoro particolare vadasvolto nelle e dalle singole Regioni.

Il domani?Il domani vede in primo piano un nuovo capi-tolo, quello dei trattamenti cellulari. Sono mol-te le attese e al tempo stesso molte le attivitàcliniche. Il sistema trapianti deve raccomanda-re il rispetto delle norme, la tutela del cittadinoe la massima attenzione agli accessi alle tera-pie. Nello stesso tempo, deve raccomandare lamassima attenzione alla programmazione nel-l’ambito delle strutture dove le cellule vengo-no trattate.

Dalla cartella stampa Argon Media srl

In futuro trattamenticellulari

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Primo trapianto dicuore su un bambinoE’ comunque legato a Padova anche il pri-mo trapianto di cuore su un bambino. E’di una piccola di Padova, infatti, il cuoredonato alla prima bambina trapiantata inItalia. E’ l’1,30 di notte del 6 gennaioquando il cuore di Francesca Gobbato, di7 anni, morta per un aneurisma cerebra-le, inizia a battere in Moira Caradonna,sempre di 7 anni, affetta da miocardiopa-tia dilatativa congenita. Il trapianto avvie-ne a Roma ed è eseguito dall’équipe delprofessore Marino. Un intervento ecce-zionale reso, inoltre, più complicato dalfatto che i genitori di Moira, per via delleloro convinzioni religiose - sono testimo-ni di Geova - hanno chiesto, e ottenuto,che non venissero fatte delle trasfusionidi sangue alla bambina.

L’ARCOBALENO

Donatori effettivi in Italia

Secondo i dati preliminari del Centro Nazionale Trapianti al30 settembre 2005, l’andamento delle donazioni confermaquello dello scorso anno attestandosi intorno al 21,1 donato-ri per milione di persone (PMP). Negli anni precedenti, i do-natori per milione di persone sono stati rispettivamente15,3 nel 2000; 17,1 nel 2001; 18,1 nel 2002; 18,5 nel 2003;21,1 nel 2004.

Donatori effettiviregione per regione

E’ un’Italia divisa a metà quella delle donazioni: sono 11,infatti le regioni italiane nelle quali il numero di donatoriPMP è superiore o comunque molto vicino alla media na-zionale del 21,1. Per alcune altre ci sono livelli anche mol-to bassi. Ma soprattutto, occorre fare attenzione alle regio-ni nelle quali si registra un calo nei donatori. In testa alla“graduatoria” dei donatori per milione di persone trovia-mo Liguria ed Emilia Romagna con 38,3 donatori. Entram-be in crescita visto che nel 2004 il tasso era, rispettiva-mente di 34,4 e 30,1. Seguono il Piemonte-Valle d’Aostacon 33 donatori (29,3 nel 2004), il Friuli Venezia Giulia(32,8 nel 2005 contro i 31,3 del 2004), il Veneto (32,5donatori contro i 28,3 del 2004). E ancora, la Provincia Au-tonoma di Bolzano con 31,8 donatori (34,6 nel 2004), leMarche con 29,1 donatori contro i 36 dell’anno preceden-te, la Toscana (28,3 donatori nel 2005 contro i 36,3 del2004), l’Abruzzo-Molise (26,2 donatori nel 2005 contro i17,1 del 2004). Infine, la Sardegna che registra 22,1 dona-tori effettivi per milione di persone quasi come nel 2004(22,7). Tra le regioni che si attestano intorno alla medianazionale troviamo la Lombardia, che, nel 2005, si assestasu 20,7 donatori per milione di persone contro il 21,3 del2004. A seguire, con un certo distacco dalla media nazio-nale, troviamo la Campania con 13,6 donatori (12,1 nel2004), il Lazio (12,3 donatori nel 2005 contro i 17,6 del2004), l’Umbria (11,3 donatori contro i 17 dell’anno pre-cedente). Seguono, inoltre, la Basilicata con 8,9 contro gli11,7 del 2004, la Puglia con 8 donatori contro l’8,5 del2004, la Sicilia con 7,5 donatori (erano 11,7 nel 2004), laCalabria che passa dai 4,5 donatori del 2004 ai 6,6 del2005. Ed infine la Provincia Autonoma di Trento con unnumero di donatori per milione di persone pari a 5,6 con-tro l’8,4 dell’anno precedente.

Opposizione alla donazioneregione per regione

La media nazionale dell’opposizione alla donazione secon-do i dati del Centro Nazionale Trapianti al 30 settembre2005 si attesta quest’anno intorno al 27,8 per cento, regi-strando aumenti e diminuzioni a seconda delle regioni. Neldettaglio, la percentuale più alta di opposizioni è quelladella Sicilia (61% nel 2005 contro il 43,8% del 2004). A se-guire Umbria con il 43,5 per cento (nel 2004 era del 29,7%), Puglia con il 40% (29,7 nel 2004), Campania con il38,2% (43,2% dell’anno precedente), Toscana 36,6% (con-tro il 31,8% del 2004), Abruzzo-Molise con il 36,4% (47,4%nel 2004), Lazio con 35,4% (nel 2004 era del 30,4%).Anco-ra al di sopra della media nazionale, la Calabria (34,8% nel2005 contro il 60% del 2004), la Sardegna (28,6% contro il20,4% del 2004).Al di sotto della media nazionale si collocano le Marche(25,6% nel 2005 contro l’11,6 nel 2004), l’Emilia Romagna(25,4% del 2005 contro 30,8% del 2004), il Piemonte-Valled’Aosta (23,7% del 2005 contro 33,8% del 2004), la Provin-cia Autonoma di Bolzano ( 21,4% nel 2005 e 20% nel 2004).E poi il Friuli Venezia Giulia (18,4% delle opposizioni con-tro il 20% del 2004), il Veneto con il 15,9% (19% nel 2004),la Lombardia con il 15,2% (17,5% del 2004) e poi la Liguriacon 13,3% nel 2005 (21,3% del 2004).

I trapianti

Per quanto riguarda i trapianti, dai dati preliminari al 30settembre 2005, risultano pari a 3.195 ( compresi quellicombinati). Come per le donazioni, anche per l’attività ditrapianto negli ultimi anni si è registrato un aumento co-stante: si è passati dai 1083 del 1992 ai 2627 del 2001; ai2686 del 2002; ai 2756 del 2003; ai 3217 del 2004.In particolare, per il 2005, inclusi i combinati, 1666 tra-pianti di rene; 1056 trapianti di fegato (dei quali il 13% tra-pianti di fegato eseguiti con tecnica split); 364 trapianti dicuore; 95 trapianti di polmone; 72 trapianti di pancreas.Nel 2004 ci sono stati 5 trapianti di intestino e 1 trapiantomultiviscerale.

Trapianti di cuoreregione per regione

Nel 2004 i trapianti di cuore in Italia sono stati 353.Per il 2005, i trapianti di cuore (inclusi i trapianti combina-ti) salgono a 364 così suddivisi per regione: in Abruzzo-Mo-lise 9 (erano stati 3 nel 2004); in Campania 43 (erano stati36 nel 2004); in Emilia Romagna 39 (erano stati 43 nel2004); in Friuli Venezia Giulia 28 (come nel 2004); nel La-zio 24 ( tre in più rispetto al 2004); in Lombardia 116 co-me lo scorso anno; in Piemonte- Valle d’Aosta raddoppianopassando dai 16 del 2004 a 32; in Sardegna 7 (erano stati11 nel 2004); in Sicilia 15 (erano stati 12 nel 2004); in To-scana 13 (erano stati 18 nel 2004); e in Veneto 38 (eranostati 46 nel 2004).

Le liste di attesa

In Italia, secondo i dati preliminari al 30 settembre 2005del Centro Nazionale Trapianti, ci sono 8.862 persone in li-sta di attesa per un trapianto, di cui 6.369 per il rene (iltempo medio di attesa di 2,93 anni e la percentuale dimortalità dei pazienti in lista è di 1,63%), 1557 per il fega-to (tempo di attesa medio di 1,40 anni e percentuale di

mortalità pari a 6,36 %), 649 per il cuore (tempo medio diattesa di 2,08 anni e una percentuale di mortalità in listadel 9,93%), 194 per il pancreas (tempo medio di attesa di2,40 anni e una percentuale di mortalità di 1,91 %), 246per il polmone (tempo medio di attesa di 1,88 e una per-centuale di mortalità del 19,17%).

L’Italia a confrontocon i grandi Paesi europei

Cuore. Con 6.2 trapianti di cuore per milione di personel’Italia è preceduta dalla Spagna (6.8) ma è prima dellaFrancia (5.6) e della Germania (5). Nel 2004 in Italia sonostati eseguiti 353 trapianti di cuore, contro i 294 della Spa-gna, i 412 della Germania, i 339 della Francia, i 180 del Re-gno Unito. Nel 2004 questa la situazione, per numero di pa-zienti in lista di attesa, Paese per Paese: in Italia sono stati640; in Germania 613; in Francia 277; in Spagna 113 e nelRegno Unito 111.

Trapianti di qualità

CCuuoorreeI dati confermano e rafforzano l’ottima qualità degli interven-ti eseguiti in Italia e l’efficienza di tutti i Centri. Dal confron-to con i registri internazionali risulta che l’Italia, nel qua-driennio 2000-2003, ha raggiunto l’84,2% nella sopravvivenzaad un anno dell’organo e l’84,4% nella sopravvivenza ad unanno del paziente.Altrettanto significativo risulta il confronto tra i risultati otte-nuti negli anni a livello nazionale, che evidenzia e confermaun trend positivo di crescita per l’Italia nel 2003.L’analisi del reinserimento nella normale vita sociale del pa-ziente trapiantato indica che ben il 77,7% dei pazienti lavora-no o sono nella condizione di farlo.

L’ultima fotografia dell’Italia dei trapiantiI dati

L’ARCOBALENOper una cultura della donazione

Direttore Responsabile: LORETTA CAVARICCI

Hanno collaborato a questo numero: s

MARIO LOLLO, GLORIA MILAN, VINCENZO PASSARELLI,ROSSELLA PIETRANGELI (segreteria)

Proprietario: AIDO

Via Novelli, 10/A - 24122 Bergamo http://www.aido.it

Tipografia: TIPOLITOGRAFIA TRULLO

Via delle Idrovore della Magliana, 17300148 Roma - Tel. 066535677

Finito di stampare nel mese di dicembre 2005

Tiratura copie 10.000

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