architetti napoletani 5 - settembre 2001

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architetti napoletani rivista bimestrale dell’ordine degli architetti di napoli e provincia 5 settembre 2001 spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - filiale di Napoli

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Transcript of architetti napoletani 5 - settembre 2001

architettinapoletanirivista bimestrale dell’ordine degli architetti di napoli e provincia

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Un qualunque lavoro editoriale periodico, si caratterizza per l’impegno e l’entusiasmo che i promotori e icomponenti la redazione riescono a profondere. Il Consiglio dell’Ordine di Napoli e provincia, rieletto dapochi mesi, ha inteso confermare che “architettinapoletani” divenga sempre più il luogo della promozionee del dibattito di “temi di architettura”.La rivista continuerà a trattare argomenti di interesse generale nei quali le questioni prettamente disciplinarisaranno occasione per approfondire la conoscenza della professione, il rapporto tra regole e mestiere,committenza e produzione. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno dichiarato la propria disponibilitàa partecipare al lavoro editoriale e colgo l’occasione per invitarvi a proporre argomenti, suggerimenti ecritiche capaci di costruire insieme un percorso sempre più utile al dibattito sulla qualità urbana in particolarenella nostra provincia, convinti come siamo, che gli architetti sono pronti a migliorare le risposte a domande,speriamo sempre più qualificate, che la società contemporanea saprà richiederci.In questo numero si raccontano le immagini relative alla iscrizione al nostro Ordine di Richard Meier,(avvenuta a seguito di un regolare esame di stato sostenuto con l’umiltà dei grandi dal maestro americano),che ha visto l’entusiasmante partecipazione di architetti e studenti a testimonianza della sete di dibattitoe promozione di architettura contemporanea nella nostra città.Pubblichiamo infine l’aggiornamento di esiti di concorso dove architetti del nostro Ordine hannoottenuto premi o riconoscimenti a testimonianza della diffusa e qualificata partecipazione in ambitonazionale ed internazionale.

Cordialità

Vincenzo Corvino

numero 5 · settembre 2001

editoreConsiglio dell’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia

Paolo Pisciotta presidente

Ermelinda Di Porzio vice presidentiAntonella PalmieriGennaro Polichetti segretarioGerardo Cennamo tesoriereFrancesco Bocchino consiglieriFrancesco CassanoVincenzo CorvinoPio CrispinoGiancarlo GrazianiBeatrice MelisGennaro NapolitanoFulvio RicciOnorato VisoneAntonio Zehender

direttore responsabilePaolo Pisciotta

direttore editorialeVincenzo Corvino

responsabile di redazioneGiancarlo Graziani

comitato editorialeMassimo CalendaPasquale De MasiErmelinda Di PorzioFabrizio Mangoni di S. StefanoAntonella Palmieri

redazioneAntonio Acierno, Giuseppe Albanese, Antonio Ariano,Enzo Capone, Alba Cappellieri, Raffaella Celone,Giovanna di Dio Cerchia, Claudio Correale, Marco De Angelis,Carmen Del Grosso, Gianfranco Frascino,Salvatore Gatti, Luca Lanini, Aldo Micillo, Giulia Morrica,Mariarosaria Pireneo, Marcello Pisani, Adelaide Pugliese,Francesco Scardaccione, Roberto Vanacore

direzione e redazioneOrdine degli Architetti di Napoli e Provinciavia Medina, 63tel. 081.552.45.50 · 552.46.09fax 081.551.94.86http://www.na.archiworld.ite-mail: [email protected]

servizio editoriale e pubblicitàEidos s.a.s.via Napoli, 201 Castellammare di Stabia Napolitel./fax 081.8721910e mail: [email protected]

stampaTeknéScafati Salerno

progetto graficoMichele EspositoAnna Della Monica

Registrazione Trib. di Napoli n°5129 del 28/04/2000

distribuzione gratuita agli architetti iscritti all’albodi Napoli e Provincia, ai Consigli degli Ordini Provincialidegli Architetti e degli Ingegneri d’Italia,ai Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri,agli Enti e Amministrazioni interessate

spedizione in abb. postale45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96-filiale di Napoli

Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autoree non impegnano il Consiglio dell’Ordine né laredazione della Rivista.Di questo numero sono state stampate n° 8.000 copie

Chiuso in tipografia il 30/09/2001

le foto di cantiere sono state gentilmente concessedalla Italcementi Group

rivista bimestrale dell’ordine degli architetti di napoli e provinciaarchitettinapoletani

in questo numero:

la lettera 5richard meier

editorialela missione degli architetti 6

raffaele sirica

argomentiwelcome to naples 9

paolo pisciotta

l’architettura come investimento 11luigi naccarato

monocromie 13marco casamonti

la luce, lo spazio e la balena bianca 16benedetto gravagnuolo

la “chiesa del 2000” 19richard meier

esitinapoletani 22giulia morrica

in copertinachiesa “Dives in Misericordia”, Roma, quartiere Tor Tre Teste’

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segreteria organizzativaAngelo AlbanoRaffaella CeloneDomenico CeparanoCarola CoppoAnnalisa De la Ville SuryllonAlessandro De MasiAndreana De RisiAntonio IazzettaAntonello MarottaRiccardo MascoloErmando PiccirilloCarlotta Giulia SenesDaniela Zehender

ufficio stampaMassimo Calenda

a cura di:

ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI NAPOLI E PROVINCIA

con il patrocinio di:CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI

in collaborazione con:Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”Facoltà di Architettura della Seconda Università degli Studi di Napoli

con il contributo di:Banco di NapoliItalcementi

comitato organizzatoreGerardo CennamoVincenzo CorvinoPio CrispinoGianCarlo GrazianiFerruccio Izzo ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI NAPOLI E PROVINCIA

via Medina, 63 – 80133 Napoli tel. 0039.081.552.4550 fax 081.551.9486coordinamento

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Presidente Pisciotta,ho voluto scrivereper dirLe,ancora una volta,che grande gioiaè stata per me la visitaa Napoli in maggioin occasione dellacerimonia della mianomina a senatoredell’Ordine degliArchitetti di Napolie Provincia.Sono statomolto colpitodal numero di studentie giovani architettiche sono venutiad ascoltarela mia conferenza.L’entusiamo el’interesse della piùgiovane generazioneè alquantoincoraggiante.È un piacere per meessere un membrodi un così stimatoOrdine degli Architettie guardo conentusiamo ad unduraturo rapportocon l’Ordine di Napoli.

con i migliori auguri,Richard Meier

la missione degli architettiRaffaele Sirica*

In occasione della presentazione della proposta dellanuova Legge Urbanistica Regionale, nell’ambito delConvegno organizzato dall’Ordine degli Architetti diSalerno, all’assessore Di Lello abbiamo segnalatola necessità di sviluppare ed ampliare alcune que-stioni esposte nella sua proposta.La prima questione, che dovrà essere finalmentesciolta, che è questione nazionale, è quella delrapporto tra la cultura del piano e la cultura delprogetto.

1. THE PROJECT TO PROTECTIn Europa vige lo slogan: The project to protect, Ilprogetto per tutelare.Ed è proprio questa una delle principali questioniche segna la nostra distanza dall’Europa negli ul-timi cinquant’anni, e che spiega l’attuale degradodelle nostre periferie.Oriol Bohigas, grande artefice dall’82 all’86 dellarinascita di Barcellona, oggi impegnato nel pro-grammare le trasformazioni della città di Salerno,continua a ripetere:“ogni scuola, ogni centro culturale, ogni bibliote-ca, ogni attrezzatura sportiva costruita, ha modifi-cato più radicalmente il quartiere di qualsiasi pia-no regolatore o piano particolareggiato.”E François Barré, presentando insieme a noi,nel luglio duemila a Parigi, la Risoluzione, poiapprovata all’unanimità, quest’anno, dal Consi-glio dell’Unione Europea, “Sulla qualità archi-tettonica dell’ambiente urbano e rurale”, gli hafatto eco affermando:

“E’ ora di smetterla… si parla, talvolta, d’ambien-te, di zona edificata, di patrimonio, di sviluppoduraturo, di sistemazione, di città, di spazio co-munitario, di settore della costruzione, di effica-cia energetica, ma non si parla mai abbastanzadi architettura.”La Risoluzione approvata, proposta a Parigi, natain Italia grazie alle iniziative del CNA (Assisi, Tori-no), potrebbe determinare effetti importanti sul fu-turo della qualità della vita dei cittadini europei.

Nel nostro paese, in particolare, può avere risvoltistrategici, poiché l’auspicata operazione di riqua-lificazione urbana ed ambientale riguardante i centristorici, le grandi aree dismesse, e le periferie de-gradate, è importante, anche in relazione all’occu-pazione, almeno quanto la realizzazione delle purnecessarie grandi infrastrutture.

2. LA CONFERENZA NAZIONALE DEL TERRITORIODI GENOVAIn occasione della Conferenza Nazionale del Terri-torio indetta dal Ministero dei LL.PP. a Genova, il 9febbraio di quest’anno, nel confronto conclusivo coni vertici di Confindustria, Confcommercio, Con-fagricoltura, Ance, Touring Club, ed in piena sinto-nia con essi, in rappresentanza delle Professioni,abbiamo sostenuto che è necessario innanzituttosemplificare il groviglio normativo che ancora fre-na e arresta il nostro Paese.• piu’ forme e meno norme• piu’cose e meno cause

anzi piu’ belle cose e meno brutte cause (nei tribu-nali, naturalmente), gli slogan che abbiamo lan-ciato nel dibattito.È su questo terreno che gli Ordi-ni sono impegnati in Italia ed Europa, con azioniincisive, e con proposte di soluzione immediate edi scenario.A Genova, a tutte le parti sociali organizzate, ab-biamo proposto un’alleanza strategica per avviarelo straordinario processo che dovrà determinarebenessere diffuso nel paese.

Si trattava di soggetti tutti organizzati anche perife-ricamente grazie alla loro diffusione territoriale.Potranno pertanto essere moltiplicati i tavoli co-muni, necessari per sostenere le Istituzioni in que-sta grande ed entusiasmante operazione.La parola magica, comune a tutti, però, e lo abbiamodetto con forza, dovrà essere “ARCHITETTURA”.

3. LA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDUREInnanzitutto qualità del progetto e competenza dei

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progettisti, con la piena applicazione anche nelnostro paese della direttiva 384-85.Poi perequazione, per risolvere questioni tecnichecomplesse, e copianificazione per le necessariearmonie istituzionali.Ma il processo dovrà essere semplice:• accordi di programma per semplificare e velociz-zare tutte le procedure:• programmazione delle costruzioni pubbliche perassicurare le compatibilità economiche, ambientali,territoriali e sociali, e colmare un vuoto fondamen-tale nell’urbanistica italiana;

infine• concorsi di progettazione per garantire qualità ebellezza delle opere.

4. LA PROGRAMMAZIONE DEI CONCORSILa programmazione delle opere pubbliche ed i con-corsi dovranno rappresentare un nuovo e delicatocompito sia per gli enti locali che per i professioni-sti: una vera rivoluzione culturale nel nostro paeseche consenta di trasformare la semplice costru-zione di un’opera pubblica in un processo traspa-rente di coinvolgimento e partecipazione democra-tica dei cittadini alla sua realizzazione.Fin dalla sua creazione, nel 1978, in Francia, laMIQCP (Mission Interministérielle pour la Qualitédes Costructions Pubbliques) si è resa imme-diatamente conto che la qualità architettonica hacome passaggio obbligato la Programmazionedel Concorso.

La esigenza del Programma vale più per le Iisti-tuzioni locali, che per gli stessi Ministeri.La Francia ha reso sistematica la procedura “pro-grammazione / concorso” nel settore delle costru-zioni pubbliche.Ormai programmatore e progettista sono due enti-tà giuridiche separate.Stanno nascendo uffici specializzati nel settoredella programmazione il cui insegnamento fa par-te di corsi universitari.

Si tratta di una procedura solidamente collaudata,base del rinnovo dell’architettura contemporaneain Francia negli ultimi venti anni.Ma c’è un’altra opportunità di grande rilevanza cheva sviluppata.L’art.15 del Regolamento della legge sui LL.PP.prevede che il responsabile del procedimento curila redazione di un Documento Preliminare all’av-vio della progettazione, con allegato ogni atto ne-cessario alla redazione del progetto e che il costodi tale operazione può gravare sul fondo di cuiall’art.18 della legge quadro.Dunque è possibile coprire la spesa della program-mazione dei concorsi, anche attraverso la realiz-zazione del Documento Preliminare, che rappre-senta proprio l’anello mancante della nostra pro-grammazione urbanistica.Ciò è indispensabile per realizzare un’opera pub-blica di qualità.La novità può consistere, dunque, nel forte incen-tivo per i professionisti dipendenti di essere impe-gnati nella programmazione dei concorsi.Essi, pertanto, non entrerebbero in conflitto con iliberi professionisti, impegnati, viceversa, nella fasedella progettazione.Si configurerebbe, allora, un’alleanza naturale, sul-la procedura programmazione-concorso, tra dipen-denti e liberi professionisti.

5. IL RAPPORTO CENSIS SULLA PROFESSIONE DIARCHITETTOMa la precondizione necessaria per ogni operazio-

ne urbanistica è la conoscenza di tutto il patri-monio edilizio.Per questo, a seguito della ricerca effettuata dalCensis, per conto del CNA, “Professione Architet-to: il rilancio della progettualità”, nel manifesto de-gli architetti italiani approvato nell ’99 al Congres-so di Torino, fu proposta anche una legge “per lasicurezza e trasparenza degli edifici”.Insomma, dal rapporto Censis si evinceva che legrandi e medie metropoli italiane soffrono di un

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basso tasso di rinnovo urbano e scontano un gra-ve ritardo rispetto all’Europa in termini infrastrut-turali, di modernizzazione urbanistica, di recupe-ro delle aree industriali dismesse, di riqualifica-zione edilizia.Si tratterà, dunque, secondo il Censis, di ripro-gettare l’edificato, gestendo il passaggio da unmercato di tipo speculativo a un mercato di ri-qualificazione; di sviluppare i prodotti emergen-ti, soprattutto nell’area del tempo libero; di ge-stire il terziario immobiliare, poiché tali patrimo-ni richiedono di essere gestiti al pari degli investi-menti finanziari; di coordinare la filiera del pro-cesso edilizio. L’architetto, quindi, deve anchesaper coordinare l’apporto di esperti, dall’urba-nista all’esperto legale, dall’ingegnere all’anali-sta finanziario.Si tratterà, inoltre, di interpretare i ruoli delle nuovefigure emergenti nel settore immobiliare: valutatori,analisti del mercato, gestori di patrimoni, eccetera.

6. IL FASCICOLO DEL FABBRICATO E L’ARCHITECTEDE LA COMPROPRIETÉIl Fascicolo del Fabbricato, l’architetto di condo-minio (come l’architecte de la comproprieté in Fran-cia), rappresentano allora gli obbiettivi strategiciche dovremo centrare in questa nuova fase.Ciò comporterà:• Occupazione, per centinaia di migliaia di profes-sionisti e operatori dell’edilizia.

• Vantaggi per tutti i proprietari di case (piccoli medie grandi), con la valorizzazione del nostro patrimo-nio edilizio nel mercato immobiliare nazionale edinternazionale anche attraverso una modernainformatizzazione dei dati.• Garanzia di sicurezza per gli abitanti, proprietaried inquilini, per scongiurare i sempre più frequenticrolli di fabbricati.• Vantaggi per le istituzioni che potranno finalmen-te monitorare il nostro patrimonio edilizio.

7. LA DEMOCRAZIA URBANASi tratta, dunque, con la nuova alleanza costruitain sede europea, attraverso Assisi, Torino, Parigi,Roma, Stoccolma, di realizzare, tutti gli architettiinsieme, sostenendo gli Ordini, una nuova fase nelnostro paese.La nuova parola d’ordine sarà democrazia urbana.Nel suo intervento conclusivo del Forum di Parigi,a luglio, il Ministro Catherine Tasca affermò:“Si tratta di una lotta comune da portare avanti nel-le città europee per una democrazia urbana e peril diritto fondamentale del cittadino europeo ad unambiente di qualità duraturo…le nostre società e iloro responsabili devono, per l’architettura, asso-ciare poteri decisionali, professionisti, utilizzatori ecittadini….Occorre difendere le diversità nella cre-azione culturale contemporanea, e occorre favori-re e sostenere la missione degli architetti.”

* Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti

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welcome to naplesPaolo Pisciotta*

Certo, la sala gremita è il segno tangibile, non solodella calorosa accoglienza verso il Maestro, madel sempre più pressante bisogno di confronto edibattito, legato al mestiere di architetto, al nostrofare professionale, relazionato al tema dei proces-si di trasformazione della città, in una città, comela nostra, dove il dibattito si va sempre di più ap-piattendo su posizioni di parte e non teso ad offrireun contributo sereno alle vere questioni della cittàTestimonianza di questo difficile ma affascinantemestiere è il lavoro del Maestro, quello stesso la-voro, che noi, già da giovani apprendisti architetti,abbiamo imparato ad apprendere studiando le sueopere, opere che hanno visto sempre esaltare lacentralità del progetto, elaborato con attenzione esapienza, stilato di propria mano, accuratamentestudiato nei minimi particolari.Lo stesso studio, assomiglia più ad una “bottegadi architetto” che non ad una engineering profes-sionale, evitando così di cedere alle tentazioni ditrasformarsi in una delle tante “fabbriche di archi-tettura” statunitense.Conserva tuttora l’aria di un atelier un pò sui ge-neris, dove nulla è commerciale ed il segno delmaestro rimane ancora oggi decisivo in tutte lesue opere.Studio come luogo della creatività e della cono-scenza, e proprio dal rapporto di queste due com-ponenti che nasce la Centralità del progetto.Oggi più che mai, è necessario recuperare la di-mensione concreta della qualità della progettazio-ne architettonica, urbana e territoriale, spesso re-legata a pretesto per sterili dibattiti estranei allarealtà delle cose.La rarità di architettura contemporanea e di quali-tà urbana in Italia, è sicuramente una delle princi-pali cause della crisi delle nostre città, che nascedalla interruzione delle formidabile continuità concui l’architettura italiana era riuscita, fino al secon-do dopoguerra, a rappresentare la sintesi dei bi-sogni e delle emozioni umane.Come dice Benedetto Gravagnuolo nel suo ultimoarticolo apparso sul Il Mattino di Giovedì 3 Maggio,

dal titolo “Processo all’Architettura”- In Italia man-ca da più di cinquant’anni una seria politica cultu-rale nell’ambito delle opere pubbliche, una politicache ha visto sempre più una scarsa attenzione ver-so le architetture di qualità.Lo stesso Gravagnuolo si domandava che fine ab-bia fatto da noi la innovazione urbana?Innovazione ma anche qualità urbana fatta diarchitetture contemporanee, che rappresen-tano un valore aggiunto non solo sociale maanche economico.Quelle architetture contemporanee che costruisco-no anche nelle nostre città quella Modernità Urba-na, che sta caratterizzando le altri capitali europeee che si pongonono come volano di sviluppo eco-nomico e sociale con la immissione risorse deri-vante dal turismo colto e contemporaneo.Ormai non c’è più bisogno di citare Parigi, Berlino,Bilbao la stessa Barcellona, che ospita tra l’altrouna delle opere più belle di Meier - Il Museo d’artecontemporanea - architettura nata da un concorsointernazionale, per capire come l’architettura, su-perando i confini del bisogno e del diritto del citta-dino, si pone come risorsa economica su cui co-struire lo sviluppo di una città contemporanea.Basti scendere 50 chilometri più a sud di Napoli,Salerno, per capire come le trasformazioni di que-sta città, siano affidate, più che ad un Piano fattodi norme e regolamenti, ad un processo del co-struire fatto di architetture, risultati di concorsi, pro-cedura questa che garantisce, oltre la innovazio-ne e la qualità urbana, anche la partecipazionedemocratica dei cittadini ai processi di trasforma-zione della città, tesa a sviluppare quel senso civi-co di democrazia urbana.Basterebbe avere l’umiltà di guardare oltre i confi-ni nazionali per recuperare il giusto valore dellainnovazione urbana.In Francia, già dagli anni 70, si è adottata unapolitica per le opere pubbliche tesa ad esaltarequella modernità urbana fatta di architetturee, attraverso il sistema dei pubblici concorsi, sisono realizzate opere che sicuramente hanno

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consolidato l’immagine di Parigi e di altre città, inquel circuito internazionale fatto di turismo colto econtemporaneo.La stessa Barcellona di Pascal Maragall, sindaconegli anni 80/90, è stata investita da un processodi trasformazione urbana fatto di architetture, quelprocesso che oggi vede questa città al centro de-gli interessi culturali internazionali.Per questi motivi che il concorso di architettura,anche qui nella nostra città, nel nostro Paese, devediventare un fondamentale e coraggioso atto poli-tico ed amministrativo, capace di rilanciare quelsistema di partecipazione democratica del cittadi-no, e costruire quella Modernità urbana, dove l’ar-chitettura diventa non solo un bisogno ma un dirit-to del cittadino, capace di creare non solo svilup-po culturale ma anche economico.L’architettura, come dice Meier, non è solo testa,ma è dotata anche di dita, di mani e di braccia,che le permettono di agire nella risoluzione di pro-blemi legati a particolari situazioni, e soprattutto didare vita, azione e potenzialità alla città e ai con-testi nei quali costruire.Per concludere, senza importare modelli precon-fezionati, proviamo almeno a tracciare una viaitaliana per giungere in Europa anche per la

gestione intelligente delle opere pubbliche, e ose-rei aggiungere della professione di architetto.Quella stessa professione che ha caratterizzato ilfare del Maestro Meier, straordinaria sia in terminidi quantità che di qualità, che gli ha consentito, gra-zie alle sue meravigliose opere, di ricevere i piùprestigiosi premi: dal Pritzker Prize alla medagliad’oro del Royal Institute of Bristish Architects; dagliHonor Awards dell’Accedemy dell’American In-stitute of Achitects al premio Arnold Brunner del-l’American Accademy and Institute of Arts and Let-ters, alla medaglia d’oro dell’Aia, per concluderecon la Laurea ad Honoris Causa conferitogli dallanostra Facoltà di Architettura dell’Università di Na-poli - Federico II.Per questi motivi, che noi, con affetto, oggi Le di-ciamo grazie per aver scelto Napoli ed il nostroOrdine per marcare una sua autorevole presenzaprofessionale nel nostro Paese, e con orgoglio civantiamo della sua iscrizione al nostro Albo pro-fessionale, certi che la Sua prestigiosa presenzapossa essere da stimolo alla crescita non solo pro-fessionale della categoria che qui rappresento maanche culturale dell’intera città di Napoli.

* Presidente dell’Ordine degli Architettidi Napoli e Provincia

l’architettura come investimentoLuigi Naccarato*

La presenza a Napoli del Pre-mio Nobel, Richard Meier, èun’occasione densa di signifi-cati, non solo per onorare unapersonalità del mondo del-l’architettura, ma anche emble-matica di una trasformazionedel mezzogiorno ed, in partico-lare, di Napoli, che richiede erichiederà nei prossimi anni unnotevole sforzo di ideazione,progettazione e realizzazionedi opere infrastrutturali, ulte-riore volano per lo sviluppodel territorio.I segni ormai consistenti, signi-ficativi, di crescita produttiva edell’occupazione nel Mezzo-giorno, sono accompagnati dal-l’affermarsi di una nuova sta-gione di interesse e di studi,della quale sono spesso prota-gonisti gli stessi meridionali o,in ogni caso, persone che ope-rano sul nostro territorio e lovivono in modo diretto.È un processo importante. Chetestimonia della crescita di nuo-ve energie in più e diversi set-tori della nostra società e checoncorre al superamento diuna immagine del Sud stereo-tipata, piuttosto diffusa fino aqualche tempo fa, che tende-va a protrarre nel tempo la vi-sione di un Mezzogiorno fermosui suoi problemi o, al massi-mo, caratterizzato da lentissi-mi progressi.Si stanno manifestando inte-ressanti tendenze di sviluppo:investimenti in nuove tecnolo-gie, crescita del terziario inno-vativo, aumento costante delgrado di internazionalizzazio-ne, consolidamento di econo-mie distrettuali sul territorio,sviluppo dei porti, crescita delturismo, miglioramenti in qua-lità dei prodotti agricoli e agro-alimentari. Ne viene fuori larealtà. Cioè un Mezzogiorno inmovimento, che cresce. Chesta producendo un radicalesforzo di cambiamento e di im-prenditorialità. A questo sforzohanno partecipato e partecipa-no attivamente l’ordine degli Ar-

chitetti ed i suoi aderenti e que-sto spiega la mia presenza tesaa testimoniare la fattiva colla-borazione che si è espressa inpiù circostanze.Il sistema bancario, a sua vol-ta, deve nei prossimi anni, sal-damente, fare la sua parte. Edil Banco, che io rappresento, datempo ha assunto questo ruo-lo, in particolare quello di es-sere la sponda finanziaria etecnica di mercato, sulla qualele forze economiche, politichee sociali dovranno con più for-za poggiare le iniziative di svi-luppo che consentano al Mez-zogiorno di reggere la compe-tizione europea, che, non di-mentichiamo, dal 1° gennaio2002, con l’effettiva introduzio-ne dell’Euro, diverrà certamen-te molto più intensa.I fondi dell’Unione Europeasono una grossa occasioneper attuare il processo di tra-sformazione che vede le in-frastrutture il sine qua non perla crescita delle altre variabilieconomiche.Il sistema bancario appare per-tanto, oggi e soprattutto in fu-turo, investito di compiti tali darichiedere una presenza anco-ra più profonda nel territorio,

maggiormente concentrata sul-la funzione di creatore e cana-lizzatore di risorse a vantaggiodel settore reale. E non solo, ilsistema bancario non può farmancare questa funzione madeve lavorare per migliorarla.Va favorito lo sviluppo di occa-sioni nuove nel mercato. La ric-chezza finanziaria delle fami-glie, che esiste nel Mezzogior-no, deve poter trovare, in mi-sura molto maggiore, forme diimpiego nell’economia dellenostre regioni, per lo sviluppodelle imprese come per lo svilup-po delle indispensabili infrastrut-ture. Quando, se non adesso,cominciare ad ampliare gli spaziper operazioni di project finan-cing di dimensioni locali, il mer-chant banking, il venture capital,per l’accesso diretto delle impre-se al mercato dei capitali?Se vogliamo davvero veder na-scere ancora più numerose leimprese, se vederle crescere efare investimenti in competiti-vità la strada è questa. E noi lavogliamo percorrere insieme aquanti hanno a cuore lo svilup-po del nostro territorio.

*Capo del Servizio Credito Agrario,Fondiario e Opere Pubbliche

del Banco di Napoli

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monocromieMarco Casamonti*

New York, Atlanta, Francoforte,Firenze, Barcellona, Manche-ster, Parigi, Roma, l’elenco po-trebbe continuare a lungo a te-stimonianza di una produzioneprogettuale sterminata, tuttaviale varianti, le soluzioni spaziali,i materiali, gli elementi della co-struzione, scale, finestre, lucer-nai, rivestimenti, si ripetono conestenuante continuità indiffe-renti ai luoghi e al tempo.Salvo rarissime eccezioni an-che il colore, un bianco abba-

gliante e perentorio, non lasciatrapelare un dubbio, un ripen-samento, un’alternativa ad uncodice stilistico che pur nonammettendo deroghe Meierplasma con assoluta capacità.Case private, biblioteche, mu-sei, teatri, Municipi, centri cul-turali, residenze collettive, ognitipo di edificio si piega e si or-dina all’interno di una grigliacompositiva incentrata sulla re-gola del quadrato e del cerchioa cui sempre si aggiunge un

tocco di sregolatezza, un’ecce-zione, sottoforma di linea o vo-lume sinuoso variamenteestroflesso. Per i detrattori è iltrionfo della noia, della ripeti-zione acritica, della iterazionedi una modernità datata dellagriffe fino all’estrema accusa dicinismo, per gli estimatori e alcontrario il segno inequivoca-bile di una coerenza progettua-le misurata sul costante affina-mento dei propri mezzi espres-sivi, è conoscenza e sapere

Casa Douglas, lago Michigan

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gestuale, controllo e dominiodella natura, dell’antichità, deimodelli, come dimostra l’incre-dibile metamorfosi della collinaappena fuori Los Angeles doveMeier costruisce l’apoteosi delproprio patrimonio linguistico: ilGetty Museum.In realtà una attenta disaminadell’opera di uno dei pochi elettiche hanno ricevuto il PritzkerPrize (1984), dell’architetto chevanta probabilmente il maggiornumero di riconoscimenti eonoreficenze, non può certa-mente limitarsi all’adesionesuperficiale di un modo di ope-rare che, se induce facili sem-plificazioni supportate dall’in-gombrante evidenza, necessi-tà giocoforza di una meditatariflessione in grado di proce-dere con accortezza all’internodella specificità delle sue per-sonali questioni di metodo.Di fatto la palese e dichiarataappropriazione di stilemi corbu-siani deve essere letta e inter-

pretata, oltre una pretesa mo-dernità, virata dall’opaco del-l’intonaco al nitore dell’allumi-nio lucido, attraverso convin-zioni e comportamenti ascri-vibili per intero alla circoscrittama inesauribile lezione dellaclassicità.I pilotis, il tetto piano, la finestraorizzontale, i volumi stereome-trici appartengono, al pari degliordini per Vignola, ad un trattatonon scritto, solo enunciato in“Verse une architecture”, ma tut-t’altro che immaginario.Un trattato a cui Meier al pari diun qualsiasi architetto neoclas-sico, attinge con ordinata sa-pienza senza deroghe se nonper aggiungere personali varian-ti di cui egli stesso si compiaceripetendole con insistenza.Per questa via alcune originaliintuizioni spaziali e tipologichedivengono norma, codice iden-tificativo di un operare senzasbavature; la rotonda illumina-ta dall’alto, così come la pro-

pensione a disegnare continuepromenade architetturali, ram-pe, ballatoi, vuoti non abban-donano mai un lessico chemira allo stupefacente senzasorprendere, all’eccezionalitàsenza contemplare eccezioni.Un autodisciplina ferrea chequando si inceppa non produ-ce errori; forse la trasgressio-ne è così ponderata e offertache, oltre a costituire un avve-nimento, si conferma e si espli-cita in un saggio di singolaremaestria.Così quando Meier devia daquella retta che lui stesso hatracciato, l’architettura acqui-sta immediatamente quell’ori-ginalità che la critica gli ha ri-conosciuto nelle prime opere,un originalità raggiunta con im-mediatezza e facilità, per sem-plice sostituzione materica, peruna diretta percezione tattile evisiva dell’opera, modifiche edimensioni devono costare almaestro americano incredibili

Hartford Seminary

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sofferenze e notevoli tormentiinteriori poiché praticata l’ecce-zione, torna nell’opera succes-siva alla regola.Monocromie e monomanie cheormai costituiscono di per sestesso un fatto eccezionale,l’unicità dentro la ripetizione;una necessità che dobbiamoimparare a guardare con gliocchi di chi ammira un artistache dedica la vita, l’intera esi-stenza, ad un solo progetto.Una poetica fatta di allitterazio-ni e una operatività infaticabileche costituisce uno straordina-rio insegnamento di cui la cul-tura architettonica italiana puòfare tesoro.Un architetto che costruisce,costruisce molto, fortunata-mente costruisce anche nel no-stro paese con l’esempio del-l’ormai nota chiesa di Roma.Qualcuno poco avvedutamentesi rammarica che gli incarichipiù prestigiosi siano affidati -tuttavia tramite concorso - adun numero ristretto di architettistranieri, stars system del fir-mamento mondiale. È un gra-ve errore, solo attraverso l’ope-ra di grandi maestri l’Italia po-trà ritrovare quella consuetudi-ne e quell’interesse per l’archi-tettura che costituisce, o alme-no dovrebbe costituire, l’ali-mento del lavoro di qualsiasiprogettista.Dal lavoro di Meier, dalle sueopere, dalla sua presenza inItalia, non potremo che riceve-re un enorme beneficio; dal suoinsegnamento, dal suo modo dicomporre e articolare i volumi,di regolare e modellare la luce,dalla sua capacità nel disegna-re lo spazio, una fondamenta-le lezione di architettura.

* Architetto,Professore di Progettazione

Architettonica presso laFacoltà di Genova,

Direttore dellarivista internazionale

di architettura Area

Atheneum, New Harmony, IndianaHigh Museum of Art, Atlanta, Georgia

Hartford Seminary

la luce, lo spazio e la balena biancaBenedetto Gravagnuolo*

Nonostante tutto, l’architetturacontinua a suscitare forti emozio-ni. Le litanie intellettualistiche delleinconsolabili prefiche sulla “mor-te dell’arte” e sulla “crisi dei valo-ri” zittiscono di fronte all’entusia-smo delle grandi masse verso icapolavori architettonici del nostrotempo, che - quando raggiungo-no l’autentico apice espressivo -non hanno nulla da invidiare aimonumenti del passato.Richard Meier appartiene a quelristretto novero di architetti chenon hanno mai sbagliato un col-po. Le sue raffinate costruzionihanno sempre centrato l’obietti-vo di esaltare l’intelligenza criti-ca di chi le osserva.Per valutare il senso di tale as-serzione, dobbiamo fare un pas-so in dietro. Dobbiamo risalirecon la mente all’America deglianni Sessanta: gli anni in cui l’al-lora trentenne Richard Meier aprìun suo studio a New York dopoaver concluso gli studi presso laCornell University. La fede nei“sacri princìpi” del MovimentoModerno era entrata in crisi, an-che a seguito dell’agghiacciantevulgata dell’International Style edell’estenuante banalità ripetitivadelle scatole in curtain-wall . Peruscire da tale impasse la partepiù colta dell’architettura ameri-cana sembrava spinta a davantia un bivio, costretta a sceglieretra due sole strade. Da un lato

percorrere a ritroso la via della“nostalgia”, protesa verso unpassato idealizzato e liberamen-te re-inventato, strada indicatada Louis Kahn con ineguagliatorigore estetico nell’esemplarenuova città di fondazione a Dac-ca. Da l’altro procedere versouna vera e propria “apologia delpresente”, accettando anche ilcattivo gusto non solo come unarealtà incontrovertibile, ma comeun legittimo e per altri aspettiineludibile desiderio popolare diarchitettura “semantica”, con-traddistinta da una forte caricasimbolica e da un’euforica disini-bizione decorativa. Era insommala strada della “Pop-Art“ traslatanel campo dell’architettura daRobert Venturi con il celebresaggio Complexity and Contra-diction in Architecture (1966) eviepiù esaltata, pochi anni dopo,dall’ironica apoteosi delle iconepubblicitarie in Learning fromLas Vegas (1972).Non foss’altro che per aver scel-to un percorso mentale radical-mente “diverso” da entrambe levie indicate dai più autorevolimaîtres à penser di quella fase,la mostra dei New York Five te-nutasi nel 1969 al Museum ofModern Art di New York fu unvero e proprio evento. Con acu-me critico Kenneth Framptonpresentò i cinque architetti - Pe-ter Eisenmann, Michael Graves,John Hejduk, Charles Gwathe-mey e Richard Meier - come gliapostoli di una nuova moderni-tà in quel meeting promosso dal-la Conference of Architects forthe Study of Environment. Ma larisonanza dell’evento fu amplifi-cata a scala internazionale conla pubblicazione (tre anni dopo)del volume Five Architects, cor-redato da una prefazione di Ar-thur Drexler, cinque significativiscritti teorici degli architetti pro-tagonisti e tre saggi di ColinRowe, William La Riche e dellostesso Frampton.Nonostante gli encomiabili sfor-zi di apparire uniti rispetto allegrandi dispute del tempo, fu

subito evidente agli occhi disin-cantati che le divergenze lingui-stiche individuali prevalesserosulla pur autentica ricerca di uncomun denominatore teoretico.La chiara formulazione delle“Oppositions” verso l’architettu-ra mercificata delle grandi corpo-rations rappresentava una pre-messa necessaria, ma non suf-ficiente a creare il legante di ungruppo unitario.Richard Meier espose in quellaoccasione solo due delle sueprime costruzioni unifamiliari : laSmith House a Darien (1965-67)nel Connecticut e la SaltzmanHouse (1967-69) a East Hamp-ton presso New York. Le duearchitetture esemplari, quasi ir-reali nella loro assoluta astrazio-ne, evocavano con deliberataimmediatezza i bianchi capola-vori del purismo lecorbusianodegli anni Venti. Il ponte meta-storico con il “Maestro di LaChaux-de-Fonds” veniva esibi-to senza inibizioni quale emble-ma di una ricerca progettuale“impaziente” dove l’esperienzadi cantiere, offerta da una com-mittenza colta, era utilizzata almeglio per coniugare la prassidel costruire con i disegni e imetodi della composizione ar-chitettonica insegnati agli allievidella Cooper Union.A ben vedere però non solo LeCorbusier, ma l’intera lezione del“Moderno” era stata sottopostaad un esperimento da laborato-rio linguistico. Il lascito dei mae-stri veniva distillato e alchemi-camente rimontato in nuovi “gio-chi sapienti”, dove il purismolecorbusiano veniva filtrato dal“less is more” miesiano. Ai volu-mi puri assemblati sotto la lucesi integrava senza stridore la tra-sparenza della “glasarchitektur”,nell’eleganza delle grandi vetra-te che lasciavano penetrare ilpaesaggio negli interni in unalatente analogia con la celebreFarnsworth House.Le due ville esposte al MoMArappresentavano peraltro solola punta di iceberg di una più

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ampia e profonda ricerca sin-tattica svolta nell’ambito delle re-sidenze unifamiliari con una con-catenata serie di variazioni sultema che raggiungeranno il clounella Douglas House a HarborSprings (1971-73) nel Michigan.Pubblicata nelle spettacolari pa-gine della rivista giapponese“G.A”, la Douglas House diven-ne subito un cult-object, non soloper la mia generazione. Comeuna nave rimasta imbrigliata trai pini della scoscesa collina, labianca architettura dialoga conla natura circostante e innanzi-tutto con il lago verso il qualesembra protendere con le suepensiline sospese nel vuoto, isuoi camini metallici e il suo al-to podio simile a una prua. Sa-rebbe un vero equivoco con-fondere tanta purezza geome-trica come indifferenza al luo-go. Anzi, come in un tempiogreco, la natura è elementofondativo dell’ideazione stessadella Douglas House, ma nel-l’esibita autonomia euclideadell’artificium, senza alcun ce-dimento verso facili mimetismi.Quest’opera conferma peraltrogli elementi sintatticamentereiterati e distintivi dell’ormairaggiunta riconoscibilità auto-

biografica del linguaggio di Ri-chard Meier, riconducibili inestrema sintesi a cinque punti:volumi puri declinati nella piùassoluta perfezione; grandi tra-sparenze per introitare il pae-saggio dall’esterno nell’internoe viceversa; avidità spazialerealizzando (anche in residen-ze unifamiliari) vuoti generosia più altezze; luce solare inten-sa inondata non solo dallepareti di vetro laterali, ma ancheda aperture zenitali; bianco quasitotale adottando questo non-co-lore, che è la somma di tutti icolori, come tecnica di eviden-ziazione dell’ombra sui volumiplastici. L’insieme di questi cin-que punti determina il risultatoincontrovertibile dell’estetica del-la pura Astrazione eletta, più omeno consapevolmente, ad em-blema della Moderna Classicità.Se è vero che le ville hanno rap-presentato il laboratorio linguisti-co privilegiato, resta altresì in-negabile che sarebbe un errorerelegare le esperienze di Meiernel novero delle “architetture percollezionisti”. Anzi, più di altri ar-chitetti, Meier si è legato ai temidella committenza progressista,affrontando con l’Urban DesignGroup (U.D.G.) progetti per il

Bronx di New York (1969-77) edapplicando alle aree urbane de-gradate gli esiti delle sue sofisti-cate ricerche. Gli stessi studi perle filiali Olivetti in USA (1971)comprovano la duttilità di una ri-cerca predisposta per vocazio-ne teorica ad una dialettica conl’Europa.Il progetto per il Museo d’ArteModerna di Villa Strozzi a Firen-ze (1973) rappresenta solo l’in-cipit di una collana di opere ide-ate per l’Europa. Tra le tantemeritano una particolare atten-zione il Museum für Kunsthandt-werk a Francoforte sul Meno,inaugurato nel 1985, il Centrocivico nella Münsterplatz di Ulm,il Museo e la Biblioteca centraledi L’Aja (1986-1995) e il Museud’Art Contemporani di Barcel-lona (1987-95). Senza contarele opere in corso di realizzazio-ne in Italia dalla celebre Chiesadel Giubileo e la (incomprensi-bilmente osteggiata) coperturadella Ara Pacis a Roma fino alPonte di Alessandria. Anche perNapoli, Meier ha redatto un pro-getto irrealizzato per i QuartieriSpagnoli in occasione della mo-stra per il cinquantenario dellafondazione della Facoltà di Ar-chitettura nel 1987.

Richard Meier, Chiesa “Dives in Misericordia”, Roma, quartiere Tor Tre Teste’rendering

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Il filo teorico che lega tra loroqueste diverse “architettured’autore” è la dialettica tra testoe contesto che ripropone a sca-la urbana la stessa logica giàanalizzata a proposito della re-lazione tra le ville e la natura.Cambiando i termini del paesag-gio - da naturale a urbano - ri-troviamo la perfetta analogiaconcettuale. Come la DouglasHouse, così il Centro civico diUlm rifiuta ogni mimetismo conla straordinaria Cattedrale Goti-ca pur stabilendo con essa unforte nesso percettivo: di rispet-to nella bianca superficie ester-na e, al tempo stesso, di in-troiezione all’interno dell’imagourbis ‘trovata’ mediante la tra-sparenza delle grandi vetrate.“Richard Meier è il più europeodegli architetti nord-americani”,dichiarò Vittorio Magnago Lam-pugnani in occasione della “lau-rea honoris causa” conferitaglinel 1991 dalla Facoltà di Archi-tettura di Napoli. L’affermazionesuscitò qualche perplessità, no-nostante che il critico avesseben motivato questa boutadecon colte argomentazioni. In re-altà l’Europa e l’America nonsono che due facce di una stes-sa civiltà. Nonostante le innega-bili diversità dei contesti socio-economici, resta più facile di-stinguere tra le linee di pensiero

trasversali, che attraversano dia-gonalmente le due sponde del-l’Atlantico, piuttosto che cimen-tarsi nella ricerca delle (a voltefin troppo ovvie) differenze tra idue continenti.Nel nostro caso è più interessan-te chiedersi quali differenze se-parano l’atteggiamento cultura-le di Richard Meier rispetto aquello di Frank Gehry: due ar-chitetti americani che incontra-no entrambi un notevole succes-so in Europa pur rappresentan-do due maniere di pensare l’ar-chitettura così diverse, per nondire antitetiche. Gehry gioca sul-la spettacolarità, sull’effettochoc, sull’estetica della trasgres-sione mutuata da Claes Olden-burg e più in generale dalleavanguardie radicali. Al contra-rio le architetture di Meier vira-no verso un rigoroso linguaggiogeometrico alla Sol le Witt, chetende alla “astrazione magica”,quasi “metafisica” rinviando al-l’ideale di una classicità senzatempo. Kurt W. Foster in unoslancio critico ha definito Gehryil Borromini del nostro tempo.Non credo che le analogie so-vrastoriche abbiano senso, ma- per stare al gioco - si potrebbeallora asserire che Meier è ilPalladio dei nostri giorni, pren-dendo a prestito da Colin Rowetale similitudine.

Nelle costruzioni logiche di Ri-chard Meier è sempre riconosci-bile la sintassi compositiva chele sottende, e le stesse deroghesono riconducibili alla compren-sibile strategia del gioco lingui-stico. L’emozione corregge la re-gola, così come la regola gover-na l’emozione. L’emozione cheè fusa nei muri, negli spazi enella luce solare che li inonda eli pervade senza filtri come nelloShining di Stanley Kubrick. A benriflettere lo stesso bianco asso-luto è tipicamente americano eriporta alla mente non solo e nontanto il shingle style della EastCosat, quand’anche e soprattut-to la white architcture di ThomasJefferson. E sarebbe difficile di-stinguere quanto di europeo equanto di americano c’è in quel-la miscela di valori: in quel “nuo-vo classicismo” desunto da unaEllade mitica, ma rivolto al vec-chio continente come simbololuminoso della rinata Democra-zia. Non foss’altro che per que-sto retaggio di cultura liberal ra-dicato negli States, auguro al-l’Europa che l’architettura di Ri-chard Meier continui ininterrotta-mente a navigare tra le duesponde dell’Oceano Atlantico,come l’indomita balena bianca diMelville.

*Ordinario di Storia dell’Architettura

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Richard Meier, Chiesa “Dives in Misericordia”, Roma, quartiere Tor Tre Teste’foto del modello

Quanto mi accingo a scrivere non vuole essere unafredda descrizione analitico-critica di un’operaarchitettonica, del resto già nota ai più, ma piutto-sto una narrazione estemporanea che, mettendoinsieme una serie di ricordi, di considerazioni e diappunti vari offra alla folla di amici a cui mi rivolgo,un quadro spero chiaro ed illuminante dell’at-mosfera che ha circondato prima la redazione delprogetto della Chiesa, poi la sua presentazione alleautorità vaticane e poi il travagliato avvio dei lavo-ri di esecuzione.Mi sembra simpatico iniziare narrando un episodioche, tutto sommato, potrebbe anche avere un si-gnificato simbolico.Dopo aver partecipato al Concorso Internazionalea inviti per la “Chiesa del 2000”, in gara con pro-gettisti come Tadao Ando, Gunter Behnisch, San-tiago Calatrava, Peter Eisenman e Frank O. Gehry,e averlo vinto, mi fu data l’occasione di presentareil mio progetto direttamente al Papa, nel corso diuna delle udienze generali del mercoledì mattina.La presentazione era prevista per le undici delmattino, ma io, preoccupato di essere assolutamen-te puntuale, alle otto ero già in Vaticano. Appenaentrato nella grande sala delle udienze, mi accorsiche il plastico del progetto era stato posizionato inun angolo scuro della sala, lontano dalle finestre eda ogni altra fonte luminosa. Convinto che non fos-se la situazione ideale per mostrare la mia operaall’illustre padrone di casa, chiesi ad una delle guar-die svizzere presenti se era possibile avere un po’più di luce onde consentire al Papa, quando fosseentrato nella Sala, di vedere bene il plastico e diavere quindi la possibilità di valutare in piena co-scienza il progetto. La guardia svizzera parve com-prendere la mia richiesta, girò le spalle e scompar-ve. Per provvedere, pensai. Invece se ne perserole tracce. Dopo qualche tempo comparve un’altraguardia, del tutto all’oscuro del problema, ed an-che a questa dissi: “Beh! Cosa facciamo con la luceper illuminare un po’ questo plastico?”. Ma il risul-tato fu che alle undici meno cinque la situazioneera ancora al punto di partenza e il plastico giace-va nell’angolo più buio della grande sala. Ma al-l’improvviso, pochi istanti prima che il Papa faces-se il suo solenne ingresso, arrivarono sei guardiesvizzere che sollevarono il plastico e lo trasporta-rono accanto ad una finestra. Ma la situazione misembrava ancora carente e chiesi che si integras-se l’illuminazione con qualcosa di artificiale e que-sta volta fui accontentato immediatamente. Qual-cuno portò una telecamera e degli spot, solo alcu-ni attimi prima che il Papa giungesse in udienza.Finalmente ebbi modo di presentare a sua santitàil mio progetto in maniera adeguata. Ma ancoraadesso, pensando alla successione dei fatti, ed allasoluzione in extremis, mi piace pensare che siastato un vero e proprio “miracolo”.

la “chiesa del 2000”Richard Meier

Come è noto, il sito scelto per erigere la Chiesa del2000 non è localizzato nel centro di Roma, ma inun’area denominata “Tor Tre Teste”, nella zonaorientale della città. L’area scelta si trova al centrodi un quartiere costituito da lunghe cortine edilizierettilinee o spezzate, alte anche fino a 17 piani.Appena vinto il concorso ho pensato a come ecosa potessi modificare del progetto originarioper migliorarlo e renderlo il più rispondente pos-sibile alle circostanze.E allora in qualche modo ho iniziato col delineareuna sorta di scenario che magari non aveva moltoa che vedere col progetto vero e proprio ma cheera la “summa” di tutti i miei ricordi di quando erostato a Roma per frequentare l’Accademia. Improv-visamente mi ero reso conto di quanto fossero im-portanti le cose che avevo visto a quel tempo equanti mi avevano colpito.Come non ricordare il senso di proiezione dettatodalla “promenade” verso Piazza San Pietro, quan-do passato il ponte sul Tevere, attraverso Via dellaConciliazione si cammina verso questo spazio stra-ordinario che fronteggia la Basilica. Entrando nel-la Piazza si è pervasi da una sensazione di acco-glienza tale da far percepire che non si tratta diuno spazio in cui si passa solamente, ma ci si fer-ma, ci si siede, ci si incontra con gli amici. Vienevoglia di dire: “questo è uno spazio a cui abbiamovoglia di appartenere”.Per inciso, quando negli anni scorsi mi è capitatodi trovarmi in Piazza San Pietro di domenica, du-rante il saluto e la benedizione del Papa, vedendoquell’uomo vestito di bianco affacciato alla finestra,ho più volte pensato: “questo forse potrebbe esse-re uno dei miei clienti….”, e così è stato.Tornando ai tempi dell’Accademia, la memoria miriporta alla Chiesa di San Nicola alla Sapienza, aquegli spazi incredibili ed al senso della strutturaarmoniosamente articolato all’interno della Chiesa.Il colore bianco delle pareti valorizza la percezionedello spazio creando un profondo senso di unitarietàche rende questa Chiesa meravigliosa e singola-re. Naturalmente in questo contesto la luce gioca

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un ruolo fondamentale: e mentre alziamo gli occhiverso la cupola da cui entra prorompente la luceci accorgiamo che è la maniera stessa in cui sonoarticolate le finestre che in qualche modo stimolaad alzare gli occhi verso l’alto. Tutte queste consi-derazioni costituivano il mio pane quotidiano du-rante il mio soggiorno all’Accademia, andando aformare quel tessuto culturale che ognuno di noiporta gelosamente dentro di sé.E dall’archivio delle mia memoria emerge impor-tante la Chiesa borrominiana di San Carlo alleQuattro Fontane anche qui con la sapiente qualitàdella luce, con il modo originale di strutturare lospazio, la scala dello spazio stesso, e l’articola-zione dell’intero organismo architettonico che nefa un esempio unico.Sempre a Roma è possibile scoprire giardini in cuigli stessi alberi diventano architettura. Si passa at-traverso questi giardini e si una sensazione di spa-zio, di rapporto esistente tra l’uomo e la natura. Equesta è una cosa che mi ha sempre affascinato.Un primo approccio con l’architettura religiosa ècostituito per me da una piccola cappella che horealizzato alcuni anni fa in una località del Con-necticut. Quando la comunità del luogo mi com-missionò l’opera, mi fu detto: “vogliamo fare an-che dei seminari, quindi l’edificio deve essere an-che un luogo di incontro, non soltanto una cappel-la, deve essere un luogo in cui si possono portaregli alunni delle scuole, un luogo da utilizzare le do-meniche come luogo di incontro per la comunità”.Non so se tutte queste cose erano già nella miamente quando pensavo alla Chiesa, però in un

certo senso al livello inconscio, tutte queste espe-rienze mi hanno in qualche modo influenzato.La Chiesa sorge su un’area anonima, priva di ca-ratteri particolari.Come è facile vedere dai grafici e dal plastico, ilcomplesso si articola su due settori ben definiti,uno caratterizzato da un andamento curvilineo ecorrispondente alla Chiesa vera e propria, l’altroinvece squadrato destinato ad ospitare le struttu-re comunitarie.L’ingresso avviene dal lato ovest, dove è posta unapiazza-sagrato, collegata opportunamente adun’ampia area di parcheggio adiacente.Il settore relativo alla Chiesa, a sviluppo curvilineo,è caratterizzato da tre gusci, la cui costruzione ge-ometrica deriva dalla sovrapposizione di tre circon-ferenze non concentriche, che individuano oltre alcorpo principale della Chiesa, altri due spazi corri-spondenti al Battistero e alla Cappella. Le tre zonesono collegate da adeguate aree di passaggio. Ol-tre all’ingresso principale che immette nel corpoprincipale della Chiesa, ci sono ingressi secondariche immettono al Battistero e alla Cappella. In pra-tica ognuno dei tre gusci individua uno dei tre spa-zi in cui si suddivide l’intera Chiesa.Come per ogni progetto, anche per questo hoiniziato dicendo “posso fare delle aree in sospen-sione, posso articolare lo spazio in un certomodo”; naturalmente quando poi bisogna co-struirlo realmente a volte le cose cambiano edevono essere modificate. Originariamente ave-vo pensato che quella dei gusci dovesse essereuna struttura monolitica, ma quando con i miei

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collaboratori abbiamo sviluppato il progetto, ab-biamo verificato che il modo migliore per realiz-zarli, era quello di utilizzare più elementi di calce-struzzo bianco (conci) prefabbricati e post-tesi conuna doppia curvatura che si articola nello spazio.Alla fine abbiamo realizzato un progetto che hasubito delle modifiche nel tempo anche graziealla collaborazione di numerosi ingegneri chehanno lavorato in maniera sorprendente alla re-alizzazione di questo progetto; sono riusciti adideare un sistema per poter reggere questi gu-sci. Dalle sezioni è possibile vedere che la luceviene anche dagli spazi superiori. Le personeche vivono intorno all’edificio e che hanno deibalconi che vi si affacciano, possono ancheguardare all’interno. La chiesa ha varie facciatee c’è luce da tutti i lati, anche dalla parte supe-riore. Abbiamo cercato di illustrare come sareb-be stata la Chiesa una volta finita attraverso deidisegni al computer, da cui rilevare la realtà vir-tuale dei luoghi. Abbiamo fatto anche dei plasti-ci con i quali abbiamo cercato di far vedere comesarebbero state le varie pareti in legno, e comequeste pareti in legno si collegavano alle zone in

cemento. Ma naturalmente dalle immagini che sicercano di sviluppare quando si fa un progetto èquasi impossibile rendere esattamente quella chesarà la qualità del progetto nella vita reale. Permettere in opera i vari pezzi che compongono igusci, sono stati impiegati dei carri-ponte, che sonoessi stessi dei pezzi di ingegneria. Ogni concio,che è stato costruito in fabbrica, ed è rifinito all’in-terno e all’esterno, pesa circa 8 tonnellate e vienesollevato dalla gru e messo in sito. Siamo statifortunati ad avere lavorato con un eccellente so-cietà di costruzioni, l’Italcementi, che ha collabo-rato molto con noi tutti e che si è occupata anchedella costruzione del Villaggio Olimpico a Roma.A chiusura di questa “comunicazione” mi piace ri-cordare che quando, di recente, ho incontrato ilPapa, avevamo pensato di denominare l’opera,come da programma, Chiesa del 2000. Io credoche, dati i tempi imprevedibilmente lunghi, provo-cati dalle obiettive difficoltà tecniche della realiz-zazione, finiremo col cambiarle il nome in Chiesadel 3000!

* testo tratto dalla conferenza di Richard Meier tenutaa Napoli l’11 maggio scorso, a cura di Daniela Zehender

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1995

Nuovo blocco operatorio e riorganizzazione funzionale dell’OspedaleMonaldi, NapoliConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Azienda Ospedaliera Monaldi-Cotugno,

Napoli

Gruppo di progettazione: Interplan Seconda:Camillo Gubitosi, Alessandro Gubitosi,Antonio Agresti, Vincenzo Fusco

Esito: 2° premio (1° premio non assegnato)

1996

Ridefinizione dell’area dell’ex macello, BresciaConcorso nazionale di ideeCommittente: Comune di Brescia

Gruppo di progettazione: Salvatore Amato,Vincenzo Bottiglieri (capogruppo)Mauro Di Giovanni

Esito: ex-aequo tra i migliori 7(1° premio non assegnato)

Realizzazione di un monumento “Ai caduti di tutte le guerre”, Roccapie-monte (SA)Concorso nazionale di progettazioneCommittente: Comune di Roccapiemonte (SA)

Gruppo di progettazione: Roberto TorreEsito: 1° premio

Gruppo di progettazione: Pasquale SilvestroEsito: 2° premio

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esitinapoletania cura di Giulia Morrica

Come ci auspicavamo nel n. 2 di questa rivista, la rubrica “esitinapoletani” ritorna a pubblicare altrie numerosi esiti di Concorsi di progettazione conseguiti dagli iscritti all’Ordine degli Architetti diNapoli e Provincia.Il gran numero di progetti premiati dimostra, ancora una volta, la tenace e costante partecipazionedegli architetti napoletani - dai giovanissimi architetti agli affermati professionisti - a Concorsi diprogettazione sia nazionali sia internazionali. In questo fervido panorama, è spiacevole evidenziarelo scarso numero di concorsi tuttora banditi nella nostra provincia.Gli esiti di seguito riportati sono pervenuti alla redazione a seguito della scheda di partecipazionepubblicata su “Il Denaro delle Professioni” del 24 febbraio 2001 che invitava gli iscritti a comunicarei riconoscimenti (premi, segnalazioni o menzioni) ricevuti in concorsi di progettazione a partire dal 1gennaio 1995.Volendo periodicamente aggiornare questa rubrica, si sollecitano tutti gli interessati a segnalare aquesta redazione i loro esiti positivi onde, prossimamente, provvedere alla relativa pubblicazione.

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Risistemazione dell’ex area adibita ad impianti tecnologici di Via Macello,San Paolo Belsito (NA)Concorso nazionale di ideeCommittente: Comune di San Paolo Belsito (NA)

Gruppo di progettazione: Pasquale SilvestroEsito: 1° premio

II Università di Napoli - Facoltà di Medicina e Chirurgia, Caserta Concorso internazionale ad invitiCommittente: 2.a Università di NapoliGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati,Ove Arup (subconsulting engineers),Itaca (impianti)

Esito: 1° premio

1997Progettazione di massima di Piazza Conte Nicola Filo Della Torre, Cimitile (NA)Concorso nazionale di ideeCommittente: Comune di Cimitile (NA)

Gruppo di progettazione: Salvatore AmatoVincenzo Bottiglieri (capogruppo)

Esito: 2° premio (1° premio non assegnato)

Sede della Regione Calabria, CatanzaroConcorso nazionale ad invitiCommittente: Regione Calabria

Gruppo di progettazione: Gianfranco Carrara (capogruppo)Pica Ciamarra Associati (M. Pica Ciamarra,L.de Rosa, C. De Martino),Studio Carrara, Itaca (impianti)

Esito: menzione

Ristrutturazione urbana - fronte Senna, Issy-les MoulineauxConcorso internazionale ad invitiCommittente: Comune di Issy-les Moulineaux

Gruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, A. Rocereto)con P. Fouquey, P. Lefevre, R. Biriotti

Esito: menzione

Sede della Provincia, RiminiConcorso nazionale ad invitiCommittente: Provincia di Rimini

Gruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino)con P. Fouquey, A. di Chio, Borrelli

Esito: menzione

Centro storico ed Edifici-Mondo, SalernoConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Comune di Salerno

Gruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)C. Gasparrini, M. Dell’Acqua

Esito: menzione

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1998

Sistemazione del “Centre de Ressources Documentaires Multimedia(C.R.D.M.)” de l’Ólot Segur-Fontenoy, Paris, FranciaConcorso internazionale di progettazione in due fasi*

Committente: Ministère de l’Emploi et de la Solidarité,Francia

Gruppo di progettazione: S.B.M. architecture (capogruppo)Renato Filippini

Esito: 2° premio

Quartiere ad Edilizia Sperimentale in ambito dei “Contratti di Quartiere”Concorso nazionale di progettazioneCommittente: C.E.R. Ministero dei LL.PP.Mandatario del gruppo di progettazione: Raffaele Maria RicciardiGruppo di progettazione: Antonio Ariano (coordinatore)

Rocco Cerino, Santolo CirilloPietro Ernesto De FeliceMassimo Iovino,Gennaro Polichetti,Franco PolichettiRaffaele Maria Ricciardi

Assistenti alla progettazionearchitettonica e sperimentale: Raffaella Celone

Giovanni CirilloSalvatore De RogatisSergio Fiordoro,Raimondo MarconeMaria Rosaria PireneoEmma ResurrezioneDiego S. M. SavareseEustachio StrianoLudovico Ugati

Consulenti: G. Cirillo, F. Celone, A. MilanoEsito: 1° classificato

Nuova sede della Motorizzazione Civile e dei TrasportiConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Ministero dei Trasporti

e della Navigazione, RomaGruppo di progettazione: Piergiorgio Corazza

Vincenzo Corvino, Giovanni MultariAssistenti alla progettazione: Gennaro Casillo,

Gianfranco Chiappetta, Ivana Galli,Michele Natale, Marco Poerio,Marco Polito

Esito: 1° classificato

1999Nuova sede municipale di BariConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Comune di BariGruppo di progettazione: Interplan Seconda:

Camillo Gubitosi, Alessandro Gubitosi,Stefano de Clemente, Alfredo GambuliGiovannella Pezzullo, Piero Speranza

Esito: 2° premio ex-aequo

Riqualificazione urbana di Via Diocleziano, NapoliConcorso nazionale di ideeCommittente: Comune di NapoliGruppo di progettazione: Alfredo Acanfora,

Antonio Di PalmaEsito: 3° premio

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Riqualificazione urbana delle piazze Cirillo e Santa Croce, Casoria (NA)Concorso nazionale di ideeCommittente: Comune di Casoria (NA)Gruppo di progettazione: Pasquale SilvestroEsito: rimborso spese

Riqualificazione delle aree e degli spazi dismessi dell’ex macello comunaleda destinare a centro socio-culturale giovanile, San Giorgio a Cremano (NA)Concorso nazionale di progettazioneCommittente: Comune di San Giorgio a Cremano (NA)Gruppo di progettazione: Filippo Arpaia (capogruppo)

Claudio Correale, Paolo Di MartinoAngelo Lo passoVincenzo Maiello

Esito: 3° premio

Riutilizzazione delle Officine della G.d.F, Miseno (NA)2° Seminario Internazionale di progettazione«Architettura, paesaggio e Archeologia»Concorso di ideeCommittente: Comune di Bacoli (NA)Gruppo di progettazione: Ennio AmodioEsito: 1° premio (sezione studenti)

Realizzazione della Gendarmeria di Nanteuil le Haudonin con annessi 19alloggi per le famiglie, Val D’Oise, FranciaConcorso internazionale di progettazione in due fasiCommittente: Département de l’Oise, FranciaGruppo di progettazione: Renato Filippini

L. Liniere (capogruppo)Esito: 1° premio

“Restructuration des Circulation Principales de l’Ólot Segur-Fontenoy”,Paris, FranciaConcorso internazionale di progettazione in due fasiCommittente: Ministère de l’Emploi et de la Solidarité,

FranciaGruppo di progettazione: S.B.M. architecture (capogruppo)

Renato FilippiniEsito: 2° premio

Università nel Centro Storico, ForlìConcorso nazionale di progettazione in due fasiCommittente: Comune di ForlìGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, A. Rocereto)con F. Bilò, F. Orofino, M. Russo

Esito: ammesso al 2° grado

Sistemazione dell’area intorno allo Stadio della Vittoria e Fiera, BariConcorso nazionale di progettazione in due fasiCommittente: Comune di BariGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, P. Gargiulo, P. Bottaro)con F. Romeo, A. Realfonzo,V. Cotecchia, F.M. Fiore, C. Gasparini

Esito: 1°premio

26

Pôle musical et festif - jardin public, GrenobleConcorso internazionale ad invitiCommittente: Comune di GrenobleGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, A. Rocereto)con P. Fouquey

Esito: selezionato alla prima fase

Politecnico universitario nell’area della Bovisa, MilanoConcorso internazionale ad invitiCommittente: Politecnico di MilanoGruppo di progettazione: Austin Italia (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, A. Rocereto), E. Malara,U.Pierini

Esito: menzione

«Casa di Bianco» nel centro storico, CremonaConcorso nazionale ad invitiCommittente: ALTEA spaGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, A. Rocereto)

Esito: selezionato alla prima fase

Sistemazione dell’area lungo il mare costituita dalla porzione di viaCaracciolo compresa tra piazza della Repubblica e la confluenza traviale Dohrn e via Caracciolo e il suo collegamento pedonale con la Villacomunale, NapoliConcorso internazionale di ideeCommittente: Comune di NapoliGruppo di progettazione: Leonardo Benevolo (capogruppo)

Alessandro Benevolo,Massimo de Vico Fallani,Paola Pignalosa, Annalisa Pignalosa,Antonia Strazzullo,ing. Luigi Benevolo.

Esito: progetto segnalato(concorso senza vincitori)

2000

Ristrutturazione edificio comunale «La Corte», Traversetolo (PR)Concorso internazionale di ideeCommittente: Comune di Traversetolo (PR)Gruppo di progettazione: Paolo Di Maio (capogruppo)

Dario Diogene, Francesco Di SommaEsito: 3° classificato

Centro turistico alberghiero in Misurata, LibiaConcorso internazionale di progettazioneCommittente: Corinthia Hotels International, MaltaGruppo di progettazione: Interplan Seconda:

Camillo Gubitosi, Alessandro GubitosiStefano de Clemente, Alfredo Gambuli,Giovannella Pezzullo

Esito: selezionato tra i 3 raggruppamentiammessi alla quinta fase

27

Sistemazione e riqualificazione di Piazza Agostino Petrillo, Casapesenna (CE)Concorso nazionale di ideeCommittente: Comune di Casapesenna (CE)Gruppo di progettazione: Angelo P. Albano, Domenico Ambrosino

Giuseppe Capuozzo (capogruppo)Milena Fevola

Esito: progetto menzionato

Realizzazione di un Complesso Cinematografico «Art et Essai» a Bayonne,FranciaConcorso internazionale di progettazione in due fasiCommittente: Città di Bayonne, FranciaGruppo di progettazione: CDS architetti associati (capogruppo)

Renato FilippiniEsito: gruppo selezionato

Nuovo ingresso per l’aereoportoConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Gesac-Aereoporto Internazionale di Napoli

Gruppo di progettazione: Luigi De Falco (capogruppo)Emanuela Bulli, Diodoro Carrera,Giuseppe Senofonte, Gianluca Graziani

Esito: 1° premio

Gruppo di progettazione: Riccardo Dalisi (capogruppo)Stefania Barba, Alessandro Ceso,Claudia Trillo

Esito: 2° premio

Gruppo di progettazione: Gruppo Progetti Corvino & MultariVincenzo Corvino, Giovanni Multaricon Gennaro Casillo

Esito: 3° premio

Biblioteca nell’area ex Breda, PistoiaConcorso nazionale in due fasiCommittente: Comune di PistoiaGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino) con A. Verderosa,F. Calabrese, F. Archidiacono

Esito: 1° premio

Ponte Parodi, GenovaConcorso internazionale ad invitiCommittente: Porto Antico di Genova spaGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (P. Gargiulo,F. Calabrese, F. Iaccarino Idelson)con Art Design, Itaca (impianti)

Esito: selezionato alla prima fase

Piazza Virgilio a Palinuro, Centola (SA)Concorso nazionale di progettazione in due fasiCommittente: Comune di Centola (SA)Gruppo di progettazione: Giulia Morrica (capogruppo)

Mauro Di Giovanni, Emilio AltomonteAntonio Nocera

Esito: selezionato tra i 3 raggruppamentipassati alla seconda fase

28

Nuova sede dell’Autorità PortualeConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Autorità Portuale di RavennaGruppo di progettazione: Vincenzo Corvino, Giovanni Multari,

Giovanni PassaroAssistenti alla progettazione: Gennaro Casillo, Gianfranco Chiappetta,

Ivana Galli, Michele Natale, Marco Poerio,Marco Polito

Esito: quarto classificato

2001

Riqualificazione e riordino urbano di Marina di Ravenna e Porto Corsini, RavennaConcorso ad invitiCommittente: Comune di RavennaGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (P. Bottaro,F. Calabrese, F. Iaccarino Idelson),Scenari (economia), SILVA (agronomiae paesaggio)

Esito: progetto selezionato alla seconda fase

Università di Chimica ed Astronomia, BolognaConcorso internazionale ad invitiCommittente: Finanziaria Bologna Metropolitana spaGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, B. Trincone)con Studio Cuppini, Manens (impianti),E. Giangreco (strutture)

Esito: menzione

Facultade de Ciencies da Saude, BeiraConcorso internazionale ad invitiCommittente: Universidade da Beira InteriorGruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, F. Calabrese, F. IaccarinoIdelson) con A. Occhiuzzi, Itaca (impianti)

Esito: selezionato alla prima fase

Sistemazione dell’area Canapina e accesso al centro storico, PerugiaConcorso internazionale ad invitiCommittente: Società Immobiliare Parcheggi Auto

(S.I.P.A. s.p.a.)Gruppo di progettazione: Massimo Pica Ciamarra (capogruppo)

Pica Ciamarra Associati (L. de Rosa,C. De Martino, P. Bottaro, A. Rocereto),SAB Engineering (strutture/impianti)

Esito: selezionato alla prima fase

Ampliamento di Piazza Lancellotti, Visciano (NA)Concorso nazionale di ideeCommittente: Comune di Visciano (NA)Gruppo di progettazione: Emilio Altomonte, Mauro Di Giovanni

Giulia Morrica, Lucio Morrica (capogruppo)Antonio Nocera, Pasquale StefanileRosa Stefanile

Esito: 1° premio

29

100 piazze per Torino: riqualificazione dell’ambito di via Di Nanni/SanBernardinoConcorso nazionaleCommittente: Comune di TorinoGruppo di progettazione: Roberto M. Esposito (capogruppo)

Giovanna di Dio Cerchia,Raffaele Chiocchetti, Massimo Di Maio,Carlo Buonerba, Antonio Pesacane,Luigi Vuolo

Esito: progetto segnalato

Riqualificazione urbana di Piazza dei cadutiConcorso nazionale di ideeCommittente: Comune di Albano S. Alessandro (BG)Gruppo di progettazione: Vulcanica Architettura

Eduardo Borrelli, Marina Borrelli,Aldo Maria di Chio, Diego Lama

Esito: 2° premio

Recupero Quartiere Militare Borbonico L’altra ReggiaCentro di incontro tra culture diverseConcorso nazionale di progettazioneCommittente: Comune di Casagiove (CE)Gruppo di progettazione: Gruppo Progetti Corvino & Multari

Vincenzo Corvino (capogruppo)Giovanni Multari, Riccardo Caniparoli,Corrado D’Alessandro,Carmen Del Grosso, Corrado Verzillo

Consulenti: Pietro Rostirolla,Bartolomeo di Bartolomeo

Assistenti alla progettazione: Gennaro Casillo,Marco Poerio (responsabili di progetto),Ivana Galli, Gianfranco Chiappetta,Michele Natale, Marco PolitoLuigi Della Morte

Esito: 1° premio