ARCHETIPO DONNA

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Un ponte tra terra e cielo. Le figure fondamentali della Dea Femminile

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Angelico Brugnoli

ARCHETIPO DONNAPONTE TRA TERRA E CIELO

Incontri all’alba nei sogni del primo mattino

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© Il Segno dei Gabrielli editori, 2013Via Cengia 67 − 37029 San Pietro in Cariano (Verona)Tel. 045 7725543 − fax 045 6858595mail [email protected]

ISBN 978-88-6099-184-3

StampaLitografia de «Il Segno dei Gabrielli editori», Marzo 2013

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INDICE

Presentazione 9

Introduzione chiarificatrice 18

Aforismi sul mondo dei sogni 24

L’archetipo del femminile 27

- Vari momenti della coscienza e archetipi 35

Il pianeta donna degli incontri all’alba,

nei sogni del primo mattino 43

- Introduzione 43

Il sogno allegoria della vita 48

Definizione di sogno lucido 50

Il libero arbitrio 53

Immagini, visioni e sogni nelle tradizioni 57

- Alan Watts 69

- Eterna Giovinezza 71

- La Madonna di Medjugorie 74

- Iniziamo con emanul Swedenborg 83

- Roberto Assagioli e la Psicosintesi 89

- La dinamica delle immagini 96

Vari sogni nelle tradizioni: il sogno presso i Greci 98

- I sogni di Don Bosco 99

- Il sogno di Jung della moglie morta 101

Il dubbio 102

Definizioni di coscienza e consapevolezza 107

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Stato ipnagogico e ipnopompico 114

Gli incontri all’alba, nei sogni del primo mattino 117

Il mondo dell’invisibile 128

Il famoso Tutto in Uno e Uno in Tutto 133

Cosa si raccontano delle donne a passeggio tra i secoli 136

Come prendono vita le figure femminili nei sogni del primomattino. Immagini negli stati ipnopompici 141

1) Madre Matuta, la Grande Madre 142

2) Elice, la ninfa nutrice di Zeus 148

3) Reitia, Dea dell’acqua 158

4) Pitia, Oracolo di Delfi 171

5) Dakini o Saggezza trascendentale 182

6) Papatuanuku. La Grande Madre terra 189

7) Inanna, dea della fecondità 196

8) Mamu, dea dei sogni 204

9) Pleione, Madre delle Pleiadi 211

10) Eostre, dea della primavera 216

11) Sarasvati, dea della Conoscenza e delle arti 225

12) Sedna, dea del Mare 232

13) Inukpasuit 234

14) Orisha Oko, dea dell’Agricoltura 237

Conclusioni 244

Bibliografia essenziale 251

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Mia moglie Elda a 18 anni.La dea della mia casa.

L’ispiratrice del mio lavoro.Il sogno dei miei figli.

La consolazione della mia vecchiaia.

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PRESENTAZIONE

I sogni fioriscono all’alba,in un tripudio di luce e colorie la mente s’attarda,in un non tempo,a seguire visioni di pace e d’amore.Angelico Brugnoli

È nelle visioni che il prigioniero sfugge e contempla le schegge del paese che esiste fuori dalla cella.

Viviana

Almeno due volte al giorno ognuno di noi ha una esperien-za metafisica: al momento del risveglio e quando si assopisce. L’esperienza metafisica è il momento di comunione col tutto, quando l’individuo dimentica la propria biografia, le illusione della storia, della propria stessa identità, della propria decadenza e partecipa del respiro universale.

Ellemire Zolla

Viviamo noi forse nel tempo e nello spazio? Sì, ma solo in parte.Viviana

Confesso che io sono un realista e suggerisco, da realista inge-nuo, che esistono “un mondo fisico” e “un mondo degli stati di coscienza”. E che i due mondi interagiscono.

John Carew Eccles, premio Nobel per la medicina.

Questo mio volume vuole essere la narrazione o meglio la mi-nuta descrizione dell’incontro pluridecennale con l’ispirazione e le ispiratrici che mi hanno seguito e mi seguono durante tutta una lunga vita.

Almeno a qualcuno che mi sta leggendo sarà sicuramente suc-cesso che all’alba, quando il sonno lascia spazio, per un tempu-

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scolo, a quello stato di coscienza che gli addetti ai lavori chiama-no “stato ipnopompico”, siano giunte immagini che si plasmano, prendono vita e si trasformano quasi come sogni del primo mat-tino.

Talvolta qualche soggetto cerca in tutti i modi di distogliermi dal mio proposito di continuare con gli incontri all’alba.

Mi si dice: “Sono visioni, forse anche allucinazioni. Non vale la pena di coltivarle. Possono essere pericolose. Danno abitudi-ne, assuefazione, dipendenza e forse anche sindrome da astinen-za. Quasi come una droga”. Può essere, ma si tratta pur sempre di droga personale! È la mia droga personale!

Ma, a differenza delle altre, non può essere tossica.Possiamo anche pensare che con l’allenamento si possano for-

mare degli oppioidi endogeni che conducono a compiere questo viaggio, questo trip che altre persone cercano invece di raggiun-gere con l’assunzione di erbe adatte, funghi allucinogeni o peggio preparati chimici creati per questo scopo.

Ma io insisto ancora a credere nei sogni, così come qualcuno confida ancora nelle favole, nei miti, nei riti, nelle liturgie e in tut-to ciò che fa parte di una indispensabile fantasia nella creatività, per vivere meglio e più a lungo.

Ho scelto gli incontri all’alba come motivo di realizzazione nel campo fisico, della mente e dell’anima perché sono i più disten-sivi, i più calmanti e i più rasserenanti.

Sono veramente molto utili e degni di attenzione, perché fan-no parte di me, sono una mia produzione mentale, si formano e si dissolvono in un “tempuscolo” o “batter di ciglia”.

Sono un invito all’autorealizzazione del Sé, sul percorso di “in-dividuazione” alla Jung e nello stesso tempo servono, sono utili, adatti e necessari come vivace ricarica delle energie perdute nel caos e nel disordine più totale della vita di tutti i giorni su questo pianeta, ancora troppo instabile e insicuro, come del resto gran parte dei suoi abitanti.

A. Brugnoli

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INCONTRI ALL’ALBA NEI SOGNI DEL PRIMO MATTINO

Gli incontri all’alba, nei sogni del primo mattino, giungono quasi furtivi tra il sonno ed il risveglio e di norma presentano lati molto stimolanti e avvincenti nella loro grande diversità e accuratezza.

In questo volume presento solo una parte di quei sogni che ritengo veramente degni di attenzione e considerazione, in quan-to rappresentano, in maniera davvero singolare, l’“archetipo don-na”, con tutte le sue sfumature tipicamente mitiche e rituali.

L’archetipo donna che affonda le sue radici nella storia più antica dell’umanità.

L’archetipo donna che si perde nella notte della creazione.L’archetipo donna che inizia, all’alba dei tempi, dalla prima

fecondazione, poi mitizzata e ritualizzata in modo diverso presso tutti i popoli.

L’archetipo donna che ognuno di noi porta dentro di sé, come caratteristica indelebile della sua appartenenza agli esseri umani del pianeta Terra.

L’archetipo donna vissuto in modo sempre eguale e sempre diverso nel lento scorrere dei millenni e delle ere.

L’archetipo donna che trovi ancora intatto dove regnano il rito e il mito, spazi infiniti e lunghi silenzi.

Licia Colò l’ha vissuto in pieno se scrive:“L’Africa può essere una terapia. I grandi spazi, la natura in

alcuni posti ancora selvaggia. La vita semplice.Il sorriso dei bambini che non hanno nulla. I grandi silenzi. Sono

tutte cose che ci fanno pensare e forse comprendere quanto poco valore abbiano tutte quelle piccole cose per cui ci danniamo”.

Gli archetipi infatti sono sicuramente esempi classici che deri-vano dall’Inconscio collettivo, da quel tipo di inconscio che ere-ditiamo già attraverso il Dna.

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L’archetipo si esprime dunque quando, per circostanze favo-revoli, come lo stato ipnopompico o momento del risveglio, il nostro profondo Sé o mondo interiore, secondo il linguaggio delle neuroscienze, trova la strada più breve per emergere.

In questo modo può “dire la sua” per quanto attiene a quei ri-cordi sepolti anche da millenni, ma non perduti per sempre, che fanno parte del bagaglio collettivo dell’umanità, oltre le divisioni imposte ad arte dalle etnie, dalle religioni, dalle convenienze, dai tipi di comportamento, dal modo di agire di ognuno di noi.

In più, spesso, nello stato ipnopompico, alle immagini molto vivide e reali si associano incontri, intuizioni, sensazioni, pensieri e ricordi e memorie che fanno rivivere perfino il lontano passato.

Essi fanno sì che il tutto sia passato, presente e futuro nello stes-so tempo. Metafora dell’eterno presente, dando ai sogni del primo mattino e agli incontri all’alba caratteristiche uniche e per molti versi irripetibili e inimitabili, lungo il fluire del tempo personale.

Mi auguro dunque che, anche per questo volume, come del resto per tutti gli altri, qualche essere “di buona volontà”, specie, ma non solamente, in campo femminile possa trovarvi il modo di non sentirsi più solo, in un mondo ancora tutto da scoprire nella sua intima essenza e peculiare vivacità.

Molti artisti hanno sentito e visto e poi costruito le loro opere più belle nello stato di coscienza che più si addice ad esprimere l’ideale di bellezza femminile, l’archetipo donna, che passa attra-verso i secoli, senza mai dare segno di cedimenti, di debolezza di stanchezza o di vecchiaia.

L’archetipo donna è sempre giovane, quasi adolescente, per-ché rappresenta l’anelito verso l’immortalità, fissato e rimosso fin dai primordi dello sviluppo dell’essere umano.

Tutto perciò contribuisce a far sì che l’archetipo donna sia per tut-ti noi, esseri umani del pianeta Terra, un aspetto considerevole della spinta evolutiva che ci sta portando verso realizzazioni sempre più apprezzabili, meritevoli e valide, soprattutto nel campo dell’emanci-pazione della donna, anche se purtroppo in molti paesi è ancora un sogno, al massimo un sogno di una notte di mezza estate.

Questo volume, a scanso di equivoci, è nato appunto per va-lorizzare la donna in tutti i suoi aspetti, e non solo quello ludico, anche se a prima vista potrebbe sembrare il contrario.

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Per quanto mi riguarda, uno dei più grandi ad esaltare la figu-ra femminile, come si presenta nelle fantasie dell’alba, è il nostro grande scultore Antonio Canova che è stato definito il migliore scultore italiano nell’esaltare le qualità della bellezza femminile, in modo particolare con linee sobrie ed eleganti.

Fu soprattutto il cantore della bellezza ideale femminile, priva di esibizioni, ostentazioni e finzioni. Ricordiamo a tale proposito le opere ispirate alle tre Grazie e a Ebe, oppure alcuni suoi capo-lavori come Venere uscente dal bagno, la Venere Italica e la statua dedicata a Paolina Borghese. La sua arte ed il suo genio ebbero una grande, ampia e decisiva influenza nella scultura dell’epoca.

I suoi lavori principali si rivelanouna bellissima e affascinante metafora, del come si presenta l’Archetipo donna lungo le strade della fantasia. Molto facilmente, l’artista del sogno femminile, si lasciava influenzare da tutto ciò che vedeva nei sogni del primo mattino e negli incontri alle porte dell’alba quando si soffermava per qualche minuto ad osservare le figure femminili dell’archeti-po donna, in movimenti di danza intorno a lui.

In questo modo aveva acquisito l’ispirazione del come descri-vere la figura femminile nei suoi molteplici aspetti di madre, so-rella, figlia, sposa, compagna, amante, cortigiana, ecc.

Dal freddo marmo ha ricavato opere sublimi, di grande calore umano, ricche di emozioni vive, vivaci, dinamiche e sempre at-tuali, quasi fossero dotate di una vita propria e speciale, quasi avessero solo necessità di assorbire un po’ d’anima, per spiccare il volo sui sentieri dell’infinito.

Molti sono gli inni alla bellezza, soprattutto femminile, che troviamo, nel corso dei secoli, in modo particolare tra i poeti.

Ma, mi chiedo, quale bellezza, di che tipo di bellezza si trat-ta? Bellezza fisica o bellezza morale. Bellezza di un corpo curato all’inverosimile o bellezza di mamma accanto al figlio malato.

Anche Baudelaire nei “Fiori del Male” si rivolge alla Bellezza, ma quale?

Paolo Pegoraro in “Zenith scrive”:

Quando diciamo “bellezza” ci vengono automaticamente alla mente immagini come la Venere di Botticelli o il Discobolo di Mirone: i modelli dell’ideale ellenistico o umanista, insomma l’im-magine di perfezione mondana. A Baudelaire non interessa.

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Nella lettera inviata alla rivista “École paienne” (22 gennaio 1852) egli accusa proprio i poeti della scuola neopagana di ri-cercare una Bellezza fine a se stessa, romantica e ossessivamente distinta dalla Verità.

La Bellezza alla quale si rivolge Baudelaire non ha nulla di idealistico: è un tiranno capriccioso (“governi tutto e rispondi di nulla”) che tortura e può perfino annichilire, eppure è capace di “aprire una porta” verso l’infinito amato.

Una Bellezza per nulla “graziosa”, dunque, ma con un compi-to rivelativo molto simile a quello della “Grazia”.

E, davanti ad essa, il dramma.“Libertà e peccato − scrive Rondoni. – Senza il secondo l’una

si muove nel nulla. E senza la prima il bene non ha senso”. L’an-tropologia di Baudelaire l’uomo moderno che egli chiama in cau-sa non ha nulla a che vedere con le sorti “magnifiche e progressi-ve” annunciate dal suo secolo.

L’uomo è un abisso di amarezze e bellezze segrete, dirà nel sonetto L’uomo e il mare, una cavità incolmabile, un rompicapo senza soluzione. I conti non tornano, i pezzi non combaciano.

La creatura umana resta misteriosamente, mirabilmente incom-piuta: splendida perché mutila, come la Venere di Milo. Neppure l’arte, infatti, può sperare di varcare la soglia di cui pure intuisce l’esistenza. È la conclusione di uno dei componimenti più gran-diosi della raccolta, I Fari, una galleria di tele (Rubens, Leonar-do, Rembrandt, Michelangelo, Goya, Delacroix) consumate da una furia epigrammatica, come un Louvre incendiato:

Che tu venga dal cielo o dagli inferi − che importao Bellezza! Mostro ingenuo, terribile e grandioso!Se il tuo occhio, il sorriso, il piede mi aprono la portadi un infinito che amo, così misterioso?

Resta la raccolta, nella quale spicca per il contenuto elegiaco lo sforzo del poeta della contraddizione di superare tutto ciò che lo tiene legato in basso, nel fango della natura umana. Per me, ancora una volta bellissima metafora dell’archetipo femminile di tutti i tempi che sempre si eleva “su questi miasmi ammorbati”

Ancora Pegoraro che traduce Baudelaire:

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ElevazioneAl di sopra degli stagni, delle valli,dei monti, dei boschi, delle nubi, dei mari,al di là del sole, e dei cieli più puri,e delle sfere vorticose di stellespirito mio, ti muovi con agilitàe, come nuotatore che si diverte sull’onda,tu solchi felice la immensità profondacon maschile e indicibile voluttà.Vattene lontano da questi miasmi ammorbati;va’ a purificarti in un’aria superiore.E bevi, come puro e divino liquore,il fuoco chiaro che riempie gli spazi incontaminati.Alle spalle le noie e i vasti affanniche gravano col loro peso l’esistenza brumosa,felice chi può sul colpo d’ala vigorosaslanciarsi verso i campi luminosie chi ha pensieri come allodoleal mattino al cielo libere sgorgatee plana sulla vita, intende senza faticala lingua dei fiori e delle cose mute!

Qohelet o L’Ecclesiaste ha un passo veramente degno di citazio-ne per trasportarci ancora meglio su queste nostre considerazioni.

Per tutto c’è un momento, c’è un tempoun tempo per ogni cosa sotto il cieloun tempo per nascere e un tempo per morireun tempo per piantare e un tempo per sradicareciò che si è piantatoun tempo per uccidere e un tempo per curareun tempo per demolire e un tempo per edificareun tempo per piangere e un tempo per ridereun tempo per fare lutto e un tempo per danzareun tempo per gettare pietre e un tempoper raccogliere pietreun tempo per abbracciare e un tempoper ritrarsi da abbracci

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un tempo per cercare e un tempo per lasciar perdereun tempo per conservare e un tempo per gettare viaun tempo per strappare e un tempo per ricucireun tempo per tacere e un tempo per parlareun tempo per amare e un tempo per odiareun tempo di guerra e un tempo di pace.Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora?Io ho visto le occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino.Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensierodell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprenderedal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta.Io ho riconosciuto che non c’è nulla di meglio per lorodel rallegrarsi e del procurarsi del benesseredurante la loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto, il suo lavoro è un dono di Dio.

L’alba ha una sua misteriosa grandezza che si compone d’un residuo di sogno e d’un principio di pensiero.

Victor Hugo.

Trascorriamo la vita sperando in un domani diverso che non verrà mai. Accumuliamo denaro e case nella speranza che un giorno queste ricchezze ci serviranno per vivere meglio, lasciamo passare il tempo con la convinzione che tutto ciò diventi verità. Ma la verità è nel nostro presente e non ci accorgiamo degli atti-mi che da soli valgono un’intera esistenza per il loro significato.

Romano Battaglia.

Nelle donne ogni cosa è cuore, anche la testa.Jean Paul Richter.

La mente è come un paracadute.Funziona solo se si apre.Albert Einstein