Arbor n. 1, 2015 · Montecchio, C. Massimo Rabottini, Luigi Strazzabosco Comitato scientifico...

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ARBOR Periodico di Cultura, Informazione e Tecnica di Arboricoltura Ornamentale ARVORE ARBOL ALBERO ARBRE BAUM TREE ARVORE ARBOL ALBERO ARBRE BAUM TREE ISSN: 2384-9770 N° 1 APRILE 2015

Transcript of Arbor n. 1, 2015 · Montecchio, C. Massimo Rabottini, Luigi Strazzabosco Comitato scientifico...

ARBOR Periodico di Cultura, Informazione e Tecnica di Arboricoltura Ornamentale

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ARBOR

Rivista della Società Italiana di Arboricoltura

membro dell’International Society of Arboriculture

Sede Legale e Organizzativa Viale Cavriga 3 – 20900 Monza (MB)

Tel. +39 039325928; Fax. +39 0398942517

Presidente Paolo Gonthier

Direttore responsabile Luigi Sani

Segreteria Enrica Paleari

e-mail: [email protected] sito: www.isaitalia.org

Comitato di redazione Luana Giordano, Paolo Gonthier, Luigi Sani

[email protected]

Comitato editoriale Gian Pietro Cantiani, Carmelo Fruscione, Stefania Gasperini, Paolo Gonthier, Lucio Montecchio, C. Massimo Rabottini, Luigi

Strazzabosco

Comitato scientifico Francesco Ferrini, Alessio Fini, Luana

Giordano, Paolo Gonthier, Lucio Montecchio, Luigi Sani

Hanno collaborato a questo numero Al-Maashi A., Al-Rohily K., Cafiero M.,

Fantini L., Ferrini F., Fruscione C., Leone C., Martinis R., Morelli G., Occhiello E., Pugliese

M., Redazione Aboutplants, Rettori A.A., Strazzabosco L.

La riproduzione totale o parziale di articoli e illustrazioni pubblicate su ARBOR senza il permesso scritto della SIA è vietata ai sensi e per gli effetti dell’art. 65 della legge n. 633 del 22.4.1941. ISSN: 2384-9770

Pubblicità ARBOR garantisce che la pubblicità sulla rivista è in quantità inferiore al 20%. Per le richieste di inserzione è necessario contattare la redazione: [email protected]. Il prezzario relativo ad un passaggio pubblicitario è il seguente: seconda, terza di copertina € 400,00 mezza pagina interna € 200,00 pagina intera interna € 300,00 quarta di copertina € 500,00 Nel caso di abbonamento annuo si applica uno sconto pari al 20%. Norme per gli autori Gli articoli, le revisioni critiche, lettere, commenti e opinioni devono essere inviati, in formato digitale, alla redazione presso la segreteria SIA, [email protected]. I contributi devono riguardare argomenti inerenti all’arboricoltura ornamentale nelle sue diverse applicazioni. Poiché ARBOR è rivolto alla comunità degli Arboricoltori, è opportuno che i contributi mantengano un profilo eminentemente applicativo e pratico, in particolare nell’introduzione e nelle conclusioni, che devono essere redatte con un linguaggio tecnico di facile comprensione. Per facilitare la pubblicazione è opportuno che i contributi siano in formato Word®, carattere Times New Roman 12, spaziatura minima. Le tabelle e i grafici devono essere in formato Excel®, mentre le figure in formato jpg e ad alta risoluzione. Per la formattazione della bibliografia citata vedasi i numeri recenti della rivista. I contributi saranno sottoposti al giudizio di uno o più esperti della materia che potranno fornire via e-mail eventuali raccomandazioni all’autore per il miglioramento del testo. La decisione finale sulla pubblicazione rimane comunque prerogativa della rivista.

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Sommario

Editoriale Gonthier P. ……………………………………………………………………………………………………………... 5

La valutazione dello stato interno della palma da datteri mediante tecnologia radar Martinis R. et al. .……………………………………………………………………………………………………………... 6

Convivenza tra alberi e infrastrutture urbane – il caso del platano monumentale di La Spezia Fantini L., Leone C., Fruscione C. ……………………………………………………………………………………………………………... 11

Decreto 23 Ottobre 2014 - Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento Strazzabosco L. …………………………………………………………………………………………………………….. 14

ARBOR-SELECTION Revocato il divieto di commercializzazione delle piante di castagno Redazione Aboutplants …………………………………………………………………………………………………………….. 21

ARBOR-SELECTION Il valore economico del verde in città Cafiero M. …………………………………………………………………………………………………………….. 22

ARBOR-LETTERE, OPINIONI, COMMENTI Lettera aperta per gli alberi Ferrini F. ……………………………………………………………………………………………………………... 25

ARBOR-LETTERE, OPINIONI, COMMENTI Lettera aperta Morelli G. ……………………………………………………………………………………………………………... 27

IN COPERTINA Phoenix canariensis hort. ex Chabaud – Parchi di Nervi (GE) (Foto Giordano L. – modificata da Giordano L.)

ARBOR rivista della Società Italiana di Arboricoltura

Sede Legale e Segreteria Organizzativa: Viale Cavriga 3 – 20900 Monza (MB) Tel. +39 039325928; Fax. +39 0398942517

e-mail: [email protected] • web: www.isaitalia.org

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Editoriale

Gonthier P. Presidente della Società Italiana di Arboricoltura (SIA) Onlus [email protected]

Cari soci,

come sommariamente anticipato nell’editoriale del numero di ARBOR pubblicato lo scorso mese di dicembre, sono diversi gli eventi che la SIA organizzerà durante l’anno in corso, alcuni dei quali nell’ambito delle iniziative di EXPO 2015. Andando per ordine, in senso cronologico, i Campionati Italiani di Tree Climbing, organizzati quest’anno dalla Delegazione Toscana della SIA, si terranno presso il Parco del Neto di Calenzano (FI) nei giorni 22-23-24 maggio 2015. All’inizio del mese di luglio in Lombardia si terranno due eventi rilevanti nell’ambito delle iniziative di EXPO 2015. Il 2 e 3 luglio si svolgeranno a Milano le Giornate Tecniche della SIA il cui tema trainante sarà la cura dell’albero monumentale e che vedranno un relatore di fama internazionale: Neville Fey. I giorni successivi, il 4 e 5 luglio si terranno a Monza i Campionati Europei di Tree Climbing. Un gruppo di lavoro per l’organizzazione degli eventi, costituito da soci SIA, che approfitto per ringraziare, sta lavorando intensamente per la buona riuscita di queste iniziative. Quello che mi accingo a presentare è il terzo numero di ARBOR, il primo dell’anno 2015, nella sua versione online. La redazione della rivista è riuscita a rispettare perfettamente la giusta periodicità di pubblicazione, come si conviene per una rivista con codice ISSN. Questo numero di ARBOR annovera due articoli tecnici relativi a lavori presentati durante la Conferenza Europea di Arboricoltura di Torino nel 2014, il primo sulla valutazione dello stato interno della palma da datteri mediante tecnologia radar e il secondo circa la convivenza tra alberi e infrastrutture urbane descritto con un caso di studio su un platano monumentale. Segue un approfondimento sul Decreto del 23 Ottobre 2014 sull’istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia. La rubrica ARBOR-Selection presenta in questo numero due lavori tratti dal WebMagazine AboutPlants, che ancora una volta ringraziamo per la concessione e la cortese collaborazione. Chiudono il numero di ARBOR due lettere aperte di soci SIA. Auguro a tutti una buona lettura.

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Lavalutazionedellostatointernodella

palmadadatterimediantetecnologia

radar Martinis R.1,2, Rettori A.A.1,2, Al-Rohily K.3, Al-Maashi A.3, Pugliese M.1, Occhiello E.3 1Agrinewtech S.r.l. – Via G. Quarello 15/A – 10135 Torino. 2Studio Associato Planta – Via Chiesa

19 – 10090 Rosta (TO). 3Saudi Basic Industries Corporation – PO Box 5101 – KSA-11422 Riyadh,

Kingdom of Saudi Arabia.

[email protected]

La palma da datteri (Phoenix dactylifera

L.) costituisce un’importante risorsa economica per diversi Paesi, con particolare riferimento all’Arabia Saudita, al Medio Oriente e agli Stati Nordafricani. Anche in Italia, seppur meno diffusa rispetto alla P. canariensis hort. ex Chabaud, rappresenta un elemento di caratterizzazione del paesaggio, inserita lungo viali o in parchi e giardini, soprattutto nelle aree costiere delle Regioni meridionali. La possibilità di effettuare diagnosi precoci sulla presenza di insetti e funghi che possano minare lo stato vegetativo e la stabilità stessa delle palme rappresenterebbe un elemento di grande interesse per la salvaguardia e tutela di singoli esemplari di pregio, viali e/o per interi palmeti da produzione. Nell’ambito di un progetto volto alla salvaguardia della palma da datteri in Arabia Saudita, è stata utilizzata per la prima volta la tecnologia radar - completamente non invasiva - mediante l’impiego del TreeRadarUnit™ (TRU™), già adoperato negli USA e in Europa per l’individuazione di carie su alberi in piedi. Si tratta di un Ground Probing Radar (GPR), normalmente impiegato in campo

geofisico, appositamente modificato per l’utilizzo sulle piante. Il funzionamento del GPR si basa sulla variazione che le onde elettromagnetiche subiscono nel passaggio attraverso materiali di differente natura. La relazione esistente tra propagazione delle onde elettromagnetiche e variazione di parametri fisici dei mezzi attraversati consente di utilizzare il TRU™ come strumento diagnostico ed investigativo. Le potenzialità che tale strumento offre sono molteplici e consistono, tra le altre, in una rapida e assolutamente non invasiva individuazione di anomalie all’interno dei tronchi e nella mappatura degli apparati radicali (Bassuk et al., 2011). L’utilizzo del radar nelle indagini di stabilità degli alberi ha iniziato a destare interesse a partire dagli anni ‘90, per poi intensificarsi negli anni 2000 (Godio et al., 2000; Nicolotti et al., 2003; Sambuelli et al., 2003; Rettori et al., 2011; Martinis et al., 2014), tanto che è ormai previsto anche dalla normativa statunitense (Approved American National Standard – ANSI A300, part 9, 2011), norma riconosciuta e condivisa anche dall’International Society of Arboricolture (ISA). Occorre ribadire che si tratta di un’analisi completamente non invasiva, realizzata mediante un’antenna radar con una frequenza pari a 900 MHz fatta

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scorrere sulla corteccia lungo la circonferenza dell’albero. In questo modo è possibile individuare, in funzione delle caratteristiche elettromagnetiche dei tessuti analizzati, l’ubicazione e l’ampiezza di aree degradate interne al fusto. Il risultato restituito dallo strumento rappresenta una sorta di tomografia, con visualizzazione delle anomalie presenti. Rispetto alla dotazione del TRU™ in commercio, che si avvale, come accennato, di un’antenna a 900 MHz di frequenza, nel presente studio è stata effettuata una prova comparativa con un’antenna a 2000 MHz, per la prima volta impiegata su vegetali (normalmente infatti è utilizzata per valutare lo stato di conservazione del cemento armato). Per poter effettuare le analisi su tessuti vegetali è stata realizzata in Italia, sia in pieno campo sia in laboratorio, un’accurata taratura della nuova antenna in relazione al diverso mezzo attraversato dall’onda elettromagnetica.

Una volta realizzata la taratura, è stata condotta una prova in pieno campo in un palmeto da datteri in Arabia Saudita. Il fine della prova è stato verificare l’efficacia della metodologia e confrontare i risultati ottenuti con le due diverse frequenze (900 MHz e 2000 MHz). In particolare, sono state valutate 31 palme adulte apparentemente sane con stipite di circa 2 m, nei pressi del Wadi Hanifaa, alla periferia di Riyadh. Il protocollo sperimentale prevedeva di effettuare per ciascuna palma tre scansioni con le due antenne a tre differenti livelli (20 cm, 100 cm e 150 cm, Fig. 1), in modo da poter confrontare le acquisizioni a due differenti frequenze, per un totale di 93 sezioni. Entrambe le antenne possono essere infatti utilizzate per effettuare scansioni sia di un’intera sezione del fusto, sia di settori, oltre alla possibilità di realizzare misure lineari lungo una direzione (virtual drill) (Fig. 1).

Fig. 1 – Acquisizione misure TRUTM: a) Tree Radar Unit; b) rilievi a più livelli su intere sezioni; c) acquisizioni combinate (singole e tomografiche su palme adulte); d) tomografia radar di una sezione intera di palma; e) virtual drill (misura singola lineare).

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L’acquisizione dati è molto veloce (generalmente inferiore ai 30 secondi per un’intera sezione). L’antenna a 900 MHz fornisce immagini di buona risoluzione (circa 1 cm) fino ad una profondità di circa 50 cm, consentendo di effettuare scansioni sull’intera sezione del fusto delle palme. L’antenna a 2000 MHz ha una risoluzione maggiore (millimetrica) ed una capacità penetrativa inferiore (attorno ai 25-30 cm). L’analisi dell’intera sezione è possibile solo in presenza di stipiti lisci e puliti dai residui dei piccioli: l’impiego in campo risulta infatti molto più difficoltoso per la prima antenna (di maggiori dimensioni: circa 50x30x20 cm), poiché molto spesso i residui dei piccioli lungo il fusto vengono lasciati lunghi e, in questo modo, rendono impossibile un buon accoppiamento antenna/fusto, impedendo di effettuare la misurazione. L’antenna a 2000 MHz di frequenza, in considerazione delle piccole dimensioni (10x10 cm), è più maneggevole e consente di effettuare, anche in presenza di fusti non lisci, scansioni di settori o comunque scansioni lineari ed è quindi sempre utilizzabile (Fig. 2). In considerazione di tali fattori, in diversi casi non è stato possibile effettuare le acquisizioni con l’antenna a 900 MHz, nemmeno con scansioni “lineari”. Le analisi dei radargrammi sono state effettuate successivamente ai rilievi, trasformandoli in coordinate polari e valutandoli per mezzo del software Treewin. Le immagini così ottenute sono state confrontate con quelle delle sezioni: al termine delle acquisizioni con il TRUTM infatti, le palme sono state abbattute e sezionate in corrispondenza delle scansioni radar. Mediante l’analisi dei radargrammi sono state individuate 10 palme sane e le restanti 21 con presenza di alterazioni.

Fig. 2 – Scansioni con antenna a 900 MHz (in alto) e a 2000 MHz (in basso).

Successivamente, dal confronto tra radargrammi e osservazione delle sezioni di taglio dello stipite, è stata rilevata la presenza di 5 falsi negativi tra le 10 palme ritenute sane, poiché su 5 di esse erano presenti in realtà lievi alterazioni (dell’ordine di 1-3 cm), non individuate nell’immagine radar. Sulle restanti 21 palme l’indagine radar ha consentito di individuare correttamente le alterazioni presenti (con dimensioni variabili da 1 a 40 cm circa) su almeno una delle tre sezioni (Fig. 3). È stata pertanto calcolata un’affidabilità della misurazione radar pari all’83,8%.

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Considerazioni Per entrambe le antenne è stata confermata la capacità di individuare correttamente anomalie all’interno dello stipite delle palme, di qualunque natura esse siano (danni meccanici, carie, comprese le alterazioni dovute ad infestazioni di insetti quali Rhynchophorus ferrugineus Olivier). Come accennato, in campo talvolta è emersa la difficoltà di effettuare la scansione, in presenza di piccioli rilasciati troppo lunghi che impedivano un efficace accoppiamento antenna/fusto, quasi esclusivamente per l’antenna a 900 MHz, a causa delle maggiori dimensioni di quest’ultima. La valutazione in campo dei radargrammi grezzi (visibili sul computer del TRU™) non è semplice e talvolta è necessario trasferire i file su un pc portatile per poterli analizzare e dare quindi una risposta in situ. Ciò può allungare i tempi per effettuare una

diagnosi, che deve comunque essere fatta da un tecnico esperto. Senza dubbio la valutazione completamente non invasiva e la rapidità di acquisizione dati, oltre ai risultati incoraggianti finora ottenuti (anche su altre specie di palme in Italia e Spagna, con centinaia di individui analizzati, dati non pubblicati), rappresentano dei parametri più che favorevoli per poter continuare nella direzione intrapresa, al fine di creare un database e di poter eventualmente predisporre un protocollo per la valutazione dello stato interno dello stipite delle palme. BIBLIOGRAFIA CITATA APPROVED AMERICAN NATIONAL

STANDARD - ANSI A300, 2011. Tree Risk Assessment Standard a. Tree Structure Assessment – Part 9.

BASSUK N., GRABOSKY J., MUCCIARDI A., RAFFEL G., 2011. Ground-penetrating

Fig. 3 – Radargrammi in coordinate polari e visualizzazione tomografica di una sezione sana (in alto) e di una alterata (in basso) di due palme da datteri.

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radar locates tree roots in two soil media under pavement. Arboriculture & Urban Forestry 37(4): 160-166.

GODIO A., GUO T., MARTINIS R., NICOLOTTI

G., SAMBUELLI L., 2000. Radar investigation on wood decay and roots. In: BACKHAUS G.F., BALDER H., IDZAK E. (eds) International Symposium on Plant Health in Urban Horticulture. Braunschweig 22th-24th May 2000, Parey Buchverlag Berlin: 285.

MARTINIS R., RETTORI A.A., AL-ROHILY K., AL-MAASHI A., PUGLIESE M., OCCHIELLO E., 2014. A new approach to investigate internal tissues of date palm tree (Phoenix dactylifera). In: GIORDANO L., FERRINI F., GONTHIER P. (eds) Conference and Abstracts Book of the European Conference of Arboriculture – Planning the Green City: Relationships Between Trees and Infrastructures. Turin 26th-28th May 2014, DISAFA Editions: 94-95.

NICOLOTTI G., SOCCO L.V., MARTINIS R., GODIO A., SAMBUELLI L., 2003. Application and comparison of three tomographic techniques for detection of decay in trees. Journal of Arboriculture 9: 2.

RETTORI A.A., MARTINIS R., MUCCIARDI A., 2011. Valutazione di stabilità degli alberi e tutela del verde verticale: un nuovo approccio strumentale in Italia. XIV Congresso Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali. Trapani 28-30 Settembre 2011.

SAMBUELLI L., SOCCO L.V., GODIO A., NICOLOTTI G., MARTINIS R., 2003. Ultrasonic, electric and radar measurements for living trees assessment. Bollettino di Geofisica Teorica ed Applicata 44: 253-279.

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Convivenzatraalberieinfrastrutture

urbane–ilcasodelplatanomonumentale

diLaSpezia

Fantini L., Leone C., Fruscione C. Studio Verde s.a.s., Via Cervino 42C – 10155 Torino [email protected]

Il platano monumentale di La Spezia

[Platanus x acerifolia (Aiton) Willd.] è un albero di dimensioni considerevoli, con diametro del fusto di 110 cm, altezza totale di circa 22 m e chioma molto ampia (20 m circa di diametro massimo); l’età presunta dell’esemplare è di circa 120 anni, coetanea con la stazione ferroviaria di “La Spezia Centrale”, che vi sorge dirimpetto. Queste caratteristiche, non uniche, ma comunque abbastanza rare nel patrimonio arboreo della Liguria, hanno fatto sì che l’albero venisse inserito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione e tutelato ai sensi della L.R. 4/1999 (art. 12 e 52). Nell’anno 2007, le necessità conservative dell’albero si scontrarono però con il progetto di realizzazione di un’autorimessa pubblica sotterranea di fronte alla stazione; i lavori, commissionati dalla ATC Mobilità e Parcheggi S.p.A. di La Spezia, prevedevano l’abbattimento di tutti gli alberi, ad eccezione del platano, lo sbancamento dell’intero rilevato e la realizzazione di tre piani di parcheggi sotterranei (Fig. 1); a lavori ultimati, la piazza sarebbe stata restituita all’uso originario, con nuovi servizi e spazi pubblici. Considerando l’importanza e i vincoli di tutela cui il platano era sottoposto, fin dalle prime fasi di progettazione si dovette quindi trovare il

giusto compromesso per far convivere l’albero sia con il cantiere, sia con il futuro parcheggio sotterraneo.

Fig. 1 - Vista generale della pianta durante le prime fasi di cantierizzazione. A tale scopo, venne incarica nel 2008 la società Studio Verde s.a.s. di Torino di effettuare degli scavi esplorativi propedeutici, per verificare lo sviluppo radicale reale dell’albero e per progettare tutte le successive misure di tutela. Gli scavi furono condotti con escavatore a risucchio, abbinato alla lancia ad aria compressa Air Spade®; questi due sistemi permisero di effettuare piccoli scavi

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mirati sul perimetro della zolla radicale, senza arrecare danni significativi alle radici dell’albero. Sulla base dei risultati conseguiti fu quindi calcolato il volume minimo della zolla radicale necessario per non compromettere la stabilità del platano e per ridurne al minimo lo stress fisiologico. Inoltre, furono realizzati degli interventi colturali finalizzati al benessere della pianta, comprensivi della potatura di rimonda del secco e di lieve contenimento della chioma, eseguita a tutta cima da climbers professionisti, della rimozione, con un intervento di taglio fitosanitario, di una grossa branca primaria che purtroppo manifestava un’estesa infezione da parte del fungo lignivoro Fomitiporia punctata (P. Karst.) Murrill e della progettazione di un sistema di ancoraggio temporaneo dell’intero albero, da mantenere durante l’intera fase di cantierizzazione. Questo sistema si componeva di quattro puntoni in acciaio, adeguatamente dimensionati sulla base della superficie velica della chioma, ancorati al suolo mediante plinti in calcestruzzo e, all’albero, mediante anellature metalliche su altrettante branche primarie. Lo scopo era quello di prevenire possibili movimenti della zolla radicale sia durante le fasi di scavo più vicine all’albero, sia successivamente, a causa del cambiamento delle condizioni di ventosità e di morfologia del terreno nell’intorno. Successivamente, il cantiere venne avviato e tutta la restante parte di piazza venne sbancata per una profondità di circa 10 m. Nel primo anno di cantierizzazione (2008), l’albero non risentì, almeno apparentemente, del cantiere circostante; nell’estate del 2009, invece, si manifestarono i primi sintomi di probabile stress radicale, con comparsa di sintomi di sofferenza in chioma, quale

una marcata decolorazione fogliare e filloptosi anticipata (Fig. 2).

Fig. 2 - Particolare della chioma del platano nell’estate 2009 (prima dei trattamenti fitostimolanti).

A seguito dei primi sopralluoghi nel mese di agosto dello stesso anno da parte dei tecnici di Studio Verde s.a.s. si decise quindi di programmare una serie di trattamenti rivitalizzanti con fertilizzanti e fitostimolanti per sopperire al momentaneo stress dell’albero. I trattamenti si ripeterono con cadenza regolare dall’estate 2009 all’autunno 2010 e videro l’impiego di fertilizzanti radicali granulari a lenta cessione, apportati sull’intera zolla radicale mediante appositi tubi drenanti e di fertilizzanti e fitostimolanti ormonali ad assorbimento fogliare, irrorati in chioma mediante motopompa a elevata pressione. Già dopo pochi mesi dall’inizio dei primi trattamenti l’albero mostrò evidenti benefici in termini di vitalità: si osservò l’emissione di nuovi ricacci, sia nelle porzioni interne della chioma, sia sugli apici vegetativi, nonché una migliore

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colorazione generale del fogliame, indice di una maggiore efficienza fotosintetizzante del nuovo fogliame. Nella primavera del 2011 si ritenne quindi che l’albero avesse superato con successo la fase momentanea di stress e si decise quindi di sospendere i trattamenti (Fig. 3).

Fig. 3 - Particolare della chioma del platano nell’estate 2011 (dopo i trattamenti fitostimolanti).

Nello stesso anno si conclusero anche i lavori di costruzione del parcheggio e prese così il via la sistemazione superficiale della nuova piazza. Grande attenzione venne allora posta alla valutazione della stabilità del platano e alla progettazione dello smontaggio del sistema di consolidamento. L’albero era infatti abituato da quasi quattro anni al sostegno dei puntelli e inoltre poco si sapeva su possibili effetti negativi degli scavi a livello dell’ancoraggio radicale. Pertanto, venne stabilito un calendario per il graduale smontaggio dei tutori, a cominciare dagli anelli metallici attorno

alle branche fino al completo smantellamento dei plinti basali, valutando al contempo la risposta della pianta in termini di possibili cedimenti o assestamenti. Per fare ciò, le operazioni di smontaggio sono state accompagnate da un monitoraggio costante dell’inclinazione dell’albero, mediante misurazione periodica con teodolite elettronico di mire fisse posizionate su punti specifici (castello e branche primarie). A seguito delle prime fasi di smontaggio (primavera-estate 2014), l’albero non ha manifestato fenomeni, anche minimi, di cedimento meccanico, per cui si ritiene che ci siano i presupposti per poter procedere allo smontaggio in sicurezza dell’intero sistema di consolidamento. Il successo di tutti questi interventi ha quindi permesso non solo di far convivere il grande platano monumentale con un’importante infrastruttura urbana, ma, anche, di valorizzarlo, quale testimone privilegiato della trasformazione di un angolo di storia della città (Fig. 4).

Fig. 4 - Vista del platano, armoniosamente inserito nella nuova piazza (maggio 2014).

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Decreto23Ottobre2014-Istituzione

dell’elencodeglialberimonumentali

d’Italiae

principiecriteridirettiviperilloro

censimento

Strazzabosco L. Comune di Padova – Via Zamboni 1 – 35131, Padova [email protected]

Finalmente il Ministero delle Politiche

Forestali, quello dei Beni Culturali e il Ministero dell’Ambiente il 23 Ottobre 2014 hanno emanato il decreto attuativo dell’art. 7 della legge n. 10 del 14 Gennaio 2013, che faceva specifico riferimento agli Alberi Monumentali.

Art. 1. (Campo di applicazione e finalità) 1. Definisce il campo di applicazione e le

finalità del decreto e in particolare i principi e i criteri direttivi per il censimento degli alberi monumentali ad opera dei Comuni nonché quelli per la redazione ed il periodico aggiornamento, da parte degli stessi, delle Regioni e del Corpo forestale dello Stato, di appositi elenchi rispettivamente a livello comunale, regionale e nazionale.

2. Si definisce l’omogeneità dei dati raccolti e si dispone il recepimento a livello legislativo della definizione di albero monumentale da parte delle Regioni come indicato nell’art. 7 comma 1 della legge n. 10 del 14 Gennaio 2013.

Art. 2. (Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia) 1. La gestione dell’elenco degli alberi

monumentali è affidata centralmente al Corpo forestale dello Stato, Ispettorato generale, e in particolare il Servizio II, Divisione 6a, avente competenze in materia di monitoraggio ambientale.

2. L’elenco degli alberi monumentali d’Italia si compone degli elenchi regionali di cui all’art. 7 comma 3 della legge n. 10 del 14 Gennaio 2013; tali elenchi sono predisposti oltre che dalle Regioni a statuto ordinario anche da quelle a statuto speciale e dalle Province autonome di Trento e Bolzano.

3. Gli elenchi regionali si compongono degli elenchi predisposti da tutti i Comuni del territorio nazionale sulla base di un censimento effettuato a livello comunale.

4. Negli elenchi di cui al presente articolo è fatta espressa menzione del vincolo paesaggistico sugli alberi monumentali.

5. Gli elenchi regionali istituiti ai sensi della normativa regionale di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, restano salvi fino al

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termine indicato dal comma 1 del successivo articolo per la redazione degli elenchi regionali.

Art. 3. (Censimento degli alberi monumentali) 1. Stabilisce che entro il 31 Luglio 2015 i

Comuni sotto il coordinamento delle Regioni devono provvedere ad effettuare il censimento degli alberi monumentali. Inoltre, entro il 31 Dicembre 2015 le Regioni devono redigere gli elenchi sulla base delle proposte pervenute dai Comuni. Qualora le Regioni abbiano già degli elenchi ai sensi della normativa regionale di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, questi andranno revisionati per accertarne la rispondenza ai criteri e metodi indicati dal presente decreto.

2. Ribadendo il concetto comunitario della concertazione, stabilisce che il censimento sarà realizzato dai Comuni sia mediante sopralluoghi con rilevazione diretta e schedatura del patrimonio vegetale, sia a seguito del recepimento, verifica specialistica e conseguente schedatura delle segnalazioni provenienti da cittadini, associazioni, istituti scolastici, enti territoriali e strutture periferiche del Corpo forestale dello Stato.

Art. 4. (Definizione di albero monumentale) 1. Si intende per albero monumentale: “a)

formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possano essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che rechino un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o

delle tradizioni locali; b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani; c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private”.

2. Si considerano sia esemplari appartenenti a specie autoctone che alloctone.

Art. 5. (Criteri di monumentalità) 1. Questo è l’articolo di maggior rilievo

del decreto; infatti i criteri adottati sono ampi: a. pregio naturalistico legato all’età e alle

dimensioni: aspetto strettamente legato alle peculiarità genetiche di ogni specie ma anche alle condizioni ecologiche in cui si trovano a vivere i singoli esemplari di una specie. Sono parametri da considerarsi filtro nell’attribuzione della monumentalità: l’età, le dimensioni quali la circonferenza, l’altezza e il diametro della chioma. Questi però non sono imprescindibili se altri criteri sono di maggiore significatività. A livello giuridico è la prima volta che si definisce il concetto di “aspettativa di vita”; infatti è da evitarsi l’inserimento nel rilevamento di situazioni compromesse in maniera irreversibile, sia sotto il profilo fitosanitario che biomeccanico (valutato con metodologie in uso).

b. pregio naturalistico legato a forma e portamento: la forma e il portamento delle piante sono alla base del loro successo biologico e anche dell’importanza che ad essi è stata sempre attribuita dall’uomo nel

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corso della storia. Tali criteri hanno ragione di essere presi in considerazione, in particolare, nel caso di esemplari cresciuti in condizioni ambientali ottimali o particolari o per azioni dell’uomo che possano aver indotto forma o portamento singolari ad essere meritevoli di riconoscimento.

c. valore ecologico: è relativo alle presenze faunistiche che su di esso si insediano, con riferimento anche alla rarità delle specie coinvolte, al pericolo di estinzione (con un preciso riferimento alla lista rossa di Natura 2000) ed al particolare habitat che ne garantisce l’esistenza. L’albero può rappresentare un vero e proprio habitat per diverse categorie animali in particolare: entomofauna, avifauna, micro-mammiferi. Tale prerogativa si riscontra soprattutto in ambienti a spiccata naturalità, dove la salvaguardia di queste piante rappresenta elemento importante per la conservazione di specie animali rare o di interesse comunitario.

d. pregio naturalistico legato alla rarità botanica: si riferisce alla rarità assoluta o relativa, in termini di specie ed entità intraspecifiche. A tale riguardo si considerano anche le specie estranee all’area geografica di riferimento, quindi esotiche, e alle specie che, seppur coerenti in termini di areale di distribuzione, sono poco rappresentate numericamente.

e. pregio naturalistico legato all’architettura vegetale: riguarda particolari esemplari o gruppi organizzati in architetture vegetali basate su di un progetto architettonico unitario e riconoscibile, in sintonia o meno con

altri manufatti architettonici. Si tratta spesso di ville e parchi storici di notevole interesse storico, architettonico e turistico, ma anche di architetture vegetali minori di interesse rurale. Il criterio di cui alla presente lettera è verificato e valutato d’intesa con la Soprintendenza territorialmente competente del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

f. pregio paesaggistico: considera l’albero come possibile elemento distintivo, punto di riferimento, motivo di toponomastica ed elemento di continuità storica di un luogo. Trattasi di un criterio di sintesi dei precedenti, essendo il paesaggio, per sua definizione, costituito da diverse componenti: quella naturale, quella antropologico-culturale e quella percettiva. Il criterio di cui alla presente lettera è verificato e valutato d’intesa con la Soprintendenza territorialmente competente del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

g. pregio storico-culturale-religioso: è legato alla componente antropologico-culturale, intesa come senso di appartenenza e riconoscibilità dei luoghi da parte della comunità locale, come valore testimoniale di una cultura, della memoria collettiva, delle tradizioni, degli usi e costumi. Riguarda esemplari legati a particolari eventi della storia locale, tradizioni, leggende, riferimenti religiosi, ecc. Tale valenza è generalmente nota a livello locale e si tramanda per tradizione orale o è riscontrabile in iconografie, documenti scritti o audiovisivi. Il criterio di cui alla

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presente lettera è verificato e valutato d’intesa con la Soprintendenza territorialmente competente del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

2. Nell’applicazione dei suddetti criteri, da utilizzare, anche in modo alternativo, sarà assicurato un approccio attento al contesto ambientale, storico e paesaggistico in cui l’albero insiste.

Art. 6. (Scheda di segnalazione e scheda di identificazione) 1. Viene predisposta una scheda di

identificazione dell’albero monumentale/formazioni vegetali monumentali da utilizzare nei rilievi in campo sia da parte delle amministrazioni che hanno già a disposizione degli elenchi di alberi monumentali che di quelle che non hanno ancora dato avvio ad una attività di censimento.

2. Tutto ciò che attiene alla metodologia di rilevazione dei parametri si rimanda all’allegato.

3. Per la segnalazione di alberi monumentali, i soggetti utilizzano l’apposita scheda di segnalazione, resa disponibile nel sito web del Corpo forestale dello Stato: www.corpoforestale.it, nella sezione relativa al monitoraggio ambientale, alberi monumentali. La scheda, opportunamente compilata, deve essere consegnata al Comune che ha competenza sul territorio in cui radica la pianta oggetto di segnalazione.

Art. 7. (Realizzazione degli elenchi) 1. Effettuate le attività di censimento, i

Comuni trasmettono alla Regione di appartenenza i risultati dello stesso, esposti sotto forma di elenco, affinché

la stessa si pronunci circa l’attribuzione del carattere di monumentalità di ogni singolo elemento censito. L’elenco comunale sarà corredato delle schede di identificazione e del materiale documentale e fotografico, entrambi in formato digitale. Le Regioni, ricevuti gli elenchi comunali contenenti le proposte di attribuzione del carattere di monumentalità, entro 90 giorni, provvedono, tramite le strutture deputate, alla relativa istruttoria e deliberano sulle iscrizioni, elaborando, quindi, il proprio elenco regionale in formato elettronico. Una volta approntato, tale elenco è trasmesso unitamente a tutta la documentazione, al Servizio II, Divisione 6ª dell’Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato.

2. Tale struttura, in modo tempestivo e previa verifica formale degli elenchi regionali acquisiti, in ordine al rispetto dei criteri stabiliti, provvede a redigere l’elenco degli alberi monumentali d’Italia, sempre in formato elettronico, nonché ad implementare un archivio informatico delle singole schede di identificazione, aperto alla consultazione e/o all’inserimento dei dati da parte degli enti territoriali interessati, con abilitazione di funzioni diversificate.

3. L’elenco deve riportare le seguenti informazioni: a) di tipo geografico – regione, provincia, comune, toponimo; b) di tipo topografico – coordinate geografiche, altitudine, localizzazione o meno in area urbanizzata; c) di tipo botanico e dendrometrico – classificazione binomia, nome volgare, circonferenza a 1,30 m, altezza; d) di tipo valutativo – criterio prevalente per l’attribuzione di monumentalità.

4. L’elenco fornito dai Comuni deve specificare se sugli alberi sia stato già apposto il vincolo paesaggistico ai

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sensi del Codice dei beni culturali e ambientali e successive modificazioni e deve indicare gli alberi per i quali proporre l’avvio del procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi della legge.

5. L’elenco degli alberi monumentali deve essere aggiornato con cadenza annuale e le Regioni comunicano al Corpo forestale dello Stato ogni eventuale variazione, non appena si verifichi.

6. Qualora sia formalizzata la dichiarazione di notevole interesse pubblico le Regioni devono inviare al Ministero dei Beni Culturali comunicazione e documentazione per aggiornare la banca dati del SITAP (Sistema Informativo Territoriale Ambientale e Paesaggistico) secondo lo schema di convenzione con le Regioni previsto dalla normativa vigente.

Art. 8. (Pubblicazione degli elenchi) 1. Gli elenchi degli alberi monumentali

ricadenti nel territorio comunale devono essere affissi all’albo pretorio per permettere al titolare di diritto soggettivo o al portatore di interessi legittimi di ricorrere nei modi previsti dalla legge contro l’inserimento in uno specifico elenco dell’elemento arboreo.

2. L’elenco degli alberi monumentali d’Italia viene pubblicato e aggiornato sul sito internet del Corpo forestale dello Stato www.corpoforestale.it nella sezione relativa al monitoraggio ambientale.

Art. 9. (Tutela e salvaguardia) 1. Come previsto dall’art. 7 della legge n.

10 del 14 gennaio 2013, l’abbattimento o le modifiche della chioma e degli apparati radicali, intesi come interventi demolitori, sono realizzabili solo dietro specifica autorizzazione comunale per

casi motivati e improcrastinabili, per i quali non è possibile adottare interventi alternativi di tipo conservativo previo parere vincolante del Corpo forestale dello Stato che si può avvalere della consulenza dei Servizi Fitosanitari Regionali. I Comuni pertanto devono provvedere a comunicare alla Regione gli atti autorizzativi emanati sia per l’abbattimento o la modifica degli esemplari arborei. Nel caso in cui si verifichi un pericolo imminente ed incombente l’amministrazione comunale competente deve predisporre ex post una relazione tecnica descrittiva della situazione e delle motivazioni che hanno determinato l’intervento.

2. Gli alberi con provvedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico o per i quali risulti già pubblicata la dichiarazione deve essere richiesta l’autorizzazione paesaggistica.

3. Al fine di garantire la tutela degli alberi monumentali censiti e in attesa di iscrizione all’elenco nazionale e laddove non sia stata conferita alcuna forma di tutela e non si sia provveduto alla dichiarazione di notevole interesse pubblico, si stabilisce che le tutele vengono estese a partire dalla proposta di attribuzione di monumentalità da parte del Comune con atto amministrativo, notificato al proprietario applicando le sanzioni previste che prevedono ammenda da € 5000 a € 100.000.

Art. 10. (Segnaletica) 1. Il Corpo forestale dello Stato fornisce le

informazioni su ciascun bene monumentale iscritto in elenco anche per il tramite di una cartellonistica fissa, assicurando che la stessa abbia i

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requisiti standard previsti nell’allegato tecnico e che segua il formato predisposto dal gestore dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia.

Art. 11. (Competenze del Corpo forestale dello Stato e attività di collaborazione con gli enti territoriali) 1. A supporto della attività di

censimento, i Comuni possono richiedere specifica collaborazione ai comandi provinciali del Corpo forestale dello Stato, con particolare riferimento alla verifica specialistica delle segnalazioni provenienti da cittadini, associazioni, istituti scolastici, enti territoriali.

2. I comandi provinciali del Corpo forestale dello Stato effettuano i controlli annuali su tutti gli alberi censiti per la verifica delle condizioni vegetative e comunicano ogni eventuale modifica riscontrata sia alla Regione che all’Ispettorato Generale del Corpo forestale dello Stato e se è posto il vincolo paesaggistico anche alla Soprintendenza competente per il territorio. Inoltre, esercitano il potere sostitutivo, il Corpo forestale dello Stato, tramite i comandi provinciali e relative strutture dipendenti, provvede ad effettuare il censimento previsto per conto degli enti territoriali inadempienti.

3. Al personale delle strutture del Corpo forestale dello Stato coinvolte nella particolare attività sono assicurati opportuni corsi di formazione e di addestramento, nonché l’uso di strumentazione necessaria all’attività valutativa nell’ambito della formulazione dei pareri richiesti.

4. Rappresentanti dei comandi regionali del Corpo forestale dello Stato partecipano, alle commissioni regionali deputate alla formulazione di proposte

per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili e aree di cui all’art. 136 del decreto legislativo n. 42 del 22 Gennaio 2004, nei casi in cui queste riguardino filari, alberate ed alberi monumentali.

Art. 12. (Norme finanziarie) 1. Per l’attuazione di quanto previsto nel

presente decreto sono impiegate le risorse di cui all’art. 7 della legge n. 10 del 14 gennaio 2013 (tre milioni di Euro).

2. Le predette risorse sono assegnate ai pertinenti capitoli del Programma «Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversità» dello stato di previsione della spesa del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

3. Le risorse finanziarie rese disponibili sono ripartite tra il Corpo forestale dello Stato e le Regioni sulla base, da una parte, dei fabbisogni connessi all’attività di coordinamento, gestione degli elenchi, controllo e vigilanza, rilascio pareri del Corpo forestale dello Stato e, dall’altra, di quelli legati al sostegno del lavoro di censimento da parte dei Comuni e alla redazione degli elenchi regionali; la ripartizione dei fondi destinati alle Regioni avverrà sulla base di criteri stabiliti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali fondati sul confronto dei più significativi parametri territoriali.

Art. 13. (Clausole di salvaguardia) 1. Nei territori delle Regioni a statuto

speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano, le funzioni attribuite dal presente decreto al Corpo forestale dello Stato, ad esclusione di quanto stabilito dall’art. 2, comma 1, sono

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esercitate dai Corpi forestali regionali o provinciali.

2. Ai sensi dell’art. 8, comma 1, della legge n. 10 del 14 gennaio 2013, le disposizioni della legge sono attuate nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano secondo le proprie organizzazioni tecnico-amministrative.

Conclusioni Il decreto, anche ad una lettura approfondita, è ben costruito e si rileva un apprezzabile spessore tecnico; l’albero monumentale, infatti, è inquadrato tenendo conto delle relazioni con il territorio, rendendolo inscindibile con la stazione, con la sua evoluzione e con la storia degli uomini che lo hanno curato. Introduce elementi di assoluta novità come la valutazione dell’aspettativa di vita che è la prima volta che viene introdotta in un atto legislativo. Apre alla concertazione ed obbliga i Comuni a confrontarsi con i cittadini e con le associazioni per il censimento delle alberature monumentali. Da un certo punto di vista, questo rende più complesso il censimento stesso, ma il concetto dell’essere “condiviso” viene ribadito più volte. Obbliga le Regioni a recepire nella normativa la definizione di albero monumentale e ad istituire apposite commissioni per il promulgamento dell’elenco regionale. Rimangono delle incertezze relative alla tutela come la dichiarazione di notevole interesse pubblico che precede il vincolo paesaggistico, ma probabilmente saranno stilate circolari di chiarimento da parte del Corpo forestale dello Stato. Il decreto, inoltre, prevede la formazione per gli appartenenti al corpo e apre a più ampie collaborazioni con il mondo accademico, in particolare al Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-

Forestali (TESAF) dell’Università di Padova che ha costituito presso il Compendio Bolasco il Centro Ricerche sull’albero Monumentale e il Giardino Storico, aperto oltre che allo studio anche alla didattica e alla collaborazione con enti sulla formazione. Rimane ancora da definire il sostegno economico per la realizzazione degli elenchi tenendo conto che i Comuni, quanto meno la maggior parte, dovranno ricorrere all’affidamento della compilazione delle schede ad enti esterni, mancando le figure in grado di farlo e anche in questo caso oltre che al Corpo forestale dello Stato si potranno aprire interessanti collaborazioni con le Università.

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ARBOR-SELECTION – UN ARTICOLO SELEZIONATO PER VOI

Revocatoildivietodicommercializzazione

dellepiantedicastagno Redazione Aboutplants Una decisione della Comunità Europea sostituisce la normativa in vigore. Escluse Regno Unito, Irlanda e Portogallo, considerate zone esenti da cinipide.

La Comunità Europea (CE) revoca il

divieto di commercializzazione di piante di castagno. Lo fa con la Decisione CE 2014/690/CE che abroga la Decisione 2006/464/CE, la quale stabiliva le misure d’emergenza provvisorie per impedire l’introduzione e la diffusione nella Comunità di Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu (cinipide del castagno). Il cinipide è regolamentato a livello italiano dal DM del 30 ottobre 2007, norma derivata dalla Decisione 2006/464/CE abrogata, per cui, per un fatto di “prevalenza normativa” (la norma europea principale in questo caso è superiore a quella italiana derivata), il DM del 30 ottobre 2007 è da considerarsi pressoché senza efficacia. L’abrogazione della Decisione 2006/464/CE deriva dal fatto che il cinipide ormai si è diffuso in tutta la CE ad esclusione di Regno Unito (UK), Irlanda (IRL), Portogallo (P), per cui è diventato inutile avere una normativa europea che cerca di contrastarne la diffusione. Sulla base di questa premessa vengono rimossi i divieti alla commercializzazione dei castagni dall’Italia verso i paesi CE ad esclusione di Regno Unito, Irlanda, Portogallo, per i quali il divieto diventa ancora più forte. Cadono anche i vincoli della coltivazione dei castagni sotto rete anti-insetto.

Per le piante di castagno rimane obbligatorio il passaporto e il documento di commercializzazione (DDC). In forza del DDC i castagni devono essere esenti da cinipide. Nulla cambia rispetto a Regno Unito, Irlanda e Portogallo (nazioni in cui il D. kuriphilus non è presente e per cui sono zone protette per il cinipide). Pertanto, c’è il divieto assoluto di commercializzare i castagni verso queste nazioni.

Questo articolo è stato pubblicato su: www.aboutplants.eu/portal/cms/

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ARBOR-SELECTION – UN ARTICOLO SELEZIONATO PER VOI

Ilvaloreeconomicodelverdeincitta Cafiero M. Per Aboutplants

Uno studio dell’Università di Washington ha stimato l’incremento apportato dalla “natura urbana” sui prezzi delle proprietà immobiliari.

La natura urbana in tutte le sue forme -

foreste, parchi, cinture verdi - offre una serie di vantaggi e di servizi per la società, la maggior parte dei quali non sono acquistabili e vendibili. Per darne un valore, gli economisti, storicamente, calcolano il “valore d’uso” degli ecosistemi, in cui i beni materiali possono essere scambiati a prezzi di mercato come, per esempio, per la produzione di legname. Quello che non è quantificabile in questo modo, compone un puzzle economico più complesso. È possibile, allora, stimare i valori per i molti servizi immateriali indiretti e le funzioni che la “natura urbana” offre, come la bellezza, le funzioni di infrastrutture verdi e i benefici psicofisici? L’Università di Washington ci ha provato analizzando una serie di studi che valutano l’incremento economico della natura sul valore degli immobili. Valore diretto e non solo Attraverso molti studi di preferenza visiva, le persone identificano panorami che includono elementi naturali come di maggior pregio rispetto a quelli che mostrano caratteristiche opposte, in cui abbondano le costruzioni. Eppure, la risposta estetica è più di una semplice reazione a ciò che è bello o gradevole; è espressione di una complessa serie di processi percettivi e cognitivi che guidano il comportamento dell’uomo.

Tale valutazione ha conseguenze economiche che si ripercuotono sul valore della proprietà. La maggior parte degli studi si sono storicamente concentrati sui fattori che contribuiscono alla valutazione delle proprietà residenziali. La stima più semplice e comune viene rilevata considerando la disponibilità a pagare un bene per il suo possesso. La proporzione dei prezzi degli immobili rappresenta, però, una misura parziale di valore dell’ambiente, ottenuto da inferenze indirette sulla spesa e sui prezzi. I prezzi degli immobili o le valutazioni sono valutabili analizzando diverse variabili di controllo: caratteristiche ambientali della casa, variabili di quartiere (come la qualità delle scuole locali) e caratteristiche strutturali (come il numero di camere da letto). Con questi fattori oggettivi individuati, è possibile stimare come il valore aggiunto portato da una caratteristica naturale (presenza di alberi o prossimità di un parco vicino, per esempio) può influire sul cambiamento di valore di proprietà. Il vantaggio di questo metodo rispetto ad altri è che vengono utilizzate operazioni di mercato effettive e non questionari ipotetici o valutazioni indirette. Con questa base, sono state costruite diverse indagini per stimare l’apporto del verde sul valore degli immobili.

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Alberi, valore aggiunto degli immobili Nello studio, il valore economico apportato dalla presenza di alberi sui valori immobiliari residenziali è stato valutato prendendo in considerazione una serie di condizioni in case unifamiliari posizionate nei centri urbani. Anche se ci sono state alcune eccezioni, le proprietà con alberi sono generalmente preferite rispetto ad immobili comparabili senza alberi, con la tendenza di un aumento dei prezzi di circa il 7% rispetto al valore ipotetico iniziale. Gli alberi lungo le strade sembrano aggiungere valore alle proprietà adiacenti, fino a 100 metri di distanza. Ecco il risultato di una selezione di studi di questo tipo effettuati nella storia (percentuale di incremento di valore sulle proprietà rispetto a un prezzo standard): • 2% bosco maturo nelle vicinanze della

casa • 3% casa su strade alberate • 3-5% case con cortili alberati • 6-9% quartiere con buona copertura a

verde • 10-15% alberi maturi nei quartieri ad

alto reddito. Tale approccio può essere utilizzato per valutare edifici destinati a un uso diverso. Ad esempio, un precedente studio dell’Ohio ha scoperto che i tassi di locazione per gli uffici commerciali inseriti in un paesaggio di alta qualità sono stati superiori del 7% rispetto a proprietà simili per metratura. Parchi e spazi aperti Le persone sono disposte a pagare di più per un immobile situato vicino ad uno spazio aperto urbano, rispetto a una casa che non offre questa possibilità di svago, secondo il “principio di prossimità”. Sono stati valutati, così, gli effetti di parchi e spazi aperti che di solito contengono alberi e foreste urbane. I risultati medi

sono (percentuale di incremento di valore rispetto a un prezzo standard): • 10% casa in centro città situata entro

1/4 miglio da un parco • 10% casa a 2-3 isolati da un parco

molto frequentato • 17% casa vicino a un lotto pulito • 20% casa adiacente ad un parco • 32% case in zone di sviluppo

residenziale adiacenti a cinture verdi. In questo senso, altri fattori che influenzano i valori immobiliari sono: il tasso di utilizzo (più utenti del parco = valori immobiliari più bassi), l’attività degli utenti (campi sportivi e giochi = valori immobiliari più bassi fino a una distanza di 500 metri), la cura e la manutenzione (manutenzione inferiore = valori più bassi della proprietà).

Qualità visiva: aumento del valore Un altro metodo di valutazione delle foreste urbane preso in considerazione ha permesso di analizzare i miglioramenti nella qualità visiva fornita dagli alberi. La vicinanza di una foresta urbana può indicare alto valore ricreativo, mentre la copertura alberata vicino a un terreno residenziale può incorporare benefici indiretti quali la riduzione del rumore e il consumo inferiore di energia. La qualità visiva descrive, quindi, le impostazioni ambientali che le persone trovano piacevoli e desiderabili. Attraverso una serie di indagini, è stato chiesto di valutare la piacevolezza di ogni scena in una raccolta di immagini a un campione di persone. Le valutazioni dei

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consumatori sono aumentate costantemente in proporzione alla presenza di alberi. I punteggi di preferenza visiva sono stati inferiori per le immagini senza alberi. I distretti commerciali con marciapiedi ordinati ed edifici ben progettati, ma senza vegetazione, sono stati valutati con punteggi minimi. Immagini che contengono alberi di grandi dimensioni ben curati hanno ricevuto i voti più alti, in particolare quando formano una chioma ordinata su marciapiede e strada. Questo articolo è stato pubblicato su: www.aboutplants.eu/portal/cms/

Questi sono solo alcuni dei parametri utilizzati per dare un valore monetizzabile alla presenza di una foresta urbana di qualità. Altri sono stati presi in considerazione dallo studio effettuato dall’Università di Washington come, per esempio, l’influenza apportata dal verde sulla scelta delle zone commerciali da frequentare (la qualità del verde riesce a incrementare la voglia di acquisti fino al 12%) e il valore monetario potrebbe essere la buona base per un’analisi completa da parte di chi ha il dovere di pianificare l’urbanizzazione delle città.

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ARBOR-LETTERE, OPINIONI, COMMENTI

Letteraapertaperglialberi Ferrini F. Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente – Università di Firenze - Viale delle Idee 30 - 50019 Sesto Fiorentino (FI) [email protected]

Un albero correttamente scelto e messo

a dimora (guai a dire piantumato!!!!) può valere migliaia di Euro se di pertinenza di un giardino privato. Questo è l’incipit dell’articolo pubblicato sul Dallas News lo scorso 31 Ottobre 2014. Ma questo, aggiungo io, vale anche per il verde pubblico. Ormai sono tanti i lavori, anche di rilievo scientifico internazionale che hanno dimostrato pienamente il valore dei servizi ecosistemici, cioè quei servizi forniti dagli alberi, che giustificano l’investimento di risorse come il lavoro, l’energia e l’acqua e rappresentano i contributi diretti e indiretti degli ecosistemi al benessere umano sostenendo direttamente o indirettamente la nostra sopravvivenza e la qualità della vita.

E allora se gli alberi hanno un valore, se sono un investimento, se consentono la nostra stessa esistenza su questo pianeta, se ci rendono la vita più piacevole, se

abbelliscono le nostre proprietà, le nostre città e i nostri paesaggi, perché ne affidiamo la loro cura e gestione a degli incompetenti, vogliosi solo di fare soldi e che vedono l’albero solo come una fonte di reddito e non come un essere vivente e uno spirito silenzioso che ci dà la vita? Se ragionaste su questo vi sentireste di affidarlo a qualcuno che ne accorcia la vita, che ne riduce le potenzialità e che non solo vi fa pagare direttamente, ma che vi danneggia per sempre, riducendo il valore, non solo estetico, ma anche ambientale, della vostra proprietà? Se la risposta è no, allora assumete solo professionisti altamente qualificati per lavorare sui vostri alberi. Persone che lavorano con e per gli alberi. Questo non deve essere dimenticato mai. Al contempo non dobbiamo scordare che gli alberi sono esseri mortali e, come tutto il resto degli animali e delle piante sul nostro pianeta, hanno un’aspettativa di vita, diversa da specie a specie, che può essere anche molto lunga ma che, in un ambiente ostile e con una gestione errata, può accorciarsi moltissimo. Come gli alberi cominciano a maturare, un vero arboricoltore, meglio se certificato, può notare rami che iniziano a indebolirsi e vi può consigliare come intervenire con potature selettive per rimuovere i rami che potrebbero cadere causando lesioni e darvi i migliori suggerimenti per prolungare la vita del vostro albero. E se vi raccomanda, a malincuore, che l’albero deve essere abbattuto, lo fa per ridurre il

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rischio che potreste correre o far correre, qualora dovesse “schiantare” [dalla Treccani: Spezzare, stroncare con violenza alberi o rami: E colsi un ramicel da un gran pruno; E’l tronco suo gridò: «Perché mi schiante?» (Dante)]. E allora possiamo piantare un nuovo albero, scegliendolo adeguatamente, con potenzialità di crescita elevate e che sia l’albero giusto al posto giusto. Anche nella scelta di cosa piantare, occorre affidarsi alla professionalità dell’arboricoltore che vi suggerirà il vivaio dove vengono prodotte piante “di qualità”. Non basta la passione, non basta dire “amo gli alberi” per pretendere di intervenire o dare direttive su come essi devono essere gestiti. E non basta nemmeno una Laurea in Scienze Agrarie o Forestali e neanche un Dottorato. Non basta essere professori. Ci vuole esperienza, osservazione, autocritica, voglia di imparare dai propri sbagli e confrontarsi senza affrontarsi. Riprendo questa frase da un mio articolo: “credo sia quasi pleonastico sottolineare che la gestione degli alberi deve essere fatta, sia nel verde pubblico, sia privato (è bene che sia chiara la differenza fra bene del comune e bene comune, spesso noi pensiamo che quando gli alberi devono essere abbattuti sia proprietà comune, ma che quando devono essere gestiti, sono proprietà del Comune) incaricando le giuste personalità tecniche e non lasciarsi influenzare dalle spinte politiche e/o emozionali“. “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”, questa frase di Henry Ford credo sintetizzi pienamente quello che è lo scopo fondamentale (la “mission” come si dice adesso) in un settore, come quello

dell’arboricoltura, dove la discussione e, come detto, il confronto, costituiscono la linfa vitale, anche e soprattutto quando le opinioni non coincidono. È la diversità di idee che stimola il confronto, fa crescere il dibattito e, di conseguenza, il settore stesso. Nonostante ci siano numerose e importanti criticità, è bene guardarsi dall’uniformità, dal conformismo o, peggio ancora, dal dogmatismo. In una società come la nostra la ragione non deve mai addormentarsi, né rinunciare a

interrogarsi e ad interrogare. In caso contrario il settore non cresce e non si evolve e gli alberi continueranno a essere visti come un costo e non come una risorsa fondamentale. Per coloro che capitozzano gli alberi e per i proprietari che li fanno capitozzare (qualche volta le cose coincidono) concludo questa mia riflessione con una frase tratta da Hesse: “Gli alberi hanno pensieri di lunga

durata, di lungo respiro e tranquilli, come hanno una vita più lunga di noi. Sono più saggi di noi, finché non li ascoltiamo. Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio la brevità, rapidità e fretta puerile dei nostri pensieri acquista una letizia senza pari. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non brama più di essere un albero. Brama di essere quello che è. Questa è la propria casa. Questa è la felicità”. Post scriptum: quelli nelle foto non sono pre-abbattimenti. Lo sono però diventati. Quindi doppia spesa.

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ARBOR-LETTERE, OPINIONI, COMMENTI

Letteraaperta Morelli G. Studio Progetto Verde, Via Darsena 67 – 44122 Ferrara Chi mi conosce sa che non sono solito esprimere pubblicamente le mie opinioni o partecipare a dibattiti che non abbiano valenza strettamente professionale. Può tuttavia accadere, al di là delle abitudini consolidate, che particolari episodi o situazioni suggeriscano l’opportunità di condividere alcune puntuali riflessioni.

25 Novembre 2014, sul quotidiano La

Repubblica compare un articolo a firma di Mario Neri dal titolo “Via i pini, ecco i tigli. Così cresce in città il nuovo skyline verde”. Occupandomi di pini da tanti anni, incuriosito e titubante, mi accingo a leggere il “pezzo”. Dopo poche righe, mi assale lo sconcerto; provo la stessa sensazione del microbiologo che legga su un quotidiano nazionale una riabilitazione della generazione spontanea o dell’astrofisico che veda la terra ricollocata al centro del sistema solare. Nell’articolo, in effetti, a fianco di due brevi e condivisibili contributi dei colleghi Paolo Gonthier e Francesco Ferrini (quest’ultimo sotto forma di intervista a piè di pagina), ecco una sequela di pubblici amministratori di grandi città italiane fare trasversalmente proprio uno dei più celebri luoghi comuni relativi al pino. Ebbene sì, l’avrete immaginato, i pini cadono perché hanno le radici superficiali! Per questo sono così “pericolosi”. Un peccato originale, questo, per espiare il quale dovranno dunque essere integralmente eliminati dal contesto urbano. Siamo qui di fronte alla classica formula: problema semplice, risposta ancora più semplice, soluzione semplicissima. Tutto molto lineare e “digeribile”, non vi pare? Non vorrei a questo punto sembrarvi troppo ingenuo.

So bene come sia difficile conciliare il rigore scientifico con la sintesi giornalistica propria di un quotidiano generalista e come, per lo stesso motivo, possano essere facilmente travisate anche le parole degli intervistati, con cui mi scuso anticipatamente nel caso ne abbia frainteso il pensiero. Resta tuttavia il problema di come un tema di così grande rilevanza pubblica, legato alle tematiche ambientali, all’evoluzione urbanistica delle nostre città ed alla pubblica incolumità possa essere trattato con tanta leggerezza. La gente legge i giornali, si fa un’opinione più o meno precisa sui fatti che la riguardano e sul mondo che la circonda, pretende atti gestionali coerenti con queste opinioni e, almeno ogni tanto, auspica conseguenti scelte di buon senso. Il problema non è dunque quello di ristabilire una verità scientifica (ebbene sì, avrete capito anche questo, il pino è una delle specie presenti nel nostro paese con le radici potenzialmente più profonde!), per la quale sono opportune ben altre sedi di dibattito, ma di evitare che il luogo comune da vox populi si faccia vox dei e finisca così per condizionare la pubblica opinione, la nostra attività e la nostra dignità professionale. Vi sembra che stia esagerando? Allora ditemi quante vittime mieterà l’idea che possa esistere un albero, il pino appunto,

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intrinsecamente “difettoso”, sfuggito alla falce dell’evoluzione nonostante la superficialità delle proprie radici. Pensate solo a come potrebbero prenderla i proprietari privati, gli amministratori di condominio o gli uffici tecnici dei piccoli Comuni, quelli che per mancanza di mezzi tendono ad agire per emulazione. Perché mai queste persone dovrebbero assumersi la responsabilità di preservare qualcosa che “tutti” sanno essere potenzialmente pericoloso? Quale sarebbe infatti l’atteggiamento di un giudice chiamato ad esprimersi sul danno a cose o persone causato da un pino, “colpevolmente” ancora in situ nonostante le campagne di eradicazione promosse dalle grandi città e pubblicizzate dalla stampa nazionale? Quale sarebbe poi il ruolo della valutazione di stabilità, se quest’albero “bastardo” si dovesse comunque ostinare a cadere, indipendentemente dal concorso di altri fattori riconoscibili e prevedibili? Diverremmo i pedissequi certificatori di una pulizia etnica? Certamente sì: per valutare la stabilità di un albero sarà sufficiente limitarsi all’identificazione del suo genere di appartenenza, solo per evitare che qualcuno, per squallidi motivi di opportunismo, cerchi di infilare un cedro innocente nelle liste di proscrizione. Almeno fino a quando non cominceranno a cadere un po’ troppi cedri. State comunque tranquilli. Siamo in Italia e, molto probabilmente, questi bellicosi proclami si risolveranno in un più rassicurante nulla di fatto. Ciò che mi disturba veramente, tuttavia, è che, nell’articolo de La Repubblica a fianco di eventi meteorologici estremi, cambiamenti ambientali ed altri apocalittici scenari chiamati a concorrere con la superficialità delle radici alla stabilità del pino, non si citino scavi per

sottoservizi (nell’articolo, pudicamente, si parla solo di radici “...ostacolate da cemento, tubazioni e cavi elettrici”), reiterati rifacimenti di pavimentazioni (il pino è colpevole anche di ben noti danni ai manufatti!), potature insensate e via dicendo; tutti danneggiamenti, diretti o indiretti, che possono ben più di mille speculazioni climatologiche. I pini, come le altre specie arboree, non sono intrinsecamente pericolosi ma lo divengono a causa dell’uomo. Non si tratta di una vaga relazione indiretta ma di un principio di causa-effetto cui non è estranea nemmeno una mal interpretata cultura della gestione del rischio in ambito urbano. Ma il ragionamento mi porterebbe troppo lontano... Basti quindi dire che la formula: problema semplice, risposta ancora più semplice, soluzione semplicissima si rivela, appunto, sempre troppo semplice per descrivere la realtà. Purtroppo fa comodo a tutti; fa comodo al pubblico amministratore, che potrà esibire il primato delle radici superficiali rispetto alla sua incuria, fa comodo all’arboricoltore incauto, che potrà abbattere e potare a piacimento dietro al paravento della prevenzione, e fa comodo anche al valutatore di stabilità accondiscendente, che non dovrà ricorrere ad eccessivi sforzi diagnostici per compiacere alle aspettative del suo committente. Fa comodo a tutti, a tutti meno che al pino. Dobbiamo quindi fare una scelta. O sposiamo e difendiamo una volta per tutte la complessità del nostro oggetto di interesse professionale, ovvero l’arboricoltura, o, semplicemente, nel prossimo futuro non ci sarà più bisogno di noi, proprio come, evidentemente, non c’è più bisogno dei pini nelle nostre città.

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Come iscriversi alla Società Italiana di Arboricoltura (SIA) Onlus

È sufficiente compilare il modulo di iscrizione disponibile sul sito www.isaitalia.org nella sezione “iscriviti”, versare la quota associativa (vedi di seguito) ed inviare il modulo e la ricevuta di pagamento via fax, e-mail o per posta ordinaria alla segreteria della SIA.

QUOTE ASSOCIATIVE ANNO 2015

Soci SIA (Nazionale)

Persone fisiche che esercitano attività nel campo dell’arboricoltura, sono interessate a promuovere gli obiettivi della SIA e intendono beneficiare dei vantaggi derivanti dall’adesione alla Società.

Quota associativa: euro 65,00

Soci SIA + ISA Professional

Persone fisiche che esercitano attività nel campo dell’arboricoltura, sono interessate a promuovere gli obiettivi della SIA e intendono beneficiare dei vantaggi derivanti dall’adesione alla Società e di quelli derivanti dall’adesione all’International Society of Arboriculture (ISA). I soci SIA + ISA Professional hanno diritto agli sconti sulle pubblicazioni e sulle iniziative ISA e ricevono le riviste Arboriculture and Urban Forestry e Arborist News.

Quota associativa: euro 175,00 (consente di ricevere entrambe le riviste in formato cartaceo)

Quota associativa: euro 155,00 (consente di ricevere una sola rivista in formato cartaceo, l’altra è consultabile on-line sul sito

ISA nell’area riservata ai membri)

Soci SIA + ISA “Only chapter”

Persone fisiche che intendono beneficiare dei vantaggi derivanti dall’adesione alla SIA e di quelli derivanti dall’adesione all’ISA. I soci SIA + ISA “Only chapter” hanno diritto agli sconti sulle pubblicazioni e sulle iniziative ISA ma NON ricevono le riviste Arboriculture and Urban Forestry e Arborist News in formato cartaceo ma possono consultarle on-line.

Quota associativa: euro 110,00

Soci SIA + ISA Studente

Persone fisiche che - al momento della richiesta – seguono corsi di almeno 400 ore nel campo dell’arboricoltura o in settori affini. I soci SIA + ISA Studente sono interessati a promuovere gli obiettivi della SIA e intendono beneficiare dei vantaggi derivanti dall’adesione alla Società e di quelli derivanti dall’adesione all’ISA.

Quota associativa: euro 60,00

Soci Sostenitori

Imprese, Società, Cooperative, Enti Pubblici o Pubbliche Amministrazioni che esercitano attività nell’arboricoltura o in settori affini e sono interessate a sostenere gli obiettivi della SIA.

Quota associativa minima per Imprese, Società e Cooperative: euro 260,00

Quota associativa minima per Enti Pubblici e Pubbliche Amministrazioni: euro 190,00

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