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Sagra analcolica - p. 5 Torneo di calcetto - p. 6 Prima Comunione - p. 6 Azione Cattolica - p. 7 Raul Lovisoni - p. 11 Bruno, futuro don - p. 11 Giovani ragazzi - p. 12 Segreteria telefonica e fax: 0431 35233 Sito internet: www.altaquotaonline.org Direttore Responsabile: Andrea Doncovio Redattori: Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Marc Puntel Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano Anno 4 Numero 20 Maggio - Giugno 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005 Continua l’operazione 5x1000: visita il sito www.altaquotaonline.org Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org Alcol droga accettata di Norman Rusin L’alcol e il fumo segnano il confine dell’autorità dello Stato. Difatti sono le uniche droghe ad essere legalmente ammesse - entro certi limiti - poiché socialmente accettate. Concentriamoci sul primo. Per quanto lo Stato si sforzi di controllare il consumo di alcol, non lo può impedire del tutto. A parte l’esperienza del proibizionismo negli Stati Uniti, pensate quale sarebbe la reazione se domani un politico qualsiasi dicesse: «L’alcol è pericoloso: migliaia di morti sulle nostre strade ogni anno, famiglie distrutte. È necessario metterlo fuori legge». Produttori, commercianti, gestori di cantine, enoteche, bar e locali insorgerebbero immediatamente. Per non parlare della gran massa di persone che penserebbe di aver appena udito le parole di un pazzo. Non ci credete? Andiamo indietro con la memoria a sei mesi fa: poche settimane prima della fine del 2007 il governo varò un provvedimento che impediva la vendita di alcolici dopo le due del mattino. Quali reazioni provocò? Sdegno da parte dei gestori delle discoteche, preoccupati per la riuscita del capodanno. Ricerca di soluzioni alternative da parte di... continua a pag. 3 Bersi il cervello Da costume a piaga sociale: come affogare la gioventù nell’alcol Disegno di Luca Di Palma

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Anno 4 Numero 20 Maggio - Giugno 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005 Disegno di Luca Di Palma Prima Comunione - p. 6 continua a pag. 3 Sagra analcolica - p. 5 Giovani ragazzi - p. 12 Bruno, futuro don - p. 11 Raul Lovisoni - p. 11 Azione Cattolica - p. 7 Torneo di calcetto - p. 6

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Sagra analcolica - p. 5

Torneo di calcetto - p. 6

Prima Comunione - p. 6

Azione Cattolica - p. 7

Raul Lovisoni - p. 11

Bruno, futuro don - p. 11

Giovani ragazzi - p. 12

Segreteria telefonica e fax: 0431 35233 Sito internet: www.altaquotaonline.org Direttore Responsabile: Andrea Doncovio Redattori: Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Marc Puntel Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano

Anno 4 Numero 20 Maggio - Giugno 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005

Continua l’operazione 5x1000: visita il sito www.altaquotaonline.org

Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org

Alcol droga accettata di Norman Rusin

L’alcol e il fumo segnano il confine dell’autorità dello Stato. Difatti sono le uniche droghe ad essere legalmente ammesse - entro certi limiti - poiché socialmente accettate. Concentriamoci sul primo.Per quanto lo Stato si sforzi di controllare il consumo di alcol, non lo può impedire del tutto. A parte l’esperienza del proibizionismo negli Stati Uniti, pensate quale sarebbe la reazione se domani un politico qualsiasi dicesse: «L’alcol è pericoloso: migliaia di morti sulle nostre strade ogni anno, famiglie distrutte. È necessario metterlo fuori legge». Produttori, commercianti, gestori di cantine, enoteche, bar e locali insorgerebbero immediatamente. Per non parlare della gran massa di persone che penserebbe di aver appena udito le parole di un pazzo. Non ci credete? Andiamo indietro con la memoria a sei mesi fa: poche settimane prima della fine del 2007 il governo varò un provvedimento che impediva la vendita di alcolici dopo le due del mattino. Quali reazioni provocò? Sdegno da parte dei gestori delle discoteche, preoccupati per la riuscita del capodanno. Ricerca di soluzioni alternative da parte di...

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Bersi il cervello

Da costume a piaga sociale: come

affogare la gioventù nell’alcol

Disegno di Luca Di Palma

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IL PUNTO SU...CONSUMO E ABUSO DI ALCOL

Fra cultura, folklore e malcostumeLa storia della letteratura occidentale comincia con due poemi epici, l’Iliade e l’Odissea, in cui a consacrare le preghiere agli dei e a suggellare i patti fra gli uomini c’è sempre e soltanto lui, il vino, senza il quale è impossibile capire la cultura greco-latina. Il Cristianesimo è andato anche oltre: dopo aver celebrato, nei Vangeli, il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, ha consacrato quest’ultimo addirittura come «il sangue di Cristo». Dalla cultura al folklore, il passo è più breve di quello che sembra. Il Friuli si è sempre identificato nella ‘filosofia’ del bere, consapevole di essere la patria di vini straordinari, celebrati in tutto il mondo. Vini il cui segreto è l’essere espressione non solo di un territorio, con il suo clima, la sua luce, la sua terra, ma soprattutto di un’anima: lo testimoniano le battaglie fatte dai friulani in Europa per la vicenda del Tocai, contro tutto e contro tutti.Dal folklore al malcostume, però, il passo è ancora più breve. In un sito internet dedicato al tema dell’alcolismo, Emilia, oggi residente in Piemonte, scrive: «Sono nata in quella regione d’Italia, il Friuli, dove la grappa cominciavano a fartela gustare da piccolissimo, “se la beve il bambino allora è buona”. Quando crescevi un po’ c’era il ‘Ferro China’ come ricostituente e poi l’aperitivo e infine il digestivo». Emilia è un’alcolista in trattamento: come lei, il Friuli conta tante - troppe - altre persone nella stessa condizione.

Il Friuli fra tassi alcolemici e tassi alcolisticiDi certo, tra il 2001 e il 2002 uno spettro si aggirava per il Friuli: l’abbassamento, deciso dal governo nazionale, del tasso alcolemico per i guidatori da 0,8 a 0,5 g/l. Tutti lo ricordano: era il dibattito più in voga nei bar e nei ristoranti (osterie ed enoteche le escludiamo per ovvietà...). L’allora Presidente del Consiglio Regionale, Antonio Martini, dichiarò: «L’Italia deve tornare ad essere un Paese serio [...]. Hanno fatto una legge sbagliata ed adesso la legge deve essere modificata [...]. Qui da noi, in Friuli, il vino è cultura e se io vado a pranzo e bevo due bicchieri non possono confondermi con gli ubriachi o con chi fa uso di droga, non sono certo questi due bicchieri un pericolo per la sicurezza stradale». La nostra fu l’unica regione a protestare ufficialmente, il che spiega un sacco di cose... Ora, è vero che si può discutere sui decimali, ma bisognerebbe anche riflettere sull’opportunità di dichiarazioni del genere da parte di un rappresentante delle istituzioni. È del 7 novembre 2007 l’ultimo rapporto sull’alcolismo presentato alla III Commissione del Consiglio regionale: uno studio durato quattro anni, dal 2001 al 2004, da cui emerge un quadro a tinte fosche. Ecco alcuni stralci:• «Se il nordest italiano è la parte del Paese nella quale si registrano i maggiori consumi - e il Friuli Venezia Giulia si colloca in questa graduatoria dopo Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna - tenendo conto dell'abitudine a bere alcol fuori dai pasti, allora, la nostra regione scala la classifica e raggiunge il primo posto (con il 13,6% della popolazione). Ogni giorno, mediamente, 197 pazienti occupano posti letto nei nostri ospedali, per un costo quotidiano di 120mila euro».• «Gli utenti nuovi dei servizi (pubblici - ndr) di alcologia nel solo 2004 sono stati 2.256 (nel triennio si parla di 13.636 persone di cui 11.259 uomini e 2.377 donne) con un aumento dei casi di oltre l'8% all'anno, mentre i privati hanno in trattamento circa 5.000 persone».• «Risulta evidente come il numero degli alcoldipendenti cresca con l'aumentare dell'età: 144 gli utenti in cura nel triennio sotto i 19 anni; 1.756 fino ai 29; 2.620 fino ai

39; 3.433 fino ai 49; 3.497 fino ai 59; 2.189 oltre i 60 anni. E poi, ancora: sul totale di 13.636 utenti dei servizi di alcologia delle Ass, il 65% di loro era nuovo (non aveva cioè mai fruito di tali servizi), mentre il 35% erano utenti rientrati, persone quindi che, dopo aver iniziato un percorso di riabilitazione, lo avevano abbandonato per poi rientrarvi». • «Di alcol si può anche morire: in regione, in tre anni sono decedute 5.964 persone. In particolare, nel solo 2003, a Trieste e provincia il tasso di mortalità è di quasi il doppio - 553 casi - rispetto a quello calcolato nelle altre Ass della regione (138 morti a Gorizia, 85 nell'Alto Friuli, 384 nel Medio Friuli, 100 nella Bassa Friulana e 290 a Pordenone e nel Friuli occidentale)».• «Infine, l'allarme-incidenti stradali: in questo caso i problemi alcolcorrelati costituiscono la prima causa di morte dei giovani tra i 18 e i 25 anni. Nei fine settimana del 2004 si sono verificati 6.488 incidenti e sono decedute 358 persone: almeno 100 hanno perso la vita per cause correlate all'uso di alcol e il rischio di morte viene triplicato quando gli incidenti si verificano sul territorio dell'Alto Friuli». Integrando questi dati con altri studi, si scopre che il 30-50% degli incidenti stradali gravi o mortali sono causati proprio dall’uso di alcol.

Il consumo di alcol a livello giovanile: i dati nazionaliSempre nel 2007 anche l’Istituto Superiore di Sanità ha presentato uno studio sul tema, concentrandolo però a livello giovanile. La cartina qui sotto indica le percentuali dei giovani consumatori di alcol regione per regione; prima di commentare i dati, è bene sottolineare che «sono stati considerati consumatori tutti coloro che hanno dichiarato di aver consumato bevande alcoliche negli ultimi 12 mesi»: non stiamo ancora parlando di alcolismo, dunque, ma di semplice consumo.

Elaborazioni Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e dal WHO CC Research on Alcohol su dati ISTAT - Multiscopo 2003.

Ciò che colpisce maggiormente è il nuovo ‘modo’ di bere. Il fenomeno del binge drinking, ossia il ‘bere per ubriacarsi’, è una tipologia di comportamento seguito in Italia, nell’anno 2003, dal 5,2% dei ragazzi di età compresa tra 11 e 18 anni: si tratta di un modello di consumo che è

stato sempre esclusivo del Nord-Europa e che ora, invece, sta penetrando neanche troppo lentamente nel nostro paese. Dal 1998 al 2003, inoltre, sono aumentati per entrambi i sessi i consumatori adolescenti (14-16 anni) di super alcolici (+24,4%) e di aperitivi alcolici (+46,1%), nonché i consumatori fuori pasto (+50%): sempre più numerose, in particolare, le ragazze.L’ISTAT, nel corso dell’Alcohol Prevention Day organizzato a Roma ad aprile del 2006, ha evidenziato come il numero di coloro che dichiarano di essersi ubriacati negli ultimi 12 mesi - ragazzi dagli 11 anni in su - è passato dal 7,1% del 2003 all’8,4% del 2005.

Il consumo di alcol fra i giovani: di nuovo in FriuliRitorniamo, infine, in regione, stralciando alcuni passaggi dal già citato Rapporto sull’alcoldipendenza presentato alla III commissione del Consiglio Regionale. L’aumento del consumo di alcol in Friuli Venezia Giulia appare inarrestabile soprattutto tra i giovani e in particolar modo tra le donne. Si beve meno vino e più birra e, sempre tra le donne e i ragazzi, più superalcolici e bibite mediamente alcoliche dal gusto fruttato (i cosiddetti alcolpops), queste ultime particolarmente gradite all’universo femminile e in genere ai giovani, poco attratti dai gusti più amari e decisi di vino e birra. Altro dato - non certo confortante - è che il bere per stare in compagnia o per insaporire un buon piatto non va più di moda: fotocopiando i modelli tipici del Nord Europa, si beve per sballare. Del resto, è significativo che non ci sia tossicodipendente che non associ sostanze stupefacenti all’alcol. Ma i numeri, durissimi, non finiscono qui. In un sito internet dedicato all’argomento, Francesco Piani, Presidente della Scuola Europea di Alcologia, così si esprime sui dati del Friuli: «Non lasciano spazio a commenti le recenti statistiche del nostro territorio. [...] Negli ultimi venti anni il territorio ha visto un tragico + 62% di variazione del consumo pro capite di birra, contro la variazione negativa del vino (-42%) [...]. Si inizia a bere in Friuli a 11 anni [...]. Quasi il 10% dei ragazzi friulani afferma di ubriacarsi almeno 3 volte a settimana. A questo punto - conclude - occorre ricordare [...] che l’alcol è la prima causa di morte fra i 18 e i 25 anni».

Appunti a margineUn ultimo appunto a margine di questi studi: se da un lato cresce il consumo di alcol tra le giovani generazioni, dall’altro il ricorso alle strutture di cura aumenta con l’aumentare dell’età. In questa apparente contraddizione cogliamo due segnali preoccupanti. Il primo: l’uso di alcol non viene percepito come un problema, essendo piuttosto l’esibizione di un modo di essere, di vincere alcune inibizioni, di apparire al centro dell’attenzione o di cementare il senso del gruppo. Il secondo: quando l’uso di alcol diventa abuso, ciò non accade in modo definito ed evidente. Il disagio sociale e spesso familiare è punto di arrivo di un percorso quasi impercettibile, cresciuto tra giustificazioni e complicità che tendono a minimizzare gli effetti. Spesso l’evento scatenante che porta l’alcolista a rivolgersi all’assistenza e alla cura dei servizi di alcologia proviene dall’esterno rispetto all’ambiente familiare, oppure da eventi dirompenti, come gli incidenti stradali e gli atti di violenza. Il primo passo verso il baratro è proprio la mancanza di percezione del problema alcol in gioventù, quando la capacità di poterne uscire con la propria volontà dovrebbe prevalere sullo scivolare in una spirale senza fondo.

GIUSEPPE ANCONA E VANNI VERONESI

ALCOL E GUIDAIl problema dell’abuso di alcol coinvolge molteplici ambiti della vita di una persona, in particolare quella di un giovane, e rischia di costituire un pericolo non solo per la persona strettamente interessata, ma anche per coloro che vengono coinvolti loro malgrado. Questo ragionamento è più che mai valido se ci si riferisce al problema della guida in stato di ebbrezza: è giusto considerare questo tipo di comportamento una piaga della società odierna e un fenomeno radicato da combattere, o l’allarmismo è eccessivo? Abbiamo chiesto il parere di Giuliano Pich, proprietario di una scuola guida a Cervignano.

- Dal punto di vista dalle legge com’è percepito l’abbassamento del limite massimo del tasso alcolemico da 0.8 a 0.5?«Credo che sia opportuno premettere l’argomento con un altro tipo di problema: la maggior parte delle persone sottovalutano la questione e credono che il Codice della Strada sanzioni l’ubriachezza, dimenticandosi del termine ‘ebbrezza alcolica’. Quest’ultima, invece, è la prima infrazione che viene punita; bevendo due bicchieri di birra, nella maggioranza dei casi, non si è di certo ubriachi bensì, appunto, in uno stato di ebbrezza alcolica, e questo è sufficiente per essere punibili».- Perché l’ebbrezza alcolica è considerata già abbastanza grave, tanto da spingere le forze dell’ordine

a prendere provvedimenti?«Molti studi e ricerche mediche (per esempio lo Studio Elbel, confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno accertato che, superato il limite alcolemico di 0.5, l’eventuale conducente subisce delle conseguenze fisiche di cui è ignaro, ma che diventano limiti fondamentali nel momento in cui guida un veicolo: a parte i riflessi che iniziano ed essere compromessi, infatti, è di primaria gravità la riduzione del campo visivo laterale».- Ritiene che la tendenza a mettersi alla guida della propria auto, avendo bevuto più del concesso, sia un fenomeno riscontrabile specialmente nei giovani? O pensa che si stia esagerando?«Il problema è senza dubbio grave e questo è riscontrabile nei corsi per il recupero dei punti: dopo l’eccesso di velocità, la seconda infrazione che obbliga i conducenti a frequentare le lezioni è proprio la violazione dell’articolo 186. Parlando dei giovani, non criminalizzo il loro comportamento né tanto meno voglio generalizzare, perché ci sono molti di loro che agiscono con intelligenza, magari organizzandosi in turni, in cui il conducente rimane sobrio astenendosi dall’alcol per tutta la serata, com’è consigliabile. Inoltre ritengo che un problema più grave sia l’uso di droghe sintetiche o pasticche, magari miscelate con alcol o fumo».- Quindi, quando si parla di numeri elevatissimi di vittime sulle strade, specialmente durante i week-end, non bisogna pensare all’alcol come la prima causa?

«Le stragi del sabato sera esistono, ma non sono da imputare solo all’alcol. Statisticamente parlando, la distrazione è al primo posto delle cause di incidenti stradali. Inoltre, riferendosi all’esempio dei giovani il sabato sera, è giusto fare un esempio realistico: un ragazzo si sveglia la mattina presto per andare a scuola, il sabato sera esce e magari torna a casa all’alba; sebbene sia giovane e abituato, la stanchezza non può che farsi sentire, provocando il famigerato colpo di sonno. La stanchezza e l’affaticamento, però, non sono limitazioni rilevabili oggettivamente e quindi non possono esistere leggi per prevenire questo tipo di cause».- Secondo lei, cosa è possibile fare? La legge a suo parere è corretta o andrebbe ancora modificata?«A mio parere il limite di 0,5 è una forma di tolleranza che spesso crea confusione. Mi spiego: se il conducente sapesse che non gli è concesso neppure un sorso di alcol prima di salire in macchina, si saprebbe regolare di conseguenza con più facilità. Il tasso alcolemico massimo, invece, dà un margine che cambia da persona a persona e che è suscettibile a molte incognite diverse, tra cui il peso, l’età, l’abitudine a bere, lo stomaco vuoto o meno, ecc… È praticamente impossibile regolarsi autonomamente ed essere certi di bere rispettando perfettamente il limite concesso. Paradossalmente, se la legge prevedesse un tasso alcolemico massimo pari a zero, eliminerebbe la rischiosa discrezionalità vigente al giorno d’oggi».

SOFIA BALDUCCI

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«Mi sono ubriacato la prima volta per vedere quanto alcol riuscivo a tenere»

Intervista a Matteo, 17 anni

- Dove consumi alcol? Con chi? Cosa ti piace bere?«Bevo principalmente nei bar o nei pub, sempre quando sono con i miei amici; senza dubbio ho una preferenza per la birra. Quando vado in discoteca, invece, di solito bevo non più di due o tre consumazioni, anche perché i prezzi sono molto elevati».- Parlando di quantità, quanto bevi all’incirca alla settimana? Quando? Quanto spesso ti ubriachi? La prima volta quando è stata? E l’ultima?«Bevo solo il sabato sera, normalmente una birra o due e qualcosa di più se andiamo in bar. Quando ci sono feste o occasioni particolari, invece, si beve di più, soprattutto quando è gratis. È da tanto che non mi ubriaco, comunque, da capodanno credo, ma devo dire che nell’ultimo anno ho ridotto di molto le bevute, perché da quando faccio palestra voglio tenermi in forma. La prima volta che mi sono ubriacato da star male è stato alla festa di un mio amico, quando avevo 14 anni».- Perché bevi? Perché, secondo te, i giovani sono portati a ubriacarsi?«Bevo quando mangio perché mi piace, dà più gusto al cibo. Quando invece esagero, metti a una festa, è un po’ perché lo fanno tutti: diciamo che ci si sente quasi in obbligo di bere, in certe situazioni. A volte lo si fa per noia, è come un passatempo per non saper che fare; per esempio, la prima volta che mi sono ubriacato, l’ho fatto per curiosità, per vedere quanto alcol riuscivo a tenere».- Nella tua compagnia di amici si beve molto? Che rapporto avete, in generale, con l’alcol?«Nella mia compagnia non si beve molto: credo di essere io quello che beve di più. Certo, forse anche questo ha contribuito a farmi bere di meno, perché farlo da soli è tristissimo: se frequentassi gente che beve di più, credo che mi adeguerei».- I tuoi genitori cosa pensano del fatto che tu beva?«Tutte le volte che sono tornato a casa ubriaco, più di una, i miei mi hanno beccato, anche perché finivo sempre a vomitare in bagno e se ne accorgevano. Ovviamente si sono arrabbiati molto, tutte le volte, ed è anche per questo che nell’ultimo periodo ho ridotto le bevute».- Cosa pensi della diffusione dell’alcol fra i giovani? Secondo te è un problema reale?«Non credo che bere a 16-17 anni sia una cosa grave. Senz’altro è meglio che drogarsi. Certo iniziare a 13 anni è troppo presto, ma 17 anni è l’età in cui uno dovrebbe, non dico ‘disfarsi’ ogni sera, ma bere di più, anche perché non c’è il problema della macchina e il fatto di dover guidare. Credo che questa sia l’età in cui uno dovrebbe divertirsi e fregarsene e, se vuole, bere senza farsi problemi. Trovo che sia grave, invece, bere tanto a 20 anni, perché si rischia di guidare ubriachi: anche qui, però, ognuno deve conoscere il proprio fisico, deve sapere quanto alcol tiene. Io che, per esempio, tengo tanto, credo che potrei guidare anche avendo bevuto qualcosa. Non credo in sostanza che bere a quest’età sia un problema grave: l’importante è darsi una regolata dopo, quando si cresce».

RAGAZZI DI ‘SPIRITO’ChE I GIOvANI D’OGGI ALZINO uN PO’ TROPPO IL GOmITO?

«Senza bere qualcosa non si può nemmeno iniziare bene una serata»

Intervista a Luca, 18 anni

- Dove consumi alcol? Con chi? Cosa ti piace bere?«Quando vado in bar bevo soprattutto birra o spritz, mentre in discoteca superalcolici e long drink. Bevo sempre quando sono in compagnia, comunque; posso giurarti di non essermi mai ubriacato da solo, perché trovo che sia da debosciati».- Parlando di quantità, quanto bevi all’incirca alla settimana? Quando? Quanto spesso ti ubriachi? La prima volta quando è stata? E l’ultima?«Bevo solo il sabato o al massimo il venerdì sera, però tanto, specialmente se ci sono feste di compleanno o altri eventi particolari. Per quantificare, potrei dirti che spendo all’incirca 30 euro a serata in alcol, senza però calcolare quello che offro da bere agli altri e le altre spese, ma questa cifra può variare di molto. In effetti si tratta anche di un problema economico: capita di spendere anche più di 90 euro in certe serate, ma tutto dipende da quanti soldi ho a disposizione. Parlando di ubriachezza, è un discorso più complesso, dal momento che io bevo forte ogni sabato, ma mi capita raramente di essere veramente ubriaco. Probabilmente questo è perché ci sono abituato: credo che la maggior parte della gente starebbe male, bevendo quello che rende me leggermente brillo. La prima volta che mi sono ubriacato è stato nel 2003, a Pasquetta, e l’ultima ‘balla’ grave che ricordi è stata invece a Pasquetta di quest’anno».- Perché bevi? Perché, secondo te, i giovani sono portati a ubriacarsi?«Per me è diventata una consuetudine dello stare insieme con gli amici: ormai non si può neanche iniziare bene una serata senza bere qualcosa, è quasi una tradizione, anche se ovviamente non si tratta di un bisogno fisico. Al di là di questo, si beve anche per stare allegri, per essere più sciolti, per vincere la timidezza e cose del genere. Certo è anche divertente ‘farsi figo’ con gli amici, raccontare esperienze; altre volte la situazione lo impone, devo dimostrarmi all’altezza della mia fama di bevitore...».- Nella tua compagnia di amici si beve molto? Che genere di rapporto avete, in generale, con l’alcol?«La mia compagnia di amici, ora come ora, è meno ‘etilica’ di un tempo, anche perché ci sono diverse persone che guidano e che quindi non possono alzare troppo il gomito, ma rimane una compagnia cosiddetta ‘festaiola’. Abbiamo come una sorta di routine alcolica, e la rispettiamo ormai per abitudine, anche se devo dire che c’è anche chi beve molto più di noi».- I tuoi genitori cosa pensano del fatto che tu beva?«I miei genitori sono molto contrari al fatto che io esageri con l’alcol: quando torno a casa veramente ubriaco, mi dicono che non è possibile andare avanti così e cose del genere, ma questo accade quando sono ‘disfatto’. Finché bevo poco e riesco a regolarmi, non mi dicono nulla».- Cosa pensi della diffusione dell’alcol fra i giovani? Secondo te è un problema reale?«Non credo che si tratti di un problema serio, perché i giovani che bevono oggi, poi, smetteranno crescendo, me compreso. Si tratta solo di far festa finché si è ragazzi, ed è per questo che non mi preoccupo neanche di ipotetici problemi fisici. Per sentire il bisogno fisico di alcol, bisogna bere ogni giorno per anni e anni, e io non credo proprio che diventerò un alcolista, dal momento che bevo solo una volta alla settimana».

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... migliaia di ragazzi. Eppure è una droga. Altera il comportamento? Modifica le reazioni chimiche all’interno del nostro cervello? Può portare alla dipendenza? E in questo tipo di droga rientra anche il vino. Ah! Blasfemo! Com’è possibile che il vino, frutto del lavoro dell’uomo, presente sulla nostra tavola da sempre, che accoglie in sé tutti i profumi e gli aromi della nostra terra, sia una sostanza così terribile? Certo, lo è. Quando parliamo di alcol non pensiamo subito al vino, ma piuttosto al whisky, alla tequila, al rhum. Più forti, più dannosi. Si consumano per ubriacarsi. Il vino no: si ‘degusta’, lo si lascia ‘decantare’. Si associa a tutti i climi: in estate fa venire in mente l’ombra, il fresco, il frizzante, in inverno il calore. Viepiù, il vino rivela anche l’ambiguità su cui si fonda il nostro vivere quotidiano: perché se da un lato esso è una buona bevanda, dall’altro è un sostegno fondamentale alla nostra economia. Vi sono quindi ottime ragioni economiche per promuoverne il commercio, sviluppatosi in una congerie di sagre paesane che celebrano ogni sorta di animale da cortile.Secondo l’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol - diretto da Umberto Veronesi - «fino a pochi anni fa, nelle società rurali del sud Europa, le famiglie estese e forti e gli intensi legami comunitari servivano come modello, nel tradizionale approccio al bere, da trasmettersi attraverso le generazioni, e lavoravano come un tipo di controllo informale contro il consumo eccessivo. Tuttavia, dagli anni Settanta la crescita urbana, l’industrializzazione, la migrazione e il turismo hanno indebolito i modelli sociali tradizionali e nuovi atteggiamenti, assieme a nuove bevande alcoliche, sono arrivate dal Nord Europa». Sono cambiati i costumi, dunque, ma non ci sono ancora misure adeguate per gestire la ‘nuova’ situazione.

NORMAN RUSIN

«Capita di organizzare una festa solo per avere una scusa per bere in compagnia»

Intervista a Giulia, 16 anni

- Dove consumi alcol? Con chi? Cosa ti piace bere?«Bevo per lo più quando sono alle feste, oppure in discoteca, e principalmente superalcolici, ma non ho preferenze particolari. Devo dire però che non ho momenti fissi di bevuta, dipende dalle situazioni, ma, in un certo senso, ogni pretesto è buono per bere e far festa».- Parlando di quantità, quanto bevi all’incirca alla settimana? Quando? Quanto spesso ti ubriachi? La prima volta quando è stata? E l’ultima?«Non ho una media fissa: tutto dipende dalle occasioni di festa che si presentano, e parlo sia dei compleanni degli amici, sia delle feste canoniche come Capodanno, Pasquetta, Halloween, Ferragosto eccetera. A volte capita che io e i miei amici organizziamo una festa solo per aver una scusa per bere in compagnia, anche senza occasioni particolari. Certamente d’estate, un po’ perché non si va a scuola, un po’ perche non si sa che fare, le occasioni per bere sono molto più frequenti. La prima volta che mi sono ubriacata è stata quando avevo 13 anni, al compleanno di una mia amica; l’ultima invece è stata quest’anno a Pasquetta, durante un pic-nic con i miei amici».- Perché bevi? Perché, secondo te, i giovani sono portati a ubriacarsi?«Non saprei. Nel mio caso, quando vado a una festa, si inizia a bere giusto per cominciare la serata, per avere qualcosa da fare, poi si va avanti perché aiuta a sbloccarsi e ci si diverte, e così si finisce per essere completamente ubriachi a fine serata, senza quasi accorgersene. Non credo però che sia un fatto di noia: ci si potrebbe divertire anche senza bere, in effetti, ma così forse è più facile. Altre volte capita che bevano tutti e non si vuole essere da meno: è vero che spesso si beve anche per ‘farsi fighi’, oppure per darsi un tono se si è insicuri. Io comunque non credo che sia giusto bere solo per farsi vedere dagli altri: se qualche ragazzo crede così di far colpo sulle ragazze, per esempio, sbaglia di grosso».- Nella tua compagnia di amici si beve molto? Che genere di rapporto avete, in generale, con l’alcol?«Nella mia compagnia si beve abbastanza, soprattutto i ragazzi, fra i quali c’è anche il mio ex-ragazzo, che ha la mia età ed è probabilmente il più bevitore di tutti: lui è ubriaco quasi ogni sabato, davvero esagera». - I tuoi genitori cosa pensano del fatto che tu beva?«I miei non sanno che bevo. Sono tornata a casa ubriaca una sola volta, e mia madre si è arrabbiata veramente tanto, così io le ho detto che non l’avrei più fatto. Non che io mi ubriachi ogni sabato, ma credo che se sapesse che bevo, anche saltuariamente, si preoccuperebbe».- Cosa pensi della diffusione dell’alcol fra i giovani? Secondo te è un problema reale?«Non è un problema grave, almeno per come la vedo io. È vero che spesso si esagera e non di rado ci si ubriaca, quando si è con gli amici, ma questo non significa essere degli alcolizzati: lo si fa solo per divertirsi. Né credo che ci sia da preoccuparsi per eventuali problemi fisici».

Come non parlare con i diretti interessati, quando l’argomento è così discusso e salito alla ribalta? Ma altolà a chi pensa di leggere confessioni di giovani alcolizzati o storie del genere: i ragazzi che abbiamo scelto per rispondere alle nostre domande, due ragazzi e una ragazza per la precisione, sono normalissimi, ordinari, i famosi ragazzi ‘della porta accanto’, come si suol dire. Certo l’inclinazione a quello che oggi è comunemente definito con ‘far festa’ c’è, eccome se c’è. E questo, come ben noto, si accompagna con un consumo di alcol, la cui entità può variare a seconda delle situazioni, ma che spesso si rivela eccessivo. Allora è lecito farsi delle domande. E chiedere: perché si beve? Perché ci si ubriaca così spesso? Come percepiscono il problema i ragazzi? Sono queste le domande a cui si è cercato di dare una risposta con queste interviste.I nomi utilizzati sono di fantasia, dal momento che gli intervistati hanno chiesto di restare anonimi.

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Una vita bruciata

«George Best è il miglior calciatore del Mondo». Così diceva Pelè nel 1966 a proposito del talento irlandese (nella foto 1, durante una partita).Ma George Best è stato soprattutto un alcolizzato. Il 22 novembre 2005, tre giorni prima di morire, si fece fotografare (foto 2) sul letto d’ospedale per lanciare un messaggio ai giovani: «Ragazzi, non morite come me».

a cura di marco Simeon

Crossroads ritornerà a settembre con un nuovo ciclo di incontri, il primo dei quali dedicato proprio

all’alcolismo.Prossimamente tutte le informazioni al sito

www.altaquotaonline.org

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�le soluzioni possibili

Prevenzione ed informazione. Queste le parole chiave per combattere il dilagare dell’alcol tra giovani e giovanissimi.I protagonisti di questa intervista sono Alberto Peressini, psicoterapeuta e medico del servizio alcologico dell’Ass n°4 ‘Medio Friuli’, e Franco Boschian (foto accanto), dirigente regionale in pensione, che ha messo la sua esperienza di ex alcolista al servizio dall’ACAT (Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento) dell’area udinese, di cui è presidente.

- Dottor peressini, iniziamo dalla fine. esiste un ‘bere sicuro’?«Da un punto di vista farmacologico, non ha grosso senso parlare di bere moderato. Se, come è ormai opinione largamente condivisa nel mondo scientifico, consideriamo l’etanolo una droga a tutti gli effetti, non si capisce perché dovremmo introdurre delle distinzioni per gli alcolici, piuttosto che per il fumo o per gli spinelli. Tuttavia, è innegabile che nella nostra cultura gli alcolici rivestano un ruolo importante, anche dal punto di vista alimentare. Per rispondere alla tua domanda, ti cito quanto afferma l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): il consumo massimo per non mettere a rischio la salute è di due unità alcoliche (bicchieri di vino, birre piccole ecc) al giorno per cinque giorni la settimana, e di una sola unità per le donne, che smaltiscono l’alcol in modo meno efficiente. Queste dosi, naturalmente, non sono cumulabili, cioè è inutile non assumere alcolici per tutta la settimana e poi bere dieci bicchieri al sabato! Inoltre, esistono delle categorie di persone che non dovrebbero consumare nessun tipo di alcolico: dalle donne in gravidanza agli autisti in servizio, fino agli alcolisti in trattamento».- e per i giovani, le cose cambiano?«Sempre secondo l’OMS, non si dovrebbe bere alcol sotto i 18 anni, per una serie di ragioni di natura medica e legale. Nonostante queste evidenze, i giovani sono oggi bersaglio di una propaganda molto serrata, volta a incrementare tra di essi il consumo di certi tipi di bevande. Il caso più emblematico è quello dei cosiddetti ‘alcol pops’, gli alcolici mascherati da innocui cocktail alla frutta, studiati espressamente sul target giovanile, che è un bacino di clientela fedele e duraturo».- signor boschian, c’è anche un problema di disinformazione, quindi?«Sicuramente sì. La cosa più importante è non dare falsi messaggi: né io né il dottor Peressini, credo, siamo per un proibizionismo sterile quanto fastidioso. Un divieto sortisce spesso l’effetto inverso, scatenando un meccanismo di trasgressione: se, andando in bicicletta, vedo un divieto di accesso, mi sorge una folle curiosità di vedere cosa c’è in quella via. La strada da percorrere è invece quella di una corretta informazione, in cui ogni persona sia libera di fare le sue scelte, magari anche sbagliando, ma sempre con la consapevolezza dei rischi a cui va incontro. Vietare, come è stato fatto, la somministrazione di alcolici nei locali dopo una certa ora è un provvedimento che si propone di far discutere, piuttosto che di reprimere. O almeno dovrebbe essere così».- Dottor peressini, quanti giovani incontra nella sua attività quotidiana?«Purtroppo, negli ultimi anni, l’età media di chi si rivolge al SerT e al servizio di alcologia si è molto abbassata: ormai arrivano anche adolescenti e giovanissimi, che accanto ai problemi con l’alcol presentano spesso dipendenze da altre sostanze. La maggior parte delle persone che incontriamo, poi, non si presenta spontaneamente, ma perchè spinta da amici o parenti, o addirittura indirizzata dai servizi sociali. Le percentuali che conosciamo sono la punta dell’iceberg di un problema ben più diffuso».- signor boschian, lei cosa ne pensa?«Nei nostri club è abbastanza raro incontrare dei giovani, non perché non soffrano di problemi legati all’alcol, ma piuttosto perché tendono a sottovalutare il disturbo, spesso sostenuti anche dai genitori. La resistenza culturale a riconoscersi dipendenti o bisognosi di aiuto è ancora molto forte, specialmente tra i ragazzi, che tendono a rimandare la questione per lungo tempo, fino a giungere a situazioni insostenibili per sé e per gli altri. Purtroppo, l’approccio all’argomento alcol è orientato soprattutto alla risoluzione dei casi estremi, mentre bisognerebbe partire da un serio discorso di prevenzione. I giovani, in particolare, devono capire che non è necessario sperimentare i sintomi della dipendenza fisica, o provocare un grave incidente, per accorgersi di avere un problema con l’alcol». - una volta riconosciuta la dipendenza, quali sono i percorsi terapeutici?Peressini: «Al SerT spesso si viene portati fisicamente, quando la situazione si è fatta ormai insostenibile, sia per l’alcolista, sia per chi gli sta accanto. Dopo il colloquio, si inizia un percorso fatto di astinenza dall’alcol e di lavoro di gruppo, in collaborazione con un club Acat. In questa prima fase, momento critico non è tanto smettere di bere, quanto riuscire a dare un senso a questa decisione».Boschian: «A questo punto può intervenire il club, adottando l’approccio Hudolin (v. primo riquadro). Il nostro metodo, che naturalmente non ha pretese di essere l’unico valido, è diverso da quello degli Alcolisti Anonimi, e si basa sulla centralità dell’individuo. L’alcolista non è visto più come un vizioso, come un peccatore da redimere, ma come una persona con problemi nel nucleo familiare e nel contesto sociale, e diventa protagonista di una terapia di gruppo che coinvolge anche i suoi congiunti. Dal problema primario, quello con l’alcol, si trae spunto per un cambiamento che coinvolga tutta la personalità dell’individuo, tutte le sue relazioni, a cominciare da quelle familiari. Difficoltà molto maggiori si incontrano nel trattare i single con problemi di alcolismo, sottolineando il ruolo cruciale della famiglia nel percorso terapeutico».- Dottor peressini, «bevo per divertirmi» è una delle frasi più pronunciate dagli adolescenti. lei cosa ne pensa?«Come ha già ricordato Franco, i ragazzi amano la trasgressione. Siamo stati tutti giovani, e tutti ci ricordiamo di qualche ‘ciocca’, magari in gita scolastica. L’importante è far capire ai nostri ragazzi che c’è qualcosa di più, che c’è un altro modo di stare

serT e ACATIl SerT (Servizio per le Tossicodipendenze) è una struttura del servizio sanitario nazionale, all’interno della quale troviamo medici, psicologi, infermieri, educatori professionali ed assistenti sociali, impegnati in attività di prevenzione delle tossicodipendenze, cura e riabilitazione di chi ne è coinvolto. Tra i servizi del SerT, tutti erogati gratuitamente, c’è un’Unità Operativa di Alcologia, che si occupa di alcolismo e problemi alcol-correlati.

Il CAT (Club degli Alcolisti in Trattamento) è una comunità multifamiliare che si occupa del trattamento dei problemi alcol-correlati. Il club, del quale fanno parte gli alcolisti, le loro famiglie ed il cosiddetto ‘servitore’ del gruppo, utilizza l’approccio ecologico-sociale, proposto per la prima volta dallo psichiatra croato Vladimir Hudolin (1922-1996). Questi, accortosi degli scarsi risultati derivanti dalla medicalizzazione dell’alcolismo, ideò un approccio nel quale l’alcolismo non venisse più considerato come un vizio, ma come uno stile di vita con radici familari e sociali. L’idea di Hudolin ha aperto la strada ad un nuovo tipo di terapia di gruppo per il problemi legati all’alcol, oggi utilizzato da un gran numero di club in tutta Italia.

assieme. Iniziative come quella del parroco di Torviscosa, che ha lanciato l’idea di una sagra ‘analcolica’ (vedi pag. 5), sono molto significative, soprattutto perché inducono a considerare il divertimento in modo diverso. In un certo senso, l’alcol è un supporto esterno allo stare assieme, una sorta di doping condiviso, con il quale il gruppo cerca di raggiungere una prestazione comune. Così come il ciclista che non si dopa può far fatica a tenere testa ai colleghi, il giovane che non si ubriaca può temere di divertirsi meno degli altri. Bisognerebbe invece recuperare in se stessi la capacità di stare assieme, anche senza l’aiuto dell’alcol».- signor boschian, se io fossi un adolescente e le chiedessi «perché non bere?», cosa mi risponderebbe?«Ti suggerirei senz’altro di sostiture il supposto ‘beneficio’ dell’alcol con altri benefici, certamente meno dannosi e più interessanti; di costruire o ricostruire una serie di rapporti e di relazioni che altrimenti andrebbero irrimediabilmente perduti. Certo non ti proibirei di bere solo perché lo dico io, ma punterei di più sulla positività, esortandoti a tirare fuori le tue risorse personali, piuttosto che soffocarle nell’alcol. Ti direi, soprattutto, di recuperare la gioia di vivere in te stesso e in chi ti sta vicino, senza cercare nel bicchiere un aiuto tanto pericoloso quanto effimero».

lA pArolA AllA meDiCinA a cura di aLESSaNdrO MOrLaccO

AlCol: gli AspeTTi meDiCiL’etanolo, questo il nome scientifico dell’alcol, è un composto chimico contenuto in quantità variabile in tutti gli alcolici. La percentuale di etanolo sul volume totale della bevanda è detta gradazione alcolica, ed è diversa a seconda del prodotto: così, un litro di birra a 5 gradi alcolici conterrà 50 millilitri di etanolo, mentre un litro di grappa a 45 gradi ne conterrà ben 450. L’alcol, mi suggerisce il dottor Peressini, si può considerare sotto due diversi profili: come sostanza tossica, cioè capace di danneggiare l’organismo, e come droga, poiché produce effetti sulla psiche e sul comportamento.Per quanto riguarda gli effetti tossici, l’abuso di etanolo è in grado indurre danni ad gran numero di organi ed apparati dell’organismo, naturalmente più o meno gravi a seconda della dose. Oltre alla ben nota azione sul fegato, costretto ad un superlavoro e progressivamente distrutto, e sul cervello, danneggiato fino alla demenza e al delirio, l’alcol è uno dei protagonisti insospettabili di una serie di altre malattie, dall’osteoporosi ad alcuni tipi di tumore (del fegato, della bocca e persino del seno). Il fisico dei ragazzi e degli adolescenti è molto più esposto a questi rischi, per due motivi: da una parte il loro sistema per metabolizzare l’etanolo è ancora incompleto e incapace di attenuarne la tossicità; dall’altra tutti gli apparati corporei sono in via di sviluppo, e quindi più esposti ai possibili danni. Nonostante le resistenze culturali, inoltre, l’etanolo può essere annoverato a pieno diritto tra le droghe, sostanze in grado di agire sul cervello, inducendo dipendenza, tolleranza, astinenza. Naturalmente, non tutte le persone che bevono alcolici, sia pure dall’età giovanile, ne diventeranno dipendenti. Tuttavia, il rischio è reale, anche a causa del progressivo abbassamento dell’età in cui inizia il consumo. Nel periodo adolescenziale, l’azione dell’alcol sul cervello è particolarmente dannosa, in quanto può interferire con la formazione di reti e connessioni decisive per lo sviluppo della personalità e della vita psichica dell’individuo. E ciò è particolarmente rovinoso se bere per ‘sballarsi’ diventa un’abitudine, un modo per fuggire da se stessi: il rischio non è solo di scivolare nella dipendenza, ma di rovinare una fase di crescita tanto delicata quanto indispensabile.

Note - glossario:Astinenza: stato di sofferenza che deriva dalla mancata assunzione di una droga.Dipendenza: bisogno fisico o psichico di assumere una droga, con incapacità di smettereTolleranza: diminuzione degli effetti di una droga sull’organismo; comporta un aumento progressivo delle dosi per ottenere l’effetto desiderato.

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‘Perdon 2008: una sagra diversa’. Si intitola così la lettera che don Luca Anzilutti e il consiglio parrocchiale di Torviscosa hanno inviato qualche mese fa alle famiglie della comunità torzuinese. L’obiettivo? Lanciare la ‘sagra analcolica’, trasformando la normale festa paesana in un’occasione per riaprire il dibattito sul tema dell’alcol.

- Don Luca, com’è nata l’idea di una sagra senza alcol?«C’è tutta una riflessione personale dietro, una domanda di coscienza che chiunque organizza la sagra si è posto: è giusto e morale che diamo da bere ai nostri giovani? O possiamo invece fare qualcosa? Molte delle persone che si sono poste il problema hanno portato la discussione in consiglio pastorale e da lì è nata questa scommessa».- Quali sono i rischi?«Innanzitutto, va detto che non si tratta di una crociata o qualcosa di proibizionistico. Dovremo lavorare molto affinché la sagra riesca ugualmente, in modo tale da far passare un messaggio forte e non controproducente. Secondo me, vale anche la pena di rimetterci dei soldi, se tutto questo può essere utile». - Cosa offrirà dunque la sagra del Perdon dal Tôr in versione ‘analcolica’?«Stiamo lavorando per organizzare una sagra bella,

considerando che quest’anno cadono i settant’anni dalla fondazione di Torviscosa. L’idea è quella di coinvolgere il mondo del volontariato educativo, gli scout, la ‘bottega del mondo’, i gruppi teatrali e musicali, le associazioni sportive. In tre giorni di sagra (dal 15 al 17 agosto - ndr), presenteremo una serie di proposte affinché famiglie e bambini possano sperimentare forme positive tra cui scegliere. Vogliamo buttarla sul divertente, con una carta consumazioni fornitissima, dai succhi di frutta alle bibite, agli sciroppi e ai drinks più strani. Succo di maracuja e di sambuco, gelati, granite. Tutto quello che può stimolare la curiosità e il divertimento sano va bene».- Qual è il target a cui è rivolta questa proposta? «Sono dell’idea che un giovane abbia ormai fatto le sue scelte, è probabile che venga a vedere la sagra e che successivamente vada da un’altra parte a bere o ballare. La nostra proposta non può incidere in maniera forte sui giovani, bensì sulle famiglie e i ragazzi. è un percorso condiviso con il Comune e le scuole medie». - Quanto è importante il ruolo della famiglia in questo campo?«Basta pensare all’esempio che i grandi danno ai ragazzi. Un genitore o un nonno, quando va alla sagra, beve immancabilmente il bicchiere di vino o di birra. Che messaggio si dà al ragazzo? Lui è piccolo e non può bere, ma lo vedrà come un rito d’iniziazione durante la crescita. La cosa paradossale è che a casa, durante il pranzo o la cena, raramente si beve vino o birra. Al bar o in sagra, sempre. Perché in certi contesti bere diventa obbligatorio? Bisogna rompere questo schema, una persona è normale sia che beva vino, sia succo di frutta». - La situazione tra i giovani, invece?«È più preoccupante. L’alcol serve per disinibirsi,

vincere la timidezza, farsi ‘fighi’. La cosa drammatica è che non vinci e superi le tue paure lottando, crescendo e rafforzando il carattere, ma cerchi una scorciatoia. Ne conseguono due effetti pericolosi: non sei capace di crescere, camminare con le tue gambe, stringere i denti. E dipendi da una sostanza, avendo bisogno di sicurezza e dipendenza psicologica. Il problema è che, a differenza delle droghe, l’alcol è visto con più leggerezza. E si comincia fin da subito: se un quattordicenne organizza una festa di compleanno, la domanda fondamentale è “che alcol portiamo per divertirci?”». - Conta la cultura friulana nel rapporto con l’alcol?«Si, essa è legata al mondo adulto, non solo negativamente. L’alcol non va demonizzato, ci sono modi per bere bene: il bicchiere di vino a pasto o la birretta in compagnia. Quella che va combattuta è l’equazione “Sei un adulto in compagnia? Allora devi per forza bere il bicchiere”». - Che reazioni ha suscitato la proposta di rendere ‘analcolica’ l’unica sagra del paese?«Tante persone ci stanno ragionando su. Mi ha fatto piacere il sostegno di chi vive nel quotidiano le situazioni di sofferenza causate dall’alcol, e sta nascendo una grande collaborazione col mondo delle scuole e del volontariato. Ci sono molte perplessità, però per lanciare il messaggio bisogna essere radicali, sapendo che viene fatto per dimostrare una cosa importante. In futuro si potrà anche trovare una via di mezzo, ma credo che per tre giorni si potrebbe anche restare ‘analcolici’. In tanti mi dicono: “Non verrà nessuno”. Allora io rispondo: “Ma tu sei così legato al bere da non venire?”. Al che tutti mi garantiscono la loro presenza».

SIMONE BEARZOT

IL PARERE DEL GRUPPO SCOUTGli uomini e le donne sono stati creati e vivono per essere felici, quindi tutti cercano di raggiungere questo obiettivo. Nel ricercare la felicità, spesso il primo passo che si fa è quello verso la libertà da ogni vincolo e costrizione e magari, visto che viviamo in un periodo storico dove il tempo è quello di un ‘click’ di mouse, vogliamo che sia il più veloce possibile e meno faticoso: «Finalmente posso fare quello che voglio». È proprio in questa situazione che si commette il primo passo falso, quello di pensare a noi senza gli altri, cosa che porta inevitabilmente ad abituarci ad essere uomini e donne soli: ma l’uomo non può vivere così.Nella mancanza di relazioni vere, si può facilmente cedere alle lusinghe di sostanze che sembrano concederci benessere: un benessere che, però, si trasforma in breve tempo in un vuoto da colmare, alla ricerca di emozioni sempre più forti: la libertà facile è diventata una vera e propria prigione. Lo scoutismo ci insegna invece a condividere esperienze belle e brutte, faticose e piacevoli, a vivere con e per gli altri. Questa, come Gesù ci ha mostrato, è la strada verso la felicità: essere felici facendo felici gli altri. La vita all’aria aperta, il servizio agli altri, il contare sui compagni di strada, la responsabilità nel portare a termine gli impegni sono occasioni preziose, che se spese bene insegnano a ‘lottare per il bene difficile contro il male facile’ e quindi a non cedere alla necessità di inutili palliativi. L’uso di qualsiasi sostanza, invece, impedisce di fare scelte consapevoli e responsabili: ciò impedisce di diventare persone che lasceranno il segno nella storia, tradendo la promessa di «fare del proprio meglio...» per diventare buoni cittadini del mondo. Concludiamo con alcune parole di Baden-Powell: «Per me ho avuto una giornata molto gradevole. Ha avuto le sue nubi e i suoi acquazzoni, ma anche i suoi momenti di sole splendido. Ma cosa intendi fare Tu, della tua giornata? Potrà essere altrettanto felice, se solo tu lo vorrai. Ma non lo sarà se ti metterai a perdere tempo o a sprecarne una parte dormendo. Svegliati! Datti da fare. La felicità è la tua purchè tu guidi bene la tua canoa».

IL PARERE DI DON MORISTema quanto mai consueto quello del rapporto tra i giovani e l’alcolismo: personalmente, parto da un esempio e da una riflessione. Un po’ di tempo fa, un giovane sacerdote mio amico, nonché cappellano come me in una parrocchia non molto lontana dalla nostra, mi ha detto di aver organizzato una festa in ricreatorio per giovani diciottenni allo scopo di coinvolgerli nell’ambiente parrocchiale. La partecipazione era stata davvero numerosa ma, nel momento in cui questi giovani si sono accorti che la birra che consumavano era analcolica, si sono subito spostati in massa nel bar limitrofo. La domanda nasce spontanea: perché i giovani di oggi si ritrovano e fanno festa? Per stare anzitutto assieme o, forse, solo per il gusto di bere?La riflessione nasce invece da questi primi anni del mio ministero sacerdotale, nei

quali ho avuto modo di stare particolarmente vicino ai giovani e di essere spesso invitato alle feste che organizzano. Ho notato come c’è una certa difficoltà da parte loro a stare insieme per parlare, ridere e scherzare come si conviene; c’è una certa tendenza a dividersi in gruppetti, a isolarsi e a trovare nel bere il solo motivo per cui stare assieme. Ma è questo lo spirito di una festa?Non sono certamente la persona più competente per cercare di dare una risposta e tantomeno una soluzione a questo grave problema, ma indubbiamente la questione alcolismo-giovani è segno di un disagio interiore che tanti giovani di oggi vivono. C’è forse la difficoltà a crescere e a maturare, la difficoltà ad affermare la propria personalità, la difficoltà ad inserirsi in un gruppo, la difficoltà a farsi accettare dagli altri… Allora il problema diventa educativo e da ciò nasce lo sforzo di tutti noi per aiutare i giovani a crescere nel migliore dei modi, ad esprimere senza paura le proprie qualità e idee, a farsi accettare in un gruppo, a diventare semplicemente uomini maturi e responsabili, uomini che non hanno certamente bisogno di affermarsi o di nascondersi attraverso l’abuso di alcolici.C’è un bellissimo versetto del Salmo 103 il quale ci ricorda che «il vino rallegra il cuore dell’uomo»; è ciò che auguro ad ogni giovane: di avere un cuore allegro, ma di un’allegria e di una gioia che deriva anzitutto dallo stare assieme a tanti amici e a tante persone, facendo festa con tutti e condividendo ogni momento della propria vita. Non posso non ricordare la frase che don Silvano ci ha lasciato nel giorno dell’inaugurazione della Sala Parrocchiale: «Uno diventa uomo quando impara a stare con gli altri», non certamente, aggiungo io, facendo abuso di sostanze alcoliche.

OPINIONI SUL TEMA

UNA SAGRA ‘ANALCOLICA’

INTERVISTA A DON LUCA ANZILUTTI

IL PARERE DELL’ AZIONE CATTOLICALa redazione di Alta Quota ha chiesto all’Azione Cattolica di esprimere il proprio pensiero sul problema connesso all’utilizzo dell’alcool soprattutto fra le giovani generazioni. Il destinatario della richiesta è stato il settore giovani, che con la consueta esuberanza ha realizzato una simpatica scenetta per iniziare l’argomento: questa ha preso in considerazione gli effetti causati dall’abuso di alcol. Il ragazzo, che nella nostra storia si ubriaca, perde il controllo del suo corpo, rende superficiali i rapporti con le persone e perde il contatto con la realtà.Dopo questa scenetta si è aperto un dibattito sui vari motivi che inducono una persona ad abusare di alcol e sulle conseguenze delle sue azioni. Ci troviamo tutti d’accordo nel dire che sono tanti i nostri coetanei che fanno uso di alcol, credendo di apparire più grandi e migliori agli altri. Abbiamo continuato riflettendo sul fatto che un forte bevitore è un pericolo sia per se stesso sia per le altre persone: basti pensare a tutti gli incidenti stradali di cui si sente parlare al telegiornale. Tra le tante considerazioni, ci siamo posti una domanda: per bere ci vogliono soldi, ma questi ragazzi dove li trovano? Spesso sono i genitori che danno soldi ai figli con troppa leggerezza, altre volte i ragazzi arrivano a mentire ai genitori, a rubare ai genitori o adoperarsi in altri espedienti illeciti. Abbiamo concluso dicendo che tutti i provvedimenti finora attuati non hanno dato i risultati sperati: chiudere i locali a mezzanotte o non servire alcolici dopo una certa ora, ritirare patenti e dare multe non sono deterrenti sufficienti per risolvere il problema. Quello che bisogna cambiare è la mentalità dei ragazzi, che continuano a ritenere l’abuso di alcool una moda da seguire e il comportamento sconsiderato di personaggi famosi un modello da imitare.

CHE SBALLO? Giovani, alcol e bar: ecco cosa emerge da una rapida indagine

con alcuni esercenti.di GIOvANNI STOccO

In passato era semplicemente visto come un mezzo attraverso cui raggiungere il divertimento. Adesso non è più semplicemente il mezzo. È diventato il fine. L’alcol, per un numero crescente di giovani spesso minorenni, è ormai una ragione di vita.

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Primo: insalata di fusilli

Ingredienti:350g di fusilli, 200g di tonno sott’olio, 40g di formaggio fresco (3 mesi) e 40g di formaggio dal sapore forte (pecorino), un uovo sodo, un pomodoro, basilico, olio extra vergine, sale e pepe.

Procedimento:In una terrina sbriciolate l’uovo sodo, aggiungete due cucchiai di olio, il tonno sminuzzato, i due formaggi tagliati a dadolata, il pomodoro a pezzettini e basilico tritato.Cuocete i fusilli in abbondante acqua salata, scolateli al dente, raffreddateli e uniteli nella ciotola con il condimento.

Secondo: caramelle allo speck

Ingredienti:400g di carne di manzo tritata, 100g di speck affettato, un uovo, 200g ricotta, un porro, due carote, un rametto di rosmarino, prezzemolo, 50g di yogurt, olio d’oliva, 50g di grana grattugiato, sale e pepe.

Procedimento:Tritate nel mixer lo speck e alcuni aghi di rosmarino; unite il tutto in una ciotola con la carne tritata, l’uovo, il formaggio grattugiato, 100g. di ricotta, salate e pepate. Amalgamate gli ingredienti e formate delle polpette di circa 8 centimetri (dovrebbero riuscire 6 polpette).

Pulite il porro e le carote e tagliateli a julienne; scottateli a vapore per circa 5 minuti.Distribuite in 6 quadrati di carta da forno una polpetta e un po’ di verdura e chiudete i cartocci come fossero delle caramelle. Cuocete in forno a 200° per circa 25 minuti. Servite con una salsina ottenuta emulsionando la ricotta rimasta con lo yogurt, un cucchiaio di prezzemolo tritato, una presa di sale e una di pepe.

Dessert: tiramisù all’ananas

Ingredienti:una scatola da 250g di ananas sciroppato, una confezione di biscotti savoiardi, due uova, 60 g di zucchero, 250 gr di mascarpone.

Procedimento: Scolate le fette di ananas e versate lo sciroppo in un piatto fondo. Inzuppate nello sciroppo il numero di savoiardi necessari per coprire il fondo della vostra pirofila. Mescolate i tuorli con lo zucchero, lavorando per qualche minuto con una frusta. Unite il mascarpone e, in seguito, gli albumi montati a neve. Versate la crema sui biscotti. Tagliate le fette di ananas a pezzetti e distribuiteli sulla crema. Lasciate in frigo per almeno 3 ore prima di servire (a piacere anche una spolveratina di cocco secco sul tiramisù).

a cura di Andrea Folla [email protected]

di Marco Gerin

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www.artedelricevere.com Il thè ha una forte tradizione che si rinnova nel tempo con rituali, cerimonie e regole diverse. Esso è utilizzato da popoli e culture per esprimere il senso dell’accoglienza ed ospitalità. Impara a conoscere quest’arte, sarà tutto più magico.www.click.vi.it/sistemieculture Viviamo in una società interculturale, in cui non esiste più il diverso, ma solo culture da preservare ed integrare. Nel sito troverai numerose nozioni, testi, segnalazioni, link per arricchire le tue conoscenze.www.bancoalimentare.it La Fondazione Banco Alimentare Onlus raccoglie le eccedenze alimentari e le ridistribuisce a Enti e iniziative che in Italia si occupano di assistenza e di aiuto ai poveri. Si pone al servizio, da un lato, delle aziende del settore che abbiano problemi di stock ed eccedenze perfettamente commestibili e, dall’altro, delle Associazioni ed Enti assistenziali che distribuiscono ai propri assistiti pasti o generi alimentari in via continuativa, trasformando lo spreco della filiera agro-alimentare in ricchezza.www.risorseinrete.net Sito che raccoglie molte informazioni per conoscere il mondo attraverso l’atlante mondiale, la cucina etnica, la pesca sportiva. Nella sezione Cucina Etnica troverai la cucina italiana ed etnica, ricette di tutti i tipi, primi, secondi e piatti regionali. Inoltre potrai imparare a fare degli squisiti cocktail e sfiziose decorazioni. In un’altra sezione troverai l’Atlante Mondiale per i tuoi viaggi, in cui potrai trovare descrizioni, itinerari, usi e costumi di tutti i paesi del mondo. Presente anche una parte dedicata a coloro che amano la pesca sportiva, ricca di segreti e consigli per imparare tutte le tecniche. Ed infine gli hotel d’Italia per prenotare in modo semplice e veloce la destinazione delle tue vacanze.www.streamingburg.netsons.org Aggregatore che raccoglie e propone via streaming i programmi di numerose Web radio e Web tv, suddivise per categorie, lingua e nazione. Ne potete trovare tantissime su un sito ben fatto: è in lingua inglese, ma è semplice e intuitivo.www.datasport.it Notizie a getto continuo, interviste, servizi d’ultima ora, un ricco notiziario ed un massiccio database calcistico sono solo alcune delle caratteristiche di questo sito.www.motoridiricerca.it I motori di ricerca sono degli strumenti utilissimi per scovare in rete ciò che si cerca. Se vuoi sapere tutto su questi strumenti, questo sito ti offre le descrizioni principali dei più importanti motori di ricerca, i collegamenti per accedere a centinaia di motori di ricerca, i trucchi e i segreti.

La Prima Comunione - 11 maggio 2008Torneo di cAlcio A Tre (mAggio 2008)

reSoconTo 41ª oPerAZione ‘Uomini come noi’ 2008

MERCATINO dell’USATO (25-26-27- aprile 2-3-4- maggio ‘08)Quantità: 1000 Tonnellate di…”Buona Volontà!” - Valore: € 30.734,00

RACCOLTA MATERIALI FERROSI (3-4 maggio ‘08) Quantità: KG. 90.330 (90 ton.) 11 containers - Valore: € 26.709,00

RACCOLTA INDUMENTI (3-4 maggio-’08) Quantità: KG. 10.920 (11 ton.) 1 bilico - Valore: € 1.320,00

Il totale di € 58.763,00 detratto delle spese organizzative (circa 6 %) sarà così ripartito:

PROGETTO ‘ALFABETIZZAZIONE’ € 35.000 Costruzione di un fabbricato per dopo-scuola, corsi, incontri di formazione e acquisto di materiali e attrezzature didattiche presso la missione di Morofé (diocesi di Yamoussoukro - Costa d’Avorio), dove opera il sacerdote della ns. diocesi don Flavio Zanetti.

IN MEMORIA DI DON SILVANO COCOLIN 1) Al centro missionario diocesano per la costruzione della chiesa in Africa: € 10.0002) Alla parrocchia per l’acquisto di attrezzature, arredi nuova sala parrocchiale: € 10.000

Gli organizzatori ringraziano: i 170 volontari che hanno partecipato attivamente all’operazione; il Comune di Cervignano del Friuli che ha patrocinato l’iniziativa; le aziende artigianali e commerciali, che hanno reso possibile la raccolta e il mercatino mettendo a disposizione 30 mezzi fra camion e furgoni; le persone che hanno donato i materiali per la realizzazione del Mercatino dell’Usato; tutti quelli che hanno collaborato alla riuscita dell’iniziativa; la Prefettura di Udine che ha autorizzato l’utilizzo dell’ex caserma ‘Monte Pasubio’; i vigili urbani di Cervignano. Si ringraziano inoltre tutte le famiglie di Cervignano, Strassoldo, Muscoli, Scodovacca che hanno donato i materiali ferrosi e gli indumenti.

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Toni e Meni di Luca “snoop” Di Palma

Chissà che

specialità...

di Gennaro Riccardi

Carnevale cervignanese anni Venti (Foto: Luciano Trombin)

XIII ASSEMBLEA NAZIONALE - AZIONE CATTOLICA ITALIANACittadini degni del Vangelo

Roma, Domus Pacis, 1-4 maggio 2008

È sabato 3 maggio 2008. Potrebbe essere un sabato qualunque, con aperitivo, cenetta con le amiche, cinema o teatro o qualche concerto: invece no! Questo è un sabato speciale, come sono stati speciali questi ultimi tre giorni passati a Roma per l’Assemblea Nazionale di Azione Cattolica. In qualità di vice presidente diocesano del settore giovani di A.C., sono stata invitata a questo importante evento insieme a don Renzo Boscarol (assistente diocesano), Alberto Maria Landri (presidente diocesano) e Maria Giovanna Biasiol (rappresentante A.C.R.).L’assemblea Nazionale si tiene a cadenza triennale in concomitanza del rinnovo delle cariche associative, ma questo è un anno speciale: la nostra associazione compie 100 e 40 anni di storia!

140 dalla grande intuizione di Fani e Aquaderni, che fondarono nel 1867 la ‘Società della gioventù Cattolica Italiana’, e 40 dal concilio Vaticano II, momento di forte rinnovamento ed ammodernamento statutario grazie alla presidenza di Vittorio Bachelet.È davvero una grande soddisfazione appartenere alla più antica associazione laicale italiana (che ora, tra l’altro, si è estesa anche in 30 paesi in tutto il mondo), sentire forte la responsabilità di un’associazione che punta alla santità come missione principale e che si impegna nella formazione dell’individuo come parte di una comunità consapevole e degna del Vangelo.Mai e poi mai, giuro, avrei immaginato l’entusiasmo che ruota attorno all’Azione Cattolica! In questi giorni ho sentito forte il senso di appartenenza, il desiderio di un sì vero e forte, la voglia di continuare a crescere come persona insieme ad una comunità pronta a gioire dell’impegno preso. Siamo talmente presi tutti i giorni dall’impegno parrocchiale, dalle attività, dalla risoluzione di mille problemi, che a volte ci dimentichiamo di quanto tutto può diventare

fariseismo, se adempiamo ai nostri compiti come dovere e non come un dono del Signore. Domani andremo in piazza S. Pietro per salutare Papa Benedetto XVI: saremo di sicuro in tanti, non riesco nemmeno ad immaginare. Vorrei urlare a tutti quanti «grazie di esserci» e dire al Santo Padre che noi ce la mettiamo tutta per essere vicino alla Chiesa ed essere fedeli al messaggio di Cristo e per andare lontano, come fanno i missionari, a trasmettere questo messaggio.Sono certa che questa esperienza rimarrà indelebile nel mio spirito e sarà per sempre fonte di entusiasmo, coraggio e amore per l’associazione e per la comunità. Alici nel suo messaggio ci ricorda che «la differenza tra la santità e la mediocrità dipende dalla radicalità del sì che siamo disposti a dare». Questo è anche il messaggio che rivolgo a tutti coloro che impiegano se stessi per la nostra comunità, indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Ricordiamoci che il Vangelo è una risposta per la vita di tutti, per tutta la vita!Azione Cattolica, ti auguro altri 100 e 40 di questi anni!

Vice presidente diocesano settore giovani EmanuELa Vanzan

PROGETTO PEROSI AL CORO ‘LA CLAPE’

Il coro ‘La Clape’ è nato nel 1964 per volontà di alcuni giovani che volevano ricreare la vecchia realtà parrocchiale. Inizialmente aveva l’intento di essere un coro misto che accompagnasse le funzioni religiose e promuovesse il canto folclorico-tradizionale, ma nel corso del tempo si è trasformato in coro virile, ampliando il suo repertorio e partecipando a esperienze in territorio nazionale ed estero. Il curriculum storico del coro vede, infatti, anche alcune registrazioni e la pubblicazione di un libro in occasione del 40° anniversario.Quest’anno il coro ‘La Clape’, insieme al suo direttivo, ha deciso di dedicare un parte del suo programma annuale al compositore Mons. Lorenzo Perosi, nato a Tortona nel 1872 e famoso soprattutto per la composizione di messe polifoniche e mottetti e quindi per il suo contributo alla musica sacra italiana. Per la realizzazione del progetto, il coro, diretto dal maestro Alessandro Colautti e accompagnato all’organo dal maestro Roberto di Gioia, ha scelto la Messa Cerviana, per tre voci maschili, che comprende brani scritti dall’autore per quattro voci pari maschili, ed altri adattati per l’occasione dallo stesso maestro Colautti.

28 settembre, Duomo di Cervignano del Friuli, ore 11.00;7 dicembre, Strassoldo (in programmazione)

Filiale di Cervignano

del Friuli

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Duemila anni di storia concentrati in pochi metri quadri: Cervignano sa offrire anche questo. Arrivato alla sua decima puntata, il nostro Viaggio vi condurrà laddove pochi (troppo pochi) cervignanesi sono stati: nella cripta della chiesa di San Michele. Se ho potuto scrivere queste righe, il merito, cari lettori, è di alcune persone che si sono battute per la salvaguardia dei resti archeologici, fra cui don Giovanni Carletti e don Silvano Cocolin. Una menzione particolare spetta a Giuseppe Malacrea, che ha seguito gli scavi fin dall’inizio (nel 1992) e si è adoperato al massimo per la sistemazione, il restauro e lo studio dei reperti: il tutto nel più assoluto silenzio, senza clamore, con grande umiltà. A lui vanno i miei più sentiti ringraziamenti per avermi fatto da guida sotto la Chiesa Madre e per avermi fornito il materiale su cui lavorare, in questa che è la prima pubblicazione su quanto è stato trovato.

Piccolo ripasso storicoPrima di scendere nella cripta, è opportuno riprendere in mano i fili della memoria storica: trasferiamoci, dunque, nel I secolo d.C., negli anni d’oro dell’impero romano. Aquileia, crocevia di commerci, razze, culture, religioni, gode di un entroterra fertile: fra i territori che i proprietari terrieri si spartiscono, c’è anche Cervignano, all’epoca zona di campagne e ville rustiche. Una, ormai lo sappiamo, si trova nell’area Rossatto; altre, da rilevamenti più o meno recenti, sembrerebbero sparse anche altrove nel territorio comunale (ne parleremo fra alcune puntate); un edificio del I sec. d.C., infine, si trova sicuramente sotto la chiesa di San Michele, ma ci arriveremo dopo.Caduto l’impero romano, la storia di Cervignano non trova più testimonianze fino ai Longobardi. A loro si deve la costruzione dell’abbazia cervignanese di San Michele Arcangelo, ricordata già in un documento del 912 (vedi Alta Quota n. 11), epoca che ci parla, però, di un’altra dominazione: quella dei Franchi. Il documento del 912 è una conferma dei beni dell’abbazia da parte di re Berengario: un atto resosi necessario dopo l’incendio subito in una Paganorum incursione, letteralmente ‘incursione di pagani’ (si tratta degli Ungari, famosi per le loro scorrerie). Negli anni 1031-1036, il patriarca di Aquileia Poppone decise di assegnare il territorio di Cervignano alle monache benedettine del Monastero Maggiore di Santa Maria di Aquileia: fu la fine della badia. Il Medioevo si chiuse per la nostra città nel 1418, con l’arrivo dei Veneziani. Nei primi del Cinquecento, infine, fu la volta degli Austriaci, che rimasero qui fino alla Prima Guerra Mondiale. Da ricordare, ai fini della nostra esposizione, che nel 1780 la chiesa di San Michele venne ricostruita ex novo e che nel 1788 fu trasferito anche il cimitero, che fino a quel momento si estendeva sull’odierna piazza Marconi, in via Aquileia.

Gli scavi: una storia dettata dal caso Il 14 dicembre 1915 alcuni operai erano al lavoro: si stava realizzando un baraccamento militare davanti all’attuale stazione delle corriere. Fu dunque il caso a far riportare alla luce, durante questi lavori, il frammento di mosaico che ormai da anni non possiamo ammirare [fig. 1], tanto è rovinato (contiamo molto sull’annunciato restauro): un mosaico di età longobarda il cui valore artistico è indubbio e che certo deve continuare altrove, se non è stato coperto completamente nel corso della storia della badia. Dopo questa scoperta, tuttavia, la sorte della chiesa di San Michele non fu certo felice: per decenni, una volta dismessa, venne usata come deposito di rifiuti, alla mercé di ladri e crolli. La chiesa sfiorò persino la distruzione, ma alcuni, per fortuna, si opposero a quest’idea infame; così, nel dicembre del 1992, quella che avrebbe dovuto essere un’opera di demolizione si trasformò invece in un restauro completo [ed eccola oggi in fig. 2]. Accadde allora l’inimmaginabile: dovendo scendere in profondità per rinforzare la struttura, i responsabili dei lavori s’imbatterono in un autentico scrigno di reperti archeologici, i più antichi dei quali risalenti addirittura al I secolo d.C..

I ritrovamenti minoriL’elenco dei reperti minori - la definizione è mia ed è di pura comodità - stilato da Giuseppe Malacrea occupa ben 16 pagine, in cui si legge di tutto. Nel capitolo ‘oggetti in metallo’ sono presenti monete romane (fra cui una dell’imperatore Augusto), medievali, venete, della contea di Gorizia, ma anche più recenti (una è del 1908); oggetti in bronzo di epoche, forme e tipologie più disparate; anelli, medaglie, lamine e monili antichi; fibule romane; vari altri oggetti metallici di uso quotidiano. Innumerevoli, inoltre, i frammenti di intonaci e di anfore,

VIAGGIO A CERVIGNANOdECImA PUNTATA Uno scrigno di tesori: gli scavi presso s. Michele

�nonché le ceramiche, lucerne romane comprese, e i vetri. Ci sono anche resti di animali: alcuni denti, un frammento di corno in osso e una zanna di cinghiale. Il pezzo forte, però, è la sezione ‘mosaico’, dove sono inventariate tutte le tessere rinvenute, dalle bianche alle nere fino alla pasta vitrea, del I sec. d.C. e oltre, a testimoniare la presenza di un edificio di età Giulio-Claudia e di costruzioni successive. Dov’è ora tutto questo ben di Dio? È custodito in un deposito, nell’attesa di una sistemazione adeguata.

L’esterno e l’interno della chiesaPrima di scendere nella cripta, è doveroso ricordare che, negli anni 1992-1993, gli scavi archeologici hanno interessato anche tutta la parte esterna attorno a San Michele (piazza Marconi e l’odierno sagrato di via Mercato), con rinvenimenti di grandi pietre ben squadrate, muri, una pavimentazione in cocciopesto rosso, un basamento di colonna, una canaletta romana. Sul lato Ovest della chiesa, possiamo oggi vedere alcune pietre di ragguardevoli dimensioni ritrovate all’interno dell’edificio [fig. 3], addossate al muro Sud: due, purtroppo, mancano all’appello, una delle quali era un elemento architettonico con evidenti segni d’incendio. Il meglio, però, riguarda proprio l’interno dell’edificio. A questo punto, occorre distinguere fra ciò che è in deposito

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VIAGGIO A CERVIGNANOUno scrigno di tesori: gli scavi presso s. Michele di VANNI VERONEsI

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(di cui abbiamo già parlato), ciò che è visibile nella cripta (che vedremo nell’ultima parte del nostro percorso) e ciò che invece, inspiegabilmente, è stato ricoperto: soffermiamoci dunque su questi ultimi reperti. Furono rinvenuti, «procedendo da Sud a Nord - cito direttamente dalla relazione di Giuseppe Malacrea -, tracce di due ordini di basamenti paralleli di colonne o pilastri; inoltre, sono stati ritrovati ovunque ossa e scheletri per lo più di individui deceduti in giovane età». «Vicino al portale d’ingresso della Chiesa», poi, fu scoperto «uno scheletro enorme mancante della testa, che misurava due metri dalla spalla al calcagno», con accanto altri tre, sempre di dimensioni ragguardevoli. E ancora, «nello spazio delimitato dall’abside [...], c’erano quattro pavimentazioni sovrapposte: due in mattoni, una in pianelle e l’ultima, sottostante a queste, in marmo». Nel presbiterio, infine, «comparvero quelle che presumibilmente erano strutture murarie dell’abbazia longobarda: un muro, da Nord a Sud, con un’apertura centrale, non lontano dal transetto ad Est». Questo muro era perpendicolare ad un altro che correva in direzione Est-Ovest, parallelo alla rampa di scale d’accesso al presbiterio stesso.

La cripta Scendiamo nella cripta, restaurata pazientemente nel 2002. Ad accogliermi, prima di scendere le scale, sono

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due anfore che incorniciano una bellissima epigrafe romana [fig. 4], la cui scritta è purtroppo frammentaria: […]CVLAM / […]THERA. Il nesso -th- della seconda parola indica chiaramente un nome greco: del resto, come abbiamo già detto, gli stranieri (spesso naturalizzati come cittadini romani) erano moltissimi ad Aquileia e nelle zone vicine.Subito accanto, ecco la rampa che mi porta giù, in profondità, nella cripta tanto attesa. Appena arrivato, lo spettacolo che mi accoglie è quello di un grande ambiente molto ‘vissuto’ nell’antichità [in fig. 5 si vede solo una piccola parte]. A destra, rispetto all’ingresso, gli archeologi hanno sistemato un’altra splendida lapide romana ritrovata durante gli scavi [fig. 6]: del testo rimane pochissimo, solo le abbreviazioni L.M. Q.P., ovvero Locus Monumenti Quadratorum Pedum (‘luogo del monumento di [?] piedi quadrati’), ad indicare, come solevano i Romani, la grandezza del sepolcro. Ciò che colpisce maggiormente, però, è sicuramente il rilievo nella parte inferiore: a sinistra, si nota il vertice di una squadra, mentre a destra è perfettamente riconoscibile un compasso; evidentemente erano gli strumenti del mestiere. Lo spazio in cui si erge la lapide è delimitato, a destra e a sinistra, da due canalette romane il cui stato di conservazione è sorprendente: la più vicina all’ingresso, che quasi sicuramente scaricava i liquidi nel fiume Ausa, è scoperta [fig. 7] e presenta, fra i suoi mattoni, un laterizio con un graffito e il bollo TIBERII. L’altra canaletta, intatta [fig. 8], va ad inabissarsi nel pavimento in cemento creato dopo i lavori: forse, finiva nella grande fornace romana [fig. 9] posta al centro di questo ambiente sotterraneo, rinforzata con un muro di mattoni a vista durante il restauro. L’identità di questa struttura è provata dai numerosi resti di bruciature e invetriature ritrovati in gran quantità all’interno e ancora visibili, soprattutto al centro [fig. 10]. Inoltre, nella parte inferiore, si distingue appena una porta, murata in un secondo tempo, segnalata dalla freccia rossa: forse era il praefurnium, ossia la bocca da cui veniva inserito il materiale destinato alla fornace. Vicino a questa costruzione, gli archeologi hanno scavato ancora più in profondità: tenacia premiata, se è vero che si è raggiunto addirittura l’antico livello della bonifica romana, con tanto di pali di legno infissi nel terreno, legati da tavole poste a contenimento, e anfore usate per il drenaggio delle acque dell’Ausa. La storia di questa cripta, però, non termina qui. Basta un’occhiata distratta alla foto n. 10 per rendersi conto che la struttura circolare è a due anelli, appartenenti ad epoche diverse: il più basso, costruito in pietre disposte ordinatamente, è quello della vera e propria fornace romana; il secondo, più rozzo nella sistemazione delle pietre, se non risale proprio ai Longobardi, è comunque altomedievale. L’Alto Medioevo, dunque. Esso è rappresentato dallo strato più elevato degli scavi, sopra la parte romana, e in questa cripta ci restituisce dei reperti interessantissimi: le tombe. Ce ne sono tante, molte ancora con gli scheletri all’interno: nelle foto 11, 12, 13 potete avere un’idea di alcune delle sepolture, testimoni della presenza di un cimitero medievale a ridosso dell’abbazia. La fig. 14, infine, mostra una colonna, la cui collocazione originale, però, ci sfugge.

Ultimo sguardo all’esternoPrima di terminare questo viaggio, una volta ritornati in superficie, diamo uno sguardo a due elementi che vengono sempre trascurati. Il primo è la grande pietra con fregio ritrovata all’interno e oggi posta accanto al mosaico di piazza Marconi. Il secondo, in fig. 15, è una lapide romana del I sec. d.C. murata nella facciata durante i lavori di rifacimento nel 1780. Si tratta di una dedica «al patrono Tito Canio Adrasto, liberto di Tito, sexvir (magistrato cittadino - ndr)».

Considerazioni finaliÈ d’obbligo una riflessione: può un patrimonio del genere rimanere semisconosciuto, lasciato alle cure di un unico volontario, chiuso al pubblico e accessibile solo previa richiesta alle poche persone che dispongono delle chiavi? No di certo. È ora che Cervignano si riappropri orgogliosamente della sua storia.

PER VISITARE GLI SCAVI

Potete rivolgervi a:- Don Moris (Canonica: 0431/32039)- Giuseppe Malacrea (0431/30431)

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10 ancora in viaggio...LA PIETRA CON LE ALI

Lettera aperta dell’arch. Ennio Puntin GognanL’architetto Ennio Puntin Gognan, iscritto al comitato ‘Cervignano Nostra’ per la salvaguardia dei beni culturali della città, si rivolge con questa lettera aperta a tutti coloro che sanno qualcosa riguardo ad un fatto molto grave: la scomparsa della vecchia pietra d’altare della chiesa di San Michele, con, sigillate all’interno, le reliquie di San Clemente, vescovo e martire ad Ankara, Santa Chiara e San Francesco d’Assisi. Alta Quota è disponibile per qualsiasi risposta, tanto sul giornale, quanto sul sito internet www.altaquotaonline.org.

Mons. Giacomo Cian (1878-1972), facondo oratore, cultore di musica sacra e buon cantore, difese, fino al rischio della sua personale incolumità, la comunità cristiana dal pericolo di un dilagante comunismo, residuo, negli anni ‘40, di una Resistenza locale che si arrogava il compito di governare il paese. Si scagliò, dall’altare, contro qualsiasi tentativo politico contrario alla Fede: quando gli chiesero di battezzare un neonato con il nome di Stalino, si rifiutò dicendo di andarlo a battezzare alla Casa del Popolo... Fu anche appassionato ed esperto micologo, ma come conservatore di beni culturali non valeva ‘una cicca’! Nella sua vanità, si sentiva il successore degli antichi abati benedettini ed aspirava a quel titolo. La cornice della chiesa-madre di S. Michele, concepita con l’impronta del barocco ufficiale di Maria Teresa, non lo convinceva e si mise alacremente (fin dove gli riusciva) ad intaccare l’aspetto ridondante dell’interno dell’edificio sacro fino a comprometterne le caratteristiche stilistiche. Volle comprendere, con l’ampliamento del locale verso piazza Marconi, il mosaico già appartenuto all’antica chiesa abbaziale, nell’intento di far diventare più abbaziale quella nuova. Aprì due arconi nell’abside, onde ottenere un transetto e trasformare così una chiesa ad unica navata in un’altra con pianta a croce latina. Nel fare ciò distrusse i preziosi stalli in legno di noce disposti a lato dell’altare maggiore e, per analogia, incassò i due pregevoli confessionali nella muratura perimetrale. Non pago di tutto ciò, lo disturbava l’altare maggiore, opera dello scultore milanese Stefano Argenti: perciò lo disperse. Distrusse la cantoria ed il pulpito; il pregevole organo dello Zanini (1890) fu incassato nella muratura sotto l’affresco del Redentore assoggettandolo all’umidità risalente dal sottosuolo. Uno spazio ristretto era riservato al coro, tra l’organo ed una specie di muraglia rinforzata da pilastri che faceva da sfondo ad un altare misero e disadorno. Del vecchio altare maggiore esiste qualche frammento accatastato nel campanile, mentre il lastrone in pietra d’Aurisina, che costituiva la mensa dell’altare stesso, ricomparso durante gli ultimi restauri, si è nuovamente e misteriosamente eclissato! Infruttuose le ricerche ed i sondaggi condotti da alcuni membri dell’Associazione ‘Cervignano Nostra’ presso la chiesa, il campeggio Scout, la

cappella della Casa di Riposo, la vecchia e la nuova canonica. Inutili le testimonianze degli addetti alle pulizie, del sagrestano, dei sacerdoti succeduti a mons. Silvano. La perdita del manufatto sarebbe irrilevante se non avesse all’interno le reliquie dei santi Chiara, Clemente martire di Ankara e Francesco d’Assisi contenute in un apposito incavo chiuso da uno scacco marmoreo, sigillato con malta. Le dimensioni non dovevano essere molto dissimili dalle altre mense degli altari minori esistenti nella chiesa, ovvero cm 170 x 50 x 15 h.: una pietra, dunque, di notevole peso e di non facile trasporto.La pubblicazione di questo articolo rappresenta ancora la speranza che qualche lettore sappia informarci in merito: le reliquie per una chiesa sono come l’uranio per un motore atomico!

Architetto Ennio Puntin Gognan

La scoperta è una di quelle classiche curiosità che racconti ad amici e conoscenti: a conferirle particolare importanza, però, c’è il fascino della storia. I primi di maggio, nella chiesa di Scodovacca, si sono svolti i lavori di restauro del vecchio tabernacolo. La lucidatura della porta, offerta da don Ettore Rizzatti, l’ha riportata all’antico splendore [fig. 1]; l’interno [fig. 2], rifatto con il cartongesso da Silvano Cettolo, è arredato da una stoffa e da ricami, offerti e realizzati da Gioiella Cortini e da Bruna Michelli. Ebbene, durante i lavori, smontando la vecchia struttura realizzata con assi di

legno, è venuta alla luce una iscrizione fatta proprio su una di esse [fig. 3]. Per essere precisi, le scritte sono due. La più vecchia recita così: «Questo tempietto fu fatto da Augusto Tess di Scodovacca, il giorno 15 settembre 1887, essendo parroco D. Federico Menegazzi di Codroipo».La lettura, nel complesso molto semplice, è stata tuttavia rallentata da una particolarità che ho compreso dopo un po’, complice l’abrasione della tavola e i tratti non molto chiari di alcune lettere: l’autore della scritta segnava la doppia esse con un segno molto simile ad una effe, tanto che il risultato all’occhio è ‘Tesf’ e ‘esfendo’. Qualche

difficoltà, inoltre, mi hanno creato gli ultimi due termini, ma è bastato vedere il registro dei parroci di Scodovacca per chiarire che si trattava delle parole ‘di Codroipo’, paese d’origine del Menegazzi. La seconda iscrizione, invece, recita: «Ricoperto il 10/09/1901». Segue la firma di don Pietro Muzzolini, che dal registro sappiamo essere nato a Billerio (UD) e morto in Toscana nel 1915.Che dire? Finalmente si è avverato il desiderio di chi ha voluto lasciare un suo ricordo ai posteri!

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Foto 1: Mons. Giacomo Cian.Foto 2: l’abside prima dei lavori di Mons. Cian.Foto 3: l’abside dopo la ‘cura’ di Mons. Cian.

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VIAGGIO A CERVIGNANO un bene da salvare: la vecchia scuola di via roma di VANNI VERONEsI

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‘Riccardo Pitteri’: sparì la scritta ‘Scuola popolare’ [fig. 4]. Testimonianza di quegli anni è la foto in fig. 5; al centro, il maestro Rizzatti; a destra, la maestra Zanutig; a sinistra, con il cappello, don Angelo Molaro, il celebre autore dell’opera storica Cervignano e dintorni.L’istruzione di massa fu uno degli obiettivi primari anche del nostro paese. Nel 1923, il governo Mussolini varò la riforma ideata da Giovanni Gentile: nasceva, pur con tutte le storture della propaganda fascista, la nostra scuola, con l’obbligo di frequentazione fino ai 14 anni e la divisione in elementari, ginnasio e superiori. I risultati furono ottimi: già nel 1931, l’analfabetismo era sceso al 21%, contro il 35,8% del 1921. Per quanto riguarda Cervignano, uno degli insegnanti più noti dell’epoca era il maestro Tolloi: eccolo in fig. 6, in una foto dell’anno scolastico 1939-1940.Eppure, solo dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia arriverà al passo degli altri paesi occidentali. Lo sforzo della neonata Repubblica per l’alfabetizzazione di massa sarà enorme. Nel 1951, a non saper né leggere né scrivere era il 12,9% della popolazione; nel 1961, l’8,3%; nel 1971 si arrivò al 5,1%; nel 1991, infine, al 2,1%. Alla fine degli anni ‘50 la scuola ‘Pitteri’ di via Roma venne affiancata da altre, pur rimanendo la più importante: da ricordare, per quei tempi, i grandi maestri Fedri (fig. 7) e Fornasir (fig. 8). Il nostro concittadino Silverio Balducci,

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che frequentò la scuola più tardi, a cavallo fra gli anni ‘60 e ‘70, ricorda così la sua esperienza: «Andavo in bici e la lasciavo nella parte dietro, poi salivo le scale: ero nell’ultima stanza sulla sinistra, vicino al palazzo dell’ex Morassutti. Avevo il maestro Stefano Mari e la maestra Annamaria Brazzoni, ma ricordo che c’era ancora Fedri; tra l’altro, insegnava lì anche mia zia Fanny. L’edificio pareva vecchiotto già all’epoca, ma era davvero bello».

La chiusura e l’abbandono. Con la speranza di una rinascitaNel 1964, dopo un grave incendio, l’edificio riaprì grazie ad un ottimo restauro, ma nella metà degli anni Ottanta la vecchia scuola chiuse definitivamente i battenti. Iniziò una triste storia di abbandono e disinteresse che non ha giustificazione alcuna: quello che era stato il luogo più importante per la formazione culturale, sociale e morale dei nostri cittadini, divenne improvvisamente rifugio per topi, ragni e lucertole, nonché oggetto prediletto dei vandali.Eccolo oggi, nelle figg. 9 e 10: un degrado vergognoso. Eppure, in così tanta rovina, qualche particolare desta ancora ammirazione: in primis le finestre, diverse a seconda dei piani e della posizione (lo si può notare nel suo insieme nelle figg. 9 e 11), secondo forme e stili che fondono l’architettura austriaca - si veda la decorazione dell’ultima finestra in basso in fig. 11 - con quella italiana, come la classica finestra con timpano triangolare, ‘alla Michelangelo’, di fig. 12. Ma poi il nostro occhio torna inevitabilmente al degrado: i bagni in condizioni orrende (fig. 13); le sedie ammassate l’una sull’altra, alla mercé di chiunque (fig. 14); le vecchie attrezzature completamente distrutte (fig. 15). Si può fare qualcosa per porre fine a questo scempio? Probabilmente era questa la domanda che si posero Davide Carlesi, Arianna Cita, Giorgia Coltro, Veronica Dall’Aglio, Matteo De Colle e Cristiano Deison, quando, nell’anno accademico 1991-1992, realizzarono una serie di splendidi disegni dell’edificio, per il corso di ‘Disegno e rilievo’ diretto dai professori Corrado Balestrieri e Vincenzo Lucchese (Università di Venezia, Dipartimento di Scienza e tecnica del restauro): eccone uno in fig. 16. Per fortuna, tale domanda ha trovato, nel Comitato ‘Cervignano nostra’, terreno assai fertile per una risposta. È dell’ottobre 2006 la proposta della prima giunta Paviotti per il recupero del complesso; un progetto (apparso sul Messaggero Veneto di 28 ottobre 2006 in un articolo a firma di Alberto Landi) che prevede un anticorpo vetrato davanti alla scuola, secondo la foto in fig. 17, nonché altri punti di minor rilievo. ‘Cervignano nostra’, però, intende avanzare una proposta di recupero alternativa. In che cosa consiste? Lo saprete venerdì 19 settembre, alle ore 18:00, in Sala Aurora: non potete mancare!

Bibliografia

Fontana 1994Bruno Fontana, Cervignano austriaca, Pieve di Soligo 1994.Fontana 1997Bruno Fontana, L’istruzione popolare nel Friuli austriaco. 1774-1915, edizione a cura dell’autore, 1997.Catalogo 2007L’identità di Cervignano nella sua architettura fra ‘800 e ‘900, catalogo a cura del Comitato ‘Cervignano Nostra’, Mariano del Friuli 2007.

Si ringrazia il comitato ‘Cervignano Nostra’ per l’indispensabile contributo dato a quest’articolo, dal testo alle immagini.

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VENERDÌ 19 SETTEMBRE, ALLE ORE 18:00 IN SALA AURORA

(RICREATORIO SAN MICHELE),

IL COMITATO CERVIGNANO NOSTRA PRESENTERÀ UNA PROPOSTA DI RECUPERO DELLA VECCHIA SCUOLA ELEMENTARE

‘RICCARDO PITTERI’ DI VIA ROMA.

TUTTI I CITTADINI SONO INVITATI PER QUESTA GRANDE OCCASIONE!

Foto anni ‘10 in bianco e nero, successivamente colorata.

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12 La vita è un insieme di viaggi, si dice, ed è per questo che l’uomo è spinto da una naturale voglia di viaggiare. Si fanno viaggi per lavoro, per divertimento e per ritrovare se stessi. In questa categoria si può annoverare certamente una Giornata Mondiale della Gioventù, che quest’anno si svolgerà a Sydney nelle giornate dal 15 al 20 luglio 2008. Alcuni ragazzi della nostra diocesi, assieme a quelli delle diocesi di Trieste e Chioggia, partiranno il 9 luglio per intraprendere questa esperienza di vita: 23 ore di aereo per incontrarsi con centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo! La rappresentativa cervignanese sarà composta da don Moris, Christian Franetovich, Agnese Roppa, Sara Bolzicco, Paolo Tonello, Elisa Soardo, Luca Di Palma, Simone Bearzot, Sofia Balducci, Stefano Tomat, Federico Vignola. Chi parteciperà alla GMG sarà ospitato dalle famiglie locali; da alcune indiscrezioni degli organizzatori, sembra che verrà contattato

anche il ‘Fogolar Furlan’ di Sydney in una sorta di rimpatriata! Nell’arco dei giorni della GMG ci saranno numerose attività: si comincia, giusto per ambientarsi e riprendersi dal fuso orario, con la visita della città di Sydney e di tutte le sue attrattive, poi il giorno 15 inizieranno gli incontri di catechesi e i momenti di festa con gli altri giovani. La sera del 19 e la mattina del 20 luglio si terranno rispettivamente la grande veglia e la messa assieme al Papa Benedetto XVI. Ci sarà anche la possibilità di vedere il passaggio delle balene dal bordo di una nave, durante un’escursione che durerà un’intera giornata. Un augurio di cuore quindi, affinché i nostri ragazzi vivano questa esperienza nel miglior modo possibile e assaporino ‘l’intimo tocco’ che solo una GMG può dare…

MARC PUNTEL

RITORNA estateinsieme !

19 AGOSTO - 2 SETTEMBRE 2008

Martedì 19 agosto la grande inaugurazione con lo spettacolo serale di apertura!

Orario: 8.45 - 12.00; 15.00 - 18.00. Organizzazione: circa 30 animatori, una decina di aiuto-animatori e 25 persone impegnate nella gestione di corsi e sport.Partecipanti: bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 e i 14 anni (annate dal 1994 al 2003). Escursioni previste: una giornata intera al parco acquatico di Grado; una giornata intera in montagna (Val Saisera-Tarvisio); mezza giornata di biciclettata per le vie di Cervignano.Iscrizioni: a partire da luglio, ogni martedì e giovedì, dalle 18.00 alle 19.00 presso il bar del Ricreatorio.Quota: 65 € + eventuale tessera d’iscrizione a Noi Associazione (copertura assicurativa) per un bambino, 120 € per 2 fratelli, 150 € per 3 fratelli.

Divertentissimi corsi di calcio, basket, pallavolo, baseball, tiro con l’arco, karate, ballo, biscotti, pirografia, fiori di carta, perline, magliette, decoupage (e altri ancora...). E poi i giochi, i canti, il teatro...

Martedì 2 settembre 2008 il gran finale con lo spettacolo serale di chiusura!

NON MANCATE!

GIORNATA mONdIAle dellA GIOveNTù: uN’AvveNTuRA dellO spIRITO

La Cinque Pani Cooperativa sociale Onlus

&Il Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione

Ricreatorio San Michele NOI Associazione

CENTRO ESTIVO 2008

Dal 9 giugno 2008 al 27 giugno 2008

Orario: dalle 8.00 alle 13.00

ISCRIzIONE presso il Bar del Ricreatorio ‘buddy holly’, Cervignano Via Mercato, 1 - tel. 0431 31493dal 5 maggio al 3 giugno 2008

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ARTE OTTICA

di Pasqualini NellidoVia Roma, 43 Cervignano del Friuli (UD)Tel. e Fax 0431 31024

GRuppO GIOvANI RAGAzzI: chI sIAmO, cOsA fAccIAmO

e peRchéIl gruppo dei Giovani Ragazzi è nato l’anno scorso per far continuare il cammino di fede a coloro che hanno ricevuto la Cresima. Ogni giovedì pomeriggio ci riuniamo nel ricreatorio San Michele per passare del tempo in compagnia e per trattare di argomenti interessanti. Alcuni di questi riguardano soprattutto la fede, l’amicizia, il gruppo, ma anche problemi che, specialmente negli ultimi tempi, influenzano la vita dei ragazzi come l’alcol e la droga. Di quest’ultimo interessante tema abbiamo parlato con Greta, una giovane ragazza che aiuta le persone ad affrontare i loro problemi legati a queste dipendenze. Sull’argomento abbiamo anche girato due filmetti quando, in gennaio, siamo andati in gita a Ravascletto. È stato molto divertente: pattinate sul ghiaccio, discese con lo slittino, scivolate e lotta a palle di neve, ma anche lunghe camminate sulle montagne, giunte a buon fine e guidate dalla nostra Lidia e da suo marito Paolo. È valsa la pena salire fino in cima per poi sentire le risate e le battute di Christian e di Don Moris durante la discesa.Un’altra cosa molto divertente che abbiamo fatto è stato incontrarci un sabato sera per mangiare una buona pizza e poi… tutti al cinema! Anche se il cinema consisteva in un piccolo schermo di tela bianco, il computer di Paolo e il film: The Truman’s Show. Il giovedì successivo all’incontro abbiamo commentato la serata passata.Certo, non è stato sempre rose e fiori. C’è stato un periodo in cui coloro che frequentavano il ricreatorio erano veramente in pochi. Per parlarne, ci siamo riuniti nel Seminario di Castellerio. Dapprima abbiamo esplorato il posto camminando per i grandi corridoi e salendo le scale: sembrava tutto molto misterioso e tranquillo. Poi siamo ritornati nella stanzetta che ci avevano preparato per passare il tempo e Don Moris ci ha messo davanti un grande cartellone che rappresentava una barca a vela che prendeva il largo dalla costa. «Questa barca siamo noi…» ha detto «e il fatto che si allontani dalla terraferma vuol rappresentare che anche noi ci stiamo lasciando andare e stiamo crescendo grazie a tutte le esperienze che abbiamo affrontato… All’inizio eravamo attraccati a quell’isola e adesso abbiamo già percorso tutta questa strada!». Poi ha indicato il percorso svolto e ha concluso: «Sarebbe brutto se tutto questo affondasse ora!». Ci siamo guardati seriamente negli occhi e poi, per prima cosa, abbiamo scritto sulle vele tutte le attività che abbiamo fatto e che affronteremo insieme. Poi ognuno si è armato di pennarello e ha scritto il suo nome sul fondo della barca, in modo da confermare l’impegno nel frequentare il gruppo. In seguito, molti si sono impegnati seriamente e abbiamo rafforzato la nostra bella compagnia.Abbiamo anche contribuito, durante i sabati pomeriggio, a preparare la merenda per i ragazzi che vengono a giocare in ricreatorio. Qui abbiamo conosciuto Bruno, il nuovo chierico arrivato nella nostra comunità, che negli ultimi due incontri ci ha parlato di San Pietro e San Paolo in preparazione alla gita che si svolgerà in agosto a Roma e che, appunto, si intitolerà ‘Sulle orme di Pietro e Paolo’.

GIULIA BONIFACIO

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Senza alcol, e magari una giusta (?) dose di droga, non ci si ‘sballa’. Quindi niente divertimento. Soluzione? Tracannare bottiglie di birra, vino e superalcolici per sentirsi imbattibili, eliminare i freni inibitori e ‘fare festa’. E se questo implica mettere a repentaglio la propria salute meglio ancora. Perché solo chi osa vince. Solo chi ha coraggio si conquista l’ammirazione del branco. Questo è un fenomeno diffuso, che comunque è ben radicato in Friuli - Venezia Giulia e anche a Cervignano. Dove gli adolescenti si ubriacano. E il divieto di servire alcolici ai minorenni? Facile eludere lo scoglio: si organizza qualche bella festa privata in sale del territorio, ci si rifornisce adeguatamente e si beve. Anzi, si annega nell’alcol. Poi forse si fanno esplodere cabine del telefono e cassette postali. O, meglio ancora, ci si esibisce in atti osceni su suolo pubblico. Magari qualche rapporto sessuale, non necessariamente completo, consumato a 12-13 anni. Tutto questo, naturalmente, con l’omertoso silenzio di alcuni benpensanti, che sono perfettamente a conoscenza di certe situazioni, ma si guardano bene dall’intervenire. Zitti e mosca. Anzi, magari mettono la faccia per qualche progetto educativo. E se qualcuno denuncia questo sistema? Si finge l’indignazione, respingendo stizziti le accuse. Si nega l’evidenza. E si scarica la colpa su chi porta alla luce certi problemi, etichettandolo come visionario o terrorista. Film visto e rivisto. Ma il fenomeno è circoscritto ai week-end? No. Certo, il fine settimana si raggiunge l’apice. Ma alcuni problemi affondano radici profonde nei rapporti sociali, nell’assenza di controllo, nello stato di insicurezza che affligge molti. E che, come conseguenza, sfocia nell’abuso di alcol. Certo non vogliamo dare un’immagine di Cervignano catastrofica. Sarebbe folle e fuorviante. Men che meno, scadere in generalizzazioni. Ma alcuni casi sono noti. Secondo quanto riferisce chi certe situazioni le vive e le vede, spesso sono i ragazzi che non hanno alle spalle solidi punti di riferimento a cercare nell’alcol e nella droga una forma di protezione. Ma non sempre è così. Altri vogliono vincere la timidezza. Ad altri, semplicemente, piace bere. Quella dell’uso/abuso di alcol è una piaga talvolta connessa con altre, con il bullismo (e qui ci immaginiamo la faccia di alcuni personaggi), con la violenza verbale e non, con l’assoluta mancanza di rispetto. Tutte assieme, queste componenti tratteggiano il quadro inquietante che fotografa una parte, minoritaria, di adolescenti. Certi problemi ci sono sempre stati, non sono una novità. Ma forse stiamo assistendo, in silenzio, a una deriva generale che ci porterà dove neanche noi sappiamo. Da tempo gli appelli che invocano una presa di posizione forte da parte degli educatori cadono nel vuoto. E i benpensanti si preoccupano di zittire i campanelli d’allarme. Tanto le cose prima o poi cambiano. In meglio?

GIOVANNI STOCCO

Cervignano del Friuli Via Ramazzotti, 19

Tel. 0431 34495