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Anno 2 numero 8, maggio-giugno 2006, periodico bimestrale gratuito Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele, via Mercato 1, 33052 Cervignano del Friuli (UD) Segreteria telefonica e fax 0431 35233 e-mail: [email protected] internet: www.ricreatoriosanmichele.org Direttore responsabile: Norman Rusin Redattori: Alberto Titotto, Luca Toso, Simone Bearzot, Andrea Doncovio, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, Don Moris Tonso, Costantino Tomasin, Sandro Campisi, Vanni Veronesi, Silvia Lunardo, Claudia Carraro, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich Progetto grafico: Maurizio Barut, Cervignano Impianti e stampa: Graphic 2, Cervignano Autorizzazione del Tribunale di Udine: n. 15 del 15 marzo 2005 Tiratura n. 1.000 copie ALTA UOTA Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele p.04 passioni&attenzioni p.05dedizioni&frutti p.06-7incontri &raccolti p.08-9fischi&volteggi p. 10-11 variegato&misto p.12vacanze&presenze sballo tra i ragazzi cervignanesi stupefacenti n.08 pag.01 Come aiutarci con un’erogazione liberale… Oggi puoi aiutarci a sostenere le nostre attività con un nuovo strumento che è l’ erogazione liberale. Infatti la nostra Asso- ciazione è stata riconosciuta ed inserita nel registro nazio- nale delle Associazioni di Promozione Sociale (art. 7, comma 1 e 2, legge 383/2000) che precisa con circolare ministeriale 39/2005 che anche i circoli affi liati a NOI Associazione pos- sono beneficiare di tale opportunità. Cosa si può donare: somme di denaro o beni in natura Quanto si puo dedurre dalle tasse: 10 % del reddito complessivo, nella misura max di 70 mila euro annui Dovrai trattenere e allegare alla tua dichiarazione dei redditi la ricevuta che ti rilascia la banca a cui dovrai allegare la ricevuta che ti invierà la nostra Associazione. Come donare: l ‘erogazione deve essere effettuata esclusivamente con bonifico bancario o in ufficio postale. In pratica: puoi donare alla nostra Associazione facendo un bonifico intestato a RICREATORIO SAN MICHELE, VIA MERCATO 1, 33052 CERVIGNANO DEL FRIULI (UD). Appoggio bancario: CREDIFRIULI Filiale di Cervignano del Friuli, CAB 63730 ABI 07085 Conto Corrente nr. 000010001724 Ti ringraziamo sin d’ ora per quanto potrai fare; anche una piccola cifra assieme a tante altre potrà aiutarci a sostenere le nostre attività… il Pignarul, il Carnevalfest, Crossroads, i Sa- bati in Ricre, l’ Estate Insieme, il Teatro Sala Aurora, il Gruppo Teatrale Briciole d’ Arte, i tornei sportivi, San Martino, Musi- caria, Alta Quota, i nostri ambienti aperti tutti i giorni per i bambini e per i ragazzi… e tanto altro… PIU’ DAI… MENO VERSI! Week-end Gioventù bruciata. L’adolescenza è quel periodo della vita in cui maggiori sono le possibilità di perdersi. Questa affermazione ha indotto la nostra redazione ad occuparsi di un particola- re aspetto del mondo giovanile. I ragazzi che definiamo “difficili”. Spesso gruppi di frequentazione, un po’ ai mar- gini della regolarità e spesso anche della legalità. Siamo convinti che durante l’adolescenza emergano con prepotenza le cosiddette carenze formative, quei vuo- ti cioè che nel corso dell’infanzia hanno privato alcuni di affetti regolari, di esperienze famigliari serene, di una corretta relazione con gli altri, in cui vi sia un giusto equilibrio di ruoli, autorevolezza, libertà e rispetto. Con l’adolescenza, coloro che sono stati fino a quel mo- mento vittime incolpevoli di situazioni non volute assumo- no il ruolo di coloro che determinano le proprie azioni ed il proprio futuro. Questo, frequentemente, è condizionato ancora da fattori ambientali, quali il gruppo, la compa- gnia, o dalla necessità di riferirsi a modelli o miti negativi. Esplorare questi ambiti, nella gioventù cervignanese, ci ha francamente rivelato una realtà inaspettata, ci ha condotto veramente ai confini della legalità, dove cono- scere fatti, persone e circostanze ci ha posto un autentico problema di coscienza e giustizia civica. Ci siamo lungamente confrontati sull’opportunità di affrontare l’argomento, e sul modo, che appare dalle in- terviste all’interno. Infine ha prevalso la volontà di farlo. Siamo pervenuti alla conclusione che i comportamenti e le stesse personalità che emergono non siano vere e proprie scelte di vita. Siamo, in altre parole, convinti che “ragazzi difficili” si diventi più per caso che per consapevole scelta. Riteniamo però con altrettanta convinzione che queste siano ancora situazioni modificabili, necessarie più di aiuto che di condanna. Pensiamo anche che la conoscen- za possa essere il primo passo, per affrontare un proble- ma la cui soluzione ci deve coinvolgere tutti. Giuseppe Ancona I giovani d‘oggi dicono «NO» alla droga di Giuseppe Tonello

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Gioventù bruciata. Cosa si può donare: somme di denaro o beni in natura Quanto si puo dedurre dalle tasse: 10 % del reddito complessivo, nella misura max di 70 mila euro annui Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele Come donare: l ‘erogazione deve essere effettuata In pratica: puoi donare alla nostra Associazione Anno 2 numero 8, maggio-giugno 2006, periodico bimestrale gratuito I giovani d‘oggi dicono «NO» alla droga di Giuseppe Tonello Giuseppe Ancona

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Anno 2 numero 8, maggio-giugno 2006, periodico bimestrale gratuitoCentro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele, via Mercato 1, 33052 Cervignano del Friuli (UD)• Segreteria telefonica e fax 0431 35233 • e-mail: [email protected] • internet: www.ricreatoriosanmichele.org• Direttore responsabile: Norman Rusin • Redattori: Alberto Titotto, Luca Toso, Simone Bearzot, Andrea Doncovio, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, Don Moris Tonso, Costantino Tomasin, Sandro Campisi, Vanni Veronesi, Silvia Lunardo, Claudia Carraro, Andrea Folla,Sofi a Balducci, Christian Franetovich • Progetto grafi co: Maurizio Barut, Cervignano • Impianti e stampa: Graphic 2, Cervignano• Autorizzazione del Tribunale di Udine: n. 15 del 15 marzo 2005 • Tiratura n. 1.000 copie

ALTA UOTACentro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele

p.04passioni&attenzioni p.05dedizioni&frutti p.06-7incontri &raccolti p.08-9fi schi&volteggi p.10-11variegato&misto p.12vacanze&presenze

sballo tra i ragazzi cervignanesi

stupefacenti

n.08 pag.01

Come aiutarci conun’erogazione liberale…

Oggi puoi aiutarci a sostenere le nostre attività con un nuovo strumento che è l’ erogazione liberale. Infatti la nostra Asso-ciazione è stata riconosciuta ed inserita nel registro nazio-nale delle Associazioni di Promozione Sociale (art. 7, comma 1 e 2, legge 383/2000) che precisa con circolare ministeriale 39/2005 che anche i circoli affi liati a NOI Associazione pos-sono benefi ciare di tale opportunità.

Cosa si può donare: somme di denaro o beni in natura

Quanto si puo dedurre dalle tasse: 10 % del reddito complessivo, nellamisura max di 70 mila euro annui

Dovrai trattenere e allegare alla tua dichiarazione dei redditi la ricevuta che ti rilascia la banca a cui dovrai allegare la ricevuta che ti invierà la nostra Associazione.

Come donare: l ‘erogazione deve essere effettuataesclusivamente con bonifi co bancario o in uffi cio postale.

In pratica: puoi donare alla nostra Associazionefacendo un bonifi co intestato a RICREATORIO SAN MICHELE,

VIA MERCATO 1, 33052 CERVIGNANO DEL FRIULI (UD).Appoggio bancario: CREDIFRIULI Filiale di Cervignano del Friuli,

CAB 63730 ABI 07085 Conto Corrente nr. 000010001724

Ti ringraziamo sin d’ ora per quanto potrai fare; anche una piccola cifra assieme a tante altre potrà aiutarci a sostenere le nostre attività… il Pignarul, il Carnevalfest, Crossroads, i Sa-bati in Ricre, l’ Estate Insieme, il Teatro Sala Aurora, il Gruppo Teatrale Briciole d’ Arte, i tornei sportivi, San Martino, Musi-caria, Alta Quota, i nostri ambienti aperti tutti i giorni per i bambini e per i ragazzi… e tanto altro…

PIU’ DAI… MENO VERSI!

Week-endGioventùbruciata.

L’adolescenza è quel periodo della vita in cui maggiori sono le possibilità di perdersi. Questa affermazione ha indotto la nostra redazione ad occuparsi di un particola-re aspetto del mondo giovanile. I ragazzi che defi niamo

“diffi cili”. Spesso gruppi di frequentazione, un po’ ai mar-gini della regolarità e spesso anche della legalità.

Siamo convinti che durante l’adolescenza emergano con prepotenza le cosiddette carenze formative, quei vuo-ti cioè che nel corso dell’infanzia hanno privato alcuni di affetti regolari, di esperienze famigliari serene, di una corretta relazione con gli altri, in cui vi sia un giusto equilibrio di ruoli, autorevolezza, libertà e rispetto.

Con l’adolescenza, coloro che sono stati fi no a quel mo-mento vittime incolpevoli di situazioni non volute assumo-no il ruolo di coloro che determinano le proprie azioni ed il proprio futuro. Questo, frequentemente, è condizionato ancora da fattori ambientali, quali il gruppo, la compa-gnia, o dalla necessità di riferirsi a modelli o miti negativi.

Esplorare questi ambiti, nella gioventù cervignanese, ci ha francamente rivelato una realtà inaspettata, ci ha condotto veramente ai confi ni della legalità, dove cono-scere fatti, persone e circostanze ci ha posto un autentico problema di coscienza e giustizia civica.

Ci siamo lungamente confrontati sull’opportunità di affrontare l’argomento, e sul modo, che appare dalle in-terviste all’interno. Infi ne ha prevalso la volontà di farlo. Siamo pervenuti alla conclusione che i comportamenti e le stesse personalità che emergono non siano vere e proprie scelte di vita. Siamo, in altre parole, convinti che “ragazzi diffi cili” si diventi più per caso che per consapevole scelta.

Riteniamo però con altrettanta convinzione che queste siano ancora situazioni modifi cabili, necessarie più di aiuto che di condanna. Pensiamo anche che la conoscen-za possa essere il primo passo, per affrontare un proble-ma la cui soluzione ci deve coinvolgere tutti.

Giuseppe Ancona

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2Divertirsi tra

Le relazionipericolose

Sabato 15 aprile: abbiamo incontrato Luca(il nome è inventato). Ha 17 anni,studente alle superiori, vive con la madre.

Ti consideri un “bravo ragazzo”? “No”Come mai?

“Perché un “bravo ragazzo” non fa quello che faccio io.”Cioè?

“Non sono educato, non faccio quello chemi dicono, non studio…”Come passi il tempo libero?

“Gioco con il computer o sto con i miei amici”Cosa fai con i tuoi amici?

“Quasi sempre esco, vado in giro, per passare il tempo…”Dimmi qualcosa che fate per divertirvi...

“Play-station…o andiamo a bere, spesso…”Per divertirti ti fai anche le canne?

“Sì.”Quando hai fumato la prima canna?

“Credo…più o meno a 15 anni…”Con chi?

“Con amici più grandi”Perché?

“Per vedere com’era, visto che tutti ne parlavano…”Quanto spesso ti fai le canne?

“All’inizio circa 2 volte al mese…adesso più o meno ogni giorno.”Perché?

“Perché è bello”Per quale motivo preferisci farti una canna che,per esempio, farti una partita a calcio?

“Perché giocando a calcio faccio fatica…e comunque mi piace di meno…”Hai mai provato qualcosa oltre lo spinello?

“Sì. Popper o ecstasy.”Dove li trovi?

“In discoteca”Quanto spesso?

“Negli ultimi due mesi ogni settimana.”Quanto spendi?

“Spendo poco perché riesco ad avere la roba gratis, però so lo stesso: quattro canne costano dieci euro, una pasticca quindici.”

Dove trovi i soldi? “Uso quelli che ho messo da parte accumulando quelli dei

parenti o dei genitori… oppure ho fatto qualche lavoretto.”Cosa mi dici dell’alcol?

“Non mi piace più di tanto, solo se non c’è niente di meglio…per passare la giornata… o a volte mi piacciono i super-alcolici il sabato sera…”

Raccontami una tua serata-tipo…“Non saprei…ad esempio, adesso ho qualche giorno di

vacanza… e ieri io e i miei amici siamo stati in bar fi no alle 22.30 circa, per aspettare un amico che ha la macchina…siamo rimasti un po’ lì, poi siamo andati in grappoteca…abbiamo fumato un po’ e poi siamo andati ad una festa.”

A che ora sei andato a casa? “Verso le 4.30.”I tuoi amici ti infl uenzano o ti hanno infl uenzato?

“No, nessuno mi ha mai obbligato.A volte ho infl uenzato io qualcuno…”E i tuoi come si comportano?

“Forse sospettano di qualche spinello…ma non mi han-no mai chiesto niente… Mia mamma non sa niente di questo argomento…sa solo quello che dice la gente… mio papà non lo vedo mai…”

Stai bene così?Pensi mai di cambiare qualcosa della tua vita?

“Sì, ultimamente ci ho pensato… perché mi accorgo che ad esempio ho sempre meno memoria…o mi blocco quan-do sto facendo un discorso…queste cose prima non mi succedevano…ma per il momento preferisco continuare così… prima o poi però smetterò…o almeno diminuirò…”

Non hai davvero niente di meglio per passare il tempo? “No.”

Carlo(nome di fantasia)16 anni, studente superiori,vive con la madre.

Cosa fai per divertirti? “Guardo la TV, esco con gli amici…”.Cosa fai con loro?

“Vado in giro, spesso nei locali”.E cosa fai là?

“Ballo se è una discoteca, oppure bevo”.Eccedi mai con l’alcol?

“Ogni tanto capita… L’ultima volta circa un mese fa”.Fumi?

“Sì”.Cosa?

“Diciamo non solo sigarette...”.Intendi anche “canne”?

“Si”.Quanto spesso?

“Dipende… Quando ho la roba da fumare. Ad esempio nelle ultime due settimane tre volte, ma non saprei fare una media esatta”.

Quando ti sei fatto la prima “canna”? “Più o meno 2 anni fa, avevo 15 annied ero insieme ai miei amici”.Hai mai provato qualcos’altro?

“Sì, le pasticche in discoteca. Ma non tanto spesso”.Perché le hai prese?È dipeso da una situazione particolare?

“No, le ho prese perché ero a ballare.Non puoi prenderle a casa, diventi matto…”.Perché ti fai le canne?

“Perché è fi go”.Solo per questo?

“No, lo faccio anche per passare il tempo”.E se trovassi qualcosa di meglio da fare, smetteresti?

“Non credo che smetterei del tutto. Forse diminuirei…”.Ti hanno condizionato i tuoi amici?

“No, condizionato no…Però sono loro che mi hanno fatto provare”.Se cambiassi compagnia smetterestidi prendere queste sostanze?

“No, ormai non credo”.Fai sport?

“Sì, gioco a calcio”.Non hai paura di compromettere il tuo fi sico?

“Sì”.E perché non smetti?

“Perché non riesco, è più forte di me”.Cosa intendi?

“E’ diffi cile da spiegare. Ma anche se non ho da fumare, dopo un po’ di tempo mi viene voglia…”.

Ti accorgi di qualche cambiamento fi sicoda quando hai iniziato?

“Sì, il giorno dopo che ho fumato sto male, mi sento la testa pesante. In generale invece non mi ricordo le cose, non ho voglia di pensare”.

E non ti fa nessun effetto? “A volte ci penso. Ma poi ci passo sopra…”.I tuoi?

“Mia mamma ha capito e mi ha detto che devo comunque fare di testa mia. Mio papà non vive con me, non lo sa”.

Cambieresti qualcosa di quello che sei? “No, niente”.

esperienze di alcuni adolescenti cervignanesi

Da qualche mese nel comune di Cervignano è attivo un Tavolo Permanente per monitorare e, se possibile, aiu-tare una trentina di ragazzi di età compresa tra i 15 e 18 anni. Lo compongono, l’amministrazione comunale, le forze dell’ordine, gli assistenti sociali: tutti impegnati ad arginare un fenomeno complesso, e per certi versi ancora oscuro, denominato disagio giovanile.

Tradotto nella realtà dei fatti, giovani che per piacere, debolezza, noia, o semplicemente per attirare l’attenzio-ne, si lasciano spesso a comportamenti sopra le righe. Ultimamente, però, troppo spesso e troppo sopra le righe.

Inutile, in queste pagine, aprire lo schedario ed estrar-re incendi all’uffi cio anagrafe piuttosto che vandalismi alla proprietà pubblica o privata. L’unica volontà, se possibile, è quella di capire. Prendendo spunto da un precedente temporale: con l’arrivo dell’estate, complice la chiusura delle scuole e le serate “allungate”, i fenomeni sopra citati tendono a ripresentarsi con maggiore fre-quenza. Tuttavia, il nostro punto di partenza è stato un altro. Più profondo.

La convinzione, cioè, che le “ragazzate” rappresentino solo la punta dell’iceberg. L’atto fi nale di un malessere assai più radicato. Addirittura crescente.

Per comprenderlo, o quantomeno provare a farlo, ab-biamo voluto entrare in contatto con alcuni di questi gio-vani. Parlare con loro e, soprattutto, farli parlare. Senza alcuna volontà moralistica o bacchettona. Un dialogo nudo e crudo, per sapere e far sapere.

Dopo diversi tentativi di approccio, una volta ottenuta la garanzia del-l’anonimato, tre ragazzi cervignanesi hanno accettato di raccontare le proprie esperienze. Le riportiamo fedelmente. Senza commento alcuno.

Andrea Doncovio

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in uotattualitàn.08 pag.03

Venerdì 28 aprile. Ci siamo incontrati con Marco (nome di fantasia). Ha 22 anni, lavora e vive con i suoi genitori.

Come trascorri il tempo libero?“Mi trovo spesso con i miei amici in piazza Indipendenza,

davanti alla pizzeria, oppure in qualche bar nelle vicinanze”Vedi i tuoi amici molto spesso?

“Qualche anno fa uscivo ogni giorno, poi ho iniziato a lavorare ed ora ho meno tempo…il luogo di ritrovo però è rimasto sempre lo stesso”

Vale la stessa cosa anche per il tuo gruppo?“No, il gruppo è notevolmente cambiato. Alcuni amici

li conosco da sempre, altre persone quasi le ignoro. Ora-mai il gruppo è diventato una comitiva di venti perso-ne, quando ci troviamo di sera stiamo tutti assieme per un’ora, anche meno; poi ci si divide e ognuno gira con altre tre o quattro persone”

Cos’è che vi tiene uniti?“Oramai non ci unisce più niente, è diffi cile andare

d’accordo, non ci sono idee condivise, si sta assieme solo perché ci si conosce. All’interno del gruppo non c’è nean-che il classico “leader”, ognuno fa per sè. Alla fi ne, a me va meglio così, in tanti si fa solo casino”

All’interno del tuo gruppo ci sonopersone che fanno casino?

“Direi di no. Vedi, spesso i residenti di piazza Indipen-denza si lamentano per schiamazzi e altri rumori molto forti a notte tarda. Alle volte sono anche venuti agenti delle forze dell’ordine a farci alcune domande. Quello che però vorrei far capire è che in piazza girano moltissimi gruppi diversi, anche gente che fa casino, ma poi ve-niamo messi sotto accusa noi solo perché ci ritroviamo sempre assieme al solito posto”

Sai qualcosa degli atti vandaliciche ci sono stati di recente a Cervignano?

“Ho letto di questi fatti sui giornali. Non so chi siano i responsabili, ma non credo appartengano al mio gruppo. Se uno di noi si comportasse così lo fermeremmo subito”.

Per che motivo?“Per un motivo molto semplice: ci beccherebbero tut-

ti. Anche senza essere colpevoli, fi niremmo comunque sui giornali. In passato abbiamo avuto tra di noi un ra-gazzo che sfi dava continuamente i Carabinieri, passando davanti a loro con lo scooter e impennando…senza un motivo preciso, ma solo per un atteggiamento di sfi da….lo abbiamo allontanato, era troppo casinista, e quando i Carabinieri gli chiedevano i documenti per un controllo, poi passavano a dare un’occhiata anche da noi, una si-tuazione che sicuramente non poteva farci piacere”

Simone Bearzot e Christian Franetovich

Nel corso delle interviste che abbiamo effettuato, è emerso come numerosi giovani facciano uso di alcol e so-stanze stupefacenti. Qual è il punto di vista di un’opera-trice sociale su queste problematiche?

Chiaramente il problema esiste, soprattutto per quan-to riguarda l’alcol e le droghe “leggere” come hascisch e marijuana. I dati di una ricerca da noi effettuata nel 2002 confermavano in particolare un nuovo rapporto tra i giovani e l’alcol, attraverso l’abitudine di bere nel weekend, alla “maniera anglosassone”.

Alla base di questi comportamentiesiste una situazione di disagio?Il discorso è molto complesso: l’uso, ad esempio, delle

cosiddette “droghe ricreazionali” non è legato ad un disa-gio di tipo personale, come poteva succedere anni fa con l’eroina. Le stesse considerazioni valgono per l’alcol, che raramente si collega a diffi coltà pregresse.

Quali possono essere dunque le ragioniche spingono a comportamenti di questo tipo?Si tratta di un aspetto culturale, tant’è vero che i consu-

matori di sostanze stupefacenti sono spesso ragazzi “che stanno bene”: è un modo per stare insieme, per rilassarsi nel caso del fumo, per aumentare la propria disinibizione per quanto riguarda l’alcol. Sono strumenti più veloci per socializzare. L’alcol, poi, è culturalmente accettato e non è considerato una droga, ma l’uso è comunque rischioso, come nel caso della guida in stato di ebbrezza.

Simone Bearzot

“È unproblemaculturale”

canne e dintorni“Ci beccherebbero tutti”Divertimento e vandalismo visti da chi si ritrova in piazza

Annie Noro, operatrice del Progetto Giovani, parla di

droga e alcool nella cittadina

Michele(nome di fantasia)16 anni, studente superiori,vive coi genitori.

Cosa fai per divertirti? “Sto in compagnia, oppure con la mia ragazza. Comun-

que con qualcuno perché da solo non sto bene”.E cosa fai con i tuoi amici?

“Dipende… Facciamo tante cose: andiamo in bar, gio-chiamo a carte, guardiamo la tv. Poi beviamo o fumiamo”.

Quanto bevi? “Dipende. Durante la settimana una birra o uno spritz,

ma di solito non proprio fi no a stare male”.Quindi non ubriaco?

“Solo in feste particolari”.E quanto fumi?

“Durante la settimana una o due dopo la scuola. Il sabato sera di più, ovviamente. Però prima di uscire o a fi ne serata… Non facciamo solo quello, come altre com-pagnie che conosco”.

E non sei d’accordo con questo? “No, perché vuol dire essere dipendenti, e io non lo

sono, perché riesco a stare una giornata senza fumo. Ad esempio gli ultimi tempi c’è meno roba, e facciamo queste serate “alternative”, nel senso senza spinelli, e ci diver-tiamo quasi di più”.

Quindi pensi che faccia male? “Io la vedo così: la quantità e il modo in cui fumo io,

tra 10 anni mi farà stare meno male di uno che, ad esem-pio, si fuma un pacchetto di sigarette al giorno”.

Hai mai pensato di smettere? “Sì, dopo capodanno avevo pensato anno nuovo, vita

nuova. Siamo stati circa un mese senza, ma poi c’è stata l’occasione e abbiamo ricominciato”.

Come mai vorresti smettere? “Perché gioco a calcio. Il problema non è che mi manca

il fi ato per correre o cose simili: non mi sembra giusto continuare per gli impegni che mi sono preso con questo sport. Inoltre, il livello a cui gioco non me lo permette”.

Qual è il motivo per cui fumi? “Ormai la vedo come un’abitudine non necessaria, non

mi fa né caldo né freddo. Le prime volte (la mia prima canna è stata in terza media) era per provare la novità, però non sono stato condizionato perché era la prima volta anche per gli amici che erano con me”.

Quindi?“Il motivo è lo sballo. Non dico proprio andare in tran-

ce, però succede che ad esempio sono sul divano e non capisco niente. Magari il telecomando è accanto a me, ma io non ho voglia neanche di muovere la mano per cambiare canale. Pensare a come sei in quel momento, e a come sono gli altri intorno a te, mi fa ridere”.

interviste a cura di Sofi a Balducci

raccontate dai protagonisti

Comelli Claudio, Paolo e C. sncautoffi cina, carrozzeria, soccorso stradale, organizzato

Cervignano, via Venezia 18tel 0431 32576, cell. 336 595308

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volontari cervignanesi fondanola sezione locale dell’EnteNazionale Protezione AnimaliEscono dall’esperienza di un fi duciariato ENPA affi -liato alla sezione di Trieste di cui è presidente il dott. Gianfranco Urso. Ma i soci cervignanesi mirano a co-stituire una sezione comunale dell’ENPA, fatto abba-stanza raro per un comune delle dimensioni di Cervi-gnano. Questo sarebbe infatti il primo caso in Friuli.

Proprio nella giornata in cui mi sono recata nella loro sede, - temporanea, visto che sfruttano i locali messi loro a disposizione dalla Pro Loco, - è arrivata la tanto attesa notizia: l’autorizzazione a costituire la sezione comunale. Prima, però, si inizia con il commissariamento. “È una fase preliminare - mi spiega Mario Matassi, coordinatore del gruppo e ora commissario pro tempore - della durata di 6 mesi, durante i quali dovremo farci conoscere e ope-rare come se fossimo una sezione ENPA. Al termine di questo periodo di tempo, dovremo convocare l’assemblea dei soci, che al momento sono già circa 80, anche di fuori Cervignano.”

Un bel traguardo per un gruppo iniziale di 15 persone che in questi anni ha lavorato quasi all’oscuro prenden-dosi cura degli animali abbandonati del nostro territorio, in particolar modo dei gatti.

A Cervignano ci sono infatti circa 20 colonie di gat-ti randagi. Il gruppo si occupa del mante-nimento e della cura di queste colonie, oltre all’importante opera

L’operato dell’ACAT“I club che operano con questi metodi – mi racconta

l’insegnante mentre tutti prendono posto - sono nati 25 anni fa e sono arrivati a Udine nel 1980. Inizialmente lavoriamo con le famiglie, poiché il problema dell’alcoo-lismo abbraccia tutti, non solo il diretto interessato. La terapia è naturalmente di gruppo: ogni famiglia espone le sue diffi coltà e racconta tutto ciò che ha passato e sta passando. Molte volte da queste confessioni emergono i veri problemi che stanno sotto all’alcoolismo: troviamo famiglie sfaldate, grandi sofferenze, dolori d’ogni sorta, rapporti da recuperare, fi no ad arrivare a bambini che rifi utano il genitore alcoolista”. Quest’ultimo punto mi colpisce particolarmente. Bidoli se ne accorge: “Anni fa era venuta qui una famiglia: padre, madre, una bimba e un bimbo, entrambi piccolini. Appena il padre, spesso ubriaco, entrava in casa, il bimbo correva a nascondersi, terrorizzato. Ormai la coppia stava per separarsi quando arrivò da noi: una situazione diffi cilissima che bisogna-va trattare con la massima attenzione. Finché, dopo un

“Cuccioliarriviamo”

Alcolisti Anonimi:un percorso per ritornare

intervista agli operatori e ai soci dell’ACATIvan Bidoli, celebre artista locale è responsabile di un gruppo ACAT cervignanese.

Lui, che si autodefi nisce ”servitore insegnante“, ci descrive le attività dell'associazione.

di sterilizzazione, realizzata soprattutto grazie all’appor-to del dottor Paolo Roppa.

Come mi dice Matassi, la speranza per il futuro è quel-la di ottenere fi nanziamenti da parte del Comune per co-struire un centro di rifugio per animali che diventerebbe un punto di riferimento per i comuni vicini. Inoltre, una volta diventati sezione, potranno promuovere una cam-pagna di sterilizzazione, anche per i privati, in modo tale da evitare abbandoni di cuccioli.

Il gruppo, che lavora insieme già da anni, è fi nalmente confl uito in una realtà e mira a “costituire una referenza credibile e sensibile”.

Silvia Lunardo

anno…”. Un brivido lo percorre: “Perché, vede, bisogna guardare anche come si siedono le persone… Per mesi quel bimbo si era seduto lontano da suo padre, in brac-cio ad un altro; fi nché, dopo un anno, una sera li vedo entrare e … il piccolo si siede in braccio al papà!”.

“Per me – continua – fu una cosa indescrivibile. Non lo dimenticherò mai”. Ora sono io percorso da un brivido. Non riesco a pronunciare un commento più intelligente di un idiota “Oh, … mamma mia…” Cerco di riprendere il fi lo del discorso, venendo alla domanda che chiunque farebbe. L’insegnante intuisce al volo: “Quanto dura il percorso? Forse non c’è una fi ne: nella vita i problemi non si esauriscono. Il trattamento può durare alcuni mesi come tanti anni, ma i successi sono moltissimi, davvero. La cosa che poi mi riempie di gioia è vedere tanti fi gli di ex alcoolisti che, incontrandomi per strada, corrono ad abbracciarmi! Attualmente operiamo con 14 famiglie e già avremmo bisogno di un altro servitore insegnante…”.

Nel frattempo, noto con curiosità che alcuni, appena entrano, bevono un bicchiere d’acqua: come mai? “Si tratta – mi spiega Bidoli – di una pastiglia sciolta in acqua che di per sé non ha alcuna controindicazione, se non l’alcool: se infatti uno beve dopo averla assunta, ri-schia di fi nire in ospedale e, nel peggiore dei casi, di morire. È un modo drastico di impedire l’assunzione di alcolici nei primi tempi: drastico ma necessario, perché in quei momenti la sola forza di volontà non è suffi cien-te”. Su questo punto interviene anche uno degli ospiti, A.E.: “La pastiglia è un deterrente decisivo. Io non bevo da tanti anni, sono completamente ristabilito, però tal-volta la prendo ancora per solidarietà con gli altri! È un rito, più che altro”.

Racconti di vitaLa sala di riunione comincia a riempirsi: è proprio

come me l’aspettavo, con le sedie disposte in cerchio. Prima di cominciare la seduta, Bidoli mi presenta a tutti, sollecitando un applauso: l’accoglienza mi emoziona.

Ora tocca a me, devo fare le interviste. Balbetto ciò che desidero chiedere ai “volontari”: “C’è qualcuno che vuole raccontarmi quella che è stata la sua, insomma, sì, la sua…”. A togliermi dall’imbarazzo ci pensa una simpa-tica signora seduta accanto a me: “… La sua esperienza e il percorso che ha fatto!”, conclude togliendomi le parole di bocca. “Sono andata a scuola fi no alla terza elementa-re – afferma sorridendo – ma capisco benissimo tutto!”.

L’esitazione dura pochi secondi. A prendere la parola è di nuovo A.E.: “Sono astinente dall’alcool da dieci anni. È cominciato tutto con un malore, una specie di ulcera: sono stato ricoverato in ospedale e lì, sai com’è , ti fan-no domande… Così mi hanno raccomandato di smettere di bere, indirizzandomi prima, per quei venti giorni di ricovero, al SERT di Palmanova, e poi consigliandomi di andare in uno di questi club. Qui ho trovato gente che mi ha accolto a braccia aperte, capace di risolvere i pro-blemi miei e della mia famiglia. Certo, non è stato facile: i primi 6 anni sono stati duri…”.

“Sono stati 6 anni di guerra”, conferma sua moglie. “Oggi però è tutto cambiato: abbiamo riscoperto cosa si-gnifi ca vivere veramente”.

“La settimana scorsa - riprende il marito - abbiamo fatto una bella cena con i nostri fi gli, che ormai hanno 40 anni. È stata una serata stupenda: ho ritrovato una famiglia”.

Interviene A.V.: “Io ho vissuto un’esperienza simile: un malore e il conseguente trattamento. Sono ormai

passati tredici anni e le cose sono cambiate moltissimo; prima arrivavo qui con mia fi glia, ora invece vengo da sola, tutti si fi dano. Quando bevevo, la mia famiglia…”. “Ti trattava come una “scovassa”

- interrompe, con genuina effi -cacia, la simpatica signora che poco prima mi ha anticipato

– e oggi, invece, sei il capo!”.La seduta è ormai diventata

un dibattito vivace. “Una vol-ta che cominci a bere – con-fessa B.M. - il corpo chiede dosi sempre maggiori. Dai oggi, dai domani, ti avvii sul-la strada della dipendenza. A me, per esempio, è capitato un grave incidente: da allora ho cominciato, con successo, il trattamento e mi sono con-

vinto che questo è l’unico modo per uscire da quella brutta strada. Ricorda: nessuno decide di diventare al-coolista e non è poi così diffi cile sorpassare il limite…”.

S.L. racconta invece di suo fi glio: “Era irriconoscibile. Entrava e usciva di casa a tutti gli orari e i nostri rap-porti si erano spezzati. Oggi fi nalmente è tornato quello di prima: per me è stato come vederlo rinascere e io stes-sa sono rinata. Qualche tempo fa i suoi amici gli hanno anche fatto una festa: Dio, che bello…!”.

Vanni Veronesi

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È diffi cile trovare un ragazzo così giovane che si diletti nella scrittura di poesie: nel tuo caso, quando e come è nata questa passione?

Ricordo perfettamente. Un giorno - avevo dieci anni – stavo facendo i compiti in salotto; i miei genitori erano al piano di sopra, non c’era nessun rumore e, per creare una bell’atmosfera, ho spento la luce quando il caminetto era già acceso: fu una scintilla, un attimo… E nacque la mia prima poesia.

E da quella volta……non ho più smesso, sì! Ho iniziato a scrivere quel po-

meriggio e ho continuato fi no a adesso.Con che frequenza?Due o tre poesie al giorno. Però all’inizio erano solo dei

bozzetti ingenui, ero piccolo…E che fi ne ha fatto quella “vecchia” produzione?In parte è stata compresa nel mio libro, comunque tutta

rielaborata e rimeditata, ad eccezione, non a caso, della mia prima poesia, rimasta identica per motivi di “affetto” e perché tutt’oggi la ritengo bella così com’è.

Ma perché hai continuato?Cosa ti ha spinto a scrivere?

Trovavo che la poesia fosse l’unico modo per esprimere ciò che sentivo, l’unica forma d’arte in cui riuscivo a ma-nifestare, con buoni risultati, quell’impulso creativo che avevo dentro, piuttosto che, per esempio, il disegno o la musica. È stata quasi una necessità di comunicazione…

Parliamo ora del libro: quand’è nata l’idea?Molto semplicemente, quando mi accorsi di aver termi-

nato il quadernone in cui scrivevo le mie poesie, osservai: « Oh guarda, è diventato un vero e proprio libro! ». Pro-nunciando questa parola, i miei neuroni scattarono e …

… e decidesti che sarebbe davvero diventato un libro,ho capito! La reazione di familiari e amici?A casa, i miei non sapevano nemmeno che io scrivessi,

non gliel’avevo neanche detto. I primi a cui comunicai le mie intenzioni furono mio fratello e mia sorella, che in un primo momento furono un po’ titubanti… Fra i miei amici, solo quelli più intimi sapevano che io scrivessi. Le reazio-ni? Un miscuglio di perplessità, sorpresa e curiosità.

Dunque non temi il giudizio altrui?Non mi sono mai posto questo problema, a dire il vero.

Pensandoci… no, direi di no. Se qualcuno esprime un’opi-nione sui mie versi, non posso che accettarla, ovviamente,

mentre avrei qualche obiezione da fare se qualcuno senten-ziasse su di me e sulla mia personalità per il solo fatto che scrivo o per ciò che scrivo: un’opera può piacere come no, ma non si dovrebbe mai giudicare una persona in base ad essa…

Ogni poeta che si rispetti deve avere unasua concezione della poesia: la tua qual è?Credo che la poesia debba essere un modo per far vivere

emozioni ai lettori, in un equilibrio di ispirazione e rie-laborazione, e un utile strumento di conoscenza interiore per chi la compone. Per questo non scrivo mai nulla che non sia autobiografi co o quantomeno che mi riguardi: se conosco a malapena quello che ho dentro di me, fi gurati se posso parlare di cose esterne alla mia persona… Su un piano più concreto, ritengo inoltre che, pur essendo normale e sacrosanto “specializzarsi”, non bisognerebbe mai chiudersi nel proprio mondo: la poesia è solo una delle tanti arti esistenti, e se è vero che l’arte è unica, allora è opportuno rivolgere la propria attenzione anche alla musica, alla pittura, al cinema, tutte attività neces-sariamente collegate.

Vanni Veronesi

n.08 pag.05ipiù uotati

fi liale diCervignanodel Friuli

Poesia, emozioni, vitaMarc Puntel, 22 anni: lui ed io siamo amici da sempre, dato che viviamo praticamente uno di fronte all’altro. Capirete dunque la stranezza che provo nell’intervistarlo, anche se ho avuto modo di seguire per parecchi mesi la gestazione dell’opera per la quale abbiamo deciso di contattarlo: la sua raccolta di poesie, intitolata “L’iniziazione” (« alla vita, poiché è nata durante l’adolescenza, e allo stesso tempo alla poesia », precisa Marc a proposito del titolo).

“Se non sei sicura in un battito di ciglia o ancheperché non vivi questeemozioni che trascendonoda persona a persona allorachiudi gli occhi e piangispezza questa storia chesenza te è un inutile inganno”

Dal passato le tecniche per il futuroSergio Mucchiut svela i segreti dell’Agricoltura biodinamica

Man mano che la tecnologia e lo sviluppo progrediscono, i ritmi di vita richiesti dalla società sembrano essere sempre più lontani da una dimensione naturale. Essere stressati è quasi una moda e c’è sempre meno tempo per osservare ciò che ci circonda. Spesso ci si accorge di avere ormai dimenticato i colori di un prato fi orito o il sapore di un frutto colto direttamente dall’albero. Fortunatamente la possibilità di recuperare il piacere di queste sensazioni c’è ancora, grazie anche alla passione di persone come il cervignanese Sergio Mucchiut, che da oltre vent’anni si sta dedicando alla disciplina della biodinamica. Con lui abbiamo scam-biato quattro chiacchiere facendoci raccontare qualcosa della sua attività.

E’ una domanda che mi ponevo anch’io fi nchè non ho avuto modo di incontrare i rappresentanti di una coo-perativa che ha sede in Emilia Romagna e che si chia-ma Bluigea. Loro avevano in testa un progetto per la realizzazione di una fi liera produttiva che sfruttasse le potenzialità della lavanda. Adesso il progetto è partito e produciamo tra l’altro olio essenziale, saponi, profumi e creme di bellezza e curative. Oltretutto la lavanda può essere utilizzata anche in cucina.

Come alimento?Esatto. Un cuoco che collabora con la cooperativa ha

ideato ben 25 ricette che noi daremo in esclusiva a quegli agriturismi che aderiranno al nostro progetto. In questo momento stiamo infatti cercando delle attività di questo tipo che vogliano entrare a far parte della nostra fi liera.

Costantino Tomasin

Innanzitutto ci spiega cos’è la biodinamica?Si tratta di una disciplina di ispirazione steine-

riana che mira ad una conoscenza completa ed approfondita del mondo vegetale e che ha diver-si impieghi. Nell’ambito dell’agricoltura, per esempio, la biodinamica indica quali sono i sistemi più naturali per la cura del terreno e delle piante e prevede l’utilizzo di prodotti

naturali dinamizzati in misura omeopatica. Che cosa sono questi prodotti?Vengono ricavati con un procedimento abbastanza

semplice. Diciamo che per favorire la rigenerazione del-le piante e del terreno si utilizzano delle miscele com-

poste da degli estratti di alcune piante che vengono lavorati e diluiti in acqua seguendo delle tecniche antiche. Le conoscenze su cui la biodinamica si basa sono legate all’antico sapere contadino che teneva conto di tutta una serie di elementi, compreso il movimento degli astri.

Ci sono altri principi su cui si basa la biodinamica?Ce ne sono parecchi. Le sementi che vengono utilizzate, ad esempio, sono recuperate direttamente dai frutti

della pianta e si cerca così di favorire lo sviluppo di piante che siano presenti da diversi anni sul territorio. Io ho delle piante di pomodoro che derivano direttamente da una pianta che era stata piantata oltre cento anni fa.

I suoi pomodori quindi sono molto buoni?Non solo sono molto buoni, ma la pianta stessa è molto più forte rispetto a quelle nate da altre sementi e di

conseguenza non ha bisogno di trattamenti.Dove svolge la sua attività e cosa coltiva oltre ai pomodori?Oltre al terreno dietro casa mia lavoro anche un piccolo appezzamento situato ad Ajello, di proprie-

tà di una mia parente. Coltivo frutta e ortaggi per il consumo della mia famiglia. E poi la lavanda. Come mai coltiva la lavanda?L’idea è nata dalla mia passione per l’apicoltura. Le api, infatti, trovano nella lavanda una preziosa fonte

di sostentamento, soprattutto a luglio quando è una delle poche piante che fi oriscono. Siccome io possiedo diverse arnie, ho iniziato a piantare questa profumatissima pianta e adesso ne coltivo più di 5000.

E cosa se ne fa di tutta quella lavanda?

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La leggenda del Pettirosso«Io voglio soltanto chiederti una cosa» disse l’uccellino.«Cos’è che desideri sapere?» disse, Nostro Signore.«Perché debbo chiamarmi pettirosso, mentre son tutto

grigio dalla punta del becco sino alla coda? Perché mi chiamo pettirosso quando non posseggo neppure una pen-na rossa?».

E l’uccello con i suoi occhiettini neri lo guardò im-plorando e voltò la testolina. Da per tutto, attorno, vide fagiani tutti rossi sotto un leggero pulviscolo d’oro, pap-pagalli con ricchi collari rossi, galli con creste rosse, sen-za parlare delle farfalle, dei pesciolini rossi e delle rose. E naturalmente pensò che occorreva così poco, una sola goccia di colore rosso sul suo petto, per farlo diventare un bell’uccello, a cui il suo nome sarebbe stato adatto.

«Perché debbo chiamarmi pettirosso, se son tutto gri-gio?», domandò di nuovo l’uccello, e aspettò che Nostro Signore gli dicesse: «Ah, amico mio, vedo che ho dimen-ticato di dipingere in rosso le penne del tuo petto, ma aspetta solamente un momento e sarà fatto».

Ma Egli sorrise soltanto e disse: «Ti ho chiamato petti-rosso, e pettirosso ti chiamerai, ma cercati da te il mezzo di meritarti le tue penne rosse».

E così Nostro Signore alzò la mano e lasciò che l’uccel-lo rivolasse per il mondo.

L’uccello volò in Paradiso con molti pensieri. Che cosa poteva fare un uccellino come lui per procurarsi delle pen-ne rosse?

L’unica cosa che gli venisse in mente fu di fabbricarsi il nido in mezzo ai prunai. Egli s’annidò fra le spine nel fol-to della macchia. Pareva stesse aspettando che una foglia di rosa gli si attaccasse al petto e gli desse il suo colore.

Un numero infi nito d’anni erano trascorsi da quel giorno che fu il più bello sulla terra. D’allora in poi gli animali e gli uomini avevano abbandonato il Paradiso e si erano sparsi sulla terra. E gli uomini erano giunti al punto d’imparare a lavorare la terra e a navigare sul mare, si erano fatti abiti e utensili; da molto tempo avevano già imparato a fabbricare grandi templi e città potenti, come Tebe, Roma e Gerusalemme.

Spuntò un giorno nuovo che non doveva esser mai più dimenticato nella storia del mondo e all’alba di quel gior-no il pettirosso era posato su un piccolo colle nudo fuori le mura di Gerusalemme e cantava per i suoi piccini che si trovavano nel piccolo nido in mezzo ai bassi cespugli di spine.

(2.continua)

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uria

IL CROGIOLOdi Alfonso Mansi, laboratorio orafo

Cervignano (UD) via Roma 11, tel. 0431 34336

“Il disagio giovanile” sembra l’argomento preferito di tutte le nostre conversazioni.“I giovani non sono più come una volta”“Ma cosa vogliono? Non lo sanno neanche loro!”“Non vengono mai in chiesa. Nessuno viene a partecipare alle nostre attività.Non vengono a cantare nei cori, non vengono nelle associazioni.Cosa sarà domani delle nostre città?”

Si inizierà allora con il Campo Cresime dal 2 al 9 luglio per i ragazzi di II e III media; seguirà il Campo Comunioni dal 9 al 16 luglio per i bambini di IV, V elementare e I media.

Un’esperienza diversa e particolare sarà invece il campo per i ragazzi di I, II e III superiore dal 6 al 13 agosto. Non più Nonta la meta, ma la Polonia, in partico-lare Czestochowa, Cracovia e Auschwitz. Sarà un’occasio-ne per ripercorre i luoghi dove hanno vissuto e operato alcuni grandi personaggi della Chiesa tra cui Giovanni Paolo II e Massimiliano Kolbe.

Vogliono essere sempre “giovani”:quando diventeranno adulti?

Che ci sia un disagio nei giovani è evidente.Ed è un disagio che è stato voluto da una certa cultura,

preoccupata di staccare i giovani dal passato e dai propri padri per poterli lanciare secondo la propria ideologia. In-fatti, viene sempre più confermato che l’educazione inizia con l’attenzione alla propria tradizione, ma qui viene negata.

Forse questi germi li possiamo vedere nella “rivoluzio-ne” del ’68, che ha voluto affermare questa indipendenza delle nuove generazioni dal passato. E’ come se si avesse voluto dire “Nel passato tutto è stato sbagliato, ora noi faremo, fi nalmente, cose pulite”.

Il desiderio era indubbiamente onesto, ma il risultato è stato disastroso.

Si è svincolato l’individuo da ogni rapporto sociale, da ogni regola civile di comportamento e di solidarietà. Il giovane non si riconosce più in nessuno e la tristezza e la sregolatezza prende in lui il sopravvento. Così succede quando non si sa dove andare e quando la strada non viene più indicata da nessuno! E allora nelle persone prevale il proprio “sentire”, il dire “ a me piace così” e non ci si chiede più cos’è “giusto” e cos’è vero.

E poi c’è una seconda cosa che mi stupisce: i giovani, normalmente, non vogliono diventare adulti, preferiscono restare “sempre” giovani, e rimanere nel parco giochi. E’ una grossa illusione, e credo sia giusto trovare una stra-da per riproporre loro che diventare adulti “è bello”, di-gnitoso, anzi, è una regola fondamentale della vita. Una volta il rito di passaggio era il servizio militare: passato questo “dovere”, si incominciava a considerarsi non più bambini. E oggi qual è il rito di passaggio? Non c’è.

Dal punto di vista religioso, mi fa pensare la sepa-razione dei giovani dalla Comunità cristiana: hanno fede, lo dichiarano, ma non si sentono parte della Comunità. Diversi sacerdoti si vedono costretti a ripetere i gesti religiosi: uno per gli adulti e, a parte, uno per i giovani, il Rosario per gli adulti e il Rosario per i giovani, la Via Crucis per gli adulti e quella per i giovani. E’ una specie di binario in cui le rotaie non si possono incontrare mai. Perché?

Tempo d‘estate, tempo di campi

E infi ne uno degli appuntamenti più attesi dai bambi-ni e ragazzi della nostra comunità: Estate Insieme 2006 dal 20 agosto al 3 settembre. I partecipanti passeran-no le loro mattinate e i pomeriggi sempre in ricreatorio, dove svolgeranno tantissimi giochi e attività.

Naturalmente oltre a questi appuntamenti si van-no ad aggiungere anche i campi dell’Azione Cattolica e degli Scout. Un’estate intensa dunque, ricca di tante iniziate volte ad educare e a far crescere i bambini e ra-gazzi della nostra comunità. Per qualsiasi informazione o chiarimento, basta rivolgersi in parrocchia. Che altro dire se non… Buoni campi a tutti!

don Moris

Eppure la comunità è “una sola” per defi nizione, ma l’aspetto culturale di separazione prevale e soffoca ogni progetto unitario e ogni organizzazione che sia di “tutta la Comunità”.

Nella nostra parrocchia questa preoccupazione ci fa muovere alcuni passi: ad esempio abbiamo chiesto a tut-te le componenti associative, giovani ed adulte, di ritro-varsi in alcuni momenti fondamentali: la liturgia della notte di Pasqua e di Natale, la processione del Corpus Domini e dell’Assunta (anche se, in estate…) e infi ne il pellegrinaggio a Barbana.

Desideriamo proseguire questo cammino di inserimen-to nel mondo degli adulti e vorremmo che i giovani, a 18 anni, entrassero già con piena responsabilità nel mondo dei “grandi” trovando il loro posto nel tessuto sociale, po-litico, culturale, e, perché no, religioso.

don Silvano

Tempo di estate, tempo di “campi” per la nostra parrocchia di S. Michele. Non certo campi da coltivare, anche perché ormai la parrocchia ne possiede ben pochi, bensì alcuni giorni per bambini e ragazzi da tra-scorrere assieme in montagna nella ormai nota casa di Nonta. Il campo diventa così, per i nostri bambini e ragazzi, l’occasione nella quale conoscere nuove persone e realtà, scoprire sempre più il grande mistero che ognuno di noi è, vivere concretamente la bellezza e anche la diffi coltà dello stare assieme. L’esperienza del campo è importantissima perché permette loro di comprendersi e mettersi in gioco.

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n.08 pag.07uotatoieri

• 14 maggio 2006: 77 bambini hanno ricevuto la Prima Comunione •

• 25 aprile 2006: giovani

atleti al torneo di San Ma

rco •

• 6-7 maggio 2

006: volontari

al lavoro dur

ante “Uomini c

ome noi” •

• 30 aprile 2006: 24 ore di basket al palazzetto dello sport •

Agenzia Principaledi Cervignano del Friuli

Luigi Candotto e Carlo Costantini Scala S.r.l.P.zza Libertà 7, tel . 0431 32828, fax 0431 33601

e-mail: [email protected]

foto di Simone Bearzot,Norman Rusin e

Sandro D‘Antonio

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Nella scuola media “Giovanni Randaccio” gli esami verranno affrontati dai ragazzi di 5 classi, costretti sui libri fi no agli ultimi giorni di giugno. Dovranno soste-nere quattro prove scritte e aspettare il proprio turno per il colloquio orale.

Ad attenderli, tra gli altri, ci saranno anche tre noti insegnanti: Orsola Venturini (docente di italiano, storia e geografi a), Ugo de Franzoni (educazione fi sica), Paolo Raimondo (educazione tecnica).

Professoressa Venturini, da quanti anni è insegnante e quanti esami ha tenuto nella sua carriera?

“Sono ormai 36 anni che faccio questo mestiere, inter-venendo agli esami più di 15 volte”.

Cosa valuta un professore in un ragazzoche affronta l’esame di terza media?

“La valutazione è divisa in tre fasi: l’ammissione al-l’esame (che comprende anche il giudizio sintetico), lo scritto e il colloquio orale”.

Il colloquio è importante nella valutazione complessiva? “Viene presa in considerazione soprattutto la maturità e

l’abilità di passare da un argomento all’altro. La prepara-zione sugli argomenti del programma, infatti, è già stata verifi cata nel corso dell’anno. Nel mio caso, dopo anni in cui i ragazzi presentavano il solito collegamento tra ma-terie (2° guerra mondiale, Giappone, Ungaretti ecc), ho cercato di invogliare i miei studenti a preparare dei temi più interessanti e stimolanti, maggiormente personali”.

Ad esempio? “Una ragazza, molto appassionata dello scrittore

Tolkien (autore de “Il signore degli anelli”, ndr), ha pre-sentato l’autore, collegandosi originalmente ad argomen-ti che di solito non vengono affrontati. In questo modo tutto risulta meno monotono e più interessante, anche per gli esaminatori”.

Reputa ancora valido l’esame di licenza media, anche in relazione alla recente soppressione di quello di quinta elementare?

“Abbiamo notato problemi nei ragazzi che arrivano alle medie senza quella sorta di fi ltro che l’esame rappresen-tava. Gli alunni manifestano meno capacità di concen-trazione e, a mio parere, una causa può essere questa. A maggior ragione reputo l’esame di licenza media un ostacolo che matura i ragazzi”.

Ha notato differenze nel corso degli anni? “Negli ultimi anni ho sentito alcuni studenti che, alla

fi ne delle prove, si sono stupiti della semplicità con cui le hanno superate. Secondo me, invece, è giusto che ci sia un po’ di stress da parte dello studente, anche perché se il risultato sarà buono, la soddisfazione sarà maggiore. Un’altra osservazione è invece la mancanza di tempo: un ragazzo che studia tanto non ha purtroppo sempre l’oc-casione di esporre al meglio il suo lavoro, e questo è poco gratifi cante”.

Professor de Franzoni, cosa valutaprincipalmente durante l’esame?

“Viene valutato l’andamento didattico disciplinare del triennio, poi l’esito degli scritti e infi ne la valutazione orale. È molto importante il colloquio interdisciplinare, ma dipende anche dalla persona che lo affronta”.

Cioè? “Essendo i professori interni alla scuola, a parte il

presidente della commissione, conoscono il rendimen-to generale, e quindi, se un ragazzo è particolarmente sensibile o emozionabile, ma nel corso del triennio ha dimostrato impegno lavorando sodo, gli insegnanti sono pronti a venirgli incontro. Allo stesso modo, riconoscono uno studente che fa il furbo e studia solo per l’esame...”.

E lei di esami ne ha tenuti molti...“Questo è il trentaquattresimo anno che insegno. Sarà an-

che l’ultimo: terminati gli esami, infatti, andrò in pensione”.

Professor Raimondo, come valuta,da insegnante, un alunno al momento dell’esame?

“Si considera la maturità globale del ragazzo. L’impor-tante è non impostare il colloquio orale come una classica interrogazione, perché la parte nozionistica deve essere già appresa”.

Ritiene ancora costruttivo l’esame di licenza media? “Lo reputo un momento di verifi ca fi nale, una soglia,

un gradino da superare che porta delle responsabilità importanti”.

Ha notato delle differenze nel corso della sua carriera? “Dopo 30 anni di insegnamento posso affermare che

i rapporti fra professori e alunni sono certamente cam-biati. Un tempo c’era più distacco, più freddezza, mentre adesso c’è più contatto e il dialogo è più aperto, ma a volte questo sfocia nell’impudenza”.

OltrelacattedraMaturità e licenza media viste dagli insegnantiIl sole splende, le giornate si allungano e il caldo comincia a farsi sentire. Nella mente di uno studente, de-bilitata da 9 lunghi e stremanti mesi di studio, tutti questi sono chiari segnali: la fi ne della scuola è vicina. L’estate, il mare, gli amici e il relax sono in arrivo. Tuttavia, se la maggior parte degli studenti fra pochi giorni riporrà i libri sullo scaffale, esiste una schiera di studenti che deve appena cominciare a darsi da fare. Perché ad attenderli non ci sono spiagge soleggiate o verdi montagne, bensì esami. Quelli di maturità e li-cenza media per la precisione. Preoccupazione, ansia, menefreghismo o serenità, delusione o appagamento: è facile immaginare i sentimenti dei ragazzi prima di una tappa così importante. Ci sono però anche altri protagonisti: i professori. Abbiamo chiacchierato con alcuni di loro

Da via Udine a via Pradati, sede del liceo scientifi co Albert Einsetin. Gli esami di maturità sono alle porte: ne abbiamo parlato con la docente d’italiano e latino Loredana Marano.

Come si sviluppa l’esame di maturità?“Ci sono tre scritti, uno che testa la capacità di espri-

mersi in lingua italiana e l’abilità di espressione, uno che verifi ca la materia che caratterizza la scuola, e il terzo pluridisciplinare.

Al colloquio, si parte da un argomento a scelta, esposto dallo studente, e si prosegue con richieste dei componenti della commissione”.

Da che professori è formata quest’ultima?“Gli insegnanti sono quelli che ti hanno accompagnato nel

corso dell’anno, a parte il Presidente che rimane esterno”. Cosa comporta questo secondo lei?

“Tale composizione riduce il rischio di sorprese, pur conservando il valore qualitativo della prova”.

In che periodo si concludono gli esami per un professore? L’ultima prova scritta è prevista per il 26 giugno, e la

data dell’inizio dei colloqui è decisa da ogni commissione alla fi ne delle operazioni di correzione e valutazioni delle prove scritte e degli elaborati: diffi cile dare date precise”.

Ha notato delle differenze nel corso degli anni? “Rispetto all’esame precedente, questa modalità rico-

nosce, seppure in misura minima, l’impegno di 5 anni di scuola attraverso l’attribuzione dei crediti scolastici dalla classe terza in poi. Si tratta, tuttavia, di un ricono-scimento sproporzionato rispetto al peso dato all’esame: 20 punti al curriculum, 80 all’esame. In questo modo si possono creare delle difformità fra i risultati ottenuti in 5 anni e quelli ottenuti durante l’esame senza possibilità per i docenti di temperare eventuali dislivelli”.

interviste e riprese a cura di Sofi a Balducci

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n.08 pag.09uotasport

Signor Pasian, può ripercorrere per noila sua carriera di arbitro e di sportivo?“Ho dedicato la mia vita allo sport. Da atleta ho gioca-

to a calcio dilettantistico, iniziando come portiere nella squadra di Terzo d’Aquileia. Poi, dal 1957 ho iniziato la carriera di arbitro di calcio, durata 23 anni, che mi ha dato enormi soddisfazioni: arbitravo in tutta la regione e anche in Veneto. Nel 1970 sono stato poi premiato dal presidente federale come miglior arbitro della regione. Anche dopo aver smesso l’attività ho sempre seguito con amore e passione lo sport, di tutti i generi, facendo l’ ar-bitro di bocce regionale per una decina d’anni. Insomma, lo sport è la mia vita”.

Quando arbitrava qual’erala sensazione che più le piaceva?“La mia presenza, il senso del potere. Diciamo che ero

abbastanza famoso, tutti mi conoscevano, dirigenti e gio-catori. Tutti avevano stima e timore allo stesso tempo nei miei confronti. Quando andavo ad arbitrare a Trieste dice-vano: “Doman gavemo Pasian, el furlan”. Mi piaceva molto vivere quella sensazione di forza, di potere, di autorità”.

Sempre nell’ambito arbitrale,qual è stato il suo più bel ricordo?“E’ diffi cile trovarne uno solo, perché da arbitro ho

avuto grandissime soddisfazioni. I bei ricordi sono tan-tissimi, basti pensare che vanto oltre mille presenze sui campi di calcio. In particolare ho arbitrato la partita di inaugurazione del campo sportivo di Ampezzo, tra l’ Olimpia Lubiana e la rappresentativa del campiona-to carnico: ricordo ancora benissimo quei momenti. Poi devo anche citare le partite che si svolgevano la sera al campetto del ricreatorio: sono stato uno degli iniziatori e degli artefi ci di quei tornei, che erano seguiti con molto interesse e che mi hanno lasciato dei ricordi stupendi”.

La pallavolo è «maschia»

L’arbitro che faceva le rovesciatePassioni, ricordi e aneddoti di Gigi Pasian:

miglior fi schietto regionale nel 1970Non è Collina e non ha mai diretto una gara di serie A. Eppure ha fatto storia.

Tanto da scomodare persino la Gazzetta dello Sport. E ovviamente Alta Quota...

Oggi purtroppo, attorno alla classe arbitrale, ci sono tante polemiche. Come giudica tutto questo?

“Se posso usare il termine, adesso è tutta una gran porcheria. È luogo comune ormai dare la causa all’ar-bitro, alle sue scelte, alla malafede. Per gli arbitri io do la vita: molto spesso vado a vedere le partite e mi piace osservare l’operato del direttore di gara, andando anche a stringergli la mano alla fi ne. La causa non sono loro, bisogna salvarli: la causa è lo stress degli eccessivi soldi e interessi che ruotano attorno ai giocatori e alle società, che hanno trasformato il calcio da gioco e puro diverti-mento a un vero e proprio business”.

Se le dico “Palmanova-Fiumicello”, cosa le ricorda?“Mi ricorda uno degli aneddoti più strani e particolari

della mia carriera da arbitro...”.Le dispiace raccontarcelo?“Con piacere... Era la fi nale per la promozione in Prima

Categoria. Si giocava allo stadio di Palmanova, con più di duemila persone sugli spalti. Erano gli ultimi minuti della gara e la squadra di casa conduceva per uno a zero. Ad un tratto fi schiai un fallo al limite dell’ area per gli ospiti. A quel punto un giocatore della squadra di casa, nel tentativo di perdere secondi preziosi come si usa fare, allontanò la palla dal punto di battuta. Mi giunse appena sopra la testa: non ci pensai nemmeno un attimo e tentai una rovesciata volante. Risultato: mancai totalmente l’

impatto con il pallone e stramazzai al suolo di schiena. Dovevate vedere la facce incredule dei giocatori appena mi alzai, e soprattutto sentire gli “ooohh” di incredulità e ironia allo stesso tempo da parte degli spettatori! A quel punto mi rivolsi verso il pubblico allargando le braccia e poi portai a termine la gara.

La notizia uscì anche sul giornale, la Gazzetta dello Sport infatti titolò: “Unico arbitro che ha fatto una rove-sciata (sbagliata) in campo””.

Alberto Titotto

rinasce a Cervignano la storica Ausa Pav con un settore tutto maschileRagazze e ragazzi, un centinaio in tutto, che a metà degli anni Settanta condividevano la passione per la pal-lavolo. E così nacque la prima società cervignanese di volley. Il calendario recitava settembre ’75. Promotori dell’iniziativa furono l’allora parroco don Nino Carletti, don Paolo Soranzo e Renzo Cecot, il primo presidente.

“Fu l’origine della pallavolo nella nostra comunità” conferma Michaela Cecot, una delle prime pallavoliste cittadine, e ora allenatrice delle squadre giovanili.

Successivamente, il gruppo maschile fu ceduto alla Pro Cervignano sezione pallavolo, mentre quello fem-minile proseguì il proprio cammino fi no ai primi anni ’90, tramutandosi nell’attuale Sporting Club. E questa è rimasta l’unica realtà di pallavolo locale, dopo lo stop della sezione maschile. Fino allo scorso mese di settem-bre. Quando sono sorte due nuove squadre sotto la ban-diera del nome storico Ausa Pav: gli under 13, unica squadra maschile nel girone provinciale e gli under 14 impegnati in quello regionale.

Il torneo dei Magi, in occasione dell’Epifania, e la ma-nifestazione del mini-volley al Castello di Udine sono due tra gli eventi a cui hanno già partecipato i pallavo-listi cervignanesi.

Tra i giovani atleti, inoltre, molti già sperano in una convocazione per il Trofeo delle Regioni in Umbria i pri-mi di luglio.

Per il momento niente prima squadra. Ma già dal prossimo anno, contando anche sull’interessamento di un gruppo di ragazzi della cittadina, ci sarà una forma-zione che parteciperà al torneo di prima divisione.

Facciamo i migliori auguri a quest’associazione per la riuscita delle proprie attività e il raggiungimento dei propri obiettivi sportivi e sociali.

Sandro Campisi

Tesserato Vincitore Finale Posizione Italia CapocannoniereSabatino Mansi (presidente) Italia Italia-Brasile Vincitore Toni (Ita)

Franco Zuppicchini (allenatore) Brasile Brasile-Olanda Quarto posto Adriano (Bra) eVan Nistelrooy (Ola)

Alessandro De Checco Italia Italia-Brasile Vincitore Ronaldinho (Bra)Alberto Titotto Italia Italia-Spagna Vincitore Adriano (Bra)Ciro Chiappetti Italia Italia-Argentina Vincitore Toni (Ita)Davide Dissabo Brasile Brasile-Argentina Eliminata al primo turno Ronaldinho (Bra)

Fabio Cian Brasile Brasile-Germania Terzo posto (fuori con la Germania) Inzaghi (Ita)Marco Sguazzin Brasile Italia-Brasile Secondo posto Toni (Ita)Matthew Simeon Australia Brasile-Australia Terzo posto (fuori con l’Australia) Kewell (Aus)

Salvatore De Crescenzo Italia Italia-Germania Vincitore Toni (Ita)Savino Candio Brasile Brasile-Rep.Ceca Eliminata ai quarti di fi nale Ronaldinho (Bra)Stefano Florio Togo Togo-Stati Uniti Eliminata al primo turno Donovan (USA)

TotomundialL’esito di Germania 2006 secondo i tesserati della Pro Cervignano

Allenatori: Michaela Cecot,Alessia Burgnich e Diego Paletto

Direttivo: Fabrizio Soranzo presidente,Maurizio Durì vicepresidente,consiglieri Maura Licari, Linda Francescut,Carlotta Francovigh, Lorena Manzato,Flavio Pellizzari e Roberto Aschettino

I dirigenti dell’RSM AUSA PAV CERVIGNANO – questo il primo nome della società – furono Renzo Colpo, Giuseppe Fogar, Bruno Turello, Nicola Borrelli, Giacomo Andrian.

ALESSIO PAOLO e C. s.a.s.LAVORI DI TINTEGGIATURA E CARTONGESSOCervignano del Friuli (UD) - via Caiù 9 - cell. 336 823791

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a cura di Andrea Folla:[email protected]

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RADIOPRESENZA• 99 Mhz

0431 34985Per telefonare in diretta

Tutte le sere dalle 20.45 alle 22.30:Lunedì, “I cugini di campagna”con Gabriele Scolaro e Paolo CepellottiMartedì, “Attenti a quei due”con Simone Bearzot e Stefano TomatMercoledì, “I fantastici 4”con Sebastiano Damiano, Stefano Sabato,Domenico Falco, Davide MazzuchinGiovedì, “Ora rock”con Federico Forcieri, Gabriele Minnitie Virgilio PadroneVenerdì, “Eventualmente varie”con Luca Toso e Marc Puntel

Il sabato mattina dalle 10 alle 11:“Christian e Arbitro show”con Christian Franetoviche Stefano Menolascina

E ancora...Sport: “DirettAbc”la radiocronaca di tutte la gare casalinghedella Credifriuli Cervignanonel campionato di basket di serie C2a cura di Simone Bearzot, Salvo Barberae Mattia Del Piccolo

Politica: “Tutti in Aula”la diretta integrale dei consigli comunaliA cura di Federico Forcieri

Attualità:Tutti i principali avvenimentidella vita comunitaria

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Antipasto: AVOCADOALLA MODA DI SCODOVACCAINGREDIENTI: 2 grossi avocado,

2 piccoli granchi lessati, 6 cucchiai di panna da cucina, 2 cucchiai di succo di limone.Sale pepe, paprica facoltativa

PREPARAZIONE: Togliere la polpa del granchio les-sato e tritarla fi nemente, metterla in una ciotola e me-scolarvi la panna e il succo di limone. Salare e pepare. Tagliare gli avocado a metà per il lungo ed eliminate il nocciolo. Con un cucchiaio estrarre parte della polpa, lasciandone uno strato spesso un centimetro. Tagliare la polpa estratta a dadolini, amalgamarla al composto pre-parato precedentemente e distribuire il composto fi nale nell’avocado scavato cospargendo con un pò di papri-ca. Guarnire con le zampe del granchio tenute da parte. Servire a temperatura ambiente.

Primo: RISOTTO ALLE FRAGOLEINGREDIENTI: 320g di riso fi no, 4 vaschette di fragole

mature, 200g di burro, una cipolla bianca piccola, un li-tro circa di brodo vegetale leggermente salato, 2 bicchieri di vino bianco, un bicchiere di panna da montare.

PREPARAZIONE: Lavate le fragole e tagliatele a pez-zettoni. Ponete le fragole in una bacinella con un bic-chiere di vino e mettetele in frigorifero per alcune ore (meglio se la sera prima). In una casseruola fate soffrig-gere con il burro la cipolla tagliata fi nemente, aggiunge-te il riso rosolandolo a fi amma alta facendogli assorbire un poco del fondo di cottura, quindi versate un bicchie-re di vino bianco e lasciatelo evaporare. Coprite il riso completamente con il brodo che aggiungete man mano che evapora, aggiungendo in ultimo il vino delle fragole. Quando il riso sarà quasi pronto mettete le fragole e la panna mescolando bene e quando è tutto ben mantecato versate nel piatto di portata e servite in tavola.

Secondo: POLLO AL MANGOINGREDIENTI: 600 g di petto di pollo. Aglio, farina

q.b., sale, pepe q.b., 1 mango, 1 carota, 1 gambo di se-dano, 2 cipolle, 3 cucchiai di rum. Peperoncino, olio di oliva, sale, pepe e salsa di soia (facoltativa)

PREPARAZIONE: Tagliare il pollo a julienne, infa-rinarlo in farina, sale e pepe e soffriggerlo in olio. Tri-tare le cipolle. Tagliare a julienne le carote e il sedano, soffriggere il tutto in olio. Aggiungere il mango (senza buccia e nocciolo) tagliato a dadini, lasciar cuocere per qualche istante, saltare (NON FLAMBARE) con il Run fi no alla completa evaporazione di quest’ultimo. Salare e pepare, salsa di soia e peperoncino sono facoltativi. Unire il tutto al pollo e servire caldo.

Contorno: INSALATA DI VALERIANA ED ARANCEINGREDIENTI: 120g insalata tipo valeriana, 2 arance

sanguinelle (o Tarocchi), 2 cespi insalata belga (indivia), 1 cipollotto fresco, 4 cucchiai olio d’oliva extra-vergine, 2 cucchiai aceto balsamico, 1 cucchiaio aceto di vino rosso, sale pepe bianco.

PREPARAZIONE: Tagliate il fusto dell’indivia e sfo-gliatela, cercando di selezionare le foglie per lunghezza, lavatela ed asciugatela; tagliate fi nemente il cipollotto e tenetelo da parte. Sbucciate le arance, recuperate gli spicchi, pelateli a vivo, recuperando anche il succo che ne fuoriuscirà. In una terrina, riunite l’aceto, l’olio, il sale, il pepe ed il succo di arancia; frustate bene la salsa. Su ogni piatto disponete le foglie di indivia, ponetevi so-pra la valeriana, gli spicchi d’arancia, sistemandoli tra le foglie di valeriana e quelle di indivia; cospargete di ci-pollotto tritato e condite con la salsa già pronta. Servite.

Dessert: PAPAIA POVERA AI MIRTILLIINGREDIENTI: 1 papaia, 100 g di mirtilli, foglie di

menta, mezzo limonePREPARAZIONE: Prendi una papaya e tagliala in 2,

togli i semi e la buccia e taglia la polpa a dadini. Lava i mirtilli e mescolali in una tazza con la papaia. Spruzza il succo di limone. Metti in fresco. Prima di servire, ag-giungi qualche foglia di menta.

Marco Gerin

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AltritempiFesta degli anni ’40-’50 organizzatadall' « Associazione Culturale Zorutti »che raccoglieva associazioni sportive e culturali(fotografi a pubblicata per gentile concessione di« Fotoservizi Gennaro » di Luciano TrombinCervignano, via Garibaldi 2)

Udine.stadioFriuli.23/5/06LIGABUE

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Estate:tempo

di vacanze

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Cari lettori, pensando all’estate noi di CORIMA (Gruppo Missionario Giovanile) non potevamo certo sprecare l’occasione per rifl ettere con voi su un tema a noi molto caro, quello del Turismo Responsabile.

Che cos’è?“È il turismo attuato secondo i principi di giustizia

sociale ed economica e nel rispetto dell’ambiente e del-le culture. Riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello svi-luppo di un turismo sostenibile e socialmente responsa-bile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”. (Defi nizione dell’Associazione Italiana Tu-rismo Responsabile)

Perché?Anche il turismo è diventato un’attività economica

vera e propria, sposta persone, occupa lavoratori, è de-stinato a crescere, ma si pensa sia necessario:

• sviluppare una maggiore attenzione all’interazione tra turisti, industria turistica e comunità ospitanti, per favorire un vero rispetto delle diversità culturali;

• che gli utenti diventino coscienti del proprio ruolo di consumatori del prodotto-viaggio, da cui dipendono la qualità dell’offerta e il destino di milioni di altri indi-vidui nei luoghi di destinazione;

• ridurre al minimo i danni dell’impatto sociocultura-le ed ambientale prodotto dai fl ussi turistici;

• rispettare ed incoraggiare il diritto della comunità locali a decidere sul turismo nel proprio territorio.

Per fare il turista responsabile non serve necessaria-mente spostarsi nel sud del mondo e fare viaggi molto lun-ghi, anzi. Ci sono molte proposte di viaggio vicine a noi.

Vi consigliamo di approfondire questo tema attraver-so la consultazione di alcuni siti di enti ed associazioni che si occupano di turismo responsabile o attraverso la lettura di alcuni interessanti volumi di cui vi lasciamo indicazione.

www.aitr.orgwww.viaggiemiraggi.orgwww.boscaglia.itwww.viaggiatorionline.itwww.terre.itwww.lunaria.orgwww.pindorama.orgwww.planetviaggi.it

U. DI Maria, S. Melloni,Turisti responsabiliEditrice Berti, 2004

M. BianchiL’arte del viaggio.Ragioni e poesia di un turismo sostenibileMC ed. 1999

U. Di MariaVacanze contromano.La guida al turismo responsabile,ai campi di lavoro e solidarietàEditrice Berti, 2004

D. CanestriniAndare a quel paese.Vademecum del turista responsabileFeltrinelli, 2003

Presso la nostra sede, ogni domenica mattinadalle 10.30 alle 12.30 potrete consultare libri,cataloghi di proposte viaggio per tutto il 2006.È ora di partire!Vi aspettiamo!

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…vacanze responsabili!

I nostri boschi sono una ricchezza.Prendiamoci cura di loro.

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