Aprile 2007 tlasorbis - Aboliamoli.eu · AtlasOrbis lo ha chiesto al Prof. Rovelli Salvatore...

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tlasorbis tlasorbis Aprile 2007 Aprile 2007 www.atlasorbis.org www.atlasorbis.org PERIODICO DI GEOPOLITICA, SICUREZZA E INFORMAZIONE PERIODICO DI GEOPOLITICA, SICUREZZA E INFORMAZIONE n n. 7 7 Riforme Intervista con il Ministro Intervista con il Ministro Vannino Chiti Vannino Chiti Euro 1.50 Euro 1.50 Aerospace Agencies: Aerospace Agencies: Nasa and Roscosmos Nasa and Roscosmos Apophis L’Asteroide colpirà la terra nel 2036? L’Asteroide colpirà la terra nel 2036? AtlasOrbis lo ha chiesto al Prof. Rovelli AtlasOrbis lo ha chiesto al Prof. Rovelli Salvatore Sfrecola Salvatore Sfrecola Cinque anni a Cinque anni a Palazzo Chigi Palazzo Chigi con Gianfranco Fini con Gianfranco Fini Istituzioni On. Pierfrancesco Gamba On. Pierfrancesco Gamba La nuova legge sui La nuova legge sui Servizi Segreti Servizi Segreti Intelligence 10.000 COPIE 10.000 COPIE

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t l a s o r b i st l a s o r b i s Aprile 2007Aprile 2007

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P E R I O D I C O D I G E O P O L I T I C A , S I C U R E Z Z A E I N F O R M A Z I O N EP E R I O D I C O D I G E O P O L I T I C A , S I C U R E Z Z A E I N F O R M A Z I O N E

nn.77

Riforme Intervista con il MinistroIntervista con il Ministro

Vannino ChitiVannino Chiti

Euro 1.50Euro 1.50

Aerospace Agencies:Aerospace Agencies: Nasa and RoscosmosNasa and Roscosmos

Apophis L’Asteroide colpirà la terra nel 2036?L’Asteroide colpirà la terra nel 2036? AtlasOrbis lo ha chiesto al Prof. RovelliAtlasOrbis lo ha chiesto al Prof. Rovelli

Salvatore SfrecolaSalvatore Sfrecola Cinque anni a Cinque anni a Palazzo Chigi Palazzo Chigi

con Gianfranco Finicon Gianfranco Fini

Istituzioni

On. Pierfrancesco GambaOn. Pierfrancesco Gamba La nuova legge suiLa nuova legge sui Servizi SegretiServizi Segreti

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OMMARIOOMMARIO Anno III n.7 Anno III n.7 -- Marzo/Aprile 2007 Marzo/Aprile 2007

4 4 EditorialeEditoriale F. Locurcio F. Locurcio

5 5 InformazioneInformazione G. Falleri G. Falleri

6 6 BriefingBriefing M. D’Anastasio M. D’Anastasio

7 7 GiustiziaGiustizia E. Mori E. Mori

88 GheopolisGheopolis F. VerzolaF. Verzola

10 10 IstituzioniIstituzioni S. SfrecolaS. Sfrecola

14 14 Riforma Servizi SegretiRiforma Servizi Segreti P.GambaP.Gamba

17 17 L’A.I.S.A. L’A.I.S.A. G.GuerrisiG.Guerrisi

22 22 LettereLettere C. GuaglianoneC. Guaglianone

26 26 Giorni D’Oggi Giorni D’Oggi T. D’AlenaT. D’Alena

Inoltre...Inoltre...

Giurisprudenza Giurisprudenza 24 24

Immigrazione Immigrazione 2525

Comunicazione Comunicazione 2626

OltrefrontieraOltrefrontiera 2828

Storia Storia 2929

Medicina Medicina 3030

Argomenti Argomenti 3131

Eventi Eventi 3434

Attualità Attualità 35 35

English Version English Version 3636

Spazio Web Spazio Web 4242 Il Segnalibro Il Segnalibro 4343

Direttore Responsabile Fabrizio Locurcio

Vice Direttore Massimo D’Anastasio

Direttore Editoriale Giovanni Guerrisi Relazioni Esterne

Cesare Guaglianone Relazioni Estere Nicola Zichella

Redazione Maria Pia Bruno, Emanuele Cagnetti, Simone Navarra,

Massimo Bartoletti, Fedele Verzola, Ferdinando Spagnolo, Mauro D’Agostino

Corrispondenti dall’Estero Dr. Duccio Sperandeo (corrispondente da New York)

Dr. Ilias Spyridonidis (corrispondente dalla Grecia) Dr. Cristopher Locke (corrispondente dal Regno Unito)

Relazioni con la Stampa: Enzo Poluzzi Web Master

Giancarlo Coppola Hanno collaborato

Franca Brusa, Fabio Locurcio, Paolo De Donato, Alessandro Magliani, Rossella Genovese, Duilio Palombi,

Massimiliano Pompili Comitato dei Saggi

Presidente Dott.Gino Falleri

Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Componenti:

Prefetto Mario Esposito Direttore Istituto Superiore di Polizia, Dott. Felice Addonizio V. Questore Vicario di Roma,

Prof. Domenico Caccamo Direttore del Master di Geopolitica - La Sapienza, Prof. Avv. Franco Ciufo delegato per il Lazio Sacro Ordine Costantiniano, Dott. Sandro Maria Giurlani Dirigente Superiore della P.S., Prof. Francesco Gui Ordinario di Storia d’Europa La Sapienza, Prof. Nicola La

Marca Docente di Storia Economica La Sapienza, Dott. Nicola Pedde Direttore del Globe Research, Dott. Prof.

Vittorfranco Pisano docente Università di Malta, Dr. Edoardo Mori Giudice del Tribunale di Bolzano, Prof. Gianluigi Rossi Vice Presidente Isiao ( Istituto Italiano

d’Africa e d’Oriente), Dr. Giovanni Cuomo Dirigente Supe-riore Medico della Polizia di Stato, Vice Prefetto Emilia

Zarrilli Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione della Polizia di Stato.

Redazione Via Valdagno nr. 32 – 00191 Roma Tel. 389.9892631

Mail Web [email protected] www.atlasorbis.org

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Via Tiburtina km 18.700 Guidonia – Roma AtlasOrbis

Periodico di geopolitica, sicurezza e informazione Registrazione del Tribunale di Roma nr. 161/2005

del 22/04/2005

Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana

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ss

IN COPERTINA IN COPERTINA

INTELLIGENCEINTELLIGENCE La riforma dei Servizi SegretiLa riforma dei Servizi Segreti

con l’On. Pierfrancesco Gambacon l’On. Pierfrancesco Gamba

88 RIFORMERIFORME

Intervista con il Ministro Intervista con il Ministro Vannino ChitiVannino Chiti

1414 SCIENZESCIENZE

L’Asteroide Apophis colpirà la terra? L’Asteroide Apophis colpirà la terra? Parliamone con il Prof.Carlo RovelliParliamone con il Prof.Carlo Rovelli

2121

ISTITUZIONIISTITUZIONI Salvatore Sfrecola. Cinque anni Salvatore Sfrecola. Cinque anni

a Palazzo Chigi con Gianfranco Finia Palazzo Chigi con Gianfranco Fini

1010

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IN EVIDENZAIN EVIDENZA

AtlasOrbis nell’interesse della salute pubblica, offre gratuitamente degli spazi per le Associazioni Onlus, compatibilmente alle priorità editoriali, al fine di divulgare le iniziative a tutela di coloro che soffrono e per i quali è necessaria maggiore attenzione. Le richieste devono essere inoltrate dai Presidenti delle Associazioni o dai rappresentanti legali all'indirizzo e-mail:[email protected]

L’ASSOCIAZIONEL’ASSOCIAZIONE

1818 PER LA SICUREZZA DEI PER LA SICUREZZA DEI

CITTADINI E PER LA CITTADINI E PER LA LEGALITA’LEGALITA’

SICUREZZA URBANASICUREZZA URBANA

1212 CON IL VICE PREFETTO CON IL VICE PREFETTO

EMILIA ZARRILLIEMILIA ZARRILLI

ENGLISH VERSIONENGLISH VERSION

3939 NEW TECNOLOGY FROM U.S.ANEW TECNOLOGY FROM U.S.A

THE EYECHECK THE EYECHECK PUPILLOMETERPUPILLOMETER

3838 ROSCOSMOSROSCOSMOS

THE RUSSIAN THE RUSSIAN AEROSPACE AGENCYAEROSPACE AGENCY

3636 KENNEDY SPACE CENTERKENNEDY SPACE CENTER

ALL ARE MADEALL ARE MADE OFF THE DEPARTUREOFF THE DEPARTURE

EXCLUSIVE EXCLUSIVE

GENERAZIONE ATTIVA GENERAZIONE ATTIVA

3535 COSTI RICARICA ABOLITI COSTI RICARICA ABOLITI

CON ANDREA D’AMBRACON ANDREA D’AMBRA

SPORT E SICUREZZASPORT E SICUREZZA

3131 INTERVISTA CON INTERVISTA CON

L’ING. CLAUDIO TOTIL’ING. CLAUDIO TOTI

Direttore Responsabile

EE d i t o r i a l ed i t o r i a l e

Carissimo Presidente, nel momento in cui il Senato della Re-pubblica approva il decreto contro la violenza negli stadi, credo che sia anche e finalmente giunto il momento di rende-re onore alla memoria dell'ispettore Fi-lippo Raciti con un gesto di forte valenza simbolica. Gia' nelle settimane scorse, all'indomani della tragedia maturata allo stadio di Catania, da diverse sedi politi-che e parlamentari si elevo' la richiesta di intitolare un'Aula del Senato alla memo-ria del valoroso appartenente alle forze dell'ordine, brutalmente assassinato nel corso di incidenti concomitanti con una partita di calcio...Ricordo, tra gli altri, gli interventi del presidente del mio gruppo parlamentare, sen. Altero Matteoli, e del collega Domenico Gramazio. Ho appreso dal sen. Gramazio che ha ricevuto da Te una lettera per impegnare la nostra As-semblea ad adottare un atto ad hoc e ne sono lieto. Ma Ti chiedo di non procrasti-nare ogni decisione: converrai, caro Presi-dente, che sia ora il tempo di una decisio-ne che non limiti l'intervento del Parla-

mento alla sola, sia pure importante, ap-provazione di un decreto; ma e' il tempo del dovere della memoria verso chi e' Ca-duto per servire lo Stato. Sulla questione, ho ricevuto nella settimane scorse nume-rose sollecitazioni, tendenti ad esortarci a riflettere e a coinvolgerci nel dolore della famiglia Raciti. In particolare, affinché non ci si limiti all'emozione del momento, mi ha colpito una nota della redazione del periodi-co di geopolitica e sicurezza Atla-sorbis, composta prevalentemente da appartenenti alle Forze di Polizia e diri-genti sindacali, insieme all'ART Associa-zione ruoli tecnici Forze di Polizia) e all'EPA Lazio (European Police Associa-tion), che vogliono intraprendere inizia-tive volte alla sensibilizzazione della gen-te e delle Istituzioni, nei confronti di coloro i quali hanno perso la vita per lo Stato e non contro lo Stato. In particola-re, Ti segnalo questo passaggio della lettera che mi e' stata inviata: " In questo giorno di mestizia ci sforziamo però an-che di non dimenticare quanto accaduto ai G8 di Genova, esternandole una no-stra amara riflessione, che potrebbe ap-parire come una provocazione ma che rimane, da qualsiasi parte si veda, solo una triste realtà. Un "manifestante" del G8, Carlo Giuliani, immortalato nel gesto di lanciare un estintore contro una ca-mionetta dei Carabinieri, è stato trasfor-mato, proprio per quel gesto, in un eroe.

Incappucciato, ma pur sempre un eroe, al quale è stato addirittura intitolata una camera del Senato. Un’iniziativa che non merita commenti ma che sembra, anche alla luce dei fatti di questi giorni, una macabra esortazione alla disobbedienza e alla violenza. Non vogliamo entrare nel merito dell’ iniziativa, ma in questo gior-no di dolore, non troviamo le parole a-datte per esprimere la nostra amarezza e la nostra indignazione. Desideriamo solo chiedere per Filippo Raciti e per tutti le vittime delle Forze dell'Ordine, cadute nell'adempimento del dovere, quello stesso dovere che ci spinge a difendere la sicurezza di tutti i cittadini, un maggior rispetto e un ricordo indelebile." “Credo che sarebbe bellissimo restituire fiducia in tempi rapidi agli operatori delle forze dell'ordine”. Francesco Storace

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ILLUSTRISSIMO SENATORE FRANCO MARINI PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA SEDE

Filippo Raciti : il Senato accetta Filippo Raciti : il Senato accetta la proposta di AtlasOrbis la proposta di AtlasOrbis

La lettera del Sen. Francesco Storace al La lettera del Sen. Francesco Storace al Presidente del Senato Marini Presidente del Senato Marini

“Un ceppo commemorativo in una piazza romana sul quale vengano incisi tutti i nomi dei caduti delle “Un ceppo commemorativo in una piazza romana sul quale vengano incisi tutti i nomi dei caduti delle Forze dell’Ordine visibile a tutti, per non dimenticare il sacrificio di chi per lo Stato ha perso la vitaForze dell’Ordine visibile a tutti, per non dimenticare il sacrificio di chi per lo Stato ha perso la vita”

La lettera che la Redazione AtlasOrbisLa lettera che la Redazione AtlasOrbis ha inviato al Sen. Storace il 5 febbraioha inviato al Sen. Storace il 5 febbraio 2007 per chiedere intitolazione aula a2007 per chiedere intitolazione aula a Filippo RacitiFilippo Raciti

FABRIZIO LOCURCIO

S ono gli avvenimenti a sottolinearlo e

per giunta non sono nemmeno spora-dici. Nel mondo si avverte un forte senti-mento antiamericano, che cresce giorno dopo giorno e viene puntualmente segna-lato dalle cronache. Tutti hanno qualcosa da ridire nei confronti degli Stati Uniti e sulle loro scelte politiche. Con maggiore frequenza dopo l’inizio delle operazioni militari contro Saddam Hussein, il ditta-tore dell’Iraq, responsabile di continue violazioni dei diritti umani e di genocidi. Un conflitto per la ricerca delle armi di distruzioni di massa, che si è trasformato, con il tempo, in un secondo Vietnam, conferendo inoltre una spinta al terrori-smo delle frange più estreme islamiche. Gli attentati alle Torri di New York e alle metropolitane di Madrid e Londra inse-gnano e creano tensioni. Il recente viaggio di Bush, in alcuni paesi dell’America lati-na per rilanciare la leadership commer-ciale, ne è una conferma. Manifestazioni di contestazione con i consueti slogan, i soliti striscioni e gl’immancabili falò di bandiere a stelle e strisce. Pure cerimonie di purificazione, come a Tecpàn in Guate-mala. Non si può mettere in dubbio che gli Stati Uniti non abbiano contribuito alla cresci-ta della società civile, al progresso tecno-logico e sanitario, nonché a difendere la democrazia dai totalitarismi e a garantire la sicurezza generale all’epoca della Corti-na di ferro. Il computer ed Internet sono due prodotti della loro ricerca scientifica e sono stati messi a disposizione di tutti, come sono aperte a chi vuole studiare le sue università. Ed i titoli rilasciati hanno un indiscutibile peso nella ricerca di occu-pazione. Di fronte a tutto questo diventa arduo comprendere il perché ci sia tanta ostilità, o risentimento, nei loro confronti. Quali possono essere le reali ragioni che sono alla base di questa continua protesta per la politica della Casa Bianca, per la presenza degli americani in questo o quel paese? E’ per il petrolio o in considerazio-ne che si ritengono i gendarmi delle liber-tà democratiche? Oppure siamo di fronte a delle forzature contro una grande nazio-ne, che molto ha speso in vite umane per la difesa della democrazia e che è sempre la prima a rispondere alle richieste dell’ Onu e della Nato?

Se l’Europa è un continente libero e de-mocratico, e non è andato sotto il tallone della Germania di Hitler, lo si deve in buona parte all’intervento degli Stati Uni-ti, come peraltro nel 1917 all’epoca del Kaiser. E questo in contrapposizione a quella che era la volontà dei padri fonda-tori, che non volevano avere rapporti con l’Europa. Unione Sovietica e Gran Breta-gna, senza l’aiuto dell’industria americana e delle divisioni di Eisenhower in Italia e in Normandia, avrebbero avuto ben poco da contrapporre alla potenza dei Tigre ed alle capacità tattiche e strategiche dei generali della Wehrmacht. Non esenti, comunque, da macchie indelebili. La bat-taglia dei convogli, quelli che servivano per rifornire di materiale soprattutto l’e-sercito russo, è stata vinta dagli america-ni. E’ la storia a sottolinearlo. La non comprensione di questo sentimen-to antiamericano, dalle sfaccettature ca-leidoscopiche, è anche alimentata da quanto ha voluto a suo tempo dire Alex de Tocqueville, che ha indicato negli Stati Uniti d’America un paese con granitiche istituzioni pubbliche e dalla grande forza democratica. Dove i politici chiacchierati van-no a casa, i cittadini sono liberi di muoversi, la stampa è libera e non guarda in faccia a nessu-no, chi delinque va in galera senza sconti ed indulti e la politica mira sempre a difendere gl’in-teressi del paese, chiun-que sieda alla Casa Bian-ca, democratico o repub-blicano. Una nazione che ha sempre lasciato aperte le sue porte a tutti gli uo-mini che erano persegui-tati per le proprie idee, per la religione professata o perché cercavano un lavoro, che non riuscivano a trovare a casa propria per l’incapacità dei gover-ni. Pulitzer, Fermi, Toscanini

ed Einstein, tanto per citare alcuni nomi, che forse diranno ben poco alle giovani generazioni, hanno trovato al di là dell’O-ceano una seconda patria, che li ha messi in condizione di esprimere il loro talento. E che dire quando, dopo la fine del secon-do conflitto mondiale - con 55 milioni di morti, 35 milioni di feriti e 3 milioni di dispersi - hanno fatto entrare una massa di diseredati che cercavano lavoro e tran-quillità, dando anche vita al Piano Mar-shall per risollevare le sorti economiche dell’Europa. Noi italiani abbiamo benefi-ciato di 12 milioni di dollari, che il gover-no ha utilizzato per ridurre il debito. Tutto deve andare nel dimenticatoio, sen-za un pizzico di riconoscenza? E se doma-ni gli Stati Uniti decidessero di rientrare nell’isolazionismo cosa potrebbe fare la tiepida Europa se avesse necessità di di-fendersi o di risolvere i suoi problemi che aumentano sempre di più?

La riconoscenza La riconoscenza non è di casa nella politicanon è di casa nella politica

INFORMAZIONEINFORMAZIONE

di di Gino FalleriGino Falleri Vice Presidente Ordine Giornalisti Lazio Vice Presidente Ordine Giornalisti Lazio Presidente del Comitato dei Saggi AtlasOrbisPresidente del Comitato dei Saggi AtlasOrbis

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D iradatosi il polverone delle cariche assassine dei tifosi a Catania, sul

terreno rimaneva il corpo di un poliziotto l’ispettore capo Filippo Raciti e lo sdegno di tutto il paese. Questo il quadro della situazione, la notte del 2 febbraio scorso, quando tutto il Paese reagiva da par suo, si udiva, finalmente, la voce del ministro dell’Interno Amato, ed il leader tuonava: “Stop al calcio”. Così il 3 febbraio tutti gli italiani e le ita-liane sedotte dal calcio apparivano come un popolo in attesa dell’armageddon, di-viso nell’amore per quel mondo esaltante, ma inquinato dalla violenza, ed un perio-do chissà quanto lungo di vita in un pia-neta senza football e qualcuno già vaglia-va il panorama sportivo per individuare qualche altra passione più sana di un ma-lato, corrotto e violento gioco di pallone. Questa era l’Italia dell’immediato dopo Raciti, sradicare la violenza in quelle ore appariva persino più importante del de-corso dell’indagine di polizia volta all’i-dentificazione dell’assassino dell’ispettore di polizia, quel 3 febbraio il calcio si fer-mava. Gia il giorno dopo l’armageddon era di-ventato uno tsunami e poi a seguire nel corso dei giorni divenne, un uragano, una tempesta, un vento forte, una leggera brezza per trasformarsi l'otto febbraio nel

decreto Anti-Violenza ossia un “alito di vento fra i capelli”. Un decreto legge, che a fronte dell’episo-dio più grave mai verificatosi in occasione di un evento sportivo, sentenziava che la legge penale va rispettata anche dalle so-cietà di calcio, una svolta epocale che si assomma a quella dell’obbligo del rispetto della legge amministrativa, che negli anni scorsi gli impose di pagare l’Irpef e le tas-se in genere e poi il tentativo nell’estate scorsa di imporgli anche una legge non scritta di etica sportiva. Questo per dire che certi settori che smuovono le masse in questo paese godo-no di sospensioni di legge intollerabili, ed è difficile non imputare tutto ciò ad un settore che delle masse ha esiziale biso-gno: la politica. Quella politica, chiamata a varare un de-creto, che inaspriva le leggi e disarmava i violenti. Così non è stato perché. Le con-dizioni di sicurezza degli impianti, non sono estendibili, per costi e logistica, agli stadi più piccoli; il divieto di trasferte organizzate, è cancellato dalla possibilità di acquistare più biglietti, fino a 10, per singolo tifoso, inoltre il gruppo organizza-to è di facile identificazione per le forze dell’ordine e quindi controllato preventi-vamente; il Daspo, inasprito da 6 mesi ad un anno nella pena minore, rimane un

provvedimento inefficace di denuncia a piede libero, le comunicazioni dei nomi-nativi delle associazioni che ricevono fa-vori dalle società di calcio non consenti-ranno il controllo dei tagliandi venduti. Inoltre, dal decreto legge, non si evince chiaramente a chi siano in carico le spese per la messa a norma degli impianti e poi le iniziative scolastiche di valorizzazione della cultura sportiva come sancito dalla carta Olimpica ed il codice di autoregola-mentazione dei giornalisti radiotelevisivi appaiono come riempitivi per far si che si potesse arrivare almeno a 13 articoli. Sono rimasti irrisolti tutti i temi impor-tanti ossia le nostre strategie di ordine pubblico e le dotazioni di mezzi sono ido-nee al risultato che devono garantire? E’ corretto che soldi e risorse pubbliche sia-no messe a disposizione di spettacoli pri-vati? Le società di calcio devono contri-buire alle spese di sicurezza o dotarsi di società private e risorse interne? Sia utile alla crescita della cultura sportiva il man-tenimento di gruppi organizzati di tifosi? Fanno parte dello spettacolo gli striscioni a volte simpatici nella quasi maggioranza demenziali e razzisti esposti sulle tribune? Solo alcuni dei quesiti che sono rimasti senza soluzione, una volta diradatosi il polverone delle cariche assassine dei tifosi a Catania.

BRIEFING BRIEFING

Massimo D’AnastasioMassimo D’Anastasio Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile

Ordine pubblico e disordine politicoOrdine pubblico e disordine politico La svolta del dopo Raciti boicottata da interessi politici ed economiciLa svolta del dopo Raciti boicottata da interessi politici ed economici

L’Ispettore di Polizia Filippo Raciti ucciso a Catania

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GIUSTIZIAGIUSTIZIA

O gni giorno il cittadino si rende conto che in Italia le condanne servono a

poco: pluripregiudicati continuano a delin-quere, delinquenti stranieri scorazzano indisturbati, droga e prostituzione sono in continuo aumento. Facciamo un esempio pratico di come con-cretamente viene eseguita la pena in Italia. Ipotizziamo un normale omicida che in una lite ha ucciso un’altra persona. La pena comminata dalla legge è la “reclusione non inferiore a 21 anni”. Il reo, chiara essendo la sua responsabilità, chiede il giudizio ab-breviato che non può essergli negato. Da-vanti al giudice prova di aver risarcito il danno e la pena può scendere fino a 14 an-ni; siccome è incensurato e ha confessato ottiene le attenuanti generiche e la pena può scendere di un ulteriore terzo fino a 9 anni e 4 mesi. Per aver scelto il giudizio abbreviato la pena deve essere diminuita di un terzo secco e scende a 6 anni e 3 mesi circa. Il che è meno di un terzo di quello che il normale cittadino capisce leggendo la norma! Supponiamo però che il giudice sia ancora convinto che l’omicidio è una cosa grave e applichi le attenuanti in modo sparagnino, giungendo ad infliggere 12 anni, e vediamo quanti ne sconterà l’omicida. È del tutto verosimile che l’omicida abbia fatto 3 mesi in carcere e 9 mesi agli arresti domiciliari e perciò rimangono da scontare 11 anni. Dopo aver scontato metà della pena (quindi nel nostro caso sei anni) il reo viene am-messo la regime di semilibertà e può uscire dal carcere per attività lavorative varie; in pratica vi rientra solo per dormire. Dopo aver scontato un quarto della pena il detenuto ottiene permessi premio di 45 giorni all’anno che avrà una durata virtuale di soli 320 giorni! Vale a dire che per gli otto anni residui da scontare, se stesse ef-fettivamente in carcere, vi soggiornerebbe solo sette anni. Inoltre il reo gode di uno sconto di tre mesi per ogni anno di pena scontata (la c.d. liberazione anticipata). Fatti i debiti conti, dopo sei anni il reo ot-tiene la semilibertà con 45 giorni di per-messo all’anno in cui è libero; però ha già accumulato 540 giorni di liberazione antici-pata (un anno e mezzo); gli rimangono 4 anni e mezzo da espiare che, con la ridu-zione per liberazione anticipata, diventano 3 anni e 6 mesi Quindi: 12 anni - custodia cautelare = 11; ne sconta altri 5 in carcere e poi va in semili-bertà per altri tre anni e sei mesi. La pena residua di 11 anni si è trasformata in 5 anni di carcere e 3 anni e mezzo di semilibertà

(calcoli a braccio!). Ora se da 21 anni di carcere comminati dalla legge (e che un tempo si scontavano tutti) siamo riusciti a scendere a 5 anni, viene da chiedersi a che cosa serve che la legge commini 21 anni. E abbiamo trala-sciato di parlare degli sconti per madri e padri di bambini, per tossicodipendenti, per malati, e del fatto che le pene fino a tre anni proprio non vengono scontate; il sog-getto viene affidato ai servizi sociali. La funzione della pena era ben chiara agli antichi, come espresso in molti aforismi giuridici romani da cui si ricava che la pena serve per togliere dalla società persone pe-ricolose, serve come castigo morale, serve per recuperare il reo, serve di esempio e deterrente per gli onesti: Affinché molti vengano corretti è necessario che uno perisca secondo la legge. Nessun uomo prudente punisce perché si è peccato, ma bensì affinché non si pecchi. La punizione del malvagio è la garanzia dell’onesto. Si punisce affinché non venga peccato. La pena per pochi significa paura per molti. La pena viene comminata per mi-gliorare l’uomo. Ogni pena non è tanto in relazione al delitto quanto all’esempio che si vuol dare. Guai a considerare la pena solo come un fatto personale del reo; la pena non è una penitenza fatta per lavare l’anima, ma uno strumento per convincere il reo, e chi aves-se voglia di imitarlo, che il delitto non paga. Proprio l’opposto del nostro sistema che sembra fatto apposto per dire ai delinquenti che non è il caso di preoccuparsi troppo!

Ed infatti: - solo un reo su dieci viene condannato; - se il reato non è molto grave, il reo esce dal carcere dopo pochi giorni e non vi ritor-na più; - anche in caso di reati gravissimi la pena effettiva si riduce in pratica ad un terzo; - se si hanno un po’ di soldi per l’avvocato si può riuscire a dilungare il processo fino all’arrivo di un condono o della prescrizio-ne. Prendiamo come esempio il caso di chi abbia organizzato un bel traffico di droga; è normale che prima di destar sospetti nel giro ed essere controllato dalla polizia, rie-sca ad incassare qualche centinai di mi-gliaia di euro che magari egli investe in un paese extracomunitario; se alla fine viene scoperto con un chilo di droga in casa viene arrestato e condannato a 4-5 anni di carce-re. Dopo poco più di due anni è in grado di andarsi a godere i suoi euro in patria o in un’isola turistica. Ma se è incensurato ci può andare anche dopo pochi mesi perché la Cassazione afferma che è del tutto arbi-trario ritenere che in un caso del genere il reo preferisca espatriare piuttosto che go-dere dell’ospitalità delle carceri italiane! Ancor più grave il problema per i piccoli reati, talvolta anche molto redditizi: non si rischia nulla ad organizzare truffe, a far debiti sapendo che non si pagheranno, a molestare, picchiare, offendere, danneggia-re. L’ipotetica pena non verrà mai scontata e l’unico pericolo è di doversi pagare un avvocato; ma se non ha soldi al sole, quello glielo paghiamo noi!

QualeQuale pena?pena?

Edoardo Mori Edoardo Mori Giudice del Tribunale di Bolzano Giudice del Tribunale di Bolzano

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Le nostre pene sono ancora certe e deterrenti ?Le nostre pene sono ancora certe e deterrenti ?

Signor Ministro, esiste tra i progetti del governo una riforma per le forze di polizia (eliminazioni di comandi pletorici ormai legati a logiche obsole-te che fanno riferimento ad un con-trollo ottocentesco del territorio) che contempli una sorta di diversificazio-ne netta dei compiti istituzionali (ad esempio controllo del territorio de-mandato alla Polizia di Stato e specia-lizzazioni demandate ai Carabinieri e/o Guardia di Finanza), o una loro uni-ficazione presso il Ministero degli In-terni, visto che comunque il coordina-mento cede il passo di fronte alle logi-che opportunistiche ed individualisti-che di ogni singola forza di polizia? “La prima esigenza è ridare alle forze dell’or-dine la piena percezione dell’importanza del loro ruolo e dell’impegno con cui il Governo intende rafforzare il comparto. Sul piano organizzativo il sistema di pubbli-ca sicurezza è sicuramente troppo comples-so, necessita di un’opera di semplificazione e di un forte coordinamento, ed è in questa direzione che intendiamo muoverci, parten-do da una consapevolezza più generale: oc-corre realizzare quest’opera di riorganizza-zione rivedendo tutto il sistema della sicu-rezza nazionale alla luce dei profondi cam-biamenti che hanno attraversato l’Italia. E’ cambiato il contesto sociale e abitativo; sono cambiate le città e soprattutto le loro perife-rie. Senza mettere in dubbio l’importanza dell’e-sistenza di più forze di polizia, dobbiamo quindi raggiungere il maggior coordinamen-to possibile puntando ad una migliore distri-buzione sul territorio che produca una forte sinergia nell’azione sul campo. Aggiungo altri obbiettivi che ci siamo posti per andare in questa direzione: la completa integrazione delle banche dati di cui si avval-gono le forze dell’ordine; il pieno funziona-mento delle centrali operative unificate, il che richiede una struttura di comunicazione interna altamente efficiente; un’attenta indi-viduazione di eventuali sprechi o utilizzazio-ni errate di personale e una conseguente ricollocazione secondo le esigenze reali, le emergenze o le priorità contingenti. Ma anche sul piano locale vogliamo lavorare sulla diffusione di un impegno per la sicurez-za. I Comuni svolgono già un ruolo impor-tante, ma noi nell’ultima legge Finanziaria abbiamo aggiunto un elemento di novità significativo: adesso possono destinare dei fondi propri per progetti di sicurezza realiz-zati insieme al Ministero dell’Interno. Credo sia una forma di collaborazione diretta fon-

damentale. Oltre a misure effica-ci da un punto di vista dell’orga-nizzazione delle forze dell’ordi-ne, dobbiamo proporci di esten-dere l’impegno sui temi della legalità e della sicurezza e quello perché vi sia nella opinione pub-blica un forte sostegno e solida-rietà nei loro confronti. L’incidenza della politica energetica nella penisola Italiana (mancanza di ri-cerca di fonti alternative, eccessiva dipendenza dagli stati stranieri – Francia (nucleare), Russia (gas) e paesi nordafricani (petrolio) in primis –) sulla vita economica del paese, ha portato negli ultimi anni ad un incremento del costo dell’energia che ha creato un asimmetria e progressi-va mancanza di competitivi-tà della nostra economia rispetto agli altri paesi eu-ropei. Non sarebbe auspica-bile investire massiccia-mente sulla ricerca energe-tica alternativa al fine di: non dipen-dere da Stati stranieri visti gli ultimi avvenimenti internazionali (crisi me-diorientali o russo-europea); ridurre i costi dell’energia (anche attraverso l’utilizzo del nucleare - visto che viene comunque utilizzato a pochi Km dai nostri confini-), con ripercussioni po-sitive sulle risorse da investire nelle politiche sociali e sulla ricerca; tutela-re l’ambiente con politiche energeti-che alternative anche in virtù dell’in-tervista rilasciata dallo scienziato Ja-mes Lovelock alla nostra rivista, che fa presagire uno scenario apocalittico per il futuro del nostro pianeta, a se-guito delle politiche economiche scel-lerate poste in essere dall’intera uma-nità e che hanno danneggiato forse irrimediabilmente l’ambiente? “Non credo ci si possa porre come obiettivo realistico di medio termine l’indipendenza energetica del nostro paese. Penso natural-mente che si debba operare in questa dire-zione e che occorra intanto rafforzare la no-stra produzione interna, diversificando le fonti, sviluppando le energie alternative. Al tempo stesso è necessario investire nella ricerca e, per garantire la sicurezza del paese in questo campo, procedere anche ad un

’attenta diversificazione delle importazioni. La strada del nucleare da fissione presenta diversi motivi di perplessità. Le scorie deri-vanti dall’attività delle centrali devono esse-re collocate in siti appositamente predisposti la cui totale sicurezza nessuno scienziato è ancora in grado di garantire, innanzi tutto perchè la loro radioattività decade in un lasso di tempo di centinaia o migliaia di an-ni. L’Italia per la sua configurazione e la densità abitativa non presenta soluzioni facilmente gestibili. Sul piano strettamente utilitaristico c’è un altro elemento che ci allontana da questa opzione: se avviassimo oggi un piano di lavoro per la produzione nucleare avrem-mo le prime centrali operative solo fra vent’-anni. E non dimentichiamo che sulla base di queste stesse considerazioni vent’anni fa gli italiani hanno espresso, attraverso un refe-rendum, la loro contrarietà all’energia nucle-are. In base a questi presupposti ritengo che la strada da percorrere sia questa: sul medio e lungo periodo la ricerca italiana deve sup-portare il lavoro dei principali centri di ricer-ca che nel mondo lavorano allo studio del c.d. nucleare pulito, cioè quello da fusione. Lo stesso investimento di ricerca sarà desti-nato alle energie rinnovabili: le nostre condi-zioni geografiche danno grandi potenzialità

Intervista a cura del Dr. Intervista a cura del Dr. Fedele VerzolaFedele Verzola

RIFORMERIFORME

L’On. L’On.Vannino ChitiVannino Chiti Ministro per i Rapporti Ministro per i Rapporti con il Parlamento e Riforme Istituzionali ad AtlasOrbiscon il Parlamento e Riforme Istituzionali ad AtlasOrbis

GHEOPOLIS GHEOPOLIS

Il Ministro Il Ministro Vannino ChitiVannino Chiti

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di sviluppo al settore. Nel nostro programma ci siamo posti l’ambizioso obbiettivo del raddoppio della produzione energetica da fonti rinnovabili e sostenibili, raggiungendo la quota del 25%. Nell’immediato il nostro compito primario è quello di recuperare il tempo perduto nella scorsa legislatura e predisporre un piano energetico basato su due principi fondamentali: energia a minor costo anche attraverso concrete misure di liberalizzazione e un sistema energetico mo-derno e sostenibile dal punto di vista am-bientale. Occorre innanzi tutto puntare alla diminu-zione dei consumi di combustibili fossili, tra i quali dobbiamo privilegiare il gas naturale che è il meno inquinante. Nel campo dei trasporti attraverso il riequilibrio a favore della ferrovia, del cabotaggio e del trasporto collettivo. Nel settore produttivo, nei servizi, nella produzione e nel consumo elettrico si deve puntare ad un complessivo aumento di efficienza, sviluppando anche il sistema di cogenerazione nella produzione di energia. Aggiungo un altro ambito, il consumo dome-stico. I nostri edifici disperdono nell’ambien-te esterno più dell’80% del calore sviluppato dai sistemi di riscaldamento. Le case ad alta efficienza energetica consentono di abbatte-re questa dispersione del 300%. Il governo, già con la sua prima Finanziaria, ha voluto dare un segnale forte nella direzione del risparmio energetico. Abbiamo voluto introdurre delle agevolazio-ni tributarie per chi sceglie di ristrutturare la propria abitazione per migliorarne l’efficien-za termica ed energetica e di destinare un fondo per incentivare la costruzione dei nuo-vi edifici con queste caratteristiche. Inoltre sono previsti degli incentivi per lo sviluppo dei biocarburanti e l’Iva agevolata per l’uti-lizzo e la fornitura di energia ecologica”. Ci sono anche misure per la rottamazione di elettrodomestici e la loro sostituzione con altri più moderni e a più basso consumo. Cosa pensa dell’incidenza delle comu-nità cinesi sulle politiche economiche e del lavoro, visto il loro “modus ope-randi” che prevede un “Dumping eco-nomico” che porta dapprima ad una concorrenza sleale con le preesistenti ditte italiane (quelle che applicano le normative previste dalla legislazione sociale) e poi attraverso il loro rileva-mento a seguito del fallimento (il tutto alla luce della scientifica acquisizione di settori merceologici che permette-ranno loro di avere presto un mono-polio economico, con conseguente ricadute negative sulla tutela dei lavo-ratori)? “Il rispetto delle regole del commercio inter-nazionale è una questione che nel rapporto con la Cina va affrontata; sul rispetto delle regole non vi può essere incertezza o indiffe-renza. Si tratta di un tema di competenza europea, oltre che di interesse del W.T.O. In quelle sedi l’Italia farà valere i suoi legittimi interessi. Ma, detto ciò, ritengo che una visione pessi-mistica del ‘fenomeno Cina’ porti alla conse-guenza di non saper vedere e sfruttare le grandi opportunità che abbiamo di fronte. Dobbiamo impegnarci con una strategia complessiva per un'ulteriore espansione

degli investimenti italiani in Cina, in un rapporto di causa-effetto con un clima di fiducia nelle opportunità che questo nuovo mercato può offrire alle imprese italiane. Teniamo ben presente che dalla Cina arriva una grande domanda di tecno-logia e di beni di lusso, settori nei quali possiamo eccellere come pochi. E questa domanda non può che crescere propor-zionalmente alla crescita eco-nomica cinese che sta proce-dendo a ritmi impressionanti. Il protocollo d’intesa sottoscrit-to a novembre dal ministro degli Esteri D’Alema col suo collega cinese percorre proprio questa strada virtuosa: in esso si ribadisce l'impegno per un raddoppio, nei prossimi cinque anni, del volume dell'inter-scambio, al fine di riequilibrare la bilancia commerciale, in questo momento fortemente a favore dei prodotti cinesi. Nel protocollo a noi viene chiesto che le imprese italiane parteci-pino attivamente allo sviluppo dell’apparato produttivo cine-se. Si tratta di saper cogliere questa grande opportunità. Che peraltro non è l’unica: si tratta di saper cogliere un’altra grande potenzialità. L’Italia può diventare il naturale ap-prodo dei prodotti provenienti dalla Cina e da tutto l’oriente (India in testa) che transitano per il canale di Suez. La nostra posizione geografica ci mette nelle condizio-ni di essere un molo naturale al centro del Mediterraneo. Abbiamo la possibilità di trasformare ‘l’invasione’ cinese in un volano per grandi investimenti. L’intendimento del nostro governo è di cogliere nella sua inte-rezza queste opportunità. Così come negli anni Cinquanta i porti dei Paesi Bassi seppe-ro sfruttare l’espansione commerciale statu-nitense fungendo da porta d’accesso delle merci americane. Naturalmente è necessario attrezzare e ren-dere moderni, competitivi i nostri porti e aeroporti. Ed è indispensabile estendere ovunque la legalità. Nessuno investirà in territori in cui esista la legge della criminalità anziché quel-la dello Stato. Cosa pensa dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, anche in virtù delle recenti dichiarazioni rilasciate dal Santo Padre nella sua visita ad Istanbul ? “L’ ingresso della Turchia nell’Unione Euro-pea è un importante traguardo da raggiunge-re: l’Italia, non solo il governo ma anche le principali forze dell’opposizione, è favorevo-le e impegnata per questo risultato. Ci tro-viamo di fronte all’emergenza di un terrori-smo che vuole provocare la guerra tra civiltà. E’ compito e responsabilità dell’Europa favo-rire l'incontro e scongiurare lo scontro. L'a-desione di un Paese democratico a grande maggioranza musulmana renderà l’Unione

Europea una casa comune di popoli che con-dividono valori comuni: libertà, democrazia, laicità, assoluto rispetto dei diritti umani, pace e non violenza. Anche sul piano strategico esistono motiva-zioni a sostegno dell’apertura: l’allargamento dei confini europei al territorio turco raffor-zerebbe ulteriormente la politica di sicurezza comune dell'Europa e consoliderebbe la posizione dell’Unione sullo scacchiere medi-terraneo. La recente frenata su alcuni punti oggetto del negoziato, quelli relativi all’ apertura dei porti e degli aeroporti turchi al traffico da Cipro, denota la necessità che venga seguito un percorso di lavoro approfondito, nel cor-so del quale le diverse questioni poste sul tavolo siano discusse nel tempo necessario, senza accelerazioni forzose che possono minare la solidità e chiarezza dell’accordo, ma anche senza rinvii pretestuosi. Papa Benedetto XVI, in occasione della sua recente visita, ha incoraggiato il cammino di dialogo e di inserimento in Europa della Turchia, sulla base di valori e principi comu-ni. E’ importante questo impegno. Le grandi fedi religiose hanno un ruolo insostituibile per costruire la pace e contribuire a rendere saldo il comune edificio europeo. Natural-mente il primo elemento fondante di questo storico accordo dovrà essere la piena condi-visione, il rigoroso rispetto e l’attuazione dei valori e dei principi cui faceva autorevol-mente riferimento anche il Santo Padre e su cui si fonda la comunità del vecchio conti-nente.”

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Cons. Prof. Cons. Prof. Salvatore Sfrecola Salvatore Sfrecola -- Vice Procuratore Generale della Corte dei ContiVice Procuratore Generale della Corte dei Conti

“C hi te lo fa fare”, mi dicevano. “Dovrai dire anche qualcosa di

critico. Ti farai nemici”. Non mi hanno convinto. Ho sentito, invece, il dovere di offrire una testimonianza a quanti si inte-ressano della vita delle istituzioni, della politica nel senso più nobile del termine. Che è individuazione delle scelte destinate a soddisfare le esigenze della comunità, cioè a realizzare quello che si chiama “bene comune”, attraverso “politiche” economiche e sociali idonee a favorire lo sviluppo morale e materiale della società. In questo senso un uomo delle istituzioni, come io sono per cultura e per professio-ne, in quanto magistrato della Corte dei conti, credo abbia il dovere di esprimere valutazioni su come è stata gestita la cosa pubblica, che è gestione di risorse preleva-te dalle tasche dei cittadini per finalità che non sono “di partito”, anche se sono ne-cessariamente i partiti e le loro coalizioni a governare le scelte. Pertanto, con assoluta indipendenza, ho voluto esporre in questo libro alcune mie personali opinioni sulle cose fatte e su quelle che, a mio avviso, andavano fatte o che andavano fatte diversamente. Valuta-zioni che, in una certa misura, riguardano qualunque Governo che intenda effettiva-mente perseguire il bene comune, dalla politica della pubblica amministrazione a quella della famiglia, della scuola, dell’in-dustria e del commercio. Per non parlare dell’ordine e della sicurezza pubblica. Cominciamo dalla pubblica amministra-zione, certamente la grande trascurata da troppi governi e da troppi anni. Ed è, in una certa misura, difficilmente spiegabile, se non con la modestia di gran parte della classe politica dei nostri tempi. Perché è evidente che un governo, qualunque go-verno, che intenda perseguire obiettivi di sviluppo economico e sociale della società dovrà operare attraverso le proprie strut-ture amministrative, con gli uomini di cui dispone e con gli strumenti operativi dei quali questi si avvalgono. Questo vale per la politica economica, per quella fiscale,

per l’ordine pubblico, per la scuola. È talmente evidente che non si compren-de come il problema non venga percepito come prioritario. In ogni settore occorro-no buoni operatori e leggi adeguate alle esigenze del momento. I buoni operatori vanno selezionati e retribuiti adeguata-mente. E motivati. Occorre, cioè che essi sentano che il Governo e l’opinione pub-blica li riconoscono come efficienti e fedeli servitori delle istituzioni. Non è accaduto negli ultimi anni. Ed è gravissimo. Basta conoscere un po’ di storia per verificare che i grandi paesi occidentali hanno tradizionalmente gran-de cura dell’apparato amministrativo. Hanno una grande tradizione ammini-strativa. Nel libro faccio gli esempi della Francia, della Germania, della Gran Bre-tagna, della Spagna. Ed ancora tutti han-no a mente, per averlo letto più volte, il ricordo dell’efficienza dell’Imperial regio governo di Maria Teresa, Imperatri-ce d’Austria. Insisto sempre, e da molto, in tutti i miei interventi, e in ogni occasione, su questo argomento. Ricordando che uno stato liberale, con ampia devoluzione al privato delle iniziati-ve economiche e sociali (queste ulti-me anche in virtù del principio di sussidiarietà accolto dall’art. 118 della Costituzione), esige una pub-blica amministrazione efficiente. Perché delineare politiche e coordi-narle richiede assai più professiona-lità di quanta ne occorra nel fare, nell’eseguire. Nel libro faccio anche l’esempio del-l’inadeguatezza delle politiche fami-liari. La Repubblica, si legge nella Costituzione, “riconosce i diritti del-la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29). Espressione normativa di elevatissi-mo contenuto, innanzitutto perché “riconoscere” significa prendere atto che quella “società naturale” preesi-ste allo Stato che ne condivide le

finalità di interesse pubblico. La procrea-zione e l’educazione dei figli (art. 30), necessarie per lo sviluppo della comunità, che ha esigenza di contare su cittadini onesti e professionisti capaci. Famiglia significa anche fattore di protezione dei giovani, ad esempio nei confronti del disa-gio (del quale un aspetto drammatico è costituito dalla dipendenza da droghe), ed assistenza ai malati ed agli anziani, quasi sempre in un ruolo di supplenza nei con-fronti delle istituzioni pubbliche. La famiglia è anche un importante opera-tore economico. Interviene sul mercato dei beni e dei servizi, se dotata di adegua-te risorse. Altrimenti non è in grado di risparmiare e di spendere. E questo si ripercuote sull’economia dell’intero paese. Il calo delle nascite, anche se non se ne parla, è destinato a ridurre posti di lavoro in ogni settore, dai servizi (la scuola, ad esempio) a molte produzioni.

Salvatore SfrecolaSalvatore Sfrecola Un’occasione mancata Un’occasione mancata O una speranza mal riposta?O una speranza mal riposta? Cinque anni a Palazzo Chigi con Gianfranco FiniCinque anni a Palazzo Chigi con Gianfranco Fini

“Com’è nato questo libro? E perché? Me l’hanno chiesto molti. E in effetti sono stato a lungo incerto se scrivere della mia esperienza di Capo di Gabinetto del Vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, nei cinque anni del Governo Berlusconi…”

ISTITUZIONIISTITUZIONI

Il Cons. Salvatore Sfrecola

Per questo, molti paesi stanno attuando politiche familiari capaci di favorire, anche attraverso riduzioni fiscali, l’incremento delle nascite ed il benessere delle famiglie. Si tratta, in so-stanza, di tener conto che l’educazione dei figli e l’as-sistenza ai malati ed agli anziani rappresentano un importante valore sociale, per cui gli oneri relativi meritano un riconoscimen-to sotto il profilo tributario, in quanto spesa di produ-zione di una ricchezza che è destinata a divenire capitale dell’intera comunità. Lo si sta facendo, proprio in que-sti anni, in Francia ed in Svezia . L’Italia, ancora una volta, è indietro. Nel settore dell’economia ho svolto alcune considera-zioni sul mancato controllo dell’aumento dei prezzi a seguito dell’introduzione dell’euro. Non è colpa della moneta, che è naturalmente neutrale, ma dell’inadegua-ta attenzione delle autorità per le speculazioni messe in atto in tutti i settori. Ed il primo cattivo esempio lo ha dato proprio lo Stato. Dac-ché il canone RAI, che in lire superava di poco le 100 mila, in euro è stato fissato nella stessa misura. Cioè nel doppio! Anche le dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico sono state condot-

te male. Attraverso società di intermediazione che, nell’ottica del profitto, han-no lucrato ingenti vantaggi che si sono trasformati in oneri pesanti per gli inquili-ni acquirenti, che avrebbero pagato di meno le case se vendute direttamente dallo Stato e dagli enti pubblici, con mutui agevolati. Il mio è un libro politico? Direi meglio che tratta di politica o, come si dice, del-le “politiche pubbliche”. Ma non affronta i vari problemi dei quali si occupa nell’otti-ca del politico, inteso come uomo di parte. Dietro ogni considerazione c’è una ri-flessione che un uomo delle istituzioni ha potuto fare da un osservatorio privilegiato, com’è certamente il Palazzo del Governo, cercando di dare una chiave di lettura di molti avvenimenti ed of-frendo spunti di riflessione che, come ho già detto, pos-sono essere utili a chiunque si occupi di gestione della cosa pubblica. Ho cercato anche di “animare” i luoghi dove si assumono, o si sarebbero dovute assumere, le decisio-ni. Ho descritto ambienti e citato i protagonisti delle decisioni, politici e tecnici. E mi auguro che anche que-sto sia servito a facilitare la lettura ed a stimolare qual-che riflessione.

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Salvatore Sfrecola, laureato in giuri-sprudenza ed in sociologia, giornali-sta pubblicista (iscritto all’Albo dal 1970), docente a contratto, dall’anno accademico 2003-2004, di Diritto amministrativo europeo nel Corso di laurea in Scienze dell’Amministrazio-ne nella Facoltà di giurisprudenza della LUMSA, a Roma. È Magistrato della Corte dei conti ed ha prestato servizio presso: l’Ufficio di controllo sugli atti e sulle contabilità del Mini-stero del tesoro; la Prima Sezione giurisdizionale per le materie di con-tabilità pubblica; la Procura generale; il Servizio Massimario; la Procura regionale dell’Umbria, in qualità di Procuratore regionale dal 1° ottobre 1994 all’11 giugno 2001; la Sezione controllo enti quale Sostituto ex art. 12 della legge n. 259 del 1958 pres-so l’Istituto per la Ricostruzione Indu-striale (I.R.I.) e delegato al controllo dell’Istituto di Studi ed Esperienze di Architettura Navale (INSEAN) dal 1998 al 2003. Presidente dell’Asso-ciazione Magistrati della Corte dei conti dal 1998 al 2001. Dal 18 giugno 2006 ha assunto le funzioni di Vice Procuratore Generale nell’ambito della Procura regionale della Corte dei conti presso la Sezione giurisdi-zionale per la Regione Lazio. Capo di Gabinetto del Vice Presiden-te del Consiglio dei Ministri dall’11 giugno 2001 al 18 giugno 2006, è

stato Consigliere giuridico dei Mini-stri: per il coordinamento delle politi-che comunitarie; della funzione pub-blica; della ricerca scientifica e tecno-logica; della marina mercantile; dei lavori pubblici; dei trasporti; trasporti e navigazione. È componente del Comitato Tecnico Scientifico del FORMEZ. È stato Presidente dell’Istituto di Studi sulla Contabilità Pubblica (I.S.Co.P.). Ha fondato e dirige dal 1979 la Rivi-sta bimestrale “Amministrazione e Contabilità dello Stato e degli Enti Pubblici”, oggi anche in formato elet-tronico (www.contabilita-pubblica.it). Dirige la Rivista internet “Controllo e giurisdizione” (www.amcorteconti.it). Dal 1990 tiene conferenze e lezioni presso la Scuola Ufficiali Carabinieri in materia di responsabilità ammini-strativa e contabile dei pubblici di-pendenti. È titolare dell’insegnamen-to di Diritto amministrativo europeo nell’ambito del Corso di laurea in Scienze dell’amministrazione nella Facoltà di giurisprudenza della Libe-ra Università Maria SS Assunta (LUMSA). È titolare dell’insegnamen-to di Diritto regionale nella Facoltà di giurisprudenza dell’Università Euro-pea di Roma, è autore di numerose pubblicazioni su temi istituzionali e di relazioni a convegni ed incontri di studio su temi professionali.

BiografiaBiografia

L a sicurezza delle nostre città ricopre una importanza notevole per tutti noi ed è un

elemento fondamentale per la qualità della vita. E' un argomento che interessa ai cittadini, agli amministratori locali, ai politici, alle istituzioni, alle associazioni, a tutti i portatori di interesse anche chiamati stakeholder, come il mondo An-glosassone ci ha abituato ad individuare coloro che dovrebbero avere voce in capitolo. Ma cosa intendiamo per sicurezza urbana? Chi si occupa della sicurezza di una città sa che questa definizione non riguarda unicamente gli atti cosi detti criminosi e che investe invece uno spettro molto ampio di contesti che includono il rischio reale, la paura, il disagio, la percezione, etc. La richiesta di sicurezza da parte dei cittadini non è indirizzata solo alla criminalità ma è rivolta a tutti gli elementi che tendono a rendere lo spazio urbano un'area "insicura". Questo aspetto è im-portante per poter collocare in modo corretto il rapporto fra urbanistica e sicurezza perché allar-ga l'interesse a tutto ciò che rende insicuro l'am-biente urbano, non limitandosi al solo aspetto legato alla criminalità, che pur rimane di capitale interesse nei confronti della prevenzione in mate-ria di sicurezza urbana. Risulta quindi utile approfondire le diverse com-ponenti di questo concetto allargato che si tra-sforma spesso nella causa e nella natura delle richieste che generano la domanda di sicurezza da parte dei cittadini. Queste componenti posso-no essere: • II rischio di rimanere vittima di aggressioni, intimidazioni, atti di violenza di tipo Intenzionale

da parte di soggetti criminali o violenti, • la progressiva diminuzione dei valori del vivere in comunità che inizia con la rottura dei codici di comportamento tradizionali della convivenza, • l'abbandono delle pratiche tradizionali di cura del territorio che vanno dall'abbandono di aree verdi, alla scarsa illuminazione, allo scarso livello di pulizia, alla limitata presenza delle Forze del-l'Ordine, • la percezione di insicurezza, da intendersi del tutto disgiunta dal reale livello di non sicurezza, che spesso è generata da fattori ambientali quali il degrado e lo squallore delle aree urbane, • la paura dei singoli individui spesso non legata a rischi reali ma derivante da una serie di fattori della sfera personale. Come si può facilmente commentare, la crimina-lità è solo una delle cause di una crescente richie-sta di sicurezza. Ricoprono importanza non mar-ginale altri aspetti che vanno dall'inciviltà nella convivenza alla incuria dello spazio pubblico; dalla paura isterica al disagio nelle grandi aree metropolitane. E’ quindi importante non dimen-ticare che nel contesto urbano esiste un concetto allargato di sicurezza e che la domanda dei citta-dini è spesso espressione di un disagio e non solo dì un effettivo rischio reale. Queste considerazioni permettono di introdurre un passaggio importante. Spesso si è convinti che l'insicurezza urbana sia il frutto indesiderato derivante da fattori economici, da problemi so-ciali, da conflitti generazionali, dalla presenza dì soggetti emarginati. Questi possono essere aspet-ti importanti ma non meno importante è il modo

in cui le aree urbane vengono progettate e co-struite. Dal modo in cui la cittadinanza si identifi-ca con il territorio in cui vive. Dal modo in cui li città vengono curate e sorvegliate. L'organizzazione dello spazio urbano influisce sul livello di sicurezza e sulla sua percezione: può contribuire a renderlo più sicuro, ma per contro, se gli interventi non sono quelli giusti, può anche contribuire a renderlo molto più insicuro. Una buona progettazione può quindi rendere una città più sicura. Se oltre alla progettazione si riesce anche a gestire, curare, sorvegliare nel modo opportuno ecco che lo spazio urbano diven-ta più sicuro e di conseguenza verrà anche perce-pito essere più sicuro. Intorno a questi temi sta sorgendo una crescente attenzione che impone un approfondimento circa l'apporto che l'urbanistica può dare alle politiche di sicurezza. Per parlare di sicurezza ed urbanistica dobbiamo fare riferimento al binomio repressione e preven-zione. Le modalità di intervento oggi in uso per garantire la sicurezza urbana sono riconducibili a tre indirizzi principali. Una prima modalità si riferisce al tema della sicu-rezza in termini di controllo attraverso i due stru-menti della Legge e delle Forze dell'Ordine. La Legge definisce le regole di comportamento, la Polizia si adopera per farle rispettare. Un secondo intervento in tema di sicurezza è costituito dall'attività di prevenzione del crimine in termini sociali agendo per ridurre le condizioni di degrado e di miseria che spesso sono fattori che sfociano in episodi criminali, o comunque violen-ti.

La sicurezza UrbanaLa sicurezza Urbana Elemento fondamentale per la qualità della vitaElemento fondamentale per la qualità della vita

SICUREZZASICUREZZA

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“La richiesta di sicurezza da parte dei cittadini non è indirizzata “La richiesta di sicurezza da parte dei cittadini non è indirizzata solo alla criminalità ma è rivolta a tutti gli elementi che tendono solo alla criminalità ma è rivolta a tutti gli elementi che tendono

a rendere lo spazio un’area insicura...”a rendere lo spazio un’area insicura...”

Emilia ZarrilliEmilia Zarrilli Vice Prefetto Vice Prefetto

Un terzo approccio punta alla prevenzione am-bientale cercando di evitare che l'atto criminoso possa avvenire agendo su quei fattori dell'ambien-te che in qualche modo possono influenzare i comportamenti criminali. I tre approcci non do-vrebbero essere visti in contrapposizione fra di loro ma piuttosto fortemente integrati nel costitui-re l'ossatura portante delle politiche a sostegno della sicurezza urbana. Laddove ciò è già avvenuto sono evidenti i benefici derivanti dall'integrazione dei tre diversi approcci che messi assieme sono in grado di produrre un effetto cumulativo e dei risultati duraturi nel tempo. La disciplina che si occupa in modo specifico della

prevenzione basata sulla organizzazione dello spazio urbano è nata negli anni settanta in Nord America e Canada ed è stata immediatamente identificata con una sigla che si sta affermando sempre più: CPTED (Crime Prevention through Environmental Design) . Alla fine degli anni ottan-ta un’esperienza importante proviene dal Canada che da un nuovo orientamento alle politiche di prevenzione ambientale del crimine. L'esperienza è realizzata a Toronto e segna la nascita di quello che viene chiamato l'approccio "Safe City", un modo di affrontare la sicurezza degli spazi urbani che, pur mantenendo i principi fondatori del CPTED, amplia l'area d’ intervento.

Safe City affronta il tema della prevenzione am-bientale del crimine in modo più ampio prendendo in considerazione la città nel suo complesso e non solo le aree più degradate o con un maggior nume-ro di problemi. I temi che diventano oggetto di attenzione e di intervento spaziano dalle destina-zioni delle aree pubbliche ai mezzi di trasporto, dalla microcriminalità ai fenomeni sociali più complessi. Inoltre viene dedicata una specifica attenzione alla percezione della insicurezza e la paura dei cittadini diventa oggetto di attenzione tanto quanto il crimine stesso. I soggetti più vul-nerabili (donne, bambini, anziani, portatori di handicap) diventano oggetto di specifici interventi di politiche di prevenzione. Da tutto ciò esce una versione di CPTED ampliato mettendo al centro dell'attenzione il cittadino oltre all'ambiente in cui si muove. Bene, tutto questo sta pian piano approdando anche in Europa. I segnali sono incoraggianti. Il Comitato Europeo per la Normalizzazione (CEN) ha emesso la normativa Europea " Prevenzione del Crimine attraverso l'urbanistica e la progettazione residenziale" (norma UNI EN 14383 in Italia). La norma fornisce una risposta all'esigenza di guida e di indicazioni pratiche - condivise da e-sperti dei diversi paesi Europei - atte a supportare progetti ed interventi nel campo dell'urbanistica, della progettazione degli spazi pubblici, delle aree residenziali, commerciali ed industriali. Qualcosa comincia a muoversi. Adesso diventa importante che anche in Italia il Governo Centrale, le Ammi-nistrazioni Locali, le Istituzioni, gli urbanisti, gli operatori pubblici e privati siano sensibilizzati sull'argomento che avrà in futuro un crescente interesse per la qualità della vita delle nostre città. I Fondi Europei possono essere uno dei modi per finanziare i progetti legati ad iniziative di questo tipo.

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Il Prefetto Procaccini, Autorità del Programma Operativo Nazionale

L' avvento del settore della sicurezza nella programmazione cofìnanziata dalla UÈ

costituisce il frutto di una brillante intuizione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Mini-stero dell'Interno già sul finire del periodo di programmazione dei Fondi strutturali precedente ovvero quello 1994-1999. La valenza di un inve-stimento sulla sicurezza e la legalità in funzione dello sviluppo delle aree meridionali nasce dalla considerazione del legame negativo tra criminali-tà e crescita economica in tali territori, il quale può essere spezzato solo attraverso un cospicuo investimento in termini di sicurezza. Sulla base di tale concezione nel 1998 è stato formalmente approvato il Programma Operativo Nazionale "Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzo-giorno d'Italia" integrato nel Quadro Comunitario di Sostegno per gli interventi strutturali Obiettivo 1 -per la Campania, Basilicata, Puglia Calabria, Sicilia e Sardegna -che si è successivamente inserito nella Programmazione 2000-2006.

Il Programma si è giovato di un cofìnanziamento di Fondi comunitari FERS e FSE ed anche nazio-nali, che si è tramutato in progetti concreti attivati M a macchia di leopardo", in una serie di aree terri-toriali connotate da presenze significative della criminalità 2000-2006. Esso ha come scopo quello di riuscire a “determinare nel tempo, su tutto il territorio meri-dionale, a partire dalle aree più sensibili, condizio-ni fisiologiche di sicurezza pari o almeno parago-nabili a quelle sussistenti nel resto del Paese”. Gli interventi effettuati hanno avuto una caratte-rizzazione imperniata sul ricorso alle tecnologie più avanzate per il controllo coordinato del territorio, inteso non solo sotto li profilo primario del coordinamento interforze ma anche e so-prattutto nella sua accezione più coinvolgente delle forze socioproduttive (enti locali, imprese, partì sociali) che da utenti della sicurezza di-vengono compartecipi attivi dell'azione di pre-venzione generale.

Introduzione agli aspetti generale del P.O.N.Introduzione agli aspetti generale del P.O.N.

P are incredibile ma, dopo decenni di discussioni e un numero incalcolabile

di proposte di legge succedutesi nelle diverse legislature e mai approdate ad una conclusione, proprio in coincidenza col trentesimo anniversario della legge n. 801 del 1977, è realmente possibile che in Ita-lia veda la luce la nuova disciplina dell’at-tività d’intelligence e dei servizi d’infor-mazione e sicurezza. La Camera dei deputati ha infatti recente-mente approvato a larga maggioranza, col consenso del Centro-Destra e del Centro-Sinistra - ed anche questo risulta assoluta-mente inconsueto nell’attuale legislatura - il testo delle norme che prevedono il “ Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto “,risultante dall’esame e dall’unifi-cazione di ben diciassette diverse proposte di legge d’iniziativa parlamentare, presen-tate in tempi diversi praticamente da tutti i gruppi politici. Lo stesso iter del provvedimento a Monte-citorio è stato inusitatamente celere, vista la complessità e delicatezza della materia. La svolta è venuta anche attraverso l’ac-cordo su alcune linee guida per la riforma, raggiunto informalmente nell’ambito del Comitato Parlamentare sui Servizi d’In-formazione e Sicurezza e sul Segreto di Stato, e poi sviluppato, ma non stravolto, dalle forze politiche nel corso del dibattito nella I^ Commissione della Camera e quindi in Aula. Certamente hanno però molto influito, imprimendo un’accelera-zione all’esame ed all’approvazione delle nuove norme, la gravità della situazione internazionale, i difficili contesti in cui si sono recentemente trovati a dover operare i nostri Servizi ed anche le polemiche in-nescate dai casi Abu Omar e Telecom. Il testo approvato dalla Camera è ora ap-prodato all’esame del Senato e se, come tutto lascia pensare, anche in questo ramo del Parlamento si riproporrà la stessa ampia convergenza, la nuova disciplina potrebbe presto entrare in vigore. Le nuove disposizioni, contenute in ben 46 articoli, affrontano, finalmente, con decisione la maggior parte delle questioni che agitavano le discussioni di operatori, esperti, giornalisti e politici sulla riforma dei Servizi e certamente appaiono, com-plessivamente, condivisibili ed idonee a conferire ai nostri Uffici d’intelligence

strumenti più efficaci per affrontare le sfide dei tempi attuali in materia di sicu-rezza interna ed internazionale. Si può sintetizzare lo spirito complessivo della nuova legge dicendo che questa normativa attribuisce maggiori poteri e maggiori facoltà operative ai servizi d’intelligence a fronte di un controllo più puntuale ed efficace sul loro operato in riferimento al rispetto della legge e delle finalità istitu-zionali, in particolare da parte del Parla-mento. La responsabilità e la conduzione della politica dell’informazione per la sicurezza sono state confermate in capo al Presiden-te del Consiglio dei Ministri, aumentando-ne però i poteri e realizzando nella perso-na del premier il vertice unico del sistema d’informazione, che si avvarrà, per lo svol-gimento dei suoi compiti, del Dipartimen-to delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), di nuova istituzione. Il direttore generale del nuovo Dipartimento sarà nominato direttamente dallo stesso Presi-dente del Consiglio, così come i vertici dei Servizi, e lo stesso Capo del governo po-trà delegare parte delle funzioni in materia di informazioni e sicurez-za ad un Ministro sen-za portafoglio o ad un Sottosegretario, che assumerà la veste di “Autorità delegata”. Gli indirizzi generali e gli obbiettivi fonda-mentali della politica dell’informazione e della sicurezza saran-no invece elaborati dal nuovo Comitato per la sicurezza della Repub-blica, presieduto dallo stesso Presidente del Consiglio e composto dai Ministri degli Este-ri, dell’Interno, della Difesa, della Giustizia e dell’Economia, cui competeranno anche tutte le corrispondenti deliberazioni. L’eterna diatriba rela-tiva alla scelta tra un

servizio unico d’intelligence o più servizi con funzioni diversificate, dopo molte discussioni, è stata però consensualmente risolta col mantenimento del c.d. “sistema binario”. I due nuovi servizi si chiameran-no “Servizio informazioni per la sicurezza interna (SIN)” e “Servizio informazioni per la sicurezza esterna (SIE)” e, pur eredi degli attuali SISDE e SISMI, si conforme-ranno, riguardo alle rimodulate compe-tenze, all’originario modello britannico del MI 5 e del MI 6. La scelta, insomma, è caduta sul criterio “territoriale” o “spaziale”, per cui all’interno del territorio dello Stato opererà in via esclusiva il SIN e all’estero soltanto il SIE, con pochissime eccezioni, tassativamente indicate, che però vedranno, nel caso, la collaborazione ineludibile tra i due servizi. La nuova ri-partizione delle competenze comporterà, per esempio, l’attribuzione delle attività di controspionaggio al servizio interno, come da tempo veniva invocato da più parti (ma non dal SISMI!).

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INTELLIGENCEINTELLIGENCE

On. On. Pierfrancesco Gamba Pierfrancesco Gamba Deputato Deputato -- già Segretario del Comitato Parlamentare sui Servizi d’Informazione e Sicurezza e per il segreto di Stato già Segretario del Comitato Parlamentare sui Servizi d’Informazione e Sicurezza e per il segreto di Stato

Servizi Segreti Servizi Segreti

La nuova legge sui servizi d’Intellingence approvata La nuova legge sui servizi d’Intellingence approvata dalla Camera dei Deputati dalla Camera dei Deputati

Entrambi i Servizi dipenderanno, comun-que, direttamente e unicamente dal Presi-dente del Consiglio e i loro direttori riferi-ranno costantemente sulle rispettive atti-vità a lui, o, eventualmente, all’Autorità delegata, per il tramite del DIS. Cesserà, quindi, la dipendenza funzionale che, an-cora attualmente, lega il SISMI al Mini-stro della Difesa e il SISDE al Ministro dell’Interno. Questi Ministri ed il Ministro degli Affari Esteri saranno viceversa ora informati tempestivamente dai nuovi Ser-vizi “per i profili di rispettiva competen-za”. Il Reparto Informazioni e Sicurezza dello Stato Maggiore della Difesa (RIS) continuerà a svolgere esclusivamente compiti di carattere tecnico militare (anche se cosa tale definizione comprenda non sempre è del tutto chiaro, N.d.R.) e di polizia militare, non rientrando ufficial-mente nel Sistema di informazioni per la sicurezza. Il RIS dovrà, comunque, agire in stretto collegamento col SIE, secondo un regolamento che dovrà essere emana-to entro breve dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Così delineato il nuovo Sistema dell’intel-ligence, non vi è dubbio che, al di là di pure importanti nuove disposizioni sulla tutela del segreto e sul c.d. “nulla osta di sicurezza”, sulla gestione degli archivi, sulla formazione e l’addestramento del personale - che viene unitariamente attri-buita al DIS -, le più importanti innova-zioni riguardano le, ormai famose, “garanzie funzionali” per gli operatori dei Servizi e le correlate disposizioni di natura penale. Innanzi tutto vengono introdotti, dalla nuova legge, alcuni articoli aggiunti-vi al Codice di procedura penale che, sem-pre prevedendo come una sorta di “tramite responsabile” il Presidente del Consiglio, disciplinano le modalità di ri-chiesta di atti, informazioni e documenti, nell’ambito di procedimenti penali in cor-so, da parte dei Servizi d’intelligence e, a rovescio, l’acquisizione degli stessi da parte dell’Autorità Giudiziaria, qualora questi si trovino presso le sedi dei servizi di sicurezza o siano coperti dal segreto di

Stato. La vera novità è però costituita dall’intro-duzione di una “causa di non punibilità” per il personale dei servizi di sicurezza che ponga in essere condotte che, di per sé, sarebbero previste dalla legge come reati, ma che siano viceversa state legittima-mente e preventivamente autorizzate. L’autorizzazione, che consente la giustifi-cazione delle condotte, è richiesta, secon-do una procedura codificata, al Presidente del Consiglio, o all’Autorità delegata, dal Direttore del Servizio che, solo in casi di assoluta urgenza, può autorizzare diretta-mente i comportamenti “non convenzio-nali”, dandone però immediata notizia alle predette autorità per la necessaria ratifica. Pesanti sanzioni penali sono pre-viste nel caso che le condotte di cui sopra siano assunte senza la prevista autorizza-zione, o in violazione dei limiti in essa indicati. Invece che prevedere un’elenca-zione puntuale di tutte le situazioni astrat-tamente autorizzabili, attraverso una sorta di “tipizzazione” tanto complessa quanto poco pratica, si è quindi opportunamente preferito indicare in via generale le carat-teristiche delle condotte autorizzabili, oltre alle modalità puntuali del rilascio dell’autorizzazione, e invece specificare tutti i casi di esclusione. Nessuna “licenza di uccidere o di ferire” è, quindi, ovvia-mente prevista! La speciale causa di giu-stificazione non si applica, infatti, se la condotta prevista dalla legge come reato configura delitti diretti a mettere in peri-colo o a ledere la vita, l’integrità fisica, la personalità individuale, la libertà persona-le, la libertà morale, la salute o l’incolumi-tà delle persone, così come sono esclusi i reati di attentato contro gli organi costitu-zionali, i diritti politici, l’amministrazione della giustizia, e quelli per i quali già non è opponibile il segreto di Stato. Assai più discutibile è invece l’esclusione assoluta della giustificazione prevista per questo tipo di attività, in ogni caso finalizzate alla difesa della sicurezza nazionale, nel caso fossero effettuate nelle sedi di partiti, sin-dacati ovvero nei confronti di “giornalisti

professionisti iscritti all’albo”. In effetti questi ultimi, secondo il testo della norma, diventerebbero, immo-tivatamente a parere di chi scrive, le uniche figure a non poter essere og-getto di attività d’intelligence “non convenzionali”. Ci sarà, quindi, con ogni probabilità, una corsa di spioni e terroristi di ogni sorta a sostenere l’esame di giornalista professioni-sta…! A parte quest’ultima svista, che spe-riamo possa essere corretta dal Sena-to, anche la procedura per l’opposi-zione della speciale causa di giustifi-cazione è ben delineata ed equilibra-ta, anche se forse un po’ farraginosa. Dovrebbe in effetti consentire la ne-cessaria tutela degli operatori dei servizi, senza con ciò d’altro canto prestarsi ad abusi o illegittimità. In caso di perdurante contrasto tra il

Presidente del Consiglio, che certifica di aver autorizzato la condotta, e l’Autorità Giudiziaria, che non ritenga tale autoriz-zazione legittimamente rilasciata e per ciò sufficiente a giustificare la commissione del reato, in ultima istanza sarà chiamata a risolvere il conflitto d’attribuzione, even-tualmente sollevato, la Corte Costituzio-nale, con piena e totale conoscenza di tut-ta la vicenda. Per la più efficiente azione dei Servizi è pure prevista dalla nuova normativa la possibilità di utilizzare identità di coper-tura per gli agenti e di svolgere attività economiche simulate, così come vengono meglio disciplinati la raccolta e il tratta-mento delle notizie e delle informazioni per il perseguimento degli scopi istituzio-nali. A tutela dell’attività dei Servizi è pure posta una serie di norme specifiche relati-vamente all’utilizzabilità di eventuali in-tercettazioni a loro danno da parte dell’Autorità Giudiziaria, alle modalità di deposizione del rispettivo personale nei procedimenti giudiziari, alla rendiconta-zione contabile delle spese sostenute

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Pierfrancesco Emilio Romano Gamba, avvocato docente di diritto, Deputato in due legislature, già Segretario del CO-PACO (Comitato Parlamentare di Con-trollo sui Servizi Segreti Italiani), nato a Milano dove svolge da giovane, l'incarico di Assessore alla Provincia e coordinato-re di Alleanza nazionale per la regione Lombradia. Attualmente è componente della IV Commissione permanente Dife-sa, della Giunta delle Elezioni e del Co-mitato per la Legislazione.

Pierfrancesco Pierfrancesco GambaGamba

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e alla destinazione a loro favore delle ne-cessarie risorse finanziarie. Sopravvive, ma meglio definita, la norma fondamentale che impone ai direttori dei Servizi, ed ora anche del DIS, di fornire ai competenti organi di polizia giudiziaria (e quindi non direttamente alla Magistratu-ra) le informazioni e gli elementi di prova relativamente a fatti configurabili come reati, di cui sia stata acquisita conoscenza nel corso dell’attività d’intelligence, ma l’adempimento di tale obbligo potrà essere ritardato, anche assai a lungo, vista l’inde-terminatezza della norma, su autorizzazio-ne ancora una volta del Presidente del Consiglio dei Ministri. Già si è detto che, a fronte di facoltà e ga-ranzie certamente assai più ampie per i

Servizi, maggiori sono i controlli previsti dalla nuova disciplina da parte del Parla-mento, in particolare attraverso lo specifi-co Comitato bicamerale. Questo, la cui composizione aumenta da otto a dodici componenti, diviene per legge, e non più solo per prassi, “paritario” tra maggioran-za e opposizione, con la presidenza pure definitivamente attribuita ad un compo-nente della minoranza. Al “Comitato par-lamentare per la sicurezza della Repubbli-ca” dovranno periodicamente riferire il Presidente del Consiglio, o l’Autorità dele-gata, i Ministri membri del CISR, il diret-tore generale del DIS e i direttori del SIE e del SIN. Il Comitato, nella sua attività di controllo, potrà assumere informazioni e documenti dal Governo, dall’Autorità Giu-

diziaria e dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta; ad esso dovranno essere tra-smessi tutti i regolamenti e le Direttive del Presidente del Consiglio sulle materie di competenza, nonché i decreti e i regola-menti concernenti l’organizzazione e il personale dei Servizi, così come dovranno essere tempestivamente comunicate le istituzioni degli archivi e, attraverso la tradizionale relazione semestrale, i criteri adottati per l’acquisizione dei dati perso-nali raccolti. Ma specialmente, al Comita-to parlamentare spetteranno competenze in materia di controllo sulle risorse econo-miche e sulle spese dei Servizi ed esso sarà costantemente informato dal Presidente del Consiglio, entro trenta giorni dalla conclusione di ciascuna operazione, di tutte le condotte previste dalla legge come reato autorizzate e poste in essere dagli appartenenti ai Servizi d’informazione e Sicurezza. Questo controllo più penetrante compor-terà, per contro, giustamente vincoli di segretezza assai più rigidi per i compo-nenti del Comitato parlamentare, con sanzioni articolate e più gravi che in pas-sato, per le violazioni degli stessi. La disciplina del Segreto di Stato, che pu-re viene radicalmente modificata dalla nuova legge, meriterebbe un discorso a parte e andrà certamente approfondita separatamente, considerata l’ampiezza e la delicatezza del tema. Anche qui, co-munque, a fronte di un buon impianto complessivo delle nuove disposizioni, ispi-rate ai principi della diversificazione e limitazione temporale del segreto, lascia molto perplessi il tempo troppo ridotto a cui, in concreto, il segreto di Stato diver-rebbe soggetto, con conseguenze imme-diate che probabilmente non sono state del tutto valutate dai Deputati e che, au-spichiamo, possano invece essere meglio ponderate nel corso dell’esame presso il Senato della Repubblica. Non c’è dubbio, in definitiva, che, a trent’-anni dall’entrata in vigore della preceden-te normativa, ci si aspetti molto da quest’ampia riforma in termini di miglio-ramento del sistema dell’intelligence ita-liano. Le premesse sono buone, ma solo il tempo e l’applicazione effettiva potranno darci risposte adeguate. Ora c’è la necessi-tà che questa disciplina entri rapidamente in vigore e che quindi i lavori parlamenta-ri si concludano positivamente con urgen-za. La sicurezza dello Stato, e cioè quella di tutti i cittadini, non consente di atten-dere oltre.

Le Sindromi Atassiche Le Sindromi Atassiche Intervista al Presidente Nazionale AISA Intervista al Presidente Nazionale AISA Carlo Rossetti Carlo Rossetti

L e Sindromi Atassiche sono malattie ancora poco note in Italia. AISA, Asso-

ciazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche Onlus, da anni si impegna per incoraggiare e promuovere la ricerca scien-tifica sulle malattie, svolge attività di infor-mazione e sostiene i pazienti atassici, le famiglie e i disabili in genere. Il Presidente nazionale Carlo Rossetti prima di essere paziente atassico era occupato nell’organiz-zazione aziendale anche a livello internazio-nale, per cui ha riportato nell’associazio-ne la sua esperienza. Che cos’è l’atassia? Atassia, è un termine che deriva dal greco ataxia. Vuol dire perdita o mancanza di coordinamento motorio. E’ il nome divulga-tivo delle Sindromi Atassiche. Che impatto ha questa malattia sulla quotidianità del paziente e come in-terviene AISA? Un paziente atassico nella maggior parte dei casi va incontro a depressione e diventa dipendente da qualcun altro, trovandosi oltretutto in una condizione che cambia con il passare degli anni. In tutto questo è molto importante l’aspetto psicologico. Noi di AISA cerchiamo innanzitutto di sostenere i pazienti e le famiglie, in tutte le maniere possibili e alla nostra portata, per non la-sciarli soli di fronte ad una malattia poco conosciuta anche dai medici. Fondamentale è anche il nostro sostegno alla ricerca scientifica perché purtroppo i fondi per la ricerca sono minimi, non c’è interesse delle case farmaceutiche per pato-logie del genere, spesso rarissime. Promuoviamo inoltre la conoscenza della malattia, permettendo a chi non ha una diagnosi di averla e, nel caso si trovasse una cura, di potervi accedere. Bisogna pensare, infatti, che dei quindicimila pazienti stimati atassici, solo cinquemila hanno una “vera” diagnosi di atassia; gli altri, considerati neuropatici generici, non sono inseriti nel protocollo di cura per le atassie. Portiamo avanti in tutta Italia anche la creazione di gruppi multidisciplinari nei vari centri di riferimento regionali per avere èquipe di medici, che possano seguire i malati tout court, poiché ci interessiamo dell’universo disabilità a 360°. Quali sono le esigenze da cui nascono i servizi di AISA? Il nostro call-center SOS ATASSIA serve per l’orientamento di quelle persone a cui,

ad esempio, è stata diagnosticata l’atassia da una settimana: spesso a chiamare è un amico, perché il malato prova vergogna. Al tempo e alla disponibilità fornita a chi chia-ma, segue l’invio del Il Manuale del paziente atassico, scritto in forma divulgativa, rispettando innovativi standard editoriali per l’accesso alla lettura delle diverse disabilità: il testo tratta tutti i tipi di atassia, racconta le esperienze dei pazienti e delle famiglie e, in più, dà tutta una serie di indicazio-ni burocratiche sui diritti e sui doveri del malato. Il manuale que-st’anno verrà aggiornato. Rispetto all’ultima edizione del 2003 le nor-mative non sono cambiate molto, però, per esempio, il numero di atassie riconosciute da 27 è passa-to a 70. Quante aspettative ripongono i pazienti nell’associazione? Di aspettative ce ne sono tante, soprattutto dal punto di vista della ricerca. Spesso, quando si parla di nuove terapie, ci trovia-mo a dover fare delle opere massicce di sensibilizzazione sul nostro organo di stam-pa (Archimede), sul sito internet e con let-tere dirette a tutti gli associati: questo per evitare la diffusione di informazioni incom-plete o non certe, in attesa dei risultati cli-nici testati dalla comunità scientifica inter-nazionale. Quali sono le professionalità che con-vergono nella vostra associazione? Abbiamo numerosi associati, volontari e collaboratori esterni, che ci affiancano a titolo gratuito, ci avvaliamo stabilmente dei Centri di Servizio per il Volontariato e colla-boriamo con Università ed ospedali in tutta Italia, dove gruppi di ricercatori - riabilita-tori assistono i pazienti e sviluppano anche nuove forme di terapia. Un grosso apporto ci viene dal mondo dello sport: promuovia-mo lo sport in tutte le sue forme perché rallenta l’avanzamento della malattia: AISA sport, proprio qui nel Lazio, è diventata una realtà utilizzata anche da diversi uffici di servizi sociali di vari municipi romani e comuni dell’hinterland – ad esempio con i Comuni dei Castelli romani e il Coni. Il nostro AISA network, racchiude inoltre altre strutture – AISA cultura, AISA tech, ecc. – che gestiscono diverse attività per l’integrazione sociale dei pazienti atassici e non: nel nostro statuto c’è, infatti, un inte-

resse per la disabilità in genere, con un’at-tenzione particolare per gli atassici. Quanto è importante oggi per un’as-sociazione saper usare i mezzi di co-municazione? AISA ritiene fondamentale investire in co-municazione, specialmente attraverso Internet perché ha costi bassissimi. Il no-stro sito www.atassia.it è dinamico ed è gestito completamente da persone atassi-che. Ne è responsabile un ragazzo atassico che ci lavora sopra 24 ore su 24 ed è uno spazio aperto importante per tutti i ragazzi e i pazienti che vogliono esprimersi, anche attraverso il forum e la chat per lo scambio di esperienze. Oltre tutto buona parte delle persone che ci contattano è perché ci trova sul sito. Abbiamo in media 380 contatti al giorno, una cosa estremamente consistente nel mondo di internet, per cui riteniamo che il sito sia fondamentale. Un altro stru-mento su cui puntiamo molto è il nostro trimestrale “Archimede”, che da vent’anni viene distribuito verso i soci, le strutture sanitarie ed amministrative e le aziende. Questi due mezzi di comunicazione riman-dano poi al nostro servizio telefonico SOS ATASSIA, contattabile allo 06 520 37 37, per fornire sostegno ed informazioni ri-guardo l’atassia, i centri e i medici di riferi-mento, le agevolazioni per i pazienti e le loro famiglie. Per la richiesta di notizie scientifiche da parte di pazienti e famiglie è disponibile il nostro giornale.

di di Giovanni Guerrisi Giovanni Guerrisi -- Direttore Editoriale AtlasOrbisDirettore Editoriale AtlasOrbis

ASSOCIAZIONIASSOCIAZIONI

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CHE COS’ E’ LA NOSTRA ASSOCIAZIONE Innanzitutto diciamo che la nostra Asso-ciazione è a livello nazionale, con Comitati regionali, provinciali e locali. E’ senza fine di lucro, apartitica, politicamente non orientata e funzionalmente autonoma, che opera esclusivamente per la tutela degli interessi morali, materiali e culturali dei cittadini che si vedono privati della tutela della loro sicurezza e dei loro beni in un territorio devastato dalla delinquenza. Il simbolo dell’Associazione è un’onda su quattro colori, che vanno dal celeste, all’-azzurro, al verde, su cui è riportata la scritta in rosso: “Io amo il mio territo-rio e lo difendo”, che segue l’andamen-to dell’onda. Con questo simbolo si inten-de significare che l’Associazione è in con-tinuo movimento per adeguarsi alle realtà mutevoli della vita degli uomini. La nostra sede nazionale è in Roma, Piaz-za Fernando De Lucia 20. Il nostro indi-rizzo elettronico è [email protected]. Il nostro sito è www.sicurezzaelegalita.it

COME SIAMO NATI Il 28 aprile del 2006 in Genova fu uccisa in pieno centro una donna. I residenti, avendo percepito con forte anticipo la carenza di controllo del territorio, aveva-no già attuato una iniziativa coraggiosa e inusuale: nel febbraio dello stesso anno avevano già formato un Comitato per la sicurezza dei cittadini. Due mesi dopo, fui chiamato, per la mia esperienza nel campo della sicurezza, per consigli e suggerimenti. Fu deciso di costi-tuire l’Associazione per la sicurezza dei cittadini e per la legalità. Sono stati nominati: Presidente Antonio Pappa-lardo, Vice Presidente Giancarlo Forieri, Segretaria Vanda Lucidi. La neo Associazione affidò ad un gruppo di esperti nel campo del sociale, della poli-tica, della economia e del diritto lo studio

della sicurezza. Il gruppo di esperti consegnò, al termine dei lavori, una relazione con disegno di legge, di iniziativa popolare, per la trasfor-mazione della sicurezza pubblica in sicu-rezza civica. Lo Statuto e il disegno di legge furono inviati al Capo dello Stato, al Ministro dell’Interno e ai Presidenti delle due Ca-mere. Il Presidente della Commissione Affari Costituzionali e Interni della Camera, on. Violante, riferì subito dopo che la Com-missione aveva deliberato di audire sulla problematica la nostra Associazione. Si sono susseguiti, nel tempo, diversi in-contri fra gli esponenti della nostra Asso-ciazione con vari rappresentanti di catego-rie sociali (tassisti, confesercenti, pubblici esercizi, commercialisti, avvocati, immo-biliaristi, ecc…) della UNPLI (Unione Na-zionale Pro loco), e dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni d’Ita-lia. L’Associazione, come primo atto pubblico, ha partecipato alla manifestazione, orga-nizzata dai sindacati di polizia per ottene-re maggiori mezzi per la tutela della sicu-rezza pubblica, il 5 dicembre 2006. Nel Consiglio Direttivo dell’Associazione si sono di volta in volta inseriti rappresen-tanti delle varie categorie sociali. E’ stato affidato l’incarico al Consigliere per l’economia, dott. Riccardo Solfanelli, di predisporre le necessarie iniziative per giungere alla creazione di una Banca della nostra Associazione, avvalendosi della esperienza nel settore della “San Matteo - la Finanziaria Etica”. Parecchie testate regionali e TV locali stanno dando spazio alle nostre iniziative per la creazione di comitati su tutto il ter-ritorio nazionale. Questi Comitati saranno di grande utilità per i comandi territoriali dell’Arma e della

Guardia di Finanza, per i commissariati di polizia, per i presidi della Guardia Fore-stale, per i comandi della polizia peniten-ziaria, per i comandi della polizia munici-pale, in quanto stabiliranno contatti stabi-li e duraturi con essi, fornendo contributi preziosi sulla vigilanza del territorio, at-traverso la discreta osservazione, nonché garantendo un supporto agli stessi me-diante la richiesta alle varie autorità di mezzi, uomini e risorse per migliorare il controllo del territorio. L’Associazione raccoglierà firme per ini-ziative popolari per rafforzare l’unità na-zionale, e i valori su cui si basa la nostra società civile e democratica. Il nostro obiettivo socio-politico è quello di creare un Comitato Etico, di elevato spessore, con il compito di indirizzare le scelte politiche verso obiettivi più corretti e moralmente sani e comunque per la salvaguardia degli interessi primari dei cittadini.

QUALI SONO I NOSTRI COMPITI L’Associazione persegue, a mezzo di strut-ture regionali, provinciali, comunali e di quartiere, nei rispettivi territori di resi-denza e di domicilio dei singoli soci, nel pieno rispetto dei principi e diritti della Costituzione della Repubblica e dei limiti imposti dalle leggi dello Stato che regola-no l’ordine e la sicurezza pubblica, i se-guenti fini:

stimolare il dibattito e la partecipazione dei cittadini intorno ai problemi delle ri-spettive aree di residenza, di lavoro e di domicilio sui temi della sicurezza e della legalità;

coordinare le relative iniziative adoperan-dosi per la ricerca di soluzioni unitarie, al fine di rendere più sicuri e vivibili i terri-tori in cui si vive e si opera;

studiare e promuovere provvedimenti, da

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Associazione per la sicurezza dei cittadini

e per la legalità

On. Gen. On. Gen. Antonio PappalardoAntonio Pappalardo Presidente Associazione per la sicurezza dei cittadini e per la legalità

ASSOCIAZIONIASSOCIAZIONI

consegnare alle competenti autorità, atti a risolvere in particolare problemi ine-renti il recupero ambientale sotto l’aspet-to igienico-sanitario, l’urbanizzazione, la cultura, la sicurezza e la pacifica convi-venza;

fornire concreta collaborazione alle forze di polizia sul controllo del territorio, me-diante la realizzazione di punti di osserva-zione, da affidare a qualificati associati, precedentemente scelti e selezionati, per la segnalazione di devianze di qualsiasi genere, che possano compromettere la funzionalità e la tranquillità nelle zone di competenza;

fornire concreta collaborazione alle auto-rità politiche e amministrative al fine di individuare e denunciare sacche di illega-lità, che compromettono il senso delle Stato e delle istituzioni;

svolgere una penetrante attività informa-

tiva ed educativa, tale da portare ogni cittadino ad amare il proprio territorio, al fine di difenderlo da qualsiasi tipo di ag-gressione;concorrere a realizzare la figura del “nuovo cittadino”, capace di compene-trarsi nei problemi comuni e nei valori morali condivisi;organizzare insieme ai responsabili delle forze dell’ordine riunio-ni periodiche per una osmosi informativa fra l’Associazione e le sue strutture terri-toriali e i comandi e uffici periferici delle forze di polizia;

svolgere assistenza morale, culturale, ri-creativa ed economica a favore dei soci e delle loro famiglie;realizzare iniziative culturali che, attraverso la promozione dell’immagine dello Stato e delle sue Isti-tuzioni e l’elevazione nel contesto sociale della conoscenza dei compiti istituzionali delle forze di polizia, contribuiscano a migliorare la percezione delle condizioni di sicurezza, legalità e giustizia del Paese;

esaltare nella società e fra gli iscritti l’a-mor di Patria, la memoria di coloro che sono caduti nell’adempimento del dovere, il culto delle tradizioni, la tensione verso forme di sviluppo e di progresso in termi-ni di democrazia e di solidarietà;svolgere attività di volontariato, in collaborazione con la Protezione civile dello Stato;

avviare il dibattito per la ricerca di solu-zioni socio-politiche per la realizzazione di un mondo nuovo, che abbia i necessari strumenti per debellare la fame nel mon-do, la mancanza d’acqua, la crescente penuria di energie, l’inquinamento, la desertificazione, il sottosviluppo, il terro-rismo, l’odio razziale e religioso.

Per informazioni consultare il sito web www.sicurezzaelegalita.it

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Lettere al DirettoreLettere al Direttore Gentile Direttore,

l’Associazione per la sicurezza dei cittadini e per la legalità, in-sieme a diversi sindacati di polizia e ad alcuni delegati del CO-CER Carabinieri, ha svolto ieri un sit-in davanti al Senato della Repubblica in attesa della decisione del Consiglio della Presiden-za del Senato di intitolare all’Ispettore Filippo Raciti un’aula dello stesso Senato, per essere rimasto vittima di una vile e bru-tale aggressione di criminali durante i disordini dinanzi allo sta-dio di Catania. La nostra Associazione aveva qualche mese or sono aspramente criticato la decisione del gruppo parlamentare di Rifondazione comunista di intitolare al Giuliani, morto mentre stava scaglian-do un estintore contro un carabiniere, un’aula del Senato. Non si è mai saputo quale motivazione abbia indotto quei parlamentari a tale determinazione. Gli uomini delle forze dell’ordine hanno visto in tale gesto una chiara sfiducia nei loro confronti, per cui in loro è aumentato un senso di disagio e di turbamento. Pochi giorni dopo l’uccisione dell’eroico poliziotto la nostra Associazio-

ne aveva organizzato una conferenza stampa in una sala della Camera dei Deputati per stigmatizzare da una parte la violenta azione criminosa, dall’altra per chiedere ai Presidenti delle due Camere l’intitolazione di un’aula alla sua memoria. Ieri, con nostra grande soddisfazione, ma ancor di più della mo-glie e della figlia dell’ispettore di polizia, è venuta la decisione del Consiglio di Presidenza del Senato, fortemente voluta dal Presidente del Senato, on. Franco Marini, che ancora una volta si segnala come uno statista con altissimo attaccamento alle Isti-tuzioni della Repubblica. In tal modo si è reso onore e elevato riconoscimento non solo a Filippo Raciti, ma anche a tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine che in ogni parte del territorio nazionale garantiscono sicurezza e il quieto vivere sociale ai cit-tadini. Il Senato della Repubblica ha ristabilito i veri valori su cui si fonda la nostra Repubblica, che si riconosce pienamente nei principi fondamentali contenuti nella Carta Costituzionale. Roma 23.03.07 Il Presidente On. Gen. Antonio Pappalardo

ApophisApophis L'asteroide colpirà la terra il 12 aprile 2036? L'asteroide colpirà la terra il 12 aprile 2036?

Quali saranno le conseguenze?Quali saranno le conseguenze? AtlasOrbis lo ha chiesto al fisico di fama mondiale AtlasOrbis lo ha chiesto al fisico di fama mondiale Carlo RovelliCarlo Rovelli

S i tratta dell'asteroide 2004 MN4, che passera' vicino alla Terra il 13 aprile

del 2029, e poi di nuovo, sette anni dopo, il 3 aprile 2036. C'e' una piccolissima pos-sibilità, che a questo secondo passaggio possa cadere sulla Terra. E' un asteroide di circa 300 metri. Se cadesse, non cause-rebbe una devastazione globale, ma so-stanziali danni locali. La probabilità che cada è dell'ordine di uno su centomila. Cioè più o meno la probabilità di vincere la lotteria comperando un biglietto. Che conclusione trarre? Mi sembra che sia ragionevole trarre due conclusioni. Primo, che è bene che i governi e le organizzazio-ni internazionali siano coscienti di questa possibilità e prendano misure in conse-guenza. Un certo grado di pericolo esiste e sarebbe sciocco trascurarlo. Il 2036 e' lontano, e c'e' tutto il tempo di organizzar-si e cercare soluzioni. In più, è bene conti-nuare ad osservare tutti gli asteroidi, per vedere se ce ne siano altri da tenere d'oc-chio. Secondo, che, ciononstante, qualun-que panico o inquietudine generale sareb-be del tutto insensata. Quasi certamente nel 2036 non succederà nulla. Averne paura sarebbe come non uscire mai di casa per paura che un aereo caschi sulla nostra testa: una sciocchezza. In teoria può succedere, ed è bene che qualcuno si occupi di minimizzare i rischi, ma ci sono innumerevoli pericoli ben più seri, dalle malattie agli incidenti stradali, di cui pre-occuparci, se proprio vogliamo preoccu-parci. Penso che enfatizzare il rischio di una catastrofe nel 2036 ed evocare panico sia del tutto irrazionale. In generale que-

ste cose sono motivate dal desiderio di vendere giornali o fare impressione. Scienziati ben intenzionati hanno insistito sui rischi di un impatto d'asteroide, ed hanno cercato di convincere i politici ad investire delle risorse per difendercene; l'obbiettivo mi sembra corretto, ma penso che sia bene stare attenti a non amplifica-re ad arte un pericolo che è in fatti del tutto minimo. Bisogna trovare il ragione-vole equilibrio, quando si è allarmisti. Se posso permettermi, vista la audience del vostro giornale, oserei dire che c'e' un problema molto simile con questioni co-

me il terrorismo. Si tratta ovviamente di un rischio reale per la difesa dal quale è del tutto opportuno investire in maniera appropriata. Ma sembra che chi fa ad arte del terrorismo una sorgente di inquietudi-ne globale lo faccia piu' che altro per moti-vi politici ed elettorali. Le probabilità per un cittadino di un paese occidentale di essere vittima del terrorismo sono inferio-ri a quelle di finire annegato nella sua propria vasca da bagno. Ma non mi sem-bra che ci sia una paura diffusa delle va-sche da bagno comparabile a quella degli oscuri terroristi.

SCIENZESCIENZE

Carlo Rovelli

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Carlo Rovelli Carlo Rovelli è ordinario di Fisi-ca Teorica presso l'Università di Marsiglia, membro dell'Istituto Universitario di Francia e Affilia-te Professor presso il Centro di Filosofia della Scienza dell'Uni-versita' di Pittsburgh. E' nato a Verona il 3 maggio 1956. Ha svolto attività di ricerca in fisica teorica in Italia, Stati Uniti e Francia, principlamente nel cam-po della gravità quantistica. E' stato fra gli iniziatori della teoria della gravità quantistica ad anel-

li, considerata una delle princi-pali ipotesi teorichee sulla strut-tura fisica dello spazio e del tempo. Per questi contributi è stato insignito di numerose ono-reficenze, fra cui il prestigioso premio Xanthopoulos 1995, prin-cipale riconoscimento interna-zionale in fisica gravitazionale. Ha pubblicato "Quantum Gra-vity", e, in italiano il libro divul-gativo "Cos'è il tempo? Cos'è lo spazio?", presso l'editore Di Renzo.

IL LIBROIL LIBRO L’Asteroide Apophis misura 400 m di diametroL’Asteroide Apophis misura 400 m di diametro

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C ercavo, per iniziare quest’articolo, parole che fossero forti e importanti,

capaci di farci sentire partecipi di un dram-ma, di una tragedia e non riuscivo a trovar-le. Avevo bisogno di un'immagine che mo-strasse senza censure una disgrazia, e che la definisse fino ai suoi contorni, senza com-menti. Di parole in questi giorni ne ho sen-tite tante, parole di cordoglio, parole d’indi-gnazione, parole giuste ed equilibrate, pa-role di saggi e di profeti. Chi aveva qualcosa da dire l’ha detta, per buona pace di tutti. Mi chiedevo a chi potesse interessare il mio articolo, dopo tutto questo discutere e promettere. E’ stato detto troppo e troppo poco. Cara Fabiana, sono un papà come il tuo Eroe che non ho mai conosciuto. Scusami se mi rivolgo a te, ma volevo farti una carezza come sempre faccio alle mie figlie, quando sono tristi per un giocattolo negato, colpa di un capriccio inutile, o quando sono arrabbiato a causa di una giornata pesante, e le sgrido ingiustamente pentendomene immediatamente dopo. Non so cosa significa perdere un Eroe, il destino con me è stato benevolo. Con te purtroppo no, ne sono dispiaciuto. Credimi anche se non è più con te, il tuo Eroe è nella tua anima, nei tuoi pensieri, nei tuoi movimenti. Vivrà nella tua vita, con te e insieme a te e non ti lascerà mai. Non pensare di averlo perso. Non lo pensa-re nemmeno quando tutto questo frastuono intorno a te, diventerà solo silenzio assor-

dante. Lui si, sarà con te sempre. Sarà un papà diverso. Sarà un po’ te, sarà il matti-no, quando ti svegli, sarà la tua migliore amica, saranno gli occhi di tuo fratello, quelli di tua madre, sarà il bambino che ti chiede un sorriso, la professoressa che t’in-segnerà la matematica, sarà tua madre che raccoglie le tue lacrime e gioisce dei tuoi sorrisi, sarà il ragazzo che t’inviterà al cine-ma, sarà il primo bacio, sarà l’uomo che ti chiederà di diventare sua moglie. Potrai parlarci sempre, ma con il cuore e con l’anima. Scegli tu quando parlarci, la mattina quando ancora sei preda del risve-glio o la sera quando gli dedicherai l’ultimo dei tuoi pensieri, prima di riposare. Parlagli della tua vita, dei tesori scoperti, della tua crescita, delle cose che impari e che Lui voleva imparassi, ridi e sorridi con Lui e continua ad amarlo con la bontà di chi è puro ed a cui la vita ha chiesto di cre-scere presto, perché non c’è il tempo della fanciullezza. Ferma nella tua mente la sua immagine, è il tuo tesoro. Ricorda le sue espressioni, le pieghe dello sguardo e cerca di ricordarlo felice e sorri-dente, perché Lui lo è. Sono sicuro che l’affetto non ti mancherà, le persone che possono aiutarti lo faranno senza indugio. Nel mio piccolo ti prometto che non dimen-ticherò il tuo Eroe, un papà mai conosciuto. Tutta la nostra redazione ha chiesto una piazza ed un monumento dove portare un fiore agli eroi come tuo padre, che hanno

lasciato tante Fabiana senza neanche dirgli addio. Vogliamo un posto dove pregare, dove trovare la forza di continuare a pensa-re che il sacrificio della propria vita per il bene comune, per la patria, sono principi nei quali dobbiamo ancora credere e che abbiamo il dovere di insegnare ai nostri figli. Abbiamo chiesto ed ottenuto che, nel palaz-zo del Senato, una sala sia intitolata a tuo padre. Vogliamo provare ad immaginare una co-munità in cui non esistono nemici ed amici, curve o distinti, tornelli e striscioni, ma solo umanità sana. Vorrei che gli uomini in divisa non fossero mai considerati nemici, e che i loro figli non debbano mai pronunciare le parole che tu hai pronunciato. Vorrei non averti visto in quella chiesa. Vorrei che ci fosse pace per il sonno degli orfani. Non pensare che il mondo è fatto solo di persone come quelle che hanno portato via il tuo Eroe, non è così. Quelli non fanno e non faranno mai parte di nessun mondo. Il mondo è parte delle persone sane ed è a quelle che devi pensare. Non avere rimpianti, né odio da conserva-re, ma solo forza e dignità. Il resto verrà da sé. Stasera non è una serata come le altre. Tornerò a casa, guarderò le mie figlie e gli chiederò scusa per tutte le volte in cui sono stato ingiusto, guarderò i loro occhi e cer-cherò di immaginare i tuoi. Dormi tranquil-la stanotte tesoro, il tuo Eroe è lì con te.

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LETTERELETTERE

Cara Fabiana...Cara Fabiana...

G rande successo ottenuto a soli otto mesi dalla costituzione dell’Associazione Ruoli Tecnici

delle Forze di Polizia e grazie a tutti coloro i quali hanno creduto a questa iniziativa che sta vedendo aumentare progressivamente il numero dei soci iscritti. Ricordiamo che l’iscrizione è gratuita e stia-

mo attivando per i soci, una serie di convenzioni per favorire gli i-scritti e le loro famiglie. E’ con grande onore che informiamo i soci che le seguenti autorità

entrano a far parte del Collegio Probiviri: Giurlani dott. Sandro Maria Dirigente Superiore della P.S. Presiden-te; Cuomo dott. Giovanni Dirigente Superiore Medico della P.S. Componente; Zarrilli dott.ssa Emilia Vice Prefetto del Dipartimento P.S. Componente. Inoltre nel mese di maggio verrà indetta la prima assemblea dei soci, nella quale verranno discusse le linee program-matiche dell’Associazione e le cariche del Consiglio direttivo.

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società a dei cambiamenti perché tu società a dei cambiamenti perché tu sei un eroe'’sei un eroe'’

Tre Autorità nell’ART e convocazione I° Assemblea Tre Autorità nell’ART e convocazione I° Assemblea

Seg Gen Agg. ART Enzo Poluzzi Per aderire: [email protected]

O rmai la comunicazione e' diventata parte integrante della nostra quoti-

dianità. Essa e' sempre stata l'elemento che ha differenziato l'uomo dalle altre specie animali attraverso l'uso, da parte del primo, di un linguaggio articolato e denso di significanti e significati, veicola-to attraverso mezzi di comunicazione sempre più sofisticati e tecnologicamente avanzati. Parafrasando Marshall Mc Luhan, che ha definito le invenzioni "protesi dei nostri arti", si può sicuramente affermare che i mezzi di comunicazione sono l'ideale perfezionamento del nostro intelletto e della nostra parola. Radio, T.V., telefonia mobile, reti telema-tiche, World Wide Web: tutto ciò è indis-solubilmente legato alle nostre vite. La comunicazione è un’ arma potente e, come tale, deve essere gestita con giudi-zio e buon senso. E’ stata l'artefice princi-pale del nostro intrattenimento, dell’ informazione e dell’ opinione pub-blica; prima attraverso il libro, poi con il cinema e la televisione. La potenza della comunicazione fu sag-giata, forse, per la prima volta grazie ad Orson Welles, l'autore di"Quarto Potere", e alla sua burla radiofonica tanto detta-gliata quanto ricca di pathos, cronaca in tempo reale di un'invasione aliena sul suolo statunitense, che ha causato scene di panico esasperato tra la popolazione in ascolto. Tuttavia, dietro esempi come questi ap-pena citati, più o meno divertenti e con effetti a volte imprevedibili, se ne na-scondono altri, frutto di ciò che di più turpe, deplorevole e antietico si cela nel-l'animo umano. A tal riguardo occorre ricordare la propa-ganda nazifascista operata attraverso la radio dell'epoca, fautrice di consenso politico e preposta a formare nuovi e spaventosi scenari di odio tra popoli con la diffusione della cultura della cosiddet-ta “razza ariana”. Come dimenticare, poi, la risonanza me-diatica degli attentati degli "anni di

piombo”, immagini strazianti impresse a fuoco nella nostra memoria. Trattasi di veri e propri spettacoli di sangue conce-piti da registi del terrore, capostipiti di colui che ne sarebbe diventato, il princi-pe: Osama Bin Laden. Fa rabbrividire, infatti, la minuzia e la cura dei dettagli con cui quest’ultimo ha concepito l'attacco alle Twin Towers, facendo sì che il secondo aereo si abbat-tesse proprio quando c'era la massima copertura mediatica sul luogo. In tal mo-do, egli è riuscito a rendere la più terribi-le tragedia del nuovo millenio un film d'azione, paradossalmente di concezione americana, ad uso e consumo degli utenti di tutto il mondo. Infine, abbiamo ancora negli occhi la fine di Saddam Hussein, impiccagione spetta-colarizzata con un vero e proprio "cast" (i quattro uomini con il passa-montagna che scortano il rais fino al patibolo, sono forse un po' troppi.....) trasmessa da tutti i network del pianeta. Tale “film”, purtroppo con-ta già un tenta-tivo, riuscito, di emulazione: un bambino di nove anni si è impiccato nel salotto di casa con l'aiuto della sorellina. Senza contare che in T.V. e sul Web si diffon-dono i più crudi filmati di guer-ra, morte, stu-pri, pedofilia e quant'altro a disposizione di

una vasta platea o di pochi esecrabili individui. La comunicazione ha certamente miglio-rato le nostre vite, azzerando le distanze e rendendoci cittadini di un "villaggio globale" grazie a "Strumenti del comuni-care", citando ancora Mc Luhan, che van-no dalla stampa, alla radio, alla televisio-ne a internet. Dopo tutto, i mass media hanno ancora tante potenzialità inespres-se, ma occorre oculatezza e responsabili-tà nell’esprimerle. Ciò serve a evitare che essa crei dei mostri mediatici, come quel-li sopracitati, unicamente per sottostare alla tirannia dell'auditel, alla sensaziona-lità, agli interessi economico-politici, alla cieca spregiudicatezza e mancanza di etica di coloro che ne muovono i fili, smarrendo il suo fine più autentico: quel-lo di unire gli uni agli altri.

COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE

La comunicazioneLa comunicazione Mezzo per migliorare le nostre vite e renderci Mezzo per migliorare le nostre vite e renderci

cittadini di un “villaggio globale”cittadini di un “villaggio globale”

di di Marino D’AmoreMarino D’Amore

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P robabilmente l’uomo dovrebbe tor-nare ad essere felice, non perché la

natura, a dire di Rousseau, 1712-1778, l’abbia reso così, ma perché il Parlamento italiano ha ratificato la costituzione euro-pea che tutti conoscono. Ciò è dovuto alla certezza del diritto, per cui, specialmente le buone norme, da seguire, sono conosci-bili. Di costituzioni si inizia a parlare dalla fine del secondo secolo d.C., con le Costi-tuzioni imperiali, fonti del diritto romano. La storia ci indica, nel tempo diverse co-stituzioni, quella degli Stati Uniti, quando si riunì nel 1787 l’Assemblea dei singoli stati o Convenzione, una volta conquistata l’indipendenza nel 1783 con la Pace di Versailles. Detta indipendenza fu ricono-sciuta dall’Inghilterra. Nel 1793 viene redatta dalla Convenzione la Costituzione dell’anno I a suffragio universale. Nel 1795 si redige la costituzione dell’anno III o costituzione termidoriana che risolve in un’ottica borghese la questione rivoluzio-naria. Pertanto, abbandonato il suffragio universale sono elettori non più tutti i cittadini ma solo coloro che versano una determinata quota di imposte. Comunque i principi di uguaglianza e libertà posti dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo in Francia nel 1789, e se vogliamo anche in America nel 1793, eliminano lo Stato feudale e portano prima in Francia poi in Europa al nuovo Stato democratico- bor-ghese. Il settecento, secolo dei lumi, pro-segue il cammino di liberazione del Rina-scimento grazie al terzo stato-borghesia. Si amplia il commercio, l’industria, le comunicazioni, le finanze, tutto è domina-to dalla ragione. A questa, Rousseau op-pone il sentimento e la natura perché la disuguaglianza rende l’uomo infelice, (ma anche frustrato). La democrazia più anti-ca la rinveniamo ad Atene in cui il potere politico era affidato a tutti i cittadini e la classe meno abbiente, la maggioranza, governava. La partecipazione alla cosa pubblica da parte dei cittadini liberi e uguali si considerava un diritto naturale. Ma i governati sono sudditi che partecipa-no votando e restando lontani e infelici. Del resto “interesse” è un termine che deriva dal latino, “partecipare, essere in mezzo”, inter-tra e esse-essere. Cioè solo partecipazione a qualche cosa, speranza e desiderio. Bisogna avere la capacità di essere consapevoli che ci sono anche dei diritti. L’importante è sapere come, dove

e quando. Machiavelli supera Rousseau, invocando le leggi che fanno buoni i citta-dini. Occorrono l’educazione e il rispetto delle leggi, specialmente le leggi sociali. Ancora oggi si ritagliano spazi sempre più grandi di “tutele e garanzie” con testi sempre “più nuovi” sempre più incom-prensibili, tortuosi, illusori e “molto utili” al punto che l’Italia corre e ricorre a conti-nui voti parlamentari per ratifiche e ap-provazioni enfatiche “che rispecchiano la volontà dei singoli partecipanti”. I voti referendari, ai quali è affidata la ratifica della costituzione europea, vengono riser-vati a Stati democratici, come Olanda e Francia. Chi agisce approvando, lo fa per-ché conosce l’abnorme limite di questi testi internazionali che, all’atto pratico e al momento del bisogno non offrono quel-la reale tutela che uno forse si aspettava, semplicemente perché anche la Corte di giustizia dell’Unione europea dice “il ri-corso è inammissibile”. E non potrebbe essere altrimenti perché la sussidiarietà ci dice che è lo stato contraente che deve provvedere alla difesa dei diritti, per cui la Corte non può surrogarsi ad un sistema giuridico na-zionale. Pertanto, in questo modo si cerca di trovare una soluzione amichevole, senza sconvolgere questo equilibrio. Un eventua-le squilibrio, in questo campo sarebbe insana-bile. In un cosiffatto contesto, la democrazia è rappresentativa? E’ anche partecipativa e sociale? Ci vuole re-sponsabilità giuridica per rispondere, non basta quella politica, morale o storica. In effetti stride il fatto di attribuire già al nasci-turo-concepito, chiun-que egli sia, una legitti-mazione processuale all’azione, per eventua-li danni subiti nella vita prenatale sempre che

nasca e nonostante sia incapace. Il nasci-turo è pensato come autonomo centro di imputazione di interessi in attesa che di-venti persona. In questo caos generale, a meno che gli Stati contraenti non ricontrattino il testo con apposita clausola di rinegoziazione per renderlo più chiaro e applicabile sul serio, abbiamo solo dei simboli visibili: inno, Nona sinfonia di Beethoven, bandie-ra, motto, “Unita nella diversità”, moneta, la giornata dell’Europa, “9 maggio 1950”, la cittadinanza dell’Unione di cui ai Trat-tati di Maastricht. Ma l’unica cosa impor-tante, i c.d. valori sono ideali cui aspira chi non ce l’ha, solo che il nascituro ovvia-mente non può nè capire nè avere le capa-cità di capire, mentre gli adulti sì. Tutta-via questo non sposta nulla, perché si tratta appunto di ideali ossia di giustizia ideale “aequitas” che va al di là degli inte-ressi di parte e che per ciò è inesistente.

Un valore simbolicoUn valore simbolico ovvero il garantismo giuridico che non esisteovvero il garantismo giuridico che non esiste

Avv. Avv. Fabio LocurcioFabio Locurcio

GIURISPRUDENZAGIURISPRUDENZA

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“C erca di entrare in qualche modo e poi aspetta la prossima sanato-

ria”, è questo il “tam tam” che gira tra chi vuole migliorare la vita o scappare dal proprio paese. In base ai dati 2006, la Caritas ci dice che ci sono 3 milioni di immigrati che corrispondono al 5% della popolazione italiana, rientrando così nella media europea. Di queste persone il 72% (altre fonti dicono addirittura l’81%) han-no usufruito di una sanatoria. L’Italia è l’unico Stato europeo che ha subito cinque sanatorie in vent’anni; ed è un aspetto oggettivo che grava sulla capacità dell’e-stablishment di questo paese, sapendo l’importanza del fenomeno e tutte le im-plicazioni politiche nel bene e nel male

che questo conduce. D’altro lato c’è una parte della società che ha una forte paura dello straniero, che teme un’ondata d’im-migrazione illegale che potrebbe riversarsi nella criminalità o nella prostituzione, chiudendosi, per arginare questi timori, in un “out out” indiscriminato, a prescinde-re.Si tenga a mente che, quando non era necessario il visto d’ingresso per entrare in l’Italia, questo non è mai avvenuto ma si può anche dire, timidamente, che oggi l’Italia è un paese d’immigrazione. Si deve comprendere che un intervento su questo tema si riflette su tutte le dinamiche so-ciali. Se s’inserissero le politiche sull’im-migrazione in un contesto non esclusiva-mente solidaristico, che sfocia spesso

nell’assistenzialismo, ma anche in quello sociale ed economico, si darebbe risalto alla funzione pedagogica della politica. Conte-stualmente ci deve essere una ricomposi-zione degli interessi che contrasti la setto-ralizzazione sociale. Si sbaglia quando, per gli immigrati, si rivendica la casa, un provvedi-mento contro la disoc-cupazione o la sicurez-za sul lavoro, in quan-to le battaglie vanno portate per tutti e non per le singole catego-rie. Il pragmatismo deve prendere posto all’ide-ologia e alla paura verso lo straniero. Bi-sogna muoversi su due fronti una sul rispetto dei diritti e della digni-tà delle persone e l’al-tro sulla convenienza nazionale . Ci sono paesi come il Canada che da anni stanno attuando una politica intelligente per cui le persone che entrano usufruiscono un’acco-glienza che gli permet-

te di avere una casa, un lavoro e un’assi-stenza. E hanno la possibilità, dopo due anni, di essere cittadini canadesi, quindi di far parte di una comunità. Invece di avere timori xenofobi dovremmo, piutto-sto, preoccuparci sul perché l’Italia sia sempre più un paese poco appetibile in tema d’immigrazione, anche per chi è già qui . Le statistiche dicono che l’Italia ha bisogno, per mantenere il tasso di svilup-po, dell’ingresso di circa 25-0.000/350.000 unità per anno. Inoltre c’è anche il problema demografico italiano, basta entrare in qualsiasi scuola e vedere quanti ragazzi stranieri ci sono. Il rappor-to tra lavoratori attivi e pensionati sta andando da 1 a 3 a 1 a 5, e quando ciò si verificherà, il sistema pensionistico salte-rà. E’ necessario un salto di qualità cultu-rale per stare al passo con le nuove poten-ze mondiali come l’india, il Sudafrica, la Cina, il Brasile, e la carta dell’immigrazio-ne, se gestita bene, è una carta vincente . Dal punto di vista macro-economico un primo passo potrebbe essere l’Italia “capitale del mediterraneo”, agevolata anche dal fatto della sua posizione geogra-fica dominante rispetto agli altri paesi europei. Ma nella realtà dei fatti invece vediamo che l’impresa tedesca, francese o inglese ha una capacità di penetrazione in Tunisia, in Marocco, in Libia o in Algeria, dieci volte maggiore a quella italiana. Si dovrebbe pensare a una legge che indichi delle linee guida e lasci ampi spazi agli enti locali che andranno a promuovere una legislazione ad hoc più in linea con le esigenze locali; politiche d’inclusione che comprendano la scuola, l’assistenza, il lavoro e l’alloggio. La cittadinizzazione degli immigrati è la migliore garanzia di coesione sociale ed è una battaglia di sicu-rezza. In questa prospettiva le politiche di inclusione e di accoglienza diventano una priorità che lavora su due fronti: il sup-porto e il recupero delle persone in diffi-coltà e la prevenzione di fenomeni di de-grado, violenza, illegalità e microcrimina-lità. E ’ così che potremmo vincere la sfi-da del ventunesimo secolo; investire sulla nuova forza lavoro che ci viene messa disposizione dall’Africa o dall’Asia ed è questo, a mio parere, il vero senso della globalizzazione.

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IMMIGRAZIONEIMMIGRAZIONE

di di Massimiliano PompiliMassimiliano Pompili

e il senso della globalizzazione e il senso della globalizzazione

Immigrazione e cittadinanzaImmigrazione e cittadinanza

T utto era nato per caso, e non poteva essere diversamente trattandosi della

decisione di visitare l'odierno Afghani-stan. Prima della passata estate, durante una serata-incontro di viaggiatori insazia-bili, avevo conosciuto Fabio Migli, un gio-vane di cui non potevo dimenticarmi dopo aver letto su una rivista specializzata un suo articolo illustrato sul raid da lui ese-guito in alcuni territori ex-sovietici. Lo aveva compiuto in solitaria, a bordo di una Panda 4X4 non proprio nuova, dotata di tutti i comandi sullo sterzo, così come li aveva Clay Regazzoni... Lui mi aveva sug-gerito una agenzia irlandese specializzata in viaggi in Tagikistan ed Afghanistan, due Paesi che hanno avuto in dono pae-saggi di montagna superbi e mutevoli. Subito il contatto telematico, poi il proble-ma del visto. Ricordavo di avere come assistito l'ambasciatore Nasser Zia, ma pur essendo stato da poco questi trasferito a Berlino tutto si era risolto automatica-mente in quanto da pochi giorni erano nuovamente ottenibili i visti turistici. Kabul mi riceve tranquilla e pigra, arsa dal calore. Trovo un sole ristoratore dopo la pioggia e il caos di Lahore. E mancano le pietose immagini di umanità disperata viste a Peshawar. Il traffico è addirittura rispettoso e quasi ordinato, cosa rara nei Paesi di stretta osservanza coranica, dove gli unici reati perseguibili sono quelli con-tro gli insegnamenti di Maometto. Ap-prezzo la localizzazione della città, al cen-tro di una vallata che si prolunga in un

unico colore giallo con le colline poste ad anfiteatro e che potrebbbe essere ripro-dotta facilmente sulla sabbia come in un gioco estivo. Il posto ispira strana sereni-tà, nessuno è interessato al candido fuori-strada messomi a disposizione dalla "Great Game". L'agenzia ha in effetti pre-levato tale nome dallo storico Grande Gio-co strategico che fu posto in essere da queste parti nel XIX secolo da Britannici e Russi (per i quali era il Torneo delle Om-bre) per il controllo reciproco dei loro confini, con classici episodi di spionaggio, creazione di stati-fantoccio e di aree smili-tarizzate. L'autista è silenzioso, ma noto l'affiata-mento con Shafi, la guida quando si tratta di scegliere l'itinerario tramite un cenno o una parola. La guida è un maturo signore che già si era cimentato in attività turisti-che da quando si era laureato in lingue; mostra il comportamento equilibrato di chi ne ha viste tante, l'eloquio è dolce e sempre misurato, le idee molto chiare, evidenzia la capacità di trasmettere sere-nità e sicurezza, presenta un fisico alquan-to tirato, la barba è bianca e gli occhi di un blu intensissimo. Gli chiedo qualcosa circa la storia del suo straordinario Paese. L'Afghanistan nel corso dei secoli ha subi-to invasioni ed incursioni di popoli e per-sonaggi che rievocano grandi avvenimenti storici: Dario, Alessandro, Gengis Khan, Tamerlano, Babur. Nel 1893 i Britannici tracciarono, come spesso capitò loro, i confini orientali con un semplice rigo su

un foglio, la Linea Durand, che lasciò al Pakistan il cosiddetto Pashtunistan fonte di tanti scontri fra i due Paesi. Dopo la prima guerra mondiale il Regno e, dal '73, la Repubblica Afghana rimasero sotto la sfera d'influenza sovietica, che culminò con un'invasione decennale e la ribellione dei mujaheddin. Le conseguenze, dalla ritirata del 1989, furono 15000 vittime sovietiche, un milione di morti afghani con 6 milioni di profughi. Nella confusio-ne che ne derivò si affermarono per stre-pitosi successi militari i "cercatori della conoscenza", un folto gruppo di studenti pashtun (l'etnia maggioritaria nel Paese) istruiti nelle madrase pakistane. In brevis-simo tempo questi talibani controllavano il 90 per cento del territorio, supportati economicamente prima dal governo USA e poi dalla dinastia saudita, lasciando l'o-nere della resistenza al generale tagiko Massud, attestato con i suoi cannoni a capo della Alleanza del Nord. Questa con l'ausilio delle SAS britanniche riuscì alla fine del 2001 a conquistare la capitale, ma Massud fu misteriosamente ucciso da due arabi, finti giornalisti, solo due giorni pri-ma del famigerato 11 settembre 2001; nel maggio dello stesso anno, per arrivare alla cattura del sedicente califfo Osama Bin Laden, vi erano stati importanti colloqui fra Musharraf, presidente pakistano, e il capo dei suoi servizi segreti, gen. Amad, con George Tenet, capo della CIA, questi ultimi due sono poi stati rimossi dai ri-spettivi incarichi. Bin Laden, che con le sue prebende aveva riunito sotto la costi-tuzionale Loya Jirga i capi-clan afghani, storici signori di tutte le guerre, e il mullah talib Omar avevano portato l'Af-ghanistan sotto l'egida di uno stato teocra-tico, impedendo fortemente la coltivazio-ne del papavero da oppio (prima il 60 per cento della eroina in USA arrivava dalla

Dr. Dr. Terenzio D’AlenaTerenzio D’Alena Medico Capo della Polizia di StatoMedico Capo della Polizia di Stato

Il Dottor CAIROIl Dottor CAIRO Note a margine di un viaggio in AfghanistanNote a margine di un viaggio in Afghanistan

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GIORNI D’OGGIGIORNI D’OGGI

Mezzaluna d'Oro!) ed esercitando un con-trollo ferreo sulla popolazione nel nome di Allah, oltrechè sulla produzione di prezio-si. Si era così fermata la corruzione ed il brigantaggio, instaurandosi però un regi-me di terrore per i misfatti contro il Cora-no. Questo è stato malsopportato dalla gente, inoltre sono stati chiusi i cinema e le emissioni TV, le insegnanti hanno do-vuto rinunciare al loro lavoro, l'aspetto personale è stato irreggimentato, l'inter-pretazione rigida della legge coranica ha trovato un'applicazione irriducibile. Il disegno ultimo di Osama resta però la destabilizzazione della dinastia saudita: wahabiti come lui lavorano nell'ombra nel Paese governato da re Fahd per sgretolare il vero grande e saldo ponte fra Occidente e Oriente. Tale lotta sotterranea sta avve-nendo anche in Pakistan e Sudan, Paesi nei quali il flusso di danaro americano ai governi locali si è immiserito da tempo, con gioia dei sauditi pronti a rimpiazzarli con petrodollari in cambio di neo-integralismo. Sull'altro versante gli an-gloamericani a Kabul hanno portato il valore di civiltà rappresentato dall'idea-base di consumo come bisogno e misura della capacità individuale di autosoddisfa-cimento; nel contempo tentano di desa-cralizzare i concetti fondamentali della religione musulmana; siamo un po' lonta-ni dal concetto di "divide et impera" di latina memoria... Comunque si è trattato di ricostruire il Paese su basi più moder-ne, adottando un regime di scambi com-merciali di maggiore qualità (oggi si tro-vano nei souk di Kabul oggetti cinesi come lavatrici, TV, parabole, piccola elettronica) a scapito della colletttività che ha visto alzarsi anche il costo dei generi di prima necessità. Inoltre è stato introdotta una forma sociopartecipativa democratica di stampo occidentale, ma il meccanismo elettivo ha trovato seri ostacoli nelle ope-razioni di propaganda, nel soddisfare i requisiti di sicurezza nei seggi, nel tentati-vo di evitare abusi (si sono dovute marca-re di inchiostro indelebile verde le unghie

di chi aveva già votato, in mancanza di documenti personali e di una seria ana-grafe). Altri problemi irrisolvibili nell'im-mediato sono la scarsa alfabetizzazione (non è cosa da poco nell'istruire militari e poliziotti) e la povertà. A questo si aggiun-ga un sentimento anti-occidentale che, secondo un recentissimo rapporto del Senlis Council britannico, sta raggiungen-do il picco di un fenomeno di massa. I bombardamenti indiscriminati, l'intensi-ficarsi del numero di collaboranti vittime del fuoco amico, le bravate di alcuni occi-dentali (sono state scoperte a Kabul pri-gioni "private") hanno portato ad una situazione di diffuso astio che sarebbe più sentita nel Sud: nei distretti di Helmand, Kandahar, Uruzgan, Zabul, mai stati dav-vero sotto il controllo centrale, i talibani hanno riconquistato posizioni. Nell'Uru-zgan in particolare nessuno dimentica che nel febbraio 2002 furono dagli americani uccisi per errore 21 funzionari del governo Karzai, picchiati, torturati, incatenati e ingabbiati altri 21, tra cui il capo della polizia locale. Lo stesso Karzai, davanti alla presenza di cinque rappresentanti dei talibani nel parlamento afghano, ha soste-nuto che vanno distinti talibani buoni e cattivi... Ora tutti preparano la grande battaglia di primavera: dopo l'Enduring Freedom sarà la Mountain Thrust, e oc-correrà valutare le reazioni sotterranee dell'ambiguo regime pakistano. I talibani che, finora costretti a vivere e agire nella penombra, si stanno concentrando nel Waziristan dove hanno creato un vero stato nello stato; in quella fascia montuo-sa a cavallo del Pakistan hanno invaso i villaggi e si addestrano con milizie volon-tarie costituite prevalentemente da Paki-

stani ed Egiziani. Un paradosso è che que-sti "studenti" avevano accettato l'invito di una compagnia petrolifera texana a discu-tere sul passaggio dei futuri oleodotti e gasdotti proveniente dai giacimenti sibe-riani e turkmeni... … ...continua sul prossimo numero

When you're wounded and left on Afghanistan's plains and the women come out to cut up what remains just roll to your rifle and blow out your brains.

Quando sarai ferito e abbandonato nelle pianure

dell'Afghanistan e le donne scenderanno giù per tagliare quello che resta gira il tuo fucile e fatti saltare...

Da "Ford o' Kabul River", di Rudyard Kipling, poesia scritta in memoria della infausta notte del 1880, quando le tribù afgane ribelli, accordatesi contro gli inglesi, ne sorpresero l'esercito mentre guadava il fiume Kabul.

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Direttore, secondo Lei, una maggiore influenza e una più larga espansione della lingua e della cultura italiana su scala mondiale, migliorerebbe a livel-lo economico, geopolitico e interna-zionale la posizione dell’Italia por-tando sviluppo? Nel nuovo ambiente globalizzato, l’ economia è connessa in qualche modo con la lingua? La lingua e cultura italiana non possono e non devono essere brutalmente considerate un apri strada per la diffusione nel mondo del prodotto commerciale italiano. Sarebbe riduttivo e sarebbe una strumentalizzazione che non rende onore al grande patrimonio di valori che costituisce la nostra cultura. Favorire la conoscenza della nostra storia, delle nostre tradizioni, della nostra arte, della nostra inventiva, in una parola, del genio italico di ieri, ma anche di oggi, signi-fica anzitutto condividere con altri le nostre ricchezze culturali e nello stesso tempo costruire ponti di accoglienza che portano in Italia. Detto ciò, dobbiamo anche essere coscienti che una conoscenza non superficiale della cultura italiana da parte degli stranieri, una conoscenza che non si fermi ai luoghi co-muni, comporta una serie di benefici in vari settori di attività. Nella nostra esperienza di diffusori della cultura italiana all’estero sappiamo che la percezione dell’italianità da parte degli stra-nieri è un unicum. L’ ammirazione per l’Ita-lia può spaziare dal Rinascimento, al cine-ma, alla moda, ma è sempre riconducibile al nostro variegato patrimonio culturale che, a ragione, tutti ci invidiano. Ciò che è certo è che le nostre risorse cultu-rali sono la nostra ricchezza nazionale più preziosa e anche più agevolmente esporta-bile. Pertanto è opportuno che l’Italia sia rappre-sentata all’estero soprattutto a livello cultu-rale. Ogni sforzo per aumentare quantitati-vamente e qualitativamente la nostra pre-senza all’esterno non può che portare frutti e aumentare il nostro prestigio in campo

internazionale. La considerazione di cui siamo gratificati come italiani è sicuramen-te superiore agli sforzi che compiamo, quin-di non ci resta che meritarcela impegnan-doci al massimo. Dott. Peraro pensa che il Ministero degli Affari Esteri dovrebbe investire ancora di più costruendo una politica di diffusione della lingua e della cul-tura italiana all’estero più ambiziosa? Quali potrebbero essere le iniziative culturali concrete in questa direzio-ne? Il bilancio del Ministero degli Affari Esteri italiano è sempre stato sacrificato e, in comparazione con altri grandi Paesi euro-pei, molto più striminzito. Ciò ha spiegazio-ni storiche, ma anche motivazioni contin-genti, legate al sistema e al panorama poli-tico italiano particolarmente frazionato, per cui ai politici appare più urgente soddisfare le esigenze interne che non quelle estere. Anche la diffusione della cultura all’estero ovviamente ne risente. Ma anche in questo settore abbiamo qualche motivo di orgoglio, perché spesso là dove non bastano le risor-se economiche viene in soccorso la fantasia. Certo che un sistema non si può basare solamente sulla fantasia, ma servono strut-ture, mezzi e programmazione. Nei prossimi anni non ci dobbiamo aspetta-re un cambio di tendenza e un aumento di risorse, perché sappiamo tutti che l’obbligo a ridurre la spesa pubblica è una priorità assoluta.. Quello che possiamo fare è co-struire, inventare un sistema di promozione che possa essere allentante anche per gli operatori economici. Dobbiamo trovare un sistema di sinergie intorno al Sistema Italia che sia di soddisfazione comune e che ga-rantisca un ritorno di immagine utile a tut-ti. In tal modo potremo sperare nella nasci-ta di una nuova forma di mecenatismo indi-rizzato alla promozione culturale. Direttore, in base alla sua esperienza di tutti questi anni in Grecia presso l’ Istituto di Cultura Italiana di Salonic-co, ha notato un particolare interesse o un gran riscontro da parte dei greci per l’apprendimento della lingua ita-liana? I greci è risaputo che hanno una grande passione per le lingue straniere e di ciò beneficia anche l’italiano. Negli anni passa-ti, più che oggi, a spingere i giovani a stu-diare l’italiano c’era anche la possibilità o necessità di andare nelle università italiane,

essendo perlopiù precluso l’accesso a quelle greche. Soprattutto negli anni ’70, in coinci-denza anche con il periodo nero della ditta-tura militare in Grecia, il flusso di studenti verso l’Italia aveva assunto proporzioni di esodo biblico. Si calcola che gli studenti greci presenti in Italia costituissero la popo-lazione di una Università di medie dimen-sioni. Oggi l’emigrazione studentesca verso l’Italia è diminuita di molto ed è limitata perlopiù a certe facoltà, prime fra tutte farmacia. Pertanto l’apprendimento dell’italiano non è più finalizzato all’ammissione all’Univer-sità, ma è motivato da ragioni di lavoro e di turismo e ancora di più dall’attrazione della cultura italiana. Negli ultimi quattro-cinque anni stiamo notando un calo di iscritti ai corsi di italia-no e il motivo io non lo addebiterei tanto a disaffezione, quanto piuttosto a minori disponibilità finanziarie delle famiglie. Con l’introduzione dell’euro sono molti genitori a lamentare un diminuito potere d’acquisto degli stipendi. E quando una spesa non è considerata indispensabile, è inevitabile che siano operati dei tagli per arrivare a fine mese. Il fenomeno non ri-guarda solo l’italiano, ma, con esclusione dell’inglese, coinvolge anche altre lingue europee. Difficoltà a parte, che ci auguriamo siano passeggere, il nostro impegno come Istituto di Cultura continua nella direzione di crea-re le condizioni perché l’interesse per l’Ita-lia, la sua lingua e la sua cultura siano sem-pre vivi.

OLTREFRONTIERAOLTREFRONTIERA

Nella foto: a destra il dr. Ezio Peraro con lo staff dell’Istituto

L’Istituto di SaloniccoL’Istituto di Salonicco

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di Ilias Spyridonidisdi Ilias Spyridonidis

L’importanza della diffusione L’importanza della diffusione della lingua italiana nel mondo della lingua italiana nel mondo

Risponde il dr. Ezio Peraro Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a SaloniccoRisponde il dr. Ezio Peraro Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Salonicco

N el passato come ai nostri giorni, l’im-magine che un personaggio noto o un

uomo politico riescono a trasmettere di sé alla collettività costituisce uno dei più im-portanti mezzi di cui possano disporre per conquistare e mantenere il consenso. Si par-la infatti insistentemente di cura della pro-pria immagine, come del complesso delle attenzioni dedicate a tutti quei particolari che possano instillare nelle altre persone una opinione positiva del proprio operato e quin-di una opinione sempre incline ad approvare le iniziative intraprese. Nel mondo moderno di oggi infatti, domina-to dalle notizie dei media che raggiungono ogni giorno milioni di persone, l’immagine di un uomo politico può diventare il suo punto di forza per aumentarne il carisma ed il consenso, potendo essere costruita ad arte, conservata e migliorata nel tempo. Allo stesso tempo l’immagine che un uomo offre dunque di sé è uno dei suoi punti deboli e come tale deve essere difesa dagli attacchi degli avversari, perché la perdita di questo valore può costituire un danno. Si può pas-sare quindi dalla mera difesa della propria immagine alla sua edificazione e valorizza-zione, per entrare stabilmente nell’immagi-nario collettivo. L’immagine che un uomo politico crea di sé diviene uno dei principali mezzi per la ge-stione e l’ampliamento del potere. Poter disporre dei media in modo da accrescere il proprio consenso è uno dei principali obiet-tivi che deve porsi l’uomo che mira al potere, nel senso democratico del termine (ed an-che, per estensione, negli stati totalitari). I media sono sempre stati il principale stru-mento di tale strategia e possono essere, con gli opportuni accorgimenti, indirizzati se-condo i propri scopi. I media sono sempre esistiti, ma in forme diverse nel tempo, dipendendo essi dalle tecnologie disponibili. Nell’età moderna sono state prima la stampa, poi la radio, inifne la televisione a dettare i tempi e i mo-di della trasmissione della propria immagi-ne, tanto che oggi si parla della “visibilità” di un personaggio, politico o meno che sia. Non è importante come e perché si venga osservati in un certo posto: l’importante è esserci, se il contesto è positivo per la pro-pria immagine. Nel passato, ed in particolare nell’età roma-na, altri naturalmente erano i mezzi per diffondere la propria immagine: statue, mo-numenti, monete, versi letterari e soprattut-to raccolte di aneddoti e accadimenti storici.

Anche in questo caso c’erano le opportunità di far conoscere la propria immagine (positiva) mediante rappresentazioni mar-moree e mediante la diffusione della propria effige sulle monete. La sola monumentalità delle opere edificate a seguito della propria iniziativa da sola contribuiva non poco a rappresentare la potenza dell’uomo politico che le aveva volute (e tale impressione sussi-ste ancor oggi nell’uomo moderno….) Ma anche chi dispone a proprio piacimento del potere esecutivo, anche in ambito totali-tario e dispotico, deve sempre assicurarsi di avere immediato accesso e controllo a tutte le forme mediatiche, per evitare che possano esser usate contro di lui. Infatti, anche per i reggenti dell’impero romano non era infre-quente diventare il bersaglio di scritti avver-si da parte dei propri nemici. E non era in-frequente che gli sforzi fatti in vita per co-struire il culto della propria personalità ve-nissero vanificati dalla “damnatio memoria-e” imposta dai loro successori. Così le statue, i monumenti eretti, le monete battute erano distrutti dal successore per il duplice scopo di disfarsi del ricordo del personaggio deca-duto e per costruire dal nulla con poca spesa la propria immagine. Anche nel passato quindi era particolarmente importante - forse, dato il minor numero di mezzi e di occasioni, anche più importante - la cura precisa e puntuale della propria immagine. Ed era anche essenziale, nell’esercizio del proprio potere, accattivarsi le simpatie delle classi dirigenti che, per tradizione e capacità, erano le naturali depositarie della diffusione letteraria del periodo (in realtà lo è anche e soprattutto nell’età moderna). Se così non fosse stato, tutti i suoi detrattori avrebbero avuto vita facile nel renderne fosca la figura. L’esempio più lampante di una “damnatio memoriae” ai danni di un personaggio è rappresentato dalla figura trasmessaci dalla

tradizione dell’imperatore Caligola (al secolo Gaio Cesare Germanico). Salito al potere molto giovane, in seguito alla morte di Tibe-rio nel 37 d.c., la sua figura incarna, secondo gli scritti del tempo giunti sino a noi, la mo-struosa aberrazione del tiranno: si diceva tenesse un bordello nel proprio palazzo, che avesse una relazione incestuosa con la pro-pria sorella e spendesse gran parte del pro-prio patrimonio in spese eccessive. Inoltre era accusato di infiere con crudeltà sugli esponenti della classe senatoria (volle eleva-re il suo cavallo alla dignità di senatore), apparentemente senza ce ne fosse una ragio-ne. Il biografo Svetonio, al quale dobbiamo la maggior parte delle notizie che abbiamo, anche se scrisse dopo circa un secolo dalla morte dell’imperatore, ha dato la semplice spiegazione che l’Imperatore fosse pazzo. Anche Seneca, che lo conobbe di persona, attribuì a Caligola una mente insana.. Tutta-via la situazione è assai più complessa di quanto si possa pensare a prima vista. Cali-gola non era certamente pazzo (non avrebbe potuto regnare per 4 anni) ma è stato de-scritto così dagli elementi della classe sena-toria, unici depositari della cultura letteraria a Roma, e dai loro accoliti, dopo la sua mor-te. La spiegazione di tale comportamento della classe senatoriale è semplice: Caligola fu un autocrate mosso da un cinico umori-smo, che seppe strumentalizzare per i propri scopi l’opportunismo e la mancanza di scru-poli della classe senatoria del tempo, ne de-rise gli atteggiamenti e allo stesso tempo ne svelò tutta l’intima ipocrisia e debolezza. Non ebbe in questo comportamento certa-mente il merito del suo predecessore Augu-sto, il quale fu estremamente abile nell’attri-buire al senato i suoi poteri, almeno in appa-renza, per poi svuotare tale istituzione di ogni significato.

Ing. Ing. Giancarlo CristiniGiancarlo Cristini Esperto di StoriaEsperto di Storia

Immagine e damnatio memoriae L’immagine di un personaggio e la sua importanza

a partire dall’età romana sino ad oggi

STORIASTORIA

CaligolaCaligola

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V ivere insieme agli altri ci offre molti vantaggi: scambi culturali, possibilità

di lavoro, amicizie ecc. La convivenza in gruppi di persone (scuole e luoghi di lavoro in genere) a vol-te però porta anche qualche problema. Non stiamo parlando dell’antipatia del nostro collega vicino di scrivania o della prepotenza del nostro capo ufficio, ma della maggiore possibilità, nei luoghi do-ve c’è maggiore affollamento, che qualche ospite indesiderato utilizzi come dimora il nostro corpo: i parassiti cutanei e cioè i famigerati Pidocchi. Il loro vero nome è in realtà “Phtirus Pubis” (per quelli che si localizzano nella regione del pube) (volgarmente anche dette “piattole”); “Pediculus humanus” (per quelli localizza-ti sul corpo) e “Pediculus humanus capi-tis” (per quelli della testa). Come sono fatti? Hanno un corpo tondeg-giante della grandezza di circa 2-3 mm di colorito bianco grigiastro. Una notevole quantità di luoghi comuni errati si è creata intorno a questo “pruriginoso” argomento. Vediamone alcuni:

• “Avere i pi-docchi significa essere sporchi”: niente di più falso. Infatti ai no-s t r i ” s i m p a t i c i ” amici non interes-sa affatto la fre-quenza o la qualità delle nostre ablu-zioni. Essi sono interessati esclusi-vamente al nostro sangue, poiché si nutrono di esso. Cioè sono “ematofagi”.

• “I pidocchi saltano o volano”: in real-tà non essendo dotati di ali né di partico-lari doti acrobatiche essi si limitano sem-plicemente a camminare.

• “Per eliminarli è sufficiente tagliare i capelli”: il rimedio è inutile, anche se po-trebbe rendere più comoda l’applicazione dei preparati curativi.

• “Per prevenirli applicare periodica-mente sulle parti a rischio dei prodotti specifici”: questo rimedio non solo è inuti-

le ma può essere anche dannoso, poi-ché i prodotti anti-parassitari in com-mercio sono dei veri e propri veleni (insetticidi) che usa-ti in modo eccessivo sono molto tossici. (Anche alcuni ritro-vati recentemente in commercio che ven-gono pubblicizzati come studiati appo-sitamente per la prevenzione non hanno mai mostrato una reale efficacia).

• “Gli animali trasmettono questi parassiti all’uomo”: non è vero! Il conta-gio avviene solo tra esseri umani.

• “Mettere l’aceto

in testa come cura o prevenzione”: l’aceto è utile in questi casi, ma non per eliminare gli insetti vivi ma per facilitare lo scolla-mento delle uova (lendini) dai capelli. “Vado in farmacia per farmi consigliare qualcosa”: con tutto il rispetto per la cate-goria dei Farmacisti sarebbe meglio infor-mare il proprio Medico curante che dopo aver controllato la situazione vi consiglie-rà la strategia migliore (molti dei prodotti in commercio, tra i più famosi, sono dive-nuti inefficaci per le resistenze che i pa-rassiti hanno sviluppato nel corso degli anni verso di essi). Come prevenire l’infestazione? Controllate periodicamente soprattutto la regione della nuca e dietro le orecchie: potrete trovare sia insetti vivi che cammi-nano tra i capelli sia delle piccole forma-zioni ovalari tenacemente attaccate ai capelli (dette lendini) che non sono altro che le uova degli insetti ( la forfora comu-ne si distingue dalle lendini perché con un semplice colpo di spazzola viene rimossa). Le lendini che si trovano ad oltre 1 cm di distanza dal cuoio capelluto non sono più vitali. Dopo il trattamento antiparassitario si potranno rimuovere le lendini applicando per circa 1 ora dell’aceto tramite un panno imbevuto e poi passando tra i capelli un pettine a denti molto fitti. Vestiti,lenzuola e giocattoli di tessuto van-no lavati a caldo a oltre 53,5 gradi centi-gradi per almeno 5 minuti. Anche il lavag-gio a secco è efficace. Gli oggetti che non possono essere lavati vanno tenuti in sac-chetti di plastica ermeticamente chiusi per 14 giorni.

Dr. Dr. Roberto StampatoreRoberto Stampatore Specialista in Pediatria

MEDICINAMEDICINA

Le Parassitosi cutanee “ovvero le avventure di pidocchio”

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Oltraggio al pubblico ufficiale Oltraggio al pubblico ufficiale Un atto dovuto e un’iniziativa che esorti al rispetto delle IstituzioniUn atto dovuto e un’iniziativa che esorti al rispetto delle Istituzioni

L ’On. Cesare Campa deputato di Forza Italia ha assunto

un’iniziativa legislativa condivisibi-le da tutte le forze sindacali, per eliminare l’incivile uso di insulti nei confronti delle forze dell’ordine che avvengono soprattutto durante le manifestazioni pubbliche e quelle sportive. Come noto, il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è stato abrogato dalla L. 25 giugno 1999 n. 205. E’ stato necessario pertanto ripristinare quanto meno la proce-dibilità d’ufficio oltre che ad un aumento di pena, in quanto l’On Campa, ritiene che lo Stato abbia il dovere di tutelare la dignità e il decoro di coloro che sono quotidia-namente al servizio dello Stato “non solo con le dovute capacità professionali, ma anche con la ge-nerosa disponibilità della incolumi-tà personale”. Sottolinea ancora Campa che le offese che comune-mente vengono rivolte alle forze dell’ordine, non solo con espressio-

ni ingiuriose ma con addirittura forme molto più incivili ed intolle-rabili, come gli sputi e il lancio di monetine, non possono essere tol-lerate da una democrazia che si basa sulla difesa della dignità della persona. A tal proposito è stato presentato un emendamento al D.d.L. 2340 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di vio-lenza connessi a competizioni calci-stiche. Tale provvedimento è utile anche per evitare l’escalation alla violenza, dal momento che le offese pronunciate spesso in coro e da masse di individui accrescono lo stato di tensione. Il Coisp (Sindacato di Polizia) con-dividendo tale proposta, ha voluto rafforzare l’iniziativa dell’On. Cam-pa, inviando una lettera a tutto il Parlamento, nella quale richiedeva di ripristinare il reato di oltraggio.

Emendamento al D.d.L. 2340 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di feno-

meni di violenza connessi a competizioni calcistiche.

Articolo 7: Dopo il comma 1 aggiungere il seguente: 1 bis: All’art 597 del codice penale,

è aggiunto, in fine, il seguente comma: “la pena è aumentata e si procede d’ufficio se il delitto di cui all’articolo 594 è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale a causa o

nell’esercizio delle sue funzioni”. Conseguen-te sostituire il titolo della rubrica dell’articolo con il seguente: (Modifiche al codice penale

in materia di lesioni personali a pubblico uffi-ciale nonché in materia di oltraggio, violenza

e resistenza a pubblico ufficiale).

On. Cesare Campa

di di Fulvio De AngelisFulvio De Angelis

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Persone... Attualità... Scienza... Eventi... Cultura... Persone... Attualità... Scienza... Eventi... Cultura... ARGOMENTI: ARGOMENTI:

Nel numero di AtlasOrbis che sta per uscire molti lettori hanno chiesto alla nostra redazione di poter ripor-tare un loro pensiero sulla morte dell’Ispettore di Polizia Filippo Raci-ti. Quella tragica sera ha sconvolto il mondo del calcio e dello sport in ge-nerale, momenti intensi e cupi che

hanno macchiato la storia dello sport italiano, già turbata in pas-sato con altri episodi di violenza. Presidente Toti, il Suo pensie-ro in merito a quanto accaduto e come ha reagito l’universo dello basket italiano? Credo che il mio pensiero sia stato u-guale a quello di tanti altri sportivi e non sportivi. Ho provato sgomento a vedere le immagini e sentire a quale punto la demenza umana potesse por-tare. Ho però la convinzione che tali atti non nascono con lo sport, ma trovino le loro radici in altri ambienti che che cercano di destabilizzare il sistema.

Cosa ritiene di dover suggerire alle Istituzioni, ma anche alla gente co-mune, cornice essenziale di ogni e-vento sportivo? Più che alle istituzioni che forse non hanno bisogno dei miei consigli vorrei invece

consigliare a tutti gli sportivi di non di-menticare mai i valori essenziali dello sport che devono accompagnarci durante tutte le manifestazioni sportive oltre che nella vita quotidiana. Dobbiamo insegnare ai nostri figli dei sani valori di correttezza e lealtà. Nello sport come nella vita si com-batte per primeggiare, ma non dimenticare mai che gli avversari vanno rispettati sem-pre e la violenza non porterà mai a quei risultati che non si raggiungono con capa-cità e mezzi legali. Lei è il Presidente di una squadra di primissimo livello la Virtus Basket Roma, rientrata, grazie al Suo amore per questo sport e ai Suoi interventi, nel basket che conta. Ritiene ci sia ancora molta distanza tra calcio e basket? A livello di comunicazione e diffusione di questo sport bellissimo credo di si. Per molte altre cose credo che sia meglio non imparare molto dal calcio.

Nello sport come nella vita Nello sport come nella vita l’Ing. l’Ing. Claudio Toti Claudio Toti Presidente della LottomaticaPresidente della Lottomatica

Virtus Pallacanestro Roma risponde ad AtlasOrbisVirtus Pallacanestro Roma risponde ad AtlasOrbis

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Claudio Toti

G li operatori delle Forze dell’Ordine sono sempre di più nell’occhio del

mirino di frange estremistiche e violente, magari coccolate e protette da alcuni set-tori della società e talvolta addirittura

dalle istituzioni politiche, sia per conve-nienze, vedi centri sociali, alcuni gruppi di tifosi, che per convinzione , vedi immigra-ti irregolari, nomadi, spacciatori. Nello scorso numero della rivista ci siamo occupati ad esempio delle istituzioni loca-li, nel caso il Comune di Roma, che ritene-vano inopportuno che gli agenti delle va-rie forze di polizia potessero transitare liberamente sui mezzi pubblici, assicuran-do così maggiore sicurezza (problema oggi risolto grazie alla nostra ferma oppo-sizione in Consiglio Comunale, come ha riconosciuto il Prefetto di Roma dott. Achille Serra), o che pensano bene di tar-tassare quelli che per ragioni di servizio lavorano nelle caserme e i commissariati del centro storico all’interno della ZTL, raddoppiando il costo del permesso di accesso, pesando così ulteriormente sul bilancio familiare, non ci avesse già pen-sato il governo nazionale a rendere già la vita molto difficile. Proprio in virtù di tutto questo, Alleanza Nazionale ha inteso rilanciare nella città di Roma il proprio ruolo nel comparto

sicurezza andando ad incontrare proprio gli operatori del settore, ascoltando così dal vivo suggerimenti, consigli e perché no, anche bisogni e lamentele degli uomi-ni e delle donne in divisa, che tanto fanno per il bene della collettività. Solo con il sostegno incondizionato delle istituzioni e delle forze politiche responsa-bili, si potrà rispondere alla sempre più consistente richiesta che arriva dai roma-ni, soprattutto in periferia, visti tra l’altro i fenomeni già elencati che vanno destan-do sempre maggiore allarme. Già in diversi appuntamenti gli esponenti di spicco della destra hanno portato la loro solidarietà a poliziotti e carabinieri, presso commissariati e caserme. I Deputati Gasparri, Rampelli, Alemanno e Mazzocchi, i Senatori Gramazio e Augel-lo accompagnati da esponenti della Regio-ne, del Campidoglio e dei Municipi, han-no iniziato un continuo e proficuo lavoro che non farà mancare il giusto sostegno alle esigenze di chi lavora per il benessere e la sicurezza di tutti.

On. Fabrizio Ghera

I l calcio prova a scrollarsi di dosso quanto successo a Catania. La morte di

Filippo Raciti, ispettore di polizia, immo-latosi a difesa dell'ordine pubblico, non può e non deve essere dimenticata. Così come dopo il caso Bosmann anche Raciti sarà ricordato come l'uomo che con la sua morte ha tracciato una linea di demarca-zione che nessuno deve più superare, il mondo civile del calcio deve eliminare la violenza, che non gli appartiene, ma di cui nello stesso tempo è responsabile, per non aver fatto nulla che la allontanasse. Tutti devono fare un passo indietro dai calciatori alle società ai media alla gente

ai, ultimi ma non ultimi, politici. Il calcio senza gente negli stadi non è calcio ma visto che a S.Siro in 48 ore hanno fatto quanto non era riuscito in un anno e mez-zo, cioè i tornelli, è un altro di quegli scandali a cui non è difficile trovare i col-pevoli ma non si vogliono trovare, visto che degli stadi di Italia 90 (già obsoleti) non c'è ne uno in regola, tranne quello di Roma grazie al Coni, e nessuno si doman-da dove sono andati a finire i soldi stan-ziati, abbondantemente, per rinnovarli. Più che un articolo di fondo la mia è solo una amara considerazione, è difficile dopo Raciti parlare nuovamente di azioni e di goal e sono convinto che la giornata odier-na di calcio sia stata dura da commentare per tutti. La prossima volta che ci ritroveremo su questo giornale sono certo che riuscirò anche a trasmettervi la mia passione e la bellezza di un gioco straordinario che si chiama calcio. Sono vicino a tutti voi e grazie per ciò che fate a voi tutti, a tutela della democrazia e quindi della libertà di ognuno di noi.

CalcioCalcio

PERSONEPERSONE

di di Antonio De BartoloAntonio De Bartolo Giornalista sportivoGiornalista sportivo

TV GOLDTV GOLD

Considerazioni di Antonio De BartoloConsiderazioni di Antonio De Bartolo

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L’impegno di Alleanza Nazionale L’impegno di Alleanza Nazionale nella città di Roma al fianco delle Forze dell’Ordinenella città di Roma al fianco delle Forze dell’Ordine

CONOSCERECONOSCERE

P resentata in anteprima la nuova Fiat

Bravo della Polizia di Stato. La nuova

pantera degli operatori della sicurezza mostra

un nuovo look accattivante con la grande pan-

tera sulla fiancata e tecnologia di primissimo

piano. Ovviamente per poterla vedere in a-

zione ci vorrà ancora un po’ di tempo . Ap-

prezzamenti da tutte le autorità presenti

alla presentazione.

Polizia di Stato: presentata la nuova Fiat BravoPolizia di Stato: presentata la nuova Fiat Bravo

Chi è...Chi è... COS'E' COS'E'

Il Difensore Civico è un organo indipen-dente che opera a tutela e garanzia della persona nei confronti della pubblica am-ministrazione. Si impegna ad assicurare e promuovere il pieno rispetto dei principi di imparzialità e di buon andamento dell'am-ministrazione stessa, contribuendo al mi-glioramento dell'attività. Il Difensore Civi-co cerca di venir incontro alle giuste attese dei cittadini che sovente, dinanzi a carenze della Pubblica Amministrazione, sentono forte un senso di frustrazione e non sanno come reagire. Chiunque può rivolgersi al Difensore Civico, persone singole o asso-ciate, anche se non residenti nel territorio del Comune di residenza o straniere. Pri-ma di chiedere l'intervento del Difensore Civico, l'interessato deve aver sollecitato inutilmente gli uffici. Il Difensore Civico esercita la sua attività in piena libertà di giudizio e indipendenza.

FUNZIONIFUNZIONI

Il Difensore Civico ha il compito di difen-dere le cittadine e i cittadini dagli abusi dell'amministrazione comunale e degli enti collegati. Interviene contro le disfunzioni, le carenze, gli abusi, le omissioni e i ritardi

degli uffici. Non interviene quando la con-troversia riguarda i privati. Favorisce tra-sparenza e speditezza, facendo in modo che la Pubblica Amministrazione non si discosti, nel proprio operato, dalla ricerca del pubblico interesse. Il difensore civico ha anche il compito di controllo, previa richiesta di un numero adeguato di consi-glieri comunali, sulla legittimità degli atti della giunta e del consiglio per le materie indicate dalla legge.

IL DIFENSORE CIVICOIL DIFENSORE CIVICO

Può chiedere l'esibizione di tutti i docu-menti relativi ad una pratica, senza il limi-te del segreto d'ufficio e convocare il re-sponsabile dell'ufficio competente, che ha l'obbligo di presentarsi e rispondere; Può accedere agli uffici e alle strutture per compiere accertamenti; Non può sostituirsi all'amministrazione comunale nell'emanare o modificare un atto, ma può sollecitare la stessa a riesami-narlo, modificarlo o annullarlo, se lo ritie-ne illegittimo; Quando un dipendente sollecitato ometta, rifiuti o ritardi atti del proprio ufficio, il difensore civico può chiedere che sia sotto-posto a procedimento disciplinare.

Annualmente il difensore civico deve sot-toporre all'esame del Consiglio comunale una relazione sull'attività svolta, contenen-te eventuali proposte di innovazioni nor-mative e amministrative; Non può sostituirsi ad alcun funzionario nel compimento di un'attività dovuta; Non ha ingerenza nell'attività di organi giudiziari; Non si occupa della materia del pubblico impiego. L'intervento del difensore civico non so-spende i termini per il ricorso al giudice amministrativo, salvo quanto previsto dal-la legge n. 340 del 24 novembre 2000 in tema di sospensione dei termini per la presentazione dei ricorsi giurisdizionali in materia di accesso agli atti amministrativi.

Il difensore civicoIl difensore civico

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L a fascinazione che Dürer e l’Italia hanno esercitato l’uno nei confronti

dell’altro è fatto ormai noto alla Storia dell’Arte ma mai come in questa mostra si sono sondati in maniera tanto approfon-dita i confini di tale incontro. In Dürer possiamo ravvisare il prototipo dell’artista del Grand Tour che si codifi-cherà nei secoli successivi con l’istituzione di Accademie artistiche dei vari Paesi Eu-ropei che offrivano ai propri artisti di ve-nire a “ bagnare i propri panni in Arno”. Compì un proprio personale tour che lo porterà in molte città del Nord Europa a contatto con i Maestri della tradizione fiamminga e tedesca (e sentiamo nella sua opera le influenze di Eych, Van der Wei-den e di Schongauer) e , per ben due volte, in Italia dove la pittura si andava moder-nizzando nel segno dell’antico e della pro-spettiva (molto forte si sente l’ammirazio-ne per il Mantegna). I suoi viaggi non so-no dettati dall’esigenza di mettersi al ser-vizio di qualche principe italiano alla ri-cerca di commissioni, quanto piuttosto dalla curiosità scientifica e artistica di chi sa di dover ormai superare i limiti medie-vali dell’artista – artigiano e, acquisendo l’orgoglio umanistico, assumere un ruolo

per l’artista più intellettuale, di invenzione oltre che di esecuzione. E l’ambiente vene-ziano, nel quale era già penetrato il natu-ralismo fiammingo veicolato attraverso la pittura ad olio e rielaborato dalla poetica di Antonello, era il più adatto ad acco-glierlo e a fornirgli elementi di riflessione per il rinnovamento del proprio linguag-gio. Se egli assorbirà l’impianto costrutti-vo dello spazio e della figura proprie della pittura italiana influenzata dalla plastica antica, l’arte incisoria da lui esercitata costantemente e tipica dello spirito tedesco che indivi-duava nella stampa un valo-re educativo, influenzerà non soltanto i nostri mag-giori incisori ma anche i pittori. Lo spirito visionario e la tensione morale di mol-te delle sue incisioni e so-prattutto delle Due serie di Passioni sarà da stimolo a molti artisti di epoca succes-siva (basti guardare alle due figure di Pietro e Malco nel Bacio di Giuda della Piccola Passione che ricordano Il

Martirio di S. Matteo del Caravaggio). Al di là dell’ammirazione e dei rapporti che egli instaurerà con grandi artisti, come Giovanni Bellini, quello che lo interesserà sempre e sarà il punto focale della sua meditazione tecnico-artistica sarà la pro-spettiva da lui considerata come il vero metodo di conoscenza del reale, benché essa non riproduca esattamente la moda-lità di visione dell’occhio umano.

di di Alessandra Silvestri Alessandra Silvestri -- Storico dell’arteStorico dell’arte

EVENTIEVENTI

Dürer Dürer e l’Italiae l’Italia

dal 10 marzo al 10 giugno 2007 alle Scuderie del Quirinaledal 10 marzo al 10 giugno 2007 alle Scuderie del Quirinale

di di Franca Brusa Franca Brusa FilologaFilologa

DICO, PACS, …

S i concedono nuovi diritti alle coppie di fatto, men-tre i diritti di famiglia restano fermi al 1970. Parlia-

mo della famiglia già costituita e riconosciuta social-mente con tanto di figli che debbono a loro volta essere tutelati da diritti costituzionali quando i genitori sia adottivi che naturali non rispettano le norme del comu-ne vivere. In effetti quando per volontà di un coniuge la famiglia,forza del mondo e della cristianità, si smembra e vengono decise sentenze a favore di un coniuge pur-troppo dissennato , i figli , che certamente non ne han-no nessuna colpa, vengono a trovarsi privati di tutto e perfino sfrattati manu militari dalla casa in cui sono nati e cresciuti. E questo avviene nell’indifferenza di tutti e supportato da sentenze confermate in Cassazio-ne, anche se risultate decise senza contraddittorio. La Revocazione, strumento necessario per riparare una decisione errata o ingiusta, spesso viene rigettata, la-sciando così in piedi situazioni familiari aberranti. I figli che non smettono di essere figli neanche dopo il

diciottesimo anno di età finiscono per la strada. Ci sono casi in cui un genitore ha commesso atti con-tro natura, mettendo la propria famiglia in gravi diffi-coltà economiche e se la gode indisturbato poiché non esistono leggi che tutelino i figli maggiorenni...

Cosa fare? Il Ministro della Famiglia dovrebbe far qualcosa perché realmente questo non avvenga mai più ricorrendo Ad una legge che tuteli i figli!

MM EE D D I I T T A A N N D D OO

Sui nuovi diritti...Sui nuovi diritti... ...e la necessità di una legge che tuteli i figli...e la necessità di una legge che tuteli i figli

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Roma 08/02/2007 - Il neo costituito Co-mitato Etico di San Matteo Finanza Eti-ca S.p.a., sponsor della rivista di geopoli-tica e sicurezza Atlasorbis, ha deliberato nella seduta dell’8 Febbraio u.s., di stan-ziare la somma di euro 500,00=(Cinquecento), a favore della famiglia dell’Ispettore Filippo Raciti, caduto nell’a-dempimento del proprio dovere di servi-tore dello Stato, nei recenti tragici eventi di Catania. L’impegno, per questo neo nato Sodalizio, è quello poi di istituire una provvidenza annuale vitalizia, a favore della stessa Famiglia, una volta piena-mente avviate le attività della società. L’amministratore delegato Dott. Riccardo Solfanelli.

Roma, 9 feb. (APCom) - Un vitalizio per la famiglia di Filippo Raciti. Lo ha deciso il Comitato Etico di San Matteo Finanza Etica Spa, che ha deliberato lo stanzia-mento di 500 euro a favore della famiglia dell`ispettore "caduto nell`adempimento del proprio dovere di servitore dello Sta-to", nei "recenti tragici eventi di Catania". L`impegno - sottolinea in una nota l'am-ministratore delegato Riccardo Solfanelli - è quello poi di istituire una provvidenza annuale vitalizia, a favore della stessa famiglia, una volta pienamente avviate le attività della società. La San Matteo Fi-nanza è sponsor della rivista di geopoliti-ca e sicurezza Atlasorbis, fondata dall'ispettore di polizia Fabrizio Locurcio e curata da Massimo D'Anastasio.

Roma, 22 mar. (Adnkronos) - Una sala del Senato sara' intitolata all'ispettore capo della polizia Filippo Raciti, morto il 2 febbraio scorso durante gli scontri in oc-casione della partita di calcio tra il Cata-nia e il Palermo. La proposta del presi-dente Franco Marini e' stata approvata all'unanimita' dal Consiglio di presidenza. L'annuncio e' stato dato "con soddisfazio-ne" dallo stesso presidente del Senato, che lo definisce "un doveroso riconosci-mento ad un servitore dello Stato caduto per difendere l'incolumita' dei cittadini".

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STAMPASTAMPA

TOPNEWSTOPNEWS ATLASORBISATLASORBIS

A ccogliamo con soddisfazione la noti-zia secondo cui non ci sarà alcun rin-

vio all’abolizione dei costi di ricarica. I poteri forti delle lobby telefoniche per una volta non hanno vinto! Dal mese di Marzo i cittadini italiani non dovranno piu’ pagare alcun costo di ricarica! Questo è quanto dichiara Andrea D’Ambra, Presidente di Generazione Attiva, nonché promotore della petizione contro i costi di ricarica. I deputati di maggioranza

della Commissione Attività Produttive hanno dovuto far dietro-front dopo l’ini-ziale ipotesi ventilata nei giorni scorsi di un rinvio, ipotesi valutata da qualche de-putato in seguito alle forti pressioni rice-vute dagli operatori telefonici. “Abbiamo dimostrato di essere persino piu’ potenti delle grandi multi-nazionali telefoniche e di riuscire a far sentire in modo forte la nostra voce”. I deputati in questi giorni sono stati letteralmente invasi da migliaia di e-mails di protesta degli oltre 800 mila firmatari della petizione che non avrebbe-ro in alcun modo tollerato un eventuale e sgradito rinvio a danno dei consumatori italiani vittime ”dei costi di ricarica” . Generazione Attiva rinnova l’invito per il mese di Marzo a festeggiare il primo giorno senza costi di ricarica ad Ischia così come in ogni città d’Italia!

Aboliti i costi di ricaricaAboliti i costi di ricarica

Andrea D’Ambra

Andrea D’Ambra Andrea D’Ambra

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ATTUALITA’ATTUALITA’

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English VersionEnglish Version L ocated on Florida's

central Atlantic coast, the Kennedy Space Center (KSC) is NASA's principal launch base. It occu-pies 140,000 (56,568 hectares) acres of land and water on Merritt Island, the adjacent coastal strand, and the Indian and Banana Rivers and Mosquito Lagoon by which the center is surrounded. The NASA holdings include 84,031 acres (34,007 hectares), the remainder is owned by the State of Florida but controlled by NASA under deeds of dedica-tion. Robert L. Crippen is Director. KSC's east-ern boundary fronts on the Atlantic Ocean and the center's large area (about one-fifth the size of Rhode Island) is surrounded by water, providing ample safety to the surrounding communities during launches, landings and other hazardous opera-tions. Only a small por-tion of KSC is used for space operations; the balance is managed by the U.S. Department of the Interior as a wild-life refuge and national seashore. The center was established in the early 1960s as the launch site for the Apollo lunar landing missions. KSC pio-neered the mobile launch technique in which space vehicles are built up inside pro-tective structures and moved to their launch pads a short time be-fore launch, reducing their exposure to the corrosive sea shore environment to the

minimum. After the Apollo program was concluded in 1972, KSC's Complex 39 was used for the launch of four Skylab missions and for the Apollo spacecraft for the Apollo-Soyuz Test Pro-ject. The center's facilities were modified for the Space Shuttle program in the mid to late 1970s. The Shuttle era began with the launch of the STS-1 mission on April 12, 1981. As of the beginning of 1993, more than 50 Shuttle missions had been launched and the cur-rent forecast calls for the launch of approxi-mately eight missions per year from KSC's twin pads. KSC is NASA's prime center for the test, checkout and launch of payloads and space vehicles. This includes launch of manned vehicles at KSC and oversight of NASA missions launched on unmanned vehicles from Cape Canaveral Air Force Station, Fla., and Van-denberg Air Force Base (VAFB) in California. The center is responsi-ble for the assembly, checkout and launch of Space Shuttle vehicles and their payloads, landing operations and turn-around of Shuttle orbiters between mis-sions, as well as prepa-ration and launch of unmanned Scout vehi-cles from VAFB. KSC also is responsible for the operation of the KSC Vandenberg Launch Site Resident Office located at VAFB.

KENNEDY SPACE CENTERKENNEDY SPACE CENTER

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The Principal launch baseThe Principal launch base

Kennedy Space Center prepared to launch T 15 min Shuttle makes final adjustment T 10 min Support tower is moved away T 8 min

Protective cap is removed T 2 min Final countdown is started View of pilot window at T 5 min

Fuel flow is started T 15 sec Main engines are started T 10 sec Main engines at full power T 2 sec

Launch at T 0 sec Shuttle rises into sky altitude about 2000 ft Times is 34 sec all systems are GO FOR LAUNCH

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Professor Ralph V. LocurcioProfessor Ralph V. Locurcio General U.S. Army(ret) Director Construction General U.S. Army(ret) Director Construction Management Program Florida Institute of TechnologyManagement Program Florida Institute of Technology NASA at Cape Canaveral. working at what is now Kennedy NASA at Cape Canaveral. working at what is now Kennedy Space Center. Space Center.

TO LAUNCHTO LAUNCH SHUTTLE PREPAREDSHUTTLE PREPARED

foto:R.V. Locurcio

What is the contribute can give to humanity the Russian Aerospace Agency? Nearly the same "contribute" as gives Sci-ence, Geography, "neccesity" to open some-thing new and "over the horizon". Your have tried to ask NASA also? Ok, there also is such trifles as Global Posi-tioning Systems (GPS), TV-satellits and so on. What contribute can give your agency against global warming? If you will "insist", we can spread over the Earth some "powder", which will absorb (and/or reflect-back) "excessive" Solar-energy. But the problem will be later, when we have to "collect" this "powder"… Which will be the next space explora-tions in partnership NASA-ROSCOSMOS etc etc. I am sorry, but for the nearest 5 years Rus-sia will NOT plan NOR to "Menned Moon-Landing", NOR "Menned Mars Lending". As far as I know - the Americans do NOT officially approved his Mars-Program also. And Moon-Base-Program is not officially approved by US-Congress also. Chinese do... But I know that there are American-Russian plans to "extend" Orbital-Station (ISS). Which planet can reach the human being in the future ahead? Of course, Mars will be the first - because of lack of atmosphere. Venus is too hard to explore.Other planets in nearest 25 years (or more) will be explored only by "space-robots". What can ROSCOSMOS do for pre-vent global warming. I already write you. We (Russians or Americans) could spread over the Earth some "powder", which will "reflect" exces-sive Solar-energy. But it is only looks "so simple" - the problem will be in later "absorption" of it. And also the problem to calculate "enough-amount" of this "powder". What contributes can give ROSCOS-MOS to monitor areas of conflict on earth which can degenerate in terror-ism?

Possibly you know, that current optic-instruments on Orbital-Station is allow to distinct objects on Earth with size around 1 meter. And in several years it could be even better (but not much). So this problem is not technical, but "organizational", mean-ing that we should organize a kind of "Space-Patrol" . How is ROSCOSMOS changed since Soviet Union? Which are the goals of ROSCOSMOS? You understand, that Russian and Ameri-can space-programs was developed as a war-projects basically.War always was a "motor of progress" - in all ages... It does not mean that I "approve" it - it just a "state of affairs". Yes, I, as nearly all "common Russians", want that for "motor" we could take something more "safe". But "common people" do not have "direct access" to the budget-planning. And governments do have a lot of "structured priorities", where the "independence" (military defense) is "top priority" even now. Especially with all those "terrorists"... Of course we, Russians, do changed through last 20 years. Do NOT forget, that it was NOT Americans, who "liberate" us from dictatorship of commu-nists. It was us, RUSSIANS, who do that...

But not all of us now think that it was "for the bet-ter", because our Russian kind of "democracy" looks at least "strange"... Ok, each ages has its own "problems", ours (current Russians) is not the "worse"… Ok, hope it was all of the questions. Sorry, if answers was too short - ask for "details", if necessary. But not forget that I do not "make plans" - nor for "all Russians", nor even for Roscosmos. Manned-flight to Mars is technically possi-ble even now. There remains such "small details" as self-regenerating food-supply (on-board "green-house"), which also could serve as an oxygen-supply and air-regeneration. Of course, such systems should be tested on: 1)Earth-orbit 2)Moon-orbit 3)Moon-bases So, it could takes up to 50 years until real manned-flight to Mars.

di di Nicola Zichella Nicola Zichella

AEROSPACE AGENCYAEROSPACE AGENCY

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THE RUSSIAN AEROSPACE AGENCYTHE RUSSIAN AEROSPACE AGENCY Interview with the Dr. Valeriy V PimenovInterview with the Dr. Valeriy V Pimenov a member of research and development staff of Roscosmosa member of research and development staff of Roscosmos

Valeriy V PimenovValeriy V Pimenov

LAW ENFORCEMENTLAW ENFORCEMENT

T he current Pupillometer, called EyeCheck, is the focus of many test

programs, including one initiated by the State of IL 91st General Assembly Public Act 91-0881. This act amended the Il Ve-hicle Code by, among other things, creat-ing a pilot program to establish the effec-tiveness of Pupillometer technology as a non-invasive technique to detect and measure possible impairment of a driver from fatigue, alcohol, drugs or other in-toxicating compounds. Along the same lines, the State of Il 92nd General Assem-bly has initiated State Bill (SB1517) which would require the Il Dept of Corrections to create and implement a pilot program to establish the effectiveness of Pupillometry as an alternative to urine test screening f o r d r u g s a n d a l c o h o l . The EyeCheck Pupillometer was pro-nounce, as policy, by the West Virginia Division of Corrections for Corrections, Parole and Probation as an alternative to urine screening for drugs, alcohol, and inhalants. MCJ Inc. has an agreement with the Office of Law Enforcement Tech-nology Commercialization (OLETC), a branch of the National Institute of Justice. MCJ Inc. also has ongoing agreements with the New England College of Optome-try, the University of Illinois School of Medicine (Institutional Review Board), the Alabama Department of Forensics, and the Minnesota State Patrol Division of Commercial Vehicle Enforcement, as well as local and county Law Enforcement and Corrections agencies in several other states.

To the left Dr. John Dal Santo, the West Virginia Congressman On. Alan B. Mollahan and Miss Judi K.Gerstein

Dr. John Dal Santo Commissioner-State Of Illinois Winnebago County Sheriff’s Office-Rockford USA

New Tecnhology from USA: The EyeCheck PupillometerNew Tecnhology from USA: The EyeCheck Pupillometer EyeCheck pupillometer uses patented technologies to deliver reliable pupil EyeCheck pupillometer uses patented technologies to deliver reliable pupil

measurements in less than five minutes for the detection of drugs and fatiguemeasurements in less than five minutes for the detection of drugs and fatigue

A valuable tool in the

fields of: Probation & Parole, Drug Court, Corrections, Law Enforcement,

Transportation, Private Industry and Schools

You can screen for human im-pairment without having to han-

dle hazardous body fluids. Screen your drug free client's

rapidly and reliably!

THE EYECHECK PUPILLOMETER IS Non-invasive Non-Gender specific Instant results Privacy issues eliminated No Baseline necessary Medically peer reviewed Minimal training is required It's easy to use... An individual simply peers into the unit's viewing area. A light flashes, and the pupil reacts to that stimuli, causing constriction and then re-dilation of the pupil. EyeCheck pupillometer tracks the pupil's reac-tion response to a light stimuli.

The pupillary dynamics are collected, re-corded, and stored. The data is then processed and the results are displayed on your computer screen. The displayed data indicates a PASS/FAIL results.(shown above)

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A lle 22.10 del 2 febbraio 2007 la follia omicida di un gruppo di

ultras catanesi pone fine alla vita di un giovane poliziotto ad un “uomo del giusto vivere” è l’Ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti . A distanza di poche settimane dal tragico evento, le immagini della commemorazione religiosa scorro-no ancora vive in ognuno di noi, immagini che testimonino quanto è particolare la vita che caratterizza il difficile mestiere di tutore della

legge e quanto è ancora più difficile proseguire senza la persona più cara , caduta nell’adempimento del dovere per una stupida e crudele serata di follia di frange estremiste di tifosi. La redazione di AtlasOrbis, compo-sta anche da appartenenti alle forze dell’ordine, ricorda commossa l’eroe Filippo e si unisce al costante e indelebile dolore che accompa-gnerà per sempre la moglie, i figli, i familiari e la gente comune.

A Roberta...A Roberta... I l 16 marzo 2007 EURO NEWS ha trasmesso alcune angosciose

immagini dalla Russia relative al nonnismo dilagante nelle ca-serme. Un giovane militare giaceva in un letto di ospedale con gli occhi sbarrati dal terrore e dal dolore perché dopo un pestaggio di un energumeno ospite nella sua stessa caserma, ha perso gambe e genitali. Altre violenze perpetrate ai danni di un altro giovane ber-sagliato da un collega irruento e irresponsabile che a torso nudo lo massacrava, sono state presentate successivamente . Poi è stato trasmesso un altro filmato, sempre proveniente dalla Russia, gira-to all’interno di una struttura pubblica che raccoglie neonati e bambini piccoli, orfani e abbandonati: nel 2006 se ne sono contati 1500. Queste creature erano legate e imbavagliate all’interno dei loro lettini perché, secondo le accuse di una signora, la direttrice e il personale non volevano vederli muovere o sentirli piangere. In un lettino però c’era un bambino in piedi che si dondolava ora su un piedino ora sull’altro così come fanno i piccoli dai sette mesi in sù quando aspettano di essere presi in braccio dalla loro mamma. A questo punto ho pensato a te Roberta che da due giorni hai do-vuto lasciare questo mondo divorata come una nuova Giovanna

D’Arco dal rogo delle tue sofferen-ze. Tu, forzatamente non puoi più prendere in braccio la tua bambina di due anni e la tua sofferenza fisica su questa terra è stata centuplicata da quella psichica, proprio per il tuo ruolo di mamma. Da bravo avvocato quale sei e con la tua bella mente battagliera sei andata alla ricerca minuziosa della verità sul tuo stato di salute sia prima di un lunghissimo intervento chirurgico, che dopo aver saputo di essere arrivata alla fase terminale, e.. rifiutando un nuovo ricovero in clinica, hai voluto ritornare a casa con tua figlia , anche se per po-chissimi giorni. Chi resta qui non può non ammirare la tua indomita forza e il tuo amore per tutto ciò che c’è in questo mondo. Spero che la tua mamma Paola possa trasformare il suo incommensurabile dolore in tanto amore per la tua bellissima bimba.

IN RICORDO IN RICORDO

Ei… non muoverti troppo, cammina più piano.

Sei nuovo di qui... poi ci presentiamo. Stammi vicino,…non ti isolare.

Quando colpiscono, qualsiasi cosa ti può arrivare, non solo oggetti di ogni tipo ma

soprattutto le urla, gli improperi, quelli si che ti fanno più male.

Lo so cosa pensi... Ma io che cosa ci sto a fare.

Cosa rappresento con questa divisa. Che nessuno vuole rispettare.

È solo un gioco, un assurdo gioco. La palla corre nel campo, nessuno è disposto a lasciarla

andare. Anche li ci si piglia, ci si accapiglia, per un rigore non

dato, per un goal mancato. Ci si dimentica di essere padri, figli, mariti,

sportivi. Si diventa solo nemici.

Nemici di che, per chi, per cosa ? E quando senti, poi, al telegiornale,

un poliziotto che muore per disordini allo stadio, ti si spezza il fiato, e neanche una parola riesci a dire. E pensi solo a quanti sogni avrebbe voluto realizzare.

A quante feste in famiglia, a quanto amore non potrà più dare.

Per il fischio di inizio di una partita, Che gli ha strappato la vita.

Francesca Vanacore

Dedicato a Filippo RacitiDedicato a Filippo Raciti Notte senza luna Notte senza luna

Il ricordo di AtlasOrbisIl ricordo di AtlasOrbis

4040 AtlasOrbis AtlasOrbis Franca

Cosa si propone Magic nel campo delle malattie gastrointestinali croniche? Sviluppare la ricerca scientifica, promovendo stage di giovani medici presso laboratori pre-stigiosi nazionali e internazionali con progetti di ricerca che abbiano delle importanti ricadu-te cliniche; promovendo la partecipazione di giovani medici a congressi e corsi di aggiorna-mento di elevato livello a congressi e corsi di aggiornamento di elevato livello culturale e scientifico Migliorare i livelli di assistenza, attraverso risorse finalizzate al reclutamento di pediatri con competenza nel settore della gastroentero-logia, attraverso l’acquisto di attrezzature dia-gnostiche e assistenziali che rispondano alle esigenze dei pazienti pediatrici Sostenere le famiglie dei pazienti, informando-le sui progressi diagnostici, terapeutici e nel

campo della ricerca attra-verso pubblica-zioni periodi-che (opuscoli d i v u l g a t i v i BOLLETTINI “MAGIC” qua-drimestrale) , s i t o w e b (www.pediatric magic.it), ini-ziative di vo-l o n t a r i a t o , incontri desti-nati all’informazione ed alla discussione dei problemi legati alla gestione ospedaliera e do-miciliare delle malattie gastroenterologiche in età pediatrica, incontri con forze politiche e enti pubblici e privati al fine di favorire il con-seguimento degli obiettivi primari della Asso-ciazione.

PediatricPediatric Magic OnlusMagic Onlus

Salvatore CucchiaraSalvatore Cucchiara Professore ordinario di pediatriaProfessore ordinario di pediatria Università La Sapienza di RomaUniversità La Sapienza di Roma Primario del Servizio speciale di Primario del Servizio speciale di gastroenterologia pediatricagastroenterologia pediatrica Policlinico universitario Umberto I di RomaPoliclinico universitario Umberto I di Roma

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Progetto Mielina OnlusProgetto Mielina Onlus A tutti gli amici, sostenitori, simpatizzanti

Ci rivolgiamo a voi per chiedervi di voler sostenere l’ONLUS Comitato Italiano Progetto Mielina in Roma in un modo che non vi comporta alcun onere, se non quello di dover compilare una sezione aggiuntiva del modulo per la dichiarazione dei redditi. La legge finanziaria 2006 ha introdotto infatti una innovazione relativamente alla dichiarazione dei red-diti; tale innovazione consente alle persone fisiche, nel momento in cui presenteranno la dichiarazione, di scegliere a chi destinare una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito. Se non avete già deciso altrimenti vi chiedo per favore di destinare tale importo al COMITATO ITALIANO PROGETTO MIELINA. La scelta da parte del contri-buente, che non comporta per lo stesso nessun costo aggiuntivo, può essere fatta semplicemente apponen-do la propria firma nel riquadro: sostegno volontaria-to e no-profit.

Come fare? Semplice, sarà sufficiente:

FIRMARE l'apposito spazio della vostra dichiarazione dei redditi (CUD 2006; 730/1- bis redditi 2005; UNI-CO persone fisiche 2006) dedicato a “Volontariato e ONLUS” (sotto riprodotto). INSERIRE il CODICE FISCALE del COMI-TATO ITALIANO PROGETTO MIELINA: 97065280584

L'associazione Progetto Mielina L'associazione Progetto Mielina (The Myelin Project) fu fondata da (The Myelin Project) fu fondata da

Augusto Odone, inventore Augusto Odone, inventore dell' "Olio di Lorenzo" e papà di dell' "Olio di Lorenzo" e papà di

Lorenzo, la cui vicenda è racconta-Lorenzo, la cui vicenda è racconta-ta ta nel film "L'Olio di Lorenzo".nel film "L'Olio di Lorenzo".

www.mielina.orgwww.mielina.org

Comitato Sede Comitato Sede Ospedale Bambino Gesù Ospedale Bambino Gesù

P.zza S. Onofrio n.4 P.zza S. Onofrio n.4 00165 Roma00165 Roma

ONLUS ONLUS

webweb lafamiglianellasocieta.itlafamiglianellasocieta.it

Con la collaborazioneCon la collaborazione

di Salvatore Sfrecoladi Salvatore Sfrecola

nella rubricanella rubrica

“a ruota libera”“a ruota libera”

Sito WebSito Web

Il portale Il portale dell’informazione dell’informazione

sul diritto di famigliasul diritto di famiglia con corrispondenti da con corrispondenti da

tutto il mondo per tutto il mondo per conoscere cosa accade conoscere cosa accade

nei loro Paesi sulle nei loro Paesi sulle importanti tematiche importanti tematiche

d’interesse per la d’interesse per la famigliafamiglia

Sito fondato e direttoSito fondato e diretto dada

Paolo Maria ZermanPaolo Maria Zerman Avvocato dello StatoAvvocato dello Stato

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Iraq, Antica Babilonia: la più discussa, la più impegnati-va, la più cruenta missione italiana all’estero. Per tre anni e mezzo due inviati di guerra hanno raccolto infor-mazioni da ogni fonte possibile, le hanno incrociate, verificate, discusse, mai soddisfatti della verità ufficiale o della versione più ovvia. Per tre anni e mezzo hanno accumulato notizie, documenti, testimonianze, dati e foto, sfidando diffidenze, silenzi, opacità, riserve.

L'AUTORE

LAO PETRILLI è nato a Roma nel 1971 e lavora a RDS Ra-dio Dimensione Suono dal 1994. Ricopre il ruolo di anchor e di editor, cura rubriche speciali, segue da inviato le crisi dei Balcani e dell’Afghanistan, e si reca molte volte in Iraq. Fra le

collaborazioni annoveriamo quelle con l’ANSA, «La Stampa», «Il Riformista», «Il Tempo» e con il gruppo americano CE Incorporated. Per le edizioni Memori ha pubblicato Embed-ded, a caccia di terroristi con i marines. Nel 2005 ha vinto il premio giornalistico Città di Salerno. VINCENZO SINAPI è nato nel 1963 ed è caposervizio alla redazione Cronache Italiane dell’ANSA. Dopo essersi occupa-to per quasi un decennio di inchieste giudiziarie e grandi processi, dal 1998 ha iniziato a scrivere di difesa e di sicurez-za: articoli, reportage e saggi, dall’Italia, ma soprattutto dall’e-stero. Ha seguito i militari italiani in tutte le missio-ni, da Timor Est ai Balcani, dall’Afghanistan all’Iraq, paese in cui – nei tre anni e mezzo di durata di Antica Babilo-nia – si è recato per 15 volte.

NASSIRIYANASSIRIYANASSIRIYA La vera storia La vera storia La vera storia --- Il libroIl libroIl libro

RR UU BB RR II CC HH EE

IL SEGNALIBROIL SEGNALIBRO a cura della Redazione AtlasOrbis a cura della Redazione AtlasOrbis

AtlasOrbis AtlasOrbis 4343

La Sapienza EditriceLa Sapienza Editrice ROMAROMA

Viale Ippocrate 158 Viale Ippocrate 158 -- 00161 Roma 00161 Roma -- Tel.06.44.52.786 Tel.06.44.52.786 L’UNIONE EUROPEA E LA TURCHIAL’UNIONE EUROPEA E LA TURCHIA

Una storia convergenteUna storia convergente di di Fedele VerzolaFedele Verzola

“La Turchia non è un Paese europeo, la sua capitale non è in Europa e il 95% della sua popolazione vive al di fuori dell’Europa...annetterla sareb-be la fine dell’Europa”. Così l’ex capo di Stato francese Giscard d’Estaing esordì riguardo alla tanto dibattuta questione turca. Scetticismi, ragioni storiche legate all’impero ottomano e le visioni conservatrici di molti Stati che rallentarono e ancor oggi ostacolano l’ingresso della Turchia in Euro-pa. Queste sono solo alcune tesi contenute in questo libro che delineano l’annoso compromesso geopolitico. Un’attenta analisi dei rapporti tra l’Unione Europea e la Turchia sapientemente ricostruiti dall’autore che inizia dalla storia della Turchia, la sua evoluzione culturale e il processo di occidentalizzazione avviato da Kemal.

Con la collaborazione di Francesco Gui e Vittorfranco PisanoCon la collaborazione di Francesco Gui e Vittorfranco Pisano

pagine 108

presso

LIBRERIA Universitaria

GLI UFFICI D’INTELLIGENCE IN ITALIAGLI UFFICI D’INTELLIGENCE IN ITALIA “Cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo”“Cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo”

di di Fabrizio LocurcioFabrizio Locurcio “L’impatto e il pericolo del terrorismo nella nostra vita quotidiana sono attualmente costanti. E’ iniziata una nuova era caratterizzata dalla guerra dichiarata all’occidente dall’integralismo islamico che impone una rivisita-zione delle misure di contrasto adottate dai servizi segreti”. Questo testo contiene le dichiarazioni del Giudice Imposimato, del Segretario del Copaco SIS On. Gamba, del NORAD, della Task Force antiterrorismo-Polizia dell’Illinois(USA), i servizi segreti stranieri e le conclusioni del vice Segretario generale dell’ONU Antonio Maria Costa. Un lavoro che offre al lettore una esposizione dei fatti in ordine logico e cronologico dell’evoluzione del fenomeno terroristico, partendo dalla genesi dei nostri servizi segreti agli avvenimenti catastrofici dell’ 11 settembre che hanno influenzato la geopolitica del III° millennio.

Prefazione di Nicola PeddePrefazione di Nicola Pedde Conclusioni di Antonio Maria Costa, Sottosegretario Generale delle Nazioni UniteConclusioni di Antonio Maria Costa, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite

pagine 129

La Sapienza EditriceLa Sapienza Editrice ROMAROMA

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