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APPROCCIO EDUCATIVO- RIABILITATIVO AI BAMBINI CON BISOGNI SPECIALI Realizzatori: dott.sa Sanela Ćirić, difettologo dott.sa Tanja Čolić, difettologo dott.sa Slavica Vidaković, pedagogo-psicologo Danijela Antić, studente fuori corso di pedagogia 1

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APPROCCIO EDUCATIVO-

RIABILITATIVO AI BAMBINI CON BISOGNI SPECIALI

Realizzatori: dott.sa Sanela Ćirić, difettologo

dott.sa Tanja Čolić, difettologo dott.sa Slavica Vidaković, pedagogo-psicologo

Danijela Antić, studente fuori corso di pedagogia

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INDICE

1. INTRODUZIONE 2. APPROCCI EDUCATIVI-RIABILITATIVI

• Difetti della vista • Sviluppo mentale scarso • Difetti fisici • Disturbi del linguaggio • Difetti dell'udito • Disturbi del comportamento

3. PRATICA: LABORATORI 4. videonote ed immagini, lavori di bambini

5. LETTERATURA

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INTRODUZIONE In Bosnia Erzegovina vivono tanti bambini con diversi bisogni speciali che non hanno un trattamento riabilitativo e educativo adeguato per motivi di pubblico incolto. Quando le persone che lavorano con i bambini pensano di avere un bambino con bisogni speciali dentro il suo gruppo, potrebbero prendere la seguente nota: - Fin ora non ho lavorato/a con bambino in carrello. Da dove posso iniziare? - Non possiedo una diploma nell’ambito di formazione speciale. Come posso aiutare a bambino con sindrome di Down? - Sono preoccupato/a. Cosa si succederà se Anja sopravvive l’attacco? Cosa devo fare? Per tanti anni abbiamo provato a trovare le risposte per queste domande, chiamando le famiglie ed insegnanti dei bambini con bisogni speciali, e parlando delle loro esperienze con i nostri studenti e con altri membri della societa in contatto con loro. Il punto di riferimento per il gruppo di lavoro, sia per l’asilo infantile sia per l’ente scolastico, presenta l’accettazione del bambino con bisogni speciali come risorsa, e no come un problema, e quindi solo una persona da ignorare e/o al massimo da proteggere. La definizione di termine dei bisogni speciali, proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), distingue tre termini generali:

1. difetto (obiettivamente presente) 2. abilità ridotta (non esiste obiettivamente, ma

rappresenta una valutazione sottolineata dalla società)

3. bisogno speciale (“handicap”, si deve considerare come una percezione soggettiva, cioè di un’abilità così ridotta che disturba la persona nella realizzazione dei suoi desideri"). I bisogni speciali sono condizionati socialmente.

4. bisogni speciali che esprimono i bambini si possono manifestare a livello emozionale, percettivo, cognitivo, parlato e motorie.

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Riguardo alle persone con bisogni speciali, tante volte si sottolinea che sono disabili, anche se tale termine si considera inadatto, il termine persone ostacolate nello sviluppo sembra molto più adeguato quando si parla dei bambini e adolescenti.

In tutti i paesi sviluppati, le persone ostacolate nello sviluppo hanno un certo grado di protezione, e hanno la possiblità di seguire una riabilitazione che porta a percorsi d’integrazione sociale. Tali persone si possono classificare in base al difetto preponderante o disagio, come lo scarso sviluppo mentale (ritardo mentale), le persone cieche e con vista debole, totalmente sorde o parzialmente, con invalidità fisica, con disturbi del linguaggio e di voce, disturbi del comportamento e della personalità, lo sviluppo ritardato e disarmonico, e spesso si presentano anche con disturbi combinati.

Lo scopo primario del pacchetto formativo per utenti potenziali del programma, è quello di dare informazioni necessarie sugli ostacoli che si presentano nello sviluppo e, inoltre, sugli interventi che un bambino con bisogni speciali può ricevere da noi. Infrastruttura: Centro di Documentazione Sito web Utenti del programma formativo:

• le persone con ostacoli nello sviluppo • genitori • insegnanti • studenti • psicologi • pedagogi • assistenti sociali • difettologi • altri profili professionali che sono in contatto con i

bambini con bisogni speciali L'approccio didattico: presentazione, laboratorio e lavoro di consulenza.

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Il contenuto del presente programma formativo è diviso in due parti: Nella prima parte sono presentate le guide teoriche dei termini della difettologia e delle sue discipline che aiuterano gli utenti potenziali nel percorso di conoscenza degli approcci educativi e riabilitativi, queste si usano nel lavoro con i bambini con bisogni speciali. Nella seconda parte sono presenti esempi pratici – laboratori ed altri esempi concreti. DIFETTOLOGIA (ing., Special education) Difettologia (lat. defectus, greco. logos) esamina la personalità ostacolata nello sviluppo dei sensi, del corpo e dello sviluppo mentale, ma anche la personalità con problemi relativi alla concezione etica del suo proprio essere, e problemi relativi alla relazione con la società in cui vive. All’inizio, esaminava gli ostacoli con quali il bambino nasceva, ed oggi si occupa anche degli ostacoli che risultano dalle lesioni, da situazioni di stress e di processo pedagogico ed educativo mal gestito. La difettologia segue il dislivello o disarmonia dello sviluppo delle strutture generali di personalità, e punta a sollecitare lo sviluppo di tali strutture, che potrebbero presentarsi anche in modalità disuguali, tutto questo permane un elemento importante per la maturazione armonica di ogni personalità. Con le attività previste si partecipa in lavoro di team con l’agenzia sanitaria che si occupa della prevenzione. Nello stesso tempo, con il suo funzionamento stimolante, svolge attività anche nel periodo dell’infanzia, dove la disarmonia dello sviluppo è già ravvisata, e in tale modo opera per cambiare certe diagnosi cliniche, basate sul dislivello dello sviluppo menzionato.

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Essa esamina, sviluppa e usa le metodoligie terapeutiche e riabilitative che sono in relazione con le diagnosi cliniche, e questo sia dove si affaccia lo sviluppo dissimile delle strutture generali della personalità (discognizione, disprassia, disfasia, comportamento asociale, autismo infantile), sia con motodologie di sollecitazione dell’abilità motoria dei sensi e delle funzioni mentali. Lo studio principale cerca di verificare lo stato della personalità attraverso un’analisi dei sensi, motricità, funzioni mentali e comportamento sociale, inoltre, la tipologia di lavoro che si utilizza è scelta per migliorare al massimo lo sviluppo delle loro abilità, da usare sia in famiglia sia nell’ambiente sociale, nel quale le loro capacità si devono adattare. La premessa generale della difettologia moderna inizia dal fatto che le persone con un minimo ostacolo nello sviluppo, se non si lavora con loro, hanno la tendenza a svilupparsi con le loro abilità più basse, finchè non interviene un lavoro professionale con loro e con le loro famiglie che permette, alle stesse persone, di sviluppare le loro abilità, determinate dalla genetica. Altra definizione della difettologia, detta dal sig. Segen (1812-1880), punta al miglioramento della qualità di vita dei bambini tramite la sollecitazione delle loro abilità, comunicazione con l’ambiente, senza riguardo del loro handicap. Dalla presente definizione consegue che non esiste un bambino o persona adulta dalla quale si deve recedere dal praticare la riabilitazione difettologica. Sotto la riabilitazione difettologica non si possono considerare i seguenti punti:

• cura sociale • standard più alto e • miglioramento dello schema organizzativo delle

istituzioni per la cura delle persone con handicap.

L’area sopraindicata dovrebbe essere parte del lavoro sociale, (la cura sociale in senso lato). La cura sociale, in senso stretto, è strutturata dalla sollecitazione e perfezionamento di metodologie del lavoro nell’ambito di concezioni scientifiche di riabilitazione per singole arie, di impegno difettologico e di

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perfezionamento dell’attività preventive e terapeutiche delle agenzie sanitarie. ARTICOLAZIONE DELLA DIFETTOLOGIA La difettologia si articola in difettologia generale e specifica, ed alla base del difetto si articola in: surdologia, tiflologia, oligofrenologia, logopedia, somatopedia e la pedagogia speciale – il trattamento dei bambini con difficoltà nel comportamento sociale. Mentre la difettologia generale dedica grande importanza alla personalità intera, le discipline speciali della difettologia puntano più ai problemi dello sviluppo ritardato o al problema del difetto che disturba la qualità della vita e la comunicazione in campo sociale dell’individuo con difficoltà nello sviluppo. Lavorando in gruppo, i difettelogi, dai diversi profili, creano un’immagine generale della personalità, le modalità con le quali la personalità stessa si sviluppa, secondo le sue caratteristiche specifiche, e il tipo di difetto, organizzando il trattamento terapeutico e riabilitativo. Durante il periodo di studio, dei vari corsi universitari, si trovano una serie di strumenti comuni con i quali si formano i difettologi futuri che saranno capaci di riconoscere i fabbisogni e le sollecitazioni dei diversi programmi riabilitativi e stimolanti. Il procedimento pedagogico-educativo nell’ambito della difettologia è basato su due principi:

1. Ogni tipo di procedimento, considerando anche il presente, deve avere elementi di stimolo per lo sviluppo di ogni parte della personalità, e possedere buone prassi se, in tale modo, funziona;

2. Ogni programma di lavoro si deve fondare sul concetto di Komenski, che afferma come non si possa dare ai bambini con handicap più di quello che loro possono capire ed integrare nelle proprie strutture cognitive ed emozionali delle loro personalità, e niente meno di quello che loro possono desiderare e capire.

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DIFETTOLOGO ( ing., Special educator ) Il Diffetologo è un esperto che si occupa dell’analisi dei difetti nell’area dello sviluppo dei sensi, motorica, funzioni mentali e comportamento sociale dei bambini e giovani. Inoltre, esamina i difetti che si presentano in tutte le aree sopra menzionate a causa di lesioni e scarso processo pedagogico-educativo nella famiglia e nella scuola. Durante la formazione universitaria si fa conoscere la metodologia di lavoro per superare tali problemi, la metodologia di ricerca dello stesso ambito, e anche con le possibilità di valutazione dei risultati del lavoro proprio. Inoltre, si fa conoscere le diverse forme di riabilitazione di gruppo o individuale di tali persone, nonchè il tipo di lavoro con i genitori e il lavoro preventivo presso la comunità sociale. Un’area speciale che un difettologo deve esaminare durante lo studio, è l’area di organizzazione del servizio difettologico presso le istituzioni sanitarie, sociali ed educative. È necessario conoscere molto bene la dinamica di sviluppo dei sentimenti, funzioni cognitive e la base della neuropsichica di tale funzioni, come anche le caratteristiche della personalità con quale si opera. In questo modo, per ogni posto di lavoro e per ogni campo di riabilitazione difettologica, il difettologo potrà realizzare un contatto con l’intera personalità dell’individuo con difficoltà nello sviluppo, non riducendo le proprie attività nei vari settori del trattamento. Nelle seguenti sezioni spieghiamo ogni disciplina della difettologia e così gli utenti del programma potranno, in maniera adeguata, fare la distinzione tra le diverse tipologie, nonchè acquisire maggiori competenze in materia.

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TIFLOLOGIA (DIFETTO DELLA VISTA) Tiflologia (greco typhlos-cieco, logos-studio) – è la scienza che esamina lo sviluppo e la riabilitazione delle persone con difetti della vista. La presente terminologia è estesa anche per le persone con la vista debole, perchè nell’ambito della tiflologia si trattano i problemi di tutte le persone con difetti della vista, senza riguardo alla tipologia e al livello di difficoltà del campo visivo. Difettologo-tiflologo è un esperto qualificato per l’educazione e riabilitazione delle persone con difetti della vista. Il tiflologo è abilitato per il lavoro clinico e educativo con le persone con difetti della vista di tutte le età. Queste persone devono poter avere uno speciale trattamento pedagogico. La tiflologia si sviluppa e si perfeziona di continuo attraverso le scienze tiflologiche, come: tiflopedagogia, tiflopsicologia, tiflometodica, metodica della tiflologia clinica, orientamento professionale lle persone con difetti della vista, diagnostica tiflologica e peripatologia. Ortottica e pleottica sono le metodologie di ripristino della vista binoculare presente nello strabismo del quale si occupa l’ortottico – difettologo tiflologo, in modo da svolgere gli esercizi con i bambini e le persone adulte, rafforzati dalla presenza, sotto il controllo e la responsabilità di un oftalmologo. Circa l’80% dei bambini ciechi possono vedere fino ad un certo grado, anche se la loro vista può essere abbastanza limitata o può essere presente solo in certi parti del campo visivo. La natura della vista, usata da un bambino è molto importante, perchè influenza la sua evoluzione. Per es.: il bambino che ha la vista periferica ma senza la vista centrale, non sarà in grado di vedere di fronte a sè, ma potrà vedere le cose di fianco, come se fosse presente un blocco davanti e il bambino deve guardarci dietro. Tale bambino non sarà in grado di essere così mobile e non potrà essere libero di andare da solo. All’opposto, il bambino che ha solo la vista centrale si comporta icome se guardasse dentro un tubo che si trova di fronte ai due occhi, e per questo motivo il bambino è molto attento quando si muove, ma è in grado di leggere. Altri

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bambini possono avere la visione annebbiata in tutte le distanze o posizioni, ma ci sono anche quelli miopi. I bambini miopi si muovono prudentemente, ma possono essere in grado di leggere e studiare i soggetti visualmente se li tengono di fronte agli occhi. Il bambino con la visione annebbiata non è capace di fare nessuna delle azioni sopra menzionate. Anche se avere una vista chiara è molto importante, quello che si può fare con la visione rimanente è anche più importante. Per es., i due bambini possono avere 6/60 della vista, ma uno di loro è tanto miope e l’altro no. Crescendo, l’efficacia della visione del bambino si può migliorare anche se la percentuale della vista rimane uguale, ma si può migliorare la capacità di usare la vista rimanente. In sostanza, il modo secondo il quale il bambino con la vista debole usa la vista rimanente può essere l’indicatore della sua intelligenza o tipologia dell’assistenza che è necessaria per lui. Scoprire il problema in maniera precoce è una cosa molto importante, perchè in questo modo è possibile organizzare la riabitazione di questi bambini. La riabitazione preventiva è estremamente importante perchè i risultati sono sempre migliori se si inizia presto con il trattamento, quindi, è necessario iniziare con il trattamento durante i primi anni di età del bambino, affinchè la prognosi possa essere migliorata. La riabilitazione di bambini con la vista difettosa è organizzata dall’infanzia tramite le istituzioni sanitarie. La riabilitazione si svolge per ogni individuo. L’educazione dei bambini con la vista difettosa si svolge presso le scuole speciali o secondo l’impostazione della nuova legge sull’educazione, presso le scuole regolari con la programmazione adattata. In Repubblica Srpska esiste un ente specializzato per l’educazione dei bambini ciechi o con la vista debole, in scuola primaria e secondaria. Le materie scolastiche, metodologie, i mezzi e tipi di lavori sono adatatti ai difetti specifici presenti per tali allievi. Oltre alla parte educativa, le scuole speciali realizzano anche i servizi di riabilitazione tramite i trattamenti individualizzati svolti dal logopedista, rieducatore della psicomotricità, e dalla peripatologia.

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Il livello del difetto nella vista determina il tipo dell’educazione più adeguata. Se il bambino è inserito nella scuola regolare, è necessario assicurare la programmazione di lavoro modificato, metodologie adatatte, strumenti e tipi di lavoro adatatti. È necessario anche includere un difettologo, come parte del team scolastico, che potrebbe partecipare alla creazione e alla realizzazione dei programmi individualizzati. OLIGOFRENOLOGIA (LE PERSONE CON SCARSO SVILUPPO MENTALE) Oligofrenologia – E’ parte integrante della scienza difettologica, comprende la questione complessa del ritardo mentale e altre forme di handicap mentale. Il termine oligofrenologia, anche se non è abbastanza adeguato, è presentato in modo tradizionale, ma con lo sviluppo della teoria e pratica oligofrenologica, osservando le possibilità reali dei bambini con ritardo mentale in ambiente familiare, avrà ulteriori elementi e più ricche. Il difettologo – oligofrenologo è un esperto abilitato per il lavoro con le persone che hanno uno scarso sviluppo mentale. L’Oligofrenologo è abilitato per applicare le metodologie difettologiche speciali in diagnostica, riabilitazione, educazione e formazione delle persone con ritardo mentale. Considerando la complessità del termine intelligenza, non è possibile improvvisare una definizione del difetto intellettivo o come si dice solitamente, ritardo mentale, che non può accontentare del tutto come definizione. Il concetto del ritardo mentale indica la riduzione delle capacità intellettuali, capacità di allacciare la comunicazione in ambiente sociale, dopo le difficoltà nello sviluppo emozionale, sociale e psicomotorio. Il ritardo mentale comprende le diverse situazioni genetiche, sociali e mediche, con la caratteristica di un funzionamento intellettuale inferiore. La maggior parte degli esperti si trovano in accordo sulla definizione di ritado mentale che sottolinea come l’avvento del difetto avvenga prima della maturità e che , inoltre, certi disturbi nel comportamento ed altri sintomi percettibili delle persone con ritardo mentale, possono essere presenti sia nei bambini, sia negli adulti. Per i motivi pratici, elenchiamo le descrizioni di comportamenti che si attendono dalle persone con il ritardo

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mentale di vari gradi. Inoltre, è necessario sottolineare, in ogni categoria elencata esistono le diversità tra le persone, che non dipendono solo dal livello del ritardo mentale, ma anchè dalle caratteristiche personali, dalla reazione dell’ambiente più prossimo, (soprattutto di famiglia), di altre realtà nel percorso di vita della persona affetta da ritardo mentale. Llivello del ritardo mentale Casi estremi sono considerati i soggetti (ottusi) con capacità intellettive sul limite inferiore dell’intelligenza normale. Il quoziente intellettivo Q.I. di tali soggetti è tra 70 e 85, e quando sono cresciuti arrivano al livello dello sviluppo mentale che colpisce la popolazione dei bambini normali di età cronologica dal 10 ai 15 anni. Spesso avviene che non riescono a raggiungere l’inclusione sociale e professionale adeguata, e questo avviene se non sono stati seguiti nel processo educativo e se non hanno condizioni di lavoro adeguate. La maggior parte dei bambini con questo tipo di livello (di confine) di ritardo mentale si possono inserire con la popolazione media, anche se come persone adulte di solito rimangono al livello socio-economico inferiore. Ritardo mentale lieve Il ritardo mentale lieve presenta il tipo di ritardo mentale più lieve. Il quoziente intellettivo dei bambini di tale gruppo è tra 50 e 70, e lo sviluppo intellettivo, in gran parte, non può giungere allo sviluppo di riflessione astratta. Questa categoria è caratterizata da una scarsa possibilità di ragionamento, dalla rappresentazione dei rapporti ed eventi spesso alterata, e i processi della riflessione sono possibili solo se legate ad un livello di cose concrete. La comprensione delle relazioni tra causa ed effetto in tale bambini molto spesso è scarsa e sbagliata, la riflessione astratta è poco sviluppata. Riguardo le caratteristiche emozionali e la socializzazione, in tale gruppo possiamo articolare le due tipologie. Il primo tipo sono i bambini, affetti da deficit intellettivo, lo sviluppo psichico globale in gran parte è armonico e non dimostrano disturbi più gravi, quindi non ci sono difficoltà in adattamento sociale. Se la situazione familiare è armonica e la formazione adatta alle possibilità, tali persone si possono inserire a livello professionale. Il secondo tipo determina l’insorgere di certi

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disturbi, ad esempio i tipi di comportamento che si possono denominare apatico, inquieto, labile, infantile, manico ed altro. Come abbiamo detto prima, anche le persone affette da ritardo mentale lieve non possono distinguere una cosa importante da una non importante, e per tale motivo, certe volte reagiscono con le impressioni dirette e concrete in tutti e due i casi. Per loro i concetti astratti sono incompleti, eventualmente in relazione con un’esperienza determinata, concretta. I problemi pratici sono risolti con difficoltà, perchè dispongono solo di un certo numero di soluzioni, e perlopiù tali soluzioni sono state interiorizzate attraverso l’imitazione, e hanno solo poche soluzioni originali e concepite individualmente. Per tale motivo, il più delle volte praticano soluzioni universalmente conosciute e stereotipate. Non hanno problemi con la memoria, dove possono anche dimostrare talento per la memoria di certi nomi, persone, stazione ferroviarie, eventi ecc., ma nello stesso tempo non sono in grado di usarla ed adeguarla agli impegni quotidiani. I contatti emozionali con le altre persone spesso sono scarsi, e gli argomenti sono poco differenziati. In loro esiste un deficit di controllo delle emozioni, e spesso si rileva una reazione emozionale diretta e forte che porta ad atteggiamenti aggressivi. Anche se linguaggio dei bambini con ritardo mentale lieve si sviluppa più tardi e il vocabolario rimane povero, si deve aggiungere come in essi ci sia anche un ritardo nello sviluppo fisico, nella maggior parte dei casi la disabilità non si scopre in età prescolastica ma solo nel periodo scolastico. La riabilitazione dei bambini con ritardo mentale lieve deve iniziare il più presto possibile. La diagnosi preventiva e il lavoro specifico, assicurano un’integrazione e un successo scolastico più prospero. In età prescolastica, la riabilitazione si svolge dentro gli enti sanitari o presso la scuola materna. Esiste la programmazione per la popolazione dei bambini piccoli con lievo ritardo mentale, ma da noi ancora non è stabilita. Nel nostro territorio, il lavoro non è adeguatamente organizzato e questi bambini vengono trattati come tutti gli altri bambini in età prescolastica. La riabilitazione viene svolta dai difettologi, logopedisti, rieducatori di psicomotorica e altri profili di riferimento, per esempio psicologi, medici, ecc...

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La rieducazione della psicomotricità è una metodologia di lavoro pratica nella difettologica, basata su fatti teorici presenti nella neuropsicologia. La neuropsicologia dell’età evolutiva sottolinea specialmente l’approccio all’esistenza completa di una individuo nel periodo che va dall’infanzia all’adolescenza e questo presenta il punto fondamentale nell’implementazione di tale metodologia. La rieducazione della psicomotricità è un modo di esercitare l’esperienza dei bambini e adolescenti con lo sviluppo disarmonico della psicomotricità o con disturbi del comportamento. Uno sviluppo disarmonico ed incompleto influenza le esperienze e le relazioni con lo spazio, il tempo e con gli altri. La scoperta e la ricostruzione dell’impressione dell'integrità corporea, dello spazio e del tempo, che possono essere raggiunti con l’implementazione di questo metodo, rafforzano l’impressione della propria personalità, che ha un effetto anti-ansia e diventa una linea guida per indirizzare lo sviluppo delle funzioni cognitive. L’esercizio delle esperienze vitali si implementa tramite il movimento. La rieducazione della psicomotricità usa il movimento come un’attività sensomotoria e psicomotoria. Il neonato, le prime impressioni di sè stesso e dell’ambiente che lo circonda. Il mondo e la nostra presenza nello stesso, lo ritroviamo con il movimento e dopo, definiamo con lo stesso movimento le persone. I primi movimenti nella vita di un uomo creano nel cervelo gli schemi d’azione e sono responsabili per lo sviluppo dell’intelligenza ad un livello organizzativo più alto. Inoltre, l’intelligenza e le prime sensazioni di piacere e fastidio, sono correlate al movimento che tramite le esperienze differenziano le varie emozioni. Di conseguenza, il movimento determina sia lo sviluppo cognitivo sia equello mozionale dell’individuo. Lo scopo della rieducazione psicomotoria non è di migliore la disinvoltura nei movimenti, sfrutta il movimeto stesso, quanto questo è acquisito e conservato in modo da poterlo usare per ripetere l’esperienza sensomotoria e psicomotoria. L’educazione e la formazione degli allievi con ritardo mentale lieve, è possibile in tre modi. Il primo modo si svolge dentro le scuole speciali che possiedono la programmazione adattata alle loro possibilità. Le scuole specializzate per il lavoro con

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questi bambini operano tramite Piani educativi speciali e, inoltre, hanno servizi di riabilitazione (logopedista, fisioterapista, rieducatore di psicomotorica, psicologo). Il secondo modo si realizza dentro le classi speciali nelle scuole regolari. Il lavoro è organizzato sulla base di una programmazione per gli allievi con lieve ritardo mentale. Il terzo modo di formare tale popolazione di allievi si può svolgere nell’ambiente inclusivo, cioè dentro le scuole regolari dove si crea la programmazione individualizzata per questi allievi. Nella creazione e implementazione della programmazione individualizzata, è necessario includere il difettologo. Questi allievi finiscono la scuola elementare e la scuola media professionale. Loro possono essere abilitati per certe professioni. La scelta delle professioni dipende dalle abilità che l’allievo possiede. Prima di scegliere la professione è necessario passare l’orientamento professionale. Il ritardo mentale moderato Il ritardo mentale medio colpisce gli individui con Q.I. da 36 a 51 e loro, come i soggetti adulti, dimostrano un’età mentale pari a quella di un bambino da 6,1 a 8,5 anni. Il ritardo mentale medio si dimostra in varie forme dal ritardo psicomotorio al ritardo profondo nello sviluppo del linguaggio. Spesso si possono osservare irregolarità fisiche, e specialmente il coordinamento dei movimenti è dannegiato. Le abilità intellettuali sono abbastanza ridotte. La capacità percettiva è limitata e i processi mentali superiori non sono sviluppati. Il bambino con ritardo mentale medio non è capace di formare immagini complicate. La memoria in questi bambini bambini è lacunosa, la sua attenzione è alterna, e la comprensione è rallentata. La vita psichica del bambino con ritardo mentale moderato è basata sugli impulsi istintivi, e le sue attività sono basate sull’imitazione delle azioni e dei movimenti di altre persone. La vita emotiva non è sviluppata. Il bambino con tale livello di ritardo mentale non è capace di studiare dal punto di vista scolastico, ma è capace di ricefere formazione per diversi tipi di mansioni. Il bambino si può formare per semplicissimi lavori, con un certo livello di

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difficoltà. Per i lavori manuali semplici (certi lavori agricoli, semplici lavori casalinghi, ecc…). Il lovoro organizzato in conformità ad una programazzione speciale per questi allievi con ritardo mentale medio, si attua in scuole speciali. Loro hanno anche il diritto di essere inclusi nelle scuole regolari o di partecipare in classi speciali all’interno delle stesse scuoli regolari. L’età prescolastica si tratta tramite la riabilitazione con riferimento alle istituzioni sanitarie. Il ritardo mentale grave Il ritardo mentale grave colpisce il Q.I. da 20 a 35, e inferiore. Questi bambini, come i soggetti adulti, dimostrano un’età mentale pari a quella da 3,9 a 6 anni. La loro vita psichica è basata sulle azioni istintive, e il processo di comprensione è totalmente atrofizzato, e questo viene dimostrato in abilità limitate sia sulla percezione e creazione di immagini sia nell’incapacità di creare concetti. La comprensione non è sviluppata, e l’attenzione è passiva. La memoria di tale bambino è abbastanza carente, e spesso non possono riconoscere neanche i loro genitori, non possono utilizzare gli oggetti più semplici, non sono in grado di vestirsi, e non possono svolgere le semplici abitudini igieniche. Il loro linguaggio è rudimentale e perlopiù è basato sulla pronuncia insensata di parole monosillabe. La vita emozionale non è sviluppata. Per loro esiste solo la sensazione vegetativa di insoddisfazione dei generali bisogni biologici. I movimenti sono maldestri, imperfetti e inefficienti, e certe volte non imparano a caminare. Tali bambini non sono in grado di auto-proteggersi dai semplici pericoli fisici. L’età infantile è trattata con la riabilitazione nelle istituzioni sanitarie. Il lavoro organizzato si svolge in scuole speciali, ma legalmente hanno diritto di seguire percorsi educativi nelle scuole regolari. Il ritardo mentale profondo Il ritardo mentale profondo colpisce il Q.I. da 20 a 0. Spesso si trova in combinazione con altri disturbi profondi. Le componenti intellettive, emozionali e sociali sono estremamente basse. Non è possibile praticare forme di lavoro

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organizzato. Questi bambini sono sotto il monitoraggio medico e la prognosi è abbastanze brutta. Le specificità nello sviluppo del bambino con il ritardo mentale I genitori dei bambini con il ritardo mentale possono anche essere persone con ritardo mentale o con uno sviluppo mentale danneggiato in qualche altro modo. Sin dall’infanzia non forniscono al bambino la cura adeguata, e per tale motivo i bambini si ammalano frequentemente. L’alimentazione di tali bambini è spesso insufficiente e incompleta, così tante volte i bambini sono denutriti, inoltre, l’igiene è scarsa, e questo è uno dei fattori di mortalità dei bambini con il ritardo mentale. La madre affetta da scarso sviluppo mentale non è in grado di dare tutta l’attenzione necessaria al bambino. Tante volte i suoi gesti sono bruschi, i movimenti sono goffi, e la reazione emozionale non esiste o sono troppo marcate senza nessun motivo. In tale ambiente, lo sviluppo emozionale del bambino si svolge a rilento. Anche dove i genitori non sono affetti da ritardo mentale, o affetti da altre turbe psichiche, lo sviluppo psichico del bambino con ritado mentale o invalido puo essere disturbato. L’aspetto fisico del bambino affetto da tali malattie non dà stimolo ai genitori. I padri non si occupano tanto dei bambini disturbati. Tanti genitori considerano l’invalidità del bambino come una vergogna e per tale motivo spesso l’escludono dal contatto con i loro amici, così la possibilità di acquisire cognizioni nuove e nuove esperienze emozionali si restringe. Tanti genitori mettono in secondo piano il bambino con ritardo mentale rispetto ai bambini sani presenti in famiglia. Il bambino sano è posto al primo posto per l’alimentazione, vestiti, educazione ecc. In questa situazione, il bambino con disagio è come recluso, così lo sviluppo del suo carattere può essere indirizzato impropriamente. Tanti studi affermano che lo sviluppo dei bambini con sindrome di Down è tanto diverso dallo sviluppo dei bambini normali, e s’impone la necessità di supportare il loro sviluppo. L’intervento effettivo è possibile solo quando si comprende completamente la natura di questa malattia che aggrava

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l’apprendimento. I genitori devono incoraggiarsi e motivarsi per avere un’interazione più forte con il bambino affetto da sindrome di Down, giocando con lui dall’inizio. Si deve dimostrare ai genitori che il loro bambino si sviluppa, e cosa più importante, è far notare che comportamento adottare in modo che si possa migliorare lo sviluppo del bambino con sindrome di Down. Durante l’interazione con il bambino con sindrome di Down, il genitore deve parlare di quello che il bambino fa e quali interessi ha, non far notare altro, se il genitore prova a far notare qualcos’altro, questo può causare la perdità d’interesse e dell’opportunità di communicare. La valutazione del bambino con sindrome di Down deve essere realizzata più di volte, perchè il suo comportamento durante solo un’osservazione forse non è sicuro. Se c’è la possibilità, la valutazione si deve realizzare anche in diversi posti, come a casa o presso le strutture cliniche o educative.

Si deve cominciare non dalla premessa di una loro incapacità, come avveniva in passato, se questa credenza è mantenuta può influenzare in maniera grave il bambino e anche la famiglia.

CARATTERISTICHE DEI BAMBINI CON RITARDO MENTALE

Linguaggio

Sapendo l’importanza della lingua nel processo dello sviluppo, è importante analizzare lo svantaggio in questo senso dei soggetti affetti da ritardo mentale. Le ricerche dello sviluppo linguistico hanno dimastrato che i bambini con il RM hanno un deficit specifico nell’apprendimento della lingua rispetto ai bambini con sviluppo medio, che hanno uno sviluppo normale della propria età mentale e della propria abilità espressiva del linguaggio (pronuncia, ricchezza di vocabolario), mentre i bambini con RM fanno pochi passi in avanti sul versante della comprensione del linguaggio. Alcuni autori considerano che tale svantaggio si dimostra quando c’è un difetto nell’abilità di imitazione vocale e in caso di deficit nei processi dell’udito.

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.Percezione

La percezione è un processo per mezzo del quale abbiamo coscienza degli oggetti e degli eventi che pervengono dal mondo esterno, e che sono la base delle informazioni per gli organi sensori (i sensi). La percezione è una delle basi della cognizione, per questo è molto importante sapere se esistono certe specificità di percezione presso i soggetti con RM rispetto alla popolazione media senza disabilità mentali.

La ricerca sulle diferenze rispetto alla popolazione senza disagio, è basata sui seguenti fattori:

1. velocità di riconoscimento di una certa struttura percettiva, per es. immagini – lo stimolo deve agire per un momento più lungo affinché il soggetto con RM possa percepirlo; di solito, se lo stimolo deve essere riconosciuto subito, è più difficile sbagliare; minore è il difetto intellettivo accompagnato da un’età più grande, più possibilità ci saranno di un esatto riconoscimento.

2. percezione delle forme e grandezze – la consapevolezza dei soggetti con RM degli oggetti che tengono, e quindi della forma e della loro grandezza, senza però considerare l’angolo da quale si guarda, la distanza e altro, dipende dall’età – la persona più grande e con esperienza più ricca, fa meno errori.

3. discriminazione (distinzione) dei colori – i soggetti con RM distinguono meno i colori rispetto alla popolazione media.

4. distinzione delle figure e basi – le dificoltà sono più presenti nei i soggetti con RM rispetto alla popolazione media, nei soggetti con RM e con difetti al cervelo, le dificoltà si presentano nell’80% dei casi.

Memoria

La ricerca, in ambito del RM, si è occupata piutosto della componente della memoria (la memoria dei sensi o sensoria, la memoria a breve e/o lungo termine). Le opinioni sulle diversità sono divise riguardo alla memoria sensoria o a lungo termine (alcuni autori considerano che non esistono diversità significative, ma dall’altra parte tanti autori pensano che nei soggetti con RM questi aspetti hanno delle deficit).

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Tutte le ricerche della memoria a breve termine hanno dimostrato che i soggeti con RM sono inferiori in questa abilità rispetto alla popolazione media. Le capacità diminuite della memoria a breve termine mostrano queste caratteristiche: i soggetti con RM cono capaci di mantenrere solo un numero ridotto di informazioni dentro la memoria a lungo termine, inoltre è abbastanza ridotta l’efficacia di analisi e sintesi delle informazioni che la persona percepisce in un certo momento.

La conseguenza di una memoria migliore, è la percezione superiore di sè stesso, il bambino inizia a rivendicare i successi e gli insuccessi nel processo educativo, attraverso un’applicazione regolare di strategie, e non piangendo la sua abilità inferiore o un’intelligenza limitata.

Attenzione

Per educare i bambini ed adolescenti con RM di ogni tipo e contesto, risulta molto importante la percezione dei processi di controllo, specialmente l’attenzione, proprio perchè su questi processi si può influire durante l’educazione, formazione e riabilitazione. Gli aspetti dell’attenzione che si ricercano di più sono: abitudine (non è un processo di controllo); l’attenzione selettiva; concentrazione.

Abitudine è il processo durante il quale il soggetto rivolge sempre meno attenzione sui singoli stimoli perché diventa sazio. Le ricerche hanno dimostrato che l’abitudine ai gruppi di stimoli familiari si manifesta abbastanza tardi presso i bambini con RM rispetto al campione di controllo dei bambini comuni.

I risultati individuati dalla ricerca sull’attenzione selettiva (indirizzare l’attenzione alle caratteristiche importanti di oggetti, eventi e persone) dimostrano che i soggetti con RM sviluppano questa abilità più lentamente, anche se sono allo stesso livello di età mentale rispetto ai soggetti esaminati con l’intelligenza media.

Uno degli aspetti dell’attenzione selettiva è la memoria casuale, incidentale. La ricerca ha dimostrato che tale tipo è collegato con l’intelligenza. Inoltre, si è stabilito che la

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memoria delle informazione casuali, quando la quantità delle informazioni che il bambino deve ricordarsi è più grande della capacità della sua memoria, va a favore di informazione generali.

Se lo sviluppo cognitivo dei bambini si svolge normalmente, il bambino ricorda sempre di più le informazioni generali, quelle secondarie non le considera, mentre nei bambini con RM questi tipi di ragionamenti non sono presenti. Non solo non scelgono le informazioni più importanti, che dovrebbero ricordare, ma anche le situazioni precedenti che hanno memorizzato, difficilmente potrebbero autarli a risolvere il problema, queste informazioni memorizzate così casualmente non vengono usate, a meno che la persona che assiste il bambino non gli insegni in dettaglio tale azione.

La Concentrazione è l’abilità di concentrarsi sul problema per un tempo più lungo. Le ricerche hanno dimostrato che i soggetti con RM, indipendentemente dall’etiologia, hanno le stesse dificoltà nel mantenere la concentrazione, e come gruppo sono in numero significamente inferiore rispetto alle persone che godono di uno sviluppo medio. Le ricerche, nelle quali s’intendeva aumentare la concentrazione dei soggettti con RM, hanno dimostrato che questo è possibile usando diversi procedimenti di modifiche del comportamento, ma nello stesso tempo la generalizzazione di tale nuovo comportamento non è sicura. Riflessione Caratteristico per gli allievi di età minore è l’analisi non sistematica, perchè loro considerano gli oggetti sfasatamente e senza nessun tipo di piano. La conseguenza di tale analisi è anche la sintesi inferiore, perchè questi bambini non scorgono la relazione tra le parti, ma non sono neanche capaci di classificarli. Così, ai bambini con ritardo mentale si devono dare tanti compiti pratici, in modo che possano riconoscere autonomamente le cose che li circondano nell’ambiente e il modo di utilizzarle, in tal modo attraverso un lavoro pratico possono usare diversi tipi di utensili. I bambini con ritardo mentale non analizzano le conseguenze delle loro attività e non prevedono quello che può accadere. In loro, l’aspetto della riflessione è abbastanza scarso. Raramente riconoscono i loro errori e dificilmente riconoscono che la loro riflessione può essere sbagliata.

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Ogni essere umano possiede una certa quantità di abilità per poter svolgere delle attività utili. Tante persone, anche con difetto fisico o psichico grave, hanno una capacità lavorativa notevole. Oggi, per queste persone è possibile dare educazione, riabilitazione, abilitazione ed esercitazioni adeguate, ma anche la consulenza, cura, accompagnamento e, infine, trovare un lavoro. Queste azioni hanno anche un significato economico, perchè in tale modo la persona con ritardo mentale diventa un cittadino autonomo anche economicamente. Durante la programmazione del lavoro con il bambino con scarso sviluppo mentale si devono considerare le possibilità che esistono nel suo territorio. Esse possono essere di diverse tipologie:

• il soggiorno e l’asilo infantile; • il centro per la riabilitazione fisica; • la scuola regolare; • la classe ausiliare; • la scuola speciale ; • lo spazio per il divertimento; • la scuola per operatori semi-qualificati; • i laboratori protetti; • gli ostelli – le case per la vita comune.

L'approcco classico, basato sulla constatazione del quoziente intellettivo, non assicura un livello necessario di compresione di questi problemi. La richiesta di comprensione del comportamento cognitivo delle persone con ritardo mentale impone la necessità, per l'approccio moderno, di considerare l'estensione e il differenziamento della diagnostica organizzativa e cognitiva dei ritardati. Su questo si studiano nuove metodologie diagnostiche, terapeutiche e gli strumenti, con i quali si potrebbe fare la valutazione della qualità del funzionamento cognitivo delle persone con ritardo mentale sulla base del livello di sviluppo raggiunto e di scuola seguita.

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SOMATOPEDIA (difetti fisici) Somatopedia deriva dal greco soma (corpo) e paidea (educazione). Il termine appare per prima volta nel 1956. Difettologo – somatopedista è abilitato per la diagnostica difettologica, riabilitazione, educazione e formazione dei soggetti che soffrono di disabilità nei movimenti di diversi tipi e gradi. La somatopedia si occupa di malattie fisiche, specialmente di lesioni del sistema del movimento. Ci sono diversi tipi di lesioni fisiche che possono essere:

1. primarie (lesioni del sistema motorio per causa di amputazione)

2. secondarie (mobilità ridotta: malattie cardiache, malattie degli organi interiori – ostacolano le attività).

Un segmento ristretto, all’interno della popolazione scolastica ed infantile, sono i bambini con invalidità fisica, cioè i bambini con problema di sviluppo congetivo o acquisito, con lesioni o ferite per le quali sono limitati nel funzionamento normale delle ossa, giunture delle dita, muscoli o corpo intero, e la loro educazione e formazione deve essere organizzata mediante programmi speciali. Il gruppo più numeroso sono i bambini con invalidità ortopedica, una parte è rappresentata dai bambini nati con anomalie fisiche, e un’altra parte sono i bambini con invalidità fisicha causata da incidenti. Un gruppo abbastanza numeroso di handicap multipli dei bambini con invalidità fisica sono i bambini affetti da paralisi cerebrale. Lo sviluppo emozionale e sociale e la maturazione di questi bambini sono aggravati a causa della scarsa e limitata esperienza, che può risultare da diverse barriere nella comunicazione di questi bambini in linguaggio, movimeti ecc… La riabilitazione fisica di questi bambini si svolge nelle istituzioni medico-pedagogiche. La riabilitazione medica considera le applicazioni di protesi e l’inserimento di bambini nei programmi di terapia fisica. Per organizzare lo speciale trattamento pedagogico, psicologico e di altri tipi di trattamenti professionali è necessaria, per questi bambini, la diagnosi precoce e completa, oltre alla valutazione di stato del

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bambino con invalidità fisica. Tale tipo di diagnosi, valutazione ed interpretazione di dati diagnostici possono essere realizzati solo da esperti competenti – medici, specialisti, difettologi, psicologi clinichi, assistenti sociali. Solo dopo quest’azione, il bambino può essere indirizzato verso la tipologia più appropriata di educazione. L’educazione dei bambini con lesioni fisiche si compie dentro le scuole regolari, le classi speciali realizzate presso le scuole regolari, in scuole speciali o nelle istituzioni sanitarie. Il gruppo dei bambini con invalidità fisica sono i bambini con problemi speciali sanitari (includendo i bambini con invalidità ridotta). Si tratta dei bambini per i quali, il regime educativo e il trattamento pedagogico, è adattato alle loro possibilità e bisogni, e nello stesso tempo è necessario per le malattie croniche come: la febbre reumatica, diabete, le malattie ed anomalie del cuore, tubercolosi, epilessia e altri stati anormali di corpo. Può essere che qualsiasi bambino immobilizzato frequenti la scuola regolare (per motivi di ferite, di salute debole e delicata in maniera permanente). LOGOPEDIA (disturbi di linguaggio) Logopedia – la scienza interdisciplinare che si occupa dei disturbi di linguaggio, voce, lingua, lettura, scrittura e espressione gestivo-mimica. La logopedia moderna rappresenta la scienza multidisciplinare che integra le conoscenze dall’ambito di medicina, linguistica, psicologia e pedagogia secondo i bisogni di prevenzione, diagnostica, terapia, ricerca dei disturbi di lingua e voce, essendo l’oggetto della logopedia. Il Diffetologo – logopedista è un esperto per la patologia linguistica che studia, fa diagnosi e lavora per la rimozione dei disturbi nel linguaggio, della lingua e della voce, riabilitazione dei soggetti affetti da malattie logopediche e prevenzione dei disturbi linguistici della voce. Collabora con gli esperti dei diversi profili, integra i referti, gestisce il procedimento diagnostico e percorso di terapia, fa analisi dei risultati del lavoro, scambia le esperienze e promuove la teoria e la pratica delle patologie del linguaggio e della voce, cioè logopedia.

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In gran parte, i trattamenti logopedici si svolgono individualmente. L’esitazione dei genitori Gran parte dei genitori esitano quando è il momento per far visita al logopedista per la prima volta. Anche se si tratta di scarso sviluppo nel linguaggio, balbuzie, difficoltà di lettura e scrittura, difficoltà di pronuncia, i genitori e le persone in contatto quotodiano con il bambino (insegnante, maestra) tante volte non sanno cosa chiedere per l’assistenza. Secondo la scala dello sviluppo del linguaggio, la prima dificoltà si presenta come uno scarso sviluppo del linguaggio. Tante volte i genitori fanno la domada e provano ad ottenere la risposta: "Perchè il mio bambino non parla?". Quando si accorgono che il bambino, con lo sviluppo regolare, ha problemi di scarsa espressione verbale, inesatto o grave rispetto ai suoi coetanei, i genitori spesso sentono panico. I genitori con i bambini con scarso sviluppo nel linguaggio si accorgono abbastanza presto delle abilità linguistiche del loro bambino, e tante volte questa situazione viene attribuita al capriccio, indolenza o all’eredità genetica. Quando il bambino raggiunge i tre anni e inizia a frequentare l’asilo infantile, e il genitore ha l’opportunità di comparare il linguaggio del suo bambino con quello dei suoi coetanei, diventano coscienti del vero problema che affligge il loro bambino. In questo momento è meglio rivolgersi al logopedista per un consiglio. È molto importante iniziare subito con la consulenza o forse con la terapia direttamente, perchè il bambino, in questa èta, è già cosciente della sua diversità rispetto ai suoi coetani. Lo sviluppo del linguaggio si può svolgere armonicamente, con lo sviluppo di altre abilità del bambino, così il processo formativo-educativo si realizza armonicamente, nello stesso tempo si possono promuovere lo sviluppo e le capacità dell’espressione vocale. Intanto, sono frequenti i casi di uno sviluppo del linguaggio ridotto e disarmonico, è necessario rivolgersi a specialisti per far riferimento a metodi e procedimenti speciali per sviluppare, il più possibile, le capacità del bambino in maniera armonica e senza disturbi. Tipi di disturbi del linguaggio: 1. Difetti di pronuncia – nascono dal modo sbagliato di pronuncia delle parole singole o frasi. Gli errori più frequenti

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sono quelli di omissione del suono nelle parole (mela - ela); sostituzione di suono delle parole (spalla - palla); alterazione dei suoni singoli (pesce - pesse). Dobbiamo sapere che un certo numero di questi bambini ha bisogno di un lavoro maggiore per acquisire un linguaggio corretto, che lo porti ad una comprensione corretta delle parole, pazienza e perseveranza possono influire positivamente nella correzione e nella formazione del linguaggio. 2. Dislalia – questo tipo di difetto del linguaggio è presente in gran parte ai bambini di età inferiore e dura circa fino al quinto anno della vita, e spesso si prolunga. Lo sviluppo del linguaggio vede l’omissione dei suoni singoli nelle parole, e certe volte incapacità di esprimere uno o più suoni, ad esempio suoni s, z, ci, sci, r, gn, gli ecc… e sostituzione con altri suoni (palla - alla). 3. Balbuzie – si presenta quando il controllo automatico del linguaggio e il coordinamento della respirazione è minore, si tratta di un difetto del linguaggio grave che mina la tempistica, il ritmo e l’esattezza del linguaggio. La balbuzie provoca irregolarità nel processo del linguaggio con convulsione dei vari organi per articolare le corde vocali e la respirazione. La scienza ha verificato che la balbuzie è di carattere funzionale e si mostra come nevrosi del linguaggio. Le convulsioni si presentano solo durante la pronuncia dei primi suoni. Così il piccolo balbuziente, pronuncia la parola papà pronuncia "p, p, p - papà" o c, c, c - casa". Se i genitori mantengono un comportamento inadeguato nell’educazione dei figli, se scherniscono il bambino, lo maltrattano, lo sgridano e lo puniscono – non sarà strano se il bambino inizia a balbettare. Di grande importanza è la pratica del linguaggio collegato alla visualità, presentazione di oggetti, azioni ed immagini. Se vogliamo eliminare la balbuzie dobbiamo praticare le seguenti misure pedagogiche e sanitarie:

• La vita del bambino deve essere impostata in modo da trattarlo in maniera amichevole e affettuosa.

• Si deve assicurare un’atmosfera familiare gradevole al bambino.

• La paura che un bambino nervoso ha, si deve eliminare con misure educative appropriate.

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• Ai bambini che hanno questo tipo di problema nello sviluppo si deve affidare impegni che loro stessi possono svolgere, in modo da sviluppare la fiducia nelle abilità che possiedono.

4) Tachilalia colpisce i bambini che parlano troppo veloce. Parlando attraverso un linguaggio accellerato le parole si riducono, deformano, le sillabi dentro le parole si spostano, certi suoni non si pronunciano corretamente o si saltano, le frasi sono irregolari. Tale tipo di difetto parlato è chiamato tachilalia. Il linguaggio tachilalico e lento dei bambini si deve correggere sia con il lavoro degli insegnati sia con il lavoro dei genitori, attraverso attività progressive e tranquille. 5) Il non-uso del linguaggio è caratteristico per l’interruzione e una riduzione significativa della comunicazione parlata con le persone all’interno di un ambiente. Il non-uso nel comportamento e del linguaggio si presenta più spesso con i bambini che hanno uno scarso sviluppo mentale. 6) Ritardo nel linguaggio presenta ritardo del linguaggio, in pratica un rallentato sviluppo parlato-linguistico del bambino. Il ritardo del linguaggio può essere causato da disturbi organici, da fattori funzionali e psico-sociali. I disturbi del linguaggio si possono ridurre e/o compensare con la diagnosi precoce, poi con la prevenzione e la diagnostica, anche il trattamento logopedico se iniziato tempestivamente. Gli operatori scolastici, genitori, ed altri partecipanti nel processo formativo-educativo devono essere coscienti che usando le tecniche speciali che si praticano nelle istituzioni specalizzate, si possono migliorare le abilità di linguaggio anche in gravi casi del disturbo di linguaggio. SURDOLOGIA (difetto dell’udito) Il surdologo è la persona che si occupa della surdologia, la scienza che appare negli anni sessanta del secolo scorso, con lo scopo di integrare non soltanto le discipline scientifiche che si occupano direttamente di sordità, ma anche tutte le altre scienze che, a vario titolo, si occupano del problema della sordità e dei difetti dell’udito (foniatria, otorino, riabilitazione, ecc). Essa intende occuparsi dei problemi di sordità in tutti i

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sui aspetti, senza limitarsi alle discipline scientifiche speciali come: audiologia, surdopedagogia, surdopsicologia, surdometodica e altro. La surdologia in tale modo rappresenta la disciplina scientifica integrata nell’ambito delle patologie dell’udito. In generale, i soggetti con difetti dell’udito, si possono dividere in due gruppi: quelli che non sentono niente e quelli che probabilmente usano il linguaggio dei segni e quelli che gradualmente perdono l’udito con l’avanzare dell’età. È chiaro che la sordità è variabile. In più, tali variazioni sono più grandi rispetto ai due gruppi sopra menzionati. La perdita dell’udito totale è abbastanza rara. I difetti dell’udito, specialmente se si tratta di una sordità superiore, e se si presenta in età infantile, presentano l’handicap più grande che un bambino può avere. Senza una riabilitazione diretta ed adeguata l’inserimento nella comunità sarà molto difficoltoso, inoltre, la sordità rilascia numerose conseguenze, che ancora di più peggiorano l’invalidità presente. La perdita dell’udito può variare in diversi modi. Non si parla solamente di quanto una persona è sorda, ma anche di che natura è la sordità in esame: per es., se la persona può sentire chiaramente i suoni in frequenza alta o bassa? Quello può essere un’informazione importante perchè puo influire nell’apprendimento del linguaggio, se gli ausili sono necessari o no, anche per l’educazione. E’ molto importante anche per prevedere quali dificoltà nello sviluppo potrebbe avere il bambino. Circa 1/3 dei bambini sordi hanno almeno un altro problema dello sviluppo. Il problema che un bambino con difetto all’udito ha, sono le dificoltà di allacciare la comunicazione con gli altri membri della società.

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Nella vita quotidiana della persona sorda, si fanno tante cose semplici: loro leggono, comprano, vanno al lavoro, guardano la TV, parlano con gli amici e famiglia, viaggiano, ... Vivono una vita normale come tutti gli altri. Se immaginiamo la situazione nella quale la persona sorda vuole comprare il biglietto per il treno! La persona sorda chiede il biglietto parlando il più possibile chiaro e comprensibile, ma il venditore risponde solo tentennando il capo o dicendo "NON C’È" (anche se li aveva!). Il venditore NON SAPEVA come reagire perchè non si è trovato mai in una situazione simile come questa. Lui come tutti gli altri non ha MAI avuto esperienze con i Sordi. La persona sorda stupita, va via senza il biglietto. Nella comunicazione tra la persona sorda e quella che sente bene è avvenuto un "corto circuito". Il venditore ha dimostrato la sua ignoranza nella comunicazione con le persone sorde. Adesso richiediamo, quale cognizione dovrebbe avere il venditore. Dovrebbe sapere che le persone sorde leggono dalle labbra. Potrebbe anche comunicare con il linguaggio dei segni o potrebbe comunicare scrivendo. Comunque non è necessario parlare con voce alta. L’iniziativa della persona sorda può aiutare la persona che sente bene a cimunicare tra loro. Uno dei modi è la dimostrazione della tessera con il testo: "Io sono una persona sorda. Vi prego, parlatemi piano o scrivetemi in un foglio di carta. Grazie!"

Il programma di riabilitazione dei bambini con difetti dell’udito e/o grave disturbo del linguaggio è un programma universale, usando la riabilitazione dell’udito e del linguaggio si influisce sullo sviluppo psicofisico totale, per quello vengono inclusi nei procedimenti educativi anche i processi riabilitativi. Lo scopo finale della riabilitazione è l’integrazione, e alla base della metodologia verbo-tonale è quella di assicurare una vita efficace al bambino in un ambiente cosiddetto regolare.

Gli esperti dei vari profili, implementano la riabilitazione con percorsi educativi supplementari attraverso il lavoro con la metodologia verbotonale, supportando il tutto con l’attrezzatura elettroacustica verbotonale (apparecchio SUVAG ossia VERBOTON). Tali apparecchi hanno la possibilità di trasmettere a basse frequenze, includendo infrasuoni, e usando sistemi speciali di filtri e amplificatori, che permettono di scegliere il campo uditivo ottimale (la

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combinazione delle forme ottimali di frequenza, intensità e tempo) e voci ottimali (per l’area di ottave o di frequenze più basse caratteristica per la percezione dei suoni singoli).

Il lavoro si svolge in due forme generali: di gruppo e individualizzato, e si basa su percorsi fisici e per l’udito (i ritmi fonetici: il ritmo fisico e ritmo musicale), inoltre, si opera attraverso situazioni concrete di apprendimento sul linguaggio e la linguistica. Nella riabilitazione del linguaggio, come principio basilare, è bene iniziare dalle possibilità relative al soggetto con il difetto nell’udito e/o parlato, per poi impostare tutto il lavoro educativo e riabilitativo.

Il gruppo di lavoro è caratteristico per la fase di riabilitazione ed educazione dei bambini con difetto dell’udito e del linguaggio, o solo del linguaggio se si tratta del linguaggio non sviluppato per causa di una barriera centrale (disfasia), del ritardo mentale, della negligenza pedagogica o altro.

La riabilitazione di gruppo, che include anche percorsi educativi, si implementa giornalmente, metà giornata (durante la settimana lavorativa), in gruppi da 6 a 10 bambini.

La surdologia, disciplina scientifica speciale, si occupa dei problemi dell’educazione e formazione dei bambini e giovani con difetti dell’udito. Il suo compito generale è di verificare quali metodologie si possa includere il bambino con difetto dell’udito nel processo educativo, e come adattare le loro caratteristiche audio-visive, motorie, creative e psicologiche al sistema educativo, e come amplificare al meglio le conoscenze nell’ambito formativo e della formazione professionale, inoltre, come indirizzare e formare i bambini con difetti dell’udito, per la comunicazione a gesti o la metodologia combinata dal gesto – linguaggio, assicurando così l’acquisizione di nuove conoscenze, abilità e abitudini adattando così, il contenuto educativo. Tutti questi obiettivi si integrano in un obiettivo finale di riabilitazione dei bambini con difetto dell’udito, questo il lavoro socialmente utile per garantirne la loro integrazione. Tale scopo non è soltanto una realtà ma anche necessità, perchè i bambini con difetti dell’udito, tramite il lavoro educativo speciale, ottengono risultati simili o uguali agli altri bambini con udito normale.

L’ipotesi essenziale, e importante, per raggiungere efficacemente l’inclusione dei bambini affetti da difficoltà

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nell’udito è l’aspetto umano. Dunque l’educazione, formazione e riabilitazione dei soggeti con difetto dell’udito è il presupposto per il loro adattamento e integrazione nel mondo regolare.

Accanto agli esperti che svolgono formazione, educazione e riabilitazione dei bambini con difetti dell’udito, una posizione speciale è quella dei genitori, che sono gli educatori più importanti dei loro bambini ed hanno una grande risponsabilità sia su sé stessi, che per il bambino che per la societa. Chi puo meglio capire i bambini dei loro genitori, capire i loro desideri, interessi. Così, solo con una buona cooperazione tra genitori ed esperti, e con una buona comunicazione tra loro, si può lavorare per dare uno sviluppo sano al bambino e assicurare il successo completo nella riabilitazione. Considerando che per il bambino è migliore spendere più tempo in famiglia, essa ha il ruolo insostituibile nell’educazione del bambino. La famiglia ha più possibilità rispetto alla scuola di stimolare i processi educativi migliorando e seguendo in modo continuo e sistematico il lavoro formativo. L’educazione è una realtà continua che parte dall’età infantile, si raggiunge con la configurazione di abitudini spirituali, culturali, igenico-sanitarie e lavorative. Le abitudini positive sono la base per lo sviluppo educativo della personalità del giovane. La personalità formata senza dimensione educativa non è una personalità completa. Il soggetto con difetti dell’udito si integra più facile nell’ambiente se naiutato perchè potrà acquisire la percezione per comprendere sé stesso anche se non è perfetto nell’uso del linguaggio.

Il lavoro educativo-formativo si svolge nelle scuole regolari e speciali. Quale tipo di educazione è più accetabile, dipende piuttosto dal grado di difetto dell’udito e dalle capacità intellettive del bambino.

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PEDAGOGIA SPECIALE (disturbi del comportamento ) Il concetto di pedagogia speciale considera ogni disciplina pedagogica che ha obiettivi e compiti speciali. In senso stretto, la pedagogia speciale è la parte scientifica della difettologia che considera lo studio di:

• sviluppo • educazione e • formazione dei soggetti con disturbi nello sviluppo

(bambini, giovani e persone adulte).

Il pedagogo speciale – è il professionista abilitato per il lavoro con i bambini, giovani e le persone adulte che sono affette da diverse forme, e intensità, di disturbi nel comportamento sociale. Durante la formazione, acquista conoscenze di difettologia, pedagogia, psicologia, medicina, criminologia, studi penali, sociologia, legislazione giuridica penale e altre discipline scientifiche. Il pedagogo speciale lavora in prevenzione, analisi, controllo sociale dei bambini e giovani con disturbi del comportamento e la socializzazione (età inferiore) e risocializzazione dei soggetti con disturbi del comportamento sociale (l’età superiore). PEDAGOGIA DEI GIOVANI – l’oggetto generale: educazione, ossia rieducazione e risocializzazione dei giovani con disturbi del comportamento sociale. Non esiste una classificazione unica dei disturbi del comportamento. Si usa la terminologia: comportamento agressivo, delinquenza, svantaggio educativo. Condizioni di vita sfavorevoli producono agitazione psichica e sociale degli allievi, specialmente quelli con disturbi dello sviluppo, creando un’atmosfera frustrante e tesa, dalla quale vogliono fuggire. STUDIO ETICO (ethos = morale) fa parte della pedagogia speciale che si occupa dello sviluppo, educazione e formazione dei bambini svantaggiati. Le cause dei disturbi del comportamento si devono ricercare nei fattori sociali da una parte e nei fattori individuali dall’altra parte. Le deficienze del

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funzionamento intellettivo pongono a rischio lo sviluppo del bambino. Alcuni sintomi sono: vagabondaggio, furto, scappare da casa, abbandono della scuola e altro. Uno sbagliato procedimento pedagogico può essere, tante volte, la causa di una deficienza educativa, specialmente dove si è in presenza di un’educazione familiare brutale. STUDIO PENALE – questo tipo di studi si basano sul fatto che il condannato è un soggetto socialmente confuso che dovrebbe, scontando la pena, tornare alla vita sociale attandosi alla societa nella qualle deve continuare a vivere, e lo scopo dell’esecuzione della pena è quelo di: riabilitare la persona condannata dopo il ritorno alla libertà e al lavoro, secondo la legge e le norme della societa. RISOCIALIZZAZIONE – il processo di re-inclusione rinnova nell’individuo i percorsi sociali, e questo sia tramite la rieducazione del proprio comportamento precedente sia mediante la riduzione delle situazioni sia ambientali sia personali, responsabili per il comportamento antisociale. I trattamenti si possono organizzare in gruppo o possono essere individualizzati. La forma di riabilitazione dipende dal tipo di disturbo comportamentale che il bambino dimostra. La formazione può essere svolta nelle scuole regolari, e in caso di reato grave, questi bambini sono confinati presso appostite strutture per minorenni dove è organizzato un lavoro educativo-formativo. Queste strutture per i minorenni possono essere di tipo chiuso o semiaperto. Dal reato commesso, dipende la tipologia di struttura in cui il soggetto sarà confinato. Nel nostro territorio non esistono questi apparati.

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3. ESERCITAZIONI PRATICHE: LABORATORI

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Laboratorio nº 1 Il laboratorio sulle emozioni Titolo: “La storia di un cuore timoroso” Scopo: i partecipanti riconoscono, comprendono e rispettono delle emozioni delle altre persone. Dimostrare le proprie emozioni, mettendole in relazione con la storia raccontata nel gioco, riferendo se stessi alla situazione emozionale dove vive il ragazzino dalla storia. Di fronte al gruppo piccolo, e poi di fronte al gruppo grande, i partecipanti esprimono le loro riflessioni e come si sono sentiti nel ruolo dato. Materiale: La copia di una storia per ogni gruppo (10 copie). Carta bianca e pennarelli. Processo: 1. azione. Introduzione (formazione di 5 gruppi composti dal 5 o 6 partecipanti, distribuzione del materiale e compiti) 5 min. 2. azione. Lavoro in gruppo (Divisione dei ruoli: 1.gruppo-ragazzino -Isidor, 2.gruppo Genitori, 3.gruppo Bambini, 4.gruppo Assitente sociale, 5.gruppo Pedagogo) lavoro di gruppo interattivo per la preparazione e per la presentazione. Il compito del gruppo, giocare seguendo i ruoli, descrivere e giustificare le sue emozioni e comportamento. 25 min. 3. azione. Presentazione (il rappresentante di ogni gruppo presenta su di un foglio di carta grande gli argomenti trattati, come e perchè si sono comportati in tal modo, le riflessioni e emozioni in tale ruolo. Giocando con i compiti, i partecipanti devono mostrare le emozioni e giustificare i loro gesti) 20 min 4. azione.Discussione: 10 min Come abbiamo collaborato? Come ci siamo sentiti? Vi è piaciuto questo modo di lavorare?

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STORIA DI CUORE TIMOROSO Isidor è nato con un lieve disturbo motorio (trascina una gamba quando camina), con la vista debole e strabica e non sente tanto bene. Ha trascosto la sua infanzia in una città piccola, e la «Storia di un cuore timoroso» è il ricordo di quel periodo.

“Uomo, uomo, io sono un uomo! Urlavo, urlavo tra me e me, io, un piccolo prigioniero dell'abbraccio terribile della comunità, non capisco chiaramente l’ampiezza difficilmente raggiungibile, piena di bellezze e paure nascoste sotto il nome uomo. Sono nato diverso, ed ero cosciente di questo. Molto presto, e in un momento difficile per me, ne sono stati coscienti anche gli aguzzini che dovevano vigilarmi, e le torture sono cominciate.” Ancora bambino, sono diventato unico nemico dell'inferno in quale ero nato. In uno sguardo o gesto ancora infantile, nei movimenti, nell'uso delle parole, forse un odore inafferrabile dell'anima - non so come, ma hanno annusato il mio sangue diverso, l’intruso, il traditore tra loro. Dovevo essere abbattuto, cancelare dalla luce dagli occhi, l’allegria dalle labbra, l’entusiasmo troppo prolungato di una creatura innocente, la curiosità e la prontezza di conoscere il mondo. Quelli che mi hanno fatto nascere, sentendosi risponsabili, ostacolavano ogni nostalgico avvicinamento. Mi costringevano a fare i lavori più pesanti, mi punivano inadeguamente, mi chiudevano, non mi davano da mangiare, mi bastonavano, mi faccevano vedere seminudo, mi sottoponevano a fatiche incredibili. La pesantezza della mia vita non permeteva ai miei cugini di occuparsi di me in continuo e, a dire la verità, non potevano passare neanche un giorno senza sfogarsi su di me, senza ricordarsi della mia diversità, la loro era una punizione impietosa. I bambini, al primo posto quelli più vicini, uniti nell’ostinatezza, inventavano cattiverie peggiori, mi picchiavano ogni volta quando mi incontravano, trovavano una soddisfazione grandissima nella costruzione di una fortezza con migliaia di torture, per quella creatura misera senza protezione. Perchè, non c'era nessuno con cui mi potessi lagnare. La cosa peggiore di tutte era quella di doversi sempre ingraziare qualcuno, darsi completamente, ubbidienza totale per po’ d’attenzione, un briciolo di compassione che non ho mai raccolto. Tutto era inutile, e l’amara disillusione provocata da rifiuti brutali, influenzava fortemente il dolore dei miei disturbi fisici, le mie ferite, circondato dai cumuli di umiliazioni quotidiani.»

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Laboratorio nº 2 Titolo: Anna Scopo: Comprendere le abilità dei bambini con sindrome di Down e di sviluppare l’empatia verso i bambini con sindrome di Down. Anna è una bambina di 9 anni e 2 mesi con sindrome di Down. Ogni mattina quando Anna si sveglia, va in bagno per fare i bisogni fisiologici, lava le mani, lava il viso e se ne va in cucina. Gli piace trovare la colazione al tavolo che mangia con appetito. Dopo la colazione si veste, ma questa attività la svolge abbastanza lentamente e l’aiutano gli altri, in modo da non ritardare al trasporto per la scuola. Prima di uscire da casa, lei dà da mangare al suo coniglio e prepara un bicchiere di latte a sua madre. Cosa ha fatto Anna prima di andare a scuola? Cosa non ha fatto Anna prima di andarsene a scuola? Cosa Anna puo imparare? Quale lavoro lei potrebbe esercitare? o Continuate con questo elenco di domande con altre domande

importanti socondo voi (3 domande in massimo)

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Laboratorio nº 3

LABORATORIO

SCORGI LA POTENZA DELL’ETICHETTAMENTO-SA SCOPO DEL LABORATORIO è quello di far intuire agli insegnanti come i bambini etichettati si sentono, e come si comportano gli altri bambini in piccoli gruppi riguardando i bambini etichetatti. I bambini sono predisposti a dare agli altri un’etichetta abbastanza facilmente, e quest’etichetta influisce sul comportamento delle altre persone, oltre che sugli allievi stessi etichettati. Durante questo laboratorio gli insegnanti, tramite l’esperienza propria, analizzeranno l’importanza dell’etichettamento. MATERIALE NECESSARIO: carta grande per costruire il pannello di gruppo, foglietini di carta, matite, pennarelli di colori e scotch.

Andamento del laboratorio

1. Azione: Introduzione. Il gioco del rilassamento e la formazione positiva dei rapporti interpersonali. Tutti i participanti formano un circolo. I palmi della mano sinistra sono voltate-aperte, e i palmi della mano destra di ogni participante viene messo sopra il palmo sinistro della persona accanto. Il conduttore del laboratorio inizia il gioco toccando piano il palmo sinistro della prima persona accanto con il suo palmo. Il movimento si fa dall’uno all’altro partecipante. La direzione del movimento si può cambiare (con il palmo sinistro si tocca il palmo destra del partecipante accanto), e anche la velocità del movimento. 2. Azione: Divisone in gruppi e distribuzione dei compiti. Si dividono i partecipanti in gruppi, formati da 5 persone. Il compito di ogni singolo gruppo è di disegnare il manifesto che descrive una “Scuola per tutti”. Prima di iniziare con la realizzazione del compito, sulla fronte di ogni partecipante sarà incollato un foglio, così che nessuno possa vedere il suo foglio di carta. Su questi foglietini scriverà una delle seguenti parole: intelligente, creativo, stupido, bello e maldestro. 3. Azione: Presentazione di gruppo. Ogni singolo gruppo presenta il suo manifesto. Dopo la presentazione, essi rispondono alle domande, chi e come ha fatto e altre domande, se ci sono.

4. Azione: Valorizzazione. I partecipanti formano il gruppo in base all’etichetta che avevano – gli stupidi presentano un gruppo, i belli unaltro, ecc. Nel gruppo si discute come si sentivano i partecipanti e come si sono comportati durante il lavoro in gruppo, e come si comportavano gli altri riguardo a loro. Dopo la discussione nel gruppo piccolo, ogni gruppo presenta le conclusioni e le riflessioni agli altri partecipanti. 5. Azione: Finalizzazione. Il gioco del rilassamento. I partecipanti ancora stanno in circolo. La palla immaginaria energetica va dall’uno all’altro partecipante. La palla energetica può cambiare la sua forma, dipendende dal desiderio di ogni partecipante.

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Laboratorio nº 4 Titolo: VEDI IL BUIO

SCOPO DEL LABORATORIO è quello di sviluppare l’empatia verso i soggetti affetti da difetti di vista.

MATERIALE NECESSARIO: frutta, posate, panna, catino, maschera.

Andamento del laboratorio

2. Azione: Introduzione Si affronta il discorso con i partecipanti sul tema “Come si sentono quando c’è il buio”? Hanno svolto attività al buio? 2. Azione: Divisione dei compiti Tre partecipanti, nello stesso momento, stanno accanto di tavolo. E’ messa loro una maschera sopra gli occhi in modo che non possano vedere la luce, il buio assoluto. Il loro compito è quello di fare la macedonia con la frutta che trovano di fronte a loro. È necessario mondarla, trinciarla, metterla in un catino e coprire con la panna. La maschera la devono tenere sugli occhi. Gli altri partecipanti osservono e si scambiano tra loro per la realizzazione del compito. 6. Azione: Descrizione dell’esperienza In questo passaggio c’è la conversazione tra i partecipanti su come si sentivano quando faccevano la macedonia.

7. Azione: Finalizzazione Il godimento comune di macedonia.

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Laboratorio nº 5 Titolo: ASCOLTA

SCOPO DEL LABORATORIO è di sviluppare l’empatia verso i soggetti con difetti dell’udito. Il miglior modo di capire come si sente una persona “in silenzio”, è di viverlo in prima persona. MATERIALE NECESSARIO: foglio di carta per il compito

Andamento del laboratorio

3. Azione: Introduzione Il gioco del rilassamento e formazione positiva dei rapporti interpersonali. I partecipanti formano un circolo seduti. 4. Azione: Divisone dei compiti I partecipanti si dividono in coppie. La prima coppia si presenta reciprocamente, e così la seconda. Il compito è quelo che un partecipante parla, e l’altro ascolta. Il partecipante che deve parlare non può usare la voce. Il tema che si dovrà spiegare ai partecipanti sarà scritta in un foglio di carta (per es.: Riferisci un evento che ti è sucesso-passato prossimo). Quando il soggetto finisce con il compito, l’ascoltatore deve riferire l’evento. 5. Azione: Il cambio dei ruoli Adesso, il partecipante che ascoltava deve raccontare la storia. Il tema viene scritto su di un foglio di carta. Questa volta il tema è riferito al futuro. La voce non si può usare. L’ascoltatore alla fine riferisce quello che ha capito. 6. Azione: Valorizzazione I partecipanti che compongono la coppia, discutono tra loro come si sentivano quando racontavano la storia, senza usare la voce. Dopo la discussione in coppia, i partecipanti condividono le loro esperienze con il resto del gruppo. 7. Azione: Finalizzazione Il gioco del rilassamento.

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Laboratorio nº 6 Titolo: IO Scopo: sviluppare l’immagine positiva di sé, la sensazione del suo proprio valore e dignità umana. Andamento del laboratorio: Il moderatore al centro del circolo mette diversi oggetti che possono avere qualche importanza per bambini. I partecipanti osservano gli oggetti e dopo, ogniuno di loro ne sceglie uno, lo osserva, sente il suo calore, la struttura, lo fa vedere agli altri e parla del suo oggetto: Perchè l’ho scelto? Cosa mi ricorda? Perchè mi piace quell’oggetto? Cosa significa per me l’oggetto scelto? QUESTO SONO IO Tutti i partecipanti disegnano la figura umana alla base della proposta (vedi l’immagine) Nella casella segnata da numeri, ogni partecipante deve scrivere qualcosa di sè. 1.Mi piace di pensare di me... 2.Guardo volontieri ... 3.Mi piace ascoltare.... 4.Sono curioso di sapere ... 5.Mi piace parlare ... 6.La mia massima è

Parlare delle mie caratteristiche con la persona seduta più vicino a me (persona a sinistra o destra), come il gruppo si mette d’accordo. COME MI VEDONO GLI ALTRI I partecipanti tra loro incollano il foglio di carta con la colla sul dorso dell’altro. Tutti i partecipanti scelgono la matita di diverso colore, muovendosi nella stanza scrivono le caratteristiche positive di ciascuno sul foglio di carta. La sequenza è finita quando il moderatore vede che ogni partecipante possiede almeno cinque caratteristiche scritte. COME MI SENTO Alla fine, ogni partecipante deve esprimere con i gesti come si è sentito. Con i gesti esprime, se esiste, diferenza nei sentimenti che ha provato dall’inizio e alla fine della giornata (usando il gesto non la parola). Ai partecipanti si può suggerire se vogliono esprimere la loro impressione. Cosa hanno visto sulla faccia degli altri? Come vi siete sentiti quando gli altri scrivevano le vostre caratteristiche dietro le vostre spalle?

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Laboratorio nº 7

Titolo: NON FACCIO PER VANTARMI Scopo: Rafforzamento di fiducia in sè stesso. Introduzione Moderatore: Ogni persona ha gli stessi bisogni. Questo vale sia per gli adulti sia per i bambini. Il bosogno è, l’elemento senza il quale non possiamo esistere. Per vivere dobbiamo mangiare, dormire, respirare, caminare, fare amicizie. Dalla nascita abbiamo il bisogno della presenza delle altre persone, carezze, tatto, amore, appartenza. Qualche volta vogliamo dire di SI’ a qualcosa, e qualche volta NO. Abbiamo bisogna di avere la fiducia in sé stessi. Ma certe volte succede che la nostra fiducia dipende dagli altri, non ci permettono di esprimerci. Tante volte in scuola ci dicono di sedere, stai zitto tu non sai niente, quando apri la bocca parli incoretto, ecc. Adesso ogni di voi avrà l’opportunità di vantarsi, quello che sa e puo di migliore (a catena). Sceglieremmo uno dei partecipanti che dirà: «disgela» e «congela» Per es., quando il moderatore dice Igor »disgela» Igor si mette in giro e inizia di vantarsi. Quando il moderatore dice «congela» Igor finisce di parlare e si continua l’uno dopo l’altro. Iniziamo di vantarsi I partecipanti parlano come si sentivano quando vantarano sè stessi. Possono esprimere i sui sentimenti sia con il gesto sia con parole.

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Laboratorio nº 8 Titolo: I MIEI SEGRETI Scopo: Ogni bambino deve capire che non deve mantenere in segreto la cosa che gli mette paura, che lo confuse o lo umilia. Materiale: pennarelli, gli altri materiali necessari sono inseriti nell’allegato. 1. Introduzione Pronuncia il tuo nome come se volessi chiedere qualcosa (subito uno dietro l’altro in cerchio)! Pronuncia il tuo nome come una risposta (subito uno dietro l’atro)! Andiamo a ripetere tutti insieme e nello stesso tempo: uno, due, tre… via!) 2. Gioco: “c’è chi fa paura, e chi è spaventato” Si formano coppie di bambini e si danno istruzioni affinché provino a spaventare il proprio compagno “facendo finta” di fargli paura, pronunciando il suo nome e con un gesto, senza contatto fisico. Il partner deve scegliere la modalità di reazione alla paura “finta”, ad esempio di congelarsi-immobilizziarsi, di tremare-sussultare, scapare via, ecc. Dopo la prova, ogni coppia dimostra la sua paura (recita). 3. SEGRETI DOLCI E AMARI (le attività principali) Abbiamo giocato un pò, e abbiamo visto come le persone reagiscono diversamente alla paura. Suggerisco che vi accomodiate sulla sedia. Va bene ... E adesso, provate a ricordare qualche vosto segreto...Non dite niente ... Scegliete uno dei vosti segreti e scegliete un colore per tale segreto ...(Allegato n. 5) Prendete la striscia con gli elementi iscritti ...Prendete anche il colore e i vostri segreti...Scegliete la forma che conviene al vostro segreto e disegnatelo ...Colorate il vostro segreto ... sotto di questo scrivete come è il vostro segreto .... mettete gli aggettivi che appartengono al vostro segreto... Scrivete quello nella stessa parete della striscia – sotto la linea... 4. PRESENTAZIONE DEI SEGRETI Uno dopo l’altro, i partecipanti mostrano la forma e il colore del segreto (possono anche dire qualcosa sul segreto, com’è: pesante, leggero, dolce, come l’hanno visto, ma senza rivelare il segreto). I partecipanti secondo la loro scelta sistemano i fogli di carta in una parte del cartello (IL SOLE O LA NUVOLA) Allegato 2 Come sono i nostri segreti (seconda la disposizione, dolci, soleggiati, scuri, leggeri, pesanti, ecc). 5. DICA UN SEGRETO Di nuovo, i partecipanti si dividono in coppie (ad esempio, a seconda della posizione dei segreti). Cosa pensate, quante persone possono avere il vostro segreto?...(Sentire qualche risposta) Ricordatevi il vostro segreto che volete affidare al vostro compagno in questo momento ... Qualcosa che potete affidare. Mormorate i vostri segreti tra voi ... c’è qualcuno che non poteva mormorare il suo segreto. Se c’è qualcuno, sarebbe buono dire il motivo per il quale non poteva condividere il segreto con gli altri ... mettere, quindi, il segreto nella parte nuvolosa del Pannello (se invece viene detto, metterlo nella parte soleggiata). Come vi sentite adesso? Vi sentivate meglio o peggio quando avete affidato il vostro segreto. 6. È SEMPRE BUONO AFFIDARE IL SEGRETO A QUALCUNO Qualcuno può introdurre un esempio di segreto DIFFICILE DA AFFIDARE (In caso i partecipanti non introducono l’esempio, lo introduca il moderatore del laboratorio).

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Cosa si puo fare con quel segreto? Quando sentiamo alcune proposte, è buono evidenziarle: È meglio affidare il segreto a qualcuno che può aiutarti (genitore, amico, professore principale, pedagogo, direttore ed altri). Perchè? (In caso i partecipanti non introducono l’esempio di abuso, lo introduce il moderatore). PER ES.: Quando mantieni il segreto di un abuso subito, significa che sei totalmente da solo. E se sei totalmente da solo, significa che nessuno puo aiutarti. Coloro che hanno commesso abuso sono protetti con il silenzio. Loro contano sulla tua paura e sul mantenimento del segreto. 7. Parte finale Il gorgoglio dei segreti Tutti i partecipanti mettono la mano sopra la bocca e mormorando ripetono (dicono) il loro segreto. Cosa vi ricorda quel mormorio di segreti? Sentiamo di nuovo il gorgoglio dei nostri segreti.

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Laboratorio nº 9 Titolo: Le somiglianze e le diversità Scopo: Ogniuno di voi deve riconoscere le somiglianze e le diversità dell’altra persona. Materiale: pennarelli, carta per disegno Far conoscenza per la strada Il mediatore chiede ai partecipanti di alsarzi, e se necessario di fare spazio per il movimento. Il compito si può dare in modo seguente. Percorrete la piazza piena di gente, ma voi non conoscete nessuno. Camminate senza un scopo preciso, più o meno veloce, scegliete il ritmo da soli (cioè muovetevi seguendo il ritmo della musica). Al mio segno (o interruzione di musica) avvicinatevi alla persona accanto e presentatevi, per es., Io sono Slavica e mi piace passeggiare. (Se i partecipanti non si conoscono sufficientemente, continuare con la passeggiata fino a che tutti si conoscono). I colori dell’arcobaleno Dopo le conoscenze si formano le coppie, si fa una breve conversazione dove i partecipanti devono individuare tre caratteristiche simili e tre caratteristiche diverse dalle loro. Le domande che fanno tra loro possono essere dirette a conoscere le abitudini, i gusti, le paure, speranze, piani, desideri, anche i fatti della vita concreta (famiglia, amici, ecc). Nel foglio di carta grande, ogni coppia disegna il suo arcobaleno delle similitudini e il suo arcobaleno di diversità. Ogni coppia di partecipanti si presenta con il disegno al gruppo. Domande per la conversazione Quale arcobaleno vi piace di più, l’arcobaleno delle similitudini o delle diversità? Ciò che è comune può essere motivo di conflitto, così come quello che ci mantiene differenti. Come ci possono mettere in comunicazione le nostre diversità. Posso chiedervi Questo è il gioco in cui le domande si scrivono sulla carta o su di un quaderno. Facciamo circolare le domande anche agli altri (i partecipanti sono disposti a catena), scriviamo le risposte. La conversazione, domande e risposte Vi hanno stupito alcune risposte? Quali risposte e perchè? Avete conosciuto meglio i vostri colleghi di laboratorio?

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4. Videodimostrazione, fotografie e lavori dei bambini, si raccoglieranno gradualmente durante la realizzazione del pacchetto formativo.

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5. Letteratura:

1. Bojanin, S. (1985). "Neuropsicologia del periodo dello sviluppo". Belgrado: Ente per i libri e mezzi scolastici.

2. Dobrivojević, V., (1997). "Sogno di un'acquapittore /nel figlio del Dio/". Belgrado: Centro culturale di studenti

3. Čolić, T. (2004). "Difettologo –sappiamo di più". Banja Luka: Opuscolo dell’Associazzione di Difettologi della RS

4. Čordić, A. e Bojanin, S. (1997). "Diagnostica difettologica generale". Belgrado: Ente per i libri e mezzi scolastici.

5. Stefanović, D. (1980). "Metodologia della diagnostica precoce e la riabilitazione dei bambini ostacolati nello sviluppo psico-fisico". Niš: Istituto per la documentazione della protezione al lavoro.

6. Suzić, N., (2005). "Pedagogia per XXI secolo". Banjaluka: TT- Centro

7. Regolamento sull’educazione e la formazione dei bambini con bisogni speciali educativi nelle scuole elementari e superiori ("Gazzetta Ufficiale della Bosnia Erzegovina", n.18/03)

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