“Federico De Roberto” a indirizzo musicale · L'analisi grammaticale si fà indicando la specie...
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Istituto Comprensivo
“Federico De Roberto” a indirizzo musicale
A.S. 2015/2016
Dispensa di grammatica predisposta dalla prof.ssa
Erminia Salmeri per alunni BES e con difficoltà di
apprendimento
Il nome parte 1/5
Classe 1a della scuola secondaria di 1° grado
Grammatica italiana
Il nome indica una cosa, oppure un animale oppure una persona.
mela
nome di cosa
cane
nome di animale
bambina
nome di persona
Il nome indica anche una idea, un sentimento, un luogo, un avvenimento.
nome tipo
ricerca nome di idea
amore nome di sentimento
Roma nome di luogo
olimpiadi nome di avvenimento
Il nome è detto anche sostantivo.
Il genere
I nomi possono essere o maschili o femminili.
Lucia = nome di persona, femminile
Marco = nome di persona, maschile
Si dice "genere" la proprietà del nome di essere o maschile o femminile.
Anche il nome delle cose ha un genere.
porta = nome di cosa, genere femminile.
tavolo = nome di cosa, genere maschile.
Di solito se il nome termina con la vocale "a" ha il genere femminile; se termina con la vocale "o" ha il genere maschile.
gatto
nome maschile
gatta
nome femminile
Questa regola non è sempre valida; per esempio:
Andrea = nome di persona maschile, anche se finisce con la vocale "a".
Luca = nome di persona maschile, anche se finisce con la vocale "a".
Radice e desinenza
nome radice desinenza
bambino bambin o
bambina bambin a
bambini bambin i
bambine bambin e
bambinello bambin ello
In molti nomi distinguiamo una prima parte del nome, che è detta radice e l'ultima parte del nome che è detta desinenza.
La radice è la prima parte del nome che resta costante; la desinenza è l'ultima parte ed è costituita da una o più lettere; la radice la riconosciamo in quanto è costante, cioè non varia, ma resta sempre la stessa; la desinenza, invece, si aggiunge alla radice e varia.
nome radice desinenza
amico amic o
amicone amic one
amica amic a
amiche amic he
amici amic i
Dal nome maschile al nome femminile
Per passare da un nome maschile ad un nome femminile, si trova dapprima la radice del nome, togliendo la desinenza e poi cambiando la desinenza.
nome maschile desinenza maschile desinenza femminile
nome femminile
bambino o a bambina
pittore tore trice pittrice
nipote e e nipote
signore e a signora
leone e essa leonessa
conte e essa contessa
Questa regola non sempre è valida in quanto esistono alcuni nomi il cui femminile è completamente diverso dal maschile.
nome maschile nome femminile
fratello sorella
marito moglie
papà mamma
uomo donna
Questi nomi vengono detti indipendenti, in quanto il femminile non dipende dal maschile.
A volte il femminile si forma aggiungendo alla radice un diminutivo.
nome maschile nome femminile
gallo gallina
eroe eroina
Infine esistono alcuni nomi che hanno un significato diverso tra maschile e femminile, anche se restano uguali.
nome maschile nome femminile
il capitale (denaro) la capitale (città)
il fine (lo scopo) la fine (il termine)
il radio (il minerale) la radio (il ricevitore)
Questi nomi vengono detti òmofoni, in quanto hanno la stessa pronuncia.
Dal nome femminile al nome maschile
Per passare da un nome femminile ad un nome maschile, si trova dapprima la radice del nome, togliendo la desinenza e poi cambiando la desinenza.
nome femminile desinenza femminile desinenza maschile
nome maschile
bambina a o bambino
pittrice trice tore pittore
nipote e e nipote
signora a e signore
leonessa essa e leone
contessa essa e conte
Questa regola non sempre è valida in quanto esistono alcuni nomi il cui maschile è completamente diverso dal femminile.
nome femminile nome maschile
sorella fratello
moglie marito
mamma papà
donna uomo
Questi nomi vengono detti indipendenti, in quanto il femminile non dipende dal maschile.
Grammatica italiana
Il nome indica anche la quantità di una cosa, di un animale di una persona.
una mela due mele tre mele
Un nome si dice singolare quando indica una sola cosa, una sola persona, un solo animale.
mela = nome singolare
cane = nome singolare;
bambina = nome singolare.
Un nome si dice plurale quando indica più quantità della stessa cosa, più quantità della stessa persona, più quantità dello stesso animale.
mele = nome plurale
cani = nome plurale;
bambine = nome plurale.
Si dice numero la proprietà di indicare nel nome le quantità delle
cose, delle persone, degli animali.
Il numero della parola mela è singolare; il numero della parola mele è plurale.
Analisi grammaticale
nome genere numero
cane maschile singolare
cani maschile plurale
ragazza femminile singolare
ragazze femminile plurale
albero maschile singolare
alberi maschile plurale
L'analisi grammaticale si fà indicando sia il genere sia il numero contenuto nel nome.
cane = nome di animale, maschile, singolare.
bambina = nome di persona, femminile, singolare.
ragazze = nome di persona, femminile, plurale.
Dal nome singolare al nome plurale
Per passare da un nome singolare ad un nome plurale, si trova dapprima la radice del nome, togliendo la desinenza e poi cambiando la desinenza.
nome singolare desinenza singolare desinenza plurale
nome plurale
bambino o i bambini
ragazza a e ragazze
nipote e i nipoti
signore e i signori
leone e i leoni
conte e i conti
Di solito se il nome termina con la vocale "a" ha il genere femminile singolare e al plurale si trasforma la vocale "a" nella vocale "e". Di solito se il nome termina con la vocale "o" ha il genere maschile singolare e al plurale si trasforma la vocale "o"nella vocale "i". Questa regola non sempre è valida, per cui è utile la seguente tabella.
nome singolare desinenza singolare
desinenza plurale
nome plurale
il pianeta (maschile)
a i i pianeti
la casa (femminile)
a e le case
luogo go ghi luoghi
giuoco co chi giuochi
camicia cia cie camicie
geologia gia gie geologie
gerarchia chia chie gerarchie
perspicacia cia (preceduta da vocale)
cie perspicacie
mancia cia (preceduta da consonante)
ce mance
ciliegia gia (preceduta da vocale)
gie ciliegie
loggia gia (preceduta da consonante)
ge logge
fascia scia sce fasce
tavolo o i tavoli
figlio io (i non accentata)
i figli
zio io (i accentata) ii zii
parco (accento sulla penultima sillaba)
co chi parchi
albergo (accento sulla penultima sillaba)
go ghi alberghi
parroco (accento sulla terzultima sillaba)
co ci parroci
teologo (accento sulla terzultima sillaba)
go gi teologi
dialogo ( nome di cosa)
go ghi dialoghi
psicologo (nome di persona)
go gi psicologi
presidente e i presidenti
serie ie ie serie
specie ie ie specie
Nomi invariabili
Alcuni nomi restano invariati quando si passa dal singolare al plurale.
singolare plurale
il re i re
il bar i bar
la città le città
la biro le biro
Questi nomi si dicono invariabili, in quanto non variano, cioè hanno la stessa forma sia per il singolare sia per il plurale.
Anche i nomi stranieri restano invariati, cioè non si aggiunge la "s" al plurale.
Nomi difettivi
Alcuni nomi hanno solo il singolare e non hanno il plurale.
fame = ha solo il singolare
sete = ha solo il singolare
cacao = ha solo il singolare
Alcuni nomi hanno solo il plurale e non hanno il singolare.
forbici = ha solo il plurale
pinze = ha solo il plurale
tenaglie = ha solo il plurale
nozze = ha solo il plurale
I nomi che mancano o del singolare o del plurale si dicono difettivi, cioè difettano di un numero, o del singolare o del plurale.
Nomi sovrabbondanti
Alcuni nomi hanno un solo singolare ma diverse forme per il plurale.
singolare plurale plurale
il braccio i bracci (lati) le braccia (quelle del corpo)
il filo i fili (elettrici) le fila (della mozzarella calda)
il gesto i gesti (movimenti) le gesta (imprese)
il muro i muri (di casa) le mura (della città)
I nomi che hanno più forme per il plurale si dicono sovrabbondanti al plurale cioè hanno una forma in più per il plurale.
Alcuni nomi hanno diverse forme per il singolare.
singolare singolare
il legno (per infissi) la legna (per bruciare)
il frutto (di ogni pianta) la frutta (il frutto che si mangia)
I nomi che hanno più forme per il singolare si
dicono sovrabbondanti al singolare cioè hanno una forma in più per il singolare.
Nome concreto e nome astratto
Un nome si dice concreto quando indica una cosa realmente esistente in natura, visibile con gli occhi o con uno dei cinque sensi.
I sensi sono cinque:
1- La vista, per vedere con gli occhi.
2 - L'udito, per sentire con le orecchie.
3 - L'olfatto, per odorare con il naso.
4 - Il tatto, per toccare con le mani.
5 - Il gusto, per gustare i cibi con la lingua.
nome concreto astratto
libro si tocca, si vede
scrittura
è una idea, non si tocca e non si vede
rumore si sente
musica è una idea che si riferisce al suono
carne si mangia, si tocca, si vede
cibo è una idea che si riferisce ai cibi
rosa si vede e si sente il profumo
odore
è una idea riferita al profumo o alla puzza
tavolo lo tocco con le mani
tatto una idea riferita al fatto di toccare
Roma la vedo e la tocco con i piedi
amore
è una soddisfazione che altri non vedono
U.E.
Unione Europea, non la vedo e non la tocco
P.V.C. Poli Vinil Cloruro, un materiale in vendita, lo vedo e lo tocco
Un nome che non è concreto si dice astratto, in quanto non lo possiamo né vedere né toccare; il nome astratto si riferisce ai nostri sentimenti, alle nostre invenzioni.
La proprietà che distingue i nomi tra concreti e astratti si dice specie del nome.
Analisi grammaticale
nome specie genere numero
cane concreto maschile singolare
rumore concreto maschile singolare
ragazza concreto femminile singolare
dolore astratto femminile singolare
albero concreto maschile singolare
dio astratto maschile singolare
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome e il numero del nome.
cane = nome di animale, concreto, maschile, singolare.
bambina = nome di persona, concreto, femminile, singolare.
ragazze = nome di persona, concreto, femminile, plurale.
Nome proprio e nome comune
Un nome si dice proprio quando si scrive con la prima lettera in
maiuscolo ed indica una precisa cosa, una precisa persona, un preciso animale, distinguendolo da tutti gli altri.
Antonio = nome proprio di persona
Bari = nome proprio di luogo
Lillo = nome proprio di animale
Un nome si dice comune quando si scrive con la prima lettera in minuscolo ed indica una generica cosa, una generica persona, un generico animale, senza distinguerlo da tutti gli altri.
bambino = nome comune di persona
città = nome comune di luogo
gatto = nome proprio di animale
tavolo = nome comune di cosa
La proprietà che distingue i nomi tra concreti e astratti si dice specie del nome.
Analisi grammaticale
nome specie genere numero
cane comune, concreto maschile singolare
rumore comune, concreto maschile singolare
Alessandra proprio, concreto femminile singolare
Napoli proprio, concreto femminile singolare
albero comune, concreto maschile singolare
Lillo proprio, concreto maschile singolare
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome e il numero del nome.
cane = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare.
bambina = nome comune di persona, concreto, femminile, singolare.
Federico = nome proprio di persona, concreto, maschile, singolare.
Roma = nome proprio di luogo, concreto, femminile, singolare.
Nome individuale e nome collettivo
Un nome si dice individuale quando indica una sola cosa, una sola persona, un solo animale. Un nome si dice collettivoquando indica un
insieme di più cose, più animali, più persone.
gregge = nome collettivo di animale
pecora = nome individuale di animale
folla = nome collettivo di persona
ragazzo = nome individuale di persona
pineta = nome collettivo di cosa
pino = nome individuale di cosa
La proprietà che distingue i nomi tra individuali e collettivi si dice specie del nome.
Analisi grammaticale
nome specie genere numero
cane comune, concreto, individuale maschile singolare
gregge comune, concreto, collettivo maschile singolare
Alessandra proprio, concreto, individuale femminile singolare
squadra comune, concreto, collettivo femminile singolare
albero comune, concreto, individuale maschile singolare
foresta comune, concreto, collettivo femminile singolare
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome e il numero del nome. Se il nome è individuale si omette di scriverlo.
cane = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare.
mandria = nome comune di animale, concreto, femminile, singolare, collettivo.
fogliame = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, collettivo.
Nome primitivo e nome derivato
Un nome si dice primitivo quando non deriva da un altro nome. Un
nome si dice derivato quando deriva da un altro nome.
nome forma
acqua primitivo
acquedotto derivato da acqua
acquitrino derivato da acqua
acquaio derivato da acqua
libro primitivo
libreria derivato da libro
libraio derivato da libro
Il nome derivato si forma partendo dalla radice di un nome e aggiungendo alla radice un insieme di vocali e consonanti detto desinenza o suffisso.
nome primitivo radice desinenza o suffisso
nome derivato
acqua acqu edotto acquedotto
libro libr aio libraio
libro libr eria libreria
birra birr eria birreria
oste ost eria osteria
salume salum iere salumiere
La proprietà che distingue i nomi tra primitivi e derivati si dice forma del nome.
Analisi grammaticale
nome specie genere numero forma
cane comune, concreto
maschile singolare primitivo
libraio comune, concreto
maschile singolare derivato da libro
acquedotto comune, concreto
maschile singolare derivato da acqua
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome, il numero del nome e la forma del nome.
cane = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare, primitivo.
salumiera = nome comune di persona, concreto, femminile, singolare, derivato da salume.
osteria = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, derivato da oste.
birra = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, primitivo.
Nome composto
Un nome si dice composto quando è costituito da due nomi diversi uniti insieme.
nome semplice nome semplice nome composto
capo stazione capostazione
capo luogo capoluogo
passa porto passaporto
arco baleno arcobaleno
La proprietà che distingue i nomi tra semplici e composti si dice forma del nome.
Analisi grammaticale
nome specie genere numero forma
cane comune, concreto
maschile singolare primitivo
capostazione comune, concreto
maschile singolare
composto da capo e stazione
pescespada comune, concreto
maschile singolare
composto da
pesce e spada
belladonna comune, concreto
femminile singolare composto da bella e donna
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome, il numero del nome e la forma del nome.
capoclasse = nome comune di persona, concreto, maschile, singolare, composto da capo e classe.
terremoto = nome comune di idea, astratto, maschile, singolare, composto da terre e moto.
autoveicolo = nome comune di cosa, concreto, maschile, singolare, composto da auto e veicolo.
Nome alterato
Un nome si dice alterato quando deriva da una radice con l'aggiunta di un suffisso che ne modifica le dimensioni o il significato.
nome primitivo radice suffisso nome alterato
casa cas etta casetta (casa piccola)
figlio figli olo figliolo (figlio piccolo)
ragazzo ragazz accio ragazzaccio (ragazzo cattivo)
Un suffisso è un insieme di vocali e di consonanti che si mette dopo la radice del nome e ne modifica il significato. Un suffisso si dice diminutivo quando diminuisce le dimensioni nel nome. I suffissi diminutivi sono:
suffisso diminutivo
nome primitivo radice nome alterato
ino, ina, ini, ine pane pan panino
icino, icina, icini, icine
cuore cuor cuoricino
etto, etta, etti, ette
zaino zain zainetto
ello, ella, elli, elle
carrozza carrozz carrozzella
icello, icella, icelli, icelle
panno pann pannicello
Un suffisso si dice accrescitivo quando aumenta le dimensioni nel
nome. I suffissi accrescitivi sono:
suffisso accrescitivo
nome primitivo radice nome alterato
one, ona, oni, one
casa
scarpa
cas
scarp
casona
scarpona
accione, acciona, accioni, accione
uomo
bimbo
om
bimb
omaccione
bimbaccione
Un suffisso si dice vezzeggiativo quando rende più grazioso il nome. I suffissi vezzeggiativi sono:
suffisso vezzeggiativo
nome primitivo radice nome alterato
uccio, uccia, ucci, ucce
casa
scarpa
cas
scarp
casuccia
scarpuccia
olo, ola, oli, ole figlio figli figliolo
otto, otta, otti, otte
orso
animale
ors
animal
orsacchiotto
animalotto
Un suffisso si dice dispregiativo o peggiorativo quando disprezza il nome e ne peggiora il significato. I suffissi dispregiativi sono:
suffisso dispregiativo
nome primitivo radice nome alterato
accio, accia, acci, acce
casa
scarpa
cas
scarp
casaccia
scarpaccia
astro, astra, astri, astre
giovine giovin giovinastro
ucolo, ucola, ucoli, ucole
poeta poet poetucolo
iciattolo, iciattola, iciattoli, iciattole
uomo om omiciattolo
La proprietà che distingue i nomi alterati si dice forma del nome. I nomi alterati possono essere: diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi, dispregiativi.
Analisi grammaticale
nome specie genere numero forma
gattuccio comune, concreto
maschile singolare alterato, vezzeggiativo
panino comune, concreto
maschile singolare alterato, diminutivo
pannolone comune, concreto
maschile singolare alterato, accrescitivo
ragazzaccia comune, concreto
femminile singolare alterato, dispregiativo
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome, il numero del nome e la forma del nome.
panino = nome comune di cosa, concreto, maschile, singolare, alterato, diminutivo.
camicetta = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, alterato, diminutivo.
boccuccia = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, alterato, vezzeggiativo.
L'articolo
L'articolo è una parola che si unisce sempre ad un nome e va messo sempre prima del nome; l'articolo serve a chiarire il genere del nome, il numero del nome, le quantità del nome.
il filo = indica un filo elettrico o di cotone
la fila = indica un insieme di persone messe una dietro l'altra
le fila = indica i filamenti della mozzarella calda
Distinguiamo due specie di articoli: articolo determinativo e articolo indeterminativo.
Gli articoli determinativi sono:
articolo
determinativo genere numero esempi
il maschile singolare il cane, il tavolo
lo maschile singolare lo zaino, lo stantuffo
la femminile singolare la penna, la caramella
i maschile plurale i tavoli, i libri
gli maschile plurale gli zaini, gli scoiattoli
le femminile plurale le penne, le gomme
L'articolo si dice determinativo quando indica una precisa cosa, un preciso animale, una precisa persona di cui si è parlato in precedenza. L'articolo si dice indeterminativo quando indica una generica cosa, una generica persona, un generico animale di cui non si è ancora parlato. Gli articoli indeterminativi sono:
articolo in determinativo
genere numero esempi
un maschile singolare un cane,un tavolo
uno maschile singolare uno zaino, uno stantuffo
una femminile singolare una penna, una caramella
L'articolo indeterminativo ha solo il singolare in quanto indica un generico oggetto.
La proprietà che distingue gli articoli tra determinativi e indeterminativi si dice specie.
Tutti gli articoli concordano con il nome che precedono, cioè hanno lo stesso genere o lo stesso numero del nome che segue. Per scegliere l'articolo adatto occorre seguire le seguenti regole.
1) per il genere femminile basta scegliere il genere dell'articolo e il numero dell'articolo in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, senza stare a distinguere su come inizia il nome.
nome femminile articolo determinativo articolo indeterminativo
rosa la rosa una rosa
rose le rose
caramella la caramella una caramella
caramelle le caramelle
zappa la zappa una zappa
zappe le zappe
2) per il genere maschile oltre a scegliere il genere dell'articolo e il
numero dell'articolo in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, occorre anche distinguere su come inizia il nome. E' utile la seguente tabella:
nome maschile lettera iniziale del nome
articolo
determinativo singolare
articolo
determinativo plurale
pesce
tutte le consonanti, eccetto la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn.
il
il pesce
i
i pesci
salame il salame i salami
amico tutte le vocali, la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn.
lo
l'amico
gli
gli amici
zaino lo zaino gli zaini
scolaro lo scolaro gli scolari
psicologo lo psicologo gli psicologi
gnomo lo gnomo gli gnomi
pneumatico lo pneumatico gli pneumatici
xilofono lo xilofono gli xilofoni
Per l'articolo indeterminativo è utile la seguente tabella:
nome maschile lettera iniziale del nome
articolo indeterminativo
pesce tutte le vocali e tutte le consonanti, eccetto la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn.
un
un pesce
salame un salame
amico un amico
zaino
la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn.
uno
uno zaino
scolaro uno scolaro
psicologo uno psicologo
gnomo uno gnomo
pneumatico uno pneumatico
xilofono uno xilofono
Apostrofo
Quando un articolo singolare termina con una vocale e il nome successivo inizia con vocale, si procede ad eliminare la vocale finale dell'articolo ( elisione ) e a mettere un apostrofo ( ' ) tra articolo e nome.
articolo singolare nome con vocale elisione + apostrofo
una amica un'amica
lo amico l'amico
la elica l'elica
Per l'articolo plurale non si fa questo procedimento di elisione + apostrofo.
Analisi grammaticale
articolo specie genere numero
il determinativo maschile singolare
la determinativo femminile singolare
un indeterminativo maschile singolare
una indeterminativo femminile singolare
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie dell'articolo, il genere e il numero.
lo = articolo determinativo, maschile, singolare.
le = articolo determinativo, femminile, plurale.
uno = articolo indeterminativo, maschile, singolare.
L'aggettivo
Aggettivo qualificativo e determinativo
L'aggettivo indica una proprietà posseduta da un sostantivo, cioè da una cosa, da un animale, da una persona.
nome aggettivo
la rosa bella
la rosa profumata
la rosa rossa
la rosa delicata
Distinguiamo due specie di aggettivi: aggettivo qualificativo e
aggettivo determinativo.
Un aggettivo si dice qualificativo quando indica una qualità del
nome a cui si riferisce.
Il cane è bianco.
bianco = aggettivo qualificativo, in quanto indica una caratteristica del cane.
Le bionde trecce e gli occhi azzurri...
bionde = aggettivo qualificativo
azzurri = aggettivo qualificativo.
Un aggettivo si dice determinativo quando indica esattamente il
nome a cui si riferisce, senza specificare le sue qualità.
Questo cane è bianco.
questo = aggettivo determinativo, in quanto indica esattamente quale cane è bianco.
Ho mangiato tre biscotti.
tre = aggettivo determinativo, in quanto indica esattamente quanti biscotti ho mangiato.
Gli aggettivi determinativi possono essere di diversi tipi.
specie elementi esempio
dimostrativo questo, codesto, quello
Questo cane è bianco.
Prendo quell'aereo.
possessivo mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro ...
Il mio cane è bianco.
Ho mangiato la tua caramella.
indefinito alcuno, certo, nessuno, qualche ...
Alcuni bambini giocano a pallone.
Certi ragazzi sono senza ideali.
numerale uno, due, tre, primo, secondo, terzo ...
Mi siedo in prima fila.
Mangio una caramella.
interrogativo quale? quanti? ...
Quale libro stai
leggendo?
Quanti anni hai?
esclamativo quanto! quale! che! ...
Che vestito bello!
Quanti regali ho ricevuto!
La proprietà che distingue gli aggettivi tra qualificativi e determinativi si dice specie.
Il genere dell'aggettivo
L'aggettivo può essere o maschile o femminile.
bella = aggettivo qualificativo, femminile
terzo = aggettivo determinativo, numerale, maschile
Si dice "genere" la proprietà dell'aggettivo di essere o maschile o
femminile. Il genere dell'aggettivo va scelto in modo che sia lo
stesso del nome a cui si riferisce, cioè deve concordare come genere.
Il gatto è bello.
Questo libro non finisce mai!
La proprietà che distingue gli aggettivi tra maschili e femminili si dice forma.
Il numero dell'aggettivo
Si dice numero la proprietà di indicare nell'aggettivo le quantità delle cose, delle persone, degli animali a cui l'aggettivo si riferisce. Il numero è singolare se si riferisce ad un nome singolare; il numero è plurale se si riferisce ad un nome plurale.
Il numero dell'aggettivo va scelto in modo che sia lo stesso del nome a cui si riferisce, cioè deve concordare come numero.
La proprietà che distingue gli aggettivi tra singolari e plurali si dice forma.
Dal maschile al femminile, dal singolare al plurale.
Gli aggettivi che hanno diverse forme per il maschile e il femminile, per il singolare e il plurale si dicono variabili, in quanto variano la desinenza.
Un aggettivo si dice di prima classe quando ha le quattro forme diverse: maschile, femminile, singolare, plurale; le desinenze della prima classe sono:
maschile singolare
femminile singolare
maschile plurale femminile plurale
o
bello
stupendo
a
bella
stupenda
i
belli
stupendi
e
belle
stupende
Per alcuni aggettivi è utile la seguente tabella:
singolare maschile singolare femminile
plurale maschile plurale femminile
(accento sulla penultima sillaba)
co
bianco
ca
bianca
chi
bianchi
che
bianche
(accento sulla penultima
amico amica amici amiche
sillaba) eccezioni nemico
greco
nemica
greca
nemici
greci
nemiche
greche
(accento sulla terzultima sillaba)
co
magico
ca
magica
ci
magici
che
magiche
go
largo
ga
larga
ghi
larghi
ghe
larghe
logo
tuttologo
loga
tuttologa
logi
tuttologi
loghe
tuttologhe
fago
antropofago
faga
antropofaga
fagi
antropofagi
faghe
antropofaghe
(i non accentata)
io
proprio
ia
propria
i
propri
ie
proprie
(i accentata)
io
pio
ia
pia
ii
pii
ie
pie
(desinenza preceduta da vocale)
cio
sudicio
cia
sudicia
ci
sudici
cie
sudicie
(desinenza preceduta da consonante)
cio
guercio
cia
guercia
ci
guerci
ce
guerce
(desinenza preceduta da vocale)
gio
ligio
gia
ligia
gi
ligi
ge
ligie
(desinenza preceduta da consonante)
gio
saggio
gia
saggia
gi
saggi
ge
sagge
Un aggettivo si dice di seconda classe quando ha una sola forma per
maschile e femminile, e un'altra forma per il singolare e il plurale; le desinenze della seconda classe sono:
maschile singolare e
femminile singolare
maschile plurale e
femminile plurale
e
gentile
felice
i
gentili
felici
Appartengono alla seconda classe anche gli aggettivi in -ista
maschile singolare
femminile singolare
maschile plurale femminile plurale
ista
egoista
altruista
fascista
ista
egoista
altruista
fascista
isti
egoisti
altruisti
fascisti
iste
egoiste
altruiste
fasciste
gli aggettivi in -ista hanno una unica forma -ista per il singolare; mentre per il plurale hanno due forme: -isti e -iste.
Un aggettivo si dice invariabile quando ha una sola forma per maschile, femminile, singolare e plurale. Sono invariabili i seguenti aggettivi:
pari, dispari, impari, blu, rosa, viola, verde ecc.
Due è un numero pari.
La camicia è verde.
Analisi grammaticale
aggettivo specie genere numero
bello qualificativo maschile singolare
grande qualificativo maschile o femminile
singolare
questo determinativo,
dimostrativo femminile singolare
dolce qualificativo maschile o femminile
singolare
pari qualificativo maschile o femminile
singolare o plurale
tre determinativo, numerale
maschile o femminile
singolare o plurale
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la classe, il genere e il numero dell'aggettivo.
bello = aggettivo qualificativo, di prima classe, maschile, singolare.
buone = aggettivo qualificativo, di prima classe, femminile, plurale.
tre = aggettivo determinativo numerale, invariabile come genere, plurale.
Gradi dell'aggettivo qualificativo
Distinguiamo tre gradi dell'aggettivo qualificativo: grado positivo, grado comparativo, gradosuperlativo.
Il grado è positivo quando un aggettivo viene usato senza l'aggiunta di avverbi e senza modificare con suffissi l'ultima parte
dell'aggettivo.
Il cane è bello.
bello = aggettivo qualificativo di grado positivo, in quanto non vi sono avverbi aggiuntivi e non ho modificato la parte terminale
dell'aggettivo.
Grado comparativo
Il grado è comparativo quando un aggettivo viene usato con
l'aggiunta di avverbi e facendo dei confronti tra due cose o due persone o due animali.
Il gatto è più veloce della lumaca.
più veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca.
Gli avverbi usati per il grado comparativo sono: più, meno, tanto, quanto, ecc.
Il grado comparativo si divide a sua volta in tre forme: comparativo di maggioranza, comparativo di minoranza, comparativo di eguaglianza.
Il comparativo si dice di maggioranza quando il primo termine (
nome ) di paragone è superiore al secondo termine di paragone.
Il gatto è più veloce della lumaca.
più veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di maggioranza, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca e dico che il primo termine ( il gatto ) è più veloce del secondo termine ( la lumaca ).
Casi particolari
Alcuni aggettivi: buono, cattivo, grande, piccolo, alto e basso hanno due forme di comparativo di maggioranza.
grado positivo comparativi di maggioranza
buono migliore = più buono
cattivo peggiore = più cattivo
grande maggiore = più grande
piccolo minore = più piccolo
alto superiore = più alto
basso inferiore = più basso
Il comparativo si dice di minoranza quando il primo termine (nome)
di paragone è inferiore al secondo termine di paragone.
La lumaca è meno veloce del gatto.
meno veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di minoranza, in quanto confronto la velocità della lumaca con quella del gatto e dico che il primo termine ( la lumaca ) è meno veloce
del secondo termine ( il gatto ).
Il comparativo si dice di uguaglianza quando il primo termine ( nome ) di paragone è uguale al secondo termine di paragone.
La tua macchina è tanto veloce quanto la mia.
tanto veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza, in quanto confronto la velocità di due automobili e dico che il primo termine ( la tua macchina ) ha la stessa velocità del secondo termine ( la mia macchina ).
Per il primo termine di paragone si usano gli avverbi: tanto, così, non meno; per il secondo termine di paragone si usano gli
avverbi: quanto, come, che.
La tua colazione è tanto dolce quanto naturale.
tanto dolce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza.
Il tuo libro è così bello come il mio.
così bello = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza.
La tua bici è non meno bella della mia.
non meno bella = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza.
Grado superlativo
Il grado è superlativo quando un aggettivo viene usato con l'aggiunta di avverbi o di suffissi e dichiarando che supera tutti anche nel confronto tra tutte le cose o tutte le persone o tutti gli animali.
Il cane è velocissimo.
velocissimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo, in quanto la velocità è al massimo.
L'aereo è il più veloce mezzo di trasporto.
il più veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo, in quanto la velocità è al massimo.
Il grado superlativo si divide a sua volta in due forme: superlativo assoluto e superlativo relativo.
Il superlativo si dice assoluto quando la qualità è al massimo livello e non vi sono termini di paragone.
Il cane è velocissimo.
velocissimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto, in quanto la velocità è al massimo e manca il termine di paragone.
Si dice suffisso un insieme di vocali e consonanti che si aggiunte dopo la radice di un nome o di un aggettivo. Per il superlativo assoluto si usano i suffissi:
maschile singolare
femminile singolare
maschile plurale femminile plurale
issimo
velocissimo
issima
velocissima
issimi
velocissimi
issime
velocissime
Per il superlativo assoluto si usa il suffisso -errimo per alcuni aggettivi ( acre, aspro, celebre, ecc. )
L'aceto è acerrimo.
acerrimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
Modugno è celeberrimo.
celeberrimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
Per il superlativo assoluto oltre al suffisso -issimo ed -errimo esistono altri modi per ottenerlo; ricordiamo in particolare:
1) - aggiungendo prima dell'aggettivo un avverbio del tipo: assai, molto, infinitamente, parecchio, oltremodo, di gran lunga, ecc.
Tu sei molto complicata.
molto complicata = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
L'aereo è assai veloce.
assai veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
2) - ripetendo per due volte di seguito lo stesso aggettivo.
La lumaca è lenta lenta.
lenta lenta = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
Si dice prefisso un insieme di vocali e consonanti che si aggiunte
prima della radice di un nome o di un aggettivo; per il superlativo assoluto i prefissi sono:arci, str, extra, sopra, sovra ecc.
3) aggiungendo un prefisso adatto si ha un aggettivo di grado superlativo assoluto.
Il cane Lillo è arcinoto.
arcinoto = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
4) - aggiungendo l'aggettivo tutto si ha un aggettivo di grado superlativo assoluto.
La sabbia è tutta bagnata.
tutta bagnata = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto.
Casi particolari
Alcuni aggettivi: buono, cattivo, grande, piccolo, alto e basso hanno due forme di superlativo assoluto
grado positivo superlativo assoluto
buono ottimo = buonissimo
cattivo pessimo = cattivissimo
grande massimo = grandissimo
piccolo minimo = piccolissimo
alto supremo = altissimo
basso infimo = bassissimo
Il superlativo si dice relativo quando la qualità è al massimo livello in
confronto a tutti gli altri termini di paragone.
L'aereo è il più veloce mezzo di trasporto.
il più veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al massimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto.
La bicicletta è il meno veloce mezzo di trasporto.
il meno veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al minimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto.
Il superlativo relativo si forma aggiungendo oltre agli avverbi: più e meno un articolo ( il, lo, la, le )
Si dice "forma" la proprietà dell'aggettivo di essere di grado positivo o comparativo o superlativo.
Analisi grammaticale
aggettivo specie forma genere numero
bellissimo qualificativo superlativo assoluto
maschile singolare
il più lento qualificativo superlativo relativo
maschile singolare
assai bella qualificativo superlativo
assoluto femminile singolare
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la classe, la forma, il genere e il numero dell'aggettivo.
bellissimo = aggettivo qualificativo, di prima classe, superlativo assoluto, maschile, singolare.
le più lente = aggettivo qualificativo, di prima classe, superlativo relativo, femminile, plurale.
molto assidua = aggettivo qualificativo, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare.
Aggettivo determinativo
Un aggettivo si dice determinativo quando indica esattamente il nome a cui si riferisce, senza specificare le sue qualità. Gli aggettivi determinativi sono di varie specie: dimostrativi, possessivi,
indefiniti, numerali, interrogativi, esclamativi.
Aggettivo dimostrativo
L'aggettivo dimostrativo ( questo, codesto, quello ) fa parte degli aggettivi determinativi; nell'usarlo occorre fare la distinzione rispetto alla persona che parla e la persona che ascolta.
Si usa il dimostrativo "questo" quando il sostantivo di cui si parla si trova vicino alla persona che parla o scrive.
Questo libro costa troppo.
questo = vuol dire che il libro si trova nelle mani o vicino a chi parla o scrive
Si usa il dimostrativo "codesto" quando il sostantivo di cui si parla si trova vicino alla persona che ascolta.
Codesto libro, che hai sulla tua scrivania, costa troppo.
codesto = vuol dire che il libro si trova nelle mani o vicino a chi ascolta e lontano da chi parla o scrive.
E' preferibile utilizzare questo o quello invece di codesto.
Si usa il dimostrativo "quello" quando il sostantivo di cui si parla si trova lontano dalla persona che parla o scrive.
Quello zaino, che si trova nella cartoleria, costa poco.
quello = vuol dire che lo zaino si trova lontano da chi parla o scrive.
Altri aggettivi dimostrativi sono stesso e medesimo.
Indossiamo lo stesso vestito.
Abbiamo le medesime idee politiche.
Aggettivo possessivo
L'aggettivo possessivo ( mio, tuo, suo ) fa parte degli aggettivi determinativi; esso indica il possesso di una cosa o un animale.
Il mio zaino è grande.
mio = aggettivo determinativo, possessivo, maschile singolare
Può essere utile la seguente tabella:
persona che possiede
singolare plurale
maschile femminile maschile femminile
1a singolare (io) mio mia miei mie
2a singolare (tu) tuo tua tuoi tue
3a singolare (egli, ella)
suo sua suoi sue
1a plurale (noi) nostro nostra nostri nostre
2a plurale (voi) vostro vostra vostri vostre
3a plurale (essi, esse)
loro loro loro loro
L'aggettivo possessivo concorda in genere e numero con il nome al quale si riferisce e non con la persona che possiede la cosa o l'animale.
Il mio zaino è grande.
Le mie caramelle sono dolci.
Eccetto l'aggettivo loro, tutti gli altri aggettivi possessivi sono di prima classe, cioè variano in genere e numero; invece loro è
invariabile come genere e come numero.
Altri aggettivi possessivi sono proprio e altrui.
Alessandra pensa sempre ai propri interessi.
Federico si interessa dei fatti altrui.
Il possessivo proprio è di prima classe, cioè varia in genere e numero; invece altrui è invariabile come genere e come numero.
Aggettivo indefinito
L'aggettivo indefinito ( alcuno, certo, nessuno, qualche ) fa parte degli aggettivi determinativi.
Alcuni bambini giocano a pallone.
alcuni = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, maschile, plurale.
Sono stato in vacanza per qualche giorno.
qualche = aggettivo determinativo, indefinito, maschile, singolare.
Lo si chiama indefinito in quanto indica in modo generico la quantità senza indicarla in modo preciso; oppure indica in modo generico la qualità senza indicarla in modo preciso.
Sono aggettivi indefiniti di quantità: alcuno, ciascuno, diverso, nessuno, molto, poco, parecchio, qualche, tanto, troppo, tutto, vario, ecc.
Ho mangiato molta carne.
molta = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, femminile, singolare.
Tutti gli studenti sono giovani.
tutti = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, maschile, plurale.
Sono aggettivi indefiniti di qualità: qualsiasi, certo, tale, altro, ecc.
Lucia mangia qualsiasi cibo.
qualsiasi = aggettivo determinativo, indefinito, maschile, singolare.
A casa mangio certi cibi al ristorante ne mangio altri.
certi = aggettivo determinativo, indefinito, maschile, plurale.
Gli aggettivi indefiniti: molto, poco, tanto hanno anche il superlativo assoluto.
positivo superlativo assoluto
molto moltissimo
poco pochissimo
tanto tantissimo
Bevo moltissima acqua.
moltissima = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare.
Mangio pochissima carne.
pochissima = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare.
Aggettivo numerale
L'aggettivo numerale ( uno, due, tre, primo, secondo, ecc ) fa parte degli aggettivi determinativi; esso indica la quantità esatta di cose o di animali o di persone.
Mangio tre caramelle.
tre = aggettivo determinativo, numerale, femminile, plurale.
La squadra di calcio si trova al terzo posto.
terzo = aggettivo determinativo, numerale, maschile, singolare.
Distinguiamo quattro specie di aggettivi numerali: numerali cardinali,
numerali ordinali, numerali moltiplicativi e numeralifrazionari.
L'aggettivo numerale cardinale ( uno, due, tre, ecc ) indica le quantità esatte.
Mangio tre caramelle.
tre = aggettivo determinativo, numerale, cardinale, femminile,
plurale.
Il numerale cardinale può essere scritto o in cifre ( 3, 5, 1000 ) oppure in lettere (tre, cinque, mille).
Il numerale cardinale è invariabile come genere ma è plurale di numero eccetto il numero uno che è singolare ma ha sia il maschile che il femminile.
Mangio un solo gelato.
un = aggettivo determinativo, numerale, cardinale, maschile, singolare.
Bevo una sola bibita.
una = aggettivo determinativo, numerale, cardinale, femminile, singolare.
L'aggettivo numerale ordinale ( primo, secondo, terzo, ecc ) indica l'ordine del posto occupato in una classifica.
La squadra di calcio si trova al primo posto.
primo = aggettivo determinativo, numerale, ordinale, maschile, singolare.
L'aggettivo ordinale è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ).
L'aggettivo moltiplicativo ( doppio, triplo, quadruplo, ecc ) indica il numero di volte da moltiplicare una certa quantità.
Il numero dei miei libri è doppio rispetto al tuo.
doppio = aggettivo determinativo, numerale, moltiplicativo, maschile, singolare.
L'aggettivo moltiplicativo è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ).
L'aggettivo frazionario ( un terzo, due quarti, tre quinti, ecc ) indica il denominatore ( la parte di sotto ) di una frazione matematica.
Ho comprato un quinto di prosciutto.
quinto = aggettivo determinativo, numerale, frazionario, maschile, singolare.
L'aggettivo frazionario è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ).
Aggettivo interrogativo
L'aggettivo interrogativo ( quale, quanto, che ) si usa nelle domande (periodi che terminano con un punto interrogativo "?").
Quale libro stai leggendo?
quale = aggettivo interrogativo, di seconda classe, maschile, singolare
Che lavoro stai facendo?
che = aggettivo interrogativo, maschile, singolare.
Aggettivo esclamativo
L'aggettivo esclamativo ( quale, quanto, che ) si usa nelle esclamazioni (periodi che terminano con un punto esclamativo "!" ).
Quanti soldi ho nel mio portafoglio!
quanti = aggettivo esclamativo, di prima classe, maschile, plurale.
Che bello questo disegno!
che = aggettivo interrogativo, maschile, singolare.
Analisi grammaticale
aggettivo specie classe genere numero
mio determinativo, possessivo
prima classe maschile singolare
questa determinativo, dimostrativo
prima classe femminile singolare
alcune determinativo, indefinito
prima classe femminile plurale
quattro
determinativo, numerale cardinale
invariabile plurale
quinto
determinativo, numerale ordinale
prima classe maschile singolare
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la classe, il genere e il
numero dell'aggettivo.
quattro = aggettivo determinativo, invariabile come genere, plurale.
queste = aggettivo determinativo, dimostrativo, prima classe, femminile, plurale.
Il pronome
Il pronome indica una cosa, oppure un animale oppure una persona di cui si è già parlato o scritto prima; serve per evitare di ripetere lo stesso nome molte volte, cioè si usa al posto di un nome.
Luigi mangia una mela; egli gradisce le mele rosse.
egli = pronome al posto di Luigi.
Pronome personale
Il pronome si dice personale quando sostituisce una persona o un animale o una cosa.
Luigi mangia una mela; egli gradisce le mele rosse.
egli = pronome personale, usato al posto di Luigi.
Un pronome personale può essere usato come soggetto o come complemento; i pronomi personali usati come soggetto sono:
pronome personale
persona genere numero esempio
io prima maschile e femminile
singolare Io mangio una mela.
tu seconda maschile e femminile
singolare Tu mangi una mela.
egli (al posto di una persona)
terza maschile singolare Egli legge un libro.
esso (al posto di un animale o cosa)
terza maschile singolare
Il tavolo è di legno;esso costa molto.
ella (al posto
di una persona)
terza femminile singolare Ella sorride
sempre.
essa (al posto di un animale o cosa)
terza femminile singolare
La mela è rossa; essa è saporita.
noi prima maschile e plurale Noi lavoriamo
femminile molto.
voi seconda maschile e femminile
plurale Voi siete sempre a spasso.
essi terza maschile plurale Essi partono per Milano.
esse terza femminile plurale Esse vanno a scuola.
Il complemento è una parola o un insieme di parole che si aggiungono in una frase, per meglio indicare il significato della frase stessa.
Alcuni pronomi personali ( forma forte con accento ) usati come complemento sono:
pronome personale
persona genere numero esempio
me prima maschile e femminile
singolare Luigi lo ha detto a me.
te seconda maschile e femminile
singolare Oggi telefono a te.
sé terza maschile e femminile
singolare plurale
Luisa parla con séstessa.
lui terza maschile singolare
Mi sono rivolto verso dilui.
lei terza femminile singolare Parlo con lei.
noi prima maschile e femminile
plurale Alessandra sta con noi.
voi seconda maschile e femminile
plurale Io resto con voi.
loro terza maschile e femminile
plurale Io parlo con loro.
Altri pronomi personali, detti particelle pronominali ( forma debole senza accento, dette atone ), usati come complementosono:
pronome personale
persona genere numero esempio
mi prima maschile e femminile
singolare Luigi mi ha telefonato
me prima maschile e femminile
singolare Luigi me lo ha comunicato.
ti seconda maschile e singolare Oggi ti telefono.
femminile
te seconda maschile e femminile
singolare Oggi te lo dico.
lo terza maschile singolare Stasera lo vado a trovare.
gli terza maschile singolare Domani gli porto un regalo.
la terza femminile singolare Oggi la trovo.
le terza femminile singolare e plurale
Oggi le dico una cosa dolce.
ne terza maschile e femminile
singolare e plurale
Ne prendo una.
si terza maschile e femminile
singolare e plurale
Luisa si diverte un mondo.
se terza maschile e femminile
singolare e plurale
Luisa se lo mette.
ci prima maschile e femminile
plurale Noi ci laviamo i vestiti.
ce prima maschile e femminile
plurale Noi ce lo mangiamo.
vi seconda maschile e
femminile plurale
Voi vi state esercitando sui
libri.
ve seconda maschile e femminile
plurale Io ve lo dico.
li terza maschile plurale Luisa li prende al volo.
glielo terza maschile singolare Glielo ho detto.
gliela terza femminile singolare Gliela ha data.
glieli terza maschile singolare + plurale
Glieli ho consegnati.
gliele terza femminile singolare + plurale
Gliele ho date.
gliene terza maschile e femminile
singolare + plurale
Gliene ho dette tante.
Queste particelle pronominali complemento senza accento ( atone ) si possono mettere unite alla fine di un verbo usato nei modi: infinito, gerundio, imperativo oppure nelle esclamazioni.
Verrà a trovarti.
Mostrandogli affetto.
Portagli una rosa.
Eccolo!
Pronome riflessivo
Il pronome personale è detto riflessivo quando l'azione compiuta dal soggetto è rivolta sul soggetto stesso.
Luigi si lava il viso.
si = pronome personale riflessivo.
Sono pronomi personali riflessivi i seguenti:
pronome personale
persona genere numero esempio
mi prima maschile e femminile
singolare Luigi si lava il viso.
ti seconda maschile e femminile
singolare Tu ti lavi il viso.
si terza maschile e femminile
singolare e plurale
Egli si lava il viso.
ci prima maschile e femminile
plurale Noi ci laviamo il viso.
vi seconda maschile e femminile
plurale Voi vi lavate il viso.
Analisi grammaticale
pronome specie persona genere numero
io pronome personale
prima maschile o femminile
singolare
ella pronome personale
terza femminile singolare
si particella pronominale
terza maschile o femminile
singolare o plurale
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la persona, il genere e il numero del pronome.
noi = pronome personale, prima persona, maschile o femminile, plurale.
essi = pronome personale, terza persona, maschile, plurale.
Pronome possessivo
Il pronome si dice possessivo quando sostituisce una persona o un animale o una cosa e ne indica chi la possiede.
Vi sono due sedie; questa è la mia.
mia = pronome possessivo in quanto indica che la sedia è posseduta da me.
I pronomi possessivi sono:
persona che
possiede
singolare plurale
maschile femminile maschile femminile
1a singolare (io) mio mia miei mie
2a singolare (tu) tuo tua tuoi tue
3a singolare (egli,
ella) suo sua suoi sue
1a plurale (noi) nostro nostra nostri nostre
2a plurale (voi) vostro vostra vostri vostre
3a plurale (essi, esse)
loro loro loro loro
Il pronome possessivo concorda in genere e numero con il nome
che sostituisce e non con la persona che possiede la cosa o l'animale.
Tra i vari mouse della vetrina ho scelto il mio.
Le scarpe sono tutte belle comprese le mie
Eccetto il pronome loro, tutti gli altri pronomi possessivi sono di
prima classe, cioè variano in genere e numero; invece loro è invariabile come genere e come numero.
Altri pronomi possessivi sono proprio e altrui.
Io penso ai miei interessi e Alessandra ai propri.
Io penso ai fatti miei e Federico a quelli altrui.
Il possessivo proprio è di prima classe, cioè varia in genere e numero; invece altrui è invariabile come genere e come numero.
Pronome dimostrativo
Il pronome si dice dimostrativo ( questo, codesto, quello ) quando sostituisce una persona o un animale o una cosa e ne indica la
posizione nello spazio rispetto a chi parla e a chi ascolta.
Nell'usarlo occorre fare la distinzione rispetto alla persona che parla e la persona che ascolta.
Si usa il dimostrativo "questo" quando il sostantivo che sostituisce si trova vicino alla persona che parla o scrive.
Tra due libri interessanti scelgo questo.
questo = vuol dire che il libro si trova nelle mani o vicino a chi parla o scrive
Si usa il dimostrativo "codesto" quando il sostantivo che sostituisce
si trova vicino alla persona che ascolta.
Tra le merendine che hai nel tuo zaino prendi codesta alla marmellata.
codesta = vuol dire che la merendina si trova nelle mani o vicino a chi ascolta e lontano da chi parla o scrive.
E' preferibile utilizzare questo o quello invece di codesto.
Si usa il dimostrativo "quello" quando il sostantivo che sostituisce si trova lontano dalla persona che parla o scrive.
Molti monitor sono in bianco e nero ma quello è a colori.
quello = vuol dire che il monitor ( schermo del computer ) si trova lontano da chi parla o scrive.
Altri pronomi dimostrativi sono stesso e medesimo.
Tra i vestiti del mio guardaroba ho scelto lo stesso di ieri.
Le idee politiche di mio padre e mia madre sono le medesime.
Pronome indefinito
Il pronome indefinito indica in modo generico la quantità del nome che sostituisce senza indicarla in modo preciso; oppure indica in modo
generico la qualità del nome che sostituisce senza indicarla in modo preciso.
I bambini stanno in palestra: alcuni giocano a pallone.
alcuni = pronome, indefinito, di prima classe, maschile, plurale.
Sono pronomi indefiniti di quantità: alcuno, ciascuno, diverso, nessuno, molto, poco, parecchio, qualche, tanto, troppo, tutto, certo, diverso, vario, tale, altro, niente, nulla, alcunché, qualcuno, qualcosa, ognuno, uno, chiunque, ecc.
Ho comprato la carne e ne ho mangiato molta.
molta = pronome, indefinito, di prima classe, femminile, singolare.
Degli studenti universitari non tutti sono giovani ma certi sono anziani.
tutti = pronome indefinito, di prima classe, maschile, plurale.
certi = pronome indefinito, di prima classe, maschile, plurale.
I pronomi indefiniti: molto, poco, tanto hanno anche il superlativo assoluto.
positivo superlativo assoluto
molto moltissimo
poco pochissimo
tanto tantissimo
Dell'acqua bevuta ogni giorno moltissima è minerale.
moltissima = pronome indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare.
Ho comprato tanta carne e ne ho mangiato pochissima.
pochissima = pronome, indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare.
Pronome relativo
Il pronome si dice relativo ( che, il quale, cui, dove, donde, ecc. ) quando sostituisce un sostantivo e si trova subito dopo di esso senza segni di punteggiatura.
Ti ho dato un libro che è stupendo.
che = pronome relativo, usato al posto di libro.
Il pronome relativo "che" viene usato solo come soggetto o complemento oggetto e senza preposizioni; sostituisce sia nomi maschili che femminili, sia nomi singolari che plurali.
Ti ho dato un libro che è stupendo.
che = pronome relativo, usato come soggetto al singolare.
Il libro che ti ho dato è stupendo.
che = pronome relativo, usato come complemento oggetto al
singolare maschile.
Ti ho dato un libro che è stupendo.
che = pronome relativo, usato come soggetto al singolare maschile.
La tastiera che usi è nera.
che = pronome relativo, usato come complemento oggetto al singolare femminile.
Le tastiere che si vendono sono ergonomiche.
che = pronome relativo, usato come soggetto al plurale femminile.
Il pronome relativo "quale" viene usato sia come soggetto, sia come complemento oggetto e sia per qualunque complemento; viene di solito preceduto da un articolo o da una preposizione articolata; il singolare è quale, sia per il maschile che per il femminile; il plurale è quali, sia per il maschile che il femminile.
Ti ho dato un libro il quale è stupendo.
quale = pronome relativo, usato come soggetto al singolare maschile.
Ti ho dato un libro nel quale si parla di sport.
quale = pronome relativo, usato come complemento di stato in luogo, usato al singolare maschile.
Le tastiere con le quali lavoro sono ergonomiche.
quali = pronome relativo, usato come complemento di mezzo, al plurale femminile.
Il pronome relativo "cui" viene usato solo come complemento indiretto, preceduto di solito da un articolo o da una preposizione; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale.
Ti ho dato un libro in cui si parla di sport.
cui = pronome relativo, usato come complemento di stato in luogo, usato al singolare maschile.
Google è un motore di ricerca i cui difetti sono noti.
cui = pronome relativo, usato come complemento di specificazione, al singolare maschile.
Le tastiere con cui lavoro sono ergonomiche.
cui = pronome relativo, usato come complemento di mezzo, al plurale femminile.
Il pronome relativo "chi" viene usato sia come soggetto, sia come complemento oggetto e sia per qualunque complemento;è riferito solo a nomi di persona; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale.
Chi scrive è un noto autore.
chi = pronome relativo, usato come soggetto, al singolare maschile.
Dimmi con chi vai!
chi = pronome relativo, usato come complemento di compagnia,con significato sia maschile che femminile, sia singolare che plurale.
Il pronome relativo "dove" viene usato come complemento di stato in luogo; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale.
La casa dove abito è spaziosa.
dove = pronome relativo, usato come completo di stato in luogo, al singolare femminile.
Il pronome relativo "donde" viene usato come complemento di moto da luogo; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale.
Le montagne donde ha origine sono altissime.
donde = pronome relativo, usato come complemento di moto da luogo, al plurale femminile.
Dimmi con chi vai!
chi = pronome relativo, usato come completo di compagnia,con significato sia maschile che femminile, sia singolare che plurale.
Pronome interrogativo
Il pronome interrogativo ( quale, quanto, che, chi, ecc. ) è quello che sostituisce un sostantivo nelle domande ( periodi che terminano con un punto interrogativo "?" ).
Di questi libri quale stai leggendo?
quale = pronome interrogativo, di seconda classe, maschile, singolare
Che stai facendo?
che = pronome interrogativo, femminile, singolare.
Pronome esclamativo
Il pronome esclamativo ( quale, quanto, che, ecc. ) è quello che sostituisce un sostantivo nelle esclamazioni (periodi che terminano con un punto esclamativo "!" ).
Quanti ne ho di euro nel mio portafoglio!
quanti = pronome esclamativo, di prima classe, maschile, plurale.
Guarda questo disegno: che bello!
che = pronome interrogativo, maschile, singolare.
Pronome numerale
Il pronome numerale ( uno, due, tre, primo, secondo, ecc ) è quello che sostituisce un sostantivo che indica la quantità esatta di cose o di animali o di persone.
Di queste caramelle ne mangio tre.
tre = pronome numerale, femminile, plurale.
La squadra per la quale io tifo si trova al terzo posto mentre quella
per la quale fu fai il tifo al secondo.
secondo = pronome numerale, maschile, singolare.
Distinguiamo quattro specie di pronomi numerali: numerali cardinali, numerali ordinali, numerali moltiplicativi e numeralifrazionari.
Il pronome numerale cardinale ( uno, due, tre, ecc ) indica le quantità esatte.
Di queste caramelle ne mangio tre.
tre = pronome numerale cardinale, femminile, plurale.
Il numerale cardinale può essere scritto o in cifre ( 3, 5, 1000 )
oppure in lettere (tre, cinque, mille).
Il numerale cardinale è invariabile come genere ma è plurale di numero eccetto il numero uno che è singolare ma ha sia il maschile che il femminile.
Di gelati ne mangio uno solo.
uno = pronome numerale, cardinale, maschile, singolare.
Di aranciate ne bevo una sola.
una = pronome numerale, cardinale, femminile, singolare.
Il pronome numerale ordinale ( primo, secondo, terzo, ecc ) indica l'ordine del posto occupato in una classifica.
Riguardo ai posti la prima squadra di calcio si trova al primo.
primo = pronome numerale, ordinale, maschile, singolare.
Il pronome ordinale è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ).
Il pronome moltiplicativo ( doppio, triplo, quadruplo, ecc ) indica il numero di volte da moltiplicare una certa quantità.
Di libri ne ho il doppio.
doppio = pronome numerale, moltiplicativo, maschile, singolare.
L'aggettivo moltiplicativo è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ).
Il pronome frazionario ( un terzo, due quarti, tre quinti, ecc ) indica il denominatore ( la parte di sotto ) di una frazione matematica.
Di prosciutto ho comprato un quinto.
quinto = pronome numerale, frazionario, maschile, singolare.
Il pronome frazionario è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ).
Analisi grammaticale
pronome specie genere numero
alcuni pronome indefinito
maschile plurale
che pronome relativo maschile o femminile
singolare o plurale
questi pronome dimostrativo
maschile singolare o plurale
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, il genere e il numero del pronome.
chi = pronome relativo, maschile, singolare.
diversi = pronome indefinito, maschile, plurale.
Il verbo
Il verbo indica una azione compiuta da una persona oppure da un animale.
Luigi legge un libro.
legge = verbo che indica che Luigi ha in mano un libro e lo sta leggendo.
Il verbo indica anche una caratteristica di una cosa.
La rosa è rossa.
è = verbo che indica che la rosa ha un colore e che questo colore è il rosso.
Il verbo indica anche dei sentimenti e dei modi di essere di una
persona.
Alessandra è felice per la promozione.
è = verbo che indica che Alessandra ha delle sensazioni ed in particolare è felice.
Radice e desinenza
verbo radice desinenza
leggo legg o
mangio mangi o
ridono rid ono
sentiamo sent iamo
cammina cammin a
La prima parte del verbo è detta radice e l'ultima parte del verbo è detta desinenza.
La radice resta costante; la desinenza, invece, si aggiunge alla
radice e varia.
Si dice struttura del verbo il fatto di distinguere tra radice e desinenza.
Nella desinenza del verbo sono comprese molte idee.
Si dice persona colui che compie una azione.
Luigi legge un libro.
La persona che legge è Luigi.
La rosa è rossa.
La persona di cui si parla è la rosa; qui persona non vuol dire uomo o donna, ma vuol dire soggetto che compie una azione o di cui si indica una caratteristica. Soggetto è la persona che compie l'azione indicata dal verbo.
Le persone del verbo sono sei.
persona pronome esempio spiegazione
prima singolare io Io mangio una caramella.
è una sola persona che compie l'azione e la persona che compie l'azione coincide con quella che parla o scrive
seconda singolare
tu Tu mangi una caramella.
è una sola persona che compie l'azione e la persona che compie l'azione è quella con cui si sta parlando o a cui si sta scrivendo
terza singolare egli, ella, esso, essa
Egli mangia una caramella.
è una sola persona che compie l'azione e la persona che compie l'azione è diversa da quella che parla e scrive ed è diversa da quella con cui si sta parlando o a cui si sta scrivendo
prima plurale noi Noi mangiamo vi sono più
una caramella. persone che compiono l'azione e la persona che parla o scrive è compresa tra queste
seconda plurale voi Voi mangiate una caramella.
vi sono più persone che compiono l'azione; la persona che parla o scrive non è compresa tra queste ma sono comprese le persone a cui si sta parlando o si sta scrivendo
terza plurale essi, esse Essi mangiano una caramella.
vi sono più persone che compiono l'azione; queste persone non fanno parte né di chi parla o scrive né di quelle a cui si sta parlando o si sta scrivendo
La desinenza del verbo cambia in base alla persona del verbo, per cui
la desinenza ci indica anche la persona che sta parlando o scrivendo.
Luigi legge un libro.
La desinenza "e" è di terza persona singolare; vuol dire che la persona che legge non coincide con quella che parla o scrive; vuol dire che la persona a cui si sta parlando o scrivendo è diversa da Luigi.
Un verbo si dice impersonale quando non si conosce la persona che compie l'azione.
Oggi nevica.
nevica = verbo impersonale, cioè non sappiamo la persona che produce la neve.
Il tempo del verbo
Nella desinenza del verbo è compreso anche il periodo o il tempo in cui l'azione viene compiuta.
Luigi mangia una mela.
La desinenza "a" è di terza persona singolare, non solo; ma ci indica anche che ora Luigi ha una mela e la sta mangiando.
Luigi mangiò una mela.
La desinenza "ò" ci indica anche che Luigi non sta mangiando ora ma ha mangiato una mela parecchio tempo fa.
Il verbo varia quindi in base al tempo; tempo vuol dire il periodo in cui l'azione indicata dal verbo viene compiuta dal soggetto di cui si parla.
Distinguiamo tre tempi del verbo: presente, passato, futuro.
Il tempo si dice presente quando l'azione viene compiuta nello stesso tempo di chi parla o scrive.
Luigi mangia una mela.
mangia = tempo presente, in quanto colui che ha scritto la frase sta vedendo Luigi mangiare nello stesso tempo.
Il tempo si dice passato quando l'azione viene compiuta in un tempo precedente rispetto a quello di chi parla o scrive.
Luigi mangiò una mela.
mangiò = tempo passato, in quanto colui che ha scritto la frase ha visto Luigi mangiare molto tempo prima ed ora Luigi non sta mangiando.
Il tempo si dice futuro quando l'azione verrà compiuta in un tempo successivo rispetto a quello di chi parla o scrive.
Luigi mangerà una mela.
mangerà = tempo futuro, in quanto colui che ha scritto la frase prevede che fra qualche tempo Luigi mangerà una mela.
Si dice struttura del verbo il fatto di distinguere tra i vari tempi del verbo.
Il modo del verbo
Nella desinenza del verbo è compreso anche il modo del verbo cioè il fatto che l'azione avviene o avverrà in modo sicuro, oppure è probabile che avvenga ma forse non avverrà.
I modi del verbo sono i seguenti:
modo esempio proprietà
indicativo Io mangio una mela.
E' il modo della certezza, vuol dire che è sicuro che sto mangiando.
congiuntivo Suppongo che Luigi mangi una mela.
E' il modo della incertezza, della possibilità, della probabilità. Forse Luigi
mangerà la mela o forse non la mangerà.
condizionale
Se Luigi avesse i soldi mangerebbe un bel gelato.
E' il modo della condizione, cioè una azione avviene solo se prima ne è avvenuta un'altra, cioè a condizione che quest'altra sia avvenuta. Solo nel caso Luigi avesse il denaro sufficiente per comprarsi il gelato, solo allora Luigi
mangerà il gelato; se non ha i soldi non mangerà il gelato.
imperativo Mangia questa mela, Luigi!
Indica un comando, un obbligo da eseguire.
infinito presente mangiare
Indica solo l'azione del mangiare, cioè il significato del verbo; l'azione non viene compiuta.
infinito passato Dopo aver mangiato io vado a passeggio.
Indica l'azione del mangiare; l'azione
avviene prima di un'altra.
participio presente Luigi è mangiante una mela.
E' usato come un aggettivo unito ad un nome e indica una azione che viene compiuta mentre si parla.
participio passato Luigi ha mangiato una mela.
E' usato come un aggettivo unito ad un nome e indica una azione che è stata già compiuta mentre si parla.
gerundio presente Mangiando una mela Luigi è guarito.
Indica una causa o un mezzo grazie al quale si verifica un'altra azione. per mezzo del mangiare la mela Luigi guarisce dalla malattia. L'azione del participio è
contemporanea con il secondo verbo.
gerundio passato Avendo mangiato una mela Luigi è guarito.
Indica una causa o un mezzo grazie al quale si verifica un'altra azione. per mezzo del mangiare la mela Luigi guarisce dalla malattia. L'azione del participio è precedente al secondo verbo.
Si dice struttura del verbo il fatto di distinguere tra i vari modi del verbo.
Il modo indicativo
E' il modo della certezza, della realtà; l'azione indicata dal verbo è certo che viene compiuta o è stata compiuta.
Io mangio una mela.
mangio = voce del verbo mangiare, modo indicativo, tempo presente, prima persona singolare
I tempi del modo indicativo sono i seguenti:
tempo esempio proprietà
presente Io mangio una mela.
L'azione si compie mentre si parla o si scrive di questa azione.
imperfetto Io mangiavo una mela.
L'azione è avvenuta in un tempo precedente rispetto a chi parla o scrive; inoltre l'azione non era istantanea ma durava un certo tempo.
passato prossimo Io ho mangiato una mela.
L'azione è avvenuta in un tempo precedente rispetto a chi parla o scrive; inoltre l'azione è terminata da poco tempo.
passato remoto Io mangiai una mela.
L'azione è avvenuta in un tempo precedente rispetto a chi parla o scrive; inoltre l'azione è terminata da parecchio tempo.
trapassato prossimo
Io avevo mangiato una
mela prima che tu arrivassi.
Vi sono due azioni forse avvenute entrambe nel passato rispetto a chi parla o
chi scrive; inoltre quella indicata dal trapassato prossimo è precedente rispetto all'altra.
trapassato remoto
Tu arrivasti dopo che io ebbi mangiatouna mela.
Vi sono due azioni avvenute entrambe nel passato rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal trapassato remoto è precedente rispetto all'altra indicata con il passato remoto.
futuro semplice Io mangerò una mela. L'azione è avverrà in
un tempo successivo rispetto a chi parla o scrive.
futuro anteriore
Io avrò mangiato una mela prima che tu verrai.
Vi sono due azioni che avverranno entrambe nel futuro rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal futuro anteriore è precedente rispetto all'altra indicata con futuro semplice.
Il modo congiuntivo
E' il modo della incertezza, della possibilità, della probabilità;
l'azione indicata dal verbo non è certo che verrà compiuta o è stata compiuta.
Suppongo che Luigi mangi una mela.
mangi = voce del verbo mangiare, modo congiuntivo, tempo presente, terza persona singolare
I tempi del modo congiuntivo sono i seguenti:
tempo esempio proprietà
presente E' vostro desiderio che io mangi una mela.
Vi sono due azioni nel presente rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal congiuntivo presente è una azione eventuale, che può darsi non avvenga.
imperfetto Se io mangiassi una mela sarei sazio.
Vi sono due azioni nel presente rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal congiuntivo imperfetto è una azione eventuale e deve avvenire prima della seconda.
passato Tu supponi che Vi sono due azioni;
io abbia mangiato una mela.
inoltre quella indicata dal congiuntivo passato è una azione eventuale ma è comunque avvenuta prima della seconda ed è avvenuta in un tempo precedente
rispetto a chi parla o chi scrive.
trapassato
Se io avessi mangiato una mela sarei guarito.
Vi sono due azioni avvenute in un tempo precedente rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal congiuntivo trapassato è una azione eventuale ma sarebbe avvenuta prima della seconda.
Il modo condizionale
E' il modo della condizione, cioè una azione avviene solo se prima ne è avvenuta un'altra, cioè a condizione che quest'altra sia avvenuta. l'azione indicata dal modo condizionale non è certo che verrà compiuta o è stata compiuta.
Se io avessi fame io mangerei una mela.
mangerei = voce del verbo mangiare, modo condizionale, tempo presente, prima persona singolare
I tempi del modo condizionale sono i seguenti:
tempo esempio proprietà
presente Se io avessi fame io mangerei una mela.
Vi sono due azioni eventuali nel presente rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal condizionale presente avviene a condizione che si verifichi l'azione indicata dal congiuntivo.
passato
Se io avessi avuto fame io avrei mangiato una mela.
Vi sono due azioni eventuali nel passato rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal condizionale passato sarebbe avvenuta a condizione che si fosse
verificata l'azione indicata dal congiuntivo.
La coniugazione del verbo
Se mettiamo insieme tutti i modi di un verbo, tutti i tempi di un verbo, tutte le persone di un verbo otteniamo la coniugazione del verbo; quindi la coniugazione è l'insieme di tutte le forme del verbo.
Per coniugare un verbo occorre dapprima ricavare la radice e poi
mettere le desinenze giuste per ogni persona, per ogni modo e per ogni tempo. Poiché le desinenze non sono uguali per tutti i verbi possiamo classificare i verbi in tre coniugazioni diverse in base all'infinito presente del verbo.
coniugazione infinito presente desinenza
prima mangiare are
seconda temere ere
terza sentire ire
Alla prima coniugazione appartengono i verbi che hanno la
desinenza dell'infinito presente inare.
mangiare = prima coniugazione
parlare = prima coniugazione
cantare = prima coniugazione
Alla seconda coniugazione appartengono i verbi che hanno la
desinenza dell'infinito presente in ere.
temere = seconda coniugazione
vedere = seconda coniugazione
godere = seconda coniugazione
Alla terza coniugazione appartengono i verbi che hanno la desinenza dell'infinito presente inire.
sentire = terza coniugazione
udire = terza coniugazione
dormire = terza coniugazione
Ciascuna coniugazione ha le stesse desinenze per tutti i verbi che appartengono ad essa.
Se un verbo rispetta questa regola, cioè mantiene la stessa radice per tutti i modi e tutti i tempi e rispetta le desinenze caratteristiche di ogni persona, ogni modo ed ogni tempo, il verbo si dice regolare, cioè rispetta le regole.
I verbi irregolari sono quelli che non rispettano la precedente regola
ed hanno quindi o desinenze diverse o radice diversa.
Per conoscere la coniugazione dei verbi è utile il nostro:
I verbi con l'infinito presente essere ed avere non appartengono a nessuna delle tre coniugazioni, ma hanno una coniugazione propria detta coniugazione dei verbi ausiliari.
Questi due verbi vengono detti ausiliari in quanto vengono usati nella coniugazione di tutti gli altri verbi per i tempi del passato.
Verbo transitivo e verbo intransitivo
Per comprendere la differenza tra verbo transitivo e verbo intransitivo occorre conoscere la differenza tra soggetto e oggetto.
Luigi mangia una mela.
Soggetto è colui che compie l'azione descritta dal verbo.
Luigi = soggetto, perché Luigi mangia, cioè compie l'azione descritta dal verbo mangiare.
Predicato verbale è il verbo che descrive l'azione compiuta dal soggetto.
mangia = verbo, cioè predicato del verbo o predicato verbale.
Complemento oggetto è il nome su cui viene eseguita l'azione indicata dal verbo e compiuta dal soggetto.
una mela = complemento oggetto, in quanto Luigi compie una azione direttamente sulla mela, cioè la prende e la mangia; la mela è l'oggetto del mangiare.
Un verbo si dice transitivo quando può avere un complemento oggetto, cioè l'azione indicata dal verbo viene direttamente esercitata sull'oggetto.
Un verbo si dice intransitivo quando non può avere un complemento oggetto.
mangiare = transitivo o intransitivo?
Mi costruisco una frase in cui compare il verbo mangiare e provo a
mettere un complemento oggetto.
Mangiare una mela.
Ha significato? Si, posso mangiare una mela; quindi mangiare è transitivo.
Andare una mela.
Ha significato? No, non posso andare una mela; quindi andare è verbo intransitivo.
La proprietà che distingue verbi transitivi e verbi intransitivi si dice genere del verbo.
Verbo attivo e verbo passivo
Un verbo si dice attivo quando l'azione viene compiuta dal soggetto.
Luigi mangia una mela.
mangia = verbo attivo, in quanto vi è una azione di Luigi che prende la mela e se la mangia.
Un verbo si dice passivo quando l'azione non viene compiuta dal soggetto ma viene subita dal soggetto.
La mela è mangiata da Luigi.
è mangiata = verbo passivo, in quanto il soggetto è la mela, che subisce in forma passiva l'azione dell'essere mangiata.
La proprietà che distingue verbi attivi e verbi passivi si dice forma del verbo.
Solo i verbi transitivi, cioè quelli che possono avere un complemento oggetto, posso avere la forma passiva; infatti per passare dalla forma attiva alla forma passiva prendo l'oggetto e lo trasformo in soggetto. Un verbo intransitivo, poiché non ha il complemento oggetto non può avere la forma passiva. Il verbo ausiliare da usare nella forma passiva è solo il verboessere.
Verbo riflessivo
Un verbo si dice riflessivo quando l'azione viene compiuta dal soggetto su se stesso e non su di un oggetto.
Io lavo me = Io mi lavo
mi lavo = verbo riflessivo, in quanto l'azione del lavare viene compiuta dal soggetto su se stesso.
Io lavo il cane.
lavo = verbo attivo e non riflessivo, in quanto l'azione viene compiuta dal soggetto sul cane e non su se stesso.
La proprietà che distingue verbi attivi, verbi passivi e verbi riflessivi si dice forma del verbo.
Verbo impersonale
Un verbo si dice impersonale quando non si conosce il soggetto che compie l'azione indicata dal verbo.
Oggi piove.
piove = verbo impersonale, in quanto manca il soggetto che compie l'azione.
Si dice che Luigi sia un mangione.
si dice = verbo impersonale, in quanto non conosciamo la persona che lo dice, quindi manca il soggetto.
Tempo semplice e tempo composto
Nella coniugazione del verbo un tempo si dice semplice quando non è presente né l'ausiliareessere né l'ausiliare avere; un tempo si dice composto quando è presente o l'ausiliare essere o l'ausiliare avere.
Luigi mangia una mela.
mangia = tempo semplice in quanto manca l'ausiliare essere e avere.
Luigi ha mangiato una mela.
ha mangiato = tempo composto in quanto compare l'ausiliare
avere.
Per il modo indicativo i tempi semplici sono:
tempo semplice esempio
presente Io mangio, tu mangi, ecc.
imperfetto io mangiavo, tu mangiavi, egli mangiava, ecc
futuro semplice io mangerò, tu mangerai, egli mangerà, ecc.
passato remoto io mangiai, tu mangiasti, egli
mangiò, ecc.
Per il modo indicativo i tempi composti sono:
tempo composto esempio
passato prossimo Io ho mangiato, tu hai mangiato, egli ha mangiato, ecc.
trapassato prossimo
io avevo mangiato, tu avevi mangiato, egli aveva mangiato, ecc
futuro anteriore io avrò mangiato, tu avrai mangiato, egli avrà mangiato, ecc.
trapassato remoto
io ebbi mangiato, tu avesti mangiato, egli ebbe mangiato, ecc.
Per il modo congiuntivo i tempi semplici sono:
tempo semplice esempio
presente Io mangi, tu mangi, egli mangi, ecc.
imperfetto io mangiassi, tu mangiassi, egli mangiasse, ecc
Per il modo congiuntivo i tempi composti sono:
tempo composto esempio
passato
Io abbia mangiato, tu abbia mangiato, egli abbia mangiato, ecc.
trapassato
io avessi mangiato, tu avessi mangiato, egli avesse mangiato, ecc
Per il modo condizionale il tempo semplice è:
tempo semplice esempio
presente Io mangerei, tu mangeresti, egli
mangerebbe, ecc.
Per il modo condizionale il tempo composto è:
tempo composto esempio
passato Io avrei mangiato, tu avresti
mangiato, egli avrebbe mangiato, ecc.
Per il modo infinito il tempo semplice è:
tempo semplice esempio
presente mangiare
Per il modo infinito il tempo composto è:
tempo composto esempio
passato aver mangiato
Per il modo participio vi sono due tempi semplici e manca il tempo
composto:
tempo semplice esempio
presente mangiante
passato mangiato
Per il modo gerundio il tempo semplice è:
tempo semplice esempio
presente mangiando
Per il modo gerundio il tempo composto è:
tempo composto esempio
passato avendo mangiato
Scelta del verbo ausiliare
Nella coniugazione del verbo per i tempi composti si usa o l'ausiliare essere o l'ausiliare avere. Può essere utile la seguente tabella:
condizione ausiliare esempio
forma transitiva attiva avere Luigi ha mangiato la mela.
forma transitiva passiva
essere La mela è stata mangiata da Luigi.
verbo intransitivo essere Luigi è andato a scuola.
forma riflessiva essere Luigi si è lavato col sapone.
forma impersonale essere E' nevicato tutta la notte.
Praticamente il verbo avere si usa solo nei verbi transitivi nella forma attiva; negli altri casi si usa l'ausiliare essere.
La preposizione
La preposizione è una parola che viene messa prima del nome; serve a completare l'azione compiuta dal soggetto e illustrata dal verbo; la preposizione concorda con il genere del nome e il numero del nome con cui è unita.
Il computer viene mantenuto in funzione dal filo elettrico.
dal filo = indica da chi viene compiuta l'azione, cioè dal filo elettrico.
Preposizione propria
Una preposizione si dice propria quando si usa solo come preposizione, cioè prima di un nome, e non viene mai usata né come aggettivo né come avverbio.
Le preposizioni proprie sono nove e cioè:
di a da in con su per tra fra
Io vengo da Milano.
da = preposizione propria.
Le preposizioni proprie:
di a da in con su per tra fra
si dicono semplici se vengono usate senza articolo.
Io vengo da Milano.
da = preposizione propria semplice.
Le stesse preposizioni proprie si dicono articolate se vengono usate unite ad un articolo.
Oggi vado dal barbiere.
dal = preposizione propria articolata.
Le preposizioni articolate sono quelle colorate in blu della seguente tabella:
preposizione il lo la i gli le
di del dello della dei degli delle
a al allo alla ai agli alle
da dal dallo dalla dai dagli dalle
in nel nello nella nei negli nelle
con col con lo con la con i con gli con le
su sul sullo sulla sui sugli sulle
per per il per lo per la per i per gli per le
tra tra il tra lo tra la trai tra gli tra le
fra fra il fra lo fra la frai fra gli fra le
Io mangio una delle mie caramelle.
delle = preposizione propria articolata, femminile, plurale
Le preposizioni articolate concordano con il nome che precedono, cioè hanno lo stesso genere o lo stesso numero del nome che segue. Per scegliere la preposizione articolata adatta occorre seguire le seguenti regole.
1) per il genere femminile basta scegliere il genere della preposizione e il numero della preposizione in modo che si abbia lo stesso genere e
lo stesso numero del nome, senza stare a distinguere su come inizia il nome.
nome femminile preposizione articolata
rosa della rosa
rose delle rose
caramella dalla caramella
caramelle dalle caramelle
2) per il genere maschile oltre a scegliere il genere della
preposizione e il numero della preposizione in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, occorre anche distinguere
su come inizia il nome. E' utile la seguente tabella per la preposizione propria "di":
nome maschile lettera iniziale del nome
maschile singolare
maschile plurale
pesce
tutte le consonanti, eccetto la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn.
del
del pesce
dei
dei pesci
salame del salame dei salami
amico
tutte le vocali, la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn.
dello
dell'amico
degli
degli amici
zaino dello zaino degli zaini
scolaro dello scolaro degli scolari
psicologo dello psicologo degli psicologi
gnomo dello gnomo degli gnomi
pneumatico dello pneumatico degli pneumatici
xilofono dello xilofono degli xilofoni
La proprietà che distingue le preposizioni tra semplici e articolate si dice forma.
Preposizione impropria
Una preposizione si dice impropria ( secondo, lungo, vicino, lontano, sopra, sotto, dietro davanti, durante, mediante, ecc.) quando non si usa solo come preposizione ma ha anche altri significati cioè viene usata o come aggettivo o come avverbio o come verbo.
Secondo Luigi oggi piove.
secondo = preposizione impropria, perché secondo è sia un aggettivo numerale, sia un pronome numerale, sia una misura di tempo.
Eccetto le nove preposizioni proprie tutte le altre sono improprie.
Osservazione
Come facciamo a distinguere se si tratta di una preposizione?
Dobbiamo vedere il nome che segue, se è unita ad un nome si tratta sempre di preposizione.
esempio analisi grammaticale
Aspetta un secondo. secondo = sostantivo che misura il tempo, in quanto non viene seguito da un nome.
Sono arrivato il secondo.
secondo = pronome numerale in quanto indica il posto di arrivo e non è un aggettivo numerale in quanto manca un nome a cui è
unito.
Sono arrivato al secondo posto.
secondo = aggettivo numerale in quanto indica l'ordine di arrivo ed è unito a "posto".
Secondo Galileo Galilei la terra gira intorno al sole.
secondo = preposizione in quanto è unita al nome Galileo Galilei; è preposizione impropria in quanto è diversa dalle nove preposizioni proprie.
Io abito sopra il tuo piano.
sopra = preposizione in quanto è unita al nome che segue cioè "piano"; è preposizione impropria in quanto è diversa dalle nove preposizioni proprie.
Io abito sopra.
sopra = avverbio di luogo, in quanto l'avverbio si trova sempre da solo, cioè non viene seguito da un nome a cui è unito.
Sono stato escluso dalla gara.
escluso = participio passato del verbo "escludere"; quindi va unito a "sono stato";
sono stato escluso = voce del verbo 'escludere', transitivo, passivo, seconda coniugazione,
modo indicativo, tempo passato prossimo, prima persona singolare;
Siamo stati tutti alla festa escluso Luigi.
escluso = preposizione in quanto è unita al nome che segue cioè "Luigi"; è preposizione impropria in quanto è diversa dalle nove preposizioni proprie.
Locuzione prepositiva
Un insieme di almeno tre parole si dice locuzione prepositiva (di fronte a, a causa di, a favore di, allo scopo di, ecc.) quando si usa come preposizione, cioè prima di un nome.
Non sono andato a scuola a causa della neve.
a causa della = locuzione prepositiva, in quanto è formata da più parole ed è unita a neve.
La locuzione prepositiva non appartiene né alle nove preposizioni
proprie né alle preposizioni improprie, costituite da una o due parole; la locuzione deve essere costituita sempre da almeno tre parole.
La proprietà che distingue le preposizioni tra proprie, preposizioni improprie e locuzioni prepositive si dice specie.
Analisi grammaticale
preposizione specie forma genere numero
della propria articolata femminile singolare
vicino impropria
al fine di locuzione prepositiva
di propria
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie della preposizione, cioè se è propria, impropria o locuzione prepositiva; per le preposizioni proprie occorre indicare la forma, cioè occorre distinguere se sono
semplici o articolate; se sono articolate occorre anche aggiungere il genere e il numero.
dello = preposizione propria articolata, maschile, singolare.
di = preposizione propria semplice;
lontano = preposizione impropria;
a causa di = locuzione prepositiva;
La congiunzione
La congiunzione è una parola che viene messa tra due nomi e serve a continuare un discorso o uno scritto aggiungendo altri particolari.
Io mangio pane e marmellata.
e = congiunzione, cioè congiunge, unisce pane e marmellata.
Sono congiunzioni: e, ma, però, anche, eppure, affinché, poiché,
perché, perciò, ecc.
Si dice proposizione una frase completa di soggetto, predicato e complemento.
Il cane mangia la carne = proposizione, da non confondere con preposizione.
Il cane beve l'acqua = proposizione;
La congiunzione serve anche ad unire due proposizioni.
Il cane mangia la carne e beve l'acqua.
Ho unito due proposizioni mediante la congiunzione "e".
L'insieme di una o di più proposizioni è detto periodo se termina con uno dei seguenti segni di punteggiatura:
. = punto fermo
! = punto esclamativo
? = punto interrogativo
Locuzione congiuntiva
Un insieme di almeno due parole si dice locuzione congiuntiva ( in
modo che, per la qualcosa, dal momento che, ecc.) quando si usa come congiunzione, cioè unisce due proposizioni.
Non sono andato a scuola dal momento che nevicava.
dal momento che = locuzione congiuntiva, in quanto è formata da più parole ed unisce la proposizione "Non sono andato a scuola" con la proposizione "nevicava".
La proprietà che distingue le congiunzioni dalle locuzioni congiuntive si dice forma.
Analisi grammaticale
congiunzione forma
e congiunzione
ma congiunzione
dal momento che locuzione congiuntiva
affinché congiunzione
L'analisi grammaticale si fà indicando la forma della congiunzione, cioè se è semplice congiunzione o locuzione congiuntiva.
e = congiunzione.
per la qual cosa = locuzione congiuntiva.
L'avverbio
L'avverbio è una parola che viene messa come riferimento a verbo o un aggettivo e serve a precisare meglio le caratteristiche dell'azione compiuta dal soggetto.
Io mi trovo sopra e tu sotto.
sopra = avverbio di luogo;
sotto = avverbio di luogo.
L'avverbio non varia né come genere né come numero, cioè è invariabile; si può mettere in qualunque posto del periodo, cioè sia prima che dopo un verbo al quale si riferisce; sia prima che dopo un aggettivo al quale si riferisce; sia prima o dopo un altro avverbio al quale si riferisce.
Locuzione avverbiale
Un insieme di almeno due parole si dice locuzione avverbiale ( contro voglia, un pò alla volta, press'a poco, all'incirca, ecc.) quando si usa come avverbio, cioè precisa meglio le caratteristiche dell'azione compiuta dal soggetto o le proprietà di un aggettivo.
Sono andato a scuola contro voglia.
contro voglia = locuzione avverbiale, in quanto è formata da più parole ed indica un senso di svogliatezza nel fatto di andare a scuola, cioè si comporta da avverbio.
La proprietà che distingue l'avverbio dalle locuzioni avverbiali si dice forma.
Vi sono diverse specie di avverbi, come dalla seguente tabella.
avverbio specie esempio caratteristiche
bene, male, piano, forte,
adagio, ecc.
modo Hai fatto bene a dirlo. Indica il modo con cui l'azione
viene eseguita.
sopra, sotto, fuori, dentro, vicino, lontano, ecc.
luogo Sono andato fuori. Indica il luogo in cui l'azione viene eseguita.
oggi, ieri, tempo Oggi piove. Indica il tempo
domani, presto, tardi, prima, dopo, ecc.
in cui l'azione viene eseguita.
molto, poco, assai, troppo, parecchio, circa, ecc.
quantità Ho mangiato troppo.
Indica la quantità dell'azione eseguita.
certamente, certo, sicuramente, ovviamente, davvero, ecc.
affermazione E' certamente una brava persona!
Indica un giudizio sull'azione eseguita.
no, non, niente, nemmeno, neanche, neppure, ecc.
negazione Non ti ho nemmeno guardato.
Indica un giudizio negativo sull'azione eseguita.
forse, probabilmente, eventualmente, per caso, ecc.
dubbio Forse verrò domani.
Indica un dubbio nei riguardi dell'azione da eseguire o eseguita.
come, così. ecc.
paragone Come hai fatto tu così ho fatto pure io.
Indica un confronto tra due azioni eseguite.
inoltre, anche, pure, perfino, ecc.
aggiunta Sei venuto anche tu!
Indica un elemento aggiuntivo all'azione eseguita.
come? perché? quando? dove? quanto? ecc.
interrogazione Quando vieni?
Indica una domanda nella forma interrogativa .
La proprietà che distingue l'avverbio tra modo, tempo, luogo, ecc. si dice specie.
Molti avverbi si formano da un aggettivo, unendo al femminile dell'aggettivo il suffisso -mente.
aggettivo aggettivo suffisso avverbio
maschile femminile
attento attenta mente attentamente
allegro allegra mente allegramente
facile facile mente facilmente
Gradi dell'avverbio
Distinguiamo tre gradi dell'avverbio: grado positivo, grado comparativo, grado superlativo.
Il grado è positivo quando un aggettivo viene usato senza l'aggiunta di avverbi e senza modificare con suffissi l'ultima parte dell'aggettivo.
Sono felicemente sposato.
felicemente = avverbio di modo, grado positivo, in quanto non vi sono avverbi aggiuntivi e non ho modificato la parte terminale dell'avverbio.
Grado comparativo
Il grado è comparativo quando un avverbio viene usato con l'aggiunta di altri avverbi e facendo dei confronti tra due cose o due persone o due animali.
Il gatto avanza più velocemente della lumaca.
più velocemente = avverbio di grado comparativo, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca.
Gli avverbi usati per il grado comparativo sono: più, meno, tanto, quanto, ecc.
Il grado comparativo si divide a sua volta in tre forme: comparativo di maggioranza, comparativo di minoranza, comparativo
di eguaglianza.
Il comparativo si dice di maggioranza quando il primo termine (nome) di paragone è superiore al secondo termine di paragone.
Il gatto avanza più velocemente della lumaca.
più velocemente = avverbio di grado comparativo di maggioranza, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca e dico che il primo termine ( il gatto ) è più veloce del secondo termine ( la lumaca).
Casi particolari
Alcuni avverbi: bene, male, grandemente, molto, poco hanno due forme di comparativo di maggioranza.
grado positivo comparativi di maggioranza
bene meglio = molto bene
male peggio = molto male
grandemente maggiormente = più grandemente
molto più = molto molto
poco meno = poco poco
Il comparativo si dice di minoranza quando il primo termine ( nome ) di paragone è inferiore al secondo termine di paragone.
La lumaca avanza meno velocemente del gatto.
meno velocemente = avverbio di grado comparativo di minoranza, in quanto confronto la velocità della lumaca con quella del gatto e dico che il primo termine ( la lumaca ) è meno veloce del secondo termine ( il gatto ).
Il comparativo si dice di uguaglianza quando il primo termine ( nome ) di paragone è uguale al secondo termine di paragone.
La tua macchina corre tanto velocemente quanto la mia.
tanto velocemente = avverbio di grado comparativo di uguaglianza, in quanto confronto la velocità di due automobili e dico che il primo termine ( la tua macchina ) ha la stessa velocità del secondo termine (la mia macchina ).
Per il primo termine di paragone si usano gli avverbi: tanto, così, non meno; per il secondo termine di paragone si usano gli avverbi: quanto, come, che.
Il vento accarezza il volto tanto dolcemente quanto naturalmente.
tanto dolcemente = avverbio di grado comparativo di uguaglianza.
Grado superlativo
Il grado è superlativo quando un avverbio viene usato con l'aggiunta di avverbi o di suffissi e dichiarando che supera tutti anche nel confronto tra tutte le cose o tutte le persone o tutti gli animali.
Il cane corre velocissimamente.
velocissimamente = avverbio di grado superlativo, in quanto la velocità è al massimo.
Il razzo parte il più velocemente possibile.
il più velocemente = avverbio di grado superlativo, in quanto la velocità è al massimo.
Il grado superlativo si divide a sua volta in due forme: superlativo assoluto e superlativo relativo.
Il superlativo si dice assoluto quando la qualità è al massimo livello e non vi sono termini di paragone.
Il cane corre velocissimamente.
velocissimamente = avverbio di grado superlativo assoluto, in quanto la velocità è al massimo e manca il termine di paragone.
Si dice suffisso un insieme di vocali e consonanti che si aggiunte dopo la radice di un nome o di un aggettivo. Per il superlativo assoluto degli avverbi che derivano da un aggettivo si forma prima il superlativo femminile singolare dell'aggettivo usando il suffisso -issima e poi aggiungendo il suffisso -mente.
aggettivo maschile
aggettivo femminile
suffisso avverbio
attento attentissima mente attentissimamente
allegro allegrissima mente allegrissimamente
facile facilissima mente facilissimamente
Per il superlativo assoluto oltre al suffisso -issimamente ; ricordiamo in particolare:
1) - aggiungendo prima dell'aggettivo un avverbio del tipo: assai, molto, infinitamente, parecchio, oltremodo, di gran lunga, ecc.
Affronti la situazione molto complicatamente.
molto complicatamente = avverbio di modo, di grado superlativo assoluto.
L'auto è passata assai velocemente.
assai velocemente = avverbio di modo, di grado superlativo assoluto.
2) - ripetendo per due volte di seguito lo stesso avverbio.
La lumaca cammina lentamente lentamente.
lentamente lentamente = avverbio di modo, di grado superlativo assoluto.
Casi particolari
Alcuni aggettivi: bene, male, grandemente, poco hanno due forme di superlativo assoluto
grado positivo superlativo assoluto
bene ottimamente = benissimo
male pessimamente = malissimo
grandemente massimamente = grandissimamente
poco minimamente = pochissimo
Il superlativo si dice relativo quando la qualità è al massimo livello in
confronto a tutti gli altri termini di paragone.
Il razzo parte il più velocemente possibile.
il più velocemente = avverbio di modo, di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al massimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto.
Il carro funebre avanza il meno velocemente possibile.
il meno velocemente = avverbio di modo, di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al minimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto.
Il superlativo relativo si forma aggiungendo oltre agli avverbi: più e meno un articolo ( il, lo, la, le )
Si dice "forma" la proprietà dell'avverbio di essere di grado positivo o comparativo o superlativo.
Analisi grammaticale
avverbio specie forma
attentamente avverbio di modo grado positivo
subitissimo avverbio di tempo grado superlativo assoluto
il più velocemente avverbio di modo grado superlativo relativo
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie e la forma dell'avverbio.
attentamente = avverbio di modo, grado positivo;
subitissimo = avverbio di tempo, grado superlativo assoluto;
il più velocemente = avverbio di modo, grado superlativo relativo.
L'interiezione
L'interiezione ( ah! oh! ahi! auff! ) è una parola che viene messa come inizio di una frase che manifesta sorpresa o gioia, cioè all'inizio di una esclamazione, cioè una proposizione che termina con un punto esclamativo (!).
Ahi che dolore!
ahi = interiezione;
L'interiezione si dice propria quando viene usata solo nelle esclamazioni; sono interiezioni proprie: oh! ah! ahi! eh! ahimè! uffa! addio! ciao! ecc.
Oh! Che bella giornata!
oh = interiezione propria;
L'interiezione si dice impropria quando è una parola che ha altri significati e viene usata anche nelle esclamazioni; sono interiezioni improprie: coraggio! peccato! silenzio! bravo! bene! ecc.
Coraggio! Non mollare!
coraggio = interiezione impropria;
Locuzione esclamativa
Un insieme di almeno due parole si dice locuzione esclamativa (povero me! fammi il piacere! per amor del cielo! mamma mia! al ladro! al fuoco! ecc.) quando si usa come interiezione, cioè esprime stupore, sorpresa o gioia.
Povero me! che brutta questa giornata!
povero me = locuzione esclamativa, in quanto è formata da più parole ed indica un senso di dolore.
La proprietà che distingue l'interiezioni tra proprie, improprie e le locuzioni esclamative si dice forma.
Vi sono diverse specie di interiezioni, come dalla seguente tabella.
interiezione specie esempio caratteristiche
evviva! viva!, gioia, allegria Evviva! Ho vinto Indica uno stato
ecc. una medaglia! d'animo di gioia.
davvero! ah! accidenti! diamine! ecc.
sorpresa, meraviglia
Ah! Non vieni mai ma oggi sei venuto!
Indica uno stato d'animo di sorpresa o meraviglia.
ciao! salve! addio! arrivederci! ecc.
saluto Ciao! Ci vediamo domani!
Indica il momento del saluto.
ahi! ahimè! ohi! ohimè! ecc.
dolore, rincrescimento
Ahi! Che dolore!
Indica uno stato d'animo di dolore o disagio.
uffa! auff! ecc. fastidio, noia Uffa! Che noiosa questa attesa!
Indica uno stato d'animo di fastidio o noia.
bah! mah! ecc. dubbio Bah! Non ci credo!
Indica una incertezza, un dubbio.
La proprietà che distingue l'interiezione tra gioia, sorpresa, allegria, fastidio, ecc. si dice specie.
Analisi grammaticale
interiezione forma specie
evviva! interiezione propria gioia
bravo! interiezione impropria gioia
al ladro! locuzione esclamativa dolore
L'analisi grammaticale si fà indicando la specie e la forma della interiezione.
evviva! = interiezione propria di gioia;
bravo! = interiezione impropria, di gioia;
al ladro! = locuzione esclamativa, di dolore;