ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019Biblioteca e consigli di lettura Arcobaleno, il pesciolino più...
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ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019
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AntigonArt ~ febbraio 2019
In questo numero:
Storia dell’arte e arti grafiche
Piccoli grandi artisti p. 2
Nelle fauci della Chimera p. 4
Biblioteca e consigli di lettura
Arcobaleno, il pesciolino più bello… p. 7
Cinema
Perché parliamo di cinema? p. 9
Mondi Novi e Lanterne Magiche… p. 10
Musei, mostre e didattica museale
Il Museo Archeologico di Dicomano p. 13
L’arte di donare p. 16
Musica
Volta la carta di Fabrizio De André p. 20
Teatro
Lunga vita alla commedia! p. 23
Interviste
Intervista alle ragazze di AntigonArt p. 26
AntigonArt è la rivista dell’omonima associazione di promozione sociale. Per saperne di più potete
contattarci via email ([email protected]), telefonicamente (3383888057) o venirci a trovare
sul nostro sito.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | ARTE E ARTI GRAFICHE
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Storia dell’arte e arti grafiche Antigone ci accompagna alla scoperta della storia dell’arte e delle arti grafiche
Piccoli grandi artisti Rubrica d’arte dedicata alle vostre opere
Niccolò – Incendio dei fienili (2018)
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | ARTE E ARTI GRAFICHE
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OPERA N.1
Autore: Niccolò
Dove: laboratorio didattico di teatro scuola di Ramini (PT)
Quando: marzo-giugno 2017
Opera: Incendio dei fienili
Materiale: Pennarelli colorati su carta
Formato: A4
In questa opera viene rappresentato l’incendio dei fienili, una scena
tratta dalla storia Il gigante con i piedi d’argilla inventata insieme alla classe.
Il disegno viene inteso come momento in cui le immagini evocate dalle
parole prendono forma concreta sul foglio bianco. Ci siamo divertiti a
sperimentare il movimento delle emozioni con il corpo e a trasformare
questo gesto in un segno grafico sul foglio. Così sono nate le linee
arrabbiate, tristi, tranquille, felici e tante altre. Grazie a questa esperienza
possiamo arricchire il disegno con delle tonalità in più: le emozioni!
Perché parliamo di… storia dell’arte? di Sara Migaleddu Perché parlare alle bambine e ai bambini di storia dell’arte? Forse perché viviamo in un paese
ricchissimo di storia e di opere d’arte che vengono apprezzate e invidiate da tutti? Sì, ma non solo. Forse perché, visto che l’uomo ha da sempre sentito il bisogno di comunicare tramite
l’arte, conoscerla ci permette di riscoprire le nostre origini e la nostra storia? Mmmh, sì ovvio,
ma c’è dell’altro. Perché il contatto con l’arte stimola la creatività e allena il senso critico? Sì, anche per questo! Perché l’arte nelle sue forme più varie consente di socializzare e superare le
diversità? Sì, certo, anche per questo motivo! La verità è che far conoscere ai più piccoli la storia dell’arte è molto più di tutto ciò. Significa educarli alla meraviglia e all’emozione di
fronte alle opere e indirizzare la loro curiosità verso nuovi orizzonti, perché i bambini, molto più degli adulti, sanno interrogare senza paura le opere d’arte e stabilirvi relazioni uniche. In
questa rubrica miriamo a fare tutto ciò, ma anche qualcosa in più: vogliamo dare ai più piccoli
gli strumenti per osservare e conoscere le opere d’arte e diventarne in questo modo premurosi custodi. Siamo certe che soltanto facendola entrare nella quotidianità dei bambini l’arte
riuscirà a far parte anche del loro futuro.
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Nelle fauci della Chimera Storia di una delle creature più feroci della mitologia!
Vi è mai capitato di sognare
delle creature mostruose? Cani a
tre teste, giganti con un solo
occhio, strane figure metà uomo e
metà toro? Mostri da cui non si
può far altro che scappare?
Ricordo che quando eravamo
piccoli, i miei fratelli per farmi
spaventare iniziavano a
raccontarmi storie di bizzarre creature che terrorizzavano intere città e
combinavano terribili guai.
Ecco, giusto l’altra notte ho sognato proprio una di queste creature,
ed è quella che mi spaventa di più… la Chimera! Un mostro con il corpo
di leone, una testa di capra sulla schiena e la coda di serpente, che per di
più sputa fuoco dalle fauci e dalle narici. Insomma, un terribile mostro
sputafiamme.
Ma sapete la cosa più strana? Non l’ho solo sognata, l’ho anche vista
in carne e ossa… o forse sarebbe meglio dire in bronzo e ossa! Volete
sapere dov’era? Al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, in una
grande stanza predisposta tutta per lei.
Vi racconto un po’ la sua storia, così come la raccontavano a me, ma
attenzione! È per veri animi coraggiosi.
Secondo la leggenda, la Chimera nacque da Tifone, un mostro
spaventoso con cento teste di drago e da Echidna, altra creatura
mostruosa, per metà donna bellissima e metà orribile serpente maculato
– quando si dice che la “bellezza” è un tratto di famiglia.
La statua della Chimera d'Arezzo (Fonte)
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Il mito racconta che Bellerofonte, essendosi macchiato della colpa
di aver ucciso il fratello, fu costretto a fuggire e trovò ospitalità alla corte
del re Preto e di sua moglie Stenebea, la quale, fin dal primo momento, si
innamorò di Bellerofonte. Ma, respinta
dall’eroe, Stenebea tramò una crudele
vendetta contro di lui, ordinando a suo
marito il re di ucciderlo poiché, a suo dire,
l’aveva trattata male.
Così, Preto inviò Bellerofonte dal
padre della donna, Iobate, che, frenato
dalle leggi greche che vietavano
l’uccisione di un ospite, pensò di risolvere
la questione chiedendo a Bellerofonte di
uccidere la Chimera, che terrorizzava da
secoli le tranquille e indisturbate coste
della Licia, una regione a sud della
Turchia. In questo modo, il giovane
sarebbe stato ucciso dal mostro e
giustizia sarebbe stata fatta.
Ma Bellerofonte chiese aiuto a Minerva, la dea della saggezza, che
gli apparve in sogno e lasciò all’eroe una briglia dorata per poter domare
Pegaso, il mitico cavallo alato.
Bellerofonte sconfisse la Chimera usando le sue temibili armi:
scagliò la punta di piombo della sua lancia tra le fauci spalancate della
terribile creatura. Al calore delle fiamme lanciate dalla Chimera, il
piombo si sciolse uccidendola.
Tornando ai nostri giorni, la statua della Chimera di Arezzo, che
troviamo al Museo Archeologico di Firenze, è uno dei capolavori dell’arte
etrusca. Gli Etruschi sono stati un antico popolo vissuto intorno all’VIII
secolo a.C. che abitavano nel centro Italia.
Fu ritrovata nella città di Arezzo, da cui appunto prende il nome,
durante alcuni lavori di scavo eseguiti nel 1553. Vista l’importanza del
Un primo piano della Chimera di
Arezzo: spaventosa, no? (Fonte)
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ritrovamento il Granduca di Toscana, Cosimo I dei Medici, la portò
subito a Firenze, dove si trova ancora oggi.
Nonostante sia immobile, a me fa sempre paura. Se osservate bene,
lo scultore ha deciso di scolpirla proprio mentre combatte con
Bellerofonte.
Osservate la posa,
sembra quella di un gatto
quando è pronto ad
attaccare, per non parlare
della tensione dei muscoli
o – ancora peggio! – della
bocca spalancata da cui
uscivano le fiamme…
chissà che verso terribile
faceva! Inoltre, su un lato
del corpo presenta delle ferite, segni del combattimento con Bellerofonte;
la testa della capra, poi, è inclinata, segno che sta per essere sconfitta.
Ecco, questo è tutto quello che mi ricordo sulla Chimera, ma le
ragazze di AntigonArt dicono che ci sono ancora altre cose da sapere su
questo fantastico mostro e su altre creature spaventose e che presto mi
racconteranno altre storie proprio al Museo Archeologico di Firenze.
Sono davvero curiosa, e voi? È vero che i mostri sono spaventosi,
ma se si conosce la loro storia e, soprattutto, se restano fermi e immobili,
forse fanno un po’ meno paura.
Dettaglio del retro della Chimera con i segni delle ferite
inferte da Bellerofonte (Fonte)
Sabato 2 febbraio, alle ore 10:30, AntigonArt sarà al Museo Archeologico Nazionale di Firenze per Fantastica Chimera, una visita didattica dedicata al temibile mostro
sconfitto da Bellerofonte, ma non solo! Per saperne di più, venite a trovarci sul nostro sito!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | BIBLIOTECA E CONSIGLI DI LETTURA
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Biblioteca e consigli di lettura Storie, libri e avventure illustrate lette e recensite per voi dalla nostra Antigone
Arcobaleno, il pesciolino più
bello di tutti i mari
di Marcus Pfister (trad. Isabella Bossi
Fedrigotti)
Nord-Sud, 2017
Ciao bambine e bambini,
leggendo una storia con Caterina e i piccoli
partecipanti del laboratorio di sabato 12 gennaio presso la Biblioteca di
Borgo San Lorenzo ho imparato una cosa e cioè che gentilezza e
generosità sono virus molto contagiosi: se si spargono, diffondono gioia e
allegria a non finire! Al contrario, un
po’ di narcisismo, accompagnato da
una certa dose di egoismo, possono
portare a sentirsi molto soli e tristi…
Proprio come è successo ad
Arcobaleno, un bellissimo – ma che
dico? – il più bel pesciolino di tutti i
mari, dotato di scaglie luccicanti, che
tutti, ma proprio tutti gli abitanti del mare guardano con ammirazione.
Arcobaleno è molto felice di essere al centro dell’attenzione e di essere
ammirato, ma è anche molto, molto geloso di questo suo prezioso dono.
La sua gelosia, purtroppo, gli impedisce di condividere le sue meravigliose
scaglie luccicanti con gli altri. Anzi, Arcobaleno arriva perfino a trattare
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | BIBLIOTECA E CONSIGLI DI LETTURA
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male il piccolo pesce color del mare e da quel momento nessuno lo guarda
più, anzi tutti si girano dall’altra parte quando
passa.
Ma nonostante Arcobaleno sia stato un po’
maleducato, una stella marina e un saggio polpo
viola saranno pronti ad aiutarlo e a consigliargli
un modo per tornare a essere felice e amato da
tutti… Come?
Beh, non vi resta che leggere questo
meraviglioso libro, gustare con gli occhi i suoi
brillanti disegni e, perché no, imparare una bella lezione!
Buona lettura,
P.S. Le avventure di Arcobaleno non si fermano qui! Date
un’occhiata a tutte le altre storie che lo vedono protagonista
Perché parliamo di… letteratura per bambini? di Serena Stagi La letteratura per bambini e ragazzi è il settore più vivo e florido dell’editoria, ma la passione per i libri che impariamo a coltivare da piccoli non ci accompagna fino all’età adulta e, ahimè,
l’Italia resta uno dei paesi europei in cui si legge meno. Eppure leggere, e soprattutto iniziare
a farlo fin dalla più tenera età, è il vizio migliore che ci sia. Perché i libri, quelli buoni, aiutano
a sviluppare le facoltà mentali, a riflettere ed esercitare il proprio senso critico, ci accompagnano per mano fino a metà strada, lasciandoci la possibilità di arrivare fino in fondo
contando soltanto sulle nostre forze. I libri educano all’empatia, alle emozioni, alla sensibilità: sono una vera e propria palestra per l’intelligenza emotiva dei più piccoli (e dei più grandi, se
riescono a non perdere il vizio). E leggere non è soltanto una saggia decisione! Leggere
significa avvicinare lo sguardo e il cuore a un caleidoscopio di storie, colori, prospettive, voci ed emozioni che ci aiutano a vedere il mondo al di là delle apparenze. Leggere può e deve essere
divertente, rilassante, stimolare la fantasia, l’immaginazione, moltiplicare le possibilità del reale e portarci là dove da soli, forse, non giungeremmo mai. Là dove non dovremmo mai
disimparare a tornare.
Attività ispirate dalla storia
di Arcobaleno alla Biblioteca
di Borgo San Lorenzo.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | CINEMA
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Ciak, si gira! Parliamo di cinema Tra film, attori, cinema e musei alla scoperta della Settima Arte
Perché parliamo di… cinema? di Giorgia Stornanti
Perché parlare di cinema a bambini e ragazzi? Forse non è un caso che la cosiddetta “settima arte”, la più giovane di tutte (in fondo ha “soltanto” 124 anni, spiccioli in confronto ad arti millenarie come
scultura e pittura!), piaccia tanto ai più giovani. Sì, perché proprio come loro, è dinamica, in continuo movimento e non smette mai di
crescere, nonché sempre al passo con i tempi. Il cinema è un’arte amata da tutti, che coinvolge, appassiona e soprattutto permette di imparare
moltissime cose divertendosi.
Per esempio, lo sapevate che il primo film con il sonoro in sincrono (cosa per nulla scontata nel lontano 1928) fu Steamboat Willie di
Walt Disney, che ha per protagonista Mickey Mouse, il simpatico topo da noi meglio conosciuto come Topolino? O che Biancaneve e i sette
nani fu il primo lungometraggio animato della storia del cinema, nel 1937? Questi, come molti altri cartoni animati, hanno segnato la
storia del cinema mondiale… Altro che “roba da bambini”!
Allo stesso modo non bisogna pensare che i vecchi film siano adatti solo alle nostre nonne! Molti film muti in bianco e nero, che magari al primo sguardo potrebbero sembrare noiosi e non suscitare nessun interesse da parte dei più giovani, possono invece nascondere delle
piacevolissime e divertentissime sorprese. Basta un po’ di curiosità per scoprire mondi nuovi e sconosciuti!
Allora facciamo come il nostro eroe Topolino a bordo del suo battello e salpiamo verso quel mare sconfinato e meraviglioso che è il cinema!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | CINEMA
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Mondi Novi e Lanterne Magiche al
Museo del Precinema di Padova
Cari bambini e bambine, oggi vorrei parlarvi di un’altra mia grande
passione, un’arte che ho imparato ad amare durante le mie avventure: il
cinema. Non sono sicuramente la sola, insomma a chi non piace il
cinema?
Ma come si divertivano gli adulti e i bambini prima che il cinema
fosse inventato? Ve lo siete mai
chiesto? Certo, potrei raccontarvi
la mia esperienza, quand’ero
bambina il cinema non esisteva
affatto, ma andando a Padova, in
un piccolo museo chiamato Museo
del Precinema, ho ottenuto una
risposta molto più interessante. È
così che ho conosciuto il fantastico
mondo delle immagini in
movimento, prima che due geniali signori francesi, i fratelli Lumière,
inventassero il cinematografo nel 1895.
Appena entrata nel Museo –
l’unico in tutto il mondo a essere
dedicato esclusivamente al
precinema – si vede una grande
scatola, bellissima, a forma di
palazzo antico: si chiama Mondo
Novo, una cassetta di legno che al suo
interno fa davvero vedere il mondo!
Guardando attraverso gli oculi ho
visto disegni bellissimi di paesaggi
colorati che cambiavano continuamente: Venezia, Parigi, Londra,
Vienna… Tirando una leva nella cassettina, all’improvviso calava la notte
Il Mondo Novo al Museo del Precinema di
Padova (Fonte)
Una veduta illuminata del Mondo Novo
(Fonte)
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | CINEMA
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e, quasi come per magia, si accendevano i lampioni e le finestrelle delle
case. Un meccanismo molto semplice ottenuto mettendo, dietro al
disegno, una luce che illumina i piccolissimi fori fatti sul foglio, invisibili
nella visione di giorno, ma davvero spettacolare! Il Mondo Novo è stato
inventato nel Settecento: i mercanti girovaghi lo portavano per le piazze
d’Europa per stupire grandi e piccini.
Tantissime persone attendevano pazientemente in fila per vedere
meravigliose vedute di città che non avevano mai visitato, viaggiando
con la fantasia attraverso mondi nuovi e sconosciuti.
Il Museo è nato da un’idea della
signora Laura, la fondatrice e proprietaria
della collezione, che tanti anni fa ha
trovato nella soffitta della sua casa di
Venezia uno strano strumento: la Lanterna
Magica. Si chiama davvero così! Proprio
come nelle fiabe, la sua storia risale a tanto
tempo fa, in un’epoca lontana lontana, più
di duecento anni prima della nascita del
cinema, nel lontano Seicento. La Lanterna
Magica è un po’ come la bisnonna del
cinema ed è grazie a questa invenzione che
ora il cinema esiste. Esattamente come le comuni lanterne, funziona
grazie a una candela o una lampada a gas: con delle lenti si proiettano
all’esterno delle bellissime immagini colorate disegnate su dei piccoli
vetri che, se fatti scorrere velocemente o proiettando più immagini
contemporaneamente, possono anche avere effetti di movimento, proprio
come al cinema! Questi vetri da proiezione mostrano tantissime cose
diverse: i pianeti, le stelle, città esotiche, ma anche tante storie per i
bambini come la Bella e la Bestia o Cenerentola. Eh sì! Sono fiabe molto
antiche pure quelle, ci credereste? Eppure sono così belle che vengono
raccontate ancora oggi, è davvero incredibile!
E a proposito di più piccoli, cosa facevano i bambini per divertirsi
quando i film, i cartoni animati e i videogiochi non erano ancora stati
Una Lanterna Magica tripla! (Fonte)
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | CINEMA
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inventati? Magari quando faceva buio e non potevano andare a giocare
all’aria aperta? Nelle vetrine illuminate del Museo, in mezzo a tutti quegli
oggetti strani, ci sono dei bellissimi giochi ottici pensati apposta per i più
piccoli. Hanno dei nomi difficilissimi: taumatropio, zootropio,
fenachitoscopio, praxinoscopio, solo a provare a dirli mi viene il mal di testa!
Erano giochi molto usati dai bambini, tutti diversi ma che funzionano in
modo simile: attraverso un rapido movimento i disegni sembrano
prendere vita e si muovono!
Pensate quanto dovevano
stupirsi nel vedere queste
immagini che tutt’un tratto
prendevano vita come per
magia!
Poi c’era il teatro d’ombre,
molto diverso dal teatro greco a
cui sono abituata io. Il teatro
d’ombre è stato usato fin
dall’antichità soprattutto nei paesi asiatici, ma a partire dall’Ottocento è
diventato di moda anche in Europa, soprattutto a Parigi. Non ci sono
attori con maschere e costumi, ma delle figure in
carta o cuoio ritagliate che venivano fatte muovere
dietro un grande telo bianco illuminato,
raccontando storie di battaglie, amori e incredibili
avventure. Ai bambini piaceva un sacco e anche agli
adulti!
Ed eccoci giunti alla fine anche di questo
viaggio, nel tempo e nello spazio. Io mi sono molto
divertita e ho imparato tante cose nuove e curiose.
Chi l’ha detto che nei musei ci si annoia?
Alla prossima!
Una scena realizzata col teatro d’ombre (Fonte)
Curiosi degli effetti ottici
di cui vi ho parlato?
Cliccate qui!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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Mostre, musei e didattica museale Tantissime mostre e musei tutti da scoprire in compagnia di Antigone
Il Museo Archeologico
di Dicomano
Care bambine e cari bambini,
vi ricordate il racconto a proposito del mio
viaggio alla scoperta della “casa” di AntigonArt?
Vi dissi che ero andata a Dicomano, ricordate?
Dicomano è un paese al confine tra
Mugello e Val di Sieve, ai piedi dell’Appennino
tosco-romagnolo, poco distante dal monte
Falterona. I luoghi che lo circondano hanno una
lunga storia, di popoli antichi, arte e cultura.
Ecco perché a Dicomano si trova il Museo
Archeologico Comprensoriale del Mugello e
della Val di Sieve! Un museo, ci pensate? Che fortuna! Un luogo dove
raccogliere le testimonianze di secoli e secoli di civiltà per far conoscere
a tutti le origini del territorio!
Se si cammina lungo l’anello su cui è sviluppato il percorso
espositivo, partendo dalla Preistoria si arriva fino al Rinascimento: un
viaggio nel tempo a dir poco incredibile! E non solo nel tempo, perché si
può viaggiare dal Bilancino a San Piero a Sieve, da Vicchio a Frascole, da
Palazzuolo sul Senio alla villa medicea di Cafaggiolo. Chiudete gli occhi:
spicchiamo il volo con la nostra immaginazione, grazie alla forza
evocativa dei reperti archeologici!
Ecco Vel, che ci
accompagnerà alla scoperta
del Museo! (Fonte)
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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Siete pronti? Via, entriamo al Museo!
Ad attenderci all’ingresso, con la sua
silhouette inconfondibile, c’è Vel, il
sacerdote etrusco scolpito su una delle stele
custodite all’interno. Sentiamo se ha voglia
di accompagnarci, vi va?
«Ciao Vel, ci accompagneresti in
visita al tuo museo? I miei amici e i bambini
di AntigonArt non vedono l’ora». Vel non
se lo fa ripetere due volte e così ci mostra i nuclei, i raschiatoi e i bulini
d’epoca preistorica.
Poi, con orgoglio, ci racconta la storia dei tanti oggetti che ha
lasciato il suo popolo, gli Etruschi. Quanti vasi di ceramica! E che belli
quelli neri, i buccheri! Così ci fermiamo a osservare il modellino che
ricostruisce una sorta di area “industriale”, con la sua fornace per cuocere
i vasi e la necropoli, la città dei morti. Che divertimento scrivere il
proprio nome in etrusco grazie all’alfabeto che abbiamo trovato nella sala
didattica. Quale esperienza emozionante entrare nella sala delle stele e
dei cippi: un’atmosfera quasi magica ci circonda.
Con riverenza, usciamo dal cerchio sacro delle stele e dei cippi e…
wow, il modellino degli
scavi archeologici di San
Martino a Poggio! Mi
piacciono proprio questi
Etruschi!
E dopo gli Etruschi,
ecco i Romani: anche loro
hanno vissuto in questi luoghi. Beh, in effetti, Dicomano prende il suo
nome proprio da una parola romana.
Ma la storia va avanti e ci ritroviamo di fronte al modellino del
Castello di Vicorati, oggi ridotto a pochi ruderi, alla cui ricostruzione ha
dato un importante contributo il Gruppo Archeologico Dicomanese.
Come e quando visitarlo? Il Museo si trova
in Piazza della Repubblica 3 a Dicomano.
Vel vi aspetta nei seguenti orari:
Venerdì: 9-12
Sabato: 10-14 e 15-19
Domenica: 10-14 e 15-19
Vel è talmente famoso da essere il
simbolo del Museo!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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Importanti famiglie come i Guidi e gli Ubaldini avevano fatto costruire i
loro castelli in molti luoghi di questo territorio e oggi è ancora possibile
vederne qualche testimonianza.
Eccoci arrivati alla fine del nostro viaggio: il Medioevo e il
Rinascimento sono evocati qui al Museo da vari reperti che servivano per
mangiare e bere, tipo frammenti di bicchieri in vetro, ma anche serrature
e chiavi. Ecco le belle ceramiche smaltate dalla fornace presso la villa
medicea di Cafaggiolo e da Borgo San Lorenzo.
Così salutiamo e ringraziamo Vel, il quale ci invita a tornare presto.
Questo non è che uno dei tanti modi per visitare il Museo: racchiude
talmente tante storie che ci sarebbe da sbizzarrirsi.
E allora, che l’avventura abbia inizio!
Vi aspettiamo,
A partire da questo mese, AntigonArt proporrà un ciclo di tre visite didattiche per famiglie proprio al Museo Archeologico di Dicomano. Si comincia domenica 10
febbraio, alle ore 16:30, con Il mondo alla rovescia, un percorso tutto dedicato alla storia del Carnevale che si concluderà con la realizzazione di una maschera… alla
rovescia! Venite a trovarci sul sito per saperne di più.
E non solo AntigonArt! Date un’occhiata anche alle attività per le scuole proposte da Esplora Museo cliccando qui.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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L’Arte di Donare Egizi, Greci, Etruschi e antichi Romani… tutti in un unico grande Museo!
Come molti di voi avranno notato nelle ultime settimane, un po’
per nostalgia di casa, un po’ per
curiosità, sono stata a visitare il
Museo Archeologico Nazionale di
Firenze… quante cose
meravigliose ci sono là dentro!
Papiri pieni di geroglifici,
bellissimi vasi greci, statue di
marmo e di bronzo, gioielli egizi,
greci ed etruschi, e ancora urne e
sarcofagi e poi tantissimi oggetti strani provenienti da posti lontani,
lontanissimi da casa mia.
Passeggiare per i corridoi del Museo è un po’ come fare un
bellissimo viaggio nel tempo, basta poco per trovarsi davanti a un ricco
banchetto organizzato da una famiglia etrusca e soltanto qualche scalino
per sentirsi dentro una piramide, accanto a scribi e faraoni.
Non mi credete? Vi sembra impossibile? Vi giuro che è proprio così e
non – ancora! – non esiste
alcuna macchina del tempo,
soltanto tanti oggetti, che
chiamiamo reperti
archeologici, e che, se li
osserviamo per bene, ci possono raccontare le loro storie. Sono tutte
affascinanti e incredibili, credetemi!
Vi siete mai chiesti come si sedevano a tavola gli Etruschi? Cosa
mangiavano e come arredavano la loro casa? In una grande sala del piano
terra del museo troverete le risposte a queste domande.
PASSEGGIARE PER I CORRIDOI DEL MUSEO È UN PO’ COME FARE UN
BELLISSIMO VIAGGIO NEL TEMPO!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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Sapevate che i vasi greci, proprio come il Re dei Vasi, sono stati
trovati in Italia perché gli antichi Greci commerciavano molti prodotti
con i Romani e gli Etruschi. Vedete quante
storie possiamo scoprire in questo Museo?
Una delle mie preferite è quella delle
parrucche degli egiziani, oppure quella sui
giochi dei bambini etruschi… ma queste ve le
racconto un’altra volta!
Scommetto che, in questo momento,
anche voi vi starete domandando come siano
arrivati qui a Firenze oggetti tanto diversi e
provenienti da terre lontanissime. Le mie
amiche di AntigonArt mi hanno spiegato che
poco più di cento anni fa, in un momento molto importante per il nostro
Paese, alcuni studiosi di storia e di archeologia decisero mettere dentro le
stanze di questo grandissimo palazzo molti reperti archeologici e farlo
diventare un museo.
In questo modo tutti i cittadini di Firenze e del mondo avrebbero
potuto ammirare quegli oggetti che, fino a quel giorno, erano rimasti
nascosti nelle sale del tesoro delle più ricche famiglie. Dovete sapere,
infatti, che tutti i fiorentini desideravano possedere statue antiche,
gioielli, papiri e reperti archeologici di ogni tipo pur non conoscendone il
vero significato. Come potete
immaginare soltanto in pochi
avevano la fortuna di possederli e se li
tenevano ben stretti proprio come un
tesoro… fino a quando alcuni di loro, i
più intelligenti, iniziarono a donarli a
questo Museo. Pensate che la famiglia
Medici, i Granduchi di Firenze, erano
grandi appassionati di gioielli antichi,
ne possedevano a centinaia, ma che dico, a migliaia! Li donarono tutti alla
città e oggi possiamo ammirarli proprio in questo Museo.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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Dalla nascita del Museo, anno dopo anno, molti archeologi
andarono alla ricerca di antiche città abbandonate nelle campagne della
Toscana, dell’Umbria, del
Lazio e i più coraggiosi si
spinsero fino nelle terre
misteriose dell’Egitto, alla
ricerca dei faraoni. Fecero
scoperte importantissime e portarono al Museo molti degli oggetti che
trovarono sotto terra! Addirittura, pensate che riuscirono a trasportare
nel giardino del Museo delle tombe etrusche piene di sculture, statuette e
iscrizioni!
Poi ci furono studiosi e appassionati di storia che decisero di donare
al museo i reperti che avevano
collezionato durante le loro ricerche per
farli vedere a tutti. Certo, c’era anche
chi avrebbe preferito vendere gli oggetti
preziosi per ricavarne tanti soldi, ma
alla fine, un po’ scontenti, anche loro li
lasciarono a questo Museo. Non è forse
più importante permettere a tutti noi e
alle nostre famiglie di poter osservare e studiare e perché no, anche
divertici tra queste sale pienissime di oggetti, piuttosto che tenerli
nascosti in casa?
Per capire meglio tutta questa lunga storia il direttore del museo ha
organizzato una mostra proprio nella prima sala: L’arte di donare. È una
mostra piccolina, ma molto interessante, infatti visitandola ho scoperto
che ancora oggi il Museo non ha finito di crescere! Il Museo Archeologico
di Firenze, infatti, è sempre alla ricerca di nuovi oggetti da aggiungere
alla propria collezione. Gli archeologi e gli studiosi, che si occupano di
scovare dove sono finiti i reperti scomparsi, sono sempre a lavoro e,
quando fanno una scoperta, il Museo cerca il modo migliore per
proteggere e custodire quell’oggetto e, ovviamente, farlo vedere al
pubblico.
MOLTI ARCHEOLOGI ANDARONO ALLA RICERCA DI ANTICHE CITTÀ
ABBANDONATE…
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MOSTRE, MUSEI E DIDATTICA MUSEALE
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È così che si sono riempite le vetrine che vedrete nella prima sala
del Museo: grazie al lavoro di coraggiosi cercatori d’arte, intraprendenti
direttori di musei, e ricchi collezionisti che preferiscono rendere visibile
a tutti noi i reperti archeologici piuttosto che tenerli nascosti nei loro
salotti.
C’è tempo fino al 10 marzo per visitarla, affrettatevi!
Buona visita,
Perché parliamo di… didattica museale? di Giovanna Grasso Girare per musei pieni di quadri, sculture, oggetti a prima vista incomprensibili può sembrare
incredibilmente noioso e disorientante. Mal di testa e stanchezza sono i tipici sintomi del visitatore inconsapevole. Ma con un poco di zucchero anche la medicina più amara può
diventare gradevole, persino divertente! Infatti, ci sono diversi modi per visitare un museo e non è affatto noioso entrarvi, anzi, si possono scoprire cose e vivere avventure meravigliose.
Basta pronunciare una parolina “magica”, anzi due: didattica museale! Significa imparare le
cose attraverso l’esperienza, mettendo in relazione le opere che sono esposte nel museo con il visitatore. In questo modo si possono educare i piccoli visitatori, e non solo, alla creatività,
privilegiando il fare come momento di conoscenza. Quando vi trovate in un museo davanti ad un’opera d’arte, provate a usare anche voi questi due semplici trucchetti:
1. Osservare: significa guardare nei minimi dettagli un’opera, come con una grande lente d’ingrandimento, e provare ad indovinare la tecnica che l’artista ha utilizzato. Vi accorgerete
che ci sono tantissimi modi per dipingere un quadro o realizzare una scultura (tempera, olio, inchiostro, affresco, marmo, bronzo, ecc.) e che si possono utilizzare strumenti sempre diversi
(pennelli, mani, scalpelli, pezzi di stoffa, sacchi, martelli, ecc);
2. Domandarsi: scatena la tua fantasia e prova a chiederti perché l’artista ha deciso di rappresentare quel soggetto e cosa vuole comunicare. L’opera d’arte non ha un messaggio
segreto nascosto che solo pochissime persone possono capire; al posto delle parole usa i colori, la luce e le forme per “parlare” con noi.
Se seguirete questi stratagemmi, sarete sulla buona strada per diventare dei perfetti
“osservatori” di opere d’arte. Allenate quindi le vostre pupille e buona osservazione a tutti!
Curiosi di visitare la mostra L’arte di donare in modo interattivo e divertente?
Niente paura, AntigonArt ha in programma una visita didattica per famiglie dedicata proprio a L’arte di donare, prevista per domenica 17 febbraio alle ore 10:30. Per
tutte le info, venite a trovarci sul sito!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MUSICA
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A ritmo di musica con Antigone La nostra Antigone condivide con noi i suoi consigli su canzoni e artisti musicali
Volta la carta di Fabrizio De André
Rieccoci alla rubrica dei consigli musicali! Questo mese voglio
proporvi l’ascolto di una canzone di un bravissimo cantautore di nome
Fabrizio De André.
Si tratta di una filastrocca che racconta le storia di Angiolina e di
altri personaggi, le cui vite si intrecciano l’una all’altra.
Se volete cantarla, imparate le parole e danzate in compagnia!
VOLTA LA CARTA DI FABRIZIO DE ANDRÉ
(ASCOLTALA)
C’è una donna che semina il grano
volta la carta e si vede il villano
il villano che zappa la terra
volta la carta viene la guerra
per la guerra non c’è più soldati
a piedi scalzi son tutti scappati.
Angiolina cammina cammina sulle sue scarpette blu
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MUSICA
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carabiniere l’ha innamorata volta la carta e lui non c’è più
carabiniere l’ha innamorata volta la carta e lui non c’è più.
C’è un bambino che sale un cancello
ruba ciliegie e piume d’uccello
tira sassate non ha dolori
volta la carta c’è il fante di cuori
il fante di cuori che è un fuoco di paglia
volta la carta e il gallo ti sveglia.
Angiolina alle sei di mattina s’intreccia i capelli con foglie d’ortica
ha una collana di ossi di pesca la gira tre volte intorno alle dita
ha una collana di ossi di pesca la conta tre
volte in mezzo alle dita.
Mia madre ha un mulino e un figlio
infedele
gli inzucchera il naso di torta di mele
mia madre e il mulino son nati ridendo
volta la carta c’è un pilota biondo
pilota biondo camice di seta
cappello di Volpe sorriso d’atleta.
Angiolina seduta in cucina, che piange che mangia insalata di more
ragazzo straniero ha un disco d’orchestra che gira veloce che parla d’amore
ragazzo straniero ha un disco d’orchestra che gira che gira che parla d’amore.
A Volta la carta è dedicato anche un
libro tutto illustrato di Fabrizio De
André e Massimo Bubola, con i disegni
di Mauro Evangelista.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | MUSICA
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Madama Dorè ha perso sei figlie
tra i bar del porto e le sue meraviglie
Madama Dorè sa puzza di gatto
volta la carta e paga il riscatto
paga il riscatto con le borse degli occhi
piene di foto di sogni interrotti.
Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa canta vittoria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria.
Buon ascolto,
Perché parliamo di… musica? di Antonella Longhitano Perché parlare alle bambine e ai bambini di musica? Semplice: tutti la amano! Sfidiamo qualcuno a dire il contrario… Bastano un battito di mani, uno schiocco di dita, e il corpo non
riesce a trattenersi: non può fare altro che muoversi, scatenarsi, liberarsi al ritmo della melodia!
Oppure basta un semplice accordo di note ed ecco che la nostra mente si rilassa, la rabbia si dissolve pian pianino e il cuore batte più lentamente fino a… dormire beatamente! Questa è la
magia della musica, ma se poi si aggiungono le parole ascoltare non basta più: dobbiamo cantare e liberare il nostro talento vocale!
E poi la musica è il linguaggio universale per eccellenza, unisce, aggrega, fa bene al cervello e al cuore.
Grazie alle canzoni i bambini (e anche gli adulti) imparano storie, vivono emozioni, si sentono
più felici. È proprio così! La musica ci rende più felici ed è per questo che ci piacerebbe condividere con voi lettori questa felicità.
Ogni mese vi consiglieremo alcune canzoni da ascoltare, vi parleremo di grandi artisti musicali e condivideremo con voi curiosità dello straordinario mondo delle sette note.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | TEATRO
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Su il sipario! Tutti a teatro Opere, spettacoli e giochi teatrali per bambini e ragazzi di tutte le età
Lunga vita alla commedia!
Bentornati bambini e bambine,
L’ultima volta vi ho rivelato che Sofocle, un famoso drammaturgo
del mio tempo, ha tratto ispirazione dalla mia vita tragica per scrivere una
tragedia.
Vi ho già detto che nell’antica Grecia il teatro era molto importante
e che tutti erano ansiosi di assistere alle
gare di tragedie che avvenivano in un
certo periodo dell’anno! In realtà le
storie interpretate non erano molto
allegre e a volte, a fine spettacolo, vi
confido che mi sentivo un po’ triste.
Poi, un giorno, ho sentito dire da
un vecchio ateniese che in un villaggio
vicino si svolgevano degli spettacoli
che facevano ridere a crepapelle, che
tutti si divertivano perché in scena
c’era la COMMEDIA! Io non capivo e così, spinta dalla curiosità, sono
andata a vedere. È così che ho scoperto che si può andare a teatro anche
per divertirsi! Ma come è nato tutto ciò?
Nella mia lingua, il greco antico, la parola commedia nasce
dall’unione di altri due termini: baldoria e villaggio e ora capirete il perché.
È nata più tardi rispetto alla tragedia (circa 50 anni dopo), ma trae
Non solo tragedie! (Fonte)
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | TEATRO
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ispirazione sempre dal dio Dioniso (il dio del vino) e dalle feste che si
facevano in suo onore ad Atene.
Queste celebrazioni si svolgevano, nel mese di dicembre, anche nei
piccoli villaggi sparsi per la Grecia e si chiamavano Dionisie rurali. Gli
abitanti partecipavano a una lunga processione dietro a una statua
simbolica, danzavano e cantavano allegramente e pregavano il dio
Dioniso affinché il raccolto
invernale fosse abbondante.
L’atmosfera era simile
all’aria festosa del
Carnevale di oggi: tutti
erano liberi di mascherarsi,
di fare insoliti scherzi e di bere tanto, tanto vino! Immaginate il chiasso!
Poi, a un certo punto, da questi vivaci riti, prese vita una divertente forma
di teatro, la commedia.
Il successo fu così grande che anche ad Atene cominciarono a farsi
strada degli scrittori di commedie, i commediografi, e come per le
tragedie furono istituite delle gare di commedie.
Chi erano i personaggi?
I protagonisti non
erano personaggi
mitologici, ma uomini
comuni! Parlavano una
lingua semplice, piena di giochi di parole e battute scherzose. Le storie
che mettevano in scena erano molto vicine alla vita quotidiana e questo
rendeva il pubblico ancora più partecipe! E poi… avevano sempre un lieto
fine!
E gli attori?
Come nelle tragedie, gli attori erano tutti maschi. Indossavano delle
maschere molto buffe, indossavano dei vestiti aderenti che mettevano in
risalto l’imbottitura di un pancione enorme o di un sedere sporgente! Era
NELLA MIA LINGUA LA PAROLA COMMEDIA NASCE DALL’UNIONE
DI ALTRI DUE TERMINI: BALDORIA E VILLAGGIO. MA PERCHÉ?
I PROTAGONISTI DELLA COMMEDIA NON ERANO PERSONAGGI
MITOLOGICI, MA UOMINI COMUNI.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | TEATRO
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presente anche il Coro, un
gruppo unico di attori che si
esprimeva attraverso il
canto e la danza.
Che fine ha fatto la commedia?
Ho scoperto con sorpresa che ancora oggi la commedia è un genere
teatrale di enorme successo! Nata nell’antichità, si è fatta strada, si è
evoluta, ha cambiato i suoi modi e ha inventato nuovi personaggi, ma ha
lasciato intatto il suo fascino: coinvolgere, far ridere e, perché no, anche
riflettere!
E allora, che dire: lunga vita alla commedia!
Perché parliamo di… teatro? di Talitha Medici Perché il teatro? E perché il teatro per bambini? Col teatro si imparano la dizione per
pronunciare correttamente le parole, come rappresentare le emozioni dei personaggi di una
storia, come costruire e interpretare un personaggio. Il teatro è un’attività ludico-didattica
perché attraverso il gioco si può accrescere la propria autostima, si impara a relazionarsi con i compagni senza perdere la propria individualità, ci si può sentire parte di un gruppo. È tutto
vero ma il teatro va oltre. Il teatro non deve sfornare macchinette automatiche belle da vedere
e da ascoltare. Deve essere il luogo dove poter combinare e sperimentare le infinite possibilità
della creatività e avere come collante la relazione tra esseri umani/personaggi. Esseri umani un po’ strambi poiché possono trasformarsi in oggetti, animali, personaggi noti, personaggi
fantastici. Tutto questo grazie all’utilizzo della preziosa macchina che abbiamo a disposizione:
il nostro corpo! Partiamo dal nostro corpo per conoscerlo meglio, studiarlo nelle sue molteplici possibilità di movimento, per costruire le scene, i personaggi, le storie, per diventare una
coreografia di emozioni in movimento. Non siete curiosi di scoprire com’è possibile realizzare
tutto questo? Preparatevi a un’esplosione di creatività!
ANCHE NELLE COMMEDIE GLI ATTORI COMICI ERANO TUTTI
MASCHI!
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | INTERVISTE
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Botta & Risposta con Antigone Antigone, reporter d’eccezione, a caccia dei segreti degli intervistati del mese
Intervista alle ragazze di
AntigonArt
Cari bambini e bambine, mi sembra giusto inaugurare la sezione delle
interviste interpellando le ragazze di AntigonArt in persona. Da quando le ho
conosciute, infatti, ci sono alcune curiosità che non fanno che assillarmi. Non
vedo l’ora di saperne di più, quindi bando alle ciance!
Antigone: La mia prima domanda riguarda l’immagine che si vede nel
vostro logo. Che cosa rappresenta e perché l’avete scelta per l’Associazione?
Talitha: Tantissimi anni fa le donne
iniziarono a utilizzare il telaio per realizzare dei
tessuti. Erano molto abili e ben presto riuscirono a
utilizzare i fili per decorare i loro tappeti con delle
figure per loro molto importanti. Si tratta di
personaggi femminili, maschili, animali, ed
elementi naturali, come i tuoni e i fulmini. Una di
queste figure femminili si chiama Elibelinde ed è
ispirata alle statuette della Dea Madre che
venivano realizzate fin da tempi antichissimi, una
specie di portafortuna per avere un raccolto
rigoglioso o un aiuto divino nei momenti difficili.
La parola Elibelinde in lingua turca significa
letteralmente “mani sui fianchi”. La troviamo
raffigurata, in diverse varianti, nei tappeti turchi
denominati Kilim.
Alcuni esempi di
Elibelinde (Fonte).
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | INTERVISTE
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Come ogni simbolo ha subìto delle evoluzioni e delle trasformazioni
nel tempo soprattutto per quanto riguarda il suo significato, assumendo
un valore diverso nella società patriarcale (società cioè in cui l’autorità
spetta agli uomini e non alle donne), da “Dea madre” a “Corno d’Ariete”.
Le tessitrici raccontavano delle storie attraverso le immagini e i colori
utilizzati nella realizzazione del tappeto, trasmettendo così i valori della
cultura dell’epoca.
Per rappresentare la nostra Associazione abbiamo scelto l’Elibelinde
con la testa a forma di diamante, le
braccia raffigurate come due ganci
rivolti verso l’interno, il corpo a
forma di triangolo e cinque piedini
che vanno tutti nella stessa direzione.
Quello che ci ha affascinato è il suo
antico significato di forza femminile collegato all’aspetto della creatività
e dell’arte. Questo simbolo evoca un senso profondo in virtù del fatto che
dal Neolitico fino all’Ottocento le donne dell’Anatolia (una regione
dell’Asia occidentale) hanno continuato a tramandare la stessa struttura
simbolica per raccontare storie, desideri, miti e leggende. Come dice
Üzeyir Özyurt, esperto in Kilim, “filatrici e tessitrici aprono e chiudono
all’infinito i cicli individuali storici e cosmici”. Ci piace pensare che
anche la nostra Elibelinde possa continuare a tessere storie, coinvolgendo
grandi e piccini, alla ricerca di modi sempre nuovi per esprimere la
bellezza dell’Arte.
Antigone: Accidenti, non credevo che un simbolo così piccolo potesse
nascondere una storia tanto antica e interessante! Adesso che ci penso, mi rendo
conto che dovete aver riflettuto molto prima di scegliere. E allora – scusate se
pecco di presunzione, ma in fondo sono una diretta interessata – come mai avete
scelto proprio il mio nome?
Serena: Hai proprio ragione, ci abbiamo pensato e ripensato molto
perché sapevamo che avrebbe dovuto comunicare in modo immediato
l’intento della nostra missione. Avevamo bisogno d’un nome che
richiamasse l’idea della giustizia sociale, il nome di qualcuno o qualcosa
Il logo di AntigonArt con la sua Elibelinde.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | INTERVISTE
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che rappresentasse la necessità di tener fede a ciò che è giusto in
contrapposizione a ciò che è “solo” legale. Non fraintendiamoci: le leggi
sono importantissime e necessarie alla convivenza comune, ma sono pur
sempre scritte dagli uomini e nessun uomo è perfetto. Capita allora che
in certe situazioni o epoche storiche le leggi dell’uomo rispondano a
princìpi non proprio corretti, che rinneghino un superiore ideale di bene,
di umanità, a favore di qualcos’altro.
E in fondo è questo che racconta la tua storia, Antigone: in cuor tuo
sapevi cos’era giusto fare, sapevi che la giustizia deve essere alla base di
tutte le leggi e alla fine hai scelto di far vincere la compassione e la
solidarietà verso chi in quel momento era considerato un nemico, ma che
– quali che fossero le circostanze – rimaneva pur sempre tuo fratello. Più
ci riflettevamo e più ci piaceva!
Avevamo trovato una donna forte, coraggiosa, che non ha avuto
paura di opporsi a un potere talmente accecato dalle proprie convinzioni
da scordare la propria umanità, di andare contro
una legge ingiusta e crudele che si accaniva su chi
era stato già sconfitto. Siamo fermamente convinte
che questo principio, se applicato in modo
ragionevole, resti sempre e comunque valido.
Dobbiamo e vogliamo combattere per ciò che è
giusto, per il bene di chi ci sta attorno, per
promuovere la compassione, la giustizia e la
solidarietà nei confronti di chi è più svantaggiato.
Solo che noi lo facciamo attraverso la cultura e
quindi mediante l’arte, il teatro, la letteratura, la
musica e il cinema. Come affermi nella tua storia
raccontata da Plutarco e tradotta da Raffaela
Cantarella: «Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore». E così
anche la nostra Associazione: amore per il prossimo, per la cultura in tutte
le sue forme e per l’ambiente che ci circonda.
Antigone: Va bene, mi sono un po’ commossa, non sapete quanto significhi
per me sentirvelo dire. Non è semplice fare la cosa giusta, ma non me ne sono mai
La mia storia raccontata
da Sofocle e tradotta da
Raffaela Cantarella.
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pentita. Ma adesso basta parlare di me, parliamo di voi! Mi rivolgo in particolar
modo alle fondatrici: cosa vi ha spinto a imbarcarvi in quest’avventura?
Antonella: Cara Antigone, lo sai che è anche merito tuo se ho
deciso di fondare un’associazione
che porta il tuo nome? Quando ero
un’adolescente e frequentavo il liceo
classico, ho avuto l’onore di
interpretare il tuo personaggio e da
allora la mia vita è cambiata! Ho
scoperto l’amore per il teatro e anche
per la persona coraggiosa che sei…
Negli anni ho approfondito l’arte del teatro e, contemporaneamente, ho
iniziato gli studi di Storia dell’arte, finché un giorno ho incontrato
Talitha, Caterina e Giulia. Insieme abbiamo condiviso un sacco di
avventure lavorative: abbiamo progettato laboratori di arte, inventato
storie per bambini e insegnato teatro nelle scuole con grande passione!
Un giorno abbiamo deciso di mettere su un progetto tutto nostro ed
è per questo che ci siamo lanciate nella fondazione di AntigonArt! Ho
proposto di chiamarla come te e le altre hanno accettato con entusiasmo!
Anche se vieni dal passato, per noi rappresenti il
futuro di un progetto che vuol fare del teatro il
mezzo per trasmettere il valore della cultura e
dell’umanità.
Caterina: Nel 2016, quando, insieme ad
Antonella, Giulia e Talitha, ho deciso di fondare
AntigonArt, ero diventata mamma di Ginevra da
appena qualche mese. Nel frattempo, stavo
completando il lavoro di tesi magistrale in Storia
dell’arte con uno studio su Rodolfo Siviero, un
personaggio molto particolare che ha recuperato le
opere d’arte italiane trafugate dai nazisti durante
la Seconda guerra mondiale. Il diventare mamma
e l’addentrarmi nel complesso mondo della tutela dei beni culturali mi
Antonella in azione al Museo Casa di Dante.
Caterina a Palazzo
Davanzati.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | INTERVISTE
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hanno spinta a trovare un modo per far conoscere alle giovani
generazioni, quindi ai nostri figli, il nostro patrimonio storico-artistico.
Ma come? Mettendo insieme le mie più grandi passioni: i bambini e la
loro spontaneità, l’arte e il teatro!
Talitha: Ho conosciuto Antonella, Caterina e Giulia in un luogo
magico: il teatro! Abbiamo condiviso esperienze di studio e di lavoro.
Quando queste si sono concluse
abbiamo pensato che avevamo ancora
tanto da raccontare. Ci siamo
incontrate e abbiamo creato uno spazio
dove coltivare le nostre idee e i nostri
progetti rendendoli reali e condivisibili.
Quello che ci unisce è un grande amore
per l’arte, per il teatro e ci appassiona
sperimentare nuovi linguaggi creativi
per trasmettere tutto questo.
Devo ringraziare anche te,
Antigone, perché mi hai ispirata
innumerevoli volte. Ebbene sì, quando ho studiato la tua tragedia
all’università, ero così affascinata dalla tua forza e dalla tua passione! Poi
ho iniziato a fare teatro e anche io ho avuto l’occasione di recitare il tuo
personaggio. Non dimenticherò mai la sensazione di coraggio e
amorevolezza che mi hai lasciato, per questo te ne sarò sempre grata.
Antigone: Se continuate così, finirò per montarmi la testa! Tenterò di
ricompormi... okay, dicevamo? Siete state voi a fondare l’Associazione, ma col
tempo la squadra si è allargata. E voi, ragazze, Vi va di dirmi chi siete e perché
avete deciso di collaborare con AntigonArt?
Vittoria: Ho cominciato a collaborare con AntigonArt qualche
anno fa, avevo iniziato da poco il mio percorso di studi universitari in
Storia dell’arte e portavo avanti quella che è anche una mia grande
passione: il teatro. Scoprire l’Associazione e la sua capacità di unire
queste due parti della mia vita mi ha subito stregato, ancora di più quando
Talitha all’opera insieme ad alcuni
piccoli artisti.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | INTERVISTE
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ho capito che alla base di tutto c’era uno scopo didattico. Credo molto
nella potenza dell’arte e nell’importanza della sua trasmissione, iniziando
proprio dai più piccoli. Il nostro obiettivo è proprio questo, Antigone,
insegnare a rispettare e ad amare il
nostro patrimonio artistico e la
nostra cultura!
Sara: Quando ho iniziato a
studiare Storia dell’arte all’università
pensavo che la mia vita sarebbe
ruotata intorno a opere d’arte, musei,
chiese, mostre e archivi. Splendido,
no? Eppure, esame dopo esame, ho
iniziato a sentire che tutto questo non
mi sarebbe bastato e allora ho iniziato a cercare una “mia via” nello
sconfinato mondo dell’arte e l’ho trovata nella tutela dei beni culturali.
Tutelare il patrimonio storico artistico può voler dire tante cose, una
di queste, mia cara Antigone, è fare quello per cui quest’Associazione si
impegna: fare appassionare i più piccoli all’arte, alla storia, al cinema,
all’archeologia… insomma a tutto ciò che costituisce la nostra cultura, per
renderli consapevoli di quello che è il nostro – cioè di tutti – patrimonio
culturale. Perché, come sai bene anche tu, ha bisogno di cure e attenzioni
costanti e siamo proprio tutti noi i primi a dovercene occupare giorno
dopo giorno.
Giorgia: Ho conosciuto le ragazze di AntigonArt per caso, durante
una visita alla casa-museo di Rodolfo Siviero a Firenze. Questo
personaggio importantissimo ora mi è ancora più simpatico perché in un
certo senso è grazie a lui che ho avuto la possibilità di collaborare con
loro. Oltre agli studi di Storia dell’arte condividiamo anche il grande
amore per il teatro, inutile dire che il loro progetto mi ha subito
entusiasmata! Poter unire le mie passioni per fare qualcosa di utile e
meraviglioso: trasmettere ai bambini l’amore per il nostro immenso
patrimonio artistico, un grandissimo tesoro da scoprire, amare e
proteggere.
Vittoria e Caterina col Vaso François al
Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019 | INTERVISTE
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Giovanna: Pur essendo una delle ultime arrivate, le altre ragazze
di AntigonArt mi hanno subito fatta sentire
parte del gruppo. Oltre a condividere la passione
per l’arte, il teatro e la cultura in generale, sono
molto interessata alla parte organizzativa delle
attività che propongono. Comunicare alle nuove
generazioni valori che, soprattutto in questi
ultimi tempi, sembrano essere persi e farlo
attraverso l’arte è uno stimolo sempre crescente
per custodire, far conoscere e proteggere il nostro
patrimonio culturale e artistico. Inoltre mi è subito piaciuta l’idea di dare
il tuo nome all’Associazione, cara Antigone, perché la tua storia e il tuo
esempio, a tantissimi anni di distanza, sono ancora molto attuali, e ci
guidano attraverso il buio delle ingiustizie e delle cattiverie.
Serena: La mia grande passione, invece, è la letteratura, tanto che
dopo essermi laureata in Lettere all’università ho deciso che mi sarebbe
piaciuto lavorare nel mondo dell’editoria e scoprire i dietro-le-scene di
come nasce un libro. Negli ultimi mesi ho anche avuto modo di conciliare
questo mio amore con quello per l’inglese, dedicandomi alla traduzione
letteraria. Mi sono unita ad AntigonArt relativamente tardi: avevo
scoperto che a Firenze si sarebbe tenuto un festival tutto dedicato alle
donne e l’ho subito fatto presente a Caterina, la mia (ex, da un bel po’
ormai!) compagna di banco al liceo. È stata proprio lei a propormi di
collaborare all’Associazione e, siccome sono da sempre interessata a temi
come la giustizia sociale, il femminismo e l’anti-razzismo, ho pensato che
avrei finalmente potuto fare qualcosa di concreto per promuovere questi
ideali, di metterli in pratica attraverso la cultura e a favore dei più piccoli
e quindi del futuro di tutti noi.
Antigone: Devo dire che sono sempre più contenta che abbiate scelto il mio
nome per la vostra Associazione! So anche che la squadra di AntigonArt non si
esaurisce con voi e non vedo l’ora di sentire cosa avranno da raccontarmi le altre
la prossima volta. Grazie a tutte!
Giovanna.
ANTIGONART | N. 2 | FEBBRAIO 2019
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AntigonArt ~ febbraio 2019
Credits:
Piccoli grandi artisti di Talitha Medici
Nelle fauci della Chimera di Giovanna Grasso
Arcobaleno, il pesciolino più bello… di Caterina Zaru
Perché parliamo di cinema? di Giorgia Stornanti
Mondi Novi e Lanterne Magiche… di Giorgia Stornanti
Il Museo Archeologico di Dicomano di Caterina Zaru
L’arte di donare di Sara Migaleddu
Volta la carta di Fabrizio de André di Antonella Longhitano
Lunga vita alla commedia! di Antonella Longhitano
Intervista alle ragazze di AntigonArt di tutte le ragazze di AntigonArt
Disegni di Veronica Grassi
Grafica e impaginazione di Serena Stagi
Font: Dalek Pinpoint, Olympus
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AntigonArt è la rivista dell’omonima associazione di promozione sociale. Per saperne di più potete
contattarci via email ([email protected]), telefonicamente (3383888057) o venirci a trovare sul
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