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Dall'Italia e dal Mondo UE: JUNCKER, SERVE UN GOVERNO ECONOMICO DELL'UNIONE San Pantaleo, ordigno contro un dirigente della spa della spazzatura Atto intimidatorio a San Pantaleo, una frazione di Olbia: un Pubblicato 8 minuti fa Il sindaco di Olmedo vieta gli sguardi di sfida. Parodia in Rete: “Mer’e castiai?” Olmedo non è un ring e così il sindaco Marcello Pubblicato 31 minuti fa Selargius, rapina al supermercato Conad. Due banditi armati in fuga Rapina ieri pomeriggio al supermercato Conad di Selargius, nel Cagliaritano. Pubblicato 1 ora fa ULTIME NOTIZIE Cerca nel sito Home > Culture > Cultura > A Gavoi “L’eccezione” di Ólafsdóttir: “La Sardegna, isola benedetta” Audur Ava Ólafsdóttir è forse la migliore scrittrice islandese vivente. È ospite in questi giorni al Festival “Lʼisola delle storie” di Gavoi. È docente di Storia dellʼArte ed è diventata Direttrice del Museo dellʼUniversità di Islanda. LʼIslanda è un Paese ha risposto alla forte crisi economica (“causata da ʻdieci personeʼ di cui si conoscono i nomi”, dice Ólafsdóttir) interrogandosi direttamente sulla crisi morale del suo popolo. Ava Ólafsdóttir, ha pubblicato in Italia per Einaudi tre libri (Rosa Candida, La donna è unʼisola e LʼEccezione) considerati dalla critica una vera e propria rivelazione. Lʼabbiamo incontrata subito dopo il caloroso incontro con il pubblico di Piazza SʼAntiocru. “Mi sono sforzata di parlare italiano -racconta- per avvicinarmi di più alla gente, per non farla stancare troppo”. Signora Olafsdòttir, siamo a Gavoi, nel centro di unʼisola. Unʼisola nellʼisola, come si sente? Mi sento davvero fortunata a stare qui. Credo sia quasi una benedizione per me. Sono felicissima, ed emozionata. Ho sempre desiderato di venire in Sardegna, da molto tempo. Ma evidentemente dovevo prima scrivere libri per venirci… Credo che questo sia uno dei Festival letterari più interessanti. Sono stata in molti Festival, ma qui si percepisce che lʼautore è davvero vicino alla gente: cʼè un senso di generosità e si capisce che la gente del posto partecipa. Questo lo rende speciale. È corretto dire che lei è arrivata alla scrittura attraverso altre forme artistiche? Perché, allora, è importate scrivere? Sì, corretto. Scrivo per capire. Cerco di capire, ma non analizzare. Guardo quello che succede nella vita, che appare come caotico: inaspettato. Lo scrittore è quello che prende le cose e dà loro un senso. Scrivere è dare un senso a quello che arriva dal mondo. Mi interessano molto le ʻcontraddizioniʼ che ci rendono umani… Nei suoi libri sono molto importanti i rapporti umani, anche quando complicati e fuori dagli stereotipi… Sì, è vero. Dopo la crisi economica in Islanda ho iniziato a scrivere diverse opere per il teatro. È stato detto che i miei lavori parlano sia della crisi che delle relazioni umane. Io credo riguardino proprio le relazioni umane. Ma le mie non sono relazioni ordinarie: sono diverse, inusuali. Non credo, infatti, ci siano persone comuni. Credo che tutti siamo unici e originali. E che cosa rende un libro originale? Credo che nella storia della letteratura ci siano solo sei o sette trame che si ripetono: gli amanti, il rapporto padre e figlio, madre e figlia, i viaggiatori, quelli delle isole che cambiano la loro prospettiva di vita attraverso il viaggio… i soggetti e le trame, in fondo, sono tutti abbastanza comuni. Credo che quello che è originale in un libro sia lo stile: la scrittura, la musica. In ogni mio libro cʼè una musica differente. E di solito la musica viene prima, poi viene la trama. Quando compro un libro leggo solo poche righe per capire se la scrittura è differente da tutti gli altri libri… Nei suoi libri sono sempre costanti i riferimenti e le descrizioni della sua terra… Sì, credo che la cosa migliore dellʼIslanda sia il silenzio… e lo spazio, che dà un sentimento di libertà.Un piccolo paese con una lingua minoritaria, è necessariamente differente dagli altri, ma credo arricchisca il panorama delle altre lingue. Per questo motivo continuo a scrivere nella mia lingua. Davide Fara LEGGI ANCHE A Gavoi “L’eccezione” di Ólafsdóttir: “La Sardegna, isola benedetta” Articolo pubblicato il 6 luglio 2014 Tweet Tweet 1 0 15 Like Like Share Share Share Share A Gavoi "L'eccezione" di Ólafsdóttir: "La Sardegna, isola be... http://www.sardiniapost.it/culture/gavoi-leccezione-islandese-... 2 di 5 15/07/14 11.25

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Audur Ava Ólafsdóttir è forse la migliore scrittriceislandese vivente. È ospite in questi giorni alFestival “Lʼisola delle storie” di Gavoi. È docentedi Storia dellʼArte ed è diventata Direttrice delMuseo dellʼUniversità di Islanda. LʼIslanda è unPaese ha risposto alla forte crisi economica(“causata da ʻdieci personeʼ di cui si conoscono inomi”, dice Ólafsdóttir) interrogandosidirettamente sulla crisi morale del suo popolo.

Ava Ólafsdóttir, ha pubblicato in Italia perEinaudi tre libri (Rosa Candida, La donna èunʼisola e LʼEccezione) considerati dalla criticauna vera e propria rivelazione.

Lʼabbiamo incontrata subito dopo il caloroso incontro con il pubblico di Piazza SʼAntiocru. “Mi sonosforzata di parlare italiano -racconta- per avvicinarmi di più alla gente, per non farla stancaretroppo”.

Signora Olafsdòttir, siamo a Gavoi, nel centro di unʼisola. Unʼisola nellʼisola, come si sente?Mi sento davvero fortunata a stare qui. Credo sia quasi una benedizione per me. Sono felicissima,ed emozionata. Ho sempre desiderato di venire in Sardegna, da molto tempo. Ma evidentementedovevo prima scrivere libri per venirci… Credo che questo sia uno dei Festival letterari piùinteressanti. Sono stata in molti Festival, ma qui si percepisce che lʼautore è davvero vicino allagente: cʼè un senso di generosità e si capisce che la gente del posto partecipa. Questo lo rendespeciale.

È corretto dire che lei è arrivata alla scrittura attraverso altre forme artistiche? Perché, allora,è importate scrivere?Sì, corretto. Scrivo per capire. Cerco di capire, ma non analizzare. Guardo quello che succede nellavita, che appare come caotico: inaspettato. Lo scrittore è quello che prende le cose e dà loro unsenso. Scrivere è dare un senso a quello che arriva dal mondo. Mi interessano molto leʻcontraddizioniʼ che ci rendono umani…

Nei suoi libri sono molto importanti i rapporti umani, anche quando complicati e fuori daglistereotipi…Sì, è vero. Dopo la crisi economica in Islanda ho iniziato a scrivere diverse opere per il teatro. Èstato detto che i miei lavori parlano sia della crisi che delle relazioni umane. Io credo riguardinoproprio le relazioni umane. Ma le mie non sono relazioni ordinarie: sono diverse, inusuali. Noncredo, infatti, ci siano persone comuni. Credo che tutti siamo unici e originali.

E che cosa rende un libro originale?Credo che nella storia della letteratura ci siano solo sei o sette trame che si ripetono: gli amanti, ilrapporto padre e figlio, madre e figlia, i viaggiatori, quelli delle isole che cambiano la loro prospettivadi vita attraverso il viaggio… i soggetti e le trame, in fondo, sono tutti abbastanza comuni. Credoche quello che è originale in un libro sia lo stile: la scrittura, la musica. In ogni mio libro cʼè unamusica differente. E di solito la musica viene prima, poi viene la trama. Quando compro un libroleggo solo poche righe per capire se la scrittura è differente da tutti gli altri libri…

Nei suoi libri sono sempre costanti i riferimenti e le descrizioni della sua terra…Sì, credo che la cosa migliore dellʼIslanda sia il silenzio… e lo spazio, che dà un sentimento dilibertà.Un piccolo paese con una lingua minoritaria, è necessariamente differente dagli altri, macredo arricchisca il panorama delle altre lingue. Per questo motivo continuo a scrivere nella mialingua.

Davide Fara

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A Gavoi “L’eccezione” di Ólafsdóttir: “LaSardegna, isola benedetta”Articolo pubblicato il 6 luglio 2014

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