Anselmi, E. Et Al. Criteri Restauro Mosaico Malocchio 2003
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8/7/2019 Anselmi, E. Et Al. Criteri Restauro Mosaico Malocchio 2003
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IX Colloquio AISCOM 20-22 febbraio 2003-02-15
Criteri e metodologie dellintervento di conservazione e restauro del mosaico con
rappresentazione del malocchio dalla Basilica Hilariana al Celio.Elisabetta Anselmi, Carla DAngelo, Daniela Gennari, Valeria Massa
Il mosaico pavimentale in materiale lapideo (1), rinvenuto negli scavi del 1889 tra le rovine
della Basilica Hilariana al Celio, fu collocato nel 1929 in un pavimento del Museo
dellAntiquarium; da qui fu rimosso nel 1939 e conservato nei depositi. E probabile che a
quegli anni si deve lattuale sistemazione su supporto in cemento armato contenuto in una
cassa di legno con cornice. Le sue dimensioni sono cm. 190x150x7,5 (il frammento misuracm. 182x143x1 ca., al netto del cemento) pari a mq 2,85, con un peso stimabile oltre i 500 kg.
Il mosaico non appariva in buone condizioni di conservazione, infatti presentava deformazioni
della superficie e numerose tessere erano interessate da fenomeni di degrado quali
fratturazioni, scagliature e decoesioni (2,3,4).
La decisione di intervenire per sostituire il supporto in cemento stata determinata da criteri
conservativi, di movibilit e filologico-estetici.
Il cattivo stato di conservazione interessava sia il supporto in cemento che la cassa inlegno, delimitata da cornice, che lo conteneva. Il cemento presentava numerose fratture
(5,6) che minavano la funzione per la quale ere stato realizzato, tanto che in alcune zone
lungo i bordi il supporto cementizio non era pi in grado di sostenere le tessere,
provocandone il sollevamento e la caduta (7). La cassa di legno era dissestata per la
disgiunzione delle tavole (8,9,10 ).
Il peso eccessivo rendeva lopera praticamente inamovibile o movibile con grossedifficolt.La leggibilit dellopera era piuttosto confusa per lo strato di sporco (11,12), le differenze
cromatiche delle malte interstiziali delle zone di rifacimento (13,14) e per la presenza di
tracce di cemento e di piccole stuccature sparse sulla superficie (15 ). A questo va aggiunta
lintenzione di ricostituire lambiente originario rimettendo insieme i vari manufatti che lo
costituivano.
Lintervento di restauro a cura dellIstituto Centrale per il Restauro stato eseguito in attivitdidattica dal laboratorio manufatti musivi con la Direzione lavori della dott.ssa Maria C.
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Laurenti, nellambito dei corsi quadriennali di conservazione e restauro dei manufatti lapidei
e musivi.
In questo intervento si sostituito il supporto di cemento con materiali che ne hanno
alleggerito il peso di ca. 1/3 e si ricreata attraverso il nuovo pannello di supporto la
dimensione reale del pavimento originario.
In considerazione del fatto che lasportazione di un supporto cementizio sempre un
intervento traumatico per le tessere soprattutto se, come in questo caso, non esiste pi traccia
di allettamento originale, le operazioni sono state condotte con il massimo della cautela e nel
rispetto di tale considerazione.
Le fasi dellintervento sono state le seguenti.
Dopo aver smontato la cornice ed aver effettuato una prima pulitura della superficie (16) daquelle sostanze (incoerenti e grasse) che avrebbero impedito una buona adesione della
velatura, si sono messe in sicurezza tutte le zone che presentavano difetti di coesione e/o
adesione delle tessere. Queste infatti erano in alcuni casi molto fratturate e scagliate, per cui si
reso necessario bloccarle con una malta provvisoria (17), che stata anche usata l dove era
necessario ripristinare una continuit della superficie al fine di renderla il pi possibile
compatta in previsione delle operazioni di rimozione del supporto. Sempre in questa ottica
stata effettuata sulla superficie, opportunamente velata con doppio strato di garza (18), unostrato ammortizzante in gomma siliconica. Nel caso in esame la gomma siliconica aveva lo
scopo principale di attutire le vibrazioni provocate dagli srtumenti da taglio impiegati per
leliminazione del supporto nonch di contenere nella sua posizione originale il tassellato
(19,20). Per la realizzazione dello strato ammortizzante sono stati usati due tipi di gomma
siliconica, di cui una colabile per seguire perfettamente gli andamenti della superficie. Al fine
di ridurre ulteriormente le sollecitazioni dovute alle operazioni successive stato messo sulla
gomma siliconica un foglio di neoprene sul quale stata posata una tavola di legnoopportunamente morsettata in funzione del ribaltamento dellopera.
Successivamente il mosaico stato trasportato in un ambiente idoneo alle operazioni di
eliminazione del massetto di cemento (21,22). Alla rimozione si proceduto, previo
bloccaggio con morsetti per ridurre al massimo lincidenza delle vibrazioni, effettuando
tagli ortogonali con fresa a disco diamantato sul cemento che stato poi asportato per
mezzo di scalpello e martello (23). Dopo leliminazione del primo strato di cemento si
tagliata la struttura in metallo che stata rimossa in sezioni (24). Sempre con lo stessosistema si eliminata la rete metallica con parte dellultimo strato di cemento. Dopo aver
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riportato il mosaico in laboratorio si proceduto alla eliminazione totale del cemento dal
retro delle tessere (25,26), effettuando contestualmente delle stuccature provvisorie per
salvaguardare zone a rischio (27); in questa fase ci si serviti di strumenti che
permettevano un maggior controllo delloperazione (micromotori con frese di piccole
dimensioni, vibroincisori e vibroscalpelli a punta sottile) (28 ).
Non stato rimosso il cemento tra gli interstizi delle tessere per evitare possibili
danneggiamenti al tessuto musivo.
Per il nuovo supporto si utilizzata una malta tradizionale resa strutturalmente pi efficace
con linserimento di una rete in fibra polipoprilenica (materiale ad elevata resistenza
meccanica) (29). La stratigrafia prevede strato sottile di malta piuttosto fluida, strato di malta,
fibra, ulteriore strato di malta per uno spessore complessivo di cm. 2,5 (30 ).La scelta di conferire allo strato di malta unalta resistenza meccanica stata determinata
dallesigenza di non creare zone pi deboli, e quindi pi facilmente soggette a cedimenti,
allinterno della stratigrafia del manufatto che prevede tessellato, malta, pannello rigido (in
nido dape dalluminio con intelaiatura in alluminio).
Si quindi proceduto alla preparazione del pannello rigido creando (31) su una delle due
facce uno strato aggrappante di graniglia di marmo; nel pannello sono anche stati predisposti
i fori di alloggiamento per i perni che serviranno ad unire questo mosaico allaltro conliscrizione che verr prossimamente sottoposto ad analogo intervento di restauro (32).
Successivamente, dopo aver atteso il tempo necessario di maturazione della malta di supporto
(27 giorni), questa stata incollata con resina al pannello rigido.
Ad incollaggio avvenuto il mosaico stato ribaltato ed stata effettuata la rimozione dello
strato di gomma siliconica e della velatura. Si quindi proseguito con la pulitura chimica e
meccanica della superficie asportando i vecchi residui di cemento e delimitando le stuccature
che debordavano sulle tessere; infine, dopo aver portato sotto livello il cemento presente neglispazi interstiziali (33,34), si eseguita la stuccatura degli stessi con una malta che ripropone
quella probabilmente esistente in origine (35). Questo per cercare di ricreare ununita di
immagine che non esisteva pi in seguito allampliamento degli interstizi causato
dallallentamento del tessuto musivo dopo gli interventi che lopera aveva subito nel tempo
(36,37,38).
Un discorso a parte meritano i rifacimenti presenti sul mosaico. Alcuni sono facilmente
identificabili perch eseguiti su una malta di allettamento diversa dal cemento, altri perchfatti inserendo tessere di dimensioni maggiori, a spigoli vivi, meglio conservate, che
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presentano anche evidenti segni di abrasione sulla superficie (39). In molti altri casi evidente
una differenza nella tessitura (40,41), ma si tratta spesso di tessere originali reinserite tra le
quali, a volte, compaiono tessere pi recenti (42). Potrebbe trattarsi in alcuni casi di
rifacimenti antichi, ma la datazione piuttosto difficile non essendo rimasta alcuna traccia
delle malte originali a cui potersi riferire.
Materiali utilizzati.
Malta provvisoria: polv. Travertino, grassello (3:1 +10% Acril 33)
Strato ammortizzante: gomma siliconica colabile ( RTV/TF) e spatolabile (RTV al 25)
mm 5-6
Velatura: doppio strato di garza e Paraloid al 25% in acetonePulitura chimica: impacchi di carbonato dammonio (con polpa di carta per 5-30 minuti)
Malta di supporto: pozzolana, grassello (2:1)
Pannello rigido: Aereolam con intelaiatura in alluminio (cm 260 x 145 x 1,2)
Incollaggio pannello: resina epossidica (Araldite LY 554 + HY 956 + silice
micronizzata)
Malta interstiziale: sabbia gialla, polv. Travertino, grassello (1:1 + 10% Acril 33)
Malta per tessere: polv. marmo, carbonatodi calcio, grassello (2:1)
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Nombre de archivo: Anselmi, E. et al. Criteri restauro mosaico malocchio.2003
Directorio: H:\Arqueologa\MosaicoPlantilla:
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mal.dotTtulo: IX Colloquio AISCOM 20-22 febbraio 2003-02-15Asunto:Autor: Franceschini OsvaldoPalabras clave:Comentarios:Fecha de creacin: 02/07/2001 12:24:00Cambio nmero: 5Guardado el: 18/07/2001 10:47:00Guardado por: Franceschini OsvaldoTiempo de edicin: 59 minutosImpreso el: 21/02/2011 17:00:00ltima impresin completa
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