AnnoI-Numero8 pro manuscripto 8 Dicembre 1992 IL NICODEMO · 2016. 8. 12. · Ed io Signore, nel...

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1 Parrocchia S.Maria della Visitazione Pace del Mela v Anno I - Numero 8 pro manuscripto 8 Dicembre 1992 Fogli della Comunità ...RISCOPRIRE LA COMUNITÀ COME LUOGO... DELLA FORMAZIONE L a riabilitazione di Galileo; i pro- nunciamenti dei Vescovi su droga, immigrazione, Leghe; la decisione del Sinodo degli Anglicani di ammettere le donne al sacerdozio ministeriale; la pubblicazione del nuovo Catechismo: ecco un rapido inventario dei fatti ri- portati in cronaca. Possiamo essere contenti di questa nuova attenzione dei mass-media, in genere, alle realtà ecclesiali? A giudi- care dal taglio delle informazioni fatte passare e dalla qualità dei commenti dei vaticanisti dobbiamo lamentare un notevole pressapochismo ed un depre- cabile travisamento delle notizie. Quel- lo che è peggio è che i cattolici stessi, praticanti e non praticanti, sono indotti quotidianamente a vedere, pensare, vi- vere l’esperienza cristiana da una pro- spettiva laicae, non raramente, laicista”. Ciò ci è di stimolo per risco- prire la comunità come luogo privile- giato della formazione dei credenti e a profondere ogni impegno nella indivi- duazione dei mezzi più idonei per aiu- tare i battezzati a diventare adulti nella fede. La Chiesa è stata costituita da Cristo Signore per portare la buona no- tizia agli uomini, per in-formare l’umano col divino. Da oggi, con tutti i crismi dell’ufficialità, la Chiesa Universale di- spone del nuovo Catechismo forte- mente voluto da Giovanni Paolo II, quasi come adempimento delle istanze del Concilio Ecumenico Vaticano II. Questo è un libro della fede che te- stimonia la cattolicità della Chiesa. Esistono, già da anni, catechismi ema- nati dalle Conferenze Episcopali di va- rie nazionalità, ma quest’opera tutti li compone e li orienta verso una coralità sinfonica del credere. Il Papa, presentandolo con la Costi- tuzione Apostolica “Fidei depositum” del 16 novembre u.s., afferma che esso “è un’esposizione della fede e della dottrina cattolica, attestate o illuminate dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione Apostolica e dal Magistero della Chie- sa”. Nella storia ci sono stati precedenti illustri come, ad esempio, il “Catechi- smus ad parochos” dopo il Concilio di Trento e quello di San Pio X all’inizio di questo secolo; ma anche tanti altri meno noti - alcuni perfino in dialetto si- ciliano - che tuttavia hanno accompa- gnato e sostenuto l’educazione di generazioni intere. Il nuovo Catechismo, frutto di una collaborazione mondiale di Vescovi, te- ologi, catecheti, scaturisce dalla neces- sità di riannunciare i misteri della salvezza, perenni e immutabili nella loro sostanza, incarnandoli nel nostro presente ed in un linguaggio accessibile all’uomo contemporaneo. È costituito da quattro parti: · I. La professione di fede; · II. La celebrazione del Mistero cristiano; · III. La vita nuova in Cristo; · IV. La preghiera. Dunque, nel poderoso volume, ven- gono esposti e insegnati il dogma, il culto, la morale, con autorevolezza ed in maniera organica e sistematica. L’ambito vitale da cui muove, di cui si alimenta, a cui tende il Catechismo è la comunità cristiana. Il Catechismo cioè, è comprensibile solo a partire dal- la vita vera del popolo di Dio ed è de- stinato a far “risuonare” il messaggio della salvezza nei contesti in cui si svolge la sua esistenza. Chiunque in- tende accostarsi alla fede può comun- que leggerlo con estrema utilità personale, se però animato da onestà (segue in ultima pagina) E DIO DISSE AL SERPENTE ...porrò inimicizia fra te e la donna di Giuseppe Capilli È il giorno della festa dell’Immacolata. Dicembre, per la verità, è il mese nel quale Maria viene da noi ricordata e venerata per diversi suoi attributi: Maria Immacolata Concezione; Maria dell’Annunciazione; Maria del Natale. Questa triplice dimensione di Maria, che ci viene alla mente in un periodo di tempo assai ristretto, può essere uno dei motivi che determinano qualche confusione nel comprendere a pieno il vero significato della festa di Maria Immacolata. Ho chiesto in questi giorni ad alcuni amici cosa volesse dire, secondo loro, Immacolata Concezione. Le risposte sono state vaghe e in genere hanno confermato un equivoco piuttosto diffuso e, per certi versi anche pericoloso. Preciso subito. Alla domanda, se Immacolata Concezione significasse che (segue a pagina 2) IL NICODEMO

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    Parrocchia

    S.Maria

    della Visitazione

    Pace del Mela

    Anno I - Numero 8 pro manuscripto 8 Dicembre 1992

    Fogli della Comunità

    ...RISCOPRIRE LA COMUNITÀCOME LUOGO... DELLA FORMAZIONE

    La riabilitazione di Galileo; i pro-nunciamenti dei Vescovi su droga,immigrazione, Leghe; la decisione delSinodo degli Anglicani di ammettere ledonne al sacerdozio ministeriale; lapubblicazione del nuovo Catechismo:ecco un rapido inventario dei fatti ri-portati in cronaca.

    Possiamo essere contenti di questanuova attenzione dei mass-media, ingenere, alle realtà ecclesiali? A giudi-care dal taglio delle informazioni fattepassare e dalla qualità dei commentidei vaticanisti dobbiamo lamentare unnotevole pressapochismo ed un depre-cabile travisamento delle notizie. Quel-lo che è peggio è che i cattolici stessi,praticanti e non praticanti, sono indottiquotidianamente a vedere, pensare, vi-vere l’esperienza cristiana da una pro-spettiva “laica” e, non raramente,“laicista”. Ciò ci è di stimolo per risco-prire la comunità come luogo privile-giato della formazione dei credenti e aprofondere ogni impegno nella indivi-duazione dei mezzi più idonei per aiu-tare i battezzati a diventare adulti nellafede. La Chiesa è stata costituita daCristo Signore per portare la buona no-tizia agli uomini, per “in-formare”l’umano col divino.

    Da oggi, con tutt i i crismidell’ufficialità, la Chiesa Universale di-spone del nuovo Catechismo forte-mente voluto da Giovanni Paolo II,quasi come adempimento delle istanzedel Concilio Ecumenico Vaticano II.

    Questo è un libro della fede che te-stimonia la cattolicità della Chiesa.Esistono, già da anni, catechismi ema-nati dalle Conferenze Episcopali di va-rie nazionalità, ma quest’opera tutti licompone e li orienta verso una coralità

    sinfonica del credere.Il Papa, presentandolo con la Costi-

    tuzione Apostolica “Fidei depositum”del 16 novembre u.s., afferma che esso“è un’esposizione della fede e delladottrina cattolica, attestate o illuminatedalla Sacra Scrittura, dalla TradizioneApostolica e dal Magistero della Chie-sa”.

    Nella storia ci sono stati precedentiillustri come, ad esempio, il “Catechi-smus ad parochos” dopo il Concilio diTrento e quello di San Pio X all’iniziodi questo secolo; ma anche tanti altrimeno noti - alcuni perfino in dialetto si-ciliano - che tuttavia hanno accompa-gnato e sostenuto l’educazione digenerazioni intere.

    Il nuovo Catechismo, frutto di unacollaborazione mondiale di Vescovi, te-ologi, catecheti, scaturisce dalla neces-sità di riannunciare i misteri dellasalvezza, perenni e immutabili nellaloro sostanza, incarnandoli nel nostropresente ed in un linguaggio accessibile

    all’uomo contemporaneo.È costituito da quattro parti:

    � I. La professione di fede;

    � II. La celebrazione del Misterocristiano;

    � III. La vita nuova in Cristo;

    � IV. La preghiera.

    Dunque, nel poderoso volume, ven-gono esposti e insegnati il dogma, ilculto, la morale, con autorevolezza edin maniera organica e sistematica.

    L’ambito vitale da cui muove, di cuisi alimenta, a cui tende il Catechismo èla comunità cristiana. Il Catechismocioè, è comprensibile solo a partire dal-la vita vera del popolo di Dio ed è de-stinato a far “risuonare” il messaggiodella salvezza nei contesti in cui sisvolge la sua esistenza. Chiunque in-tende accostarsi alla fede può comun-que leggerlo con estrema utilitàpersonale, se però animato da onestà

    (segue in ultima pagina)

    E DIO DISSE AL SERPENTE...porrò inimicizia fra te e la donna

    di Giuseppe Capilli

    È i l g i o r n o d e l l a f e s t adell’Immacolata. Dicembre, per laverità, è il mese nel quale Maria viene danoi ricordata e venerata per diversi suoiattributi: Maria Immacolata Concezione;Maria dell’Annunciazione; Maria delNatale. Questa triplice dimensione diMaria, che ci viene alla mente in unperiodo di tempo assai ristretto, puòessere uno dei motivi che determinano

    qualche confusione nel comprendere apieno il vero significato della festa diMaria Immacolata.

    Ho chiesto in questi giorni ad alcuniamici cosa volesse dire, secondo loro,Immacolata Concezione. Le rispostesono state vaghe e in genere hannoconfermato un equivoco piuttosto diffusoe, per certi versi anche pericoloso.Preciso subito. Alla domanda, seImmacolata Concezione significasse che(segue a pagina 2)

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    (segue... E DIO DISSE AL SERPENTE)Maria “è stata concepita senza

    peccato” oppure che Maria “haconcepito senza peccato”, la rispostaprevalente è stata la seconda.

    Maria sarebbe dunque immacolata,perché “ha concepito senza peccato”,con riferimento chiaro al fatto che ilCristo suo figlio, è stato concepito peropera dello Spirito Santo.

    Dirò perché una tale risposta èsbagliata, ma voglio chiarire subitoperché, quanto più essa rivelaun’opinione diffusa, tanto più risultaessere pericolosa.

    Infatti, l’affermazione “Maria haconcepito senza peccato” implica ungiudizio di valore secondo cui non sipuò concepire se non “col peccato”;insomma tutte le donne concepirebbero“peccando”, Maria invece, in quantomadre ma vergine, avrebbe concepito“senza peccare”. E poiché tutte ledonne hanno concepito e concepiscono(escludendo tecniche ‘in vitro’ e simili)tramite rapporti sessuali, l’affermazione“ c o n c e p i r e s e n z a p e c c a t o ”implicherebbe il concetto che i rapportisessuali sono peccato.

    L’idea, che il sesso è peccato, non èdel tutto estranea a molte forme dibigottismo. E, sebbene occorred i s t inguere f ra sesso e sesso(pre-matrimoniale, extra-coniugale,omosessuale..) il riferimento qui èrivolto a quello vissuto all’interno diuna coppia che non esclude lapossibilità della procreazione ed è

    disponibile all’accoglienza della vita.Purtroppo anche questo tipo disessualità ha risentito di una logica di“demonizzazione” che ha determinato ed e t e r m i n a f r a i n t e n d i m e n t i d icomponenti essenziali del Vangelo,della dottrina e della nostra fede.

    Questa tematica meriterebbe unapprofondimento che non posso farequi e non era in ogni caso questol’obiettivo della presente riflessione. Latematica è stata semplicementeaccennata per dimostrare, in rapportoalla questione posta dell’ImmacolataConcezione, quanto siamo pocoinformati circa i contenuti della nostrafede e come spesso tale ignoranzaproduca comportamenti e stili di vitache “giustifichiamo” con la fede e checon la fede non hanno nulla a chevedere.

    C’è dunque bisogno di catechesi, ecerte risposte sbagliate e “pericolose”non le daremo più. Maria è Immacolatanon perché ha concepito senza unrapporto sessuale ma perché è stata“concepita” senza peccato originale. Iltermine “concepita” è compreso travirgolette perché non deve intendersicome il momento biologico delcostituirsi della vita di Maria nelgrembo di sua madre S.Anna. Iltermine “concepire” qui è usato nelsenso di “pensare-comprendere”. Mariainsomma è stata pensata-concepita daDio , s in da l p r inc ip io , comeImmacolata. Non era ancora nata allavita terrena ma nella “mente di Dio”

    era già e sarà per sempre Immacolata.Dal principio alla fine dei tempi Marianon poteva che essere pensata senza ilpeso del peccato perché Lei incarna,nel progetto di Dio, la certezza delriscatto dal peccato e della salvezzadegli uomini operata da Cristo suofiglio, sua “stirpe”.

    Dopo il peccato originale... “ilSignore Dio disse alla donna: (Genesi3) -Che hai fatto?- Rispose la donna:-Il serpente mi ha ingannato ed io homangiato- Allora il Signore disse alserpente: -Poiché tu hai fatto questo, siitu maledetto... porrò inimicizia tra te ela donna.. fra la tua e la sua stirpe.. equesta (la stirpe) ti schiaccerà latesta -” Questa, in principio, la“concezione” divina di Maria, chiamatadall’inizio dei tempi a vincere sul male,a vincere il serpente; (ai piedidell’immagine di Maria che oggiporteremo solennemente in processioneper le vie del nostro paese, vi è ilserpente) e alla fine dei tempiritroviamo la medesima immagine(Apocalisse 12) “Nel cielo apparve poiun segno grandioso: una donna vestitadi sole, con la luna sotto i suoi piedi esul suo capo una corona di dodicistelle... apparve un altro segno nelcielo: un enorme drago rosso.. siavventò contro la donna che avevapartorito il figlio maschio. Ma furonodate alla donna le due ali della grandeaquila.. allora il serpente vomitò...”Ecco dunque Maria, dal principio allafine dei tempi, “concepita” libera dalpeccato per vincere sul peccato.

    Giustamente la Chiesa cattolica afronte di interpretazioni di Maria-alcune provenienti anche da altreconfessioni cristiane- diverse e talvoltariduttive ha ritenuto di elevare a“dogma” questa immagine di Maria,suffragata dalle Scritture e dalla praticastorica della fede. Nelle Bolla“Ineffabilis Deus” di Pio IX si legge:“(l’originale è in latino) Affermiamo...che dal primo istante della suaconcezione, per grazia singolaredell’Onnipotente Dio e per i meriti diGesù Cristo Salvatore, Maria fupreservata e immune da ogni macchiadi peccato originale”. Questo è il“dogma”. Questa è la nostra fede. Inciò sono riposte le nostre speranze.�

    Magistero a pag. 12

    Calcio: Tirrenia a pag. 15

    Comuni: verso una nuova

    rappresentanza? a pag. 10

    In Questo Numero:

    L’Associazione Culturale il

    Ponte a pag. 4

    Punti di vista a pag. 3

    Il Vangelo di Matteo a

    pag. 5

    Lettera a Diogneto a pag. 7

    Novara di Sicilia a pag. 9

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    Tu mi ami, non mi abbandoneraie Ti farai riconoscere per essere amato...

    di Alessandro Berenato

    Aspetto Te...

    Inseguendo luci lontane, mi ritrovo solocon il vuoto dentro l’anima.

    Guardo indietro e vedo la mia vita,

    nuda nella sua confusione,povera nella sua falsa eleganza.

    Cercando il futuro

    voglio aggrapparmi a mille vanitàe rimango nell’ansiosa insoddisfazione

    di un’attesa inquietante.

    Qual’è il mio ideale di vita,la mia fede, le mie speranze?

    Da sempre le inseguo

    forse le trovo, ma non so riconoscerle.E mi sfuggono, come l’acqua tra le mani

    che mi bagna, ma poi non lascerà il segno.

    Mi perdo in tortuosi ragionamentiin rimpianti che potevano essere realtàe mi chiudo in me stesso, senza verità

    e nelle mie punite incoerenze.

    Ma oggi guardando negli occhi di un bimbo somalo,

    scrutando le sofferenze del popolo Bosniaco,

    soffrendo per il pianto di una vita recisa,aspetto Te,

    perché illumini con il tuo Natale la mia vita,

    perché purifichi con il tuo sacrificio i miei sentimenti,perché distrugga con il tuo amore la mia indifferenza.

    O Signore, aspetto Te,

    Tu mi ami, non mi abbandoneraie Ti farai riconoscere per essere amato,

    in uno slogan di pace,

    in un’accusa contro ogni violenza,nella gioia di una vita che nasce,nella realtà da vivere con amore,

    nel dare, senza ipocrisie, senza niente in cambio.Ed io Signore, nel dolore del mondo,

    che è divenuto il mio dolore,

    voglio ricostruire la mia anima,con la grande speranza di porre fine

    ad ogni dolore.Signore, in questo Natale

    rendimi forte nell’onestà e nella speranza.

    PUNTI DI VISTAdi Francesco La Rosa e Raimondo Mancuso

    (A proposito degli scricchiolii delPalazzo comunale e del “malcontento”che serpeggia nella stessa maggioranza,riceviamo e pubblichiamo).

    Quando nella primavera del ‘90 leforze politiche del Nostro Paeseaffrontarono i temi per le elezioni am-ministrative di quell’anno, non volleroagire con coraggio.

    Al contrario, rifugiandosi nelle vec-chie logiche, diedero corpo a due schie-ramenti contrapposti, utilizzando i solitimetodi che, nel decretare la sconfittadell’uno, vanificarono la vittoriadell’altro.

    A nulla valsero e, dobbiamo conrammarico dire, valgono ancor oggil’Onestà, La Trasparenza, la Moralitàdi alcuni soggetti politici convinti dellanecessità di operare all’interno dellastruttura per far cambiare le cose.

    La logica dell’appartenenza, la ne-cessità per alcuni di indirizzare il tuttoin funzione del gruppo o del partito,hanno vanificato quel rinnovamento datutti declamato ma volutamente disatte-so.

    Sul piano tecnico e amministrativo,intanto, si ponevano in risalto superficialitàe approssimazione nell’affrontare iproblemi. (segue a pagina 4)

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    (segue... Punti di Vista)È opportuno stimolare riflessioni se-

    rie e coraggiose per determinare quel“salto di qualità” che possa portarePace del Mela ad essere un paese bengestito e vivibile.

    A tale scopo è necessario il rispettodi una etica pubblica, capace di espri-mere un giudizio di valore sulla Politi-ca, considerando gli elementi costitutividella vita pratica, l’utilità collettiva, idiritti individuali, le ragioni del benes-s e r e , q u e l l e d e l l ’ e q u i t à edell’efficienza.

    Bisogna far sì che l’azione politicasi proponga il bene per le persone e perla collettività da esse costituita.

    Purtroppo sono gli uomini che spes-so nella vita pubblica si comportano inmaniera riprovevole.

    Da qui l’esigenza di selezionare,specialmente in sede di consultazioneelettorale coloro che sono degni diesercitare il Potere.

    Tra gli altri rimedi l’auspicata Rifor-ma Istituzionale, ma soprattutto un rin-novamento spirituale che coinvolga lacoscienza di ognuno.

    Morale e politica non possono esse-re valori indipendenti.

    È chiaro quindi come non sussistaincompatibilità tra militanza politica eil rispetto delle regole della morale e diquelle stabilite dal diritto e dalle leggi.

    Ci sia consentito a tale propositoelevare il nostro pensiero ad una perso-nalità di esemplare integrità morale, ildiplomatico Dag Mammar Skjold, se-gretario generale dell’ONU dal 1953 al1961 anno in cui rimase vittima dellasua missione di pace nel Congo. Nelsuo diario segreto “TRACCE DICAMMINO” egli scriveva “MERITAIL POTERE SOLO CHI OGNIGIORNO LO RENDE GIUSTO”.

    Forse questo pensiero sa di filosofia,o forse è sognare. Noi però vogliamocredere.�

    Ultim’ora: Seduta consiliare del 30/11/92. IlConsigliere Mancuso presenta, come ultimoatto, la propria dissociazione dalla maggioran-za, affermando che “continuare a collaborarecon un alleato politico significa condividernele scelte anche se nefande”, pertanto chiede ledimissioni della Giunta per “poter verificarese esiste la possibilità di formare una coalizio-ne in cui i valori dell’Uomo siano antepostialle esigenze dei partiti”.

    Si è costituita a Pace del Melal’Associazione Culturale: Il Ponte

    Recentemente a Pace del Mela ungruppo di vecchi e nuovi amicihanno costituito una AssociazioneCulturale Ricreativa e Sportivadenominata “il Ponte”. Durante laprima assemblea dei soci, a cui si èvoluto dare carattere inaugurativoanche con la presenza di padre SantinoColosi, è stato presentato uno schemadi programma che vuole essere soltantoi n d i c a t i v o d e i p r o g e t t idell’Associazione: esso verrà via viaintegrato a seguito dei suggerimenti edella disponibilità ad impegnarsi daparte dei nuovi soci. Nella premessa alprogramma, che è stato distribuitodurante l’assemblea,viene indicatacome motivazione determinante che haspinto i soci fondatori a costituire l’associazione “la constatazione che,anche nel nostro Centro, le occasioniper stare in compagnia, per svagarsi,per discutere, per riflettere, per pesare,per occuparsi di se stessi e degli altrinon sotto forma di pettegolezzo,risultato sempre più ridotte”. Vengonopoi evidenziate alcune carenzestrutturali che non favorisconol’incontro delle persone e la possibilitàdi “parlare e confrontarsi”.

    “Una crescita urbanistica pocorazionale, le profonde trasformazionidella società determinante in gran partedai moderni mezzi di comunicazioni dimassa, la corsa al consumo e quindi all’approvvigionamento di beni materiali”vengono indicate come le ragioniprincipali che “a fronte di un benesseredi facciata, hanno determinato un certodegrado delle condizioni di vita di noitutti” e che quindi hanno frenato lacrescita civile della comunità paesana,la quale, viene detto, conserva“caratteri di umanità che vannosenz’altro recuperati”.

    Il programma a grandi linee, vienesuddiviso nei seguenti settori: 1)Studioe ricerca; 2)Incontri-dibattito; 3)Ricreativo-culturale: viaggi, cineforum,teatro, musica; 4) Tradizioni locali;5)Sportivo; 6)Socio-assistenza; 7)Socio

    umanitario.Per quanto riguarda il settore Studio

    e Ricerca le iniziative per il momentosono indirizzate soprattutto aglistudenti delle scuole dell’obbligo, ma sipensa al più presto di coinvolgere

    anche altri cittadini in attività chepossano permettere l’approfondimentodi tematiche che riguardano la storia,l’economia, l’ecologia, lo sport, lasocietà in genere. Come prima propostavengono istituite due mini-borse distudio per gli studenti delle scuoledell’obbligo del paese, aventi per tema“I PERSONAGGI STORICI DI PACEDEL MELA” (per la scuola media) e“IL MIO PAESE: COME LO VEDO,COME VORREI CHE FOSSE (per lascuola elementare).

    Per quanto riguarda il settoreincontri-Dibattito si prevedono unaserie di cicli di conferenze per la“discussione di temi di attualità dicarat tere generale scaturi te daspecifiche esigenze locali”.

    Il settore ricreativo-Culturaleprevede l’organizzazione di iniziativeche permettano ai partecipanti disfruttare momenti di vita comunitaria,di svago e di ricreazione, per una piùricca crescita culturale. Le iniziative diquesto settore riguarderanno soprattuttoviaggi finalizzati alla conoscenza diambienti e località che rivestono uncerto valore storico-antropologico,a r t i s t i c o - m o n u m e n t a l e opaesaggistico-naturale. Sono già in fasedi organizzazione anche cicli dic i n e f o r u m e t e l e f o r u m ; n o nmancheranno iniziative nel campodell’attività di animazione teatrale e

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    delle mostre.Le attività relative al settore

    Tradizioni Locali mirano ad unmaggiore coinvolgimento dei soci e dialtri cittadine nelle manifestazioni acarattere folcloristico (carnevale,sagre, ecc...) o legate a ricorrenzereligiose (Natale, Pasqua, ecc...).

    Nel settore sportivo, molto sentitodai giovani pacesi , s i intendepromuovere la diffusione di tutti queglisport praticabili con i mezzi disponibilinell’ambiente, ma si vorrebbe anchefavorire la pratica di sport oggi pocodiffusi e avviare la discussione insiemealle altre Associazioni Sportive sutematiche collegate con il mondo dellosport in genere.

    Per quanto riguarda il settoreSocio-Assistenziale, considerato chenon sempre le strutture esistentiriescono a soddisfare tutte le esigenzedei cittadini, si prevedono iniziativedestinate ai nuovi soci e alle lorofamiglie da programmare in funzionedelle varie esigenze.

    Relativo al settore Socio-Umanitariosi pensa ad un collegamento con gruppidi Volontariato, Enti ed AssociazioniNazionali ed Internazionali, al fine dicontribuire fattivamente alla soluzionedei gravi problemi di individui epopolazioni intere, ancora fortementedisagiate o dilaniate da guerre ecarestie. Una prima iniziativa statrovando effettiva concretizzazione,con la collaborazione della stessaC o m u n i t à P a r r o c c h i a l e , e d èorganizzata in collegamento con laCARITAS DIOCESANA di Messina econ il CRIC (Centro Regionale diintervento sulla Cooperazione). Essariguarda una raccolta straordinaria difarmaci da destinare ai Centri di Serviziper “Senza Dimora” ed Immigrati e allPopolazioni in difficoltà dei paesiextracomunitari.

    Il programma, elaborato in fase diavvio dell’attività dell’Associazione,viene proposto con “umiltà”, neltentativo di creare quelle occasionifinora mancanti e nella speranza dipoter essere utili in qualche modo allacollettività e rimane aperto aisuggerimenti dei soci con la più ampiadisponibilità ad apportare modifiche edintegrazioni.�

    Un anno in compagnia del

    Vangelo di Matteodi Padre Gregorio Battaglia della

    comunità carmelitana diBarcellona P.G.

    Nella liturgia della Parola domenicaleci guida alla comprensione del Misterodi Cristo e della Chiesa un Evangelista.In questo nuovo anno liturgico (cicloA) ci condurrà per mano Matteo.Offriamo ai lettori alcune brevi noteper coglierne meglio il messaggio.

    Per comprendere meglio ilVangelo di Matteo e certesue accentuazioni forse è più

    o p p o r t u n o g u a r d a r e a l l acomunità a cui egli si starivolgendo.

    Si tratta di una comunitàresidente con molta probabilitàin territorio siriano e quindi nonmolto lontano dalla Galilea ed,inoltre, è formata da personep r o v e n i e n t i p e r l o p i ùdall’ambiente ebraico. Questacaratterizzazione più giudaicadella comunità di Matteo ci aiutaa comprendere alcune peculiaritàdel suo Vangelo.

    I n q u a n t o p r o v e n i e n t edall’ebraismo, questa comunitàha un’estrema familiarità con laSacra Scrittura, ne osserva tuttii precetti anche minimi, ne fao g g e t t o d i s t u d i o e d imeditazione.

    Sfogliando il Vangelo diMatteo resteremo meno allorameno sorpresi per la presenzaabbondante della Sacra Scritturasia in modo esplicito, sia perallusioni. Anzi Matteo presentaun particolare interessante. Acommento di un evento dellavita di Gesù egli usa ricorrere aduna citazione biblica. E lo fa per

    ben dodici volte, introducendo lacitazione sempre allo stessomodo: “Perché si adempisse ciòche era stato detto dal Signoreper mezzo del profeta” (Mt.2,15.17.23; 3,3; 4,14; 8,16;12,18; 13,34; 21,4; 27,9).

    Matteo vuole aiutare la suacomunità ad approfondire

    meglio il Mistero di Gesùattraverso la meditazione dellaLegge e dei profeti ed allo stessotempo a far sì che la vita e laparola di Gesù illuminino lacomprensione della Bibbia edella volontà di Dio.

    Gesù è l’uomo nuovo, che farisplendere pienamente lasomiglianza con Dio ed è ilprimogenito di una umanità incui il Padre può trovare pienacompiacenza. Dinanzi a Lui nonsi può restare indifferenti. Non ciresta che convertirci e credere alVangelo per costruire con Luila Chiesa, comunità donata nelsuo nome e ben fondata sulla suaparola. In Gesù è offerta agliuomini la possibilità di costruireuna comunità di fratelli, chefanno dell’accoglienza, del(segue a pagina 6)

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    (segue... Il Vangelo di Matteo)perdono e della misericordia laloro legge suprema, per esseredavvero figli di quel Padre “che fasorgere il sole sui buoni e suicattivi”.

    Per Matteo l’impegno primariodella comunità dovrà esseresoprattutto quello di lasciar parlareil suo Signore, perché educati,giudicati da questa Parola si possaedificare una casa posta sullaroccia. Questa scelta di Matteo siriflette nella struttura del suoVangelo imperniato attorno acinque grandi discorsi di Gesù.

    1°. Discorso della Montagna(cc. 5-7): in esso Gesù si presentacome rivelatore del Padre e dellasua legge.

    2°. Discorso Missionario(c.10), ove Gesù, l’inviato,costituisce i discepoli comemissionari del Regno.

    3°. Discorso Parabolico (c.13),in cui Gesù introduce la comunitàdei discepoli alla comprensione deimisteri del Regno.

    4°. Discorso Ecclesiale (c.18),ove Gesù si presenta come la pietraangolare che sostiene l’edificiodella Chiesa fatto di altrettantepietre.

    5°. Discorso Escatologico(cc. 24-25): Gesù è colui cherealizza il piano salvifico delPadre, guidando la Chiesaall’incontro definitivo col volto diDio.

    Soltanto guidata ed animatadalla Parola del suo Signore, laChiesa pot rà sempre p iùassomigliare a colui che passò inmezzo agli uomini “facendo delbene”. Gesù è, per Matteo colui“che ha preso le nostre infermità es i è addossa to le nos t remalattie”(cc.8-9), Egli è il Servosofferente (c.12), Egli è colui che sifa Pane (cc.14-15).�

    DONNA PRETE?Perplessità e vive polemiche non sol-tanto in ambienti cattolici ha susci-tato la descrizione scaturita dal Sinododella Chiesa anglicana di autorizzare ilsacerdozio femminile. Si tratta per al-cuni di una storica decisione che deveessere accolta con entusiasmo da ognicoscienza democratica, per altri, inve-ce, rappresenta un debito pagato alfemminismo. Certamente il delinearsidella nuova figura di donna-prete è se-gno di un desiderio estremo di rinnova-mento e cambiamento.

    Anche nella Chiesa cattolica, a par-tire dal Concilio Vaticano II, inizia il ri-conoscimento del mutato ruolo delladonna moderna, sempre più attiva e di-namica anche nel campo religioso. Sirivendica così per la donna “una piùlarga partecipazione nei vari campidell’apostolato della Chiesa”, come silegge nel documento conciliaresull’apostolato dei laici (l’Apostolicamactuositatem, III,9).

    Una vera e propria rivoluzione vienecompiuta successivamente da GiovanniPaolo II, che nel documento del 1989,“Mulieris dignitatem”, pronunciandosisulla questione femminile, restituiscealla donna ampia dignità e rivaluta ilprimato femminile nella Chiesa, colle-gandolo alla figura esemplare di Maria.

    Il Papa, come pure altri eminenti te-ologi quali von Balthasar, ritiene dimaggiore importanza il principio ma-riano, ovvero la componente femminileche rimanda al carattere sponsale dellaChiesa, rispetto al principio pietrino,elemento maschile che richiamal’immagine della Chiesa gerarchica, re-golata da rigide strutture istituzionali.

    Appare innegabile ad alcuni studiosidi teologia come Cettina Militello cheper secoli abbia prevalso il principiopietrino, mentre la donna veniva sem-pre più marginalizzata. Tuttavia non bi-sogna trascurare il fatto che all’internodelle comunità cristiane un certo ruolole donne lo hanno avuto e la loro testi-monianza silenziosa è giunta a noi.

    Oggi la donna esprime la sua fortesoggettività contrapponendosi alla cul-tura di tipo androcentrico, sostenendola reciprocità uomo-donna e chiedendo

    una omologazione ai ruoli maschili.Così con l’ordinazione di donne si attu-erebbe quella piena parità tanto auspi-cata.

    Ma non si tratta forse di un atto diconformismo dovuto alla società e allacultura del nostro tempo?

    Certamente il problema di ordinaredelle donne non è esclusivamente unfatto di giustizia sociale, dal momentoche, come afferma il cardinale BasilHume, primate della Chiesa cattolicad’Inghilterra, “un cambiamento di taleimportanza deve essere in armonia siacon le scritture che con la tradizione”.Non si deve infatti dimenticare cheGesù stesso ha affidato il Ministerodell’apostolato solo ad uomini per il sa-cerdozio. L’esclusione delle donne dalsacerdozio è avvenuta quindi per ri-spondere in maniera adeguata al dise-gno divino sulla realtà della Chiesa,come afferma Mons. Tettamanzi.

    La tradizione della Chiesa, che ha ilsuo fondamento nelle scritture, nondeve essere rigettata e oscurata daragioni prettamente umane e non sideve neppure fa re l eva su l l ad i s c r i m i n a z i o n e d e l l e d o n n eall’interno della Chiesa, in quanto iruoli ricoperti da uomini e da donne sicompletano a vicenda, richiamandonella loro complementarità il caratterefemminile (principio mariano) e ilcarattere maschile (principio pietrino)della Chiesa.

    L’affermazione della figura didonna-prete appiattirebbe o addiritturaannullerebbe il primato femminile, inquanto, come sostiene von Balthasar,“l’Ufficio maschile è stato istituitos o l o p e r c h é l a C h i e s a n o ndimenticasse questa sua femminilitàprimaria, solo perché essa fossesempre colei che riceve e mai coleiche possiede”.

    Q u e s t a p r o f o n d a r e a l t à ètestimoniata dalla figura di Maria che,pur avendo più di ogni altro diritto adessere ins igni ta de l minis te roapostolico, rimane sempre e solo laserva del Signore.r (di Anna Gitto)

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    LETTERA A DIOGNETO

    Documento Anonimo del IIsecolo in difesa degli accusati

    di Giovanni Cavallaro

    Quasi a continuare idealmente il di-scorso trattato in precedenza inoccasione della festività di Tutti i Santi,giorno in cui la liturgia proponeva il di-scorso delle Beatitudini, la Lettera aDiogneto, testo anonimo dell’era proto-cristiana (160-200 d.C.), ritengo pre-s e n t i a l c u n i a s p e t t i c h eapprofondiscono i caratteri di quegliumili, di quei poveri di spirito, di queimiti, di quei perseguitati perché latoridella Parola di Cristo, potenziali citta-dini del Regno dei Cieli.

    La Lettera a Diogneto, che altro poinon è che un’apologia (discorso di elo-gio in difesa di chi è sottoposto ad ac-cuse) di un anonimo redatta con loscopo specifico di riscattare la Comuni-tà dei cristiani dalla calunnia di esserecausa di destabilizzazione delle Istitu-zioni politiche e sociali dell’epoca, èintesa a provare l’irrefutabile onestà deimedesimi.

    La Lettera, infatti, non è che una mi-nuscola testimonianza di un corredoletterario più vasto che si diffuse a par-tire dalla seconda metà del II secolodopo Cristo e annoverava grandi scrit-tori del calibro di Giustino, Atenagora,Tertulliano e altri.

    La maggior parte di questi testi insi-stono nel ribadire e tratteggiare l’indoledei cristiani come uomini per nulla dis-simili dagli altri.

    Nella Lettera a Diogneto al riguardosi legge: “I cristiani non si differenzia-no dal resto degli uomini né per territo-rio, né per lingua, né per consuetudinidi vita. Infatti non abitano in città par-ticolari, né usano di un qualche stranolinguaggio, né conducono uno specialegenere di vita.”

    Fatta questa lapidaria affermazione,il testo prosegue dichiarando che “ladottrina dei cristiani non è il frutto diuna indagine e riflessione da parte di

    uomini amanti di novità, né si appog-giano su un sistema filosofico umano”.All’autore preme puntualizzarel’estraneità dei cristiani a certe forzatu-re dogmatiche, alludendo chiaramentein toni critici allo Gnosticismo, una ere-sia sorta quasi contemporaneamente alcristianesimo ma che tralignava dalleformule dottrinarie originarie acco-gliendo in sé termini filosofici tipica-mente neoplatonici. Emerge, poil’aspetto apolide (cittadino del mondo)del cristiano, il quale pur osservando leusanze, le leggi del luogo, si proponevauna forma di vita meravigliosa e incre-dibile.

    Pur vivendo su questa terra la suacittadinanza è quella del Cielo, osservale leggi umane ma il suo modello divita le supera. Il suo imperativo moraleè l’amore anche verso colui che lo per-seguita o lo manda a morire, ma lamorte per lui è l’inizio della vera vita.La sua povertà materiale è nobile segnodi ricchezza spirituale.

    A questo punto la chiarificazionedei suddetti concetti in chiave filosoficaè manifestata nel prosieguo della Lette-ra. Il dualismo anima-corpo diviene pa-radigma (esempio) di un’antitesiterrena che oppone i cristiani al restodel mondo, perché “pur non avendo ri-cevuta ingiuria alcuna, solo per il fattodi opporsi al male, sono odiati”.

    Il Mondo quindi combatte i cristia-ni, ma essi al contrario lo amano e nesono il sostegno primario così comel’anima pur essendo segregata nel cor-po, sua prigione, lo ama e lo sorregge.

    La Lettera si conclude nella visionedel popolo dei cristiani che, nel tentati-vo dei loro persecutori di opprimerli,crescono proporzionalmente di numeroalla brutalità e alla efferatezza manife-stata nei loro confronti.

    La Lettera a Diogneto sottolinea che

    l’anima-cristiano ama il corpo-mondo equindi noi in qualità di cristiani dobbia-mo adoperarci perché ciò avvenga.Dobbiamo vigilare, innanzitutto comeesorta lo scritto del Cardinale Martini,contro la violenza, la corruzione,l’ingiustizia, l’oppressione e non astrar-ci dall’ambiente in cui viviamo.L’omertà, il silenzio, non hanno maipagato in passato ed oggi meno di pri-ma. È bastato un po’ più di coraggio, dionestà anche di abnegazione per ottene-re risultati tangibili positivi. Il binomioassolutamente inscindibile cittadino-au-torità ha conseguito importanti risultati

    che ben possono farci sperare nel do-mani lungi dall’innalzare calici in brin-disi prematuri perché c’è molto ancorada fare e da soffrire.

    Il mondo cattolico molto ha fattonella nostra realtà locale e nazionalen e i m o m e n t i d i m a s s i m arecrudescenza della criminalità. Lavoce di autorità ecclesiastiche,sebbene potesse apparire comel’estremo grido di ribellione allostrapotere della malavita e sembrassedestinato ad essere soffocato, haincitato un popolo prostrato ariscoprire gli autentici valori della vitaed a riscattarsi dalla schiavitù delmale. Ma non solo: non sono rari icristiani che dedicano buona partedelle energie all’assistenza deitossicodipendenti, dei bisognosi, deimalati di AIDS, mossi dall’amoredella vita, per il mondo, per ilprossimo. Il cristiano autentico purabbandonandosi a contemplazioniascetiche non si estranea da ciò che locirconda. Non è il disprezzo delmondo che lo eleva a Dio, ma l’amorecreativo e sollecito per esso.�

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    Aspettare... soltanto aspettare?Una riflessione sul tema di “Aspettando Godot”

    di Mirabile e De Gaetano

    L’angoscia esistenziale, un senso difrustrazione e profondo malessere,attanaglia l’uomo moderno che, priva-to dai valori tradizionali offertigli dallasocietà, dalla famiglia e dalla religio-ne, soprattutto in seguito alle due guer-re mondiali che ne hanno dimostrato lavacuità, stenta a dare risposte soddisfa-centi ai suoi perché, al suo desiderioinappagato di trovare valide motivazio-ni che puntellino saldamente il suotransito terreno.

    È una visione nichilistica che esclu-d e o g n i s o l u z i o n e r e l i g i o s adell’esistenza e che quindi chiamal’uomo a trovare dentro di sé le risorseche lo aiutino ad affrontare la vitagiorno per giorno seguendo un propriocodice di comportamento basato sulladignità che, in mancanza di altri fari,guidi la sua esistenza fino alla sua con-clusione biologica. Svuotata di ogni si-gnificato la vita diventa “un brevecammino dal grembo alla tomba... e ciòche conta è mangiare e defecare”. Èquesta, dunque, la visione sconsolatadel drammaturgo inglese Samuel Bec-kett, e la monotona ripetizione quoti-diana di gesti inutili e di stereotipiverbali privi di significato, che non ser-vono più a comunicare, riduconol’esistenza ad una angosciante attesa diuna risposta che non ci sarà, di un Dioche non verrà.

    Questo è il tema principale di “Wai-ting for Godot” (Aspettando Godot)

    dove Godot, il piccolo dio, colui chedovrebbe fornire una risposta ai nostriperché, non verrà mai. Questo signorGodot sembra aver dimenticato Vladi eGogo che vagano in una specie di lan-da desolata alla sua ricerca, allettatidall’idea del suicidio, distratti, nei mo-menti più felici, da gesti clauneschi diChaplinania memoria, confortati sola-mente da un senso di fratellanza e disolidarietà nella disgrazia.

    Quando nell’ultima scena arriva ilmesso per annunciare che il signor Go-dot non poteva venire ma che forse sa-rebbe venuto il giorno dopo, nei dueprotagonisti, sopraffatti dalla dispera-zione, balena l’idea del suicidio perporre fine a questa attesa finora inuti-le: e se verrà domani?

    Meglio dunque aspettare!È questa la sorte dell’uomo? Aspet-

    tare... solo aspettare?Non c’è, dunque, alcuna speranza?

    Non c’è nessuna risposta?�

    Barcellona: LA TENDAUna Testimonianza di volontariato

    di Gianmarco Pettignano

    A Barcellona sono ormai oltre 200gli extracomunitari provvisti diregolare permesso di soggiorno,mentre parallelamente cresce iln u m e r o , c h i a r a m e n t e n o nquantificabile, dei clandestini.

    Degli immigrati presenti sulterritorio, circa il 50% è costituito danord-africani (marocchini, tunisini,algerini), il 40% da slavi ed albanesi,il rimanente 10% da minoranze dio r i g i n e a m e r i c a n a ( c a n a d e s i ,brasiliani, argentini, cileni) e asiatica(filippini, cinesi, iraniani).

    Si tratta per lo più di uomini,generalmente “single”; esiste pure

    qualche nucleo familiare. Il 50%d e g l i i s c r i t t i a l l ’ u f f i c i o d icollocamento risulta già avviato adattività lavorative. Questi i dati,questa la realtà barcellonese.

    È da qui e da precise emergenzepresentatesi, non certo dal desideriodi compiere “l’opera buona a tutti icosti”, che siamo partiti per la nostraesperienza di volontariato. Per oltreun anno abbiamo operato in viaufficiosa, come semplice gruppog iovan i l e (pe r a l t ro p iu t tos tor i s t r e t t o ) , p r e s s o l a C a s a d iSolidarietà e Accoglienza di PadrePippo Insana: cominciavamo aconoscere il problema e impartivamolezioni di italiano. Nel novembre

    dello scorso anno, cresciuti in numeroe maturità, abbiamo ufficialmentec o s t i t u i t o , c o n a t t o n o t a r i l e ,un’Associazione denominandola “AlKhama-La Tenda”; “Tenda” comeluogo d’incontro, come impegno adoperare non in chiave meramenteassistenzialistica ma, per quanto lanostra condizione di “più fortunati” ciconsente, in forma di condivisione escambio.

    Nella nostra sede (una casa moltomodesta, umida, con al massimoquattro posti letto) in via Cairoli 71,offriamo gratuitamente ascolto, vittoe alloggio per una settimana, nelcorso della quale l’immigrato èstimolato a cercare casa e lavoro:e g l i d e v e r e s p o n s a b i l i z z a r s i ,costruirsi principalmente con leproprie forze l’integrazione nellanostra società. Giungono da noisoprattutto nord-africani.

    (segue)

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    (segue...LA TENDA)Sono tutti giovanissimi (20/30 anni),spesso studenti; molti restano fedeli aipropri ideali religiosi e rievocano letradizioni culturali dei Paesi d’origineorganizzando in collaborazione con noiqualche manifestazione folkloristica(festainsieme).

    Ultimamente abbiamo ospitato di-versi jugoslavi e un giapponese.

    La Tenda, aperto ogni giorno dalle18 alle 20 e la domenica dalle 10 alle12, conta oggi una ventina di soci ordi-nari, tutti di età compresa fra i 16 e i 30anni.

    L’attività consiste in turni settimana-li pomeridiani e in varie iniziativeesterne: partecipazioni a congressi dinostro interesse, adesione al coordina-mento del volontariato barcellonese, or-ganizzazione manifestazioni persensibilizzare l’opinione pubblica inmerito alla problematica di cui ci occu-piamo, incontri e feste coi fratelli im-migrati.

    La nostra Associazione ricerca ildialogo con gli amministratori localialla luce dei diritti che le provengonodalle leggi vigenti.

    Finora non abbiamo ricevuto alcuntipo di contributo regionale o comunalee siamo andati avanti in virtùdell’autotassazione dei soci (diecimilalire mensili), delle donazioni e dei pro-venti di qualche nostra iniziativa (ven-dita libri in chiesa, un sorteggio, unafesta, lavoro prestato al Comune in oc-casione di manifestazioni estive).

    La Tenda si è recentemente federataal Mo.V.I. (Movimento di VolontariatoI ta l iano) ins ieme ad al t re t reAssociazioni del messinese.�

    PASSATO PRESENTENOVARA DI SICILIA

    Novara di Sicilia è posta su un dolcedeclivio delle ultime propagginidel versante settentrionale dei Pelorita-ni, a 650 metri sul livello del mare. Lastoria del territorio novarese trae la pro-pria teoria dalla particolare ubicazionedel suo sito posto all’origine delle fiu-mare Mazzarrà e Alcantara. La roccaSalvatesta (metri 1340) sulle cui piùalte pendici sono i resti di un insedia-mento bizantino e tracce del passaggioarabo, costituisce l’apice di questo si-stema territoriale, fisico riferimento-fino ai primi decenni del secolo cor-rente- dei viandanti che valicavano ladorsale peloritana verso le due coste.

    L’origine insediativa della cittàmuove dall’area del castello, il cuipoggio s’affaccia a strapiombo sultorrente San Giorgio. Dopo laconquista normanna Novara fu abitatada coloni lombardi al seguito di reRuggero; nel 1195 l’area novareseveniva definita come territorio didiretta proprietà reale. Alla fine delsecolo XIII ne prendeva possessoRuggero di Lauria e successivamenteMatteo Palizzi. Nella lunga signoria diquesta famiglia, che tra alterne vicendedurava fino al 1353, veniva edificato ilcastello di cui oggi rimangono spezzoni

    di mura. L’insediamento di Novara sisviluppava prevalentemente lungo ilsecolo XIV a sud-ovest del castello,originando dall’asse del Passitto(piccolo passo, passaggio stretto) checollegava la porta occidentale dellafortezza al piano sottostante, l’attualepiazza duomo. Nello stesso secolo fuoripaese sorgevano piccoli insediamentisulle prime pendici dell’opposta alturasud non lontani dalla chiesa di SanFrancesco che conserva ancora elementit recenteschi . Dall’ insediamentoprobabilmente condizionavano la crescitameridionale della città ad ovest, la cuidirettiva d’espansione assecondava l’asseviario medievale del Passitto giàprolungato nella seconda metà del ‘400.Nel secolo successivo sia la nuovasoluzione tipologica del duomo, cheveniva ampliato mediante rotazione delproprio asse, sia la cesura spaziale dellacittà a ovest con l’edificazione della chiesadell’Annunziata riflettevano chiaramentel’adeguamento di una morfologia urbana intrasformazione. Nel secolo XVII l’attivitàedilizia religiosa determina un’ulterioreespansione urbana. A fine 1800 venivanoavviati i lavori per la realizzazione(segue a pagina 15)

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    SOCIETÀ E CERTEZZA DEL DIRITTOdi Carmelo Pagano

    Presupposto basilare per lo sviluppoordinato di una comunità è il dirit-to, considerato come complesso di re-gole che disciplinano i rapporti tra ivari individui.

    La corrispondenza perfetta tra il di-ritto naturale, il diritto non scritto mache scaturisce e vive in stretta connes-sione con la coscienza umana, ed il di-ritto positivo, quello cioè codificato etradotto in regole scritte, darebbe vitaad una società perfetta.

    Purtroppo ciò non si è mai verificatopur essendo teoricamente possibile.

    La maggiore o minore integrazionetra il diritto scritto e quello non scrittorappresenta il metro di giudizio di unasocietà. Se questa integrazione raggiun-gesse livelli elevati si avrebbero societàprogredite i cui componenti vivrebberoin maniera appagante sia dal punto divista materiale che da quello spirituale.

    In che posizione si colloca nella so-cietà odierna ed in particolare nella no-stra nazione la relazione tra dirittonaturale e diritto positivo?

    In tutti noi, specie negli ultimi tem-pi, è venuto sempre meno il rapporto difiducia con le persone deputate alla ge-stione della cosa pubblica.

    Se si dovesse radicare in manieracrescente la convinzione che diritto nonscritto e diritto scritto si stessero allon-tanando con la conseguenza di un rapi-do deteriorarsi della società, di chisarebbe la colpa?

    Senz’altro di tutti i componenti dellasocietà stessa in quanto poco propensi aduscire dal guscio e proporsi e proporre.

    Quando in una comunità viene menoil dialogo ed il confronto tra governanti

    e governati, la stessa imbocca il vicolodella crisi e della decadenza.

    Perché il diritto venga riconosciutoed osservato è necessario che sia dotatodi due principi basilari, quello dellalegalità e quello della certezza.

    Tanto più si considera giusta ed equauna norma, maggiore sarà la suaosservanza.

    È necessario, però, che il diritto siaanche certo e per essere tale deveprovenire da organi che abbiano emeritino il sostegno e la piena fiduciadella comunità.

    In un momento così particolare at-traversato dalla nostra nazione si puòparlare da questo punto di vista di dirit-to legale e certo?

    Una società che perde i suoi punti diriferimento è senz’altro malata ma tra imedici che si dovessero proporre al suocapezzale bisognerebbe diffidare sia diquelli poco esperti sia, peggio ancora,di quelli che avessero, in realtà, inmente di avvelenar la s ino aducciderla!�

    Comuni: Verso una nuova rappresentanza?di Giovanni Mucella De Gaetano

    Il dibattito politico di questi ultimi mesi - rimessoall’opinione pubblica in toni più pacati dopo laconcitata attesa dei risultati della consultazioneelettorale dello scorso aprile, e nutrito da un diffusoatteggiamento di “insofferenza” nonché di sfiducianelle capacità riformatrici di una classe politicadelegittimata da sempre nuovi scandali - riproponecon v igore i l prob lema de l “mutamentoistituzionale” e, in forme nuove, la questione del“consenso” e della rappresentanza politica.

    In questa sede preme, per ragioni di sintesi,puntualizzare alcuni aspetti che maggiormenteincidono, in siffatta congiuntura politica, sui nodidella cosiddetta “amministrazione locale”.

    Innanzitutto, il tema del cambiamento della

    rappresentanza assume, in tale ambito, una valenzache non è soltanto politica (nell’accezione ristrettadel termine), poiché essa coinvolge, invero, quasiogni aspetto della società civile, condizionata inmodo crescente dalla mancanza di serie e trasparentipolitiche di “sviluppo” delle realtà locali.

    In effetti, l’invasione partitocratica della “respublica”, cioè l’occupazione di quasi ogni ambitodella vita pubblica da parte dei maggiori partitiitaliani del dopoguerra, ha sovente costituito ilterreno propizio per l’ascesa, a livello locale, di unaclasse politica di bassa statura culturale, spessopriva di tensione ideologica e morale, incompetentee, soprattutto, corrotta.

    (continua)

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    Gli intrecci tra cariche pubbliche ed attivitàeconomiche e imprenditoriali, l’ampia pratica difavoritismi nella gestione amministrativacostituiscono esempi che sono sotto gli occhi ditutti.

    Peraltro, occorre rilevare come codestemanifestazioni di malgoverno abbiano assunto,nella difficile realtà meridionale, dimensioni eforme tali da peggiorare il già difficile rapporto tracittadini ed istituzioni pubbliche.

    Lo “scollamento” tra classe politica e società civileviene reso palese dalla diffusa concezione della“politica” come “pratica per accrescere guadagnipersonali”; d’altro canto, la patologica “instabilità”delle giunte di governo locale rende impossibile larealizzazione di progetti di largo respiro.

    I risultati di questi decenni di malgoverno e digestione clientelare del potere, soprattutto a livellolocale, sono oggi i “costi” che la collettività sopportain termini di dissesto del territorio, di degradoambientale, di mancanza di organici piani di sviluppoedilizio e di recupero dei centri storici, di insufficienzao di quasi totale assenza di spazi per lo sport ed iltempo libero, di insufficienza delle strutture scolastiche,di assistenza sanitaria ed ospedaliera, di inefficienzadelle strutture e degli uffici amministrativi.

    In questo scenario a fosche tinte, emerge per interoil problema della “moralizzazione” della classepolitica, che significa, anzitutto, il superamento delleattuali “oligarchie” di potere e la necessità di tagliarediagonalmente l’intero sistema politico, attraverso

    forme nuove di consultazione elettorale cherestituiscano ai cittadini parte del potere usurpatodalle degenerazioni del sistema partitico edassicurino alla collettività un migliore governo dellerealtà locali. In tale ottica può collocarsipositivamente, ad esempio, la scelta di elezione“diretta” dei sindaci prevista dal recenteprovvedimento di riforma elettorale approvatodall’Assemblea Regionale siciliana.

    In una fase di rinnovata coscienza civile ecollettiva, occorre forse riconsiderare in manieracompletamente nuova le ragioni ideali dellaconvivenza democratica e le regole di funzionamentodella società politica.

    Occorre, una volta per tutte, affrontareadeguatamente il problema della rappresentanza alivello locale, dando priorità ai problemi checoinvolgono la collettività nel suo complesso eselezionando una classe politica in grado diaffrontarli e di risolverli, secondo canoni di“efficienza” e di “trasparenza” dell’azioneamministrativa.

    La percorribilità di nuove vie, come base dicoagulo di una nuova classe politica, passa attraversouna nuova consapevolezza dei problemi sollevati intale delicata fase politica.

    Se la sovranità dell’opinione pubblica dipendedalla possibilità di maturare un’opinione, allora tuttala collettività è chiamata a valutare le proposte cheemergono da una riflessione situata sull’orizzonte diun confronto civile.�

    Assisi: incontrarsi,per incontrare Dio

    “Ecco quanto è buono e quanto è soaveche i fratelli vivano insieme.È come olio profumato sul capo,che scende sulla barba,sulla barba di Aronne,che scende sull’orlo della sua veste.È come rugiadache scende sui monti di SionLà il Signore dona la benedizionee la vita per sempre."

    (salmo 133)

    di Rosangela David

    È stato questo clima di vera fraterni-tà ad improntare il 19° ConvegnoGiovani verso Assisi che si è svolto dal28 ottobre al 1° novembre.

    Ogni anno si danno appuntamento esi raccolgono intorno a S.Francesco edi suoi frati, per incontrarsi, riflettere,pregare. Circa tre-quattromila giovaniprovenienti da tutta Italia, armati solodi buona volontà e di fede, in camminoverso la meta che è Dio. Questopiccolo esercito della pace e dell’amorevive questa esperienza lasciandosiinquietare dalla provocazione delmessaggio di S.Francesco, disposto amettere in discussione il proprio mododi vivere, pronto a condividere le proprie(segue a pagina 12)

  • Il Nicodemo

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    (segue... Assisi)esperienze con gli altri e ad acco-

    gliere proposte e suggerimenti, renden-dosi conto che la vita può essere bellaanche con poco.

    Quest’anno ho avuto l’opportunitàdi trovarmi personalmente coinvolta inquesta magnifica esperienza di fratel-lanza. In una società in cui fanno noti-zia solo scandali, tangenti e Leghe, incui si ritiene che le nuove generazionisiano vuote e non abbiano più niente dadire al mondo, ho visto ed ho vissutoun’esperienza stupenda.

    Migliaia di giovani, uniti per mano,recitavano il Padre Nostro, testimonian-do apertamente la propria fede, dimo-stravano di possedere dei valori spessodimenticati, di conoscere il significatodell’Amicizia, dell’Amore, della Soli-darietà e della Pace, nonostante, infatti,questo nostro tempo avvolga in modoinvitante e seducente noi giovani, ciònon ci ha impedito di guardare e ammi-rare chi ha avuto il coraggio di andarecontrocorrente, scegliendo la viadell’amore, della libertà, di Dio e di se-guire le orme di Francesco in camminoverso il Padre.

    Ognuno di noi ha portato con sé leproprie attese, le incertezze, i dubbi,ma, anche i desideri, la voglia di sco-prire il senso del nostro vivere e del no-stro agire, la voglia di essere noi stessi,

    la nostra giovinezza.Pochi giorni sono stati sufficienti

    per rendersi conto che i sogni possonodiventare progetti e piccoli passi versoDio. Assisi ci ha fatto capire che il se-greto per “vivere bene” è forse rinun-ciare ad un po’ del nostro egoismo: secontinueremo a vivere solo per noistessi, che vita sarà la nostra?! La vita,infatti, è responsabilità, è donarsi aglialtri! Vivere è rispondere a Dio chechiama, è condividere le difficoltà dichi ci sta accanto. Dio ci impegna per-ché ha bisogno di noi e soltanto cosìuna vita è seria, soltanto così una vitaha valore.

    I nostri canti in Chiesa, le nostrelezioni di catechesi, le letture cheascoltiamo la Domenica debbonoavere riscontro nella vita di ognigiorno: vivere da cristiani è guardareagli altri anche perché non dobbiamodimenticarci che “gli altri siamo noi”!

    L’esperienza di Assisi ci ha“caricati di energia positiva”; sta ano i g iovan i , adesso , supera rel’orgoglio che spesso ci caratterizza eche non ci permette di riconciliarecon i fratelli. Adesso è proprio ilmomento di ascoltare la Sua voce:“Francesco va, ripara la mia casa”:una proposta provocatoria, unagrande sfida.�

    MAGISTEROdi Anna Cavallaro

    IL VANGELO DELLA CARITÀ

    E LE NOSTRE CHIESE

    Nella celebrazione della Messa,dopo aver fatto insieme alsacerdote “memoria” dell’ultima Cena,l’Assemblea afferma: “Annunciamo latua morte, Signore, proclamiamo la tuarisurrezione, nell’attesa della tuavenuta”. In questa breve acclamazioneè sintetizzata la missione della Chiesache è pure quella del singolo credente:essere testimone visibile del Cristorisorto “.... speranza della gloria”(Colossesi 1,27).

    A questo punto si pone il problemadi come annunziare Cristo al nostroprossimo. Il Papa Giovanni Paolo II ci

    propone una “nuova evangelizzazione”che, innanzitutto, deve essere rivoltaalle nostre comunità ecclesiali al fine dirinnovarle e di rinvigorirle.

    “Se il sale diventa insipido, con checosa infatti lo si potrà rendere salato?”(Mt 5,13)

    I l cen t ro d i ques ta “nuovaevangelizzazione” è il vangelo dellacarità.

    “La chiesa, che nasce dalla carità diDio, è chiamata a essere carità nellaconcretezza quotidiana della vita e deirapporti reciproci fra i suoi membri ...perchè la comunione è un altro nome

    della carità ecclesiale e solo una chiesacomunione può essere soggettocredibile dell’evangelizzazione” perchè“... Ogni incoerenza tra Parola,Sacramento e Testimonianza deturpa laverità ed inpoverisce la chiesa”.

    In conseguenza di ciò i Vescovisuggeriscono di valorizzare la pastoraleordinaria per fare maturare nellacomunità la consapevolezza di esseresoggetto di catechesi integrale epermanente.

    I successor i degl i Apos to l iindividuano nella famiglia cristiana “...il primo luogo in cui l’annuncio delvangelo della carità può essere da tuttivissuto e verificato in maniera semplicee spontanea: marito e moglie, genitori efigli, giovani ed anziani ... la fedeltàconiugale, la paternità e maternitàresponsabile e generosa, l’educazione

    delle nuove generazioni all’autenticalibertà dei figli di Dio, l’accoglienzadegli anziani e l’impegno di aiuto pressoaltre famiglie in difficoltà, se praticaticon coerenza e dedizione, in un contestosociale spesso non disponibile e ancheostile, fanno della famiglia la primavivificante cellula da cui ripartire pertessere rapporti di autentica umanitànella vita sociale”. Ecco perchè la

    (segue a pagina 13)

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    (segue... Magistero)chiesa locale (parrocchia) si preoccupadi preparare e formare i giovani chedecidono di ricevere il sacramento delmatrimonio.

    Per una più efficace ed organicae v a n g e l i z z a z i o n e i Ve s c o v isuggeriscono di uniformarsi alledirettive dagli stessi impartite a livellodiocesano.

    Viviamo in un’epoca di grandifermenti culturali e politici, le distanzesono superate e persone provenienti dadiverse parti del mondo s’incontranoe/o si scontrano ogni giorno, ma, inquesta società pluralista aumental’indifferenza religiosa.

    “È certo allora che per annunciareil vangelo, come anche per dialogare sirichiede una forte e limpida coscienzadella propria identità cristiana e lacertezza della verità che ci è statarivelata e che ci è insegnata dallachiesa. Chi vuole annunciare ilvangelo deve partire dal proprioincontro personale con Cristo e da unav i t a p r o f o n d a m e n t e i n n e s t a t anel l ’esper ienza del la comunitàcristiana”. Un’attenzione particolareviene rivolta dai Vescovi ai fratelli edalle sorelle delle altre chiese e

    c o n f e s s i o n i : “ L a r e c i p r o c aconoscenza, il rispetto delle ricchezzedi fede e di vita delle diverse chiese, lapreghiera comune, la collaborazionenei diversi campi nel servizio agliuomini, sono forme di dialogo chevanno sostenute e incrementate. ... Ildialogo tra le varie religioni ...elimina, o almeno diminuisce, ipregiudizi tra i seguaci delle diversereligioni e promuove l’unità el’amiciazia tra i popoli”.

    Parlando di evangelizzazione non sipuò fare a meno di pensare ai lontani.“Le chiese che sono in Italia, partecipidella sollecitudine della chiesauniversale, si sentono pienamentecoinvolte nella missione verso quanti,nei diversi paesi nel mondo, nonconoscono ancora Cristo Redentoredell’uomo. Le nostre comunità simostrano concretamente sensibili aiproblemi e alle esigenze delle missioniverso cui orientano iniziative ed aiutidi persone e di mezzi per sostenere ilservizio dei missionari”. Perchè “Lacarità è molto più impegnativa di unabeneficienza occasinale la primacoinvolge e crea un legame, la secondasi accontenta di un gesto... Occorreimparare a incarnare in gesti concreti,

    nei rapporti da persona a personacome nella progettualità sociale,politica ed economica e nello sforzo direndere più giuste ed umane lestrutture, quella carità che lo Spirito diCristo ha riversato nel nostro cuore. Latestimonianza di carità avrà di miranon solo il bisogno materiale ed ilbenessere materiale ma la personaglobale”.

    Bisogna “... rinnovare il forterichiamo del concilio perchè sianoanzitutto adempiuti gli obblighi digiustizia e non si offra come dono dicarità ciò che è gia dovuto a titolo digiustizia”.

    “Oggi, at tesa la dimensionemondiale che la questione sociale haassunto, l’amore preferenziale per ipoveri, con le decisioni che esso ciispira, non può non abbracciare leimmense moltitudini di affamati, dimendicanti, di senza tetto, senzaassistenza medica e, soprattutto, senzasperanza di un futuro migliore: non sipuò non prendere atto dell’esistenza diq u e s t e r e a l t à . L ’ i g n o r a r l esignificherebbe assimilarci al riccoepulone che fingeva di non conoscereLazzaro il mendico, giacente fuoridella sua porta”. (Lc 16,19-31).�

    Allarme razzismoFantasmi neonazisti vagano per l’Europa

    Tre donne arse vive nel rogo di una casa incendiata dainaziskin in Germania. È questo il fatto di cronaca vio-lenta che ha imposto in termini drammatici la necessa-ria considerazione sul fenomeno dei rigurgiti dineonazismo che dalle regioni tedesche si vanno propa-gando come un veleno negli altri Paesi europei. Da unpezzo, per la verità episodi anche gravi di violenza raz-zista si erano verificati; ma quest’ultimo, così dramma-tico, da un lato ha attirato una presa di coscienza piùgeneralizzata con il risultato di iniziative anche a livel-lo di Governi, dall’altro ha reso più intraprendenti e te-merari nuovi gruppi che fino ad oggi avevano coltivato,magari nel silenzio, i loro bisogni di violenza e che oracredono giunto il momento di potere, questa violenza,esercitare.Anche in Italia, questa ventata putrida, sta producendonefasti risultati e pertanto alla già intollerabile violen-za della criminalità comune e di quella, come si dice,

    organizzata, si è aggiunta la violenza razzista e il climaè diventato irrespirabile anche per la tendenza di questigruppi a cercare le occasioni di violenza, in situazionidi “esemplarità” e di “spettacolarità”.Ricordiamo, ad esempio, la sensazione di inquieto di-sgusto provata quando la televisione ci ha mostrato tut-to il materiale, armi, svastiche, scritte ripugnanti cheinneggiavano al nazifascismo e al ri tornodell’olocausto, che la polizia ha sequestrato a Roma at-torno allo stadio olimpico, alla vigilia della partita dicalcio Roma-Lazio.Dove dovremo arrivare di questopasso? Quale futuro si prepara per i nostri figli?Il Governo tedesco, in questi giorni, ha deciso di predi-sporre nuove norme che pongono fuorilegge i naziskin.Un’iniziativa analoga è stata annunciata per il Gover-no italiano dal ministro dell’interno Mancino.Non illudiamoci però che potranno bastare le leggi. Lenuove leggi saranno utili e necessarie per mettere ingalera i violenti e per prevenire la stessa violenta, masarà necessaria una poderosa opera di rifondazioneculturale. La scuola, le parrocchie, le famiglie, sonochiamate ad una forte riproposizione del valore dellapersona umana.� (n.d.r.)

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    Messina-Dubrovnik: GemellaggioUn mattone per ricostruire la fraternità

    Iniziativa della Caritas Diocesana

    Puntualmente, ogni sera, il te-legiornale lascia scorrere din-nanzi ai nostri occhi immaginidi una guerra devastante chefrantuma inesorabilmente laregione dei Balcani: dapper-tutto lutto e rovine, case sven-trate, corpi dilacerati, donne ebambini profughi verso i Paesilimitrofi della ex-Jugoslavia;serbi, croati, bosniaci..., cri-stiani cattolici e ortodossi,musulmani, truppe federali,avventurieri e cecchini, squa-dre di soccorso dell’ONU perproteggere gli aiuti umanitari;tutto questo in un susseguirsidi notizie che sconcertano, di-sorientano, e che ci provocanoun senso di rifiuto per la nonintellegibilità della situazione.Perché succede tutto questo?Quali le cause? Quali le re-sponsabilità della ComunitàInternazionale? E quali le pos-sibili vie d’uscita dal caos?Comunque, una cosa è certa:lì l’uomo soffre, patisce vio-lenza, si dispera, muore.Da tempo la Caritas Italiana,anche sollecitata dai numerosie vibranti interventi di Gio-vanni Paolo II, ha richiamatol’attenzione delle comunitàcristiane perché vogliano di-ventare “ i l Samaritano”dell’uomo che vive nei territo-ri della ex-Jugoslavia, aldilàdelle etnie, delle appartenenze

    ideologiche e religiose.Anche la nostra comunità par-rocchiale, nel suo piccolo, si èresa sensibile al dramma disu-mano di popoli alla deriva coniniziative di solidarietà. Orala Caritas Diocesana ci pro-pone, per questo Avvento difraternità, un nuovo e più arti-

    colato progetto di solidarietàcon un gemellaggio tra la no-stra Chiesa locale messinese ela Chiesa che è in Dubrovnik.Attraverso la lettera di Mons.Zelimir Puljic, Vescovo diDubrovnik, al direttore dellaCaritas Diocesana Mons.Franco Montenegro, siamovenuti a conoscenza delle esi-genze di quella Chiesa sorella.Scrive Mons. Puljic: “... Du-r a n t e l ’ u l t i m o a n n odell’occupazione il 45% dellamia Diocesi è stata occupata,saccheggiata, devastata (27parrocchie). Il numero dei

    profughi è stato all’inizio sui20.000, per raggiungere allafine della guerra i 28.000.Proprio l’altro ieri (n.d.r.:20/10/92) è stata liberatal’ultima regione (Konavle eCavtat). Così grazie a Dio,adesso è libera tutta la Dioce-si. Le conseguenze di questa

    tremenda aggressione sonogravi: le case saccheggiate, di-strutte, incendiate. (...) Noiabbiamo intenzione di aiutarequelli che potrebbero tornarequanto prima nelle loro case acausa dei lievi danni sul tetto,finestra ecc.”Nei giorni scorsi lo stesso pre-sule è venuto a Messina perpresentare le esigenze più ur-genti della sua popolazione eper definire più concretamentegli opportuni interventi. Eccod u n q u e l a p r o p o s t adell’Arcivescovo Mons. Ignazio

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    Calcio:A.S.

    Tirreniadi Anna Arizzi

    Se vedete un ragazzino che mette ilcuore nelle sue scarpe da calciatore,e corre più veloce del vento verso laporta avversaria, forse vi sovviene il ti-mido Nino di una canzone di F.De Gre-gori, in realtà molto probabilmente quelragazzino è della A.S. TIRRENIA.

    Chi è la A.S.TIRRENIA? Una «as-sociazione a carattere apolitico e acon-

    fess ionale , che s i propone disensibilizzare i giovani ad ogni tipo dipratica sportiva» (Statuto, art.3), nata aPace del Mela il 18 settembre 1986 suiniziativa del Prof. Mario Parisi, e pre-sieduta dalla suo sorgere a tutt’oggi daMichele Petretta.

    Senza fondi, senza amicizie checontano, senza pretese... la Società si èavviata contando sull’amore disinteres-sato per lo sport del suo direttivo, e-sull’intezione ferma- di “ossigenare” igiovanissimi, coinvolgendoli in unaesperienza di “sport integrale”, forierodi lezioni di vita prima ancora che disuccessi sui campi.

    La A.S.Tirrenia ha scelto infatti dipraticare il calcio e di limitarsi alsettore giovanile, raccogliendo da Pacedel Mela e dai paesi limitrofi quei

    (segue a pagina 16)

    (segue..Novara)di piazza Bertolami e all’iniziodell’anno 1926 quelli di piazza San Se-bastiano. Il corso Nazionale è la princi-pale arteria dell’abitato, sulla destra sinota il palazzo comunale, già oratoriodi San Filippo Neri, fondato nel 1610.All’ingresso è collocata una fontana del1668.

    Proseguendo la nostra passeggiatascendiamo alla chiesa di San Giorgioeretta nel XVII secolo caratteristica perle sue tre navate su dodici colonne dipietra arenaria.

    Il duomo è il risultato di unampliamento eseguito nel tardo secoloXVI di una precedente chiesetta.All’interno ci sono dodici altari dimarmo di buona fattura. Di un certopregio la statua dell’Assunta di FilippoColicci e la tela della “Madonna con lesante Anna e Venera” datata 1605dell’artista Francesco Cardillo e quella“Andata al Calvario” di AntonioCatalano il Vecchio. Dietro l’altaremaggiore c’è un coro ligneo adintaglio del XVIII secolo. I patroni delpaese sono Maria SS. Assunta (15Agosto) e Sant’Ugo (16 Agosto). A

    Novara, così come nelle sue frazioniSan Basilio, San Marco ecc. si parla,sin dal XII secolo dall’epoca delladominazione normanna un dialettoGallo-Italico. Qualsiasi novarese èfacilmente riconoscibile perchéincapace di pronunciare la dentaleinvertita dd -tipica del Siciliano- laparlata di Novara, infatti mantienesostanzialmente inalterato il latinismoll ad esempio:

    Novarese Siciliano ItalianoIlla Idda EllaIllu Iddu EgliNullu Nuddu Nessuno

    Al nord dell’abitato di San Basilio, incontrada Sperlinga è “il riparo dellaSperlinga” unico esempio in Siciliafatta eccezione per la grotta Corruggidi Pachino, di stazione mesolitica.Sono state pure rinvenute ceramicheeneolitiche e del rame. Superata laportella Pertusa (metri 974) siraggiunge portella Mandrazzi (metri1125) sullo spartiacque peloritana, dad o v e , a l d i l à d e l l a v a l l a t adell’Alcantara, si gode una suggestivaveduta dell’Etna (tratto da Messina edi Peloritani).�

    (segue... Messina-Dubrovnik)Cannavò, a tutte le famiglie,formulata tramite la Caritas:mettere da parte ogni giorno la

    somma di £ .500 , va loresimbolico, per un mattone.N e l l a n o s t r a c o m u n i t àparrocchiale, accanto alla richiestadi contributo rivolta a tutti,abbiamo suggerito ai ragazzi direalizzare un salvadanaio a forma

    di casa e man mano che sarannodepositati in esso i risparmi dicolorarlo dando forma allacostruzione con mattoni e tegole.La quarta domenica d’Avvento(20 dicembre p.v.) , nel lacelebrazione eucaristica, almomento della presentazione deidoni, le famiglie potranno portarele loro offerte.Consegneremo quanto avremosaputo mettere insieme direttamentealla Caritas Diocesana.A noi sembra che una iniziativadi solidarietà di tale dimensionesia meritevole di tutta la nostraattenzione e, di qualche nostropersonale sacrificio.Non basta e non può bastare lanostra emozione a fronte deldramma dei nostri fratelli.Dobbiamo saper diventare “ilSamaritano”.�

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    La comunità parrocchiale pacese si stringeattorno al Vescovo Mons. IgnazioCannavò, con filiale affetto, nel 22°Anniversario della sua consacrazioneepiscopale.

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    ...i figli verso il domani...I tuoi figli non sono figli tuoi.

    Sono i figli e le figlie della vita stessa.

    Tu li metti al mondo ma non li crei.

    Sono vicini a te ma non sono cosa tua.

    Puoi dar loro tutto il tuo amore

    non le tue idee.

    Perché essi hanno le proprie idee.

    Tu puoi dare dimora al loro corpo

    non alla loro anima.

    Perché la loro anima abita la casa

    dell’avvenire...

    Puoi cercare di somigliare a loro

    ma non volere che essi somiglino a te.

    Perché la vita non ritorna indietro

    non si ferma a ieri.

    Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.

    Khalil Gibran

    (segue...Riscoprire la Comunità...)intellettuale e se ha la pazienza di assa-porarlo nella sua integralità.

    I cronisti della carta stampata e dellatelevisione, con tutta fretta, si sono get-tati di peso sulla parte morale del Cate-chismo ed hanno ritagliato per i lorolettori o ascoltatori brandelli di frasiisolate dall’economia generale dellaproposta cristiana, tanto da banalizzareo da snaturare l’essenza del cristianesi-mo che certo non può essere ridotto aduna morale tra le altre, più o meno pla-usibili.

    Il cristianesimo infatti si gioca e siscommette anzitutto come incontro conDio: evento di salvezza nel qualel’uomo redento da Gesù Cristo è chia-mato, e partecipa realmente, alla comu-nione di vita con il Dio Vivente.

    La nostra comunità parrocchialeintende accogliere questo libro dellafede quale autentico dono del Signore,che servirà - ne siamo certi - a farcicrescere nell’amore di Dio e dei fratelli,

    nella santità di vita.� Il Parroco

    (segue...Calcio: l’A.S.Tirrenia)ragazzini che hanno voglia di imparare,di migliorarsi, di “fare squadra”, dicompetere lealmente. I piccoletti ognianno si preparano seriamente, allenatinel campo sportivo di Giammoro daMario Parisi e da “volenterosi” (il piùprezioso dei quali è Bartolo Milioti), e iragazzini, è dovero sottolinearlo, nonrimangono nella A.S.Tirrenia perché“pagati” con tute, borse, o in altromodo, ma semplicemente perché sitrovano bene.

    Lì c’è, come si dice, uno “spogliato-io” fortissimo, entusiasmo, amicizia,cameratismo, grande disciplina. Per iragazzi della Tirrenia è “IN” portare icapelli a spazzola, volersi bene, ridere acrepapelle.

    Nel gruppo non si fuma, non si be-stemmia, non si litiga, e tutto ciò è stra-ordinariamente naturale, si competeaccanitamente con gli avversari, masempre nel rispetto delle regole: po-chissime scorrettezze, prima regola“non fare e non farsi male”.

    La A.S.Tirrenia ha vinto moltofinora, e piace pensare che nel suosettore è vista come la squadra dabattere. Corteggiati (a volta in manieradeplorevole), diversi giocatori hannospiccato il volo anche in campionatisuperiori, presso Club, di tuttorispetto: il Messina, il Villafranca, ilBarcellona... In questa sede non ci èpossibile sciorinare vanitosamente itanti successi di una “societàcenerentola”, che nel suo piccolo aPace del Mela ha vinto più di tutte lealtre “sorelle”, e ha portato il nome nelnostro Comune alla ribalta più volte alivello Provinciale e Regionale, ma viassicuriamo che sono stati davveromolti e di rilievo. Tra i risultati piùl u s i n g h i e r i m e n z i o n i a m o i lriconoscimento, per meriti sportivi,della A.S.Tirrenia da parte dellaF.I.G.C. e dal C.O.N.I. quale ScuolaCalcio, C.A.S. e Centro Olimpia.

    I tesserati dunque si possono abuon diritto definire “piccoli grandicampioni dimenticati: ”piccoli"ovviamente per l’età,"dimenticati"forse perché piccoli (sembra un giocodi parole), cioè perché l’abitudinep o r t a i n g e n e r e a s e g u i r e(pubblicizzare, sponsorizzare) lo sport

    più... “eclatante” dei grandi club;“grandi” perché nella loro umiltà enella loro meravigliosa genuinità diragazzi imparano lo sport vero, pulito,che i campioni consacrati dal successoe d a l d e n a r o t r o p p o s p e s s odisconoscono; infine “campioni”perché, a rigore di vocabolario, nellosport è campione “chi vince”.

    Comunque, a detta dell’anima delg r u p p o , M a r i o P a r i s i , n e l l aA.S.Tirrenia si ragiona così: ciò checonta è, più di ogni altra cosa, che igiovani crescono in un ambientesportivo sano, e che lo sport li preparia viveri sani, fuori e dentro.

    Se avremo insegnato questo airagazzi, impareranno da loro acoltivare la fiducia che la “piccolasocietà pulita” che sono ora possacontinuare domani.�

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