ANNo XXXVI n. 359 marzo - aprile 2020 MENSILE rEGIoNALE DI ... · del coronavirus, i richiami...
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di FrAnCO MOLinAri
Dal 15 maggio 2020 saràpresentata alla popolazionecalabrese la tradizionale tor-nata di nomine che ogni nuo-va giunta regionale effettua,in applicazione della legge12/2005 detta dello “spoilssystem”.Fuori i dirigenti di diparti-
mento, i consulenti, i presi-denti e i consiglieri di ammi-nistrazione degli oltre 60 entie societa’ partecipate, delleagenzie, dei consorzi, delleaziende, delle fondazioni del-la Regione Calabria già no-minati da Oliverio, dentroquelli che nominerà IoleSantelli.Presila, già all’inizio del-
l’èra Oliverio, cinque anni fa,si occupò del ricambio ai ver-tici degli enti sub regionalicalabresi augurandosi che inuovi incarichi del centrosi-
nistra non solo nonfossero stati clientela-ri, ma che le designa-zioni dei fortunati api-cali esterni agli ufficiregionali tenesseroconto di alcune priori-tà: meritocrazia, tra-sparenza e professio-nalità. Così non è sta-to. Ma saremmo insin-ceri se non dicessimoche anche gli altri go-vernatori non hannobrillato nel marcareuna rottura rispetto alpassato o dare qualchesegno di discontinuitàrispetto alla gestionedi Enti comeFondazione Calabresinel Mondo,Fondazione CalabriaEtica, Fondazione Field,Fondazione MediterraneaTerina, Azienda CalabriaLavoro, Fincalabra, ARCEA,ARSSA, Film Commission etanti altri che sono finiti sullastampa per la loro elevata eingiustificata situazione debi-toria. Situazioni debitorie dacapogiro e con scarsi risultatiin termini di sviluppo e di lot-ta alla disoccupazione.Gli sprechi, oltre che denun-
ciati a livello giornalistico suimaggiori organi della stampanazionale e locale (mi riferi-sco come esempio a SergioRizzo e Gian Antonio Stella eal libro “La Casta”), sono,ogni anno, puntualmentemessi in risalto dalla Cortedei Conti della Calabria.Infatti il 21 febbraio 2020 in
occasione dell’inaugurazionedell’anno giudiziario della
Sezione giurisdizionale per laCalabria, la Presidente, RitaLoreto, si è soffermata, nelcorso della sua relazione, sul-le motivazioni e sull’oggettodella stragrande maggioranzadelle sentenze emesse dallaCorte. A pag. 31 ad esempione riporta una: “illecita ge-stione dei Fondi Comunitariregionali, documentazioneinidonea a provare il fine isti-tuzionale e l’inerenza dellaspesa, l’utilizzazione di fondipubblici senza rendicontare lespese rimborsate”.Quasi a rassicurare e rasse-
renare il lettore sul fenome-no “casta”, nel senso cheormai il metodo delle nomi-ne nei vari enti pubblici ri-servate ad amici e rappre-sentanti di partiti ed istitu-
ANNo XXXVI n. 359 marzo - aprile 2020 - MENSILE rEGIoNALE DI PoLITICA CULTUrA CoMMENTI
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La presidente Santelli di fronte alla nomina di 250 tra dirigenti e mahager regionali
Le competenze per riqualificare la politica
Sergio Mattarella, scrivono iquirinalisti nazionali, è moltopreoccupato per le sortidell’Italia in Europa e nelmondo. Il Governo, nato al-l’insegna della lotta al sovra-nismo di Salvini e della fedel-tà all’UE, rappresentata dalvoto a Bruxelles per Ursulavon der Leyern, per DavideSassoli e per Paolo Gentiloni,è sul punto di non reggere piùsulle tante indecisioni e rinviidegli impegni nella lotta alCOVID 19 e al virus della re-cessione ormai imminentenell’economia del nostroPaese.
I decreti sulla sicurezza diSalvini, nonostante i tonitrionfalistici dei primi giornidi Governo Conte 2, sono tut-tora in vigore e lungi dall’es-sere modificati o cancellati;sull’Europa, nell’Eurocameradel Parlamento Europeo, po-chissimi giorni fa, si è svoltasul MES, senza esagerazione
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Ci appaiono davvero ridicoli,in questo periodo di diffisionedel coronavirus, i richiami sul-la possibile violazione delle li-bertà e dei diritti garantiti dal-la nostra Costituzione.
Si tratta di “menti” che in pe-riodi normali sono in letargo enon si avvedono di nulla e cheinvece si svegliano in un perio-do dei più difficili della nostrastoria recente.
Il nostro “Giuseppi” puòavere tutti i torti del mondo,ma si è trovato di fronte ad unaemergenza di grandi dimensio-ni, che, magari con tutte le an-tipatie, sta affrontando.
Zip
In Europa volanogli stracci
tra M5S e PDDI ErCoLE GrECo
La presidente Jole Santelli
Nelle pagineinterne
Banalizzazione dellascuola e ruolo del
maestro
***Coronavirus: Chissa
chissa, domani
***Scivolone di Conte
***Tra falchi e colombeoccorre un’acquila
All’interno del giornale un primo elenco di società, consorzi e fondazioni che
apriranno la porta girevole ai nuovi vincitori delle elezioni del gennaio scorso
che andranno a sostituire il vecchio spoils sisyem del presidente Oliverio
Politica
Presila ottanta anno XXXVII22
ANSELMo FATA
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F i s i o t e r a p i a e r i a b i l i t a z i o n e
alcuna, una giornata di estremafollia con le votazioni differentidel M5S per il no e il PD per il sie con i voti di Berlusconi per il sie quelli di Salvini e Meloni per ilno.Una situazione che ha indotto
Conte a chiedere al Parlamento ita-liano di non mettere ai voti gli aiu-ti del MES per evitare ulteriorispaccature nel Governo e, perchéno, anche una crisi strisciante albuio per le sorti della maggioranza.Alla Camera e al Senato si è svoltainfatti solo un’informativa sulConsiglio europeo. Da ricordareche, parallelamente a queste vota-zioni, la maggioranza governativaaveva già chiuso il cerchio perl’abbuffata delle nomine ai verticidelle grandi aziende di Stato, perintenderci, le ex PartecipazioniStatali (ENI, Poste, Leonardo,Ferrovie, ENEL ,ecc.) che hannocausato ulteriori malcontenti tra ilM5S (Di Battista), il PD e Renzi.Tutti elementi che Mattarella nonha gradito, compresa la scorpaccia-ta delle nomine ad horas (almeno laSantelli ha prorogato di un mese inCalabria le nomine di sottogover-no) in piena pandemia Coronavirus
senza esaminare l’opportunità dipoterle rinviare in autunno. Unacircostanza che certamenteMattarella al momento opportunofarà pesare; tenendo conto che ilsuo punto di vista era: “collabora-zione fra le forze politiche”. Lostesso elettorato democratico e disinistra siamo certi che farà pesareal momento del voto elettorale, co-me è accaduto in passato con i de-ludenti risultati delle votazioni2013 e 2018, la scelta del non votoallargando la forbice dell’astensio-ne già molto alta in Italia. Con que-st’ultime “forzature” sembra che ilPD si sia omologato e livellato aduna linea politco-culturale radicalchic tipica di un ceto piccolo bor-ghese e di classe media che ormaisono diventate il punto di riferi-mento del Partito delegando al sin-dacato la difesa dei ceti popolari,dei lavoratori, dei giovani, dei di-soccupati.
Ma ritornando alle sorti delGoverno una cosa è certa: la mag-gioranza, specialmente in senato,resta a forte rischio di numeri. InEuropa e in Italia hanno ormai ca-pito la tattica di Conte e del mini-stro Gualtieri: rinviare la soluzionedei problemi sanitari e di tenutadell’economia con task forces diesperti e scienziati che dovrebberoessere consulenti della politica e
non decisori delle scelte governati-ve che rischiano di diventare inop-portune e nefaste per lo stesso go-verno.
Il Sole 24 ore di martedì 14 apri-le con un articolo di Vittorio Nutile ha quasi censite tutte: ilCommissario Arcuri all’approvvi-giamento emergenzialeCoronavirus, il Comitato TecnicoScientifico di Roberto Speranza, ilComitato Operativo dellaProtezione Civile e quello TecnicoScientifico “allargato a quello dellasalute”, la cabina di regia tra go-verno e regioni di FrancescoBoccia, i neoministri Azzolina eManfredi con due task force cia-scuna composte da dirigenti scola-stici, docenti universitari, espo-nenti della protezione civile, psi-chiatri e psicologi “Scuole e didat-tica a distanza” e le due sullaRicerca sulle fasi 1 e 2 dell’emer-genza, la Commissione per la liqui-dità bancaria di Roberto Gualtieri,quella per “L’accesso alle impreseGreen al credito” del Ministrodell’Ambiente Costa, laCommissione “Donne per un nuo-vo rinascimento” del Ministro perla Famiglia Bonetti, quella dellecarceri del Ministro Bonafede, ilgruppo di lavoro ”Data Drive” del-la Ministra Pisano all’Innovazione,quella del sottosegretario Andrea
Martella all’Editoria sulle “Fakenews”, infine la Commissione perla riapertura della fase 2 presiedutada Vincenzo Colao.
Purtroppo all’analisi e allo studiodegli uomini di scienza non corri-spondono gli effetti pratici delledecisioni. Il fallimento è sotto gliocchi di tutti: i seicento euro ad ar-tigiani e commercianti sono in pa-gamento e con forti ritardi, leaziende non hanno ancora visto uneuro dei 400 miliardi promessi, lacassa integrazione straordinarianon è stata ancora erogata e miglia-ia di lavoratori a tutt’ oggi rischia-no di perdere il posto di lavoro.
Insomma le cose non vanno tantobene per il Governo, la maggioran-za e la stessa opposizione. Pd e 5Stelle navigano a vista, l’opposi-zione, così come all’inizio dellacrisi dell’agosto 2019 non è ancorain grado di portare a Mattarella nu-meri certi per una coalizione mag-gioritaria che possa segnare uncambio di passo e un nuovo timo-niere capace di far fronte alla re-cessione economica in agguato.Tutto il resto, parafrasando FrancoCalifano, è noia: dai talk show tele-visivi al pallottoliere del futuropremier: Draghi, Colao oppure laPresidente della CorteCostituzionale in carica MartaCartabia?
DALLA PrIMA
In Europa...
Medicina estetica non invasiva- radiofrequenza- cavitazione
Tra i decreti governativiemessi per limitare al massi-mo il rischio del contagiodel coronavirus vi è statoanche quello di chiudere perun certo periodo le scuole.Tuttavia il rapporto con ladidattica non si è totalmenteinterrotto approfittando del-le opportunità offerte dainuovi strumenti informaticie che ha consentito a mae-stri, docenti di svolgere lalezione da casa.
L’iniziativa della didatticainterfacciale non ha soddi-sfatto diverse categorie dipersone tra cui in particolaregenitori che hanno protesta-to e si sono lamentati inquanto i figli non svolgono icompiti assegnati e non livedono studiare come al so-lito.
Sulla questione si è apertoun dibattito che ha vistol’intervento di molti espertidi didattica e di comunica-zione. Tra questi anche undocente universitario bareseche dall’alto di un curricu-lum di studi di oltre cin-quant’anni sulla scienza del-l’educazione richiamava ge-nitori e non perché questanuova esperienza,positiva,spingerà i figli-scolari adimparare quello cheGiovanni Modugno, peda-gogista noto, chiamavaScienza della vita e che la“scuola puramente verbali-stica, astratta, mnemonica eburocratica non insegna”. Econtinuava con una serie diconsiderazioni in sé condi-visibili se non avesse, puraccademico di scienza del-l’educazione, nella sostanzasvalutato il ruolo e l’impor-tanza della scuola e soprat-tutto la funzione di chi vi la-vora e in questo caso del“maestro”.
Il termine maestro risale allatino magister che a suavolta deriva da un avverbiomagis che significa “più”cioè indica qualcosa di par-ticolare che non tutti hannoe che ne fanno una guida.
A tutti noi è rimasto im-presso il finale del film“Attimo Fuggente”, in cui ilprof. John Keating, imper-sonato da un magistraleRobin Williams, licenziatodalla scuola per un metododi studio e di insegnamentorivoluzionario, lascia l’aulaper l’ultima volta. A quelpunto avviene qualcosa distraordinario. I suoi ragazzinon ci stanno, contestano ladecisione, gli rendonoomaggio.
Uno dopo l’altro, nono-stante i richiami del pedantedirettore che aveva sostitui-to il professore, salgono inpiedi sui banchi mentreesclamano “Capitano, miocapitano”. La scena puòsembrare enfatica ma neifatti suscitò ed ancora susci-ta una profonda emozione.Un gesto che risulta di fattodirompente nell’anima diciascuno di noi.
Un gesto che diventeràuniversale, ricordato e citatoin tutti i continenti. Una sce-na che ha commosso e con-tinua a commuovere ognivolta che si rivede. La scenaè emblematica e ci colpisceperché porta con se un signi-ficato profondo.
Tutti noi avvertiamo che
in questa società altamentetecnologizzata, autosuffi-ciente, si avverte però il bi-sogno sempre, ovunque, co-munque, ad ogni età, di un“maestro” cioè di una guidache sia capace di indicare lastrada, che sappia trarre daciascuno il meglio di se.
E’ il fine di fondo di ogniprocesso di formazione e dieducazione. Dalla scuola aivari ambiti sociali, culturali,politici. E avviene senza bi-sogno di spingere perché ba-sta solo un incoraggiamen-to.
“Maestro”: non esiste pa-rola più fascinosa per indi-care un protagonista dei pro-cessi educativi.
Maestro era l’appellativocon cui gli allievi si rivolge-vano a Socrate, il filosofoche nell’Atene del V Secoloa.C. sosteneva che “saperedi non sapere” fosse l’incipitdella conoscenza e che soloil metodo maieutico sapesseportare fuori dal nostro inte-riore. Maestro è anche l’ap-pellativo con cui i discepolisi rivolgevano a Gesù.
Eppure oggi non è più untitolo ambito. Banalizzato ascuola, dove si pensa siameno prestigioso di “docen-te” e inflazionato nella vita
quotidiana. Si ricorre infattial vocabolo per indicare ma-gari qualche pittore di pro-vincia, qualche poeta dilet-tante, qualche allenatore dicalcio in pensione. In genereil termine merita semplice-mente un “inchino” verbaleche non si nega più a nessu-no.
E’ vero, maestro non è piùun titolo ambito. Pochi ap-paiono interessati a conse-guirlo.
Quanti sono i professoriuniversitari che hanno vo-glia di diventare “maestri”?
Ordinari, certo. Maestripoco.
Il maestro ha tuttavia unacaratteristica che gli altrinon hanno: quella di dare enon di chiedere e, poi di in-segnare invece di limitarsi agiudicare e valutare. Esseremaestro porta con se unaforma di autocertificazionedi generosità, di dono. Ilmaestro non pensa affatto adautoviziarsi o a pensare a sestesso. Il maestro di scuola,oltre al sorriso ai suoi ragaz-zi, offre aiuto, orienta, ara ilcampo, pulisce il terrenodall’erbacce, semina, apreuna strada, un passaggio nelcampo della istruzione e for-mazione.
Il maestro fa tutto questolavoro senza chiedere in
Numero 359 marzo-aprile 20203
Cultura
A proposito di decreti governativi al tempo del “coronavirus”
La banalizzazione della scuolae la funzione del maestro
DI GIOVANNI CURCIO
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rubrica aperta ai letto-
ri “giorno per giorno”
SEGUE A PAGINA 9
Economia e lavoro
Presila ottanta anno XXXVII44
Territorio, lavoro e “coronavirus”
“Chissà, chissà, domani”DI MASSIMo CoVELLo
E’ un tempo difficile da comprenderequello che stiamo vivendo, straniante. Lamaggior parte di noi, chiusi in casa, impos-sibilitati alle relazioni, ai contatti umani,agli scambi di ogni tipo: alla vita sociale,se non virtualmente, tramite i social, la tv,in remoto. Una modalità per molti aspettiinnaturale che noi siamo “animali sociali”necessitati di rapporti corporei. In un cre-scendo dettato come dice il prof. MicheleAinis: “ da una strategia della gradualitàsposata dal Governo che ha permesso aicittadini di abituarsi un po’ alla volta agliarresti domiciliari a cui siamo sottoposti”,senza tradire la democrazia, bene supremodel Paese. Nonostante ciò, condividiamocol mondo intero, forse solo come nella se-conda guerra mondiale, le stesse angosce,le stesse paure da quando l’OMS ha di-chiarato, non tantissimi giorni fa, che il co-vid-19 ha assunto il carattere di pandemia.Certo è stato sconcertante vedere come al-cuni stati, gli USA, la GB, il Brasile, abbia-no sottovalutato il pericolo o forse sonostati solo coerenti con una visione censita-ria del diritto alla salute. Mentre la Cina, laCorea, e poi Cuba e la Russia, abbiano ma-nifestato vicinanza e solidarietà concreta alnostro Paese. L’Unione Europea sta conti-nuando a mostrare il suo volto peggiore:tecnocrate e neoliberista, anche se inco-minciano a delinearsi crepe, con l’Italiaprotagonista, in questa visione che ha feri-to, se non ucciso le migliori aspettative deipopoli europei. Cosi come manca unaunione d’intenti globale, anche nello sfor-zo di ricercare il vaccino in grado di scon-figgere il covid-19 che spero si realizzipresto. Ci si interroga come sia accadutoe mai come in questi giorni sono diventatiimportanti e ascoltati i virologi, i pneumo-logi, gli immunologi i ricercatori, gli scien-ziati, tutti quegli operatori sanitari, checon retorica ipocrita vengono consideratieroi. Categorie, specie nel nostro paese, in-sieme a tante altre negli ultimi decenni, ne-glette, emarginate, addirittura spesso e perlo più sacrificate scientemente alla puralogica mercatista di sfruttamento e preca-rizzazione. E con essi si scoprono i milio-ni di operai, tecnici, professionisti, brac-cianti, impegnati nei cosidetti servizi pub-blici e settori essenziali che con grande ab-negazione, nonostante spesso gl’insuffi-cienti strumenti e mezzi di protezione, tu-tela, continuano a lavorare, per assicurarela tenuta del nostro Paese. L’Italia oggi è,drammaticamente, il più grande focolaiodel mondo e col più forte impatto mortaledel covid-19, specialmente nelle aree dellaLombardia, del Veneto e dell’Emilia roma-gna. Perché sia accaduto ciò è allo studiodegli scienziati. Tuttavia siamo anche ilPaese, che per primo in Europa ha adottatouna strategia crescente ma determinata perridurre l’espandersi del contagio.
E’ chiaro che sono stati adottati provvedi-menti drammatici: tutti a casa. Il presiden-te del Consiglio Prof. Conte, supportatodall’unità di crisi oltre che dall’intero go-verno ha finora mantenuto la barra dritta,nonostante non siano mancate e non man-chino limiti e contraddizioni, forse perfinoinevitabili, visto il “mosaico delle nostreautonomie” sempre per citare Ainis, nelquale si sono innestasti scelte davvero con-traddittorie a volte tra Dpcm, decreti, ordi-nanze. Una babele, nella quale, insieme adaltri, si è fatta notare la presidente dellagiunta della Calabria con una misura chia-ramente incostituzionale come quella divietare l’uscita e l’entrata nella regione.Nella nostra regione si è trattato di un cre-scendo di misure, alcune al limite dell’as-surdo come la richiesta di avere l’esercitoper strada o come l’irreale sequestro dicentinaia di persone per giorni all’imbarcoverso la Sicilia deciso dai due Presidenti,sulla cui legittimità formale ci sarebbe tan-to da discutere, comunque tese ad arginareil diffondersi dei contagi, nella consapevo-lezza che semmai ciò avvenisse, il sistemasanitario calabrese, non sarebbe in grado direggere. Questa situazione, la decisione difermare tutte le attività non essenziali, hacompletamente mutato la geografia socialeed economica . L’approvazione Martedi 17Marzo scorso del Decreto Legge n.18 re-cante “ misure di potenziamento delServizio sanitario nazionale e di sostegnoeconomico per le famiglie, lavoratori, eimprese connesse all’emergenza epidemio-logica da covid-19”, ha reso esplicita lanuova condizione, non solo sanitaria, in cuici troviamo. Nell’intero Paese milioni dilavoratori e lavoratrici, migliaia di impresedi tutti i settori si sono trovati in una con-dizione negativa a rischio sanitario, in uncontesto generale sul piano industriale edoccupazionale già fortemente critico. In al-cune regioni come la Lombardia, l’Emilia
Romana, il Lazio, soprattutto nel settoremetalmeccanico, ed anche in Calabria inalcune aziende del settore, si è dovuti arri-vare allo sciopero generale, prontamenteproclamato da FIOM-FIM-UILM, per farriconoscere da imprese più attente al pro-fitto che alla salute dei lavoratori, la giustapriorità della tutela della vita. In questigiorni, anche in Calabria, non c’è settore,attività che, dopo aver fatto ricorso a tuttigli strumenti utilizzabili per favorire il la-voro sicuro, ancora non sempre possibileperfino nei servizi sanitari purtroppo, nonstia, giustamente, chiudendo. Stiamo fa-cendo, in remoto, decine di consultazionied esami congiunti per accordi finalizzatiall’accesso agli ammortizzatori ordinarie/o in deroga. Misure di solidarietà socia-le che probabilmente necessiteranno di al-tre risorse, viste l’inadeguatezza di quellegià impegnate e l’estensione delle richie-ste, e che tuttavia non coprono tutti i citta-dini. Ha ragione il ministro per il SudProvenzano quando dice che migliaiai emigliaia di cittadini vivono anche di lavoronero, informale e ciò li rende non tutelatida nessuna misura, nemmeno dal reddito dicittadinanza. Costruire un welfare vera-mente universalistico è una priorità in que-sta drammatica contingenza. Quello chesta emergendo con chiarezza è l’assolutanecessità di un vero e proprio cambio diparadigma economico, sociale, produttivo,culturale. Come ne usciremo nessuno puòdirlo. Il grande scrittore David Grosman inuna sua recente intervista ha dichiarato che:” Quando l’epidemia finirà, non è daescludere che ci sia chi non vorrà tornarealla sua vita precedente. Chi, potendo, la-scerà il posto di lavoro, che per anni l’hasoffocato ed oppresso. Chi deciderà di ab-bandonare la famiglia, di dire addio al co-niuge o al partner. Di mettera al mondo unfiglio o di non volere figli. Di fare comingout. Ci sarà chi comincerà a credere in Dioe chi smetterà di farlo”. Ha ragione. Io spe-ro ne usciamo più consapevoli delle verepriorità sia individuali che collettive, so-ciali. Tutti stiamo apprezzando la grandefunzione svolta dal servizio sanitario pub-blico che perciò dovrà essere rinforzato adogni livello, superando gestioni ed orga-nizzazione che, come in Calabria, sono sta-te più al servizio di speculazioni criminaliche al servizio della salute pubblica. Tuttistiamo scoprendo come certe produzioni ilPaese deve garantirsele per reggere situa-zioni inedite; tutti stiamo scoprendo checerti beni, servizi, prodotti sono più impor-tanti di tanti altri. Ecco, avere una visionepiù legata alla qualità sociale, alla solida-rietà mi auguro possa essere ciò che ci por-teremo quando usciremo da questa situa-zione. Non dobbiamo avere paura, ma im-parare la lezione.
o
Scrivo questo pezzo per de-scrivere il disagio che hoprovato la sera di giovedìSanto alla fine dellaConferenza Stampa delPresidente del Consiglio.Non tanto per i contenuti deiprovvedimenti annunciati esenza alcuna operatività (aparte i pasticci dell’INPSgià successi e quelli già an-nunciati per la “fase 2”, siprevede un blackout delleBanche erogatrici di creditoper la farraginosa e numero-sa documentazione richie-sta), ma soprattutto perchémi aspettavo che Conte si ri-volgesse agli italiani, pro-prio in un periodo così deli-cato e drammatico per lesorti del Paese a causa delcoronavirus, con sobrietà,controllo, moderazione, in-somma con atteggiamentiche avrebbero consentito atutti noi di essere confortaticon parole semplici e coraliper farci uscire per un mo-mento dalla ns/ solitudine,dalle ns/ ansie e preoccupa-zioni, dal ns/ disagio. Hapreferito, invece, attaccarel’opposizione.
Non citerò la rassegna stam-pa del giorno dopo dei gior-nali filogornativi o dell’op-posizione, non è questo ilsenso di questo articolo,vorrei solo ricordare ai letto-ri di Presila la differenza del“taglio” diverso che ilPresidente Mattarella e PapaFrancesco hanno dato ai lo-ro discorsi augurali diBuona Pasqua.
Incominciamo conMattarella. “Uno di noi”.Capelli ancora lunghi e unpo’ in disordine, come noi,viso provato dalle angosce e
dalle angustie e tormenti cheil coronavirus sta irrogandoagli italiani, l’assillo di do-ver far fronte alle inconti-nenze del governo e dell’op-posizione, la consapevolez-za di dover essere interpretedelle sofferenze delle fami-glie italiane, dei loro lutti(ad oggi mentre scrivo sonooltre 20 mila), dei loro pro-blemi economici, del doverparlare al popolo, alla gentecon rispetto e verità, conempatia e solidarietà.
La frase “anche io trascorre-rò la Pasqua da solo” rap-presenta l’incipit del suo ri-chiamo alla realtà, senza en-fasi e manipolazioni, macon estrema concretezza: imorti, le coscienze a pezzi,gli eroi degli ospedali, delvolontariato, dei militari, ipoliziotti, i carabinieri, i vi-gili del fuoco, i vigili urbani,i sindaci, comunità dellecittà e dei paesi dal nord alsud, le difficoltà dei figli,dei nipoti e dei nonni, sonostati tutti elementi che han-no consentito al Presidentedella Repubblica di esseredavvero” uno di noi”.
Forse sbaglierò, ma confes-so che dopo il saluto agli ita-liani di Mattarella di sabato11, alla vigilia di Pasqua, miè venuto subito in mente unaltro episodio pubblico(quello privato è stata lamorte immatura della mo-glie), che ha segnato la vitadel Presidente: l’assassiniodi suo fratello Piersante nelgennaio 1980, quando, ap-pena ucciso dalla mafia, loestrasse dal sedile anterioredestro della macchina percercare di salvarlo.
Per Papa Francesco le rifles-sioni si innestano accanto aquelle del PresidenteMattarella.
Non sto qui a descrivere leomelie celebrate dal SommoPontefice alle messe di VillaMarta alle 7 del mattino,della Via Crucis, della ve-glia di sabato o degli auguridel giorno di Pasqua. Da lai-co, devo confessare chequello che ho apprezzato dipiù e di aver consentito aPadre RanieroCantalamessa, predicatoredella Casa Pontificia, di pro-nunciare l’Omelia durante la
celebrazione della Passionedi Cristo, venerdì 10 aprile,che consiglio vivamente ailettori di Presila di scaricareintegralmente dal sito delVaticano.
Riscrivo, per comodità diesposizione, alcune partidell’Omelia: “La pandemiadel Coronavirus ci ha bru-scamente risvegliati dal pe-ricolo maggiore che hannosempre corso gli individui el’umanità, quello dell’illu-sione di onnipotenza…E’bastato il più piccolo e in-forme elemento della natu-ra, un virus, a ricordarci chesiamo mortali, che la poten-za militare e la tecnologianon bastano a salvarci…Ilvirus non conosce frontiere.In un attimo ha abbattutotutte le barriere e le distin-zioni: di razza, di religione,di ricchezza, di potere. Nondobbiamo tornare indietroquando sarà passato questomomento. Non facciamoche tanto dolore, tanti morti,tanto eroico impegno daparte degli operatori sanitarisia stato invano. E’ questa la“recessione” che dobbiamotemere di più.”-
Per concludere e ritornandoalle riflessioni del primo pe-riodo di questo scritto non cisarebbero più parole per di-mostrare la distanza abissaletra l’avvocato Conte, ilPadre della RepubblicaMattarella e i padri dellaChiesa. Non si tratta soltan-to di differenze di forma o ditendenza, ma di sostanza, diessenza della vita, di conte-nuto, di espressioni che si ri-volgono direttamente aicuori ed alle coscienze degliitaliani.
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Politica
Numero 359 marzo-aprile 2020
Lo scivolone del premier ConteDI ErCoLE GrECo
Il presidente del Consiglio Conte durante la conferenza stampa
Nei giorni di celebrazione della Passione di Cristo e in piena sofferenza dell’Italia per ilCoronavirus, l’ennesimo scivolone del Capo del Governo sulla comunicazione. La conferenza stam-
pa di Conte, a differenza dei discorsi, dello stile e dei gesti del Presidente Mattarella e di PapaFrancesco per gli auguri di Pasqua, si è trasformata in una vera e propria informazione di un Capo
fazione. Crisi di nervi o campanello d’allarme per le prossime idi di maggio?
Pare addirittura che la CancellieraMerkel si sia irritata per l’aggressivitàostentata di Conte. C’è, in questo, quelsentimento di offesa che prova il padro-ne nell’osservare, quello che fino a pri-ma considerava uno schiavo o poco me-no, ribellarsi, rifiutarsi di obbedire colcapo chino, magari avanzando ipotesi dicongiura. Ecco che si palesa un fatto:ognuno ha una propria idea di giustiziache scaturisce dalla propria posizionenel rapporto di potere intercorrente, maè parimenti vero che, analizzando razio-nalmente e storicisticamente, si riesce adavere chiara una posizione di giustiziagiusta, rapportata alle condizioni reali edanche a concetti astratti.
Detto questo, passiamo alla sostanza.La Germania palesa un fatto, che rappre-senta la rimostranza centrale alla basedella contrarietà della Germania agli eu-robond come immaginati da Conte e daaltri Paesi (non si capisce la Francia chepesce sia): gli aiuti senza condizionalitàaumenterebbero il tasso d’interesse suldebito pubblico tedesco di... 1 punto!Ciò, a detta loro, sarebbe un cattivo affa-re per i contribuenti di Germania,Austria, Paesi Bassi e Lussemburgo.Che solo a leggerlo verrebbe da ridere senon ci fosse da versare un fiume di lacri-me. 1 punto percentuale sui tassi d’inte-resse le economie deboli dell’eurozonalo sognano come una chimera inarriva-bile. Tuttavia, questa è oltretutto una te-si bugiarda, nella sua piccolezza. Comecapirebbe uno studente di economia alprimo anno, e come peraltro è stato pa-lesato più volte nella storia, la BCE puògarantire sui titoli e mantenere i tassi azero per tutti i Paesi. Addirittura potreb-be monetizzare i debiti nazionali suimercati primari, non intaccando il rap-porto debito/pil. Insomma, potrebbe ga-rantire sui titoli come compratore - pre-statore di ultima istanza, assicurandonela solvibilità. Ma qui, evidentemente,siamo anni luce lontani. Altro che armo-nizzazione fiscale e messa in comunedel debito, altro che federalismo! quisiamo al presunto amico che cerca difregarti e prima o poi ti sparerà.
Inoltre, come affermano i falchi, glieurobond senza condizionalità, a diffe-renza del MES, solleverebbero i Paesiche ne godono dalla necessità di riformestrutturali, e quindi di fare austerità e diprendere denaro in prestito dai Paesi-fal-chi le cui banche acquisirebbero il con-trollo dei settori strategici degli Stati ad
alto debito e a bassa crescita. Insomma,come abbiamo visto con il caso greco,un vero e proprio progetto di dominio.E’ ormai evidente, perché l’abbiamo pa-gato sulla nostra pelle, che l’associazio-ne fra riduzione del debito ed austeritànon sta assolutamente in piedi: la curvadi Philips dimostra che le relazione fraausterità e riduzione del debito è inversaproprio perché inverso è il rapporto frainflazione ed occupazione.
La strada tracciata dagli Stati forti del-l’eurozona è ancora la medesima: lamessa in comune del valore della mone-ta senza la messa in comune del debito.Perché? semplice! perché in questa ma-niera le economie più forti, con la bilan-cia dei pagamenti in attivo, si giovanodelle esportazioni senza contraccolpi,evitando cioé di veder aumentare il va-lore della propria moneta in relazione al-le altre e quindi perdere competitivitàsui mercati. Inoltre, lasciando il debitonazionale, la moneta è unica ma i tassi -quindi il costo del denaro - rimangonovariabili, e ciò consente l’attacco banca-rio. Un sistema ben oliato, e collaudato,a detrimento degli Stati deboli.
Ora la questione diventa politica. A se-guire alcuni esponenti del governo ita-liano - si pensi al pessimo Gualtieri ed algià premier Gentiloni - noti per la loroposizione filo-europeista radicale e ma-niacale, che richiama il culto della vitti-ma per il proprio carnefice tipico dellasindrome di Staccolma, ci si imbatte nel-l’idea che, per combattere i falchi, sianecessario comportarsi da colombe.
Andare in europa e liberare tutta la cor-te colombaria al grido pace, amore e fra-tellanza, al fine di diffondere il verbodella bontà e proporre, con il dialogo co-struttivo fra gentleman, una risoluzionepacifica. Di tutta risposta, l’interlocuto-re risponde con sonori schiaffoni, manoi continuiamo - imperterriti - a prose-guire sulla strada del dialogo. Ciò chenon si capisce è una cosa molto sempli-ce: il dialogo, quando ci sono interessicontrari ed irrimediabili, molto spesso sirisolve con un nulla di fatto. Il dialogo èuna categoria della politica in tempi dipace, se c’è cioè convergenza di intentisu un nucleo di valori minimo e di base;in guerra è necessario il conflitto.
E per il conflitto le colombe non ser-vono; ci vogliono le aquile. Ad oggi ènecessario comprendere una cosa moltochiara: non esistono soluzioni per usciredalle crisi che non prevedano ulterioricondizionalità all’interno dell’eurozona.La stessa BCE non agisce come unabanca centrale nazionale, ma solo attra-verso piani di soccorso “a condizioneche”. Gli stimoli all’economia, come adesempio fa la Federal Reserve, non sonosenza vincoli e non vengono forniti con“soldi nostri”. Allora, innanzitutto ungoverno serio dovrebbe:
1. Agire favorendo la polarizzazionedelle posizioni in Europa fra falchi e co-lombe. Poi trasformarsi in aquile, preve-dendo alcune trasformazioni strategicheche muovano in senso opposto rispettoalla grande vulgata in voga negli annidella adesione all’eurozona:
2. Ricostruire il rapporto fra Bancacentrale e Tesoro, in maniera tale dacreare il monte monetario sulla base del-la programmazione della politica econo-mica dello Stato;
3. Prevedere linee “franche” di azioneeconomica all’interno dello Stato. Adesempio, come fa la Germania, riservareuna quota di investimenti a CassaDepositi e Prestiti (rinazionalizzata to-talmente e resa un ente pubblico) peremettere debiti e conceredere liquiditàper investimenti che non rientrino nelcomputo del debito perché si garantisco-no con ricavi di mercato;
4. Un gioco di strategia con i blocchipolitici internazionali e dentro il nuovotripolarismo che va affermandosi.
5. Intanto prepararsi al peggio, e nonescludere, almeno come arma di deter-renza, un’exit.
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Presila Presila ottantaottanta anno XXXVIIanno XXXVII66
Politica
Tra falchi e colombe, necessita un’aquila DI FRANCESCO SCANNI
La cancelliera Angela Merkel
DALLA PrIMA PAGINA
Le competenze per riqualificare la politica
Numero 359 marzo-aprile 20207
Politica
zioni, è diventata prassi econsuetudine anche a li-vello nazionale, trascrivoil titolo e l’occhiellodell’Huffingtonpost di ve-nerdì 17: “Spartizione apandemia in corso: Nonc’è coronavirus che tenga.La maggioranza litiga sul-le nomine delle partecipa-te, poi l’intesa. Pd e Iv in-cassano la riconferma de-gli a.d. di peso, M5S strap-pa le presidenze di Eni,Enel e Leonardo”.A conferma della quoti-
dianità e della liturgia de-gli incarichi nei CdA degliEnti, para e sub, delloStato e delle Regioni sonoanche quelle nomine riser-vate ai deputati e consi-glieri regionali non rielettiperché trombati e bocciatidagli elettori, non ripre-sentati per fine mandato odecaduti da altro incarico.E’ accaduto in passato conl’ex PresidenteChiaravalloti con la desi-gnazione, dopo l’esperien-za di governatore inCalabria, di VicePresidente a livello nazio-nale del “GarantePrivacy”, del deputatoFrancesco Laratta investi-to, dopo la non rielezionealla Camera dei Deputati,della carica di Consigliere
d’Amministrazionedell’ISMEA, stessa sorte,perché non eletta, toccata aStefania Covello che ha in-cassato nel dicembre 2019l’incarico di Consiglierad’Amministrazione di IN-VITALIA.Per quanto riguarda la
Calabria i dati a disposizio-ne di questo malcostume liha riportati, come affermatoall’inizio di questa notaSergio Rizzo circa 5 anni fa:“Trecento milioni. Più o me-no 150 euro l’anno per ognicittadino calabrese, neonaticompresi. Costa tanto - hascritto Rizzo - retribuire i di-pendenti delle società parte-cipate e dei vari enti pubbli-ci e di «diritto privato» dellaRegioneCalabria: un esercito. Ne
sono stati censiti 9.201. Percapirci, sono più del triplodel personale regionale. Lesole società partecipate, innumero di 22, hanno 1.805dipendenti, al netto di quelleche non hanno neppure co-municato i dati alla magi-stratura contabile.”Ad oggi, l’esercito ed il
pacchetto delle nomine vie-ne rappresentato dalla tabel-la Allegata. Auguri!
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Fondazione Calabresi nel Mondo
Fondazione Calabria Etica
Fondazione Calabria Film Commission
Fondazione Field
Fondazione Mediterranea Terina onlus
Plazzo San Giorgio sede del Consiglio regionale
dirigenti Generali dipartimenti
Istruzione, Urbanistica, Programmazione
Nazionale, Segretariato, Presidenza,
organizzazione, Programmazione
Comunitaria, Lavori Pubblici, Lavoro,
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Ambiente, Attività Produttive
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Centro TipologicoNazionale Scpa
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Sviluppo Italia CalabriaScpa
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Calabria Verde/Afor
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Asi di reggio Calabria
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Asi di Catanzaro
Arsac
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1860: nasce James SidneyEdouard, Barone di Ensor (JE) fi-glio di un colto inglese e MarieCatherine Haegheman fiammingache ha in città bazaar di souvenircineserie conchiglie, masche-re. 1861: nasce sorella Manetteche ‘ruba’ la madre e rende a JEdifettoso il rispecchiarsi nel visomaterno e fissa la paura dell’estra-neo. (‘Mitche’ -imago surrogatadi madre- poserà per JE: e.g. inMangiatrice d’ostriche: cioè ‘la-dra’ del seno). Padre nota talentodi JE (che cerca imago materna)per disegno e lo incoraggia manon gli fa da ‘modello’: JE deviarivalità edipica vs autorità di mae-stri. Fonda carattere eboidofreni-co e ambigua identità sex in dife-sa da psicosi. Introverso e misan-tropo, per irrisolto legame genito-riale amerà tornare a Ostenda.1877-80: Ac. bellearti Bruxelles.
Conosce W.Finch, F.Khnopff, G.Vogels, frequenta famigliaRousseau che lo introduce in am-bienti anarchici. Fino al 1885 ca:periodo scuro contesta/celebra(note impressioniste e tradiz.fiamminghe (materne)): Vecchia’81, Madre ‘82, Pomeriggio aOstenda, Padre. Scomodo in talemodo ‘corretto’, vira (visionifiamminghe di Bosch e Bruegel ilVecchio) vs simbolismo negati-vo+decadentismo+fauvismo+espressionismo. Fin secolo (cfr. nasci-ta psicoanalisi): effigia maschere,scheletri, spettri e demoni per sar-casmo sociale surreale.Eccentrico è in ‘La Chrysalide’,poi in ‘Les XX’ gruppid’artisti polemici. Guadagna inbottega con ma. Ispira la 2° onda-
ta espress. tedesca. Brutte, demo-niache e spettrali le sue mask: co-lori sgargianti, pennellate furiose,caricature con o senza mask.Macabro sarcasmo farsa humornero. Premonisce totalitarismi.JE: adotta poi contesta realismo(Courbet) e impressionismo(Monet).
1883: Primo ar con cap fiorito(aggiunto dopo); si proclama an-drogino artista, sublima problema‘identità’ (v. Le maschere scanda-lizzate i.e. scandalizzanti). “La lu-ce deforma la linea”: illusioni pre-allucinatorie. 1887: soffre scom-parsa di (surrogati materni) padree nonna materna.
1889. Conosce Augusta
Bogaerts: “la sire-na” per il richiamoperiglioso a sexnormale deviata ingrande amicizia (al-tra surrogata mater-nale). Coltiva Séideale: messianico(Cristo) o -per con-tro- buffone, sche-letro. In AR 1899:JE unico umano alcentro del mondo,replica posa in ¾ eclassica di ar 1883.Gorilla pelo nero fada sfondo dx al vi-so; la piuma rosa dicap decorato di rose(v. primo ar) beffavanità mondana dichi guarda ma alcontempo associa acontrasto in sé i ge-nitori e dichiara lapropria ambiguitàsex. Piuma fa dachioma a mask
sfondo alla sua sin. Tre mask pa-iono animalesche. Tre teschi(3=padre morto) sono ‘a ore 10-12’ a corona di mask che unica lofissa a occhi sbarrati. In toto è va-nitas et memento mori. Vita giàcome fossa comune: JE assediatoda pressione dell’’altro’, si distin-gue in arte passionale accesa inrosso giacca. Viso non concedeespressione, ma la trasferisce adornamento ossimorico. Sguardoobliquo diretto a me: unico pre-gnante (in sezione aurea). Visofemminile freddo e statuario -co-ronato da mask femminili che al-ludono a frivolezza- fa base sottoJE: segno di misoginia (celata sot-
to la sua misantropia). Altrosguardo diretto a me è occhio sini-stro dietro (nascosto inconscio) latesta di JE. L’opera intera interro-ga chi la vede: ‘E tu chi sei?’. Laprospettiva di folla di mask ‘sci-vola’ vs me: contemporanei gran-di in primo piano, e antenati pic-coli in alto. Piano inclinato ditempo si rovescia vs me.Gradiente coloristico: da tenue esmarrito a vieppiù carico brillantevs me (attualità ‘viva’ di chi ades-so osserva). JE voleva lasciaretraccia di sè al centro di tempo.Problema dell’identità psicosex diJE: mancato il modello ‘corretti-vo’ paterno al passaggio verso ilmondo estraneo. Lo sfondo rina-scimentale ‘neutro’ diventa qui(ma è la ‘stessa cosa’) affollato divisi da cui emerge il suo.Eccellere. Il Cristo del suo dipintoandava cercato tra la folla; qui è la(stessa ma) impostazione contra-ria. Popolo dei fantasmi proiettatinel mondo. Lo ‘stadio dello spec-chio’ colla madre fu turbato dal-l’arrivo di ‘una’ sorella: madre‘impegnata’ con nuova -prestonata- non riesce a sorridergli.Svezzamento precoce produce inJE attaccamento a luoghi maternid’origine (Ostenda, bottega). Incomplesso questo ar invita a con-testare la ‘staticità’ degli ar clas-sici in dialogo con sfondo natura-le: mondo interno erompe e inva-de ambiente naturale e sociale(materno e paterno) con una di-sperata profusione di tentativi diporre il rimedio artistico al dop-pio trauma genitoriale originario.
Flavio Pavan
Appunti di critica d’arte
Presila ottanta anno XXXVII8
Camilla -da sempre vegetariana- è rimastavedova a 55 anni. Infatti il marito coeta-neo -macellaio carnivoro obeso diabetico-è morto un bel mattino, a colazion d’uovae pancetta, per un ‘colpo del re’ (rutto-con-scorreggia) seguìto da un colpo apo-plettico. Camilla è maestra d’Asilo, nonha figli ma ha una cagna color nero, magraisterica e vergine, a pelo corto, a nomeFrida, pure lei vegetariana. La vedova è invacanza nello stesso posto dove usava es-sere da sposa: Rosapineta mare. Sono le 8am di venerdì ed è svegliata -non dai soli-ti incubi abbandonici- ma dalla voce alto-parlata del mercante che sottocasa va infurgone a passo d’uomo: “Abbiamo in of-ferta uva nera, uva bianca da tavola… pe-schenoci, pesche di pescantina, prugne al-bicocche meloni, angurie 25 centesimi alkilo. Avanti a controllare… Avanti avantia ritirare!”. ‘Milla’ si fionda giù dal letto e
fin per strada in pajama. Il fruttivendolofrena e smette il microfono; stranito sgra-na gli occhi e la interroga con un cennodel capo. Lei recupera fiato “Ha frutta ros-sa?”; lui “Cosa?”; lei un po’ seccata“Frutta di colore rosso, intendo”; lui serio“Certo che sì: anguria… dentro”; lei “No:rossa da fuori dico… come certe ciliegie oribes o fragole o lamponi o certe mele o…“; lui canzona “Niente di rosso da fuori!”;lei fredda “Veda -buon uomo- c’è un’isolagiapponese dove la gente campa più dicent’anni mangiando solo frutta e verdurarosse… A proposito: ha verdura rossa;chessò… rape, radicchi?”; lui ammicca“Qui niente verdura, signora mia, ma semi viene trovare in campagna un ravanèl-lo di suo gusto lelo faccio assaggiare!”;d’un balzo Camilla attetra dal finestrinodel furgone che riparte a passo d’uomocolla solita litania gracchiata al diffusore
sul tettuccio. La vedova sola in mezzo al-la via s’accorge d’essere guardata da qual-che massaia ferma a rispettosa distanzadalla scenetta; s’accorge altresì d’essere inpajama, arrossisce e pensa che deve sem-brar in viso rossa come un peperone o co-me suo marito quando cercava invanod’avere un rapporto con lei all’alba primadi morire. Milla non può muover un pas-so…”d’uomo” (deve dir tra sé) mentreode Frida guaiolare stridula dal soggiornodi casa. “Buona bimba, buona…” (dice trasé), mentre ancora non riesce a muoversi.Qualcuna la apostrofa “Signora?”, e lei ri-sponde “Chi, io?”, lo sguardo fisso al fur-gon che tace e si ferma poco più oltre.Milla rivede il rosso del proprio sanguesul lenzuolo candido della prima notte dinozze.
raccontini metalimentari - del prof. Dr. Modesto Fressen - : n. 3 “rosso forever”- mar.-apr. 2020
Ensor 1899 - “Il mio ritratto con maschere’’
Un episodio che mi ha colpi-to nella lunga e travagliata sto-ria della lotta dei Casali cosen-tini contro il malgoverno spa-gnolo del XVI secolo, è statoquello relativo alla triste vi-cenda di due giovani calabresi, Marco Berardi e Giuditta. Ladominazione spagnola è statala peggiore delle dominazionistraniere che nel corso dei se-coli si sono succedute in Italiae nel Sud in particolare.Siamo nel XVI secolo, un se-colo drammatico anche per lapresenza della SantaInquisizione cattolica che conferoce accanimento persegui-va gli eretici e per lo strapote-re dei baroni che si imposses-savano impuniti delle terre si-lane , cacciando la povera gen-te dai godimenti degli “usi ci-vici”.In questo contesto, un fenome-no a parte riguarda l’eresia re-ligiosa dei Valdesi. Questi era-no seguaci delle idee pauperi-stiche di Pietro Valdo, un mer-
cante provenzale che , conver-titosi, predicava il ritorno del-la Chiesa alla povertà predica-ta dai Vangeli; per queste ideefurono dalla Chiesa persegui-tati e costretti a scappare dallevalli dell’alto Piemonte e tro-vare rifugio in altri luoghi , tracui nel territorio cosentino e
crotonese.In questo clima si sviluppa ladrammatica e straziante storiadei due giovani: MarcoBerardi e Giuditta, quest’ulti-ma di fede valdese.Lo spuntoche mi ha spinto a riflettere eapprofondire questa storia è
cambio nulla se non il voltosorridente dell’allievo, lastretta di mano dei genitori,forse accompagnata da un“grazie”.
La vera ricompensa per ilmaestro è il privilegio di tra-smettere qualcosa di utilenella formazione del futurouomo, di gettare fondamentasolide ad un edificio in co-struzione.
Un piacere gratuito e, quin-di, impopolare.
Un invito agli allievi dellescuole: continuate a salire suibanchi come gli studenti delprof. Keating, quando il mae-stro sta dentro di voi. Gli atti-mi fuggono ma i gesti riman-gono. E sono gesti che posso-no cambiare la società.
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Numero 359 marzo-aprile 20209
Cultura e politica
SEGUE DALLA PAGINA 3
La banalizzazione...
DI PIÙ... IN GERMANIAFUNZIONA
La Germania è stata meno colpita dal Covidanche perché la sua burocrazia funziona, nonsolo in piena emergenza, ma funzionerà anchedomani per agevolare la ripresa. Il governo ita-liano annuncia aiuti economici a privati e im-prese, ma poi è macchinoso ottenerli. I tede-schi invece i soldi li hanno già in tasca, moltida una decina di giorni. Anche gli italiani chelavorano in Germania.Un esempio fra tanti.Andrea D’Addio, il giovane collega che hacreato BerlinoMagazine, il giornale online, miracconta la sua esperienza: aveva appena fir-mato il contratto d’affitto per un secondo ap-partamento, e allargare la sede, dove si svolgo-no diverse attività, oltre quella giornalistica,come i corsi di tedesco. Ha messo in cassa in-tegrazione due dei cinque collaboratori, uno al20% l’altro a orario zero. «Ho già ricevuto5mila euro da Berlino, e 9mila dal governo fe-derale», mi dice. Quanto basta per l’emergen-za. Ma Andrea lavora in piena regola. È questoil punto: lo Stato si comporta correttamenteperchè i cittadini rispettano le leggi. Non tuttie non sempre, ma quasi. I tedeschi non sonosanti, ma sanno che gli conviene.E la burocra-zia funziona perché funziona tutto il sistemasociale, a cominciare dalla giustizia. Gli aiutivengono erogati sulla parola, basta chiederlispiegando il motivo. I controlli verranno com-piuti dopo.Chi avrà truffato, la pagherà cara,senza condoni. E torniamo alla differenza traluterani e cattolici. I protestanti non hanno
confessione, chi pecca se la vede con Dio. Nontocca allo Stato perdonare. Il termine giustizia-lismo è impossibile da tradurre in tedesco.Quando ci riesco, i miei interlocutori comun-que non capiscono. Non l’italiano, gli italiani.Da noi si invocano già i condoni per chi è col-pevole. (Roberto Giardina, Italia Oggi).
SORRISI, SMORFIE, LA-CRIME... / BACI A 90 ANNIUn bacio a Edda lo dà ancora? «Certo cheglielo do, anche di quelli furiosi! Siamo tutti edue a casa, sani e tranquilli, quindi non c’èproblema» [Tito Stagno, 90 anni e reduce dadue polmoniti, a Elvira Serra, Corriere dellasera].
ATTUALIZZANDO... IL VAC-CINO SABIN ANTIPOLIOQuando Giacomo Mancini si impose e deciseper il vaccino Sabin, contro la poliomielite.Temo che pochi ricordino l’importanza diMancini (1916-2002), di cui ieri ricorreva ildiciottesimo anniversario della morte. Ero suoamico, fu un protagonista del partito sociali-sta, più volte ministro; amato e stimato, maanche molto temuto e avversato. Si battè perdare alla Calabria l’autostrada Salerno-reggio Calabria e l’Università , tutte e dueopere decisive per lo sviluppo di una regionetormentata, infelice, sfruttata, perseguitata.
MANCINI DECIDEVAMancini aveva molti difetti caratteriali, evi-
denti anche ai parenti e agli amici. Ma lo ri-spettavo perché era un uomo politico determi-nato non solo a battersi passionalmente per lesue iniziative, ma anche, e soprattutto, a rag-giungere gli obiettivi in tempi rapidi, infi-schiandosi di burocrazie, opposizioni, ostilità.Insomma, ciò che oggi sarebbe necessario pernoi tutti, indipendentemente dagli schieramen-ti e dalle fazioni politiche.
QUANDO DISSE “NONROMPETE I COGLIONI”...
In particolare, al suo esordio di ministro (allaSanità), nel governo Moro/Nenni, ebbe il me-rito di imporsi per far approvare il vaccino diAlbert Sabin contro la poliomielite.Lo ricorda bene - testimone diretto - il giorna-lista Giorgio Giannelli, oggi novantatreenne:era il 1964, Mancini ordinò la vaccinazionecon il siero Sabin, che debellò la poliomielitein Italia. In precedenza durava da più di dueanni la vaccinazione, sbagliata, di Jonas Salk.Mancini convocò i medici e annunciò la suadecisione. Molti si opposero, qualcuno disse:“E la conservazione? Non abbiamo i congela-tori”. Risposta: “Comprate dieci, cento frigori-feri da famiglia, e non rompete più i coglioni!” Vennero vaccinati 7 milioni di bambini, dasei mesi a 14 anni. Questi - marzo 1964 - era-no i metodi bruschi e operativi del decisionistaMancini. Lo storico della medicina GiorgioCosmacini ha affermato che il ritardo, nellaadozione del Sabin, costò 10.000 casi di polio-mielite (oltre mille morti e 8mila paralisi).E la polio fu debellata.
La vicenda triste di due giovani calabresi Marco e Giuditta nel XVI secolo
Storia di violenza, amore e morteDI GIoVANNI CUrCIo
Marco Berardi e Giuditta. Immagine tratta dalla copertina del libro "Banditi eBriganti" di Enzo Ciconte, rubbettino Editore
CONTINUA IN ULTIMA PAGINA
Comprensorio
Presila ottanta anno XXXVII10
I consiglieri comunali diLappano, Loredana Aiello eGiuseppe Siciliano hanno decisodi aderire a Fratelli d’Italia. I dueconsiglieri sono stati eletti in unalista civica nelle elezioni ammi-nistrative del giugno 2019.
L’adesione dei due consiglieridi maggioranza a Fratelli d’Italiaera nell’aria da settimane, se nonda mesi, vista la provenienza daAlleanza Nazionale.
L’ufficialità è arrivata dopo ilrisultato alle regionali che ha pre-miato l’impegno del gruppo dellaDestra Presilana dimostrato dalfatto che ha contribuito a far rag-giungere il risultato del 20,19%al partito di Giorgia Meloni.
È da rilevare che tra i candidatidella lista di Fd’I, l’eletto on.Luca Morrone è stato il più vota-to dell’intero Centro Destra nelterritorio presilamo.
Nelle prossime settimane siprocederà alla richiesta formaleper la istituzione di un circolopresilano.
L’ interesse che il movimentoriscuote non solo in campo na-zionale ma anche a livello locale,farà dei due consiglieri non solo irappresentati politici all’internodell’assise comunale, ma da cin-
ghia di trasmissione delle istanzedei cittadini, facendosi carico disollecitare il sindaco, gli assesso-ri e colleghi consiglieri al rispet-to delle promesse fatte in campa-gna elettorale. Infatti vi è un lun-go elenco di impegni, primo fratutti ripristinare la legalità in uncomune nel quale non esistonoregolamenti e quelli che ci sononon vengono rispettati; nel qualenon prevale l’interesse verso ideboli ed i non protetti con i fur-bi che la fanno da padrone. Con i“Servizi Sociali” all’anno zero,disparità e disuguaglianza nel pa-gamento dei tributi comunali,non esistono contratti con utenzefamiliari della fornitura dell’ac-qua potabile e contezza precisadelle superfici tassabili circal’applicazione della TARI; Ici,Imu e Tasi; un centro storico de-cadente, con la presenza oltre adedifici privati abbandonati alcunidi proprietà comunale.
Queste e tante altre saranno lebattaglie che i consiglieri diFratelli d’Italia porteranno avantinei prossimi mesi e in questa le-gislatura e di cui informerannopuntualmente i cittadini lappane-si.
I.I.
Lappano: due consiglieri a FdI
Il Santuario in tricolore rappresenterà la Calabria a “Mister Italia 2020”
Da Acri il più bello del Paese?DI FABIo PISToIA
Torna a far parlare di sé, nelprosieguo del suo brillante per-corso artistico-professionalenel campo della moda e dellabellezza, il 22enne EmanueleCapitano, vincitore del concor-so “Mister Corigliano-Rossano” nell’ultima edizionesvoltasi la scorsa estate in loca-lità Schiavonea.
Emanuele, nativo di Acri einoltre finalista di “MisterCampania” (alla luce delle ori-gini campane della mamma)nonché finalista de “Il PiùBello d’Italia 2017”, s’accinge,infatti, a partecipare al concor-so più importante del settore inambito nazionale.
Si tratta di “Mister Italia2020”, la cui prima fase dei ra-gazzi selezionati avverrà in fa-si elimininatorie via web a cau-sa dell’emergenza covid-19purtroppo in corso, mentre laseconda avverrà sul palco piùfamoso del Paese.
Emanuele Capitano vanta unnutrito curriculum di esperien-ze nel settore (tra tutte, la par-tecipazione a noti programmitelevisivi Mediaset come“Uomini e Donne”, in Rai edemittenti regionali), oltre a stu-diare Scienze motorie, e si de-finisce selettivo e dal caratteresolare.
“Mister Italia 2020” rappre-
senta una prestigiosa vetrinaper il bel Emanuele e tutta laregione è pronta a seguire, vo-tandolo, questo giovane e pro-mettente conterraneo, secondole modalità che verranno indi-cate da sabato 18 sulla paginaufficiale dell’evento, che affon-da le sue origini nel 1983 nelnord-est d’Italia e attualmenteè il concorso nazionale maschi-le più importante, come lo èMiss Italia a livello femminile.
“Mister Italia” è il concorsoche garantisce più sbocchi nelmodo della moda a livello in-ternazionale, con la partecipa-zione a “Mister Universo” e“Mister Mondo” oltre a nume-rosi altri eventi di ampia riso-nanza; basti pensare, a tal pro-posito, che sono stati tanti i fi-nalisti che, successivamente,hanno poi avuto successo nelmondo dei reality con la parte-cipazione a trasmissioni come“Grande Fratello”, “CiaoDarwin” e altre in onda sullereti Mediaset.
Una selezione molto ambita escrupolosa che, ne siamo certi,il nostro Emanuele sarà in gra-do di superare grazie al suo ta-lento e alla capacità di suppor-to che il popolo calabrese glidimostrerà con affetto ed entu-siasmo.
Emanuele Capitano
Una bella iniziativa durante questi tristi e monotonigiorni del coronavirus: quella di dipingere dei colorid’Italia la facciata del terzo Santuario voluto da San
Francesco di Paola a Spezzano Sila. Il significato è evi-dente: richiamare l’attenzione del Taumaturgo sull’interoPaese in questo momento di grande pericolo sanitario e
delle prossime gravi difficoltà economiche.
Non è stato un buon inizio quel-lo di Carlo Bonomi, presidente diAssolombarda, l’associazionedegli industriali di Milano,Monza e Brianza, dimostratasiun fattore non insignificantenell’ eccezionale e tragica diffu-sione del virus in Lombardia, eora presidente designato dellaConfindustria italiana.Congratulazioni e auguri sonopiovuti da molte parti, ma i pre-cedenti contano e non sono bene-auguranti. Soprattutto perchénelle aggressive parole subitopronunciate dal neo presidente èmancato l’essenziale.
Ecco il nostro progetto per tu-telare la salute di chi lavora infabbrica, in modo che la ripresasia rapida e sicura; ed ecco lescelte degli industriali italianiper dotare il Paese delle masche-rine e dei tamponi, indispensabi-li per sconfiggere il virus. Questesono le parole che avremmo do-vuto sentir dire da chi rappresen-ta le imprese su cui si regge labase industriale e produttiva delPaese. Invece su questi temi de-cisivi il silenzio è stato tombale.Forse anche perché è una veravergogna che il sistema indu-striale italiano non sia in grado difornire gli strumenti essenzialiper combattere la pandemia.
La politica, ha dichiarato ilBonomi, noto esponente della«concretezza lombarda» come ilpresidente leghista della RegioneFontana, «ci ha esposto a un pre-giudizio anti-industriale».Quindi c’è bisogno del massimoimpegno per passare all’offensi-va e affermare il «potere» dellaConfindustria, ossia del capitale.Intanto, per aprire tutti e per apri-re subito. E poi per prendere di-rettamente il comando nel gover-no. Questa, che viene sbandiera-ta come la vera innovazione ri-spetto alle incertezze di chi go-verna, in realtà è l’espressioneaggiornata della tradizionale egretta visione corporativa e diclasse del capitalismo italiano.Che ha portato il Paese al declino
e sull’orlo della catastrofe.Nessuna visione dell’interesse
generale e del benessere comune.Solo i dane’ e l’arricchimentopersonale. Non per caso, dietro ilpiccolo imprenditore del biome-dicale sempre ammanicato colpotere che conta, e oggi portatoalla presidenza di unaConfindustria votata a configu-rarsi come un vero e proprio par-tito del capitale, c’è l’artiglieriapesante del capitalismo lombar-do. Gente come GianfeliceRocca, presidente di Techint edell’Istituto Clinico Humanitas,Marco Tronchetti Provera vice-presidente di Pirelli, EmmaMarcegaglia portata alla presi-denza dell’Eni da Matteo Renzi,e altri consimili.
Si tratta di quel vertice del ca-pitale che tra privatizzazioni esvendite del pubblico, cessionidei pacchetti azionari alle multi-nazionali straniere e uso a gogòdei paradisi fiscali, si è arricchitoin maniera indecente nell’impo-verimento complessivo delPaese. Di fronte alla perdita del30 per cento del potenziale indu-striale dell’Italia, già prima del-l’irruzione del Coronavirus, diche parliamo se non del fallimen-to clamoroso di una intera classedirigente? Di cui Confindustria èstata parte organica e decisiva.
Sì, c’è bisogno di una svolta.Ma nel senso contrario a quellapropugnata da Bonomi &Company. Cominciando con lostabilire che la Repubblica, que-sta Repubblica, insieme alla sa-lute «come fondamentale dirittodell’individuo e interesse dellacollettività», «tutela il lavoro intutte le sue forme ed applicazio-ni». Forse il «concreto» Bonominon lo sa, ma lo dice laCostituzione. La quale - ne pren-da nota -afferma anche che l’ini-ziativa economica privata «nonpuò svolgersi in contrasto conl’utilità sociale o in modo da re-care danno alla sicurezza, alla li-bertà, alla dignità della persona».
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5 Aprile 2020
di Claudio Tito
«Dobbiamo dire la verità.La situazione resta drammati-ca. L’emergenza non è finita.Il pericolo non è scampato. Ciaspettano mesi ancora diffici-li. Il nostro compito è creare lecondizioni per convivere conquesto virus. Ecco, il verbogiusto è convivere. Almeno fi-no a quando non avremo ilvaccino o una cura». Il mini-stro della Salute, RobertoSperanza, non vuole concede-re facili illusioni. La battagliacontro il Coronavirus, a suogiudizio, è tutt’altro che vinta.Sente di essere un «frenatore»degli entusiasmi ma «non vo-glio nemmeno passare per ter-rorista».
A suo giudizio, allora, ilPaese va preparato ad affron-tare la peggiore sfida dal 1945ad oggi. Deve combattere unnemico invisibile ma acerri-mo. Per questo, spiega dal suoufficio al ministero («ormai lamia vita è tutta qui»), stiamopreparando un nuovo “PianoSanitario”. Tutto costruito sulCovid-19. Un programma incinque punti: dalla conferma eistituzione di nuovi Covid-Hospital fino alla creazione diun’App che consenta di map-pare tutti gli spostamenti delmalato nelle 48 ore preceden-ti il contagio e permetta nellostesso tempo di avviare unavera e propria «cura domici-liare» attraverso test clinici econtatti diretti con i medici.Dalla mappatura di tutti i con-tagiati con la collaborazionedell’Istat fino alla distribuzio-ne massiccia dei tamponi.
«Lo so – ripete con un lun-go sospiro e senza nasconderela stanchezza – che sono di-pinto come quello più rigido.Ma proprio perché sono il mi-nistro della Salute mi sento inobbligo di essere severo. Nonvoglio ingannare nessuno, èinutile pensare che ci sia unasoluzione salvifica. Purtropponon c’è. E non posso dare unadata in cui tutto finisce.Sarebbe irresponsabile».
Certo, puntualizza quasi pernon avvolgere tutte le sue pa-role di pessimismo, «non vo-glio nemmeno terrorizzare gliitaliani che nella stragrandemaggioranza sono stati bra-vissimi e hanno rispettato concoscienza le regole. Per que-sto abbiamo indubbiamentefatto dei passi avanti. Ci sonodue dati che ci confortano: ilnumero di ricoveri in terapiaintensiva si sta riducendo equesto è fondamentale per ilnostro sistema ospedaliero.Inoltre si sta abbassando lamoltiplicazione dell’infezio-ne: fino a poche settimane faogni contagiato trasmetteva ilvirus ad altre tre persone,adesso il rapporto è sceso sot-to soglia 1».
Ma, appunto, non basta. Ilpiano predisposto dalGoverno, quindi, serve a «pre-parare il futuro prossimo». Ilprimo punto resta lo «scrupo-loso distanziamento sociale,nei luoghi di vita e di lavoro».
Il secondo riguarda il «raf-forzamento delle reti sanitarielocali». Secondo il ministro, ilmetodo “ospedalecentrico”non funziona. La prossimità aicittadini velocizza le diagnosi,permette la prevenzione el’isolamento. «Se hai dellesquadre di intervento veloci,riesci a tenere il malato a ca-
Intervista a “repubblica” del ministro della Sanità
Speranza: ecco il mio piano anti virus
Numero 359 marzo-aprile 2020 11
dalla stampa nazionale
La Confindustria di Bonomiall’assalto del potere
PAoLo CIoFI
www.paolociofi.it
Il ministro roberto Speranza
SEGUE IN ULTIMA PAGINA
sa».
Il terzo punto sono i CovidHospital. Vanno mantenuti eaumentati. Intanto perché «nonsi può escludere un’ondata diritorno dell’epidemia fino aquando non ci sarà il vaccino».E poi perché «l’ospedale mistoè ingestibile in questo quadro.Troppo rischioso per gli altridegenti, troppo rischioso pertutto il personale e lo abbiamovisto, dovremo ringraziare persempre il sacrificio di medici einfermieri. Infine non si puònemmeno correre il rischio dipenalizzare tutti gli altri pa-zienti e tutte le altre cure. Nonè che il malato di tumore nonc’è più. Purtroppo c’è ancora eva curato».
Il quarto riguarda i tamponi.Dovranno essere effettuati inmassa. «Faremo quelli rapidianche con il prelievo in mac-china». Questa procedura, conl’aiuto dell’Istat, consentiràuna «mappatura virale delPaese». Con un campione cor-poso «di diversi milioni di cit-tadini» capiremo quanti italia-ni «hanno contratto il virus, see come sono immuni, quanti ein che area possono tornare al-la vita normale». Sarà unostrumento, insomma, pure per“gradualizzare” il ritorno alla
quotidianità pre-epidemica.
L’ultimo punto è lo sviluppodi una App con due funzioni.La prima è fondamentale perfrenare il contagio: si potrannotracciare tutte le attività e quin-di i contatti del paziente nelle48 ore precedenti la manifesta-zione dei sintomi daCoronavirus. «La stiamo co-struendo d’intesa con laPrivacy – precisa Speranza -:non c’è alcuna intenzione diviolare alcuna legge. E parlia-mo di 48 ore perché secondotutti i virologi è il periodo dimaggiore infettività».
La stessa App sarà poi utiliz-zata per un sistema di teleme-dicina: il malato da casa potràsfruttarla sia per compiere al-cuni esami (ad esempio l’ossi-genazione del sangue) sia permantenere un filo diretto con ilmedico curante.
Per fare tutto questo, però,servono tanti soldi. «Sono statistanziati già tre miliardi e unaquantità analoga verrà stanzia-ta nei prossimi giorni».
Il titolare della Salute peròha un chiodo fisso. Intervallaogni riflessione sempre con lastessa frase. Una specie dimantra: «Non sprechiamo i sa-crifici fatti. Gli italiani devono
sapere che c’è una strategiadietro il nostro lavoro: renderecompatibile il ritorno alla nor-malità con il virus. Almeno fi-no a quando non troveremo ilvaccino». Ma quando ci saràquesto ritorno? «Il prima pos-sibile. Non posso dare una da-ta. Non voglio fare annunci.L’annuncite è stata per troppotempo il male della politica ita-liana. Non posso anche perchéil presidente del consiglio hada poco confermato il bloccofino al 13 aprile. In prossimitàdi quella data, vedremo comestaremo. In ogni caso, si faràtutto per gradi. Nessuno pensiche ci sarà un solo giorno incui si potrà dire “è tutto fini-to”». Il problema, però, non èsolo sanitario. La ripresa dellanormalità riguarda anche il si-stema produttivo del Paese. Lacui tenuta è messa fortementesotto pressione. Un calo del Pildi queste dimensioni non lo siconosceva dalla SecondaGuerra Mondiale. «Per questodobbiamo preparare una fasedi “convivenza” con il Covid.La strategia sanitaria deve ac-compagnare la strategia pro-duttiva. Del resto, se mezzomondo – letteralmente mezzomondo – è chiuso, vuol direche servono soluzioni vere. Eanche che il governo non haadottato misure sbagliate». Ha
rimpianti? Magari vedendo al-tri Paesi, in cui l’epidemiasembra aver provocato menodanni. «Non mi sento di avererimpianti. Non voglio fare pa-ragoni con altre nazioni, mapurtroppo vedrete che ci saràuna certa uguaglianza nelladiffusione».
Certo, però, questa emergen-za ha dimostrato che la compe-tenza regionale sulla Sanitànon funziona. «Quella è unaquestione costituzionale cheverrà trattata a tempo debito.Questo non è il momento di fa-re polemiche. Con le regionidobbiamo lavorare e collabo-rare. Lo stiamo facendo». Malei si è fatto un’idea del perchéla Lombardia è stato l’epicen-tro dell’epidemia? «In tutto ilmondo il virus si è propagatonei centri e nelle regioni più di-namiche. Basta pensare a NewYork. È chiaro che laLombardia ha più contatti conla Cina».
«Ma io – conclude – sono si-curo che ce la faremo.Abbiamo dimostrato di essereun grande popolo. Certo, quan-do sette mesi fa ho giurato alQuirinale per assumere l’inca-rico, mai mi sarei aspettato didover affrontare tutto que-sto…».
Ultima pagina
stato un ricordo letterario.
Pietro D’Ambrosio, politico e scrittoreper diletto di Serra Pedace, non più fra dinoi, nel suo bel libro “Brigantaggio-PietroMonaco e Maria Oliverio”, EdizioniBrenner 2002.Nella premessa al testoscrive che ad interessarlo del fenomenodel brigantaggio venne spinto dalla curio-sità suscitata in lui dal fatto che” a SerraPedace, dal 1901 al 1931, quella che pri-ma era Via Vallone ed ora Via Roma, fuCorso Re Marco”.”Questa denominazio-ne, leggibile”, dice sempre ilD’Ambrosio, “scritta con vernice rossa al-lo spigolo della casa che fu dei Mollo, poidegli Adani e ora dei Rizzuti, gli ha fattopensare che si trattasse di qualche illustreDe Marco, cognome molto diffuso in quelpaese e che quel “Re” fosse dovuto ad una
manomissione”. “quando però, per caso,mi capitò di leggere su alcuni certificati dinascita Corso Re Marco, ho voluto saper-ne di più e così mi sono imbattuto in unastoria degna di essere conosciuta. Il sinda-co protempore di Serra Pedace, avv.Cesare Roberti, nell’anno 1901, volle inti-tolare una delle vie principali ad un eroicomangonese, Marco Berardi, che , fuggitodalle prigioni vescovili, per evitare di es-sere arso vivo come eretico, per decisionedella Santa Inquisizione, diventò il simbo-lo della lotta contro le angherie delle auto-rità spagnole, gli abusi dei baroni e le per-secuzioni del santo Ufficio. La fuga e lagrande avventura furono possibili perl’appoggio delle popolazioni dei Casali,ostili, per natura, alle ingiustizie e alleprepotenze”.A sua volta il dott. Alberto Valente nel suolibro,Memorie di Calabria, dilungandosiefficacemente , in una scheda,sulla storia,aggiunge “che il Berardi era nativo di SanSisto, poi San Sisto dei Valdesi, intorno al1530 da genitori provenienti da Mangone.Il Berardi visse la sua infanzia e la suagiovinezza in mezzo ai Valdesi. Col tem-
po divenne un seguace della “setta” valde-se fino a innamorarsi di una giovane val-dese, di nome Giuditta.
Quando i valdesi aderirono alla riformaProtestante, iniziarono più violente le per-secuzioni contro queste popolazioni, daspingere il giovane Berardi a schierarsi inloro difesa.Con un buon numero di segua-ci si rifugiò nei monti della Sila, dove noncessò di combattere Spagnoli , Baroni eSanta Inquisizione.Per le sue gesta vennepresto soprannominato Re Marcone” o“Re dei boschi”. Nella sua lotta riuscì a li-berare i paesi presilani”. Tuttavia ilVicereame spagnolo e la Chiesa,pur di ot-tenere la cattura del Berardi ricorsero atutti i mezzi:taglie, scomuniche e tradi-menti. Alla fine il Berardi decise che nonvi fosse per lui e per la sua Giuditta alcu-na speranza in una vita migliore e idearo-no insieme il progetto di togliersi la vita.”In un mattino del 1564 alcuni gendarmi,in giro di perlustrazione nell’altopianodella Sila, scoprirono in un bosco pressoSilvana Mansio, i corpi suicidi di Marco eGiuditta: erano teneramente abbracciati”.
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Speranza: ecco il mio piano anti virus
Dalla pagina 9
Storia di violenza, amore ...