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© Nuova Secondaria - n. 10, giugno 2015 - Anno XXXII 36 NUOVA SECONDARIA RICERCA P er Tolkien la fantasia ha la funzione di iniziare l’uomo alla creatività, alla bellezza e all’arte, è la facoltà che, in un mondo che appare governato esclusivamente dal mito della scienza e della tecnica e dal desiderio di potere e di ricchezza a qualsiasi costo, con- sente a ciascuno di essere persona e di distinguersi dalla massa. Lo scenario storico e culturale in cui vive Tolkien è quello di fine Ottocento e della Grande Guerra, egli comprende perfettamente che le certezze del passato non torneranno più e, allo stesso tempo, intravede con ansia ed angoscia un futuro precario. Il padre del fantasy tuttavia, riesce a dare seguito alle sue più profonde passioni culturali e, at- traverso la sua vita, possiamo leggere ed imparare il per- corso che lo ha portato all’invenzione capace di influen- zare il pensiero e la letteratura successiva in modo definitivo. Nella visione Tolkieniana il mondo delle fiabe non è un semplice spunto o una fonte da cui attingere informazioni utili e, in questo senso, l’accostamento con The Hobbit non è affatto accidentale. Per molti aspetti egli mette in parallelo il suo modo di scrivere con questo genere di nar- rativa. The Hobbit è un racconto che si pone tra la fiaba ed il mito, nel quale Tolkien fa confluire tutto ciò che egli, con studi continui ed approfonditi, ha elaborato fino a quel momento della sua vita: la filologia, l’umorismo delle opere buffe, le leggende ed i personaggi immaginari, le lingue e gli idiomi da lui inventati. Egli trae esempi e idee da diversi generi di letteratura ma, in particolar modo, pro- prio dal mondo incantato delle fate e degli Elfi e dalla mi- tologia nordica, con gli eroi e i mostri da sconfiggere. Ma la particolarità di questa storia è che, “inoltrandosi” nel racconto, il lettore ad un certo punto non sa più qual è il confine che separa i due generi (la fiaba e il mito) poiché essi si compenetrano formando una meravigliosa narra- tiva, nuova e originale. La scelta di approfondire, grazie ad un lavoro monogra- fico su «Lo Hobbit», il genere del fantasy nel primo anno del corso liceale delle scienze applicate è stata dettata so- prattutto dalle implicazioni di natura storica, teorica ed etica sottese all’opera nonché dall’odierno interesse, non solo da parte dei critici letterari, ma anche degli autori contemporanei e di chi opera nel settore cinematografico e dei videogiochi, nei confronti delle ambientazioni e delle tematiche del genere fantasy. 1. Dal fantastico al fantasy Il primo testo critico approfondito sulla letteratura detta di genere o di consumo fu Introduction à la littérature fan- tastique di Tzvetan Todorov. Quando il saggio uscì, negli anni Sessanta, focalizzò l’attenzione di molti esperti sulla letteratura “di modo fantastico”, dando così inizio ad una «The Hobbit»: viaggio verso la consapevolezza Ornella Gelmi Il romanzo di J.R.Tolkien, Lo hobbit, è essenzialmente riconducibile a due tendenze letterarie: quella del meraviglioso, inteso secondo la definizione che ne darà S. Todorov, e quella del rigore filologico con cui l’autore, scrivendo per se stesso, rintraccia e definisce una forma narrativa nuova e originale che utilizzerà con grande successo nella Trilogia de Il signore degli anelli. Il meraviglioso di Tolkien si compie nella realizzazione di una precisa e variegata realtà alternativa che, se da un lato consente di sviluppare riflessioni e osser- vazioni critiche riguardanti il mondo reale, dall’altro offre al lettore l’opportunità di intraprendere, attraverso le azioni, le riflessioni e le scelte dei personaggi, il viaggio nella propria interiorità alla scoperta di nuove consapevolezze. Scopo del presente lavoro è quello di analizzare e approfondire quegli aspetti linguistico-letterari, metodologici e formativi che rendono questo romanzo un ottimo punto di partenza per realizzare, nelle classi del primo biennio della scuola secondaria di II grado, percorsi di insegnamento-apprendimento, orien- tati alla maturazione delle competenze personali. J.R. Tolkien’s fantasy, The Hobbit, can be easily related to two literary tendencies: the marvelous one, to be intended as S. Todorov defines it, and the philological accuracy one with which the author, writing for himself, pursuits and defines a new and original narrative form successfully used in the trilogy of the Lord of the ring. Tolkien’s marvelous is realized in the achievement of a specific alternative world that on one hand let the reader develop critics of the reality and on the other offers to the reader the opportunity to begin, through the characters’ experiences, an inner process for the discovery of new awareness. Aim of this paper is to analyse linguistic, methodological and educational features, that make this fantasy a great start to develop teaching-learning paths in the first high school’s classes in order to head to improve personal competences.

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Per tolkien la fantasia ha la funzione di iniziarel’uomo alla creatività, alla bellezza e all’arte, è lafacoltà che, in un mondo che appare governato

esclusivamente dal mito della scienza e della tecnica e daldesiderio di potere e di ricchezza a qualsiasi costo, con-sente a ciascuno di essere persona e di distinguersi dallamassa. Lo scenario storico e culturale in cui vive tolkien è quellodi fine ottocento e della Grande Guerra, egli comprendeperfettamente che le certezze del passato non tornerannopiù e, allo stesso tempo, intravede con ansia ed angosciaun futuro precario. il padre del fantasy tuttavia, riesce adare seguito alle sue più profonde passioni culturali e, at-traverso la sua vita, possiamo leggere ed imparare il per-corso che lo ha portato all’invenzione capace di influen-zare il pensiero e la letteratura successiva in mododefinitivo.nella visione tolkieniana il mondo delle fiabe non è unsemplice spunto o una fonte da cui attingere informazioniutili e, in questo senso, l’accostamento con The Hobbitnon è affatto accidentale. Per molti aspetti egli mette inparallelo il suo modo di scrivere con questo genere di nar-rativa. The Hobbit è un racconto che si pone tra la fiabaed il mito, nel quale tolkien fa confluire tutto ciò che egli,con studi continui ed approfonditi, ha elaborato fino a quelmomento della sua vita: la filologia, l’umorismo delle

opere buffe, le leggende ed i personaggi immaginari, lelingue e gli idiomi da lui inventati. egli trae esempi e ideeda diversi generi di letteratura ma, in particolar modo, pro-prio dal mondo incantato delle fate e degli elfi e dalla mi-tologia nordica, con gli eroi e i mostri da sconfiggere. Mala particolarità di questa storia è che, “inoltrandosi” nelracconto, il lettore ad un certo punto non sa più qual è ilconfine che separa i due generi (la fiaba e il mito) poichéessi si compenetrano formando una meravigliosa narra-tiva, nuova e originale.La scelta di approfondire, grazie ad un lavoro monogra-fico su «Lo hobbit», il genere del fantasy nel primo annodel corso liceale delle scienze applicate è stata dettata so-prattutto dalle implicazioni di natura storica, teorica edetica sottese all’opera nonché dall’odierno interesse, nonsolo da parte dei critici letterari, ma anche degli autoricontemporanei e di chi opera nel settore cinematograficoe dei videogiochi, nei confronti delle ambientazioni edelle tematiche del genere fantasy.

1. Dal fantastico al fantasyil primo testo critico approfondito sulla letteratura dettadi genere o di consumo fu Introduction à la littérature fan-tastique di tzvetan todorov. Quando il saggio uscì, neglianni sessanta, focalizzò l’attenzione di molti esperti sullaletteratura “di modo fantastico”, dando così inizio ad una

«The Hobbit»: viaggio verso la consapevolezzaOrnella Gelmi

il romanzo di J.r.tolkien, Lo hobbit, è essenzialmente riconducibile a due tendenze letterarie: quella del meraviglioso, inteso secondola definizione che ne darà s. todorov, e quella del rigore filologico con cui l’autore, scrivendo per se stesso, rintraccia e definisce unaforma narrativa nuova e originale che utilizzerà con grande successo nella trilogia de il signore degli anelli. il meraviglioso di tolkiensi compie nella realizzazione di una precisa e variegata realtà alternativa che, se da un lato consente di sviluppare riflessioni e osser-vazioni critiche riguardanti il mondo reale, dall’altro offre al lettore l’opportunità di intraprendere, attraverso le azioni, le riflessioni ele scelte dei personaggi, il viaggio nella propria interiorità alla scoperta di nuove consapevolezze. scopo del presente lavoro è quello dianalizzare e approfondire quegli aspetti linguistico-letterari, metodologici e formativi che rendono questo romanzo un ottimo punto dipartenza per realizzare, nelle classi del primo biennio della scuola secondaria di ii grado, percorsi di insegnamento-apprendimento, orien-tati alla maturazione delle competenze personali.

J.R. Tolkien’s fantasy, the hobbit, can be easily related to two literary tendencies: the marvelous one, to be intended as S. Todorov definesit, and the philological accuracy one with which the author, writing for himself, pursuits and defines a new and original narrative formsuccessfully used in the trilogy of the Lord of the ring. Tolkien’s marvelous is realized in the achievement of a specific alternative worldthat on one hand let the reader develop critics of the reality and on the other offers to the reader the opportunity to begin, through thecharacters’ experiences, an inner process for the discovery of new awareness. Aim of this paper is to analyse linguistic, methodologicaland educational features, that make this fantasy a great start to develop teaching-learning paths in the first high school’s classes in orderto head to improve personal competences.

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serie di studi, discussioni e ricerche sull’argomento checonsentirono di riscoprire un’intera tradizione letteraria. considerato da sempre un genere minore, il fantastico finoad allora veniva attribuito alla paraletteratura: fu quindigrazie a todorov, che rimase il punto di riferimento di tuttigli altri studi a seguire, che se ne riscoprì il valore e l’im-portanza nonché l’esigenza di una definizione.todorov definisce il genere fantastico in termini molto se-lettivi e ne delimita il campo d’azione all’interno della let-teratura romantica ottocentesca (escludendo addiritturauno scrittore quale edgar allan Poe), oggi, invece, prevalela teoria opposta di allargamento, che attribuisce al fan-tastico diverse forme e generi, quale il romanzo fiabesco,“horror”, fantascientifico e il meta-romanzo contempo-raneo.secondo la definizione di todorov esiste una triparti-zione dell’immaginario, sono inoltre le sensazioni dellettore che definiscono i modi e che variano a seconda delmutarsi dei tempi e delle situazioni:

il meraviglioso corrisponde a un fenomeno ignoto, ancora maivisto, di là da venire: quindi a un futuro. nello strano, invece,l’inesplicabile viene ricondotto a fatti noti, a un’esperienza pre-cedente e, di conseguenza, al passato. Quanto al fantastico veroe proprio, l’esitazione che lo caratterizza non può evidente-mente situarsi che nel presente1.

non intendo approfondire ora questo argomento, ma nonsi può ignorare che proprio a seguito degli studi di todo-rov sul genere fantastico, si cominciò a riflettere anche sulgenere fantasy. uno dei saggi più noti sull’argomento è“On Fairy-stories” (1939) di J.r.r. tolkien, nel qualel’autore sottolinea l’importanza della parola fantasy chein sé ingloba le due qualità fondamentali della fiaba: la li-bertà della creazione artistica e il meraviglioso cioè lo stu-pore delle cose che non sono realmente presenti. Lo scrit-tore, partendo dalla conoscenza di fatti e dati reali, siavvale della sua immaginazione e della sua arte per giun-gere alla realizzazione finale di un altro mondo, una sub-creazione. Fantasy coincide, quindi, con un-reality e ri-sponde al desiderio più elementare dell’uomo di creare,originato dal fatto di essere stato creato a sua volta.tolkien ne sottolinea il valore: «Fantasy is, I think, not alower but a higher form of art, indeed the most nearlypure and so (when achieved) the most potent»2.La fantasia è una naturale e razionale attività umana chetende a dare regole, limiti e convenzioni alla sub-crea-zione per rendere a tutti gli effetti il Mondo secondario unmondo parallelo a quello reale. eppure c’è chi, dopo lun-ghe disquisizioni, ancora considera la fantasia una folliainfantile, una menzogna che, come tale, possa far presasolo sulle menti degli adolescenti, come afferma c.s.

Lewis in una conversazione con lo stesso tolkien. da quila risposta dell’amico che ribadisce il concetto per ilquale realtà e fantasia non si escludono a vicenda, bensìpossono convivere rinforzandosi e prendendo spuntol’una dall’altra. È lo stesso concetto che George Macdonald3, definito da Jack zipes4 uno dei primi innovatorisovversivi, aveva già proposto: «Una favola, come unafarfalla o un’ape, si serve da tutte le parti, succhia ognifiore sano e non ne rovina nessuno»5.L’associazione che risulta naturale fare tra le fiabe e ilmondo infantile, secondo tolkien, non è altro che «an ac-cident of our domestic history. Children as a class neitherlike nor understand them better than adults do»6.Peter hunt7 rende ancora più concreta l’idea di uno scam-bio continuo e reciproco tra la children’s literature ed ilgenere fantasy. negli anni ’50 e ’60 questo forte avvici-namento viene inteso proprio come diretta conseguenzadella temperie post-bellica: la stabilità economica re-stauratasi allora in inghilterra fece sì che i libri per ragazziiniziassero a svilupparsi allo stesso livello delle loro con-troparti per adulti. con la nascita di un vero e proprio mer-cato di libri per ragazzi, scrivere per bambini diventavaun’attività molto meno anomala di quanto non lo fosse inpassato. una delle cose più impressionanti che riguardanola fantasia del XX secolo è quanto spesso essa rifletta etrascenda il periodo storico; è quasi come se la fantasiafosse stata stimolata prima dalle due guerre mondiali e poidalla guerra in vietnam. ovviamente molti testi subi-scono l’influenza delle due guerre mondiali, così total-mente diverse da tutte le guerre precedenti, fosse anchesolo per le armi utilizzate e per la loro rappresentazionenei testi scolastici. La letteratura tutta riflette lo shock chesconvolse l’umanità dall’inizio del secolo in poi. nelleopere degli anni ’20 e ’30 iniziano già a vedersi i segni la-sciati dalla Prima Guerra Mondiale nella nascita del ge-

1. s. todorov, La letteratura fantastica, cit., in r. ceserani, Il fantastico, il Mu-lino, Bologna 1996, p. 50. 2. J.r.r. tolkien, “On Fairy-stories”, in Tree and Leaf, allen & unwin, London1964, p. 11.3. George Macdonald (huntly, 10 dicembre 1824 – ashtead, 18 settembre1905) fu scrittore, poeta e romanziere di genere fantasy; visse molti anni in ita-lia, presso la cittadina ligure di Bordighera. noto specialmente per le sue favolee novelle fantastiche, George Macdonald ha ispirato molti autori, come W. h.auden, J. r. r. tolkien, c. s. Lewis, citando i più famosi.4. Jack david zipes (7 luglio 1937) è un germanista statunitense, studioso di let-terature comparate, già professore di tedesco all’università del Minnesota, notoper i suoi saggi e le sue lezioni sulle fiabe, sulla loro evoluzione, e sul ruolo po-litico e sociale che hanno avuto nella civiltà.5.G. Macdonald, The Fantastic Imagination, 1893, trad. di anna strambo in Lafavola del giorno e della notte, Mondatori, Milano 2000.6. J.r.r. tolkien, “On fairy-stories” in Tree and Leaf, allen & unwin, London1964.7. Peter hunt è stato il primo professore di Letteratura per l’infanzia nel regnounito.

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nere chiamato “new-realism”, presenza costante fino allafine del secolo. robert Westall8, tra gli esponenti di que-sta corrente, con un libro scritto per il figlio (The MachineGunners, 1975), cerca di ricavare dalla morte e dalla di-struzione una speranza ed un equilibrio nuovi.ciò che risulta chiaro è il filo conduttore di questa nuovaproduzione letteraria e cioè la tendenza a creare mondi pa-ralleli, alternativi al nostro: «the “alternative world” fan-tasy, with its roots in legend rather than fairy tale, for ex-ample: The Hobbit (1937)»9.La difficoltà centrale per gli scrittori contemporanei in-capaci di entrare nel mondo del lettore bambino sta nel farsembrare significative, o anche solo particolarmente in-teressanti, le azioni dei bambini contemporanei. soprat-tutto se paragoniamo le loro opere a quelle dei loro pre-decessori, così ricche di simbolismo mitico (per esempio,ricordiamo la pubblicazione di The Fellowship of TheRing di J. r. r. tolkien nel 1954). c’è chi, difatti, prendespunto da scenari leggendari adattandoli, però, al conte-sto odierno, questo è il caso di ursula K. Le Guin che, nel1968, scrive A Wizard of Earthsea e di c.s. Lewis con ilfilone di Narnia, da The Lion, the Witch and the Wardrobe(1950) a The Last Battle (1956). il dominio della fantasymoderna è legata ad una lunga storia di miti, leggende,storie misteriose e folcloristiche, per non menzionarequelle religiose e occulte, forme di narrativa che sono stateviste come l’espressione di pulsioni umane universali eprofonde.nei mondi alternativi del genere fantasy si ipotizza il su-peramento o la sconfitta degli ideali di produzione tipicidella società industriale; il fantasy introduce infatti fre-quenti elementi di critica verso lo sviluppo tecnico-scien-tifico che ha caratterizzato il nostro mondo dall’otto-cento in poi. nella letteratura fantasy la collocazione neltempo e nello spazio delle vicende è di invenzione: in ge-nerale molti particolari rimandano al Medioevo europeo,un’epoca in cui non esistevano né armi da fuoco né mac-chine. Questa scelta è coerente con l’atteggiamento criticoche accomuna gli autori fantasy di fronte all’organizza-zione del mondo moderno. nell’universo fantasy, chepuò essere del tutto separato oppure parallelo al nostro siincontrano gli elfi dei racconti di fate inglesi; i nani, gliorchi e i troll delle fiabe e saghe nordiche; i draghi dellatradizione medioevale; i maghi e i re del ciclo arturiano;le battaglie dell’epica omerica: tutti perfettamente armo-nizzati ella creazione di una realtà alternativa che fa dasfondo alla lotta eterna tra il Bene e il Male, prima e fon-damentale contrapposizione che condiziona l’esistenza diogni creatura. nella letteratura inglese alcuni critici indi-viduano ne Alice nel paese delle meraviglie di L. carrolle in Peter Pan di J.M. Barrie illustri precursori del genere

fantasy che si è imposto all’attenzione del pubblico gra-zie all’opera di J.r.r. tolkien.Le atmosfere medioevali a cui solitamente rimanda il ge-nere fantasy non hanno nulla a che vedere con una atten-dibile ricostruzione storica dell’epoca: gli autori vestonoi loro personaggi in maniera antiquata, li fanno vivere incapanne o castelli, li fanno combattere armati solo dispade, lance, archi e frecce, ma attribuiscono loro una sen-sibilità moderna che non ha alcun rapporto con la men-talità dei veri signori feudali, dei servi della gleba o dei ca-valieri erranti. nonostante le sue ambientazioni il fantasyè un genere che esprime la mentalità del nostro tempo,non quella dell’epoca feudale. i motivi dell’avventura,della lotta contro i mostri, del viaggio in paesi ignoti e lon-tani, della caccia a tesori nascosti sono motivi ricorrentinelle fiabe e nei romanzi medioevali, ma nel fantasy sonorielaborati e trattati con una sensibilità decisamente edesclusivamente moderna.La terra di Mezzo inventata da tolkien, Fantàsia delloscrittore tedesco Michel ende, narnia di c.s. Lewis etanti altri luoghi dei romanzi fantasy sono luoghi di eva-sione, dove il lettore può dare libero corso alla sua im-maginazione; tuttavia essi si presentano anche come me-tafora della realtà grazie alla quale lo scrittore puòsviluppare riflessioni e osservazioni critiche che riguar-dano il mondo reale. così la contea dove vivono gli hob-bit di tolkien assomiglia all’inghilterra preindustriale,pacifica e operosa che l’autore idealizza e a cui contrap-pone il mondo di ferro nato con l’industrializzazione,che ha portato con sé guerre e violenza. il regno di Fan-tàsia di ende è un mondo parallelo a quello reale, in cuiil goffo protagonista Bastiano, che a scuola e in famigliasubisc umiliazioni e violenze, può riscattarsi, trasfor-mandosi in un eroe senza macchia e senza paura. il mondodi narnia di Lewis offre all’autore l’occasione per riflet-tere sui valori morali a ci dovrebbe ispirarsi ogni società.

2. Breve biografia di J.R.R. TolkienI primi anni (1892-1904)John ronald reuel tolkien nasce il 3 gennaio 1892 a Blo-emfontein, in sudafrica, primogenito di arthur tolkien eMabel suffield, coloni inglesi originari di Birmingham.nel 1894 nasce il fratello hilary arthur.il soggiorno in sudafrica non dura però a lungo, infattiMabel fa ritorno con i due figli in inghilterra già nel

8. robert atkinson Westall (north shields, 7 ottobre 1929 – Lymn, 15 aprile1993) è stato uno scrittore inglese autore di numerosi romanzi per ragazzi. 9. P. hunt - M. Lenz, Alternative worlds in fantasy fiction, “la fantasia del“mondo alternativo”, le cui radici affondano nella leggenda piuttosto che nellafairy-tale.

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1895, stabilendosi alla periferia di Birmingham. Moltopresto la vita di tolkien è turbata dal primo lutto: il padremuore infatti in sudafrica nel 1896.i paesaggi rurali inglesi dell’infanzia e i contadini che liabitavano avranno una parte importante nell’ispirazionedella contea e degli hobbit, protagonisti delle sue operepiù conosciute. Fondamentale retaggio degli anni tra-scorsi con la madre per la vita e l’attività professionale ditolkien sono anche la passione per le antiche fiabe e lelingue straniere e la conversione dall’anglicanesimo alcattolicesimo, scelta compiuta da Mabel ed estesa ai fi-gli. La conversione porta però gravi conseguenze, inquanto sia la famiglia tolkien sia la famiglia suffield, ditradizione anglicana, interrompono ogni contatto con i pa-renti divenuti cattolici, negando loro ogni aiuto anche eco-nomico. Le condizioni della famiglia peggiorano, e la duraprova di allevare da sola i figli nelle ristrettezze in cui sitrova contribuirà alla prematura morte di Mabel nel 1904.

La giovinezza (1904-1914)Morta la madre, l’educazione di tolkien viene affidata aPadre Francis Xavier Morgan, dell’ordine degli orato-riani. tolkien prosegue gli studi a Birmingham, dimo-strando una straordinaria attitudine per le lingue che loporterà a padroneggiare, oltre a Latino e Greco, il Finnico,l’islandese, il Gotico. in questo periodo comincia anchea ideare le basi di una lingua nuova, la lingua delle fate,che perfezionerà nel tempo.nel 1908 conosce edith Bratt e se ne innamora, malgradoche Padre Francis gli impedisca di vederla e scriverle finoal ventunesimo compleanno.Grazie ad una borsa di studio ottenuta nel 1911 può fre-quentare l’exeter college di oxford, dove otterrà il titolodi Bachelor of arts nel 1915. con i migliori amici del-l’università, rob Gilson, Geoffrey smith e christopherWiseman fonda una società che prende il nome dalla con-suetudine dei soci di bere il tè nella biblioteca del college(dov’era ovviamente proibito) e nei magazzini della vicinaditta Barrow: il tcBs, acronimo di tea club and Barro-vian society (club del tè e società Barrovian). al suo in-terno tolkien compierà i primi tentativi letterari, compo-nendo numerosi testi poetici e alcuni racconti del Book ofthe Lost Tales, il primo nucleo del suo universo mitologico.

L’esperienza bellica (1914-1919)allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914,tolkien ritarda l’arruolamento, nonostante le pressioni deitre amici, che si arruolano invece subito. Lo scrittore en-trerà nell’esercito solo nel 1915, come sottotenente nelbattaglione dei Lancashire Fusiliers. Lo stipendio da ufficiale, anche se magro, gli consente di

superare le croniche difficoltà economiche che lo oppri-mono e di sposare edith Bratt nel 1916.nello stesso anno partecipa alla battaglia della somme,esperienza che ha grande influenza sulla sua vita e sullasua personalità, dove l’amico rob Gilson perde la vita(successivamente verrà ucciso anche Geoffrey smith).nonostante questo, come testimoniano alcune sue let-tere, anche nel corso della vita in trincea non cessa di met-tere mano alla sua lingua inventata. ammalatosi di febbreda trincea, viene congedato nel 1917 e torna in inghilterra,dove trascorrerà il resto della guerra, al comando di unavamposto.sempre in quell’anno nasce il suo primo figlio, JohnFrancis reuel, cui nel 1918 si aggiunge Michael.nel 1919, ottenuto il definitivo congedo dall’esercito,prosegue gli studi a oxford, che si concluderanno con ilconseguimento del titolo di Master of arts.

L’attività didattica (1919-1959)dopo gli anni difficili dell’infanzia, segnati dalla scom-parsa prematura dei genitori e dall’esperienza bellica,tolkien conduce un’esistenza tranquilla, priva di eventiparticolarmente drammatici, che associa alla serenità del-l’esistenza familiare la dedizione all’attività accademica,allo sviluppo dei propri interessi linguistici e filologici,nonché alla stesura di numerosissime lettere, attività chepiaceva molto al professore di oxford.nel 1921 diventa professore di Lettere all’università diLeeds. risale a questi anni l’inizio della sua amiciziacon clive staples Lewis.insieme a lui, tolkien partecipa alle riunioni del circolo de-gli inklings, di cui altro esponente di spicco è charles Wil-liams. nel corso di questi ritrovi venivano lette ad alta vocealcune composizioni letterarie inedite dei membri, che ri-cevevano poi le critiche e i giudizi degli altri. in questo am-biente faranno la prima comparsa le opere letterarie più co-nosciute del Professore, tra cui Il Signore degli Anelli.nel 1924 nasce il terzo figlio di tolkien, christopher.L’anno successivo viene nominato professore di Filologiaanglosassone presso il Pembroke college di oxford.L’ultima figlia, Priscilla, nasce nel 1929.nel 1937 la casa editrice allen & unwin dà alle stampeLo Hobbit, prima opera narrativa compiuta dello scrittore.il successo ottenuto spingerà tolkien a proseguire nellaproduzione narrativa.nel 1945 gli viene assegnata la cattedra di Lingua inglesee Letteratura Medievale presso il Merton college.tra il 1954 e il 1955 vengono pubblicate, sempre dalla al-len & unwin, le tre parti de Il Signore degli Anelli.il ritiro definitivo dall’attività accademica avviene nel1959.

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3. Presentazione e caratteristiche generali de «Lo Hobbit»Questo racconto, nel quale si intrecciano elementi dellafiaba e del mito, viene pubblicato per la prima volta nel1937. tolkien fa confluire in esso tutto ciò che egli, constudi continui ed approfonditi, ha elaborato fino a quelmomento della sua vita: la filologia, l’umorismo delleopere buffe, le leggende ed i personaggi immaginari, lelingue e gli idiomi da lui inventati. egli trae esempi e ideeda diversi generi di letteratura ma, in particolar modo, pro-prio dal mondo incantato con le sue fate e i suoi elfi edalla mitologia nordica, con gli eroi e i mostri da scon-figgere.La particolarità di questa storia è che, “inoltrandosi” nelracconto, l’attento lettore ad un certo punto non sa piùqual è il confine che separa i due generi (la fiaba e il mito)poiché essi si compenetrano formando una meravigliosanarrativa, nuova e originale.Gli aspetti comuni, comunque, sono molti: al centro dellastoria c’è un eroe (qui rappresentato da Bilbo Baggins, lohobbit), ci sono prove da superare ed un tesoro da recu-perare. La ritualità è frequente ed ha un ruolo importantenel comportamento dei personaggi: Bilbo e Gandalf fu-mano la pipa solo in determinate situazioni per sottoli-neare precisi momenti della storia; il ruolo della musicaassume particolari caratteristiche ed accompagna, evi-denziandoli, i momenti cruciali del tema centrale del-l’avventura iniziatica e della crescita di Bilbo.i personaggi hanno caratteristiche nuove e non somi-gliano né al buffo protagonista di Farmer Giles of Hamné, tantomeno, a quelli presenti in The Silmarillion. Bilbo,in particolare, è un personaggio nuovo (come tutto il po-polo degli hobbit, pura invenzione di tolkien), dotato dicaratteristiche personali, che a volte lo avvicinano a tol-kien stesso. egli, in una lettera, afferma di sentirsi moltosimile a questi esseri viventi, in particolare, per il lorotranquillo stile di vita e per il modo di vestire.Bilbo è un antieroe e si discosta dai protagonisti della mi-tologia classica, i cavalieri armati pieni di orgoglio e diforza fisica. attraverso questa nuova figura tolkien rivelale sue infinite capacità immaginative e creative poichéunisce in questo personaggio il vecchio e il nuovo, la tra-dizione e l’innovazione. Questo racconto è il ponte tra il passato ed il futuro, tra ilperiodo delle opere buffe e del racconto mitologico equello successivo di The Lord of the Rings; Bilbo stessopersonifica il passaggio definitivo dai vecchi stereotipi diuomo all’uomo nuovo, capace di affrontare e risolvere lesituazioni difficili con saggezza e coraggio ma, allo stessotempo, inadeguato alla superficialità e alla paralisi delmondo moderno. tolkien mantiene, comunque, elementi

del passato come, ad esempio, il suo sottile umorismo el’atmosfera magica, a volte disincantata, dei paesaggi edella figura del drago in particolare. i mostri non hannoancora le caratteristiche cupe e terrificanti che assume-ranno successivamente in The Lord of the Rings e Gandalfnon è un imponente stregone ma assomiglia di più a Mer-lino, intento a creare i suoi colorati anelli di fumo.in The Hobbit Bilbo e il nano thorin sembrano rendersiconto di essere personaggi che segnano il passaggio dauna generazione ad un’altra, dimostrando quasi una ve-nerazione per il passato e per i loro predecessori; nelle de-scrizioni che li riguardano, sono caratterizzati da dotiparticolari derivanti dalla loro appartenenza ad un deter-minato gruppo parentale e collocati con precisione nel-l’albero genealogico della famiglia.Bilbo è l’incarnazione dell’uomo che si chiude al mondo.all’inizio, nel suo microcosmo (rappresentato dalla con-tea), egli non pensa né immagina cosa ci possa essere aldi fuori di quello spazio limitato e vive in una situazionestazionaria in cui la sua personalità non si evolve ed eglirimane fermo nella quotidianità. Gandalf gli darà l’inputper iniziare la sua avventura, un’esperienza importante efondamentale per la sua crescita come uomo, come per-sona e nello spirito.The Hobbit è, quindi, un viaggio che mira alla crescita diBilbo ma, nel corso della storia, si rivela anche un per-corso di maturazione per altri personaggi.nessun personaggio ha una storia o un significato a sestante ma tutti (anche quelli che ricoprono un ruolo mar-ginale), alla fine del tragitto, subiscono un cambiamentoche si fa evidente anche nella mutevolezza del paesaggiodella terra di Mezzo.tolkien utilizza diversi punti di vista e, attraverso una nar-rativa molto vivace arricchita da tecniche intelligenti edinnovative, inserisce il protagonista Bilbo in una storiafantastica, immergendolo nel variegato scenario dellaterra di Mezzo, creazione unica e spettacolare di unmondo a parte, il Mondo secondario. Bilbo acquisisce unamaggiore saggezza, furbizia, coraggio, stima di sé, fidu-cia e, soprattutto, scopre di avere la dote della prudenza.Questo nuovo elemento rende la narrativa di tolkien di-versa dalla mitologia, nella quale gli eroi erano istintivi enoncuranti del pericolo e dota lo hobbit di un’intelligenzae di una capacità riflessiva diversa che lo rende un leadercapace e responsabile. Bilbo acquista l’autonomia e la suavittoria finale non è sugli altri, sul drago o sugli orchi, masu se stesso, poiché egli cresce ed impara ad avere nuovied interessanti rapporti umani diventando, inoltre, più si-curo di sé. egli ora sa cosa deve fare e, per questo, nel-l’ultimo capitolo, quando la sua avventura è finita, iniziaa scrivere le sue memorie, cosciente del proprio cambia-

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mento e dell’utilità e dell’importanza di raccontare leproprie esperienze.tolkien stesso, al termine della stesura di questo rac-conto, sa qual è la direzione che deve seguire poiché oraha trovato ciò che aveva cercato per lungo tempo, qual-cosa in cui far confluire le sue interminabili ricerche fi-lologiche e letterarie con la sua passione per le invenzionilinguistiche: un modo di esprimersi che riassume tutto ciòche egli ha creato con coerenza interna ed una ricchissimasimbologia che lo dota di complessità e significato. tuttoquesto avviene, per la prima volta, proprio con The Hob-bit, il punto di partenza dal quale egli darà una svolta alsuo futuro. Questo racconto affonda le sue radici, acqui-standone in veridicità e profondità storica, nella precisamitologia della terra di Mezzo. tolkien inventa un in-sieme di leggende e di storie per dare credito ed un solidofondamento al suo mondo mentre lo arricchisce di per-sonaggi fantastici dotati, però, di caratteristiche reali nellequali ogni lettore può riconoscersi.

Approfondimenti tecnici: l’incipitIn a hole in the ground there lived a hobbit. Not a nasty, dirty,wet hole, filled with the ends of worms and an oozy smell, noryet a dry, bare, sandy hole with nothing in it to sit down on orto eat: it was a hobbit-hole, and that means comfort.in un buco nel terreno viveva uno hobbit. non era un bucobrutto, sporco, umido, pieno di vermi e di trasudo fetido, e ne-anche un buco arido, spoglio, sabbioso, con dentro niente persedersi o da mangiare: era un buco hobbit, cioè comodissimo.

[J.r.r. tolkien, Lo Hobbit o La Riconquista del Tesoro, incipit]

Attività● che cosa è l’incipit di una storia?● Perché è importante?● Quali caratteristiche, a tuo avviso, presenta questo in-

cipit?

Consegnarealizza un testo informativo-espositivo sull’incipit.Puoi recuperare le informazioni dagli appunti delle spie-gazioni fornite dall’insegnante, da materiale postato sulweb, da libri. ricorda di indicare le fonti di cui ti sei avvalso per rea-lizzare il lavoro.

4. La trama«tutto ciò che ricordo dell’inizio dell’Hobbit è che ero sedutoa correggere prove d’esame, nella noia infinita di quel compitoannuale a cui erano costretti gli accademici poco abbienti configli. su un foglio bianco scribacchiai: In una caverna sotto-terra viveva un Hobbit. non sapevo perché, e non lo so tuttora.non ne feci niente per lungo tempo, e per alcuni anni non andai

oltre la produzione della mappa di thror. Ma diventò Lo Hob-bit nei primi anni ’30, […]»10.

Bilbo Baggins, uno hobbit benestante e “rispettabile”,cioè che «non ha mai avuto avventure, né fatto niente diimprevedibile», viene trascinato dal mago Gandalf e dadodici nani capeggiati da thorin, figlio di thrain, figliodi thror, il re sotto la Montagna, a recuperare il tesoroche i loro avi avevano accumulato per secoli nella cavernadella Montagna solitaria: tali ricchezze avevano eccitatola cupidigia del drago smaug, che se ne era impadronitocacciandoli dal proprio regno. Bilbo parte dalla conteaunendosi alla compagnia con il compito di burglar, “scas-sinatore”.hanno quindi inizio le prove: l’incontro con tre Trolls cheli catturano; la tempesta sulle Montagne nebbiose; loscontro con gli orchi, respinti grazie all’intervento magicodi Gandalf, che uccide, fra l’altro, il loro capo, il Grandeorco. nella fuga che segue, Bilbo cade tramortito e restasolo: al risveglio trova un anello d’oro e, senza pensarci,lo mette in tasca: «It was a turning point in his career, buthe did not know it»11.Proseguendo nelle buie gallerie arriva ad un grande lagosotterraneo dove vive Gollum, una creatura viscida e fan-gosa che mangia pesci e carne cruda di tutti gli esseri vi-venti. Bilbo, già visto come un’inaspettata prelibatezza,gli propone una gara di indovinelli per tentare di sal-varsi: ma non sarà l’astuzia a salvarlo, bensì la magia del-l’anello che ha in tasca e che lo rende invisibile quandolo infila al dito. dai soliloqui di Gollum, che lo inseguesenza vederlo, capisce il potere magico di cui è nuovo pa-drone e, grazie ad esso, riesce a fuggire ed a trovarel’uscita dall’altra parte della catena montuosa. Qui si ri-congiunge al resto della compagnia.insieme ai nani, Bilbo riprende il cammino ed affrontanuove avventure: la compagnia è assalita dai ferociWargs, i Lupi Mannari, da cui li salvano le aquile por-tandoli al loro nido; sono ospitati da Beorn, capo dei Be-ornings, i guardiani delle strade del nord; attraversano lamaligna foresta di Mirkwood (Bosco atro); superano unLago Magico, le cui acque provocano il sonno e l’oblioa chi le beve o vi si immerge; si inoltrano nella foresta,dove vengono fatti prigionieri da mostruosi ragni Gi-ganti. Bilbo riesce a liberare i compagni usando l’anello,di cui, a questo punto, è costretto a rivelare l’esistenza.dopo una terribile battaglia riescono a fuggire, ma sono

10. J.r.r. tolkien, La realtà in trasparenza (Lettere 1914-1973), tr. it. a cura dic. de Grandis, Bompiani 2001 p. 215.11. id., The Hobbit (Or there and back again), harper collins Publishers, Lon-don 1999, V, p. 66.

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di nuovo catturati dagli elfi silvani, da cui riescono a li-berarsi nascondendosi in botti che, trasportate dalle acquedi un fiume sotterraneo, arrivano a Laketown, la città de-gli uomini che sorge ai piedi della Montagna solitaria.arrivati a Laketown (Pontelagolungo), thorin si annun-cia come «son of Thrain son of Thror King under theMountain»12 venuto a strappare al drago smaug il suo te-soro ed a recuperare il regno. La popolazione accoglie ilgruppo trionfalmente offrendo aiuto, perché antiche leg-gende avevano profetizzato il ritorno del re in occasionedel quale oro e ricchezze sarebbero tornate in abbon-danza nella città. Quindi, Bilbo e i nani partono per laspedizione finale: riescono ad entrare nel fianco dellaMontagna, e qui tocca ancora a Bilbo avventurarsi, invi-sibile, fino alla tana del drago. ha con quest’ultimo unaconversazione a base di indovinelli, durante la quale ri-schia di lasciarsi ammaliare dal fascino delle sue parolemagiche, ma riesce a sapere da smaug stesso che nella co-razza di diamanti ha un punto vulnerabile per lui fatale.il drago crede che Bilbo sia stato mandato dagli uominidel Lago perché non riconosce il suo odore e per questonon riesce ad identificarlo; vuole vendicarsi e quindi pertre giorni distrugge tutto ciò che incontra seminando pa-nico e morte, finché Bard, il capo degli arcieri dellacittà, avvertito da un tordo13 del punto debole di smaug,lo uccide con una freccia. convinti che il drago abbia uc-ciso tutti i nani, gli uomini salgono alla Montagna incerca del tesoro, accompagnati dagli elfi del Bosco chesperano in una parte del bottino. con sorpresa, trovanotutti i membri della compagnia sani e salvi e padroni dellericchezze che si rifiutano categoricamente di spartire. Lavista dell’oro ha risvegliato l’atavica cupidigia dei nani,soprattutto di thorin, ora re sotto la Montagna. i pro-blemi di spartizione li conducono sull’orlo di una guerra,quando Bilbo, impadronitosi dell’Arkenstone (archipie-tra), il cuore della Montagna, che da sola vale per tho-rin più di tutto il tesoro per il suo significato simbolico,decide di usarla per risolvere la situazione donandola insegreto agli uomini e suggerendo che essi offrano di re-stituirla in cambio del risarcimento dei danni provocati daldrago smaug alla loro città. Ma l’oro ha ormai corrottoil cuore di thorin; la situazione si fa sempre più tesa,quando, è improvvisamente risolta dalla ricomparsa diGandalf, con la notizia che un’immensa armata di orchi,riuniti per vendicare la morte del capo, sta preparando unassalto. davanti al pericolo le inimicizie vengono di-menticate, le forze si fondono contro il comune nemico inquesta Battaglia dei cinque eserciti, chiamata così perchéformata da due schieramenti composti rispettivamenteda Lupi, orchi e da uomini, nani ed elfi; tutto si concludecon la vittoria delle forze del Bene. thorin, però, muore

chiedendo perdono a Bilbo, al quale riconosce l’onestà ele buone intenzioni. il tesoro viene spartito con giustiziadal nuovo re e nei vecchi e nei nuovi regni torna la pro-sperità. Bilbo, accompagnato da Gandalf, ritorna nellacontea, dove deve superare l’ultima prova: creduto morto,la sua casa è stata requisita dagli avidi cugini sackville-Baggins e le sue cose sono state vendute all’asta. a faticariesce a recuperare ciò che ha perduto, eccetto l’antica “ri-spettabilità”: ora che ha avuto avventure, che è tornato ca-rico di tesori, che frequenta nani, elfi e Maghi, e che, perdi più, si è messo a scrivere poesie, è considerato irrime-diabilmente strano e perfino poco frequentabile.una sera d’autunno, mentre è intento a scrivere le sue me-morie che vuole intitolare «There and Back Again, aHobbit’s Holiday» («andata e ritorno, le vacanze di unhobbit»), Bilbo vede alla porta Gandalf e Balin, uno deinani della compagnia, venuti a raccontargli le ultime no-tizie. Gandalf gli conferma che le vecchie profezie sisono avverate perché la città sul Lago è tornata più pro-spera che mai, e che questo è avvenuto anche per meritosuo, ma che deve ricordarsi sempre le sue parole: «You area very fine person, Mr Baggins, and I am very fond of you;quite a little fellow in a wide world after all!»14.

Attivitàutilizzando il contenuto sopra riportato realizza un rias-sunto di 30 righedopo avere letto attentamente la trama individua le te-matiche del raccontoora prova a realizzare una sintesi di 20 righe

Cosa è una recensione?ecco alcuni esempi:

Recensione n.1«In a hole in the ground there lived a hobbit...» così co-mincia il primo dei romanzi fantasy, il lungo meravi-glioso racconto delle avventure del signor Bilbo Baggins,rispettabile hobbit, coinvolto suo malgrado dallo stre-gone Gandalf in una poco rispettabile avventura.da allora moltissimi hanno scritto romanzi fantasy, ma ra-ramente qualcuno è giunto alle altezze di tolkien, perchénon basta mescolare nani elfi e uomini in storie più omeno fantasiose per ottenere un grande romanzo fantasy.

12. Ibi, p. 182.13. un uccello suggerisce all’eroe una notizia fondamentale indispensabile perla risoluzione di una situazione difficile. Questo tema (risolutivo in The Hobbitper l’uccisione di samug) è già presente nella tetralogia di richard Wagner, inparticolar modo nel Sigfrido, in cui il protagonista libera la donna amata (Bru-nilde) grazie al canto di un uccello.14. J.J.r. tolkien, The Hobbit, cit., p. 280.

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Questo libro è perfetto sia per i bambini sia per gli adultidal cuore di bambino e, come ogni buon libro, può essereletto a vari livelli.La storia di Bilbo che viene strappato dal suo immutabilee tranquillo mondo per partecipare alla riconquista del te-soro dei nani nell’improbabile veste di scassinatore, po-trebbe essere (magari!) la nostra. da rigido e pacifico“borghese” la cui vita sembra già tutta scritta a mercena-rio vincitore di draghi. ci sono molte specie di tesoro inquesta splendida storia. Prima di trovarci grandi signifi-cati, però, sediamoci tranquilli con Bilbo e Gandalf a fu-mare l’erba pipa e partecipiamo al tè a casa Baggins as-sieme ai nani, godiamoci la sosta a Gran Burrone,gareggiamo in indovinelli con Gollum e galleggiamo na-scosti nei barili per sfuggire agli elfi silvani.insomma, “Lo hobbit” è prima di tutto avventura, amici-zia, arguzia, stupore davanti alle meraviglie di un mondosconosciuto. cantiamo, spaventiamoci, ridiamo, fumiamo,beviamo birra e cavalchiamo con Bilbo e i suoi compa-gni e, senza neppure accorgercene, saremo già entrati nelgrandioso e pauroso universo del signore degli anelli...ma questa è un’altra lunghissima splendida avventura...

Recensione n. 2inizio con il premettere che il mio consiglio verterà in par-ticolare sempre su “Lo hobbit annotato”, soprattuttoquello aggiornato nel testo, ampliato e completamente ri-visto nel 2002, disponibile in italia soltanto con i volumistampati da Bompiani a partire dall’ottobre del 2004, nelformato rilegato con copertina rigida oppure in brossuracon copertina morbida - entrambi sono nella versioneitaliana curata da oronzo cilli - oppure in brossura conangoli smussati - ma quest’ultimo è invece in quella di ca-terina ciuferri. Perché più ricchi di informazioni, dettaglie retroscena, grazie alle preziose note di douglas allenanderson, il quale condusse un’approfondita indagine espiegazione delle fonti, dei personaggi e dei luoghi di que-sto classico senza tempo ambientato nella terra di Mezzo. Mentre quella che mi accingo a descrivere è non annotata(quindi niente note, introduzione o appendici) ed è scrittanella prima (talora discutibile) traduzione italiana, comedel resto lo sono tutte quelle de “Lo hobbit” adelphi, chesovente differiva nei contenuti con quella de “il signoredegli anelli” (di allora, dato che da ottobre 2003 ne esi-ste una seconda anche per quest’ultimo). tanto per averne un’idea, si possono segnalare: «smaug»è storpiato in «smog» (era «smaug» nel sda); i «troll»sono noti come «uomini neri» (erano «vagabondi» nelsda, poi «troll» dall’ottobre 2003); «sting» è tradottocon «Pungiglione» (era «Pungolo» nel sda); «dale» in-variato (era «valle» nel sda); «carrock» diventa «car-

roccia» (era «carrock» nel sda); «hobbiton» è conver-tito in «hobbitopoli» (era «hobbiville» nel sda); «ri-vendell» è reso con «Forraspaccata» (era «Gran Bur-rone» nel sda); «Lake-town» muta in «Pontelagolungo»(non presente nel sda).e ancora l’incipit: «In a hole in the ground there lived ahobbit» diviene «in una caverna sotto terra viveva unohobbit.» (invece di «in un buco nel terreno viveva unohobbit»). Pure nell’intestazione di certi capitoli si notanodiverse “libertà” e licenze poetiche, così come nel classicosottotitolo del libro: «The Hobbit, or There and BackAgain» cede il posto a «Lo hobbit, o la riconquista del te-soro», contro il più fedele all’originale «Lo hobbit, o an-data e ritorno». altre “stranezze”: «Midsummer» resocon «Ferragosto», «Yule-tide» con «il periodo natalizio»,«mince-pie» con «pizza» e «cram» con «rimpinzimonio».Lo hobbit o la riconquista del tesoro (Brossura), pub-blicato il 7 novembre 2012, è appunto l’edizione adelphiche in copertina sfrutta una delle immagini promozionalidell’omonima trasposizione cinematografica di Peter Jack-son, ritraente Bilbo di spalle, mentre esce dalla tonda portadi casa Baggins, interpretato dall’attore Martin Freeman.Presenta, infatti, una fascetta rossa con la scritta «oraanche un FiLM dal 13 dicembre nei cinema italiani».tuttavia sottolineo di aver assegnato “solo” tre stelle nontanto per l’opera in sé, quanto piuttosto in riferimento pro-prio a questa precisa operazione nello specifico. Perché tale“nuova” (eufemismo) uscita è, in realtà, del tutto identica(sia nel testo sia nell’impaginazione) alla cosiddetta edi-zione adelphi con copertina rossa. hanno dunque en-trambe il pregio di contenere i disegni dell’autore, ma soloin toni di grigio. non dovranno, infatti, mai essere confusecon la prima celebre edizione adelphi con copertina az-zurra, sempre in brossura ma “lussuosa”, che si distinguedalle altre due per il più grande formato, le illustrazioni diJ.r.r. tolkien a colori su carta patinata e le mappe a dop-pio foglio ripiegato estraibile, stampate in nero e scritterosse. Per quanto concerne le rune dei nani, rendono nellanostra lingua tutte le iscrizioni previste nel romanzo.nessun difetto di coerenza nell’introduzione (persino nelsuo titolo «Lo hobbit, o la riconquista del tesoro»).sola eccezione è l’ingresso segreto nella mappa di thror,non contrassegnato da una vera P (“porta”) ma da un suosimulacro ottenuto malamente dalla runa d (“door”, in in-glese) togliendo l’asta di destra. riporto allora i dettaglidel volume in oggetto (2012), quello con in copertina lafoto dell’adattamento per il grande schermo. Presentandoentrambi il medesimo contenuto, come già detto, le in-formazioni sono valide altresì per quello (1989) con la co-pertina rossa e la Grande aquila disegnata da tolkien (ec-cetto, ovviamente, i codici isBn e la data di

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pubblicazione). e aggiungo infine pure l’ultimo appenadescritto (1973) con la copertina azzurra e al centro la rap-presentazione del drago smaug, così da palesare le dif-ferenze. L’indice è invece esattamente il medesimo in tuttii tre casi, allo stesso modo della traduzione italiana com-mentata poc’anzi.

ConsegnaBasandoti sulle informazioni fornite dall’insegnante du-rante la spiegazione, realizza una scheda informativo-espositiva che spieghi che cosa è una recensione (a qualetipologia testuale appartiene), perché è importante, daquante parti è formata, quali accorgimenti è necessarioavere per realizzare una buona recensione.

Leggi il seguente brano e rispondi alle domandein un buco nella terra viveva uno hobbit. non era un bucobrutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza,e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza nientesu cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale adire comodo.aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, di-pinta di verde, con un lucido pomello d’ottone proprio nelmezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo,simile a un tunnel: un tunnel molto confortevole, senzafumo, con pareti rivestite di legno e pavimento di pia-strelle ricoperto di tappeti, provvisto di sedie lucidate e diun gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lohobbit amava ricevere visite. il tunnel, lungo e tortuoso,penetrava abbondantemente - anche se non fino in fondo- nel fianco della collina (o meglio della collina, come lachiamavano gli abitanti della zona nel raggio di molte mi-glia) e molte porticine rotonde si aprivano su di esso,prima da un lato e poi dall’altro. Per lo hobbit, niente pianisuperiori: le stanze da letto, i bagni, le cantine, le dispense(assai numerose), i guardaroba (c’erano intere cameredestinate agli abiti), le cucine e le sale da pranzo eranotutti sullo stesso piano, anzi sullo stesso corridoio. Lestanze migliori erano tutte sul lato sinistro (entrando), per-ché erano le uniche ad avere finestre: finestre rotonde eprofondamente incassate, che davano sul suo giardino epiù in là sui campi che digradavano verso il fiume.Lo hobbit di cui parliamo era uno hobbit alquanto agiato,e il suo nome era Baggins. i Baggins vivevano nel cir-condario della collina da tempi immemorabili, e la genteli considerava assai rispettabili, non solo perché molti diloro erano ricchi, ma anche perché non avevano maiavuto avventure né fatto niente di imprevedibile: si potevapresupporre l’opinione di un Baggins su un argomentoqualsiasi senza darsi la pena di chiedergliela. Questa è lastoria di come un Baggins ebbe un’avventura e si trovò a

fare e dire cose del tutto imprevedibili. Può anche averperso il rispetto del vicinato, ma guadagnò... be’, vedretevoi stessi se alla fine guadagnò qualcosa.

Comprensione1. Quali caratteristiche del personaggio di Bilbo Baggins

puoi ricavare dalla lettura del brano? 2. Perché i Baggins erano considerati persone rispettabili? 3. dal brano puoi capire su quali valori si fondava la so-

cietà degli hobbit?Analisi4. che tipo di narratore troviamo nel brano? da cosa lo

capisci?5. Quante e quali sequenze compongono il brano?6. Fai l’analisi grammaticale della frase :«in un buco

nella terra viveva uno hobbit» indicando, per quanto ri-guarda il verbo, anche l’aspetto.

7. nella seconda sequenza con quale tecnica viene de-scritto l’interno dell’abitazione?

Approfondimento8. Prova a riscrivere il brano con il preciso intento di

rendere la figura degli hobbit e del loro contesto socialeesattamente opposta a quella descritta.

5. I temi e i significatiThe Hobbit riassume in sé tutta la poetica di tolkien e fada tramite, da ponte, alle sue due principali tendenze let-terarie: quella del meraviglioso, che scrive per gli altri, perlo più per i suoi figli, e quella più matura, seria e filolo-gica, che scrive per se stesso.tolkien afferma che questo racconto proviene dalle fiabee dalle mitologie precedentemente assimilate: dal Beowulfda cui prende la figura del drago; dalle favole di a. Lange dei fratelli Grimm; da La Principessa e l’Orco di GeorgeMacdonald. Per scrivere questa storia tolkien riconducetutto ad un’improvvisa “illuminazione”. anche qui, comeper The Silmarillion, tutto ha inizio nella creazione lin-guistica; l’autore parte dall’invenzione di un nuovo nome,Hobbit e, di conseguenza, di un nuovo popolo, e su que-sta costruisce un’intera storia che ruota intorno alle vi-cende del protagonista.il 16 gennaio 1938 The Observer di Londra pubblica unalettera in cui si chiede l’origine del nome Hobbit. tolkienrisponde: «non ricordo nulla delle origini e del nomedell’eroe. Potrei avanzare delle ipotesi naturalmente, maqueste non avrebbero più autorità di quelle di futuri ri-cercatori e quindi passo la mano a loro»15. anni dopo tol-

15. J.r.r. tolkien, La realtà in trasparenza (Lettere 1914-1973), tr. it. a cura c.di de Grandis, Bompiani, 2001, pp. 36-39.

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kien afferma che la parola Hobbit potrebbe essere asso-ciata al Babbit di sinclair Lewis, un romanzo satirico del1922 in cui si narra di un uomo d’affari inguaribilmentee tragicamente borghese, di cui tolkien dice: «Babbit di-mostra la stessa sciocca e vana mediocrità soddisfatta eborghese degli Hobbit»16. alcuni hanno fatto anche notarel’affinità del termine con nomi di spiritelli campagnoli delfolklore inglese chiamati Hob o Hobthrust. Hob, d’altraparte, è usato comunemente per indicare “rustico” o “cam-pagnolo”, quindi non dobbiamo stupirci di trovarlo in unalista di folletti e spiritelli. solo in The Lord of the Ringstolkien descriverà la parola come derivazione dall’ingleseantico hol-bytla o “colui che abita la tana, che scava deibuchi” (holebuilder). Possiamo trovare anche l’accosta-mento a rabbit, con il quale, in effetti, il personaggio hadelle caratteristiche in comune; questo animale, importatoin inghilterra quando già si parlava inglese, nella Middle-Earth esiste. La presenza dei conigli assume un valoresimbolico e tolkien volutamente inserisce un episodio incui, per fame, la compagnia ne assaggia uno, rifiutandoloper il suo sapore sgradevole. Lo hobbit è, quindi, unacreatura totalmente nuova, un halfling, un essere dimez-zato un “mezzo-uomo”.Per la stesura di The Hobbit tolkien prende spunto anchedalle opere da lui scritte alcuni anni prima; allo stessomodo, The Hobbit sarà poi il punto di partenza per la ste-sura di The Lord of the Rings. in generale, per tutta la suaproduzione letteraria, tolkien utilizzerà, come base per isuoi scritti, le sue opere precedenti. così, Bilbo (tolkienfilologo e linguista) scrive le sue memorie e permette, tra-mite queste, a Frodo, il protagonista di The Lord (tolkienartista), di iniziare la sua nuova avventura e di terminareil lavoro iniziato dallo zio. in The Hobbit troviamo, ap-punto, elementi delle opere precedenti per lo più di ca-rattere buffo o satirico e destinate ai suoi figli. in Mr. Blissincontriamo un personaggio simile allo Hobbit, un gi-rabbit, un essere buffo e goffo; da questo racconto tolkienprende la semplicità della scrittura e la funzione simbo-lica della foresta, che troviamo anche qui, nonostante laleggerezza del tema trattato. da The Adventures of TomBombadil riprende il tema della cupidigia che rende glioggetti agognati mostruosi ed inutili, la figura del dragocome personificazione di quel peccato e l’immagine deltesoro, nodo simbolico che rappresenta la sete di potereed il desiderio negativo di possedere ogni cosa. L’umori-smo che contraddistingue The Hobbit deriva, invece, daThe Farmer Giles of Ham, la narrazione della storia di uncacciatore di draghi da un punto di vista scherzoso e co-mico, con la deformazione delle proporzioni che trasfor-mano il drago in un innocuo animale domestico. La so-lennità di The Hobbit, al contrario, è data dalla ripresa di

alcune importanti caratteristiche di The Silmarillion. Èproprio da questo complesso racconto cosmogonico emitologico che il tono dei momenti di azione si fa piùcupo ed importante e dà ai personaggi spessore ed inte-riorità. con l’inserimento indispensabile della figura diGollum, per esempio, abbiamo l’immagine di un perso-naggio nuovo con tratti originali inserito in uno sfondooscuro e travagliato. nelle figure degli orchi e dei ragnitroviamo un’anticipazione delle figure malvagie e repel-lenti del Lord. The Silmarillion offre, inoltre, una quan-tità di riferimenti storici, luoghi e storie antiche che ven-gono ricordate con precisione attraverso citazioni eriferimenti. La cosa che lo distacca dalle opere di carat-tere più leggero è la tendenza a non utilizzare molto la ma-gia, ma a dare un carattere più pratico e di bontà allo Hob-bit, che in effetti non ha nessun potere se non quelloconferitogli dall’anello. il tono umoristico, quindi, si at-tenua e fa strada ad una sorta di mistero grottesco, che an-ticipa il carattere oscuro e terribile di alcuni momenti dellatrilogia.La storia è «la più bella favola scritta negli ultimi cin-quanta anni» come dice W. h. auden, estimatore e so-stenitore di tolkien. al contrario di quello che si può pen-sare, però, The Hobbit non è solo una fiaba per bambini,è una storia rivolta ad un pubblico adulto. ha più di ses-sant’anni ed ancora viene venduta, letta e studiata, ed hala capacità di provocare emozioni e di portarci dove ilbambino che è in noi, e non crescerà mai più, può infilarsiin ogni buco che trova in terra. i motivi di questo enormesuccesso possono trovarsi nel rovesciamento di prospet-tiva di valori che, a partire da The Hobbit, pervade unabuona parte dell’opera di tolkien. Qui, il lettore troval’amore per la natura, il mito, la lealtà, un eroismo non ar-rogante ma fatto di sacrificio e di abnegazione quasi ca-valleresca e molto più alla portata dell’uomo che non saràmai altro che se stesso, e reagisce come chi si trova nel de-serto o come chi vede che grandi cose si possono realiz-zare nella quotidianità.il racconto inizia con l’espediente della traduzione da unmanoscritto antico come in The Farmer Giles of Ham, manon c’è più il tono pseudo-umoristico della storia prece-dente. «This is a story of long ago. At that time the lan-guages and letters were quite different from ours of today.English is used to represent the languages»17. a questaprefazione segue una precisazione di carattere linguisticosull’uso di alcuni nomi e di alcune parole, come, ad esem-pio, “orc”. Questa nota di carattere filologico non è ri-

16. Ibi, p. 187.17. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., p. 2.

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portata però attraverso l’uso del lessico elevato e sofisti-cato di The Silmarillion, l’andamento è più rilassato, lefrasi più lunghe e l’aggettivazione è ricca e preponderante.dal saggio sulle fiabe, tolkien riprenderà molti elementicaratteristici della scrittura fiabesca come, ad esempio, illieto fine o, come lo chiama lui, “eucatastrofe”.The Hobbit è una fusione di mistero e di azione, una sto-ria ricca di colpi di scena. il protagonista, lo Hobbit Bilbo,si allontana dalla sua casa, abbandona la sua vita per ac-quistare, guadagnare, ottenere qualcosa. È questa la grandeallegoria della vita umana. Per proprio volere o per volontàaltrui, si è costretti ad abbandonare il “nido”, il proprioambiente, il punto di riferimento della nostra esistenza, percercare qualcosa che ci può essere più o meno chiaro e checomporta una serie continua di esperienze, belle o brutte,ma sempre positive, che ci portano al compimento diquel lungo e pericoloso cammino. non si abbandona maiciò che si ama se non nella speranza di migliorare la pro-pria condizione, e questo può comportare un guadagno ouna perdita (Bilbo torna a casa con due casse di tesori maperde la stima e il rispetto dei suoi compaesani). niente èlasciato al caso. La sorte, la dea sorte, dirige ogni spo-stamento e permette a Bilbo di trovare l’anello.Lo Hobbit indica la piccolezza dell’uomo di fronte al de-stino, non del suo essere, ma del suo ruolo nel mondo. Èla storia in cui, al centro, non c’è il solito eroe grande, ma-gnanimo, coraggioso e potente, ma un semplice uomo co-mune che, alla fine, risolve la situazione con le sue capa-cità nascoste e semplici: Bilbo parte per conquistarenuove ricchezze, ma in realtà acquista nuove amicizie, eli-mina i ragni malvagi dal Bosco atro, riunisce in amici-zia molte razze e distrugge i temibili orchi. tutto ciò chefa serve per aiutare gli altri.i temi dell’amicizia e della solidarietà provengono dallavita stessa di tolkien, una vita di solitudine che lo porta,insieme alla profonda fede cattolica, a dare molta impor-tanza a questi sentimenti. Per questo si circonda di per-sone care e riflette questo desiderio nella storia, ponendovicino al protagonista un servo fedele o coppie di perso-naggi legati da profondi sentimenti di amicizia.dopo questo viaggio Bilbo non è più lo stesso, il tran-quillo e borghese Hobbit si trasforma lentamente in uneroe, o meglio, in un antieroe quasi mitico che rappresental’eroismo della quotidianità e dell’essere se stessi senzaarroganza e clamori, un eroismo non urlato ma raccontatosottovoce, seppur con un’epica straordinaria quasi spiri-tuale che contraddistinguerà tutta la produzione di tol-kien. Bilbo ama la sua casa, è tiepido, non ama le com-plicazioni e le avventure, fuma la pipa e si dedica allanatura, ama le cose fatte artigianalmente, il lavoro ma-nuale, è contro il progresso, è ospitale, insomma, è l’im-

magine di ciò che è tolkien stesso, un borghese intellet-tuale che ama la comodità e odia il progresso dell’età mo-derna. «Il popolo degli Hobbit è discreto e modesto, madi antica origine, meno numeroso oggi che nel passato,amante della pace, della calma e della terra ben colti-vata»18.nel protagonista di questa storia c’è, quindi, anche qual-cosa che ricorda la vita di tolkien a sarehole e i ricordidella campagna che egli amava tanto. i contadini di quelposto, come i futuri Hobbit, avevano la veduta stretta an-che a causa dello spazio limitato a loro disposizione e, diconseguenza, erano dotati di poca immaginazione. tol-kien si identifica con loro: «Sono infatti uno Hobbit intutto fuorché l’altezza. Mi piacciono i giardini, gli alberie i terreni non meccanizzati; fumo una pipa e mi piace ilcibo buono e semplice (non di frigorifero), ma detesto lacucina francese; mi piace, e oso perfino indossare, in que-sti giorni monotoni, panciotti ornamentali. Mi piaccionoi funghi (colti dal campo); ho un senso umoristico moltosemplice…; vado a letto tardi e mi alzo tardi (quando èpossibile). Non viaggio molto»19.Bilbo acquista la maturità uscendo dal suo smial (la casaHobbit), che rappresenta, in chiave psicanalitica, l’uscitadal grembo materno e l’impatto traumatico con l’esterno,attraverso una iniziazione cara ai riti delle popolazioni an-tiche: cresce in saggezza, grazie alle sue doti e diventa piùresponsabile e capace di prendere decisioni di rilievo. conl’uscita dal suo microcosmo e l’entrata nel vero mondo,si rivelano le sue potenzialità nascoste. ogni volta che af-fronta un pericolo avrà una ricompensa materiale, un og-getto che gli sarà utile per proseguire il viaggio (la spada,l’archipietra, l’anello, la coppa d’oro). Questo progressospirituale si concretizza anche nell’uso particolare chetolkien fa del linguaggio. all’inizio Bilbo usa un lin-guaggio molto semplice, mentre successivamente, se-guendo l’esempio di Gandalf, migliora ed arricchisce ilsuo registro linguistico dimostrandolo anche nell’incon-tro-scontro verbale prima con Gollum e poi con il drago.nei primi capitoli il suo repertorio è ricco di ripetizioni,si esprime con frasi semplici, elementari. in occasione diquesti due incontri, che segnano passaggi importanti perla sua crescita, attraverso un confronto di indovinelli e conun linguaggio sapiente, riesce a superare le difficoltà,confermando il fatto che «senza dialettica non vi è pro-gresso […]; la storia umana incomincia dopo la cacciatadell’uomo dall’Eden»20. infatti, solo dopo l’uscita di Bilbo

18. J.r.r.tolkien, Il Signore degli Anelli, rusconi, Milano 1993, p. 25.19. id., La realtà in trasparenza (Lettere 1914-1973), cit., p. 198.20. e. Lodigiani, Invito alla lettura di Tolkien, Mursia, Milano 1982, p. 75.

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dal suo ristretto universo inizia la sua vera storia e si con-cretizza il suo vero essere.altro tema fondamentale è il libero arbitrio. tolkien dà lapossibilità ai suoi personaggi di scegliere ed è per questoche quando i nani, specialmente thorin, trovano il tesoro,diventano avidi svelando i lati negativi del loro caratteree facendo delle scelte azzardate. anche questo risulta,però, indispensabile alla crescita e per il vero progressodel singolo e della società in generale. Bilbo, per un mo-mento, viene tentato dal drago, ma scopre un altro sestesso con valori e capacità che non sapeva di avere,come il coraggio e l’astuzia. il climax dalla vicenda nonsi ha, come di consueto, con l’uccisione del drago, macon i due momenti in cui Bilbo subisce una vera trasfor-mazione: quando scopre l’anello e quando rinuncia al-l’archipietra. È proprio in questo momento che si assistealla sua piena maturazione e non nella Battaglia finale,nella quale ha un ruolo marginale. Bilbo, dilatando il suoregistro linguistico, amplia, di conseguenza, la sua vedutadella vita. È qui che assume importanza il tema dell’”eva-sione” dell’eroe (Bilbo) descritta nel saggio On FairyStories; il protagonista entra in un mondo di fantasia perribellarsi alla bruttezza della realtà. come nelle fiabe, èuno “stupido”, o, comunque, un personaggio apparente-mente inetto rispetto al compito affidatogli, che risolveràla situazione. in questo modo il lettore si identifica in lui,acquistando fiducia in se stesso di fronte a situazioni dif-ficili e che reputa insormontabili per le sue capacità li-mitate.tolkien prende in prestito dalla tradizione antica del ro-mance e della letteratura anglosassone in particolare (dalBeowulf ad esempio) lo schema della ricerca. si tratta diun pattern utilizzato anche nelle fiabe e nei miti che pro-cede sempre secondo gli stessi parametri. Qui, all’ab-bandono della propria casa per la ricerca di qualcosa se-guono, secondo lo schema riconosciuto da Propp ancheper le fiabe, il progressivo allontanamento, il supera-mento di prove diverse grazie ad un aiuto più o meno ma-gico e il ritorno a casa. in questa situazione diviaggio/conquista(iniziazione)/ritorno, ogni parte ha unruolo fondamentale e complementare alle altre due per lamaturazione dell’eroe.in tolkien la ricerca si carica di significati spirituali e re-ligiosi perché si basa sulla sua visione dualistica, la lottacontinua fra il Bene e il Male; Bilbo sarà costretto ad af-frontare ripetutamente prove, con i ragni giganteschi, coni Trolls e con gli orchi, per più di una volta. Questoschema è volto alla restaurazione di un ordine perduto eintroduce un altro tema, quello della circolarità del tempoe della storia che possiamo notare in molti elementi delracconto. il viaggio di Bilbo inizia a maggio e finisce pre-

cisamente un anno dopo; lo Hobbit parte e ritorna nellostesso luogo dal quale è partito. Lo schema di ogni sua av-ventura procede secondo la dualità azione riposo. Lacompagnia, dopo aver superato difficili prove ed ostacoli,si riposa. Grazie a questa ripetitività, possiamo suddivi-dere il racconto in sequenze minori e seguire meglio il ra-gionamento di tolkien. nella fase di riposo tolkien ci dàla possibilità, e dà la possibilità a Bilbo in particolare, diriflettere sulle fasi della sua crescita. La circolarità sinota anche nell’uso della tripartizione degli eventi; negliincontri con le creature malvagie, Bilbo segue tre fasi: laminaccia, la cattura, la salvezza. dopo essere stati cattu-rati dai Trolls, per esempio, lo hobbit ed i nani riesconoa fuggire grazie alla magia di Gandalf, oppure, incontranoi ragni, ne sentono la minaccia, vengono catturati per poiritornare liberi grazie all’aiuto di Bilbo.tolkien basa tutta la storia, in effetti, tutta la sua opera,sulla polarizzazione della realtà. c’è sempre il Male in al-ternativa al Bene così da mettere in evidenza la facoltà dellibero arbitrio e le conseguenze del proprio agire. il con-trasto si rivela in ogni forma di vita, nelle costruzioni,nella divisione del giorno in luce e tenebra e negli atteg-giamenti contrastanti di ogni singolo personaggio. egli ac-costa ai personaggi il loro alter ego: ad esempio, in Gol-lum o smeagol (c’è duplicità anche nei nomi, Bilbo avolte è più took, assumendo caratteristiche tipiche diquel lato parentale, a volte è più Baggins) vediamo il ri-flesso negativo di Bilbo; questi due esseri sono accomu-nati, e, allo stesso tempo, separati dal possesso dell’anelloche in uno ha dato effetti negativi (in Gollum), mentre nel-l’altro avrà il ruolo di risolvere difficili situazioni (conBilbo). tutto si spiega nel modo diverso in cui i due ca-ratteri si pongono di fronte al possesso dell’anello. Gol-lum, per impadronirsene, uccide suo cugino deagol, ot-tenendo da questo suo atteggiamento una vita di solitudinee di tristezza. Bilbo, invece, lo trova per caso e non ne su-bisce, se non in poche occasioni, il fascino. Gollum rap-presenta ciò che Bilbo sarebbe se si lasciasse trascinaredai suoi stessi istinti, che sono propri di ogni uomo difronte alla tentazione del potere. Lo stesso discorso valeper i doppi contrastanti degli elfi che tolkien rapporta agliorchi.in questa storia, è di grande rilievo il rapporto che i per-sonaggi hanno con la natura. La contea di Bilbo rappre-senta la campagna inglese incontaminata e tranquillache tolkien ricorda con piacere e precisione. il rifiutodella modernità e la voglia di ricreare un mondo “nuovo”dà i primi segni nella creazione di lingue e di una mito-logia innovativa. il desiderio è quello di tornare alla verarealtà delle cose e ad un sano e concreto rapporto con lanatura, alle cose fatte artigianalmente (come fanno gli

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hobbit o i nani) contro i prodotti della tecnologia, pro-pri degli orchi e delle creature del Male. La casa dellohobbit è semplice e scavata nella terra e nella roccia,quindi, a diretto contatto con la terra. Bilbo stesso èparte integrante della terra per i suoi piedi grandi e pelosi.c’è una continua fusione tra le persone e gli animali, trale persone e l’ambiente circostante in generale. Quandola compagnia si trova nel bosco, tutti dormono per terrae sembrano avere un rapporto di simbiosi con gli alberi,su cui si arrampicano o si rifugiano, e, comunque, sem-pre presenti. i nani hanno i loro pony e sembrano for-mare un tutt’uno con loro, ne sono gelosi e si preoccu-pano quando non li trovano più essendo stati rapiti dagliorchi. Molti animali hanno atteggiamenti strani e sonoantropomorfizzati; tolkien trae questa caratteristica dallefiabe e dalle favole dando, ad esempio, al drago la pa-rola e caratteristiche tipiche dell’uomo. anche i LupiMannari parlano ed hanno un linguaggio proprio. i ca-valli di Beorn nel bosco corrono ad avvisarlo e nella suacasa una “squadra” organizzata di pecore ed altri animaliapparecchiano la tavola e preparano la cena per gli ospiti.nel racconto tutto è percepito, però, come “normale”,come se tolkien volesse dire che l’unione e lo scambiofra uomini ed animali può farci ritrovare un rapporto conla natura fatto di complicità, non di asservimento ai no-stri capricci ed ordini.

Approfondimenti lessicaliPer ogni termine sottolineato realizza un link di appro-fondimento come nell’esempio:

Poeticail termine è oggi comunemente usato per indicareil complesso delle concezioni di un autore o di unmovimento intorno all’arte ed anche il programmaartistico che essi si prefiggono.Più semplicemente possiamo intendere per poeticale idee che stanno alla base di una produzione ar-tistico letteraria.

Comprensione dei contenuti1. nel testo si afferma che: «tolkien basa tutta la storia,

in effetti, tutta la sua opera, sulla polarizzazione dellarealtà». cosa significa questa frase? Per comprenderladevi porre attenzione al termine «polarizzare».

1. sempre nel testo si sostiene che il progresso spiritualesi concretizza anche nell’uso particolare che tolkien fadel linguaggio. individua nel romanzo, isolandoli, al-cuni brani grazie ai quali è possibile dimostrare cheBilbo migliora il suo linguaggio man mano la storia sisviluppa.

Dal testo allo schemaPer “sintetizzare” un testo avvalendoci di modalità grafi-che abbiamo a disposizione diversi tipi di schema cia-scuno con caratteristiche specifiche:● La MaPPa

(si parte dall’individuazione del concetto principale acui si “legano” logicamente tutte le altre idee, nellamappa confluiscono schemi di natura diversa)

● Lo scheMa Lineare(si riportano sinteticamente i concetti così come pre-sentati nello svolgersi del testo o secondo un criteriocronologico)

● Le taBeLLe a doPPia entrata (o GriGLie)(contiene due variabili/aspetti e permette di confrontaredue realtà/idee)

● scheMi LoGici(servono ad evidenziare le diverse relazioni logiche:causa/effetto, ecc.)

● scheMi ad aLBero e a cornice(servono per analizzare e classificare, rendono evi-denti relazioni gerarchiche nonché il concetto di ap-partenenza)

scegliendo il/i tipo/i di schema che ritieni più adatti sin-tetizza il contenuto del testo.

Leggi con attenzione il brano presentato e rispondi alledomande

«Quando tornò in sé, Bilbo era completamente solo. Giacevadisteso sulle piatte rocce di collecorvo, e non c’era nessuno vi-cino a lui. sopra si faceva strada il chiarore di un giorno lim-pido, ma gelido. egli tremava e si sentiva freddo e rigido comeuna pietra, anche se la testa gli bruciava come fosse in fiamme.“Be’, e ora che è successo?” disse tra sé e sé. “a quanto parenon sono ancora uno degli eroi caduti, benché, immagino, cisia ancora tempo per diventarlo!”. si rizzò a sedere dolorante.Guardando nella valle non riuscì a scorgere nemmeno un orcovivo. dopo un po’, essendoglisi un po’ schiarita la testa, gliparve di poter vedere alcuni elfi che si muovevano tra le roccesottostanti. si stropicciò gli occhi: ecco, c’era ancora un ac-campamento nella pianura, a una certa distanza; e non c’eraforse un grande andare e venire attorno alla Porta? sembravache i nani fossero indaffarati a rimuovere il muro. Ma nonc’erano né grida né risuonar di canti: un silenzio di tomba gra-vava sulla vallata e sembrava che il dolore aleggiasse nell’aria.“abbiamo vinto, immagino!” egli disse, toccandosi la testache gli faceva male. “Ma tutto è così triste!”. improvvisamentesi accorse di un uomo che si inerpicava su per il pendio, ve-nendo verso di lui. “ehi, laggiù!” gridò Bilbo con voce tre-mante. “ehi, laggiù! che notizie ci sono?”. “che voce è questache parla tra le pietre?” disse l’uomo, fermandosi e scrutandoattorno a sé non lontano da dove sedeva Bilbo. allora Bilbo siricordò dell’anello. “che il cielo mi fulmini!” disse. “Que-st’invisibilità ha anche i suoi svantaggi. altrimenti avrei pas-

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sato la notte caldo e comodo a letto! sono io, Bilbo Baggins,compagno di thorin!” gridò, togliendosi l’anello in fretta efuria. “Meno male che ti ho trovato!” disse l’uomo avanzandoa grandi passi. “si richiede la tua presenza, e ti abbiamo cer-cato a lungo. saresti stato annoverato tra i morti, che sonomolti, se Gandalf non avesse detto che la tua voce era stataudita per l’ultima volta in questo posto. io sono stato mandatoa cercarti di nuovo. sei ferito gravemente?”. “una brutta bottain testa, mi pare” disse Bilbo. “Ma avevo il mio elmo e ho ilcranio duro. tutto sommato però mi sento abbastanza male eho le gambe che sembrano due fuscelli di paglia”. “ti porterògiù fino all’accampamento nella valle” disse l’uomo, e lo sol-levò con facilità. L’uomo era un camminatore esperto e ve-loce, e non ci volle molto perché Bilbo fosse deposto davantia una tenda, a dale; e lì trovò Gandalf, col braccio appeso alcollo. neanche lo stregone se l’era cavata senza ferite: e intutto l’esercito ben pochi erano rimasti illesi. Quando Gandalfvide Bilbo, ne fu felicissimo. “Baggins!” esclamò. “e io chenon ci speravo quasi più! sei vivo dopotutto: come sono con-tento! cominciavo a chiedermi se perfino la tua fortuna fossebastata a salvarti! che cosa terribile: per un pelo non è stato undisastro completo. Ma le altre notizie possono aspettare.vieni!” disse più gravemente. “Qualcuno vuole vederti”, e fa-cendogli strada accompagnò lo hobbit dentro una tenda. “sa-lute, thorin!” egli disse entrando. “te l’ho portato”. a terragiaceva thorin scudodiquercia, ferito di molte ferite; l’arma-tura infranta e l’ascia intaccata posate al suo fianco. Levò gliocchi quando Bilbo gli venne vicino. “addio, buon ladro” eglidisse. “io vado ora nelle sale di attesa a sedermi accanto aimiei padri, finché il mondo non sia rinnovato. Poiché ora l’oroe l’argento abbandono, e mi reco là dove essi non hanno va-lore, desidero separarmi da te in amicizia, e ritrattare quelloche ho detto e fatto alla Porta”. Bilbo piegò un ginocchio aterra, pieno di dolore. “addio, re sotto la Montagna!” eglidisse. “amara è stata la nostra avventura, se doveva finire così;e nemmeno una montagna d’oro può essere un adeguato com-penso. tuttavia sono felice di avere condiviso i tuoi pericoli:questo è stato più di quanto un Baggins possa meritare”. “no!”disse thorin. “in te c’è più di quanto tu non sappia, figlio del-l’occidente cortese. coraggio e saggezza, in giusta misura mi-schiati. se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria ecanzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondopiù lieto. Ma triste o lieto, ora debbo lasciarlo. addio!”. al-lora Bilbo si allontanò, e se ne andò in disparte; tutto solo si se-dette avvolto in una coperta e, lo crediate o no, pianse finchéi suoi occhi non furono rossi e roca la voce. aveva un cuoregentile, e dovette passare molto tempo, prima che avesse vo-glia di scherzare di nuovo. “È stata proprio una grazia” eglidisse alla fine tra sé e sé “che mi sia svegliato al momento giu-sto. vorrei che thorin fosse vivo, ma sono felice che ci siamoseparati d’amore e d’accordo. sei un pazzo, Bilbo Baggins, ehai combinato un bel pasticcio con quella faccenda della pie-tra; e c’è stata una battaglia, nonostante tutti i tuoi sforzi perottenere pace e tranquillità, anche se di questo non ti si puòcerto far colpa”».

Brano tratto da “Lo hobbit” di J.r.r.tolkien - adelphi

Comprensione1. a che punto siamo della narrazione? dove si trova

Bilbo? Perché è ferito?2. Perché Bilbo si ritira in disparte e piange?3. Perché nel brano si dice che l’invisibilità. di cui Bilbo

può disporre grazie all’anello, ha i suoi svantaggi?Analisi4. Bilbo viene chiamato con l’appellativo «buon ladro» ,

perché? Possiamo considerare questo appellativo unepiteto? Motiva la tua risposta.

5. individua nel testo 3 verbi copulativi e 3 verbi con fun-zione ausiliare.

6. spiega il senso di questa frase pronunciata da thorin:«se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria ecanzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe unmondo più lieto».

Approfondimento7. «In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Oc-

cidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misuramischiati». a partire dal significato profondo di questafrase spiega se e perché possiamo rilevare in Bilboqualche affinità con gli eroi omerici.

8. realizza un testo espositivo-argomentativo nel qualespieghi la differenza che esiste tra coraggio e saggezza.

6. I simboliLa narrazione dello hobbit si snoda attraverso un lin-guaggio ed un mondo ricco di simboli. ogni cosa in que-sto racconto ha un significato nascosto.il drago rappresenta la cupidigia, ma, allo stesso tempo,per il suo passato ancestrale antichissimo, rappresenta an-che la saggezza. Quando Bilbo lo incontra per la primavolta, parla con lui e nelle sue parole ben articolate senteun potere magico che per un momento lo ammalia. in que-sta occasione, quindi, egli usa un linguaggio molto forbito,ricco di aggettivi e ricercatezze perché «this of course isthe way to talk to Dragons»21. La sua saggezza, quindi,viene dal suo passato remoto mentre l’immagine che dàla sua figura che dorme su un mare di oggetti preziosi ri-specchia la brama di possesso. il drago conosce ognipezzo del suo tesoro, si accorge subito se manca qualcosa,riesce perfino individuare che cosa; ma la sua è solo unasmania di avidità, perché quanto accumula non è mai ab-bastanza e non ha per lui alcun significato particolare.Questa creatura fantastica rappresenta l’animalità sel-vaggia che può essere distrutta solo dalla forza discipli-nata, personificata da Bard l’arciere.

21. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., Xii, p. 208.

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il sistema di simboli di tolkien sembra espandersi suogni momento, aspetto, elemento, qualità, significato,personaggio. Molti elementi riportano al tema della cir-colarità, che attraverso il simbolo del cerchio, rappre-senta la perfezione. L’anello evidenzia questa caratteri-stica ed indica l’eternità, acquisendo in questo modo unpotere occulto e spirituale, “simbolo tradizionale dell’il-limitatezza (eternità), l’anello è la concretizzazione delsimbolo del cerchio in un oggetto dai molti poteri”22.L’anello provoca l’invisibilità che rappresenta la malattiadel secolo, l’incapacità di emergere in un mondo mecca-nizzato dove l’arte e le doti più nobili dell’uomo sono as-sopite e costrette al silenzio e all’adeguamento. La cecità,surrogato dell’esistenza invisibile, rappresentata, peresempio, nell’episodio della cattura dei nani da parte de-gli elfi silvani che li bendano, «è simbolo di ignoranza edaccecamento, ma anche di imparzialità e abbandono al de-stino, e in tal modo esprime il disprezzo per il mondoesterno confrontato con la luce interiore»23.nell’uso particolare che tolkien fa dei colori, è raro in-contrare connotazioni dettagliate di sfumature che nonsiano il nero o il bianco. i cattivi sono circondati da pae-saggi bui e tetri e sono neri, a volte ridotti ad ombrescure. i ragni, ad esempio, si trovano nella foresta, nellaquale non c’è luce ma solo buio; gli orchi hanno la lorodimora nelle caverne, sotto terra, lontani dal sole.La Porta della Montagna rappresenta il passaggio fra ilmondo esterno ed il mondo interno e, per questo, richiederituali per aprirla ed una attenzione particolare, ancheperché segna il passaggio di Bilbo ad un’altra fase del suoviaggio.i numeri, mai inseriti a caso, hanno connotazioni precise.il numero tredici dei nani con Gandalf, «è quasi sempreil simbolo della sfortuna: già esiodo consigliava ai con-tadini di non iniziare a seminare il tredici del mese. nel-l’anno bisestile babilonese c’era un mese bisestile, il tre-dicesimo, rappresentato da un corvo, segno di sventura»24,ed anche il corvo, che Bilbo vede sulla pietra sotto laMontagna, non porterà niente di buono. Bilbo parte dallacontea a cinquant’anni. il cinquanta, nell’antico testa-mento, è il numero che indica l’anno sabbatico, o giubi-leo e, quindi, si carica di valenze cristiane; anche per que-sto motivo, Bilbo viene da alcuni identificato addiritturacon il cristo nel suo viaggio di redenzione dei popoli.nella natura della Middle-Earth, l’acqua è simbolo di pu-rificazione e di passaggio. Questo significato deriva dalculto delle sorgenti sacre delle antiche popolazioni celti-che. La foresta, che racchiude molti di questi elementi, ècarica di significati tratti dalle fiabe e dalle leggende an-tiche. essa era considerata il luogo dove venivano man-dati i giovani per i riti di iniziazione a superare delle

prove. La foresta rappresenta la paura dell’uomo di frontealla natura ignota ed è considerata portatrice di eventi ina-spettati e spiacevoli. Per le popolazioni germaniche eraanche il luogo di rivelazione degli dei, quindi un luogo sa-cro. il Bosco atro, dove Bilbo incontra mille pericoli (iTrolls, poi gli orchi, i Lupi ed i ragni), assume una con-notazione negativa, evidente anche dall’uso di aggettivie colori che la contraddistinguono:

«The entrance of the path was like a sort of arch leading into agloomy tunnel made by two great trees that leant together, tooold and strangled with ivy and hung with lichen to bear morethan a few blackened leaves […]. The nights were the worst. Itthan became pitchdark– not what you call pitch-dark, but reallypitch: so black that you really could not see nothing»25.

al ritorno, Bilbo non vuole attraversarlo e decide, conGandalf, di percorrere una strada alternativa. all’andata,l’ingresso nel Bosco rappresenta una tappa indispensabileper la crescita di Bilbo, ma al ritorno non ha più questa va-lenza e quindi può essere evitato. Lo schema che Bilbo se-gue è sempre lo stesso e si divide in cinque momenti: par-tenza, difficoltà, ostacolo, soluzione, prosecuzione delviaggio. La descrizione dei sentimenti di Bilbo e dei naniall’interno del bosco rende l’idea del significato:

«It was not long before they grew to hate tha forest as heartilyas they hated the tunnels of the goblins, and it seemed to offereven less hope of any ending. But they had to go on and on, longafter they were sick for a sight of the sun and of the sky, andlonged for the feel of wind on their faces. There was no move-ment of air down under the forest-roof, and it was everlastinglystill and dark and stuffy. Even the dwarves felt it, who were usedto tunnellig, and lived at times for long whiles without the lightof the sun; but the Hobbit, who liked the holes to make a housein but not to spend summer days in, felt that he was being slowlysuffocated»26.

all’arrivo alla casa di Beorn, questi viene avvisato daisuoi cavalli che sono arrivati degli ospiti: gli animali as-sumono significati interessanti. i cavalli, ad esempio,sono, prima di tutto, simbolo di intelligenza e di bellezzama hanno un significato duplice, uno positivo ed uno ne-gativo:

«personificazione simbolica di forza e vitalità percepito origi-nariamente come animale terribile, fu spesso messo in relazionecon il mondo dei morti e sacrificato ai defunti ma più tardi per

22. h. Biedermann, Enciclopedia dei simboli, Garzanti, Milano 1991, p. 32.23. Ibi, p. 105.24. Ibi, p. 333.25. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., viii, p. 132.26. Ibi, p. 133.

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la sua velocità di saltare divenne simbolo del sole o animale datiro del carro del cielo […] i Padri della chiese attribuirono alcavallo superbia e lascivia […] ma allo stesso tempo l’animaledivenne simbolo della vittoria»27.

swift li rappresenta nella città dei cavalli (qui chiamatiHounyhnhnms), tappa del viaggio di Gulliver, molto piùintelligenti degli uomini, che qui sono loro servitori, tra-sformati in esseri spregevoli e degenerati, simili a bestie,chiamati Yahoos; i cavalli sono dotati di parola ed il lorosistema di organizzazione della città e di vita è soloun’utopia per la mente e le capacità limitate dell’uomo.altri animali simbolici sono le aquile, che fanno partedelle forze del Bene e corrono in aiuto della compagnianei momenti di difficoltà (contro i Lupi e per la Battagliadei cinque eserciti); l’aquila è il re degli uccelli (comedice tolkien stesso nel racconto), rappresenta la forza el’attitudine alle armi per la sua capacità di resistere alla fa-tica e di volare molto alto. Per via della sua vista acuta,incarna l’astuzia e la perspicacia e si investe di poterid’auspicio ed augurali. simbolo di nobiltà e fierezza rap-presenta, per il suo volare alto, il contatto più vicino aglidei o a dio, e, quindi, il tramite fra la terra ed il cielo. Questo stesso motivo è raffigurato anche dall’albero, im-magine più volte ripresa da tolkien nella sua opera, cheaffonda le radici nella terra e “tocca il cielo” con i rami.È l’incarnazione della perfezione, la sintesi della vitapoiché unisce il corpo con lo spirito, il terreno con il di-vino. i componenti della compagnia vi si arrampiche-ranno più volte e, grazie a loro, troveranno la via discampo da molti pericoli. Gli arbusti del Bosco atro sono molto alti ed assumonouna valenza negativa poiché sono la dimora dei ragni, na-scondono il sole e non fanno passare la luce, simbolo delBene. Le caverne in cui Bilbo ed i suoi compagni si tro-vano in più occasioni, verso smaug e catturati dagli or-chetti o nelle prigioni degli elfi silvani, rappresentano unluogo dove si hanno contatti con le forze ed i poteri dellaprofondità essendo in antichità santuari dell’umanità. daquesta immagine scaturiscono altre associazioni (ilgrembo materno o il luogo dove sono nati dei e sibille)che assumono un carattere importante e pregno di signi-ficati confermato dal fatto che, discendendo in questiluoghi, i personaggi della vicenda risalgono in superficiecon uno spirito diverso.anche gli indumenti ed alcuni materiali hanno una con-notazione simbolica. La cotta di maglia che i nani offronoa Bilbo, prelevata dal tesoro del drago ma forgiata da loroin tempi antichi, è d’argento: «un metallo che protegge daidemoni»28.il mantello ha due significati: se indossato da seguaci delMale è simbolo negativo e serve per nascondere sorprese

maligne; se è indossato da rappresentanti del Bene, come,ad esempio, Gandalf, sottolinea la nobiltà della personanella sua interezza e la avvolge protettivamente. La spada,di cui sono dotati quasi tutti i personaggi, è la forza vitale,il potere, ed assume un carattere spirituale e temporaleconsentendo un confronto diretto tra le due forze contra-stanti. in The Hobbit ha un ruolo importante: Bilbo conquest’arma risolve molte situazioni rischiose, uccide iragni (dopo questo episodio, la chiamerà “Pungiglione”)e libera i nani, thorin invece ne sottolinea la valenza do-nandola in fin di vita allo hobbit come dono prezioso,simbolo di nobiltà e coraggio. ogni spada ha un nomeproprio che ne rivela le potenzialità. La spada di thorinè Orcrist, che significa “Fendiorchi”, la spada di Gandalfè Glamdring, “Battinemici”.

1. Leggi con attenzione il testo sopra riportato e realizzauna tabella nella quali collocare e spiegare sintetica-mente il significato di tutte le realtà simboliche presentinel testo.

2. cerca l’origine e il significato della parola simbolo.

7. I personaggiin The Hobbit i personaggi si suddividono in due nettischieramenti: le forze del Bene e i seguaci del Male. Leforze del Bene sono gli elfi, la Gente alta (gli uomini),i nani, gli hobbit, gli animali buoni, le armi elfiche, lecotte dei nani e Gandalf. come ho precedentemente ac-cennato, tolkien riprende l’onomastica e le razze dalla let-teratura scandinava (le saghe e le due versioni dell’Edda),i motivi ed i temi principali da quella anglosassone, spe-cialmente dal Beowulf. Gli elfi hanno una storia precisa.Li troviamo nell’Edda di snorri, figure semidivine e mi-steriose. sono chiamati “il Popolo delle stelle”29 e con-siderati, a volte, nemici degli asi e, altre volte, divinità acui rivolgere la preghiera. sono le creature che tolkienama di più e che rende gli unici protagonisti di The Sil-marillion. sono suddivisi in “elfi oscuri” ed “elfi Lu-minosi” e sono al centro della mitologia di tolkien, sonoi Primogeniti ed hanno il dono dell’immortalità.anche nell’opera di tolkien hanno poteri magici e sonoi protettori delle cose belle e dell’arte, poeti che dedicanola loro vita all’insegnamento della bellezza. in The Hob-bit sono belli, alti, hanno un fascino particolare e sonomolto ospitali; Bilbo trova presso di loro vitto in abbon-danza ed alloggio. difensori del loro territorio e preoc-

27. h. Biedermann, Enciclopedia dei simboli, cit., pp. 100-101.28. Ibi, p. 48.29. J.r.r. tolkien, Il Silmarillion, Bompiani 2005.

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cupati di salvaguardare il proprio regno, gli elfi silvanicatturano i nani e li portano dal loro re. in questo raccontotolkien li suddivide in tre categorie: “Luminosi” (Light-elves), “sotterranei” (Deep-elves) e “Marini” (Seaelves).nelle fiabe sono stati sminuiti e ridotti ad esseri simili afolletti, creature benigne ma svuotate della loro sensibi-lità profonda e della loro nobiltà interiore, caratteristicache qui preservano ripristinata dal mito. nel loro carattereè tuttavia presente anche un lato oscuro, di mistero e diambiguità già riportato nel Beowulf o nella letteraturascandinava. in questo racconto di tolkien possiamo os-servare un aspetto negativo negli elfi silvani quando cat-turano i nani e li bendano, imprigionandoli nelle carcerisotterranee del loro regno. Ma gli Elfi sono alleati del Bene e nemici acerrimi delMale e delle creature ad esso asservite. sono specchi del-l’anima e riflettono l’interiorità di chi hanno davanti com-portandosi di conseguenza: sono temibili e spietati con icattivi, severi con chi credono una minaccia per la loro se-renità e per il loro regno (i nani nel Bosco), buoni ed ospi-tali con i benintenzionati. tolkien riprende dalle leggendeceltiche il motivo degli elfi come progenitori, costretti avivere isolati ed esiliati dal loro Paradiso terrestre, quasidei raminghi, senza sede e dimora fissa, che girano laterra predicando ed insegnando l’arte del bello. con illoro carattere sognatore e nostalgico, anelano al giorno incui torneranno sulla loro terra, irraggiungibile ed inac-cessibile agli uomini, che corrisponde, nel pensiero cri-stiano, alla “terra dei Beati”. tolkien fa una sintesi di fan-tastico e spirituale, di pagano e cristiano, dotando questipersonaggi di un carattere nuovo, più ricco e completo.Bilbo li incontra per la prima volta nel Bosco ed il loro ar-rivo è annunciato da canzoni e dalla musica, rispec-chiando il loro compito di protettori e di rappresentantidell’arte in tutte le sue forme. Questi elfi fanno parte dellastirpe di elrond e sono diversi dagli elfi silvani che lacompagnia incontra più avanti. hanno il potere di in-cantare con la loro lingua e sono carichi di fascino, di mi-stero e di magia, che utilizzano con cautela perché ema-nazione del desiderio di potere. tolkien li ama perchérispecchiano i suoi principi e come lui hanno «in odio lebrutture della civiltà avanzata»30.nell’Edda sono presenti cinque popoli diversi: i nani, glielfi, gli dei, i Giganti e gli uomini; tolkien li riprendeadeguandoli alle novità presenti nella sua opera.i Nani sono creature molto particolari e ricche di signifi-cati e caratteristiche interessanti. in un elenco di nani chela sibilla fa nella saga nordica (vv. 10-15), compaiono inomi dei nani di The Hobbit come, ad esempio, durin,Bombur, Fìli e Kìli. La sibilla in questa saga li definisce“signori della pietra” e tali restano nella Middle-Earth in

cui sono abili minatori che scolpiscono la pietra e lavo-rano i metalli, sapienti costruttori che creano opere im-periture. il loro aspetto suggerisce il loro essere in sim-biosi con la terra e con la natura ed il loro disprezzo peril progresso e, quindi, per tutto ciò che non è fatto con lemani, artigianalmente. sono bassi e tozzi ed hanno labarba. regalano fieri la cotta di maglia a Bilbo, il Mithril,fatta dai loro antenati artigianalmente e, quindi, di im-menso valore. Questo “attaccamento” alle cose materiali,però, li porta facilmente a diventare avidi e possessivi ead essere corrotti dalla malattia della segretezza. Quandotrovano il tesoro del drago non vogliono spartirlo con nes-suno. attraverso questo loro atteggiamento, tolkien rap-presenta la negatività della brama del potere che, nel rac-conto, porta i personaggi quasi a combattere tra di loro,mentre, nella realtà della guerra, porta gli uomini alla ro-vina e ad uccidersi gli uni con gli altri senza pietà. neinani troviamo, a volte, anche un aspetto comico e burle-sco; quando arrivano a casa di Bilbo inciampano malde-stramente sul tappetino e cadono uno sopra l’altro. nonsono creature di ilùvatar (solo gli elfi sono sue creature)ma di un ainur di nome aüle, il Fabbro dei valar, che, di-venendo sub-creatore grazie al libero arbitrio, crea que-sto popolo per avere allievi a cui insegnare la sua arte; lifa forti ed inflessibili (sono più veloci e resistenti diBilbo), resistenti al gelo ed al fuoco, gagliardi e robusti,coraggiosi, orgogliosi e caparbi. Li crea di nascosto daMelkor, nelle caverne, sotto terra. sono più longevi degliuomini ma non immortali, abilissimi minatori e fabbri, ele loro città sono solide e grandiose. alti poco più di unmetro e venti, si moltiplicano lentamente e a poco a poco;nelle guerre contro gli orchi e i draghi sono diminuititanto che non si sa se sono sopravvissuti nella Quarta età,quella del dominio degli uomini, in caverne segrete. co-munque, il loro eccessivo attaccamento alle radici dellaterra, ed a tutti i suoi doni, li porterà sempre verso scia-gure e fallimenti, conseguenze dell’avidità di potere. dalpunto di vista linguistico, i nomi dei nani derivano dallalingua nordica ed hanno precisi significati: thror e thrainsignificano “proficuo”, thorin è “coraggioso”, Fili vuoldire “lima”, dwalin, da Dvalinn, è “[colui che] indugia”,Balin significa “[piccolo come una] fava”, Bombur, daBòmburr, il nano più maldestro e più goffo per la suastazza, significa appunto “persona massiccia”, nori, daNòri, è “pezzettino”, Bifur significa “castoro” e Balin“scuro”31. il significato di questi nomi indica e caratterizzala persona che lo porta. Bombur, ad esempio, è il nano più

30.M. Morini, Le parole di Tolkien, Mobydick editore 1999 p. 77.31. dal sito internet [email protected].

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grasso e più lento che crea alcuni problemi nel gruppo:cade nel fiume dall’acqua che provoca oblio; rimasto in-dietro, deve risalire di corsa con una corda per salvarsi daldrago che lo insegue; per due volte rimane vittima dei ra-gni ed è il nano che ha il turno di guardia la sera cheBilbo, di nascosto, va a consegnare l’archipietra a Beorn,e non si accorge di niente. Questo suo modo di essere èsintetizzato, appunto, nel significato del suo nome. tho-rin è veramente coraggioso, specialmente nella Battagliafinale, durante la quale perderà la vita in campo.Gli Hobbit, a differenza degli altri popoli plasmati su mitie leggende antiche, sono un’invenzione totalmente origi-nale. È difficile trovare lacune sugli Hobbit e sulla lorostoria, perché sono stati studiati, catalogati e discussi in-cessantemente sin dalla pubblicazione del racconto nel1937. tolkien ne fornisce una storia concisa nel prologodi The Lord of the Rings e, a proposito delle loro origini,scrive che “sono perse nei tempi remoti”. aggiunge chegli Hobbit stessi hanno dimenticato del tutto le loro primeleggende risalenti alla fine della Prima età, e che ricor-dano soltanto di aver abitato nella valle dell’anduinquando l’oscurità si era estesa sulla Grande Forestaverde. nei Giorni remoti gli elfi regnavano sulla terradi Mezzo mentre gli Hobbit divennero gruppo a se stantenel passato, nella Prima età.

a metà della terza era appaiono gli hobbit. La loro origine èsconosciuta (persino a loro stessi) perché sono sempre sfuggitiall’attenzione dei più grandi, o alla gente civilizzata con le sueregistrazioni, e nemmeno loro ne tenevano, tranne vaghe tradi-zioni orali, finché non migrarono ai confini del Bosco atro, fug-gendo dall’oscurità per vagare verso occidente, entrarono incontatto con gli ultimi abitanti del regno di arnor […]. Glihobbit naturalmente sono una branca della razza umana (nondegli elfi o dei nani) e quindi le due varietà possono coesistere(come a Brea), e sono chiamati appunto il Grande Popolo ed ilPiccolo Popolo32.

È interessante fare un paragone tra gli hobbit e gli elfi.come questi ultimi, gli hobbit si dividono in tre famiglie:i Pelopiedi, i Paloidi e gli sturoi. i Paloidi, i più avven-turosi, sono molto amici degli elfi. i più numerosi sono iPelopiedi, che odiano l’acqua e sono amici degli uo-mini. Gli sturoi amano l’acqua e sono grandi amici deinani. sarebbero nati contemporaneamente agli uomininelle zone orientali della terra di Mezzo. Più bassi deglielfi e degli uomini e persino dei nani, sono mortali, an-che se longevi (la loro vita dura circa cento anni) e usanoabitare in buche da loro stessi scavate all’interno di col-line. La contea o Shire è il loro territorio che governanoautonomamente. appartengono alla terra ed al mondoanimale. Le caratteristiche fisiche principali e comunialle tre le famiglie sono identificabili nelle dita lunghe,

l’aspetto allegro e ben pasciuto, nei capelli ricci e castani,nella grandezza dei piedi. non amano le avventure e le no-vità, mangiano in abbondanza, vanno matti per le feste, ibanchetti, i regali, le occasioni di stare insieme a far fe-sta. sono per natura un popolo pacifico e tranquillo,hanno molto sviluppato il senso del dovere, della lealtà,della generosità e dell’amicizia. hanno due passioni par-ticolari: disegnare lunghi ed intricati alberi genealogici efumare l’erba-pipa. Gli hobbit, infatti, usano aspirare oinalare, con pipe di legno o di argilla, il fumo provenientedalla combustione di certe foglie che chiamano “erba-pipa” o “foglia-pipa”. un gran mistero avvolge le originidi questo costume, o “arte”, come la chiamano loro, maè certo che essi ne sono gli inventori. il centro di sviluppodi questa usanza è a Brea, nell’antica osteria del “Puledroimpennato” ma l’erba-pipa è probabilmente originariadell’ovesturia, l’isola donata dai valar agli uomini edainche fu poi sommersa. tutti gli hobbit ed alcuni nani,maestri nel fare anelli di fumo, sono però superati in de-strezza dallo stregone Gandalf, che riesce non solo a spe-dire i propri anelli, della misura giusta, attraverso quellidegli altri, ma anche a produrli di vari colori e a dirigerlinella direzione voluta. il primo Hobbit di cui sentiamoparlare è Bilbo Baggins, figlio di Bungo Baggins e di Bel-ladonna took. abita nella contea a hobbitown (hobbi-ville nella traduzione italiana), in vicolocieco a sottocollein uno smial. È lui il protagonista della storia anche se neimomenti salienti non ha molta parte nella risoluzionedelle situazioni. tolkien si identifica con lui che è ancheil potatore dell’anello. La contea è il ritratto ideale del-l’inghilterra rurale nella rappresentazione di una campa-gna inglese medievalizzata. Bilbo non è dotato di nessuntipo di magia per risolvere le situazioni ma è pratico ebuono. Le sue caratteristiche ed i suoi limiti sono evidentigià dall’inizio della storia. Quando Gandalf gli proponel’avventura, rifiuta subito come spaventato e lo invita adandarsene. non si sente adatto a questo ruolo che suc-cessivamente sarà costretto ad accettare. tolkien riprendela caratteristica delle fiabe nel mettere al centro dell’av-ventura un personaggio semplice incaricato di risolveregrandi ostacoli. non si irrigidisce nello stereotipo di unafigura troppo ideale e di gesti troppo archetipici, in mododa permettere al lettore di identificarsi con il personaggio.all’arrivo dei nani, Bilbo si agita moltissimo ribadendoil suo carattere riservato e la gelosia per le sue cose, so-prattutto della sua casa scavata nella collina che rim-piangerà per tutto il viaggio.

32. J.r.r. tolkien, La realtà in trasparenza (Lettere 1914-1973), p. 149.

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Gandalf (dall’islandese “elfo magico”), in origine, è ilnome del capo dei nani, poi viene utilizzato definitiva-mente, anche per l’affinità semantica, allo stregone che loaccompagna per tutta l’avventura sparendo e ricompa-rendo improvvisamente e magicamente. in questo rac-conto, la sua figura è molto differente da quella che co-nosceremo in The Lord. Qui è più somigliante a un MagoMerlino che, ogni tanto, con la sua magia bianca, salva inani e Bilbo da situazioni incresciose. nella trilogia, in-vece, sarà una figura molto più potente ed avrà un ruoloattivo nella risoluzione della vicenda dell’anello. Gandalfè detto anche “il Grigio”, è un personaggio unico che giànell’aspetto rivela la sua potenza. ha una lunga barbabianca, un bastone, il mantello e grandi stivali neri.spesso, nella storia, svanisce per spiegare solo al suo ri-torno dove sia andato, ogni volta a risolvere delle “fac-cende urgenti”. È lui che (senza un dettagliato racconto daparte del narratore), uccide il Grande orco. durante laBattaglia dei cinque eserciti rimarrà in meditazione senzaavere parte attiva nello scontro. nonostante questo suo ca-rattere ambivalente è una guida umana e spirituale perBilbo, un punto di riferimento. viene il dubbio, a volte,che lo stregone sappia già cosa accadrà sin dall’inizio edaccompagni Bilbo in questo viaggio iniziatico facendo lafigura di un protettore silente, lasciando a Bilbo la sceltadel modo in cui portare a termine, anche se attraverso si-tuazioni difficili, la sua scalata verso la maturità. Gandalfè un personaggio abbozzato, spesso assente e non pos-siede le caratteristiche del vecchio saggio che assumeràsuccessivamente in The Lord. circa alla metà del racconto (e della storia di Bilbo) civiene presentato un personaggio molto particolare cheviene definito “mutante”, di nome Beorn, che, per alcuniatteggiamenti e caratteristiche, può essere considerato unsurrogato di Gandalf. La compagnia lo incontra nella fo-resta ed egli accoglie ed ospita tutti i nani, Bilbo e Gan-dalf nella sua casa per qualche giorno. Questo stravagantepersonaggio ha la capacità di trasformarsi in orso e, pro-prio in queste vesti, combatterà al loro fianco durante laBattaglia dei cinque eserciti. Più che un omologo dellostregone, tuttavia, rappresenta, più precisamente, il suoalter ego dotato di capacità come la concretezza el’azione. La sua capacità di trasformarsi in animale e laschiera di ovini e di altre bestie che cucinano e sono al suoservizio raffigurano, in modo esplicito, l’apice della sim-biosi dell’uomo con la natura: gli animali agiscono comeuomini e lui assume le caratteristiche e l’aspetto di un ani-male, di un orso. Questo animale, secondo le leggende an-tiche, indica le origini ancestrali dell’uomo e viene raffi-gurato dall’iconografia in grotte ed in caverne, simbolodell’istintualità primitiva allo stato selvaggio.

Gli Uomini, che in questo racconto incontriamo solo neirappresentanti del popolo del Lago, nascono dalla luce delsole (mentre gli elfi nascono dalla luce della Luna). ilù-vatar voleva che i cuori degli uomini indagassero di là dalmondo, e che in questo non trovassero mai la pace. egli haconcesso loro la facoltà di plasmare la loro vita oltre la Mu-sica degli ainur, che per le altre creature è invece come ildestino: dà loro, quindi, il libero arbitrio. Ma ilùvatar sa-peva che gli uomini, più degli elfi, sarebbero stati sviatie diventati simili a Melkor più che a tutti gli altri ainur. Gliuomini sono mortali, la loro vita è molto breve e, poichéquando muoiono lasciano veramente il Mondo, non comegli elfi che si dirigono via mare alle isole immortali, sonochiamati anche “ospiti” o “stranieri”. il dono di ilùvatara loro sarebbe stato dunque la morte, dono che gli im-mortali avrebbero loro invidiato. sono soggetti a malattiae a vecchiaia, sono un popolo debole e tuttavia ostinato eprolifico che, nonostante le perdite, si moltiplica rapida-mente dividendosi così in molte stirpi. Gli hobbit li chia-mano tutti indistintamente “Gente alta”. alcuni apparte-nenti al popolo di Pontelagolungo hanno caratteristiche cheriportano al contesto in cui vive tolkien stesso; il Gover-natore, ad esempio, rappresenta il malgoverno in persona,non è capace di decidere e vuole solo il tesoro. Per questomorirà di vecchiaia, nel deserto, in solitudine.Fra le creature del Bene e quelle del Male, come unignavo della Commedia di dante, si trova un personaggioche rivela la sua ambiguità ed ambivalenza già dal nome:Gollum o Sméagol. Questo strano essere, un tempo ap-partenente al popolo degli hobbit, precisamente agli stu-roi di campo Gaggiolo, in questo racconto fa una brevema importante comparsa (egli segna una fase importantedella crescita di Bilbo ed è il primo possessore dell’anello)per entrare in azione solo successivamente nella trilogia.nella prima stesura di The Hobbit, il capitolo riguardantel’incontro con Bilbo non esiste e, quindi, non esiste ne-anche Gollum; nell’edizione successiva tolkien lo inse-risce connotandolo in base al ruolo che egli avrebbe as-sunto nell’andamento della storia successiva che stavalentamente scrivendo e che avrebbe poi costituito partedella trilogia. Gollum abbandona la sua gente dopo averrubato l’anello a suo cugino déagol per avere il poteredell’invisibilità. È l’unico hobbit che si dà completa-mente al Male e, a differenza dei suoi consimili, è con-centrato verso il basso, vive nei pressi di una stagno,sotto terra, nei cunicoli della Montagna solitaria, nelleMontagne nebbiose, dove Bilbo lo incontrerà durante lafuga dagli orchi. È repellente alla vista, viscido, con gliocchi sporgenti e somigliante ad un feto perché vive na-scosto dalla luce del sole nella sua caverna vicino all’ac-qua, che rappresenta e simula il ventre materno. il potere

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dell’anello lo ha trasformato in un essere misero che si nu-tre di pesci e non disdegna orchi o carne umana. L’anellomagico gli ha allungato la vita ma lo ha reso più malva-gio e perverso. il nome Gollum deriva dal suo modo diparlare, dal rumore provocato dal suo continuo deglutire.il suo caratteristico modo di esprimersi utilizzando laprima persona plurale sottolinea la sua solitudine e lamancanza di personalità e di un’anima, poiché egli parlafacendo costantemente riferimento a qualcuno vicino a luiche non esiste, a cui chiede consigli ed a cui fa domandee chiede conferme. ovviamente, è sempre lui a rispondereai suoi stessi dubbi e a dare credito alle sue stesse parole.Bilbo, impossessandosi del suo tesoro, lo rende furioso eprovoca in lui un’inaspettata crisi di pianto; nonostantel’intenzione malvagia di Gollum nei suoi confronti, rie-sce a provare solo compassione e comprensione, perchéin Gollum vede quello che, lui e tutti noi, rischiamo di di-ventare cedendo alle tentazioni del potere. anche Bilbosente questa forza negativa e non dice subito ai suoi com-pagni dell’anello, volendo tenere il segreto per sé.L’anello, però, per lui riflette l’unica via d’uscita alle si-tuazioni difficili ed un aiuto indispensabile per salvare isuoi amici (per esempio dai ragni, nel Bosco atro). Bilbovorrebbe vendicarsi di Gollum, ma si rende conto che quelmisero essere ha perso già tutto, il suo tesoro e la suapreda. con il suo aspetto repellente e “storto” ci ricordamarginalmente le folle indistinte della società di massa,come quelle descritte da t.s. eliot in The Waste Land.egli si è ridotto in questo modo per la brama di immor-talità che lo ha portato alla dannazione, come per adamoed eva, e subisce quella che, per tolkien, è la massimaprivazione (come tutti i servi del male): la mancanza dipersonalità.

Gli orchi, i ragni, i Licantropi, i Trolls ed i Giganti rap-presentano le forze del Male. Primo di tutti è però il Drago; già citato come simbolo,è rilevante anche per la sua parte come vero e proprio per-sonaggio. il suo nome è smaug dal verbo germanicosmugan, che significa “sgusciare attraverso un buco”. ildrago parla e si esprime molto bene e per Bilbo è unonore parlare con lui; quando egli avrà affrontato questodialogo sarà quasi arrivato alla sua crescita totale comepersonaggio e come essere umano. La prima volta Bilbolo vede assopito sul suo tesoro: ha il corpo ricoperto disquame, fra queste sono rimaste incastrate delle pietre pre-ziose, ha gli occhi rossi come il fuoco e due ali di pipi-strello molto ampie. La sua presenza si avverte già dal-l’esterno della Montagna. Quando alcuni componentidella compagnia vanno in perlustrazione, per vederedove si trova la Porta Principale, si mantengono nascosti,

perché, anche se il drago non è presente fisicamente, ve-dono uscire dalla Montagna il fumo e ne sentono il verso.Questa creatura segna una tappa fondamentale per la cre-scita di Bilbo, che, dopo averlo incontrato, si sente piùforte e sicuro di sé. È una creatura terribile, tutti lo te-mono, soprattutto gli uomini di Pontelagolungo, che,alla sua morte, pensano addirittura di spostare la città per-ché impauriti della sua carcassa nel lago. La sua storia hale radici nelle tradizioni nordiche, e, come il drago diBeowulf, è forte e potente. «nemici degli dei prima, oraavversari di dio, progenie di caino, razza infernale»33. vi-sto da questo punto di vista, il drago è anche «il serpenteantico, colui che chiamiamo il diavolo e satana»34. ildrago di The Hobbit è caratterizzato anche da elementifiabeschi, completamente assenti nella creatura malvagiadi The Silmarillion, Glaurung. tolkien inserisce i “mostri”al centro della sua opera e li difende nel saggio intitolatoBeowulf: the Monsters and the Critics, nel quale, attra-verso un’analisi approfondita della loro storia, ne rivalutal’importanza ed il ruolo indispensabile.Gli Orchi, in principio, appartengono al popolo deglielfi, ma poi, vengono catturati dal ribelle Melkor (“l’an-gelo caduto”) e trasformati in laboratorio in esseri spre-gevoli. il loro nome deriva probabilmente dall’antico in-glese orc-naes, maligni mostri e spettri di Beowulf, ed inlatino orcus significa “inferno”. La loro somiglianza agliYahoo di swift è impressionante, ma queste creature sonototalmente degenerate ed asservite al signore de Male eai suoi ordini, senza la facoltà né il desiderio di cambiare.tolkien li definisce dei robot per la loro sottomissione aicomandi del Maligno, rappresentanti, metaforicamente,degli schiavi del progresso e della tecnologia, degli esserimeccanicizzati della realtà di tolkien. Le loro città e tuttociò che li riguarda sono prodotti di alta tecnologia, dallearmi da guerra alle abitazioni, che sono oscure, tetre efredde. La mancanza di una caratterizzazione psicologicaè propria degli orchi ma, indistintamente, riguarda tutti ipersonaggi di questo racconto, perché l’interesse di tol-kien è incentrato sull’azione e non sull’interiorità dei ca-ratteri. Bilbo definisce questi esseri brutti e terribili. nonsi fanno scrupoli e sono spietati nel catturare le loro“prede” con l’intento di ucciderle. nel Bosco, dove ca-valcano i Licantropi, costringono la compagnia a saliresugli alberi e nella Battaglia dei cinque eserciti saràmolto difficile sconfiggerli. sono una coalizione, sonoforti, determinati, veloci e brutali con sembianze mo-struose ed animalesche. La loro natura malvagia si fa

33. descrizione di Grendel dall’opera Beowulf.34. La Bibbia di Gerusalemme, edB, Bologna 1986, Apocalisse, Gv 12, 31.

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evidente anche nel loro sgradevole e gutturale modo diparlare che somiglia a quello dei Lupi. Questi ultimi sonodotati di parola ed hanno un linguaggio terribile, incom-prensibile per tutti tranne che per Gandalf il Mago.i Giganti (ripresi sempre dall’Edda di snorri) non sonoqui caratterizzati fisicamente e sono solo nominati masono comunque presenti. Quando Bilbo ed i nani affron-tano la tempesta e salgono sulle Montagne sentono caderedelle rocce e dei rumori. È qui che per la prima volta ven-gono nominati i Giganti della Montagna, degli enormi ti-tani al servizio del Malvagio, abitanti delle Montagnenebbiose. Bilbo ed i nani devono rifugiarsi dietro gli al-beri per ripararsi dalla valanga di rocce e massi causataproprio da loro. Per la loro grandezza, rappresentano laconcretizzazione delle paure dell’uomo che, nella suapiccolezza, non sa come affrontare e come difendersi.anche i giganteschi Ragni, che Bilbo incontra nel Boscoatro, sono creazioni di Melkor; sono neri e furbi, capacidi escogitare delle strategie per catturare le loro prede. inquesto racconto sono i figli di ungoliant, l’enorme ragnodi The Lord of the Rings, che racchiude in sé tutte le ca-ratteristiche di queste specie inferiori. La repulsione ditolkien per i ragni ha inizio durante la sua infanzia inafrica, dove ha spiacevoli incontri con le tarantole dellostato dell’orange.Bilbo, poco dopo la sua partenza, incontra il primo peri-colo personificato dai trolls (uomini neri o vagabondi)Berto, Guglielmo e Maso. Bilbo, per il desiderio di cibo,si dirige verso il fuoco da loro acceso e viene catturato coni suoi compagni. i Trolls sono alti ma non hanno un bel-l’aspetto, “neri”, perché costretti a vivere di notte o in ca-verne per non esporsi alla luce del sole che li tramuterebbeper sempre in pietra. sono particolarmente stupidi ed illoro modo di parlare è molto semplice, ripetitivo, a voltevolgare e rozzo. Mangiano carne umana e sembra non ve-dano l’ora di mettere le mani sui nani e su Bilbo che hannochiuso in sacchi. nel racconto, a causa dei loro litigi con-tinui, si espongono ai raggi solari trasformandosi in statue.

Attività● dopo aver letto con attenzione il testo scegli due per-

sonaggi e rintraccia nel racconto «Lo hobbit» le moda-lità con cui l’autore sceglie di presentarli (indiretta-mente o direttamente). seleziona alcuni stralci cheriporterai come esempio per dare ragione della tuascelta.

● Quale personaggio, a tuo avviso, incarna maggiormentele caratteristiche psicologiche e ideologiche che tustesso senti di possedere?

● a quale personaggio ti piacerebbe assomigliare e ri-guardo a quali caratteristiche?

Leggi attentamente il brano antologico e rispondi alledomande«Be’, ladro! ti fiuto e ti riconosco dall’odore. odo il tuorespiro. vieni avanti! serviti ancora, ce n’è in abbon-danza e d’avanzo!»« non sei ancora arrivato alla fine di questa avventura»aggiunse, e anche questo era verissimo.

Comprensione1. a che punto siamo del racconto?2. Perché Bilbo comincia a sentirsi a disagio davanti a

smaug?3. Perché smaug conosce bene l’odore dei nani?Analisi4. Prova a spiegare almeno tre enigmi pronunciati da

Bilbo.5. smaug ha ben compreso il significato dell’enigma

«cavaliere del Barile» ?Motiva la tua risposta.Approfondimento6. Facendo riferimento a quanto hai studiato individua gli

elementi simbolici presenti in questo brano.

8. La crescita personale, spirituale e fisica di Bilbo Baggins…attraversate molte fasi di transizione, rappresentate ma-terialmente da elementi naturali, simboli di condizioni ne-cessarie alla crescita dell’uomo, lo hobbit evolve e mo-stra lati del suo carattere che non sapeva di avere. La suaè un’evoluzione spirituale per vari motivi. all’inizio dellastoria, è uno hobbit come tanti che ama stare nella suacasa, è geloso delle sue cose ed è abitudinario, insomma,è chiuso in un microcosmo fatto di stereotipi e staticità.a casa sua, con i nani, è ospitale ma allo stesso tempo nonvede l’ora che se ne vadano per ritrovare la sua tranquil-lità perduta. non sa cosa sia la generosità, la solidarietàe lo spirito di gruppo. Quest’ultima caratteristica gli di-venterà sempre più familiare con il procedere della storia,durante la quale Bilbo impara ad essere una guida capacedi salvaguardare la vita dei suoi compagni e di risolverele situazioni nel migliore dei modi. egli si preoccuperà incontinuazione dello stato di salute dei nani quando, adesempio, si troveranno rinchiusi nelle botti degli elfi sil-vani nel tentativo di fuga, domandandosi come stiano e fa-cendosi carico della loro sorte. il suo altruismo è esem-plare quando consegna l’archipietra agli uomini pertentare di arrivare ad un compromesso con thorin. Bilbo,in questo momento, non è più interessato alla ricchezza eai beni materiali come lo era all’inizio, quando uno deiprincipali interessi per lui era il guadagno. nel salvare inani dai ragni rischia la vita e si offre volontario per an-dare a parlare con smaug. «il senso del dovere e della

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missione compiuti, l’eroismo dell’uomo comune, l’esal-tazione del cameratismo»35 prendono vita e, lungo il cam-mino di Bilbo, assumono molta importanza. Lo hobbit sifa portavoce dell’esperienza di guerra di tolkien, in oc-casione della quale quest’ultimo, oltre al disgusto per letrincee ed i massacri, osserva e fa proprie queste caratte-ristiche, trasformandole in doti da imparare e mettere inatto per una risoluzione dei problemi, con l’assunto checon l’unione si fa la forza. È questo il senso di solidarietàche troviamo nel combattimento della battaglia finale, incui le aquile e Beorn si schierano dalla parte del Bene. Leaquile dimostrano solidarietà nell’aiuto incondizionatoche offrono ai nani in balia degli orchi e nell’amiciziache le lega a Gandalf. un aiuto che, il più delle volte, ar-riva inaspettato ed accompagnato dalla gentilezza e dal-l’ospitalità che contraddistinguono i loro interventi. Que-sto accade anche con Beorn, che, senza conoscere i nani,li ospita in casa sua per riposarsi offrendo loro un tratta-mento impeccabile. utilizzando un’immagine cara a tol-kien, si può dire che la solidarietà è rappresentata dal-l’albero nella sua totalità, nell’insieme delle sue parti: leradici, il tronco, i rami e le foglie. solo attraverso l’unionedi questi elementi e la loro interdipendenza può scaturireun risultato positivo. L’albero, per prendere nutrimento eper dare ossigeno, utilizza tutte le sue parti che, solo la-vorando congiuntamente, permettono di rendere efficacequesto meccanismo e di mantenere in equilibrio l’am-biente. così, parlando in termini metaforici, se una “fo-glia” si stacca dall’albero, non può agire bene da sola epoco dopo muore. Questo accade a chi non ha in sé ilsenso di appartenenza e la convinzione di essere solouna parte del tutto e rimane separato dagli altri ed impo-tente di fronte alle difficoltà. con un “lavoro di squadra”,invece, si riesce ad affrontare la vita con uno spirito di-verso e con più fiducia nel futuro. Per questo, ad esempio,l’amicizia è uno dei sentimenti che, durante il viaggio, ac-quistano importanza. Bilbo si sente spaesato quando Gan-dalf lo lascia per un periodo allontanandosi improvvisa-mente. i nani si affezionano sempre di più allo hobbit,imparano a rispettarlo e seguono alla lettera ciò che eglidice loro. nei momenti salienti della crescita di Bilbo loesaltano ed hanno fiducia in lui e nelle sue decisioni. altermine della sua avventura, Bilbo è una persona diversapur sempre rimanendo un hobbit nell’aspetto. Fisica-mente, egli accresce la sua forza e diventa più agile. Lasua crescita spirituale, riassumendo, si riflette nella ma-turazione dal punto di vista dei suoi rapporti con gli altri,nel rinnovato senso dell’amicizia che si instaura fra loroe nella solidarietà. Gandalf agisce da guida per Bilbospingendolo ad avere più fiducia in se stesso attraverso unaiuto costante ma subdolo perché dato senza che Bilbo se

ne accorga. Grazie allo stregone, lo hobbit migliora an-che il suo modo di esprimersi seguendone i consigli el’esempio sin dall’inizio. Bilbo scende nella profondità dallinguaggio ed accresce le sue potenzialità linguisticheraggiungendo l’apice nello stesso momento in cui scendenella caverna del drago. a questo punto giunge ad unacompleta maturazione linguistica e si esprime in modoelegante e raffinato dimostrando di aver assimilato gli in-segnamenti di Gandalf. Bilbo passa da una mera imita-zione del linguaggio altrui ad una volontaria produzionenel descrivere ciò che lo circonda. il suo modo di espri-mersi all’inizio del racconto è pieno di ripetizioni, le frasiche usa sono semplici e per lo più brevi e simili l’un l’al-tra. in lui non c’è, per il momento, lo stimolo a miglioraree ad ampliare il suo registro linguistico.Grazie a Gandalf impara ad usare le parole personaliz-zando la sua capacità linguistica e dando il giusto peso allefrasi che utilizza, rivitalizzandone la funzione comunica-tiva e connotativa. da un idioma poco strutturato arrivacosì alla formulazione di periodi molto più complessi e,aiutato dalla sua fantasia, ad avere un linguaggio in cui siriflette la sua maturazione. Le sue memorie, che egli ini-zierà a scrivere alla fine di questa sua avventura, sarannola base, il punto di partenza, per la continuazione della sto-ria dell’anello in The Lord of the Rings. La ricerca e lascoperta di questa abilità linguistica riflette, sotto un certopunto di vista, la ricerca filologica e letteraria di tolkienstesso che scaturisce in una forma narrativa nuova ed ori-ginale utilizzata con successo nella trilogia.all’inizio Bilbo non è una persona molto tollerante ma,in occasione dell’incontro con Gollum, inizia a sentiredentro di sé nuove sensazioni e sentimenti come la pietàe la comprensione:

A sudden understanding, a pity mixed with horror, welled up inBilbo’s heart: a glimpse of endless unmarked days without lightor hope of betterment, hard stone, cold fish, sneaking and whis-pering. All these thoughts passed in a flash of a second. Hetrembled. And then quite suddenly in another flash, as if liftedby a new strength and resolve, he leaped36.

Quando lo hobbit torna alla Montagna, dopo aver conse-gnato l’archipietra agli uomini del Lago, incontra Gan-dalf che si dirige verso di lui e gli dice: «Well done! MrBaggins! […] There is always more about you than any-one expects!»37. così facendo, lo stregone infonde in luifiducia e lo fa sentire fiero delle sue azioni e felice nel-

35. h. carpenter, La vita di J.R.R. Tolkien, Lindau 2002, p. 31.36. J.r.r. tolkien The Hobbit, cit., v, p. 83.37. Ibi, Xvi, p. 252.

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l’apprendere che ciò che sta facendo è qualcosa di specialee di buono per gli altri. Gandalf sa in anticipo ciò che ac-cadrà ma questa sua onniscienza non è mai presentataesplicitamente. egli è cosciente dei pericoli che Bilbodeve affrontare ma non fa niente per impedire che egli liaffronti; nei momenti più difficili spesso scompare, nonc’è, per ricomparire solamente più tardi e permettergli dirisolvere la questione da solo. nelle situazioni più perico-lose e, per lo più, iniziali, non manca comunque di aiutarlofacendo ricorso alla sua magia bianca. Bilbo non gli chiedequasi mai delle spiegazioni per quanto riguarda le paroleche gli dice, i consigli che gli dà ed i riferimenti che fa suciò che sta per accadere, si fida di lui pur essendo moltocurioso. Gandalf lascia agire Bilbo da solo nei momenticruciali della sua formazione che sono segnati dai tre dia-loghi principali che lo hobbit affronta: escludendo il primocon Gandalf, segue l’incontro con Gollum ed il dialogocon il drago. attraverso queste prove, lo hobbit crescesotto vari aspetti della sua persona: nello spirito, conl’uscita dai bui cunicoli sotterranei di smaug alla luce e aicompagni, e a livello personale arrivando ad una matura-zione che all’inizio della sua avventura non avrebbe ne-anche immaginato. Bilbo acquista fiducia in sé e negli al-tri superando difficili tentazioni come, ad esempio, quelladel drago, che vuole indurlo a non fidarsi dei suoi com-pagni nani ammaliandolo con le sue parole magiche.Gli hobbit rimasti nella contea non capiscono il cam-biamento di Bilbo al suo ritorno fra di loro perché hannouna capacità intellettiva ed immaginativa limitata dovutaal luogo ristretto in cui vivono che rappresenta una mi-nima parte della realtà e del mondo. Questi non concepi-scono un modo di essere diverso dal loro e per questo loisolano rimanendo chiusi nella loro ignoranza. Bilbo, perquesto motivo, passa tutto il tempo per lo più in casa ascrivere poesie e le sue memorie. Quest’arte dello scriverelo contraddistingue dagli altri perché non solo ora saesprimersi diversamente da loro, ma soprattutto perché haqualcosa di interessante da raccontare che lo riguardamolto da vicino. ora è, e si sente, protagonista della suastoria, della sua vita ed esalta la sua unicità senza deca-dere nel narcisismo.

9. … e la sua crescita “evolutiva”La maturazione di Bilbo assume diversi significati e coin-volge più aspetti del suo carattere. Le varie fasi, o tappe,della crescita di Bilbo si possono rapportare e confrontarecon le fasi del percorso naturale di crescita evolutiva delbambino e si possono notare, in questo modo, somi-glianze e differenze delle due manifestazioni di crescitae maturazione. il bambino crescendo, supera le sue pauree amplia la sua visione ristretta del mondo, dovuta alla co-

noscenza limitata della realtà che lo circonda. La sua cre-scita evolutiva, dal punto di vista del suo relazionarsicon la realtà circostante, si può suddividere in tre momentifondamentali: nella prima fase, il bambino percepiscesolo la sua realtà soggettiva e strettamente personale e sipone al centro di tutto in un atteggiamento di egocentri-smo ed egoismo dando importanza esclusivamente a sestesso. Pur ricevendo stimoli dalla madre, prima personacon cui viene a contatto, la sua risposta è meccanica per-ché egli è preso totalmente dal suo corpo e dalle esi-genze che quest’ultimo gli trasmette. in un secondo mo-mento, egli inizia ad accorgersi degli oggetti intorno a luied instaura una relazione con essi pur sempre con loscopo di soddisfare i suoi desideri primari. nella terza faseil bambino comincia ad instaurare rapporti con le persone,non pone più al centro se stesso ma allarga la sua perce-zione visiva e sentimentale che ora include anche gli al-tri in un gesto che esprime la voglia di aprirsi al mondoe di provare sensazioni nuove e gratificanti. Bilbo, in uncerto senso, segue questi tre stadi di trasformazione. nellafase iniziale di egocentrismo, lo hobbit è a casa sua,nella contea, dotato di una ristretta apertura mentale,non gli interessa affrontare nuove situazioni o avere delle“avventure” poiché è concentrato interamente su se stessoe sulla sua vita di routine. uscendo dalla sua casa e,quindi, dall’esclusiva attenzione su se stesso, per seguirela compagnia nel suo viaggio, inizia la seconda fase in cuiBilbo si inizia alla conoscenza del mondo in uno scambioosmotico di sensazioni che gli permetterà di entrare in re-lazione con cose prima sconosciute e di esprimere, attra-verso il contatto e l’uso che fa degli oggetti che trova sulcammino, lati del suo carattere e doti a lui prima nasco-ste. Bilbo trova, ad esempio, una spada (tale per lui ma inrealtà è un pugnale che apparteneva ai Trolls) e la utilizzaper uccidere i ragni; si rende così utile, anzi, indispen-sabile per la risoluzione di questo pericolo dimostrandomolto coraggio. con l’anello, invece, lo hobbit ha un rap-porto unico e particolare: questo oggetto è un complice,uno strumento indispensabile per lui e per la salvezza deisuoi compagni. ogni cosa, però (come accade anche perun bambino che si espone per la prima alla realtà), deveessere usata nel modo giusto altrimenti rischia di diven-tare pericolosa o nociva per lui e per gli altri. tramite unagiusta conoscenza delle cose e dello scopo a cui servono,bisogna utilizzarle nella giusta misura, senza esagerare,con cautela e coscienza, per ottenere risultati soddisfacentie positivi. Bilbo impara ad usare l’anello nella giusta mi-sura anche perché vede gli effetti devastanti del suo fa-scino in Gollum. La sua maturazione arriva a buon puntoquando egli riesce ad avere un giusto rapporto con le cosecon cui viene a contatto, dimostrando di saper utilizzare

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gli oggetti per i suoi scopi senza esagerare né sottovalu-tare il loro potere. così Bilbo giunge alla terza fase, in cuientra in contatto con le persone che lo circondano, siapre agli altri e nello stesso tempo si arricchisce spiri-tualmente stringendo rapporti umani sinceri come ac-cade con Gandalf, con i nani e con gli elfi, che tornanoa trovarlo anche quando la sua avventura è finita. La so-litudine e la riservatezza di questo hobbit all’inizio delracconto si trasformano, al suo termine, in altruismo ecompagnia, amicizia e serenità. Bilbo, come un bam-bino, esce dalla prigione di se stesso ed impara ad amareciò che ha intorno, con l’unica differenza che nel bambinoquesto processo è naturale ed in Bilbo è indotto dall’in-sistenza e dall’intervento esterno di Gandalf che lo co-stringe a partire. La formazione della personalità umanaavviene, quindi, come conseguenza dall’azione congiuntadi forze endogene ed influenze ambientali in cui le primeesperienze, anche inconsce, hanno valore determinanteper perseguire la maturità. all’inizio del suo cammino,Bilbo non ha conoscenza di sé e del proprio corpo, quindinon può imporre se stesso, poiché la sua personalità nonè formata. Bilbo fa molta fatica a superare questa fase diattaccamento al suo mondo per la paura dell’esterno e ri-corda in continuazione e con nostalgia la sua casa, sim-bolo di sicurezza, sentendosi inadeguato alle situazioni eall’ambiente in cui si trova. superate gradualmente que-ste paure, riesce a stabilire rapporti adeguati e ad affron-tare situazioni ritenute precedentemente insormontabili oaddirittura impensabili. La cosa importante è che, ad uncerto punto, Bilbo sviluppa l’iniziativa imparando a so-pravvivere e diventando sempre più autonomo nelle pro-prie scelte che a volte hanno delle conseguenze non solosu di lui ma su tutti, per il suo ruolo di guida e di capo.Bilbo riesce a dominare la sua parte più istintiva e con-servatrice attraverso la razionalità e l’impegno fisico edintellettuale. egli deve attraversare delle fasi e deve sco-prire da solo come far interagire con equilibrio i variaspetti dei suoi tumulti interni. egli cede spesso ai suoiistinti primari esponendosi ai pericoli dell’avidità orale edella dipendenza. ha spesso fame e sonno e per questo sicaccia più volte in guai seri, come, ad esempio, con iTrolls o inseguendo l’odore di cucinato nel Bosco; inquesto modo mette in serio pericolo se stesso e gli altri.Per controllare questi istinti, deve crescere e sviluppare laparte di sé, ancora nascosta, che gli permetterà di affron-tare con equilibrio e discernimento le situazioni difficili.

Per sopravvivere, essi devono sviluppare l’iniziativa e rendersiconto che l’unica risorsa consiste nella progettazione intelli-gente e nell’azione. Invece di farsi subordinare dalle passionidell’Es devono agire in accordo con l’Io (la razionalità).[…]Soltanto quando i pericoli insiti nel rimaner fissati all’oralità

primaria con le sue propensioni distruttive sono riconosciuti, siapre la strada a uno stadio superiore di sviluppo38.

elemento importante che condiziona Bilbo e che infondein lui la stima di se stesso, è la fiducia che gli altri ripon-gono in lui. all’inizio nessuno crede nelle sue capacitàtranne Gandalf; uno dei nani, Gloin, rivolgendosi agli al-tri dice di lui:

Will he do, do you think? It is all very well for Gandalf to talkabout this hobbit being fierce, but one shriek like that in a mo-ment of excitement would be enough to wake up the dragon andall his relatives, and kill the lot of us. I think it sounded morelike frigth than excitement! In fact, if it had not been for the signon the door, I should have been sure we had come to the wronghouse. As soon as I clapped eyes on the little fellow bobbingand puffing on the mat, I had my doubts. He looks more like agrocer than a burglar!39.

come accade spesso nelle fiabe, i più deboli, che sonoquasi sempre i protagonisti, per affrontare le prove hannobisogno di sapere che qualcuno nutre delle speranze nelsuo agire e che ha fiducia in lui. anche se Bilbo nota deimiglioramenti nel corso della storia, per quanto riguardala sua crescita personale, è solo con l’aumentare dellastima che i suoi compagni hanno verso di lui che si senteveramente motivato ad agire con tempestività e saggezzae che riesce a passare ad una fase superiore di matura-zione. L’allontanamento da casa è una necessità per di-ventare se stessi e per raggiungere la propria realizzazionepersonale. L’ottimismo presente in questo racconto (moltosimile per atmosfera e struttura al mondo narrativo dellefiabe), che induce ad un finale positivo e fa dei buoni ivincitori (eucatastrofe) non lo ritroviamo, però, in TheLord of the Rings, molto più complesso e colorato di unprofondo pessimismo che, anche nella vittoria momenta-nea dei buoni, presagisce una disfatta finale e totale daparte delle forze del Male. La crescita totale di Bilbo se-gue dei criteri e tende al raggiungimento di precisi scopiche richiamano i criteri necessari che sono adottati perun’equilibrata crescita infantile:

L’amore maturo (cioè non condizionato) e l’attitudine al pen-siero critico (cioè, razionale) sembrano i criteri fondamentaliper la formazione di un bambino equilibrato e sicuro. affrontareil futuro comporta, per tempo, la formazione di una capacità diagire, di sentire e di porsi in relazione con gli altri40.

38. B. Bettelheim, Il mondo incantato, Feltrinelli, Milano 1977 p. 158.39. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., i, p. 18.40. c. volpi, Paideia `80. L’educabilita umana nell’era del post-moderno, (ii ed.riv. ed accresciuta), tecnodid, napoli 1988, p. 190 in c. volpi, Atlante del bam-bino, seam, roma 1998, p. 8.

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Bilbo arriva ad ottenere queste due doti con i suoi sforzi.La presa di posizione della sua parte razionale sugli istinti,sulle abitudini e sulle manie di grandezza portano alla for-mazione di un obiettivo pensiero critico, su di sé, sulla suaavventura e sugli altri; la solidarietà verso i compagni el’amicizia che lo lega a Gandalf, sono, invece, sintomi diun amore consapevole e maturo. solo con la crescita per-sonale e grazie ad uno spirito critico Bilbo può affrontaregli altri ed il mondo con un diverso stato d’animo e, at-traverso la solidarietà con il prossimo, liberare la suacreatività, scopo principale della vita dell’uomo. nel con-testo storico in cui vive tolkien, questa nobile capacità ri-schia di perdere la singolarità e l’individualità che la ca-ratterizzano e di essere sopraffatta da un processo dimassificazione. Questa tendenza all’omologazione dellesingole personalità degli individui imprigiona l’uomo li-mitandone le capacità proprie del suo essere unico, irri-petibile e dotato della forza del pensiero.

spiega, con parole tue, il significato dei seguenti terminio espressioni: omologazione, discernimento, egocentri-smo, scambio osmotico di sensazioni, impeccabile, fasedi transizione.riassumi il contenuto del testo in circa 1000 battute.

10. La memoria: una metafora della maturazione La parte finale di The Hobbit, dedicata al ritorno a casa diBilbo, pone in evidenza, rendendolo esplicito, un ele-mento importante che, in realtà, accompagna Bilbo sindall’inizio del suo viaggio: la memoria. Bilbo si ritrovasolo nella sua casa e si dedica interamente alla stesura deisuoi ricordi iniziando così un libro personale di memoriee di descrizioni riguardanti la sua avventura di vita. il tema della memoria ci viene presentato, comunque, an-che se non come elemento principale, già dall’inizio delracconto, in occasione della descrizione di Bilbo e dellasua parentela. il narratore ci dà delle informazioni sulla fa-miglia di Bilbo, sia per quanto riguarda il padre ed i suoiantenati, sia per ciò che riguarda la parte materna e de-scrive sinteticamente, ma in modo molto incisivo, le loroabitudini e la loro vita. È interessante notare che Bilboscopre di avere delle caratteristiche simili al suo lato pa-rentale took, per quanto riguarda il loro rapporto con lesituazioni avventurose e la loro indole vivace e curiosa,solo dopo che Gandalf ed i nani entrano con prepotenzanella sua vita. Prima di questo evento egli pensava di nonaver ereditato nulla da questa parte parentale e, infatti, laparte Baggins era l’unica che egli ritrovava essere consonaal suo stile di vita ed alle sue abitudini. i ricordi e i rac-conti dei suoi antenati e dei suoi parenti più vicini fanno

parte di lui e del suo carattere ed egli lo scoprirà solo nelcorso del suo viaggio e ne prenderà atto totalmente soloalla fine del suo percorso iniziatico. Bilbo si comporta avolte secondo atteggiamenti propri della parte Baggins e,altre volte, seguendo gli istinti della sua parte took. Que-sto alternarsi di caratteristiche lo accompagna per tutto ilcammino e, alla fine, nella sua casa, egli sarà un uomo di-verso, capace di scrivere un lungo racconto su di sé chesarà il supporto ed assumerà caratteristiche fondamentaliper il futuro viaggio di Frodo nella trilogia e per il con-seguimento della sua missione.tolkien stesso, per la creazione del suo Mondo seconda-rio, utilizza i ricordi dell’antichità e dà un’importanzafondamentale alla memoria che costituisce la base, il fon-damento sul quale egli costruisce la sua realtà alternativa.egli attribuisce un valore particolare alla rivalutazione e alrecupero della memoria e delle origini e lo riversa in tuttala sua opera, nella crescita e nella caratterizzazione dei per-sonaggi, nell’ambiente e da un’opera all’altra, collegandofortemente i suoi scritti in una catena di riferimenti comuni.

Comprensione1. che cosa rappresentano per Bilbo i ricordi e i racconti

dei suoi antenati?2. anche per tolkien la memoria è importante? da cosa

lo si capisce?

10.1 La memoria come riflessione sul séLa memoria è un elemento costante che segue ed ac-compagna la crescita di Bilbo. all’inizio del suo viaggiovengono date flebili notizie sul passato dello hobbit edegli stesso non dà molta importanza al ruolo che questi ri-cordi possono avere nella sua vita. durante il suo percorsodi maturazione, invece, la memoria assume un ruolo fon-damentale che lo aiuta a superare momenti difficili e fasidi transizione problematiche verso la sua “evoluzione”personale. alla fine, egli capirà che una persona non è soloquello che è e che fa nel presente e che la sua vera essenzasi costruisce gradualmente nel corso della sua vita e dellavita di chi è venuto prima di lui, dei suoi parenti che, ol-tre a lasciare un patrimonio genetico nei successori, la-sciano loro un ricchissimo e diversificato patrimonio di at-titudini, emozioni, propensioni e caratteristiche particolariche Bilbo riscopre far parte di se stesso. il presente seguedirettive precise dal passato e, contemporaneamente, in-fluenza e contribuisce alla costruzione del futuro. Bilbo,in un certo senso, riflette veramente e consapevolmentesulla memoria fin dall’inizio, nel momento in cui senteche una parte di lui anela all’avventura, sentimento ere-ditato dalla madre e dai suoi predecessori. La curiositàprovoca in lui nuove sensazioni ed egli si sente come se

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si fosse improvvisamente svegliato da un lungo sonno oda un incosciente letargo. Le emozioni che lo hobbitprova per la prima volta nella sua casa con i nani e Gan-dalf costruiscono un ponte fra lui e la realtà che egli af-fronta e che dovrà affrontare e lo aiutano ad acquisire len-tamente una maggiore conoscenza di sé e del mondo.Bilbo si rende conto di essere cambiato e, seguendo il suocammino, prende atto della sua nuova identità, più com-pleta ed originale di quanto egli avrebbe mai potuto im-maginare. La memoria, quindi, è una spinta all’azione einduce Bilbo ad affrontare la situazione con timore ma an-che con sentimenti di curiosità e di un coraggio, dote chesarà sempre più evidente e preponderante durante il suocammino verso la Montagna solitaria e, successivamente,al suo interno. il nano thorin, ogni volta che si presentaa qualcuno (in casa di Bilbo, poi con gli orchi e, succes-sivamente, con gli uomini del Lago) non si limita a fareil suo nome ma si definisce il discendente di thror e dithrain risalendo addirittura al nonno. Questa attitudine aspecificare i legami parentali contribuisce alla caratteriz-zazione di se stesso poiché, narrando le avventure del suoantenato, egli costruisce anche un’immagine di sé. La me-moria, in questo modo, prepara con anticipo il lettore cre-ando delle aspettative su alcune caratteristiche che con-traddistingueranno, in seguito, i personaggi appenapresentati. anche in questo caso, la memoria spinge tho-rin all’azione: egli, nel tentativo di riprendere il tesoro, ap-partenuto ai suoi antenati sterminati dal drago, e di ucci-dere questo mostro per chiudere definitivamente il cerchioaperto tanto tempo fa, agisce di conseguenza a questieventi passati. La memoria del passato influisce sul rac-conto essendo la motivazione principale che spinge i per-sonaggi ad agire per il ristabilimento di un ordine perduto.Questo elemento collega il “prima” con il “dopo” ed unasituazione all’altra in un rapporto di consequenzialità chesegue un percorso lineare come il disegno schematico diun albero genealogico. al termine del racconto, il vecchiosi ricongiunge con il nuovo, il passato entra nel presentedeterminando una svolta della situazione al culmine dellasua difficoltà. il nano durin ritorna a combattere ac-canto al cugino thorin, nella Battaglia dei cinque eser-citi contro le forze del Male, ristabilendo il suo ruolo dire sotto la Montagna. La parte tookica di Bilbo, al suoritorno nella contea, cede il posto alla sua parte Baggins,essendo cresciuto in ricchezza e saggezza, doti caratteri-stiche di questa parte parentale. sulle vette della Monta-gna solitaria, che lo hobbit ora vede da lontano, la nevesi discioglie al sole e allo stesso modo

«[…] comes snow after fire, and even dragons have their end-ing! said Bilbo, and he turned his back on his adventure. The

Tookish part was getting very tired, and the Baggins was dailygetting stronger»41.

La memoria, con il suo influsso sul presente, è funzionaleall’azione e riemerge nel momento in cui Bilbo ne ha piùbisogno. nel suo viaggio di ritorno la sua parte tookicanon è più preponderante perché non lo deve più spingereall’azione; ora egli ha bisogno della parte Baggins perconcludere e ristabilire la situazione iniziale. al ritornoalla sua vita nella contea egli conosce se stesso e sa chedeve comportarsi secondo la sua parte Baggins per poterristabilire un contatto, seppur minimo, con l’ambienteche aveva lasciato. Lo hobbit è pronto a scrivere il suo li-bro, quel libro rosso così importante per Frodo e per lacompagnia dell’anello che assume un ruolo fondamen-tale per la risoluzione della storia dell’anello magico.Frodo lo maneggia e lo interpreta anche grazie al rapportodiretto ed al dialogo che egli instaura con Bilbo che, inquesta storia, è ormai molto vecchio. Frodo rappresentail seguito di Bilbo, la sua discendenza, riconfermando an-cora una volta l’indispensabile ruolo della memoria edelle radici come spinta all’azione. Bilbo scopre, im-provvisamente, qualcosa di nuovo su di sé e sulla sua per-sonalità. in genere, un individuo ripiega le sue attenzionial proprio passato solamente quando deve trovare dellespiegazioni o ricorrenze particolari, per trovare una giu-stificazione a qualcosa di nuovo o di sconosciuto che loriguarda da vicino che gli è accaduto o che ha scoperto.Bilbo fa una riflessione sulle attitudini della sua famigliae dei suoi antenati, della madre e del padre, quando sco-pre di provare delle emozioni nuove che lo spingono perla prima volta in una diversa direzione. il riemergere di ri-cordi particolari avviene sempre in concomitanza di av-venimenti in occasione dei quali si risvegliano lati na-scosti e caratteristiche indispensabili per la risoluzione diquelle situazioni. Questo discorso vale per tutti i perso-naggi del racconto, specialmente per i nani e per thorin,per il quale la memoria assume un’importanza fonda-mentale per una profonda riflessione su se stesso e su tuttoil suo popolo. Questo elemento è determinante poiché in-dispensabile mezzo con cui thorin aiuta i nani e Bilbo aduscire dai cunicoli sotterranei della Montagna solitaria, ri-cordandosi della disposizione di quelle sale sotterraneeora regno di smaug, ma un tempo loro dimora. thorin èl’unico che si ricorda quei passaggi:

You speak the truth! Answered Thorin, recovering his wits. Letus go! I will guide you. Not in a thousand years should I forgetthe ways of this palace. […] Though all the old adornments

41. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., Xviii, p. 271.

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were long mouldered or destroyed, and though all was befouledand blasted with the comings and goings of the monster, Thorinknew every passage and every turn42.

il passato riemerge, quindi, nel momento in cui c’è biso-gno di aiuto e risulta essere indispensabile per la risolu-zione della situazione in cui riappare e, oltretutto, ognipersonaggio assume un ruolo preciso nella storia anche inbase al “carico” di memoria che possiede, potenzialmente(spesso effettivamente) utile in un preciso momento delviaggio. in alcune situazioni, il riferimento al passato edil ruolo fondamentale della memoria hanno il potere dicambiare il corso degli avvenimenti. Questo avviene, adesempio, quando Bilbo vede un tordo su una roccia vicinoalla Montagna solitaria; egli, inizialmente, è infastiditodalla sua presenza. Ma thorin interviene e gli spiega che

The thrushes are good and friendly – this is a very old bird in-deed, and is maybe the last left of the ancient breed that used tolive about here, tame to the hands of my father and granfather.They were a long-lived and magical race, and this might evenbe one of those that were alive then, acouple of hundreds ofyears or more ago. The Men of Dale used to have the trick ofunderstanding their language, and used them for messengersto fly to the Men of the Lake and elsewhere43.

Quell’uccello, successivamente, si comporterà propriocome i suoi antenati e aiuterà Bilbo ed i suoi compagni adaffrontare e a superare la difficoltà del drago e della Bat-taglia dei cinque eserciti, avvisando tempestivamenteBard l’arciere del punto debole del drago e durin del-l’urgenza della sua presenza per combattere nella Batta-glia in aiuto dei nani.

Comprensione1. in base a quanto sopra possiamo dire che la persona è

solo ciò che si manifesta nel momento presente? Mo-tiva la tua risposta.

2. in che senso possiamo affermare che la memoria è, permolti personaggi del racconto, spinta all’azione?

3. Quando, nel racconto, riemergono ricordi particolari neipersonaggi?

10.2 La memoria come riappropriazioneil legame che i personaggi hanno con il loro passato è in-dispensabile per mantenere la loro identità nel presente.Quando la compagnia arriva a Pontelagolungo, thorinviene identificato dagli uomini del Lago grazie ai ri-cordi che questa gente ha dei suoi antenati. Gli uominiparlano di profezie su thorin ed il ristabilimento del re-gno distrutto da drago che si riferiscono all’arrivo di undiscendente di thror incaricato di riportare la serenità edi uccidere il mostro. thorin, quindi, si riappropria di

qualcosa che è sempre stato suo ma che egli ancora nonsapeva di avere. Le leggende tramandate oralmente (an-che le profezie) servono per mantenere il patrimonio cul-turale, secondo una concezione ciclica della storia co-struita sulla ripetizione di situazioni caratteristiche. Laprofezia della sibilla nell’Edda, ad esempio, passa dallavisione del passato in cui «rievoca […] ciò che riemergedall’abisso della sua memoria»44 ad una visione del futuronella quale

vede arrivare un tempo di asce, tempo di spade, tempo di venti,tempo di lupi in cui il mondo crollerà: un gallo dalla cresta d’ororisveglierà gli eroi, un altro color ruggine i morti e un alltro an-cora i giganti: è il crepuscolo degli dei (Ragnarök)45.

il passaggio dal passato al futuro tramite il nesso della me-moria indica il profondo legame presente fra questi dueaspetti del tempo, che passa e che cambia, una linea con-tinua che affonda le sue radici nel passato. rievocando ilpassato come ricordo di una antica saggezza il personag-gio si arricchisce di qualcosa che è insito in lui ma che eglinon è cosciente di avere. Questo accade sia a Bilbo che athorin i quali, nel ricordare le imprese dei propri avi, sisentono diversi e si appropriano di caratteristiche ed ele-menti derivanti da un rapporto di sangue stretto e miste-rioso. il passato rappresentato (per esempio) dalla descri-zione dei parenti di Bilbo è da rispettare ed ammirarepoiché rappresenta la saggezza, qualcosa che lo hobbitdeve recuperare per affrontare in modo migliore la cicli-cità della vita e per costruire anche aspettative per il futuro.tolkien stesso sviluppa questo legame con il passato scri-vendo di un tempo traslato, riprendendo alcune caratteri-stiche proprie del Medioevo e ripropone l’eroismo diquegli uomini e le loro preoccupazioni per il futuro, sen-tendo in essi qualcosa di permanente e di simbolico.nello scomparire di una civiltà, come accade in The Hob-bit e nella trilogia per il popolo degli elfi alla fine dellaterza era, i protagonisti si sentono incaricati di un com-pito particolare che li spinge ad agire verso una riappro-priazione delle loro origini verso un futuro di felicità. intutto il racconto è presente un’atmosfera di nostalgia peril passato che è stato fatalmente ed inevitabilmente in-ghiottito dalla notte dei tempi. Quando Bilbo attraversa ilFiume Fluente sulle botti in cui sono nascosti i nani (inseguito alla fuga dagli elfi silvani), il paesaggio che eglivede non è più quello di una volta:

42. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., Xiii, p. 223.43. Ibi, p. 24044. e. Lodigiani, Invito alla lettura di Tolkien, cit., p. 148.45. Ibi, p. 149.

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Those lands had changed much since the days when dwarvesdwelt in the Mountain, days which most people now remem-bered only as a very shadowy tradition. […] Great floods andrains had swollen the waters that flowed east; and there hadbeen an earthquake or two (which some were inclined to at-tribute to the dragon (alluding to him chiefly with a curse andan ominous nod in the direction of the Mountain). The marshesand bogs had spread wider and wider on either side. Paths hadvanished, and many a rider and wanderer too, if they had triedto find the lost ways across. The elf-road through the woodwhich the dwarves had followed on the advice of Beorn nowcame to a doubtful and little used end at the eastern edge of theforest; only the river offered any longer a safe way from theskirts of Mirkwood in the North to the mountain-shadowedplains beyond […]46.

il sentimento della caducità del presente porta ad un ri-piegamento sul passato e, contemporaneamente, alla ten-sione verso l’imminente futuro. solo attraverso la fu-sione delle memorie di Bilbo e della sua spinta all’azioneegli riuscirà a sconfiggere il mostro e a ricominciare unanuova vita ripercorrendo situazioni che lo portano a ma-turare e ad avere atteggiamenti simili ai suoi predecessori.La memoria è quindi riappropriazione di elementi carat-teristici e fondamentali di eventi e di situazioni passate.Bilbo e thorin, in particolare, seguono un “percorso di re-cupero” mirato al raggiungimento di due scopi diversi:questi due personaggi tendono, cioè, al recupero di un te-soro un tempo appartenuto a lontani avi, quindi materiale,e, allo stesso tempo, al recupero di una ricchezza astratta,metaforica, che accresce lo spirito e la persona. Bilbo ri-ceve la spinta a partire dalla memoria di qualcosa che eglisente, per la prima volta, essere parte di lui. i Baggins, laparte paterna dello hobbit, erano “gente rispettabile” per-ché non erano mai partiti per avventure e perché eranomolto ricchi. Bilbo, all’inizio del racconto, non è carat-terizzato da una grande ricchezza e passa le sue giornatenella sua casa a fumare la pipa. il suo stile di vita è moltosemplice e non è pretenzioso né sfarzoso. essendo il fi-glio di Bungo Baggins dovrebbe avere ereditato qualcosadella ricchezza del padre ma il narratore non ne fa riferi-mento neanche attraverso la descrizione delle sue abitu-dini di vita. il cammino verso la Montagna solitaria portalo hobbit a riappropriarsi di una ricchezza materiale, deltesoro, che lo avvicina ai suoi antenati rendendolo più si-mile a loro. alla fine egli ottiene parte di questa ric-chezza, tra cui la cotta dei nani e l’anello magico. trannequest’ultimo oggetto, egli espone fiero il “bottino” recu-perato nella sua casa. thorin rappresenta in modo ancorapiù evidente questo tipo di riconquista. Questo nanovuole rivendicare il tesoro di suo padre, precedentementeappartenuto a suo nonno. al termine egli riesce ad ap-propriarsene ma muore nella Battaglia dei cinque eser-

citi. Prima di questo, per un momento, egli è il re dellaMontagna e si sente il padrone assoluto di tutte quelle ric-chezze che lo portano, però, a svelare i difetti del suo ca-rattere. Questa riappropriazione avviene attraverso unoggetto: la mappa di thror. Grazie a questa antica mappadel nonno di thorin, i nani e Bilbo riescono ad arrivarea destinazione. il passato è, quindi, un aiuto indispensa-bile e una guida per colmare il vuoto dell’inesperienza delpresente, è il punto di partenza ma è anche l’arrivo.L’anello di Bilbo, per esempio, lo conduce fino al terminedella sua avventura ma è anche il punto di partenza peruna vita diversa e necessario per il proseguimento dellasua storia in The Lord of the Rings. Qui, il libro di me-morie che Bilbo è intento a scrivere al termine di TheHobbit, assume lo stesso ruolo che la mappa di thror rap-presenta per i nani nel racconto precedente, poiché è labase sulla quale Frodo ed i suoi compagni studiano unpiano ed un percorso da seguire per il loro cammino. Lamemoria può essere considerata, insieme alla longevità,anche una scappatoia alla morte e, il suo recupero, na-sconde un desiderio di immortalità.nel recupero del passato attraverso la memoria è semprepresente questo senso di caducità. Bilbo scrive le suememorie nella speranza di poterle tramandare a qual-cuno, impegnandosi in questo compito in modo ossessivo,fino alla fine dei suoi giorni. Questo suo atteggiamentorappresenta il bisogno universale di aggrapparsi a qual-cosa che ci può essere di aiuto per affrontare in modo mi-gliore la vita nel presente caotico e che ci permette, in uncerto senso, di vivere in eterno. La memoria ha il poteredi arricchire dal punto di vista spirituale, perché ci rendeconsapevoli di ciò che è stato e parti inscindibili di un pa-trimonio precedente che è nostro. Questo è uno dei mo-tivi per cui Bilbo (e gli hobbit in generale) ama compi-lare alberi genealogici per ritrovare qualcosa che locolleghi a qualche antenato. c’è, quindi, la voglia di im-parare e di riappropriarsi di qualcosa che è stato perdutoper negligenza o per “oblio” che porta alla distrazione eche allontana dai veri valori della vita. attraverso il lin-guaggio del mito e della favola tolkien ci ricorda l’esi-stenza di cose belle e preziose, di un bene da perseguire,di sentimenti grandi e nobili, di un senso ultimo dellecose.

Comprensione1. in che senso si afferma che thorin si riappropria di

qualcosa che è sempre stato suo, ma che egli ancoranon sapeva di avere?

46. J.r.r. tolkien, The Hobbit, cit., X, pp. 176-177.

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2. cosa indica il passaggio dal passato al futuro tramite ilnesso della memoria?

3. in che senso Bilbo e thorin seguono un “percorso di re-cupero”.

Il compito unitario in situazione per l’osservazione ela valutazione delle competenze47

studente_____________________________________classe ___________________data___________

Setting: aula multimediale, ogni studente ha a disposi-zione un computer con il programma word di videoscrit-tura e con il programma di Power Point.

Tempo a disposizione: 4 ore suddivise in 2 momenti di2 ore ciascuno più 10 minuti per la presentazione del Po-wer Point.

COMPITOMetaforicamente si dice che le buone letture nutrono lanostra mente e il nostro cuore proprio come il buon cibonutre il nostro corpo.Realizza un prodotto letterario scritto: una narrazione, untesto informativo-espositivo o un altro tipo di testo – main questo caso devi esplicitarlo – corredato di una ver-sione “sintetica” in Power Point, che presenterai allaclasse in un secondo momento, nel quale dimostri comee perché, secondo il tuo punto di vista, il racconto diJ.R.R. Tolkien «Lo Hobbit» può “nutrire” la mente e ilcuore di un ragazzo della tua età.Il tuo lavoro sarà esposto in occasione dell’organizza-zione di una serata culturale aperta a tutti nella quale ver-ranno presentate alcune opere di Tolkien tra cui «LoHobbit» .

VALUTAZIONE DELLA PROVAil tuo elaborato sarà valutato con l’attribuzione di un li-vello di competenza.Elemento fondamentale per l’accertamento del livellosarà la tua capacità di autonomia e responsabilità discelta. Ciò significa che se chiederai l’intervento del-l’insegnante, non sarà possibile riconoscerti il livelloalto di competenza. Se chiederai una volta l’interventodell’insegnante rientrerai nel livello intermedio, due voltenel livello di base. Se chiederai più di due volte, purtropponon avrai manifestato sufficiente autonomia nell’esecu-zione del compito.italiano: competenze implicate48

a. Padroneggiare pienamente la lingua italiana e in parti-colare: dominare la scrittura in tutti i suoi aspetti, daquelli elementari (ortografia e morfologia) a quelli piùavanzati (sintassi complessa, precisione e ricchezzadel lessico, anche letterario e specialistico), modu-lando tali competenze a seconda dei diversi contesti escopi comunicativi;

b. saper leggere e comprendere testi complessi di diversanatura, cogliendo le implicazioni e le sfumature di si-gnificato proprie di ciascuno di essi, in rapporto con latipologia e il relativo contesto storico e culturale; o cu-rare l’esposizione orale e saperla adeguare ai diversicontesti.

47. compito unitario in situazione somministrato al termine dell’anno scolasticoagli studenti della prima liceo per l’osservazione e la valutazione delle compe-tenze linguistiche maturate.48. Le competenze indicate sono quelle del «Profilo educativo culturale e pro-fessionale dei Licei» allegato a al regolamento recante “revisione dell’assettoordinamentale, organizzativo e didattico dei liceiai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, con-vertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”.

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Indicatori di competenza:

Livello di competenza osservato□ Base □ Medio □ avanzato □ inadeGuato

Ornella GelmiIsiss Valleseriana (Bergamo)

BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

[email protected]

Base Medio Avanzato Inadeguato

1. dimostrare di avercompreso la consegnarealizzando un prodottocoerente con quantorichiesto.

2. dimostrare di avercompresocorrettamente, almenonelle sue lineeessenziali, il testo dianalisi del raccontoproposto che è statooggetto di lettura,analisi ed esercitazionidurante i mesi digennaio, febbraio,marzo.

3. adottare, durantel’esposizione, unregistro linguisticosemplice ma precisofrutto, oltre chedell’attività di studio,di una seppur minimapersonalerielaborazione.

4. realizzare il testo e leslides senza erroriortografici, sintattici emorfosintattici.

5. esporre in manierachiara, corretta edesaustiva i contenutiorali rispettando i tempiassegnati.

6. lavorare inautonomia rispettando itempi ed essere ingrado di dare ragionedelle scelte operate.

7. essere in grado, dopoaver realizzato ilcompito, di esplicitarele difficoltà incontrate edi individuare, anchecon l’aiuto del docente,gli aspetti migliorabili.