ANNO XXXIV - n. 37 - euro 0.50 [email protected]...

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il ponte Settimanale Cattolico dell’Irpinia [email protected] ANNO XXXIV - n. 37 - euro 0.50 Sabato 1 novembre 2008 sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 - Filiale P.T. Avellino Associato alla FISC - Iscrizione ROC n. 16599 CHIESA E. Davide a pag. 2 2 novembre la commemorazione dei defunti www.ilpontenews.it pag. 4 Il Vangelo della settimana a cura di Padre M. G. Botta L’editoriale di Mario Barbarisi S ono anni che immaginiamo una riforma della scuola, fatta bene. A cominciare dalle strutture fino ai programmi. Una riforma seria non può includere solo un particolare aspetto. Se l'occhio, secondo il Mini- stro, vuole la sua parte con i grem- biuli, non può essere certo trascurata l'esigenza di nuove strutture scolastiche. Molti edifici attuali per essere identificati come scuole han- no bisogno di targhe con lo stemma della Repubblica e la dedica ad un patriota o ad una personalità della cultura. Troppo spesso le scuo- le si trovano in strutture arrangiate e adattate. Sono cresciuto, come tanti, con il mito delle uni- versità immerse nel verde con tante attività col- laterali. Sì, avete capito che sono una vittima della troppa televisione. Quelle scuole sono solo all'estero, negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma da oltreoceano abbiamo l'abitudine di copiare solo le cose che non vanno. Ed è così che ho fre- quentato l'Università di Napoli contendendo una sedia per seguire i corsi, con le correzioni della tesi presso gli studi privati dei docenti e addirit- tura anche nei bar vicini alla facoltà. Fa bene questa generazione a scendere in piazza per chiedere di più. Si pagano troppe tasse e non si hanno in cambio servizi adeguati.Saranno loro stessi a pagare a caro prezzo questa precarietà con le difficoltà che incontreranno per inserirsi nel mondo del lavoro. Ma il prezzo lo pagherà anche la società che non avrà funzionari e diri- genti preparati nei luoghi che contano. Pensate ai disastri causati da un medico, da un ingegne- re o da altri professionisti che non hanno potu- to avere una preparazione adeguata. Dire che la scuola da noi è da terzo mondo è un offesa non meritata dalla maggioranza di docenti che svol- ge il proprio ruolo considerandolo una missione, a volte in trincea, come nei quartieri difficili. E' soprattutto ingiusto nei confronti di quei gio- vani ricercatori che, recandosi all'estero, dimo- strano il loro immenso valore e ci fanno sentire orgogliosi. Fanno molto male, invece, i giovani se si lasciano strumentalizzare dalla politica per le loro manifestazioni. E' giusto rivendicare il diritto ad una formazione adeguata, al di là del- le appartenenze. La società del domani deve sempre tendere al miglioramento delle condizio- ni di vita, l'appartenenza aiuterà i governi a scelte diverse per il conseguimento degli obiet- tivi e nient'altro. Immaginare che la ricerca ad esempio debba risentire della spinta di questa o quella politica rappresenta il segnale di un degrado culturale senza precedenti.. Una scuo- la che non funziona produce meno cervelli e quindi meno fastidi a chi manovra il potere, questo è certamente vero ma è pur vero, e la storia insegna, che in questo modo si alimenta- no i conflitti e le tensioni sociali. Speriamo che prevalga il senso di responsabilità nelle scelte e che queste ultime siano il frutto di una condivi- sione e di una compartecipazione istituzionale che partano davvero dal basso, ascoltando innanzitutto chi nella scuola ci vive e lavora: insegnanti e studenti. Se la scuola non è in gra- do di garantire il diritto alla formazione sul pia- no professionale vuol dire che è solo un area di parcheggio, un luogo dove passare il tempo mentre altrove i ragazzi si formano per occupa- re posti di lavoro. Spesso quei luoghi di forma- zione coincidono con la strada e il passo per delinquere è più breve di quello che si possa immaginare. La Corte dei Conti "spara a zero" sulla Croce Rossa L a Croce Rossa, l'ente fondato da un secolo e mezzo fa dallo svizzero Henry Dunant, nonostante l'impegno disinteressato di tante persone, sorrette solo dallo spirito di altruismo e di sacrificio, è capitato sotto la lente della Corte dei Conti fra gli enti spreconi dei car- rozzoni clientelari italiani. A. Santoli a pag. 6 Un nuovo '68? Q uarant'anni fa (sembra ieri) la scuo- la e la società furono attraversate da un torrente impetuoso di idee, speranze, utopie, ed anche illusioni, che ne stravol- sero il volto e le liturgie pietrificate (ricordate le ragazze col grembiule nero?), aprendo una falla, attraverso cui la Storia e le storie personali di tanti di noi mutarono, come i pezzettini di un mosaico volano via, appena si spalanca una finestra in una stanza chiusa ed ammuffita. A. Tino a pag. 6 Il pianista Maurizio Severino G. Moschella a pag. 14 Isochimica la fabbrica dei veleni Festa di tutti i Santi In un Paese normale l'operazione di bonifica per un’area inquinata dall'amianto comincia prima, non si aspetta tanto tempo. E di certo non si usano metodi incomprensibili come l'affissione di manifesti che per il contenuto fanno gridare all'assurdo. In un Paese normale si dovrebbero accertare, prima di tutto le responsabilità, per restituire fiducia ai cittadini traditi e per restituire un pezzo importante della città agli abitanti. di Ekbel Barak pag. 3 ATTENZIONE!!!! Sta per iniziare la bonifica del Municipio di Avellino. AVVISO: Tutti gli amministratori e i politici di Avellino sono pregati di non uscire e di non aprire le finestre fino a primavera 2009!!! a pag. 3 20 anni dopo...

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il ponteSettimanale Cattolico dell’Irpinia

[email protected] XXXIV - n. 37 - euro 0.50Sabato 1 novembre 2008

sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 - Filiale P.T. Avellino Associato alla FISC - Iscrizione ROC n. 16599

CHIESA E. Davide a pag. 2 2 novembre la commemorazione dei defunti

www.ilpontenews.it

pag. 4Il Vangelo della settimana a cura di Padre M. G. Botta

L’editoriale di Mario Barbarisi

Sono anni che immaginiamo unariforma della scuola, fatta bene.

A cominciare dalle strutture fino aiprogrammi. Una riforma seria nonpuò includere solo un particolareaspetto. Se l'occhio, secondo il Mini-stro, vuole la sua parte con i grem-

biuli, non può essere certo trascurata l'esigenzadi nuove strutture scolastiche. Molti edificiattuali per essere identificati come scuole han-no bisogno di targhe con lo stemma dellaRepubblica e la dedica ad un patriota o ad unapersonalità della cultura. Troppo spesso le scuo-le si trovano in strutture arrangiate e adattate.Sono cresciuto, come tanti, con il mito delle uni-versità immerse nel verde con tante attività col-laterali. Sì, avete capito che sono una vittimadella troppa televisione. Quelle scuole sono soloall'estero, negli Stati Uniti e in Inghilterra, mada oltreoceano abbiamo l'abitudine di copiaresolo le cose che non vanno. Ed è così che ho fre-quentato l'Università di Napoli contendendo unasedia per seguire i corsi, con le correzioni dellatesi presso gli studi privati dei docenti e addirit-tura anche nei bar vicini alla facoltà. Fa benequesta generazione a scendere in piazza perchiedere di più. Si pagano troppe tasse e non sihanno in cambio servizi adeguati.Saranno lorostessi a pagare a caro prezzo questa precarietàcon le difficoltà che incontreranno per inserirsinel mondo del lavoro. Ma il prezzo lo pagheràanche la società che non avrà funzionari e diri-genti preparati nei luoghi che contano. Pensateai disastri causati da un medico, da un ingegne-re o da altri professionisti che non hanno potu-to avere una preparazione adeguata. Dire che lascuola da noi è da terzo mondo è un offesa nonmeritata dalla maggioranza di docenti che svol-ge il proprio ruolo considerandolo una missione,a volte in trincea, come nei quartieri difficili.E' soprattutto ingiusto nei confronti di quei gio-vani ricercatori che, recandosi all'estero, dimo-strano il loro immenso valore e ci fanno sentireorgogliosi. Fanno molto male, invece, i giovanise si lasciano strumentalizzare dalla politica perle loro manifestazioni. E' giusto rivendicare ildiritto ad una formazione adeguata, al di là del-le appartenenze. La società del domani devesempre tendere al miglioramento delle condizio-ni di vita, l'appartenenza aiuterà i governi ascelte diverse per il conseguimento degli obiet-tivi e nient'altro. Immaginare che la ricerca adesempio debba risentire della spinta di questao quella politica rappresenta il segnale di undegrado culturale senza precedenti.. Una scuo-la che non funziona produce meno cervelli equindi meno fastidi a chi manovra il potere,questo è certamente vero ma è pur vero, e lastoria insegna, che in questo modo si alimenta-no i conflitti e le tensioni sociali. Speriamo cheprevalga il senso di responsabilità nelle scelte eche queste ultime siano il frutto di una condivi-sione e di una compartecipazione istituzionaleche partano davvero dal basso, ascoltandoinnanzitutto chi nella scuola ci vive e lavora:insegnanti e studenti. Se la scuola non è in gra-do di garantire il diritto alla formazione sul pia-no professionale vuol dire che è solo un area diparcheggio, un luogo dove passare il tempomentre altrove i ragazzi si formano per occupa-re posti di lavoro. Spesso quei luoghi di forma-zione coincidono con la strada e il passo perdelinquere è più breve di quello che si possaimmaginare.

La Corte dei Conti "spara a zero" sulla Croce Rossa

La Croce Rossa, l'ente fondato da un secoloe mezzo fa dallo svizzero Henry Dunant,

nonostante l'impegno disinteressato di tantepersone, sorrette solo dallo spirito di altruismoe di sacrificio, è capitato sotto la lente dellaCorte dei Conti fra gli enti spreconi dei car-rozzoni clientelari italiani.

A. Santoli a pag. 6

Un nuovo '68?

Quarant'anni fa (sembra ieri) la scuo-la e la società furono attraversate da

un torrente impetuoso di idee, speranze,utopie, ed anche illusioni, che ne stravol-sero il volto e le liturgie pietrificate(ricordate le ragazze col grembiulenero?), aprendo una falla, attraverso cuila Storia e le storie personali di tanti dinoi mutarono, come i pezzettini di unmosaico volano via, appena si spalancauna finestra in una stanza chiusa edammuffita.

A. Tino a pag. 6

Il pianista Maurizio Severino

G. Moschella a pag. 14

Isochimica la fabbrica dei veleni

Festa di tutti i Santi

In un Paese normale l'operazione di bonificaper un’area inquinata dall'amianto comincia

prima, non si aspetta tanto tempo. E di certo non si usano metodi incomprensibili

come l'affissione di manifesti che per il contenuto fanno gridare all'assurdo.

In un Paese normale si dovrebbero accertare,prima di tutto le responsabilità, per restituirefiducia ai cittadini traditi e per restituire unpezzo importante della città agli abitanti.

di Ekbel Barak pag. 3

ATTENZIONE!!!!Sta per iniziare la bonifica del Municipio di Avellino.

AVVISO: Tutti gli amministratori e i politici di Avellino sono pregati di non uscire

e di non aprire le finestre fino a primavera 2009!!!

a pag. 320 anni dopo...

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DAL CONVEGNO DIOCESANO

ALL'IMPEGNO NELLE FORANIE

"Scuola della Parola" nelle Foranie della Diocesi

"Se il sale perderà il suo sapore con cosa lo saleremo?"

ILMAGISTERO DELLACHIESAE L'IMPEGNO DEI CATTOLICI

GiovanniPaolo II

emanò unanota impor-tantissimasul rappor-to tra i cat-tolici e la

par tec ipa-zione in poli-tica (di cui

uno stralcio è pubblicato alato). Recentemente èstato ripetuto dalla Chiesaun invito per voce delSanto Padre, che l'8 set-tembre auspicava "unanuova generazione di poli-tici cattolici, che abbianorigore morale e compe-

tenza". Il Vangelo secon-do Matteo recita: "Date aCesare quel che è diCesare e a Dio ciò che èdi Dio". In un Paese comel'Italia, in cui da tempo siè perso il senso etico del-

la politica, questo generedi inviti fa riflettere, susci-tando, negli uomini dibuona volontà, una certaapprensione. Già, perchéil partecipare attivamentealla vita politica in unmomento così delicato,richiede indubbiamentemolto coraggio. Parteci-parvi per un cattolico èquasi un atto di eroismo.Importante è non parteci-parvi con mentalità inte-gralista, settaria e confes-sionale, che creerebbeun'idea di separazioneall'interno della Chiesa,fatta, come lo stessoMagistero della Chiesa

prevede esplicitamente,di cattolici impegnati inpartiti diversi, che incarni-no meglio il criterio di cia-scuno. Il Vangelo di Marcorecita: "Se il sale perderàil suo sapore con cosa lo

saleremo?". In ambito locale vedremotra non molto la formazio-ne di compagini elettoraliche avranno mille colori etante sfumature, regalan-doci nei prossimi mesi ilvariopinto scenario di unopera fatta dai soliti pro-tagonisti e da un'infinitàdi comparse, convocateper riempire la scena econfondere le carte di uncopione già scritto. Nonpotremo contare neanchenel "deus ex machina"delle tragedie greche,perché qui non usiamorisolvere niente da tantotempo. E se i cattolici,

presenti sul palco sapran-no muoversi con grazia esenza maschera, proba-bilmente potranno addol-cire la pillola alla città"malata" da tempo.

di EleonoraDavide

San Tommaso Moro diceva"l'uomo non si può separa-re da Dio, né la politicadalla morale".

Conseguenza dell' inse-gnamento del ConcilioVaticano II è che "i fedelilaici non possono affattoabdicare alla partecipazio-ne alla "politica", ossia allamolteplice e varia azioneeconomica, sociale, legi-slativa, amministrativa eculturale destinata a pro-muovere organicamente eistituzionalmente il benecomune", che comprendela promozione e la difesa dibeni, quali l'ordine pubbli-co e la pace, la libertà el'uguaglianza, il rispettodella vita umana e dell'am-biente, la giustizia, la soli-darietà, ecc.

Questa nota si rendenecessaria poiché sonoemersi orientamenti ambi-gui e posizioni discutibili.

La concezione relativistadel pluralismo nulla ha ache vedere con la legittimalibertà dei cittadini cattolicidi scegliere, tra le opinionipolitiche compatibili con lafede e la legge moralenaturale, quella che secon-do il proprio criterio megliosi adegua alle esigenze delbene comune.

Sul piano della militanzapolitica concreta, occorre

notare che il carattere con-tingente di alcune scelte inmateria sociale, il fatto chespesso siano moralmentepossibili diverse strategieper realizzare o garantireuno stesso valore sostan-ziale di fondo, la possibilitàdi interpretare in manieradiversa alcuni principi basi-lari della teoria politica,nonché la complessità tec-nica di buona parte deiproblemi politici, spieganoil fatto che generalmentevi possa essere una plura-lità di partiti all'interno deiquali i cattolici possonoscegliere di militare peresercitare -particolarmen-te attraverso la rappresen-tanza parlamentare - il lorodiritto-dovere nella costru-zione della vita civile del loroPaese.

È su questo insegnamentoche i laici cattolici sonotenuti a confrontarsi sem-pre per poter avere certez-za che la propria parteci-pazione alla vita politicasia segnata da una coeren-te responsabilità per lerealtà temporali.

Come insegna il ConcilioVaticano II, la tutela "deidiritti della persona umanaè condizione perché i citta-dini, individualmente o ingruppo, possano partecipa-re attivamente alla vita e algoverno della cosa pubblica.

Giovanni Paolo II, conti-nuando il costante inse-gnamento della Chiesa, hapiù volte ribadito chequanti sono impegnatidirettamente nelle rappre-sentanze legislative hannoil "preciso obbligo diopporsi" ad ogni legge cherisulti un attentato alla vitaumana. Per essi, come perogni cattolico, vige l'im-possibilità di partecipare acampagne di opinione infavore di simili leggi né adalcuno è consentito daread esse il suo appoggio conil proprio voto.

E' questo il caso delle leggicivili in materia di aborto edi eutanasia (da non con-fondersi con la rinunciaall'accanimento terapeuti-co, la quale è, anchemoralmente, legittima),che devono tutelare il dirit-to primario alla vita a par-tire dal suo concepimentofino al suo termine natura-le. Allo stesso modo occor-re ribadire il dovere dirispettare e proteggere idiritti dell'embrione umano.

Sarebbe un errore confon-dere la giusta autonomiache i cattolici in politicadebbono assumere con larivendicazione di un princi-pio che prescinde dall'inse-gnamento morale e socialedella Chiesa.

Appunti dalla NOTA DOTTRINALE circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comporta-mento dei cattolici nella vita politica della Congregazioneper la dottrina della fede emanata il 24 novembre 2002,

Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo. PapaGiovanni Paolo II, Prefetto CARD. JOSEPH RATZINGER.

Dall'Assemblea diocesana del 28 ottobre, che ha dato inizio uffi-cialmente all'anno pastorale diocesano 2008-2009, è scaturitol'impegno, secondo i suggerimenti di tanti "laboratori" dell'ultimoConvegno diocesano, il calendario della "Scuola della Parola" in treForanie della Diocesi di Avellino. Da parte di tutti è forte la consa-pevolezza di ciò che affermava il nostro Vescovo, Francesco Marinonel suo intervento al Convegno, che "il rinnovamento della vitadelle nostre comunità deve dunque fondarsi sulla Rivelazione diDio, sulla Parola 'in principio'. Essa non rappresenta una merapriorità funzionale o strategica, bensì il vero e proprio "fondamen-to" per la comunità ecclesiale, per la sua vita e la sua missione."Gli incontri, secondo il calendario e i luoghi qui indicati, sarannoguidati da p. Giovanni Botta O.P., delegato diocesano per l'Aposto-lato Biblico.Ecco gli appuntamenti:FORANIA DI ATRIPALDA: Presso il Salone del Centro CaritasC.da Ischia (Atripalda) nei seguenti GIOVEDÌ alle ore 19,30:Novembre 6 e 20 / Dicembre 4 e 18 / Gennaio 15 e 29 / Febbraio12 e 26 / Marzo 12 e 26 / Aprile 16 e 30.FORANIA DI MIRABELLA: Presso il salone della Parrocchia S.Maria Maggiore in Mirabella nei seguenti MARTEDÌ alle ore 18,30:Novembre 18 / Dicembre2 e 16 / Gennaio 13 e 27 / Febbraio10 e 17 / Marzo 10 e 24 / Aprile 21 e 28.FORANIA DI AVELLINO: Presso il Salone della Parrocchia s.Nicola in Torelli di Mercogliano nei seguenti GIOVEDÌ alle ore19,30: Novembre 13 e 27 / Dicembre 11 / Gennaio 8 e 22 / Feb-braio 5 e 19 / Marzo 5 e 19 / Aprile 23 e 7 MaggioPresso il Salone della Parrocchia del Rosario in Avellino ogni MER-COLEDì alle ore 19,45.

Avviso

Domenica 2 novembre alleore 10,00, al cimitero di Avellino, il vescovo

Monsignor Francesco Marinopresiederà

la concelebrazione eucaristica con i parroci,

sacerdoti, diaconi insuffragio per i fedeli defunti.

Nella foto il Vescovo Francesco Marino, il vicario Melillo, e Padre Bottanella Cattedrale di Avellino

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Isochimica la fabbrica dei veleniNegli ultimi anni sono aumentati del 40 per cento le malattie dell’apparato respiratorio e le patologie

tumorali riconducibili all’inquinamento causato dall’amianto e dalla pessima qualità dell’aria

In un Paese normale l'operazio-ne di bonifica per un’area

inquinata dall'amianto cominciaprima, non si aspetta tanto tem-po. E di certo non si usano meto-di incomprensibili come l'affissio-ne di manifesti che per il conte-nuto fanno gridare all'assurdo.In un Paese normale si dovreb-

bero accertare, prima di tutto le responsabi-lità, per restituire fiducia ai cittadini traditi eper restituire un pezzo importante della cittàagli abitanti. Si recinta la zona interessatadalla bonifica e tutto ciò che vi ricade all'in-terno deve essere evacuato per il temponecessario. Si trovano alloggi e sistemazionitemporanee, ma non si dice a chi abita:tenete le finestre chiuse. Con i programmicomici si ride per molto meno! Qui c'è pocoda ridere, visto che persone sono morte ealtri lamentano patologie che potrebberoessere riconducibili all'inquinamento e allalavorazione dell'amianto. Secondo un notocentro medico che sta realizzando uno studiosu nostra richiesta, negli ultimi 10 anni cisarebbe stato un aumento di tumori del40%. Del resto, se anche il centro città sipresenta con un inquinamento atmosfericoelevato non è davvero possibile immaginareun presente migliore. Borgo ferrovia è peri-feria ma è anche uno degli accessi al capo-luogo, è, o dovrebbe essere, il buon bigliettoda visita per chi entra ad Avellino e la cono-sce a partire dal nucleo industriale. Oltreall'inquinamento questa parte della città èdiscarica di rifiuti e sede di attività altamen-te inquinanti, è senza servizi, scarsa illumi-nazione, senza strisce pedonali per gli attra-versamenti, con l'asfalto che presenta gran-di buche e i semafori mal funzionanti, peggiodi così! Chi amministra sa come dovrebbeessere nella realtà borgo ferrovia, lo avetesentito tante volte dalle loro stesse bocche inoccasione delle campagne elettorali. Dopo lepromesse dovrebbero seguire i fatti, megliose ad accertarli, viste le conseguenze sullasalute, sia la magistratura. Troppi fumi siaddensano nell'aria già grigia, c'è chi diceche oltre all'amianto nell'aria si sente ancheil puzzo di bruciato dell'IRM di Manocalzati.Troppi misteri!

Su i prezzi, giù le prenotazioni: la crisi investe anche le tradizionali lampade votive

Non c'è chedire, la

crisi non silimita ai vivima investepure…i cariestinti.

Così anche latradiz ionale

festa del 2 novembre, giornodi raccoglimento e di pre-ghiera al cimitero, saràun po' più al buio del soli-to. La segnalazione pro-viene dallo sportello delcimitero di Avellino che,come d'usanza, riceve ifamiliari che desiderano"illuminare" le tombe dichi ha lasciato la vita ter-rena. La tradizione diaccendere le luci conti-nua, dunque, ma sottoto-no. I prezzi, leggendo letabelle, hanno subito unulteriore aumento: si vada un'illuminazione mini-malista di 10 euro peracquistare una un kitluminoso composto da trelampadine, per arrivareagli oltre 80 euro per unailluminazione un pò piùvistosa, a forma di cuore,composta da 24 luci.

Queste, in sintesi, le cifreda sborsare per poterrendere omaggio, dal 31ottobre al 2 novembre,alle tombe dei propri cariaccolti nella Casa Eternadi via Francesco Tedesco.E' la ditta napoletana"Votiva Flamma", attivada oltre mezzo secolo inCampania, ad informareche le richieste sonoormai in calo, nonostantela vasta gamma di "lumi-narie" offerta per venireincontro alle più svariateesigenze. Facile intuirne ilmotivo: il terremoto eco-nomico che ha investitol'Italia, non ha risparmia-to neanche la sacra erinomata usanza, costrin-gendo molti a fare unpasso indietro. Aumenti,dunque, che vanno dal-l'euro a pochi centesimima che hanno spinto mol-ti interessati a desistere.Accanto a questi, c'è chinon si è lasciato travolge-re dal caro-prezzi. Già daalcune settimane, infatti,sono iniziate le code perpoter prenotare la proprialampada votiva. Ma i

gestori della "VotivaFlamma" precisano "chepoco più del 20% delletombe e dei loculi presen-ti ad Avellino sarà dotatodella lampada aggiuntivanei giorni della ricorrenzadei defunti. Molti -informala storia ditta- si accon-tentano di avere la "lucet-

ta" perenne, il cui costoviene rinnovato ognianno". In questo caso, lasomma da versare suapposito bollettino di con-to corrente, scade ogni31 marzo. "Per il 2008" -informano i gestori- "laquota fissata è di 32, 82euro, mentre nel 2007

ammontava a 31, 96euro". Secondo il pareredegli utenti, gli aumenti,costanti negli anni, nonseguono la flessione degli sti-pendi che restano gli stessi, oquasi, dopo l'ingresso dellamoneta unica. Mai come inquesto caso, però, come ciricorda il grande Totò nella

commovente lirica 'A Livella, idefunti vanno onorati sempree comunque. E per chi subi-sce di più la crisi economica,può bastare la modica rettaannuale. Così fiat lux tuttol'anno per il caro estinto emeno grattacapi per unportafoglio che diventasempre più sgonfio.

Il Cimitero s'illumina… di menoE mentre molti utenti si limitano alla "lucetta" perenne, la "Votiva flamma"

denuncia: "Solo sul 20% delle tombe sarà presente un'illuminazione incrementata"

di Angelo

Nicastro

di EkbelBarak

La fabbrica di Pianodardine venne chiusa nel 1989 e fu al centro di inchieste giudiziarie.Sono trascorsi circa 20 anni, solo oggi si parla di bonifica.

In questi anni è cresciuto notevolmente il livello di inquinamento nell’area industriale a causa dello stoccaggio dei rifiuti, dell’incendio dell’IRM (avvenuto nel

gennaio del 2005) e dello stazionamento di scarti tossici derivati da lavorazioni speciali.

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Quest'anno la comme-morazione dei defunti

cade di domenica. È unabuona occasione per laChiesa, che celebra, comeogni domenica, solenne-mente l'Eucaristia, di tra-sformare un giorno da mol-ti ritenuto triste in un gior-no di luminosa fede e ditrasformarlo in un canticodi speranza per la sortegloriosa dei fedeli defunti.Per tanti il 2 novembre è unmomento di struggentenostalgia verso i cari scom-parsi, per i credenti diventaanche l'occasione religiosaper affermare la propriafede in Cristo morto e risor-to e la speranza di parteci-pare alla sua stessa glorio-sa resurrezione. Per questol'odierna liturgia è sostan-zialmente pasquale! Infattila speranza cristiana nonnasce da postulati filosofici,come poteva essere per lepur nobili riflessioni platoni-che sull'immortalità; non sifonda neppure su un aneli-to insopprimibile che l'uo-mo ha verso la vita, la veri-tà, l'infinito e l'eterno. Ilfondamento è posto nellafede nel Cristo Figlio di Dioincarnato: egli, scegliendod'intervenire nella storia eassumendo la nostra mor-talità, non cessa di essereDio e per questo irradial'umanità finita e mortalecon la sua divinità eterna eimmortale.La liturgia ci propone moltitesti biblici. Ci sono ben treformulari e quindi i relativi

dodici passi scritturistici.Fermiamo la nostra atten-zione sul passo del Vangelodi Giovanni tratto dal gran-de discorso eucaristico nel-la sinagoga di Cafarnao chetroviamo nel capitolo sesto. In questo passaggio dellungo discorso di Gesù sievidenzia che la radice del-la risurrezione è posta in undono divino. Nella volontàdi Dio Padre della salvezzacompleta e perfetta di tuttele persone affidate al Figlioe che credono in lui. Allafine della sua vita terrenaGesù, pregando il Padre,dirà: "Ho conservato neltuo nome coloro che mi haidato e li ho custoditi; nes-suno di loro è andato per-duto, tranne il figlio dellaperdizione". Nessuna dellepecore del gregge di Diodeve andare persa, lontanodalla comunione col pasto-re supremo; il Figlio è statoinviato nel mondo non perannientarlo ma per salvar-lo; come nessuno dei pezzidi pane moltiplicati da Gesùdoveva andar perduto, cosìDio vuole che il suo Figlionon perda nessuno dei suoidiscepoli.Da questa volontà salvificadel Padre emerge netta-mente la qualità dell'im-mortalità cristiana. Essanon è una pura e semplicesopravvivenza infinita del-l'anima ma è l'eterna

comunione con Dio. Infattiil vocabolario usato da Gio-vanni attinge al linguaggiobiblico: "lo risusciterò nel-l'ultimo giorno... colui chevede il Figlio e crede in luiha la vita eterna... ". Quando si parla di "risurre-zione" non ci si riferisce auna semplice riviviscenzadel corpo ma alla redenzio-ne integrale di tutto l'esse-re, operata da Dio. È la dif-ferenza sostanziale tra il"miracolo" della resurrezio-ne di Lazzaro e l'"evento"della resurrezione di Gesù.Il primo è ritornato a mori-re, mentre Gesù vive con il

suo corpo cosiddetto "glo-rioso" nell'eternità delPadre. Per "ultimo giorno" non siintende tanto la fine delmondo quanto piuttosto ilfine ultimo della storia. È lameta verso cui Dio fa con-vergere tutta la realtà, dan-do ad essa pienezza, libe-randola dal male e dallamorte.La "vita eterna" nel lessicogiovanneo è sinonimo di"vita divina", cioè di parte-cipazione all'intimità delladivinità. E questa la si godenon dopo la morte, ma nelmomento in cui l'uomo siapre alla fede in CristoGesù Figlio di Dio. Crederesignifica accogliere nellapropria esistenza Dio che sidona a noi nel Figlio suoGesù Cristo e questo avvie-ne prima che l'uomo facciaesperienza della mortefisica.Da questo si intuisce che lavita oltre la morte procla-mata da Cristo e dalla Bib-bia è per eccellenza dono efiorisce dall'adesione nellafede e nell'amore al

Signore.Allora le cruciali domandesulla nostra esistenza, sulsenso-non senso della mor-te, sulla eventuale vitadopo la morte trovano del-le risposte luminose solonella fede nel Cristo risorto,

nel Vivente che ha vinto lamorte e ci dona, già da ora,questa vita divina in noi,che è "vita eterna".Più che mai, nella comme-morazione dei defunti,come nei funerali dei nostricari, è straordinariamentesignificativo celebrare l'Eu-caristia, il memoriale dellamorte e resurrezione diGesù Cristo nostro Signore.In Lui siamo certi che lamorte non è l'ultima paroladella nostra esistenza, mala meravigliosa seppurdrammatica porta che ciapre alla pienezza di vitain Dio.Che senso avrebbe lanostra esistenza, anche sefosse straordinaria, se tuttosi concludesse con le eter-ne tenebre della morte? Ma noi crediamo alla Paroladi Gesù che dice: "Questainfatti è la volontà del Padremio, che chiunque vede ilFiglio e crede in lui abbia lavita eterna; io lo risusciterònell'ultimo giorno".

"Ho conservato nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figliodella perdizione". Nessuna delle pecore del gregge di Dio deve andare persa, lontano dalla comunione col pastore

supremo; il Figlio è stato inviato nel mondo non per annientarlo ma per salvarlo

La liturgia della Parola: XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Vangelo secondo Giovanni (6,37-40)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: coluiche viene a me, io non lo caccerò fuori, perchésono disceso dal cielo non per fare la miavolontà, ma la volontà di colui che mi ha man-dato. E questa è la volontà di colui che mi ha man-dato: che io non perda nulla di quanto egli miha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: chechiunque vede il Figlio e crede in lui abbia lavita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno".

di p. Mario Giovanni Botta

Passaggio alla Vita

La morte, o Gesù Signore,comune eredità di tutti gli uomini,nel tuo amore, crocifisso e risorto,

è stata redenta.Non è più il segno della condanna

ma il passaggio alla vita pienae il germe della gloriosa resurrezione.

Non ci rattristi, o Dio vivente,la certezza di dover morire,ma ci consoli la speranzadella beata resurrezione.

Noi crediamo che in te risortoè distrutta la morte

e la nostra vita non è toltama trasformata,

perché tu sei la nostra salvezza,tu sei la vita eterna

tu sei la resurrezione dei morti!Amen, alleluia!

Chissà se ilbuon Raul

Follerau, gior-nalista e poe-ta franceseche diede lavita per i

malati di lebbra, avrebbe maipotuto immaginare che ungiorno lontano, nel 2008,sarebbe stato proprio lui,gra-zie a questa sua affermazio-ne, a scuotere le coscienze dicentinaia di giovani, a spin-gerli alla riflessione, ad indi-rizzarli sul cammino versoDio. Anche solo per un gior-no, anche solo per poche ore.E chissà se invece il nostrovescovo Francesco Marino,citando Raul Follerau nellalettera indirizzata ai giovaninella Diocesi di Avellino perinvitarli a partecipare al cam-mino di fede verso Montever-gine, si aspettasse realmenteun tale coinvolgimento. I gio-vani hanno letto,hanno

ascoltato, hanno pensato,interiorizzato. Hanno rimugi-nato a lungo sulle parole diquell'uomo che li aveva invi-tati a contemplare la vita, adadorarla, a proteggerla dacoloro che ogni giorno tenta-no di impossessarsene, dimanipolarla, usarla, violen-tarla, deturparla, ucciderla.Quelle parole che in pochigiorni sono riuscite a farebreccia nel cuore di tanti,abbattendo il muro dell'indif-ferenza, andando oltre lachiusura, aprendo la mente.Non si trattava di una e-mail,non di un sms, né tantomeno di un messaggio pub-blicitario. Una semplice lette-ra senza pretese, portatricedi un messaggio di fede vera,di umiltà, di carità cristiana.Eppure la risposta da partedei giovani c'è stata. In cen-tinaia si sono riversati nellavilla di Ospedaletto D'Alpino-lo la mattina del 12 Ottobre,

tutti attratti dal fascino di unmessaggio limpido e straor-dinario. Tutti pervasi dal desi-derio di fare. Tutti spinti dauna forza interiore inspiega-bile e coinvolgente. E nel-l'aria, quella mattina, si respi-rava un calore insolito e con-fortante,nonostante fossepresto e le temperature non

fossero delle più gradevoli.Sanno che dura è la salitache li attende, lunga la gior-nata. Ma non li spaventaquesto. E' quasi magia. Lastessa sensazione che siavverte qualche ora più tardiin Chiesa, quando tutti coloroche vi hanno trovato postosembrano stranamente

incantati dalle parole del-l'omelia; quando finisce sem-bra essere durata troppopoco. E' una giornata allariscoperta del valore dellaparola, della comunione, del-la bellezza, della natura cheaccompagna gli studenti finoal santuario, senza rispar-miarsi mai. Forse vale la

pena avere affrontato la fati-ca della salita solo per averegoduto per pochi istanti diquel sole caldo e luminoso. E'una bella giornata, a saperlaguardare. E allora ci si accorge che Dioè fra di loro, è fra i giovani, fracoloro che molto spesso,come afferma il vescovosempre nella sua lettera,ritengono che Lui non ci sia,semplicemente perché nonritorna utile, non serve. Alcu-ni lo sanno, altri lo pensanoma non lo ammetterannomai perché magari fannofatica a rapportarsi colsovrannaturale. Però, giunta l'ora del ritorno,non si può fare a meno dirivolgere lo sguardo al san-tuario di Mamma Schiavonae ringraziare di cuore per leore di vita appena trascorse,per la vita stessa e la permeraviglia che essa portacon sé.

REDAZIONE GIOVANI - I RAGAZZI DE “IL PONTE”

"FATE DELLA VOSTRA VITA QUALCOSA CHE VALE!"

Grazia

La testimonianza dei giovani per la giornata trascorsa al santuario di Montevergine con il Vescovo

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"Fiore di gio-vinezza /

diede sul Piave /alla Patria sestesso / allafamiglia l'ultimopensiero / allaterra nativa le

spoglie mortali / all'eterno lospirito"; " Sul Pod Korit / soc-combeva a XIX anni / rina-scendo ad eterna vita / nelradioso limbo degli eroi / sucui veglia / riconoscente ememore / il cuore dellaPatria"; " Buon sangue irpino/ nella fede della vittoria /combattè, cadde, rifulse".Sono queste alcune dellecommoventi iscrizioni, appo-ste sulle lapidi delle tombe digiovani sui vent'anni, cadutinel corso della prima guerramondiale. Le tombe si trova-no in fondo al primo viale, adestra entrando, nel cimiterodi guerra di Avellino.Le poetiche espressioni, chesuscitano intense emozioni,celano, però, sotto l'empitopatriottico, le atrocità spa-ventose di una guerra, chePapa Benedetto XV definì,in tutta verità, l' "inutilestrage".Ben presto, i "sacri" entusia-smi delle "radiose giornate dimaggio" del 1915 s'infrango-no sulle arse pietraie del Car-so, gli incendiari discorsi diD'Annunzio si spengonosulle rive dell'Isonzo, l'ecci-tante "ora del rinnovamen-to", l' "ora della gioventù"rivoluzionaria, batte funebririntocchi dalle scarpate delPasubio, il miraggio di unaguerra di breve durata, cheattrae Salandra, capo delGoverno, si dissolve tra laconca di Plezzo e quella diTolmino. Ben presto, cade lamaschera dell'allucinata reto-rica interventista e appare ilvero volto, grondante san-gue, della guerra.Le "spallate" del generaleCadorna si fiaccano sui reti-colati austroungarici, pochi

palmi di terreno conquistatocostano migliaia di morti, leoffensive non sortiscono altroeffetto che mandare allo sba-raglio i nostri giovani. Gli eroi-smi si smorzano nelle trincee,ove s'impantana la guerra dilogoramento. Nelle trincee si liquefa l'esi-stenza dei fanti: nelle trincee,ove il terriccio s'impasta disangue, ove gli arti si conge-lano nelle veglie notturne,ove pulci e pidocchi tormen-tano senza soste, ove si spro-fonda nella melma putrida,ove infezioni ed epidemiemietono vittime e da dove siassiste, impietriti, alla lentadecomposizione dei cadaveriche non si sono potuti sep-pellire.Padre Gemelli, direttore dellaboratorio psicofisiologicodel Comando supremo, scri-ve: "La vita di trincea deter-mina una specie di restringi-mento del campo dellacoscienza". Sospesi tra la vitae la morte, i giovani subisco-no uno svuotamento di per-sonalità, che intorpidisce lefacoltà mentali e spiritualisino all'esaurimento. Non piùuomini, ma automi. L'ultimosussulto è l'istinto di conser-vazione, quando bisogna sal-tare dalle trincee e andareincontro alle mitragliatrici,mentre piovono le granateche non lasciano scampo.Allora si recalcitra e si resistefino alla ribellione. Ma purel'estremo baluardo dell'ani-malità umana viene scardi-nato, sì… dalla grappa, cheinebetisce, fatta bere inabbondanza, prima dell'at-tacco. E se, ancora, si oppo-ne riluttanza, ecco l'arma deigraduati e degli ufficiali pian-tata alle reni. Per i poveriventenni, l'unica alternativa èquesta: morire con una pallanemica nel petto o morirecon una palla amica nelleschiena.A poco servono le automuti-lazioni e le diserzioni. I tribu-

nali militari usano il pugno diferro. Le condanne a morte siinfittiscono. Non mancanoepisodi raccapriccianti, comequello di cui fu testimone miozio Luigi. Due carabinieri con-ducono un soldato alla fucila-zione. Ad un tratto, questi,con mossa repentina, riescea liberarsi e a fuggire. E' il piùveloce e l'inseguimento falli-sce. Per i carabinieri è unatragedia: possono risponde-re, anche con la vita, dellamancata consegna del con-dannato. Essi, però, non siperdono d'animo, fanno pri-gioniero il primo soldato checapita a tiro e lo portano a

fucilare. Sui fronti di battagliae nelle loro retrovie, la vitaumana vale meno cheniente.Nell'arco di quattro anni,un'intera generazione digiovani, settecentomila, èimmolata. Su quale altaree perché? La moderna storiografia, tra

le molteplici cause della guer-ra, concorda col mettere, alprimo posto, l'espansionismocapitalista nella sua lotta sen-za quartiere, per conquistare,politicamente, l'egemoniamondiale. Nei decenni prece-denti la conflagrazione, ilcapitalismo liberista si era"globalizzato", aveva, cioè,inserito le sue relazioni in uncontesto di internazionalizza-zione. Ma, ora, all'interno ditale globalizzazione, i nodidella rivalità tra il capitalismobritannico e francese da unaparte, e il capitalismo tedescodall'altra, giungono al pettine.A risolverli, ci pensano,

casualmente, i quattro colpidi pistola di Gavrilo Princip,esplosi a Sarajevo. La sceltaitaliana di non entrare inguerra, nel 1914, finisce coldanneggiare il capitalismo del"triangolo industriale" alnord, relegato ai margini delcolossale movimento di affa-ri internazionali, attivato dalle

esigenze belliche. La possibi-lità di inserirsi in tale movi-mento e la prospettiva di for-ti guadagni spingono il capi-talismo italiano a premereenergicamente sul Governo esull'opinione pubblica, alloscopo di non frapporre induginell' intervenire in guerra. La plutocrazia di casa nostradimostra di possedere un fiu-to finissimo. Essa, per arric-chirsi, si pone in dipendenzadella domanda pubblica,enormemente accresciutadalle spese militari. Questadipendenza dallo Stato saràla costante della strategiaeconomico-politica della

grande industria italiana, nelcorso del secolo XX° e oltre.Alla fine della guerra, i risulta-ti sono eccellenti. Un soloesempio: la Fiat moltiplica disette volte il capitale sociale.Grazie alle forniture belliche aprezzi di emergenza, checoprono il 92 per cento delladomanda militare, l'azienda

torinese occupa, ora, più di40.000 lavoratori, dieci voltequelli del 1914. L'espansioneeconomica privata, però,costa settecentomila giovani,sacrificati sull'altare del profit-to di pochi, favoriti da gover-ni liberali vili, incuranti delbene di tutti.

La globalizzazione odierna,invece, si presenta compat-tata sul modello americano.Ispirata da esso, si produceun'inversione epocale nellagestione del potere politico,che interessa, in varia misu-ra, i Paesi globalizzati. Lasovranità decisionale conti-nua ad appartenere, formal-mente, agli Stati, ma, effetti-vamente, essa si trasferisceai grandi centri finanziari eindustriali internazionali, che,liberi da ogni controllo, dise-gnano un nuovo ordine mon-diale, da loro egemonizzato,per estendere la propriainfluenza plutocratica. Lademocrazia politica soggiaceall'oligarchia economica.In Italia, la logica della globa-lizzazione non incontra osta-coli negli arrendevoli e imbel-li governi (di ogni colore) del-la seconda repubblica. Iltrend positivo, che, dal dopo-guerra in poi, aveva allargatola sfera del benessere socia-le, si spezza bruscamente.L'Italia arretra ad ogni livello.E sono, ancora, i giovani adessere le prime vittime: prividelle garanzie di uno Statosociale in liquidazione, senzaprospettive in un mondo dellavoro dominato dalla preca-rietà sfruttatrice, orfani diriferimenti educativi in unascuola in stato fallimentare. La globalizzazione capita-listica di ieri mandava igiovani a morire in guerra;quella di oggi, forse, fa dipeggio: li annichilisce, pol-verizzando la loro vitalesperanza nel futuro."Historia docet".

Quando settecentomila giovani furono mandati a morire

di MicheleZappella

La globalizzazione capitalistica di ieri mandava i giovani a morire in guerra; quella di oggi, forse, fa di peggio: li annichilisce, polverizzando la loro vitale speranza nel futuro.

" HISTORIA DOCET"

Iniziamo adesaminare

la casisticadelle causedi invaliditàdel matrimo-nio che, seun tempo

poteva consistere anchenella illiceità, con il codicein vigore (1983) è statacircoscritta alla sola nulli-tà: condizione che, comegià chiarito nell'articolointroduttivo di questarubrica, rende inesistenteil matrimonio fin dalla suaorigine, data l'impossibili-tà di sciogliere il vincolo,un volta sorto, anche daparte dell'autorità eccle-siastica.Senza voler trattare del-l'evoluzione storica dellamateria, è appena il casodi chiarire che l'illiceità siconcretizzava allorquan-do i coniugi contraendo ilmatrimonio violavano undivieto tra quelli non cosìgravi da intaccare l'esi-

stenza stessa del sacra-mento (impedimentiimpedienti).Ad oggi, dunque, soprav-vivono solo le cause dinullità (impedimenti diri-menti) che possono esse-

re di origine divina oumana, a secondo che liabbia posti Dio oppure laChiesa, per ragioni diopportunità. I primi sonosia quelli reperibili nelleSacre Scritture (impedi-

menti di diritto divinopositivo), - come adesempio l'impossibilità dicoesistenza di più diun'unione coniugale vali-da - che quelli tanto forti(impedimenti di diritto

divino naturale) da nondover essere neancheespressi perché iscrittinell'ordine stesso dellecose. È questo il caso dell'im-possibilità fisica di unionesessuale con il coniugeche compromette propriola finalità cui il matrimonioè preordinato.Fra gli impedimenti postidal legislatore ecclesiasti-co (impedimenti di dirittoecclesiastico) si annove-rano quelli basati suragioni morali che l'auto-rità ecclesiale adatta, neltempo, alle esigenze sto-riche e spirituali dellecomunità. Così stabilirel'età minima al di sottodella quale una personaappare fisicamente e psi-cologicamente incapacedi contrarre matrimonio,costituisce un divietoadattabile (nel rispettodei minimi assoluti fissatidal codice canonico del1983) ai tempi ed alle

diverse esigenze di cia-scun popolo. Solo questa categoria diimpedimenti, non espres-sione della volontà divi-na, può essere oggetto didispensa da parte dell'au-torità ecclesiastica.La classificazione illustra-ta e quella secondo lanatura degli impedimenti(di cui tratteremo inseguito) risultano un po'ostiche, ma sono indi-spensabili per inquadrarein modo esaustivo casiconcreti e prospettarnel'esito in un eventualepossibile giudizio dinanziad un tribunale ecclesia-stico.* dottore in diritto canonico

scrivete a: [email protected] [email protected] indirizzo: Il Ponte - Via Pia-nodardine - 83100 Avellino

La rubrica - La famiglia nel diritto a cura di Enrico Maria Tecce*

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eLa Corte dei Conti "spara a zero" sulla Croce Rossa

La Croce Rossa, l'entefondato da un secolo

e mezzo fa dallo svizze-ro Henry Dunant, nono-stante l'impegno disinte-ressato di tante persone,sorrette solo dallo spiritodi altruismo e di sacrifi-

cio, è capitato sotto lalente della Corte dei Con-

ti fra gli enti spreconi dei carrozzoniclientelari italiani.Da un rapporto della Ragioneria Gene-rale dello Stato è risultato, tra l'altro,che la metà delle autoambulanze indotazione aveva "più di venti anni"eaveva fatto "più di 250mila Km.",mentre i Capi nel periodo della diri-genza di Maurizio Scelli viaggiavanoin auto blu di gran lusso. L'ente neaveva (appena…) 40. Nello stessoperiodo venivano spesi 185.000 europer "consulenze prestate nell'ambitodel progetto flotta moderna".Nel rapporto dell'Ispettore Mario Guida,del 9 ottobre 2006, nella parte riguar-dante la Sicilia a pagina 69, viene evi-denziato che le ambulanze sicilianeerano 221 ed erano stati assunti"3.360 dipendenti, di cui 3070 autistisoccorritori (ultimo dato comunicatoallo scrivente - all.n.276)”. Dal che sideduce che gli autisti barellieri erano14 per ogni ambulanza.Nel suddetto rapporto di 221 pagine,firmato da Fabrizio Valenza del ServizioIspettivo di Finanza Pubblica, sono evi-denziate delle realtà sconcertanti talida costringere il Ragioniere generaleMario Canzio a rimettere alla Procura

Generale della Corte dei Conti l'incarta-mento "con l'annesso elenco di sin-tesi delle irregolarità".Nel fascicolo l'attenzione è concentratasoprattutto sul Corpo Militare, una

delle componenti della Croce Rossa Ita-liana (le altre sono: i volontari di soc-corso, i donatori di sangue, i giovanipionieri, le pie donne e le crocerossine).Sono 54 le contestazioni: dalla "man-cata conclusione del procedimento dinomina dell'Ispettore nazionale delCorpo militare in corso da 7 anni alla"mancata rendicondazione al Ministerodella Difesa dell'impiego del contributoordinario annuale erogato dallo stessoministero negli ultimi 4 anni", dalla"mancata finalizzazione del 60% deicontributi annuali riscossi negli ultimi 4anni"all'inconcepibile "mancata rap-presentazione in bilancio di circa 8,5milioni di euro", alla "necessità che laCRI chiarisca il fondamento e l'attualitàdei residui passivi iscritti in bilancio avalere sul contributo ordinario del Mini-stero della difesa"Secondo l''ispettore la gravità dellasituazione impone tre cose:1) -"Che la CRI restituisca al Ministe-ro della difesa le somme non impe-gnate (pari a 20.942.556 euro)".2) - "Che il Ministero della difesa accer-ti in via definitiva quanta parte dellespese sostenute per le infermierevolontarie negli ultimi anni possonoessere ricondotte alla missione istitu-zionale delle stesse quale Corpo ausilia-rio della FF.AA.".3 - "Che il Ministero della Difesa, stan-te l'evidente incapacità di spesa dell'en-te, cessi di erogare a piè di lista il con-tributo ordinario".In parole povere: visto che i bilancisono tanto disordinati meglio non ero-gare più danaro .

Risparmiamo ai lettori le altre irregola-rità, non meno gravi, riscontrate daisolerti, puntuali e scrupolosi ispettori. Ilseguito della procedura è affidato allaProcura Generale della Corte dei Conti.

di AlfonsoSantoli

Quarant'anni fa (sembra ieri) la scuola e la società furono attraversa-te da un torrente impetuoso di idee, speranze, utopie, ed anche illu-

sioni, che ne stravolsero il volto e le liturgie pietrificate (ricordate leragazze col grembiule nero?), aprendo una falla, attraverso cui la Storiae le storie personali di tanti di noi mutarono, come i pezzettini di unmosaico volano via, appena si spalanca una finestra in una stanza chiusaed ammuffita.Le prime avvisaglie furono le occupazioni dell'Università, i cortei, gli scon-

tri con la polizia, le assemblee infuocate, le parole e le mozioni d'ordine, poi si comin-ciò a respirare il fumo acre dei lacrimogeni; si videro le prime cariche dei questurini (iproletari in divisa di Pasolini) e sull'asfalto divelto dei sampietrini comparvero le primemacchie di sangue e i primi cadaveri e poi… poi… poi… Sono passati 40 anni e chi ha vissuto quella esperienza (come il sottoscritto) non può

non riflettere sulla successione di eventi che il ministro Gelmini, con la sua riforma (?),ha messo in moto.Nell'osservare oggi i cortei degli studenti, le lezioni in piazza, i volti gioiosi o arrabbia-ti, ho cercato a lungo, in qualche modo, un viso o un'atteggiamento, in cui potessi rico-noscermi o rivedermi insieme agli amici del tempo, tra l'altro cattolici impegnati, a cuisi svelava l'orizzonte della politica, con le sue contraddizioni, ma anche con un fascinoseduttivo.Ho tentato in questi giorni, un po' ingenuamente, di incollare o sovrapporre i ricordi del-la memoria sul caleidoscopio di immagini, con cui i diversi canali televisivi (allora cen'erano solo due) hanno invaso le nostre case.Ma più cercavo di avvicinare questi due mondi, più mi accorgevo che si allontanavanotra loro e allora mi sono messo a riflettere e, come un diligente archivista, ho cercatedi ordinare il presente e il passato, fuori dalle suggestioni e dalle emozioni, sempre inagguato. Ed ecco il resoconto puntuale del mio ragioniere interiore: 1) Il '68 si sviluppò in un contesto internazionale, dominato ancora dalla divisione deiblocchi e dalla guerra fredda.Nel 2008 viviamo, invece, una crisi di valori (non solo borsistici) ma morali, che sta tra-volgendo tutti i paesi del mondo, nessuno escluso.2) Molti, 40 anni fa, volevano velleitariamente abbattere il capitalismo.Oggi gli studenti italiani camminano sulle macerie di una selvaggia economia di merca-to, caduta per conto suo, senza nessuna spallata. 3) In Italia, negli anni '60, cominciava a sgretolarsi il sistema politico basato sulla DC,ma esisteva un forte partito di opposizione, che, a suo modo, garantiva la tenuta dellademocrazia soprattutto nei periodi più bui e difficili (strategia della tensione, Brigaterosse, corruzione, tentativi di golpe e logge massoniche segrete).Nell'Italia odierna la concentrazione del potere mediatico ed economico in una strettaoligarchia non viene minimamente scalfita da un'opposizione, lacerata da contrastiinterni insanabili, e per giunta affidata allo stesso personale politico, che ha causato ladisfatta elettorale nel 2008!!4) La Chiesa, negli anni della contestazione, si era bagnata e rinvigorita nelle acque delConcilio ed appariva ancora una volta naturalmente al centro della coscienza dell'uomomoderno (credente o ateo che fosse). Oggi in una società sempre più multietnica, il Cristianesimo vive una sfida epocale coni linguaggi e i comportamenti di una società completamente secolarizzata. 5) Il '68 fu un fenomeno mondiale (soprattutto dei ricchi paesi occidentali); partì dalleuniversità americane per poi investire le nazioni europee: l'Italia ne fu coinvolta perosmosi, anche se, poi, sviluppò una sua peculiarità. Oggi, la protesta degli studenti è una semplice, anche se rispettabilissima contestazio-ne, contro una riforma della scuola, che ripercorre gli antichi sentieri (che speravamochiusi al traffico definitivamente) della discriminazione ed emarginazione. Gli studenti, in sostanza, chiedono a gran voce che il governo investa di più nell'istru-zione e nella ricerca, invece di sottrarre risorse alla scuola pubblica, a tutto svantaggiodei ceti meno ambienti.

Mi chiede come finirà tutto ciò. A meno di un colpo di testa del presidente del consiglio (vedasi la dichiarazione, poismentita, dell'intervento della polizia nelle scuole occupate) o di qualche strategia degli"opposti estremismi" la protesta finirà con lo spegnersi o per stanchezza o per qual-che compromesso all'italiana….. come un cerino acceso tra la paglia bagnata.

Gli ispettori rilevano graviirregolarità nella gestione

Un nuovo '68?Un cerino acceso tra la paglia bagnata

di AmletoTino

Liete notizieLaurea Criscuoli

Claudia Criscuoli si è laureata in Scienzepolitiche, presso l’Università degli Studi diNapoli L’Orientale, corso di laurea in Rela-zioni ed Istituzioni dell’Asia e dell’Africa,con 110/110 discutendo una tesi su “Ilmetodo di apprendimento della linguaitaliana da parte di alunni cinesi”, relatri-ce la prof.ssa di Lingua Cinese MauriziaSacchetti

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1. La fine dell'antico centroromano di Abellinum e lanascita della nuova Avellinomedioevale sono ancor oggiavvolte nel mistero più fitto.Gli straordinari ritrovamentidei resti della basilica paleo-cristiana nel Centro storicodi Atripalda, avvenuti neldopoterremoto dell'Ottanta,

e le testimonianze recentemente venute allaluce nell'ambito del Castello di Avellino sug-geriscono alcune interessanti ipotesi, tutteda verificare e approfondire. Le testimonianze archeologiche di Atripaldahanno inquadrato in modo chiaro l'arco divita della basilica, che non può che coincide-re con quello delle sepolture rinvenute al suointerno, che sono datate dalla metà del IVsecolo alla metà del VI, e che vanno quindidall'età di Costantino, passando per quella diTeodosio e per il periodo delle invasioni bar-bariche e della caduta dell'impero, arrivanoall'età di Teodorico e alla fine delle guerregotiche, ovvero all'età di Giustiniano e sinoall'inizio del quasi ventennale periodo didominazione bizantina dell'Italia, che prece-de l'invasione longobarda: è in questo perio-do che il Cristianesimo si afferma, diventan-do la religione unica dell'Impero.Roma ha cessato da tempo di avere qualsia-si ruolo politico e militare: è restata unagrande città, forse la più popolosa dell'anticoImpero, ma politicamente è ridotta a pocopiù che la capitale di una provincia. Dopo lalunga agonia dell'impero d'Occidente, Romaè diventata la città dei papi, ridivendandocapitale, ma della Chiesa cattolica.Quasi alla fine di questo periodo, fra lo spira-re del V e i primi decenni del VI secolo, labasilica abellinate era stata teatro dell'apo-stolato del vescovo Sabino, succeduto aTimoteo, primo vescovo noto di Abellinumromana. In questo periodo i venti spingonosull'Irpinia le nubi di pomici e lapilli di unalunga e terribile eruzione vesuviana. La basi-lica resta certamente danneggiata, e proba-bilmente è proprio Sabino a curarne la ripa-razione, come sembra ricordare l'ultimo ver-so della sua epigrafe epigrafe. Subito dopol'Italia intera è precipitatanel periodo più tra-gico della sua storia. Giustiniano, volendoritrovare gli antichi confini di Roma, si èmosso alla riconquista della penisola. Allalunga e terribile guerra greco-gotica, che halasciato l'intero paese devastato, preda dipeste e carestia, disabitato, sono seguti iquasi vent'anni di rapace dominio dei bizan-tini.Proprio in questo periodo, stando alle datedelle epigrafi sulle sepolture, cessa di esiste-re la grande basilica,forse demolita per desti-narne i prodotti di spoglio al reimpiego, forsedistrutta da eventi naturali (terremoti, franeo alluvioni). È possibile, alla luce delle recentiscoperte, che l'intera popolazione di Abelli-num si sia spostata proprio in questo perio-do, per propria scelta o perché obbligatavidai dominatori bizantini, in uno o più luoghimeglio difendibili. Forse nasce ora il nucleo della nuova Abelli-no, castrum arroccato su una collinetta tufa-cea piccola e ben protetta, all'imbocco di unavalle laterale del Sabato in direzione diNapoli, che i greci, come consueto, chiama-no chora, e poi diventerà la Terra? Quando, con Giustiniano, morirà anche l'ulti-mo sogno di grandezza dell'impero romano,in Italia si presenteranno i nuovi invasori, ilongobardi, provenienti dalla Pannonia.L'arrivo dei nuovi barbari nelle terre del Sud,dove daranno vita al ducato di Benevento, epoi alla Langobardia minor, che soppravvive-rà per ben 500 anni, è anch'esso avvoltonel mistero.Gli ultimi studi storici non escludono che l'in-vasione vera e propria sia stata preceduta,quindici o vent'anni prima, dall'insediamentopacifico di gruppi di mercenari longobardi,che in precedenza avevano militato sia nellefile gotiche che in quelle bizantine.Di conseguenza, tenendo conto della circo-stanza che l'ultimo nucleo di resistenza deiGoti era in Irpinia (zona di Conza) e che diconseguenza alla fine della guerra anche ilnerbo dell'esercito greco doveva essere nellastessa area, non si può escludere l'ipotesi

che, dopo aver consentito ai reducilongobardi di insediarsi pacificamente aBenevento, i bizantini abbiano tenuto per sé- almeno nella fase iniziale - il propugnacolodella nuova Avellino, quale estrema propag-gine del Ducato napoletano, sulla vitaledirettrice con la costa pugliese e gli imbarchiper l'Oriente costituita dalla via Campanina. L'ipotesi sarebbe sorretta dalla circostanzache nell'area del castello di Avellinostanno venendo alla luce centinaia direperti identificati come ceramica abande larghe del VI-VII secolo di origi-ne bizantina, destinata ad uso domesti-co.Seguendo ancora il filo di questa ipote-si, ai tempi della grande invasione del568 dei longobardi di Alboino, quasicertamente Abellinum era già da tempoabbandonata, tant'è che le sue rovineper i nuovi padroni longobardi oramai sichiamavano semplicemente veterales,anticaglie.

2. Ma non sono stati solo i pur numero-sissimi cocci di ceramica bizantina adessere venuti alla luce nel castello diCorso Umberto.Su un pianoro, inizialmente ritenuto disecondario interesse, sono state portatealla luce emersa le tracce delle fonda-zioni di un piccolo edificio in muratura.L'asse longitudinale dell'edificio è orien-

tato est-ovest, e la presenza di un'absidedisposta ad est lo qualifica per una piccolachiesa. Planimetricamente l'edificio ha formarettangolare, con misure di circa m. 10x5,mentre l'abside ha un raggio di circa 2 m. All'interno dell'edificio sono stati riconosciutidue successivi livelli pavimentali, il più recen-te dei quali risale al XII-XII secolo. Nellazona sottostante le fondazione della chieset-

ta sono state individuati tratti paralleli fra diloro di muratura più antiche, risalenti proba-bilmente al VI-VII secolo, orientati in direzio-ne Nord-Sud.L'ambiente rettangolare sembra diviso indue parti grosso modo di dimensioni 5x5 mognuna, presumibilmente una delle quali erariservata all'area presbiteriale e restava divi-sa dall'altra da una struttura di cui si intrave-dono i fori d'ancoraggio in basso. La tipologia architettonica della chiesa ritro-vata solo in apparenza è semplice. Per tro-vare qualche utile raffronto bisogna piuttostovolgere lo sguardo nella direzione dell'absi-de, ovvero ad Oriente.

3. Nelle terre meridionali protese verso Est,vale a dire nelle terre di Puglia, sono presentiuna miriade di costruzioni, urbane e rurali, ingenere di piccole o medie dimensioni, chehanno adottato come modulo costruttivo lacupola su arcate, i cui archetipi risalgono finoall'età di Giustiniano, epoca della primariconquista bizantina, e che con le ultimerealizzazioni arrivano a coprire un arco ditempo di quasi mille anni, con una diffusioneche tocca il massimo sviluppo nell'XI e nelXII secolo.In questi edifici regna incontrastata, comeelemento costruttivo sempre presente, lacupola emisferica su arcate: isolata, raddop-piata, triplicata, spesso accoppiata con voltea botte e a quarto di cerchio, raramenteaccoppiata con volte a crociera, raccordata alquadrato di base da pennacchi sferici o datrombe, con o senza tamburo. I materiali ele tecniche costruttive variano con i materialidisponibili, con la capacità tecnica delle mae-stranze, con le risorse economiche impegna-te, con la destinazioni d'uso della fabbrica,ma tutti questi edifici hanno in comune unaconcezione più plastica che strutturale del-l'architettura, che consente di ottenere effettistraordinari col solo variare delle proporzioni,dei particolari, delle fonti di luce, senza maimutare la sostanza del discorso spaziale.Solo di recente i critici hanno iniziato a consi-derare questa originale tipologia costruttivanon già come un episodio regionale dell'ar-chitettura bizantina o romanica, bensì comeun'architettura tipica ed esclusiva delMedioevo pugliese, la cosiddetta architettura"delle cupole in asse" dal carattere originale,con radici estese verso l'Oriente bizantino el'Occidente paleocristiano, ma anche benaffondate nel sostrato locale, ovvero nell'ar-chitettura altomedioevale pugliese, semprein bilico tra l'influenza greca e quella longo-barda.Gran parte delle costruzioni superstiti di que-sta famiglia sono costituite da chiese, e mol-te di queste sono sorte in ambito monasticobenedettino, ancorché pervenute in contestioggi ben diversi: a volte isolate nelle campa-gne, a volte soffocate nel caotico modernotessuto urbano, a volte sfigurate dalletrasformazioni di epoche successive, in qual-che più raro caso nelle forme e nel contestooriginari.

La chiesa ritrovata

Venuti forse alla luce i resti dell'antichissima chiesa di san Pietro in capite

di GerardoTroncone

Sant�Ilario a Port�Aurea - Benevento

Sant�Ilario a Port�Aurea - Benevento

Chiesa del Castello di Avellino

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4. Non è raro quindi, nelle vaste e assolate campa-gne pugliesi o sul limitare del suo mare, imbattersiin strani fascinosi cristalli di pietra sfaccettati, som-mersi nel verde degli uliveti o riflessi nell'azzurroliquido, sempre avvolti nella luce del sole che nell'ar-co delle lunghe giornate vi conferisce mille diverseombre e tonalità, dal blu livido dell'alba all'oro deltramonto. Basti per farsene un'idea ammirare la piccola chiesadi Ognissanti, già annessa all'antico monasterobenedettino di Cuti, che sorge oggi isolata nellacampagna a Sud-Est di Bari, a poca distanza dall'at-tuale centro abitato di Valenzano, confrontando lesfaccettature piramidali del luminoso esterno (foto2) con le morbide ombrose curve delle cupole all'in-terno. La chiesa, di medie dimensioni, è coperta datre cupole emisferiche in asse senza tamburo, pog-gianti su arcate dalla ghiera evidenziata, raccordateda pennacchi e sorrette da pilastri cruciformi. Lanavata centrale, di misura doppia delle due laterali,è raccordata alle pareti d'ambito da volte rampantiche scaricano su arcate cieche addossate alle pareti.Emblematica della vasta famiglia è anche la grandechiesa di San Corrado a Molfetta, che sorge solenneal limite del Mare Adriatico, ove ancor più sconcertapassare dalla luce riflessa dai cristalli di pietradell'esterno alla plasticità delle ombre quasi tratte-nute dalle grandi cupole di pietra nell'interno.Una rassegna visiva, sia pure fugace, di qualchealtro edificio pugliese restituisce una forte sensazio-ne di unità stilistica, di un ricco ma ben individuabilepatrimonio di forme e tecniche costruttive. Indipen-dentemente dalla tipologia (una, due, tre cupole;una o tre navate; una o più absidi terminali, ecc.),dall'epoca di realizzazione e dall'evoluzione delgusto, questi edifici ribadiscono sorprendenti carat-teri comuni, quasi inconfondibili: a una nitida cristal-lina struttura esterna corrisponde sempre all'internoil tema degli archi a pieno centro, dei cerchi e deisemicerchi che si intrecciano e si rispondono, da unaparete all'altra, da una cupola all'altra, suddividendosempre lo spazio in blocchi uguali; ogni linea, ognimembratura, assolve sempre una precisa funzione etrova il suo preciso corrispettivo nella parete di fron-te o nella campata a fianco; ogni edificio,indipendentemente dalle dimensioni, nei suoi internioffre la sensazione di un'architettura dominata dauna rigorosa razionalità, ancorché addolcita dallaluce che si diffonde calda e uniforme ammorbidendole linee e unificando gli spazi.

5. Un vasto dibattito ha impegnto e impegna i criticie gli storici sulle origini e sulla diffusione di questesingolari soluzioni architettoniche, che taluni hannocercato nell'architettura orientale-cipriota, altri inquella occidentale-aquitanica, altri hanno qualificatocome un'occidentalizzazione di un tema bizantino,fissandone l'origine di volta in volta nel X, nell'XI enel XII secolo e limitandone di norma l'area geogra-fica alla sola Puglia, se non a parte di essa (Dauniae Peucezia, riservando alla Terra d'Otranto unadiversa tipologia, più affine alle chiese a croce gre-ca).Un'ipotesi plausibile è stata per anni che questechiese sormontate da cupole in asse siano state ilfrutto del graduale passaggio dal rito greco a quellolatino: nell'architettura ecclesiastica romana l'altareviene posto sempre in fondo alla navata principale,a simboleggiare il passaggio tra la vita terrena e lavita eterna, e tale posizione condiziona, pur nellamolteplicità delle soluzioni trovate, lo sviluppo longi-tudinale dei relativi edifici; l'architettura ecclesiasticabizantina sarebbe basata invece su una pianta asimmetria centrale, nella quale è consueta lapresenza di tre absidi, di cui quella centrale haun'apertura (spesso costituita da una bifora) semprerivolta verso oriente affinché, secondo tradizione,durante la veglia pasquale la luce della luna pienaentrando nell'edificio dia inizio alla Pasqua, mentrele altre due absidi contengono ciascuna una piccolacappella, la copertura naturale di tale edificio essen-do costituita da una cupola centrale, affiancata daaltre cupole o volte.Il tipo architettonico delle chiese a cupola di Puglia,già nello stato embrionale (ben identificabile, adesempio, nella chiesetta altomedioevale di San Pie-tro a Seppannibale di Fasano, datata all'VIII secolosembra rappresentare in effetti la perfetta soluzionedel problema di fondere il sistema centrale con quel-lo longitudinale, più aderente alla liturgia benedetti-na e al rito latino.Ma la questione si è rivelata essere ben piùcomplessa.

6. Se è vero che nei perfetti parallelepipedi di Valenza-no e Molfetta ha trovato degna conclusione la lungaricerca, che ha avuto in Seppannibale una significativatappa intermedia, interpetrabile come un processo dioccidentalizzazione di un tema di origine bizantina, èpur vero che è ancora irrisolta la questione di fondo,ossia se tale processo evolutivo abbia preso le mosseda forme rustiche e primordiali poi successivamenteperfezionate (trulli e altre costruzioni in pietra, diffusein tutta l'area del Mediterraneo), o abbia avuto le sueremote premesse in prototipi nobili scomparsi (esempioarco giano dell'architettura romana). Ben presto una delle convinzioni iniziali, quella chequesta particolare tipologia con cupole in asse fossecircoscritta al territorio pugliese, è stata smentita daun'importante e sorprendente scoperta effettuata neglianni Cinquanta da Marcello Rotili.In una casa colonica malridotta, poco distante dal cele-bre Arco di Traiano, la Port'Aurea dei Longobardi, l'insi-gne studioso ha riconosciuto le forme nascoste di unantichissimo edificio religioso, elemento superstite di unmonastero benedettino di fine VI - inizio VII secolo(datazione traslata verso l'VIII secolo da altri studiosi).La spazialità architettonica della chiesetta beneventana,che dopo la scoperta si è giovata di un buon restauroche l'ha restituita nelle forme originarie, è ottenuta conl'aggregazione di due moduli volumetrici di differenteampiezza ed altezza, nonché dall'aggiunta di un'abside.L'asse longitudinale è orientato est-ovest, con l'absidedisposta ad est e l'ingresso ad Ovest, dogma costruttivirispettato con non poche difficoltà per l'orografia pocofavorevole dell'area. Planimetricamente i due modulicostruttivi si evidenziano in forma quadrangolare, conmisure di circa m. 5-5,50 per lato, mentre l'abside haraggio di m. 1,70. Caratteristico il modo con cui è risol-to in quest'edificio il passaggio tra la forma geometricaquadrangolare della parte inferiore dei due moduli equella circolare dell'imposta delle due calotte superiori:trombe particolarissime, molto aggettanti, assolvono ilcompito di modellare gli spazi interni e rendere possibi-le la consecuzione statica dei due differenti volumiarchitettonici. Le due cupole contenute nei tiburi sonoimpostate a differente altezza e sono del tutto indipen-denti dalle sovrastanti coperture piramidali. Ulteriorisoluzioni architettoniche che caratterizzano la chiesabeneventana, e che si ritroveranno in molti dei succes-sivi edifici pugliesi, sono nella drastica diversità di con-clusione degli spazi interni e dei volumi esterni, nellabreve falda che inviluppa la costruzione e che raccordala porzione inferiore dei tiburi, nella particolare illumi-

nazione ottenuta da piccole finestre nel tiburio più alto,oltre che nelle pareti laterali e nell'abside.La piccola chiesa, per le sue caratteristiche tipologichee costruttive, non solo è rientrata a pieno titolo nellapiù grande famiglia delle chiese a cupole in asse diPuglia, ma per la sua datazione è risultata esserne unarchetipo, sconvolgendo buona parte delle precedenticonvinzioni e dilatando di colpo i confini geografici epolitici della grande koiné all'interno della quale s'erasviluppato il fenomeno architettonico. Non è più laPuglia il centro d'origine o l'unico centro del movimentoartistico, né lo era il mondo greco-bizantino: la presen-za dell'antichssimo edificio nel cuore della capitale lon-gobarda addirittura ha ribaltato l'ipotesi iniziale, ripor-tando fuori dalla Puglia il centro di nascita e di sviluppoiniziale della singolare tipologia, che come detto megliosi adatta alla liturgia latina che non a quella greca.Ancora dalla Campania, e precisamente da Olevano sulTusciano, è affiorato un altro straordinario elemento perla comprensione del fenomeno architettonico delle chie-se a cupola di Puglia: il Venditti, eminente studioso del-le cappelle del complesso eremitico altomedioevale del-la grotta di San Michele di Olevano, ha individuato nellecoperture a trullo di alcune cappelle l'anello mancantedella catena che legherebbe le coperture primitive diPuglia (trulli, pajare,ecc.), tipiche della produzione con-tadina, alle soluzioni a cupole in asse.Forse altri monumenti, celati da nuove fabbriche osepolti da qualche parte o non ancora ben compresi,attendono di essere inquadrati in questo fenomenoarchitettonico che va assumendo a mano a mano con-torni cronologici e geografici sempre più ampi.Forse, ma la parola spetta agli esperti, è questo ancheil caso della scoperta di Avellino, che potrebbe costitui-re un ulteriore anello della catena che si vuol ricostrui-re. Sulla piccola ritrovata chiesa del castello di Avellinoaffiorano naturali i primi i quesiti.

Chiesa di Ognissanti - Valenzano

Cattedrale di San Corrado - MolfettaSan Valentino - Bitonto

Cattedrale di San Corrado - Molfetta

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7. Il primo: quando fu realizzata?Gli elementi finora emersi non consentonouna datazione certa della chiesa, e per ora ènecessario limitarsi ad una sommaria analisistorica.La chiesa è stata edificata non prima del VIIsecolo, epoca degli strati archeologici sotto-stanti alle sue murature di fondazione. È daescludere inoltre la sua realizzazione duranteil primo periodo successivo all'invasione,giacché i Longobardi, di culto ariano, ostaco-lavano apertamente, se non perseguitavanoaddirittura, la religione cattolica. Bisogna arrivare alla conversione del duca diBenevento Romualdo, seguito dal suo popo-lo, avvenuta per opera di San Barbato intor-no all'anno 662, perché la popolazione latinae cattolica sottomessa possa rialzare la testae venire alla luce. Nell'ultimo quarto del VII secolo è proprioTeoderata, vedova di Romualdo, la Teodolin-da del Sud, a dare avvio alla realizzazione divarie istituzioni religiose, generalmente inambito monastico. Da questo periodo in poi,su impulso delle casate regnanti longobarde,si realizzano anche in Irpinia varie fondazionimonastiche, alcune delle quali storicamentecerte e documentate, come il monasteromaschile di San Pietro a Quintodecimo-Ecla-no e quello femminile di Santa Maria in Luo-gosano. Ma è tutta la "valle benevantana",ovvero la valle del Calore, che da Beneventorisale nel cuore dell'Irpinia, ad ammantartsidi chiese e conventi.Nell'anno 726 inizia in Oriente la persecuzio-ne iconoclasta, che spinge verso l'Italia meri-dionale ondate di monaci basiliani fedeli alvecchio culto, i quali danno ulteriore impulsoagli insediamenti monastici, specialmente nelterritorio al di fuori del controllo politico deiBizantini, ovvero nella gran parte delMeridione controllata dai duchi di Benevento.Sono proprio i monaci orientali a recare inItalia quel significativo bagaglio di conoscnzetecniche e quel patrimonio di forme che sitrasmette alla corrente architettonica dellechiese a cupola, e che molto probabilmentesi innesta su un precedente significativoapporto, avvenuto sempre ad opera deimonaci basiliani circa un secolo e mezzo pri-ma, nel ventennio successivo alla riconquistadell'Italia ad opera delle armate di Giustinia-no, alla vigilia dell'invasione longobarda. Si arriva alla metà dell'VIII secolo, quando siregistrano eventi decisivi per il ducato meri-dionale e probabilmente per la nuova Avelli-no. È al culmine in Italia lo scontro esizialedei Longobardi con i Franchi, alleati del Papa-to. Duca di Benevento dal 758 è Arechi II,genero di re Desiderio.Mentre sono in vista gli eserciti di CarloMagno, Arechi fortifica la propria capitale conuna nuova imponente cinta muraria e con-temporaneamente innalza un'imponente cin-ta muraria a protezione della città di Salerno,unico grande centro longobardo aperto sulmare (sul quale si protende col tramite dellaflotta di Amalfi), assurta al rango di secondacapitale.Vien naturale pensare che proprio Arechi,proprio in questo stesso periodo, cinga disolide mura anche il piccolo villaggio sortosul pianoro tufaceo della Terra all'indomanidella scomparsa dell'antica Abellinum roma-na (avvenuta presumibilmente nel corso del-la guerra greco-gotica): la pur piccola citta-della in alcun modo può essere lasciata alsuo destino, posta com'è a metà strada fraBenevento e Salerno, ma anche su una del-le principali vie di penetrazione fra il Tirrenoe l'Adriatico.Gli eventi precipitano, fino a che nell'anno774 cade Pavia ed il regno longobardo d'Ita-lia, il cui titolo è assunto da Carlo Magno.Arechi si proclama indipendente, assumendoil titolo di principe di tutta la gente longobar-da. Nelle cittadine del nuocostituito Principa-to, fors'anche ad Avellino, accorrono e ven-gono fraternamente accolti i profughi delNord. Nel ducato meridionale, che Arechieleva a Principato, si ricompone in una nuo-va patria tutto il superstite popolo. I Franchisi muovono anch'essi verso sud e sembraimminente l'ultimo definitivo fatale scontro,quando prevale la diplomazia, fors'anche iltimore delle formidabili mura erette da Are-chi intorno alle sue principali città, e CarloMagno riprende la via delle Alpi.Alla nascita del Principato indipendentesegue un lungo periodo di disordini, alimen-tato congiure di palazzo che utilizzano la fai-da e l'assassinio come strumenti principaliper la successione al trono, che culmina inun'atroce guerra civile che sfocia nella divi-sione prima in due parti (Benevento e Saler-no) e poi in tre (con Capua) dell'antico Duca-to (849).Sono questi gli anni bui dell'Impero romanod'Oriente, in cui le bandiere dell'islam dopoaver completato la conquista delle riva meri-dionale del Mediterraneo, hanno iniziato ini-ziano l'aggressione della vecchia Europa. Le

incursioni saracene non risparmiano i territoridei Pricipati longobardi, né Avellino.In questo periodo, ricorda Bella Bona riguar-do ad Avellino, lasciarono gli Cittadini d'habi-tar il primo luogo, e passarono a far l'edificijoue hor si vede la Città: molti storici nonhanno dato gran peso a quest'affermazionedel coraggioso storiografo francescano delSeicento, altri vi hanno letto l'atto di nascitadella nuova Avellino, contestuale all'abban-dono dell'antica città romana.Alla luce dei recenti ritrovamenti nell'areadella chiesa del castello non si può escludereche le parole del grande Scipione identifichi-no un'altra ben diversa ipotesi: un primocentro abitato, formatosi intorno alla metàdel VI secolo (periodo della riconquistabizantina, nell'età di Giustiniano) ai piedi del-la fortificazione (che sarebbe successivamen-te diventata castello longobardo e normannoe poi palazzo dei Caracciolo), sarebbe statoabbandonato in tale periodo (fra l'879 el'887, secondo Bella Bona) e i suoi abitanti sisarebbero trasferiti in massa sulla prospicien-te collina della Terra. Al posto dei vecchi edi-fici abbandonati sarebbe sorta poi una strut-tura monastica, di cui quel che resta dellachiesa è la pur significativa traccia supertite. Questa ipotesi non contrasta con quanto èemerso dai recenti ritrovamenti archeologicinell'area: i resti di muratura sottostanti il pia-no di fondazione della chiesa risalgono al VI-VII secolo, epoca che corrisponde a quelladei numerosissimi reperti di ceramica a ban-de larghe venuti alla luce in zone adiacenti.Questa sommaria analisi circoriverebbe ladatazione della chiesa alla fine del IX secolo:convergono i dati archeologici con quelli sto-rici ad artistici, ma anche qui la parola finalespetta agli esperti, che certamente non per-deranno occasione di far migliore lucesull'inaspettato ritrovamento di Avellino.

8. Un secondo quesito: qual era il nome del-la piccola chiesa?

Gli antichi documenti danno notizia di unacerta chiesa di San Pietro de Capite, cheperaltro non è stata mai localizzata con pre-cisione dagli studiosi.In un atto di vendita del 1155, custoditoall'Archivio di Montevergine, viene individua-ta una casa edificata "in terra ... que est aforas civitate Avellini propinquo ecclesia San-cti Petri Apostoli...". Altri successividocumenti richiamano la chiesa di S.Pietro,ubicata extra civitatem, il che stava sempli-cemente a significare al di fuori della cintamuraria.La chiesa dette nome al borgo sviluppatosiad est della collina della Terra, che nel corsodel medioevo era riunito appunto nella par-rocchia di San Pietro. Il toponimo scomparvenel corso del secolo XV, forse dopo che erasparita la chiesa stessaIn realtà la chiesa doveva trovarsi molto vici-na al centro cittadino, se è vero, come èvero, che in un documento del 1206 la chie-sa risulta invece "constructa intus in civitateavellini" ciò perché all'epoca la città si eraespansa verso oriente, ben oltre l'originarioperimetro delle mura longobarde. In un documento del 1303, il rettore dellachiesa di S.Pietro, insieme alle più rappre-sentative autorità cittadine ed ecclesiastiche,è invitato a deporre nell'inchiesta finalizzataad appurare le condizioni economiche dellacittà dopo la peste diffusasi alla fine del XIIIsecolo.In un documento del 1369 alla chiesa di Sanpietro viene attribuita la qualità di parrocchia.In alcuni documenti dei primi anni del XVsecolo si incontrano le denominazioni di SanPietro in Ripis ed anche di San Pietro de

Capite Avellini, quest'ultima con chiaro riferi-mento ai confini della città, che all'epocaeran detti appunto capi.La parrocchia di S.Pietro è citata, per l'ultimavolta a quanto si sa, nella Platea del 1493del vescovo Pirro, mentre è probabile che lachiesa di San Pietro sia scomparsa ancor pri-ma, distrutta probabilmente dagli aragonesinel 1440 insieme a gran parte della città.Da quanto detto traspare con assoluta cer-tezza che, fino alla metà del Quattrocento,sia esistita in città una chiesa dedicata a SanPietro, ubicata ad est e non lontano dell'origi-naria cinta muraria longobarda.Suggestiva la quasi certa e comprovata esi-stenza, a poche decine di metri di distanzadei resti venuti alla luce, del poco che restadel monastero femminile di San Paolo(palazzo Plantulli, ai piedi del castello), ilquale forse proprio insieme alla chiesa di SanPietro ci ha tramandato il nome del tratto distrada che dall'attuale Piazza Castello arrivaa Largo Santo Spirito: via dei Santi Pietro ePaolo, appunto, come si chiamava prima didiventare Via Franceco Tedesco. E a volte inomi che sono intorno a noi sono una testi-monianza più profonda di quanto si possacredere.Forse questo non basta per affermare cheoggi siano stati ritrovati proprio i resti dellapiccola antica nobile chiesa di San Pietro, frale prime della nuova Avellino, ma ce n'èabbastanza per aprire una discussione epassare la parola agli storici.

9. Un terzo, e non ultimo, interrogativo:quale era la forma originaria?Alla chiesa di Sant'Ilario, oltre che ai purtrop-po scarsi elementi murari ritrovati, sembralecito riferirsi per tentare una pur arbitrariaricostruzione volumetrica. L'aula rettangolareè chiramente suddivisa in due moduli qua-drati, il primo dei quali, verso l'abside, presu-mibilmente destinato alla zona presbiteriale.Tenendo ferma l'ipotesi dell'analogia con la

chiesetta beneventana, ognuno dei duemoduli dovrebbe essere sormontato da unacupola, raccordata da trombe o pennacchi aisottostanti archi di sostegno; all'esterno allecupole dovevano corrispondere, secondo latipologia costante per tutte le chiese a duecupole in asse senza navate laterali, duetiburi piramidali di diversa altezza, separatidal parallelepipedo di base da una piccolafalda continua lungo l'intero perimetro; l'illu-minazione sobria e suggestiva dell'internorestava probabilmente affidata a piccoleaperture nelle pareti laterali, pratcate neitiburi e nell'abside. L'ipotesi è riassunta in un piccolo schizzo fat-to a mano, che certo mortifica la luminositàe la purezza delle originarie cristalline formedell'edificio. Gli elementi ritrovati in ogni casosono ben scarsi per dare certezze, ma anchequi ce n'è quanto basta per avviare unapprofondimento da parte di esperti d'artemedioevale e d'architettura.Quale che sia stata forma della chiesa, disera il suo interno in penombra eracertamente inciso dalla luce rossa del sole altramonto, mentre di mattina la livida lucedell'alba si insinuava radente dalla porta aoccidente, ad accarezzare pareti, oggetti,persone.In fondo capita quasi sempre, entrando inquesti antichi edifici per ammirarne l'architet-tura, di incontrare ciò che altrove non ci capi-ta quasi mai di incontrare: la nostra anima.E una chiesa è in definitiva quanto di megliol'uomo abbia mai fatto e faccia per disegnarela forma dell'anima.

San Benedetto - Conversano

San Corrado - Molfetta

Santa Caterina - Conversano

Santa Maria dell’Isola -Conversano

Chiesa del Castello di Avellino

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Abbiamo chiesto a donGiuliano Lilli, di spie-

garci il senso di questafesta pagana.

"La Solennità di Tutti i Santi,istituita nel settimo secolo dapapa Bonifacio IV a ricordodei martiri e inizialmentecelebrata il 13 maggio, vennespostata al 1° novembre daGregorio III nell'anno 834con l'esplicito intento di aiuta-re i fedeli a vivere cristiana-mente la commemorazionedei defunti, abbandonandogli usi pagani. Nasceva cosìAll Hallows' Eve, cioè la Vigi-lia di Tutti i Santi, celebrata lanotte del 31 ottobre. (...) Letradizioni popolari sopravvis-sute nella cattolica [celtica]Irlanda diedero origine allafesta di Halloween - storpia-tura di [All] Hallows' Eve -celebrata in parallelo allefestività cristiane. La Chiesa Cattolica ha dun-que iniziato a celebrare laFesta di Tutti i Santi dal IXsecolo, e, precisamente dal-l'anno 837 (Paolo Pegoraro).In tale giorno il "Prefazio"recita: "(...) Oggi [tu Signo-re] ci dai la gioia di contem-plare la città del cielo, / lasanta Gerusalemme che ènostra madre, / dove l'as-semblea festosa dei nostrifratelli / glorifica in eterno iltuo nome." Mons. Jean Bonfils, VESCO-VO di NIZZA, afferma decisoche Halloween é la festamaggiore dei satanisti del

mondo intero ("Nice Matin",1 novembre 1999). La Chie-sa NON è QUELLA dei suppo-nenti perfidi e dei contestato-ri incorreggibili, anche setalora possono rendere gran-di servizi invitando alla rifles-sione e all'esame di coscien-za. Neppure è quella deimass media formatori diopinioni pubbliche soven-te superficiali e spessoben lontane dalla lettera edallo spirito del Vangelo.Ma a tutti, il grande Pastore,ridirebbe la parola di Dio cheincoraggia a perseverare,poiché la nostra sicurezza èaffidata alle sue mani: "Ecco,io stesso cercherò le miepecore e ne avrò cura. Comeun pastore passa in rassegnail suo gregge, quando si tro-va in mezzo alle sue pecoreche erano state disperse, cosìio passerò in rassegna le miepecore e le radunerò da tuttii luoghi, dove erano disper-se... Le condurrò in ottimepasture e il loro ovile sarà suimonti alti di Israele; là ripo-seranno in un buon ovile eavranno rigogliosi pascoli suimonti d'Israele". "Le origini di Halloween -recita il sacerdote Don LuigiVilla su "Chiesa Viva" delGennaio 2004 - risalgono airiti celtici, usati dai sacer-doti-stregoni druidi chesostenevano di possederedoti magiche ed esoteri-che, con le quali potevanofar comunicare i vivi con imorti nell'aldilà. Così è dila-

gata la festa di Halloween,una festa pagana, cele-brata nel nome di "Sam-hain" (il "dio" delle tene-bre) durante la quale si por-tano in giro migliaia di zucchearancioni, vuote, cucinate, oanche trafitte da una croce(in posizione normale oppurerovesciata?…,NdA),sotto iltitolo "Holy wins".Secondo la leggenda inglese,un certo Jack O'Lantern,dedito alle scommesse eall'alcool, stipulò il patto coldiavolo, stabilendo che il dia-volo, dopo la sua morte, nonl'avrebbe portato all'Inferno…E così Jack, non potendoentrare in Paradiso, a causadei suoi peccati, fu condan-nato a vagare per il mondosenza requiem né pace,rischiarandosi la via con untizzone ardente dell'Inferno,infisso in una zucca vuota,simbolo, appunto della suaanima vagante.Ma fu solo nel secolo XIX chei riti detti di "Halloween",apparvero negli Stati Uniti,portati da irlandesi e scozze-si, fuggiti in America perchéspinti dalla fame. Halloween,così, si diffuse in tutti i paesianglofoni, accolta come sem-plice festa pittoresca." Si trat-ta di irlandesi e scozzesi pro-testanti?… Comunque, queste mani-festazioni, oggi SONODIVENTATE CELEBRAZIO-NI che camuffano il"demonio", "nemico diDio" mentre nostro dove-

re di Cristiani sarebbequello di celebrare NostroSignore Gesù Cristo che èvenuto sulla terra proprioper salvarci dai demoni edall'Inferno! Celebrare lafesta di Halloween, quindi,è come ripetere quel "pat-to col diavolo" che feceJack O'Lantern, in cambiodi favori demoniaci. Ora, laBibbia ci insegna: "Il miopopolo perisce per mancanzadi conoscenza" (Osea 4, 6). Eil diavolo sa sfruttare benissi-mo questa mancanza diconoscenza, o ignoranza, pertrarre in inganno gli uomini,giovani e adulti. Spesso,infatti, questo tipo di festedegenera in pratiche di occul-tismo e di spiritismo. Ciavverte in modo chiaro anco-ra la Bibbia: "Non si trovi inmezzo a te chi esercita ladivinazione o il sortilegio ol'augurio o la magia, né chifaccia gli incantesimi, né chiconsulti gli spiriti o gli indovi-ni, né chi interroghi i morti,perché chi fa queste cose è inabominio al Signore!" (Deu-teronomio 18, 10-12).Basta, perciò, con le streghee i riti pagani o neo-pagani!Rimettiamo a posto i nostri"Santi" e via gli "Holy wins",cioè la festa di Halloween. IlVescovo francese di Quimper,Mons. Clement Guillon, haproferito "non e' accettabileche i bambini di oggi nonpossano pensare ai defuntise non proiettando su di loroimmagini derisorie e carica-

turali" Il mondo scristianizza-to di oggi, accettando e dif-fondendo la festa di "Hallo-ween" lascia campo libero airiti pre-cristiani e paure ance-strali, tipici del ritorno ad unneo-paganesimo rampanteche vuole celebrare ancoraquesta festa delle tenebre eindossarne le vesti." Conrelativo decreto, ancheMons. Andrea Gemma,quando era Vescovo di Iser-nia - Venafro, ha proibito inDiocesi la festa di Halloween. "Ricordiamo infine, - osservaDon Luigi Villa - un altro"passo" di San Paolo che scri-ve: "Non lasciatevi legare algiogo estraneo degli infedeli.Quale rapporto, infatti, vi puòessere tra la giustizia e l'ini-quità, o quale unione tra laluce e le tenebre? Quale inte-sa tra Cristo e Belial?…" (2Corinzi 6, 14) e "non parteci-pate alle opere infruttuose

delle tenebre, ma piuttostocondannatele apertamente"(Efesini 5, 11). Celebria-mo, invece, la "festa dellavita" come quella di "Tutti iSanti" e dei "Defunti", perchésono il culto della nostra Sto-ria e ci aprono la speranzaper l'eternità, comprendendoche la vita eterna è infinita-mente più ampia di quellaterrena! "E' Lui (Il Padre), infatti,che ci ha liberati dal pote-re delle tenebre e ci hatrasferiti nel regno del suoFiglio diletto, per operadel quale abbiamo laRedenzione e la remissio-ne dei peccati" (Colossesi,1, 13)."

Da "Halloween" di Don Giuliano Lilli,

Edizioni Segno,Tavagnacco 2006.

HALLOWEEN, NON E' UN GIOCO!Origini e significato di una festa pagana

Giuliano Lilli, sacerdote della Diocesidi Isernia-Venafro, già esorcista

diocesano, nominato dal vescovomons. Andrea Gemma, studioso

della connessione tra Satanismo eRiforma- Rivoluzione, autore

di diversi testi che analizzano la Storia mettendo in piena luce il

paganesimo che combatte Dio e laChiesa, e di "Halloween" nel 2006.

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Soldi Nostri... In Economia

di Peppino Giannelli

"Meno male che la popolazione non capi-sce il nostro sistema bancario e mone-

tario, perché se lo capisse, credo che prima didomani scoppierebbe una rivoluzione": è il pen-siero di Henry Ford, quando mai attuale, orache soffiano imperiosi forti venti di recessione

globale. Recessione, un vocabolo ormai sulla bocca di tutti,ma cosa vuol dire esattamente e soprattutto quanto e comepuò incidere sul tenore del nostro prossimo futuro? Il ter-mine, mutuato dal latino re-cedere cioè tornare indietroassume il significato diametralmente opposto della parolacrescita.Quando si parla di recessione il più delle volte si va con lamente alla grande crisi finanziaria del '29, un anno segnatoa caratteri indelebili nelle pagine di storia. Ma è un abbina-mento corretto o, dominati dalla grande paura del ripetersidegli avvenimenti della storia, avviciniamo fatti ed accadi-menti di natura profondamente diversi a quelli che stiamovivendo? Il contesto storico, com'è naturale, aveva poco incomune. Si veniva fuori da una guerra con tutte le sciaguree le problematiche che aveva generato, sfociate inevitabil-mente in una crisi peraltro innestata in un sistema economi-co assolutamente privo di controlli governativi. Premesseovviamente assenti nelle problematiche attuali, mentresostanziali analogie sono riscontrabili nel contesto sociale,come l'eccessivo consumismo, l'abitudine di spendere trop-po in generi voluttuari, il non giustificabile ricorso sistemati-co all' indebitamento rateale. In comune, poi, la causa sca-tenante di una bolla speculativa che ci ha abbagliato, cosìcome allora, inducendoci a credere in una presunta ricchez-za dovuta più alle previsioni di crescita che agli effettivi valo-ri del sistema imprenditoriale. Le conseguenze? Quellecomuni a tutte le grandi crisi,ovvero il crollo del valore delleazioni, la forte svalutazione della moneta, il fallimento dimigliaia di società per la caduta dei prezzi di prodotti agri-coli ed industriali, disoccupazione alle stelle, rassegnazionediffusa e fallimento a catena di istituti bancari incapaci direcuperare i crediti erogati. I salari subirono forti contrazio-ni ma ad aggravare in maniera irreversibile la crisi fu la poli-

tica economica adottata dagli Stati Uniti che fino ad alloraavevano sostenuto la bilancia internazionale dei pagamenticon continue esportazioni di capitali. Come scoppiò la crisi,marcia indietro. Invece di continuare nell'esportazione dicapitali si ritirò la gran massa di investimenti a breve termi-ne, provocando la caduta verticale di buona parte della pro-duzione industriale dell'intero globo. Ancora peggio la pubbli-ca assistenza alle migliaia di famiglie ridotte sul lastrico. Solocinque dollari a settimana per nucleo familiare l'aiuto previ-sto dall'allora presidente Hoover, guarda caso anch'essorepubblicano, che preferì rimettersi alla carità dei privati piut-tosto che all'intervento dello Stato. In molti, impossibilitati apagare i mutui, persero l'abitazione. Sul piano internaziona-le la crisi provocò una contrazione di oltre due terzi dell'im-port-export e l'adozione di dazi doganali sulla totalità dei pro-dotti esteri.Una svolta importante la si ebbe solo quattro anni dopo nel1933, quando Roosevelt pose mano al New Deal, un com-plesso di misure volte al sostegno dell'agricoltura, al conte-nimento della speculazione e dello strapotere dei grandigruppi. Ma la vera fine della recessione fu decretata quan-do negli anni immediatamente successivi il mondo imboc-cò la strada del riarmo e della guerra. Nell'augurarci che lastoria non si ripeta, ci interroghiamo se dobbiamo conside-rarci già in recessione. A guardare i dati occupazionali indiscesa già da un anno sembrerebbe proprio di si, anche se,per ovvie ragioni politiche, per l'ufficialità bisognerà probabil-mente aspettare la fine della campagna elettorale ed il suc-cessivo insediamento del nuovo presidente.

Recessione o no

E' proprio vero che, qual-che volta, le migliori vitto-

rie stanno nelle sconfitte.Non starò qui a dimostrare lavalidità di questa afferma-zione nel suo risvolto filo-sofico, religioso o psicologi-co. Ma vado subito al "pun-ctum dolens" della dimo-strazione: mi riferisco allavincita dell'Enalotto.Ebbene, lo confesso impune-mente, io faccio parte dellaschiera folta di coloro che,infischiandosene delle pro-babilità scoraggianti allabase di qualsiasi gioco, affi-da alla sorte pochi spicciolialla settimana per comprarela speranza di una vincita.La mia cifra messa in ballo èsempre modesta, anchequesta volta non sono statatravolta dall'associazionismogigante per aumentare laposta e le probabilità.Ho giocato le mie abitualidue schedine, però ho respi-rato, attraverso le propagan-de mediantiche, tutta l'aria dientusiasmo per un jackpotcresciuto moltissimo inquanto da aprile nessuno loaveva agguantato.In omaggio a Metastasio cheafferma che i sogni sono leidee del dì false e corrotte,qualche notte fa, prima del-l'estrazione, ho sognato diaver vinto con la mia mode-sta schedina da un euro labellezza di cento milioni dieuro: la posta in palio!La prima impressione è statal'incredulità.Allora mi giravo tra le mani laschedina e per tutta la nottela confrontavo con le ultimeestrazioni ricavate da tutti icanali possibili.Non mi sembrava vero unarealtà che pur confermavoinconfutabilmente.Poi, ho informato la famigliache, insieme a me, ha rico-minciato la trafila dei riscon-tri. Quando finalmente ci èparso di essere certi dellavincita, allora siamo statipresi dalla paura che purel'aria potesse trasmettere lanotizia. Segretezza massimacon tutti.Nessuno avrebbe dovutosapere nulla della vincita peril terrore che mani assassineci potessero ricattare.Abbiamo, così, quasi incon-sapevolmente cominciato aparlare sussurrando, temen-do che qualcuno al di là deimuri potesse ascoltarci.E poiché quello era l'argo-mento preponderante dellagiornata, abbiamo perso lagioia di parlare normalmentea voce alta per rendere qua-si incomprensibili i nostri pia-ni. Dopo infiniti progetti,abbiamo pensato di portare

la schedina fortunata da unnotaio amico, chiedendoperò un colloquio moltoriservato.Naturalmente toccava a mel'insolita incombenza.Il tratto di strada con la sche-dina addosso, sembravainterminabile.Avevo paura di cadere, diessere investita, di non arri-vare dal notaio e depositarela fortunata cartella.Finalmente giungo a desti-nazione e qualcuno mi diceche il notaio è uscito esarebbe ritornato tra un'ora."Volete aspettare? Ma non èsicuro che torna tra un'ora,può darsi che ritarda, oppurevolete ritornare?"In quale dilemma mi sonotrovata non potete immagi-narlo.Ero bloccata, e sono diventa-ta statuaria quando l'amico,abitualmente gentile e dispo-nibile, ha aggiunto:"Signora,dite a me, se possoaiutarvi?"Allora, con forzata disinvoltu-ra, ho detto quasi urlando,incapace di ritornare al mioabituale tono:"Grazie! Ritornerò."Di corsa sono scesa dal nota-io e, intontita, tremante sonoritornata a casa col preziosofardello.Per prima cosa ho controlla-to che la schedina fosserimasta integra nel postosegreto dove l'avevo accura-tamente nascosta in mezzoa tante carte piegate.Dopo averla rimessa a postoed averla guardata conammirazione e paura… misono seduta, avendo lamente occupata solo dalpensiero dominante sul dafarsi.L'orologio sembrava fermo,quando finalmente è passatal'ora, mi sono rimessa incammino per la casa delnotaio.Appena il collaboratore mi havisto mi ha detto:"Signò, il notaio non vienepiù perché fa tardi, venitedomani mattina."Senza manco dire arriveder-ci sono ritornata a casa dicorsa.Non ho cucinato, quel gior-no, non ricordo che cosa hoingoiato, tanto per riempireun po' uno stomaco che stra-namente era pienoSi, perché le ansie, le preoc-cupazioni tolgono la fame equalsiasi cibo appetitoso per-de ogni attrazione. Non ho dormito col pensieroche in casa potesse accade-re di tutto.Ogni rumore mi sembravasospetto, non avevo tempo ovolontà per un controllo dei

nervi che ormai procedevanoda soli in una tormentosapaura di ogni piccola fuga dinotizie.La mattina dopo, prestosono stata dal notaio che hapreso finalmente la schedinadietro mille raccomandazionidi riservatezza e poi, mi hamandato alla banca perinformare dell'eventualeaccredito che ci sarebbe sta-to. In banca, una fila este-nuante mi ha costretta adun'altra attesa, ma questavolta senza la paura di esse-re rapinata. Finalmente alcospetto di un dirigente dibanca, in una stanza chiusa,gli ho prima raccomandatotanta discrezione e poi gli hoconfessato che cosa mi eracapitato.Lui mi ha fatto gli auguri, poimi ha prospettato un venta-glio di possibilità di depositi,con interessi vari, dati perme incomprensibili, perchénon ho mai avuto alcunacompetenza nel settorefinanziario per mancanza diesigenze pratiche di situazio-ni economiche floride.Vale a dire sono stata sem-pre costretta a controllare lespese per non superare leentrate.E, dulcis in fundo, mi haaggiunto che dopo la crisieconomica lui, per sua serie-tà, non mi dava alcunagaranzia, pertanto io solopotevo scegliere come utiliz-zare la cifra.Infine, mi ha suggerito distabilire quale somma vole-vo lasciare libera da vincoli.

Mi ha congedata dicendosidisponibile ad ogni mia scel-ta, appena sarebbe stataaccreditata la vincita.Sono uscita dalla Banca piùstordita di prima.Mi sono sentita sommersada dubbi, incertezze, paure esoprattutto incapace di qual-siasi scelta perché non avevocapito nulla delle proposte didepositi che mi erano statefatte.Non mi reggevo in piedi,ave-vo la sensazione di barcolla-re……E' stata tanta l'agitazioneche mi ha assalita che misono svegliata come in predaad incubo spaventoso.Ho avuto bisogno di qualcheattimo in cui ho vissuto lostesso dilemma di Totò: " ma sto scetato, è suonno oè fantasia?"Era stato solo un bruttosogno!Subito mi sono sentita libe-rata dalle trepidazioni che miavevano completamenteavvinta in una morsa quasidi dolore insopportabile.Quanto sono stata felice del-la libertà riacquistata pernon aver vinto il favolosojackpot!E così ho ripreso la mia abi-tuale quotidianità, rivolgendoun pizzico di comprensioneal fortunato vincitore, magustando pienamente la miagioia di non essere al suoposto!

Diana De Angelis

L’illusione di vincite facili al gioco alimenta speranze ma crea anche tensioni e false aspettative

Ho vinto perché ho perso

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"Il principiodi ugua-

glianza trauomini e don-ne presuppo-ne necessaria-

mente che sia-no eliminati glisvantaggi delle

donne nell'accesso e nellapartecipazione al mercatodel lavoro e in tutti gliambiti della vita sociale,compresi quelli politici eistituzionali, per cui adotta-re tutte le misure necessa-rie, volte ad eliminare ogniforma di discriminazione,equivale a contribuire arealizzare una società piùgiusta, una società concre-

tamente democratica, unasocietà dove vengonogarantiti pari diritti di citta-dinanza e pari opportunità,eguaglianza nei diritti,armoniosa collaborazione esolidarietà tra i cittadini".Per quanto innanzi enun-ciato, è stata svolta unaindagine che analizza l'in-serimento delle donne nelmercato del lavoro e neidiversi settori della produ-zione, partendo dall'analisidella disoccupazione e dellainoccupazione femminile. Arendersi promotore di taleiniziativa è stato l'Ufficio

della Consigliera di Paritàdella Provincia di Avellino,diretto dalla dottoressaDomenica Marianna Lomazzo. Quest'ultima, nel corso diuna conferenza stampasvoltasi presso la sala"Grasso" di Palazzo Carac-ciolo, si è intrattenuta aparlare su "Le donne nelcontesto sociale ed econo-mico della provincia diAvellino". Infatti, a partiredagli ultimi anni, l'occupa-zione femminile è incostante aumento anche seper lo più essa è legata allaflessibilità contrattuale.Tuttavia, però, la presenzadelle donne nel mercato del

lavoro resta ancora lontanadalla media europea "persi-stendo una incomprensibilenegazione al pieno e com-pleto utilizzo dei loro saperie delle loro competenze chevalorizzati adeguatamenteandrebbero a rendere piùcompetitivo lo sviluppo el'economia del nostro Paese". La fotografia, che vienefuori da una analisi svoltasul territorio irpino, non siallontana molto da quellanazionale, anche se nelcontesto sociale della pro-vincia di Avellino si possonoregistrare significativi punti

di forza costituiti da unaseppur lieve uscita del lavo-ro femminile dipendente e,soprattutto, da una crescitanon solo in termini di quan-tità, ma anche in termini diqualità e competitività daparte dell'imprenditoriafemminile.Questa indagine è stataraccolta, dopo un accuratoe meticoloso lavoro, in uncorposo volume pubblicatoa cura dell'Ufficio in que-stione. In esso sono raccol-ti i dati della popolazioneitaliana e straniera neicomuni della provincia diAvellino, nonché i servizi asupporto della famiglia, deigiovani e del lavoro in Irpi-nia. L'indagine in argomen-to non poteva non trala-sciare i dati inerenti la pre-senza femminile nelleAmministrazioni Comunali,nonché la flessibilità neiPiani di zona, nei Comuni,nelle comunità Montane enell'Ente Provincia dell'Irpi-nia. Una trattazione sui datiriguarda anche il mondoimprenditoriale in provinciadi Avellino e le impresefemminili in Italia ed in Irpi-nia. La pubblicazione siconclude con due capitoliche riguardano le politicheper le pari opportunità ine-renti il nostro territorio e laviolenza alle donne attra-verso il "Filo di Arianna".L'indagine raccoglie inmaniera sintetica il risultatoinerente l'inserimento delledonne nella società irpina atutto il 31 dicembre 2007.Essa, infine, è corredata daelenchi e da grafici che fan-no da specchio a quella cheè la realtà del mondo fem-minile in provincia di Avellino.

Indagine conoscitiva sull'inserimento delle donnenella società irpina e nel mondo del lavoro

di Alfonsod'Andrea

Memorie d'Irpinia - Tradizioni locali e personaggi:Lo Statuto di Forino. La rivolta del 1647.

Continuiamo a percorrere il nostro itinerario attraverso icentri dell'Irpinia alla riscoperta degli accadimenti che ne

hanno caratterizzato la storia e la tradizione. E' la volta diForino, interessato, pensate un po', sia dall'eruzione delVesuvio del 1631 che dalla rivolta di Masaniello del 1647. Maandiamo per ordine. E' il 14 marzo 1631 quando l'eruzionedel vulcano partenopeo raggiunge anche Forino. L'esplosioneprovoca, tra una scossa e l'altra che fanno tremare la terra,una strana e malefica pioggia di lapilli e cenere che oscura ilcielo e sommerge ogni cosa. Quattrocento case crollate,interi raccolti distrutti, animali morti e dispersi, tantissime

vittime tra la popolazione. Questo il triste bilancio registrato dai Forinesiche, per ciò, dovranno affrontare una miseria ancora più forte. Soltantocon il duro lavoro e la loro tenacia riescono, lentamente, a riprendersi. Mail periodo di sofferenza non finisce qui. Il regno di Napoli, da oltre un seco-lo sotto il dominio spagnolo, è affidato ad un Viceré. Questi, obbedendo alproprio Re, che siede sul trono a Madrid, sottopone il popolo del regno acontinui balzelli ed odiose imposte che servono a finanziare gli esercitispagnoli impegnati in continue guerre. Un ulteriore aumento delle tassesu frutta e verdura, principali alimenti per la sussistenza delle popolazio-ni, provoca un'autentica sollevazione generale. A capo dei rivoltosi si poneun giovane pescivendolo amalfitano, Tommaso Aniello, da tutti chiamatoMasaniello. Ben presto la rivolta si propaga per tutto il regno giungendofino alle terre di Forino, feudo del giovane principe Caracciolo e della prin-cipessa madre, Donna Marzia Carafa. Sull'esempio di Masaniello anche iForinesi rappresentano con molta decisione la volontà di non destinare piùdonativi alla Corona. La situazione di miseria e indigenza provocata daimancati raccolti aveva contribuito ad inasprire gli animi. La principessaDonna Marzia Carafa, dopo un colloquio con il sindaco di Forino, DonAniello Ferrante, rappresentante delle istanze della oramai esasperatapopolazione, riesce con saggezza e grande disponibilità a ricomporre lasedizione. Il giorno 5 di agosto del 1647 rende pubblica una raccolta diprovvedimenti adottati in favore della popolazione: abolizione di tutte legabelle, drastica riduzione dei donativi alla Corona, nuove costruzioni,nuove strade, perdono ai rivoltosi. Le rinnovate disposizioni sarebberodiventate note come lo Statuto di Forino.

([email protected])

di PellegrinoVillani

Buone nuoveper gli auto-

mobilisti chevengono mul-tati per esserepassati con ilsemaforo ros-so. Ora, in casodi verbale per-

venuto per tale ragione, essipossono richiederne l'annulla-mento se sono in grado di pro-vare, con testimoni, che lecose sono andate diversamen-te, non valendo il verbale fino aquerela di falso.E' quanto ha stabilito la Cassa-zione con una sua recentissi-ma sentenza, la n.21816/2008, accogliendo ilricorso di un'automobilista del-la capitale che era passata conil semaforo rosso.Ebbene, la ricorrente, nono-stante avesse sostenuto nelsuo ricorso presentato dinanzial competente Giudice di Pacedi Roma che non era passatacon il rosso e che, dunque, ilvigile che l'aveva multata ave-va preso una svista, era statada quest'ultimo condannata apagare la multa, con convalidaaltresì del verbale della con-travvenzione.Presentato il ricorso in Cassa-zione, qui la situazione è dia-metralmente mutata in quantola seconda sezione civile acco-glieva le rimostranze dellaricorrente sostenendo che "ilverbale dei vigili urbani non fapiena prova fino a querela difalso" e che ciò va escluso"con riguardo ai giudizi valuta-tivi che esprime il pubblico uffi-

ciale alla menzione di quellecircostanze relative ai fatti iquali, in ragione delle loromodalità di accadimentorepentino, non si siano potutiverificare e controllare secondoun metro sufficientementeobiettivo ed abbiano pertantopotuto dare luogo ad una per-cezione sensoriale implicantemargini di apprezzamento,come nell'ipotesi in cui quantoattestato dal pubblico ufficialeconcerna non la percezione diuna realtà statica, ma, comeappunto nella specie, l'indica-zione di un corpo o di unoggetto in movimento".In buona sostanza il Supremoconsesso ha ritenuto che, nelcaso di specie, il Giudice diPace non aveva approfonditobene la questione e, soprattut-to, non aveva voluto ammette-re la prova testimoniale richie-sta dalla ricorrente per contra-stare, con i propri testi presen-ti all'evento, le motivazioniespresse nel suo verbale dalvigile accertatore dell'infra-zione.

***Altra interessante sentenza èquella resa dalla Sezione spe-ciale tributaria presso la CorteSuprema di Cassazione, la n.24486/08, depositata martedì22 ottobre in materia di I.C.I.,l'imposta comunale previstaper gli immobili.Il Supremo consesso ha stabi-lito, in sintesi, che tale impostaper la casa coniugale non pesasull'assegnatario se separato,

in quanto costui non puòessere considerato quale sog-getto passivo e, dunque, nonpuò essere tenuto a pagare insostituzione del marito (o,piùraramente, della moglie) pro-prietario dei locali.Alla Commissione CentraleTributaria si era rivolto uncontribuente di un paesino delvicentino che si era vistorigettare il suo ricorso dallalocale Commissione tributariaavverso l'avviso di accerta-mento notificatogli dall'Entelocale per l'omessa dichiara-zione e il mancato pagamen-to, in qualità di separato, del-l'I.C.I., essendovi nel caso dispecie l'assegnazione delbene alla moglie per decisionedel locale Tribunale civile.La Commissione regionale,cui si era rivolto il marito perribaltare la precedente deciso-ne, gli ha dato piena ragione,per cui l'Amministrazionecomunale aveva adito il Supre-mo consesso romano.Quest'ultimo ha ritenuto che"l'assegnazione della casaconiugale integra un atipicodiritto personale di godimentoe non un diritto reale tanto chein capo al coniuge non è ravvi-sabile la titolarità di un diritto diproprietà o di uno dei diritti digodimento specificamenteprevisti dalla norma e che dan-no titolo per il pagamento del-l'imposta".Non risulta applicabile, secon-do la Corte, neppure il codicecivile (art. 218) in quanto lanorma è relativa al regime del-la separazione dei beni, integra

l'art. 217 in tema di ammini-strazione dei beni e non èestensibile.Tale decisione, peraltro, orache l'I.C.I. per la prima casa èstata soppressa, pone ulterioriproblemi di interpretazione incasi come questo appena esa-minato dove, per l'appunto, ilproprietario separato non abitapiù l'immobile che divideva conil coniuge.

***Concludiamo il nostro osserva-torio settimanale comunicandoche ora, anche nel caso di litiaventi ad oggetto contratticontestati in tema di telecomu-nicazioni è obbligatorio, comeavviene in materia di pubblicoimpiego, il tentativo di concilia-

zione : esso, nel caso che cioccupa, andrà fatto con ilCO.RE.COM. (Consorzio regio-nale per le comunicazioni)competente per territorio.I cittadini, dunque, che inten-dono promuovere qualche litegiudiziaria con le compagnietelefoniche per una bolletta dacontestare o un contratto sti-pulato, ma del quale hannodubbi sulla sua corretta formu-lazione, anche prima di esseredei veri e propri clienti, dovran-no vedersela prima con taleConsorzio al di fuori delle veree proprie aule di giustizia e,solo in caso di insuccesso, adi-re il competente organo giudi-ziario.E', in buona sintesi, quanto hasostenuto la Cassazione, con la

sua recente sentenza n.24334 del 3° settembre2008, respingendo il ricorsoformulato da una signora ingiudizio contro la societàWIND, lamentando di nonaver mai sottoscritto un con-tratto con tale Compagnia.Rivoltasi ad uno studio legalela signora era riuscita ad otte-nere giustizia, ma non ritene-va di dover pagare la parcellaal suo legale, ritenendo cheanche questa dovesse esserlecorrisposta dal gestore telefo-nico e così aveva adito primail Giudice di Pace, che le ave-va dato torto, e non soddisfat-ta anche la Suprema Corte diCassazione.Quest'ultima,esaminando il caso, ha ritenu-to che "in tema di contratti inmateria di telecomunicazionitra utenti e soggetti autorizza-ti o destinatari di licenze rien-tranti tra le fattispecie discipli-nate dalla legge n. 249/97 edal regolamento concernentela risoluzione di controversietra organismi di telecomunica-zioni ed utenti approvato dadetta autorità, anche le contro-versie volte a stabilire se siastato stipulato o meno uno deisuddetti contratti sono assog-gettate alla disciplina previstain detta normativa nel comma11 dell'art. 1 della legge e negliartt. 3 e 4 del regolamento,per cui l'attore di una contro-versia, prima di agire in giudi-zio, è tenuto preventivamentea promuovere un tentativoobbligatorio di conciliazionedinanzi al CORECOM compe-tente per territorio".

OSSERVATORIO GIURIDICO (a cura dell'avv. Ernesto Pastena)

Avellino - Palazzo di Giustizia

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Numeri utiliEmergenza Sanitaria 118Vigili del fuoco 115Carabinieri 112Polizia 113Guardia di Finanza 117Guardia medica Avellino 0825292013/0825292015Ariano Irpino 0825871583

Segnalazione GuastiEnel 8003500Alto Calore Servizi 3486928956Sidigas Avellino 082539019Ariano Irpino 0825445544Napoletana Gas 80055300

Farmacie di Turnocittà di Avellino

dal 3 al 9 novembre 2008servizio notturnoFarmacia Autolino

Via Amabile servizio continuativo

Farmacia MazzaVia Tedesco

sabato pomeriggio e festiviFarmacia Lanzara

Corso Vittorio Emanuele

Archiviati itermini per

la presentazio-ne delle dichia-razioni dei red-diti (31 mag-gio per il

mod.730, 31 settembre peril modello unico telematico eil 25 ottobre per il mod 730integrativo) esaminiamo,ora,l'attività di controllo dell'Am-ministrazione finanziaria sulcontenuto delle stesse che sisvolge attraverso diversefasi: un primo controlloautomatico, un secondocontrollo formale e, infine,in alcuni casi, un terzo con-trollo sostanziale.I risultati del controllo, a diffe-renza del passato, vengonoora comunicati in modo infor-male ai contribuenti, chehanno la possibilità di aprireun contraddittorio con l'Agen-zia delle Entrate. Prima, sedai controlli scaturivano som-me a debito, queste venivanoiscritte a ruolo che veniva,poi, trasmesso ai concessio-nari della riscossione per lapreparazione e l'invio dellacartella di pagamento. Sela cartella non veniva pagatanei termini, il concessionariopoteva procedere con ilpignoramento, l'ipoteca e,poi, la vendita dei beni deldebitore. Il contribuente ave-va poco tempo per far valerele proprie ragioni presso gliuffici finanziari e, il più dellevolte era costretto ad adire leCommissioni tributarie. Que-sto meccanismo, però, hagenerato nel corso degli anniun'ingente mole di contenzio-so con il fisco che tuttorapesa ancora sulle Commis-sioni Tributarie.Oggi l'Agenzia delle Entrate,prima di far recapitare al con-tribuente la cartella di paga-mento, gli trasmette unacomunicazione (c.d comuni-cazione di regolarità oirregolarità) con la quale loinvita a pagare entro 30 gior-ni, in caso di irregolarità, usu-fruendo di uno sconto sullesanzioni, oppure a rappre-sentare all'Ufficio le ragioniper cui ritiene di non doverpagare. Soltanto nell'ipotesiin cui il contribuente nonrisponde alla comunicazioneoppure se l'Ufficio, dopo aversentito le sue ragioni, confer-

ma l'addebito ed il contri-buente non provvede alpagamento, il debito vieneiscritto a ruolo, con la sanzio-ne per intero, e la pratica vie-ne passata, telematicamen-te, all'agente della riscossioneper l'emissione della cartella.Il controllo automaticodelle dichiarazioni dei red-diti, è la prima fase del con-trollo delle dichiarazioni (det-ta anche " liquidazione"), econsiste nel riscontro auto-matizzato dei dati indicati dalcontribuente nella dichiara-zione con i dati in possessodell'Anagrafe Tributaria.Attraverso questo primo con-trollo è possibile:- correggere gli errori di cal-colo commessi nella determi-nazione degli imponibili e del-le imposte, nonché del ripor-to delle eccedenze risultantidalle precedenti dichiarazioni;- ridurre le detrazioni d'impo-sta, le deduzioni dal reddito ei crediti d'imposta esposti inmisura superiore a quellaprevista dalla legge o nonspettanti in base ai dati indi-cati in dichiarazione;- verificare la congruità e la

tempestività dei versamenti.Se dalla liquidazione nonemerge difformità rispetto aquanto indicato in dichiara-zione, l'Amministrazione inviaal contribuente una comuni-cazione di regolarità.Nel caso in cui dal controlloautomatizzato della dichiara-zione dei redditi emerga unesito diverso da quello indica-to dal contribuente, questiriceve una comunicazionedi irregolarità.Dal 2006, per le dichiarazionipresentate telematicamentedagli intermediari (Caf, pro-fessionisti ed altri soggettiabilitati), si può chiedere che

l'avviso venga inviato in viatelematica all'intermediariobarrando un'apposita casellacontenuta nella dichiarazione.Se il contribuente riconosce lafondatezza della richiesta puòsanare le irregolarità effet-tuando il versamento, oltredell'imposta maggiorata degliinteressi moratori, anchedella sanzione ridotta al10%, cioè un terzo di quellaordinariamente dovuta, entro30 giorni dal ricevimento del-la prima comunicazione.I versamenti degli importirelativi ad una comunicazionedi irregolarità vanno effettua-ti utilizzando il mod. F24 giàprecompilato presso le ban-che, gli uffici postali o l'agen-te della riscossione.La Finanziaria 2008ha pre-visto la possibilità di pagarequeste somme anche a rate;oppure se il contribuentevolesse avvalersi della facoltàdi compensare detto debitocon eventuali crediti d'impo-sta, dovrà compilare (e con-segnare, sempre, a banche,uffici postali o agente dellariscossione) un mod.F24,indicando nella sezione "era-

rio" il codice tributo 9001 e ilnumero di codice dell'atto,l'importo a debito e l'anno diriferimento indicato nel mod.F24 precompilato.Se il contribuente non condi-vide la contestazione puòrivolgersi a qualsiasi Ufficiodell'Agenzia delle Entrate peresporre le proprie ragioni eprodurre documentazioneper l'eventuale correzione. Sel'Ufficio, in via di autotutela,modifica solo in parte lacomunicazione, il termine dei30 giorni per usufruire dellasanzione ridotta decorre dalladata in cui il contribuentericeverà il modello di paga-

mento con l'indicazione del-l'importo rettificato.Nella seconda fase del con-trollo, che è quella del con-trollo formale, che noncoinvolge tutte le dichiarazio-ni, bensì solo quelle selezio-nate in base a criteri fissatidall'Amministrazione finan-ziaria, il contribuente puòessere invitato, per posta ovia e-mail, a fornire chiari-menti in merito ai dati conte-nuti nella dichiarazione e adesibire o trasmettere ricevutedi versamento o altri docu-menti che attestino la cor-rettezza dei dati stessi.L'obiettivo del controllo èquello di verificare la confor-mità dei dati esposti in dichia-razione con la documentazio-ne esibita dal contribuente, aidati desunti dalla dichiarazio-ne dei sostituti d'imposta e aquelli forniti, per legge, daenti previdenziali ed assisten-ziali, banche e imprese assi-curatrici.A seguito di detto controllo,l'Ufficio dell'Agenzia delleEntrate può:- escludere in tutto o in partelo scomputo delle ritenuted'acconto non risultanti ( orisultanti in misura inferiore aquella indicata) dalle dichiara-zioni dei sostituti d'imposta odalle certificazioni richieste aicontribuenti;- escludere in tutto o in partele detrazioni d'imposta e lededuzioni dal reddito nonspettanti in base ai documen-ti richiesti ai contribuenti;- determinare i crediti d'im-posta spettanti in base ai dati

risultanti dalle dichiarazioni eai documenti richiesti ai con-tribuenti;- liquidare la maggiore impo-sta e i maggiori contributidovuti sull'ammontare com-plessivo dei redditi risultantida più dichiarazioni o certifi-cazioni presentate per lostesso anno dal medesimocontribuente;- correggere gli errori mate-riali e di calcolo commessinelle dichiarazioni dei sostitu-ti d'imposta.Le irregolarità emerse dalcontrollo vengono comunica-te al contribuente con l'invitoa pagare le somme dovutecon la sanzione ridotta al20%, cioè pari a due terzi diquella ordinaria.A questo punto le alternativeche si presentano al contri-buente sono le stesse giàviste a seguito del controlloautomatico, e cioè:- accettare la contestazione eregolarizzare la sua posizioneversando, entro 30 giorni dalricevimento della comunica-zione, l'imposta dovuta con irelativi interessi e la sanzioneridotta;- rappresentare all'Ufficio imotivi per cui ritiene la conte-stazione infondata. Se l'Uffi-cio procede a alla rettificaparziale, in via di autotutela, ilcontribuente riceverà un nuo-vo modello di pagamento conl'indicazione del debito resi-duo e potrà beneficiare dellasanzione ridotta se il versa-mento verrà effettuatocomunque entro 30 giorni dalricevimento della prima

comunicazione. Per il versa-mento delle somme dovutein base agli esiti del controlloformale valgono le stesseregole già viste per le sommedovute in base alla comunica-zioni da liquidazione automa-tica,con la differenza chequesta volta il codice tributoda indicare nel mod. F24, incaso di compensazione concrediti, è il 9006.Il controllo sostanzialedel-le dichiarazioni, è la vera epropria attività di accerta-mento dell'Agenzia delleEntrate che viene esercitata,per lo più, nei confronti dicoloro che svolgono attivitàcommerciale o professionalee nei confronti di ogni tipo disocietà e consiste nell'acquisi-zione di notizie ed elementispecifici di particolare rile-vanza. Per espletare tale atti-vità gli Uffici si avvalgono diliste selettive, sorteggi inbase a determinate catego-rie, poteri istruttori attraversoaccessi, ispezioni e verifiche epresunzioni ammesse dallalegge.Alla fine di detta attività dicontrollo di merito, l'Ufficioemette un avviso di accerta-mento, nel quale sono indica-ti i maggiori tributi e le san-zioni accertate. Contro taleavviso è possibile pagare,prestando acquiescenzaall'accertamento, o presenta-re ricorso alla CommissioneTributaria Provinciale o rag-giungere un accordo con l'Uf-ficio tramite la procedura diaccertamento con adesione.

L'OCCHIO DEL FISCO NELLE DICHIARAZIONI

“A TU PER TU CON IL FISCO” a cura di Franco Iannaccone

il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc

Direttore responsabile

Mario Barbarisi

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del 22 dicembre 1975

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Nella Casa del Padre

Lutto Pesiri - Di Cicco -

Guardia dei LombardiAntonio Pesiri di 67 anni, già Applica-to di segreteria presso il Liceo diS.Angelo dei Lombardi, purificato dal-le sofferenze, ha detto addio alla vitaterrestre per risorgere a quella eterna,dopo aver percorso l'esistenza condignità, coraggio, affetto e solidarietà.Addolorati lo piangono la moglie GildaDi Cicco, le figlie Katia ed Elvira, ilgenero Romano ed i parenti tutti. Sia-mo vicini a tutti in questo tristemomento, porgendo loro le nostre piùsentite condoglianze. (al.sa)

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Continuano le nostre inter-viste nel panorama irpino,

con il pianista MaurizioSeverinoChi suona il pianoforte, disolito inizia da bambino, tuquando hai cominciato? Il primo strumento (giocatto-lo) a tastiera che ricordo eradi mio fratello, che ha setteanni più di me ed aveva ottoo forse nove tasti tutti colora-ti. Mia madre diceva che pas-savo ore con quel pianino finoa quando, per salvaguardareil sistema nervoso di chi miascoltava, il giocattolo torna-va (momentaneamente) sudi uno scaffale inaccessibilead un bimbo di due - tre anni.Nel pomeriggio la Rai tra-smetteva, dopo il programmaper i bambini, dei concerti dimusica classica che mi vede-vano sempre incollato all'ap-parecchio televisivo cosa que-sta che un po' stupiva e incu-riosiva i miei genitori. In occa-sione del Natale del 1967(avevo sei anni), finalmen-te"Babbo Natale" mi portò unorganetto elettrico (regalomolto in voga in quegli anni)dal quale si poteva tirare fuo-ri qualcosa di più concretorispetto al "pianino" del qualeera rimasto ormai solo ilricordo.Perché tra i tanti strumen-ti musicali hai scelto disuonare proprio il piano-forte?Nel 1970 andai a frequenta-re il catechismo per la primaComunione da d. Mario Pica-riello, parroco della Cattedra-le. Dopo qualche giorno nonpotei resistere a chiedere a d.Mario, grazie anche all'inter-cessione del mio catechista,oggi diacono, Raffaele Borghi,di poter suonare, a modo mio(cioè di suonacchiare ad orec-chio), l'organo del Duomo. Ilcaro d. Mario cominciò a far-mi accompagnare qualche

liturgia e mi convinse ad iscri-vermi al Conservatorio "D.Cimarosa" ma mi obbligò,anche su consiglio del carissi-mo Salvatore De Vitos suoparente ed impiegato pressoil Conservatorio, ad optareper il pianoforte. Oggi mi sen-to di poterli ringraziare perquesta "scelta obbligata".Che cosa rappresenta ilconservatorio "DomenicoCimarosa" nella realtàavellinese. Può essere untrampolino di lancio per igiovani talenti irpini?Il Conservatorio, non soloquello di Avellino ma tutti glialtri in Italia, sono soltantodelle fucine, dei luoghi in cui siforma la parte puramentetecnica del musicista. Poi con-ta molto la fortuna di avereinsegnanti degni di talenome. Il concertista nasce,nella maggior parte dei casi,dopo. Concorsi, corsi di perfe-zionamento ma, soprattutto,concerti. Esporsi in prima per-sona e cercare di comunicareal pubblico un "qualcosa" solocon l'ausilio di uno strumentoè una esperienza unica, terri-ficante al momento ma esal-tante al tempo stesso. Quali brani ti emozionanodi più e perché?La musica, quella vera, èemozione. Non intendo solomusiche di autori come Bee-thoven, Mozart o Chopin ocome le architetture sonore diBach o di Haendel, l'ottocen-to e novecento di Schubert eDebussy. Diceva il M° BrunoMazzotta, direttore del con-servatorio di Avellino fino allafine degli anni '70 e grandemusicista: "non si va a vede-re il concerto ma ad ascoltar-lo". Tutto quello che si ascoltasi tramuta in sensazioni,emozioni. In noi, giovani allie-vi di allora, c'era anche vogliadi emulazione, di diventareun giorno come gli artisti cheascoltavamo nei concerti delConservatorio o dell'AGIMUS.Quale è stato il primo bra-no che hai eseguito inpubblico?Tre piccoli pezzi di Kabalevskyper il mio primo saggio inconservatorio. Parlare di ter-rore è riduttivo per come erail mio stato d'animo ma, dopol'esecuzione, il sorriso dellamia insegnante di allora, IdaTizzani e il "bravo"del diretto-

re Mazzotta (che partecipavaa tutti i saggi scolastici) midiedero una carica indescrivi-bile.Cosa ne pensi di pianisticontemporanei, come Gio-vanni Allevi e RyszardBakst?Ho ascoltato poco Allevi maquel poco mi è bastato percapire che è un "musicista". Ilfraseggio elegante, il tocco

morbido e l'ampio respiro del-le sue composizioni mi hannodato subito l'impressione diessere di fronte, nel suogenere, ad un vero talento.Bakst appartiene ad un altrogenere di pianismo. Le sueinterpretazioni di pagine diChopin lo hanno reso famosoin tutto il mondo. Il suo mododi fraseggiare e la sua indolepolacca rendevano uniche lesue esecuzioni.Quali sono stati gli artisticon cui hai collaboratomaggiormente durante latua attività e con qualerisultato?La mia prima insegnante dipianoforte mi chiese diaccompagnare ad un saggioscolastico la classe di contrab-

basso del M° Plinio Bologna.Esperienza unica. In quell'oc-casione conobbi ErmannoCalzolari, oggi contrabbassi-sta di livello internazionale. Ilmio grande amico AntonioPolidoro mi catapultò adaccompagnare al pianofortenella classe di canto di Elisa-betta Fusco, dove ho comin-ciato ad imparare l'arte del-l'accompagnare (cosa che

molti pianisti snobbano mache, come diceva il grandepianista Aldo Ciccolini, inse-gna ad "accompagnare" sestessi anche se si suona dasolo). In seguito ho collabora-to con il tenore Antonio Sava-stano di Roma, con i sopraniRomilda Festa, Pina Cassano,il violinista Antonio Loffredo etanti altri. L'insegnamentoavuto da queste collaborazio-ni è stato assolutamenteunico. Nella società attuale, dovesiamo continuamentepressati da reality show eliti per aumentare l'au-dience in TV, come si collo-ca la musica classica?Purtroppo molto male. Comeho detto prima, nel passato la

Rai aveva, nel suo palinsesto,un posto di riguardo per lamusica classica. I concertiche si susseguivano (in oraridecenti) erano tenuti da per-sonaggi come Arturo Bene-detti Michelangeli, GlennGould e tanti altri mostri sacridel panorama musicale. Oggiper ascoltare un concertodegno di tale nome bisognasolo comprare un cd e questo

è veramente avvilente.A chi senti di dover dire"grazie"?Se mi si fa passare il modo didire "a pochi ma buoni". Inprimis alla prof.ssa Elsa Astia-zaran. E' stata una secondamadre per me. Negli anni dalsesto al decimo corso delconservatorio ha saputo dar-mi tutto quello che poteva eforse ancora di più. Per risol-vere il più grande problemasia tecnico che interpretativole bastava un sorriso ed il giu-sto consiglio. Ricordo che in un passaggioper me ostico nel primo tem-po della sonata op. 81 di Bee-thoven che dovevo portareall'esame di diploma, lei scris-se a penna sullo spartito:

"non fare lo scemo". Da allo-ra, in quel passaggio, non hoavuto più problemi.E che dire del M° Virginio Pro-feta. Grande direttore di coro,grande musicista e composi-tore (degno figlio di RubinoProfeta, uomo di grande clas-se e musicista di razza). Conlui ho imparato a dare "sen-so" a quei segni che in parti-tura, a volte, sono nascosti odoccultati; a leggere anche ciòche non è scritto. Senza tuttoquesto il risultato sarà sem-pre una esecuzione senz'ani-ma e senza cuore.Quali sono gli altri tuoiinteressi, oltre il piano-forte?Come già detto, il mio grandeamore, oltre il pianoforte, èl'organo. A questo strumento,negli ultimi anni, mi sto dedi-cando anima e corpo. Fortu-natamente si sta vedendonelle chiese di Avellino, edanche in buona parte di quel-le dell'Irpinia, un ritorno all'or-gano a canne come strumen-to di sostegno per il cantoliturgico. Nulla da dire alle chi-tarre o agli strumenti elettro-nici, ma il suono prodotto dal-l'aria che attraversa una can-na è un'altra cosa. E' giusto,da parte mia, ringraziare iparroci come d. Vito Todisco,mons. Mario Famiglietti,mons. Antonio Dente, d.Mario Alvino e tanti altri chehanno, o stanno pensando, alrestauro degli strumenti (avolte storici) presenti nelleloro chiese e, ormai dadecenni, non più funzionanti.Quali sono i tuoi prossimiimpegni?Con l'Associazione Polifonica"Corale Duomo" siamo impe-gnati per l'esecuzione del"Gloria" e "Credo" di AntonioVivaldi da tenersi nel periodonatalizio. Senz'altro qualchealtro impegno uscirà "in itine-re", ed è normale consideran-do il periodo a cui andiamoincontro.Oltre a questo c'è la scuolamedia di Nusco dove insegnopianoforte. Forse, tra tutti, èl'impegno più gravoso maanche quello dove puoi vede-re realmente i frutti del tuolavoro, del tuo sapere, dellatua esperienza, e guai a pen-sare di essere arrivato. Vorràdire essere morto.

Maurizio Severino: noto pianista nel panorama irpino

Ciro Giorgio è figlio d'ar-te ed è nato a Napoli. E'

attore, cantante, organista,prestigiatore, trampoliere,ballerino, regista ed autore ditesti teatrali e canzoni ( iscrit-to alla SIAE). Inizia la sua carriera comeattore nel 1962 nella compa-gnia dove anche suo padreGennaro recitava nello spet-tacolo " Il Grido della Giustizia" di S. Panetta, nel 1964 in"Turmiento 'e marenare" enel 1965 in "Miseria e Nobiltà" di Eduardo Scarpetta conNino Taranto, Dolores Palum-bo e Luisa Conte. Ha continuato lavorando inteatro, nel cinema e in televi-sione con attori del calibro diFernandel, Totò, NinoManfredi, Gino Cervi, GigiProietti, Rossano Brazzi,Carlo Giuffrè, EdmondaAldini, Tato Russo, Ida DiBenedetto,Tecla Scarano,Orso Maria Guerrini,Roberto De Simone, UgoTognazzi, Mico Galdieri,Mario Merola, Nino D'An-

gelo etc. Ha studiato per alcuni annipianoforte al Conservatorio dimusica San Pietro a Maiella diNapoli. Nel 1980 fonda laCooperativa " Centro TeatroStudi " di cui è Presidente econ la quale organizza spet-tacoli teatrali curando spessola regia ed i testi. Ha collabo-rato con il Museo delle Tradi-zioni Popolari di Roma allarealizzazione di una mostrasu "Pulcinella e la Maschera"curata da Beatrice Premolipresso la Reggia di Caserta. E' definito in modo unanimedalla critica "l'ultimo Pulcinel-la" , nella sua interpretazionel'attore scompare e salta fuo-ri la vera maschera napoleta-na, come afferma il registaRoberto De Simone, che nel1992 gli affida il ruolo di Pul-cinella nello spettacolo "IlCanto de li cunti". Ha svoltodiversi laboratori teatrali invarie scuole nella RegioneCampania patrocinati da variComuni: Caivano, Portici etc.Nel 1993 organizza un tour in

Ungheria con lo spettacolo "Ki Latta Pulcinellat?Nel 1995 ha organizzato incollaborazione con Organiz-zazioni Americane la primaedizione del Festival dellacanzone napoletana nel mon-do a cui è seguita nel 1996 la

seconda edizione. Nel 1997ha ideato un progetto dal tito-lo " Pulcinella a spasso neltempo" che ha realizzato gra-zie alla collaborazione delMuseo Nazionale Ferroviariodi Pietrarsa e con il Patrociniodel Provveditorato agli Studi

di Napoli. Nel 1998 ha volutoampliare il progetto che gra-zie alla SoprintendenzaArcheologica di Napoli eCaserta è stato possibile rea-lizzare anche presso il Museodel Castello di Baia. Nel 2000con la compagnia partecipa alprogetto " Helsinki, Capitaledella Cultura 2000 ",dove hadiretto un laboratorio sul tea-tro e la maschera, realizzan-do uno spettacolo su Pulcinel-la a Helsinki in Finlandia e aTallin in Estonia. Ultimamenteha partecipato al film " IlNegromante" nel ruolo delPrincipe. Nel 2001 visto il suc-cesso ottenuto, la Soprinten-denza Archeologica di Napolie Caserta decide di destinareal progetto di Pulcinella unnuovo sito archeologico " LeTerme romane di Baia " in cui,da marzo 2001 si rappresen-ta lo spettacolo " Pulcinella tragladiatori e imperatori" . Harappresentato con la suaCompagnia "La Cantata deiPastori". E' stato scritturatoper lo spettacolo "Guappo di

Cartone" di R.Viviani e hagirato il Film "Senza legge neregole" regia Nando De Maio.E' stato in tournée con spet-tacoli nelle scuole di PhoenixArizona e Festa di San Gen-naro in Peoria Arizona.Nelluglio 2003 interpreta il per-sonaggio di Giuseppe Aniellonella serie televisiva in ondasu RAI 3 "La Squadra". A set-tembre 2007 ha partecipatoal "San Gennaro Feast "di LasVegas e a Los Angeles. Direcente è stato insignito deltitolo di "ambasciatore" dellacultura italiana. Sabato 22novembre ore 17.00,presso "ArtsCafè" delMaestro Ciro Giorgio, alMuseo (Napoli), si svolge-rà un incontro di poesia emusica su "Il SeicentoNapoletano", organizzatodal divulgatore culturale epoeta ArmandoFusaro,con la partecipa-zione dell'artista RinoNapolitano e l'attriceMaria Luisa Acanfora.

La professionalità del Maestro Ciro Giorgio

L’intervista

di Giovanni Moschella

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Passa ...TempoNon esser della parrocchia

Non far parte di un gruppo, di una combriccola; essere, insomma,

un "estraneo", in particolare riferito a colui che volontariamente si

tiene fuori dalle discussioni e da ambienti che non gli "aggradano".

Un aneddoto di un autore ignoto tenta di dare una spiegazione circa

l'origine del modo di dire. Si narra che un sacerdote, durante la

predica, allo scopo di sollevare il morale un po' depresso dei suoi

fedeli si mise a raccontare qualcosa di molto divertente che

provocava frequentissimi sorrisi negli astanti. Uno soltanto,

in fondo alla navata, ascoltava impassibile, come se fosse

'estraneo' all'ambiente. Un fedele, incuriosito, non poté trattenersi

dal chiedergli spiegazioni del suo strano comportamento.

'Mi perdoni, l'apostrofò, perché mai lei non ride?'. E quest'ultimo,

con assoluta cortesia, 'perché non sono della parrocchia'; volendo

dire, probabilmente, che non capiva a cosa si riferissero le spiritose

battute del sacerdote, non conoscendo né il posto né la gente.

Ibiancoverdi di Markov-ski firmano la prima vit-

toria esterna, con il pun-teggio di 65-61, sul diffici-lissimo campo di Cantù,contro la squadra dell'excoach Dalmonte.Quanta fatica, quante energiespese prima della partenzaalla volta di Tel Aviv dove l'AIRha affrontato il Maccabi,penultima finalista del torneoeuropeo!Coach Markovski nei dueincontri ha dato luogo ad

un tourbillon di cambi conil quale ha inteso non soloevitare punti di riferimen-to agli avversari, ma ruo-tare i giocatori in vista deldoppio impegno del giove-dì e della domenica. Infat-ti subito dopo il rientrodalla trasferta in MedioOriente, la Scandone sitroverà di fronte, al Pala-delmauro, il Biella di Gian-ni Bechi, che si è dichiara-to sicuro di vincere, dopo itre flop iniziali.

Per il momento si viaggiaalla media di tre incontrialla settimana, con l'ovviodispendio di energie, male spalle robuste dei gio-catori riescono a soppor-tare ben volentieri i "sacri-fici" perché si costruisconoun nome ed una esperien-za impagabile in campoeuropeo.Il commento amaro dicoach Dalmonte, dopo lagara al "Pianella" di Cantù,suona come un grandeelogio alla nostra forma-zione che ha fatto delladifesa e della lucidità, infase offensiva, le armipotenti della gara. Sugliscudi il "Five " iniziale, ric-co dei vari Best, Waren eRadulovic, ma stavoltadobbiamo anche elogiaregli uomini della panchina,prontissimi a gettare nellamischia il proprio talento.I vari Porta, Cinciarini,Crosariol e Dinier si sonofatti onore contro sia icanturini che l'avversarioisraelita, tetragono edesperto.Dopo Biella bisogneràaffrontare, con malcelataambizione, il Le Mans ed ilCibona, se si vuole proce-dere in Europa.

Antonio Mondo

L'Avellino, con l'avventodi Campilongo sulla

panchina,continua a met-tere fieno in cascina, allun-gando la striscia positiva.L'aver strappato e conmerito un punto sul campodi Pisa, contro la formazio-ne di Ventura, che tre gior-ni prima aveva vinto sullacapolista Empoli per 3-0,costituisce un grande pas-so avanti.Elogi ci sono stati fattianche dal Presidente pisa-no, Pomponi, che ha rico-nosciuto la bontà del nostroimpianto ed il grosso lavoroche sta facendo il nuovotecnico.Purtroppo dobbiamo anco-ra registrare le incontinen-ze del nostro Presidenteche non ha ancora meta-bolizzato le contestazionidella piazza, da interpreta-

re - secondo noi - comel'emergere di una sfrenataemotività, con pulsioniegoistiche. E' facile dire daparte dei tifosi " PuglieseVattene" ! ma quali sono lealternative visto che tutti ifamigerati gruppi di avan-guardia scappano dopo ilprimo contatto , se mai c'èstato.La guerra fredda continua:da una parte c'è chi mettemano al portafoglio e dal-l'altra, per una felicitàimmediata, i tifosi, che spe-rano che le critiche abbianoeffetti terapeutici. Comesempre nella logica del cal-cio tutti hanno ragione !Ma permetteteci una rifles-sione: a che serve lo scon-tro frontale, visto che Mas-simo Pugliese, al di la delleesternazioni, ha cambiato iltecnico, non sappiamo da

chi imposto il fiugginoIncocciati, ed ha ingaggia-to, su suggerimento delnuovo governo tecnico, unaltro difensore, Ghomsi,felicemente collaudato aPisa ? Perchè non cerchia-mo di unire le forze perriportare nella giusta posi-zione di classifica, unasquadra, una provincia eduna società ? E' cosi diffici-le fare un passo indietro,sia da parte del Presidente,che sacrosantamente uti-lizza i propri mezzi finanzia-ri al servizio della squadra,sia da parte dei tifosi chepure hanno avuto tangibilisegni della volontà dellaDirigenza di mirare al pro-gresso della squadra?Lasciamo perdere le chiac-chiere, "verba volant" dice-vano i latini, cerchiamo divincere piuttosto il confron-to ostico con l'ex primatistaSassuolo che verrà adAvellino col dente avvele-nato per le quattro scoppo-le rimediate in casa dal-l'Empoli.Guardando i risultati delleultime giornate di campio-nato, il torneo di serie B siconferma sempre impreve-dibile ed inestricabile, per-tanto ogni partita va gioca-ta sul campo, non con ipunti in classifica.

A. M.

Avanti tuttaBasket - Air Scandone

A caccia di punti

Avellino calcio