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anno XIV 19 dicembre 2016 N. 220
Il Botteghino
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La data di pubblicazione è
verso il 15 di ogni mese
a cura di Vito Laraspata
È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano;
ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare un altro;
ogni volta che volgi la schiena ai principi che cacciano gli oppressi
ai margini del loro isolamento;
ogni volta che speri con i prigionieri gli oppressi
dal peso della povertà fisica, morale e spirituale;
ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza!
È Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso di te...
(Madre Teresa di Calcutta)
“IL BOTTEGHINO” AUGURA
UN NATALE DI PACE
ED UN FELICE ANNO NUOVO
festa tradizionale. Intanto, presi dalla lotta
quotidiana, distratti viaggiatori della vita,
non ci accorgiamo del passare del tempo. Vi
ricordate? All’inizio del secolo si parlava del
“bug del 2000”. Il 1° gennaio del 2002,
l’Euro entrava nelle nostre tasche: un
avvenimento storico certamente, l’inizio di
una ‘nuova era’, attese e speranze erano alla
base di questo scombussolamento
generazionale. Si diceva che la moneta unica
doveva essere lo strumento che avrebbe
rinforzato la nostra identità europea e
avrebbe contribuito alla formazione di una
coscienza comune.
Tutti questi anni sono volati via, in fretta,
forse troppo in fretta. Sono volati via nella
storia, nella nostra storia, ed un nuovo anno
si appresta ad incominciare. Il tempo è
fuggito e non ci siamo accorti che questi anni
sono la stessa nostra vita, le nostre speranze,
i nostri amori, i nostri figli, le cose in cui
abbiamo creduto e in cui, nonostante tutto,
continuiamo a credere. I sogni hanno ceduto
il posto ad una vita sempre più cinica, piena
di odio e ricca solo di egoismi.
Si dice che “la speranza è l’ultima a
morire”. Riprendiamo coraggio per caricarci
e poter continuare la nostra vita. Abbiamo
un’arma infallibile che è quella di credere e
di avere più fiducia in noi stessi,
salvaguardando certi valori che conserviamo
dentro e che si manifestano nei piccoli gesti
della vita di tutti i giorni, negli sguardi, nella
gioia, nell'amore. Tutto dipende da noi. Vi.Lar.
LA SPERANZA È
L'ULTIMA A MORIRE
Stiamo attraversando un'epoca di
cambiamenti. La parola “crisi” è all’ordine del
giorno. Oramai è diventato quasi un ritornello
dire o sentir dire: "E' la crisi" - "Siamo in
crisi", che ci siamo abituati a convivere con
essa che quasi non ci facciamo più caso. Crisi
economica, finanziaria, crisi politica,
istituzionale, crisi della società, dei valori
morali. Non c'è un solo settore della vita che
non sia risparmiato dalla crisi.
Stiamo vivendo un’epoca in cui prevale
l’individualismo: ognuno pensa a se stesso, a
farsi strada con gomitate e a racimolare quanto
più è possible. Chi osa ancora immaginare il
nostro avvenire? Ma soprattutto quello dei
nostri figli? È come se il filo che mantiene in
piedi la nostra evoluzione, si fosse spezzato.
Stiamo vivendo in una società in cui prevale
l'odio, il veleno, la falsità, che portano
inevitabilmente al non rispetto della persona
umana. Nella nostra vita quotidiana, si è
introdotto “il dubbio” e con il dubbio, anche
l’incertezza. Non sappiamo più a chi credere.
Siamo in crisi anche con noi stessi, la nostra é
una crisi profonda, è la crisi della fiducia.
Natale si avvicina, le città si accendono di
luci multicolori, i negozi si vestono a festa e
invitano alla spesa. Tra lo scintillio di luci e
le vetrine colorate, nell'aria delle città il
Natale consumistico prende sempre più piede
e si stanno perdendo gli antichi valori della
di Guido Gozzano
Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
Il campanile scocca
lentamente le sette.
Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.
Il campanile scocca
lentamente le otto.
O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.
Il campanile scocca
lentamente le nove.
Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...
Il campanile scocca
lentamente le dieci.
Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.
Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!
Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!
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Si vedeva che la gente era felice, sorridente e perfino emozionata
quando si scambiavano i regali, ma...
Sai, Giuseppe? Non rimaneva alcun regalo per nostro figlio e mi
dava l’impressione che nessuno lo conoscesse perché nessuno fece
mai il suo nome. Non ti sembra strano che la gente si dia tanto da
fare e spenda tanto nei preparativi per celebrare il compleanno di
qualcuno che non nominano mai e che forse neppure conoscono?
Ebbi la strana sensazione che se nostro figlio fosse entrato in
quelle case si sarebbe sentito un intruso. Tutto era così bello e la
gente così contenta, ma io avevo una gran voglia di piangere
perché nostro figlio era completamente ignorato. Che tristezza per
Gesù non essere desiderato nella sua festa di compleanno! Sono
contenta perché si è trattato solamente di un sogno, ma che
terribile sarebbe se ciò divenisse realtà!
Giuseppe, ho fatto un sogno che non riesco proprio a
comprendere, ma credo che riguardava la nascita di nostro figlio.
La gente stava facendo i preparativi con sei settimane d’anticipo:
decoravano le case, compravano vestiti nuovi, uscivano spesso a
fare spese e compravano regali molto elaborati. Era tutto molto
strano, perché i regali non erano per nostro figlio: li avvolgevano
in fogli vistosi, li legavano con dei nastri preziosi e poi li
mettevano sotto un albero.
Sì, Giuseppe, un albero dentro le case; quella gente aveva
decorato un albero e i rami erano pieni di ciondoli brillanti e in
cima all’albero c’era una figura - mi sembrò che fosse un angelo -
veramente molto bella. Dopo ho visto una tavola splendidamente
imbandita con piatti deliziosi e tanti vini: tutto sembrava squisito e
tutti erano contenti, ma noi non eravamo stati invitati.
Il sogno di Maria
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SOCIETÀ
Sei nato in una stalla sì, però sei nato;
e ti hanno accolto almeno una mamma ed un papà!
Quanti bambini invece, non vedranno oggi la luce,
quanti papà non sanno e non sapranno mai,
di aver avuto un figlio!
E quante donne oggi, guardando il Tuo Presepe,
in segreto piangeranno, un bimbo non avuto!
“Chi vuol esser lieto sia, del doman
non v’è certezza” (Lorenzo de’ Medici)
L'ALBERO DI NATALE HA
OFFUSCATO L'ABITUDINE
DELLE STATUINE
Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei
loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal
medioevo prenderà il nome latino di “praesepium”, ovvero recinto chiuso,
mangiatoia. È il testo del vangelo infatti a suggerire quelli che poi
diventano gli elementi fondamentali dei presepi allestiti nelle case dei
fedeli: la mangiatoia, i pastori, i magi, la stella cometa. Il presepio come
lo vediamo realizzare ancora oggi ha origine, secondo la tradizione, dal
desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la
nascita di Betlemme, con personaggi reali, pastori, contadini, frati e nobili
tutti coinvolti nella rievocazione che ha luogo, a Greccio, la notte di
Natale del 1223. Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti modellano
statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale pitturato
riproducente un paesaggio che faceva da sfondo alla scena della Natività;
il presepe è esposto all'interno delle chiese nel periodo natalizio. Culla di
tale attività artistica è la Toscana ma ben presto il presepe si diffonde nel
regno di Napoli, ad opera di Carlo III di Borbone, e nel resto degli Stati
italiani. Nel '600 e nel '700 gli artisti napoletani danno alla sacra
rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel
paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi
della nobiltà, della borghesia e del popolo rappresentati nelle loro
occupazioni giornaliere o nei momenti di svago: nelle taverne a
banchettare o impegnati in balli e serenate. La diffusione a livello
popolare si realizza pienamente nel 1800, quando ogni famiglia in
occasione del Natale costruisce un presepe in casa riproducendo la
Natività secondo i canoni tradizionali, utilizando materiali - statuine in
gesso o terracotta, carta pesta e altro - forniti da un fiorente artigianato.
Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione negli anni '60 e '70, causata anche
dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie
all'impegno di religiosi e privati che con associazioni, musei,
rappresentazioni dal vivo, presepi viventi e soprattutto con la produzione
di artigiani presepisti, napoletani e siciliani in special modo, hanno
ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la Natività e tutti i personaggi
della simbologia cristiana del presepe.
Il Presepe Napoletano Nel '700 il presepio napoletano visse la sua stagione d'oro. Uscì dalle
chiese dove era stato oggetto di devozione religiosa, per entrare nelle case
dell'aristocrazia e divenire oggetto di un culto ben più frivolo e mondano.
Il presepe assume una sua configurazione ben precisa: le figure sono
realizzate con manichini in filo metallico ricoperto di stoppa, le teste e gli
arti sono in legno dipinto, che poi sarà gradualmente sostituito dalla
terracotta policroma. Il re Carlo III aveva una vera passione da
partecipare e coinvolgere famiglia e corte nella realizzazione e vestizione
di pastori e nel montaggio dell'enorme presepe del palazzo reale. Salito al
trono di Spagna, portò un grandissimo presepe e artigiani e diede così
inizio anche in Spagna ad una tradizione d'arte presepiale.
TANTI PERSONAGGI POPOLANO
LA FANTASIA ED I SOGNI
DEI BIMBI
Le tradizioni e le storie legate al Natale abbondano di personaggi a metà
tra il sacro e il magico. Sono loro che, soprattutto nei pensieri dei
bambini, contribuiscono a riempire di mistero le festività, e che tutti gli
anni diventano i protagonisti del mese di dicembre, comparendo su
milioni di cartoline augurali e addobbi di ogni genere. Accanto alle
figure, ormai più che note, di Babbo Natale e della Befana, sono molti i
personaggi natalizi che fanno parte di tradizioni regionali italiane o
addirittura straniere, e pressoché sconosciute in gran parte del paese. Lo
Juleman è il Babbo Natale scandinavo, o meglio il "piccolo uomo di
Natale". In origine era un folletto a cui venivano lasciati dei regali
davanti alla porta perché proteggesse la casa. In alcune zone della
Germania, dell'Austria e della Svizzera a portare i regali invece è il
Christkindel (in italiano significa Gesù bambino), che ha circa dieci anni
ed è tutto vestito di bianco con un velo in testa e una corona d'oro. Lo
accompagna Hans Trapp (il castigamatti), che porta una cesta colma di
giocattoli per i bambini che sono stati bravi, e in mano tiene un fascio di
ramoscelli per punire quelli che sono stati disubbedienti. Ancora più
inquietanti i Krampus, degli strani personaggi che hanno il volto coperto
da maschere grottesche e indossano abiti laceri e consunti. Suoni striduli
e potenti ottenuti da strumenti rudimentali, come campanacci e corna di
mucca, li accompagnano nel percorso che li porta di maso in maso, in
cerca di offerte in cambio di buoni auspici per l'anno che sta per arrivare.
L'origine di questa usanza, mantenuta con orgoglio in molti comuni
dell'alto Adige, si perde nella notte dei tempi, ed è legata ai
festeggiamenti del solstizio invernale. Tra i personaggi tradizionali di
Natale sono molti quelli che coincidono con figure di santi. Santa Lucia,
simbolo della luce, viene festeggiata il 13 dicembre nei paesi scandinavi.
Una leggenda racconta che un giovane si innamorò di Lucia e in
particolare dei suoi occhi. Lei rifiutò il suo amore ma in cambio gli diede
gli occhi e rimase cieca. Accadde poi un miracolo: Lucia ebbe di nuovo
gli occhi, ma questa volta ancora più belli. Il giovane le chiese
nuovamente di donarglieli ma questa volta lei rifiutò e lui la uccise
infilandole un coltello nel cuore. Comune ai del nord Europa e ad alcune
regioni dell'Italia meridionale è invece la festa di San Nicola, il 6
dicembre. La leggenda dice che il vescovo di Bari, per sfamare una città
lontana, fece caricare su una barca grano, frutta e verdura, che poi lasciò
in dono davanti alle case dove abitavano i bambini più poveri. Proprio
San Nicola è il predecessore del più celebre Babbo Natale. Nel tempo il
nome San Nikolaus divenne Santa Claus, e una slitta trainata da renne
sostituì la barca. Fu il caricaturista americano Thomas Nast, nel 1860, a
dare a Babbo Natale quello che è pressappoco il suo aspetto attuale:
lunga barba bianca, mantello rosso bordato di pelliccia e una grossa
cintura nera. Nast indicò anche quella che tutti oggi credono sia la sua
residenza ufficiale: il Polo Nord.
il Presepe
i sogni dei bambini
La festa
più attesa Dalla tradizione
ad oggi
LA MANGIATOIA La parola “presepe” significa letteralmente “mangiatoia” e indica il
luogo nel quale, come è raccontato nel Vangelo di Luca, fu collocato il
Bambino Gesù alla sua nascita, non avendo la santa coppia di Maria e
Giuseppe trovato alloggio nella locanda. Il presepe nasce, quindi, come
rappresentazione di alcuni passi del Vangelo relativi alla venuta al
mondo del Salvatore.
Questa PAZZA, Pazza, Pazza CULTURA
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”Le radici della cultura sono amare,
ma i frutti sono dolci” (Aristotele)
LA STORIA DI BABBO NATALE
Negli anni che vanno dal 243 al 366 dopo Cristo, nell'antica Roma imperiale, amici e parenti si
scambiarono le prime "strenae" per festeggiare il "dies natalis".
Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi
doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù e, insieme, l'anniversario dell'ascesa al trono
dell'Imperatore, divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi
per l'intero anno.
Personaggi
Ma vediamo chi fu veramente
Babbo Natale
Babbo Natale, Fu San Nicola, fra gli anni 243 e
366 dopo Cristo. Nato a Myra (l'attuale Turchia)
da una famiglia ricca, rimase presto orfano a
causa della peste. Allevato in un monastero a soli
17 anni divenne uno dei più giovani preti
dell'epoca.
Molte storie vengono raccontate sulla sua generosità, ma la leggenda più
interessante è quella relativa a tre giovani ragazze destinate alla
prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di
un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in
miseria, decide di intervenire lanciando per tre notti consecutive,
attraverso una finestra sempre aperta del vecchio castello, tre sacchi di
monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la
seconda notte le cose andarono come aveva previsto. La terza notte Nicola
trova la finestra chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo
proposito, il vecchio si arrampica sul tetto e getta le monete attraverso il
camino, dov'erano appese le calze ad asciugare.
Secondo altre leggende sarebbe anche entrato in possesso del mitico Graal
che gli diede il potere di creare cose in abbondanza da regalare.
Qualche anno più tardi Nicola divenne arcivescovo, ma un arcivescovo
senza i paramenti ufficiali: solo una lunga barba bianca e un cappello
rosso in testa. Dopo la sua morte fu fatto Santo e inserito nel calendario.
Quando ci fu lo scisma tra Chiesa Cattolica e Chiesa Protestante ogni
nazione inventò il ''proprio Babbo Natale''. Per i francesi era ''Pere Noel'',
in Inghilterra ''Father Christmas'' (sempre dipinto con ramoscelli di
agrifoglio, edera e vischio) e la Germania aveva ''Weihnachtsmann''
(l'uomo del natale).
Nessuno sa come ha fatto il cavallo bianco di San Nicola a trasformarsi in
un gregge di renne. Un libro del XIX secolo mostra una illustrazione in
cui compare con una sola renna. Nel 1882 Clement Clarke Moore,
professore di greco, scrisse per i suoi figli una poesia su Santa Claus dove
parlava di otto renne. In Svezia è invece ancora rappresentato circondato
da caprioli.
Le otto renne si chiamano Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen,
Donder, Blitzen, Cupid, in italiano Cometa, Ballerina, Fulmine,
Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido. Una presunta nona renna,
chiamata Rudolph, nacque, sempre a scopo pubblicitario nei grandi
magazzini statunitensi Montgomery Ward, nel 1939. Quest’ultima aveva
un grosso naso rosso, molto utile a Babbo Natale nelle notti di nebbia.
San Nicola
e Gesù Bambino
Per tanti anni la notte dei doni venne identificata con il 5 Dicembre fintanto
che - durante la riforma protestante durante la quale le figure dei Santi
persero gran parte del fascino che esercitavano sulla gente - cominciò a
girare voce che a portare i regali la notte di Natale fosse invece il Bambino
Gesù...
Non si sa come siano andate esattamente le cose in seguito, ma da allora
prese piede la convinzione popolare che Gesù Bambino distribuisse i regali
grazie all'aiuto di un misterioso vecchietto vestito con abiti vescovili.
In alcuni paesi, ad esempio in Olanda e Germania, si dice addirittura che al
vecchio e al Bambino si siano uniti uno o più gnomi o folletti... vestiti di
pellicce e muniti di un grosso libro nero e di una frusta da usare per punire i
bambini che si sono comportati male durante l'anno!
Babbo Natale moderno
Col passare dei secoli il rito trovò la sua personificazione
in un forte vecchio dalla barba bianca, residente al Polo
Nord; secondo la tradizione, aiutato da numerosi gnomi
costruirebbe dei giocattoli da distribuire come doni du-
rante la notte di Natale, con l'ausilio di una slitta trainata da renne volanti e
passando attraverso i camini delle case.
Babbo Natale naviga anche sulla rete
Babbo Natale abita al Polo Nord, ma è facile per tutti incontrarlo nel
cyberspazio. E non è un caso che la maggiorparte dei siti siano stati
realizzati nei paesi del Nord Europa. Al sito Santamail non solo è possibile
spedire una lettera, ma anche riceverla: i genitori possono ordinare una
lettera personalizzata, che i propri figli riceveranno come sorpresa di
Natale, con tanto di firma di Santa Claus in fondo.
Direttamente dalla casa di Santa Claus, al Polo Nord, arrivano
informazioni, canzoni, immagini. Nonché la possibilità di spedire un
"North PolarGRAM", un telegramma polare.
E non manca nemmeno il Villaggio segreto di Santa Claus, sempre al Polo
Nord (ma in realtà yankee al 100 per 100). Ma il più antico sito sul Natale
in rete è nato in Finlandia: Christmas in Cyberspace, quasi interamente
monopolizzato dalla "ingombrante" figura di Santa Claus. Altra città
virtuale è quella di http://www.claus.com, metropoli, ricchissima di tutto,
compreso un karaoke per cantare on line i più classici inni natalizi.
La frutta in inverno mette allegria
e diventa un complemento prezioso per la nostra tavola
Ci sono frutti in particolare che, per la suggestione della loro forma e del loro colore o perché ricchi di significati simbolici, vengono associati al
clima della festa più bella dell'anno. È il caso, ad esempio, del melograno con i suoi chicchi rossi, di aspetto così natalizio da essere diventato un
diffusissimo simbolo riprodotto in mille varianti: dai biglietti augurali alle decorazioni da appendere all'albero. Dicono che sorbire i suoi chicchi
durante i pranzi delle festività assicuri denaro e prosperità per tutto l'anno. Per non parlare dell'uva, che non può assolutamente mancare sulla tavola
del cenone della Vigilia o di San Silvestro: la tradizione vuole che, quando suona la mezzanotte, se ne mangi un chicco a ogni tocco di campana. Le
mele rosse ricordano nella forma e nel colore le palline da appendere all'albero e sono diventate un motivo decorativo ricorrente. Tutti i frutti rossi,
del resto, fanno Natale: dai lamponi alle fragole, dai grappoli di ribes ai più insoliti corbezzoli.
simboli e tradizioni
19 dicembre 2016 p. 5
I figurinai lucchesi
e la tradizione del presepe in Toscana
Gli archivi storici del comune di Bagni di Lucca raccontano che l'attività dei figurinai della
Lucchesia, gli artigiani capaci di plasmare statuine, si può far risalire alla metà del ‘700. Nel locale
palazzo comunale un dipinto dell'artista barghigiano Cordati riferibile a quel periodo raffigura
infatti un figurinaio di quelle zone, accompagnato dai suoi garzoni, che tiene in mano due ceste
colme di statuine pronte per essere vendute. Una tradizione antica, dunque, capace di dar vita a
personaggi di singolare espressività ed accuratamente modellati, generazione dopo generazione.
Tanti furono i figurinai che infoltirono le schiere dei migranti lucchesi in diversi Paesi,
contribuendo alla costruzione di quella comunità di Lucchesi nel Mondo che rappresenta una parte
importante della storia toscana.
Qualcuno riporta la storiella che quando Cristoforo Colombo scoprì l'America trovò sulla spiaggia
alla quale approdò, un lucchese che vendeva statuine del presepe. Una battuta che la dice lunga sul
radicamento di questa tradizione in Lucchesia, anche se ancora oggi non esiste alcuna datazione
esatta che indichi la nascita vera e propria di questa figura di artigiano/artista.
Certo è che nella seconda metà dell''800 nasce una rinnovata volontà di fare, di intraprendere. Tra le
tante attività che sorgono vi è anche quella di chi si inventa di rappresentare, sotto forma di
statuetta, la fisionomia delle persone in generale, siano gente comune o mestieranti qualsiasi.
Successivamente si cominciò a riprodurre la scena della nascita di Gesù, del villaggio dove questa
era avvenuta e degli abitanti intenti a svolgere le quotidiane attività. Tra questi, pioniere fu
certamente Emanuele Fontanini, che fondò l'omonima azienda sorta nel 1908 a Bagni di Lucca,
ancora oggi sinonimo di alta espressione artistica.
Le nostre tavole e le nostre case sono addobbtae
sempre di più nelle feste natalizie. La tavola è
riccamente imbandita, l'albero di Natale
troneggia al centro del salone, le luci sono
posizionate in modo strategico. La tavola ha una
funzione importante nel festeggiamento insieme
ai parenti o agli amici. Tutti quanti ci si riunisce
accanto al tavolo, riccamente decorato, e si
comincia a mangiare ed a discorrere. I colori
della tavola, tovaglie, piatti e tovaglioli, sono i
più vari: ma il rosso ed il bianco, i colori del
Natale per eccellenza, la fanno naturalmente da
padroni. Quando si apparecchia per mangiare
però, in ricorrenze come queste, si usa porre al
centro della tavola delle decorazioni che allietino
il pasto dei commensali. Così sulle nostre tavole,
spesso, vengono posti dei centrini fatti di piante o
di frutti che abbelliscono il cenone od il pranzo
del Natale.
Il Natale e le festività pagane si sono fuse nel
corso dei secoli. Le piante che ornano le case, i
luoghi della città e le tavole imbandite vengono
ad avere un significato particolare, qualcosa che
va oltre la bellezza estetica. La memoria di questi
simboli, però si perde nella storia del Medioevo
contadino europeo. Memoria che noi oggi
abbiamo perso ma che è bene sapere per non
tranciare completamente i contatti con le nostre
radici culturali e storiche, soprattutto in un
momento difficile come questo.
va lontano i rettili, e a curarne il morso, che la
tradizione cristiana interpretò come un potere di
purificazione dei peccati.
AGRIFOGLIO E PUNGITOPO sono dei
portafortuna, la tradizione cristiana vede nelle
sue foglie dure e con le spine il simbolo di forza
e di difesa contro i mali, e nelle sue bac- che la luce di Natale, sono simbolo di allegria e
di buon auspicio di fecondità e di abbondanza.
ARANCIA frutto dell'inverno, l'arancia
raffigura il Natale a tavola per il suo splendore e
per la speranza.
MELAGRANA: il suo significato si riferisce
al mondo agreste, simboleggiava la
rigenerazione della terra, mentre per Cristo
indica la resurrezione, infatti viene spesso
dipinto con una melagrama in mano.
Quando apparecchiate la tavola, tenetene conto.
arricchire il cenone
con i simboli
IL VISCHIO è la pianta natalizia per
antonomasia riconosciuta come pianta di buon
augurio: è una panacea contro tutti i mali, perché
non possiede legami con la terra. È
l'incarnazione dello spirito vitale e quindi
protettivo.Già Virgilio nell'Eneide lo cita per le
sue virtù magiche.
IL BIANCOSPINO germoglia nei giorni di
Natale e fiorisce a Pasqua e si fa risalire al
biancospino di Glastonbury e al bastone che
Giuseppe d'Arimatea aveva piantato con le sue
mani e da esso nacque un bellissimo
biancospino che per secoli continuò a fiorire
ogni Natale.
IL GINEPRO la leggenda narra che Maria, in
fuga dai soldati di Erode, trovò rifugio e
nascondiglio fra i propri rami. E da quel legno si
sarebbe anche fatta la croce di Gesù. Tra le sue
virtù, si sosteva che fosse una pianta che tene-
LA STELLA DI NATALE
La Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima) è
una pianta selvatica Messicana dove si sviluppa
fino a 4 metri è importata e utilizzata come
pianta ornamentale tipica del periodo natalizio.
La Stella di Natale è caratterizzata dalla
stupenda fioritura che non è rossa ma è formata
da un fiore giallo circondato da cinque brattee di
colore rosso. La Stella di Natale è una pianta
perenne fotoperiodica e la fioritura avviene nelle
giornate più corte dell’inverno. La pianta cresce
particolarmente alla luce ma la buona fioritura
della stella di Natale è garantita anche da una
esposizione in ambienti non troppo luminosi.
perdere le foglie può essere mantenuta tutto
l’anno ponendola alla luce per tutto il periodo
primaverile estivo e riponendola all’ inizio dell’
autunno in un luogo poco luminoso.
Riproduzione Potete riprodurre facilmente la Stella di
Natale per talea in primavera ponendo la parte
recisa prima in acqua tiepida e successivamente
invasata in terriccio con l’aggiunta di ormoni
radicali.
Cure e manutenzione La Stella di Natale viene coltivata a una
temperatura tra i 14 e i 22°, vive a temperature
più basse, ma non tollera il gelo.
La concimazione a base di potassio e fosforo va
eseguita ogni 15 giorni per tutto il periodo
invernale. Annaffiare la piante ogni 3 giorni
potare e rinvasare la Stella di Natale ogni
primavera. La Stella di Natale che spesso viene
buttata a fine delle festività quando comincia a
19 dicembre 2016 p. 5
14 novembre 2016 p. 5 Simboli e leggende
Quella dell'albero di Natale È una tradizione
antica che viene fatta risalire, in alcune parti
dell'Europa ai riti pagani del ceppo, bruciato a
partire dal solstizio invernale (i giorni più corti
dell'anno). Questo ceppo doveva essere scelto
tra i migliori ed essere preferibilmente di
quercia (che simboleggia la forza e la solidità),
e veniva arso davanti alla famiglia al completo.
Simbolicamente si bruciava il passato, e si
coglievano i segni del prossimo futuro: le
scintille che salivano nella cappa
simboleggiavano il ritorno dei giorni lunghi, i
doni erano simbolo di abbondanza, la cenere,
raccolta, veniva sparsa nei campi per sperare in
abbondanti raccolti. Noi troviamo questi
simboli nel nostro albero di natale: le luci e le
luminarie sono le scintille del falò, le palle e le
decorazioni sono speranze di prosperità, l'abete
sempreverde la speranza di rinascita, i fili d'oro
e d'argento i capelli delle fate. Nel mondo
contadino i festeggiamenti si protraevano fino
all'epifania: erano dodici giorni, durante i quali
le giornate iniziano lentamente ad allungarsi.
la corona
dell’Avvento
LA LEGGENDA DEL VISCHIO
C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo
viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Per tutta
la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno
all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica
cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e
andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.
Per avere sempre piu' soldi, a volte si comportava in modo disonesto e
approfittava dell’ ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui non
importava, perché non andava mai oltre le apparenze.
Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli
interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno
gli voleva bene. Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio
mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni,
decise di uscire a fare una passeggiata.
Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.
Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì
perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori
sembrassero molto vicini. A un certo punto cominciò a sentire qualcuno
che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello.
Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre,
vicende familiari e d'amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto
poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la
solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone
che vedeva tutti i giorni, l'uomo cominciò a piangere. Pianse così tanto
che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato. E le
lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come
perle. Era nato il vischio.
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La Corona (o ghirlanda) d’Avvento ha origine da
un simbolo pagano adottato poi dal cristianesimo,
per ricordare lo scorrere del tempo e il Natale che
si sta avvicinando, per invitarci a viverlo ed
accoglierlo in preghiera, soprattutto nella famiglia.
La corona è composta con ramoscelli di alberi
sempreverdi, simbolo della continuità della vita,
decorati con nastri e altro.
All’interno ci sono cinque candele: quattro (tre
viola e una rosa) sono posizionate ai margini
interni dei ramoscelli sempreverdi, la quarta
(bianca) è posizionata al centro delle altre.
La forma circolare della ghirlanda ci riporta
all’eternità di Dio, che non ha né inizio né fine,
all’immortalità dell’anima e alla vita eterna in
Cristo. La corona è anche simbolo di regalità e
vittoria: annuncia che il Bambino che stiamo
attendendo è il Re che viene a vincere le tenebre
con la sua luce.
Si utilizza in chiesa a partire dalla Prima settimana
d’Avvento: le candele vengono accese, una alla
settimana, durante la celebrazione della Santa
Messa domenicale o già il sabato sera quando c’è
la Messa Vespertina.
Negli ultimi decenni la corona viene usata anche
nelle famiglie, piccole chiese domestiche, dove
le candele vengono accese quando la famiglia è
riunita. La tradizione vuole che sia il più piccolo
ad accenderle. Si possono accendere anche
durante la settimana, quando si prega o si mangia
insieme o quando arriva un ospite.
La prima è la Candela del Profeta. È viola,
colore del Tempo Liturgico, della penitenza e
dell’attesa, ed è la candela della speranza. Ci
ricorda che molti secoli prima della nascita di
Gesù, i profeti ne hanno predetto la venuta. Il
profeta Michea ha detto perfino che sarebbe nato
a Betlemme.
La seconda candela, viola, è definita Candela di
Betlemme, la candela della chiamata universale
alla salvezza e ci ricorda il luogo dove è nato il
nostro Salvatore.
La terza candela, chiamata Candela dei Pastori,
è rosa, la candela della gioia, poiché i pastori
sono stati i primi a visitare ed adorare il bambino
Gesù e raccontare della sua nascita.
La quarta candela, è detta Candela degli Angeli,
in onore degli Angeli che hanno annunciato agli
uomini la nascita di Gesù.
L'ultima, posta al centro delle altre, è quella
bianca e raffigura Gesù, Luce del mondo: viene
accesa la notte di Natale.
la tradizione
dell’abete
LA LEGGENDA DEL PINO
Finalmente apparvero le case di Betlemme. Era l’ora in cui gli uomini,
lasciato il lavoro, s’affrettano amorevoli verso le case e il giovane,
riconducendo i bovi alla stalla, ha in bocca uno stornello, come un
rametto fiorito. Era l’ora in cui i camini fumano e la massaia stende la
tovaglia della cena sulla grande tavola della cucina. Il cielo illividito si
era chinato verso la terra in un raccoglimento di nevicata. Eppure gli
uccelli continuavano a volare sugli alberi nudi e i galli continuavano a
cantare nei pollai già chiusi, come se il giorno, invece di finire, stesse
per cominciare. La Madonna si reggeva a fatica, per la stanchezza del
lungo cammino, e Giuseppe aveva nel cuore una gran pena per la
santissima creatura che affrontava tanti disagi in una stagione tanto
avversa. Dove l’avrebbe fatta riposare? Dove avrebbe bussato a
chiedere un giaciglio? La Madonna quasi sveniva, e dal cielo
cominciavano a cadere dei bianchi petali, come da grandi mandorli in
fiore quando c’è vento.
Giuseppe corse verso le case di Betlemme a cercare un luogo dove
passare la notte. La Madonna restò a pregare al riparo di un albero. E
l’albero si rizzò sul tronco e le fece largo tirando i rami verso la cima e
distendendoli a ombrello. La neve sfarfallava intorno e imbiancava ogni
cosa. Ma sotto l’albero spiccava, isoletta scura, un cerchio di terra. E in
quel cerchio asciutto, la Madonna aspettò il ritorno di Giuseppe.
“Benedetto”, disse, “tu che mi hai riparata”.
E il pino rimase, da allora, un sempreverde ombrello d’una aerea
bellezza che rallegra la vista e conforta lo spirito. Nella polpa dei suoi
semi è racchiusa l’immagine delle sante mani che si levarono a
benedirlo. E sotto i suoi rami, poi che la Madonna vi respirò la sera di
Natale, l’aria è balsamo a chi vi si sofferma. E dal tronco, se lo ferisci,
geme una resina che bruciata profuma come incenso davanti all’altare.
ALBERI DI NATALE IN NOVE CASE SU DIECI: 3,5 MILIONI QUELLI VERI Sono 3,5 milioni le famiglie italiane a caccia dell’albero di Natale vero che sarà addobbato nelle case o nei giardini a partire proprio dal ponte
dell’Immacolata secondo tradizione. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti dalla quale si evidenzia però che quasi 6 italiani su dieci (il 59 %)
recuperano dalla cantina il vecchio albero sintetico, una minoranza dovrà sostituirlo mentre sono appena il 10% quelli che rinunciano del tutto
all’albero. Una tradizione consolidata dunque nelle case degli italiani anche se con il cambiamento degli stili di vita si registrano nuove tendenze.
19 dicembre 2016 p. 7
3 novembre 2014 p. 9
DOSSIER
“Non esiste una via per la pace,
la Pace è la Via” (Dalai Lama)
TUTTI I PERCHÉ DEL
CAPODANNO
La celebrazione dell'anno nuovo è la più antica di cui vi sia traccia
nella storia dell'uomo. Furono i Babilonesi circa 4000 anni fa a
festeggiare per primi il loro capodanno. Intorno all'anno 2000 a.C.,
l'anno babilonese iniziava in corrispondenza con la prima Luna
Nuova dopo l'equinozio di primavera.
L'inizio della primavera era un periodo logico per associarvi l'inizio
dell'anno. Dopotutto, la primavera è la stagione della rinascita,
della nuova semina, della fioritura. Inoltre, il 1° gennaio non ha
alcun significato dal punto di vista dell'agricoltura o astronomico.
È stata quindi una scelta puramente arbitraria. Gli antichi romani
continuarono a celebrare l'anno nuovo nel tardo marzo, ma il loro
calendario era continuamente 'manomesso' dai vari imperatori; si
scelse quindi di 'sincronizzarlo' con il sole.
Fu Giulio Cesare, nel 46 a.C., a creare quello che ancora oggi è
conosciuto come il "calendario Giuliano", che stabiliva che l'anno
nuovo iniziava il primo gennaio. Una tradizione del nuovo anno è
quella dei "propositi per l'anno nuovo". Anche questa tradizione
nasce dai babilonesi: il proposito che più spesso facevano era
quello di restituire strumenti per l'agricoltura che erano stati
prestati loro.
Tradizionalmente, l'anno nuovo è
simboleggiato dalla figura di un bimbo appena
nato. Questa tradizione nasce in Grecia intorno all'anno 600 a.C. Un
bambino piccolo era il simbolo dell'annuale rinascita di Dioniso,
dio del vino. Questa cerimonia serviva per ottenere fertilità e
ricchezza. Una celebrazione simile esisteva anche nell'antico
Egitto.
Tradizionalmente, si pensa che ciò che si fa il primo giorno del
nuovo anno, incida molto su come sarà l'intero anno. Per questo si
festeggia con la propria famiglia, con gli amici, in una nottata
all'insegna dell'allegria e del lusso.
Si dice che porti molta fortuna se il primo visitatore di casa vostra
nel nuovo anno sia un uomo alto e con i capelli scuri, ma in molti
credono anche che una volta scesi in strada porti fortuna incontrare,
come prima persona dell'anno, una persona del sesso opposto.
Tutti sembrano essere invece d'accordo sul fatto che incontrare un
gobbo la mattina del primo dell'anno sia un evento da salutare con
gioia.
L'USANZA DI LANCIARE ROBA
VECCHIA DALLE FINESTRE
EPIFANIA Il nome deriva dal greco “epifanio”, che significa “rivelazione, manifestazione”
I Magi provenivano dalla Mesopotamia o dalla Persia, popoli con una grande cultura astrologica. Essi avevano riconosciuto, attraverso lo studio dei
loro libri, l’evento che stava per manifestarsi. Gli israeliti, nonostante possedessero le Sacre Scritture, non compresero l’importanza di quello che
stava per accadere.
Con la solennità dell’Epifania si celebra anche l’unificazione dei popoli. Egli è il Re di tutti i popoli: per mezzo di Lui e in vista di Lui sono state fatte
tutte le cose (cfr. Colossesi 1,16). Non è la Parola di Dio, ma la tradizione, che ci definisce il numero dei Magi e la loro regalità. Essi portano con se
tre doni: oro, simbolo della regalità di Gesù; incenso, simbolo del culto divino che si può offrire solo a Dio; mirra, che a quel tempo serviva per curare
le ferite ed imbalsamare i defunti.
Quella pigra signora... Da dove nasce la Befana? La leggenda narra di una vecchia signora (la Befana in Italia e Babushka in Russia) che si rifiutò di uscire nella notte
fredda con i pastori per andare a far visita al bambino Gesù. Al mattino, preparò un cesto di doni per il Bambinello e andò a far visita nella stalla ma
la trovò vuota. Da quel giorno ha viaggiato per il mondo, guardando ogni bimbo in faccia per trovare Gesù Bambino.
A Natale lascia doni per ciascun bimbo buono sempre sperando che uno di loro sia Gesù.
Il Capodanno in Italia è festeggiato con
petardi e fuochi d'artificio di ogni tipo
che illuminano il cielo per dare il
benvenuto al nuovo anno. Molti usano
lanciare roba vecchia dalle finestre,
quasi a voler buttare via tutto il
negativo dell'anno passato, aspettandosi
di meglio dal futuro. A mezzanotte ci si
scambiano gli auguri brindando con
spumante rigorosamente italiano.
Anche il Cenone di Capodanno è ricco
di portate di ogni genere, pure queste
diverse a seconda delle regioni, ma due
di esse saranno nessariamente presenti
su ogni tavola, da Aosta a Trapani: lo
zampone o il cotechino accompagnati
dalle lenticchie. Queste ultime
rappresentano i soldi che si
accumuleranno durante l'anno: più se ne
mangiano meglio è!!
Lo zampone vuole essere un simbolo di
abbondanza, trattandosi di carne di
maiale, sicuramente tra le più grasse, e
quindi di buon augurio per il nuovo
anno.
Le tradizionali feste di piazza invadono
tutte le più grandi città italiane: da
Roma a Napoli, da Milano a Palermo,
da Torino a Venezia.
Concerti, fuochi d'artifico e tanto
folklore: i ragazzi, ma anche le persone
più anziane amano festeggiare in questo
modo la ricorrenza più sentita dell'anno
dal punto di vista profano. Ricordiamo
come a Piazza del Popolo a Roma nel
2000 vi erano più di un milione di
“spettatori”, le strade erano intasate ma
l'allegria era così tanta che le code e le
file non hanno creato grosso
nervosismo agli automobilisti e ai
passeggeri.
Ma il Capodanno viene festeggiato in
modi diversi in tutte le parti del mondo
e quello giapponese è uno dei più
particolari.
Per un paese con un senso del rituale
così sviluppato, le festività sono un
modo di vita. I giapponesi le amano
profondamente. Pare che si succedano
nel corso dell'anno con estrema
frequenza sparse per tutto il territorio.
Ogni regione ha un suo particolare
festival, spesso una o varianti sul tema
di grandi celebrazioni nazionali di
carattere religioso dedicate a divinità,
santuari shintoisti o a templi buddhisti,
durante le quali lungo le strade del
luogo vengono trasportati a spalla
pesanti mikoshi (santuari portatili).
Durante le feste le antiche tradizioni
insulari, ancora radicate nei distretti
rurali, si intrecciano allo spirito
consumistico delle grandi città che
aggiungono così alle celebrazioni un
tocco commerciale.
È la festa più popolare in Giappone. Il
periodo in cui i parenti si riuniscono e
molte famiglie si recano dai nonni a
trascorrere le vacanze. Le celebrazioni
iniziano la vigilia del Nuovo Anno.
Alla mezzanotte del 31 dicembre, la
famiglia mangia i vermicelli (soba),
simbolo di lunga vita e poi si reca in
visita al santuario locale o al tempio
per pregare affinché il nuovo sia un
anno fortunato. Il primo dell'anno viene
consumata una colazione speciale, ai
bambini vengono regalati dei soldi ed
ognuno attende con ansia di ricevere i
biglietti d'auguri per il Nuovo Anno
che vengono spediti tutti insieme la
mattina di Capodanno.
19 dicembre 2016 p. 8
per CHI vuol
saperne DI PIÙ...
“La vera conoscenza, è sapere i limiti
della nostra ignoranza” (Confucio)
L'ANTICA TRADIZIONE DEL PANETTONE
Ma esiste anche una seconda versione...
Pietro Verri narra di un'antica consuetudine che, nel IX secolo, animava le
feste cristiane legate al territorio milanese. A Natale, la famiglia intera si
riuniva accanto al focolare attendendo che il pater familiae spezzasse "un
pane grande" e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti in segno di
comunione. Nel XV secolo, come ordinato dagli antichi statuti delle
corporazioni, ai fornai che nelle botteghe di Milano impastavano il pane
dei poveri (pane di miglio, detto pan de mej) era vietato produrre il pane
dei ricchi e dei nobili (pane bianco, detto micca). Unica eccezione: il
giorno di Natale, quando aristocratici e plebei potevano consumare lo
stesso pane, regalato dai fornai ai loro clienti: era il pan de' sciori o pan de
ton, ovvero il pane di lusso, di puro frumento, farcito con burro, zucchero
e zibibbo. Alla fine del '700, una novità inattesa: la Repubblica Cisalpina
s'impegnò a sostenere l'attività degli artigiani e dei commercianti milanesi
favorendo l'apertura dei forni e delle pasticcerie. Nel corso dell'800,
durante l'occupazione austriaca, il panettone diventò l'insostituibile
protagonista di una piacevole abitudine: il governatore di Milano era solito
offrirlo al principe Metternich come dono personale.
Ecco due storie:
Messer Ughetto degli Atellani, falconiere, abitava nella contrada delle
Grazie, a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si
fece assumere da lui come garzone e, per incrementare le vendite, provò a
inventare un dolce: con la migliore farina del mulino impastò uova, burro,
zucchero e uva sultanina. Poi infornò. Un successo strabiliante! Tutti
vollero assaggiare il nuovo pane, e qualche tempo dopo i due giovani
innamorati si sposarono, felici e contenti. Il cuoco al servizio di Ludovico
il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale, a cui
erano stati invitati molti nobili del circondario. Ma ahimè! il dolce,
dimenticato nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco,
Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: "Con quanto è rimasto
in dispensa – un po' di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche
uvetta –, stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete
portarlo in tavola". Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una
tenda, a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e, al duca
che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò: "L'è 'l
pan de Toni". Da allora è il "pan di Toni", ossia il panettone.
IL PANETTONE FARCITO
6 cucchiai di marmellata
2 bicchierini di martini dolce
350 gr. di panna montata
1/2 litro di latte
120 gr. di zucchero
60 gr. di fecola
2 cucchiai di canditi all'arancia
3 tuorli
1 confezione di frutti di bosco
PREPARAZIONE:
Sbattete i tuorli con lo zucchero fino a che non diventino
spumosi; unite la fecola, mescolate ancora per qualche minuto e diluite con il latte caldo. Versate il tutto in un
pentolino e mettete sul fuoco, continuando a mescolare,
per fare addensare; aggiungete alla crema ottenuta 1 bicchierino di martini e quando sarà fredda unite i canditi
tritati e 250 gr. di panna montata.
Togliete la calotta al panettone, spruzzateci il martini rimasto diluito con 1/2 bicchiere d'acqua e mettetela sul
fondo di uno stampo da budino inumidito con l'acqua.
Tagliate il panettone a fettine sottili spruzzatele tutte con il martini e acqua e foderateci le pareti dello stampo. Fate
uno strato di crema, ricoprite con delle fettine di
panettone sempre inzuppate di martini e acqua, metteteci sopra della marmellata e continuate così fino alla fine
degli ingredienti (l'ultimo strato deve essere di panettone).
Coprite lo stampo con la pellicola trasparente e mettete in frigo per 3 ore. Al momento di servire capovolgetelo su
un vassoio e guarnite con la panna montata rimasta, e
frutti di bosco.
Ingrediente per molti irrinunciabile della formula “Natale all'italiana”, il panettone è uno dei più tipici dolci nostrani. Un dolce rustico -
nato dalla cucina povera, ma grato anche al raffinato gusto dei ricchi - che ha alle spalle una lunga storia, strettamente intrecciata alla
leggenda e unita a quella del pane, alimento da sempre, presso tutti i popoli e tutte le religioni, carico di valori simbolici.
È molto probabile che il suo nome sia nato come accrescitivo di “panett” (cioè pagnotta) per indicare un pane più grosso del solito.
Secondo alcuni, però, deriverebbe invece da “pan ad Toni”, dal nome del ragazzo che l'avrebbe ideato, intorno al 1400, alla corte di
Ludovico Sforza detto il Moro.
Ma chi scoprì il panettone secondo la tradizione?
RICETTE TRADIZIONALI
Zuppa di lenticchie
e frutti di mare
Ingredienti:
250 g di lenticchie
1,5 kg circa fra cozze e vongole
una bella seppia di circa 400 g
3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
poco vino bianco
100 g circa di passata di pomodoro
una costa di sedano, una carota
una foglia di alloro
una cipolla, 2 spicchi d’aglio
prezzemolo
peperoncino (facoltativo)
sale
È una delle ricette più richieste a Capodanno.
Lavare bene le vongole e lasciarle immerse per
alcune ore in abbondante acqua salata
leggermente tiepida. Sciacquare le lenticchie,
metterle in una casseruola e coprirle di acqua
fredda che sopravanzi di due dita. Unirvi la
cipolla, il sedano, la foglia di alloro e la carota
mondata quindi salare, incoperchiare e lasciar
cuocere, a fuoco moderato, per circa un'ora fino
a che le lenticchie saranno tenere. Raschiare le
cozze con un coltello e passarle con uno
spazzolino duro tenendole sotto il getto
dell'acqua. Pulire la seppia, scartando l'osso e
il contenuto della sacca quindi spellarla,
lavarla sotto l'acqua corrente e tagliarla a
pezzettini. Scaldare leggermente un
cucchiaio d'olio in una padella larga, unirvi le
cozze e le vongole ben sciacquate quindi
incoperchiare e tenerle sulla fiamma fino a
quando si saranno aperte. Sgusciarle e
conservare il liquido che avranno emesso
dopo averlo filtrato. Scaldare due cucchiai
d'olio in un tegame e farvi imbiondire gli
spicchi d'aglio spellati, il peperoncino, quindi
unirvi i pezzettini di seppia, salare poco e
farli insaporire a fuoco vivace. Quando
cominciano a prendere colore, unirvi il vino e
farlo sfumare prima di aggiungere il passato
di pomodoro. Incoperchiare e lasciare
cuocere per una decina di minuti a fuoco
moderato. A questo punto unire le lenticchie
cotte e scolare e il liquido dei molluschi.
Lasciare insaporire il tutto per qualche
minuto e, poco prima di togliere la zuppa dal
fuoco, unirvi anche le cozze e le vongole.
Servire la zuppa ben calda, spolverata di
prezzemolo tritato.
19 dicembre 2016 p. 9
AL VIA LA CAMPAGNA
“ATTENTI AL PACCO”
Come scegliere regali senza venire raggirati? Come andare in vacanza in tutta
tranquillità? Come sprecare di meno durante i cenoni? L’Adoc lancia la campagna
“Attenti al pacco!”, attiva sul sito dell’associazione e sui canali social Facebook,
Twitter e Youtube. “La campagna mira a informare correttamente il consumatore su
ogni aspetto legato alle Feste di Natale, per evitare di prendere fregature – si legge
in una nota - Dal vademecum su come acquistare online senza timori a come
scegliere correttamente giochi, cosmetici, vestiti, prodotti tipici alimentari, alberi di
Natale e luminarie. Da come evitare lo spreco alimentare sotto le Feste alle norme
per godersi le vacanze fuori casa senza problemi”.
Anche al ristorante i consumi di Natale
non decollano. Da una indagine della
Fipe - Federazione Italiana Pubblici
Esercizi, condotta in collaborazione con
Format Research, è emerso che circa 5,6
milioni di italiani - pari all’11% della
popolazione -, trascorreranno il pranzo di
Natale con amici e/o parenti presso
ristoranti, trattorie e altri locali pubblici,
in calo di circa 512 mila unità rispetto ai
dati rilevati lo scorso anno.
Analizzando i dati nello specifico,
l’87,7% degli intervistati trascorrerà il
pranzo di Natale in casa con amici e/o
parenti, in aumento rispetto all’84,5%
registrato nel 2015, il 9,2% si recherà in
un ristorante o altro locale pubblico in
Italia – nel 2015 il dato era del 10%,
mentre l’1,8% trascorrerà il pranzo di
Natale in un ristorante all’estero, in
lievissimo calo rispetto al 2% del 2015. I
dati relativi a coloro che trascorreranno il
pranzo di Natale fuori casa si
accompagnano ad un leggerissimo
incremento della spesa media per il
pranzo: si pagheranno in media 51 euro a
testa rispetto ai 50 euro del Natale 2015.
Per quanto riguarda le fasce di prezzo dei
pranzi di Natale al ristorante serviranno
meno di 40€ nel 25% dei ristoranti, tra
40€ e 60€ nel 57,5% dei ristoranti ed
oltre 60€ nel restante 17,5% dei pubblici
esercizi. Passando invece ad analizzare il
punto di vista degli esercenti intervistati,
NATALE TRA CENONI, REGALI E.... CONSUMI
dall’indagine emerge che in occasione
del pranzo di Natale il 50% dei
ristoratori offrirà un menù “tutto
compreso” escluse le bevande, il 27,8%
un menù “tutto compreso” bevande
incluse, mentre il restante 22,2% non
prevede un menù fisso.
Per quanto riguarda invece il
cenone di Capodanno?
Dall’indagine è emerso che il 14,7%
della popolazione - circa 7,5 milioni di
italiani, aspetterà lo scoccare della
mezzanotte in un ristorante o in un altro
locale pubblico. Il 12,1% si recherà in un
locale pubblico in Italia, mentre il 2,6%
consumerà il cenone di fine anno in un
ristorante all’estero, dato questo in calo
soprattutto a causa della minore
propensione a recarsi all’estero
registratasi nel 2016. Di questi 7,5
milioni la maggioranza saranno giovani,
residenti al Nord e non coniugati.
Resterà invece a casa per il consueto
cenone l’85% degli intervistati, in
maggioranza Over 55, residenti nelle
grandi aree metropolitane del Centro e
del Nord Est e le famiglie - nel 2015 il
dato si attestava all’83,4%. Dall’analisi
dei dati raccolti traspare infine
l’ottimismo dei ristoratori: ben 8
ristoratori su 10 ritengono, fin da ora, di
poter fare il pienone la sera di S.
Silvestro.
NATALE AL RISTORANTE
PER 5,6 MILIONI DI ITALIANI
LA CORSA AI REGALI È SEMPRE
PIÙ DIGITALE
La corsa ai regali di Natale diventa sempre più digitale. Secondo
uno studio di RetailMeNot.it, (http://www.retailmenot.it/),
l’ecommerce crescerà di oltre il 30% con un giro di affari di 3.6
miliardi di euro rispetto ai 2.8 miliardi dell’anno scorso,
posizionando l’Italia come il paese con il più alto tasso di
crescita in Europa dello ‘shopping online’ insieme alla Spagna
(33%). I dati sono una conferma di ciò che sta avvenendo negli
ultimi anni: i consumi stanno cambiando e gli Italiani sempre di
più guardano anche all’online per acquistare ciò di cui hanno
bisogno.
In generale, in Italia, i consumi subiranno una crescita dell’0.6%
rispetto l’anno scorso. Se consideriamo gli altri paesi europei
protagonisti dello studio di RetailMeNot.it – Belgio, Francia,
Germania, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito – verranno spesi
323.8 miliardi di euro. In particolare il Regno Unito è il paese
dove si spende di più con una cifra pari a 89.4 miliardi di euro,
seguito dalla Germania con 75.6 miliardi e la Francia che
registra 66.9 miliardi di euro spesi per i regali natalizi. Il
successo dello shopping online è dovuto, quindi, a una maggiore
facilità e comodità nel cercare e comparare prezzi e prodotti;
inoltre, gli acquisti sono consegnati direttamente a casa o sul
luogo di lavoro, l’assortimento è vasto, i prezzi sono competitivi
e si possono consultare opinioni e commenti di altri
consumatori. Uno degli elementi chiave dello sviluppo
significativo dell’ecommerce è la diffusione sempre più intensa
dello shopping che si realizza tramite dispositivi mobili.
Oltre la comodità di fare acquisti tramite tablet o cellulari
mentre ci si reca in ufficio o nei momenti di break della
giornata, tra gli elementi che spiegano la diffusione del mobile
commerce tra gli Italiani, c’è una comprovata maggiore
sicurezza dei pagamenti digitali ed esperienze d’acquisto
sempre più positive.
7 ITALIANI SU 10 CERCANO
GIOCATTOLI ONLINE
Meglio chiedere consiglio a Internet che ad amici e parenti: per
gli italiani non c’è dubbio, almeno quando si parla dell’acquisto
di giocattoli. È quanto emerge dall’analisi “I giocattoli si
cercano online, Amazon al top” condotta da BEM Research: il
68,1% degli italiani intervistati ammette di affidarsi al web per
scegliere il regalo da mettere sotto l’albero di Natale. Nel
dettaglio, il 39,1% degli intervistati predilige la ricerca su
Amazon e siti di marketplace similari; il 29% sceglie i punti
vendita; il 23,7% si affida a alla ricerca su Google. Meno
frequenti sono le ricerche sui siti web delle aziende di giocattoli
(4,9%), i consigli degli amici e l’aiuto dei social vengono scelti
rispettivamente dal 3% e 0,4% degli italiani.
FESTIVITÀ, CINQUE REGOLE PER RIMANERE IN FORMA
Dal Congresso Internazionale di Medicina Estetica Pratica Icamp i consigli per una corretta alimentazione. Gli specialisti sottolineano 5 principi di
cui si dovrebbe tenere conto. Sempre, ma soprattutto nei giorni di festa:
1) Tante portate ma piccole porzioni. È ammesso fare qualche pasto con cibi più sfiziosi del quotidiano, purché sia molto variegato. 2) Evitare
l’eccesso di dolci. I nostri nonni mangiavano il dolce solo la domenica; oggi il 45% della popolazione italiana ne mangia troppi; tra le donne la
percentuale sale al 48%. Un dolce fatto di frutta potrebbe essere un giusto compromesso. 3) Rispettare l’equilibrio tra le diverse componenti:
carboidrati, proteine, grassi. I carboidrati devono corrispondere al 60% delle calorie che si ingeriscono, in quanto creano la giusta energia. I grassi
non devono superare il 30% per non creare problemi al metabolismo. Se si eccedono questi parametri o si va al di sotto delle soglie minime
l’organismo ne risente. L’82% degli italiani mangia pochi cereali (pane, pasta, riso), mentre ne dovremmo mangiare 4 porzioni al giorno. Il 73%
mangia meno frutta e verdura del necessario, ossia 5 porzioni totali quotidiane. 4) Ridurre il consumo di carne e mangiare più pesce. Il 62% della
popolazione non mangia pesce, eppure questo alimento è fondamentale, in quanto contiene gli acidi grassi polinsaturi (omega 3, omega 6) essenziali
per tutte le membrane, anche nel cervello. 5) Non eccedere con gli alcolici. Ciò non significa mettersi a dieta il giorno di Natale: basta bilanciare con
gli altri giorni e fare esercizio fisico con continuità.
NOVITÀ in Libreria
“C'è un solo bene: il sapere.
E un solo male: l'ignoranza.” (Socrate)
19 dicembre 2016 p. 10
Alessandro D’Avenia in “L’arte di essere fragili” (Mondadori) dialoga
con adolescenti e adulti, studenti e professori, chiedendo in prestito le
parole a Giacomo Leopardi. Un sorprendente viaggio che si sviluppa in
tre tappe: le inquietudini dell’adolescenza, le prove della maturità, la
conquista della fedeltà a se stessi, accettando debolezze e fragilità e
imparando l’arte della riparazione della vita. Nei versi senza tempo di un
poeta spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato,
Alessandro D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed
energia vitale, il rapimento della natura e lo sconvolgimento della
passione. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali
interrogativi che da molti anni si sente rivolgere – in aula, come nelle
affollatissime presentazioni dei suoi romanzi – da ragazzi di ogni parte
d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere.
D’Avenia lancia una sfida a loro e ai lettori di tutte le età: Leopardi ha
trovato nella poesia la sua ragione di vita, che gli consentì di cantare la
vita benché non fosse stata generosa con lui, qual è la passione in grado
di farli sentire vivi? Ogni stagione della vita è interpretata attraverso una
coppia di poesie, rilette con la sensibilità, la consapevolezza e la forza
comunicativa dello scrittore e del professore.
L’infinito, A Silvia, La Ginestra . . . Un viaggio esistenziale ad alto tasso
poetico e una rilettura appassionata di Leopardi, non poeta del pessimismo
e del ripiegamento ma piuttosto della nostalgia, dell’inesausta tensione al
superamento di sé, perché la carenza di felicità dei nostri tempi è spesso
solo carenza di destini.
“L’arte di essere fragili” è anche un racconto teatrale con la regia di
Gabriele Vacis, disegno illuminotecnico e sonoro di Roberto Tarasco.
Dopo Milano il 15 novembre al Teatro Carcano e Palermo al Teatro
Biondo il 20 novembre, il racconto teatrale arriva a Torino al Teatro
Colosseo il 5 dicembre. Da gennaio 2017 continuerà nelle maggiori città
italiane. L'ingresso nei teatri è libero con prenotazione obbligatoria: i
biglietti saranno disponibili gratuitamente sulla piattaforma eventbrite e
sulla pagina facebook di LibriMondadori e Alessandro D'Avenia. L’autore,
trentanove anni, dottore di ricerca in Lettere classiche, insegna Lettere al
liceo ed è sceneggiatore. Dal suo romanzo d’esordio, Bianca come il latte,
rossa come il sangue (Mondadori 2010) è stato tratto nel 2013 l’omonimo
film. Sempre per Mondadori ha pubblicato Cose che nessuno sa e Ciò che
inferno non è (2014, premio speciale del Presidente nell’ambito del premio
Mondello 2015). Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.
taro Canal bianco, uno dei tanti canali che
attraversano la pianura padana nella zona
del Polesine. Gli argini del canale sono
molto alti, la pianura è quasi solo una
proiezione mentre le giornate scorrono
all'interno del canale, tra incontri con
pescatori, aironi, immigrati rumeni e
cinesi, idrovore, reti da pesca, pesci siluro,
canne, tralicci e chiuse. In mezzo a questa
"Amazzonia immaginaria", si alternano le
soste in minuscoli paesi dove la vita
sembra possedere ancora ritmi e ragioni
ancestrali, ma dove in realtà sono avvenuti
Dalla pianura al mare tagliando per i
campi”: due musicisti, una zattera e un
canale che collega Mantova al Delta del
Po, attraversando la Pianura Padana. Due
cantautori e scrittori raccontano
un'avventura in uno dei territori più
suggestivi del mondo. Quel luogo è vicino
a casa, per entrambi. È così che prosegue
il viaggio appena iniziato della casa
editrice “La nave di Teseo”, con Vasco
Brondi e Massimo Zamboni che navigano
a una velocità massima di dieci chilometri
l'ora le acque magiche e surreali del Tar-
cambiamenti profondi nel tessuto economico e sociale.
I tre - con loro c’è anche il fotografo Piergiorgio Casotti -
sono come guidati da altri, come sempre succede nei
grandi viaggi: alle loro spalle le presenze silenziose di
coloro che di questa zona hanno saputo raccontare la sottile
e malinconica bellezza, Zavattini, Bassani, Ghirri. Il
risultato è “Anime galleggianti”, il racconto a due voci di
un sogno, un camminamento celestiale, ma anche una
storia civile dell’Italia che non si vede, ma che c’è e
resiste. E mentre scorrono le immagini, sembra di sentire la
chitarra di Zamboni in sottofondo e la voce, quella voce
nuova e antica che Vasco Brondi possiede.
Vasco Brondi è nato a Ferrara nel 1984. Musicista e
cantautore, ha vinto con l'album d’esordio del 2008
“Canzoni da spiaggia deturpata” la Targa Tenco come
migliore opera prima e ha all'attivo tre dischi. Ha
pubblicato nel 2009 il libro “Cosa racconteremo di questi
cazzo di anni zero” e nel 2012 la graphic novel “Come le
strisce che lasciano gli aerei”.
Massimo Zamboni è nato a Reggio nell'Emilia nel 1957. È
musicista, cantautore e scrittore. Ha pubblicato “Il mio
primo dopoguerra. Cronache sulle macerie: Berlino Ovest,
Beirut, Mostar”, (2005); “Emilia parabolica. Qua una volta
era tutto mare” (2002); “In Mongolia in Retromarcia
(2009); Prove tecniche di resurrezione (2011); L'eco di uno
sparo (2015).
“VOGLIO POTERMI ARRABBIARE” di Chiara Briani
Racconta il peso di una mancanza: una storia semplice, quella di Giovanni, imprenditore,
che per un ictus cerebrale, un giorno qualunque, diventa afasico e perde la parola. Della
sua vita il protagonista perde solo il “verbo”: capisce, mangia, respira, vive, cammina,
anche se a fatica, ha affetti, cure, riabilitazione. Ha senso allora pesare questo “taglio” se
il resto, nel bene o nel male, è rimasto ancora impressionato nella pellicola della vita? E
se nella parola esistesse un mondo altrettanto vasto e vero di quello in cui siamo
immersi? Tutto è lì, a portata di parola, per il protagonista, eppure non si riesce ad
afferrarlo. Manca sempre un centimetro, poi un metro, poi un chilometro. L’altra vita è
appena oltre la porta del reparto, ma Giovanni è inchiodato al letto nel ruolo di paziente
numero 6. Le ricompense alla fatica sono minime: il traguardo di una prima
riabilitazione verbale lo porta solo a ordinare un caffè in un mondo normale che non
aspetta. E l’imprenditore guerriero si sbriciola franando sulla pronuncia delle zeta.
Chiara Briani scruta il protagonista nella sua risalita prestandogli sempre parole levigate:
all’inizio quando di fronte alla malattia “resta solo la paura, nuda, fisica, animale”, poi
nella consapevolezza della cronicità dell’afasia, fino al quel “devo e voglio potermi
arrabbiare” che bene si presta a far da titolo.
“Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come
fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.”
(Gustave Flaubert)
“L’ARTE DI ESSERE FRAGILI” di Alessandro D’Avenia
E poi ci sono gli altri protagonisti del libro, perché in un
ospedale non ci sono ruoli secondari. Anche loro sono
accomunati da un vuoto da colmare: la neurologa corrosa
dai cinque minuti che avrebbero forse salvato il padre, la
moglie di Giovanni dalla sterile logorrea, Guido lo
specializzando empatico che si farà fagocitare dalle parole,
la logopedista Serena che attenderà a lungo il suo paziente
e la figlia Chiara, vicina, ma sempre fuori dal reparto.
Chiara Briani è nata e vive a Padova, dove esercita la
professione di neurologa al Dipartimento di Neuroscienze
dell’Università di Padova. Vincitrice del Premio giovani di
critica letteraria Giovanni Comisso e di altri premi minori,
ha lavorato come giornalista pubblicista. Frequenta la
Scuola di Scrittura “Omero” di Roma. Con Voglio potermi
arrabbiare è alla sua prima pubblicazione.
“ANIME GALLEGGIANTI” di Brondi e Zamboni
TACCUINO ITALIANO
“Qualunque petto amor d’Italia
accende” (G. Leopardi)
19 dicembre 2016 p. 11
brevi
cinema
Mamma Mia Film è una nuova società
di distribuzione di film italiani
www.mammamiafilm.com
La particolarità di Mamma Mia Film è di distribuire delle commedie
italiane in contemporanea con l'uscita in Italia. È un'iniziativa nuova,
divertente, vale la pena sostenerla andando a vedere i film in
programmazione nei cinema aderenti in Belgio e Lussemburgo. A
Bruxelles e regione i film saranno distribuiti nei cinema ‘Kinepolis’ e
‘Imagibraine’.
- 21 dicembre : NATALE A LONDRA – DIO SALVI LA REGINA
(2016, 90’, v.o., non sottotitolato) di Volfango De Biasi, con Lillo, Greg,
Nino Frassica e Paolo Ruffini.
musica ELIO E LE STORIE TESE • YES WE CAN’T (Sì, NOI CANTIAMO)
European Tour 2017
Giunti al giro di boa di struzzo dei loro primi 35 anni di vita,
gli Elio e le Storie Tese si affacciano sul mercato estero. Cosa cambierà nel 2017?
Il famigerato complesso tutto-simpatia si reca oltreconfine per diversi scopi: scongiurare l’effetto-domino innescato da Brexit (l’uscita di Brescia dalla
Lombardia) ed evitare che gli stati membri abbandonino il condominio Europa per il nervoso; portare la propria musica a chi sta peggio di noi
(Ungheria, Belgio, Germania) a chi sta uguale a noi (Francia, Confederazione Elvetica, Spagna) e a chi sta meglio di noi (Lussemburgo, Regno Unito);
alzare qualche euro. Elio canterà nella lingua dei paesi di volta in volta visitati – compreso il fiammingo – ma solo nel pensiero; la voce sarà in italiano,
che è l’idioma più bello del mondo: prova ne è il fatto che se vai in libreria e prendi Harry Potter è in italiano, idem i film al cinema nella stragrande
maggioranza dei casi. Le Storie Tese suoneranno l’esperanto della musica, cioè il linguaggio che unisce tutti i popoli in nome del beat (capelloni). Il tour
europeo sarà il banco di prova internazionale di una band che ha fatto della fratellanza fra le genti il proprio vessillo, basti pensare a canzoni come
Cateto (che parla dell’amore fra due persone di diverse nazionalità), La Canzone Mononota (viene citata Cuba e si fa allusione al Brasile), La Terra Dei
Cachi (riferimenti all’Italia). Sarà anche l’occasione per sradicare nel pubblico straniero la convinzione che Bacio – brano del 1999, poco considerato da
noi e osannato altrove – sia l’unica hit targata EelST. Se volete seguire come stalker i vostri beniamini in giro per stati membri e non, prenotate per
tempo i voli e il torpedone!
Ecco gli appuntamenti di marzo 2017:
2 - Budapest (HU) • Istituto Italiano di Cultura ; 3 - Berlino (DE) • Kesselhaus ; 4 - Cologne • Essigfabrik ; 5 - Mainz (DE) • Frankfurther Hof
8 - Lussemburgo (LU) • Rockhal * ; 9 - Amsterdam (NL) • Melkweg ; 10 - Bruxelles (BE) • La Madeleine ; 11 - Londra (UK) • o2 Shepherd's Bush
Empire ; 12 - Parigi (FR) • Le Bellevilloise ; 14 - Madrid (ES) • Sala But ** ; 15 - Barcellona (ES) • Sala Razz Matazz 2
17 - Zurigo (CH) • Volkshaus ; 18 - Lugano (CH) • TBA
* dress code: top di strass (colori fluo) e collant sopra i pantaloni - ** è obbligatorio mandare messaggini tutto il tempo
Messaggio degli EelST ai loro connazionali che si troveranno oltralpe e oltrepireneo in quel periodo: “Se ci incrociate in giro con la corriera o
l’aereoplano, fateci i fari così ci salutiamo come gli italiani che si incontrano all’estero e trovano entusiasmante che uno sia di Pistoia e l’altro di
vicino Vicenza. Ciao! Ci vediamo all’estero! Hai presente, dove c’è quel baretto nel piazzale davanti all’edificio giallo con le scritte.”
https://www.facebook.com/events/1130225940405230/
CARTOLINE DALL’ALTRA ITALIA
Scopri il mondo della nuova Emigrazione con
“Cartoline dall’altra Italia”:
http://www.9colonne.it/category/1089/cartoline-dall-altra-italia.
La web serie - realizzata con il sostegno del Ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione Internazionale-Direzione Generale per gli
Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie - riallaccia i contatti con i
giovani connazionali che hanno deciso di provare un’esperienza
all’estero, per voglia o per necessità, mantenendo con le loro
testimonianze quel filo indivisibile che li lega all’Italia.
SPETTACOLI
Trovate i vostri biglietti tra una scelta
di 48000 spettacoli in più di 40 paesi
http://www.music-opera.com
Il 2017 sarà “l’Anno dei Borghi in Italia”
Per valorizzare il patrimonio artistico, naturale e umano di luoghi
definiti nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo come una
componente determinante dell’offerta culturale e turistica del Paese.
Gigi D’Alessio per le zone colpite dal sisma
Dopo aver festeggiato a Napoli in Piazza del Plebiscito e a Bari, anche
quest’anno Gigi ha scelto di celebrare l’arrivo del nuovo anno brindando
con ospiti e amici in diretta dalle 21.00 su Canale 5 e con collegamenti
in diretta su Radio 105 dalla splendida Piazza xx settembre di
Civitanova Marche. Gigi ha scelto di festeggiare l’arrivo del 2017 da
Civitanova Marche per sostenere le zone che sono state colpite dal sisma
nei mesi scorsi. In collaborazione con Mediafriends, verrà indetto nei
prossimi giorni un sms solidale che sosterrà una raccolta fondi a favore
delle popolazioni vittime del terremoto di ottobre. La notte più lunga
dell’anno vedrà il cantautore insieme ad ospiti come Loredana Bertè,
Anna Tatangelo, Raf, Michele Zarrillo, Giovanni Caccamo, Sergione,
Chiara Grispo, Bouchra, Giulia Luzi ed altri ancora.
È ‘ONLINE’ IL SITO DEDICATO A EDOARDO
SANGUINETI - Alcune lettere inedite relative alla corrispondenza
con Ungaretti, con Guttuso e con Luciano Berio, il commento
dattiloscritto ai primi 26 canti del Purgatorio di Dante, fotografie di
opere d’arte custodite nella sua casa, documenti di vario genere. È solo
una parte del materiale pubblicato sul sito di natura divulgativa
www.magazzinosanguineti.it, ‘on line’ da venerdì 9 dicembre, nel
giorno in cui Edoardo Sanguineti avrebbe compiuto 86 anni.
Ambasciata d’Italia a Bruxelles http://www.ambbruxelles.esteri.it/Ambasciata_Bruxelles
Cancelleria Consolare a Bruxelles http://www.consbruxelles.esteri.it/Consolato_Bruxelles
Parlamento Europeo
www.europarl.europa.eu / www.europarl.it
Commissione Europea
www.ec.europa.eu / www.ec.europa.eu/italia
Consiglio dell'Unione Europea
www.consilium.europa.eu
Corte di giustizia delle Comunità europee
www.curia.europa.eu
Comitato economico e sociale
www.eesc.europa.eu
Comitato delle regioni
www.cor.europa.eu
Gazzette Ufficiali dell'Unione Europea
www.eur-lex.europa.eu/it/index.htm / www.ted.europa.eu/
EUR Info Centres
www.ec.europa.eu/enterprise-europe-network
Associazione “SVILUPPO EUROPEO” sede fiscale a Bruxelles e rappresentanza in Italia
http://www.associazionease.eu/
Nata dalla volontà di alcuni Componenti che hanno deciso di trovare uno spazio nella loro professione per offrire, attraverso un Sito web, un contributo
di pensiero e non solo. Esperti e professionisti curano Rubriche on-line, rendendosi disponibili a fornire assistenza, ispirandosi ai principi
Fondamentali dell'Unione Europea, abbracciando argomenti come, Giustizia, Salute, Ambiente, Creatività, Arte & Cultura. Chi ha necessità di un
parere professionale, può rivolgere un quesito ai componenti dell’associazione. I Consulenti dell’Associazione Sviluppo Europeo forniranno
un’assistenza di base, mentre ulteriori approfondimenti potranno essere richiesti attraverso contatti privati tra le parti.
Chi si rivolge all’ASE - chiunque desidera cogliere informa-
zioni, news ed approfondimenti sulle materie trattate ; chiunque desideri
presentare un proprio progetto e ambisce alla buona riuscita. Chiunque
desideri curare una Rubrica potrà proporsi scrivendo a:
L’Associazione consente ai propri collaboratori e sostenitori di ottenere
maggiore visibilità e instaurare nuovi rapporti in un contesto europeo.
a chi si rivolge l’ASE - l’Associazione si rivolge a professio-
nisti, artisti, a sportivi, per offrire loro l’opportunità di avere un supporto
gratuito su cui contare per un’ulteriore presentazione attraverso i canali
acquisiti, mettendo anche a disposizione il sito per condurre una Rubrica
individuale, senza doversi preoccupare della gestione e dei costi di un
sito personale. Il Sito web offre un canale attraverso il quale instaurare
un rapporto diretto tra visitatore e conduttore delle rubriche.
LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE:
2018 ANNO DEL PATRIMONIO CULTURALE
La Commissione ha presentato il 30 agosto una proposta al Parlamento europeo e al
Consiglio per la designazione del 2018 quale Anno europeo del patrimonio culturale.
L'obiettivo è mettere in evidenza il ruolo del patrimonio culturale dell'Europa nel
promuovere la consapevolezza di una storia e di un'identità condivise. Dai siti
archeologici all'architettura, dai castelli medievali alle tradizioni popolari fino alle arti,
il patrimonio culturale dell'Europa è il cuore pulsante dell'identità e della memoria
collettiva dei cittadini europei.
Tibor Navracsics, Commissario europeo per l'Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport,
ha dichiarato: "Il nostro patrimonio culturale è non solo la memoria del nostro passato,
ma anche la chiave del nostro futuro. L'Anno europeo del patrimonio culturale
costituirà un'occasione per sensibilizzare in merito all'importanza sociale ed economica
del patrimonio culturale e promuovere l'eccellenza europea nel settore”.
In tutta Europa saranno organizzati eventi e attività informative, didattiche e di
sensibilizzazione.
È disponibile in tutte le lingue dell’Ue tranne l'irlandese
ECLI, NUOVO MOTORE DI RICERCA DEL PORTALE
EUROPEO DELLA GIUSTIZIA ELETTRONICA (ECLI: https://e-justice.europa.eu/content_ecli_search_engine-430-it.do?init=true)
Il motore di ricerca Ecli, Lanciato dalla Commisione europea, consentirà di reperire più
facilmente informazioni sulla giurisprudenza pubblicata dai tribunali nazionali e
internazionali. Grazie ad un facile accesso ai casi precedenti, sarà possibile vedere come
sono state trattate situazioni simili in passato e usare queste informazioni nei casi attua-
TACCUINO EUROPEO
“Per essere italiani nel mondo,
dobbiamo essere europei in Italia”
(Gianni Agnelli)
19 dicembre 2016 p. 12
li. Prima dell’introduzione dell’Ecli, trovare giurisprudenza
pertinente era difficile e dispendioso in termini di tempo; da
oggi basterà una sola ricerca attraverso un'unica interfaccia.
L'Ecli dà accesso a circa 4 milioni di decisioni
giurisprudenziali della Corte di giustizia dell'Unione
europea, dell'Ufficio europeo dei brevetti e di 7 Stati
membri: Francia, Spagna, Paesi Bassi, Slovenia, Germania,
Repubblica Ceca e Finlandia.
È disponibile in tutte le lingue ufficiali dell'UE tranne
l'irlandese e gli utilizzatori potranno effettuare ricerche, tra
l'altro, per parole chiave, per paese, per tribunale e per data
della decisione.
L’Europa è più sana di quanto
molti credono
La vera malattia in Europa
sono i suoi oppositori (Jacques Delors)
notizie dall’europa
VISITATE IL NOSTRO SITO www.BottegArte.eu
è in rete con una pagina riservata a
"Il Botteghino"
lo staff di BottegArte e
“IL BOTTEGHINO”
dall’Italia e dal mondo
....
19 dicembre 2016 p. 13
REGALI DI NATALE,
SI SCEGLIE L’HI-TECH MA
IL BUDGET È DIMINUITO
Secondo un sondaggio dell’Adoc
Sulle previsioni di acquisto dei regali di Natale 2016 il
budget medio a disposizione del singolo consumatore è pari
a 227 euro. Ma per il 44% dei consumatori il budget è
inferiore ai 200 euro.
“Anche quest’anno la spesa per i regali di Natale sarà
molto contenuta – dichiara Roberto Tascini, presidente
dell’Adoc – anzi, per il 66% dei consumatori la spesa
disponibile è inferiore allo scorso anno. Un dato che
conferma anche il calo del numero di acquisti, per il 72%
dei consumatori quest’anno si faranno meno regali, in
media 9,6 doni per consumatore. Dal punto di vista del
budget la disponibilità media è di 227 euro, con il 34% dei
consumatori che hanno indicato una disponibilità tra i 200
e i 400 euro, mentre solo il 6% ha a disposizione cifre
maggiori a 700 euro. Il dato che colpisce è che ben il 44%
dei consumatori ha un limite di spesa inferiore ai 200 euro.
Il costo medio del singolo regalo è invece pari a 23,5
euro.”
In merito alle tipologie di regalo
i prodotti hi-tech hanno ottenuto il 43% delle preferenze,
seguite dai prodotti ludici (39%) e enogastronomici (25%).
Seguono i beni culturali (20%), abbigliamento e calzature
(22%) e buoni acquisto o coupon (13%). Va segnalato come
molti consumatori facciano di necessità virtù, l’8% dei
regali sarà infatti riciclato o fai-da-te. Per quanto riguarda il
luogo di acquisto, ancora oggi il negozio tradizionale
ottiene il massimo delle preferenze (46%), tallonato però
dal negozio online (42%). Segno evidente di come i
consumatori italiani stiano sempre di più prendendo fiducia
nel commercio elettronico e negli acquisti sul web. Anche
grazie alla maggiore sicurezza e garanzia negli acquisti in
rete. Rimangono apprezzati i mercatini tipici (18%),
all’ultimo posto gli outlet (10%).
I saldi invernali Adoc ha inoltre chiesto ai consumatori se per loro è
opportuno che i saldi invernali inizino prima di Natale. Per
il 62% l’anticipo sarebbe di auspicio, anche per non gravare
eccessivamente sul budget familiare e per rinfoltire i doni
sotto l’albero. Anche l’Adoc è d’accordo con questa
visione, un anticipo offrirebbe maggiori capacità d’acquisto
sia ai consumatori che ai commercianti.
A Mantova si vive meglio che nel resto
dell'Italia. Lo dicono i risultati della
classifica annuale stilata da ItaliaOggi e
dall'Università La Sapienza sulla qualità
della vita pubblicata dal quotidiano lunedì
28 novembre. La città lombarda, Capitale
della Cultura 2016, ha superato Trento,
capolista senza interruzioni dal 2011. Sui
gradini più alti del podio è anche Belluno
che si qualifica terza. Scivolano Pordenone
(da terza a quarta) e Bolzano (da seconda a
ottava). Fanalino di coda è Crotone. I
numeri delle statistiche hanno penalizzato
anche grandi aree urbane, che arretrano
tutte, rispetto allo scorso anno, ad
eccezione di Torino (che sale di 6 posti).
Milano e Napoli perdono rispettivamente 7
e 5 posizioni, Roma ne perde 19 rispetto
all'anno scorso e 31 in confronto al 2014.
A livello di macro-aree, Nord-est e centro
reggono meglio il colpo della crisi, a
soffrire sono il Nordovest e in particolare il
Sud e le Isole. La classifica di ItaliaOggi e
dell'Università La Sapienza è il risultato di
un'indagine sulle dimensioni di affari e
lavoro, ambiente, criminalità, disagio
sociale e personale, popolazione, servizi
finanziari e scolastici, sistema salute, tempo
libero e tenore di vita, a loro volta articolate
in sottodimensioni e un elevato numero di
indicatori di base. Dai dati generali del 2016
emerge che sono 56 su 110 le province nelle
quali la qualità della vita è risultata buona o
accettabile, contro le 53 della passata
edizione. "Il primo posto nella classifica
sulla qualità della vita è un motivo di
grande soddisfazione per noi – ha
sottolineato il sindaco Mattia Palazzi -,
stiamo investendo molto sul welfare e sui
servizi alla persona. Un altro punto di forza
è il sistema delle piste ciclabili. Abbiamo
vinto un progetto europeo per realizzare una
nuova ciclabile dedicata ai cittadini e
stiamo terminando la pista sul cavalcavia.
Inoltre, abbiamo registrato un tasso di
natalità delle imprese pari all'1,1% rispetto
alla mortalità. Se pensiamo che il dato
lombardo è dello 0,5, emerge l'importanza
del risultato. Quest'anno, inoltre, siamo stati
capitale della cultura e questo ha portato
alla nascita di imprese nel turismo, nei
servizi alberghieri e della ristorazione.
Abbiamo investito 22 milioni di euro in
opere pubbliche".
Vivete per il presente sognate per l'avvenire
imparate dal passato
MANTOVA AL PRIMO POSTO IN ITALIA
PER QUALITÀ DELLA VITA
ARRIVA IL “VACCINO”
CONTRO IL MAL DI TESTA
Una cura rivoluzionaria per prevenire l’emicrania cronica di tipo specifico e selettivo: se
finora la profilassi del mal di testa è avvenuta con farmaci “riciclati”, cioè con trattamenti
nati per altre malattie e casualmente rivelatisi efficaci anche per le cefalee, ora comincia
una nuova era, attraverso l’uso di un anticorpo “intelligente”, costruito in laboratorio e
che va a scovare e neutralizzare una sostanza fisiologica chiamata CGRP (Calcitonin
Gene Related Peptide) il cui eccesso è implicato nell’emicrania. “I risultati sperimentali
pubblicati finora - spiega il Prof. Piero Barbanti, responsabile del Centro per la diagnosi e
terapia delle cefalee e del dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma - sono molto
promettenti e indicano una riduzione degli attacchi superiore al 62% dopo 3 mesi ed una
alta percentuale di responders (74%). L’anticorpo viene iniettato sottocute una volta al
mese per alcuni mesi consecutivi e la tollerabilità appare ottima, a differenza della
maggior parte delle cure preventive finora utilizzate che possono invece indurre
sonnolenza, astenia e aumento di peso”.Per il momento il trattamento sperimentale è
destinato ai soli soggetti con emicrania cronica (cioè con almeno 15 giorni di mal di testa
al mese da almeno 3 mesi consecutivi) ma nel secondo semestre del 2016 sono attesi
all’IRCCS San Raffaele trattamenti analoghi anche per gli emicranici in forma episodica.
Grandi speranze quindi per i sofferenti di emicrania, ma attenzione: “curare un mal di
testa complesso - precisa Barbanti - non può mai tradursi in “mi dia una cura” perché al
paziente è richiesto un attento monitoraggio degli attacchi, un contenimento dell’uso
improprio di analgesici e un trattamento delle eventuali situazioni (vedi stress,
depressione, ansia) che alimentano la sua patologia”.
NATALE, L’ALBERO DEL
TRENTINO IN PIAZZA SAN PIETRO
Centinaia di fedeli raccolti in Piazza San Pietro a Roma
hanno assistito all’accensione, venerdì 9 dicembre,
dell'albero di Natale donato dal Trentino a Papa
Francesco. L'abete rosso giunto dalla Val Campelle,
assieme al presepe di Malta, accompagnerà i giorni che
ci separano dal Natale con un messaggio di speranza, di
pace e di solidarietà. Le sfere che lo adornano
riproducono disegni realizzati in argilla da bambini in
cura presso i reparti oncologici di alcuni ospedali italiani,
che hanno partecipato ai programmi di ceramico-terapia
ricreativa presso i laboratori ospedalieri permanenti
ideati, coordinati e gestiti dalla Fondazione Contessa
Lene Thun Onlus.