Anno XI - Numero 2 GRUPPO ARCHEOLOGICO … · Eroe solo di una pista gialla, buttato allo sbaraglio...

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GRUPPO ARCHEOLOGICO ‘SCAMPITELLA’ Dicembre 2013 Distribuzione gratuita Anno XI - Numero 2 DELTA 3 Edizioni Organo di Informazione e di Cultura, di Archeologia in particolare S. Agata di Puglia - FG - Fontana di Contra, citata dal Pratilli, nei fondi rustici del “Marchese di Monteforte”, sposo di Luisa Caracciolo, erede Loffredo. Foto Rocco Toto

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GRUPPO ARCHEOLOGICO ‘SCAMPITELLA’

Dicembre 2013

Distribuzione gratuita

Anno XI - Numero 2

DELTA 3 Edizioni

Organo di Informazione e di Cultura, di Archeologia in particolare

S. Agata di Puglia - FG - Fontana di Contra, citata dal Pratilli,

nei fondi rustici del “Marchese di Monteforte”, sposo di Luisa Caracciolo, erede Loffredo.

Foto Rocco Toto

pagina 2

Organo di Informazione e di Cultura, di Archeologia in particolare.

Rivista semestrale

prodotta dal Gruppo Archeologico ‘Scampitella’

Sede: Via Città di Contra, 4483050 Scampitella (AV) Redazione: Via Città di Contra, 4483050 Scampitella (AV)

sito: www.calaggio.ite-mail: [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Ariano Irpino n. 130, dell’11.2.2004

Direttore responsabile:Lieto Attilio

Redazione:Cogliani MicheleCusano PaoloLo Russo EuplioMuscaritolo GiuseppeRauseo MicheleSimone RoccoToto Euplio

Direttore editoriale:Toto Rocco

La collaborazione dev’essere intesa a ti-tolo gratuito e in nessun caso instaura un rapporto di lavoro.

Ogni autore è responsabile, di fronte al-la legge, di quanto scrive.

Il materiale inviato per la pubblicazio-ne non verrà restituito. È vietata la riproduzione, anche parzia-le, di qualsiasi testo, senza l’autorizza-zione degli Autori o Curatori e della Re-dazione.

Sommario

Gruppo Archeologico “Scampitella”

dei Gruppi Archeologici d’Italia

Grafica, impaginazione e stampa a cura della: DELTA 3 Edizioni

Via Valle 89/91 - 83025 Grottaminarda (Av) - Telefax 0825.426151

www.delta3edizioni.com e-mail: [email protected] [email protected]

Il clown

di Michele Panno...............................................................................

Attestato - Premio “L’Inedito” .......................................................... 4

Dieci anni al servizio dell’archeologia

di Rocco Toto ............................................................................... 5

I Farisei e il Peccatore

di Ottavio Di Spirito .......................................................... 6

Dalle Seterie di San Leucio alla Villa Romana di Francolise

di Rocco Toto ............................................................................ 7

Rettifica ............................................................................................... 8

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Dicembre 2013

pagina 3

Qualcuno una volta ha detto che i treni galoppano come le idee! No, questo lo dico io per la prima volta! Perdinci, è la prima volta che dico qualcosa di veramente mio! Ma i treni mica galoppano? I treni sfrecciano! Si capisce che in questo momento sono solo uno spaventapasseri arrabbiatissimo! Devo avere pietà di me! Infatti ora ho pietà di me! Meglio se piango! Adesso devo piangere! Mi devo sfogare in qualche modo! (Singhiozza rumorosamente). Ma perché non rido-no più? Mangiano noccioline e non si curano della mia disperazione? Ho quanto basta per impazzire! Credo proprio che tra breve impazzirò! (Poi con un sorriso sardonico). Se decido di impazzire voglio che ciò avvenga in pista, sotto i riflettori, mentre i cavalli galoppano intorno ai miei occhi! Sarà una pazzia trionfale, cromatica! Gli applausi non man-cheranno! Mi applaudiranno e come! Alla fine mi seppelliranno sotto le zampe degli elefanti ! Un vero trionfo!… Ma perché adesso ho ancora tanta pietà di me? Evidentemente non mi sono del tutto liberato dal vizio della ipocrisia! (Accende un’altra sigaretta che subito dopo spegne). Non posso d’un tratto diventare sincero! Mi rifiuto di pensare con sincerità! Io non sono mai stato sincero con me stesso! Sin da piccolo mi sono creato una corazza difensiva a prova di bomba! Ma adesso mi domando in piena coscienza: dove andrò se Amadeus mi licenzia? E Amadeus mi licenzierà! È una storia che dura ormai da molto tempo! Ma si sa che la pazienza di Amadeus è friabile come un crakers! Mi met-terà alla porta senza pensarci su due volte! Finora, però, ancora non lo ha fatto! E se non lo ha fatto può essere che sono ancora indispensabile all’equilibrio di tutto lo spettacolo! Sono pur sempre un grande clown! Anzi sono l’unico clown! Un impareggiabile mimo di fama internazionale, Un comico di grandissimo spessore! Parleranno ancora in questi termini tutti i giornali! Vedrete…, vedrete! Mi prenderò un periodo di riposo e con la scusa di andare in vacan-za in montagna, mi metterò a studiare nuovi sketch, a creare nuove battute! Allora si che riderete a crepapelle male-detti bambini! Anche la faccia voglio cambiare: un trucco più ricercato, più marcato, più vivace! Ma Amadeus mi cre-derà? Non mi crederà e mi manderà all’inferno senza alcuna alternativa! Bisognerebbe parlargliene a cuore aperto! Ma come faccio? Io ho terrore di Amadeus! Ho terrore delle sue mani enormi, delle sue fibbie lucenti e anche dei suoi occhi profondi! Se mi manda al diavolo sono sicuro che non alzerò un dito in mia difesa! Ecco, ci sono! Vuol dire che so-no un debole! Sono proprio un debole! E so anche perchè sono diventato tale! Tutto ciò mi succede da quando sento sempre un gran dolore alla nuca! Adesso che ci penso bene posso stabilire con precisione da quanto è iniziata la mia sventura! Questo lancinante dolore è iniziato da quando lo zoccolo di Siriano mi colpì alla nuca! Guai se Amedeus lo venisse a sapere! Da quella sera la nuca non mi funziona più, non mi lascia più dormire, non mi lascia riposare! Ecco fi-nalmente ci sono: è tutta colpa della mia maledetta nuca! Quanto sangue quella sera! Però, nessuno si accorse di nulla! Tutti pensarono che fosse il cerone rosso a colare lungo il mio collo e ridevano, ridevano, ridevano a crepapelle! Ma il Siriano ha gli zoccoli duri e grande come noci di cocco! Che pubblico quella sera! È stato il più grande spettacolo che io ricordi! Ero in forma smagliante! Caterina stava ancora con me! Non mi aveva detto ancora addio! Me lo annunciò a te-sta alta subito dopo quello spettacolo! Mi disse addio! Ti lascio per sempre non mi cercare mai più! Oh, Caterina! Addio è la parola più triste che circoli nei continenti! È sciocca e maledetta, proprio come la tua bellezza! Oh, Caterina, perché l’hai fatto? Ballava, ballava più leggera di un cigno! I grandi teatri me l’hanno portata via! Teatri maledetti! Bal-lava nei miei occhi, eterea come un respiro d’angelo! Ballava per me! Spesso ha ballato solo ed esclusivamente per me. Un solo riflettore sulla pista vuota, un solo spettatore sotto il tendone: io. Ora mi è rimasto solo un gran dolore alla nu-ca! Avvenne tutto quella sera: un addio e una zampata in testa! Ma cosa sto farneticando? È il segno che sto veramente male! Caterina quando stava con me era un’imbranata! Una bambina maldestra un po’ cresciuta ma, pur sempre, una bambina! Ora sarà diventata una diva, una star estremamente brava e famosa! E la mia è solo un’ignobile vendetta! È un ignobile tentativo di trascinare nel buio più totale i gioielli della mia giovinezza! Addossare le colpe agli altri è sem-pre una comoda giustificazione a tutti i nostri fallimenti! Direi che senza una colpa verrebbe meno ogni forma di vita o di interesse! Ma che sto dicendo? Sono in una piena confusione! Se quegli stramaledetti bambini avessero riso, ora starei comodamente sdraiato su di una poltrona o nel mio lettino senza assaltarmi in questo modo il cervello! Magari avrei fatto un salto al teatro dove lavora Caterina per ammirare di nascosto la mia ballerina! La mia ex ballerina! Che disastro essere lasciati da una donna! Difficile rassegnarsi! Oh, Caterina, dove sei ora? Perchè mi hai lasciato? Perché sei andata via? Non saprai mai perché ho un così forte dolore alla nuca! Nessuno lo sa! Neanche Amadeus lo saprà mai! Eppure ho sempre odiato ed odio gli eroismi, specie quando sono del tutto inutili! Eroe… (Ride piano) Mai un contrasto forte, mai un’arma, mai una lite fra amici, mai niente! Eroe solo di una pista gialla, buttato allo sbaraglio fra mille occhi e mille bocche sempre pronte a divorarti e a trafiggerti sera per sera! Un salto su una scopa o su una sedia sgangherata, una giravolta, un tuffo in un cerchio in fiamme, una battutaccia da caserma e l’eroismo serale è bello e compiuto! (Lunga pausa). (Poi di botto). Me ne torno a casa, me ne torno al mio paesello grazioso e bello! Ma dove vu-oi che vada più! Non ho amici, non ho famiglia, non ho nessuno! Sono un uomo senza qualità, estremamente facile da inquadrare e da buttar via! E poi… è molto complicato affrontare nuove realtà e agire di conseguenza! E la mia realtà attuale è maledettamente complicata! E pensare che la colpa è tutta di quelle maledette noccioline!

…continua.

Dicembre 2013

di Michele Panno

IL CLOWN

pagina 4

ATTESTATO - PREMIO “L’INEDITO”

Dicembre 2013

pagina 5

di Rocco Toto

DIECI ANNI AL SERVIZIO DELL’ARCHEOLOGIA

Dicembre 2013

“Pagus” parola latina che significa “villaggio”. L’abbiamo chiamato così per onorare i Sanniti che, tra i

popoli italici, è quello che ha lasciato più tracce sui nostri territori. È l’organo ufficiale del Gruppo

Archeologico “Scampitella”, a tiratura semestrale. Il primo numero conobbe la luce il 23.08.2003 in

formato fotocopia, poi si convenne che non potevamo continuare con le fotocopie e prendemmo contatti

con DELTA3 del Dott. Silvio Sallicandro, che realizzò l’attuale veste tipografica, usando anche una carta

di qualità che negli anni ha riscontrato il parere positivo dei lettori. Lo scopo della rivista è quello di

prestare grande attenzione ed interesse alla salvaguardia e alla diffusione di reperti che ci fanno scoprire

e rafforzare le nostre origini. Fino ad ora sono stati portati a conoscenza del pubblico, tramite la nostra

rivista, importanti siti archeologici come: Il villaggio arcaico con capanna absidata, con annesse 27 fosse o

buche di cui 6 per alloggiamento, del IX-VIII sec. a.C. e il successivo edificio sannita del V-IV sec. a.C. in

Scampitella. La necropoli dell’età del ferro VIII-VII sec a.C., con gli stessi reperti trovati a Bisaccia, Carife e ad

Oliveto Citra. Questa necropoli evidentemente era a servizio dell’edificio sannita. Le fosse granarie di

Cicala, con annessa Villa romana, della zona di Migliano, prospiciente il Calaggio, del III sec. d.C. Il miliare

numero 19 e la colonna miliare numero 16 con due epigrafi che si riferiscono la prima a Diocleziano e la

Seconda a Valentiniano Primo tra il 293 e il 364 d.C. La colonna, scoperta nel novembre 2010, è stata

pubblicata con un numero speciale di Pagus nel Dicembre 2011. Entrambi i miliari si riferiscono alla Via

Herdonitana, che partendo da Aeclanum costeggiando la Fiumarella, scavalcava Anzano di Puglia e

raggiungeva Sant’Antuono e da qui Herdonia. Il recupero di due pezzi di una colonna dorico-romana

con scalanature in località Guardiola di Scampitella. Questa la nostra attività più nota; bisogna anche

evidenziare che il Gruppo Archeologico “Scampitella” ogni anno organizza un viaggio di studio e il

resoconto è puntualmente pubblicato su Pagus. Ultimamente abbiamo individuato e pubblicato in

prima pagina tre importanti ponti romani che aiutano a capire l’antica viabilità nel nostro territorio.

Stiamo crescendo e siamo sotto la lente di osservazione degli studiosi del settore che, bontà loro, ci hanno

anche citati in qualche rivista autorevole e ultimamente hanno curiosato tra le righe della nostra rivista

anche l’autorevole Prof. Romualdo Marandino, nonché il Prof. Giuseppe Ceraudo dell’Università di

Lecce e l’epigrafista Prof.ssa Marina Silvestrini dell’Università di Bari. La collaborazione con la Delta 3

dura da oltre 10 anni e questa attenzione che il dott. Silvio Sallicandro ha voluto avere nei nostri

confronti coincide con il decimo anno di attività e sarà uno sprone e uno stimolo a continuare. In questo

momento di gioia oltre a ringraziare i più stretti collaboratori, come il segretario Michele Rauseo, i soci

Lo Russo Euplio, Rocco Simone e Pasquale Nuzzo, che cura anche la pagina facebook, mi fa enorme

piacere accomunare anche il primo Direttore del Gruppo, dottor Paolo Cusano, che tanto si è speso. A suo

merito va la scoperta del sito della “casa degli anziani” e della “ necropoli arcaica” di Scampitellla. Questo

attestato penso che lo ripaghi per il notevole impegno profuso, dei tanti sacrifici, dell’indifferenza

diffusa nelle nostre zone per i problemi archeologici e dei sorrisetti malevoli che dovette sopportare al

momento dell’intervento della Soprintendenza per i siti prima citati. Paolo continua nel suo impegno

non solo come socio, ma anche curando il sito del Gruppo da lui attivato. Voglio spendere anche un

plauso per il prof. Rocco De Paola di Vallata, socio e appassionato di storia e di archeologia, i cui

pregevoli articoli su Vallata e il suo territorio saranno prossimamente pubblicati. Ringrazio anche

l’amico Ottavio Di Spirito che ci delizia con i suoi originalissimi articoli sul mondo contadino e su

tematiche attuali. Sento di dover ringraziare anche coloro che si erano impegnati con noi nell’attività del

Gruppo e poi, per frivoli motivi o per calcoli errati, si sono persi per strada! Ma noi non ci arrendiamo,

perché come Irpini, tribù dei Sanniti, siamo gente tenace e abituati alla lotta. Grazie Silvio, Grazie a

tutti i presenti e a Lacedonia, che ci ha ospitati.

pagina 6

di Ottavio Di Spirito

I FARISEI E IL PECCATORE

L’uomo, il personaggio di cui mi accingo a tracciare un breve profilo, ha divi-so i partiti politici e il popolo italiano in due fronti contrapposti, l’un contro l’altro armati. Il pomo della discordia è, manco a dirlo, un certo Silvio Berlu-sconi, ossia il “CAVALIERE” per eccellenza, anzi il “PRESIDENTE” per anto-nomasia. Notate bene quella P in luogo della B del cognome in tutte le sue ri-verite firme. Aveva iniziato la sua brillante carriera di super imprenditore, fondando un quartetto musicale, quando non era ancora maggiorenne ed era stato insignito dell’onorificenza di cavaliere del lavoro quando non era anco-ra quarantenne. Ricco, dinamico, intraprendente, “un po’ guascone” come lui stesso si era definito. Per questa sua caratteristica di spregiudicatezza e di anti-conformismo che contrasta singolarmente con l’austera immagine di uomo delle Istituzioni, era ben noto anche all’estero, dove in un consesso interna-zionale, si era esibito in qualche sberleffo o gesto scaramantico, con scandalo degli impettiti “colleghi” tanto da destare l’attenzione persino della regina d’Inghilterra che, un po’ infastidita, reagì con un “ma perché urla, quello?” Forse proprio per quel suo tono confidenziale, lungi da formale compostezza e orpelli protocollari e senza peli sulla lingua, la gente ha fiducia e lo premia con il voto. Magnate delle costruzioni e della finanza (Fininvest), delle assicurazioni (Mediolanum), dell’edilizia (moderni quartieri residenziali nella cin-tura milanese -Milano 2 e Milano 3-), empori commerciali, (Standa, Euromercati), impianti e allestimenti sportivi, patron di una delle squadre calcistiche più titolate del mondo (il Milan), l’acquisizione della maggiore Casa editrice italiana (la Mondadori), che sforna libri, giornali e riviste ; una catena di reti televisive con ben tre emittenti di livello nazionale (Canale 5, Retequattro e Italia 1). Da tali colossali imprese trovano occupazione decine di migliaia di dipendenti e usufruiscono gratuitamente di svago, sport, spettacoli, cultura e informazione milioni di utenti. Ma non tutti vedono di buon occhio la sfacciata fortuna del cavaliere, cui al culmine del successo iniziò, come succede spesso su questa terra, la parabola discendente: sospetti, invidie, dissensi, dis-sapori, accuse, calunnie e non escluso più recentemente qualche attentato teso all’eliminazione fisica. Ma il cavaliere dovette - e lo deve tutt’ora - salvaguardarsi da una corte di amicizie ambigue, clientelare, venale e dei volta gabbana. Mi dispiace dirlo, ma tra questi ultimi ci fu persino il grande giornalista e scrittore Indro Montanelli, di cui Berlusconi fu amico e mecenate. Un altro scrittore giornalista, ammiratore, ma un po’ scettico, del cavaliere, Roberto Gervaso, lo aveva definito un accentratore, al quale il cavaliere, con verve ironica, rispondeva: “non sono un accentratore. Tengo le briglie. Se i cavalli trottano, li lascio andare”. Se si riconoscesse nell’energia del leone o nell’astuzia della volpe, rispondeva: “né nell’uno, né nell’altra. Preferisco essere definito un capo branco” . Cosa avrebbe fatto in un’economia collettivistica, ribatteva: “l’esule, se me l’avessero lasciato fare”. Durante il ci-clone “Tangentopoli” o “Mani pulite”, tutti i principali partiti politici erano stati spazzati via. Si salvò, per grazia ricevuta, il solo P. C. con relativi gruppuscoli di matrice marxista. Come è noto, in quelle drammatiche giornate di Milano, in cui ci furono nume-rosi arresti e suicidi, si distinse, per furia devastatrice, una specie di rozzo tribuno della plebe di nome Antonio di Pietro. In quel periodo di smarrimento generale e di pericolo per le istituzioni democratiche e di uno stato di diritto che il cavaliere maturò l’arduo disegno di scendere in campo per raccattare gli spezzoni dei partiti di matrice non marxista, formando, in breve tempo, un massiccio movimento politico che battezzò “Forza Italia”, attualmente in corso di riciclo. Per esigenze di spazio e per non te-diare l’eventuale lettore, ricorderò per brevi cenni, il risultato elettorale del 27-28 marzo 1994, in cui grazie alla potente macchina pubblicitaria delle sue televisioni, Berlusconi riportò una folgorante vittoria sulla “gioiosa macchina da guerra” capitanata da Achille Occhetto. Il cavaliere Silvio fu eletto capo del governo, mentre il prode Achille, ultimo epigone del comunismo italico, sprofondava nell’anonimato, ma iniziava, d’altra parte, il calvario giudiziario di Berlusconi integrato, a suo dire, da quattro “Col-pi di Stato” figurativi. La cocente disfatta aveva messo in subbuglio lo stato maggiore della nomenklatura di tutta le sinistre e dell’illuministica intellighenzia laicista e catto-comunista digiuni di catechismo, giurando vendetta, tremenda vendetta. Con ogni mezzo, ad ogni costo. Sfuggito alla gogna Bettino Craxi, costretto a rifugiarsi nel continente africano bisognava trovare un capro espiatorio in un suo amico fedele e potente: il cavaliere, reo, per giunta, di essere amico dei più noti esponenti della D. C. e inoltre di essere affiliato alla Massoneria. Ne seguì che, profittando dello svolgimento del G7 a Napoli, il neo-eletto Presidente del consiglio Berlusconi, forte della pressione della summenzionata nomenklatura, il clan giustizialista milanese, celando la sua malafede sotto il pretesto di un moralismo farisaico, emise con fulminea velocità, seduta stante, una citazione in giudizio a cari-co del Presidente, che dovette lasciare l’incarico. E le persecuzioni contro il “nemico” durano da almeno vent’anni, con accuse capziose, dispendiose, tragicomiche, come per esempio quella di un gesto umanitario a favore di una ragazzotta egiziana, astu-ta e millantatrice, stravolto in reato di pedofilia e induzione alla prostituzione, nota con il tormentone “Bunga-Bunga”. (Ma a quando il Banca-Banca?) La serie dei “pasticciacci” architettati dal gran sinedrio meneghino è talmente lunga e complicata che è impossibile interpretarla. Ma quello che mi preme porre in rilievo è soprattutto lo sconcerto generale e l’inquinamento della buo-nafede della gente, che ignara della realtà dei fatti, è pronta a schierarsi dalla parte di coloro che schiamazzano come iene e scia-calli. E siccome l’esempio viene dall’alto, basta citare un paio di esempi agghiaccianti provenienti dai salotti televisivi d’onde un genialoide della fotografia, un certo Oliviero Toscani, durante la malattia agli occhi di Berlusconi, gli formulò l’auspicio di rima-nere cieco! Un altro esempio “edificante” è quello di quell’illustre esponente della sacra casta della Cassazione che affermava, non molto tempo fa, che la motivazione della condanna di Berlusconi starebbe stata nella sua “antipatia” per quello lì e che non vedeva l’ora di toglierselo da una certa zona del suo corpo. Espresso, e confermato anche sul quotidiano “Il Mattino” di Napoli, con un turpiloquio da lupanare. Un Tale, qualche millennio fa, ammonì: “chi odia il proprio fratello è omicida!”

Dicembre 2013

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di Rocco Toto

Dicembre 2013

DALLE SETERIE DI SAN LEUCIO

ALLA VILLA ROMANA DI FRANCOLISE

Alla fine dell’ottocento un famoso scrittore, per incitare la gente a viaggiare affermava: “ fra venti anni sarete più delusi che pentiti per non aver visitato luoghi meravigliosi, perciò uscite, visitate, conoscete, esplorate il mondo che vi circonda”. Fedeli a quest’ insegnamento anche quest’anno il G. A. “Scampitella” ha organizzato un viaggio di studio nell’ager campanus. Partiti di buon’ora, alle ore nove già eravamo all’uscita di Caserta Nord, dove era ad attenderci, con la sua splendida consorte, l’ex Direttore regionale dei G. A. Campani dott. Gabriele Addonisio: per-sona squisita, competente e soprattutto paziente, che ci ha condotti fino al complesso di San Leucio. Questo, un piccolo borgo, utilizzato come casino di caccia, che il Re Ferdinando IV, succeduto al padre nel 1759, volle conver-tire in un esperimento industriale e sociale legato alla lavorazione della seta. Divisi in gruppi di 29 persone, le gui-de, molto competenti e brillanti, hanno fatto capire che la lavorazione era a ciclo completo, con locali utilizzati per l’allevamento per i bachi da seta, alla torcitura – questo il termine usato – per mezzo di strumenti azionati da ruote idrauliche e alla tessitura realizzata su telai di ciliegio, ricostruiti di recente. Straordinario fu il progetto innovati-vo, per quei tempi, del “Codice delle Leggi” promulgato nel 1789 : uomini e donne che lavoravano nelle seterie era-no considerati uguali, il salario era proporzionale al merito, la scuola era gratuita e obbligatoria e parte dei guada-gni andavano versati in una “Cassa della Carità” in favore degli invalidi e dei malati. La fama delle seterie reali di San Leucio si diffuse a tutte le corti d’Europa che ne ricercavano i preziosi prodotti. L’insieme del complesso del Belvedere, dopo il sisma degli anni ottanta, fu restaurato con una spesa di 55 miliardi delle vecchie lire – soldi ben spesi – e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Abbiamo visitato anche gli appartamenti Reali con sale affrescate e lo splendido bagno della Regina, realizzato come un bagno termale romano, con marmo di Mondra-gone. Interessanti sono stati anche gli spazi di Archeologia industriale con antichi attrezzi e telai funzionanti. Con la benevole comprensione delle guide abbiamo anche potuto ammirare e toccare i famosi tessuti in seta come lam-passi, damaschi e broccati. La visita molto interessante e istruttiva si è conclusa con una foto di gruppo nel cortile del Belvedere, sotto l’imponente statua di Ferdinando IV con armatura romana. Alle 11,15, con la guida della splendida dottoressa Chiara della Valle, persona gentilissima, preparata e soprattutto umile e cordiale, abbiamo ripreso il viaggio per raggiungere il Borgo di Caserta Vecchia. Noi tutti, penso, abbiamo sempre creduto che Ca-sertavecchia fosse il nucleo antico attorno al quale si era sviluppata, negli anni, l’attuale Caserta. Niente di più er-rato! Casertavecchia è un borgo medievale che, secondo la dotta descrizione della guida, deriva da Casa Hirta, che sta ad indicare un insediamento arroccato sul monte. La sua origine è descritta dal monaco benedettino Erchemperto in Historia Langobardorum Beneventanorum, il quale racconta che dopo le invasioni dei Saraceni dell’843 e quella Longobarda che distrusse Galatia – 861-863 , i suoi abitanti abbandonarono la pianura per tro-vare riparo sul vicino Monte Virgo della catena tifatina. Il nuovo borgo si incrementò con l’arrivo dei Normanni che nel 1130 dettero inizio alla costruzione della Cattedrale in onore di San Michele Arcangelo: meraviglioso mo-numento d’arte romanica, con influssi bizantini, arabi e siciliani. Divenuto feudo dei Sanseverino conobbe un pe-riodo di notevole sviluppo: alla Cattedrale furono affiancati il Palazzo vescovile e la casa canonica, che resero ret-tangolare la piazza del borgo, un vero salotto dove si svolgevano le assemblee e il mercato. Anche Federico II sog-giornava spesso nel castello del borgo; risale a questo periodo la costruzione della grande torre cilindrica ancora godibile. Il feudo, poi, sotto gli Angioini passò di mano in mano ai Pignatelli, ai Belmonte, ai Bragherio, ai Caetani e per ultimo a Diego de la Rath, catalano. In definitiva Casertavecchia dista da quella odierna circa 9 km di tornan-ti ed è ubicata a 400 m di altitudine rispetto al mare. La visita ci ha consentito di colmare una vistosa lacuna geo-grafica! Terminata l’esplorazione del luogo e fatte alcune compere in un locale chiamato “Pirata”, gestito da spa-gnoli, a fatica siamo risaliti sul pulman e sempre a seguito della splendida dott.ssa Chiara, che si è intrattenuta tut-to il giorno con noi, abbiamo ripreso la via verso il ristorante “Antica Cales” di Calvirisorta. La romana Cales V-IV sec. a.C., ubicata all’incrocio della via Falerna con la via Latina, definita da Strabone “Urbs Egregia” e Orazio nell’Ode 20 e 12 ricorda ancora, nel periodo augusteo, la grande produzione di falces putatoriae. Il pranzo, come ci succede spesso, è stato semplicemente “IMPERIALE”: una cucina sana e gustosa, tipicamente regionale, rivisi-tata con creatività : tutto il rustico con incursioni anche nel comparto mare. Il pranzo è terminato con dolce e caffè! Va tuttavia precisato che il tutto è stato spruzzato con un fiume di “Calenum”, prediletto dal poeta Orazio, e pro-dotto da un contadino del posto. In età imperiale anche Giovenale ne tesse le lodi – Sat. I, v. 55 “Occurrit matrona potens, quae molle Calenum| Porrectura viro, miscet sitiente rubeta”. Successivamente anche Ateneo lo paragona al vi-

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continua alla pagina successiva

pagina 8 Dicembre 2013

no falerno, ritenendolo addirittura migliore: “ Calenum leve magis quam Falernum sthomacho placet” e “ Vinum Cale-num ventricolo utilius, Falernum” Deiphnosophistai, I Come si può immaginare il pranzo è durato a lungo anche perché c’è stato un intermezzo musicale del duo Michele Rauseo e il suo discepolo Euplio Lo Russo. Con la loro ar-monica a bocca hanno emozionato la comitiva e incantato i proprietari del locale fino al punto che questi hanno proposto loro un contratto per suonare nel locale due giorni alla settimana! Per motivi di distanza sono stati co-stretti a declinare a malincuore l’invito. Solo verso le 17,30 siamo partiti per Francolise, per assolvere al momento clou della visita guidata : la villa rustica di San Rocco di Francolise ubicata nel fertile suolo della fascia pedemon-tana del territorio caleno, che nell’antichità, così come oggi, era ricoperto di oliveti e vigneti. Nella villa si conser-vano gli impianti per la lavorazione dell’olio, restaurati e ben tenuti anche grazie all’azione del locale G. A. Faler-no-Caleno. La visita ha permesso l’accesso all’ampio peristilio, al torcularium, con la base per il suo ancoraggio al suolo, la vasca di premitura e le varie vasche per la raccolta dell’olio di 1°-2° e addirittura di 3° scelta! Grazie alla sa-pienza della guida abbiamo potuto ammirare anche le tecniche di costruzione all’epoca più in voga come: l’opus incertum, l’opus reticulatum e l’opus latericium. Nella zona del Dominus sono ben documentati e visibili anche gli apparati decorativi dei pavimenti, come l’opus signinum, l’opus scutulatum dell’epoca sillana, l’opus tessella-tum e il tablinum. È l’unico complesso in cui si possono ammirare distintamente le diverse parti della villa: pars ur-bana che comprendeva l’abitazione del proprietario e degli ospiti, era quella più lussuosa e decorata; la pars rustica comprendeva la dimora del fattore con la sua vilica, dei servi, degli operai, le prigioni, le cucine, i depositi per le derrate alimentari e il ricovero degli animali; la pars fructuaria era la zona in cui si svolgevano le attività agricole, artigianali, di trasformazione e conservazione dei prodotti tra i principali il vino e l’olio. A tal riguardo la guida ci faceva notare che secondo Strabone da questa villa i “Romani prendevano i vini considerati i migliori: il Falerno, lo Statano, il Caleno.” e che tale L. Billienus Gemellus, aristocratico agricoltore, nato nel 32 d. C. possedeva nella zona vaste tenute agricole e durante la raccolta delle olive arrivava a pagare fino a 1400 salari giornalieri! Notevo-le interesse ha destato in noi la visita alle terme e ai suoi principali ambienti, come lo spogliatoio, il frigidarium, il tepidarium, il calidarium con le sospensurae e la natatio piscina nelle ville socialmente elevate. In buonissimo stato sono conservate anche le fornaci per la cottura dei laterizi. Il tutto ci è stato magistralmente illustrato dall’amico Gabriele Addonisio, coautore del libro “Una villa romana tra gli olivi”, un testo completo, ricco di rife-rimenti bibliografici, gli ambienti sono stati resi in computergrafia 3D, utilissimo per chi vuole approfondire le co-noscenze sulle ville romane. Ringrazio pubblicamente l’amico Gabriele da queste pagine, per la perfetta organiz-zazione e per il sacrificio a cui si è sottoposto per tutta la giornata. Ripresa la strada del ritorno l’amico e poeta Roc-co Di Meo ha composto al momento e declamato tre poesie di cui una dedicata alla tragedia degli sbarchi in Lam-pedusa, che ha riscosso il gradimento dei presenti. Alle 20,30, giunti sul viadotto maledetto di Monteforte Irpino, dove perdettero la vita 40 persone, così come avevamo fatto la mattina, abbiamo invitato l’autista a rallentare la corsa del pullman e Michele Rauseo, con la sua armonica, ha suonato il “Silenzio d’ordinanza” per ricordare le sfor-tunate vittime. È stato un momento carico di emozioni che ha toccato il cuore di tutti i presenti.

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R E T T I F I C A

Dai responsabili della rivista “Vicum” siamo stati g rbatamente invitati a correggere un’informazione, ritenuta non vera, pubblicata su “Pagus” del Dicembre 2012 e reiterata su “Pagus” di Giugno 2013. Lo facciamo ben volentieri, perché non abbiamo nessunissimo interesse a diffondere notizie non vere. Pertanto prendiamo atto che dal “Documento Costitutivo” di “Vicum”, Michele Auciello non risulta tra i soci fondatori e di ciò chiediamo venia ai lettori. L’accaduto, però, non inficia minimamente l’azione meritoria di Auciello nei confronti della rivista “Vicum”, perché oltre a scrivere interessanti articoli, si adoperò per diffonderla nella nostra realtà, quando nessuno la conosceva e per lungo tempo ha fatto parte anche della REDAZIONE.

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