Anno II - Settembre 2006 - N. 7 e L’ombra che s’allunga ... · volge: dal “mondo” le cose...

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C ’è qualcosa che risalta anche all’occhio più distrat- to: un uso sapiente del colore attraverso pennellate brevi e al tempo stesso intense, che offrono imma- gini che restano impresse nella memoria, come le espressioni più significative di un testo poetico. I suoi dipinti si caricano sempre, senza eccezione alcuna, di forti suggestioni, come se volessero, con la loro affascinan- te prospettiva figurale, rappresentare una necessità espressi- va. Quasi una metafora dell’esistenza, quale potrebbe ricavarsi da questo misterioso irrefrenabile, imperioso e tuttavia intimo anelito dell’artista, paga del suo “navigare” fra sogni, attese, aneliti e sentimenti del cuore, che ama comunicare agli altri, fissandoli sulla tela, nell’incanto fuggevole ed arcano dei fre- miti del pennello. Angela Marino n.d. Servizio a pag. 10 L’ombra di qualcosa che non c’è più ma che si al- lunga e si dilata su un mondo che essa ha inghiottito nella propria fame insaziabile di morte. Il corsivo di Vittorio Zucconi (la Repubblica, 10/09/ 06) spiega l’immagine-metafora dell’ombra “squalo” del jumbo jet che, in World Trade Center di Oliver Stone, scende “silenziosa” su un palazzo di Manhattan a rappre- sentare ciò che è rimasto nelle coscienze dopo il sacrificio di migliaia di innocenti; dopo quindi l’agghiacciante tra- gedia di morte e di sangue nel quartiere della grande finan- za americana che sconvolse e disperò il mondo intero l’11 settembre di cinque anni fa. Spiega! E lo spiega con un’ingorda ombra crudele che non è scomparsa e continua ad espandersi letalmente in ogni dove. A volerla trasferire nella realtà, codesta ombra sta cre- scendo a dismisura intrecciandosi, nell’alleanza o nell’odio- sa nemistà, con altre ombre che potrebbero minacciare la distruzione dell’intera umanità. Sono le ombre dei petro- dollari, dei fondamentalismi fanatici e totalitari, dei fabu- latori, dei redivivi zeloti, dei signori della guerra, di tutto ciò che ostenta potenza ed orgoglio sostituendo il rispetto e il dialogo nella libertà e nella ragione fra gli individui e i popoli con l’arbitrio personale e l’incoerenza dell’imma- ginazione. Che fare? È dunque la domanda per cercare e trovare una risposta plausibile che restituisca la speranza.. Un pezzo della risposta è nel succitato rispetto e dialo- go, attualmente distanti anni luce dai distruttori della pace; ma questo pezzo di evidenza però non basterebbe senza un’equa ridistribuzione delle ricchezze, senza il supera- mento della dicotomia Nord e Sud del mondo, fondamen- tale per attenuare i conflitti di classe e di popoli che riven- dicano la dignità, il rispetto e l’orgoglio che gli sono stati sottratti dall’ingiustizia sociale e/o dai poteri forti ed oc- culti. E in codesti distruttori della pace, fautori dello status quo occidentale del profitto e della potenza o -citando Martin Amis- “fabulatori col delirio del sangue e della morte, per i quali (con riferimento a Zawahiri e Bin La- den) la realtà è solo qualcosa da manovrare qua e là per poi distruggerla”, starebbe la chiave misterica -strana e sconcertante per la perversa corrispondenza- per accedere alla tragedia del 9/11 e capire (per anche confondersi un po’ le idee) cosa c’è di vero fra due supposizioni circonfu- se di riscontri che si integrano e si respingono: quella di Bin Laden e al Zawahiri che rivendicano gli attentati alle due torri e quella della strage architettata dal governo ame- ricano per dare il via alle “guerre del petrolio in Afghani- stan e in Iraq”. Certo è che un terzo degli americani ormai crede in quest’ultima tesi, in questa opinione che in un sit-in di questi ultimi giorni ha fatto gridare a Les Jamieson (leader dell’associazione 9/11 Truth): “L’attacco alle Torri è stato solo un brutale stratagemma per ottenere il consenso ne- cessario a scatenare la lotta al terrorismo. E la lotta al ter- rorismo è il pretesto per inasprire la repressione interna e giustificare guerre per il petrolio come quella in Iraq”. Supposizioni che sembrerebbero diaboliche mostruo- sità, ma intanto lo spettro si estende e si accompagna all’altro del “complotto sionista” che avrebbe voluto la carneficina per scatenare guerre e rappresaglie contro il mondo islamico. Certamente tesi vomitevoli di deviata fantasia politi- ca, che le menti non vorrebbero accettare, ma la storia è purtroppo zeppa di codeste diaboliche strategie anche contro la propria stessa gente: dall’incendio di Roma imperiale nel 64 d.C. a quello del Reichstag di Berlino nel 1933 in una tragica parabola di prima e di dopo. Tesi! Ma tesi non di strada, di uomini comuni (nel ri- spetto dei termini); tesi di studiosi come Mike Donadia il quale sostiene che “l’impatto degli aerei sulle Torri non poteva … liquefare le strutture portanti in acciaio e farle collassare”; quindi “sono state fatte saltare con esplosivo collocato nei grattacieli e fatto denotare” con “telecoman- do”. All’ombra altre ombre, ai dubbi altri dubbi, alle con- getture altre congetture. “Oggi l’America è più sicura”, ha detto Bush in que- st’ultimo 11 settembre non tenendo conto del numero esor- bitante di vittime del terrorismo nel mondo, anche ameri- cane. Si può veramente essere sereni?! Anno II - Settembre 2006 - N. 7 e e e e e 1,50 EDIZIONE GRATUITA Cose cattive dal mondo “Cose buone dal mondo”, recitava una vecchia pubbli- cità televisiva per un formaggino molto diffuso. Ma se dai formaggi passiamo alla politica estera lo slogan si capo- volge: dal “mondo” le cose cattive in arrivo sono state sem- pre più delle buone, e da parecchi decenni vanno peggio- rando. Domanda: da quale “parte” del mondo vengono le più cattive? Risposta facile e molto gettonata nel democra- tico Occidente:dal terrorismo islamico. Forse, se ci fermia- mo al fatto. Ma se stiamo, “umana gente, al quia” il di- scorso cambia. Il terrorismo jihadista è piovuto dal cielo o è stato seminato irrigato diffuso da chi ne ha creato le con- dizioni con secoli di arroganza assassina al servizio di una bulimia vampirica (vedi colonialismo e sue spettanze)? Dunque, le cose cattive del secolo vengono soprattutto da- gli Stati Uniti, patria di una democrazia camolata (simile molto più a una plutocrazia che alla democrazia ateniese, schiavista, sia pure, ma dopo le riforme di Clistene molto più leale verso il demos dei nostri aborti ipocriti). Le tappe di questa “erogazione” non si contano: dai funesti interventi in America latina all’infestazione del Medio ed Estremo Oriente. L’impegno diffusivo di veleni- concime di terrorismi è cresciuto da quell’11 settembre, tragico quanto mistificato nella sua cinica conversione in pretesto per guerre sciagurate. Quinto anniversario, quest’anno, dell’ “evento che ha cambiato il mondo” (secondo la retorica facilona del gior- nalame di giornata). Tempo di bilanci, dunque, questo set- tembre ancora estivo. E bilanci negativi come peggio è dif- L’ombra che s’allunga Un sacrificio ancora in rebus ficile immaginare (olocausto nucleare o chimico-biologico a parte). Che cosa ha prodotto questo lustro fiammeggian- te di stragi e menzogne? Soltanto sofferenze delusioni e illusioni. Le vantate vittorie delle “crociate” afghana e ira- chena si sono rivelate un bluff inzuppato nel sangue. Le forze di occupazione (che l’itala cialtroneria accademica qualificava “di liberazione” con pomposi editoriali sul Cor- sera. Per tacere del peggio che sta alla sua destra) control- lano piccole frazioni di quei territori. Anzi, piuttosto occu- pano senza la capacità di un efficace controllo: gli attentati di questi giorni nella “area verde” irachena e nel cuore del- la conquistata Kabul, cioè nelle zone di massima sicurez- za, provano ad abundantiam questa dolorosa realtà. E intanto molte delle colossali menzogne imbastite per sca- tenare l’apocalissi “democratica” nei due Paesi si sono sgonfiate miserabilmente. Fermiamoci due minuti su questo risveglio di verità dro- gata. Il fenomeno non è nato in Europa (tanto meno nella acquiescente Italietta ancora così berlusconica), ma nella stes- sa America. Come dire “cose buone dall’America”. Piccole, rispetto all’enormità di strazi e morti che ha provocato quel mostro mammonico, ma pur sempre apprezzabili. “Nel 2003 – si legge sul Venerdì di Repubblica n. 964 – c’erano 680 mila siti e blogs Internet che propagavano il complotto, oggi sono 16 milioni e 980 mila, più tremila saggi pubblicati sul- la vera storia dell’11 settembre e dozzine di documentari diffusi in Dvd con sapienti montaggi e ricostruzioni seletti- ve”. Molti di questi siti fanno capo ad agguerrite organizza- zioni, come la 11/9 Truth (Verità sull’11/9) che “organizza ogni anno un seminario” e dei sit-in davanti a Ground Zero, invocando verità e gridando slogan contro la “cricca” gover- nativa. Insomma, la convinzione che il crollo delle Twin Towers sia stato un inside job si diffonde rapidamente ne- gli States. E’ ovvio che in tale massa molta crusca si mesco- la alla farina, ma guai a cadere nell’eccesso opposto: negare la farina. O esagerare con le ironie sul complottismo mania- cale (come inclina a fare lo stesso autore del bel servizio Vittorio Zucconi). Che la versione ufficiale su quell’orrore sia piena di incoerenze e contraddizioni è ormai un fatto. Al quale, se non l’idea di una cospirazione tutta interna (l’insi- de job, appunto), si lega almeno l’ipotesi di un concerto di “distrazioni” incomprensibili che non stridono con questa “verità” dei complottisti: “L’attacco alle Torri è stato solo un brutale stratagemma per ottenere il consenso necessario a scatenare la lotta al terrorismo. E la lotta al terrorismo è il pretesto per inasprire la repressione interna e giustificare guerre per il petrolio” (Les Jamieson). In convergenza con queste affermazioni sulla guerra ira- chena, Richard N. Haass, presidente del Council of Foreign Relations, dice (a Gianni Riotta): “In Iraq la guerra è stata un doppio errore storico, non andava fatta o andava fatta in modo da vincerla”. Gli effetti di questo doppio errore sono da sgomento: “la minaccia del terrorismo si è dispersa, si è fatta capillare. Terrorismi e democrazie taroccate. Un lustro fiammeggiante di stragi e menzogne? Pasquale Licciardello segue a pag. 2 Opera a Catania,Via Ingegnere, 10 - Tel. 095 432083 Nell’ ottobre del 2004, l’Araldica Accademia Interna- zionale “Il Marzocco” di Firenze ha conferito alla pittrice, “sentito il parere favorevole dei Priori”, il titolo di “Acca- demico Gentilizio” per la classe “Belle Arti”. Angelo Munzone Pino Pesce Fotomontaggio fotogramma del film World Trade Center Mario Pafumi, pag. 3 La “ViniMilo” nel segno dell’arte della musica della danza L ’edizione della “ViniMilo” di quest’anno re- sterà sicuramente nella storia di questa ospi- tale kermesse etnea e non solo per Milo... Il turistico centro etneo ha scelto lo slogan “Il vino, la terra, la gente”, trasformandosi nella capitale isola- na dei vini e dello Slow Food. Straordinaria kermesse nel “Cuore del Parco dell’Etna”

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C’è qualcosa che risalta anche all’occhio più distrat-to: un uso sapiente del colore attraverso pennellatebrevi e al tempo stesso intense, che offrono imma-

gini che restano impresse nella memoria, come le espressionipiù significative di un testo poetico.

I suoi dipinti si caricano sempre, senza eccezione alcuna,di forti suggestioni, come se volessero, con la loro affascinan-te prospettiva figurale, rappresentare una necessità espressi-va.

Quasi una metafora dell’esistenza, quale potrebbe ricavarsida questo misterioso irrefrenabile, imperioso e tuttavia intimoanelito dell’artista, paga del suo “navigare” fra sogni, attese,aneliti e sentimenti del cuore, che ama comunicare agli altri,fissandoli sulla tela, nell’incanto fuggevole ed arcano dei fre-miti del pennello.

Angela Marino n.d.

Servizio a pag. 10

L’ombra di qualcosa che non c’è più ma che si al-lunga e si dilata su un mondo che essa ha inghiottitonella propria fame insaziabile di morte.

Il corsivo di Vittorio Zucconi (la Repubblica, 10/09/06) spiega l’immagine-metafora dell’ombra “squalo” deljumbo jet che, in World Trade Center di Oliver Stone,scende “silenziosa” su un palazzo di Manhattan a rappre-sentare ciò che è rimasto nelle coscienze dopo il sacrificiodi migliaia di innocenti; dopo quindi l’agghiacciante tra-gedia di morte e di sangue nel quartiere della grande finan-za americana che sconvolse e disperò il mondo intero l’11settembre di cinque anni fa.

Spiega! E lo spiega con un’ingorda ombra crudele chenon è scomparsa e continua ad espandersi letalmente inogni dove.

A volerla trasferire nella realtà, codesta ombra sta cre-scendo a dismisura intrecciandosi, nell’alleanza o nell’odio-sa nemistà, con altre ombre che potrebbero minacciare ladistruzione dell’intera umanità. Sono le ombre dei petro-dollari, dei fondamentalismi fanatici e totalitari, dei fabu-latori, dei redivivi zeloti, dei signori della guerra, di tuttociò che ostenta potenza ed orgoglio sostituendo il rispettoe il dialogo nella libertà e nella ragione fra gli individui e ipopoli con l’arbitrio personale e l’incoerenza dell’imma-ginazione.

Che fare? È dunque la domanda per cercare e trovareuna risposta plausibile che restituisca la speranza..

Un pezzo della risposta è nel succitato rispetto e dialo-go, attualmente distanti anni luce dai distruttori della pace;ma questo pezzo di evidenza però non basterebbe senzaun’equa ridistribuzione delle ricchezze, senza il supera-mento della dicotomia Nord e Sud del mondo, fondamen-tale per attenuare i conflitti di classe e di popoli che riven-dicano la dignità, il rispetto e l’orgoglio che gli sono statisottratti dall’ingiustizia sociale e/o dai poteri forti ed oc-culti.

E in codesti distruttori della pace, fautori dello statusquo occidentale del profitto e della potenza o -citandoMartin Amis- “fabulatori col delirio del sangue e dellamorte, per i quali (con riferimento a Zawahiri e Bin La-den) la realtà è solo qualcosa da manovrare qua e là perpoi distruggerla”, starebbe la chiave misterica -strana esconcertante per la perversa corrispondenza- per accederealla tragedia del 9/11 e capire (per anche confondersi unpo’ le idee) cosa c’è di vero fra due supposizioni circonfu-se di riscontri che si integrano e si respingono: quella diBin Laden e al Zawahiri che rivendicano gli attentati alledue torri e quella della strage architettata dal governo ame-ricano per dare il via alle “guerre del petrolio in Afghani-stan e in Iraq”.

Certo è che un terzo degli americani ormai crede inquest’ultima tesi, in questa opinione che in un sit-in diquesti ultimi giorni ha fatto gridare a Les Jamieson (leaderdell’associazione 9/11 Truth): “L’attacco alle Torri è statosolo un brutale stratagemma per ottenere il consenso ne-cessario a scatenare la lotta al terrorismo. E la lotta al ter-rorismo è il pretesto per inasprire la repressione interna egiustificare guerre per il petrolio come quella in Iraq”.

Supposizioni che sembrerebbero diaboliche mostruo-sità, ma intanto lo spettro si estende e si accompagnaall’altro del “complotto sionista” che avrebbe voluto lacarneficina per scatenare guerre e rappresaglie contro ilmondo islamico.

Certamente tesi vomitevoli di deviata fantasia politi-ca, che le menti non vorrebbero accettare, ma la storia èpurtroppo zeppa di codeste diaboliche strategie anchecontro la propria stessa gente: dall’incendio di Romaimperiale nel 64 d.C. a quello del Reichstag di Berlinonel 1933 in una tragica parabola di prima e di dopo.

Tesi! Ma tesi non di strada, di uomini comuni (nel ri-spetto dei termini); tesi di studiosi come Mike Donadia ilquale sostiene che “l’impatto degli aerei sulle Torri nonpoteva … liquefare le strutture portanti in acciaio e farlecollassare”; quindi “sono state fatte saltare con esplosivocollocato nei grattacieli e fatto denotare” con “telecoman-do”.

All’ombra altre ombre, ai dubbi altri dubbi, alle con-getture altre congetture.

“Oggi l’America è più sicura”, ha detto Bush in que-st’ultimo 11 settembre non tenendo conto del numero esor-bitante di vittime del terrorismo nel mondo, anche ameri-cane.

Si può veramente essere sereni?!

Anno II - Settembre 2006 - N. 7 e e e e e 1,50 EDIZIONE GRATUITA

Cose cattive dal mondo

“Cose buone dal mondo”, recitava una vecchia pubbli-cità televisiva per un formaggino molto diffuso. Ma se daiformaggi passiamo alla politica estera lo slogan si capo-volge: dal “mondo” le cose cattive in arrivo sono state sem-pre più delle buone, e da parecchi decenni vanno peggio-rando. Domanda: da quale “parte” del mondo vengono lepiù cattive? Risposta facile e molto gettonata nel democra-tico Occidente:dal terrorismo islamico. Forse, se ci fermia-mo al fatto. Ma se stiamo, “umana gente, al quia” il di-scorso cambia. Il terrorismo jihadista è piovuto dal cielo oè stato seminato irrigato diffuso da chi ne ha creato le con-dizioni con secoli di arroganza assassina al servizio di unabulimia vampirica (vedi colonialismo e sue spettanze)?Dunque, le cose cattive del secolo vengono soprattutto da-gli Stati Uniti, patria di una democrazia camolata (similemolto più a una plutocrazia che alla democrazia ateniese,schiavista, sia pure, ma dopo le riforme di Clistene moltopiù leale verso il demos dei nostri aborti ipocriti).

Le tappe di questa “erogazione” non si contano: daifunesti interventi in America latina all’infestazione delMedio ed Estremo Oriente. L’impegno diffusivo di veleni-concime di terrorismi è cresciuto da quell’11 settembre,tragico quanto mistificato nella sua cinica conversione inpretesto per guerre sciagurate.

Quinto anniversario, quest’anno, dell’ “evento che hacambiato il mondo” (secondo la retorica facilona del gior-nalame di giornata). Tempo di bilanci, dunque, questo set-tembre ancora estivo. E bilanci negativi come peggio è dif-

L’ombra che s’allungaUn sacrificio ancora in rebus

ficile immaginare (olocausto nucleare o chimico-biologicoa parte). Che cosa ha prodotto questo lustro fiammeggian-te di stragi e menzogne? Soltanto sofferenze delusioni eillusioni. Le vantate vittorie delle “crociate” afghana e ira-chena si sono rivelate un bluff inzuppato nel sangue. Leforze di occupazione (che l’itala cialtroneria accademicaqualificava “di liberazione” con pomposi editoriali sul Cor-sera. Per tacere del peggio che sta alla sua destra) control-lano piccole frazioni di quei territori. Anzi, piuttosto occu-pano senza la capacità di un efficace controllo: gli attentatidi questi giorni nella “area verde” irachena e nel cuore del-la conquistata Kabul, cioè nelle zone di massima sicurez-za, provano ad abundantiam questa dolorosa realtà. Eintanto molte delle colossali menzogne imbastite per sca-tenare l’apocalissi “democratica” nei due Paesi si sonosgonfiate miserabilmente.

Fermiamoci due minuti su questo risveglio di verità dro-gata. Il fenomeno non è nato in Europa (tanto meno nellaacquiescente Italietta ancora così berlusconica), ma nella stes-sa America. Come dire “cose buone dall’America”. Piccole,rispetto all’enormità di strazi e morti che ha provocato quelmostro mammonico, ma pur sempre apprezzabili. “Nel 2003– si legge sul Venerdì di Repubblica n. 964 – c’erano 680mila siti e blogs Internet che propagavano il complotto, oggisono 16 milioni e 980 mila, più tremila saggi pubblicati sul-la vera storia dell’11 settembre e dozzine di documentaridiffusi in Dvd con sapienti montaggi e ricostruzioni seletti-ve”. Molti di questi siti fanno capo ad agguerrite organizza-

zioni, come la 11/9 Truth (Verità sull’11/9) che “organizzaogni anno un seminario” e dei sit-in davanti a Ground Zero,invocando verità e gridando slogan contro la “cricca” gover-nativa. Insomma, la convinzione che il crollo delle TwinTowers sia stato un inside job si diffonde rapidamente ne-gli States. E’ ovvio che in tale massa molta crusca si mesco-la alla farina, ma guai a cadere nell’eccesso opposto: negarela farina. O esagerare con le ironie sul complottismo mania-cale (come inclina a fare lo stesso autore del bel servizioVittorio Zucconi). Che la versione ufficiale su quell’orroresia piena di incoerenze e contraddizioni è ormai un fatto. Alquale, se non l’idea di una cospirazione tutta interna (l’insi-de job, appunto), si lega almeno l’ipotesi di un concerto di“distrazioni” incomprensibili che non stridono con questa“verità” dei complottisti: “L’attacco alle Torri è stato soloun brutale stratagemma per ottenere il consenso necessarioa scatenare la lotta al terrorismo. E la lotta al terrorismo è ilpretesto per inasprire la repressione interna e giustificareguerre per il petrolio” (Les Jamieson).

In convergenza con queste affermazioni sulla guerra ira-chena, Richard N. Haass, presidente del Council of ForeignRelations, dice (a Gianni Riotta): “In Iraq la guerra è stataun doppio errore storico, non andava fatta o andava fatta inmodo da vincerla”. Gli effetti di questo doppio errore sonoda sgomento: “la minaccia del terrorismo si è dispersa, si èfatta capillare.

Terrorismi e democrazie taroccate. Un lustro fiammeggiante di stragi e menzogne?

Pasquale Licciardellosegue a pag. 2

Opera a Catania,Via Ingegnere, 10 - Tel. 095 432083

Nell’ ottobre del 2004, l’Araldica Accademia Interna-zionale “Il Marzocco” di Firenze ha conferito alla pittrice,“sentito il parere favorevole dei Priori”, il titolo di “Acca-demico Gentilizio” per la classe “Belle Arti”.

Angelo Munzone

Pino Pesce

Fotomontaggio fotogramma del film World Trade Center

Mario Pafumi, pag. 3

La“ViniMilo”nel segnodell’artedellamusicadelladanza

L’edizione della “ViniMilo” di quest’anno re-sterà sicuramente nella storia di questa ospi-tale kermesse etnea e non solo per Milo...

Il turistico centro etneo ha scelto lo slogan “Il vino,la terra, la gente”, trasformandosi nella capitale isola-na dei vini e dello Slow Food.

Straordinaria kermessenel “Cuore del Parco dell’Etna”

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2 Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006 AvvenimentiAvvenimentiAvvenimentiAvvenimentiAvvenimenti

In Iraq si sta formando una nuova genera-zione di terroristi e la radicalizzazione nelmondo islamico porta reclute al terrore. Il pe-ricolo cresce.” L’intelligence è migliorata, cer-to: ma basterà a fronteggiare la marea cre-scente della risposta islamica? “Difficile direchi sta vincendo la guerra”. E con l’Iran pre-atomico, che fare? Trattare, suggerisce Haass.“In Iran temo che la democrazia arrivi tardi.Ma l’alternativa, un’operazione militare, èpoco razionale, siamo costretti al negoziato”.Chi può escludere, tuttavia, un colpo di testareplicante da quelle sinapsi drogate che han-no secreto l’orrore afghano e iracheno? Il Li-bano, poi: è bene che l’Europa si sia mossa,ma Haass non conosce l’ottimismo fatuo del-la faciloneria marziale: “non potranno disar-mare Hezbollah e al massimo ritarderanno lanuova guerra con Israele”. Che dire? Speria-mo di no.

Mentre gli studiosi seri parlano questo ama-ro linguaggio della verità, lei, la dea tradita,si prende la rivincita anche al Senato Usa. Lacompetente Commissione ha reso nota solouna parte del suo Rapporto sull’Iraq, riser-vandosi di pubblicare il resto dopo la campa-gna elettorale di medio termine (a novembre)per non influenzarla. Ma i due capitoli “sco-

perchiati” bastano a smantellare, “questa vol-ta in via definitiva, il castello accusatorio usa-to dalla Casa Bianca per giustificare l’inter-vento”. Bush e la cricca neocon avevano so-stenuto che i legami di Saddam con Al Qaedaerano provati, il rapporto prova il contrario.“Saddam Hussein non aveva alcuna fiduciain Al Qaeda e considerava gli estremisti isla-mici come minacce al suo stesso regime, ri-fiutando tutte le richieste di aiuto materiale eoperativo pervenutegli da Al Qaeda”. Smentitaanche la presunta presenza in Iraq, prima dellaguerra, del tagliagole Zarqawi, luogotenente diBin Laden. Parole di sdegno del senatore CarlLevin: “Si tratta di una prova schiacciante deitentativi ingannevoli, fuorvianti, e mistificatoridi manipolare le informazioni da parte dell’am-ministrazione Bush-Cheney”. Eppure “ancorail 21 agosto scorso il presidente Bush ha soste-nuto l’esistenza di un legame tra Saddam e Zar-qawi”. Quando si dice “Dio li fa e poi li accop-pia”: stiamo pensando all’amicizia fra Bush eBerlusconi. E quando si dice Bush s’intende l’in-tera banda, idem per il Berlusca, tornato in cam-po a clowneggiare con le sue sparate e smenti-te e smentite delle smentite. Ci siamo davveroliberati di Berlusconi?

La sera del 9 agosto 2006 halasciato un vuoto incolmabile: èdeceduto il professore CarmeloMio.. Nato a Paternò nel 1919,dovette interrompere gli studiuniversitari (era iscritto alla fa-coltà di lingue orientali di Napo-li) per andare alla guerra fasci-sta. Dopo l’8 settembre 1943,sottufficiale in Piemonte, è tra iprimi a salire in montagna e darvita alla lotta partigiana, operan-do specialmente in Valsesia conle formazioni del comandante“Barbato” (Pompeo Colajanni).Con lui fa la scelta partigiana unanutrita pattuglia di paternesi (piùdi quaranta), che nel dopoguerraanimeranno la vita politica e ci-vile del paese etneo, ricollegan-dola alle sue mai sopite tradizio-ni socialiste e alle lotte contadi-ne dell’anteguerra. La necessità

di trovare un’occupazione stabi-le, costringe Mio ad emigrare nelNord Italia, come insegnante dieducazione fisica, finché, nei pri-mi anni sessanta, coronandol’antico sogno, si laurea in lin-gue straniere e torna nel suo pa-ese natale ad insegnare la linguafrancese e a propagare soprattut-to nei giovani il suo triplice ide-ale: di un socialismo umanitario,non ancora sporcato dalla corru-zione e dall’arrivismo politico; diuna “resistenza” ai fascismi cheva perennemente rinnovata, indifesa dei valori primari di liber-tà e di giustizia sociale; di unpacifismo non-violento che sitraduce in costante impegno divita e di testimonianza contro ilmilitarismo e la guerra. Pensio-nato, è tra i protagonisti della ri-nascita politica e morale di Pa-ternò, sostenendo il giovane mo-vimento anti-mafia della metàdegli anni novanta, e l’associa-zionismo ampiamente diffusoche ne deriva. S’impegna allora

nell’ANPI (l’Associazione Na-zionale Partigiani d’Italia) di Pa-ternò, di cui diventa presidente,e per la quale organizza ognianno pubbliche dimostrazioni,coinvolgenti l’intera città, in ri-cordo specialmente dei bombar-damenti alleati che devastaronola città nel luglio ed agosto 1943,con migliaia di morti civili; maanche in occasione del 25 aprile,del 1° maggio e del 4 novembre.Accetta infine, vincendo la suanaturale ritrosia, la carica di pre-sidente provinciale dell’ANPI,che dal 1993 gli viene conferma-ta fino alla morte, e l’elezione amembro del Consiglio Naziona-le della stessa associazione. Con-duce a nome dell’ANPI numero-se, dure e importanti battagliecontro il revisionismo storico,contro l’intestazione di vie a ge-rarchi fascisti a Catania e in varipaesi etnei, per ravvivare la me-moria di quanti si batterono con-tro il fascismo, a partire dai ca-tanesi Graziella Giuffrida e Car-

Carmelo Mio, il professore partigianoCose cattive dal mondoFu tra i primi a salire in montagna e a dar vita alla lotta partigiana

melo Salanitro. Chi scrive lo ri-corda, fin dal 1997, tra gli orga-nizzatori della prima “GlobalMarch” contro il lavoro minori-le, socio del primo gruppo pater-nese di “Amnesty International”,e infine collaboratore attivissimodel Museo per la Pace, che dal2000 al 2003 ebbe sede a Pater-nò in un appartamento confisca-to alla mafia, e delle numerosemanifestazioni pacifiste ad essocollegate, non ultime le mobili-tazioni contro le guerre nella exYugoslavia, in Afghanistan ed inIraq. Mite, nobile, onesta, univer-salmente stimata, la figura diCarmelo Mio, portata con gio-vanile prestanza nonostante isuoi ottantasette anni, resterànell’immaginario collettivo qua-le punto di riferimento per chiun-que, a Paternò o altrove, intendabattersi contro i fascismi e i lorostupidi e ignobili epigoni checontinuano ad insozzare la nostraterra.

Natale Musarra Pasquale Licciardello

dalla prima pagina

“Libertà è partecipazione”: canta-va un grande della canzone italiana.Mi piace ricordarlo a proposito dellagrande partecipazione alla manifesta-zione del 6 settembre a Palermo perla giornata mondiale contro gli ince-neritori.

Ad una manifestazione di cosìgrande portata non poteva non parte-cipare Paternò, i cui comitati cittadi-ni continuano a mobilitarsi e a con-trapporsi alla costruzione del termo-valorizzatore in contrada “Cannizzo-la” sulle suggestive rive del Simetoche in nessun modo devono diventarela valle dei rifiuti.

Quello dei termovalorizzatori, inSicilia, è un tema molto scottante peri contenuti del piano regionale dei ri-fiuti che prevede la realizzazione di 4mega-inceneritori in grado di distrug-gere una quantità dirifiuti superiore aquella attualmenteprodotta “gettandocosì alle ortiche”qualunque prospet-tiva di raccolta dif-ferenziata: l’unicomodo corretto perrisparmiare energia,preservare l’am-biente, “tutelare lasalute dei cittadini ecreare nella nostraregione almeno5000 nuovi posti dilavoro eco sosteni-bili!”.

L’imbroglio eco-nomico-finanziariodi questi incenerito-ri e i conseguenti in-trallazzi politici trala Regione Sicilia ela precedente gestione del Ministerodell’Ambiente hanno dato luogo a tut-ta una serie di illegittimità ammini-strative e violazioni di leggi nazionalie direttive comunitarie.

Non per nulla sono in corso già

alcune inchieste. Ciò nonostante ilPresidente della Regione Cuffaro sen-za alcuna cautela ha accelerato l’ini-zio dei lavori nel tentativo maldestrodi mettere tutti davanti al fatto com-piuto.

“Inceneritori, da Roma arriva lostop” titola così l’edizione palermita-na di “ Repubblica” del 7/9; “Pecora-ro Scanio: la Sicilia stop ai termova-lorizzatori” cosi titolava “Il giornaledi Sicilia dello stesso giorno; “Ora lostop ai termovalorizzatori…/L’ira diCuffaro: la verità è che a Roma han-no deciso di bocciare tutti i grandi pro-getti per la Sicilia”, titola con qual-che giorno di ritardo il quotidiano LaSicilia”. Il Presidente della Regione,anziché adirarsi, non dovrebbe dimen-ticare che le grandi risorse ambientalisono … nella spazzatura…

“Cantami o diva del PresidenteCuffaro l’ira funesta che infiniti guaiaddusse ai Siciliani” mi viene da direricordandomi di Omero…

Una breve ricostruzione delle ulti-me fasi della questione Termovaloriz-

zatore a Paternò.Antefatto: per la costruzione del-

l’impianto è necessario che le Azien-de siano in possesso di un’autorizza-zione “sull’emissione dei fumi in at-mosfera”. Logico! Tale autorizzazio-

Giornata mondiale contro gli inceneritoriMigliaia di manifestanti a Palermo in difesa della salute e dell’ambiente

ne, o presunta tale, venne rilascia-ta, (… udite, udite…) dall’Ufficiodi Gabinetto dell’allora MinistroMatteoli!

E’ notorio che la funzione del-l’Ufficio di Gabinetto di un mini-stro, come di un Sindaco, sia quel-la di organizzare le iniziative poli-tiche e relazionali, le Conferenze diservizio, del Ministro o del Sinda-co; l’Ufficio (ripetiamo di Gabinet-to) non è un organo tecnico. L’or-gano collegiale che, invece, ha, perlegge, il compito istituzionale di ri-lasciare le autorizzazioni è “la Di-rezione tecnica di salvaguardia am-bientale.”

E’ come dire che il Sindaco diuna città conceda una licenza edi-lizia, senza il parere della commis-sione edilizia… ma con il pareredella propria segreteria particola-re!

Cose da repubblica delle bana-ne! L’interpellanza presentata alSenato da Santo Liotta, Enzo Bian-co, Anna Finocchiaro ed altri im-pegnava il nuovo Ministro del-l’Ambiente Pecoraro Scanio sulla

complessiva illegittimità della pro-cedura. Era, di conseguenza, logicoche, in base al principio dell’auto-tutela, il Ministro, per evitare ulte-riori complicazioni giudiziarie, or-ganizzasse una Conferenza di Ser-vizio chiamando, tra gli altri “la Di-rezione tecnica di salvaguardia am-

Nino [email protected]

bientale”, quella deputata al rilasciodell’“autorizzazione all’emissionedei fumi” ad esprimere una valuta-zione legittima. Possibile che daqueste parti non sia possibile fareuna cosa nel rispetto delle norme?!

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3Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Milo e MottaMilo e MottaMilo e MottaMilo e MottaMilo e Motta

L’edizione della “ViniMilo” di quest’an-no resterà sicuramente nella storia di questaospitale kermesse etnea e non solo per Milo,che l’ha organizzata, ma anche per gli Enti e

La “ViniMilo” nel segno dell’arte della musica della danzaStraordinaria kermesse nel “Cuore del Parco dell’Etna”

Mario Pafumi

le Associazioni che l’ hanno sostenuta, comela Regione Siciliana, la Provin cia regionale,l’Aapt, il Parco dell’Etna, la Camera di Com-mercio, l’Onav, la Fisar, l’Associazione Cit-tà del Vino, la Cee, l’Ais, il Circolo enofilietnei, Slow food e altri, che hanno contribu-ito alla buona riuscita.

Il record di oltre 50 mila presenze regi-

strato complessivamente èstato raggiunto non soloper la quantità degli eventipro posti, che hanno atti-rato le migliaia di turisti,appassionati ed operatoridel settore enogastronomi-co nazionale, ma anche perla qualità degli eventi pro-posti, tra cui ine vitabil-mente spiccano quelli cul-turali.

Dal 26 agosto al 10 set-tembre scorso, il turisticocentro etneo, “Cuore delParco dell’Etna”, che que-st’anno ha scelto lo slogan“Il vino, la terra, la gente”, si è tra-sformato nella capitale isolana deivini e dello Slow Food (ha ospitato,non a caso, il congresso regionale degli Stati dei Presidi di Slow Food); haintrigato le migliaia di persone con i“Tunnel dei sapori” nella magica at-

mosfera di Piazza Belvedere, considerataunanimemente “la più bella terrazza dell’Et-na sullo Jonio”; ha appassionato con il 2°Trofeo Vini Milo di calcio tra le Città delvino; ha fatto innamorare i suoi ospiti graziealle passeggiate per i boschi del suo territo-rio, in cui si respira, per dirla con il sindacoGiuseppe Messina, il suo Vice Alfio Cosen-

tino e l’assessore alturismo FrancescoSampognaro “quelsenso di eternitàproprio di questiluoghi”; ha incanta-to con i concerti musicali di ogni genere e soprattutto ha sorpre-so e attirato con le mostre di pittura, tra lequali, discorso a parte me ritano quelle deimaestri Salvatore Tropea (nativo di Mi lo,ma ormai veneto d’adozione) e Pippo Rago-nesi. Il pri mo ha esposto nella “Galleria delcentro storico”, proponendo un vernissage fi-gurativo, che raccoglie alcune opere di uno

dei suoi “periodi pittorici” più sugge stivi.Del resto le novità e i suoi celebri e celebrati“Cavalli”, sono in mostra fino al prossimo15 ottobre nel Museo Archeologico regio-nale di Camarina (RG) sotto il suggestivo

titolo “Spazio eSegno: dall’’An-tico all’Informa-le”. Un’esposi-zione artistica chespazia dagli anti-chi reperti muse-ali ai quadri delpittoscultore con-temporaneo Tro-pea. Il maestroRagonesi, haesposto a casa diAngelo Caffo, apoche centinaia dimetri dalla ProLoco. Le sue ope-re, intrise di mi-sticismo e di mi-

stero, intrigano. Emanano fascino e sensua-lità trasportando l’osservatore in una dimen-sione atemporale. Notevoli gli apprezzamentidei numerossimi visitatori, di cui abbiamoascoltato i commenti, all’uscita dalla galle-ria. Un’esperienza artistica da ripetere, qui,sull’Etna, nel paese “del Vino e della Musi-ca”.

Tropea, Giovanna: 1980

Ragonesi, Donna con occhiali

Se è vero che è possibile leggere nei prov-vedimenti delle Amministrazioni locali il lorostato di salute e una certa linea di tendenza piùo meno coerente con lo stato di attuazione delprogramma elettorale, ne rassegniamo qui diseguito alcuni di recenti avvertendo che tocca-no diverse materie e non bisogna fare confu-sione.

Nello spirito di far funzionare meglio l’areatecnica comunale, anche in vista dell’arrivo delPrg approvato dal dirigente regionale e delladelicata fase di gestione dell’importante stru-

mento urbanistico, e su richiesta dei funzionaridello stesso settore, oberati da una gran moledi lavoro, è stata ripristinata, dopo le procedu-re di rito, con una delibera di Giunta di qualche

Con l’infinita crisi politicaancora non risolta (su sei o set-te assessori nominabili, in attoce ne sono solo cinque, dei qua-li uno, Salvatore Laudani, do-vrà prima o poi decidere se ac-cetta o no le deleghe conferite-gli), la notizia del momento èl’insediamento sospirato, qua-si un tormentone dell’estategrama mottese, del commissa-rio ad acta dott. Salvatore DiFranco, nominato dalla Regio-ne con D.A. n. 2792 del 30 ago-sto, per seguire l’iter di appro-vazione del bilancio 2006, boc-ciato dal Consiglio comunale ametà luglio, sostituendosi ovenecessario nell’adempimento alConsiglio stesso (che in questocaso verrebbe sciolto) qualoraquest’ultimo continuasse abocciare l’importante strumen-to. L’altra notizia è la convo-cazione del Consiglio comuna-le, da parte del predetto com-missario, per giovedì 28 set-tembre, ore 19,30, per appro-vare il bilancio.

E’ l’infinita crisi, ovviamen-te, che continua ad agitare leacque e fa registrare un nuovomanifesto dei Ds, due manife-

Motta, L’ Amministrazione Comunale ancora in burrasca

Recenti provvedimenti dell’esecutivoOrdinanza sindacale per il depuratore

sti, a breve distanza l’uno dal-l’altro, di An, e qualche dichia-razione nell’ultima seduta con-siliare di un certo peso. Per i Dsparla il presidente del partitolocale ing. Giuseppe Virgillito,assessore azzerato dal sindacoNino Santagati (sempre in af-fannosa ricerca di una maggio-ranza) a metà luglio assieme atutta la Giunta nel tentativo chevenissero approvati pianotriennale delle opere pubblichee bilancio e che nascesse la co-siddetta “Casa dei moderati”(delle tre cose solo la prima èavvenuta!).

“Il sindaco- spiega PippoVirgillito –ha fatto una cosainaudita, si è messo d’accordocon l’opposizione e una partedella maggioranza per azzera-re la Giunta di centrosinistra efarsene una come gli capita.Noi e il nostro segretario pro-vinciale lo abbiamo avvertitoche gli sarebbe finita senza bi-lancio. Da un anno gli abbia-mo detto di farsi una Giunta dipersone capaci rispettando ilvoto delle comunali e noil’avremmo appoggiato anchedall’esterno. Il sindaco invece

rinvia sempre, non vuole scon-tentare nessuno, sbaglia perchénon prende decisioni, oppure fadi testa sua senza coinvolgeregli alleati; insomma è lui l’in-stabile e l’ostacolo allo svilup-po”. Quanto ai manifesti di An,i titoli (Zero assoluto, I lamen-ti del sindaco) già sono emble-matici per capire la posizionedel partito di Fini, che parla difallimento totale del presuntocentrosinistra uscito vincentedalle comunali del 2004 e ditentativo ricorrente del sinda-co di scaricare sugli altri le suegravi responsabilità politiche,e continua a chiedere col “tuttia casa” di ritornare al voto.

Per i cinque consiglieri diAutonomia mottese-Mpa, tor-nati ad appoggiare il sindacoesprimendo in Giunta i due as-sessori Mario Santagati (già as-sessore da maggio a novembre2005) e Melo Occhipinti (il sin-daco gli ha attribuito anche lacarica di vicesindaco; quest’ul-tima, stando alle voci, sarebbestata nell’ultimo periodo piut-tosto ambita e motivo di discor-dia) parla il capogruppo Con-cetto Roccasalva. “Il nostrorientro in Giunta- motiva Roc-casalva -è stato una decisionemolto ponderata e sofferta per-ché dal punto di vista politicopoteva sembrare una mera ri-cerca di poltrone; ci ha indottoinvece a rientrare la totale im-mobilità e il degrado in cui ver-sa il paese, fermo restando chenon è un ingresso a scatolachiusa, nel senso che se il sin-daco non ottempererà a quelloche gli abbiamo chiesto, vale a

dire una maggioranza di qual-siasi colore ma trasparente, sa-remo sempre pronti a ritirarel’appoggio perché noi voglia-mo portare avanti non interes-si personali ma solo progettiper migliorare l’amministrazio-ne”.

Spazio, infine, all’autore,nell’ultima seduta consiliare, diuna proposta che ha fatto regi-strare un certo consenso inaula. “Premesso che il sindaco-spiega Natale Consoli di Nuo-va Sicilia –non ha più consen-so, che non ha senso che ne en-trano cinqueconsiglieri e sene dissocianoaltri quattro, eche il primo cit-tadino avrebbeil dovere di di-mettersi, holanciato la pro-posta di un uni-co soggetto po-litico al di làdegli schiera-menti che portale problemati-che del paese edà gli indirizzipolitici allaGiunta perchésiano realizza-ti; questo sog-getto sulla car-ta potrebbecoinvolgere di-versi consiglie-ri. Rimane il fatto che non vedofuturo e sono in attesa di cono-scere i punti, gli obiettivi delsindaco”.

mese fa la divisione dell’area tecnica nelle duearee tecnica ed urbanistica. La prima continua aessere diretta dall’ing. Antonio Di Rosa, negliultimi anni dirigente unico. Per la seconda, l’ur-banistica, si è ipotizzato di procedere o con con-corso interno, se ci sono le condizioni, o conconcorso esterno.

Sempre nell’intento di far funzionare megliola commissione edilizia, che a detta del sindacoNino Santagati per sei volte non si era riunita edaveva accumulato un arretrato di circa sei mesi,con determinazione sindacale n. 49 del 10 ago-sto scorso è stata nominata la nuova commis-sione che risulta così composta: ing. AntoninoTriscari, ing. Vincenzo Nicotra, avv. MicheleGiorgianni, dott. Giuseppe Pappalardo, geometriMario Caudullo e Concetta Gueli. Ai sei com-ponenti di nomina si aggiungono i tre di diritto:sindaco o suo delegato, dirigente area tecnica eresponsabile Ufficio igiene pubblica.

Per ripristinare la funzionalità del depurato-re comunale c’è l’ordinanza sindacale n. 46 del21 agosto scorso che prevede lavori di manu-tenzione straordinaria dell’impianto, fermo dal-la metà di agosto, e ordina alla ditta Acim s.r.l.di Catania, affidataria del servizio di gestionedel depuratore dal marzo 2005 e con prorogasino al 31 dicembre 2006, di eseguire con som-ma urgenza, al fine di prevenire il grave rischioambientale e igienico-sanitario per la tutela del-la salute pubblica, i seguenti lavori richiesti dal-la stessa ditta: pulizia straordinaria canale e com-parto di accumulo ed equalizzazione, riparazio-ne seconda turbina del comparto di ossidazionebiologica, installazione pompa di ricircolo deifanghi, lavori straordinari di ripristino funziona-lità del carroponte del sedimentatore seconda-rio. Proroga, infine, sino al 31 dicembre 2006per il servizio dell’esperto legale avv. Agata Bur-tone.

Difficoltà di risolvere la crisi politicaInsediamento sospirato del Commissario ad acta della Regione Nuova Commissione Edilizia

V. C.Vito Caruso

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4 Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006

L’io allospecchio

Il foglio belpasseseIl foglio belpasseseIl foglio belpasseseIl foglio belpasseseIl foglio belpassese

Continua la stagione del-le inaugurazioni di opere diedil izia r icreat iva per laGiunta Papale: Il 2 settembrescorso è stato inauguratol’Anfiteatro di Piano Garofa-lo. La struttura è stata inau-gurata ospitando il concorsodi bellezza “the look of theyear”: una sfilata di modaabbinata ad un concorso dibellezza.

La nuova struttura, im-mersa nel verde, ha una ca-pacità di 2000 posti a sede-re. Dopo la piscina “roccebianche” e l’Arena Caudulloinaugurate l’estate scorsa,quest’altra opera pubblicacompleta la gamma di strut-ture che rendono Belpassounica città nella provincia diCatania per numero di strut-ture ricreative. L’anfitea-tro si trova nellospazio adia-

cente alla piscina e all’areache agli inizi di ottobre ospi-terà il parco urbano.

“Una struttura che quali-fica ancora di più –dichiarail Sindaco Papale- la nostracittà e arricchisce il patrimo-nio di strutture ricreative chepossiede e offre il Comune diBelpasso”.

I lavori sono stati esegui-ti dall’impresa Pellegrino,sotto la direzione dell’archi-tetto Scaravilli e hanno avu-to la durata di quattro mesi.

“Avevamo programmatodi consegnare alla città –af-ferma l’Assessore Carlo Ca-puto- queste strutture e cisiamo riusciti, adesso mancasolo l’inaugurazione del par-co urbano... un parco tantov o - luto dai nostri concit-

Inaugurato l’anfiteatrodi Piano Garofalo

Marcia senza arresto della giunta papale verso l’edilizia ricreativa

In occasione della festa alla Ma-donna della Guardia (16/17/18 set-tembre), a Borrello di Belpasso,presso l’ Associazione culturale “Stel-laragona Borrello” sono state espostele opere del maestro Pippo Ragonesicon i pensieri in versi di Surya Mi-lazzo.

Ricordiamo che la festa popolarereligiosa alla Madonna della Guardia,le cui origini storiche risalgono al1300, è strettamente legata alla sto-

ria dell’antica Malpasso e deiComuni del versante meridionale del-l’Etna (compresa Catania) tormenta-ti dalla disastrosa eruzione del 1669.Quest’anno, la ricorrenza religiosa siè distinta per la particolare valenzaspirituale che tutta la comunità bel-passese le ha dato.

Questa festa, seguendo una tradi-zione quasi millenaria, coinvolge gliabitanti che, con grande devozione,giungono nella nostra cittadina da tut-ta la Sicilia, per rendere omaggio allaMadre Celeste.

La festa popolare religiosa, che sidilata per tutto il mese di Settembre,si inserisce in un contesto socio-cul-turale legato alla tradizione storica erappresenta, per la città di Belpasso,un’occasione di incontri non solo dicarattere religioso ma anche di gran-de rilevanza culturale.

In questo particolare contesto, lamostra di pittura del maestro PippoRagonesi, arricchita dai “pensieri”diSurya Milazzo, offrirà alla comunitàl’occasione per una riflessione cultu-rale sull’arte e sulla società del nostrotempo.

L’Associazione culturale “Stellarago-na Borrello”, che è nata con la volontà direcuperare i valori e gli ideali che costitu-iscono la base della costituzione del quar-tiere di Stella Aragona, prima cellula dellacomunità di Belpasso, è lieta pertanto dipoter offrire la propria sede per promuo-vere incontri culturali che arricchisconola vita della società belpassese.

Nell’occasione è stato anche presen-tato il libro “Borrello la Madonna laChiesa” edito dal comitato della festa, delquale parleremo probabilmente sul pros-simo numero de l’Alba.

Mostra Ragonesi-Milazzo perla Madonna della Guardia di Belpasso

Pittura e versi alla“Stellaragona Borrello”

Il 27 Agosto, sul cratere Silvestre dell’ Etna (quota mt200), si è concluso un originale e straordinario evento: l’in-stallazione “Volo in rete” dell’artista Belpassese Mariaro-sa Marcantonio, collaborata dai fratelli Maria e Pippo Sam-bataro anche loro di Belpasso.

L’nedita iniziativa artistica ha suscitato un vivo interes-se agli occhi stupiti dei turisti e visitatori che sono stati tan-ti.

Si è trattato di un grande volo, in particolare per la Mar-cantonio che ha dato prova di aver superato il modo tradi-zionale di far pittura.

Volo in rete è un’opera in cui la natura è il soggetto einsieme il materiale, particolarità di ogni opera di “Land

Art” (arte nel territorio), vale a dire una porzione di pae-saggio modificato in un ampio spazio incontaminato (vediimmagine).

Interventi del genere propongono una riflessione sul ter-ritorio tra l’uomo e l’ambiente.

I tre installatori ci hanno raccontato, attraverso fili e gab-biani sospesi nel cielo, la possibilità e la necessità di spic-care il volo per osservare dall’alto, proprio come gli uccel-li, il nostro territorio, spesso defraudato, saccheggiato. bru-ciato, violentato, imbruttito per soddisfare l’ego umano, chesa però come riprendersi ciò che è eternamente suo.

L’opera, a mio avviso, invita l’osservatore ad una im-portante riflessione mirata: il paesaggio che si modificamodifica la nostra essenza-coscienza.

Lorenzo Laudani

L’io allospecchio

All’amoreche sfugge impietosodonasti te stessache morbida e leggerati porgevi per scoprireil tuo riflesso.

tadini. Saremo orgogliosi diinaugurarlo nei primi giornidi ottobre”.

Nell’ occasione ricordiamoche con le serate del 13 e 14 set-tembre è stato splendidamentechiuso il ricco cartellone estivonel segno della risata e del di-vertimento con due comici pa-lermitani: i noti cabarettistiSasà Selvaggio e Manlio Dovìche hanno avuto il meritato ac-coglimento e riconosciuto suc-cesso.

“Volo in rete”Un’originale installazione artistica sul cratere Silvestre dell’Etna

Pippo Ragonesi

U.S.

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5Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Ragalna e PaternòRagalna e PaternòRagalna e PaternòRagalna e PaternòRagalna e Paternò

Sono due le ricorrenze che que-st’anno rendono la festa annuale inonore della Patrona di Ragalna,Maria Santissima del Carmelo, chesi svolgerà il prossimo 23, 24 e 25settembre, straordinaria e unica altempo stesso: da un lato la Ricor-renza dell’ 80° anniversario del-l’erezione della Parrocchia dedica-ta alla Vergine Maria ( l’erezionedella piccola chiesetta a Parrocchiaavvenne infatti il 21 giugno del1926, con Decreto dell’Arcivesco-vo Metropolita di Catania, S.E. ilCardinale Francica Nava) e dall’al-tra la ricorrenza del cinquantesimoanniversario di sacerdozio di donAntonino Moschetto, amatissimo

L’associazione Pro Loco, presieduta da Antonino Caruso, in collaborazione con il Comune di Ragalna guidato dal sindaco Mario Castro e con l’assessore al turismo Angelo Motta, hanno pre-

sentato nei giorni scorsi il programma delle manifestazioni che animeran-no il settembre 2006 a Ragalna. Questo il calendario dei prossimi eventi:Sabato 16 settembre, in Piazza Cisterna, alle 20.30 si terrà la CommediaMusicale di Turi Mancuso, “l’Orlando Pazzo”; domenica 17, alle 20.30sarà inaugurata nella saletta della Pro Loco a Ragalna la mostra retrospet-tiva “ Sessant’anni di Pro - Loco a Ragalna”; Sabato 23 settembre, nel-l’ambito dei festeggiamenti in onore della Patrona di Ragalna, Maria Ssdel Carmelo, si terrà un Concerto musicale dell’ Orchestra dell’Armoniadella Contea di Mascali, diretto dal maestro Giulio Nido. Il 23 e 24 settem-bre il Palazzetto dello Sport sarà sede del Primo Torneo di basket - Catego-ria esordienti. Infine sabato 30 settembre la saletta della Pro Loco ospiteràla mostra “ I Fuureddi”.

Uncinetto, che passione!E’ proprio il caso di affermarlo visto che il

lavoro all’uncinetto è considerato, anche dallegiovani generazioni, uno dei lavori più versatilie soddisfacenti.

In fondo, tutto quello che occorre per realiz-zare articoli originali e creativi è semplicemente… un “uncino” (la tecnica prende il nome pro-prio da un piccolo uncino che può essere di di-verso materiale, acciaio, legno e persino osso, edi diverse dimensioni a seconda del filato da uti-lizzare). e un po’ di filo: lavorando un unicocapo filato continuo si realizzano, infatti, bellis-simi pizzi, centrini, capi di abbigliamento, ecc...:quasi una magia!!!

Le tecniche della maglia e dell’uncinetto sonoper Paternò, ieri come oggi, lavori domestici, oper dirla modernamente, hobby molto diffusi.

Per lungo tempo sono state utilizzate per laproduzione di capi d’abbigliamento e di bian-cheria per la casa, vedendo impegnate in questiaffascinanti passatempi generazioni di giovanidonne.

L’uncinetto è, infatti, una delle più antichetecniche di lavorazione dei filati: sembra che lostesso tipo di punto veniva usato anticamenteper annodare a mano cordoni e lacci.

La storia ci informa che la tradizione dell’un-cinetto nacque in Germania nel Seicento e si dif-fuse in tutta Europa nei secoli seguenti cono-scendo grande fioritura nell’Ottocento.

In Italia la produzione di capi a uncinetto èdiffusa in molte regioni: soprattutto in Puglia, inSardegna, in Sicilia, in Friuli e in Campania siconfezionano tradizionali coperte in lana e co-priletti in cotone o lino, centrini e bordure, tap-peti e copritavolo.

parroco del-la ChiesaMadre diRagalna.

Due ricor-renze impor-tanti, per unapiccola comu-nità come Ragalna,che ha profonde radici nella vitaspirituale, sociale, umana della Par-rocchia dedicata alla Madonna delCarmelo, da sempre fulcro delle at-tività religiose, culturali e di svagodi intere generazioni di ragalnesi.

Questa straordinaria ricorrenzaGiubilare sarà celebrata in occa-sione dei festeggiamenti settembri-

ni che la cittadina etnea tributa allaVergine Maria, e culminerannoSabato 23 settembre, con la cele-brazione della Ss Messa di Ringra-ziamento e di Lode alla PatronaCeleste di Ragalna, che sarà cele-brata da S.E. Mons. Salvatore Gri-

stina, Arcivescovo Metro-polita di Catania.

E a Ragalna, in queste settima-ne, si respira un intenso clima difesta, preceduto da un intenso pe-riodo di preparazione spirituale (èdall’inizio di settembre, infatti, che,nella Chiesetta dedicata alla Ma-donna, si svolge ogni sera, alle18.30, la recita collettiva del San-to Rosario con Coroncina e, ogni

Ragalna festeggia la Patrona Maria Ss del CarmeloUna straordinaria festa di devozione e di affetto colorata dai fuochi d’artificio

domenica , la messa vespertina,animata dai canti della “ScholaCantorum” Città di Ragalna, di-retta dal Maestro Nuccio Cavalla-ro, e dedicata alla preparazione spi-rituale dei fedeli.

Un grande lavoro tutto questo

per il comitato dei festeggiamenti,presieduto dal parroco e compostoda numerosi devoti della VergineMaria che in questi ultimi giornistanno verificando attentamenteogni dettaglio dell’organizzazione.

La Festa entrerà nel vivo mer-coledì 20 settembre, con l’iniziodel Solenne Triduo di preparazio-ne tenuto dal Sac. Carmelo Vitelli-no, Vicario foraneo di Paternò e Ra-

Anche a Paternò i lavori ad uncinetto costi-tuiscono una delle più preziose espressioni diartigianato tipico locale e tante sono le bravissi-me artigiane che, per hobby o per lavoro, macomunque sempre per passione, riescono a rea-lizzare splendidi manufatti.

Nel variegato e nutrito universo dell’impren-ditoria femminile paternese, abbiamo incontra-to una giovane artigiana, la signora Ionella Pa-paro in Cunsolo, che grazie agli splendidi lavoriprodotti si sta affermando nel campo anche alivello nazionale.

Infatti i suoi capolavori saranno presto pub-blicati sulla rivista “ Ricamo Italiano”-CasaEditrice Edizioni DESSIEN S.R.L.-, una dellepiù autorevoli, in ambito nazionale, sui lavoriartigianali quali ricami o lavori ad uncinetto,

maglia, ecc…, da sempre esclusivo patrimoniodella creatività femminile.

L’uncinetto, ricorda la nostra brava artigia-na, consente lavori molto minuziosi ed accurati,che spesso ricordano più il pizzo che il tessuto,come testimoniano alcuni antichi manufatti, la-voro certosino delle suore per i paramenti sacrio per splendidi corredi d’epoca.

Chiacchieriamo un po’ con Ionella Paparo,che molto gentilmente ci ospita a casa sua, traincantevoli pizzi e merletti :

-Come è nata la sua passione per l’unci-netto?

-Mi definisco un’autodidatta: la mia passio-ne per l’uncinetto è nata quando ero in attesa delmio primo figlio, Federico, e dalla prima cate-nella…, tredici anni fa!, non mi sono più ferma-

galna. Venerdì 22 settembre, alle21.30, si svolgerà, invece una ve-glia di preghiera per la Pace, chevedrà coinvolti tutti i gruppi par-rocchiali ed i giovani del paese.Alle 19 di sabato 23 avrà inizio ilsolenne pontificale, sul sagrato del-la Chiesa Madre, presieduto daS.E. Mons. Gristina.

La festa esterna in onore dellaPatrona si svolgerà nelle giornatedi domenica e lunedì: la mattina didomenica 24 settembre le campa-ne a festa e i colpi di cannone a sal-ve annunceranno l’inizio dei fe-steggiamenti esterni che culmine-ranno alle ore 11 con l’uscita delsimulacro della Vergine Maria e lasolenne processione per le vie Roc-

ca, Dei Castagni e Mazzaglia, conrientro in Chiesa Madre, seguitacome ogni anno, da Autorità citta-dine, associazioni e fedeli congrande devozione e partecipazio-ne.

Il rientro del fercolo dalla pro-cessione vespertina sarà accolto inpiazza Cisterna da una fiaccolataseguita da uno spettacolo di fuo-chi pirotecnici.

I festeggiamenti proseguirannoanche lunedì 25 e si concluderan-no con il solenne rientro in Chiesamadre della Vergine Maria accom-pagnata dall’affetto e dalla devozio-ne dei fedeli e dai giochi coloratidei fuochi pirotecnici.

Programma settembre 2006

M. M.

L’antica tecnica artigianale è ancora oggi un hobby molto diffuso a Paternò

L’uncinetto: una passione che resiste al tempota!”

-Come è nata la sua col-laborazione con “RicamoItaliano”?

-Mi ha segnalato al diret-tore della rivista, l’architettoElio Michelotti, Grazia Stoc-chi, Presidente della RegionePiemonte, da me contattataper l’acquisto di un librod’epoca.

Elio Michelotti è venuto a Paternò a visiona-re, personalmente, i miei lavori. Rimasto entu-siasta, ha realizzato un servizio fotografico cheentro l’anno sarà pubblicato su “Ricamo Italia-no”.

-Come nascono i suoi lavori?-Per realizzare i lavori più belli ed originali

svolgo un continuo lavoro di ricerca su antichilibri o riviste d’epoca che scovo dappertutto.Questo bellissimo libro dell’800, per esempio,l’ho acquistato da un antiquario a Padova, mapossiedo libri ancora più antichi e rari.

-Quali sono le sue sensazioni quando com-pleta un lavoro?

-Considero ogni lavoro non come un puntod’arrivo, bensì mi sento stimolata a fare sempredi più, ad apprendere nuove tecniche, magaritentando nuove strade nel campo di questo la-voro.

Mi piacerebbe cimentarmi, per esempio, nelpizzo irlandese, perfezionarmi nel merletto diOrvieto, oppure tentare una collaborazione condegli stilisti …

-Progetti per il futuro?-Recentemente sono stata invitata a parteci-

pare, tra l’altro, al “Forum internazionale del ri-

camo e del merletto” a Rimini, da Fiorella Gag-gi, Presidente Associazione Italia Invita.

L’architetto Michelotti mi stimola ad orga-nizzare una manifestazione a Paternò, ma un’ar-tigiana non si può lanciare da sola in simili ini-ziative…. Sto cercando il supporto dell’Ammi-nistrazione Comunale con cui mi auguro di po-ter realizzare qualcosa di veramente interessan-te. Vedremo….

Un altro appuntamento importante è il Pre-sepe Vivente 2006, la fortunata esperienza cul-turale che a Natale ripropone la Paternò dellaciviltà contadina, dove sono stata invitata ad in-terpretare la merlettaia.

Visitare la splendida mostra dei lavori dellasignora Paparo, questa intraprendente e bravis-sima artigiana paternese, è stato come fare unfantastico viaggio nel passato, nella varia e mul-tiforme creatività femminile che, comunque, gra-zie alla passione di tante donne per questa verae propria forma d’arte, resta sempre feconda etestimone di un patrimonio culturale così riccodi tradizioni come quello dell’artigianato fem-minile che, ci auguriamo, possa venire semprepiù incentivato dagli Enti Locali.

Cambio della guardia al IV Circolo Didattico “Miche-langeloVirgillito” di Paternò. Subentra al Dirigente sco-lastico, prof. Salvatore Musumeci, in carica da cinque anni,la prof.ssa Agata Vittorio, già stimata Dirigente Scolasti-co al III Circolo Didattico di Adrano. Nel salutare, il prof.Musumeci, che lascia la dirigenza del IV C.D. per la de-stinazione di Aci Sant’ antonio , ha espresso il suo com-mosso ringraziamento , a tutto il corpo docente, al perso-nale amministrativo ed ATA, alla D.S.G.A. Sig. ra AnnaMaria Corallo, alla vicaria Barbara Spoto e a tutto il teamdirettivo che lo ha sostenuto e collaborato in questi cin-que anni , nonché ai giovani utenti e alle loro famiglie :

“Lascio con rammarico questa scuola che mi pregio diaver diretto per cinque anni. Questa esperienza lascia unatraccia indelebile nel mio percorso professionale ed uma-no per l’alta qualità dei rapporti che si sono creati neglianni, sia con l’organico docente, altamente qualificato ,che con tutto lo staff amministrativo e ATA che con serie-tà e competenza mi hanno coadiuvato in questi anni.

Un pensiero particolare rivolgo agli alunni e alle loro

Gli strumenti del mestiere di Ionella: antichi libri e riviste d’epoca

Agata Rizzo

Ionella Paparo:copriletto all’uncinetto

famiglie, famiglie di cui ho avuto modo di apprezzare inquesti anni la particolare sensibilità e capacità collabora-tiva, in tutte quelle iniziative promosse dalla scuola.

Alla collega che mi subentra, la prof.ssa Agata Vitto-rio, auguro buon lavoro, sicuro che troverà ad accoglier-La un ambiente sereno e motivato nel perseguire ancoratante soddisfazioni professionali ed umane.

Buon anno scolastico a tutti!”

Cambio della guardia alla “Virgillito”Dopo cinque anni il Dirigente scolastico Musumeci lascia Paternò

Agata Rizzo

Il saluto D’Inessa al mondo

Marisa Mazzaglia

L’arte è eterna, ma non l’ar-tista che la produce inquanto uomo. La premes-

sa per ricordare Giuseppe Finocchia-ro, D’Inessa, che il 6 settembre hacompletato il suo “itinerario versoDio” che aveva sempre cercato comeartista e come credente.

Era nato a Paternò il 5 gennaio1922 vivendo una fanciullezza lon-tana dal benessere.

Il Centro Culturale Risvegli lo ri-corda con tanto affetto per l’intesaartistica ed umana che c’è stata daoltre un decennio con il Maestro.L’apprezzamento è stato così eleva-to che nel 2001, in occasione dellaPrima Rassegna d’Arte Contempo-ranea, organizzata dal Centro e dalsindaco pro tempore di Belpasso,Rosario Spina, gli ha assegnato il

Premio Ulivo d’Oroalla carriera

Basta un piccolostralcio di PaoloGiansiracusa trattoda “Etna e d’ìntorni”per dare la misura diquesto Grande No-stro Artista:

“Prolifico e ge-niale, sensibile alnuovo ma non di-mentico della storia,ha dipinto bambini esanti, paesaggi ed al-beri, architetture efiori, esaltando sem-pre i valori più inti-mi di ogni presenza” e poi: “Attra-verso una elaborazione complessa esofferta, D’Inessa ha rimedidato il

Vangelo e le pagine della storia sa-cra, il mistero della Fede e del desti-no dell’uomo”.

Il palloncinorosso

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6 Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006 Speciale PaternòSpeciale PaternòSpeciale PaternòSpeciale PaternòSpeciale Paternò

Da sempre settembre a Paternò è si-nonimo di manifestazioni di grande richiamo.

Tra gli eventi sicuramente più antichi e glo-riosi, la Fiera di Settembre, fiera tradizional-mente dedicata all’artigianato, al commercioe all’agricoltura, occupa di diritto il primoposto.

Decine di anni fa, la “Fiera” per antono-masia dei paternesi, erede dell’antica Fieradella Madonna Bambina che si svolgeva, ap-punto, l’8 settembre, attirava moltissimi visi-tatori ed era un evento veramente importanteper l’economia della città dove per giorni egiorni restavano aperte al pubblico le esposi-zioni di numerosi artigiani, commercianti,agricoltori locali e non, con un ritorno econo-mico e d’immagine non indifferente per tuttala Città.

Oggi, la Fiera di Settembre alle tradizio-nali prerogative aggiunge quella di eventoculturale e turistico, di Kermesse poliedrica,ricca di appuntamenti di grande attrattiva qualisagre e vari spettacoli di animazione.

Quest’anno, l’Assessorato alle Attività

Una lunga poliedrica Kermesse condotta dall’Assessorato alle attività produttiveFiera di Settembre & InMediovalando

Produttive, in collaborazione con l’Associa-zione Aria Nuova, alla Fiera di Settembre, haaffiancato “InMediovalando” una manifesta-zione culturale, già alla seconda edizione, voltaa far rivivere il centro storico della città attra-verso una serie di spettacoli, cortei storici, fe-ste ed eventi vari nei suggestivi quartieri me-dievali della Gancia, dell’Itria e della Matri-ce.

Il Sindaco di Paternò, avv. Pippo Failla,afferma: “…E’ giunto il momento di valoriz-zare al meglio i nostri beni culturali, inizian-do dalle nostre origini, le nostre piazze, la no-stra storia…”

E “Mediovalando” apre una finestra, o sevogliamo restare in tema una bifora!, sul pas-sato medievale di Paternò, sulle consuetudinidi un tempo in cui affondano le radici storico-culturali della Città, il cuore della nostra Cit-tà, come sostiene Gianfranco Romano, Re-sponsabile della Comunicazione “Le vie delMedioevo”, quando afferma che “…Non siriparte mai né con i piedi, né con la testa, spes-so si parte con il cuore o meglio dal cuore…lapiazza, la collina…”

Abbiamo fatto una visita all’Assessoratoalle Attività Produttive, dove abbiamo ascol-tato l’assessore Attilio Lombardo, CarmeloD’Angelo, Presidente dell’Associazione AriaNuova e Gianfranco Romano, che ci illustra-no, ognuno per le proprie competenze, il pro-gramma delle due manifestazioni.

Iniziamo la nostra chiacchierata con l’As-sessore alle Attività Produttive, Attilio Lom-bardo.

Assessore Lombardo, cosa resta, oggi,dell’originale connotazione della Fiera diSettembre?

“Fermo restando le origini antichissimedella Fiera di Settembre che risalgono, addi-rittura, a 500 anni fa, l’evoluzione dei tempi,

e mi riferisco anche a tempi relativamente re-centi come gli anni ‘50/ ’60, ha portato ad unnaturale, fisiologico cambiamento rispetto allenuove esigenze del territorio.

Ovviamente l’obiettivo primario della Fie-ra resta quello di sponsorizzare i nostri pro-dotti locali, prodotti che non sempre sono co-nosciuti.

A Paternò, abbiamo, infatti, delle belle re-altà che è nostra intenzione fare conoscere,anche se le nostre attuali disponibilità econo-miche non ci permettono di organizzare unaFiera ad altissimi livelli, come meriterebbe ilComune e i cittadini di Paternò”.

Quali sono gli obiettivi che l’Assessora-to si propone di raggiungere?

“L’obiettivo primario che l’Assessorato sipropone di raggiungere, oltre l’intenzione dimigliorare la Fiera di Settembre, resta quellodi potenziare tutta l’attività di sviluppo eco-nomico all’interno della Città, tutto sempre,naturalmente, legato alle disponibilità econo-miche dell’Ente.

Sono, comunque, certo, che anche con leesigue disponibilità a disposizione, si otterràun buon risultato con la Fiera di Settembre2006”.

Come nasce “ InMediovalando”?“«InMediovalando» nasce da un progetto

sposato da 18 Comuni, di cui il Comune ca-pofila è Castelmola, finanziato dall’UnioneEuropea.

Per noi “InMediovalando” costituiscegrande motivo d’orgoglio perché siamo riu-sciti, in collaborazione con i Comuni, con gliAssessorati alle Attività Produttive, che io rap-presento, e con la grande collaborazione del-l’Associazione Culturale “Aria Nuova” a farrivivere nel nostro bellissimo Centro Storicouna realtà che risale a 1.000 anni fa.

E’ un’iniziativa di grande spessore non solo

per la bellezza della stessa ma anche perchécostituisce occasione per un risveglio cultu-rale ed economico della nostra tanto amataCittà”.

A Carmelo D’Angelo, Presidente del-l’Ass.ne “Aria Nuova”, chiediamo qualisono gli obiettivi che si prefigge l’Associa-zione:

“Gli obiettivi che si propone l’Associazio-ne sono riconducibili alla riqualificazione delTerritorio, soprattutto della Collina Storica,con la riscoperta delle vecchie tradizioni e de-gli antichi mestieri.

Infatti l’Associazione si sta impegnandonell’organizzazione di eventi quali il “Prese-pe Vivente” e “InMediovalando” per far ri-scoprire ai Paternesi il proprio patrimonio cul-turale e ai turisti far conoscere i tesori di Pa-ternò”.

Infine, Gianfranco Romano ci informasulle prerogative del suo ruolo come Re-sponsabile della Comunicazione per “In-Mediovalando” e del nutrito pro-gramma della manifestazione:

“Come Responsabile della Comuni-cazione, ho offerto il mio contributo per larealizzazione di questa manifestazione che,dopo “Mediovalando 2004” e le due edizionidel “Presepe Vivente”, vuole affermarsi conmaggiore forza nel turismo storico. Ho pre-stato, inoltre, la mia collaborazione anche adaltri comuni del Consorzio, per ini-ziative analoghe.

Tra l’altro, questa Kermessesi avvarrà della presenza di nu-merose compagnie di livello in-ternazionale, tra cui un CorteoStorico con circa 150 figurantiin costume medievale.

La Scalinata storica e ilCastello Normanno saranno

teatro di danze medievali, combattimenti dispadaccini ed esibizioni della Falconeria, maospiteranno anche stand gastronomici ed unmercato medievale. Da non perdere, sicura-mente, i combattimenti medievali a cavallo inuna piazza Indipendenza, addobbata per l’oc-casione in maniera straordinaria.

Emozionante sarà l’incontro nella matti-nata di domenica 24 settembre quando,a Palazzo Alessi, la Rejna Bian-ca di Navarra si affaccerà esaluterà il suo popolo”.

Agata RizzoAttilio

Lombardo

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7Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Biancavilla e S. Maria di LicodiaBiancavilla e S. Maria di LicodiaBiancavilla e S. Maria di LicodiaBiancavilla e S. Maria di LicodiaBiancavilla e S. Maria di Licodia

Una grande festa, con spettacoli ed eventi,in onore del Patrono della cittadina, San Giu-seppe. E’ la festa, organizzata a Santa Maria diLicodia, che anche per quest’anno, ha animatoper una settimana il paese con diverse manife-stazioni sportive, culturali, e musicali. Senzatrascurare l‘aspetto religioso (i cui importantiappuntamenti, con i momenti di preghiera e laprocessione del Patrono per le vie principali delcomune, hanno scandito le giornate della fe-sta). Quest’anno l’Amministrazione comuna-le, capeggiata dal sindaco, Francesco Petralia,si è impegnata al massimo per offrire un pro-gramma ricco e variegato. Per gli appassionatidi sport, due gli eventi importanti: il 35° tor-

L’aria fresca e olezzante di settem-bre a Biancavilla richiama già l’atten-zione sulle imminenti festività patro-nali che caratterizzeranno la primadecade del mese di ottobre, perciò de-finito “Ottobre Sacro”.

La fiera, le luminarie, i fuochi, illuna park anche quest’anno trasfor-meranno il volto della città, tanto darenderla quasi irriconoscibile, una lun-ga distesa di colori e di profumi, at-traversata da un fiume di gente “benvestita”. In questo bagliore di segnidi festa, non appena diradata la fittanebbia prodotta dallo sparo dei mor-tari, torneranno ad affacciarsi sul sa-

Anche quest’anno arrivano le feste di Otto-bre. Un appuntamento immancabile per ibiancavillesi, ma anche per quanti voglia-no godere delle nostre celebrazioni sfar-zose e imponenti.

I Santi patroni esprimono l’identità diuna comunità, perché rappresentano una pagina distoria imprescindibile per comprendere lo spirito cheanima la collettività medesima.

Biancavilla è intimamente legata al culto dei suoi santi Patroni. In-nanzitutto per la sua stessa fondazione, che si fa risalire alla volontàdella Madonna dell’Elemosina, e poi alle sue vicende successive, pen-so all’inculturazione latina dei “greci” che si erano stanziati nel territo-rio di Callìcari. Anche per questo San Placido finisce per far dimenti-care l’antico Patrono Zenone. Sono convinto, tuttavia, che non tocchicerto a noi giudicare la storia, ma è nostro compito di cogliere i suoiinsegnamenti e di valorizzare quanto ci è stato tramandato.

In questa direzione si muove il nostro impegno amministrativo, conl’obiettivo di fare crescere la comunità, e di offrire a tutti condizionidignitose di esistenza.

A nome personale e della Giunta che presiedo, colgo l’occasioneper rivolgere sentiti auguri ai miei concittadini e a quanti vorranno vi-sitare la nostra città nei giorni delle prossime feste.

“Ottobre sacro”: teologia ed antropologia di un rito plurisecolareFeste patronali a Biancavilla

segni che si esprime lo spirito auten-tico e genuino (e quindi anche religio-so) di un popolo. La bellezza ci fa ri-scoprire il dono stesso della vita, dellanostra esistenza, ci invita ad aprire gliocchi e a contemplare con stupore le me-raviglie della creazione. Al vertice diquesta contemplazione si pongono lefigure dei santi Patroni, la Vergine Ma-ria, non a caso intesa dai biancavillesicome “‘a Bedda Matri ‘a Limosina” (laBella Madre dell’Elemosina) e San Pla-cido, che diventa simbolo per antono-masia di bellezza, tanto da poterne faretermine di paragone: “si beddu comuSan Prazzitu” (sei bello come San Pla-cido). Una bellezza esteriore, in primoluogo, che rimanda subito, però, aduna ricchezza morale e di spirito inuna sintonia tanto perfetta da non ren-dere più possibile distinguere l’unadall’altra.

La celebrazione dei Santi Patroni,

in definitiva, di-venta esaltazionedei più alti valorispirituali: la mise-ricordia, il perdo-no, la carità, incar-nati nella Verginedella Misericor-dia; il primato del-lo spirito, il corag-gio della coerenza,la fiducia in Dio,patrimonio delmartire Placido edel più antico Ze-none d’Arabia.

Il programmadell’Ottobre Sacro2006 a Biancavil-la, soprattutto nei

suoi momenti di spiritualità, di pre-ghiera e di celebrazioni, esprime pro-prio questi valori. Ma la festa, cometutte le feste, è ricca anche di com-plessi significati sociologici, oggi for-se più attenuati rispetto al passato, mapur sempre vivi: c’è il ritrovarsi in-sieme, e quindi l’incontro, la comuni-cazione interpersonale (si immaginiquanta importanza potesse avere que-sto elemento in tempi in cui non esi-stevano telefoni, computer e mezzi ditrasporto celeri), c’è il bisogno di stac-care dalla routine, dalle abitudini quo-tidiane, c’è l’esigenza di divertirsi, didistrarsi cioè dalle proprie preoccupa-zioni, e la necessità di sognare, di per-dersi tra le corolle effimere dei fuochipirotecnici, liberando nel cielo, insie-me allo scoppio delle polveri da sparocolorate, tutti i propri desideri. A tuttoquesto concorre il grande apparato or-ganizzativo che cura l’aspetto più lai-

I Santi: l’identitàdi una comunità

grato dellaBasilica ivolti noti diMaria San-tissima del-l’Elemosina,e del martire

Placido, pronti a consegnarsi nellemani del popolo devoto. E non solo.Le feste patronali a Biancavilla costi-tuiscono, infatti, uno spartiacque tral’estate e le vacanze da una parte, l’in-verno e l’attività lavorativa dall’altra.Ogni attività umana di un biancavil-lese doc si muove tra un “prima” e un“dopo” “‘a festa di san Prazzitu”.

Festa di popolo, di piazza, di“cumparsa” in cui un’intera città ve-ste l’abito migliore per fare bella fi-gura. Non sembri banale il richiamoall’esteriorità come ad un valore del-le feste patronali, e di quelle bianca-villesi in specie. È nella bellezza dei

co della festa.Frattanto, c’è anche l’occasione per

fermarsi a riflettere sulla propria sto-ria, a ritrovare il gusto di sentirsi con-cittadini, in un contesto in cui le ultimegenerazioni si incontrano idealmentecon le più antiche e passate.

Non conserva più alcuna attualità,invece, l’antico bisogno, legato allefeste ottobrine, di acquistare animalida allevare in casa (almeno fino a Na-tale) o per farne strumento di traspor-to (mi viene da pensare ad asini e mulicome a delle utilitarie) o per accapar-rarsi quegli indispensabili strumentiche sarebbero poi serviti per i lavorinei campi (zappe, vanghe, rastrelli,…),prime del rigido inverno. Anche que-

sto concorreva a fare della “Festa diSan Placido” a Biancavilla un puntodi riferimento per un intero compren-sorio.

Certo, oggi non c’è più bisogno diattendere un anno intero per “divertir-si”, per fare festa o per trascorrere se-rate spensierate. Ma nel rinnovato con-testo sociale in cui viviamo, non pos-siamo ancora proclamare di poter farea meno delle nostre feste di paese. For-se perché con questi grandi apparati diintrattenimento e di spettacolo si co-niugano saldamente i valori intramon-tabili testimoniati dai nostri santi Pro-tettori. Di cui difficilmente possiamofare a meno.

Alessandro Scaccianoce

neo di basket maschile “S. Giuseppe”, dispu-tatosi al “Giardino Belvedere“; e il 2° trofeo diciclismo “S.Giuseppe”, con un circuito ritaglia-to all‘interno del paese. Entrambi gli appunta-mento sono stati organizzati dall’assessoratoallo sport. Per il torneo di basket, determinanteè stata la collaborazione con l’associazionesportiva dilettantistica “Libertas Inessa”. Quat-tro, in questo caso, le formazioni in gara: il CusCatania; il Basket Zafferana; la R.N.B. Mister-bianco; e l’ASD Libertas S.M. di Licodia (se-lezione). A vincere il torneo, nella finale, è sta-to l’ASD Libertas S.M. di Licodia; 2° classifi-cato l’R.N.B. di Misterbianco; terzo il Cus Ca-tania, e 4° il Basket Zafferana. A premiarli è

Sviluppo economico e lavori pubblici,senza dimenticare la solidarietà sociale, losport e la scuola. Sono questi i principalisettori d’intervento dell’AmministrazionePetralia, nei quali si è già intervenuto e peri quali, prosegue il cammino di rina-scita e crescita. “Molto si è fatto -afferma l‘avvocato Petralia - , mamolto c’è ancora da fare. Abbia-mo investito in settori determinan-ti, come lo sviluppo economico edi lavori pubblici, dando il via ad im-portanti opere; tra queste, solo percitarne una, abbiamo dato il via alla realizzazione della zona artigianale. Ab-biamo, inoltre, dato impulso e vigore ad iniziative culturali e feste tradizionali (su tutte lafesta del patrono, San Giuseppe), che anche quest’anno ha portato centinaia di visitatori aSanta Maria di Licodia. Siamo soddisfatti - conclude il primo cittadino - ed andremo avantinel nostro lavoro per il bene della nostra cittadina.” U.S.

Sviluppo e tradizioni

Il sindaco, avv. Franesco Petralia

Santa Maria di Licodia festeggia il PatronoArte, cultura, musica, sport. Una settimana in festa per onorare San Giuseppe

stato l’assessore allo sport: Santo Sambataro.Per l’aspetto culturale, al centro delle ini-

ziative, è stata la rassegna artistica “Omaggioa San Giuseppe”, allestita nei locali al pianoterra, del palazzo municipale, in piazza Um-berto I, ed organizzata dall‘Accademia d‘ArteEtrusca, in collaborazione con l‘assessorato allepolitiche culturali. Un vero successo, per i cir-ca cinquanta artisti presenti con le loro opere,di scultura, pittura, e di pietra lavica ceramica-ta, visto la grossa affluenza di visitatori nei gior-ni in cui la mostra è rimasta aperta al pubblico.Una grande soddisfazione per la presidente del-l‘Accademia d‘Arte Etrusca, Carmen Arena,che ha ringraziato il primo cittadino, France-sco Petralia, e l’assessore alle politiche cultu-rali, Concita Sinatra, per la sensibilità dimo-strata nel voler ospitare le opere. “Gli artisti,con le loro opere - evidenzia Carmen Arena -esprimono l’importanza di condividere il pro-prio stato d’animo come cammino di fede. L’ar-te è dare agli altri emozioni e calore umano.Perché ogni attimo della nostra esistenza nonvada perduto”. Circa cinquanta, come detto, gliartisti presenti. Si tratta di: Innocenza Alessi,Carmen Arena, Rosy Belfiore, Pietro Borbo-ne, Tania Burtone, Davide Camonita, RosaCastrogiovanni, Emilia Cigno, MassimilianoOrlando Conti, Giovanni Currao, Angela Cu-scunà, Pippo Fallico, Giovanni Fazzeni, San-dra Ferrante, Giuseppe Mario Frezza, Carme-lo Gangemi, Luciano Gemmellaro, DavideGiuffrida, Pippo Giuffrida, Santina Laudani,Maria Grazia Magrì, Lucia Mancari, AngelaMarino, Maurizio Mazzarà, Tony Misuraca,Rosario Mantagna, Chiara Occhipinti, LauraPeci, Antonella Ponzo, Caterina Privitera, LauraPulvirenti, Grazia Francesca Puglisi, Agata Ra-pisarda, Alfonzo Restivo, Tiziana Sottile, An-gelo Santonocito, Salvatore Santonocito, Naa-lia Serova, Riccardo Spoto, Mary Testa, Mela-nia Tinnirello, Vito Tomaselli, Gianfranco Tra-montana, Ignazio Vitali, e Angelo Zuccarello.Due gli artisti ospiti: Bridge Tracey, e Giovan-ni Sessa.

“E’ stato con vero piacere - evidenzia il sin-daco, Petralia - che abbiamo ospitato gli artisticon le loro opere. L’Arte è la massima espres-sione culturale. Tutta la cittadina ha apprezza-to la bravura degli artisti ospitati, espressa at-traverso i loro magnifici lavori”. Per la musica,infine, applausi per Gigi Vigliani, e per i musi-cisti del “Vincenzo Bellini”, di MonterossoAlmo, diretto dal maestro Umberto Terranova,esibitisi con il soprano Maria Grazia Caldero-ne e il tenore, Salvatore Alecci, del Teatro Mas-simo, di Catania. Mary Sottile

Squadra di basket

Prof. Mario CantarellaSindaco

Foto: Antonio Alessandro Zappalà

Foto: Giuseppe Ranno

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8 Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006 Cultura fede e SocietàCultura fede e SocietàCultura fede e SocietàCultura fede e SocietàCultura fede e Società

Non so se l’uomo del nostro tem-po stia effettivamente spegnendo,con tragica progressione, quell’aper-tura a Dio e agli altri che è la garan-zia della propria personalità. Nonsono un filosofo di professione, népresumo di fare del mio osservatorioil centro di ogni possibile speculazio-ne sui massimi sistemi. Mi limitosemplicemente a pensare che l’uomoche incontro ogni giorno non differi-sca affatto dall’uomo che vive in ter-re lontane, come dall’uomo che ci hapreceduti nel viaggio della vita. Epenso anche che qualcosa debba co-stituirci per quello che siamo; qual-cosa che ci appartiene e che tuttaviaci supera, che è nostro e che è di tut-ti, che ci fa vivere e che a noi soprav-vive. Non mi importa di aver studia-to l’uomo, né di saper definire cosa

lo renda persona. Mi importa chel’uomo che incontro ogni giorno siaconsapevole di essere una persona.Non è forse racchiuso in questa co-scienza il senso della vita? Tre coseio so, per quel sapere che mi è scrit-to dentro e di cui ogni detto dell’artee del pensiero è soltanto un pallidoriflesso: di essere creatura, di essereunico e irripetibile, di essere dipen-dente. Sembrano affermazioni scon-tate, ma in realtà nascondono tuttala complessità del nostro essere per-sona. Riconoscere che sono una cre-atura non suppone forse una chiaraconsapevolezza di un progetto chenon è mio? Ora, ammettendo pureche io possa eludere la risposta aduna domanda che riguarda la mia ori-gine, posso negare che io dipendadalle persone che amo o che il mon-

do nel quale vivo non sia soltantoqualcosa di predeterminato, ma as-suma anche quei tratti che lo rendo-no “mio”?

Si possono formulare svariate do-mande; l’impellenza di una ripostanon potrà mai essere demandata adaltri. Forse potrò ammettere con l’an-tico filosofo greco che per procederesicuri su questo pelago occorra la pa-rola rivelata di un dio; forse potrò ri-conoscere – ed è la sola, vera gran-dezza, che Dio mi abbia già rivelatola parola attesa. Ebbene, tutto si gio-ca sull’aspettativa o sul chiaro rico-noscimento di qualcosa che è avve-nuto. Aver eliminato l’attesa o averfinto che Dio non si sia rivelato, hacondotto l’uomo al rifiuto del proprioruolo creaturale, confinandolo ora nelmondo dei surrogati o dell’esaltazio-

ne “mistica” – Hitler non si ritenevaforse un messo della divina provviden-za? – ora sui lidi più normali della per-fetta acquiescenza del pensiero e del-l’agire. L’uomo che è stordito da millevoci e che blatera per non soccombere,rischia di recitare un monologo lungoquanto i suoi giorni. Perché il dialogopresuppone l’ascolto; che io mi pongadi fronte a un tu, come se vi fosse sol-tanto quel tuo, e l’amore richiede cheio mi doni a quel tu, come se non vifosse nient’altro per me.

L’epilogo della favola ha dei conno-tati estremamente attuali, su molti ver-santi. Benedetto XVI lo ha ricordatonella sua visita in Germania, sofferman-dosi sullo “spavento” che altre cultureprovano di fronte al concetto occiden-tale, tutto attuale, di ragione che “esclu-de totalmente Dio nella visione dell’uo-

mo”, “nel disprezzo di Dio e nelcinismo che considera il dileggiodel sacro un diritto della libertà edeleva l’utilità a supremo criteriomorale per i futuri successi dellaricerca”(10 settembre 2006). Di-sprezzo di Dio, dileggio del sacro,fraintendimento della libertà, uti-litarismo morale: siamo propriocerti che tutto questo riguardi po-poli diversi dal nostro, sperduti vil-laggi di chissà quale landa nordi-ca? La ragione desidera la paroladi un dio; la fede le offre la Paroladi Dio. Non vogliamo cambiare ilmondo; ci basta che nel nostro pic-colo mondo almeno una scialuppaci sottragga al gioco dell’assurdoe mi conduca al porto dell’auten-tico senso di tutto. Come dire chedesideriamo soltanto il minimo in

La consapevolezza di essere personaL’uomo è stordito da mille voci. Occorre il dialogo nell’ascolto

Don Antonio Ucciardo

un mondo che si ostina a ri-tenersi cristiano o che tutt’alpiù confina il Cristiane-simo ad un fatto mera-mente emotivo, ma chegià da tempo ha rinun-ciato a prendere postosulla barca. Ha pro-prio ragione il Papa,mite e fermo traghet-tatore tra le due spon-de solo in apparenzadestinate a noncongiungersi: noistessi dobbiamoimparare nuo-vamente il timordi Dio, riscoprendola fede.

Placido La Torre è un militante anarchico sindalla prima gioventù. E’ nato a Messina nel 1920.Ha fatto l’avvocato di professione e l’oratore “af-fabulante” di vocazione. Ha dedicato tutta la suavita alla propaganda del suo ideale, che è l’anar-chia. L’ho conosciuto di persona durante la miagiovanile militanza e ne ho organizzato alcuni co-mizi “antielettorali” ad Acireale (CT) constatan-done il fascino della persona e il potere suggesti-vo del discorso. Una figura carismatica ancheper una coerenza inossidabile, cui non si può nontributare stima e rispetto ma, come recita la sen-tenza, attribuita anche ad Aristotile, “Amicus Pla-to sed magis amica veritas”, ciò non ci esimedal diritto-dovere di sottoporre ad analisi criticaanche coloro che incantano la gente dando ad-dosso al classico “governo ladro” e inneggianoad una non meglio definita libertà. Infatti, è allalibertà che diciamo tutti di tendere ma, per chinon si occupa di scienza sociale la parola libertà è– come dio per Feuerbach – “una lavagna su cuiognuno scrive quello che vuole”.

Non v’è alcun dubbio che l’uomo voglia es-sere libero, cioè in condizione (avere il potere) dirispondere ai propri bisogni essenziali (il primodei quali è la fame), ma anche di un codice pernon trasformarla in autolesione o in arbitrio e inprepotenza e per non usare il suo simile comemezzo del fine della libertà stessa. Infatti, se ibisogni essenziali sono pochi (la biologia socialeconta 4-5 costanti), le possibili modalità di ri-sposta (varianti) sono praticamente infinite.

Il concetto di anarchia è esposto magistralmen-te dal nostro La Torre ma la semplicità dell’im-pianto del discorso fa a pugni con la complessitàdella vita. Ed è come dire che manca della basescientifica. E tuttavia, gli anarchici di ieri, di oggie di sempre, sono abbarbicati ad uno schema (in-concusso come un dogma), il quale è aberrantesin dal momento in cui pone Società (presuntoprius) e Stato (presunto post) come termini anti-tetici. La società va anzitutto distinta in generica:un organismo vivente sui generis con modalità(civiltà) diverse che, come tale, presuppone unaserie di centri governativi o di potere o Stati; e inquella intesa dall’A.: associazione di uomini libe-ri nel senso di non sottomessi a nessun potere. Laprima esiste da sempre; la seconda è l’anarchia.

L’A. richiama le tre teorie classiche circa l’ori-gine dello Stato. La prima è espressa dalla “teo-ria della forza”; la seconda, dalla “teoria orga-nica”; la terza, dalla “teoria contrattualisti-ca”. Intanto, è improprio parlare di “originedello Stato”, come se questo comparisse dal-l’oggi al domani. Per il solo fatto di ritrovarsiinsieme e di avere dei bisogni da soddisfare,gli uomini si dispongono sin dal livello ani-male in rapporti funzionali, in parte sponta-nei, in parte forzati, e costituiscono degli “in-siemi organici” per il fine della soddisfazio-ne dei bisogni attraverso la distribuzione deicompiti, tra cui l’uso e la gestione del potere,che è la possibilità reale di fare ed ottenerequalcosa. Gli individui sono insieme domi-nanti ed inerti a seconda delle combinazioniorganiche (cioè della situazione). Così, uno

Devo premettere, a scanso di equivoci, di non essere mai stato un se-guace – e nemmeno un simpatizzante – del nazifascismo ma che, in ognicaso, la mia immodesta pretesa è quella di essere e di restare un uomo discienza e come tale aperto a tutte le verità, e di coscienza, e come taledisposto a sostenere tutte le cause che ritengo giuste.

Il reato di negazionismo (sic!), istituito presso alcuni Stati (ricordo, senon sbaglio, Francia, Austria e Canada) per criminalizzare coloro che vo-lessero mettere in discussione la “verità sull’olocausto”, consegnata allastoria e ai testi di scuola, come dogma, è, come dice la stessa definizione,un reato di pensiero, ovvero una formula con cui alcuni legislatori, total-mente digiuni del concetto scientifico di diritto, pretendono di stabilire ciòche il pensiero – che è naturalmente libero - , in fatto di olocausto nazista,sia autorizzato a pensare o a non pensare, ad esprimere o a non esprimere!

Simile pretesa di gestire, non dico la società, ma la mente dell’indivi-duo a base di leggi – cioè di “volontà o preferenze del legislatore” – senzaalcun riferimento ai diritti naturali, è simile all’eventuale pretesa di usareil metro non conforme ai parametri universali della misura.

Uno Stato capitalista è, in quanto tale, tutt’altro che abilitato ad essereuno “Stato di diritto”, perché il capitalismo – predonomia, quindi crimina-lità parazoologica organizzata – non può rispondere ai diritti naturali (ilcui primo carattere è la universalità), come ci prova la sola esistenza dellapovertà, della disoccupazione e della ricchezza senza misura. Quando poi,

come nel caso specifico, pretende di gestire il pensiero dei cittadini in fatto di storia,che è patrimonio comune e inalienabile, allora scade al livello di dittatura giuridica,alias di “Stato di polizia” (quale era quello di Hitler).

Io posso anche pensare che i revisionisti siano dei nazisti, che vogliano a tutti icosti assolvere il nazismo (o attenuarne le responsabilità) ma ho il dovere di difen-dere – volterianamente – il loro diritto di esporre le loro ragioni (come gli imputatihanno il diritto all’autodifesa), quali che siano, tanto più che, come è risaputo , lastoria viene manipolata dai vincitori, i cui crimini, oltre tutto, restano impuniti. Comequelli degli angloamericani che, recitando la melliflua parte dei liberatori buoni efilantropi, massacrarono il nostro paese senza alcuna ragione militare ma per nonprivarsi del radicato piacere di fare del “terrorismo gratuito” (essendone maestristorici). Come restano impuniti quelli attuali, autori gli stessi “vincitori”, solo per-ché militarmente i più forti.

Il reato di negazionismo ci riporta al potere legislativo dell’Inquisizione Cattoli-ca, che inventò il “reato di stregoneria” per il piacere di bruciare vive delle poveredonne come “streghe”, ma anche al nostro legislatore che alla figura di una Repub-blica fondata sul lavoratore, ne contrappone una fondata sugli “uomini di affari” (gliunici demiurghi capaci di aumentare il PIL – ! – come ben sa l‘ineffabile Monteze-molo, presidente della categoria in questione) o che, a favore della cricca predono-mica, attuale padrona delle S.p.A. Poste Italiane, dichiara inesistenti – papa laico“ex cathedra”! – delle categorie reali, come quella degli stampati per i privati equella della posta ordinaria, arrecando un danno incommensurabile alla “patria diDante”. Mi ricorda il principe del mondo feudale – insomma del Medioevo – cheera la legge come legge sarà la monarchia assoluta. Mi ricorda ancora l’attuale ten-tativo di casa nostra di fare incriminare chi affermi che bombardare obiettivi civili edevastare un intero paese, sapendo di provocare vittime civili e danni alla biosfera,non sia criminalità terroristica! Molta gente, venuta chissà da dove, con una forma-zione culturale al di sotto del mediocre, che sta a pontificare come estensori e firma-tari di leggi, dovrebbero cominciare ad apprendere l’abc del diritto, che è il veroconduttore della civiltà.

L’esame oggettivo e ragionato di alcuni testi di revisionisti – come il superfamo-so Faurisson – mi ha convinto che costoro non sono affatto in grado di negare lapersecuzione antiebraica di Hitler e tutte le responsabilità del nazismo nel vero olo-causto umano della Seconda Guerra Mondiale (50 milioni di vittime ?). Lo stessoprogetto Madagascar non assolve quel regime: estirpare gli ebrei tedeschi dallaloro patria europea e trapiantarli forzatamente su un’ isola, è per sé stesso un propo-sito folle, criminale e vergognoso per la civiltà.

A maggior ragione ai revisionisti dovrebbe essere lasciata piena libertà di espor-re le loro ragioni con il solo obbligo di non sottrarsi al confronto, documentario,logico e scientifico, con coloro che sostengono il contrario. Solo così al criminedella deportazione degli ebrei – solo perché tali – e delle enormi sofferenze, psico-logiche, fisiche e affettive, inflitte loro: dal porto della croce di Davide alla morteper stenti (o di che so io) in un punto lontano dal proprio abituale habitat, non siaggiunge un altro crimine a danno della persona umana, il cui diritto a pensareliberamente discende direttamente dall’essere uomo prima che dall’essere cittadinodi uno Stato, sempre che vogliamo essere uomini del nostro tempo, aperti anche allapossibile fraternizzazione contro gli odi fratricidi di 60 anni, e non barbari del 21mosecolo. Comunque sia nulla può fondare il diritto del popolo ebraico di depredareuna parte della Palestina e di abitarla senza il preventivo accordo degli “ospiti”!

Io contesto totalmente il reato di negazionismo (termine a dir poco esilarante!) einviterò le rappresentanze diplomatiche dei rispettivi Stati, a questo proposito “dipolizia” – magari sedicenti Stati di diritto (e non ci sarebbe da meravigliarsi) adimostrare al mondo la pretesa legittimità di tale reato contro la scienza del diritto.

dominante in un insieme (che poi sarà un siste-ma) di inerti, sarà inerte in un insieme dominatoda un soggetto più forte di lui che esercita il mag-giore potere. Si sono formate così le orde, le tri-bù, i comuni medioevali con il principe feudata-rio o “nobili” di vario grado e, infine, lo Stato. Ilquale, come si vede, è preesistito “in potenza”prima di esistere “in atto”.

Per rispondere alle proprie esigenze l’uomoha bisogno di potere. Se al livello originario-ani-male gli individui si somigliano, con l’evoluzionevaria il Dna di ciascuno e gli individui si differen-ziano per potere e modalità di risposta ai bisogni.Le teorie, relativamente “della forza” ed “organi-ca” sono attendibili. Quella contrattualistica, do-vuta a Rousseau, ha valore accademico. Si distin-gue in dispotica se l’”homo homini lupus” diHobbes conferisce tutto il potere allo Stato, e inliberale (Locke) se si stabilisce un rapporto di re-ciprocità tra Stato e cittadino. La conclusione, cuigiunge l’A, è che lo Stato è una “creazione arti-ficiale”: affermazione priva di fondamento scien-tifico perché nessuno ha creato lo Stato ma que-sto è la risultante del processo di differenziazionedi cui sopra. Vero è che alla sua base c’è la vio-lenza com’è vero che la democrazia è un falso.La biologia sociale dimostra che essa non è nem-meno il “governo della maggioranza” ma un gio-chetto elettorale con cui una maggioranza popo-lare convenzionale legittima il potere degli eletti.

Lo Stato è un organo spontaneo funzionaledella società generica. E’ inestinguibile ma potràcoincidere con la società, intesa come consorziodi uomini liberi, solo attraverso un lungo proces-so di omogeneizzazione etica che trasforma loStato da potere-strumento di parte in potere-stru-mento di tutti. La civiltà, che è la gestazione stori-ca della nostra specie, si evolve dunque attraver-so due processi: uno di differenziazione , che vadalla primitività all’adolescenza (quando l’uomoè “antropozoo”) e l‘altro di omogeneizzazioneetica, che trasforma gli antropozoi in uomini e liunisce sulla base di un sentimento di sintonia bio-affettiva, che si traduce in solidarietà, elimina iconflitti e instaura la pace. Analoga cosa avvienenella vita di un individuo: da bambino somigliamolto ad un animale, da adolescente – combattu-to fra l’istinto e la ragione – esperimenta la tra-sgressione; da adulto si riconcilia con i suoi similiquando riesce a sviluppare il senso morale. Lasocietà di oggi è in preda a civiltà antropozoiche“bloccate” dai più forti.

L’A. dà per dimostrato che “l’interesse pri-vato è il gran movente di tutte le attività” (noisappiamo che in un contesto “antropozoico” l’in-teresse privato mira al profitto parassitario: pre-datorio o predonomico) dopo avere affermato che“sono appunto quelle cose in cui il governo nonha ingerenza, che camminano meglio”: talicose sarebbero il lavoro, lo scambio, lo studio, il viaggio, l’igiene ed altro…C’è da chieder-si come si possa lavorare senza un regolamen-to, scambiare senza una moneta, viaggiaresenza treni ed altri mezzi di locomozione,come questi possano esistere senza appositeindustrie, come queste possano funzionare

senza norme, e così via. Il duo interesse pri-vato e il meglio sociale è proprio la bandieradel neoliberismo! Ma sappiamo che non èquesto il sogno degli anarchici anche se par-lano come se lo fosse. La forza propellente -l’ideale biosociocompatibile - può essere quel-la della socializzazione del potere come pun-to di arrivo del “complemento etico” dell’uo-mo: anarchia è un termine improprio. Del re-sto, nessun anarchico è ancora riuscito a di-mostrarci come si possa abbattere uno Statodopo l’altro per lasciare posto alla Societàdegli uomini liberi, nel senso di “senza Sta-to”. E’ strano come persone di grande cultura,come Placido La Torre in uno con i grandi te-oreti dell’Ideale anarchico, non si siano accortidi cotanta semplicioneria.

Marx pensò all’estinzione dello Stato comestrumento della classe borghese e dello Statotout court, come punto di arrivo della rivolu-zione proletaria socialista, facendo forse unregalo agli amici-avversari anarchici, ma è lostesso di quanto detto più sopra: che l’omo-geneizzazione etica può creare una Società-Stato o Stato-Comunità, che la biologia so-ciale chiama “sociocrazia”.

(1[1]) Da “Pagine di anarchia” di Pla-cido La Torre – Istituto di Studi Storici “Ga-etano Salvemini” – Biblioteca di Studi So-ciali “Pietro Gori” - Messina, dic. 2005 –pagg. 64. – Introduzione di Santi Fedele epresentazione di Carmelo Ferrara – Contie-ne anche un saggio su “L’arte e la poesia diPietro Gori” ed “Errico Malatesta nel 50°anniversario della sua morte”. La pubbli-cazione è stata realizzata con il contributodell’Assessorato ai Beni Culturali e Ambien-tali e della Pubblica Istruzione della Regio-ne Siciliana – Senza prezzo.

A proposito della “SOCIETÀ SENZA STATO”Oggetto di una conferenza di Placido La Torre (1 [1])

La verità sull’«olocausto»Dal reato di “negazionismo” allo “stato di polizia”

C. R. V.

Carmelo R. ViolaCentro Studi Biologia Sociale

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9Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Cultura e SocietàCultura e SocietàCultura e SocietàCultura e SocietàCultura e Società

Esistono vari modi per curare le malattie. Zarathustra affermava che un medico puòagire con le erbe, con il coltello, con la parola; questo concetto ai nostri giorni si può tradur-re nella possibilità di terapia con farmaci, con approccio chirurgico, con il colloquio. Lascelta apparentemente spetta al medico, ancor più apparentemente al paziente; eppure fat-tori sociali e culturali influiscono in modo rilevante sia sul primo che sul secondo: nelladimensione cattolica, ad esempio, l’atto chirurgico è visto come liberazione ( Agnus Deiqui tollis peccata mundi..)ed è noto come il ricorso alla psicoterapia sia più diffuso nellacultura medica del mondo occidentale rispetto ai paesi in via di sviluppo.

Allo stesso modo la diffusione delle medicine complementari o alternative risente moltodi specifiche realtà sociali, culturali e spesso economiche, tanto che l’organizzazione mon-diale della salute promuove la diffusione di medicine alternative, specialmente nei paesi invia di sviluppo. Tra le medicine alternative l’omeopatia, insieme all’Agopuntura, alla Fito-terapia, alla Antroposofia costituisce il gruppo di quelle più diffuse e gli italiani che ricor-rono all’omeopatia sono più di 10 milioni. Non so esattamente quanti di questi 10 milionisiano bambini, ma sicuramente una parte rilevante, poiché le interviste effettuate indicanoche i genitori che curano se stessi con l’omeopatia decidono di ricorrervi anche per curare iloro bambini.

Ora, sulla caratteristica”naturale”dell’omeopatia non ci sono dubbi, poiché le sostanzeusate sono ottenute dal mondo minerale, animale e vegetale. Ma cosa possiamo dire dellasua efficacia?

Recenti studi (v. Edward Calabrese, Jenifer, Jacobs, ecc.) hanno dimostrato che l’ap-proccio omeopatico al bambino presenta alcune peculiarità:in primo luogo la scelta delfarmaco (rimedio) viene attuata sulla base della raccolta della storia dei sintomi o dei di-sturbi presentati dal paziente, anzi valorizzando il modo in cui costui svolge il suo raccon-to. Con il bambino, specialmente quello al di sotto dei 12 anni, il racconto è indiret- to,mediatodai genitori, e quindi filtrato ed interpretato, rendendo opportuno per il pediatra il ricorsoad altre tecniche di valutazione: ad esempio la valutazione del comportamento durante lavisita o delle carat- teristiche fisiche e morfologiche, che possano consentire un’acquisizio-ne più esauriente dei dati, a complemento di quanto riferito dai genitori. Questa difficoltàriguarda soprattutto le problematiche relative ad una malattia ad andamento cronico o reci-divante. Più agile,invece,il compito in occasione di malattie acute( tonsillite,bronchite,otite.ecc.) quando la prescrizione terapeutica ha bisogno di dati riguardanti lavariazione del sintomo, che i genitori forniscono con una discreta precisione ( ad es. se ilmal di gola migliora o peggiora bevendo acqua fredda, o se la tosse migliora o peggioraall’aperto).S’è visto come il rimedio omeopatico nella prevenzione delle affezioni viraliacute del tratto respiratorio abbia dato risultati positivi. Infatti alcuni pediatri australiani,diluendo organi di anatra, hanno risolto il problema nei bambini delle affezioni virali,mentrealtri, sempre con metodi omeopatici hanno curato con esiti positivi la diarrea acuta infanti-le. Ne risulta che l’impiego della terapia omeopatica produce effetti degni di rilievo, oltre aridurre le spese del servizio sanitario.

Lo psicologo

L’OMEOPATIAe i BAMBINI

Rafik Schami, nato in Siria ma costretto avivere in esilio in Germania, è oggi uno deipiù affermati scrittori di lingua tedesca. Il suoultimo romanzo, Il lato oscuro dell’amore,pubblicato nel 2004 e recentemente tradottoin italiano, sviluppa un intreccio fatto di tantestorie, più precisamente 304, tante quanti sonoi capitoli, che come tessere si compongono aformare un mosaico che vuole svelare il “latooscuro dell’amore”, cioè l’amore proibito nelmondo arabo. Storie d’amore e non solo, sce-ne di vita familiare e cittadina, episodi di guer-ra e vicende politiche: tutto il mondo medio-orientale, con la sua storia, la sua cultura, isuoi odori e i suoi sapori, rivive nelle paginedi questo romanzo.

I fatti storici che hanno caratterizzato laSiria e coinvolto molti altri paesi del MedioOriente nel corso del XX secolo entrano ine-vitabilmente a far parte della vita dei prota-gonisti perché la grande Storia, soprattuttoquand’è fatta di guerre e dittature, non puònon influenzare in modo determinante la vitadei singoli. A volte riportati fedelmente, altrevolte trasformati e adattati alla finzione ro-manzesca, le vicende storiche rendono chiaroquanto, in questi paesi, sia difficile la coesi-stenza delle diverse religioni che vi abitano. Aciò si aggiunge, la sopravvivenza di una cul-tura “primitiva” dove le leggi della famiglia edella tribù hanno più valore di quelle dellostato, dove l’onore rimane la qualità princi-pale di un individuo e il tradimento si pagacon il sangue.

Ad ispirare l’autore, un fatto di cronaca:una donna musulmana uccisa a Damasco dalproprio fratello perché colpevole di essersiinnamorata di un cristiano. Tutto questo ac-cade davvero e accade ancora oggi. L’amore,in queste condizioni, appare un sogno impos-sibile e irrealizzabile. Così, la vicenda di Ranae Farid, protagonisti principali del romanzo,è emblematica: il loro amore adolescenzialedeve aspettare venti anni e superare innume-revoli e dolorose prove prima di poter sboc-ciare perché la loro è una storia d’amore proi-bita e tormentata, osteggiata dalla sanguino-

Roma,13/09/06 Giuseppe Francaviglia

sa faida familiare che da decenni oppone i dueclan rivali ai quali appartengono.

Rana, costretta dalla famiglia a sposare ilcugino, reagisce decidendo di trasformarsi inun cactus, vegetale che si nutre di aridità, me-tafora per indicare il rifiuto dei sentimenti e,quindi, della vita. Farid si dedica alla lottapolitica, convinto che, cambiando la sorte delproprio paese e liberandolo dai divieti e daipregiudizi, riuscirà a cambiare anche il pro-prio destino perché la libertà dei singoli passaattraverso la libertà di tutto il popolo. Dopol’esperienza dei campi di tortura e il tradimen-to subito da quello stesso popolo siriano peril quale aveva lottato, prende atto della scon-fitta e abbandona ideali e lotta politica persalire su un aereo diretto in Europa dove po-trà finalmente vivere insieme a Rana.

Una conclusione amara che ha il gusto diuna triste sconfitta quella che Schami sceglieper il suo romanzo: amore e libertà sembranoessere due concetti inapplicabili nel mondoarabo e solo nell’esilio possono prendere vita.Eppure, quest’amore che resiste a tutte le leg-gi dei clan e ai divieti dei dittatori e che so-pravvivere alla guerra e alla distruzione sem-bra affermare la forza suprema di un senti-mento capace di sfidare e vincere qualunqueattentato pur di continuare a vivere, anche sein esilio, ma vivere. A ben guardare, quest’in-sopprimibile bisogno di vivere e amare e laforza inarrestabile che contiene, capace di tra-volgere tutto quel che incontra sul propriocammino, rappresenta una minaccia di nonpoco conto per chi condanna la vita in nomedi falsi principi religiosi o di una cultura ar-caica che sopprime l’individualità.

Si capisce, allora, perché i libri di Schamisono proibiti in molti paesi arabi.

Questo romanzo non è solo un’occasioneper conoscere meglio la cultura da cui provie-ne lo scrittore, ma rappresenta anche per illettore un’esperienza unica. Intrappolato sindalle prime pagine nelle reti di un intrecciodenso e avvincente, dimentico del mondo cir-costante e del tempo che scorre, il lettore pe-netra in un mondo fantastico, vive in esso e

con esso, con l’animo spoglio da qualunquealtro pensiero che non sia il desiderio di assa-porare il gusto inconfondibile e unico che solola magia delle parole sa dare.

Schami, come molti altri scrittori arabi,sembra possedere questo dono, il dono delsaper narrare, proveniente in linea diretta daquel, o da quei, narratori che diedero vita aduno dei capolavori dell’arte della narrativa: LeMille e una Notte. Là dove, alla principessaSherazade era imposto un dovere imperativo:“O racconti una storia o muori”. Sherazadeha raccontato storie per mille e una notte e,così facendo, ha sconfitto la morte. Con que-sto romanzo, Schami ci ricorda che la lettera-tura è anche questo: una lotta contro la morte,il cui potere sta proprio nell’immaginazione,nella fantasia, nella capacità di dare vita aduna realtà diversa da quella in cui si vive. E ciricorda ancora che la vita non può fare a menodella bellezza e la vita, anche nelle condizionipeggiori, è sempre pregna di bellezza, se soloabbiamo il coraggio di cercarla e farla nostra.

Il lato oscuro dell’amoreRafik Schami racconta l’amore proibito nel mondo arabo

Melita Furnari

Avevo pregato l’amico di gioventùPasquale Licciardello, filosofo e scrit-tore forbito, di scrivere una recensionesul mio lavoro Necessità di un anar-chismo etico e fine di una immagina-ria anarchia (Quaderno n.ro 23 del mioCentro Studi Biologia Sociale – Acire-ale, maggio 2006). Ho ricevuto unasevera recensione che mi spinge a ri-spondergli con altrettanta severità. Lacritica del Licciardello era scontata es-sendo un fedele discepolo di Gino Raya,famoso “padre del famismo” dal quale(per quanto mi risulta) non si è mai di-staccato, nemmeno per poco (al puntoche il leggere Licciardello e il leggereRaya si equivalgono). Questa è la miaimpressione e spero che l’affettuoso in-terlocutore non la interpreti in senso ne-gativo.

Per Licciardello sono fuori stradacoloro che non ragionano secondo i ca-noni della filosofia-scienza rayana. Loconferma chiaramente concludendo lasua lunga e dettagliata requisitoria: ilmio peccato originale sarebbe quello dinon avere voluto leggere con pazientemodestia gli scritti del Raya.

Del Raya, che mi fu amico – sebbe-ne pubblicisticamente avaro (come lostesso Licciardello ebbe a constatare: nelsenso che ospitò con parsimonia i mieiscritti!) sono stato e resto un sincero esti-matore critico, ma non ritengo di dover-mene considerare un tributario, tanto piùche, pur apprezzando la biologicitàcome punto di partenza, considero il fa-mismo un vicolo cieco. Quando l’ho co-nosciuto (ai primi degli anni Settanta),io avevo già cominciato a scoprire mestesso: pur non parlando ancora di bio-logia sociale, avevo sottolineato l’im-portanza imprescindibile della biologiasin dal mio articolo di taglio saggisticoDio e scienza, dedicato a Lecomte DuNouy, apparso sul quotidiano “Il Cor-riere di Tripoli” nel lontano 1946 (sic!).Ne farò maggiore accenno nel saggio“Perché sei naturalmente anarchico”del 1967.

Secondo Licciardello, per ilsolo fatto di avere come riferimento labiologia e di avere conosciuto Raya, nonposso non essere tributario di quest’ul-timo. Lo ha scritto anche in un inter-vento critico al mio “La quarta dimen-sione biosociale” del 1996 e a nullasono valse le mie puntualizzazioni.

Io mi rivendico il diritto di essere mestesso. Ci creda o no il mio amico in-terlocutore, io ho letto molto il libro cheè dentro di me: si chiama intuizione.

La critica del Licciardello ha dun-que due aspetti: uno, positivo, che con-futa mie affermazioni (e in ciò mi è pre-zioso); l’altro, negativo, che mi conte-sta il torto di non attenermi alla “sinte-si” di Gino Raya, di cui io non mancodi tessere le lodi per il di lui contributodato alla sociologia. Le convergenzesono una cosa, le ripetizioni sono unaltra cosa. Io non escludo che nel duoRaya-Licciardello ci sia stata conver-genza totale nel senso che, leggendoRaya, Licciardello abbia scoperto tuttosé stesso, ma questo è affar suo. In ognicaso, il suo richiamo al verbo rayano miricorda circostanze analoghe: quelladegli anarchici che mi rimproverano dinon seguire la loro dogmatica e patri-stica; quella di nostalgici del Ventennioche mi contestano di non avere compre-so nientedimeno che la dottrina di Mus-solini e di Hitler e quella di certi comu-nisti che mi rimproverano di non segui-re la dottrina marxiana e di non crederenel classismo. Vincenzo Di Maria, pre-fazionando il mio “Perché sei natural-mente anarchico”, mi definì bene“anarchico fra gli anarchici”, cioè“padrone del mio pensiero”, e di questogliene sarò sempre grato. Devo aggiun-gere una breve nota relativa al “malca-pitato” Natale Musarra (come dicesempre il Licciardello) da cui mi sareiaspettato la risposta ad un questiona-rio. L’amico Natale – anarchico militan-te di primo piano – mi ha provocato(come spiego ampiamente nel lavoro“recensito”) dicendomi indietro di unaquarantina di anni rispetto agli anarchi-ci di oggi: donde le mie domande, le cuirisposte mi sarebbero servite anche peraggiornarmi. Le risposte, che l’amico in-terlocutore avrebbe potuto formulareanche in collaborazione con altri, nonsono mai arrivate con il ripetuto prete-sto della mancanza di tempo (per oltreun anno), donde la decisione di stam-pare il mio Quaderno sull’”anarchismoetico”. Quindi, nessun atto di violenzapsicologica nei riguardi del Musarra,come lo stesso potrebbe testimoniare.Fatte queste premesse, rispondo allecritiche del “Recensore”.

1 - Bulimia pubblicistica. Defini-sce così Licciardello il mio bisogno dipensare, elaborare la mia scienza della

vita e comunicare. Non credo sia un tor-to di cui mi debba pentire. E’ il miomodo di essere come modo di essere fuquello di un Leopardi di cantare le sueemozioni e il suo dolore esistenziale at-traverso la poesia e quello di un pittoreo di un musicista qualsiasi di dipingerequadri o comporre musica. Nella ester-nazione in analisi ci sono ovviamenteanche dei punti meno felici (“acerbitàconcettuali”) e delle ripetizioni che,seppure superflue, raramente sono “ste-rili” (come vuole il mio severo interlo-cutore): infatti, è proprio del pensiero ilbisogno di “ricapitolarsi” ad ogni…svolta.

2 - “Libertà-fraternità-uguaglian-za”. Ritengo tale slogan del 1789 untrinomio nel senso matematico dellaparola, capace di esprimere una felicis-sima sintesi di ciò che dovrebbe essereil vero socialismo ovvero la civiltà“adulta” della nostra specie ovvero an-cora il comunismo. Infatti, ogni fattoredi tale trinomio ha il valore che ha soloin rapporto agli altri due. In altre paro-le, significa che tali fattori (valori) sonointerattivi. Non c’è alcuna analogia trala “società senza Stato” (contraddizio-ne biologica in termini) e il suddetto tri-nomio, che può corrispondere semmaiad un “potere socializzato” ( che io chia-mo “sociocrazia”). Se non vado errato,il mio fraterno amico è comunista al paridi me e sa che il comunismo si rifa aquella “massima”.

3 - Scienza. La scienza è una

conoscenza sistematica: per questo iochiamo legittimamente scienza la miabiologia sociale, che per altro è -vuoleessere- una “lettura o versione natu-ralistico-biologica della scienza socia-le”. La scienza non è per definizioneinfallibile ma è essa stessa soggetta arevisione ed aggiornamento. Anche ilfamismo era per Raya una scienza e nonuna successione casuale di opinioni e diparole.

4 - Diritti naturali. Ogni scienza -che, non è il caso di ripeterlo, è sottesada una filosofia!- ha i suoi termini con-venzionali. Io chiamo diritti naturali lespettanze biologiche, la prima delle qua-li è certamente quella del cibo, espressadal bisogno della fame (termine fonda-mentale nella filosofia rayana). Che c’èdi strano nell’affermare che la fame èun “imperativo biologico”, che sta allabase di atti di violenza e di crimini pro-prio laddove meno esiste la giustizia so-ciale? Altro bisogno essenziale è quellodella “rassicuranza affettiva”, da cuinasce la religiosità (a sua volta oggettodi speculazione politica sotto la fattis-pecie di codici-catechismi, dette religio-ni), la cui carenza porta anch’essa a vio-lenza e crimini. Un terzo bisogno, sem-pre essenziale (cioè proprio di quello cheBergson chiamava “slancio vitale”) èquello dell’autoproiezione o dell’auto-affermazione, da cui nasce il poterecome possibilità di rispondere alla famee alle altre spettanze biologiche, ma cheè anche espressione della volontà di

“eternarsi” (ovvero di “non morire”ovvero ancora di continuare a vivere nelricordo dei posteri come voleva espri-mere il Foscolo nei “Sepolcri”). Sappia-mo tutti che il neonato vuole-chiede lat-te e affetto così rispondendo ai due pri-mi bisogni con un sol gesto subendo giàal livello inconscio quelle frustrazioni emutilazioni esistenziali che segnerannola sua vita futura. Vi è infine (ultimo masolo nell’elencazione teorica) il bisognotrasversale di autoidentificarsi, fonda-mentale (ma non sufficiente) per la “sin-tesi” felice del soggetto. Sappiamo an-cora quanto la “crisi d’identità” interessila psichiatria. Questo bisogno parte dalproprio corpo e si estende agli affetti, aivalori fino ai propri simili e all’univer-so vivente diventando sintonia bioaffet-tiva o “imperativo etico”. Solo la spe-cie umana e solo al livello supremo ècapace di soffrire consapevolmente dellasofferenza di simili ed esseri che maga-ri non conosce.

5 - Il diritto nel mondo animale.E’ ovvio che il diritto al cibo del lupoannulli il diritto alla vita dell’agnello, maquesto indica semplicemente la contrad-dittorietà della vita, che divora sé stes-sa, ma non contraddice all’identità: bi-sogni essenziali/diritti naturali. Qualecontenuto potrebbe avere il diritto na-turale se non un bisogno biologico? Nonso di “déi e semidei” che io avrei crea-to “a tutto spiano” nella scienza bioso-ciale, dal momento che non esco dal pan-tarei biologico, dove tutto scorre, divie-ne e si trasforma (per restare sempre séstesso) e tutto pertanto è relativo all’in-terno di pulsioni costanti essenzialmen-te immutabili.

6 - Le varianti. Variano invece lemodalità di risposta alle costanti e, perquesto, “l’uomo reale è quello che di-venta”. Se esistesse una natura umanapredefinita, dovrebbe esistere una divi-nità capace di predefinirla e questo pen-so non voglia dire il mio interlocutore,ateo come lo scrivente.

7 - Natura e cultura. Non mi risultadi sacralizzare la natura. Quanto alla cul-tura, pur non rigettando la definizionecorrente, la assimilo alla natura. Esisto-no livelli di natura. Infatti, tutto ciò chediventa spontaneo – cioè “connatura-to” – è perciò solo natura (come il man-

giare con cucchiai, forchette e coltelli enon più con le sole mani). Che la naturasia “madre e matrigna” (come dicevaLeopardi) non l’ho mai negato. E comepotrei? Una cosa che mi sono sempre ri-fiutato di fare è quella di teorizzare il pes-simismo anche quando condizioni esi-stenziali personali mi fanno pensare alsuicidio. Parimenti non teorizzo nemme-no l’ottimismo. L’esistenza – come lastoria – è tutto il possibile negativo e tut-to il possibile positivo. Se devo dare unnome convenzionale alla mia filosofia,mi piace usare il termine “ilozoismo”della scuola jonica se vista da parte dellanatura; “possibilismo” se vista dallaparte della cultura.

Il professore Pasquale Licciardello,matita rosso-bleu alla mano, ha soddi-sfatto una propria abitudine professio-nale di scandagliare il mio saggio in que-stione mettendo in evidenza (rossa o bleu,a seconda della gravità) tutti i punti se-condo lui oscuri od erronei, alludendo ge-nericamente anche alla dimensione sin-tattica (sic). Io non mi ritengo infallibilee non è affatto vero che sia “poco pro-clive all’autocritica” se è vero che pro-prio il lavoro in questione è una sistema-tica confutazione di una convinzione gio-vanile, il cui espresso superamento micostò l’ostracismo da parte del movimen-to anarchico.

Mi pare di non dovere aggiungere al-tro se non che il diritto naturale – ogget-to di contestazione centrale – non ha nien-te a che vedere con quello positivo, ilquale è solo una norma convenzionale eche la scienza biosociale considera legit-timo nella misura in cui risponde a quel-lo naturale. Così se un diritto – comequello della proprietà privata illimitata(fulcro della “filosofia” capitalistica) con-sente ad alcuni di guazzare nel benesse-re, fa vivere di stenti molti e induce alcu-ni perfino al suicidio per fame, non è le-gittima ma criminale e criminogena ecome tale non meritevole di rispetto. E’il caso in cui si può esprimere l’anarchi-smo etico dell’individuo, tema centraledel mio lavoro, il cui valore il professorenon ha saputo mettere in sufficiente luce.

Se il Licciardello, emulo del Raya, cel’ha con i valori che il soggetto si dà, chia-mandoli spregiativamente maiuscole,questo è affar suo. Per me questo mioscrivere e comunicare è un valore e lavita è il valore massimo che configuro, enon potrei fare altrimenti, con tanto disupermaiuscola. E’ tutto.

“Lo spettro di Raya” nella “resa dei conti” di Pasquale Licciardello

La “mia” scienza della vita

Carmelo R. [email protected]

Da sin.: Carmelo R. Viola, Pippo Ragonesi e Pino Pesce

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10 Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006 Arte e CulturaArte e CulturaArte e CulturaArte e CulturaArte e Cultura

In Angela Marino quello che subito mi colpisce piùincisivamente è lo straordinario senso della figura, de-scritta e pittoricamente rievocata con effetti di seducentebellezza.

Questa sensibilità figurativa e creativa, sorretta da fre-menti vibrazioni di risonanze mistiche, e tuttavia forte eprofonda, è forse la caratteristica più intima della ispira-zione dell’arte della Nostra Pittrice, che suggerisce crea-zioni pittoriche soavemente alimentate da questa elegan-te e suggestiva evanescenza.

In queste brevi notazioni si può riassumere la sostan-za artistica delle opere pittoriche di Angela: un’artista dirara sensibilità umana e di straordinaria sensibilità lirica,nella perenne ricerca di ciò che supera il relativo e puntaall’ Assoluto, vincendo l’effimero nell’anelito dell’immor-tale e coniugando il transeunte con l’eterno. In questa ri-cerca, la scoperta di valori che non siano fugacità, fragili-tà, menzogna e compromesso, ma luce, gioia trasparente,gioia d’amare e gioia di donare; sentimenti tutti sorrettidalla persistente, quasi aristocratica voglia di respingere

Ma la mafia ha veramente contribuitoallo sbarco alleato in Sicilia dell’estate del1943? E se sì, in quali termini e con qualiuomini? Quale peso ebbe l’onorata socie-tà nella riuscita delle operazioni? L’argo-mento ha a lungo appassionato storici egiornalisti, coinvolgendoli talvolta in ri-costruzioni a metà tra l’indagine e l’in-terpretazione romanzesca. L’argomento,del resto, avendo come principali inter-preti i servizi segreti statunitensi e alcunielementi di spicco della mafia italo-ame-

ricana - su tutti Lucky Luciano - ha sem-pre prestato il fianco a congetture e rico-struzioni sul filo dei “si dice”, dei “pro-babilmente” o del “tutto lascia intende-re”, ovvero gli eterni giri di parole sfode-rati per far passare come verosimili le in-terpretazioni non suffragate da documentiincontestabili.

A sbrogliare la matassa - che forse tan-

Alcuni storici affermano che il ca-polavoro Didone ed Enea di HenryPurcell fu per la prima volta rap-presentato a Londra nel 1969,nonostante non esistano docu-menti che ne confermino laveridicità. Certo è, però, chel’opera fu portata in scenanel lontano 20 novembre1895 al Lyceum Theatredi Londra, entrando cosìa far parte della storia delmelodramma.

Henry Purcell scrissel’opera per le allieve del-la scuola di Chelsea, chene furono interpreti. Suc-cessivamente la partitura furiposta per qualche tempo,per essere ripresa con nuoviadattamenti. Sta di fatto che –sempre secondo gli storici deltempo - nel 1700, C. Gildon rileg-gendo Misura per misura di WilliamShakespeare per il Lincoln’s Inn Fiel-ds Theatre, vi incluse brani dell’ope-ra di Purcell con il titolo The Loves ofDido and Aeneas a Masque in FourMusical Entertainments.

L’opera di Purcell ebbe una lentae laboriosa penetrazione nel Paese delmasque. In un primo momento fuguardata con sospetto e fu poco ap-prezzata. Soltanto dopo la morte delcompositore iniziò ad imporsi all’at-tenzione del pubblico e dei critici.

Siamo nel XVII secolo quandol’Albion and Albantus di John Drydenfu la sola opera ad essere rappresen-tata al pubblico. La stessa opera diJohn Blow, Venere e Didone, ritenuta

però come Masque, venne rappresen-tata in privato al pari di Didone edEnea.

Nel 1704 la stessa opera di Pur-cell, dopo una ripresa al Lincoln’s InnFields Theatre con il titolo Gli amoridi Enea e Didone, fu stavolta esegui-ta in forma concertistica. Ma la suavera ascesa iniziò il 20 novembre1895, anno in cui andò sulla scena delLyceum di Londra. I continui rimaneg-giamenti dell’opera hanno inquinatoi testi originali, sia dal punto di vitaletterario che da quello musicale.

Si deve al musicologo Edward Jo-seph Dent la più attendibile edizione

critica. Siamo nel 1928. La vicendafu tratta dal libro IV dell’Eneide di

Virgilio con inevitabili varianti daNahum Tate. Un biografo deltempo scrive: “Didone è det-ta Elisa, da Allizah (la gio-conda), nome della reginaquando viveva nella suaFenicia, a Tiro”. Figlia delre Muttone, fu costrettaad abbandonare la suaterra, per la persecuzio-ne del fratello che le uc-cise il marito Sicheo, co-stringendola a rifugiarsiin Africa dove fu chiama-ta Didone, nome che, se-

condo alcuni, si riferisce alsuo lungo errare.

Fu Josias Priest, diretto-re della scuola di giovinette

a Chelsea, maestro di danza ecoreografo, a commissionare a

Purcell il Didone ed Enea . Da quila spiegazione della presenza del li-bretto di diversi momenti coreutici.

Anche se poco rappresentata,oggi, il Didone ed Enea rimaneun’opera di grande impegno musica-le. L’opera finisce con un mesto corodi amorini sulla tomba della sventu-rata regina: ”Whit drooping wings yeCupid come and scatter roses on hertomb” (Oh cupidi venite ad ali pie-gate e spargete rose sulla sua tom-ba).

Un capolavoro che bisognerebberileggere e rappresentare per dare unapprezzabile contributo alla culturadei giorni nostri.

Didone ed Enea di PurcellUn capolavoro da rileggere e da riproporre al pubblico L’Arte seducente di Angela Marino

La voglia aristocratica di respingere la realtà per l’ inebriante illusione del sogno

la realtà e rifugiarsi nella illusione inebriante del sogno.Nelle creazioni pittoriche dell’Autrice, lo splendido gio-

co cromatico delle luci e delle ombre, dell’intenso e dellosfumato è, a mio perso-nale avviso, l’elementoche assume il valore ar-tistico di un fascino sog-giogante.

Io non so se si possadire (e non possiedo lenecessarie competenzein un comparto così irtodi difficoltà), se la pit-tura di Angela Marinosia in qualche modo lon-tana e non influenzatada virtuosità accademi-che; ma sembra che isuoi dipinti trascrivinol’impressione di un at-timo fuggevole, prova-ta al contatto del moti-vo ispiratore, e mirino ad esaltare il colore che scoppiasulla tela in una miriade di tocchi svincolati e veloci,inneggino alla luce che inonda la tela con la sua solaritàpiena, capace di dare colore persino alle ombre.

C’è qualcosa che risalta anche all’occhio più distrat-to: un uso sapiente del colore attraverso pennellate bre-vi e al tempo stesso intense, che offrono immagini cherestano impresse nella memoria, come le espressioni piùsignificative di un testo poetico.

I suoi dipinti si caricano sempre, senza eccezionealcuna, di forti suggestioni, come se volessero, con laloro affascinante prospettiva figurale, rappresentare unanecessità espressiva. Quasi una metafora dell’esisten-za, quale potrebbe ricavarsi da questo misterioso irre-frenabile, imperioso e tuttavia intimo anelito dell’arti-sta, paga del suo “navigare” fra sogni, attese, aneliti esentimenti del cuore, che ama comunicare agli altri, fis-sandoli sulla tela, nell’incanto fuggevole ed arcano deifremiti del pennello.

Angelo MunzoneRoberto CarnevaleMia madre

Mistero

to intricata non lo è nemmeno stata, nelsenso che i servizi segreti militari statu-nitensi lavorarono sempre per agevolarel’esercito a stelle e strisce in tutti i teatribellici, Sicilia inclusa - ci pensa Ezio Co-stanzo, giornalista-scrittore interessatoagli eventi dello sbarco in Sicilia e atten-

to studioso did o c u m e n t id’archivio (èaccreditato aiNational Ar-chives diWashington).Nel suo nuovolibro “Mafia &Alleati” rico-struisce minu-ziosamente iretroscena del-l’accordo tra iservizi ameri-cani e la crimi-nalità organiz-zata nei primianni Quaranta,prat icamentedall’ingresso inguerra degliStati Uniti finoai primissimi

anni del dopoguerra.Sullo sfondo dell’occupazione anglo-

americana della Sicilia, l’Operazione Hu-sky (10 luglio-17 agosto 1943), LuckyLuciano, Calogero Vizzini, gli agenti se-greti Corvo, Scamporino, Marsloe, il capodell’AMGOT Charles Poletti e tanti altri,sono le figure che popolano le pagine diquesto lavoro. L’autore, con un linguag-

gio semplice e diretto anche ai lettorimeno esperti di storia, mette in luce gliaccordi tra il Naval Intelligence ameri-cano (i servizi segreti della Marina) e lamalavita organizzata italo-americana perfavorire lo sbarco in Sicilia e per liberareil porto di New York dalle spie nazi-fa-sciste (Operazione Underwold), riportan-do numerose testimonianze dei protago-nisti rilasciate durante l’inchiesta Herlan-ds e poco note al grande pubblico.

Tutto cominciò, spiega Costanzo, conl’affondamento del transatlantico Nor-mandie nel porto di New York nel feb-braio del 1942, ordito, pare, da LuckyLuciano. I convogli statunitensi versol’Europa erano facile preda degli U-boottedeschi e c’era il sospetto che le notiziesulle loro partenze e sulle composizionifossero fornite ai nazisti da spie interneallo scalo.

Il Naval Intelligence strinse quindi unaccordo (Operazione Underworld) conLuciano, allora in carcere, affinché la suaorganizzazione vigilasse sui portuali.L’incendio della nave, destinata al tra-sporto delle truppe, pare sia stato volutodalla mafia per dimostrare la vulnerabili-tà del porto e per indurre il governo al-l’accordo.

Sarebbe stato questo il primo passo diuna “unione” poi sviluppatasi in occasio-ne dello sbarco sulle coste siciliane nelluglio del 1943. Nella cui pianificazione- ma non certo nelle operazioni militari,dove Patton difficilmente avrebbe accet-tato consigli o interferenze dai picciotti -furono coinvolti siciliani emigrati negliStati Uniti e uomini d’onore. Scopo del-l’operazione di intelligence, individuare

Ezio Costanzo, Mafia & Alleati. Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia.Da Lucky Luciano ai sindaci “uomini d’onore”, Le Nove Muse Editrice, pp. 254

Mafia e Alleati: svelati gli accordi tra servizi segreti USAe criminalità durante lo sbarco in Sicilia del 1943

tutti i modi per convincere la popolazio-ne civile e i soldati italiani a cedere le armisenza colpo ferire, e organizzare al con-tempo azioni di guerriglia e sabotaggiodietro le linee nemiche. Il risultato fu con-trastante: in alcune zone gli anglo-ameri-cani avanzarono come in una scampagna-ta, in altre si trovarono a fronteggiare unaresistenza accanita.

E una volta ottenuta la vittoria sul cam-po, il Governo Militare Alleato dei Terri-tori Occupati affidò la gestione ammini-strativa dell’isola a chiunque fosse in gra-do di esercitare una certa autorità. Quin-di a piccoli e grandi mafiosi, ma anchead ex fascisti disposti a collaborare con inuovi vincitori.

Il risultato fu una classica soluzionegattopardesca, in cui l’intelligence ame-ricana si trovò coinvolta in pieno, spintadalla necessità non solo di amministrarel’isola ma di porre le basi di un dopoguer-ra in cui il confronto tra Occidente e co-munismo stava assumendo toni asprissi-mi.

L’autore ha il merito di aver riportatoalla luce i risultati di un’inchiesta condottanel 1954 dal procuratore dello Stato diNew York sull’Operazione Underworld,arrivando, attraverso l’analisi della nuo-va documentazione disponibile, ai prota-gonisti di questo accordo e ai nomi degliagenti sbarcati in Sicilia. Il volume (i cuidiritti di traduzione in lingua inglese sonostati già acquistati da una nota casa edi-trice di New York) è arricchito da unaraccolta di più di cento immagini d’epo-ca.

Il libro è stato presentato di recente allaFiera Internazionale del Libro di Torino

dal procuratore antimafia Gian CarloCaselli e dallo storico Gianni Oliva.

“Si tratta di un libro che si legge tuttod’un fiato – ha affermato Gian CarloCaselli – un libro che offre ai lettori lapossibilità di addentrarsi nelle intrigatemaglie dell’organizzazione dei servizisegreti americani e nelle operazioni con-dotte per l’occupazione della Sicilia nel-l’estate del 1943.

La pubblicazione di una serie docu-menti redatti dagli stessi agenti segretidurante la loro permanenza in Sicilia ren-de questo lavoro di grande attualità e per-mette di comprendere come gli intreccitra mafia e politica abbiano trovato nellaSicilia occupata dell’estate del ’43 il loroumus ideale per svilupparsi ed accrescersinella società siciliana del dopoguerra”.

Valeria Rolando

Ezio Costanzo, Gian Carlo Caselli,Gianni Oliva, Carlo Romeo

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11Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006

sto di componenti sia quattro e quattro intendia-mo assolutamente rimanere. Una definizione

Cinema e SpettacoloCinema e SpettacoloCinema e SpettacoloCinema e SpettacoloCinema e Spettacolo

Con il brano “Lezioni di canto”,Giacomo Deiana, giovane cantautorecagliaritano, ha vinto l’ottava edizio-ne del “Lennon Festival”. La kermes-se musicale, un ‘palcoscenico’ per can-tautori, interpreti e gruppi emergenti,è stata organizzata dall’AssociazioneLennon Club, con il patrocinio delComune di Belpasso (Ct) e la collabo-razione di Videobank.

La proclamazione, che ha ‘incoro-nato’ il giovane cantante sardo,ha chiuso il sipario, domenica sera,sulla manifestazione canora. ‘Padrino’della serata finale del “Lennon Festi-val”, Niccolò Fabi, che assieme ai Re-sound si è esibito al termine della ‘tregiorni’ musicale, organizzata alle pen-dici dell’Etna. A consegnare il premio,

Ricordate l’edonismo reaganiano dei “fa-volosi (!) anni ottanta”? Che domanda: si vuo-le insinuare che è finito? Per niente: perché ilsostantivo è così connaturato alla fisiologiadi homo sapiens da vanificare l’aggettivo.Dalle feste religiose dell’antico Egitto ai no-stri giorni, la sostanza edonistica rimane co-stante: cambia solo la forma, cioè mezzi e“potenza”. Eppure questa ovvietà non riescea bocciare un punto esclamativo di irritatasorpresa: si sta esagerando. Oggi non solo ognicittà paese borgata vuole, ed ottiene, la suafesta estiva (canzoni teatro cinema…), maperfino ogni quartiere, ogni contrada, ogni an-golo di periferia (mai abbastanza piccolo perrinunciarvi). E non c’è calamità naturale oguerra o pericolo (purché lontano da noi) cheriesca a smorzare la nostra fame di svaghi(semmai, l’accresce). Domanda di arrivo delpreambolo: ma quante sono le manifestazio-ni degne di memoria? La risposta è facile:poche. Anzi, pochissime. Ebbene, tra questerarità spiccano gli “Incontri con il Cinema” diAcicatena.

Il titolo virgolettato “sovrastava” gli spet-tacoli realizzati ogni estate tra il 1985 e il l995.Una vera tradizione. Con tanto successo lun-go il percorso e una coda plutonica che l’hatroncata. Avevano, quegli Incontri, un menuricco, e una modularità rigorosamente temati-ca. Ogni anno un tema nuovo: tanto per ricor-darne qualcuno: Pirandello, Verga, Sciascia…

Il menù annuale metteva in tavola pietanze diprima qualità: grandi attori registi scrittorimusicisti… Insomma, quanto di meglio erapossibile raggiungere degli autori e “protago-nisti” dei film offerti. A complemento dellamanifestazione si stampavano eleganti volu-mi di saggi pertinenti, riccamente illustrati. Unimpegno siffatto, si sa, implica collaborazio-ni molteplici, ma quello che conta, come sem-pre, è il vertice ideativo e operativo: in queglianni, era un binomio quanto mai affiatato, unasorta di Dioscuri: Mario Patané, amatore dicinema, e Sebastiano Gesù, cultore tanto ap-passionato quanto documentato e sagace.

Non sappiamo (gossip a parte) come eperché si sia arenato quel progetto, conta dipiù una ripresa insperata di quella fortunataesperienza. Dietro la quale si muove anche sta-volta (scontato lo stuolo collaborante) una solapresenza decisiva: Mario Patané. Con un de-cennio di più sulle robuste spalle, qualche chilodi ciccia in esubero, ma altresì con la stessapassione, l’identico entusiasmo e attivismo:paziente, tenace, “multipolare” (il solo con-tattare diecine di personaggi di fama mondia-le fa venire i brividi).

Questa esclusività nominale, che si lasciadietro i nomi dei politici, non significa misco-noscerne il ruolo (sempre indispensabile inqueste cose: in fattispecie, del sindaco Mae-sano e dell’assessore Pirrone), ma situarlo nel-la sfera specifica (con annessi e connessi im-

pliciti). Patané, dunque, come protagonista as-soluto, che da anni si batte per questa ripresa,iniziata l’anno scorso (con un nuovo titolo,“CineNostrum” e uguale impianto – meno ivolumi saggistici). E qui cediamo alla tenta-zione di farlo arrabbiare, il nostro Marione,con una iperbole virgiliana: come il pastoredel bucolico Poeta, noi potremmo dire: deusnobis haec otia fecit. Otia preziosi per la sa-lute mentale (anzi, totale) quasi quanto l’agerdi Titiro: serate di schietto relax, di utile godi-mento, non a caso apprezzato da un pubblicosempre folto e partecipe, per ognuna delle ottoproiezioni (dal 29 luglio al 5 agosto). Il pic-colo deus (per niente ex machina, come, in-ciampando, disse qualcuno) merita, insomma,una convinta riconoscenza per averci fattogodere ottimi film e conoscerne gran parte deifamosi “autori”. A completare l’incanto, l’am-bientazione: la zona archeologica delle Termeromane, attrezzata per l’occasione. Locusamoenus già di per sé, “le Terme” guadagna-no in suggestione dalla Rassegna e, come nel-l’ecloga virgiliana, la natura sembra parteci-pare alle emozioni dell’umanità presente. Inquelle sere, poi, “recitava” pure una lunettapimpante quasi al suo colmo visivo. Di impo-stazione tematica anche l’attuale edizione, haavuto come fulcro, nel 2005, Vincenzo Cera-mi: scrittore, saggista sceneggiatore (tra l’al-tro del capolavoro di Benigni, La vita è bel-la). Presenze, lo stesso Cerami, Roberto Be-

nigni, il musicista Piovani, e altri “famosi”.Tema forte anche in questo 2006: Giusep-

pe Tornatore. Del quale abbiamo rivisto (al-cuni, visto per la prima volta) l’intera produ-zione: dal Camorrista a Nuovo cinema Pa-radiso, da Una pura formalità a Malèna,Stanno tutti bene (protagonista, un intensoMarcello Mastroianni), La leggenda del pia-nista sull’Oceano, L’uomo delle stelle. E sitrattava spesso di versioni integrali, prive deitagli imposti dalla distribuzione. Tra le pre-senze, Tornatore, il grande musicista EnnioMorricone, lo scrittore Matteo Collura, il re-gista Roberto Andò, attrici e attori più o menocelebri (Idonia, Pattavina, l’invidiatissimoSùlfaro...). Il “Convegno” introduttivo era

Cinenostrum ad AcicatenaMario Patanè fa rivivere per il secondo anno la tradizione di “Incontri con il Cinema”

Si è conclusa a Niscemi la nuova edizione dello “Stizza MusicFestival” 2006. L’incontro è ormai diventato l’evento dell’estateniscemese. Ma la vera protagonista è la voce, quella dell’anima ches’inebria delle parole dei giovani artisti siciliani. Per quest’anno larassegna ha visto esibirsi 22 giovani di età compresa tra 15 e 40anni. La giuria è stata composta di 28 esperti in musicologia, mu-sicisti di indubbia fama e critici del settore.

La prima serata si sono espressi i primi 14 membri, controllati daun’apposita Commissione garante composta anche da giuristi alfine di verificare la limpidezza del voto, mentre nel corso della se-conda serata si è espressa la seconda metà della giuria con lo stessocriterio di controllo. Tante le canzoni che raccontano di solitudini emalinconie. Sono state 17 le canzoni edite e solo cinque inedite;queste ultime sono state la novità dell’anno. A proporle all’attentopubblico sono stati cinque gruppi di giovani che hanno voluto espri-mersi non solo con la bravura della propria voce, ma con la pienez-za dell’espressione artistica: le parole e la musica. Ma per il 2006 lenovità non sono finite.

All’insaputa degli artisti una piccola giuria di giornalisti ha rigo-rosamente votato due giovani, uno per gli inediti e un altro per gliediti, che hanno saputo trasmettere emozioni e sinergiche originali-tà. E’ stato così attribuito un Premio Stampa: per gli inediti è anda-to a Sara Tinnirello; per gli editi alla stravagante Maria Carmiscia-no. La prima è riuscita, attraverso l’ensemble di strumenti, tra cui ilmandolino portoghese, a trasmettere il senso della multiculturalitàdella società contemporanea. Maria è riuscita invece a scaldare coni suoi acuti la fresca serata di una notte di fine estate.

I vincitori ufficiali del Festival sono stati per gli editi Luana Di-gito con Sei bellissima ( I posto), Maria Carmisciano con E poi, eper finire Andrea Iovino con Avrai. Per gli inediti: prima classifica-ta Morena Parlagreco; seconda Sara Tinnirello e terza Federica LiPuma.

Dunque appuntamento al prossimo anno per nuove e vecchievoci ma con le emozioni di sempre.

coordinato dal giornalista Nino Milazzo. Edè stata una vera godurie ascoltare, le “confes-sioni” degli artisti convenuti.

Tutto perfetto, dunque? Non sarebbe uma-no. Assenze da rimpianto (ah, non avere avutoa contatto almeno di occhi la carne della Bel-lucci, impegnata in un altrove lontano!), ec-cessi di ciarle laudatorie, elenchi da sbadiglidi benemeriti amministratori; e via con altripiccoli disturbi. Di alcuni dei quali ha presocoscienza lo stesso Genius loci (altro appel-lativo per dire Mario Patanè), che s’impegnaa provvedere per la prossima avventura (sene conosce già il tema: Ennio Morricone, comedire: la Musica nell’universo filmico).

Pasquale Licciardello

decretato dopo due gior-nate di semifinali (vener-dì e sabato) da una giu-ria di esperti ed addetti alsettore, proprio lo stessoNiccolò Fabi, ospited’onore della manifesta-zione musicale, che si èesibito per il pubblicoche affollava l’Arena Co-munale di Belpasso inuna serie di pezzi chitar-ra e voce; una performan-ce live culminata nellasua “Capelli”, primogrande successo di unacarriera cheproprio quest’anno ha fe-

steggiato dieci anni. “Abbiamo recen-temente aderito - ha spiegato CarmeloPaladino, presidente del Lennon Club- al circuito nazionale dei Festival.Questo consentirà al giovane vincito-re, oltre alla realizzazione di un vide-oclip che sarà da noi interamente pro-dotto con la collaborazione di StudioVTE, di ‘volare’ il 25 e 26 novembre aFaenza al Meeting delle Etichette In-dipendenti, la più importante ‘vetrinamusicale’ italiana che riunisce da anniun esercito di addetti ai lavori, produt-tori, etichette discografiche indipen-denti, management nazionali, promo-ter e discografici”.

I gruppi e gli interpreti che eranoentrati a far parte della rosa dei 36 se-mifinalisti sono stati ulteriormente se-

lezionati. Soltanto dodici sono statiammessi alla finale di domenica sera:otto per la sezione ‘inediti’ e quattroper le ‘cover’. Le tre serate musicalisono state ospitate nell’ Arena Comu-nale di Belpasso e presentate da Ro-berta Lunghi, da otto anni la‘voce ufficiale’ del festival siciliano.Nel corso della serata finale sono statianche assegnati dei riconoscimenti spe-ciali: ‘Miglior testo’ ad AlbanovaGroup (Lentini - Sr), ‘Miglior arran-giamento’ a Hydronika (Giugliano -Na) e ‘Miglior performance’ a StaleMate (Pozzuoli - Na).

Le serate del “Lennon Festival”sono state trasmesse in streaming sul sito internet ufficiale della manifesta-zione (www.lennonfestival.com) gra-

“Lennon Festival”: sipario chiusoNiccolò Fabi e i Resound ospiti d’onore. I premiati dell’ottava edizione

zie alla collaborazione tecnica con Vi-deobank. E tutti i voti via internet, as-segnati nel corso delle prime due sera-te, hanno ‘stilato’ una classifica spe-ciale. Al vincitore, la giovanissimaformazione catanese Rictus, di Masca-lucia, è stato consegnato il ‘PremioWeb’. Applauditissimi anche i primiclassificati per la sezione ‘cover’, icatanesi The Acappella Swingers chehanno cantato “Barbara Ann”. Carme-lo Paladino e Roberta Lunghi, che han-no coordinato il comitato organizza-tore della kermesse musicale, hannodato appuntamento per la nona edizio-ne del “Lennon Festival” all’estate2007; il nuovo bando nazionale di par-tecipazione sarà pubblicato ad inizioanno. U.S.

Stizza Music FestivalLa voce la vera protagonista dell’incontro evento di Niscemi

Laura Galesi

Da sin.: Roberto Andò, Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Matteo Collura, Nino Milazzo

Qualche sera fa, ad Acireale, con un gruppodi amici mi sono incontrato con Antonio Ferlitoper una chiacchierata, per meglio capire il feno-meno Brigantini e il loro successo sempre piùin crescita.

Antonio per iniziare qual è la Vostra for-mazione musicale?

Io (Lito) ho frequentato il conservatorio edho anche delle esperienze all’estero: in Olanda5 anni ed un anno negli Stati uniti. Vittorio (L’Av-vocato) è un autodidatta con una lunga esperien-za nella formazione catanese “Blue in Blues”.Alessandro (Pandi) anche lui autodidatta con unospiccato senso del ritmo in poche parole uno chela musica c’è l’ha nel sangue. Ed infine il Supe-reroe Nuccio Palumbo (Barbaro Jonello) leaderdei “ Jack Hammer” formazione Blues di Pa-ternò.

Come nasce l’idea di dedicare un gruppoal profeta Brigantony?

Nasce così per caso. Un giorno con un ami-co, mentre viaggiavamo in macchina per Paler-mo, abbiamo scoperto di avere una comune pas-sione nascosta per il Profeta Brigantony. Abbia-mo così deciso quasi per gioco di suonare unasera in un pub di Acireale. Ci siamo accorti chela cosa poteva avere un seguito quando, alla finedella serata, tutti ci chiedono quando avremmofatto la seconda serata

Il vostro spettacolo si divide in due parti:una musicale ed una cabarettistica, qual è laparte che preferite?

Non c’è una parte che preferiamo. A parte ilfatto che noi non siamo cabarettisti, ma siamo“Lisci”. Il nostro solo scopo è di fare divertirela gente che ci viene a vedere. Quando allestia-mo un brano cerchiamo di raccontare i vizi e le

virtù della nostra gente, Catania e din-torni. Comunque le due parti dello spet-tacolo (cabaret-musica) vanno di paripasso.

Dopo cinque anni di Brigantininon sono stati molti cambiamenti neicomponenti del gruppo, escluso dueelementi all’inizio. Qual è il segreto?

C’è tra di noi una profonda amiciziae non c’è assolutamente gelosia.

Di ognuno di noi si cerca di prende-re la parte migliore. Certo ogni tanto puòcapitare di avere delle opinioni diverse,ma questo nella vita di un gruppo è unfatto assolutamente positivo. A volte in-seriamo occasionalmente qualche ami-co (Fiati, Percussionisti) che invitiamoa suonare con noi per meglio arricchire la sera-ta. Comunque noi riteniamo che il numero giu-

spettacolo sia volgare dovrebbero togliersi il te-levisore da casa.

La piazza più bella dove vi siete esibiti?Ce ne sono tante ma sicuramente un affetto

particolare va a Ragalna e Paternò per ovvi mo-tivi. Però anche in questa estate alcune seratecome quella di Trappeto e in un agriturismo vi-cino Acireale sono state molto belle.

Dove vi piacerebbe esibirvi?A noi sicuramente piace esibirci in luoghi

dove il contatto con il pubblico è reale per esem-pio i teatri e i Pub, un po’ meno le pizzerie ed iristoranti perché la gente pensa più a mangiare.Ovviamente ci farebbe piacere esibirci al di fuo-ri dei confini regionali. Il mese scorso abbiamoavuto la possibilità di suonare a Lucca e l’annoscorso siamo stati a Milano.

Certo a noi piacerebbe fare un tour nellegrandi città italiane tanto di siciliani c’è ne dap-pertutto, anche se lo spettacolo viene apprezza-to moltissimo dai non siciliani che, pur noncomprendendoci, si divertono un sacco.

I progetti futuri ?Sono due CD: il primo “Brigantini & Frien-

ds” dove tutti i nostri amici musicisti partecipe-ranno. Sarà un CD prevalentemente discografi-co anche perché ci vorrebbe per proporlo al pub-blico un’ intera orchestra, e le orchestre costa-no; il secondo, che poi è il terzo dei Brigantini,sarà un CD diverso dai due precedenti; saràmolto italianizzato e radiofonico per cercare dientrare nel mercato. Abbiamo tanta voglia di an-dare avanti. Vogliamo ringraziare tutti i nostrifans che ci seguono: è questo per noi un motivodi grande soddisfazione. Speriamo di non delu-derli.

I discepoli di BrigantonyLo spettacolo dei Brigantini nasce da un tributo al Maestro e al Profeta

Gruppo nato nel Dicembre 2001 quasi per gioco, formato da: An-tonio Ferlito(voce solista-chitarra-cori),Alessandro Spagna (voce-cori-percussioni-cabarettista), Vittorio Costanzo (tastiere-basso-cori), Nuc-cio Palumbo (batteria-cori-supereroe della città di paternò) sono benpresto diventati una tra le formazioni catanesi più accreditate a livelloregionale. La risposta del pubblico è andata ben presto aldilà delle piùrosee aspettative.

Il loro primo CD “Sound ca non sura” totalmente registrato in modoartigianale contiene 11 brani firmati da Brigantony riveduti e corretti

negli arrangiamenti. il Profeta e Maestro, come amano definirlo, li hariconosciuti solennemente come proprio tributo ufficiale.

Ma solo con il secondo CD dal titolo “…Ti Peace ?” tutto compo-sto da brani di propria produzione riescono definitivamente ad affer-marsi ancora di più ed entrare nel cuore dei loro già parecchi sostenito-ri siciliani e non solo. Lo spettacolo dei Brigantini nasce come tributoal profeta Brigantony ed ogni serata non è mai uguale alle altre; c’èsempre comunque un perfetto equilibrio tra musica, di quella buona, ecabaret, dove il solo scopo è quello di fare divertire la gente.

della vostra musica spensierata.Qual è il vostro pubblico ide-

ale, se ne avete uno?Il nostro pubblico va dai bambi-

ni di 4 anni alle persone di 70, 80,90 anni. L’altra sera in una piazzaun signore di ben 93 anni conosce-va le nostre canzoni a memoria. Èquesto per noi un motivo di grandesoddisfazione. Comunque per ri-spondere alla tua domanda il nostropubblico ideale è composto da gen-te che essenzialmente ha voglia didivertirsi

Se qualcuno dice che il vostrospettacolo è volgare cosa rispon-dete?

Sicuramente ognuno è libero di esprimere leproprie opinioni, certo se pensano che il nostro Giuseppe Savoca

Page 12: Anno II - Settembre 2006 - N. 7 e L’ombra che s’allunga ... · volge: dal “mondo” le cose cattive in arrivo sono state sem-pre più delle buone, e da parecchi decenni vanno

12 Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006Settembre 2006 MiscellaneaMiscellaneaMiscellaneaMiscellaneaMiscellaneaRisponde l’Avvocato

Per rivolgere le vostre domandeal nostro legale inviate una e-mailal seguente indirizzo:[email protected]

Caro avvocato, sono Marisa C. vivo in un condominio abbastanza vivace,

con un amministratore che non sop-porto. L’altro giorno, l’amministrato-re mi ha irrogato una sanzione pecu-niaria, perché a suo modo di vedere ioho violato il regolamento, ma puòl’amministratore fare questo, chi gli hadato questo potere?

Cara Marisa, Fra le facoltà del-l’amministratore di condominio, aisensi dell’articolo 70 disp. att. c.c.,rientra anche quella di irrogare san-zioni pecuniarie ai condomini respon-sabili di violazioni del regolamento,

ove lo stesso preveda tale possibilità.Lo ha stabilito la Cassazione, con

la sentenza 26 giugno 2006 n. 14735,precisando che al fine di attivarsi perfar cessare gli abusi, l’amministrato-re non necessita di alcuna previa deli-bera assembleare, posto che egli è giàtenuto ex lege (articolo 1130 comma1 c.c.) a curare l’osservanza del rego-lamento del condominio al fine di tu-telare l’interesse generale al decoro,alla tranquillità ed all’abitabilità del-l’edificio

Ciò significa che l’amministratoreha il potere di irrogare sanzioni, solonel caso in cui, tale potere gli vengariconosciuto dal regolamento condo-

G. T.

miniale.In definitiva, la ns. lettrice, potrà

opporsi alla sanzione solo nel caso incui: 1) il regolamento condominialenon prevede la possibilità dell’ammi-nistratore di applicare sanzioni pecu-niarie; 2) avendo l’amministratore ilpotere di irrogare sanzioni, ha comun-que elevato la sanzione illegittima-mente, ad es. errata applicazione delregolamento condominiale

racconterò qualche storia affinchè tu possaaddormentarti sereno, mi siderò qui vicinoa te.

Si alzò dalla roccia e si accoccolò all’im-bra coprendosi con la coperta fin sopra ilmento.

- Gli anni passano amico, e noi non cisiamo mai divisi, abbiamo sempre aspetta-to la primavera senza mai aver paura del-l’inverno. - Tirò fuori da una tasca un vec-chia e annerita pipa, la riempì lentamentedi tabacco.

Pensieroso prese a fumare, le dita trema-vano.

- Siamo vecchi. Mi dissero che ti pianta-rono la notte della mia nascita, affinchè tufossi il mio legame con la terra, il mio se-polcro in vita. Ricordi i giorni passati in-sieme? Quando gli altri andavano a vendem-miare e io venivo a nascondermi qui con te,nell’abbraccio dei tuoi rami. Ascoltavo ilfruscio delle tue foglie, racconti meravigliosio frasi di conforto, mi stringevi nel tuo si-lenzioso abbraccio quando soffrivo. Qui conte riuscivo a vedere tutto il mio mondo e anon aver paura.

Sorrise mentre fissava la canna della pipaappena ingiallita dal tabacco. Le dita sbuc-ciate dal gelo e indurite dal lavoro dei cam-pi.

- I giorni sono passati davanti ai nostriocchi, passavano le stagioni e tu restavi fortee rigoglioso, un grande carrubbo che dallacollina spiava gli uomini. Chissà come civedi... Piccoli ed inutili mentre scivoliamonelle nostre convinzioni. Quante volte hairiso osservandoci?

Quando il sole si levò in alto nel cieloconsumò un breve pasto che aveva ripostonel fagotto. Un pò di pane, qualche pezzodi carne secco e salato. Lanciò le mollicherestanti sul prato di fronte.

- Passeranno a salutarti, verranno a bec-care le molliche e chiederanno di te. Chia-meranno il vento e sveglieranno il cielo, poisi rivolgeranno alla madre terra, ma sarailontano. Non hai più foglie, il legno è mar-cio e scavato dalle larve, eppure sento chenon ti dispiace: ancor sei vivo e vivrai neglialtri.

Giunse così il tramonto. Pochi raggi im-brunivano i gelidi colli, fin dove lo sguardosi perdeva tutti si dorava, lasciando che iltempo si fermasse. Solo le ombre, ignare vi-sitatrici, fuggivano allungandosi dalle casee dagli alberi per sparire inghiottite dalla pe-

Erano giorni che non cadeva la neve. Latregua dava buone speranze per l’arrivo del-la primavera, ma lontani erano i mesi, e lenotti erano ancora troppo lunghe e buie.

Così al mattino un uomo si svegliò, cur-vo sotto il peso degli anni, avvolto in unapesante coperta, il respiro bianco e fumoso,il viso stanco. Teneva un’ascia in una manoe nell’altra un piccolo fagotto avvolto in unpanno pulito.

Sotto i suoi scarponi la gelida terra dor-miva, immobile e custodita dal gelo. Sassie fango, piccole pozze d’acqua appena in-grigite dai riflessi delle nuvole, qualche al-bero spoglio, un pino nascosto dall’ombrad’un capanno.

Camminò per una stretta viuzza disegna-ta in mezzo all’acetosella, verdi campi chesparivano in colline e valli, dissolvendosiin una leggera nebbia mattutina che salivaverso il cielo, anime che fuggono dalla ter-

ra per trovare riposo tra i caldi raggi del sole.Molto camminò fino alla sommità della

collina, il respiro affannoso, lo sguardo fie-ro scavato nelle folte sopracciglia. Mani no-dose stringevano il legno dell’ascia, rallen-tarono la loro presa solo quando egli arrivòdi fronte un grande albero. Nero e spoglioallungava i rami verso il cielo come se vo-lesse arpionarlo; torvo, teneva le radici sal-de sulla roccia e sul molle terreno, affon-dandole avidamente ove gli era possibile.

Il vecchio si sedette di fronte all’alberosu di un grosso masso picchiettato dai bian-chi licheni. Così rimasero soli a fissarsi, sen-za dir nulla. L’ uomo aveva abbandonato tut-to ciò che teneva a pochi metri da lui, tene-va lo sguardo serio e gli occhi umidi appe-na socchiusi, bruciati dal vento gelido.

- Aspetterò il tramonto - disse chinandoil capo - perchè voglio che tu veda il solesparire nel buio mentre scende la sera. Ti

Poesia Oggia cura di Maria Virgillito

Dalle tenebre all’azzurro cielSpesso nel mio lungo cammino hoincontrato l’uragano, che mi hasfidato come guerriero eterno della vita.

All’improvviso l’uragano è passato,così come passa il tempo con il lentotrascorrere dei giorni, e dei sognisprofondati dentro l’immenso oceano.

Molti di noi sono andati versoapprodi migliori a percorrerespiagge deserte e sentieri perdutie come avvolti dentro le nuvole,tra la memoria e l’oblio non sonopresenti al richiamo della freddae buia lontananza.

Rallegratevi, o uomini e rifiorite giovaniche siete giusti nel corpo e nella mente.La vostra è un’altra vita, è un’altramelodia, fino a quando io me ne andròsolitario per ignoti confini, perlottare con titanico furore, e poiacquietare per sempre la mia animaribelle alle ingiustizie terrene .Anche quando in tutto il mondo

conosciuto forse non ci saranno stirpi,genti e popoli nemici, e spariràla tristezza, il dolore e la menzogna,io canterò con tutta la mia forza e la miaessenza, il grido disperato del poeta erranteche come ultimo poeta o primo uomodel villaggio si inerpicherà sul sentierodella nostra incomunicabilità eterna,svelando la maschera vacillante e cupadell’inaccessibile e tormentoso ideale.

Dal lungo viaggio, che sospingela nostra anima, dalle tenebreall’azzurro ciel ti confesso tuttoil mio ardore e la mia passione,quando nel buio azzurro della serasi presenta a me una visione dellavittoria, sui vinti flutti tempestosi della vita.

Ecco questo è il mio destino, se esseresovrano

o suddito delle parole, e l’inquietudinerompe l’argine della ragione, e la gioiadel corpo e della mente fa conoscereal cuore un’infinità di arcobaleni.

Giuseppe Caruso

Il fruscio del vento tra le fogliedi Angelo Aversa, RACCONTO

nombra.S’alzò appoggiando una mano nella ruvi-

da corteccia e, chinandosi con fare malfer-mo, raccolse l’ascia. Poche lacrime rigavanoil viso, lo sguardo buono di un bambino.

“Un abbraccio prima di far sera, ora chedevo tornare a casa, mi volterò per salutarti,e tu sparirai nella notte. Mi resterà solo iltuo abbraccio, il fruscio del vento tra le fo-glie”.